Il mondo vive in me – Piante medicinali e 4 elementi Sintesi delle conferenze del Dr. Jochen Bockemuehl Lamoli di Borgo Pace, un piccolo borgo nella parte marchigiana dell'Alpe della Luna. Giovedì 21 giugno, il primo giorno del nostro corso “Il mondo vive in me? Piante medicinali e 4 elementi” il Dr. Jochen Bockemühl, biologo e goetheanista, invita i partecipanti a seguirlo sul grande campo che si estende vicino all'albergo. Indicando un'enorme artemisia chiede: “Cosa è veramente una pianta?” E´l'esordio per quattro giorni all'insegna della conoscenza delle piante e del paesaggio, con 24 partecipanti da tutta Italia, l'Accademia Europea per la cultura del paesaggio PETRARCA e SOFAI. Quale immagine sorge in noi quando la osserviamo? Nel momento in cui la guardiamo con consapevolezza ci separiamo dalla pianta, e diventa difficile cogliere la sua essenza. Il suo nome botanico aiuta che ci capiamo tra di noi quando ne parliamo. La conoscenza analitica delle sostanze contenuta, invece, non porta a riconoscere la sua essenza. Goethe insegnava ad avvicinarsi alle piante attraverso un pensiero unito alla contemplazione ( “Anschauendes Denken”: nel corso lo traduciamo con “pensiero contemplante”), che considera un essere nel suo insieme. Questo approccio è conosciuto nell'osservazione delle opere artistiche, ad esempio. Se consideriamo come percepiamo la natura esteriore, notiamo che esistono delle relazioni tra gli elementi (Terra, Acqua, Aria, Fuoco) e le nostre modalità di osservazione. Quando guardiamo ad esempio una pietra, o un legno, o una pianta e ne consideriamo gli attributi visibili, dentro di noi formiamo delle rappresentazioni. Una rappresentazione è “solida”, stabile, fissa, staccata dall'essere vivente e può sorgere in noi nel ricordo, indipendentemente dalla realtà attuale. Non esiste nulla di più solido di una rappresentazione! E cosa succede se osserviamo qualcosa di liquido, invece? Non siamo in grado di fissare il liquido, ciò che è liquido è sempre in trasformazione da una forma all'altra, in cambiamento. L'elemento aria è quello che permette che i fenomeni appaiano. L'aria è permeabile, lascia spazio alle cose. E il calore, qual è il nostro rapporto di calore nella percezione? La nostra coscienza, oggi, non percepisce il calore come qualcosa di sostanziale, eppure il calore è l'elemento che accompagna ogni inizio. Si libera all'esordio di molti processi, dentro e fuori di noi. La percezione è un aspetto di quel che succede nella comprensione delle cose. A quel che percepiamo aggiungiamo sempre qualcosa. Ad esempio, raccogliamo le foglie di una Artemisia vulgaris inziando dalla base e mettiamole le in fila. La successione permette di vedere la trasformazione delle foglie fino al fiore. Ma che cosa vede in noi la trasformazione? E' un atto spirituale, noi aggiungiamo qualcosa a ciò che percepiamo, e in questo modo noi cogliamo un aspetto non visibile di una pianta. Partecipando alla trasformazione fino al fiore signifca viverla nel nostro sistema ritmico! La stessa cosa accade se osserviamo una pianta nel ritmo delle stagioni. Quando la pianta giunge all'infiorescenza, il sostanziale (vegetativo) lascia il passo all'immagine: il fiore è un'immagine in cui non avviene una trasformazione. Il fiore è la parte della pianta in cui essa si esprime come immagine. In questo esempio vediamo tre fasi della nostra percezione secondo gli elementi: guardare la pianta con attenzione elemento solido notare la trasformazione nella successione delle foglie elemento liquido trovare nel fiore la parte della pianta che diventa immagine elemento aria Nella percezione sensoriale viviamo nel presente, nell'osservazione delle piante nel corso dell'anno entriamo in una percezione ritmica. Pianta e paesaggio In un paesaggio, io entro con la percezione e il mio esperire. Di fronte una pianta, invece, resto spettatore. Nel paesaggio vedo forme, colori, sento profumi, suoni. Se li fisso come dettagli, non riesco più a dire che cosa è il paesaggio nel suo insieme. Tuttavia, proprio nell'osservazione dei dettagli nascono in me delle immagini, ed esse mi conducono ad unirci profondamente con il paesaggio. Il mio percepire può diventare immaginativo, il pensare è contemplante, come nell'osservazione di un'opera artistica. Il pensiero contemplante è sempre orientato alle connessioni. Ogni dettaglio percepito può diventare lo spunto per altre osservazioni, affinché la mia percezione diventi più concreta. Importante è, però, che la percezione dei dettagli non si fermi all'analisi del singolo ma si basi sull'intenzione di trovare delle relazioni, delle connessioni nel vivente. Pianta e stagioni Le piante appaiono diversamente nel ritmo delle stagioni. Ma anch'io sono diversa, nel corso dell'anno. Esistono piante che esprimono al meglio una stagione, ad esempio le erbe di San Giovanni, come l'iperico, l'achillea, il galium verum. Vivono in pieno le forze di una stagione. Gli alberi, invece, seguono il ritmo dell'anno. Gli antichi riuscivano ad intuire subito le qualità stagionali di una pianta. Esse si riflettono dentro di noi, ad esempio anche nelle malattie, ma non è facile da cogliere. Oggi usiamo ancora le ricette degli antichi o del medioevo, di Paracelso ad esempio, anche se la nostra coscienza è totalmente diversa. Noi oggi siamo separati dalla materia, mentre un tempo gli uomini avevano in sé l'esperienza della materia, delle sostanze, e giungevano a teorie come quella dei segni, della segnatura. Non possiamo più interpretare le piante secondo le “segnature” ma abbiamo il compito di trovare nuovi modi per far sorgere in noi delle immagini sull'essenza di una pianta. Se io “divento pianta” e acquisto una percezione del mondo come la stessa pianta, posso comprendere anche la sua azione terapeutica! Un modo per avvicinarci a questo modo di osservare, conoscere e sperimentare le piante è collegarci profondamente con le forze di un paesaggio, inteso come insieme, non solo come habitat dal punto di vista ecologico. Per fare questo ci vuole tempo, una certa disciplina e dedizione, è il compito di una vita intera. Percezione ed eteri Ogni elemento è accompagnato da un etere. L'etere è comprensibile se lo comprendiamo come “contesto”, “connessione”. L'etere di luce agisce laddove, qualcosa appare e scompare, è presente. L'etere del suono agisce laddove nasce un contesto di trasformazione, di relazioni collegate in modo fluente, come flussi. Una cosa accade dopo l'altra. L'etere di vita agisce quando ad esempio cerchiamo le connessioni del vivente in un paesaggio, la biografia, la storia. L'etere di calore pervade e abbraccia tutti gli altri eteri. Elementi ed eteri non sono al di fuori di noi. Essi sono parte di noi, come sono parte della natura esteriore. Una via di conoscenza è studiare i fenomeni secondo gli elementi esteriori e trovare le relazioni con gli eteri. Un'altra via può essere quella di studiare il mio stesso approccio a una pianta o a un paesaggio cogliendo le qualità come elementi ed eteri. Attraverso il pensiero contemplante non devo lasciare da parte i miei giudizi e concetti (rappresentazioni) e non devo nemmeno rinunciare alle emozioni. Esso mi permette di dare un orientamento nuovo alle mie percezioni sensoriali, alle rappresentazioni, alle emozioni e sensazioni. verso la formazione di nuovi organi di percezione.