Quaderno dei docenti PROVIDUNESCUOLA

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Indice
Introduzione
3
Gli habitat costieri in Sardegna
4
Il sistema spiaggia
5
Aspetti geologici
5
Come si forma e vive una spiaggia
6
La zona dunale
7
Gli habitat dunali
Aspetti vegetazionali
8
La vegetazione psammofila
8
La colonizzazione della duna: il cakileto della spiaggia emersa
9
La duna embrionale: l’elymeto
10
La duna mobile: l’ammofileto
11
La duna fissa: l’interduna e il crucianelleto
12
La duna fissa: il retroduna e il ginepreto
13
Il protagonista della duna: il ginepro coccolone
14
Il posidonieto della spiaggia sommersa
15
Aspetti faunistici
2
8
16
L’uomo e la spiaggia
19
Le minacce
19
L’impegno di tutti
23
L’impegno istituzionale per la tutela
24
La conservazione della biodiversità
24
La direttiva HABITAT 92/43/CEE
26
La RETE NATURA 2000
27
I SIC e le ZPS
28
L’impegno della ricerca per la tutela
29
Il Progetto “PROVIDUNE”
29
Schede didattiche
31
Bibliografia
38
Introduzione
La spiaggia offre riposo, piacere, divertimento e la maggior parte di persone percepiscono
questi ambienti solo come luoghi di ricreazione non considerandone il loro alto valore naturalistico.
Questa mancanza di considerazione dell’importanza e della rarità degli habitat dunali è una
delle minacce più gravi per la loro conservazione e la carenza di conoscenza può portare a
comportamenti dannosi. E’ sufficiente pensare al sovraffollamento dei mesi estivi, quando migliaia di persone si riversano negli arenili, per capire gli effetti che la sommatoria di azioni
scorrette può avere sui delicati equilibri degli habitat dunali.
Partendo da queste criticità diventa urgente sviluppare campagne educative e di sensibilizzazione sul tema ed è quel che si propone ProviduneSCUOLA.
Quali fruitori a scopo di balneazione di questi ambienti, la lotta al loro degrado e alla perdita
di biodiversità chiama in causa infatti anche noi che con i nostri comportamenti possiamo
contribuire o meno alla preservazione di questi fragili ecosistemi, considerati tra i più vulnerabili e minacciati su scala mondiale.
ProviduneSCUOLA è un progetto che, animato dallo slogan “QUALCHEDUNA ha il tempo contato”, ha l’obiettivo di fornire strumenti di conoscenza e riflessione sugli habitat dunali e sui
problemi legati allo loro fragilità, favorendo comportamenti più rispettosi quando si visitano
questi ambienti; è rivolto ai ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado e si articola in momenti di informazione e momenti di esperienza che si svolgeranno tra la scuola e la spiaggia.
Il percorso educativo si inserisce nell’ambito del progetto LIFE PROVIDUNE, un programma di
studi scientifici propedeutici all’avvio di un processo di tutela e salvaguardia dell’habitat prioritario “Dune con ginepro”.
Questo quaderno è lo strumento con cui gli insegnanti potranno approfondire le conoscenze
sugli habitat psammofili, sulle caratteristiche geologiche del sistema di spiaggia, i problemi
legati alla loro fragilità e gli strumenti per la loro tutela, per proseguire il lavoro che la classe
avvierà con il programma.
Il quaderno è composto da una parte informativa sui sistemi di spiaggia e una parte dedicata
alla riflessione del rapporto dell’uomo con questo ambiente. La sessione “La spiaggia e l’uomo” è infatti tutta dedicata all’analisi sia dei comportamenti “negativi”, sia di tutte le iniziative
positive che a livello istituzionale l’uomo porta avanti per la tutela di questi ambienti, compreso il Progetto Providune. Seguono alcune schede didattiche con esercizi, approfondimenti e
giochi che possono essere proposti ai ragazzi in classe a seguito delle attività laboratoriali
previste da ProviduneSCUOLA.
Il programma propone, a proposito di sabbia e di dune, l’immagine della clessidra per comunicare l’urgenza di prendere decisioni, personali e politiche, affinché questo patrimonio naturalistico non vada perduto: lo scorrere del tempo, lo scomparire della sabbia.
A noi il compito di capovolgere la clessidra e prolungare la vita delle nostre spiagge.
Buon lavoro.
3
Gli habitat costieri in Sardegna
Lo sviluppo costiero della Sardegna, costituito
da 1897 Km di litorali, è il maggiore tra le
regioni italiane e rappresenta circa un quarto
del totale nazionale.
I litorali sardi sono formati per circa tre quarti
da coste rocciose e per circa un quarto da
coste sabbiose. Tra queste ben 88 km sono
caratterizzate da zone dunari di grande pregio ambientale.
Le coste sabbiose e quelle rocciose si presentano assai diversificate sia in termini geologici
che vegetazionali. Vista la maggiore estensione delle coste rocciose il paesaggio vegetale
della gran parte del litorale sardo è caratterizzato da boscaglie e formazioni di macchia a
ginepro fenicio e olivastro, diffusi in tutta la
fascia costiera e su tutti i substrati rocciosi.
Spesso a questo tipo di vegetazione si intercalano gli euforbieti a euforbia arborea che
insieme a lentisco e asparago bianco costituiscono lo strato arbustivo delle boscaglie. Alle
coste rocciose si alternano i litorali sabbiosi in
cui domina la vegetazione psammofila tipica
degli habitat dunali. Nelle scogliere e negli
anfratti rocciosi più esposti all’aerosol marino
predominano i limonium endemici che, con il
finocchio marino, colonizzano gli habitat rocciosi.
4
Il sistema spiaggia
Aspetti geologici
La spiaggia è un tratto di costa sabbiosa stretta tra la terra e il mare, formata da innumerevoli granelli di sabbia incoerenti e in continuo movimento. Granelli che derivano prevalentemente dall’erosione delle rocce della terra emersa; i fiumi li trasportano e li immettono nel sistema costiero attraverso le loro foci mentre le onde, le correnti, le maree e il vento li distribuiscono lungo la costa.
Il sistema spiaggia è molto più ampio di quanto normalmente siamo abituati a pensare perché può
comprendere zone umide e dune, oltre l’arenile e il fondale sabbioso della zona sommersa antistante.
La spiaggia infatti non è solo quella che vediamo.
In un profilo ideale di una spiaggia mediterranea, dalla terra verso il mare, si possono distinguere
il retrospiaggia, la spiaggia emersa (arenile), la spiaggia intertidale (fascia compresa tra l’alta e la
bassa marea) e la spiaggia sommersa.
La spiaggia emersa è compresa tra la battigia e il limite raggiunto dalle onde di tempesta (berma di
tempesta).
La spiaggia sommersa o sottomarina è infine il tratto a mare più esterno del sistema spiaggia,
quello compreso tra la battigia e il livello base del moto ondoso.
Profilo trasversale ideale del sistema spiaggia. Nelle spiagge mediterranee la fascia intertidale è ristretta per via della bassa
escursione di marea.
5
Il sistema spiaggia
Come si forma e vive
una spiaggia
I fattori che concorrono alla formazione e alla “vitalità” di una spiaggia
sono
•
l’apporto di sedimenti (granelli)
Avviene, principalmente, attraverso l’azione di trasporto dei fiumi e dei
corsi d’acqua. I granelli possono provenire anche dall’erosione di tratti
contigui di costa rocciosa. Infine altri sedimenti (prevalentemente
calcarei) possono arrivare direttamente dal mare e sono costituiti dai
gusci e dagli scheletri di organismi marini quali molluschi, briozoi, echinodermi e alghe.
•
il vento e l’acqua
L’acqua e il vento sono i due agenti che modellano la spiaggia attraverso l’azione del moto ondoso, delle correnti, delle maree e la deflazione,
termine, derivato dal latino deflare ‘soffiar via’, che indica l’asportazione
e il trasporto da parte del vento dei granelli in luoghi differenti.
Le onde sono generate dal vento che trasferisce all’acqua superficiale
una parte della propria energia. Quando le onde vengono a contatto con
un basso fondale subiscono una deformazione che genera il frangente
di costa: l’acqua viene proiettata in avanti e risale fin dove la sua energia lo consente poi riscende verso il mare, per gravità, con un flutto
detto risacca.
La dinamica generale di una spiaggia è rappresentata dall’alternanza
dell’accumulo e dell’erosione del materiale detritico ad opera dell’acqua,
quel continuo processo di scambio di sedimenti tra la zona emersa e
sommersa.
La spiaggia infatti non è immobile ma cambia continuamente nell’arco
dei giorni, delle stagioni, degli anni, dei millenni.
Durante l’inverno, per esempio, le onde possiedono un’energia tanto
elevata da erodere e trasportare i sedimenti verso il mare e ridurre, fino
alla primavera, l’ampiezza della spiaggia. La sabbia sottratta alla spiaggia emersa formerà nella spiaggia sommersa un accumulo, la barra sottomarina.
La spiaggia è quindi da considerare un “pezzo” del mare e non
della terra.
Attraverso la deflazione invece avviene lo scambio diretto dei sedimenti
tra la zona di spiaggia emersa e la zona dunale e, da queste due zone,
verso la spiaggia sommersa.
Il rapporto tra apporti e prelievi di materiale detritico rappresenta il
principale indicatore di stabilità di una spiaggia.
6
Il sistema spiaggia
La zona dunale
Le dune costiere sono accumuli di sedimento che si formano sui litorali in seguito all’azione prevalente dei venti spesso combinata con l’azione delle onde di tempesta da mare e con gli eventi alluvionali da terra. I sedimenti provenienti dalla spiaggia o dai corsi d’acqua limitrofi possono essere
accumulati per azione del vento nel retrospiaggia.
Le dune si originano sottovento a un ostacolo che, nei processi di adunamento in ambito costiero, è
generalmente offerto dai granelli più grandi, dalla rugosità del terreno, dai resti di Posidonia spiaggiata e dall’apparato aereo della vegetazione. Si formano depositi di varia estensione e forma che
dipendono da varie cause: direzione, intensità e vorticosità del vento, la quantità e il tipo di sabbia
disponibile, la presenza di ostacoli etc..
Le dune sabbiose litoranee, in funzione del loro orientamento rispetto alla direzione dei venti
dominanti si distinguono di norma in
dune trasversali
di forma allungata e distribuite più o meno ortogonalmente alla direzione
dei venti dominanti e migrano nel verso dei venti stessi.
dune longitudinali
di forma allungata e sviluppate parallelamente alla direzione dei venti dominanti.
L’assetto generale delle dune è funzione delle condizioni geologiche, geomorfologiche, sedimentologiche e di esposizione, oltre che di quelle climatiche.
Nella maggior parte dei casi sono confinate a monte dai versanti o da zone umide e, verso il mare,
dalla spiaggia emersa. Il passaggio tra dune e spiaggia emersa può essere ben definito e netto o
sfumato ed effimero.
Le dune accumulano sedimenti provenienti dalla spiaggia emersa e dalle aree retrodunali (superfici
essicate degli stagni, piane alluvionali etc.), costituendo un serbatoio naturale da cui la spiaggia, di
cui la duna è una componente essenziale, attinge attraverso due meccanismi fondamentali:
• il ripascimento naturale per trasporto eolico (l’apporto di sedimento da terra verso mare attraverso la spiaggia emersa)
• la duna ripasce la spiaggia durante le forti mareggiate quando le onde scalzano la base della
duna.
Nelle dune costiere trasversali il versante marino è di norma quello sopravento e si presenta con inclinazione inferiore rispetto a quello del versante terrestre sottovento. Ciò è dovuto al movimento della sabbia che sospinta sul versante sopravento raggiunge la cresta dove inizia la ricaduta scivolando per gravità sul versante sottovento ripascendolo.
La forma delle creste è spesso sinuosa, frutto della danza dei venti che possono soffiare alternativamente in direzioni
7
opposte.
Gli habitat dunali
Aspetti vegetazionali
La vegetazione
psammofila
La duna inizia a formarsi quando i sedimenti sabbiosi incontrano degli
ostacoli che in condizioni naturali possono essere costituiti anche dalle
specie vegetali pioniere. Queste con i propri apparati radicali e aerei
aiutano rispettivamente a trattenere la sabbia e ne permettono l’ulteriore deposito.
La duna sabbiosa litoranea è infatti caratterizzata dalla presenza della
vegetazione costiera che, con un’azione simile a quella della siepe,
trattiene la sabbia impedendone l’avanzata verso l’entroterra. La vegetazione che attecchisce e si consolida sulla duna intrappola l’ulteriore
apporto di sabbia trasportata dal vento che così si accumula progressivamente sulla duna.
Le piante che troviamo negli habitat dunali sono capaci di vivere in
condizioni estreme, in apparenza insostenibili per il regno vegetale.
Le specie che ne fanno parte hanno sviluppato degli adattamenti che
permettono di resistere ai numerosi fattori che limitano la crescita delle piante nelle spiagge: il vento, trasportatore delle particelle solide più
fini e dell'aerosol marino, che abrade e intacca i tessuti epidermici vegetali; il vento, inoltre, insieme all’elevata irradiazione solare, contribuisce a diminuire sensibilmente le già scarse disponibilità idriche dovute alla bassissima capacità di ritenzione delle sabbie e alle precipitazioni poco abbondanti.
La vegetazione psammofila o delle sabbie è quindi una vegetazione
specializzata: ha foglie tomentose (ricoperte da peluria) per proteggersi dall’insolazione, spesse cuticole per ridurre la traspirazione, apparati
radicali a stoloni per ancorarsi in substrati incoerenti come la sabbia o
forme prostrate per opporre minima resistenza al vento.
8
Aspetti vegetazionali
La colonizzazione della duna: il cakileto della spiaggia emersa
La fascia dell’arenile perennemente bagnata dalle onde non può ospitare nessuna forma di vita vegetale, ma subito dietro questa zona afitoica (priva di vita vegetale), sulla zona della spiaggia nella
quale le mareggiate invernali depositano i corpi in sospensione come rami, alghe, conchiglie e animali marini, si determinano le condizioni sufficienti per lo sviluppo della vegetazione pioniera del
cakileto. Questa comunità vegetale è costituita da piante terofite, ossia specie annuali che superano la stagione avversa sotto forma di seme, con un ciclo vitale molto breve che si conclude nel giro
di 1-2 mesi in tarda primavera o in estate. Le specie del cakileto sono spesso succulente, ovvero
presentano strutture come le foglie o i fusti in grado di conservare riserve d’acqua.
Specie indicatrici:
Cakile maritima Scop. subsp. maritima (ravastrello marittimo)
Salsola kali L. (erba cali)
Chamaesyce peplis (L.) Prokh.(euforbia marina)
Calystegia soldanella (L.) R. Br. (vilucchio delle sabbie)
Polygonum maritimum L. (poligono marittimo)
Questo habitat è segnalato dalla Direttiva Habitat come habitat di interesse comunitario col codice
1210 “Vegetazione annua delle linee di deposito marine”
Il ravastrello marittimo
(Cakile maritima) appartiene alla famiglia
delle Brassicaceae, ha
le foglie carnose e fiorisce tra maggio e agosto
colorando la sabbia con
i suoi teneri fiorellini
rosa.
Il vilucchio delle sabbie (Calystegia soldanella), dai
fiori rosa campanulati e le foglie carnose e rotonde.
Pianta colonizzatrice e stabilizzatrice per eccellenza,
il vilucchio si ancora saldamente alla sabbia per
mezzo del suo apparato radicale rizomatoso e stolonifero che serpeggia sulla spiaggia ramificandosi fin
oltre un metro di lunghezza. Appartiene alla famiglia delle Convolvulaceae.
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Aspetti vegetazionali
La duna embrionale: l’elymeto
Spingendoci verso l’interno troviamo la prima serie di
piante responsabili del consolidamento delle dune. La
vegetazione di queste piccole dune forma delle comunità
rappresentate dalle gramigne delle sabbie, graminacee perenni (geofite) che, grazie alla loro struttura radicale, sono efficaci nella costruzione delle dune. Sono
provviste di rizomi, cioè di fusti sotterranei che negli
individui giovani si sviluppano in direzione orizzontale,
dai quali prenderanno origine rami verticali. La rete di
radici e rizomi favorirà la colonizzazione della duna embrionale da parte di altre specie.
L’aspetto giunchiforme della gramigna delle sabbie (Elymus farctus)
caratterizza la duna embrionale. Appartiene alla famiglia delle Poaceae.
Specie indicatrici:
Elymus farctus (Viv.) Runemark ex Melderis subsp. farctus (gramigna
delle sabbie)
Sporobolus virginicus Kunth (gramigna delle spiagge)
Eryngium maritimum L. (calcatreppola)
Otanthus maritimus (L.)
(santolina delle spiagge)
Hoffmanns.
&
Link
subsp.
maritimus
Cyperus capitatus Vand. (zigolo delle spiagge)
Questo habitat è segnalato dalla Direttiva Habitat come habitat di interesse comunitario col codice
2110 “Dune mobili embrionali”.
Le foglie carnose e pungenti caratterizzano la calcatreppola (Eryngium maritimum). È una pianta perenne con fiori
riuniti a ombrella e fa parte della famiglia
delle Apiaceae.
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La santolina delle spiagge (Otanthus maritimus)
appartiene alla famiglia delle Asteraceae, ha i
fiori riuniti in capolini gialli. E’ una pianta perenne ricoperta da una fitta peluria biancastra, per
trattenere umidità e difendersi dai raggi del sole,
che le conferisce un colore grigio-celestino caratteristico.
Aspetti vegetazionali
La duna mobile: l’ammofileto
Specie indicatrici:
Quando sulla duna compare lo sparto pungente inizia una
fase ulteriore di sviluppo della duna.
Anche lo sparto è una graminacea perenne con lo stesso accrescimento della gramigna delle sabbie, ma meno tollerante al
sale e con un apparato radicale molto più sviluppato. Questa
zona riceve l’impatto diretto del vento proveniente dal mare e
le piante fanno da schermo proteggendo tutto ciò che è in posizione arretrata.
Ammophila arenaria (L.) Link subsp. australis (Mabille) Laìnz
sparto pungente)
Anthemis maritima L. (camomilla marina)
Echinophora spinosa L. (finocchio spinoso)
Medicago marina L. (erba medica marina)
Euphorbia paralias L. (euforbia delle spiagge)
Questo habitat è segnalato dalla Direttiva Habitat come habitat di interesse comunitario col codice
2120 “Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bian-
Lo sparto pungente (Ammophila
arenaria) è una pianta perenne
con apparato radicale molto
sviluppato che le permette di
imbrigliare le sabbie delle dune
mobili. Il fiore è una densa pannocchia costituita da spighette
uniflore. Appartiene alla famiglia delle Poaceae.
L’erba medica marina (Medicago marina) è una pianta perenne ricoperta da una fitta peluria cotonosa,
foglioline carnose, fiori gialli. Appartiene alla famiglia
delle Fabaceae.
Il finocchio spinoso (Echinophora spinosa) è una pianta perenne, carnosa, rigida e molto ramificata, spinosa, con fiori bianchi riuniti ad ombrella. Appartiene alla
famiglia delle Apiaceae.
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Aspetti vegetazionali
La duna fissa: l’interduna e il crucianelleto
Specie indicatrici:
Dietro le dune mobili, dove la forza del vento
è ormai attenuata, si crea una zona riparata
con rilievi modesti e condizioni più favorevoli
per la vegetazione. Le piante che vi si stabiliscono sono soprattutto camefite, piante perenni con gemme non lontane dal terreno.
Queste piante forniscono un maggior apporto
di sostanza organica preparando il suolo all’insediamento della vegetazione forestale delle dune stabili.
Crucianella maritima L. (crucianella)
Pancratium maritimum L. (giglio marino)
Helichrysum microphyllum (Willd.)
(elicriso, erba di Santa Maria)
Camb.
ssp.
tyrrhenicum
Lotus cytisoides L. ssp. conradiae Gamisans (ginestrino delle
spiagge)
Questo habitat è segnalato dalla Direttiva Habitat come habitat di interesse comunitario col codice
2210 “Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae”.
Nelle radure della vegetazione perenne di questo habitat può trovarsi, a mosaico, un tipo di vegetazione prevalentemente annuale e a fioritura tardo-invernale primaverile. In questa comunità tra
le specie indicatrici troviamo Malcolmia ramosissima (Desf.) Gennari (malcolmia) e diverse specie appartenenti al genere Silene (silene).
Questo habitat è segnalato dalla Direttiva Habitat come habitat di interesse comunitario col codice
2230 “Dune con prati dei Malcolmietalia”.
Il giglio marino
(Pancratium maritimum ) è una pianta
bulbosa con bellissime fioriture estive di
colore bianco. Appartiene alla famiglia
delle Amaryllidaceae.
La crucianella (Crucianella maritima) è una
pianta perenne che forma piccoli cespugli con
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fusti legnosi
e fiori giallastri. Fa parte della
famiglia delle Rubiacee.
L’elicriso o erba di Santa
Maria (Helichrysum microphyllum) è un piccolo
arbusto perenne, ricoperto da una fitta peluria
biancastra, con fiori gialli,
riuniti in fitti capolini,
profumatissimi. La sottospecie tirrenica
(tirrenicum) è endemica
della Sardegna, Corsica e
Baleari. Appartiene alla
famiglia delle Asteraceae.
Aspetti vegetazionali
La duna fissa: il retroduna e il ginepreto
Nelle dune fisse, stabili, si instaura una vegetazione di macchia a ginepri che è l’aspetto boschivo
più diffuso della fascia costiera sabbiosa. Questa comunità costituisce il primo stadio forestale nelle
aree sabbiose, svolgendo un’importante funzione stabilizzatrice delle dune costiere.
Specie indicatrici:
Juniperus oxycedrus L. ssp. macrocarpa (Sibth. et Sm.) Neilr. (ginepro
coccolone, ginepro maschio)
Juniperus phoenicea L. ssp. turbinata (Guss.) Nyman (ginepro fenicio, ginepro turbinato, ginepro femmina)
Pistacia lentiscus L. (lentisco)
Questo habitat è segnalato dalla Direttiva Habitat come habitat prioritario di interesse comunitario
col codice *2250 “Dune costiere con Juniperus spp.”.
Nelle radure di questo habitat è molto comune trovare delle comunità di macchia o di gariga costituite soprattutto da piante arbustive. Tra le specie indicatrici di macchia:
Pistacia lentiscus L. (lentisco)
Rhamnus alaternus L. (alaterno)
Prasium majus L. (tè siciliano)
Phillyrea latifolia L. (fillirea, ilatro sottile)
Calicotome villosa (Poiret) Link (calicotome)
Tra le specie indicatrici di gariga, oltre a diverse specie appartenenti al genere Cistus (cisto):
Lavandula stoechas L. (lavanda)
Halimium halimifolium (L.) Willk.(cisto giallo)
Helichrysum microphyllum (Willd.) Camb. ssp. tyrrhenicum (elicriso,
erba di Santa Maria)
Questo habitat è segnalato dalla Direttiva Habitat come habitat di interesse comunitario col codice
2260 “Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavanduletalia”.
1 La spiaggia sommersa: il “posidonieto”
5 Le dune mobili: l’”ammofileto”
2 Zona afitoica (priva di vita vegetale)
6 Le dune fisse: l’interduna “il crucianelleto” e le “Dune con
prati dei Malcolmietalia”.
3 La spiaggia emersa: il “cakileto”
4 Le dune embrionali: l’”elymeto”
13
7 Le dune fisse: il retroduna “il ginepreto” e “Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavanduletalia”.
Aspetti vegetazionali
Il protagonista della duna:
il ginepro coccolone
Il Ginepro coccolone vive esclusivamente nelle zone
costiere e caratterizza il paesaggio dunale con il suo
fusto contorto, formato da un legno molto resistente e profumato.
E’ un arbusto sempreverde ad accrescimento lentissimo ma molto longevo, caratterizzato dalle foglie
aghiformi.
Deve il suo nome ai suoi grandi frutti, i gàlbuli, che
in alcune regioni vengono chiamati coccole.
I galbuli profumano le marinature e la cottura della
selvaggina e fatti macerare aromatizzano le acquaviti e le grappe. Sotto forma di decotto gli vengono
attribuiti proprietà diuretiche, digestive e antiasmatiche.
Il Ginepro coccolone, il cui nome scientifico è Juniperus oxycedrus L. ssp. macrocarpa, sulle dune si
può trovare in associazione al Ginepro fenicio
(Juniperus phoenicae L. ssp. turbinata), specie essenzialmente litoranea ma che può vivere sino agli
800 m di altitudine.
Patriarca di Juniperus oxycedrus L. ssp. macrocarpa
(ginepro coccolone, ginepro maschio) a Porto Sa Ruxi,
(Villasimius - CA)
Il ginepro fenicio (Juniperus phoenicae L.
ssp. turbinata)
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Aspetti vegetazionali
Il posidonieto della spiaggia sommersa
Posidonia oceanica
Specie indicatrici:
Cymodocea nodosa
La vegetazione ingabbia la sabbia anche nella
spiaggia sommersa costituendo un “serbatoio “
indispensabile per rinnovare le sabbie della spiaggia emersa. La spiaggia sommersa è infatti colonizzata, sino a circa 40 m di profondità, da fanerogame marine, piante superiori dotate di radici, fusto e foglie. Le fanerogame formano delle vere e
proprie praterie, tipiche del Mediterraneo, costituite essenzialmente dalla Posidonia oceanica.
Le praterie di posidonia con il loro intricato sistema di radici, rizomi, fusti e foglie, trattengono i
sedimenti sabbiosi e offrono una barriera di protezione contro l’erosione delle coste frenando con le
chiome la forza dell’impatto delle onde sul litorale.
Recenti studi hanno dimostrato che l’arretramento
di un metro del fronte della prateria, causa la regressione di 15 m di spiaggia antistante.
La posidonia continua la sua azione di protezione
degli arenili anche quando le sue foglie brune, cadute nel tardo autunno, trasportate dalle mareggiate invernali si accumulano in vasti ammassi.
Questi ammassi (banquettes), che possono procurare fastidio sulle spiagge a causa del cattivo odore che emanano, sono tuttavia utilissimi in quanto
attutiscono l’impatto delle onde con l’arenile, limitandone così l’erosione.
Posidonia oceanica (L.) Delile (posidonia oceanica)
Cymodocea nodosa (Ucria) Asch. (cimodocea nodosa)
Questo habitat è segnalato dalla Direttiva Habitat come habitat prioritario di interesse comunitario
col codice *1120 “Praterie di posidonie (Posidonion oceanicae)”.
Oltre a svolgere un importante ruolo
di stabilizzazione del fondo
marino le praterie di posidonia costituiscono per il Mediterraneo una ricchezza inestimabile. Sono fonte di
cibo per numerosi organismi,
habitat per numerose specie come
pesci, cefalopodi e crostacei e
producono, attraverso la fotosintesi
clorofilliana, un’elevata quantità di ossigeno e di materia organica.
È nel posidonieto che si produce quell’importante frazione di
sedimenti calcarei, derivanti da gusci e scheletri di organismi
marini, utile al ripascimento della spiaggia.
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Aspetti faunistici
Un piccolo deserto
Passeggiando lungo una spiaggia è facile notare
come questo ambiente, unitamente ai sistemi dunali retrostanti, sia uno dei più difficili e meno favorevoli per la vita animale:
• la natura mobile del substrato, con la sabbia che
tende a ricoprire gli animali più minuti e le loro
risorse alimentari
• l’aridità, soprattutto nella stagione estiva
• la povertà di nutrienti
• la salsedine
• l’insolazione
• l’elevata ventosità
• l’esposizione alle mareggiate
sono tutte condizioni che rendono difficile la riproduzione e la diffusione di molte specie animali.
Solo alcuni fattori mitigano condizioni così inospitali:
• la capacità del mare di trattenere il calore e cederlo lentamente alla terraferma mitigando sia le
eccessive temperature e aridità estive, sia le
basse temperature invernali.
• l’azione del moto ondoso, delle mareggiate e
quella delle alluvioni fluviali che consentono apporti di materiali organici di varia natura, che
possono creare le condizioni adatte alla vita di
varie comunità animali, soprattutto di invertebrati.
Sapersi adattare
16
Come diretta conseguenza delle condizioni particolarmente difficili, gli animali che vivono nel sistema
spiaggia-duna hanno dovuto ricorrere a particolari
adattamenti e trovare risposta ai fattori limitanti.
Qualche esempio: al forte irraggiamento solare si
resiste con lo sviluppo di attività fossorie con conseguente modificazione delle zampe anteriori, come
negli artropodi; spostando le attività biologiche durante la notte, nelle ore più fresche o spostando il
ciclo riproduttivo nei mesi invernali-primaverili o
autunnali; sviluppando zampe lunghe e sottili e una
deambulazione veloce per minimizzare il contatto
con la sabbia rovente; adottando un volo veloce e
radente per affrontare il vento; ricoprendo il corpo
con peli, setole idrofughe, rivestimenti cerosi per
proteggersi dall’immersione nelle acque salate
(ditteri e coleotteri escono indenni dai frangenti);
con il mimetismo cromatico.
Aspetti faunistici
Gli insetti
Eurynebria complanata
Ochrilidia nuragica
Proprio come nel deserto la vita animale delle dune è rappresentata soprattutto dagli insetti.
I più diffusi sono i Coleotteri tenebrionidi che si possono definire animali “estremi” , vivono infatti anche nei deserti più famosi! Altri coleotteri, i Carabidi, sono importanti “bioindicatori”
della salute dell'ambiente dunale. La specie Eurynebria complanata durante il giorno ama stare nelle cavità dei tronchi
spiaggiati mentre la notte è un attivo predatore di Talitrus saltator, un piccolo crostaceo che vive nella battigia. La specie è
sempre meno frequente nelle nostre spiagge in parte a causa
dell’inquinamento marino, che influenza negativamente il ciclo
biologico delle loro prede, ma principalmente per il disturbo
causato dalle attività di balneazione. Il continuo calpestio dei
substrati sabbiosi e la rimozione dei grossi residui lignei
(tronchi e ceppi trasportati dalle alluvioni fluviali) da parte di
operatori di spiaggia o di turisti mette a dura prova la capacità
di sopravvivenza di tutti gli abitanti della spiaggia.
La Sardegna presenta un alto tasso di endemismi tra gli insetti
tipici delle dune. Importante, tra questi, è l'Ochrilidia nuragica, cavalletta un tempo ritenuta presente solo a Villasimius
(CA), ma di recente segnalata anche in altre località della Sardegna meridionale. Sulle dune della costa orientale possiamo
trovare la rara è bellissima farfalla Zygaena corsica, endemica di Sardegna e Corsica.
La Zygaena corsica è un lepidottero con abitudini diurne caratteristica, almeno in Sardegna, dei sistemi dunali sabbiosi e
delle contigue garighe costiere, dove i suoi stadi larvali si sviluppano a spese di altre papilionacee psammofile.
Cicindela delle dune (Lophyra flexuosa sardea)
Si possono scorgere correre veloci sulle sabbie assolate perché le cicindele sono attivissime nelle ore diurne. Invece di
affossarsi, per strategia adattativa, si muovono veloci e frequentemente con le lunghe zampe che tengono il loro corpo
lontano dalla sabbia rovente. Predano formiche e altri insetti.
Stercorario (Stercorarius semipunctatus)
Tipico abitante dei litorali sabbiosi è noto per la caratteristica di
rotolare palline di sterco dei quali si ciba direttamente o che
servono per l’ovodeposizione. E’ ancora comune nei versanti
retrodunali sabbiosi o sabbiosi-argillosi con presenza di17bestiame al pascolo.
Aspetti faunistici
Anfibi e rettili
Raganella sarda (Hyla sarda)
Testuggine di Hermman
(Testudo hermanni)
Uccelli
Fraticello (Sternula albifrons)
Mammiferi
18
Mustiolo (Suncus etruscus)
I vertebrati sono in maggioranza predatori e la ridotta biomassa complessiva, costituita dai piccoli invertebrati che vivono
nelle spiagge, non può essere sufficiente a una loro presenza
stabile. La maggior parte di vertebrati che frequenta le spiagge
e le dune infatti compaiono spesso solo occasionalmente in
questi habitat, durante le loro incursioni in cerca di prede ma
sopratutto di eventuali resti di animali marini spiaggiati.
Si tratta di una fauna costituita da elementi eurieci (adattabili
a svariate condizioni di vita) e a ampia distribuzione sia geografica che altitudinale.
Tra gli anfibi, nelle pozze retrodunali che si formano durante le piogge, possiamo trovare la raganella sarda (Hyla sarda) e il rospo smeraldino (Bufo viridis). Quest’ultimo lo possiamo scorgere mentre girovaga per le dune a caccia di piccoli artropodi con attività notturna o crepuscolare.
Le dune costiere possono ospitare popolazioni di testuggini
(Testudo hermanni e Testudo graeca) che sanno ben sfruttare gli ambienti tra la gariga e il cakileto. Solitarie e territoriali
scavano una tana nel terreno, spesso tra le radici dei ginepri,
e da qui fanno escursioni in cerca di cibo. Sono erbivore ma
non disdegnano qualche invertebrato.
Tra i rettili si possono trovare anche le lucertole (Podarcis
sicula e Podarcis tiliguerta) la luscengola (Chalcides chalcides) e le bisce d'acqua (Natrix natrix e Natrix maura).
Gli uccelli frequentano gli ambienti dunali per cercare cibo
sulla battigia o nidificarvi. Sono gli uccelli limicoli che frugano
nella sabbia del bagnasciuga in cerca di piccoli invertebrati di
cui si nutrono. Per lo più specie migratrici, sono osservabili
nell’arenile durante i passi o d’inverno. Alcuni vi nidificano
come il fratino (Charadrius alexandrinus) e il fraticello
(Sternula albifrons). Il loro nido è una fossetta superficiale
rivestita di pochi frammenti di conchiglie, sassolini e posidonia, molto allo scoperto perché confidano nella capacità mimetiche delle uova e dei pulcini….non sufficienti però a difenderle dalle macchine pulitrici delle spiagge. Entrambe le specie sono infatti in crisi per la pressione antropica e la pulizia
meccanizzata delle spiagge che hanno fatto abbassare drasticamente il loro successo riproduttivo. Nelle spiagge è inoltre
facile vedere i gabbiani reali (Larus michaellis) i gabbiani comuni (Larus ridibundus) e i gabbiani corsi (Larus audouinii)
alla ricerca di cibo, spesso lasciato dai bagnanti.
Nelle spiagge e nei sistemi dunali retrostanti possiamo trovare alcune specie di mammiferi. Sono per lo più incursori, veri
e propri pattugliatori che si avvicinano nelle spiagge solo per
cacciare. Si tratta di alcuni piccoli roditori e di conigli
(Oryctolagus cuniculus), di piccoli insettivori come la crocidura rossiccia (Crocidura russula) e il mustiolo (Suncus etruscus). Quest’ultimo con i suoi 7 cm di lunghezza, di cui 4 per
il corpo e 3 per la coda, è il mammifero più piccolo d'Europa.
L’uomo e la spiaggia
Le minacce
In un sistema spiaggia tutto sembra funzionare e il succedersi dei fenomeni naturali concorre al
mantenimento dell’equilibrio di un ambiente estremamente dinamico. Un gioco di squadra nel quale
concorrono diversi elementi, come sintetizzato nello schema riportato: il vento quando soffia dal
mare sposta la sabbia verso l’interno; sulla sabbia che così si accumula si impianta la vegetazione
che a sua volta ferma la sabbia, che via via si ammucchia formando la duna.
Ma su questi fragili ambienti incombe ora qualche pericolo.
Nel Mediterraneo e in Italia, fino a tempi relativamente recenti, le spiagge e le dune erano sfuggite
in larga misura alla diretta distruzione e a forti modifiche, in quanto le attività umane nelle aree
costiere erano rimaste storicamente concentrate quasi esclusivamente presso le foci dei grandi fiumi o entro baie protette.
Da qualche decina d’anni a questa parte, questi delicati ecosistemi sono invece esposti a molteplici
fattori di disturbo dovuti alla pressione antropica.
Tra i fattori che stanno progressivamente alterando gli equilibri delle spiagge e le dune
dei nostri litorali possiamo sicuramente distinguere:
la crescente urbanizzazione
lo sfruttamento turistico delle coste avviene spesso in
maniera incontrollata, al di fuori di ogni pianificazione,
e le case sono state talvolta edificate sulla spiaggia o
sulle dune. La necessità di proteggere dai venti e dalla
sabbia le abitazioni, le strade e i giardini, ha determinato inoltre la costruzione di barriere artificiali che modificano sensibilmente la direzione dei venti. In tal modo il ciclo di trasporto e di rideposizione eolica della
sabbia viene alterato e compromessi i sistemi di autoriparazione di dune e spiagge. Gli ambienti naturali e gli
originari equilibri dinamici geologici e vegetazionali
vengono così modificati, mandando in crisi l’intero ecosistema;
19
L’uomo e la spiaggia
le attività di balneazione
l’abbandono di rifiuti
le attività di ripulitura
20
il turismo di massa e le attività di balneazione rappresentano, probabilmente, la causa di disturbo maggiore per gli ecosistemi litorali sabbiosi. Oltre alla sottrazione di superficie
allo spazio dunare, con chioschi e altre strutture, una minaccia è costituita dal calpestio diffuso e incontrollato.
Tutte le specie animali e vegetali più specializzate e delicate
di spiagge e dune sono anch’esse minacciate dal transito
pedonale e a volte da quello veicolare;
i rifiuti e i materiali biodegradabili abbandonati dai bagnanti
direttamente sulle spiagge o gettati in mare, i fertilizzanti
utilizzati in agricoltura, le sostanze organiche trasportate dai
fiumi o dal mare possono avere un impatto importante sulle
spiagge e le dune. Escrementi, residui di cibo e, in genere,
sostanze organiche non tossiche e facilmente biodegradabili,
possono fungere da “concime” dei suoli delle dune, modificandone la natura. Si possono così innescare fenomeni di
locale eutrofizzazione e nitrificazione che consentono l’ingresso di specie sia vegetali che animali estranee agli ambienti sabbiosi litoranei e a carattere invasivo;
La pulizia meccanizzata delle spiagge modifica e distrugge le
forme e i depositi di spiaggia, oltre che asportare la sabbia;
causa la rottura di equilibri fisici e delle dinamiche dei depositi dei sedimenti, determinando un indebolimento strutturale e l’innesco di processi erosivi.
Le attività di ripulitura con mezzi pesanti di spiagge e dune
embrionali distruggono in modo irrecuperabile anche le comunità di invertebrati degli ecosistemi sabbiosi, i loro ripari
e la vegetazione pioniera della spiaggia emersa. La rimozione dei rifiuti spiaggiati di origine naturale, come rami, canne
e tronchi, che rappresentano lo scheletro della spiaggia, ha
conseguenze negative perché possono costituire i primi nuclei attorno ai quali, grazie al vento che vi deposita la sabbia, si edificano le dune embrionali. E' tra di essi che germogliano le piante pioniere come Cakile maritima e Salsola kali, di cui conosciamo il ruolo fondamentale nel processo di
formazione della duna. Inoltre, come abbiamo visto, senza il
loro riparo i coleotteri della sabbia, spesso rarissimi, sono
condannati alla morte. In molti casi sono gli stessi enti locali
a farsi promotori di queste attività che, se condotte nella
stagione sbagliata e con mezzi cingolati o con trattori, hanno effetti devastanti sugli ecosistemi costieri.
L’uomo e la spiaggia
le attività portuali
le dighe e le attività
estrattive
l’introduzione di specie
vegetali aliene
la realizzazione di moli e scogliere artificiali per le attività portuali
costituiscono una seria minaccia per le spiagge. Gli sbarramenti
perpendicolari alla battigia, infatti, possono modificare la linea di
costa, provocando sensibili avanzamenti delle spiagge sopraflutto
ma evidenti arretramenti delle spiagge sottoflutto. A medio termine
le eventuali zone dunali retrostanti seguiranno poi la sorte e l’evoluzione delle rispettive spiagge;
lo sfruttamento di cave di sabbia nei corsi fluviali, poste anche a
grandi distanze rispetto ai litorali, sottrae alla spiaggia i sedimenti
necessari al naturale ripascimento; gli sbarramenti per gli invasi
artificiali bloccano il trasporto verso il mare dei sedimenti;
alcune delle modificazioni più importanti del popolamento biologico
dei sistemi spiaggia-duna sono costituite dall’espansione di specie
estranee al territorio e spesso invasive. La flora di questi ecosistemi
è di norma assai specializzata e non tollera l’inserimento di specie
aliene. In alcuni casi si tratta di vere e proprie infestanti, anche di
origine esotica. Un caso molto noto è quello dei Carpobrotus, originari delle aree costiere del Sudafrica, che stanno invadendo vasti
settori del Mediterraneo, spesso sostituendosi alla vegetazione
psammofila originaria;
Pannello di sensibilizzazione realizzato nell’ambito del progetto APQ – Interventi di eradicazione di specie vegetali e animali alloctone presenti nei Siti di importanza comunitaria
(Sardegna 01)
21
L’uomo e la spiaggia
cambiamenti climatici
i fenomeni erosivi delle
coste
il fenomeno è legato al cambiamento climatico causato dall’“effetto
serra” e le correlate crescite della temperature medie annuali, causa anche dello scioglimento dei ghiacci delle calotte polari. L’innalzamento dei livelli medi marini potrebbe ulteriormente minacciare
questi ambienti già di per sé fragili e di limitata estensione, malgrado la struttura dinamica e la marcata naturale resilienza
(capacità di recupero) delle comunità biotiche che li caratterizzano;
sebbene l’alternanza di fenomeni erosivi e deposizionali faccia parte delle naturali dinamiche evolutive della spiaggia, l’erosione delle
coste legata all’innalzamento dei mari intensificherebbe i fenomeni
di erosione dei litorali sabbiosi già innescati artificialmente .
Tutti questi fattori, combinati con la crescente e sempre più diffusa domanda di
sfruttamento delle aree costiere da parte dell’Uomo, hanno provocato un degrado
di questi habitat e oggi le spiagge e le dune costiere sono, su scala mondiale, tra
gli ecosistemi più vulnerabili e più seriamente minacciati del nostro pianeta.
22
L’uomo e la spiaggia
L’impegno di tutti
Le spiagge sono viste dalla maggior parte delle persone come
luoghi destinati a puro scopo ludico e ricreazionale, con scarsa
o nessuna considerazione sul loro elevato valore naturalistico.
I danni più gravi sono legati all’affollamento nei mesi primaverili ed estivi quando migliaia di persone si riversano su tutte le
zone di spiaggia e, in particolare sulle dune, calpestando la
bassa vegetazione pioniera, asportando i fiori di alcune delle
piante più caratteristiche, attraversando in lungo e in largo le
dune e “concimandole” con rifiuti organici di varia natura.
Ecco perché modificare i nostri comportamenti può essere molto importante per la salute delle spiagge che frequentiamo.
Ma cosa possiamo fare?
Ecco alcuni suggerimenti:
Evitiamo di parcheggiare l’automobile, la moto o la bicicletta
in prossimità della spiaggia e, in particolare, delle dune.
Per raggiungere la spiaggia utilizziamo le
apposite passerelle se presenti.
Portiamo via i rifiuti
che produciamo.
Sistemiamo gli ombrelloni, teli da
bagno e giochi lontano dalle dune.
Se andiamo in barca, non ancoriamo dove il
fondale è ricoperto di banchi di posidonia.
Evitiamo di calpestare e di portar via qualsiasi
pianta presente sulle dune, in modo particolare
evitiamo di danneggiare il ginepro.
Lascia la sabbia
e le conchiglie alla
spiaggia, scegli un
altro souvenir.
Contribuiamo alla protezione delle nostre spiagge evitando di portar
via residui di sabbia. Pensate che ogni persona porta via,
involontariamente, un quantitativo di sabbia pari a circa 25 g per
volta, 2 Kg e mezzo ogni cento persone!
23
L’uomo e la spiaggia
L’impegno istituzionale per la tutela
La conservazione della
biodiversità
La biodiversità è la varietà della vita sul Pianeta.
La vita sulla Terra è frutto di complessi equilibri dinamici
che consentono i processi evolutivi e una, appunto, straordinaria diversità biologica.
L’uomo in età moderna ha accelerato da 100 a 1000 volte il
naturale tasso di estinzione delle specie e alcuni ricercatori
ritengono che oltre il 99% delle estinzioni possano essere
attribuite alla pressione antropica. Attività industriali, sviluppo di infrastrutture di comunicazione, attività agricole
intensive, lo sfruttamento di risorse non rinnovabili hanno
alterato gli equilibri degli ecosistemi. A questo si aggiungano il rilascio di rifiuti tossici, l’introduzione di specie alloctone e agli effetti dei cambiamenti climatici per l’aumentata
concentrazione di gas serra nell’atmosfera.
Questi fattori oltre ad avere un effetto diretto sulla biodiversità possono minacciare i processi ecologici attraverso la
frammentazione degli habitat delle popolazioni animali e
vegetali.
Quanto il conflitto tra sistemi socio-economici e sistemi naturali possa minacciare la stessa sopravvivenza della nostra
specie sulla Terra è stato recepito sin dal 2002 quando, nel
Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg, è stato approvato il Piano di Azione in cui si coniugano obiettivi di sostenibilità ambientale a quelli economici e
sociali attraverso l’imperativo di ridurre significativamente
la perdita di biodiversità entro il 2010.
Strumento nodale per il perseguimento dell’obiettivo diventa la Convenzione sulla Biodiversità (CBD) approvata in
seguito alla Conferenza Mondiale “Ambiente e Sviluppo” di
Rio de Janeiro del 1992.
La CBD prevede azioni di:
•
conservazione in situ, ovvero la salvaguardia di ecosistemi e specie nelle loro aree naturali;
•
conservazione ex situ, ovvero la conservazione di
"materiale genetico" presso strutture quali le banche
del germoplasma;
•
coinvolgimento delle comunità locali e sensibilizzazione dell'opinione pubblica in materia di conservazione
della biodiversità.
L’obiettivo di ridurre il tasso di distruzione della biodiversità
entro il 2010 è anche fortemente richiamato dal Sesto Piano di Azione Ambientale dell’Unione Europea (count
down per il 2010).
24
L’uomo e la spiaggia
L’approccio di Conservazione
Ecoregionale
Danni su ginepro dovuti a taglio e disturbo
antropico
Conservare specie, habitat e ecosistemi presuppone, oltre
a un grande sforzo di responsabilità e partecipazione,
elevati livelli di integrazione di diverse conoscenze e
tecniche. E’ necessario inoltre che gli strumenti che migliorino l’efficacia degli interventi vengano ricercati all’interno di contesti territoriali ampi e omogenei dal punto di
vista ecologico.
Secondo questa “visione”, l’approccio più moderno per la
conservazione della biodiversità è costituito dalla Conservazione Ecoregionale. L’”approccio di Conservazione Ecoregionale” ha come obiettivo primario quello di promuovere la conservazione degli ecosistemi terrestri,
d’acqua dolce e marini che ospitano biodiversità e
processi biologici importanti dal punto di vista globale. E’ un processo, promosso dal WWF in tutto il mondo,
che ha portato all’identificazione di 238 ecoregioni prioritarie basata sulla mappatura e sull’ordinamento degli
habitat terrestri, marini e d’acqua dolce di maggior rilievo
(Global 200 Initiative).
Una ecoregione è un’unità territoriale, terrestre e/o marina, relativamente estesa che contiene un insieme omogeneo e unico di ecosistemi, che hanno in comune un numero significativo di specie, di processi ecologici, e di condizioni ambientali, e che possono essere gestiti come un’unica unità di conservazione.
Il Bacino Mediterraneo è stato individuato come un’unica grande ecoregione prioritaria, l’Ecoregione Mediterraneo Centrale, ed è stata suddivisa in
20 sub-ecoregioni omogenee. Include
parte della Penisola Italiana, la Sicilia,
la Sardegna, la Corsica, Malta, le piccole isole e il mare circostante.
Ecoregione Mediterraneo Centrale
Carta delle aree prioritarie terrestri e marine
25
L’uomo e la spiaggia
La Direttiva HABITAT
92/43/CEE
La Direttiva HABITAT, unitamente alla Direttiva UCCELLI del
1979 mirata alla salvaguardia di specie ornitiche minacciate di
estinzione, rappresenta uno strumento del sistema di tutela
legale della biodiversità dell'Unione Europea.
Lo scopo della Direttiva è "contribuire a salvaguardare la
biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna
selvatiche nel territorio europeo degli stati membri".
La Direttiva identifica una serie di habitat e specie definiti di
importanza comunitaria e tra questi identifica quelli
"prioritari" (che rischiano di scomparire), ed elenca le specie
animali e vegetali che richiedono una protezione rigorosa. Indica inoltre le specie animali e vegetali di interesse comunitario il
cui prelievo in natura e lo sfruttamento potrebbero essere regolamentate da apposite misure di gestione.
Per esempio..in Sardegna
I tipi di habitat naturali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione in Sardegna sono 52 (13 sono prioritari). Di questi 9 sono habitat costieri caratteristici delle dune di cui 3 prioritari
(contraddistinti per convenzione dall’asterisco*):
1. *1120 “Praterie di posidonie (Posidonion oceanicae)”
2.
1210 “Vegetazione annua delle linee di deposito marine”;
3.
2110 “Dune mobili embrionali”;
4.
2120 “Dune mobili del cordone litorale con presenza di
Ammophila arenaria” (dune bianche);
5.
2210 “Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae”;
6.
2230 “Dune con prati dei Malcolmietalia”;
7. *2250 “Dune costiere con Juniperus spp.”;
26
8.
2260 “Dune con vegetazione di sclerofille dei CistoLavanduletalia”;
9.
*2270 “Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster”
L’uomo e la spiaggia
I SIC
I Siti di Importanza Comunitaria vengono individuati in
base alla presenza degli habitat e delle specie vegetali e animali elencati nella Direttiva HABITAT. Per le specie animali
terrestri i siti corrispondono ai luoghi che presentano gli elementi fisici e biologici essenziali alla loro vita e riproduzione.
Per le specie acquatiche i siti vengono proposti solo se è possibile delimitare chiaramente una zona che presenti tale elementi.
Esistono inoltre habitat e specie per la cui conservazione l’Unione Europea ha una particolare responsabilità in quanto
rischiano di scomparire. Sono definiti habitat e specie prioritarie e, negli elenchi, sono contraddistinti da un asterisco.
Secondo i criteri stabiliti dagli allegati della Direttiva Habitat,
ogni Stato membro redige un elenco di siti che ospitano
habitat naturali e specie animali e vegetali selvatiche.
In base a tali elenchi nazionali e d’accordo con gli Stati membri, la Commissione Europea adotta un elenco di siti d’importanza comunitaria per ognuna delle sette regioni biogeografiche dell’UE (alpina, atlantica, boreale, continentale,
macaronesica, mediterranea e pannonica).
Entro un termine massimo di sei anni a decorrere dalla selezione di un sito come sito di importanza comunitaria, lo
Stato membro interessato designa il sito in questione come
Zona Speciale di Conservazione. Nella ZSC sono applicate
le misure di conservazione necessarie al mantenimento o al
ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli
habitat naturali e/o delle popolazioni delle specie per cui il
sito è stato designato.
Le ZPS
Le Zone di Protezione Speciale (ZPS) sono siti dedicati
alla conservazione dell'avifauna previsti dall'articolo 4
della Direttiva “Uccelli”.
La designazione dei siti come ZPS deve essere effettuata dagli stati membri e comunicata alla Commissione Europea. Nel
caso dell'Italia la designazione delle ZPS compete alle Regioni
e alle Province autonome.
La commissione può giudicare uno stato inadempiente se ritiene, su basi tecniche, che le ZPS designate non siano sufficienti a garantire il mantenimento di uno stato di conservazione soddisfacente per le specie designate o non coprano
tutti i siti necessari.
Non c'è viceversa un limite che impedisca la designazione di
nuovi siti. Il processo di designazione da parte delle Regioni è
tuttora in atto.
27
L’uomo e la spiaggia
La RETE NATURA 2000
La “Rete Natura 2000" è formata dai siti tutelati in virtù della Direttiva Habitat e della Direttiva Uccelli.
E’ uno dei principali mezzi per la conservazione della biodiversità del continente europeo e costituisce un sistema di aree
presenti nel territorio dell’Unione Europea da salvaguardare
mediante la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e fauna selvatiche.
L’obiettivo che l’Unione Europea intende raggiungere attraverso la creazione della Rete “Natura 2000” è la protezione e
la gestione delle specie e degli habitat vulnerabili europei, a
prescindere dai confini nazionali o politici.
I siti che compongono la rete Natura 2000 vengono designati
per conservare la biodiversità in situ e non costituiscono
un sistema rigoroso di riserve naturali da cui sono escluse le
attività dell’uomo. L’approccio adottato nella loro gestione,
infatti, riconosce l’uomo come parte integrante della natura e
nei siti Natura 2000 non vi sono attività precluse a priori e si
possono svolgere attività, quali la coltivazione agricola o la
caccia, purché queste vengano gestite in maniera da non pregiudicare le specie e gli habitat da tutelare per i quali l'area è
stata designata.
La Rete Natura 2000 è composta da due tipi di aree di tutela:
i Siti di Importanza Comunitaria (SIC), destinati a divenire
Zone Speciali di Conservazione (ZSC), previsti dalla Direttiva Habitat e le Zone di Protezione Speciale (ZPS), previste dalla Direttiva Uccelli.
In relazione a queste direttive, la Sardegna ha individuato 89
aree SIC e 37 aree ZPS.
E’ infatti affidato alle Regioni il compito di individuare le aree
e assicurare per i siti opportune misure per evitare il degrado
degli ambienti naturali, degli habitat di specie e azioni perturbanti sulle specie per cui il sito è stato designato.
Sarà anche compito delle Regioni adottare le misure di conservazione necessarie con appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo.
28
L’uomo e la spiaggia
L’impegno della ricerca per la tutela
Il Progetto “PROVIDUNE”
L’acquisizione di conoscenze scientifiche dell’ambiente di spiaggia risponde a un’esigenza primaria
nell’ambito delle strategie di conservazione ambientale, a livello nazionale e comunitario; come pure la diffusione di tali conoscenze e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. E su questi presupposti che si è avviato il Progetto LIFE + “Providune”, finanziato dall’Unione Europea.
Finalità
Obiettivi
“PROVIDUNE” ha come finalità la tutela dell'habitat prioritario rappresentato dalle Dune costiere con ginepro che
costituisce uno degli habitat più minacciati del territorio
della Comunità Europea, presente unicamente in Italia,
Portogallo, Spagna, Danimarca, Francia e Grecia.
Il Progetto punta, in particolare, alla conservazione e ripristino degli habitat dunali localizzati nella province di
Cagliari, Matera e Caserta e precisamente dei siti di:
• Porto Campana, Stagno di Piscinnì, Isola dei Cavoli
Serpentara e Punta Molentis - Cagliari
• Pineta della Foce del Garigliano - Caserta
• Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni Matera
I siti elencati, nei quali devono essere messe in pratica le
azioni di tutela previste dal progetto Providune, sono Siti
di Importanza Comunitaria (SIC) e fanno parte della Rete
Natura 2000.
Azioni
• Si stanno studiando gli aspetti geobotanici, sedimentologici e la dinamica dei processi marino-costieri di tali
siti e eseguendo una mappatura di dettaglio degli
habitat.
• Si sta impostando un sistema di telecontrollo degli
eventi estremi.
I ricercatori sono inoltre impegnati su azioni concrete di
conservazione che prevedono i seguenti interventi:
• recupero e risanamento degli habitat dunali degradati;
• conservazione ex situ e in situ delle specie vegetali
caratteristiche degli habitat dunali e produzione di
piante utili al recupero delle aree degradate;
• realizzazione con tecniche innovative di accessi pedonali, delimitazioni leggere e aree sosta per evitare il
degrado degli habitat causato dal calpestio;
29
L’uomo e la spiaggia
• realizzazione di una banca dati floristico-vegetazionale
e abiotica per la gestione a lungo termine del complesso dunale;
• elaborazione e approvazione di Piani di gestione di due
siti Natura 2000.
La partecipazione
Providune inoltre, per favorire la più ampia partecipazione, ha previsto:
• la predisposizione di materiale divulgativo;
• il sito web del progetto;
• l’organizzazione di incontri con portatori di interesse
per la condivisione del progetto;
• la partecipazione a fiere e conferenze con illustrazione
del progetto;
• la sensibilizzazione di turisti durante la stagione estiva;
• la realizzazione e collocazione di pannelli informativi
nelle aree SIC;
• attività educative nelle scuole.
30
Schede didattiche
L’esplorazione di un ambiente come spunto per riflettere sulla sostenibilità del suo utilizzo da parte
dell’uomo. Al rientro dall’uscita didattica, attraverso un gioco di ruolo, si possono analizzare i vari
interessi economici che gravitano sugli ambienti costieri e avviare un confronto. Potrà essere utile
documentare le osservazioni con l’aiuto della scheda che segue e attraverso materiale fotografico.
Adatto per allievi delle scuole secondarie.
SCHEDA OSSERVAZIONE: SIC Providune di ______________________
Data __________________ Ora ________________
Osservando il mare, individua le diverse fasce di colore. Trascrivile in ordine partendo dalla linea
di costa.____________________________________________________________________
___________________________________________________________________________
___________________________________________________________________________
Osserva la linea di costa: è dritta □
è curva □
Lungo la battigia si trovano conchiglie?
Resti di piante marine? Si □
Alghe marine? Si
□
No
No
Si □
è ondulata □
No □
□
□
A quanti metri trovi la prima pianta?________________
Misura la sua altezza dal suolo_____________
A che distanza da questa pianta se ne trova un’altra uguale?___________
Ti sembra che la sua distribuzione presenti un aspetto :
fitto □ rarefatto □
La parte aerea della pianta presenta:
fiori □ fusto erbaceo □ foglie rigide □ foglie con peluria □ frutti □ fusto legnoso □
foglie carnose □ foglie spinose □ foglie filiformi □
La parte aerea ha un portamento: eretto □ strisciante □
A che cosa pensi siano dovute le caratteristiche di queste piante? motivi estetici □ adattamento all’ambiente □ casualità □
Pensi che le radici di queste piante siano: profonde pochi cm □ profonde più di 10 cm □
Osservando l’interno noti dei cambiamenti nel piano della spiaggia?
rimane orizzontale □ si formano piccole dune □ si formano alte dune □
31
Schede didattiche
Se la spiaggia si movimenta con delle dune, osserva il tipo di pianta che si trova nei retroduna. In
cosa differiscono le piante della duna da quelle del retroduna?
DUNE
RETRODUNE
colore
forma
altezza
Caratteristica foglie
distribuzione
A quale distanza dal mare trovi la prima pianta legnosa?__________
Quali sono le sue caratteristiche?
Altezza ___________ colore____________ tipo di foglie_______________
fiori_____________ frutti____________ distribuzione___________
Conosci il nome ?__________________
Ora prova a disegnare il profilo della dune
Ci sono manufatti sulla spiaggia o sulla duna? SI
Se sì, di che tipo sono ?
□
_______________________
La spiaggia e la duna “portano i segni” della stagione estiva?
Se sì, quali ?
32
_______________________
NO □
Schede didattiche
Un approccio all’ambiente dunale attraverso la percezione sensoriale. Sarà utile anche registrare i
suoni del luogo e ripetere l’esperienza in periodi diversi dell’anno.
Scheda: La duna ci parla
Siediti sulla sabbia, di fronte a una duna, ma senza calpestarla, chiudi gli occhi e ascolta.
Prendi il tempo che ti occorre poi riporta i suoni che hai sentito:
Canto degli uccelli_____________________
Vento______________________________
Rumori _____________________________
Voci_________________________________
Suoni che non conosco_______________________
Altro____________________________________
Ora disegna la tua duna
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Schede didattiche
Tra le tracce degli animali cerchiamo anche quelle dell’”animale uomo” …..
SCHEDA DI OSSERVAZIONE “ANIMALI” E PIANTE NEL SIC Providune_____________
Osserva la sabbia, smuovendola e portando in superficie la parte sottostante, noti la
presenza di piccoli animali?
molti
pochi
nessuno
Guarda attentamente intorno
Si vedono mammiferi?________
Se si, li conosci? Puoi descriverli?
_____________________________________________________________________________
Si vedono uccelli?________________________________________
Se si, li conosci? Puoi descriverli?
_____________________________________________________________________________
Si vedono rettili?________________________________________
Se si, li conosci? Puoi descriverli?
_____________________________________________________________________________
Si vedono anfibi?________________________________________
Se si, li conosci? Puoi descriverli?
_____________________________________________________________________________
Si vedono insetti e ragni?______________________________________
Se si, li conosci? Puoi descriverli?
_____________________________________________________________________________
Si vedono altri animali (lumache, vermi, ecc.)?_______________________
Se si, li conosci? Puoi descriverli?
_____________________________________________________________________________
Si vedono:
Tane, nidi, formicai, ragnatele?
______________________________________________________________
Si vedono resti organici:
Uova, piume, penne, ciuffi di pelo, escrementi?
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Schede didattiche
Si vedono tracce o impronte:
Orme, parti di piante mangiucchiate, scorticature sulle cortecce, galle?
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Si sentono:
Canti di uccelli, altri rumori di animali?
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Si vedono resti inorganici:
Lattine, bottiglie di plastica, oggetti di polistirolo?
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Descrivi gli animali osservati. Puoi aiutarti con queste sagome per descrivere colore e aspetto delle varie parti
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Schede didattiche
Dopo che i ragazzi hanno individuato la specie aliena e averne approfondito le caratteristiche si
può, attraverso un gioco di ruolo, far immedesimare i ragazzi in ciascuna pianta mettendo i personaggi nella situazione “è arrivato un nuovo ospite cosa fanno gli autoctoni?”
Scheda: Cerca l’alieno
Quali delle seguenti piante è una specie aliena che non dovrebbe essere presente sulla duna?
Se sai riconoscere anche le altre scrivi il nome di ciascuna pianta sotto il disegno
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Osservazioni e note
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Bibliografia e sitografia
Aspetti geologico-sedimentologici e Minacce
De Muro S. e De Falco G. (2010) – “MANUALE DI BUONE PRATICHE PER LO STUDIO, IL MONITORAGGIO E LA GESTIONE DELLE SPIAGGE DELLA SARDEGNA” in “Dati e manuale scientifico-tecnico per lo studio e la gestione delle spiagge della Sardegna e della Corsica” – Volume atti conclusivi Progetto Interreg IIIA GERER “Gestione ambientale integrata in località ad elevato rischio di
erosione” – University press – Scienze Costiere e Marine, CUEC. ISBN 978-88-8467-629-0 – pp. 279-320 (volume in
fase di stampa).
De Muro S. e Dore G.P. (2008) – “DOVE INIZIA IL MARE” – Documentario prodotto dall’Osservatorio Coste E Ambiente Naturale
Sottomarino (OCEANS) sul “DECALOGO PER LA GESTIONE DELLE SPIAGGE SARDE – COME SALVAGUARDARE E CONSERVARE QUESTO
BENE AMBIENTALE” – Atti scientifici e divulgativi Interreg IIIA GERER - Osservatorio Coste E Ambiente Naturale Sottomarino
(OCEANS) Palau (OT).
De Muro S., De Falco G., Costa M. (2007) - “DECALOGO PER LA GESTIONE DELLE SPIAGGE SARDE – COME SALVAGUARDARE E CONSERVARE QUESTO BENE AMBIENTALE” – Atti Conferenza Intermedia Progetto INTERREG IIIA GERER “Gestione ambientale integrata
in località ad elevato rischio di erosione” Osservatorio Coste E Ambiente Naturale Sottomarino (OCEANS) Palau (OT), 21
aprile 2007.
De Muro S., De Falco G., Costa M. (2007) - “MONITORAGGIO E GESTIONE DI TRATTI COSTIERI A SALVAGUARDIA DELLA LORO NATURALITÀ.
LE STRATEGIE DELLA REGIONE SARDEGNA ATTRAVERSO CASI DI STUDIO” - Workshop "Cambiamenti climatici e ambiente marinocostiero: scenari futuri per un programma nazionale di adattamento" – Palermo, 27-28 giugno 2007.
Audisio P., Muscio G., Pignatti S., Solari M., 2002 – Quaderni habitat: Dune e spiagge sabbiose. Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio. Museo Friulano di Storia Naturale. Comune di Udine.
Quintarelli C.C., 2006 – Quaderni della Ri-Vista Ricerche per la progettazione del paesaggio ISSN 1824-3541. Università
degli Studi di Firenze.
Aspetti vegetazionali
Bacchetta G., Bagella S., Biondi E., Farris E., Filigheddu R., Mossa L., 2009 - Vegetazione forestale e serie di vegetazione
della Sardegna (con rappresentazione cartografica alla scala 1:350.000). Fitosociologia vol. 46 (1) suppl. 1: 3-82.
Acosta A.T.R., Izzi C.F., 2007. Le piante esotiche negli ambienti costieri del Lazio. ARACNE ed. S.r.l. Volume realizzato con il
contributo parziale del MIUR, PRIN 2003-2005.
Atzeni S., Cardia S., Frau D., Meloni F., Podda L., 2006 - Mini guida di sensibilizzazione ambientale finalizzata alla conoscenza e divulgazione dell’Area Marina Protetta di Capo Carbonara. Finanziata nell’ambito del progetto “Il mio Parco IV” dell’AMP di Capo Carbonara rivolto all’Istituto Comprensivo di Villasimius.
Bacchetta G., Fenu G., Iiriti G., Mattana E., Meloni F., Mulé P., Podda L., 2006 - Territory defence throughout conservation
of the plant diversity: the project of the Protected Sea Area of Capo Carbonara (South eastern Sardinia). Ist International Symposium Enviroment, Identities and Mediterranean Area, 302-307.
Bacchetta G., Fenu G., Mattana E., Meloni F., Podda L., 2007 - Conservazione ex situ e in situ della biodiversità vegetale
dell’Area Marina Protetta di Capo Carbonara (Sardegna sud-orientale). Fitosociologia, 44(1): 157-164.
Biondi E., 1992 – Studio fitosociologico dell’arcipelago de la Maddalena. 1. La vegetazione costiera. Coll. Phytosoc. 19: 183224.
Aspetti faunistici
Audisio P., Muscio G., Pignatti S., Solari M., 2002 – Quaderni habitat: Dune e spiagge sabbiose. Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio. Museo Friulano di Storia Naturale. Comune di Udine
Università di Sassari Dip. di Protezione Piante, Ist. Studio Ecosistemi CNR – area di Sassari - Biodiversità del sistema dunale
della colonia penale di Is Arenas – “Il caso degli insetti” Roberto Pantaleoni e collaboratori
L’impegno di tutti
www.providune.it Consigli Providune
CEAS Laguna di Nora - Campagna di sensibilizzazione sull’uso sostenibile della spiaggia - Progetto “SOS Spiaggia” del Comune di Pula finanziato dall’Ass.to Ambiente della Regione Sardegna
Atzeni S., Cardia S., Frau D., Meloni F., Podda L., 2006 - Mini guida di sensibilizzazione ambientale” finalizzata alla conoscenza e divulgazione dell’AMP di Capo Carbonara. Progetto “Il mio Parco IV” dell’AMP di Capo Carbonara
La conservazione della biodiversità
Piotto B., Giacanelli V., Ercole S. (A cura di), 2010 – La conservazione ex situ della biodiversità delle specie vegetali spontanee e coltivate in Italia. Stato dell’arte, criticità e azioni da compiere. Manuali e linee guida ISPRA 54/2010.
Bulgarini F., Petrella S., Teofili C., (a cura di), 2006 Biodiversity Vision dell’Ecoregione Mediterraneo Centrale. WWF ItaliaMIUR, Roma.
La direttiva Habitat, la rete Natura 2000, SIC e ZPS
EUROPEAN COMMUNITY, 1992 - Council Directive 92/43/EEC of 21.5.92. Official Journal of the European Communities L.
206 of 22.7.1992.
Bacchetta G., 2001 - Liste rosse e blu della flora sarda. In: PIGNATTI S., MENENGONI P., GIACANELLI V., (eds). Liste rosse
e blu della flora italiana. ANPA: Roma
EUROPEAN COMMISSION DG ENVIRONMENT, 2003. Interpretation Manual of European Union Habitats - EUR25. Nature
2000. Nature and biodiversity.
Bonella G., Tartaglini N., 2002. Natura 2000 Italia informa. MATT Direz. Conservazione della Natura. N. 0.
- www.minambiente.it
Schede didattiche
- Carraro S. Moretti G. Nasolini S. Vladirim D. Vicari B. Vignatelli D. - Guida emozionale al territorio Anima Mundi Editrice
2001
- Studio Daphne di Anna Lacci Provincia di Lucca Settore ecologia - Un ambiente e le sue storie - Quaderni di educazione
ambientale
- WWF - “La costa” Quaderno n. 3 Scuolambiente - Guida allo studio e alla composizione dell'ecosistema costiero
- CEEA 38
Lago di Baratz (a cura di) - "La duna a .. piccoli passi" attività di educazione ambientale - schede
- Riserva Naturale Miramare Trieste (WWF)(a cura di) - Progetto Costnet, organizzato dal L.S. “Galilei”
Ideazione e cura: CEAS Laguna di Nora
Coordinamento e supervisione: Alessandro Bordigoni
Testi:
Simona Atzeni, Gianluigi Bacchetta, Silvia Cardia, Giuseppe Cuboni, Sandro De Muro, Daniela Fadda, Fabrizio Ferraro, Daniela Frau, Angelo Ibba, Claudio Kalb, Giovanni Lenti, Francesca Meloni,
Sergio Nissardi, Giuseppe Ollano, Silvia Pinna, Lina Podda, Cristiano Pontecorvo
Foto:
Bacchetta G., Pontecorvo C., Podda L., Ollano G., Tocco F., Brazzoli A., Bua S., Pantaleoni R.,
Angioi P., Grano M., Gab J., Pomilla M., Niolu P.
Illustrazioni:
Fadda L. (p.15); Podda L. (p.13 ) tratta dal CD-rom “Villasimius. AMP di Capo Carbonara” progetto
didattico “Una scuola tra mare e terra” dell’AMP di Capo Carbonara; tratte da Audisio P., Muscio G.,
Pignatti S., Solari M., 2002 – Quaderni habitat: Dune e spiagge sabbiose (p.5,7,19); Lenti G. (p.
4); tratta da WWF.it Scheda Ecoregione Mediterranea Centrale (p.25); tratte da Baldaccini E.,
Lacci A “In balia della marea” - piccola guida agli ecosistemi costieri (p.36); Tratta da De Muro S. e
De Falco G. (2010) – “Manuale di buone pratiche per lo studio, il monitoraggio e la gestione delle
spiagge della Sardegna” (p.4)
Impaginazione: CEAS Laguna di Nora
Il logo di copertina “QUALCHEDUNA ha il tempo contato” è di Paolo Marabotto
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Pubblicazione realizzata nell’ambito del Progetto PROVIDUNE (LIFE07NAT/IT/000519)
Programma LIFE + Nature and Biodiversity
Al Progetto PROVIDUNE partecipano:
Beneficiario coordinatore: Provincia di Cagliari
Beneficiari associati: Provincia di Caserta, Provincia di Matera, Università di Cagliari (Centro Conservazione Biodiversità e Osservatorio Coste e Ambiente Naturale Sottomarino),
Associazione TECLA
Stampato su carta riciclata e certificata FSC
Cofinanziatore: Comune di Domus De Maria
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