Scopazzi del melo: risultati di una prova quadriennale in un frutteto

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Scopazzi del melo: risultati di una prova
quadriennale in un frutteto modello
Michael Unterthurner, Centro di Consulenza e Sanja Baric, Centro di
Sperimentazione Agraria di Laimburg
Il frutteto sperimentale è stato allestito a Lana nel 2005. Viene controllato visivamente con regolarità e sottoposto ad analisi biomolecolari per l’individuazione dei patogeni responsabili degli scopazzi.
Anche nel 2008 sono state raccolte preziose informazioni in merito
a questa fitoplasmosi. Le esperienze condotte nell’intervallo 2005 2007 sono state pubblicate nel numero 3/2008 di Frutta e Vite.
Descrizione dell’impianto
Il frutteto sperimentale ha una superficie di 3.000 m², coltivata con 1.051
piante di Red Delicious spur innestate
su M26. L’impianto si trova in una zona
precoce del paese ed è circondato da
frutteti in produzione di Golden Delicious, facenti capo alla medesima
azienda. Non lontano si trovano un
82
altro frutteto di Golden Delicious ed
un meleto biologico. Tutti gli impianti
confinanti presentavano, nell’autunno
del 2006, un’elevata percentuale di
piante colpite da scopazzi. In autunno
del 2008 la percentuale di “nuovo attacco” è scesa fino allo 0%. Nel corso
della stessa annata, il frutteto confinante più datato (su M9, del 1970) è
stato sostituito da un nuovo impianto
di Golden Delicious. Sul lato nord del
frutteto sperimentale si trova un’azienda che si occupa di giardinaggio.
Insetti vettori: comparsa
e difesa
Sia nel frutteto sperimentale che in
quelli confinanti, ogni anno sono state
raccolte con cadenza settimanale e tra
la ripresa vegetativa e la fine di maggio, informazioni relative alla comparsa di entrambi gli insetti vettori (psilla
del biancospino – Cacopsylla melanoneura – e psilla estiva – Cacopsylla picta; vedi Frutta e Vite 2008/3,
pagg. 84-87). In accordo con quanto
già sperimentato nel 2007, anche nel
2008, accanto alle prove di scuotimento, sono state utilizzate anche le
trappole cromotropiche per il control-
Scopazzi del melo
2/2009
lo della comparsa della psilla estiva,
il più efficiente insetto vettore degli
scopazzi. Nel corso di nessuna prova di scuotimento e nemmeno nelle
trappole è stata rilevata (primavera
2008) la presenza di individui della
specie in esame. Come già nel 2006
e nel 2007, anche nel 2008 – come
da noi consigliato – è stata attuata la
difesa dagli insetti vettori. A rottura
gemme è stato distribuito una volta
Trebon (etofenprox) ed in pre- e postfioritura una volta ciascuna con Dursban (clorpirifos). Inoltre, il conduttore dell’azienda ha deciso di utilizzare
una volta Klartan (fluvalinate) durante
la fioritura. È noto che fluvalinate è
dannoso per gli acaro-predatori ed il
risultato non si è fatto attendere: in
estate l’attacco di ragno rosso è stato
veramente notevole.
Risultati delle prove
quadriennali
Nel frutteto sperimentale, nel giugno
dell’anno d’impianto 2005 era stato
riscontrato un forte attacco da parte
di larve di psilla estiva, poiché dopo
la messa a dimora non era stato effettuato alcun trattamento di difesa
dagli insetti vettori (vedi Frutta e Vite
2008/3, pagg. 84-87). Per approfondire gli effetti di tale attacco, alla fine
del primo anno d’impianto (ottobre
2005 e marzo 2006, prima della ripresa vegetativa) sono stati prelevati
campioni di apparati radicali di 105
piante complessive, che sono poi stati
analizzati presso il laboratorio di biologia molecolare del Centro di Sperimentazione di Laimburg, mediante
real-time PCR (tabella 1). Su 11 delle
piante testate è stata riscontrata la
presenza dei fitoplasmi AT, mentre le
altre 94 piante risultavano non infette.
Il grado di attacco era dunque pari al
10,5%. Nell’intero frutteto non è però
stata osservata la presenza di piante
sintomatiche. Nel corso della primavera del 2006 (secondo anno d’impianto) è stato effettuato un primo
intervento contro la psilla del biancospino e la psilla estiva.
Per valutare l’efficacia della difesa,
nell’ottobre 2006 sono nuovamente
stati prelevati campioni di apparati radicali dalle 94 piante in precedenza risultate esenti dall’infezione, da testare
mediante real-time PCR. La presenza
dei fitoplasmi AT è stata confermata
in una sola pianta, il che corrisponde
ad un “nuovo” attacco pari all’1,1%.
Per la prima volta, in questo periodo
è stato possibile osservare anche i
sintomi degli scopazzi. La valutazione complessiva del grado di attacco
nell’intero frutteto ha fornito un esito
pari al 4,9%. Nel corso di un successivo controllo (primavera 2007 – terzo
anno d’impianto), un ulteriore 2,2%
di piante mostravano una ripresa vegetativa anticipata. Tutte le piante sin-
tomatiche sono state immediatamente estirpate e durante la primavera del
2007 si è proceduto ad intervenire
chimicamente contro C. melanoneura e C. picta. Inoltre, alla fine del terzo anno d’impianto, le piante risultate negative all’analisi real-time PCR
sono state nuovamente testate. Nel
complesso sono state analizzate 114
piante, contro le 93 precedenti. L’esito
ha confermato l’assenza di fitoplasmi
AT da tutte le piante. Anche nel corso
dei rilievi visivi, effettuati nell’autunno del 2007 e nel marzo del 2008
(quarto anno d’impianto) non è stata
riscontrata la presenza di piante sintomatiche. Una ripetizione del prelievo e dell’analisi real-time PCR sulle
Tabella 1: andamento dell’attacco nel frutteto sperimentale.
PCR
% nuovo attacco
numero
di piante
piante
intero
negativo
positivo
testate
test
impianto*
primavera 2005 (impianto) assenza di difesa mirata
fine 1° anno d’imp.
105
94
11
10,5
0,0
inverno 05/06
primavera 2006 (2° anno d’impianto) difesa mirata
fine 2° anno d’imp.
94
93
1
1,1
4,9
ottobre 06
primavera 2007 (3° anno d’impianto) difesa mirata
3° anno d‘imp.
2,2
marzo 07
fine 3° anno d’imp.
114
114
0
0,0
0,0
ottobre 07
primavera 2008 (4° anno d‘impianto) difesa mirata
4° anno d‘imp.
0,0
marzo 08
fine 4° anno d’imp.
114
114
0
0,0
0,0
ottobre 08
periodo
* piante sintomatiche (rilievo visivo).
Tabella 2: esito delle analisi sulle piante con arrossamenti.
periodo
2° anno d’imp.
autunno 06
3° anno d’imp.
autunno 07
4° anno d’imp.
autunno 08
piante
arrossate
81
tutte
34
con sintomi
76
n° piante
senza
n° totale
sintomi
piante
(PCR
colpite
positivo)
2
78
PCR
negativo
3
scarsa carica produttiva –
non è possibile esprimere giudizi in merito
0
0
0
34
83
114 piante test eseguita nell’autunno
2008 ha confermato ancora una volta
l’assenza di nuove infezioni di scopazzi. Nell’intero frutteto non sono state
osservate piante sintomatiche durante la raccolta.
La comparsa dei sintomi
Nel complesso, nella prova a campione analizzata con real-time PCR, 12
piante sono state testate per il fitoplasma AT: 11 nell’inverno 2005/06
e una sola nell’ottobre 2006. Sulle
11 piante, verosimilmente infettate
nell’anno d’impianto, i sintomi si sono
resi evidenti separatamente: su 5
nell’autunno del secondo anno d’impianto e sulle rimanenti 6 nella primavera dell’anno successivo. L’unica
pianta infettata un anno più tardi non
ha mostrato, fino alla raccolta 2008,
altri sintomi di scopazzi. Solo dopo la
raccolta è stato osservato, su questa
pianta, il caratteristico arrossamento
fogliare.
Osservazioni
sull’arrossamento
I controlli visivi condotti con regolarità
sin dall’allestimento del frutteto hanno
portato interessanti conoscenze relativamente all’arrossamento fogliare
(tabella 2). Nell’autunno del secondo
anno d’impianto il sintomo, caratteristico degli scopazzi, è stato rilevato su
81 piante. Di esse, 76 hanno mostrato, entro la primavera dell’anno successivo, ulteriori sintomi, quali frutti
nani, scopazzature dei rami o ingrossamento delle stipole, mentre le rimanenti 5 solo un arrossamento fogliare.
Un’analisi real-time PCR condotta su
queste 5 piante ha confermato la presenza dei fitoplasmi AT solo in 2 casi,
sebbene entrambe le piante abbiano
mostrato anche nell’autunno 2008
soltanto l’arrossamento. Ciò fornisce
un dato pari a 78 piante infette, per
un grado di attacco del 96,3%, riferito
a tutte le piante arrossate al secondo
anno d’impianto. Un quadro diverso è
stato ottenuto dalle osservazioni degli
anni successivi. Al terzo anno d’im84
Nel frutteto
sperimentale è
stato possibile
approfondire
la relazione
esistente tra
arrossamento
fogliare e
scopazzi.
pianto, la fioritura dei meli del frutteto
sperimentale è stata molto contenuta ed in conseguenza anche la carica
produttiva è stata scarsa: in autunno
tutte le piante apparivano con le foglie arrossate. Per contro, nell’autunno del 2008, è stata riscontrata una
carica produttiva piuttosto irregolare,
molto consistente su alcune piante
e decisamente scarsa su altre. Nel
complesso, al quarto anno d’impianto altre 34 piante (accanto a quella
infettata in forma latente e alle due risultate positive al real-time PCR) sono
state caratterizzate da un completo
arrossamento delle foglie. Questo sintomo è comunque apparso solo dopo
la raccolta. Le piante arrossate sono
state sottoposte all’analisi real-time
PCR, per controllare la presenza di
un’eventuale infezione da fitoplasmi
AT. In nessun campione sono state
riscontrate particelle fitoplasmatiche.
Conclusioni
Nel periodo 2005 – 2008 è stato
possibile, in questo impianto
sperimentale e grazie alle misure
intraprese (estirpazione delle piante
infette, lotta ai vettori), ridurre il
“nuovo” attacco dal 10,5% del 2005
allo 0% (2007 e 2008). Inoltre è
stato confermato che il completo
arrossamento fogliare in presenza di
scarsa carica produttiva non è indice
univoco di un’infezione da scopazzi.
Ringraziamento
Un ringraziamento sentito al proprietario e al conduttore dell’azienda di
Lana, e a Christine Kerschbamer per
la professionalità nella conduzione
delle analisi realtime PCR presso il
laboratorio di biologia molecolare del
Centro di Sperimentazione Agraria di
Laimburg.
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