Echinodorus
le più amate, le più belle
di Thomas Titz
Grazie alle molteplici parti colarità ed alla coltivazione
relativamente semplice, le
specie del genere Echinodorus
sono tra le piante da acquario più utilizzate. Ne parliamo con un autore che vanta,
grazie alla sua professione,
una esperienza pratica
straordinaria: Echinodorus
in generale e approfondimento su E. cordifolius.
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Se si dà uno sguardo ad un acquario e se ne osservano le piante, si
può notare nella maggior parte dei
casi qualche esemplare del genere
Echinodorus. Non c‘è da meravigliarsi perché le specie di questo
genere, appartenente alla famiglia
delle Alismatacee, fanno parte già
da anni dell‘assortimento standard
di ogni negozio specializzato in
acquariofilia. Queste piante sono
utilizzate con piacere per il primo
allestimento di un acquario già
dall‘esposizione del negoziante,
poiché convincono i clienti per il
verde intenso delle loro foglie.
L‘acquisto di un esemplare di
Echinodorus, inoltre, rappresenta
quasi sempre una buona scelta:
generalmente sono piante d’acquario adattabili, di poche pretese e
perdonano alcuni errori iniziali di
coltivazione. Non va tuttavia
dimenticato che molte specie possono diventare dominanti in
acquario, e che crescendo richiedo no uno spazio adeguato al proprio
sviluppo. Una regola ragionevole
per la coltivazione di queste piante
prevede un acquario la cui lunghezza sia di almeno 80 cm.
L’ambiente vitale naturale
La zona di diffusione degli
Echinodorus in natura è ristretta al
continente americano (parte dagli
Stati Uniti ed arriva fino al confine
meridionale dell‘Argentina). Qui le
piante sono esposte alle tipiche
oscillazioni climatiche stagionali
causate dall’alternanza di periodi di
pioggia e di siccità che ne influenzano in maniera decisiva la crescita. La maggioranza delle specie di
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Echinodorus conduce vita anfibia e
cresce in regioni alluvionali e paludose oppure si sviluppa lungo le
rive di acque stagnanti o correnti.
Quando nei periodi delle piogge il
livello dell‘acqua sale, le piante che
vengono gradualmente sommerse
si adattano alla nuova situazione
sviluppando del fogliame sommerso (foglie subacquee). Questa
modalità di sviluppo corrisponde a
quella di un esemplare di
Echinodorus che vive in acquario.
Si assiste invece ad una riduzione
dei processi metabolici quando il
livello dell‘acqua sale ulteriormente
e la quantità di luce che le piante
sommerse ricevono è minima.
Terminate le piogge, le piante
devono sostenere un altro momen to difficile: la siccità. Spesso le
foglie seccano, mentre i rizomi (i
fusti generalmente sotterranei che
hanno funzione nutritiva. NR)
affondati nel terreno secco, attendono di nuovo la stagione umida.
Accanto alle diverse specie che
conducono un tale ciclo vitale, ne
esistono altre che vivono in raccolte d’acqua in piena per tutto
l‘anno. Anche queste piante adattano il proprio sviluppo ai differenti periodi climatici. Non è certo
l‘inaridimento dovuto alla siccità a
minacciarle, ma la riduzione della
luce che avviene nella stagione
delle piogge; in casi estremi tale
Una infiorescenza di
Echinodorus cordifolius. I fiori
sono una delle chiavi tassonomiche più utilizzate nella identificazione delle specie.
Amazzonia:
foreste ed esondazione
Cosa è l’Amazzonia? L’Amazzonia non è una
nazione, nonostante il suo territorio sia talmente vasto da comprendere alcuni tra i
più grandi stati del Sudamerica (Brasile,
Perù, Equador, Colombia). Non è nemmeno
un amb iente dalle carat teristiche uniformi,
ma anzi un insieme di habitat estremamente
diversificati. Non può essere neppure definita come un’immensa foresta pluviale,
benché numerose siano le foreste pluviali
che fanno parte dell’intricato mosaico di
ecosistemi che si vengono a creare.
L’Amazzonia è semplicemente una regione
che prende il nome dal fiume che la attraversa: il Rio delle Amazzoni. Oltre ad essere il secondo fiume al mondo per lunghezza
(6280 km), il Rio delle Amazzoni possiede
il più grande bacino idrografico del pianeta
(7.050.000 km 2 ) .
In questa regione si coniugano due caratteristiche uniche: acqua alta (il livello dell’acqua può salire di oltre 13 metri) e rilievi
topografici scarsament e elevati. Tuttavia le
piante capaci di sopportare una lunga permanenza in acqua alta sono molto poche.
Gli E c h i n o d o r u s, per esempio, non vivono
nelle vicinanze del Rio delle Amazzoni
dove il livello dell’acqua si alza anche di
otto metri, ma nelle aree periferiche del
suo baci no idrografico. Non esiste perciò
una sola tipologia di foresta, ma tante che
differiscono per condizioni chimico-fisiche
dell’acqua e per esondazione. Le varzea,
per esempio, sono le foreste inondate da
acque ricche di sedimenti (le cosiddette
acque bianche), le igapò sono bagnate da
acque nere (acqu e scure ed acide per la
notevole massa di materiale vegetale in
decomposizione) e da acque chiare (acque
povere di nutrienti), mentre le foreste tidali
crescono lungo le aree di estuario. hydra è
alla scoperta del sud America nel numero di
gennaio.
Livio Leoni
Goulding, M., Smith, N., J., H., Mahar, D., J.
1 9 9 6 . The floods of fortune: ecology an d
ec onomy along the Amazon . Columbia
University Press, New York.
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riduzione può comportare un arresto o una fase
di pausa nello sviluppo. A questo gruppo tuttavia
appartengono solo poche specie. Oltre all’estrema
variazione del livello dell‘acqua, le specie del
genere sono esposte a fluttuazioni di temperatura. Le stagioni molto piovose sono anche le più
calde e la temperatura dell‘aria può frequentemente raggiungere valori superiori ai 30°C.
Tuttavia temperature così elevate non sono utili
alle piante che in questo periodo entrano in riposo. Paradossalmente le stagioni secche con i più
bassi livelli d‘acqua sono le più fredde. Per esempio, le diverse specie di Echinodorus delle regioni
subtropicali a sud del Brasile e dell‘Argentina,
possono essere esposte a temperature ai limiti del
gelo. Grazie alla loro capacità di adattamento, è
addirittura possibile coltivare negli stagni da giardino europei le specie più robuste dalla primavera
fino all‘autunno. Specie che sopportano tali temperature sono per esempio Echinodorus osiris,
Echinodorus uruguayensis e la forma Echinodorus
x horemanii ed Echinodorus x barthii.
Echinodorus in acquario
La forma più frequente di coltivazione di
Echinodorus è quella che avviene (tuttavia non è
la migliore) in acquario. Le specie preferite dagli
appassionati hanno le foglie grandi e sono spesso
utilizzate nelle vasche dei principianti o in quelle
di comunità. Questo avviene perché le piante,
oltre ad essere di semplice coltivazione, sono
piuttosto robuste e gli individui non risentono del
fatto che un pesce pizzichi il fogliame oppure
scavi nel terreno. La temperatura ottimale per
una vasca di Echinodorus dovrebbe oscillare tra i
22 e i 26°C, sebbene le specie provenienti da latitudini subtropicali e temperate, siano adatte
anche ad acquari di acqua fredda. La maggior
parte degli Echinodorus prospera in acqua sia
tenera sia dura. Bisogna però prestare un po‘ più
di attenzione all’illuminazione. E’ possibile coltivare alcune specie di Echinodorus in scarsa illuminazione anche per periodi lunghi, ma le piante
sviluppano un fogliame sano e forte solo con illuIn alto: Echinodorus in salute tendono naturalmente verso l’alto fino a fuoriuscire dall’acquario. Arrestarne la crescita non è perciò una conduzione naturale. In basso a sinistra: un esemplare di Echinodorus barthii nel vivaio acquatico
di Paul Kloecker. A destra: Echinodorus parviflorus con dei germogli e la visione di un acquario.
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Echinodorus cordifolius
esperienze di coltivazione
Thomas Titz
35 anni, vive a Colonia,
Germania
Come molti altri appassionati di
tutto il mondo, Thomas si interessa all’acquariofilia fin da bambino. Alleva pesci d’acqua dolce,
infatti, da quando ha 10 anni.
Ben presto la passione si sposta
sempre più verso la coltivazione
delle piante e ciò che era solo un
passatempo istruttivo diventa un
mestiere. Un mestiere che ha il
potere di riunire animali e piante:
giardiniere capo allo zoo di
Colonia, prestigiosa istituzione
tedesca impegnata nel campo
dell’educazione ambientale e
della ricerca (recentissima la collaborazione con biologi camerunesi). Thomas collabora con la
prestigiosa rivista acquariofila
tedesca DATZ ed attualmente è
impegnato nella stesura del suo
primo libro, ovviamente imperniato sull’allevamento delle piante acquatiche, che vedrà la luce
nell’aprile 2002.
Per maggiori informazioni sullo
Zoo di Colonia (esiste anche una
sezione dedicata agli acquari con
una vasca di barriera di circa
20.000 litri) è possibile visitare il
sito (è in lingua tedesca):
www.zoo-koeln.de
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minazioni intense. Alle
specie bisognose di luce
appartengono soprattutto Echinodorus dalle
foglie rosse e quelli che
restano piccoli. Un
aspetto di particolare
rilevanza per avere successo nella coltivazione
in acquario è rappresentato dalla composizione
del terreno. Come già
accennato, la maggior
parte delle specie di
Echinodorus ha origine
palustre; per questo
motivo in acquario
hanno bisogno di un
terreno nutriente. In
caso di un nuovo allestimento dell‘acquario, è
consigliabile preparare il
primo strato di sabbia
con un normale substrato per piante d‘acquario
disponibile in commercio
(attraverso le radici esso
fornisce alle piante gran
parte del nutrimento
necessario). Se si vuol
fare qualcosa di meglio,
conviene miscelare il
fondo con dell’argilla
umida sotto forma di
piccole sfere posizionandola, quando è secca, tra
le radici delle piante. Per
offrire alle piante un
nutrimento completo di
elementi base e microelementi, si è provato ad
usare, oltre al solito terreno nutriente, anche un
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Echinodorus cordifolius per le sue foglie verdi
scuro a forma di cuore e chiaramente fascicolate è
inclusa tra le piante da acquario decorative, ma
dominanti. Essa appartiene alla famiglia delle
Alismatacee e fu descritta nel 1783 da Linnè col
nome di Alisma cordifolia; più tardi fu spostata da
Griesbach nel genere Echinodorus. Il nome
Echinodorus (echinos = riccio, doras = tubo) si
riferisce all’aspetto delle infruttescenze spinose,
mentre il nome specifico cordifolius è da ricondurre alla forma a cuore delle foglie. La sua zona di
diffusione in natura si trova tra le regioni paludose
del Venezuela e le isole caraibiche fino al Messico.
Il genere Echinodorus sviluppa foglie dallo stelo
lungo, ordinate a rosetta, che possono crescere fino
a 20 cm di lunghezza e a 12 cm di larghezza. A
prima vista pare non esserci alcuna differenza tra il
fogliame emerso e quello sommerso, tuttavia le
foglie emerse hanno una struttura più stabile. In
condizioni promettenti, questa pianta genera germogli (per una riproduzione generativa o sessuale)
che si ramificano sulla superficie dell’acqua formando verticilli da 5 – 15 grandi fiori bianchi; dopo l’inseminazione, dai fiori bisessuali (monoici) si sviluppano pseudofrutti rotondi a forma di riccio, i cosiddetti sincarpi. I germogli delle piante che crescono
sommersi e che a causa dell’eccessiva profondità
dell’acqua non raggiungono la superficie, sviluppa no giovani piante avventizie al posto dei fiori.
Questa riproduzione asessuale semplice, ma non
molto produttiva, si può ottenere anche in acquario
legando il germoglio ed impedendogli così di crescere al di fuori dell’acqua. Dopo che la pianta
avventizia ha formato sufficienti radici, cosa che
può anche impiegare parecchie settimane, la si
recide dalla madre con un paio di forbici affilate.
Poiché le plantule ricevevano costantemente il
nutrimento attraverso il legame di tipo ombelicale
alla pianta madre, i problemi che sorgono sono da
ricondurre ad una separazione precoce. Secondo
me, le piante raccolte dovrebbero essere piantate
senza ritoccare le radici.
Echinodorus sopra e sott’acqua.
Per offrire a questa pianta spazio sufficiente per la
crescita, è consigliabile utilizzare acquari spaziosi.
Poiché in condizioni ottimali gli steli possono rag-
giungere lunghezze di 75 cm (De Wit,
1990) o addirittura di 120 cm
(Kasselmann, 1999), le vasche dovrebbero avere un’altezza minima di 50 cm.
Particolarmente affascinante è la coltivazione negli acquari aperti, nei quali si
possono ammirare oltre alle foglie
emerse anche i fiori.
La coltivazione som mersa
Se si vuole coltivare una
specie del genere
Echinodorus in un
acquario chiuso, è
necessario ostacolare la
formazione delle foglie
emerse. Esse sono di
scarso valore estetico e
vengono ostacolate o
deformate nella crescita
dalla mancanza di spazio
o dal calore della luce
emanata dai tubi al
neon. Per ottenere una
crescita esclusivamente
sommersa è necessario
ostacolare lo sviluppo
delle piante.
Echinodorus cordifolius
può rimanere piccola per
un arco di tempo discretamente lungo per
mezzo della riduzione
dei fattori che stimolano
la crescita quali luce,
anidride carbonica e
sostanze nutritive.
Diventa così una pianta molto bella da
vedere. La crescita è facilmente control labile attraverso l’illuminazione dell’acquario: riducendo il tempo di illuminazione a 10 - 11 ore e contemporaneamente posizionando la pianta in una
zona ombreggiata. Anche una diminu zione dell’anidride carbonica può limitarne la crescita; Echinodorus
cordifolius è, infatti, in grado di sopravvivere anche alle più basse concentra zioni di CO 2. Personalmente non ritengo sensato ostacolare lo sviluppo riducendo le sostanze nutritive vegetali, per
esempio utilizzando un terreno povero
di nutrimento. Secondo la mia esperien za nei casi di permanente scarsità di
sostanze nutritive compaiono, in particolare durante la formazione di germogli, numerosi sintomi di carenze nel tessuto fogliare, identificabili per lo più
con lo scolorimento delle foglie che
diventano gialle e più tardi marroni. E’
anche possibile coltivare gli individui di
Echinodorus ostacolando la formazione
dei germogli (basta tagliarli alla nascita). Tuttavia nei miei vivai acquatici
ogni tanto permetto alle mie diverse
specie di Echinodorus di formare germogli allo scopo di ottenere alcune
piante avventizie. Per nutrire in maniera
ottimale le mie piante, offro loro una
miscela di fertilizzante liquido e solido
per piante acquatiche. E’ anche possibile combinare il substrato per piante
acquatiche con argilla fino a trasformarli
in palle di concime. Una volta seccate,
è relativamente semplice posizionare
queste sfere con le dita direttamente tra
le radici. Nonostante tutte queste misure inibitorie, Echinodorus cordifolius
tende sempre a svilupparsi fuori dal l’acqua. Per limitare nuovamente lo sviluppo delle piante divenute troppo
robuste, bisogna staccare
le foglie esterne e quelle
più vecchie lasciando solo
le più giovani. In acquari
troppo piccoli, la soluzione migliore è ottenere per
tempo delle piante avventizie per trapiantarle al
posto delle piante madri.
Le piante avventizie
hanno il vantaggio di non
formare le foglie emerse
per un lungo tempo.
Echinodorus cordifolius
oltre ad essere una specie
sorprendente è anche una
pianta ideale per acquari
con un semplice allestimento tecnico. Le esigenze di luce e di CO 2 sono
limitate e le condizioni
chimico-fisiche dell’acqua
non devono essere particolari. Gli Echinodorus
sopportano temperature
che possono scendere
fino a 18°C e sono quindi
piante idonee persino alla
coltivazione in acquari
non riscaldati; si prestano
pure alla coltivazione estiva in laghetti da giardino.
Nuove forme
Il commercio specializzato offre da
qualche tempo oltre alle forme origina rie, anche cultivar di Echinodorus nati
da incroci o da infezioni virali. Questi
ibridi si differenziano dalla forma originaria per una diversa caratterizzazione
o grandezza della foglia. Anche queste
specie dalle foglie variopinte possono
formare foglie emerse sempre più grandi, e può risultare necessario, come per
le forme originarie, ostacolarne lo sviluppo.
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fertilizzante liquido. La fertilizzazione liquida è particolarmente
importante, soprattutto per le
piante che crescono velocemente,
perché evita fenomeni di carenza,
che hanno come conseguenza un
ingiallimento del tessuto fogliare.
Qualche volta può essere necessario bloccare la crescita dei propri
esemplari. Altrimenti le foglie ten dono verso la superficie dell‘acqua
e continuando a crescere si sviluppano al di fuori di essa (fogliame emerso). Soprattutto le specie
dallo stelo lungo e dalle foglie
grandi, come per esempio
Echinodorus cordifolius, quando
sono ben nutrite, tendono a emergere. Se si possiede un acquario
con la parte superiore aperta, le
foglie emerse possono anche
apportare un discreto miglioramento estetico, ma in una vasca
chiusa, la crescita verso l‘esterno è
sicuramente indesiderata, e
dovrebbe essere impedita. Si può
ostacolare la crescita degli
Echinodorus utilizzando un terreno povero, riducendo l’illuminazione, oppure aumentando
l‘apporto di anidride carbonica.
Eliminare le foglie più vecchie, un
metodo utilizzato per frenare la
crescita di molte piante, ha purtroppo efficacia solo temporanea;
alle piante divenute troppo grandi,
occorre offrire un acquario più
spazioso. Conviene perciò in
acquari di ridotte dimensioni uti lizzare fin dall‘inizio specie che
restano piccole.
“Errori di bellezza”?
Gli Echinodorus disponibili nei
negozi specializzati sono coltivati
in ambiente emerso; per questo
posseggono solitamente una
foglia modificata e più stabile
rispetto alle piante cresciute in
acquario. I vantaggi della coltivazione emersa risiedono esclusivamente nella convenienza economica. Le piante emerse crescono
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più velocemente ed il dispendio
tecnico e di personale è chiaramente inferiore rispetto a quello
necessario per i vegetali sommersi.
Per gli acquariofili, la facile reperibilità degli Echinodorus nei negozi
specializzati è sicuramente un
vantaggio, tuttavia spesso il loro
fogliame emerso viene danneggiato una volta sott‘acqua a causa
delle variate condizioni. Le piante,
che nell‘arco di una o due settimane non vengono vendute, perdono il loro fascino a causa dello
scolorimento delle foglie che
diventano gialle o marroni; prima
o poi queste piante finiscono nella
spazzatura. Da alcuni anni si trovano in mercato, oltre alle forme
originarie di Echinodorus, anche
alcuni ibridi, selezioni o individui
infettati da virus. In genere queste
nuove varietà, per forma e colore,
hanno un aspetto particolare, ma
il loro successo purtroppo riduce
sempre più la diffusione delle specie botaniche negli acquari da
salotto.
Facile riproduzione
Gli Echinodorus possono essere
riprodotti anche in acquario. Le
specie a consistenza “erbacea” si
riproducono molto facilmente e
senza alcun contributo da parte
dell‘acquariofilo sviluppando stoloni, mentre la riproduzione delle
specie dalle foglie grandi è più
impegnativa. La maggior parte
delle piante, in condizioni ottimali
di coltura, sviluppa più o meno
regolarmente infiorescenze che
servono alla pianta per la riproduzione sessuale. Questa forma di
riproduzione tuttavia è abbastanza
laboriosa, e normalmente affatica
molto anche un “normale“ acquariofilo. Un metodo semplice ma
non particolarmente produttivo
(ampiamente sufficiente tuttavia
per il fabbisogno individuale) è la
riproduzione attraverso piante
avventizie vegetative. Al momento
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della nascita il germoglio viene
legato in modo che non cresca
fuori dall’acqua. Si formano allora,
al posto dei fiori, delle piante
avventizie, che, attraverso il legame
alla pianta madre, si trasformano
nell‘arco di poche settimane in giovani piante davvero attraenti. Per
riuscire a separarle dalla madre con
successo, è necessario che le radici
abbiano una lunghezza minima di
3 cm. Una separazione precoce può
causare notevoli disturbi nello svi luppo. Secondo la mia esperienza
di coltivazione delle piante avventi zie, bisognerebbe rinunciare al
taglio delle radici. La separazione
dalla pianta madre costringe le
piante avventizie a procurarsi il
nutrimento con le proprie radici.
Determinate specie di Echinodorus,
come Echinodorus parviflorus, tendono a formare molto frequente
dei germogli, che nel giro di pochi
mesi possono portare ad un numero considerevole di piantine. Si
deve considerare che le piante
madri forniscono alle loro giovani
figlie le sostanze nutritive, trattenendo troppo poco nutrimento per
se stesse; cominciano così a sviluppare foglie deformate e, nella fase
successiva, ad arrestare la crescita.
Sulla base degli esperimenti effettuati, bisognerebbe in ogni caso
concedere alla pianta madre una
pausa ogni tanto e permettere lo
sviluppo completo di solo due germogli.
Bibliografia
Dennerle. 1992. System für ein
problemloses Acquarium.
Greger, B. 1998. Pflanzen im
Süßwasseracquarium. Brigit
Schmettkamp.
Kasselmann, C. 1999. Piante d’ac quario. Primaris, Milano.