La componente mobile animale dell`ecosistema Roma

La componente mobile animale
dell’ecosistema Roma
SCIENZE DELLA VITA E DELLA SALUTE | SCIENZE E RICERCHE • N° 1 • NOVEMBRE 2014
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MAURO CRISTALDI,
GERMANA SZPUNAR
& CRISTIANO FOSCHI
Dipartimento di Biologia e Biotecnologie
“C. Darwin”, Università degli Studi di
Roma La Sapienza
I
L’ECOSISTEMA CITTÀ
n termini ecologici la città può
essere considerata un “Ecosistema eterotrofo incompleto,
dipendente da ampie zone limitrofe per l’energia, il cibo, le
fibre, l’acqua e gli altri materiali”1.
Proprio gli altri materiali (edilizi,
meccanici e chimici) comportano un
trasferimento continuo dall’esterno
verso l’interno di risorse naturali e/o
artificiali necessarie alle tecnologie utilizzate dalla specie umana, ma anche
un’elevata quantità di scarti da restituire all’esterno. Tali tecnologie non
comportano solo dei vantaggi per un
“Buen vivir” sensu Evo Morales2, ma
comportano numerosi svantaggi legati
a nocività, incidenti sul lavoro, dissesto
1 Odum E.P. (1983). Basi di Ecologia. Piccin,
Padova.
2 Farah H. I., Vasapollo L., Coord. (2011).
Vivir bien: ¿Paradigma no capitalista? CIDEMUMSA, La Paz (Bolivia): 439 pp.
territoriale, degrado ambientale, oltre
che alla meno conclamata diffusione
di elettrosmog3. Adottando come principio iniziale che occorre considerare
la foresta (o la città) in funzione degli
alberi (gli edifici, gli uomini e le altre
specie) che la compongono4, riprendiamo, con modifiche parziali, l’elenco
delle caratteristiche peculiari di tale
ecosistema5:
a) presenza massiccia di substrati impermeabili e ad elevata coibenza termica (asfalto e cemento);
b) produzione gas inquinanti da autoveicoli, caldaie e scarichi industriali che
modificano il chimismo dell’aria e amplificano l’effetto serra con conseguente
isola di calore6: mesoclima urbano ten3 Giuliani L., Soffritti M., Eds (2010). Nonthermal effects and mechanisms of interaction
between electromagnetic fields and living
matter. Ramazzini Institute and European
Journal of Oncology Library, ICEMS
Monograph, Mattioli 1885 S.p.A., Fidenza
(PR), 5: 403 pp.
4 Fresu G. (2008). Lenin lettore di Marx.
Collana “La Foresta e gli alberi”, 17. La città
del Sole Edizioni Sas, RC: 253 pp.
5 Tescarollo P. (2009). Basi di Ecologia
urbana. Materiale didattico.
6 Fanelli G., Testi A.M. (2012). L’isola di
calore urbana: metodi di studio attraverso le
fioriture. In: “L’automobile uccide Roma.
La privatizzazione dell’aria e la morte
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denzialmente più caldo e secco;
(e relativo particolato dannoso) rapc) consumo di grandi quantità di presenta l’aspetto emergente nella preenergia;
sente fase di sfruttamento energetico
d) modifiche delle morfologie territo- sopraliminare delle risorse8, creando
riali naturali e seminaturali preesistenti sia carenze di approvvigionamento che
la maggiore preoccupazione epidemiocon edificazioni e infrastrutture;
logica
attuale
e)
enormi
causata dall’inquantità di rifiuti Ogni separazione dell’uomo
quinamento prosolidi e liquidi da dalla natura è illusoria perché
dotto9.
smaltire.
ogni privazione di natura
Va sottolineaQuando si par- ritorna inesorabilmente a danno
to che i problemi
la di ecosistema
dell’uomo
legati all’ecosiin funzione della
Valerio Giacomini
stema città dicomponente mo“Perché
l’ecologia”,
1980
bile, cioè animapendono dal nule, occorre consimero di abitanti
derare non tanto le singole specie che per metro quadrato e dalla estensione
costituiscono gli alberi (o entità speci- territoriale occupata (da cittadina a mefiche, i cosiddetti taxa viventi), ma il
complesso della “foresta” cittadina codell’ecosistema urbano” (Roma, Campidoglio,
stituita in gran parte da edificazioni in- 20 Giugno 2012).
tensive, che ci permettono di considera- 8 Di Fazio A. (2000). Questioni strategicore questo insieme in funzione della sua militari, negoziati ONU e problema energetico.
In: Contro le nuove guerre. Scienziate e scienziati
composizione in corpi parzialmente se- contro la guerra. A cura di M. Zucchetti, Odradek
parati (aree verdi, corpi idrici, ambienti Edizioni SRL, Roma: 151-200.
aerei e sotterranei) . Il traffico veicolare 9 Triolo L. , Binazzi A., Cagnetti P., Carconi P.
7
dell’ecosistema urbano” (Roma, Campidoglio,
20 Giugno 2012).
7 Cristaldi M., Szpunar G. (2012). La
componente mobile, animale, dell’ecosistema
Roma. In: “L’automobile uccide Roma.
La privatizzazione dell’aria e la morte
Correnti A. De Luca E., Di Bonito R., Grandoni
G., Mastrantonio M., Rosa S., Schimberni M.,
Uccelli R., Zappa G. (2008). Air pollution
impact assessment on agroecosystem and
human health characterisation in the area
surrounding the industrial settlement of Milazzo
(Italy): a multidisciplinary approach. Environ.
Monit. Assess., 140: 191-209.
tropoli), oltre che dal rapporto tra spazi
edificati e spazi verdi10, magnificato soprattutto nelle periferie delle megalopoli5. La città di Roma ha una densità abitativa pari a 2213 ab/Km2 (www.comune.roma.it), mentre Milano pari a 6863
ab/Km2 (www.provincia.milano.it), il
che mostra come Roma sia una città
con ampie aree verdi (ville storiche, siti
archeologici, cortili, prati, pascoli, giardini, parchi, aree incolte e coltivate),
dove sovente si insedia per necessità la
marginalizzazione antropica, che viene
spesso misconosciuta nella gran parte
delle città del mondo (homeless, nomadismo, immigrazione, lenocinio, ecc.),
pur rappresentando essa, e attraverso
specie domestiche (cani, gatti, maiali,
conigli, polli) e commensali, il principale dei possibili focolai di rischio epidemico ed epizootico (e.g. tubercolosi,
salmonellosi, toxoplasmosi, virosi),
come pure un importante apporto di diversificazione fisica e culturale11,12.
10 Buscemi A., Cignini B., Contoli L. (1995).
Aspetti quali-quantitativi delle zoocenosi ad
uccelli e mammiferi nell’ambiente urbano di
Roma. SITE Atti, 16: 445-448
11 Lanzara C., coord. (1989). L’ambiente nel
Centro storico e a Roma, Rapporto preliminare:
59 pp.
12 Rivera A. (2008). Cittadini, meteci e nuovi
fantasmi. Sergiobontempelli.wordpress.com.
7
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Ma occorre chiedersi se esista una connessione tra queste
aree marginali e le aree naturali periurbane - dove spesso si
collocano spontaneamente e inappropriatamente eterogenee
smart city (quartieri dormitorio) - in modo che possa nel tempo esser superata la diffusa concezione di spazio verde come
“giardino privato”, quale eredità minore delle esclusivistiche
ville storiche romane.
URBANIZZAZIONE DEL TERRITORIO
E AREE VERDI (SUOLO)
Il Fiume Tevere, nonostante i muraglioni di contenimento,
riesce ancora a creare paradossalmente una continuità – sicuramente degradata – passante all’interno della più diffusa
ed eterogenea muraglia costituita dall’edificato. Se infatti
prendiamo gli animali terragnoli in qualità di indicatori della
mobilità ambientale, possiamo pensare che l’attraversamento della città possa avvenire con relativa facilità solo negli
spazi verdi prospicienti l’asta fluviale. Secondo un’indagine13 svolta nei primi anni ’80 lungo il Fiume Tevere, si
possono notare tracce di Volpe (Vulpes vulpes), ma anche la
presenza molto sporadica della Nutria (Myocastor coypus),
mammifero anfibio d’ambiente dulciacquìcolo di origine sudamericana. Per altri Mammiferi occasionalmente terragnoli,
come l’ arboricolo Scoiattolo (Sciurus vulgaris), il Tevere
e l’affluente Aniene costituiscono sicuramente un impedimento al passaggio, che lo relega all’area nordorientale della
città (Villa Ada, Villa Borghese) e pone le Amministrazioni
responsabili di fronte ai limiti di sopravvivenza della componente arborea a Conifere14.
A questa poderosa muraglia costituita dall’edificato, per
gli animali terragnoli si aggiungono le strade e le ferrovie.
Più la strada è di grandi dimensioni (e.g. Tiburtina, Salaria,
Raccordo Anulare, etc.) e protetta da recinti, minore è la possibilità di attraversarla. Ogni situazione di isolamento, anche
parziale, tende a comportare fenomeni di endogamia con
formazione di metapopolazioni, le quali possono provocare
alterazioni genetiche e/o comportamentali.
Al contrario, un caso ad esito fortunoso fu il tentativo di
introduzione durante l’assessorato Angrisani (1979-81) di
alcuni esemplari alloctoni (dono del Comune di Genova) di
Scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis), concorrente ecologico dell’autoctono Scoiattolo, detto “rosso”, che furono rapidamente eliminati dalla colonia felina insediata nella villa,
evitando così per tutto il Lazio il problema della naturalizzazione della specie, che affligge ormai il patrimonio forestale
13 Cristaldi M., Aste F., Cagnin M., Costa M., Federici R., Giombi D.
Ieradi L.A., Lentini L., Nieder L., Pacilli A.M., Paradisi S., Salucci M.P.,
Scirocchi A., Tommasi M. (1985). Le infestazioni murine. I problemi
igienico-sanitari connessi e le possibilità di limitazione del fenomeno.
Ufficio Speciale Tevere e Litorale- Settore Ambiente, Comune di Roma:
76 pp.
14 Cignini B, Cristaldi M., Sartoretti A. (1997). Lo Scoiattolo Sciurus
vulgaris L., 1758 nella città di Roma. Ecologia Urbana, 9 (2-3): 14-15.
8
dell’Italia Nord-occidentale15,16, ma anche i boschi costieri
a Pinus halepensis della Basilicata ormai invasi dall’affine
Callosciurus finlaysoniii (Aloise & Lombardi, com. pers.)
Un’unica specie di mammifero risente meno del processo di frammentazione ambientale urbana, il Riccio europeo
(Erinaceus eurpaeus), in quanto specie di medio-piccola taglia con ampia capacità di dispersione, protetto dalla legislazione internazionale IUCN, dotato della capacità di chiudersi
in una pelliccia di aculei che lo protegge da tutti i potenziali
predatori (ad eccezione del Tasso, Meles meles, inabituale in
ambienti urbani), se rapportata alla taglia e alla disponibilità di trovare opportune vie di trasferimento. La prevalente
limitazione alla diffusione di questo animale è data dalle recinzioni del territorio urbano combinata con una accresciuta
facilità di morte per schiacciamento sulle strade; ne consegue che la sua distribuzione in città è limitata ad alcune aree
verdi (e.g.: Villa Ada, Villa Torlonia), ormai prevalentemente circondate da strade17.
Le ferrovie ad alta velocità costituiscono delle strutture
invalicabili se non passano in tunnel. Ma mentre gli Uccelli non subiscono, oppure subiscono meno, tali impedimenti al passaggio, per i Mammiferi terragnoli e per altri
animali atteri18,19 il flusso genico è inesorabilmente impedito
in ambito cittadino e periferico. E’ chiaro che tutte queste
infrastrutture, che non sono mai state prese in esame nella progettistica urbana in funzione di adeguate attenzioni
ecologiche15,20, subiscono i limiti degli elevati costi aggiuntivi legati alla mancata programmazione ed i rischi generalizzati che vi si sovrappongono in particolari situazioni logistiche (ambienti poco ventilati, vie di fuga, inondazioni).
Le barriere stradali non costituiscono soltanto un problema
limitato alla velocità delle vetture che le percorrono - con i
conclamati problemi traumatologici per tutta la componente animale (uomo compreso) - ma soprattutto un fattore di
impatto legato alla frammentazione ambientale, all’inquinamento acustico e da particolato (rispettivamente importanti
dal punto di vista epidemiologico per l’induzione di nevrosi
con sordità da rumore e per l’insorgenza di cancerogenesi
soprattutto nel sistema respiratorio), alla propagazione di
specie invasive e di patologie, ai cambiamenti climatici, alle
condizioni microclimatiche dell’asfalto e all’introduzione
15 Bartolino S., Genovesi P. (2008). Sciurus carolinensis Gmelin, 1788.
In: Fauna d’Italia (Mammalia II), a cura di Amori G. Contoli L. & Nappi
A. Calderini ed., 2008
16 Cristaldi M. (1997). A un anno da L’ecosistema Roma. Verde
ambiente, anno XIII(1): 60-65.
17 - Aloise G. Scaravelli D., Bertozzi M., Cagnin M. (2003). Abbondanza
relativa del riccio Erinaceus europaeus L. 1758 (Insectivora, Erinaceidae)
in ambienti del sud e nord Italia. Hystrix 14: 109.
- Reggiani G., Filippucci M.G. (2008). Erinaceus europaeus Linnaeus,
1758. In: Fauna d’Italia. A cura di Amori G., Contoli L., Nappi A., Ed.
Calderini de Il Sole 24 Ore, Milano: 70-81.
18 Fattorini S. (2011). Insect extinction: A long-term study in Rome.
Biological Conservation, 144: 370 – 375.
19 Fattorini S. (2011b). Insect rarity, extinction and conservation in
urban Rome (Italy): a 120 - year -long study of tenebrionid beetles. Insect
Conservation and Diversity: 1- 9.
20 Cristaldi M. (1997). Le aree fluviali nella gestione della fauna della
città di Roma. Verde Ambiente, Anno XIII(6): 77-79.
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di specie aliene21. Su ogni direzione dello spazio che parta
dai cosiddetti “cunei verdi” si possono individuare pertanto
ostacoli insormontabili, che hanno determinato nel corso del
tempo la scomparsa di numerose specie sensibili ai fenomeni
di frammentazione dell’habitat (e.g. Topo quercino, Eliomys
quercinus, ancora presente nel 1911 presso il Fosso di S.
Agnese). Oltre al fallito “cuneo verde” del Nord-Est (sensu
arch. Vittoria Calzolari), oramai occupato dagli insediamenti
del Villaggio Olimpico e dei Parioli (ex-bosco sacro di Anna
Perenna), si citi anche a titolo di esempio l’area verde litoranea22 che avrebbe potuto rappresentare un cuneo importante
riallacciandosi alla Riserva Naturale del Laurentino-Acqua
Acetosa, ovvero la Tenuta Presidenziale di Castelporziano e
la Pineta di Castel Fusano, menomata da recenti e corposi incendi (2000 e 2008). La penultima mantiene un suo interesse
per la sua microfauna a Mammiferi (presenza in simpatria/
sintopìa delle specie sorelle di topi selvatici, Apodemus flavicollis e A. sylvaticus)23, a Cheloni (Testudo graeca, T. hermanni) e ad Anfibi (Rana esculenta complex, Bufo viridis)24;
nonostante si tratti di un’area protetta, sono stati riscontrati
in ambedue le specie di Apodemus citate numerose anomalie
mutagenetiche in atto, sintomo di inquinamento attribuibile
alla presenza di metalli pesanti originati presuntivamente da
un aeroporto militare (Pratica di Mare), numerose strade a
traffico veloce, un aeroporto civile (Fiumicino) e dall’area
industriale di Pomezia25. L’unico cuneo che si inserisce nel
contesto urbano e realmente conserva le condizioni di seminaturalità che si riallacciano all’integrità dell’antica Campagna romana, sembra condensarsi intorno al Parco Regionale
dell’Appia Antica. Di questo “cuneo verde” fa parte il Parco
della Valle della Caffarella, una delle prime aree sottoposte a
tutela da parte dei cittadini26,27. Nel Parco Regionale dell’Appia Antica sopravvivono diverse specie di Mammiferi28, ad21 Dinetti M. (2009). Le infrastrutture di trasporto: un fattore di pressione
sui mammiferi. Road Ecology, Rete IENE. In : Amori G., Battisti C.,
De Felice S. (2009). I Mammiferi della Provincia di Roma. Provincia di
Roma, Roma: 319-320.
22 De Nicola C., Guidotti S., Fanelli G., Pignatti S., Serafini-Sauli A.,
Testi A. Ecologia della vegetazione dei boschi di Castelporziano. In: Il
sistema ambientale della Tenuta Presidenziale di Castelporziano. Ricerche
sulla complessità di un ecosistema mediterraneo. Accademia Nazionale
delle Scienze, Roma, 2.s. II: 565-605
23 Amori G., Cristaldi M., Fanfani A., Solida L., Luiselli L. (2010).
Ecological coexistence of low-density populations of Apodemus sylvaticus
and A. flavicollis (Mammalia: Rodentia). Rendiconti Lincei, 21 (2): 171182.
24 Cattaneo A. (2005). L’erpetofauna della Tenuta Presidenziale di
Castelporziano. Atti Mus. Stor. Nat. Maremma, 21: 49-77.
25 Ieradi L.A., Locasciulli O., Bravo J., Annesi F., Szpunar G., Cristaldi
M. (2010). Genotoxic monitoring on wild rodents living in protected
areas. Fresenius Environmental Bulletin, 19: 2318-2323.
26 Comitato per il Parco della Caffarella. (1997). La Valle della Caffarella.
Spiccioli di Natura. Comune di Roma, Dipartimento X. Fratelli Palombi
Editori, Roma: 127 pp.
27 AA. VV. tutti aderenti all’Associazione di volontariato Comitato per
il Parco della Caffarella e all’Associazione Humus_onlus. (2013). Il sacro
Almone, da fiume a discarica. Mito, storia, scienza e impegno civile per
ridare vita al fiume del Parco dell’Appia Antica. Tipolitografia Tipostil
pp.112.
28 Piccari F., Szpunar G. (2012). I micromammiferi del Parco Regionale
dell’Appia Antica. Collana Atlanti Locali, Edizioni ARP, Roma: 68 pp.
dirittura di un certo valore conservazionistico (Istrice, Volpe,
Riccio, Talpa, Donnola, Faina, Coniglio, Arvicola del Savi,
Topo selvatico), il cui mantello può funzionare come sistema
di diffusione di sementi e/o di pollini per le Piante verdi, di
cui si avvalgono prevalentemente le specie vegetali urbanofile29.
I fattori estremi di frammentazione interessano aree verdi
isolate all’interno della città: Villa Nomentana, Villa Torlonia, Villa Albani, Cimitero di Campo Verano, Villa Lazzaroni. Tali aree, data la loro relativamente limitata estensione,
possono essere considerate enclave provvisorie e possono
quindi essere assimilate in extenso ai giardini interni di molti
quartieri concepiti col criterio della “città-giardino” (Parioli, Flaminio, Ponte Milvio, Prati, S. Lorenzo, Garbatella) e
agli “orti di guerra” ricavati nelle aree fluviali. In tali aree
l’effetto frammentazione territoriale, estremizzato e aggravato dall’uso pesante di insetticidi e di concimi azotati, quasi
sempre scorrettamente gestiti dai condomìni e/o da privati
singoli di eterogenea estrazione sociale, può riproporre in
ambito urbano e periurbano gli effetti provocati nei boschetti
di periferia30. Per i piccoli Mammiferi le strade costituiscono
senz’altro una barriera fisica alla loro distribuzione. Effetti
di mitigazione alla presenza di queste barriere potrebbero
essere rappresentati da chiusure stagionali di strade, localizzazione e design di sovrapassaggi e sottopassaggi naturalizzati. Una eventuale realizzazione di tali iniziative andrebbe
accompagnata da una appropriata connettività31 tra aree verdi
garantita da strade bianche di dimensioni adeguate. Le aree
verdi delimitate dalle rotatorie e dagli svincoli stradali, essendo strutturate come “piccoli isolati”, portano all’estremo
tali processi di frammentazione.
CORPI IDRICI
La città di Roma non è caratterizzata dalla presenza di laghi naturali, ma solo di un’area litoranea prospiciente il mare
(Ostia) e fiumi con tendenza al regime torrentizio tributari
del Tevere, il cui tratto urbano può trovarsi soggetto ad occasionali piene regolate attualmente a monte dalla diga di Castel Giubileo (Raccordo Anulare Nord). Tali piene potrebbero diventare un problema a causa dei cambiamenti climatici
in atto, i quali provocano eventi meteorici estremi concentrati nel tempo che impediscono il regolare deflusso dell’acqua
da parte dei corpi idrici32. A tali eventi corrisponde anche un
problema legato al ciclo dell’acqua, per cui eventi meteorici
29 Fanelli G.(1995 ). La vegetazione e la flora infestanti. In: Cignini
B., Massari G., Pignatti S.( a cura di) . Ecosistema Roma, Ambiente e
Territorio. Conoscenze attuali e prospettive per il 2000. Fratelli Palombi
Editori: 91-96.
30 Mortelliti A. (2009). Mammiferi e frammentazione ambientale. In :
Amori G., Battisti C., De Felice S. (2009). I Mammiferi della Provincia di
Roma. Provincia di Roma, Roma: 293-296.
31 Battisti C. (2003). Habitat fragmentation, fauna and ecological network
planning: Toward a theoretical conceptual frame work. Italian Journal of
Zoology, 70 (3): 241-247.
32 Pasini A. [a cura di] (2006). Kyoto e dintorni. I cambiamenti climatici
come problema globale. Franco Angeli Editore, Milano: 214 pp.
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estremi che si verificano in tempi ridotti non consentono ai
suoli un filtraggio naturale, e quindi il conseguente arricchimento delle falde acquifere sotterranee. Tale fenomeno viene
amplificato dalla presenza di asfalto che impermeabilizza i
suoli, oltre a contribuire a creare, con il resto dell’edificato e
il vapore acqueo emesso dal terreno esposto, l’effetto “isola
di calore” magnificato in ambiente urbano33 rispetto al più
globale “effetto serra”32.
Fin dall’Ottocento l’attività di pesca effettuata sul Fiume
Tevere34,35, associata alla crescente eutrofizzazione delle acque dovuta principalmente agli scarichi civili, ha portato a un
impoverimento della fauna ittica presente nel fiume stesso.
Attualmente sono relativamente abbondanti le specie tipiche
di acque a basso tenore di ossigeno, come rovelle (Rutilus
rubilio), carpe (Cyprinus carpio), carassi (Carassius spp.),
pesci gatto (Ictalurus vel Ameiurus spp.), più recentemente
gli invasivi siluri (Silurus glanis), ma da più tempo addietro
le anguille (Anguilla anguilla) pescate allo stato di ceche e
destinate commercialmente alla vallicoltura.
Per quanto riguarda i Mammiferi, nell’area urbana del
Tevere sono segnalati insediamenti di Nutria (Myocastor
coypus) e di Volpe (Vulpes vulpes), che sfruttano il corso
d’acqua e le sue golene come vie di passaggio per la ricerca
di risorse trofiche. Una sintesi delle conoscenze acquisite nel
corso degli anni è rappresentato dal lavoro di Cristaldi et al.
(1985) che fu commissionato dall’Ufficio Speciale Tevere e
Litorale per studiare il problema delle infestazioni murine12,
in particolare per le specie infestanti Rattus norvegicus (Ratto delle chiaviche), R. rattus (Ratto dei tetti) e Mus musculus
domesticus (Topo domestico), a diverso grado considerate
commensali della specie umana e soggette a mal gestite disinfestazioni. Nonostante tale lavoro mettesse in evidenza un
elenco completo delle immissioni idriche in ambito urbano
congruenti alla necessità di effettuare tempestivi interventi
di risanamento ambientale, esso fu poco considerato dalle
successive Amministrazioni, almeno fino al Convegno del
Campidoglio “Ecosistema Roma” (2008)16,36.
Le presenze faunistiche sinora citate consentono di identificare nell’area tiberina un’importante area umida di raccordo tra entroterra e mare, che prescinde dal traffico fluviale
ormai altamente ridotto per ragioni idraulico-strutturali37: il
mantenimento di attività di pesca e di canottaggio implica un
aumento del rischio di Leptospirosi (Leptospira spp.), spirilli
contraibili attraverso microlesioni del tegumento esposte ad
acqua/fango e legati in primis alla diffusione ambientale di
33 Lin T., Yu Y., Bai X., Feng L., Wang J. (2013). Greenhouse gas
emissions accounting of urban residential consumption: a household
survey based approach.Plos One, 8(2).
34 Betocchi A. (1878). Del Fiume Tevere. Tipografia Elzeviriana del
Ministero delle Finanze, Roma: 81 pp.
35 Cataudella S. e coll.(1991). La pesca fiumarola e il mercato ittico a
Roma. Amm. Prov. Roma, Uff. Pesca: 96 pp.
36 Cignini B., Massari G., Pignatti S., a cura di (1995). Ecosistema
Roma, Ambiente e Territorio. Conoscenze attuali e prospettive per il 2000.
Fratelli Palombi Editori. 292 pp.
37 Ravaglioli A. (1995). Il Tevere fiume di Roma. Storia, curiosità,
prospettive. Tascabili Economici Newton, Trento: 66 pp.
10
urine di Ratto delle chiaviche38,39.
In conclusione, il fiume Tevere con i suoi affluenti può
rappresentare un importante corridoio biologico per specie
acquatiche (e.g. piante acquatiche, pesci, uccelli), come pure
per quelle infestanti (ratti, topi, nutrie), ma al contempo rivelarsi un’imponente barriera per specie arboricole e terricole
(e.g. Scoiattolo, Istrice, Donnola), dal momento che l’originario assetto del corso d’acqua, così come la vegetazione
arborea naturale, sono stati modificati con la costruzione di
appositi muraglioni e collettori principali destro e sinistro, a
seguito dell’eccezionale alluvione del 1870, con il pretesto
giustificativo dalla messa in sicurezza dell’area urbana.
Le numerose sorgenti acquifere presenti nella città di
Roma possono rappresentare una causa di diffusione di contaminanti alla popolazione che ne fa uso, sia a causa della
presenza sul territorio di attività non dotate di sistemi di depurazione, che a causa di elementi chimici apportati dalle
precipitazioni meteoriche e dall’attività del Vulcano Laziale
(e.g. Arsenico, Radon), soprattutto quelle abbondanti e improvvise (fenomeni sempre più frequenti in quanto conseguenti ai cambiamenti climatici in atto32). Inoltre gli organismi saprobi tendono ad aggregarsi attorno a feltri grigiastri
di Batteri coloniali - più facilmente individuabili27, anche
ad occhio inesperto, nelle acque luride - più che in quelle
potabili, per le quali occorre rilevare la pericolosità a lungo
termine nella ridistribuzione di sostanze clororganiche cronicamente accumulatesi per effetto dei composti clorurati
immessi “legalmente” nelle condotte ai fini della potabilizzazione microbiologica.
Una delle componenti idrologiche più importanti della
città, i fossi e/o le “marrane” (nomenclatura tipica dell’area
romana indicante i fossi degradati da scarichi domestici), è
stata completamente trascurata, se non occasionalmente, ma
tali corpi d’acqua dovrebbero essere sottoposti a maggiore
attenzione per le modificazioni storiche a cui sono state soggette le loro acque, tuttora in gran parte soggette a inquinamenti e a conseguenti intombamenti (e.g. Fosso dell’Acqua
Bullicante), per essere di nuovo valorizzate (e.g. Laghetto
ex-Snia Viscosa). In alcuni casi sono talmente trascurate che
costituiscono un ricettacolo di animali infestanti (ratti, topi,
tartarughe Trachemys, blatte, zanzare, mosche) e di contaminanti (metalli pesanti, composti organici), che creano fastidi,
alterazioni ecologiche e trasmettono malattie soprattutto nel
contesto delle concentrazioni antropiche suburbane. A tal
proposito va sottolineato che tutte le situazioni antropiche
cittadine, nell’attuale contesto economico-politico, restano
soggette a rischio di malattie degenerative40. Tale problema, purtroppo globale, interessa soprattutto i centri urbani
38 Cristaldi M, Ieradi LA. 1995. Infestazioni da ratti e topi. In: Cignini B,
Massari G, Pignatti S, editors. L’ecosistema Roma ambiente e territorio.
Fratelli Palombi ed.: 175-182.
39 Romi R., a cura di, 1996 – Convegno Aspetti tecnici, organizzativi
e ambientali della lotta antimurina (17 ottobre 1995, Roma). Rapporti
ISTISAN, 96/11: 126 pp.
40 Burgio E. (2007-2014). La “pandemia silenziosa”. Trasformazioni
ambientali, climatiche, epidemiche. ISDE (Medici per l’Ambiente).
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in cui le infestazioni vengono trattate quasi esclusivamente
con mezzi chimici che garantiscono la rapidità degli effetti
immediati, ma di cui viene ignorato l’impatto ambientale, le
possibili cadute immunitarie nelle popolazioni e gli stessi sistemi di prevenzione a rischio.
AMBIENTE AEREO
Un’altra sottovalutata fonte di contaminazione per gli abitanti è costituita dai radar militari, la cui dislocazione corrisponde generalmente tuttora agli antichi forti militari (e.g.
Forte Braschi, Forte di Monte Mario, Forte Bravetta) che
circondano la città, considerati complessivamente da Cignini
& Zapparoli (1997) come aree semi-naturali41. Se si pensa
che il campo elettromagnetico nell’area di Roma misurava
orientativamente intorno ai 0,00007 microwatt/cm2 al tempo dell’Uomo di Neanderthal (circa 125000 anni fa) e fino
all’Età moderna, oggi, al tempo delle tecnologie elettroniche
(radar, conduzione elettromagnetica senza fili e cavi elettrici
ad alta tensione, emissioni da satelliti) prodotte in meno di
un secolo dall’attuale Homo sapiens, esso è arrivato a circa 2
microwatt/cm2 (F. Marinelli, com. pers.).
I cavi elettrici possono rappresentare altresì un pericolo
meccanico per le specie ornitiche e per i pipistrelli, più che
per gli aerei che sorvolano la città a maggiori altezze abituali,
perfino quelli diretti all’aeroporto di Ciampino; tuttavia, per
alcune specie di Accipitridi (rapaci diurni) i tralicci possono
rappresentare dei siti di nidificazione, essenzialmente per la
scarsità di siti naturali e secondariamente per l’ombra prodotta dall’armatura e la conseguente ventilazione42.
Le specie ornitiche, data la capacità di volo, sono generalmente favorite negli ambienti urbani in quanto non risentono
né della pressione predatoria né delle barriere a terra, tantomeno allorché tali ambienti siano dotati, come a Roma, di
ampie aree verdi e specchi di acqua.
Negli ultimi anni è stata osservata una ripresa delle popolazioni di rapaci diurni: Gheppio (Falco tinnunculus) e Falco
pellegrino (Falco peregrinus).
Una specie ornitica che risente delle limitazioni imposte dalla presenza umana è il Gufo comune (Asio otus), il
quale è notevolmente condizionato dalla presenza di vecchi
alberi dotati di cavità, che generalmente vengono abbattuti
nella pratica di giardinaggio perché considerati antiestetici e
pericolosi per l’incolumità, ma anche fonte di guadagno per
vivaisti impegati nel continuo ricambio delle piantumazioni. Problemi simili coinvolgono i roost di Barbagianni (Tyto
alba) - formidabile specie predatrice di micromammiferi spesso sottoposti a inappropriate bonifiche del rudere occupato, che dissuadono la nidificazione dello strigiforme già
ampiamente sottoposto alla concorrenza insediativa dell’invadente Piccione domestico.
41 Cignini B., Zapparoli M. (1997). L’ “ecosistema Roma” e la sua fauna.
In: Ecologia Urbana. La fauna della città di Roma, Comune di Roma,
Ufficio Diritti Animali, 2-3: 3-4.
42 Dell’Omo G., Costantini D., Di Lieto G., Casagrande S. (2005). Gli
uccelli e le linee elettriche. Alula XII (1-2): 103-114.
Delle due specie di Piciformi stanziali segnalati a Roma
(Picchio verde, Picus viridis, e Picchio rosso maggiore, Dendrocopos mayor)43, la più diffusa è la seconda che però risente, anche in questo caso, della frammentazione dell’habitat e
della scarsità di alberi maturi e/o vecchi ad alto fusto.
Specie di particolare valore simbolico ed estetico, come
il Gruccione (Merops apiaster), uccello migratore estivo,
dovrebbero essere sottoposte a particolari attenzioni per la
salvaguardia degli ambienti dove essi nidificano in qualità di
specie fossorie: sponde dei fiumi, cave di tufo e di sabbie. In
tal senso, le cave in disuso potrebbero essere non riempite,
ma recuperate mantenendo lo stato delle pareti friabili e scavabili e utilizzandone i fondi per la coltivazione di agrumi
- proprio come le cave di pietra dell’isola di Favignana nelle Egadi - poiché si tratta di ambienti ombreggiati e ancora
ricchi di apporti idrici (e.g. Cava della Tenuta di S. Cesareo
presso il Parco Regionale dell’Appia Antica, com. pers. di F.
Piccari). Inoltre, la cementificazione delle sponde dei fiumi
dovuta al perdurante criterio di regimentazione delle acque,
favorevole essenzialmente alla crescita non regolamentata
dell’ingegneria civile, crea un notevole fattore di limitazione
per il Gruccione in quanto esso, il Topino (Riparia riparia) e
il Martin pescatore (Alcedo atthis) sono specie ornitiche che
scavano gallerie come siti di nidificazione.
In tali situazioni critiche si notano negli ultimi anni gli
insediamenti invasivi di Cornacchia grigia (Corvus corone
cornix), specie favorita dalla frammentazione, la cui diffusione è condizionata dalla crescente presenza del Gabbiano
reale (Larus michahellis) che nidifica sui più alti edifici della
città44. A sua volta la Cornacchia grigia limita la diffusione
urbana di Passeriformi come la Passera d’Italia (Passer italiae), e di Turdidi (e.g. Turdus merula), mentre apparentemente non influenza la conclamata diffusione del Piccione
domestico (Columba livia var. domestica), varietà panmittica ormai troppo ben adattata alle condizioni limite offerte
dall’ambiente urbano45, ma che può rimaner vittima, pur sopravvivente, di penose mutilazioni (ben visibili in numerose
zampe ornitiche delle conurbazioni del Veneto orientale) imputabili all’uso di spilloni acuminati (dissuasori metallici),
posizionati per impedirne lo stazionamento su superfici aggettanticfr.46: i cosiddetti “dissuasori a filo ballerino” appaiono
i più economici ed efficaci per impedirne la sosta.
Preoccupante si rivela la diffusione del Pappagallo monaco (Myiopsitta monachus), specie naturalizzata originaria
43 Sarrocco S., Battisti C., Brunelli M., Calvario E., Ianniello L., Sorace
A., Teofili C., Trotta M., Vicentini M., Bologna M.A. (2002). L’avifauna
delle aree naturali protette del comune di Roma gestite dall’ente Roma
Natura. Alula, 9: 3-31.
44 Cignini B., Zapparoli M. (1996). Atlante degli uccelli nidificanti a
Roma. Palombi Editori, Roma: 126 pp.
45 Del Lungo A. (1937). Abitatori alati dei monumenti e dei parchi di
Roma. Rassegna faunistica, 4 (XVI): 3- 33.
46 - Albonetti P. , Bozzano M., Causa A., Fidora S., Orecchia S., Petroni
P., Zanardi S., Zanoni G. (2002). Strategie di monitoraggio e contenimento
delle popolazioni di Columba livia a Genova. Biologi Italiani, 8: 58-61.
- De Vita F. (2009). L’uso dei dissuasori, leggenda e realtà. www.agireora.
org/
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SCIENZE DELLA VITA E DELLA SALUTE | SCIENZE E RICERCHE • N° 1 • NOVEMBRE 2014
del Sudamerica, segnalato a Roma fin dal 1996 presso il Parco della Caffarella e successivamente diffusosi in altre aree
della città e in particolare nel suo quadrante sud-est (Appia
Antica, Farnesiana, Torricola)26,47.
Una specie ben conosciuta a Roma è lo Storno (Sturnus
vulgaris), la cui presenza, nel passato, si era ridotta a causa
dell’inquinamento prodotto dalle caldaie a carbone. La Direttiva Quadro 96/62/CE ha ripristinato le condizioni originarie di sopportabilità dell’aria per numerose specie aviarie,
favorendo il ritorno degli stormi di storni. Tali condizioni
non hanno invece permesso la diffusione della Rondine p.d.
(Hirundo rustica), più confinata ad ormai esigue stazioni nella città (e.g. la stazione di Monte Antenne in Roma è ormai
percorsa da un sostenuto traffico veicolare). Attualmente
sono invece predominanti altre specie insettivore e migratrici che occupano in parte la nicchia ecologica della Rondine,
come il Balestruccio (Delichon urbica) e il Rondone (Apus
apus).
Per quanto riguarda i Chirotteri (soprattutto Pipistrellus pipistrellus, P. kuhlii, Myotis myotis vel blythi, Hypsugo savii,
Eptesicus serotinus, Tadarida teniotis)48, comunemente conosciuti come Pipistrelli, la città sembrerebbe rappresentare
gli stessi vantaggi e svantaggi che si hanno per gli uccelli
diurni, ma, poiché si tratta di specie crepuscolari/notturne
che occupano una nicchia ecologica notevolmente differente
rispetto a quella degli Strigiformi, occorre formulare considerazioni differenti. Solo recentemente, con l’utilizzo delle
cassette nido (bat-box) questi micromammiferi volanti stanno acquisendo la giusta attenzione da parte del pubblico, il
quale sembra aver compreso l’importanza ecologica di questi animali insettivori, almeno come formidabili cacciatori di
insetti notturni, a dispetto di quanto alcune credenze, basate
sul loro naturale aspetto terrifico, abbiano nel tempo influito
negativamente sulla cultura popolare (se entrano casualmente in casa, va ricordato che non si attaccano ai capelli e che
basta spegnere la luce ed aprire le finestre per farli uscire,
in quanto essi sono guidati da un sistema sonar naturale che
impedisce loro di urtare malamente). I fattori che influiscono maggiormente sulla loro sopravvivenza in ambito urbano
sono la mancanza di idonei siti di rifugio (sottotetti, soffitte,
grotte, fessure nelle mura) e l’utilizzo di insetticidi che incide, attraverso processi di bioaccumulo e biomagnificazione,
sulla componente entomologica (loro fondamentale risorsa
trofica) e/o più direttamente su loro stessi.
47 Taffon D., Giucca F., Battisti C. (2008). Atlante degli uccelli nidificanti
nel Parco Regionale dell’Appia Antica. Gangemi Editore S.p.A., Roma:
192 pp.
48 Amori G., Battisti C., De Felici S. (a cura di) (2009). I mammiferi
della Provincia di Roma. Dallo stato delle conoscenze alla gestione e
conservazione delle specie. Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche
dell’Agricoltura, Stilgrafica, Roma: 347 pp.
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AMBIENTE SOTTERRANEO
Gli ambienti sotterranei costituiscono la componente ecologica più assimilabile alla condizione degli animali terragnoli, in quanto in questi ambienti, la mobilità è estremamente ridotta proprio per causa del substrato interessato,
altamente eterogeneo dal punto di vista geologico. La città di
Roma, costruita sopra e spesso con le emissioni del Vulcano
Laziale, è ampiamente caratterizzata da ambienti ipogei (collettori e fognature, condotte d’acqua, cunicoli idraulici ed
elettrici, cave, catacombe, altre cavità di interesse archeologico, sottopassaggi, gallerie, canali di servizio, fondamenta,
grotte, fungaie, intombamenti)49,50, la cui componente faunistica è scarsamente studiata: ci si limita ad interessarsi di
alcuni fenomeni infestativi in ambienti spazialmente limitati
(chiostrine) con posa in opera di sostanze repellenti, spesso ben sostituibili con la canfora del commercio; eppure tali
ambienti limitati, come gli affini ed ampi cortili, potrebbero
costituire la congiunzione tra ambienti aperti, consentendo
un parziale argine alla frammentazione faunistica. L’attenzione ai passaggi dovrebbe essere infatti un compito prioritario nell’edificazione di barriere invalicabili (TAV, linee ferroviarie, strade non sopraelevate), mentre tali accorgimenti
vengono prevalentemente ignorati, se non per strumentali
servizi per persone invalide (e.g. pericolose e inutili strutture
di attraversamento facilitato51).
A causa delle condizioni microclimatiche tipiche degli
ambienti ipogei (scarsa illuminazione, umidità elevata, frescura), la fauna presenta caratteristiche peculiari, quali lo
sviluppo limitato degli organi visivi e la specializzazione di
altri (Ortotteri Dolicopodi troglofili, sonar nei pipistrelli, olfatto nelle talpe e nei Soricomorfi, udito raffinato con bulle
timpaniche ipertrofiche nei Roditori fossori, vibrisse ad elevata sensibilità in tutti i Mammiferi fossori).
L’ambiente sotterraneo risulta sottoposto a diverse fonti di inquinamento che si accompagnano con diffusioni di
organismi patogeni e dei loro vettori: filtrazione di liquidi,
deposizione di rifiuti, polveri sottili, gas Radon e organismi
saprobi. Il complesso sistema fognario della città, soggetto a
scarsa manutenzione e a occasionali e/o sospette contiguità
con la rete potabile, rappresenta, con le sue acque a lento
deflusso ed eutrofizzate, un ricettacolo per numerose specie
infestanti e patogene. Sovente tali specie fanno da tramite o
49 Luciani R. [a cura di] (1984). Roma sotterranea. Porta San Sebastiano
15 ottobre – 14 gennaio 1985, Fratelli Palombi Editori – Roma/Cataloghi:
300 pp.
50 Cerlesi E. E. (1999). Problematiche di stabilità in reti caveali adibite a
fungaia e di reti caveali di tipo catacombale ed il loro silente ed insidioso
rapporto con le possibili costruzioni soprastanti. Atti del Convegno “Le
cavità sotterranee nell’area urbana di Roma e della Provincia. Problemi di
pericolosità e gestione” (Roma, 13/03/1999), Servizio Geologico e Difesa
del Suolo - Provincia di Roma / Società Italiana di Geologia Ambientale Sezione Lazio, Sistema Informativo Provinciale: 32-45.
51 A.C.I. (2011). Linee guida per la progettazione degli attraversamenti
pedonali.
52 Maltese C. (1986). Roma consumata, dall’Urbanistica all’Ecologia. “Il
Bagatto” Soc. Coop. Libraria a r.l., Roma: 172 pp.
SCIENZE E RICERCHE • N° 1 • NOVEMBRE 2014 | SCIENZE DELLA VITA E DELLA SALUTE
sono vettori di potenziali malattie emergenti in primis negli
ambienti di superficie.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
La molteplicità di condizioni a rischio e le loro possibili interazioni fanno delle città - e in generale degli ambienti urbanizzati - un coacervo di situazioni difficilmente interpretabili
da un punto di vista rigorosamente sperimentale. Ciò in parte
giustifica la scarsa diffusione di pubblicazioni scientifiche
sull’assetto ecologico cittadino, spesso limitate a rilevazioni
di carattere osservazionale, le quali dovrebbero invece costituire la base conoscitiva da cui dedurre le connessioni profondamente interattive necessarie alla ricerca ecologica negli
ambienti antropizzati, che ancora deve essere adeguatamente
sviluppata nel suo complesso. Il criterio inventariale seguito
abitualmente dai faunisti, in cui tutte le specie sembrano appiattirsi in un elenco, potrebbe essere quindi superato e reso
fruibile ai fini applicativi avvalendosi del principio di pianificazione applicato nel contesto antropico, all’interno del quale va individuato il ruolo caratteristico delle specie, sia delle
comunità vegetali (e.g. compresi licheni, funghi, micorrize)
che di quelle animali (abitualmente più mobili e pertanto apparentemente più soggette alla banalizzazione faunistica),
nonché delle rispettive compatibilità ecologiche20, anche in
relazione alla componente microrganismica, la meno percepibile ma sovente la più significativa. In tale contesto le
tecnologie di prevenzione, profilassi e recupero ambientale,
nonché di difesa dal dissesto territoriale (e.g. ecodiesel, fotovoltaico, energia da Idrogeno, prodotti biologici e/o localistici, abitazioni ecologiche, ecc.) vanno seguite con prudente
diffidenza, in quanto orientate anzitutto a soddisfare esigenze
del sistema di mercato su cui si basa la società capitalistica
tutta, cui si aggiunge il criterio di “consumo del territorio”,
sul quale – ricordando in urbanistica il cosiddetto “Sacco di
Roma” di Cederna e Insolera - si fonda la cosiddetta “Grande rete” della città interterritoriale, nella quale i sistemi di
cablaggio velocizzato tenderebbero ad evolvere, ma creando
ulteriori problemi16,50,51,52. Solo secondariamente ad una loro
seria sperimentazione preventiva alcune di tali tecnologie
“alternative” potrebbero riuscire a soddisfare i bisogni effettivi delle popolazioni conurbate con la fruizione di prodotti utili e mirati. Un cambiamento molto graduale potrebbe
essere affidato all’istruzione inferiore e superiore16, anche
attraverso le reti museali, per riuscire a collegare gli aspetti
umanistici e scientifici, in quanto questi coinvolgono tutti i
fenomeni culturali che abitualmente partono dagli stessi conglomerati urbani.
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