Modifiche all`architettura di Oracle9i - McGraw

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Capitolo 2
Modifiche all’architettura
di Oracle9 i
2.1
Modifiche alle tabelle organizzate
a indice
2.2
Scansione a salto degli indici
2.3
Estrazione dei metadata degli oggetti
2.4
Operazioni sugli oggetti online
2.5
Gestione automatizzata dello spazio
del segmento
2.6
Indici bitmap di join
2.7
Identificazione degli indici inutilizzati
2.8
Condivisione del cursore
2.9
Miglioramenti del server condiviso
2.10
Variazioni alle impostazioni predefinite
di create tablespace
2.11
Sospensione del database
In questo capitolo si passa dalle modifiche di amministrazione e gestione alle modifiche di architettura di Oracle9i, quindi dagli oggetti
del database ai metodi utilizzati per gestire lo spazio interno di un oggetto; da
Oracle8i sono infatti intercorse varie modifiche. Il Capitolo 2 descrive molti di
questi argomenti e aiuta a sfruttare alcune nuove funzionalità di Oracle9i.
2.1 Modifiche alle tabelle organizzate a indice
Oracle9i ha rafforzato le capacità delle tabelle organizzate a indice. In questa
parte del capitolo si parlerà di alcune nuove opzioni introdotte da Oracle9i fra cui
nuove opzioni di indicizzazione, di ricostruzione online degli indici secondari e il
codice DML parallelo.
40
CAPITOLO
2
Opzioni di indicizzazione per le tabelle organizzate a indice
Oracle8i ha introdotto il supporto degli indici secondari nelle tabelle organizzate
a indice. Negli indici secondari di Oracle8i, una tabella organizzata a indice doveva avere indici B-tree. In Oracle9i, si possono creare anche indici bitmap su una
tabella organizzata a indice. L’aggiunta degli indici bitmap offre una maggiore
flessibilità grazie alle seguenti funzionalità.
■
Un indice bitmap è in genere più compatto rispetto un indice B-tree.
■
L’ottimizzatore ha più percorsi di accesso per la scelta del piano di esecuzione
di una determinata query.
■
Gli indici bitmap consentono di svolgere operazioni bit a bit estremamente
veloci. Queste operazioni sono disponibili quando sono presenti due o più indici
bitmap e una query prevede l’utilizzo di operazioni AND o OR.
Per creare un indice bitmap in una tabella organizzata a indice (IOT – IndexOrganized Table) occorre creare una tabella di mappaggio. Una tabella di
mappaggio contiene il ROWID logico della tabella organizzata a indice associato
a ogni bit dell’indice bitmap. Pertanto la tabella di mappaggio traduce il bit dell’indice bitmap in un ROWID della tabella organizzata a indice. Quando si crea
una tabella organizzata a indice, occorre aggiungere al comando create table la
causola mapping table. Ecco un esempio di creazione di una tabella organizzata a
indice con una tabella di mappaggio e la creazione di un indice bitmap associato
alla tabella organizzata a indice:
CREATE TABLE state
( state_code
VARCHAR2(2) PRIMARY KEY,
state_name
VARCHAR2(30),
state_zip_prefix VARCHAR2(2) )
ORGANIZATION INDEX
MAPPING TABLE TABLESPACE users;
CREATE BITMAP INDEX bx_state_01 ON state (state_zip_prefix);
Nel listato precedente, si è creata una tabella organizzata a indice chiamata
STATE. Utilizzando la clausola mapping table è stata definita una tablespace di
mappaggio per questa tabella organizzata a indice che fa in modo che Oracle crei
un’associazione fra ROWID logici e fisici che verrà memorizzata in una tabella a
heap. Questo è necessario per consentire di creare l’indice bitmap che si può vedere nell’istruzione create bitmap index che segue la creazione della tabella organizzata a indice STATE. Si noti che la tabella di mappaggio verrà creata nella
tablespace dell’utente.
Inoltre si noti che Oracle non offre la possibilità di assegnare un nome alla
tabella di mappaggio. In questo caso, se si cerca nella vista del dizionario dati
MODIFICHE ALL’ARCHITETTURA DI ORACLE9I
41
DBA_TABLES, si troverà che la tabella di mappaggio ha ricevuto il nome
SYS_IOT_MAP_<numero-sequenza>. Il valore numero-sequenza viene generato
automaticamente da Oracle. Ecco un esempio di query che mostra una tabella di
mappaggio:
SELECT owner, table_name, iot_type
FROM dba_tables
WHERE table_name LIKE '%SYS_IOT%';
OWNER
TABLE_NAME
IOT_TYPE
---------------------- --------------------- ---------------SCOTT
SYS_IOT_MAP_5293
IOT_MAPPING
NOTA
Vi sono alcuni problemi di sovraccarico prestazionale legati
alle tabelle di mappaggio. È opportuno crearle solo se ve ne è realmente bisogno.
Tabelle organizzate a indice, codice DML parallelo
e segmenti di overflow
Oracle9i consente l’impiego di codice DML sulle tabelle organizzate a indice
partizionate. Questo può offrire un accesso più rapido alle tabelle organizzate a
indice tramite query. Oracle9i consente anche di utilizzare il comando alter table
move per spostare una tabella organizzata a indice con un segmento di overflow
in un’altra tablespace, un’operazione che in Oracle8i non era possibile. Si noti
che questa operazione può essere eseguita anche online.
Ricostruzione degli indici secondari B-tree
sulle tabelle organizzate a indice
In Oracle9i, gli indici secondari nelle tabelle organizzate a indice possono essere
ricostruiti online. Questo consente di ricostruire questi indici mentre continua
l’attività DML. Questa ricostruzione degli indici secondari online consente anche
di ricostruire online i codici di riga. Si noti che durante un’operazione di ricostruzione online non può essere utilizzato codice DML parallelo sulle tabelle organizzate a indice. Non è possibile ricostruire un indice bitmap o un indice a cluster in
Oracle9i.
NOTA
Ora è anche possibile convalidare la struttura degli indici e
delle tabelle online utilizzando il comando analyze validate.
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CAPITOLO
2
2.2 Scansione a salto degli indici
Si è mai provato a eseguire una query per scoprire che in realtà non utilizzava
alcun indice poiché le colonne della query non erano all’inizio della query ma
troppo in profondità nella struttura dell’indice? Si supponga ad esempio di avere
una tabella chiamata CHILD contenente tre colonne, PARENT_ID, CHILD_ID e un
commento. Inoltre si supponga di aver creato su questa tabella un indice a chiave
primaria composita utilizzando le colonne PARENT_ID e CHILD_ID dove
PARENT_ID è la prima colonna dell’indice (vedere la Figura 2.1).
Se si esegue una query come la seguente:
SELECT COUNT(*) FROM child WHERE parent_id=1;
Oracle sarà in grado di utilizzare l’indice a chiave primaria concatenata associato alla chiave primaria della tabella poiché PARENT_ID è la prima colonna
dell’indice. In Oracle8i, se si fosse voluto eseguire la seguente query:
SELECT COUNT(*) FROM child WHERE child_id=1;
si sarebbe stati costretti a eseguire una scansione completa della tabella invece di
sfruttare gli indici poiché non venivano usate le colonne iniziali dell’indice. Le
versioni precedenti a Oracle9i, avrebbero usato un indice solo se si fossero usate
le colonne iniziali.
Oracle9i ha risolto questo problema introducendo la scansione a salto degli
indici. Con la scansione a salto non è necessario utilizzare la prima colonna di un
indice e si può usare qualsiasi colonna su cui si basa l’indice, indipendentemente
dall’ordine dell’indice.
CHILD_TABLE
PARENT_ID CHILD_ID COMMENT
Figura 2.1 Una tabella e il suo indice composito.
Indice composto
PARENT_ID CHILD_ID
ROW_ID
MODIFICHE ALL’ARCHITETTURA DI ORACLE9I
43
Pertanto, utilizzando la query precedente in Oracle9i, si sarebbe potuto usare
l’indice composito anche se PARENT_ID era la colonna iniziale. Oracle eseguirà
la scansione di ogni ramo dell’albero B-tree per determinare se i valori del blocco
foglia associati a tale ramo potevano contenere valori che soddisfacevano la clausola where. Per esempio, si prenda la seguente query:
SELECT COUNT(*) FROM child WHERE child_id=50;
in questa query, Oracle deve trovare tutte le righe in cui CHILD_ID è equivalente a
50. Oracle eseguirà la scansione dei rami dell’indice per ricercare quei rami in cui
si può trovare il valore 50 di CHILD_ID spostandosi poi sulle foglie. I rami che
non possono contenere un valore pari a 50 nella colonna CHILD_ID vengono “potati” durante la scansione, risparmiando molto tempo. La Figura 2.2 fornisce un
esempio di questa operazione.
Come si può vedere nella Figura 2.2, utilizzando la nuova funzionalità di
scansione a salto si è eliminato l’I/O di un terzo dei blocchi dell’indice. Questa
tecnica ha i seguenti risultati.
■
Riduce il numero globale di indici necessari per una determinata tabella, riducendo anche il sovraccarico associato alla manutenzione di tali indici.
■
Riduce i problemi provocati dal non poter determinare chiaramente quale colonna di un indice deve essere la colonna iniziale.
■
È molto più rapido rispetto a una scansione completa della tabella e più veloce anche di alcune scansioni a intervallo.
Radice dell’indice
PARENT_ID < 10
CHILD_ID < 30
PARENT_ID < 20
CHILD_ID < 60
PARENT_ID < 40
CHILD_ID < 50
PARENT_ID < 5 PARENT_ID < 10 PARENT_ID < 10 PARENT_ID < 20 PARENT_ID < 40 PARENT_ID < 50
CHILD_ID < 20 CHILD_ID < 30
CHILD_ID < 30 CHILD_ID < 60 CHILD_ID < 20 CHILD_ID < 40
Questo ramo dell’indice non
viene esaminato poiché
CHILD_ID = 30
non è possibile
Questo ramo dell’indice
viene esaminato poiché
CHILD_ID = 30
è possibile
Nessuna operazione di taglio
I/O
Figura 2.2 Ricerca del valore CHILD_ID.
Questo ramo dell’indice
viene esaminato poiché
CHILD_ID = 30
è possibile
I/O
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CAPITOLO
2
La tecnica di scansione a salto introduce un certo sovraccarico dovuto al fatto
che Oracle deve eseguire la scansione degli indici per ogni singolo valore nella
colonna dell’indice. Dopo l’analisi iniziale, Oracle ricerca i valori nelle colonne
interne. L’operazione può essere molto costosa in termini di prestazioni ma spesso è molto più veloce rispetto a una scansione completa della tabella. Oltre agli
indici standard B-tree, l’ottimizzatore può utilizzare delle scansioni a salto anche
per elaborare gli indici a cluster, le scansioni discendenti o le istruzioni con clausole connect by.
NOTA
Gli indici a chiave inversa e gli indici bitmap non possono
sfruttare la tecnica di scansione a salto.
2.3 Estrazione dei metadata degli oggetti
Uno dei problemi più grossi e gravi di un amministratore di database è l’estrazione del codice DDL (Data Definition Language) per gli oggetti contenuti nel database. Oracle9i ha tentato di semplificare questa operazione con l’introduzione
dell’API per metadati. Il dizionario dati può essere particolarmente ostico per gli
amministratori meno esperti e questa API elimina la necessità di eseguire query
sulle viste del dizionario dati per estrarre informazioni necessarie per ricreare un
oggetto.
L’API Metadata di Oracle9i fornisce un’interfaccia alternativa che consente
di estrarre il codice DDL dal dizionario dati. Questa funzionalità è supportata dal
nuovo package Oracle9i dbms_metadata. È possibile estrarre le informazioni sugli oggetti come codice DDL SQL o XML per successive trasformazioni ed esistono interfacce per programmi anche in dbms_metadata.
Il package dbms_metadata consente di utilizzare varie funzioni. Le principali
per l’utilizzo all’esterno dei programmi sono get_ddl e get_xml. La funzione get_ddl
restituisce informazioni su un oggetto sotto forma di codice DDL SQL eseguibile, mentre la funzione get_xml restituisce metadati in formato XML. È disponibile anche un foglio di stile XSL in $ORACLE_HOME/rdbms/xml/xsl. Le due funzioni hanno il seguente formato:
FUNCTION get_xml
( object_type IN
name
IN
schema
IN
version
IN
model
IN
transform IN
RETURN CLOB;
VARCHAR2,
VARCHAR2,
VARCHAR2 DEFAULT
VARCHAR2 DEFAULT
VARCHAR2 DEFAULT
VARCHAR2 DEFAULT
NULL,
'COMPATIBLE',
'ORACLE',
NULL)
MODIFICHE ALL’ARCHITETTURA DI ORACLE9I
FUNCTION get_ddl
( object_type IN
name
IN
schema
IN
version
IN
model
IN
transform IN
RETURN CLOB;
VARCHAR2,
VARCHAR2,
VARCHAR2 DEFAULT
VARCHAR2 DEFAULT
VARCHAR2 DEFAULT
VARCHAR2 DEFAULT
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NULL,
'COMPATIBLE',
'ORACLE',
'DDL')
La procedura GET_DDL rappresenta un buon esempio d’uso del package
dbms_metadata. In questo esempio si è estratto il codice DDL per la tabella DEPT
dello schema SCOTT.
SELECT DBMS_METADATA.GET_DDL
('TABLE','DEPT','SCOTT')
FROM DUAL;
DBMS_METADATA.GET_DDL('TABLE','DEPT','SCOTT')
-------------------------------------------------CREATE TABLE "SCOTT"."DEPT"
(
"DEPTNO" NUMBER(2,0),
"DNAME" VARCHAR2(14),
"LOC" VARCHAR2(13)
) PCTFREE 10 PCTUSED 40 INITRANS 1 MAXTRANS 255
LOGGING STORAGE(INITIAL 65536 NEXT 1048576
MINEXTENTS 1 MAXEXTENTS 2147483645
PCTINCREASE 0 FREELISTS 1 FREELIST GROUPS 1
BUFFER_POOL DEFAULT) TABLESPACE "USERS"
In questo esempio si noti che il primo parametro è il tipo dell’oggetto che si
vuole estrarre. Tutti i tipi di oggetti validi sono documentati in “Oracle9i Supplied
PL/SQL Packages and Types Manual”. Quindi si fornisce il nome dell’oggetto da
estrarre e dello schema cui appartiene. Si noti che l’output include tutte le parti
dell’istruzione create table che sono necessarie per ricostruire correttamente questa tabella e che l’output non termina con un punto e virgola o una barra.
Il secondo esempio estrae il codice DDL dalla funzione my_procedure contenuta nello schema SCOTT:
SELECT DBMS_METADATA.GET_DDL
('FUNCTION','MY_FUNCTION','SCOTT')
FROM DUAL;
DBMS_METADATA.GET_DDL('FUNCTION','MY_FUNCTION','SCOTT')
-------------------------------------------------------------------CREATE OR REPLACE FUNCTION "SCOTT"."MY_FUNCTION" return number as
46
CAPITOLO
2
begin
dbms_output.put_line('This is a test');
return 0;
end;
Anche qui si definisce il tipo dell’oggetto (FUNCTION) che si vuole estrarre.
Inoltre si definisce il nome e il proprietario dell’oggetto. Si noti che Oracle crea
tutto il codice DDL, compresa la parola riservata create function.
Oracle fornisce un’interfaccia programmatica tramite il package dbms_metadata anche per il linguaggio PL/SQL. Esempi d’uso di questa funzionalità si
trovano agli indirizzi $ORACLE_HOME/rdbms/demo/mddemo.sql e $ORACLE_HOME/rdbms/demo/mddemo2.sql.
2.4 Operazioni sugli oggetti online
Oracle9i offre varie funzionalità relative alla gestione online degli oggetti dello
schema, fra cui varie estensioni alle operazioni online sugli indici, la capacità di
portare online il segmento di overflow di una tabella organizzata a indici e la
capacità di ridefinire e riorganizzare le tabelle online.
Operazioni online sugli indici
Oracle9i ha introdotto molte nuove funzionalità che aggiungono flessibilità alla
ricostruzione degli indici online. Ora è possibile ricostruire e mettere online i
seguenti tipi di indici:
■
indici a chiave inversa facilitando gli aggiornamenti dei ROWID;
■
indici di funzioni;
■
indici compressi a chiave su tabelle organizzate a indice e hash;
■
indici secondari di tabelle organizzate a indice.
Oracle ha introdotto alcuni nuovi comandi che supportano le operazioni di
ricostruzione online. Il comando alter table coalesce consente di riunire l’indice
B-tree primario di una tabella organizzata a indice. Il nuovo comando alter index
… update block references consente di eseguire aggiornamenti online di ROWID
logiche per gli indici di una tabella organizzata a indice. L’uso del comando update
block references provoca l’avvio della ricostruzione e dunque non occorre includere la parola riservata online.
MODIFICHE ALL’ARCHITETTURA DI ORACLE9I
47
Messa online di un segmento di overflow
di una tabella organizzata a indice
Ora è possibile portare online il segmento di overflow di una tabella organizzata a
indice utilizzando il comando alter table e includendo il comando overflow
tablespace come nel seguente esempio:
ALTER TABLE my_iot_table MOVE ONLINE
TABLESPACE production_data
OVERFLOW TABLESPACE production_overflow;
Riorganizzazione e ridefinizione delle tabelle online
Oracle9i offre la possibilità di riorganizzare e ridefinire online le tabelle e i relativi indici con un livello minimo di indisponibilità degli oggetti costruiti. Questo
consente di ricostruire una tabella (ad esempio con un’istruzione create table as
select) senza coinvolgere le operazioni online. Pertanto è possibile rimuovere i
dati abbassando il contrassegno di “troppo pieno”, ridurre il numero di extent
nella tabella o correggere problemi di inefficienza dei blocchi del database causati da un’impostazione errata dei parametri del database. Inoltre è possibile trasformare una tabella hash in una tabella organizzata a indice o viceversa. Talvolta si
vuole partizionare la tabella o modificare il metodo di partizionamento. Tutte
queste operazioni sono supportate dalle operazioni di ricostruzione e ridefinizione
delle tabelle online. Di seguito si parlerà un po’ più in dettaglio queste operazioni.
Esecuzione della riorganizzazione
In precedenza, per poter riorganizzare una tabella in Oracle era necessario impedire l’accesso con codice DML. Infatti, a causa della ricostruzione degli indici, le
prestazioni della query select potevano degradare notevolmente durante la
riorganizzazione, tanto che era preferibile attendere piuttosto che subire il degrado prestazionale introdotto.
Oracle9i offre un nuovo processo che consente di eseguire ricostruzioni e
ridefinizioni di tabelle online comprendendo i relativi indici e riducendo al minimo il periodo di indisponibilità del database. Questa nuova operazione si concentra sull’impiego del nuovo package Oracle dbms_redefinition. La procedura seguita per ricostruire una tabella è un po’ complessa e dunque se ne parlerà un
passo alla volta.
NOTA
Si troveranno molti riferimenti alle procedure dbms_redefinition. Se ne parlerà in dettaglio in questa stessa parte del capitolo.
1. Usare la procedura dbms_redefinition.can_redef_table() per verificare che la
tabella che si vuole ricostruire online possa essere ricostruita. Vi sono varie restri-
48
CAPITOLO
2
zioni riguardanti la ricostruzione online delle tabelle di cui si parlerà più avanti in
questo stesso capitolo. Ecco un esempio d’uso della procedura can_redef_table:
EXEC DBMS_REDEFINITION.CAN_REDEF_TABLE('SCOTT', 'EMP');
Ecco un esempio in cui la tabella non può essere ridefinita.
BEGIN dbms_redefinition.can_redef_table('SCOTT','EMP'); END;
*
ERROR at line 1:
ORA-12089: cannot online redefine table "SCOTT"."EMP" with no primary key
ORA-06512: at "SYS.DBMS_REDEFINITION", line 8
ORA-06512: at "SYS.DBMS_REDEFINITION", line 236
ORA-06512: at line 1
Si noti che nel listato precedente, Oracle dice che il problema è la mancanza della
chiave primaria sulla tabella da ridefinire. Dopo l’aggiunta di una chiave primaria, lo stesso test ha successo:
SQL> exec dbms_redefinition.can_redef_table('SCOTT','EMP');
PL/SQL procedure successfully completed.
Questa volta la procedura can_redef_table non ha rilevato alcun errore e dunque
si può procedere.
2. Ora si deve creare una tabella vuota che rappresenta la tabella di destinazione
dell’operazione. Si noti che occorre creare questa tabella nello stesso schema della tabella che si vuole riorganizzare. Per eseguire questo tipo di operazione si può
impiegare il comando create table as select. Inoltre occorre assicurarsi di aver
definito la chiave primaria per questa tabella di destinazione poiché questo è il
requisito necessario per poter eseguire operazioni online sulla tabella. Ecco un
esempio:
connect scott/tiger
CREATE TABLE new_emp
PCTFREE 10 PCTUSED 60
STORAGE (INITIAL 100k NEXT 100k)
PARTITION BY RANGE(empno)
(PARTITION emp_id_50000
VALUES LESS THAN (3000) TABLESPACE emp_tbs_3000,
PARTITION emp_id_100000
VALUES LESS THAN (6000) TABLESPACE emp_tbs_60000,
PARTITION emp_id_all_others
VALUES LESS THAN (MAXVALUE) TABLESPACE emp_tbs_maxvalue)
MODIFICHE ALL’ARCHITETTURA DI ORACLE9I
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AS SELECT * FROM EMP WHERE 1 = 2;
ALTER TABLE new_emp ADD PRIMARY KEY (empno);
Si noti che a questo punto si potrebbe scegliere di ridefinire la tabella. Inoltre si
noti che in questa fase in realtà non si copia alcun record nella tabella. Si possono
solo aggiungere, cancellare o modificare le definizioni di una colonna. Tutte queste operazioni sono supportate dal processo di ricostruzione online. In questo caso
si è deciso di partizionare la tabella che in precedenza non era partizionata.
3. Dopo aver costruito la tabella sostituta, occorre indicare a Oracle che si sta
iniziando una ricostruzione online della tabella SCOTT.EMP. A tale scopo si impiega la procedura start_redef_table() del package dbms_redefinition. Questa procedura accetta tre parametri. Il primo è la tabella da ridefinire o riorganizzare, il
secondo è il nome della tabella sostituta e il terzo è un mappaggio opzionale fra le
colonne. Se il mappaggio non viene fornito, Oracle presuppone che la struttura
della tabella originale e della tabella sostituta sia la stessa. Se viene utilizzato il
mappaggio delle colonne, allora solo le colonne elencate nel mappaggio potranno
essere trasferite nella tabella sostituta e solo tali colonne verranno verificate da
Oracle quando verranno modificate. Ecco un esempio di esecuzione della funzione dbms_redefinition.start_redef_table() per questo esempio:
EXEC DBMS_REDEFINITION.START_REDEF_TABLE( UNAME=>'SCOTT',
ORIG_TALBE=>'EMP',INT_TABLE=>'NEW_EMP');
Oracle inserirà nella tabella NEW_EMP i record attualmente contenuti nella tabella EMP e inizierà anche a verificare ogni nuova modifica apportata alla tabella
EMP ma senza applicarla.
Si noti che nell’esempio precedente non è necessario definire nuove colonne poiché si utilizzano le stesse colonne. Se invece si fosse deciso di modificare la definizione delle colonne, si sarebbe dovuto includere la definizione di una colonna
nella chiamata della procedura. Ad esempio nella tabella EMP sono contenute le
seguenti colonne:
EMPNO, ENAME, JOB, MGR, HIREDATE, SAL, COMM, DEPTNO
Si supponga di volere applicare una stessa percentuale di commissione pari al
10%. Inoltre si supponga di voler rinominare la colonna ENAME chiamandola
EMP_NAME. In questo caso il comando da eseguire sarà il seguente:
DBMS_REDEFINITION.START_REDEF_TABLE('SCOTT','EMP','NEW_EMP',
'empno empno, ename emp_name, job job, mgr mgr, hiredate hiredate, sal sal, 10
comm, deptno deptno');
50
CAPITOLO
2
Si noti che sono state incluse tutte le colonne di entrambe le tabelle. Inoltre per la
colonna ENAME è stato specificato il nuovo nome EMP_NAME. Questo indica un
mappaggio di ENAME sulla nuova colonna EMP_NAME. Inoltre si è deciso che
nella nuova colonna COMM deve essere inserito il valore 10.
4. Ora occorre creare ogni trigger, indice e vincolo da applicare alla tabella
NEW_EMP. In generale questi saranno gli stessi oggetti presenti nella tabella EMP,
cambiano solo i nomi. Assicurarsi di creare tutti i vincoli referenziali disattivati.
Inoltre creare sulla nuova tabella ogni grant richiesto. Nel seguente esempio si
crea il vincolo della chiave primaria, un vincolo di integrità referenziale fra la
tabella NEW_EMP e la tabella DEPT e un indice secondario sulla colonna DEPT
della tabella NEW_EMP. Tutti questi oggetti sostituiranno gli oggetti definiti nella
tabella di origine EMP alla fine di questo processo.
ALTER TABLE new_emp ADD CONSTRAINT fkredef_dept_emp FOREIGN KEY(deptno)
REFERENCES dept DISABLE;
5. Ora si completa il processo di ridefinizione utilizzando il sottoprogramma
finish_redef_table del package dbms_redefinition. Questa operazione provoca un
breve periodo di indisponibilità mentre Oracle blocca il dizionario dati per concludere la ricostruzione della tabella. Inoltre Oracle risincrononizzerà la nuova
tabella e tutti gli indici ad essa associati con la vecchia tabella prima di eliminare
la vecchia tabella. Ecco un esempio d’uso di questa procedura:
EXEC DBMS_REDEFINITION.FINISH_REDEF_TABLE('SCOTT', 'EMP', 'NEW_EMP');
6. Dopo aver completato con successo il passo precedente, si può cancellare la
tabella sostituta che non è più necessaria:
DROP TABLE new_emp CASCADE CONSTRAINTS;
Risincronizzazione manuale delle tabelle
Durante il processo di ridefinizione si potrebbe voler risincronizzare la tabella
sostituta con la tabella di origine. Si può eseguire la procedura dbms_redefinition.sync_interim_table. Questo aiuta a ridurre il tempo della chiamata a exec
dbms_redefinition.finish_redef_table alla fine del processo di ridefinizione. Ecco
un esempio di una chiamata alla procedura sync_interim_table:
EXEC DBMS_REDEFINITION.SYNC_INTERIM_TABLE(‘SCOTT’,’DEPT’,’NEW_DEPT’);
MODIFICHE ALL’ARCHITETTURA DI ORACLE9I
51
Cosa accade se si verifica un errore
Se si verifica un errore e appare chiaro che il processo di ridefinizione dovrebbe
essere bloccato, si può utilizzare la procedura dbms_redefinition.abort_redef_table
che interrompe tutte le operazioni di sincronizzazione fra la tabella di origine e la
tabella sostituta in modo da poter cancellare la tabella sostituita senza alcun errore. Oracle consente di eseguire questa procedura anche se si e già cancellata la
tabella sostituta.
Regole e restrizioni per la ricostruzione online
Quando si ricostruisce o ridefinisce una tabella online, occorre applicare un insieme di regole e restrizioni. Se una di queste condizioni non è esaudita, la tabella
non può essere ricostruita online. Sia la tabella di origine che la tabella sostituta
devono avere delle chiavi primarie e queste chiavi devono essere costruite sulle
stesse colonne. Le tabelle di proprietà di SYS o SYSTEM non possono essere
gestite in questo modo. Inoltre non si può spostare una tabella in un altro schema
e non è possibile dichiarare nuove colonne come NOT NULL se non dopo aver
concluso il processo di ricostruzione.
Non è possibile ricostruire tabelle che fanno parte di una vista materializzata.
Inoltre le tabelle con log di viste materializzate non possono essere ricostruite
online. Le tabelle a cluster non possono essere impiegate per una ridefinizione
online. Le tabelle container di viste materializzate e le tabelle di query avanzate
non possono essere ricostruite.
Le tabelle che usano colonne dei seguenti tipi non possono essere ridefinite
online:
■
oggetti;
■
REF;
■
tabelle nidificate;
■
VARRAY;
■
tabelle a tipi;
■
FILE;
■
LONG (le colonne LOB possono essere ridefinite).
Le tabelle temporanee e a cluster non possono essere ridefinite online. Le
tabelle che appartengono a SYS e SYSTEM non possono essere ridefinite online.
Le nuove colonne da aggiungere nell’ambito della ridefinizione possono essere
dichiarate NOT NULL solo se la ridefinizione è completa. Infine non è possibile
definire alcun vincolo referenziale fra la tabella da ridefinire e la tabella sostituta.
Privilegi necessari per la ricostruzione online
Per ridefinire una tabella occorre avere i seguenti privilegi:
■
alter any table;
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CAPITOLO
2
■
create any table;
■
drop any table;
■
execute sul package dbms_redefinition (execute_catalog_role ha questo privi-
legio);
■
lock any table;
■
select any table.
Le procedure del package dbms_redefinition
Il package dbms_redefinition viene utilizzato nella ridefinizione delle tabelle per
mantenere sincronizzata la tabella sostituta con la tabella ridefinita. Il package
contiene cinque sottoprogrammi:
■
can_redef_table;
■
start_redef_table;
■
finish_redef_table;
■
sync_interim_table;
■
abort_redef_table.
Di seguito si parlerà un po’ più in dettaglio di queste procedure.
La procedura can_redef_table
Questa procedura viene utilizzata per determinare se una determinata tabella è un
buon candidato per una ridefinizione online. Ecco la sintassi del comando:
Procedure DBMS_REDEFINITION.CAN_REDEF_TABLE
( uname
IN VARCHAR2,
-- Nome utente
tname
IN VARCHAR2 );
-- Tabella da controllare
Un esempio d’uso di questa procedura si trova nel paragrafo “L’esecuzione
della riorganizzazione”.
La procedura start_redef_table
Questa procedura viene utilizzata per indicare che Oracle deve iniziare a trasferire i dati dalla tabella di origine alla tabella sostituta iniziando così il processo di
ridefinizione. Quando viene eseguita questa istruzione, Oracle inizia a registrare
ogni modifica apportata alla tabella di origine per replicare tale modifica nella
tabella sostituta. Tutte le modifiche registrate vengono trasferite alla tabella sostituita durante l’esecuzione della procedura finish_redef_table o sync_interim_table.
Ecco la sintassi da impiegare:
Procedure DBMS_REDINITION.start_redef_table
( uname
IN VARCHAR2,
-- Nome utente
orig_table
IN VARCHAR2,
-- Tabella di origine
MODIFICHE ALL’ARCHITETTURA DI ORACLE9I
int_table
IN VARCHAR2,
col_mapping IN VARCHAR2 := NULL );
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-- Tabella sostituta
-- Mappaggio fra le colonne
Un esempio d’uso di questa procedura si trova nel paragrafo “L’esecuzione
della riorganizzazione”.
La procedura finish_redef_table
Questa procedura viene utilizzata per indicare al server Oracle che il processo di
ridefinizione è terminato e che l’amministratore di database è pronto per sincronizzare la tabella sostituta con la tabella di origine. Dopo aver eseguito questa
operazione, la tabella sostituta e tutti gli indici, i trigger, i grant e i vincoli creati
sulla tabella sostituta verranno ridefiniti sostituendo la tabella di origine e i suoi
oggetti. Durante questa elaborazione vi è un breve periodo in cui il dizionario dati
risulta indisponibile. La sintassi del comando è la seguente:
Procedure DBMS_REDFINITION.finish_redef_table
( uname
IN VARCHAR2,
orig_table
IN VARCHAR2,
int_table
IN VARCHAR2 )
-- Nome utente
-- Tabella di origine
-- Tabella sostituta
Un esempio d’uso di questa procedura si trova nel paragrafo “L’esecuzione
della riorganizzazione”.
La procedura sync_interim_table
Questa procedura fa in modo che Oracle sincronizzi la tabella sostituta con la
tabella di origine. La sintassi del comando è la seguente:
DBMS_REDFINITION.sync_interim_table
( uname
IN VARCHAR2,
orig_table
IN VARCHAR2,
int_table
IN VARCHAR2 )
-- Nome utente
-- Tabella di origine
-- Tabella sostituta
Un esempio d’uso di questa procedura si trova nel paragrafo “Risincronizzazione manuale delle tabelle”.
La procedura abort_redef_table
Questa procedura provoca l’annullamento di tutti i processi di ridefinizione. Tutta
l’attività di logging sulla tabella di origine viene bloccata e i log vengono rimossi.
Una volta eseguita questa procedura, è possibile rimuovere la tabella sostituta. La
sintassi del comando è la seguente:
DBMS_REDEFINITION.abort_redef_table
( uname
IN VARCHAR2,
orig_table
IN VARCHAR2,
-- Nome utente
-- Tabella di origine
54
CAPITOLO
int_table
2
IN VARCHAR2 )
-- Tabella sostituta
Un esempio d’uso di questa procedura si trova nella sezione “Cosa accade se
si verifica un errore”.
2.5 Gestione automatizzata dello spazio
del segmento
Oracle9i introduce due modi per gestire lo spazio libero di un segmento. Il vecchio metodo che prevede l’impiego di free list è tuttora supportato ma ora è disponibile anche il nuovo metodo di gestione automatizzata dello spazio del segmento. Come il vecchio metodo (che è ancora il metodo standard) Oracle usa una
struttura chiamata free list che registra i blocchi liberi all’interno di un segmento.
In Oracle9i (al posto della free list) è possibile creare una tablespace definita
per utilizzare la gestione automatizzata dello spazio. Quando viene creato un oggetto in una tablespace che utilizza la gestione automatizzata dello spazio, Oracle
crea un bitmap all’interno di blocchi nel segmento, chiamato BMB. Normalmente
i BMB occupano i primi tre blocchi del segmento mentre il quarto blocco è rappresentato dall’intestazione del segmento stesso.
Il bitmap descrive lo stato dei blocchi contenuti nel segmento, indicando quanto
spazio è disponibile nel blocco per l’inserimento di nuove righe. Quando cambia
il blocco cambia anche il valore contenuto nel bitmap. L’utilizzo di un bitmap è
più semplice ed efficiente rispetto all’impiego di una free list in quanto consente
di utilizzare al meglio lo spazio ed elimina la necessità di specificare pctused,
freelists e freelists groups quando si definiscono gli oggetti nella tablespace. La
gestione automatica dello spazio del segmento è disponibile solo nelle tablespace
a gestione locale.
Oracle ha semplificato notevolmente questa funzionalità. Basta includere la
clausola segment space management auto quando si usa il comando create
tablespace per creare una tablespace. La gestione automatica dello spazio dei
segmenti si applica a tutti i segmenti creati all’interno di una tablespace creata
con la clausola segment space management. Ecco un’istruzione create tablespace
che crea una tablespace che utilizza la gestione automatizzata dello spazio del
segmento.
CREATE TABLESPACE my_auto_tbs
DATAFILE 'c:\oradata\mydb\mydb_my_auto_tbs_01.dbf' SIZE 100m
EXTENT MANAGEMENT LOCAL
SEGMENT SPACE MANGEMENT AUTO;
MODIFICHE ALL’ARCHITETTURA DI ORACLE9I
55
La gestione automatizzata dello spazio è molto più efficiente rispetto alle free
list se utilizzata all’interno di tablespace che contengono tabelle con righe di dimensioni variabili. Infatti fra le estensioni pianificate di Oracle vi sarà l’obbligo
di utilizzare la gestione automatica dello spazio del segmento.
Quando si utilizza la gestione automatizzata dello spazio del segmento occorre considerare alcune restrizioni. Innanzitutto questa funzionalità è disponibile
solo per le tablespace permanenti e a gestione locale. Inoltre non è possibile creare colonne LOB in una tablespace progettata per la gestione automatica dello
spazio del segmento. Infine una tablespace creata utilizzando la gestione automatica dello spazio del segmento non può essere modificata per utilizzare la gestione
a free list.
2.6 Indici bitmap di join
Gli indici bitmap sono stati introdotti fin da Oracle8. Ora, con Oracle9i, è possibile creare indici bitmap di join. Gli indici bitmap di join rappresentano l’operazione di join delle colonne in due o più tabelle. Con un indice di join, il valore di una
colonna in una tabella (generalmente una tabella dimensione) viene memorizzato
nei relativi codici ROWID del valore corrispondente nelle altre tabelle su cui è
definito l’indice. Questo garantisce un accesso di join più rapido fra le tabelle (se
tale query usa le colonne dell’indice bitmap di join). Nella Figura 2.3, si vede un
indice bitmap di join creato fra due diverse tabelle: una tabella dei fatti e una
tabella dimensione.
In un ambiente di data-warehouse, un indice bitmap di join può essere il modo
più efficiente per accedere ai dati rispetto ai join su viste materializzate. Quando
si usa un indice di join in un ambiente data-warehouse o EIS, si utilizza una equiinner join fra le colonne della chiave primaria delle tabelle dimensione e le colonne della chiave esterna della tabella dei fatti.
Si può creare un indice bitmap di join utilizzando il comando create bitmap
index. Ecco un esempio di creazione di questo tipo di indice :
CREATE BITMAP INDEX my_bitmap_index
ON fact_table(dimension_table.col_2)
FROM dimension_table, fact_table
WHERE dimension_table.col1=fact_table.col1;
Occorre considerare alcune restrizioni sulla creazione degli indici bitmap di
join.
■
L’indice bitmap di join viene costruito su un’unica tabella. Nell’esempio precedente, l’indice bitmap di join era costruito sulla tabella FACT_TABLE.
56
CAPITOLO
2
Indice bitmap
di join
La query richiede solo l’uso
delle tabelle degli indici
e dei fatti. Oracle non deve
accedere alla tabella dimensione.
Figura 2.3 Un indice bitmap di join.
Oracle consente di aggiornare, inserire o cancellare una sola delle tabelle di
un indice bitmap di join per volta.
■
Non è possibile eseguire un’operazione di join di una tabella con se stessa
ovvero nessuna tabella può comparire due volte nella clausola from.
■
Un indice bitmap di join non può essere creato su una tabella organizzata a
indice o una tabella temporanea.
■
Ogni colonna di un indice bitmap di join deve essere presente in una delle
tabelle dimensione specificate. Le operazioni di join degli indici bitmap devono
formare uno schema a stella.
■
Sulle colonne di join dell’indice bitmap di join devono essere creati dei vincoli sulle colonne della chiave primaria o dei vincoli di univocità.
■
MODIFICHE ALL’ARCHITETTURA DI ORACLE9I
57
Tutte le colonne della chiave primaria della tabella dimensione devono far
parte dei criteri di join dell’indice bitmap di join.
■
Agli indici bitmap di join si applicano tutte le restrizioni dei normali indici
bitmap.
■
Non è possibile creare un indice bitmap di join su una tabella organizzata a
indice.
■
2.7 Identificazione degli indici inutilizzati
Oracle8i ha introdotto il monitoraggio dell’uso delle tabelle per migliorare il processo di raccolta delle statistiche. Con Oracle9i è anche possibile monitorare l’uso
degli indici all’interno del database. Gli indici inutilizzati rappresentano naturalmente uno spreco di spazio e possono provocare problemi prestazionali in quanto
Oracle deve gestire l’indice ogni volta che la relativa tabella è coinvolta in un’operazione DML.
Per iniziare a monitorare l’indice si usa il comando alter index con la clausola
monitoring usage:
ALTER INDEX index_name MONITORING USAGE;
Per terminare il monitoraggio di un indice, si usa nuovamente il comando
alter index ma con la clausola nomonitoring usage:
ALTER INDEX index_name NOMONITORING USAGE;
Mentre l’indice è in modalità di monitoraggio, si può usare la vista V$OBJECT_USAGE per determinare se l’indice è stato utilizzato. Si noti che la vista
mostrerà le informazioni d’uso solo quando viene interrogata dal proprietario
dell’indice. Si può eseguire la query sulla colonna USED della vista V$OBJECT_USAGE. Se il valore della colonna è NO, l’indice non è stato usato. Se il
valore della colonna è YES, l’indice è stato usato. Questa vista include anche le
colonne START_MONITORING ed END_MONITORING che indicano il tempo di
inizio e fine del monitoraggio su tale indice. Il nome dell’indice e della relativa
tabella viene fornito rispettivamente dalle colonne INDEX_NAME e TABLE_NAME.
Infine la colonna MONITORING indica se l’indice è attualmente monitorato. Ogni
volta che viene eseguito il comando alter table monitoring usage, la riga di
V$OBJECT_USAGE relativa a tale indice viene reinizializzata. Ecco un esempio
di query su questa tabella:
SQL> select * from v$object_usage;
58
CAPITOLO
2
INDEX_NAME
TABLE_NAME
MON
------------------------------ ------------------------------ --START_MONITORING
END_MONITORING
------------------- ------------------MY_BITMAP_INDEX
TEST_DIM
NO
10/20/2001 00:01:42 10/20/2001 00:04:56
SYS_C002155
EMP
YES
10/20/2001 00:05:20
USE
---
NO
YES
In questo esempio vi sono due indici. Innanzitutto vi è l’indice MY_BITMAP_INDEX che è stato costruito sulla tabella TEST_DIM. Poiché si trova nella
vista V$OBJECT_USAGE, si può sapere che è stata monitorata. Un indice non
compare nella vista V$OBJECT_USAGE se non è stato monitorato in qualche
momento della sua vita. MY_BITMAP_INDEX attualmente non è monitorato; inoltre
la colonna USE indica NO, ovvero l’indice non è stato utilizzato mentre era
monitorato.
In secondo luogo viene indicato l’indice SYS_C002155. Si può vedere che
attualmente è monitorato osservando la colonna MONITORING che riporta il valore YES. Il valore YES nella colonna USED dice anche che è stato utilizzato.
2.8 Condivisione del cursore
Oracle9i introduce vari miglioramenti che riguardano la condivisione del cursore.
La condivisione del cursore consente il riutilizzo di un cursore da parte di altre
sessioni, riducendo il tempo richiesto da Oracle per analizzare l’istruzione SQL.
Sono state aggiunte molte nuove funzionalità che irrobustiscono la condivisione
del cursore. La prima riguarda il modo in cui l’ottimizzatore basato su costi (CBO)
interagisce con le istruzioni che contengono le variabili associate.
In Oracle9i, quando un’istruzione contiene una variabile bind, la prima volta
che viene eseguita l’istruzione, l’ottimizzatore CBO ricerca i valori associati a
tale variabile. L’ottimizzatore poi utilizzerà il valore delle variabili bind per determinare il percorso di esecuzione più efficiente. Oracle utilizzerà lo stesso percorso di esecuzione per tutte le successive esecuzioni di tale istruzione SQL, indipendentemente dal valore della variabile bind dell’istruzione. Pertanto l’operazione può portare a una condivisione sicura o non sicura del cursore.
Se il letterale della clausola where è tale che modificandolo non viene alterato
il piano di esecuzione della query, allora si dice che la condivisione del cursore è
sicura. Un esempio prevede una lista di nomi di pazienti ai quali è associato un
identificatore univoco. In questo caso, un’istruzione come la seguente:
SELECT patient_name FROM patient WHERE patient_id=12345;
MODIFICHE ALL’ARCHITETTURA DI ORACLE9I
59
verrebbe considerata un cursore sicuro poiché la sostituzione di 12345 con qualsiasi altro valore non modificherebbe il piano di esecuzione. Oracle può determinare se un cursore è sicuro quando lo analizza. Per determinare se il cursore è
sicuro usa le statistiche raccolte sugli oggetti cui si fa accesso e gli istrogrammi.
In un cursore non sicuro, una variazione del letterale può provocare una modifica al piano di esecuzione. Ad esempio, si supponga di interrogare con una query
la tabella PATIENT ma questa volta ricercando il cognome Freeman:
SELECT patient_name FROM patient WHERE last_name='FREEMAN';
Supponendo che nella tabella PATIENT vi sia un indice costruito sulla colonna
LAST_NAME, Oracle potrebbe scegliere di utilizzare l’indice per questa query. Il
problema è che, dato che successivamente si esegue la seguente query:
SELECT patient_name FROM patient WHERE last_name='SMITH';
Oracle utilizzerà lo stesso piano di esecuzione impiegato per la prima query.
Se scegliesse di utilizzare l’indice per risolvere la prima query, la scansione a
indice potrebbe essere un’idea non adatta alla seconda query. Questo è dovuto al
fatto che probabilmente vi saranno pochi cognomi Freeman e molti cognomi Smith.
Oracle9i consente di istruire l’ottimizzazione per condividere solo i cursori
sicuri tramite l’impiego del nuovo valore similar del parametro cursor_sharing. Il
valore similar limita la condivisione ai soli cursori che sono ritenuti sicuri. Pertanto, utilizzando similar si riduce l’instabilità che può essere introdotta impostando
cursor_sharing su force.
In associazione al nuovo parametro similar vi è l’opzione SQL cursor_sharing_exact che disattiva la condivisione del cursore costringendo l’istruzione SQL
a ricercare corrispondenze esatte di un’istruzione nell’area condivisa. Inoltre si
possono usare i comandi alter session e alter system per modificare il valore dei
parametri cursor_sharing.
2.9
Miglioramenti del server condiviso
Oracle9i ha rinominato il server MTS (Multi-Threaded Server) chiamandolo server
condiviso. L’architettura a server condiviso aumenta la scalabilità delle applicazioni e il numero di client che possono essere simultaneamente connessi al database. L’architettura a server condiviso consente anche di estendere la scala delle
applicazioni esistenti senza apportare alcuna modifica all’applicazione. Per questo motivo sono stati aggiunti e modificati numerosi parametri. Oracle suggerisce
di utilizzare i nuovi parametri al posto dei vecchi. Ecco la tabella delle sostituzioni fra parametri vecchi e nuovi.
60
CAPITOLO
2
VECCHIO PARAMETRO
NUOVO PARAMETRO
mts_dispatchers
dispatchers
mts_max_dispatchers
max_dispatchers
mts_servers
shared_servers
mts_max_servers
max_shared_servers
mts_circuits
circuits
mts_sessions
shared_server_sessions
Inoltre Oracle ha introdotto una nuova vista che può essere utilizzata per
monitorare il server condiviso. Questa vista si chiama V$SHARED_SERVER_MONITOR e il suo scopo è quello di fornire informazioni utili per l’ottimizzazione
del server condiviso. La vista contiene le seguenti colonne.
COLONNA
DESCRIZIONE
MAXIMUM_CONNECTIONS
Il massimo numero di circuiti virtuali che sono stati in uso contemporaneamente dall’avvio
dell’istanza. Può essere necessario incrementare il parametro circuts quando questo
numero si avvicina al valore impostato per circuits.
MAXIMUM_SESSIONS
Il numero numero massimo di sessioni del server condiviso che sono state in uso dall’avvio dell’istanza. Può essere necessario incrementare il parametro shared_server_sessions
quando questo numero si avvicina al valore impostato per shared_server_sessions.
SERVERS_STARTED
Il numero totale di server condivisi avviati dall’avvio dell’istanza.
SERVERS_TERMINATED
Il numero totale di server condivisi che sono stati fermati da Oracle dall’avvio dell’istanza.
SERVERS_HIGHWATER
Il numero massimo di sessioni del server condiviso che sono state in uso dall’avvio dell’istanza. Può essere necessario incrementare il parametro max_shared_servers se questo numero si avvicina al valore impostato per max_shared_servers.
Inoltre Oracle ha riprogettato i protocolli di connessione fra il processo client,
il listener Oracle e il processo dispatcher semplificando così le operazioni. Questa
nuova connessione direct handoff riduce il sovraccarico della rete e riduce anche
il livello medio di traffico di rete necessario per creare una connessione fra il
client e il processo dispatcher.
Il processo dispatcher è stato migliorato e gli eventi della rete e del database
vengono ora gestiti utilizzando un modello a eventi interno. Questo nuovo modello a eventi riduce i requisiti di CPU del processo dispatcher e favorisce un utilizzo
efficiente della rete. Infine si può usare Oracle Performance Manager da OEM (fa
parte di OEM Performance Pack) per monitorare i dispatcher del server condiviso, i server condivisi e i listener. Oracle Performance Manager semplifica la gestione dei server condivisi in un’interfaccia grafica.
MODIFICHE ALL’ARCHITETTURA DI ORACLE9I
61
NOTA
I database Oracle9i che usano server condivisi possono
supportare il package dbms_ldap. In Oracle8i ciò non era possibile.
2.10 Variazioni alle impostazioni predefinite
di create tablespace
In Oracle9i, sono state cambiate le impostazioni predefinite del comando create
tablespace. Innanzitutto quando si crea una tablespace in Oracle9i, viene creata
una tablespace gestita localmente utilizzando il metodo di allocazione degli extent
SYSTEM; il parametro compatibility deve però essere impostato sul valore 9.0.0.0
o un valore superiore.
2.11 Sospensione del database
Se si è provato a sostituire un package PL/SQL in un database molto impegnato,
si sa quanti problemi possono sorgere, in quanto le transazioni bloccano il package,
impedendo all’amministratore di modificarlo. Vi sono anche altre operazioni che
soffrono di problemi di bloccaggio, come ad esempio i comandi alter table o alter
index o la riorganizzazione o ridefinizione di una tabella. Naturalmente una soluzione consiste nel chiudere il database e riavviarlo in una sessione limitata ma
sfortunatamente questo produce effetti indesiderati:
■
vengono vuotate le aree cache della memoria;
■
gli utenti vengono espulsi dal sistema;
■
può essere necessario “uccidere” le transazioni in corso;
■
i tempi di avvio e di chiusura possono allungarsi per il ripristino dell’istanza.
Oracle9i offre una soluzione a questi problemi sotto forma dello stato di sospensione. Quando il database viene posto in questo stato, tutte le istruzioni in
corso vengono lasciate completare e quindi la sessione viene congelata. Inoltre
quando il database è in stato di sospensione, tutte le nuove connessioni (che non
siano dell’amministratore) vengono sospese e la connessione non può completarsi finché il database non viene fatto uscire dallo stato di sospensione.
Per portare il database nello stato di sospensione si usa il seguente comando:
ALTER SYSTEM QUIESCE RESTRICTED;
Dopo aver completato le attività, l’amministratore di database può riportare il
database nello stato di funzionamento normale utilizzando il comando:
62
CAPITOLO
2
ALTER SYSTEM UNQUIESCE;
Per poter portare il database in modalità di sospensione occorre aver attivato
Resource Manager il quale questo deve essere attivato dall’ultimo avvio del sistema. Se si ferma e poi si riavvia il Resource Manager fra i cicli del database, non si
sarà in grado di portare il database in stato di sospensione finché non si chiude il
database e non lo si riavvia con Resource Manager in esecuzione. Se questo requisito non è esaudito, ogni tentativo di portare il database in stato di sospensione
provocherà un errore.
Infine se si esegue un backup mentre il database è in stato di sospensione, tale
backup verrà considerato incoerente. Pertanto l’esecuzione di un backup di un
database aperto in modalità di sospensione richiede comunque un backup a caldo
e questa modalità non può essere utilizzata per sospendere il database.
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