Giornale del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” Macerata (MC), anno VI, n° 5 Marzo 2012
dalla scuola
Editoriale
Oliastro a Macerata!
Nonostante il mega-avviso che campeggia da settimane sulla home del sito del Liceo, sembra che ci sia
ancora qualcuno che non sappia la novità: il nostro
Liceo è stato scelto come sede per la Finale nazionale
delle Olimpiadi di Astronomia! Durante la Finale nazionale dello scorso anno, svoltasi a Reggio Calabria,
l’idea era nell’aria, anche se alla fine sembrò sfumare,
poiché Stefano Sandrelli, organizzatore delle Olimpiadi, propose Roma come probabile sede. Alla fine,
grazie agli ormai assodati superpoteri del prof. Angeletti, siamo riusciti ad ottenere le Finali. Bisognerà
lavorare moltissimo, sia per l’organizzazione sia per
cercare di vincere nuovamente! Le Olimpiadi si svolgono su tre fasi: la prima consiste in un tema su un
certo argomento, quest’anno “L’origine dell’universo.
Quali sono le principali osservazioni scientifiche a
sostegno dell’ipotesi del Big Bang? A tua conoscenza,
esistono altre teorie scientifiche alternative compatibili con le osservazioni?”; la seconda è
invece una prova
scritta su problemi
di natura teorica,
svoltasi a Teramo il
20 Febbraio; ben 15
studenti del nostro
Liceo si sono qualifi-
di Alessandro Mariani
cati per questa fase. Alla
fase nazionale,
che
si
svolgerà
a
Macerata dal
14 al 16 Aprile, del nostro
liceo si sono
qualificati
per la finale nazionale ben 6 studenti: per la categoria junior Carnevali Matteo 1C, Loretani Alessandra
1L e Santoni Giacomo 1B, mentre per la categoria senior si sono qualificati Altamura Edoardo 2C, Mariani
Alessandro 3G, Petrini Leonardo 3G. I partecipanti
alla Finale sono in totale 40, venti per ogni categoria.
E a riprova dei superpoteri del prof. Angeletti, siamo
la scuola più rappresentata a livello nazionale
(risultato che avevamo già raggiunto lo scorso anno
con 4 partecipanti). Ci sarà moltissimo da lavorare
per cercare di arrivare alle Olimpiadi Internazionali
che si terranno in Corea del Sud a Settembre. Vorrei
ricordare a tutti che lo scorso anno Edoardo Altamura ha fatto parte della squadra olimpica (foto in alto)
che ha rappresentato l’Italia alle Internazionali in Kazakhistan. Che dire? Augurateci buona fortuna, e speriamo bene!
Carnevale frizzi e lazzi...
di Martina D’Ottavio
Il martedì grasso in stile Liceo Scientifico!
Finalmente, tra la neve, i compiti in classe da recuperare e le interrogazioni a tappeto, è arrivato il Carnevale. E chi pensava che il nostro Liceo sarebbe rimasto a guardare…beh, si sbagliava di grosso, perché i
nostri studenti hanno saputo sfruttare al meglio questo giorno di (quasi) festa per dare il meglio di sé nello sfoggiare i travestimenti più assurdi, divertenti ed
epici!! In sede centrale, durante la ricreazione di martedì 21 febbraio, tra le facce incredule dei ragazzi del
primo (che dovranno ben presto abituarsi!) e quelle
attonite dei professori, non era un caso imbattersi in
strane figure travestite in modo bizzarro…uomini
vestiti da donne con gonne e calzamaglie, donne in
giacca e cravatta con baffetti disegnati, soldati, cow-
boy, rasta, scolarette, un prete che andava in giro portando il “messaggio divino” e reclutando devoti, alcune memes uscite da Facebook …addirittura una processione funebre con tanto di prete, becchini, morto
nella bara e corteo che intonava l’Alleluia!! E poi hippies, pugili, alcuni “sbadati” venuti a scuola in pigiama, altri in accappatoio, qualche Puffo qua e là…
insomma, il nostro Liceo Scientifico a Carnevale è
un’esplosione di idee, e chi più ne ha più ne inventa!
E il prossimo anno, cosa ci riserveranno i nostri compagni? Chissà se, come ad ogni Carnevale, il popolo
del Liceo ci saprà stupire con effetti speciali?? Aspettiamo e vedremo!
La NSA sta realizzando un centro
Realizzato un transistor con solo
Il MIT ha dimostrato che la diffinello Utah per controllare tutto il
materiale biologico prelevato da
coltà di Super Mario è paragonabile
traffico internet
sangue e muco
a giochi di logica complessi
primo piano
Il web come strumento di lotta
Intervista virtuale ad un Anonymous
di Francesco Mecca
La rete come strumento di lotta: intervista Virtuale a
due membri di Anonymous italiani! "Non condivido
quello che dici, ma mi batterò affinché tu possa continuare a dirlo". Anonymous è un movimento di
“resistenza attiva”, composto da persone impegnate
nel perseguire un'ideale: la libertà di informazione,
soprattutto sulla Rete, che è il più vasto e accessibile
mezzo di comunicazione. Non sono i cyber terroristi,
né gli hacker che i mass media dipingono. Sono persone comuni (alcune, in effetti, in possesso di notevoli
conoscenze informatiche!) che hanno deciso di scendere nella piazza virtuale e far sentire la loro voce. Come
i movimenti operai del passato che incrociavano le
braccia bloccando le grandi industrie; come gli agricoltori che intasavano le autostrade coi trattori a reclamare i diritti negati: sulla rete si dossa (dall'acronimo
DDoS che sta per Distributed Denial of Service), ossia
si provoca una sorta di black-out temporaneo di siti,
generalmente governativi o appartenenti a grandi
aziende di servizi, con lo scopo di dare un segnale forte e visibile contro chi si pensa possa limitare o manipolare l'informazione e la libertà dei cittadini. Questo
atto si configura, nel sistema giuridico di molti stati,
come interruzione di pubblico servizio. Negli Stati Uniti il reato viene punito con la reclusione fino a 25 anni
(ricordando che ai colpevoli di stupro viene assegnato
un massimo di 11 anni!). In Italia la pena arriva a un
quinto degli USA, più relative sanzioni pecuniarie. Attraverso questa intervista virtuale cercheremo di chiarire chi sono gli Anonymous, e quali sono i loro scopi.
(A è il membro di Anonymous)
alla base di Anonymous? E in che modo portate
avanti il vostro progetto?
A: Crediamo fermamente nei diritti umani, nella libertà
di espressione e informazione. Ci battiamo perché
ogni uomo sia tutelato dai soprusi di lobby, corporation e governi, ma non è facile, perché spesso veniamo
erroneamente considerati dei terroristi della Rete, e il
nostro nome è associato a qualcosa di negativo e più
volte siamo stati chiamati CyberTerroristi!
Il gruppo è composto da soli esperti o è una comunità eterogenea?
A: Assolutamente eterogeneo, sia per età che per credo
politico, estrazione sociale, religione e altro ancora, dai
ragazzi delle superiori alle donne 45enni, e questo per
noi è importante, e non esistono strutture di tipo piramidale: niente leader né capi. Esistono utenti veterani
e stimati, ma con gli stessi diritti e lo stesso potere
decisionale dell'ultimo arrivato: Primi inter pares.
-E credete che questo sia un metodo organizzativo
efficace?
A: È ciò che ci tiene in vita. Non si può "decapitare" un
organizzazione priva di capi. Le decisioni di qualsiasi
genere vengono prese collettivamente, e una volta raggiunta una massa critica si traduce in azioni la linea
intrapresa.
-Ritenete che le vostre gesta siano apprezzate dall'opinione pubblica, e di essere compresi nei vostri intenti?
A: Io non credo che oggi, almeno in Italia, l'opinione
pubblica sia adeguatamente matura per comprendere
il senso dei certe azioni, anche a causa dello scarso
supporto dei media, che si limitano a pubblicare le
news che ci riguardano senza un minimo di analisi e
-Potete illustrare ai nostri lettori quando, come e
approfondimento. Inoltre è importante capire che non
dove nascono Anonymous, e Anonymous Italia in
ci interessa danneggiare il cittadino, bensì il contrario.
particolare?
I nostri attacchi sono sempre simbolici e dimostrativi.
A: Anonymous è nato all'incirca nel 2003, anche se sta-Sul piano strettamente personale, cosa vedete voi
bilire una data precisa è pressoché impossibile , perin Anonymous? Per quale motivo avete deciso di farché è stato un avvenimento spontaneo e collettivo, lenne parte?
to, graduale. Il movimento si è formato in origine su
A: Personalmente non vi sono entrato; semplicemente
4chan.org. Anonymous Italia nasce invece nel DicemAnonymous rappresenta al meglio ciò in cui credo. E io
bre 2010, dopo le pressioni subite da Wikileaks.org,
credo nella libertà delle idee, dell’informazione senza
ma già prima erano attivi altri italiani all'interno del
tagli o censure. Sono qui per questo.
collettivo. La prima azione in cui abbiamo avuto un
- Un'ultima domanda. Se doveste convincere qualcunotevole merito è stata #OpPayback, nata come rispono a prendere parte ad Anonymous, cosa direste?
sta di Anonymous alle pressioni per tagliare i fondi a
A: Il bello di Anonymous è che non convinciamo nesWikileaks da parte di Paypal, Mastercard, Visa, Credit
suno, non facciamo proselitismo. Comunque, se dovesSuisse e altri.
si farlo, parlerei della necessità di dare voce a chiun-Quali sono le idee, o meglio, gli ideali che stanno
que, in nome della libertà e della giustizia!
SIC EST as you like it - Giornale del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” Macerata (MC), anno VI, n° 5, Marzo 2012
primo piano
Mega-close
Chi viola cosa?
Salve, forse avrete sentito parlare (si spera) della chiusura di Megavideo e Megaupload. Megavideo, colosso
dello streaming e Megaupload, del file hosting, sono
stati chiusi a causa di una legge americana che viola la
libertà di internet. Anonymous dal canto suo ha attaccato subito i siti del Dipartimento di Giustizia americano, la Universal Music, la RIAA(Recording Industry
Association of America) e la MPAA(Motion Picture Association of America) come forma di dissenso, oscurandoli anche se solo per un piccolo lasso di tempo. Il
proprietario del Gruppo Megaworld, Kim "dotcom"
Schmitz, è stato arrestato e rischia con i suoi collaboratori circa 50 anni di reclusione. Le accuse sono pesanti: associazione a delinquere finalizzata all'estorsione, al riciclaggio e alla violazione del diritto d'autore. E
se questo non bastasse, gli viene anche negata la possibilità di libertà su cauzione dall’Alta Corte di Auckland, per la quale ci sarebbe un pericolo di fuga o di
di Alessandro Daniele
manomissione delle prove. Il 13° sito più visitato al
mondo, ha avuto più di un miliardo di visitatori, oltre 180 milioni di iscritti e il 4% della navigazione
internet giornaliera. L'udienza per l'estradizione negli
USA si terrà il 22 febbraio. Ma chi viola cosa? E’ effettivamente il gruppo MegaWorld a violare i diritti
d’autore o è l’ America (tutti i senatori che sostengono la legge) a violare il diritto di libertà che possediamo su internet? A poche ore dalla chiusura, per
proteggersi si sono chiusi anche Videoweed e Movshare. Se si prova ad accedere al primo appare una
scritta che riporta la frase "Down for maintenance", il
secondo dice semplicemente che c'è un "errore imprevisto" ed è la stessa cosa per Novamov, sempre sotto
"maintenance". Così, gli unici siti "coraggiosi” per così
dire restano Veho, VideoBB e VideoZer, che apparentemente sono aperti senza problemi. Punirne uno per
spaventarne tanti, insomma.
dalla scuola
OliMat a squadre
Oltre alle note Olimpiadi di Matematica individuali,
quest’anno il nostro Liceo ha per la prima volta partecipato alle Olimpiadi di Matematica a squadre. La gara si è svolta il 9 Marzo ad Urbino ed è stata localmente chiamata “Coppa Pacioli”. Hanno partecipato
Mattia Morelli 3E, Daniele
Nikzad 4C, Guido Tubaldi
4C, Giulio Cataldi 4G, Alessio Serrani 4G, Leonardo
Petrini 3G e Alessandro Mariani 3G. La gara è stata
davvero molto bella ed emozionante: le 7 squadre partecipanti erano disposte in
una grande sala, e i membri
di ogni singola squadra attorno ad un tavolo rotondo.
La prova consisteva nella
risoluzione, in due ore, di 24 problemi di matematica
che avevano per soluzione dei numeri interi. Man mano che venivano consegnato le soluzioni, veniva aggiornata la classifica in tempo reale su un grande tabellone. All’inizio abbiamo annaspato consegnando
parecchie risposte sbagliate, che ci hanno penalizza-
di Alessandro Mariani
to: eravamo addirittura sotto le squadre che non si
erano presentate! Siamo riusciti a raggiungere il secondo posto, ma all’inizio degli ultimi cinque minuti,
durante i quali il tabellone viene oscurato, eravamo
quarti. Abbiamo consegnato le ultime risposte
(alcune delle quali tirate a
caso) e abbiamo poi atteso i
risultati. Siamo arrivati terzi,
portando a scuola un libro e
una coppa, oltre alle medaglie per noi partecipanti. Un
po’ di rimpianto c’è (Mattia
Morelli ha trovato la risposta ad un problema chiave
cinque secondi dopo la fine)
ma ci riteniamo soddisfatti
del risultato, perché abbiamo perso contro due scuole
che partecipano da anni e che si allenano da lungo
tempo. E comunque, è probabile che arriveremo alla
fase nazionale che si svolgerà a Cesenatico dal 3 al 6
Maggio. L’esperienza è stata davvero fantastica,
aspettiamo le nazionali e speriamo che si ripeterà
l’anno prossimo. Intanto noi ci alleniamo!
punti di (s)vista
Il tempo corre più veloce dei pensieri
Il disastro del Vajont: l’uomo scatena la furia della natura
La diga del Vajont è il simbolo di una serie di tragedie
che hanno colpito l’Italia e che per troppo tempo è
stato attribuito alla natura, avendo invece profonde
radici nelle colpe degli uomini. È la notte del 9 ottobre 1963, sono le 22:39 al Vajont, nelle Dolomiti bellunesi. Nella diga sta per scatenarsi l’inferno: prima il
boato, assordante, poi l’acqua sottoforma di vapore
arriva a valle, seguita dall’onda
che sgretola ogni cosa scavalcando lo sbarramento della diga e,
alla velocità di 80 km orari, si infrange nel “canyon” cancellando
tutto. La diga, negli anni sessanta,
era l’orgoglio nazionale, il paese
viveva il boom economico, c’era
bisogno di energia elettrica. L’impianto stava per essere collaudato in maniera finale quando avvenne la catastrofe, ma proprio i lavori di svuotamento e riempimento dell’invaso provocarono un’insopportabile pressione contro la parete della montagna,
facendo diventare la roccia improvvisamente erodibile. Eppure di segni premonitori ce n’erano stati: i
terremoti, piccoli ma sempre più frequenti nel momento in cui si stava caricando di acqua l’invaso. È la
montagna che si ribella, ma allora perché non si tenne conto della natura fragile e calcarea delle rocce del
monte? <<Il tempo corre più veloce dei pensieri>> è
una riflessione di Carlo Semenza, l’ ingegnere che progettò per conto della SADE (Società Adriatica di Elettricità) la diga del Vajont. E in effetti dalla concezione,
alla realizzazione, passarono trent’anni. Nel progetto
finale di 261,60 metri di elevazione,
la diga prevedeva una capacità di
58 milioni di metri cubi. In pochi
però prestarono attenzione alla relazione del geologo, dalla quale risultava la presenza di materiale franoso sulla sponda che avrebbe potuto
dare luogo a smottamenti. Si propose di alzare ancora il livello del serbatoio e qualcuno sollevò dei dubbi, ma il presidente
della SADE non ne ebbe: la potenza dell’impianto
avrebbe fornito 150.000.000 Kw ora all’anno, fondamentali per l’economia. Nel 1957 il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici diede il via al progetto. Iniziarono i lavori del gioiello d’ingegneria: la diga a doppio
arco più alta al mondo. All’epoca solo una giornalista,
Tina Merlin, condusse una battaglia contro gli abusi
di Martina Ortolani
della SADE, rimanendo inascoltata. Nel 1962 si richiesero delle indagini in quanto il Toc si muoveva, ma la
SADE decise di cancellare dai rapporti le piccole scosse registrate dai sismografi, ormai tutti sapevano che
una parte del Toc stava per cedere, ma nessuno fece
nulla per mettere in salvo gli abitanti. Alle 22:39 del
9 ottobre un’enorme frana, 260 milioni di metri cubi
di roccia e detriti, iniziò a scivolare lungo il versante settentrionale del Toc. Un boato scosse la
valle. In pochi attimi la gigantesca frana precipitò nel lago artificiale profondo circa 240 metri, alzando una massa d’acqua
di 50 milioni di metri cubi. L’onda d’acqua si sollevò fino a 200
metri, la frana precipitando sviluppò un’energia pari a 72 milioni di KW ora che generò uno spostamento d’aria
due volte superiore a quello provocato dalla bomba
atomica di Hiroshima. La massa d’acqua si divise in
due ondate: la prima lambì Casso, Erto, e spazzò via
le frazioni più basse sulle rive del lago. La seconda,
decisamente più violenta, si infranse sulla diga, scavalcandola di 100 metri e riversandosi nella valle del
Piave. La stretta gola del Vajont la compresse ulteriormente facendole acquistare ancor più energia e velocità. In quattro minuti l’onda percorse i 1600 metri che
la separano da Longarone. Tutto quello che era stato
costruito dall’uomo venne sommerso. Per l’opinione
pubblica quanto è accaduto non è ancora chiaro: la
diga non è crollata, quindi non si può dare la colpa a
chi l’ha costruita. La commissione parlamentare nominata affermò che l’evento
non era prevedibile. Qualche anno dopo
la sentenza fu: colpevoli i vertici SADE
per non aver ordinato lo sgombero, assolto l’ENEL perché la frana non era prevedibile, nessun risarcimento. Al Vajont l’uomo ha sfidato la natura per scopi puramente economici, e ha perso.
Oggi la diga è ancora al suo posto, con tutta l’arroganza del suo cemento. È sopravvissuta a millenovecentonove morti, e continuerà a erigersi tra le due montagne come monito all’audacia umana. Il Vajont è un
esempio per non commettere più gli stessi errori. È
un monumento al disprezzo della vita umana dimostrato da chi l’ha costruita.
punti di (s)vista
Jim Morrison
di Marco Matteucci
Poeta maledetto e idolo dei giovani
L’infanzia: James Douglas Morrison nasce a Melbourne,
in Florida, nel 1943. Suo padre, essendo arruolato nella Marina degli USA, costrinse la famiglia a trasferirsi
più volte e per questo le amicizie e la continuità scolastica di Jim furono sempre molto fragili. Nel 1955 a
San Francisco, Jim durante il liceo dimostra di essere
uno studente brillante e fuori dal comune (con
quoziente intellettivo di 143), ma si mostrò anche incapace di stringere amicizie e cercando di compensare
questo handicap, Jim si dedicò in modo ossessivo al
suo hobby: la lettura. Dall’estate del 1960, Jim diventò
improvvisamente scontroso e cupo, cambiamento che
si manifestò con un radicale cambio di guardaroba.
Nel 1961, quando non si presentò alla cerimonia del
diploma al liceo, il padre lo spedì dai nonni e lo iscrisse al College. In questi anni, Jim con il suo intrigante carattere ribelle si circondò di amici e cominciò
persino a frequentare una ragazza: Mary Werbelow.
La morte: Ci sono più versioni sulla causa del decesso
di Jim. La compagna, Pamela Courson, sostenne di
averlo trovato nella vasca da bagno, morto a causa di
un arresto cardiaco. Non è stata mai eseguita alcuna
autopsia sul corpo perché è accertato che non si trattò
di morte violenta e quindi non si necessitava di controlli (come dice la legge). Un’altra versione dei fatti
racconta che una sera Jim andò da solo al Rock’n Roll
Circus (di cui ultimamente era diventato un
abituale frequentatore)
e si mise a scambiare
due chiacchiere con il
proprietario che ormai
conosceva bene. Il proprietario del locale ammise che quella sera
Jim sembrava strano e nervoso, perché mentre parlava
guardava in continuazione l’entrata e sembrava aspettare qualcuno. Era sicuro che Jim stesse aspettando
due spacciatori che gli avrebbero consegnato la dose
di eroina per la compagna (che ne era strettamente
dipendente). Jim, in realtà, non sopportava che la sua
compagna assumesse eroina, ma più di questo non
sopportava che stesse male, quindi secondo il proprietario, Jim aspettava gli spacciatori. Dopo un po’, Jim
sparì completamente dalla sua vista e quella fu l’ultima volta che lo vide VIVO. Circa un’ ora dopo, una
donna corse dal proprietario affermando che da molto
“Anche
tempo la porta del bagno era chiusa da dentro. La fece
sfondare e vide Jim a terra, morto. Un medico che si
trovava lì sostenne che sarebbe stata una morte per
overdose, per la schiuma mista a sangue intorno alla
bocca. Queste non sono le uniche testimonianze ma
sicuramente sono le più credibili; infatti ci sono numerose storie e “leggende metropolitane” sul decesso e
per questo non sapremo mai la verità sulla sua morte.
Il suo funerale durò 8 minuti, senza nessun intervento
o altro. Fu seppellito nel “Cimitero degli
artisti” a Parigi, insieme a Oscar Wilde e
Frédéric Chopin. Sulla sua lapide fu inciso
i fiori piangono per
come ci comportiamo. E ci sono stupidi che continuano a
“ΚΑΤΑ ΤΟΝ ΔΑΙΜΟΝΑ ΕΑΥΤΟΥ”, letteralmente “Fedele al suo Spirito”.
La filosofia: Jim conobbe molto presto la
morte. Il suo primo incontro con questa
realtà fu a 5 anni, mentre con i genitori
stava attraversando (in macchina) il deserto tra Albuquerque e Santa Fe. Un auto-carro davanti a loro, pieno
di lavoratori indiani, ebbe un incidente con un'altra
macchina. Si fermarono e uscirono dalla vettura per
vedere cos’era successo. Inizialmente Jim rimase scosso e turbato da quella visione: uomini a terra, sanguinanti, che stavano abbandonando la vita. In seguito “la
morte” ebbe un importanza fondamentale nella sua
poesia: divenne un evento da celebrare, qualcosa che
Jim guardò sempre con rispetto, ma senza timore.
“Voglio sentire il sapore, voglio ascoltarla, voglio
annusarla. La morte viene una volta sola, giusto?
Non voglio mancare all’ appuntamento…”
credere che sia rugiada. ”
punti di (s)vista
Jim era molto affezionato a Pamela, per lui era la MUSA ISPIRATRICE e gli ispirò molte poesie e aforismi in
cui Jim potrebbe essere anche sembrato sdolcinato,
ma tra tutte, erano quelle che sentiva più sue. Pamela
era una donna autoritaria e decisa, tendeva a comandare e imporre le sue decisioni in molte situazioni, ma
il suo rapporto con Jim era diverso. Forse per il carattere aggressivo e imprevedibile, forse per il legame
che li univa, tra loro c’era una tale simbiosi che Pamela, alla presenza di Jim diventava docile come un gattino. Jim la amava sinceramente, per lei avrebbe fatto
qualsiasi cosa, per non farla soffrire si sarebbe esposto a qualsiasi rischio.
l’Alcool! Jim non era capace di fermarsi, poteva bere
come 3 uomini, poi non sempre diventava violento ma
la perdita della lucidità lo rendeva imprevedibile. Jim
dedicò tutta la sua vita alla “Sregolatezza delle azioni”. Se ne fregava delle conseguenze di quello che faceva, mettendo nei guai i suoi compagni, ma riusciva
sempre a farsi perdonare con qualche battuta. Era
proprio questo il suo salvagente: l’ironia. Era perfettamente consapevole di quello che faceva, diceva, di
quali erano i suoi vizi, i suoi difetti, ma scelse sempre
di non trattenerli. Il mondo era la sua “sala-giochi” e
la vita solo un “introduzione” ad una realtà ben più
profonda e mistica, ovvero l’Aldilà.
L’elemento più interessante della poesia di Jim è, secondo me, la sua visione del mondo. Jim aveva una
visione del mondo piuttosto singolare legata al vizio
dell’ Alcool e della droga. La droga per Jim non era
mai stata un grande problema: sapeva quando fermarsi e non sembrava essere dipendente da nessuna sostanza, faceva uso di ogni droga ma l’eroina non era
mai riuscito a sopportarla. Il vero problema di Jim era
“Voglio morire ubriaco per vomitare davanti alle
porte dell’Inferno!”
“Se ti droghi ti capisco perché il mondo fa schifo. Se
non lo fai ti ammiro perché lo combatti.”
“Anche i fiori piangono per come ci comportiamo. E
ci sono stupidi che continuano a credere che sia rugiada.”
Pensiamoci su
di Federica Spalletti
Riemergere nel presente dopo un tuffo nella storia
Martedì 7 marzo, classi del nostro liceo e del classico
all’ITC: si parla dell’ incontro con Banti, affermato
storico, che ci ha presentato il concetto di cittadinanza nella storia. Dal mio punto di vista, sto ancora riflettendo a proposito di molti degli interrogativi e
provocazioni nate durante questo incontro: riporterò
i “punti caldi” della giornata, ma non posso promettervi di non intervenire con opinioni personali. Diciamo che non sono una brava storica (più avanti capirete). Ecco qua: provocazioni, domande per stuzzicare
la curiosità di chi non ha avuto l’occasione di partecipare e per chi ha voglia di rifletterci un po’ su. “Il bravo storico deve saper dare ad ogni evento storico
un giudizio di fatto, non di valore”, queste le parole
di Banti. Quello che viene dato non è comunque un
giudizio? E’ possibile essere completamente freddi ad
ogni evento storico? Pensiamoci su.
ria, che morendo sul lavoro suscita più attenzione
della morte di un operaio. Che dire? A mio parere, la
morte legata alla vita di un soldato ci colpisce maggiormente in quanto è già “possibilmente compresa”
nella sua scelta di lavoro. Per un soldato, come per un
poliziotto, carabiniere, un missionario.. magari un
operaio, giustamente non si aspetta di morire sul lavoro, spera che non accada. Eppure con il baschetto o
con la divisa, pur sempre due lavori rispettabili, scelti
volontariamente.. Pensiamoci su.
Per rimanere in tema di guerra, l’affermato storico ci
ha ricordato (o meglio fatto conoscere) l’articolo 11
della Costituzione “L'Italia ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (…)”.
Ma allora, la guerra in Libia? Ciò che più ha colpito lo
È stato portato l’esempio di Bloch, storico francese,
storico è stato il silenzio che è seguito a questo concolpito dal regime antisemita, eppure nel suo
trosenso avvenuto. Non conosciamo forse abbastanza
“Apologia della storia” ne parla in maniera distaccata.
la nostra Costituzione, o ci sono altri motivi per queTutti ne sarebbero in grado?
sto silenzio? Pensiamoci su.
Altra questione “calda” quella dei cosiddetti miti storiParliamo ora di cittadinanza, dei “pieni diritti civili e
ci, ovvero le tendenze ideologiche che attraversando
politici del singolo”. Banti ha saputo, a mio parere,
il tempo arrivano ai giorni nostri.
aprirci gli occhi a proposito del diritto alla cittadinanBanti ha riportato esempi come il mito della mascoli- za. In breve, chi cade sotto la Ius sanguis (cioè chi ha
nità combattente, ovvero il desiderio di morire per la entrambi i genitori italiani) o la Ius soni (ovvero chi è
patria presente fin dai popoli più antichi. E ai giorni nato nel territorio nazionale) e automaticamente itanostri? Interessante è stato parlare della visione del liano. Pacchetto completo, con diritti civili e a 18 anni
soldato, ormai non più costretto alla leva obbligato- si vota. Uno straniero, invece, deve studiare la Costi-
punti di (s)vista
tuzione italiana e giurare su di essa per ottenere la
cittadinanza. E noi, dice Banti, perché noi no? Quanto
effettivamente sappiamo della nostra Costituzione?
Pensiamoci su. Dal mio punto di vista posso affermare
a quasi diciotto anni ne so quasi nulla e non penso di
essere l’unica. Ultima “patata bollente” (per parlare
proprio “terra terra” XD). Chi è l’Italiano oggi? Qualcuno nelle cui vene scorre il sangue dell’antica civiltà
latina del popolo romano? Qualcuno animato da forte
spirito nazionalistico, come Cavour o Mazzini? Banti
ha parlato dei miti dell’italiano che spesso si riconosce in popoli o persone troppo distanti da lui: i Romani, un popolo a parte rispetto a noi, i risorgimentali
rispetto ai quali non abbiamo molto a riguardo. Condivido parzialmente: non possiamo farci grandi per cose
che effettivamente noi non abbiamo fatto direttamente, ma chi ci impedisce di essere almeno un po’
orgogliosi di ciò che ci ha portato al nostro oggi? Le
leggi romane non sono ancora alla base del nostro codice civile? Non siamo noi gli abitanti della futura Italia unita immaginata dai risorgimentali? Questo è an-
che la nostra storia, perché comunque noi ne siamo il
frutto. Banti ha voluto sottolineare che il vero italiano
è colui che riflette in maniera razionale sulla sua storia e vede la sua identità nella Costituzione, nei nostri
diritti e doveri.
Non posso dargli torto. L’italiano non è solo passato,
ma soprattutto presente e futuro. Non gonfiarsi eccessivamente per le proprie radici, ma apprezzarle e
darsi da fare. Perché sono certa che, diversi o no da
noi, gli antichi italici sarebbero orgogliosi di avere lasciato un così profondo segno. Così saranno in futuro
verso di noi se riusciremmo a combinare qualcosa di
nuovo, con le nostre capacità. La storia non deve far
muffa, ma innovarsi. E magari fra duecento anni, gli
italiani parleranno una lingua diversa e neanche mangeranno la pizza, ma anche noi avremo contribuito in
parte alla loro identità e prima ancora alla nostra.
Pensiamoci su.
scienza e tecnologia
A caccia di sistemi planetari
Quattro trucchi per individuarli
di Edoardo Altamura
RICERCA CON L’EFFETTO DOPPLER.
compiere le osservazioni di due eclissi successive,
Un pianeta e il suo sole agiscono l’uno sull’altro per le per ricavare una stima più precisa dei parametri fisiforze gravitazionali. Attirata dal pianeta, la stella gira ci del corpo celeste.
attorno ad un punto, il centro gravitazionale del TELESCOPIO GRAVITAZIONALE.
sistema. Questo movimento è percettibile grazie La luce di una stella lontana, vista dalla Terra, è norall’effetto Doppler: le onde luminose emesse dalla malmente debole, tuttavia la presenza di un altro
stella si contraggono quando questa è in avvicina- oggetto celeste interposto tra la Terra e la stella può
mento rispetto alla Terra e si
fungere da lente gravitazionale.
L’astro più lontano sembra così
dilatano nella situazione oppopiù brillante. Se un pianeta orbita
sta. La rilevazione di questa alterazione delle onde luminose è il
attorno alla stella “lente”, concenmetodo più collaudato, ma non
tra anche esso i raggi provenienti
è abbastanza sensibile per scodalla stella lontana, provocando
prire pianeti dalle dimensioni
un piccolo aumento dell’effetto
simili alla Terra.
descritto precedentemente. Così
METODO DEI TRANSITI.
sono stati rilevati i più piccoli
Se ci troviamo sul piano dell’orbiesopianeti conosciuti finora.
ta del pianeta extrasolare, posINTERFEROMETRIA.
Per osservare un esopianeta disiamo assistere ad un’eclisse,
percepita come un calo di luminosità. Questo meto- rettamente con un telescopio occorre eliminare la
do è stato utilizzato inoltre con successo in campo luce della sua stella, nella quale risulta immerso.
amatoriale anche presso l’Osservatorio astronomico Questo è reso possibile dalla cooperazione tra due
“Padre Francesco De Vico” di Serrapetrona, le cui ri- telescopi distanti. Ognuno di essi raccoglie la luce
prese sono state coordinate dal prof. A. Angeletti.
della medesima stella. Combinando i due flussi di
Tuttavia se il pianeta ha un tempo di rivoluzione at- radiazione ottenuti è possibile far risaltare la luce del
torno alla propria stella molto lungo, diventa difficile pianeta.
punti di (s)vista
I nomi delle stelle
Una sigla o un nome comune?
La nomenclatura di un corpo celeste, contrariamente a
quanto si pensa, può risultare molto difficile ed affatto banale. Prima di tutto occorre dire che gli oggetti
vengono classificati in due modi: il classico catalogo,
che include un vasto numero di oggetti, identifica questi ultimi con sigle e numeri, mentre l’attribuzione di
un nome comune si sta diffondendo sempre più non
solo nel campo dell’astronomia amatoriale, ma anche
in quella professionale. Viene ancora ampiamente consultato il catalogo Messier, in quanto include alcuni
degli oggetti più luminosi (che hanno inoltre dei nomi
comuni!), per esempio la Grande Nebulosa di Orione
viene identificata anche con M42, e ciò vale per parecchi altri oggetti. Tuttavia, il problema delle sigle non
risiede tanto nel catalogo Messier (composto di “soli”
110 oggetti), quanto nei grandi cataloghi come l’NGC
(New General Catalogue), con i suoi 7840 corpi celesti o l’IC (Index Catalogue) con oltre 13000 elementi
classificati! Ma questi cataloghi riguardano solo ammassi stellari, nebulose e galassie… i recenti cataloghi
di stelle (come l’Hipparcos) sono molto più vasti! Ecco
perché vengono attribuiti agli astri più famosi nomi
comuni, che possano entrare nel linguaggio verbale.
In questo contesto è sorto il problema dell’assegnazione di un nome ai satelliti naturali dei pianeti del Sistema Solare. Si presenta la stessa difficoltà per i pianeti
(ovviamente non per la Terra, che ha solo la Luna, o
Marte, con Deimos e Phobos!) più esterni, come Giove
e Saturno, con oltre 60 satelliti. Infatti, prendendo in
esame Giove, oltre ai quattro “grandi” satelliti galileiani ne esistono molti altri, che ancora non hanno un
nome e vengono identificati con J (dall’inglese Jupiter)
seguito da un numero romano. In pratica il Satellite Io
si chiamerebbe J I, Europa J II… fino ad Amalthea (J V).
Nonostante le molte proposte di vari astronomi (ma
soprattutto di amatori!) molti oggetti rimangono
tutt’ora senza un nome proprio che lo identifichi con
precisione. Tuttavia l’assegnazione di questo tipo di
nomenclatura è aperta a tutti coloro che vogliano dare
un contributo a questo progetto.
La settimana astronomica
I nomi dei giorni sono associati ai sette astri principali conosciuti nell’antichità. Lunedì è il Lunae Dies,
ossia il Giorno della Luna. Martedì è il Martis Dies,
Giorno di Marte. Mercoledì è il Giorno di Mercurio.
Giovedì, Iovis Dies, è il giorno dedicato a Giove. Venerdì è il Giorno di Venere, Veneris Dies. Sabato è
Sabbati Dies, Giorno del Sabba, ovvero l’incontro delle streghe e di Satana, che avveniva durante la notte,
tuttavia in inglese Saturday è il giorno di Saturno.
Domenica, infine, viene da Domenica Dies, il giorno
del Signore. In inglese e in tedesco la domenica ha
conservato il suo nome originale: Sunday e Sonntag, il
giorno del Sole.
You are the web!
Fra i tre siti di questa edizione sicuramente il più interessante è torrent2exe.com: questo sito permette di
poter scaricare dalla rete torrent qualsiasi file, senza
avere a disposizione un client, ovvero basta uppare
un .torrent o scrivere il link del file che si vuole scaricare e il sito permetterà il download di un .exe ovvero
un file eseguibile che senza installazione ci farà scaricare il file contenuto nel .torrent, alla stessa velocità
di un client.
Poi voglio segnalarvi amoilweb.wordpress.com: questo sito raccoglie "piccoli aneddoti e stralci di conversazioni nel mondo digitale, come ad esempio questa
molto divertente:
Cliente: ..avrei un’altra domanda: per accedere al pan-
di Edoardo Altamura
di Francesco Mecca
nello devo digitare “admìn”, giusto?
Io: Esattamente: username “admin” e la password che
le abbiamo comunicato.
Cliente: Perfetto. Ma scusi, chi è questo “admìn”? Un
arabo??
Io: Certo…
Infine vi propongo questo, che non è proprio un sito,
bensì un indirizzo, che forse molti di voi già conoscono: 192.168.1.1 (oppure 192.168.0.1): questo indirizzo, opportunamente digitato nella barra degli indirizzi di qualsiasi browser vi reindirizzerà al pannello di
controllo del proprio modem, dove si può gestire
qualsiasi parametro del proprio router.
cultura
L’Iliade ai giorni nostri: l’umanità di Achille
Baricco, quando decide di tradurre l’Iliade, lo fa per un
motivo ben preciso, infatti ciò che gli capitava di vedere attorno non erano altro che battaglie, assassinii,
violenze, torture, decapitazioni, tradimenti. Eroismi,
armi, piani strategici, volontari, ultimatum, proclami.
A questo punto è ben possibile un confronto tra il
mondo omerico e quello attuale, e teniamo conto che
sono a secoli e secoli di distanza! L’argomento portante di questo poema omerico è l’ira di Achille ed è su
lui che vorrei volgere la mia attenzione ora. “Niente
per me, vale la vita: non i tesori che la città di Ilio fiorente possedeva prima, in tempo di pace, prima che
giungessero i figli dei Danai; non le ricchezze che, dietro la soglia di pietra, racchiude il tempio di Apollo signore dei Dardi, a Pito rocciosa; si possono rubare buoi,
e pecore pingui, si possono acquistare tripodi e cavalli
e giuste, non puoi metterle da
di Ana Lalay
parte, animano in te lo stesso
desiderio di vivere da vivo. Questo non è l’unico punto
però dove troviamo un Achille umano che trasmette
pace, tregua, “time out”, anche solo per un momento
infatti particolare significato ha l’incontro con Priamo,
padre di Ettore divino. Dopo che gli fu ucciso il figlio
prediletto, che difendeva la patria con unghie e denti,
si recò, scortato da un dio alla tenda dell’eroe assassino, Achille. Lì si buttò a terra abbracciandogli le ginocchia e baciandogli la mano che tanti figli gli uccise.
Achille non fece altro che rimanere interdetto. Il vecchio gli parlò: non voleva commiserare se stesso al
fine di riottenere il corpo del figlio, voleva che Achille
furioso potesse, pensando a suo padre, al dolore sostituire la gioia di riavere il corpo del figlio, così facendo,
l’eroe si commosse, scostò il vecchio e andò ad ordinare che il corpo fosse ripulito e vestito. Ancora una volta lo vediamo sotto un’altra luce, una luce buona che
porta in superficie la pietà che l’ha mosso a fare quel
gesto, l’affetto che ha provato ricordando suo padre e
se stesso, lontano dalla patria dove lo aspettava la sua
famiglia, con speranza, invano. Grazie al gesto compiuto da Patroclo, Achille scende in battaglia, non per
piacere di Agamennone, ma per vendicare quel suo
amico, è chiaro che anche questa volta dall’ira, ma in
primo luogo da un amore e un affetto senza limiti per
Patroclo, e dimostra che dietro al suo capriccio c’è un
uomo profondo con sentimenti veri. Gli stessi stati
d’animo che muovono oggi muovevano gli uomini secoli prima di Cristo. È una cosa formidabile, detta così
sembra banale, ma non lo è affatto, in realtà, a pensarci bene, è una roba da lasciare veramente interdetti.
Vuol dire che siamo sempre uguali, cambiano le situazioni, ma non il nostro modo di metterci davanti alle
cose e di affrontarle, e neanche il modo di rapportarci
con la realtà.
Introspezione celeste.
dalle fulve criniere; ma la vita dell’uomo non ritorna
indietro, non si può rapire o riprendere, quando ha
passato la barriera dei denti.” Achille, nel suo discorso
all’ambasceria mandatagli da Agamennone, grida il
suo amore per la vita, sprigiona l’umanità che c’è in
lui, che in seguito verrà oscurata a causa della morte
di Patroclo, suo carissimo amico. L’eroe, ferito dalle
parole di Agamennone, si chiude nella sua ira e non
osa guardare oltre quel suo capriccio che costerà la
vita a molti dei suoi compagni, tra cui anche colui che
lo farà scendere in battaglia. Ritornando al discorso,
però, vediamo un Achille diverso: esitante potremmo
dire. Sa di avere una morte precoce, ha scelto lui il suo
futuro, il suo destino, ma oltre all’ira in quel momento
c’è anche qualcos’altro che lo trattiene alle navi achee.
Quel qualcos’altro non è altro che la sua vita d’uomo,
che, parole sue, non ritorna indietro, non si può rapire
o riprendere, quando ha passato la barriera dei denti.
Sono parole che lasciano a bocca aperta, che, così vere
Introspezione celeste
strappi sulla coperta del mondo
bagliori incantevoli
e magnetici.
Astri che si disegnano
con ago e filo,
tessendo opere di meraviglia indescrivibile;
e a bocca aperta le ammirerò:
stelle.
Colorate le tenebre
e i miei sogni.
di Cristina Angeloro
SIC EST as you like it - Giornale del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” Macerata (MC), anno VI, n° 5, Marzo 2012
cultura
Il Signore degli Anelli
La famosissima trilogia, "Il Signore degli Anelli”, merita
di essere chiamata un capolavoro.
Scrivendola, JRR Tolkien ha mostrato un grande talento
letterario e linguistico, e una fantasia senza precedenti. Per scrivere questo lavoro monumentale ha speso
ben 15 anni.
L'azione si svolge in una mitica Terra di Mezzo, dove le
creature fantastiche, dopo anni di lotta tra di loro, vivono in pace. Sauron, il signore del male di Mordor sta
cercando di ritrovare l'Unico Anello, forgiato centinaia
di anni prima, nelle profondità della Montagna di Fato.
Questo anello doveva dargli il potere di sottomettere
tutti i popoli di quella meravigliosa terra, ma durante
una battaglia, il re di Gondor tagliò il dito di Sauron, e
così lui perse il suo corpo, ma l’anima rimase viva grazie all’anello.
di Jakub Skowronski
trasforma in un poema epico che racconta la straordinaria avventura della lotta per l'Anello. La narrazione
mantiene sempre il lettore col fiato sospeso, mantenendo costante la sua attenzione.
Le lingue parlate dai personaggi dimostrano la portata
dell’intera trilogia. Sono state create da Tolkien stesso,
alcune sulla base di lingue estinte, alcune completamente da zero, come la lingua degli elfi. Per di più, le
varie tribù della stessa razza hanno dialetti diversi.
Anche questo dimostra il grande genio di Tolkien.
Tutti i dettagli sono descritti con grande cura. Ogni
eroe, la sua famiglia, la sua città, il suo popolo hanno
una storia. Però alcuni fatti, come ad esempio i miti e
la creazione del mondo, e molte altre cose, si trovano
nel "Silmarillion", il quale può essere chiamato una
“Bibbia” della Terra di Mezzo. Inoltre, se non vi basta,
Tolkien ha scritto un’enciclopedia di 12 volumi, ognuno di circa 300 pagine, sulla Terra di Mezzo ! Sfortunatamente sono stati tradotti in italiano soltanto i primi
2, a causa della complessità di questo capolavoro.
Il re venne ucciso poco dopo e l’anello venne perso, forse per sempre … Ma un giorno, uno hobbit ,chiamato
Bilbo Baggins, lo trovò durante la sua affascinante avventura, la quale è stata narrata nel primo libro in assoluto di Tolkien “Lo Hobbit”. Però questo è soltanto
La trilogia, e tutti i libri di Tolkien, sono dei libri senza
l’inizio di una magica avventura.
tempo. Parlano di amicizia, attaccamento alla famiglia
Fin da subito, Tolkien introduce il lettore nel fantastico e alla patria. Egli racconta come esseri completamente
mondo della Terra di Mezzo e lo trascina con le descri- diversi gli uni dagli altri sono in grado di unirsi per
zioni del paesaggio e delle creature, con i canti e le lavorare insieme per lottare contro il male. Una volta
poesie, con la storia di queste terre e la mitologia. In che comincerete a leggere, vi assicuro che non smetteun primo momento la storia abbastanza tranquilla si rete più.
Il linguaggio segreto dei fiori
di Cristina Angeloro
Il vocabolario di Victoria.
“Non mi fido, come la lavanda.
Mi difendo, come il rododentro.
Sono sola, come la rosa bianca, e ho paura.
E quando ho paura, la mia voce sono i fiori.”
Queste sono le parole che si scorgono sulla copertina
de “Il linguaggio dei fiori”, scritto da Vanessa Diffenbaugh. La nostra Victoria è una ragazza dal passato
turbolento: viene abbandonata in fasce, affidata da una
famiglia all'altra, non riuscendo a trovarsi d'accordo
con nessuna di loro. Non riesce a trovarne una, così è
costretta a rimanere in orfanotrofio fino ai suoi diciotto anni. Victoria odia il contatto fisico, Victoria odia il
mondo e l'umanità. Ora però si trova a faccia a faccia
con la realtà; ora è adulta. E' l'amore quello di cui ha
bisogno. E dei fiori, per poterne parlare, l'unico modo
che conosce per esprimere quello che sente davvero.
Un'opera dal successo inaspettato. Ha venduto migliaia
di copie in pochissimo tempo, superando le 300'000
copie vendute e riuscendo ad arrivare a 9 edizioni. Tutto ciò grazie ad alcuni fattori. Il primo è la storia, che,
in sé, include tutte quelle persone che, colte da disgrazie, non sanno davvero cosa sia l'amore, l'affetto, il
calore e si sentono distanti ed escluse dal mondo, alla
ricerca di quel pezzo che gli manca per sentirsi parte
della loro vita. Il secondo, che si va a ricollegare a quello precedentemente citato, è il linguaggio. Molti lo hanno definito semplice ed elementare. Io direi che è diretto e palpabile; in fondo i sentimenti, le emozioni non
devono essere esplicitate esclusivamente con gerghi
incomprensibili, perchè sono per tutti. Tutti amano.
Tutti soffrono. La Diffenbaugh ha colpito nel segno.
Un libro consigliato davvero a tutti, buona lettura.
cultura
Lucio: un genio ironico
di Matteo Guardati
L’amico generoso e sensibile di Bologna
«Ah sì, è la vita che finisce, ma lui non ci pensò poi
tanto, anzi si sentiva felice, e ricominciò il suo canto…». Queste sono le parole con cui si chiude l’ultima
strofa di “Caruso”: uno dei più memorabili brani
dell’eccezionale cantautore italiano Lucio Dalla.
Il sessantottenne bolognese è stato vittima di un attacco cardiaco la mattina del 1 marzo 2012, a Montreaux,
in Svizzera, dove aveva tenuto un concerto la sera prima. “L’ho sentito ieri sera, vivissimo” ha affermato
Roberto Serra, grande amico di Lucio, la mattina stessa della scomparsa: “Non è possibile, mi ha telefonato
ieri sera, stava benissimo, ed era felice, tranquillo, divertito e in pace con se stesso”.
Ebbene sì, Lucio si sentiva proprio felice e in pace con
se stesso. Secondo una sua convinzione la morte non
è altro che la fine del primo tempo e l’inizio di un secondo tempo molto più bello e più lungo, anzi, eterno.
Nel suo primo tempo l’artista bolognese ha offerto
tanto alla musica, ha dato il meglio di sé, ha fatto sognare un’intera generazione, ha trasformato Bologna
Tra Lucio e Bologna
regnava un intenso
amore reciproco: i
suoi concittadini lo
amavano e amavano stare con lui.
Lucio era un amico,
sempre generoso,
cordiale, felice, sensibile, anche fiero e
ironico ma mai
sfuggente, una persona che si incontrava
facilmente
per le vie della città
e nei bar. Il cantautore era spesso presente sugli spalti
dello stadio del Bologna dove si tramutava in uno sfegatato tifoso. Sportivo, amante non solo del calcio ma
anche del basket, appassionato di motori e piloti. Un
grandissimo uomo di rara qualità umana.
Musicalmente è stato definito come testimone della
musica, un grandissimo artista poliedrico, un genio,
l’esempio più bello di chi ha saputo trasformare con
leggerezza il proprio lavoro in arte.
da città smorta, spenta e impigrita a centro attivo e
fiorente. Insomma il tempo non reciderà il suo volto, la
sua immagine, la sua personalità, la sua idea di anticonformismo e libertà; questa era espressa con abiti
mai alla moda ma capace di inventarla. Infatti lo stile
di Lucio è reso inconfondibile da quegli occhiali rotondi alla John Lennon e da quei cappelli e berretti di lana
dai cui spuntava l’immancabile ciuffo di capelli. I
guanti con le dita spuntate, i bracciali, le collanine, gli
anelli, i gilet e le giacche di pelliccia, il suo temperamento eccentrico, la barba incolta, i peli ostentati e
liberati da camicie sbottonate hanno fatto di Lucio un
uomo impareggiabile e ineguagliabile. I frati della
Basilica di San Francesco d’Assisi lo hanno identificato
come “cantautore di Dio”. Infatti il padre domenicano
Bernardo Boschi, suo caro amico, ha affermato: “Lucio
non sopporta le convenzioni, ma la sua fede è sempre
stata purissima”.
I suoi brani
sono
intrisi di
poesia e
di parole
piene di
m a li n c o nia, meraviglia,
ironia
e
stupore.
Adesso
Lucio ha
finito di
giocare il
suo primo tempo, e penso l’abbia
fatto con
un’ottima
prestazione. Ora tocca a noi conservarla salda e viva nel tempo!
SIC EST as you like it - Giornale del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” Macerata (MC), anno VI, n° 5, Marzo 2012
cultura
Now on air: Lana del Rey
di Marco
Ramazzotti
“Now, on air” è la nuova rubrica che tratterà degli artisti emergenti nella scena del pop/soul. In ogni numero vedremo chi in questo periodo si sta affermando
per il proprio talento musicale e in questo parleremo
di Lana del Rey
con la casa discografica Stranger Records per lanciare
proprio quel brano e da quel momento inizia il successo di Lana. Lo scorso 31 gennaio è stato pubblicato
l’album “Born to Die” contenente l’omonimo singolo
che sta scalando tutte le classifiche.
Lana del Rey è il nome d’arte di Elisabeth Grant, nata e
cresciuta nello stato di New York e divenuta famosa a
livello mondiale nell’ultimo anno. Il suo nome d’arte
deriva da quello dell’attrice hollywoodiana Lana Turner e quello dell’automobile “Ford Del Rey”.
Si autodefinisce la “Nancy Sinatra Gangster” e chiama
il suo genere “Hollywood pop/sadcore”. Molte sono le
influenze musicali come Britney Spears, Elvis Presley e
Kurt Cobain per un mix di pop, rock e indie. Nell’ultimo periodo ha
rilasciato molte
interviste ed è
stata ospite di
molti programmi
televisivi
negli
Stati Uniti, ed è
stata definita da
molte persone la
promessa
del
2012. Durerà il
suo successo o
Lana Del Rey si
rivelerà l’ennesima meteora?
La prima apparizione di Lana fu all’età di 19 anni ad
un open mic (serata del microfono aperto) a Williamsburg, un sobborgo di New York che non entusiasmò
affatto gli spettatori. Nel 2008 comunque, pubblicò un
EP chiamato “Kill Kill” sotto il nome di Lizzy Grant
senza però riscuotere un grande successo. Nel 2010 ci
riprovò con l’album “Lana del Rey A.K.A. Lizzy
Grant” che anche questa volta non andò molto bene.
E’ con la pubblicazione su You Tube di un video autoprodotto che si fa conoscere al grande pubblico: il video di “Video game” infatti totalizza migliaia di visite
ogni giorno. Nel giugno del 2011 firma un contratto
Se non ora, quando?
Il momento degli Incubus, dopo 5 anni di attesa...
di Cristina Angeloro
Ci hanno lasciato nel 2006, con l'album “Light Grena- to per la sua irresistibile voce, evidenzia una notevole
des” e poi più nulla. Un'attesa quinquennale che è val- crescita anche in questo senso. Quindi un album di
sa la pena; ne è valsa davvero. “If not now, when?” è un sperimentazioni, un album che in sé contiene il “carpe
titolo che dice tutto Il gruppo ha
diem”; infatti Brandon Boyd in
colto il momento, il momento di
un'intervista, afferma che dopo
svolta. Questo è ciò che si perce20 anni di carriera, se non avespisce ascoltando le nuove canzosero colto questo momento d'eni: un distacco maturo dal loro
voluzione ora, probabilmente poi
precedente elaborato. Le sonorità
si sarebbe perso.
più rock, più ritmiche del loro
Primi brani ad essere estratti soesordio lasciano spazio a pezzi
no st at i “ A d oles cent s ” e
più lenti, più riflettuti e più pro“Promises, Promises”, ma degni di
fondi. La calma della musica si
nota sono anche “Thieves” e
polimerizza a testi che apparten“Friends
and
Lovers”.
gono in modo evidente ad una
Si spera vivamente in un contipersona formata, che è riuscita ad
nuum di quest'ottimo risultato,
arrivare a certe conclusioni attravisto che si parla di una band che
verso il proprio vissuto. Se poi il
non ha mai smesso di sorprendemenestrello che canta di queste
re, facendo rimanere un po'
esperienze è la voce di Brandon
spiazzati solo i fan più radicali e
Boyd, il tutto è completo. Già no“conservatori”.
SIC EST as you like it - Giornale del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” Macerata (MC), anno VI, n° 5, Marzo 2012
cultura
Prendi la tua penna in mano. Noi, scrittori
Gli haiku sono liriche giapponesi di tre righe e circa
sette parole. In queste righe si tratta di temi più svariati, dalla natura ai sentimenti umani.
Il tema di cui trattano quelli che propongo su questo
numero è la neve che ci ha “graziato” o “colpito”, a
seconda di come l'abbiamo vissuta.
-Tetti si liberano
la neve si scioglie
in coltelli
Angelica Salvi
-Paesetto innevato
annichilito
incantato.
-La città non respira
ha il cuore
di ghiaccio.
Ilenia Gentili
-Neve avvolge
e avvolge
i cuori senza amore.
-Il mos ritrovato
davanti un focolare.
Nevica.
Nubia Mazzante
-Vecchi alberi
soggiogati
dal peso della bellezza.
-Per lui
che si sveglierà dal sonno,
dono cristallino.
Alessia Guidi
-Atmosfera lenta:
come bolla di vetro
capovolta.
-Vellica i campi
la prima neve
silenzio nei dintorni.
-Ero sola
nella calda dimora.
Fuori fioccava la neve.
-Filo di perle
-Vago sapore d'infanzia
appena a sfiorire
tempo
la vita sospesa.
d'ingenue imprese.
-Perfezione:
è audace geometria
d'acqua.
Giada Fratini
-Sono larve sotto
uno spesso strato di neve
macchine.
Francesca Meccarelli
-Produco
fiocchi di pensiero;
montagna di caos.
-
-Sciolta nei cristalli
che pendono dalle
grondaie storiche.
-Solitudine invernale;
crescita d'animo.
Cogito.
-Bianco piacere
di riscoprire se stessi;
piacere mio.
Cristina Angeloro
Gli haiku provengono tutti dalla classe IIIA, ma spero
che per il prossimo numero ne arrivino molti altri! Come tema proporrei la primavera.
Al prossimo numero e buona lettura!
Ludovica Rinaldi
Anime & Manga: tutti diventano Giapponesi
In questo periodo sento solo ragazzi e ragazze che dicono "mamma mia quant'è KAWAII!!" oppure "sai, io
sono uno OTAKU" ...e ti domandi : mai sai il significato
di quelle parole? che cosa ne sai tu del giapponese e
dei loro modi di fare? ho provato a chiedere in giro ..
"eh, ma io guardo gli Anime!" come mai tutta questa
passione per i cartoni giapponesi? Perché prima chi li
guardava veniva considerato uno sfigato mentre adesso la situazione sembra cambiata? io sono una appassionata del mondo di anime
& manga da quando ero piccola, mi divertivo a vedere
questi personaggi disegnati
in un modo particolare, non
come Twetty e Silvestro o
Tom e Jerry, che erano
"normali", non si trasformavano, non facevano nulla di
speciale. Vorrei solo capire
perché tutta questa così detta passione MOMENTANEA
(perché è certamente così) di Anna Cingoli
dello stile giapponese? basta notare l' ignoranza in questo tema. Provate a chiedere ad un ragazzo che sostiene di essere un appassionato di questo genere "Ma tu la sai la differenza tra un
anime e un cartone?" ci ho provato e la maggior parte
ha risposto "Sono completamente diversi!! ma cosa vai
dicendo?!" Bene, per tutti quelli che la pensano così, io
li posso considerare uno zoticone anche perché anime
e cartoni sono la stessa cosa
(per chi non lo sapesse la parola Anime è una abbreviazione dei giapponesi per indicare
un cartone animato di nuova
generazione). Traetevi poi le
vostre conclusioni ma l'idea
che lo stile giapponese venga
preso in considerazione e poi
non approfondirlo mi fa solo
arrabbiare.
Charles Bukowski, Dinosauropoli noi
Dinosauropoli noi
nati così
in mezzo a tutto questo
tra facce di gesso che ghignano
e la signora Morte che se la ride
e mentre gli ascensori si guastano
e gli orizzonti politici si dissolvono
e il ragazzino che riempie le buste al supermercato è laureato
e i pesci sporchi di petrolio sputano fuori la loro preda oleosa
e il sole è lì nascosto.
Noi siamo nati così
in mezzo a tutto questo
in mezzo a queste guerre ragionatamente folli
in mezzo al vuoto spettacolo dei finestroni di fabbrica rotti
in mezzo ai bar dove le persone non si parlano più
in mezzo alle scazzottate che finiscono con coltelli e pistole
siamo nati in mezzo a tutto questo
tra ospedali così costosi che conviene lasciarsi morire
tra avvocati talmente esosi che è meglio dichiararsi colpevoli
in una nazione dove le prigioni sono piene e i manicomi chiusi
in un posto dove le masse trasformano i cretini in eroi di successo
siamo nati in mezzo a tutto questo
in mezzo a tutto questo ci muoviamo e viviamo
a causa di tutto questo moriamo
siamo ridotti al silenzio
castrati
corrotti
diseredati
per tutto questo
questa roba
ci inganna
ci sfrutta
ci p*sci* addosso
ci rende folli e perversi
ci trasforma in violenti
ci rende inumani
il cuore è annerito
le dita cercano la gola
la pistola
il coltello
la bomba
le dita vanno in cerca di un Dio insensibile
le dita cercano la bottiglia
le pillole
qualcosa da sniffare
siamo nati in mezzo a questa morte dolorosa che incombe
siamo nati in una nazione che da sessant’anni accumula debiti
e che presto non potrà neanche pagare gli interessi su quei debiti
e le banche bruceranno
e i soldi saranno inutili
ammazzarsi per strada in pieno giorno non sarà più un crimine
resteranno solo pistole e folle di sbandati
la terra sarà inutile
il cibo diventerà un rendimento decrescente
l’energia nucleare finirà in mano alle masse
il pianeta sarà scosso da un'esplosione dopo l'altra
uomini-robot ormai radioattivi si tenderanno agguati
i ricchi e gli eletti scruteranno il mondo da piattaforme spaziali
l'inferno di Dante al confronto
sembrerà un parco giochi per bambini
non si vedrà più il sole e sarà per sempre notte
gli alberi moriranno
morirà tutta la vegetazione
uomini radioattivi
si nutriranno della carne di altri uomini radioattivi
l'acqua del mare sarà avvelenata
i laghi e i fiumi spariranno
la pioggia diventerà preziosa come l'oro
la puzza delle carcasse di uomini e animali
si propagherà nel vento scuro
i pochi sopravvissuti saranno colpiti da nuove spaventose malattie
e le piattaforme spaziali saranno distrutte dall'attrito
dall'esaurirsi delle scorte
dall'effetto naturale del generale decadimento delle cose
e il più bel silenzio mai ascoltato nascerà da tutto questo
il sole resterà ancora lì nascosto
in attesa del prossimo capitolo.
Ogni volta che ti alzi in piedi. Ogni volta che usi l’altro come
un mezzo. Ogni volta che parli al singolare. Ogni volta che
realizzi un verso di questa poesia. Ogni volta che ti siedi su
di un piccolo diritto ed inizi a fischiettare. Ogni volta che dai
un prezzo e metti un’etichetta. Ogni volta che aspetti il tuo
turno e senti dei suoni ma non ascolti le parole. Ogni volta
che osservi con la mente e non con il cuore. Ogni volta che
dici “era solo un sogno” e ti arrendi. Ogni volta che cresci
tuo figlio come un ripetitore. Ogni volta che ti metti in vetrina e clicchi su confermo. In ognuna di queste volte, tu, o
uomo, sentiti sicuro di te stesso, glorificati pure, continua
pure a convincere te stesso che sei inarrestabile e che New
York sia il centro del mondo, ma sappi che non riuscirai a
controllare il risveglio della vita.
di Roberto Bartolacci
SIC EST as you like it - Giornale del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” Macerata (MC), anno VI, n° 5, Marzo 2011
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(sede distaccata)
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Marco Matteucci - redattore
Marco Ramazzotti - redattore
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Martina Ortolani - redattrice
Matteo Guardati - redattore
Roberto Bartolacci - redattore
Saverio Mengoni - redattore
Responsabile progetto
"Giornale Scuola SIC-EST":
prof. Stefano Della Ceca
Il logo è stato realizzato da Roberto
Bartolacci.
Francesco Mecca - collaboratore
Anna Cingoli - collaboratrice
Skowronski Jakub - collaboratore
[email protected]
sicestmacerata.altervista.org
Il Sic Est ha deciso di autofinanziarsi, per poter partecipare alle spese per la stampa, per migliorare gli strumenti a nostra disposizione e per poter affrontare tutte le piccole spese che si rendono
necessarie per la realizzazione del giornale. Vaiconlasigla.it di Treia è il nostro primo sponsor. La
procedura è trasparente ed è stata pienamente approvata dal Preside. Ci scusiamo per la brevità
della comunicazione, inserita in extremis, e vi assicuriamo che spiegheremo tutto in modo più approfondito nel prossimo numero.