Editoriale IL CiELADO Anno 8, numero 3, luglio-settembre 2008 Organo Ufficiale della Unione Astrofili Tesino e Valsugana c/o Biblioteca Comunale di Castello Tesino Via Venezia 18 38059 Castello Tesino Direttore: Redazione: Giancarlo Favero Maria Rita Baldi Michele Miconi Carlo Nalin ANNO SOCIALE 2008 ORGANI SOCIALI Consiglio Direttivo 2007-2009 Presidente: Vice-Presidente: Segretario: Tesoriere: Consiglieri: Giancarlo Favero Claudio Costa Maria Rita Baldi Renzo Müller Claudio Buffa Michele Miconi Carlo Nalin Revisori Effettivi: Michele Alberti Cinzia Busarello Franca Nalin Ermanno Dorigato Sergio Menguzzato Revisori Supplenti: DIRETTORE DELL’OSSERVATORIO: Giancarlo Favero COMMISSIONI Edilizia: Michele Miconi Carlo Nalin Informatica: Maurizio Broccato Giorgio Ferrai Michele Miconi Telescopio: Giancarlo Favero Michele Miconi Carlo Nalin SOMMARIO Editoriale Il cielo autunnale Le News La Luna influenza la Terra? Fotografia astronomica con Canon 350D Stima visuale della qualità del cielo Verbali 1 2 4 8 9 10 11 IN COPERTINA L’Osservatorio del Celado alla data del 30 luglio 2008, con la cupola in posizione. Cari soci, l’estate 2008 ha registrato la consueta attività della nostra associazione, con la realizzazione di 3 conferenze (Favero, Ortolani e Romano), la lettura della pièce “Dialogo di Cecco de’ Ronchitti da Bruzene in perpuosito della Stella nuova” (TPR Padova) e l’esecuzione di un concerto di musica del Cinquecento per liuto da parte del prof. Rizzoli. In agosto ho svolto una serata osservativa in quel di Tenna. Il 30 luglio scorso la cupola dell’Osservatorio, costruita dalla ditta DiTecno di Novaledo su progetto della CidiemmeCut di Borgo, è stata sistemata nella sua sede, in cima all’edificio dell’Osservatorio, che ora si mostra in tutta la sua bellezza (v. copertina). Per qualche settimana, nella seconda metà di luglio, si era pensato che a fine agosto l’opera sarebbe stata completata e quindi si era prospettata l’ipotesi di farne un’inaugurazione formale, in tempo per le elezioni amministrative che si terranno nell’ottobre prossimo. In realtà, i lavori di idraulica, pavimentistica ed elettronica sono proseguiti anche durante il mese di agosto e solo il 12 settembre sono stato avvisato dal direttore dei lavori, Luca Osti, che la cupola era collaudabile. Il pavimento della cupola era stato nel frattempo completato (un pavimento di legno che darà non pochi problemi alla scala a ruote che servirà per l’osservazione) mentre il resto dello stabile non aveva ancora la pavimentazione, dato che le caldane erano ancora troppo umide. Al momento in cui scrivo (13 settembre), le lettere alle ditte che concorreranno alla gara per la costruzione del telescopio di 80 cm non sono ancora state inviate. Se si pensa che le ditte costruttrici prese in esame (Keller di Monaco di Baviera, Marcon di San Donà di Piave, Reginato di Crocetta del Montello) hanno previsto tempi di fornitura compresi fra 16 e 24 mesi, si comprende che il telescopio non arriverà prima del 2010. Siccome il 2009 sarà dichiarato anno dell’astronomia dall’UNESCO e dall’IAU (International Astronomical Union, unione astronomica internazionale), sarebbe veramente una iattura avere l’osservatorio terminato (cosa che dovrebbe accadere entro qualche mese, al massimo entro la prossima estate) senza che ci sia un telescopio al suo interno. L’ipotesi di montarvi il telescopio dell’UATV, il 150 mm col quale svolgiamo le nostre serate osservative, è stata scartata per le modeste dimensioni dello strumento e per la necessità di disporne per le serate fuori comune. Sistemerò entro la cupola il mio telescopio da 30 cm, che ho già smontato e che in qualche giorno potrà essere rimontato e diventare funzionante. Dopo di ciò, e appena si potrà firmare la convenzione apposita, l’UATV inizierà la gestione dell’Osservatorio, in particolare nei confronti delle scolaresche, delle amministrazioni comunali e della popolazione. Giancarlo Favero 1 Il cielo autunnale Il cielo meno spettacolare dell’anno Alzate la carta sopra la testa e dirigete la sua parte alta verso nord, cioè verso Cima d’Asta, e la parte bassa verso sud, cioè verso Grigno. In tal modo la sinistra risulta diretta verso l’est (il Picosta) e la destra verso l’ovest (la Forcella di Pieve). Quasi allo zenit (il punto sopra la vostra testa e allo stesso tempo il centro della mappa) ci sono solo stelle deboli, dalla seconda magnitudine in su. Il triangolo estivo (formato da Vega della Lira, Deneb del Cigno e Altair dell’Aquila) sta tramontando a nord-ovest. Altair è già dietro il Silana. Sorgerebbero a est, ma da Castello Tesino la loro visione è impedita dal Picosta, le stelle di prima grandezza che caratterizzeranno il cielo invernale. Più alte di tutte Capella dell’Auriga e Aldebaran del Toro. A tarda notte brillano Castore dei Gemelli, Betelgeuse e Rigel di Orione. Bassa sull’orizzonte, quindi visibile solo salendo in Celado, scintilla Sirio, la stella più brillante di tutto il cielo. Ritorniamo a guardare verso lo Zenit, il punto che sta sopra la nostra testa, dove avevamo individuato solo stelle deboli. Se i nostri occhi si sono abituati al buio, riusciremo a vedere la W di Cassiopea (Cas nella mappa), la Y di Perseo (Per) e la V di Andromeda (And). Il vertice della V è in comune con il quadrilatero di Pegaso (Peg). A sud di And vi sono due piccole costellazioni: il Triangolo (Tri) e l’Ariete (Ari). Sotto il Peg vi sono tre grandi costellazioni fatte di stelle deboli: i Pesci (Psc), la Balena (Cet) ed Eridano (Eri). 2 Una costellazione alla volta Il lettore è già stato avvisato che le prossime costellazioni che saranno presentate non contengono stelle di prima grandezza. Stavolta tocca all’Ariete, una delle costellazioni zodiacali. Mappa di Aries (Ari). La costellazione è formata da 4 stelle di magnitudine dalla 2 alla 4, disposte in una dolce curva. La mitologia Il re Atamante e sua moglie Nefele non erano una coppia felice, e allora Atamante si unì a Ino, figlia del Re Cadmo della vicina Tebe. A Ino non andavano a genio i figliastri, Frisso ed Elle, e organizzò una cospirazione per farli uccidere. Cominciò a bruciare il grano per evitare che ci fosse un raccolto. Quando Atamante chiese aiuto all'Oracolo di Delo, Ino corruppe i messaggeri affinché ritornassero con la risposta falsa che Frisso doveva essere sacrificato per salvare il raccolto. A malincuore, Atamante portò suo figlio in cima al Monte Lafisto, che sovrastava il suo palazzo a Orcomeno. Era sul punto di sacrificare Frisso a Zeus quando Nefele intervenne per salvare suo figlio, mandando giù dal cielo un ariete alato dal vello d'oro. Frisso s'arrampicò sul dorso dell'animale, dove fu raggiunto da sua sorella Elle che anche temeva per la propria vita. Volarono via in direzione est verso la Colchide, che si trovava sulla sponda orientale del Mar Nero, sotto le Montagne del Caucaso (la Georgia ex sovietica di oggi). Lungo il percorso Elle non riuscì a mantenere la presa e cadde nel canale fra l'Europa e l'Asia, i Dardanelli, che in suo ricordo i Greci chiamarono Ellesponto. Una volta raggiunta la Colchide, Frisso sacrificò l'ariete a Zeus in segno di gratitudine. Regalò il suo vello d'oro al terribile Re della Colchide, Eeta, che, in cambio, gli concesse la mano di sua figlia Calciope. Dopo la morte di Frisso il suo fantasma ritornò in Grecia per perseguitare suo cugino Pelia, che si era impadronito del trono di Iolco in Tessaglia. Il vero successore a quel trono era Giasone. Pelia promise di lasciarglielo se gli portava a casa dalla Colchide il vello d'oro. Fu questa la sfida che die- de il via all'epico viaggio di Giasone e degli Argonauti. Al suo arrivo in Colchide, Giasone chiese al re Eeta di dargli il vello che pendeva da una quercia in un bosco sacro, custodito da un enorme serpente sempre sveglio. Il Re Eeta non accolse la sua richiesta. Fortunatamente per il buon esito della spedizione, la figlia del re, Medea, s'innamorò di Giasone e si offrì di aiutarlo a rubare il vello. Di notte i due furtivamente si recarono nel bosco dove il vello d'oro brillava come una nuvola illuminata dal Sole nascente. Medea ammaliò il serpente così da farlo addormentare mentre Giasone portava via il vello che era delle dimensioni della pelle di una giovane mucca. Quando Giasone se lo buttò sulle spalle quello lo coprì fino ai piedi. Quando finalmente non furono più inseguiti dalle truppe del Re Eeta, essi usarono il vello come coperta per il loro talamo. Il suo luogo di riposo finale fu il tempio di Zeus a Orcomeno, dove Giasone lo appese al suo rientro in Grecia. In astronomia, l'Ariete ha molta più importanza di quanto non farebbe pensare la scarsa brillantezza delle sue stelle, poiché ai tempi dei Greci conteneva il punto cardinale noto come equinozio di primavera. È questo il punto in cui il Sole attraversa l'equatore celeste da sud a nord. Ma l'equinozio di primavera non è fisso, a causa della lenta oscillazione dell'asse terrestre nota come precessione. Quando, intorno al 130 a.C., l’astronomo greco Ipparco definì la posizione dell'equinozio di primavera questo punto si trovava nella costellazione dell'Ariete. Fu allora fissato qui l'inizio dello zodiaco, e quindi l'equinozio di primavera fu comunemente noto come il primo punto dell'Ariete. A causa della precessione, l'equinozio di primavera si è spostato di circa 30 gradi dai tempi di Ipparco e attualmente si trova nella confinante costellazione dei Pesci. Ciò nonostante, esso viene ancora saltuariamente chiamato il primo punto dell'Ariete. Raffigurazione dell’Ariete nell’atlante di Johann Bode 3 Le News Come gira la Via Lattea HST vede materia oscura Misure precise su alcune Cefeidi, effettuate da un gruppo di astrofisici dell’Osservatorio Europeo del Sud (ESO) capeggiato da Nicolas Nardetto, hanno permesso di precisare la modalità di rotazione della nostra galassia, la Via Lattea. Nel 1912 l’americana Henrietta Leavitt scoprì che le stelle variabili denominate Cefeidi (dal loro prototipo, δ Cephei) hanno una luminosità proporzionale al loro periodo di variazione luminosa: più lungo è il loro periodo, più luminose sono. Misurando al telescopio la luminosità apparente di una Cefeide se ne può perciò determinare la distanza: più debole appare, più lontana è dalla Terra. Il Telescopio Spaziale Hubble (HST) della NASA ha registrato un raro allineamento fra due galassie a spirale. Una piccola galassia, con le sue spire ben delineate, si staglia sopra una galassia più grande che le fa da sfondo (v. immagine). Volute di polveri scure si estendono al di fuori del disco luminoso della galassia minore e si stagliano sul disco brillante della galassia maggiore. Tali volute di poveri, che verosimilmente esistono in molti altri casi, non si rendono normalmente visibili in quanto non contengono stelle e quindi non emettono luce. Curva di luce di una Cefeide che mostra la regolare variazione della luminosità. Il periodo è la distanza fra due massimi (o due minimi) successivi. Mediante lo studio dei loro spettri (effetto Doppler) si può dedurre se le Cefeidi si avvicinano alla Terra o se ne allontanano, e a quale velocità esse si muovano lungo la nostra visuale. Mediante accurate e prolungate misure di posizione sulla sfera celeste si può capire se le stesse si muovono trasversalmente alla visuale e quindi precisare il loro moto nello spazio. Combinando la valutazione della distanza dalla Terra con le misure di velocità appena descritte si può accertare il comportamento delle stelle Cefeidi vicine e quindi capire se sono animate da moti che, per esempio, siano il riflesso della rotazione della Via Lattea, della quale sia il Sole sia le Cefeidi fanno parte. Finora si era ritenuto che le Cefeidi cadessero verso il Sole a circa 2 km/s e per decenni era proseguito un dibattito se questo fatto avesse a che fare con la rotazione irregolare della nostra galassia o con particolari effetti nelle atmosfere delle Cefeidi. Ora, le osservazioni di Nardetto e del suo gruppo hanno accertato che l’apparente caduta delle Cefeidi verso di noi è in realtà un fenomeno collegato alle atmosfere delle stelle e non al loro movimento. Ne risulta quindi che la rotazione della Via Lattea è molto più regolare di quanto si sia dubitato finora e avviene con perfetta simmetria attorno a un unico asse. Immagine di HST delle due galassie descritte nel testo. In realtà, è noto da qualche decennio che la materia di una galassia si estende ben al di fuori del suo disco luminoso. La scoperta di questo fenomeno era stata compiuta studiando mediante la radioastronomia il modo di ruotare delle galassie. Ora questa osservazione, oltre a confermare questo fatto, dimostra che la materia che circonda le galassie è ricca di polvere, cioè di tutti gli elementi conosciuti. Determinando la luminosità e il colore di una galassia e sapendo che la presenza di polvere tra essa e noi affievolisce la sua luce e arrossa il suo colore, se ne può determinare la distanza dalla Terra. È risultato che la galassia di sfondo è distante 780 milioni di anni luce ed è grande circa come la Via Lattea. La galassia minore è quasi alla stessa distanza, ma non troppo vicina all’altra, altrimenti se ne vedrebbero delle deformazioni dovute all’attrazione gravitazionale. In ogni caso dovrebbe essere circa 10 volte minore come dimensioni Le stelle sparse che si vedono ovunque nell’immagine non sono della Via Lattea, ma della galassia 4 NGC 253 che si trova fuori dal campo inquadrato, verso destra. È stato proprio fotografando questa galassia che gli astronomi si sono accorti delle due appena descritte, altrimenti con i telescopi da terra queste sarebbero apparse come due indistinte macchie luminose tra le stelle di NGC 253. Questo conferma, se ce ne fosse stato bisogno, le grandi potenzialità di HST e quindi la necessità di rimetterlo rapidamente nelle condizioni di operare a pieno regime, cosa che avverrà col prossimo e ultimo viaggio dello Shuttle. Una galassia di materia oscura Un gruppo di astronomi guidati da Marla Geha, della Yale University, ha studiato una decina di galassie del Gruppo Locale, facenti cioè parte di quella ventina di galassie che circondano la Via Lattea, girandole attorno come veri e propri satelliti. Tra queste ne ha scoperte una, inizialmente classificata come ammasso globulare, la cui struttura si è invece rivelata quella di una galassia e inoltre ha mostrato una massa molto più grande di quanto non facesse pensare il piccolo numero di stelle visibili. La massa stimata risulta 1000 volte maggiore di quella delle stelle visibili e quindi si pensa che si tratti di una galassia fatta essenzialmente di materia oscura, quella forma sconosciuta che dovrebbe costituire l’85% della materia dell’universo, mentre la materia che conosciamo ne costituirebbe solo il 15%. Questa caratteristica è stata verificata anche per le altre galassie studiate, che sono risultate da 100 a 1000 volte più massicce di quanto stimato a partire dalle stelle visibili. La materia oscura, di cui si ignora la natura, non assorbe né emette luce, ma si rivela per il fatto che, come la materia convenzionale, attira i corpi, per esempio le stelle, di cui determina i movimenti. La scoperta di galassie satelliti molto massicce potrebbe spiegare dove si trova la materia oscura dell’universo e indirizzare così gli studi che cercano di comprenderne la natura. Poiché è stato valutato che l’esplosione è avvenuta a 7,5 miliardi di anni luce di distanza, nella direzione della costellazione del Bootes, si è trattato di un evento che ha permesso di studiare quelle remote regioni dell’universo, dove neppure i più grandi telescopi attualmente in funzione riescono a vedere stelle o galassie, cioè i normali abitanti dell’universo. Se questo fenomeno fosse avvenuto all’interno della nostra galassia, per esempio a 6000 anni luce di distanza dalla Terra, il lampo avrebbe brillato tanto quanto il Sole. Se fosse avvenuto a distanza inferiore, allora le conseguenze per la vita sulla Terra avrebbero potuto essere nefaste. Anelli e satelliti La sonda Cassini della NASA, che orbita dal 2005 attorno a Saturno, ha osservato tronconi di anelli associati a Anthe e Methone, due piccole lune vicine al pianeta (v. immagine). È risultato quindi che le lune vicine al pianeta sono spesso associate ad anelli o a loro tronconi. I satelliti Anthe e Methone, così come i tronconi di anelli che li accompagnano, si trovano in regioni dove la gravità di Mima, una luna di 500 km di diametro, agisce mediante un effetto chiamato “risonanza”. Questo fenomeno causa una perturbazione periodica su ciascuna piccola luna, strappandole piccoli frammenti di roccia e distribuendoli nelle vicinanze, davanti e dietro ognuna, creando così i tronconi di anelli osservati. Un lampo straordinario Il 19 marzo scorso, il satellite della NASA denominato Swift ha osservato un lampo di luce che si sarebbe potuto vedere a occhio nudo, se in quel momento qualche osservatore avesse diretto il suo occhio in quella zona del cielo. Essendo il risultato di un’esplosione avvenuta a 7,5 miliardi di anni luce di distanza, si è trattato del lampo di luce più intenso che l’umanità abbia mai potuto osservare nella sua storia. L’esplosione ha in realtà liberato tutte le radiazioni possibili, da quelle infrarosse ai raggi ultravioletti, dai raggi X fino ai raggi gamma, tutte radiazioni che l’occhio non vede. Il fenomeno è noto come GRB, acronimo di Gamma Ray Burst (esplosione di raggi gamma) e il satellite Swift è specializzato nella scoperta di questi eventi, che liberano le radiazioni più energetiche che si conoscano, i raggi gamma appunto, e tanta energia quanta quella prodotta in un secondo dall’intero universo di stelle che vediamo. Di eventi simili se ne osservano in media uno la settimana, ma nessuno dei precedenti, osservati dal 1971 a oggi, aveva emesso tanta luce visibile. I tronconi di anelli vicini a Anthe e Methone, segnati dalle frecce. In alcuni casi il materiale si distribuisce lungo tutta l’orbita formando un anello completo, in altri – come in quelli discussi qui – esso si disperde lontano dal pianeta o cadendo su di esso. Tronconi di anelli simili sono stati osservati anche per le lune Pan, Janus, Epimetheus e Pallene, tutte vicine a Saturno. Il prof. Carl Murray, dell’Università Queen Mary di Londra e membro dello staff di Cassini, dice che “ci sono molti esempi nel sistema di Saturno di lune che creano strutture negli anelli e disturbano le orbite di altre lune. Comprendere nel dettaglio queste struttu- 5 re e scoprirne l’origine ci farà comprendere meglio quanto vediamo nelle immagini della sonda Cassini”. Il colore della Piccola Macchia Rossa Dopo aver studiato il colore della macchia ovale di Giove denominata BA, che da bianca è diventata rossa circa 2 anni fa, il dott. Santiago Perez-Hoyos dell’Università Basca in Spagna ha detto: “Il mio gruppo ha fatto un approfondito studio della storia e dell’evoluzione dell’ovale BA. La porzione che è arrossata è un anello periferico. Tuttavia, quando abbiamo calibrato le immagini di HST per definirne il colore, abbiamo constatato che nelle lunghezze d’onda rossa e infrarossa non era mutato nulla. Invece, era calata l’intensità della macchia nel blu e nel violetto, cosa che ha provocato l’apparente arrossamento. durre che si potrebbe trattare della medesima sostanza, ancora sconosciuta, che nel caso della GRS ha un effetto maggiore dato che questa formazione è molto più alta nell’atmosfera gioviana e quindi la sostanza interesserebbe uno strato più spesso di atmosfera. Studiando i venti che soffiano nei due uragani, che assomigliano alle analoghe formazioni terrestri, i ricercatori sono stati in grado di escludere modificazioni nel regime dei venti, che continuano a soffiare a circa 400 km/h come fanno almeno dal 2000 nella regione di BA. I venti sono stati simulati al computer spiegando perché il colore rosso è limitato alla periferia dell’ovale BA e dimostrando che non vi sono state interazioni, né tanto meno scambio di materia, fra questo e la GRS. L’assidua osservazione delle formazioni anche da parte degli astrofili contribuirà a chiarirne la natura e in generale il comportamento dell’atmosfera gioviana. Misteri del vapore su Marte Un misuratore di umidità atmosferica ha osservato salire e scendere l’acqua nell’atmosfera intorno alla sonda Phoenix, che da maggio si trova posata al suolo della regione polare nord di Marte. Ma quando questo misuratore viene inserito nel terreno, l’indicazione che ne deriva è che questo sia inspiegabilmente asciutto. Delle tre macchie rosse (ellissi scure) visibili in questa immagine, quella descritta nel testo è la più bassa nell’immagine. Per lo stesso motivo il Sole che tramonta appare più rosso di quando è alto nel cielo: non è che la luce rossa del Sole aumenti, ma è la parte blu di questa luce solare che viene diffusa dall’atmosfera terrestre e quindi non raggiunge l’occhio dell’osservatore. L’ovale BA si era formato nel 2000 dalla fusione di tre ovali nati nel 1944 nelle nuvole di Giove e che nel 1998 avevano cominciato a scontrarsi. L’arrossamento del suo contorno era iniziato nel febbraio 2006 ed era stato segnalato fra i primi da alcuni astrofili, ma fu solo nell’aprile seguente che gli astronomi furono in grado di studiare il fenomeno. Combinando i dati delle sonde Cassini e New Horizon, che avevano sorvolato Giove mentre erano in volo per Saturno e Plutone, rispettivamente, e alcune immagini riprese da HST, sono emersi i dati appena riportati. “La causa più probabile” dice il dott. Perez-Hoyos “è la diffusione verso l’alto dell’atmosfera di un composto che agisce sulla radiazione solare nella porzione blu e violetta, diffondendola.” Paragonando il colore rosso di BA a quello, ben più carico, della Grande Macchia Rossa, GRS, si può de- Suolo di Marte davanti alla sonda Phoenix. A destra il cucchiaio che preleva i campioni di suolo. “Se c’è vapore d’acqua nell’aria” dice Aaron Zent della NASA “ogni superficie esposta all’aria si dovrebbe trovare più o meno ricoperta di vapore, anche se la temperatura fosse molto bassa (in realtà fino allo zero assoluto, dice la teoria).” Nel caso dei terreni polari della Terra, per esempio nel cosiddetto permafrost della Siberia e dell’Antartide, l’acqua vapore tiene umido il suolo tanto da permettere la sopravvivenza di forme microscopiche di viventi. Lo scopo della misure su Marte era infatti quello di accertare l’esistenza di questa umidità condensata al suolo. Ci sono altre tecniche sulla sonda per capire se il suolo è stato umido nel passato, cioè la ricerca di sostanze o minerali che si sono formati per azione di questa umidità. Il sensore di umidità è efficace solo nella situazione presente. Però la cosa osservata rimane strana, dato che nell’atmosfera il sensore ha 6 misurato percentuali di umidità che vanno da quasi zero fino al 100% durante il ciclo notte-giorno. Inoltre, perché 5 cm sotto il suolo sabbioso è stato trovato uno strato di ghiaccio che è stato dimostrato essere acqua solida. Anche per approfondire questo aspetto la missione di Phoenix è stata allungata oltre il limite prefissato e si pensa di misurare il suolo dopo averlo leggermente smosso col cucchiaio che serve a prelevare i campioni da analizzare. Venti su Venere Era già noto che nell’atmosfera di Venere soffiano venti molto intensi. Ora la sonda europea Venus Express, che dal 2006 tiene sotto controllo l’atmosfera e il suolo del pianeta, ne ha fornito una descrizione tridimensionale su tutto l’emisfero sud, fra i 45 e i 70 km di quota sul suolo. I ricercatori si sono concentrati sul moto delle nubi, seguendole per lungo tempo e determinando così le velocità e le accelerazioni. Operando a differenti lunghezze d’onda, lo strumento VIRTIS, che è sotto la supervisione del dott. Giuseppe Piccioni dell’INAF di Roma, ha potuto eseguire misure a quote atmosferiche differenti, analisi mai fatta prima da altre sonde. In totale sono state seguite oltre 2000 nubi durante oltre sei mesi. È risultato che tra l’equatore e una latitudine di circa 50° su d i venti soffiano fra 370 km/h, a una quota di 65 km, e 210 km/h, a circa 45 km. Alla massima velocità, l’atmosfera gira intorno al pianeta in soli 4 giorni, un periodo che era già stato scoperto negli anni Sessanta dall’astrofilo francese Charles Boyer e che è facilmente verificabile anche oggi osservando Venere da Terra attraverso filtri ultravioletti. A latitudini più a sud di 65° la situazione cambia fortemente, dato che prevale un vortice ciclonico che domina le regioni polari. Qui tutte le quote registrano lo stesso vento la cui velocità si azzera al centro del vortice, cioè sul polo. Durante un giorno venusiano, che dura 243 giorni terrestri, la massima velocità dei venti si riscontra nel pomeriggio. Comete che sembrano asteroidi Tra il 5 e il 10% dei corpi che possono sfiorare la Terra, i cosiddetti NEO (Near Earth Objects), potrebbero essere comete che si fingono asteroidi. Alcuni potrebbero essere comete che stanno esaurendo i loro materiali volatili responsabili delle loro code. Altri potrebbero essere comete quiescenti, inattive, ma potrebbero riattivarsi se colpiti da altri asteroidi che ne mettessero in libertà i materiali volatili. Paul Abell sta usando un paio di telescopi (l’IRTF a Mauna Kea, Hawaii, e l’MMT sul Mount Hopkins a Tucson) per accertare questa ipotesi. La cosa è importante per almeno tre motivi: primo, le comete dormienti potrebbero diventare fonti di acqua e di altri materiali in vista di future esplorazioni spaziali; secondo, se candidate a cadere sulla Terra, le comete sarebbero facilmente disintegrabili con missili balistici; terzo, comete così vicine potrebbero essere studiate facilmente e aiutarci a comprendere l’origine del Sistema Solare. Infatti si crede che le comete contengano il materiale primordiale dal quale sono nati i pianeti e il Sole. A differenza degli asteroidi, che quando cadono sulla Terra arrivano fino al suolo e vi scavano uno o più crateri, le comete sono fragili e si frammentano durante l’ingresso nell’atmosfera, con conseguenze catastrofiche legate alle onde d’urto nell’aria, molto maggiori e distruttive di quelle di asteroidi delle stesse dimensioni. Che fra i NEO vi fossero comete inattive era balzato alla cronaca nel 2001, quando uno di questi corpi risultò percorrere un’orbita molto ellittica, cioè di tipo cometario, ma era privo di coda. Iniziò una sorveglianza sistematica di questo corpo, tanto scuro da risultare difficilmente visibile da Terra. All’inizio del 2002 esso aumentò improvvisamente di luminosità, sviluppando una chioma tipicamente cometaria e stimolando Abell a iniziare questa ricerca che viene condotta osservando nel visibile e nel vicino infrarosso. Combinando le osservazioni in queste due finestre di radiazione si può discriminare fra un asteroide e una cometa. Aumentando il numero delle finestre nelle quali osservare si potrebbero distinguere corpi provenienti da differenti regioni del Sistema Solare: fascia asteroidale, fra Marte e Giove; fascia di Kuiper, al di là di Nettuno, fino a circa 100 Unità Astronomiche; nube di Oort, molto più lantana, dove si trova la maggior parte dei nuclei cometari. Concorso per il LOGO dell’Osservatorio Le nubi di Venere studiate dalla sonda europea Venus Express Motivazione del Primo Premio L’autore ha preso spunto dal concetto di universo proprio della Grecia Classica, dove era immaginato come una sfera la cui metà inferiore era occupata dalla Terra opaca e la cui metà superiore era costellata dagli astri. In questo schema, essenziale e perfetto, ha inserito la denominazione dell’Osservatorio, nella quale il toponimo Celado occupa una posizione preminente, facendo parte della metà celeste ma riflettendosi anche sulla Terra, a sottolineare la funzione dell’opera che servirà da interfaccia fra terra e cielo. 7 La Luna influenza la Terra? di Giancarlo Favero La fase di Luna Piena si produce ogni 29,53 giorni, quindi quasi un mese. A volte si verifica due volte in uno stesso mese, a volte – ma solo in febbraio – non si verifica affatto. La credenza popolare ritiene che la Luna Piena, e in generale le fasi lunari (Luna crescente, Luna calante), influenzino i comportamenti degli umani: più violenza, più suicidi, più incidenti. Non per nulla è in uso il termine “lunatico” per esprimere la mutabilità imprevedibile dei comportamenti. Profondamente radicata è pure la credenza che la Luna influenzi la vegetazione (taglio della legna, inflorescenza degli ortaggi ecc.) o le nascite. Ma ci sono evidenze scientifiche, statistiche provate, a supporto di queste credenze? Ecco alcuni dati in proposito. Violenze, crimini, nascite e altro L’analisi di 11 613 casi di aggressione verificatisi in un periodo di 5 anni ha rivelato una maggiore frequenza attorno alla Luna Piena. In un altro periodo di 1 anno, 34 318 crimini hanno mostrato una maggiore frequenza durante la Luna Piena (Journal of Psychology, vol. 93, 1976). Invece, su 58 527 arresti fatti dalla polizia in 7 anni non c’è evidenza dell’effetto Luna Piena, così come in 361 580 casi di interventi della polizia in un intervallo di 3 anni. All’aumentare del numero dei casi investigati l’effetto Luna Piena tende a scomparire. Così accade per i ricoveri ospedalieri, in particolare per quelli che si concludono con la nascita. È una verifica molto facile da fare consultando l’anagrafe di qualsiasi comune: i bambini nascono con la stessa frequenza in tutte le fasi lunari. Altrettanto si può dire per episodi di ansietà, depressione e psicosi. Su 928 suicidi avvenuti in 4 anni, la maggior parte sembrava essere avvenuta intorno alla Luna Nuova, ma allargando la statistica ad altri 1400 casi l’effetto Luna è scomparso. Studi statistici seri, relativi a un grande numero di casi simili, rivelano che non esiste alcun effetto della Luna, né sui ricoveri in Pronto Soccorso relativi a traumi, avvelenamenti, problemi cardiologici o psichiatrici (Psychological Reports, 35, 1974). Neppure i problemi relativi all’assunzione di droga mostrano l’effetto Luna. Su 246 926 incidenti automobilistici avvenuti in 9 anni non è possibile evidenziare l’effetto della Luna, ma questi si sono verificati più spesso il venerdì e il sabato. Un campionario di 1621 persone morse da animali (gatti, cani, cavalli e topi) ha mostrato una maggiore frequenza di eventi attorno alla Luna Piena, ma allargando la statistica ad altri 4313 casi questa indicazione è scomparsa. Problemi nello studio dell’effetto Luna Si sarà notato che si evidenzia un effetto della Luna ogni volta che si studia un piccolo numero di casi, in particolare quando questi fatti vengono amplificati dai mass media. Quando il campionario statistico viene allargato l’effetto tende a scomparire. Se si getta una sola volta un dado esce un solo numero; se lo si getta molte volte, tutti e 6 numeri hanno la stessa probabilità di uscire (a meno che il dado non sia truccato). Questo fatto, da solo, getta dubbi sulle teorie che la Luna eserciti qualche effetto sugli esseri viventi. Molti dei presunti effetti della Luna derivano dal fatto che la gente ha una memoria selettiva in favore di eventi che li dimostrano. Per esempio, se accade un incidente con la Luna Piena si usa questo fatto per avvalorare la convinzione, ma si tende a dimenticare, o a trascurare, l’incidente che si è verificato in altre fasi lunari. Inoltre si dimentica che una correlazione statistica non implica automaticamente una relazione di causa ed effetto. Per esempio, studi recenti sembrano rivelare che, in certi periodi, la piovosità è maggiore nella fase di Luna crescente piuttosto che in quella di Luna calante (dopo un anno di misure nel 2007-2008 sembra che il rapporto sia addirittura di 4 a 1). È evidente che un terreno umido può produrre più funghi di uno secco, ma la causa della maggiore produzione di funghi non è la Luna, se non indirettamente. La Luna non fa nulla ai funghi, ma alimenta l’umidità del terreno favorendo la loro crescita, come quella di verdure, frutta ecc. Quando si verificasse un’estate asciutta, la Luna non riuscirebbe a far crescere funghi. La stessa spiegazione potrebbe valere per il comportamento della legna tagliata. Lo sapevate? La Luna Piena si ripresenta in media ogni 29,53 giorni. La sua distanza dalla Terra varia da un minimo di 356 410 km a un massimo di 406 697 km (con una media di 384 400 km), ma queste distanze estreme non si realizzano sempre nella stessa fase lunare, dato che le percorrono tutte in 18 anni circa. Con un diametro di 3476 km, circa ¼ di quello terrestre (volume solo il 2% della Terra), e una densità di 3,34 kg per litro, la Luna è 80 volte meno pesante della Terra. La gravità sulla superficie lunare è 1/6 di quella terrestre. La marea lunare (attrazione della Luna sull’acqua terrestre) si combina con quella solare per dare due massimi (Luna Nuova e Luna Piena) e due minimi (Primo e Ultimo Quarto). Le maree sono quindi correlate con le fasi lunari, ma non sono determinate dalla luminosità della Luna, bensì dalla sua massa e dalla posizione rispetto al Sole. Accanto alla marea lunare, esiste una marea di terra e una atmosferica. L’effetto della marea durante il periodo di Luna crescente (da Luna Nuova a Luna Piena) è identico a quello durante la Luna calante (da Luna Piena a Luna Nuova). 8 Fotografia astronomica con la Canon EOS 350D L’UATV possiede una macchina fotografica digitale con obiettivo intercambiabile che sarà ideale per iniziare una sperimentazione sul cielo non appena l’Osservatorio del Celado sarà accessibile. Quanto segue rappresenta una scorciatoia per iniziare, dato che fornisce le operazioni fondamentali da effettuare per riprendere le stelle usando l’obiettivo originale della fotocamera, un 18-55 mm che è l’equivalente di uno zoom da 35 a 110 mm circa, quindi da un discreto grandangolo a un piccolo teleobiettivo. Con il primo si potranno riprendere intere costellazioni di grandi dimensioni. Col secondo, oltre a piccole costellazioni, si potranno riprendere ammassi e nebulose di grandi dimensioni, che non sarebbero registrabili per intero attraverso telescopi convenzionali (per esempio la Via Lattea o la Nebulosa America). Clic in sette tappe 1. Regolare la modalità di ripresa (selettore in figura 1) nella posizione M (manuale). 3. Fissare la macchina fotografica al telescopio mediante la vite apposita sistemata in cima allo stesso. Puntare il telescopio verso l’angolo di cielo che si intende fotografare (per esempio la Via Lattea) e adattare al soggetto la focale sull’obiettivo della Canon, fra 18 e 55 mm (figura 3). Figura 3. L’obiettivo della Canon. 4. Scegliere l’apertura massima possibile con la focale scelta. - tenendo premuto il tasto Av (fig. 2), ruotare la rotella vicina al bottone di scatto (fig. 1) fino a che sul visore appare il valore minimo del numero centrale (es. 4.0). 5. Scegliere il tempo di posa di 30 secondi, il massimo possibile con la sola camera (con un computer e un programma apposito sarebbe possibile effettuare pose molte più lunghe). - ruotare la rotella vicina al bottone di scatto (figura 1) fino a che il valore del numero a sinistra appare 30”. Figura 1. Selettore della modalità di ripresa in posizione “M”. 2. Scegliere la sensibilità in ISO (800 o 1600) e il formato dell’immagine (JPG o RAW). 6. Mettere a fuoco, operazione delicata perché l’obiettivo non ha un fine corsa nella posizione di infinito (∞). Perciò, sbloccare il fuoco automatico (AF in figura 3) e inserire il fuoco manuale MF, quindi riprendere una stella abbastanza luminosa da apparire facilmente e visionarla mediante lo zoom, fino a vedere i pixel: giudicare se la stella è a fuoco. Per questo, basta eseguire differenti pose spostando di poco la messa a fuoco prima in un senso (per esempio prima dell’infinito) e poi nell’altro. Si sceglie la posizione di messa a fuoco dove la stella mostra le dimensioni minime. - premere il tasto ► (il quarto dall’alto a sinistra in fig. 2); - sul visore appare l’immagine appena ripresa; - premendo il tasto + (angolo destro in alto di fig. 2) si ingrandisce l’immagine. Con le frecce > o < si sposta il riquadro ingrandito fino a vedere la stella. Figura 2 (dorso). Scelta della sensibilità e del formato. - Premere il pulsante ↑ ISO; - selezionare il valore voluto con ↑ o ↓ ; - premere SET (scelta ISO). - Premere il tasto MENU (in alto sinistra); - appare QUALITA’; premere SET; - appaiono varie opzioni: scegliere L maggiore (o RAW); - premere SET; - premere MENU. 7. Effettuare la posa mediante l’apposito pulsante, usando però la funzione autoscatto (o ritardo) per evitare che la pressione del dito al momento dello scatto introduca una vibrazione nella camera. - premere il tasto sotto quello Av (fig. 2) fino a che nel visore appare il simbolo dell’orologio. Scattare. Buon divertimento! 9 Stima visuale della qualità del cielo Il 25 ottobre prossimo sarà la giornata contro l’inquinamento luminoso. Chi vorrà farlo, potrà partecipare a una campagna di verifica dello stato del proprio cielo (di quello sopra la propria testa) che, estesa a tutti gli astrofili del mondo, potrebbe dare una preziosa informazione sullo stato del fenomeno che sta diventando sempre più drammatico in Italia, dove chi installa un lampione lo fa con il massimo dispregio per le norme (come nel caso del Comune di Castello Tesino, dove c’è un Regolamento ma nessuno lo rispetta), il risparmio energetico e l’intelligenza. Fare le misure sarà facile anche per chi non conosce l’argomento e neppure la volta celeste. Basta infatti paragonare le cartine allegate al cielo che si osserva visualmente. Certo, bisogna individuare il Triangolo Estivo (Vega, Deneb e Altair), ma per questo dovrebbe essere sufficiente servirsi della carta che appare a pagina 2 della presente rivista. Ogni carta rappresenta una situazione che corrisponde a una certa qualità del cielo: si tratta di accertare a quale delle cartine assomiglia di più il cielo che si vede e riportare il numero corrispondente su una scheda da consegnare all’UATV. Nella scheda si deve specificare il luogo di osservazione (con la precisione di un centinaio di metri), l’ora, il nome dell’Osservatore. Cielo di qualità 4: le stelle cominciano a superare la quarantina. Cielo di qualità 5: le stelle sono tante ma si vedono le costellazioni. Cielo di qualità 6: le stelle sono numerose e si intravede la Via Lattea. Cielo di qualità 2: appare solo il Triangolo Estivo. Cielo di qualità 3: si vedono stelle fino alla terza grandezza, in totale circa 15. Cielo di qualità 7: talmente tante stelle che non ci si orienta più e la Via Lattea è luminosa. 10 Verbali VERBALE N. 4/2008 Della seduta del Consiglio Direttivo UATV, riunitosi presso la Biblioteca Comunale di Castello Tesino, venerdì 27 giugno 2008 alle ore 19:30, per trattare il seguente Ordine del giorno: 1. 2. 3. 4. 5. Comunicazioni del Presidente Relazione di Cassa Situazione Osservatorio Programma inaugurazione Osservatorio Varie ed eventuali. Presenti: Favero Giancarlo – Buffa Claudio – Costa Claudio – Nalin Carlo – Baldi Maria Rita. Müller Renzo – Miconi Michele. 1. Comunicazioni del Presidente: il Presidente prof. Giancarlo Favero comunica al CD i risultati del Concorso per il Logo dell’Osservatorio, leggendo le motivazioni stilate dalla Commissione preposta. La premiazione dei vincitori si svolgerà in settembre a Palazzo Gallo, con la consegna dei premi ai tre classificati e degli attestati di partecipazione agli alunni che hanno inviato i loro lavori. Michele Miconi e Claudio Buffa si incaricano, per l’occasione, di preparare una mostra di tali lavori. 2. Relazione di Cassa: col tesoriere e la Segretaria si fa il punto sulla situazione alla data odierna. Il c/c presso la Cassa Rurale di Castello Tesino presenta un saldo avere di € 561,88. Si ritiene di ricercare un monitor per il PC assegnatoci dalla Cassa Rurale di Strigno a seguito di ns. richiesta qualora avesse provveduto alla sostituzione di apparecchiatura propria. Si delibera inoltre di acquistare Microsoft Office per il PC della segreteria UATV e in seguito di scaricare da internet Open Office per corredare i PC dell’Osservatorio. 3. Situazione Osservatorio: l’edificio è quasi completato, mancano poche rifiniture interne (posa pavimenti, frutti elettrici, lampadari…), la cupola è in fase di assemblaggio e verrà montata nel mese di luglio. 4. Programma inaugurazione Osservatorio: l’inaugurazione sarebbe ipotizzata entro il 31 agosto p.v. I tempi sono piuttosto risicati per preparare quanto serve a una presentazione dell’opera sul piano giornalistico, politico, ma quello che più conta, sul piano dell’immagine per il paese e per la funzione che dovrà supportare. Il CD delibera di scrivere una lettera al Sindaco di Castello Tesino per conoscere tempi e programmi che prevede per tale procedura. 5. Varie ed eventuali: il consigliere Claudio Buffa, in vista delle osservazioni astronomiche della prossima stagione, propone di chiedere al vicesindaco di poter usufruire di apposite transenne o di poter utilizzare una delle casette prefabbricate di proprietà del Comune, per mettere in sicurezza gli strumenti nel momento dell’uso ai giardini di Via Dante. Il consigliere Michele Miconi riferisce la richiesta di Telestreet del Tesino di poter scambiare l’uso di un locale adiacente all’Auditorium di palazzo Gallo con un’altra stanza utilizzata dalla stessa associazione nello stesso edificio. Il CD delibera di scrivere una richiesta in tal senso al Sindaco. Altri argomenti non sono stati trattati, la seduta si è conclusa alle ore 21:30. Il segretario Maria Rita Baldi Il Presidente Giancarlo Favero Concorso per il LOGO dell’Osservatorio Hanno partecipato al Concorso: - l’Istituto Periti Grafici Sacro Cuore di Trento; - l’Istituto Comprensivo di Levico; - l’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino; presentando circa 100 elaborati. Visti i documenti pervenuti, concernenti il solo tema del logo dell’Osservatorio Astronomico del Celado, la Commissione giudicatrice del Concorso ha decretato la seguente lista di vincitori: I Premio ad Alessandro Boschet dell’Istituto S. Cuore II Premio a Chiara Oliveri dell’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino III Premio a Matteo Hartman dell’Istituto S. Cuore La Commissione Giorgio Dorigato, Mario Zotta, Claudio Costa, Giancarlo Favero, Piero Rafanelli. 11