1 anno sociale 2008 organi sociali

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Editoriale
IL CiELADO
Anno 8, numero 3, luglio-settembre 2008
Organo Ufficiale della
Unione Astrofili Tesino e Valsugana
c/o Biblioteca Comunale di Castello Tesino
Via Venezia 18
38059 Castello Tesino
Direttore:
Redazione:
Giancarlo Favero
Maria Rita Baldi
Michele Miconi
Carlo Nalin
ANNO SOCIALE 2008
ORGANI SOCIALI
Consiglio Direttivo 2007-2009
Presidente:
Vice-Presidente:
Segretario:
Tesoriere:
Consiglieri:
Giancarlo Favero
Claudio Costa
Maria Rita Baldi
Renzo Müller
Claudio Buffa
Michele Miconi
Carlo Nalin
Revisori Effettivi:
Michele Alberti
Cinzia Busarello
Franca Nalin
Ermanno Dorigato
Sergio Menguzzato
Revisori Supplenti:
DIRETTORE DELL’OSSERVATORIO:
Giancarlo Favero
COMMISSIONI
Edilizia:
Michele Miconi
Carlo Nalin
Informatica:
Maurizio Broccato
Giorgio Ferrai
Michele Miconi
Telescopio:
Giancarlo Favero
Michele Miconi
Carlo Nalin
SOMMARIO
Editoriale
Il cielo autunnale
Le News
La Luna influenza la Terra?
Fotografia astronomica con Canon 350D
Stima visuale della qualità del cielo
Verbali
1
2
4
8
9
10
11
IN COPERTINA
L’Osservatorio del Celado alla data del 30 luglio 2008,
con la cupola in posizione.
Cari soci,
l’estate 2008 ha registrato la consueta attività della
nostra associazione, con la realizzazione di 3 conferenze (Favero, Ortolani e Romano), la lettura della
pièce “Dialogo di Cecco de’ Ronchitti da Bruzene in
perpuosito della Stella nuova” (TPR Padova) e
l’esecuzione di un concerto di musica del Cinquecento per liuto da parte del prof. Rizzoli. In agosto ho
svolto una serata osservativa in quel di Tenna.
Il 30 luglio scorso la cupola dell’Osservatorio, costruita dalla ditta DiTecno di Novaledo su progetto
della CidiemmeCut di Borgo, è stata sistemata nella
sua sede, in cima all’edificio dell’Osservatorio, che
ora si mostra in tutta la sua bellezza (v. copertina).
Per qualche settimana, nella seconda metà di luglio,
si era pensato che a fine agosto l’opera sarebbe stata completata e quindi si era prospettata l’ipotesi di
farne un’inaugurazione formale, in tempo per le elezioni amministrative che si terranno nell’ottobre
prossimo. In realtà, i lavori di idraulica, pavimentistica ed elettronica sono proseguiti anche durante il
mese di agosto e solo il 12 settembre sono stato avvisato dal direttore dei lavori, Luca Osti, che la cupola era collaudabile. Il pavimento della cupola era stato nel frattempo completato (un pavimento di legno
che darà non pochi problemi alla scala a ruote che
servirà per l’osservazione) mentre il resto dello stabile non aveva ancora la pavimentazione, dato che le
caldane erano ancora troppo umide.
Al momento in cui scrivo (13 settembre), le lettere alle ditte che concorreranno alla gara per la costruzione del telescopio di 80 cm non sono ancora state inviate. Se si pensa che le ditte costruttrici prese in
esame (Keller di Monaco di Baviera, Marcon di San
Donà di Piave, Reginato di Crocetta del Montello)
hanno previsto tempi di fornitura compresi fra 16 e
24 mesi, si comprende che il telescopio non arriverà
prima del 2010.
Siccome il 2009 sarà dichiarato anno dell’astronomia
dall’UNESCO e dall’IAU (International Astronomical
Union, unione astronomica internazionale), sarebbe
veramente una iattura avere l’osservatorio terminato
(cosa che dovrebbe accadere entro qualche mese,
al massimo entro la prossima estate) senza che ci
sia un telescopio al suo interno. L’ipotesi di montarvi
il telescopio dell’UATV, il 150 mm col quale svolgiamo le nostre serate osservative, è stata scartata per
le modeste dimensioni dello strumento e per la necessità di disporne per le serate fuori comune. Sistemerò entro la cupola il mio telescopio da 30 cm,
che ho già smontato e che in qualche giorno potrà
essere rimontato e diventare funzionante.
Dopo di ciò, e appena si potrà firmare la convenzione apposita, l’UATV inizierà la gestione dell’Osservatorio, in particolare nei confronti delle scolaresche,
delle amministrazioni comunali e della popolazione.
Giancarlo Favero
1
Il cielo autunnale
Il cielo meno spettacolare dell’anno
Alzate la carta sopra la testa e dirigete la sua parte alta verso nord, cioè verso Cima d’Asta, e la
parte bassa verso sud, cioè verso Grigno. In tal
modo la sinistra risulta diretta verso l’est (il Picosta) e la destra verso l’ovest (la Forcella di Pieve).
Quasi allo zenit (il punto sopra la vostra testa e allo stesso tempo il centro della mappa) ci sono solo stelle deboli, dalla seconda magnitudine in su.
Il triangolo estivo (formato da Vega della Lira, Deneb del Cigno e Altair dell’Aquila) sta tramontando
a nord-ovest. Altair è già dietro il Silana.
Sorgerebbero a est, ma da Castello Tesino la loro
visione è impedita dal Picosta, le stelle di prima
grandezza che caratterizzeranno il cielo invernale.
Più alte di tutte Capella dell’Auriga e Aldebaran
del Toro. A tarda notte brillano Castore dei Gemelli, Betelgeuse e Rigel di Orione. Bassa
sull’orizzonte, quindi visibile solo salendo in Celado, scintilla Sirio, la stella più brillante di tutto il
cielo.
Ritorniamo a guardare verso lo Zenit, il punto che
sta sopra la nostra testa, dove avevamo individuato solo stelle deboli. Se i nostri occhi si sono abituati al buio, riusciremo a vedere la W di Cassiopea (Cas nella mappa), la Y di Perseo (Per) e la V
di Andromeda (And). Il vertice della V è in comune
con il quadrilatero di Pegaso (Peg).
A sud di And vi sono due piccole costellazioni: il
Triangolo (Tri) e l’Ariete (Ari). Sotto il Peg vi sono
tre grandi costellazioni fatte di stelle deboli: i Pesci
(Psc), la Balena (Cet) ed Eridano (Eri).
2
Una costellazione alla volta
Il lettore è già stato avvisato che le prossime costellazioni che saranno presentate non contengono stelle di prima grandezza. Stavolta tocca
all’Ariete, una delle costellazioni zodiacali.
Mappa di Aries (Ari). La costellazione è formata da 4 stelle di
magnitudine dalla 2 alla 4, disposte in una dolce curva.
La mitologia
Il re Atamante e sua moglie Nefele non erano una
coppia felice, e allora Atamante si unì a Ino, figlia
del Re Cadmo della vicina Tebe. A Ino non andavano a genio i figliastri, Frisso ed Elle, e organizzò
una cospirazione per farli uccidere. Cominciò a
bruciare il grano per evitare che ci fosse un raccolto. Quando Atamante chiese aiuto all'Oracolo
di Delo, Ino corruppe i messaggeri affinché ritornassero con la risposta falsa che Frisso doveva
essere sacrificato per salvare il raccolto.
A malincuore, Atamante portò suo figlio in cima al
Monte Lafisto, che sovrastava il suo palazzo a
Orcomeno. Era sul punto di sacrificare Frisso a
Zeus quando Nefele intervenne per salvare suo
figlio, mandando giù dal cielo un ariete alato dal
vello d'oro. Frisso s'arrampicò sul dorso dell'animale, dove fu raggiunto da sua sorella Elle che
anche temeva per la propria vita. Volarono via in
direzione est verso la Colchide, che si trovava sulla sponda orientale del Mar Nero, sotto le
Montagne del Caucaso (la Georgia ex sovietica di
oggi). Lungo il percorso Elle non riuscì a mantenere la presa e cadde nel canale fra l'Europa e
l'Asia, i Dardanelli, che in suo ricordo i Greci chiamarono Ellesponto. Una volta raggiunta la Colchide, Frisso sacrificò l'ariete a Zeus in segno di gratitudine. Regalò il suo vello d'oro al terribile Re
della Colchide, Eeta, che, in cambio, gli concesse
la mano di sua figlia Calciope.
Dopo la morte di Frisso il suo fantasma ritornò in
Grecia per perseguitare suo cugino Pelia, che si
era impadronito del trono di Iolco in Tessaglia. Il
vero successore a quel trono era Giasone. Pelia
promise di lasciarglielo se gli portava a casa dalla
Colchide il vello d'oro. Fu questa la sfida che die-
de il via all'epico viaggio di Giasone e degli Argonauti.
Al suo arrivo in Colchide, Giasone chiese al re Eeta di dargli il vello che pendeva da una quercia in
un bosco sacro, custodito da un enorme serpente
sempre sveglio. Il Re Eeta non accolse la sua richiesta. Fortunatamente per il buon esito della
spedizione, la figlia del re, Medea, s'innamorò di
Giasone e si offrì di aiutarlo a rubare il vello. Di
notte i due furtivamente si recarono nel bosco dove il vello d'oro brillava come una nuvola illuminata dal Sole nascente. Medea ammaliò il serpente
così da farlo addormentare mentre Giasone portava via il vello che era delle dimensioni della pelle di una giovane mucca. Quando Giasone se lo
buttò sulle spalle quello lo coprì fino ai piedi.
Quando finalmente non furono più inseguiti dalle
truppe del Re Eeta, essi usarono il vello come coperta per il loro talamo. Il suo luogo di riposo finale fu il tempio di Zeus a Orcomeno, dove Giasone
lo appese al suo rientro in Grecia.
In astronomia, l'Ariete ha molta più importanza di
quanto non farebbe pensare la scarsa brillantezza
delle sue stelle, poiché ai tempi dei Greci conteneva il punto cardinale noto come equinozio di
primavera. È questo il punto in cui il Sole attraversa l'equatore celeste da sud a nord. Ma l'equinozio di primavera non è fisso, a causa della lenta
oscillazione dell'asse terrestre nota come precessione.
Quando, intorno al 130 a.C., l’astronomo greco
Ipparco definì la posizione dell'equinozio di primavera questo punto si trovava nella costellazione
dell'Ariete. Fu allora fissato qui l'inizio dello zodiaco, e quindi l'equinozio di primavera fu comunemente noto come il primo punto dell'Ariete. A causa della precessione, l'equinozio di primavera si è
spostato di circa 30 gradi dai tempi di Ipparco e
attualmente si trova nella confinante costellazione
dei Pesci. Ciò nonostante, esso viene ancora saltuariamente chiamato il primo punto dell'Ariete.
Raffigurazione dell’Ariete nell’atlante di Johann Bode
3
Le News
Come gira la Via Lattea
HST vede materia oscura
Misure precise su alcune Cefeidi, effettuate da un
gruppo di astrofisici dell’Osservatorio Europeo del
Sud (ESO) capeggiato da Nicolas Nardetto, hanno
permesso di precisare la modalità di rotazione della
nostra galassia, la Via Lattea.
Nel 1912 l’americana Henrietta Leavitt scoprì che le
stelle variabili denominate Cefeidi (dal loro prototipo,
δ Cephei) hanno una luminosità proporzionale al loro
periodo di variazione luminosa: più lungo è il loro periodo, più luminose sono. Misurando al telescopio la
luminosità apparente di una Cefeide se ne può perciò determinare la distanza: più debole appare, più
lontana è dalla Terra.
Il Telescopio Spaziale Hubble (HST) della NASA ha
registrato un raro allineamento fra due galassie a
spirale. Una piccola galassia, con le sue spire ben
delineate, si staglia sopra una galassia più grande
che le fa da sfondo (v. immagine). Volute di polveri
scure si estendono al di fuori del disco luminoso della galassia minore e si stagliano sul disco brillante
della galassia maggiore. Tali volute di poveri, che
verosimilmente esistono in molti altri casi, non si
rendono normalmente visibili in quanto non contengono stelle e quindi non emettono luce.
Curva di luce di una Cefeide che mostra la regolare variazione
della luminosità. Il periodo è la distanza fra due massimi (o
due minimi) successivi.
Mediante lo studio dei loro spettri (effetto Doppler) si
può dedurre se le Cefeidi si avvicinano alla Terra o
se ne allontanano, e a quale velocità esse si muovano lungo la nostra visuale. Mediante accurate e prolungate misure di posizione sulla sfera celeste si può
capire se le stesse si muovono trasversalmente alla
visuale e quindi precisare il loro moto nello spazio.
Combinando la valutazione della distanza dalla Terra con le misure di velocità appena descritte si può
accertare il comportamento delle stelle Cefeidi vicine
e quindi capire se sono animate da moti che, per esempio, siano il riflesso della rotazione della Via Lattea, della quale sia il Sole sia le Cefeidi fanno parte.
Finora si era ritenuto che le Cefeidi cadessero verso
il Sole a circa 2 km/s e per decenni era proseguito
un dibattito se questo fatto avesse a che fare con la
rotazione irregolare della nostra galassia o con particolari effetti nelle atmosfere delle Cefeidi.
Ora, le osservazioni di Nardetto e del suo gruppo
hanno accertato che l’apparente caduta delle Cefeidi
verso di noi è in realtà un fenomeno collegato alle
atmosfere delle stelle e non al loro movimento. Ne
risulta quindi che la rotazione della Via Lattea è molto più regolare di quanto si sia dubitato finora e avviene con perfetta simmetria attorno a un unico asse.
Immagine di HST delle due galassie descritte nel testo.
In realtà, è noto da qualche decennio che la materia
di una galassia si estende ben al di fuori del suo disco luminoso. La scoperta di questo fenomeno era
stata compiuta studiando mediante la radioastronomia il modo di ruotare delle galassie. Ora questa osservazione, oltre a confermare questo fatto, dimostra
che la materia che circonda le galassie è ricca di
polvere, cioè di tutti gli elementi conosciuti.
Determinando la luminosità e il colore di una galassia e sapendo che la presenza di polvere tra essa e
noi affievolisce la sua luce e arrossa il suo colore, se
ne può determinare la distanza dalla Terra. È risultato che la galassia di sfondo è distante 780 milioni di
anni luce ed è grande circa come la Via Lattea. La
galassia minore è quasi alla stessa distanza, ma non
troppo vicina all’altra, altrimenti se ne vedrebbero
delle deformazioni dovute all’attrazione gravitazionale. In ogni caso dovrebbe essere circa 10 volte minore come dimensioni
Le stelle sparse che si vedono ovunque nell’immagine non sono della Via Lattea, ma della galassia
4
NGC 253 che si trova fuori dal campo inquadrato,
verso destra. È stato proprio fotografando questa galassia che gli astronomi si sono accorti delle due appena descritte, altrimenti con i telescopi da terra
queste sarebbero apparse come due indistinte macchie luminose tra le stelle di NGC 253. Questo conferma, se ce ne fosse stato bisogno, le grandi potenzialità di HST e quindi la necessità di rimetterlo rapidamente nelle condizioni di operare a pieno regime,
cosa che avverrà col prossimo e ultimo viaggio dello
Shuttle.
Una galassia di materia oscura
Un gruppo di astronomi guidati da Marla Geha, della
Yale University, ha studiato una decina di galassie
del Gruppo Locale, facenti cioè parte di quella ventina di galassie che circondano la Via Lattea, girandole attorno come veri e propri satelliti. Tra queste ne
ha scoperte una, inizialmente classificata come ammasso globulare, la cui struttura si è invece rivelata
quella di una galassia e inoltre ha mostrato una
massa molto più grande di quanto non facesse pensare il piccolo numero di stelle visibili. La massa stimata risulta 1000 volte maggiore di quella delle stelle visibili e quindi si pensa che si tratti di una galassia fatta essenzialmente di materia oscura, quella
forma sconosciuta che dovrebbe costituire l’85% della materia dell’universo, mentre la materia che conosciamo ne costituirebbe solo il 15%. Questa caratteristica è stata verificata anche per le altre galassie
studiate, che sono risultate da 100 a 1000 volte più
massicce di quanto stimato a partire dalle stelle visibili.
La materia oscura, di cui si ignora la natura, non assorbe né emette luce, ma si rivela per il fatto che,
come la materia convenzionale, attira i corpi, per esempio le stelle, di cui determina i movimenti. La
scoperta di galassie satelliti molto massicce potrebbe spiegare dove si trova la materia oscura
dell’universo e indirizzare così gli studi che cercano
di comprenderne la natura.
Poiché è stato valutato che l’esplosione è avvenuta
a 7,5 miliardi di anni luce di distanza, nella direzione
della costellazione del Bootes, si è trattato di un evento che ha permesso di studiare quelle remote regioni dell’universo, dove neppure i più grandi telescopi attualmente in funzione riescono a vedere stelle o galassie, cioè i normali abitanti dell’universo. Se
questo fenomeno fosse avvenuto all’interno della
nostra galassia, per esempio a 6000 anni luce di distanza dalla Terra, il lampo avrebbe brillato tanto
quanto il Sole. Se fosse avvenuto a distanza inferiore, allora le conseguenze per la vita sulla Terra avrebbero potuto essere nefaste.
Anelli e satelliti
La sonda Cassini della NASA, che orbita dal 2005
attorno a Saturno, ha osservato tronconi di anelli associati a Anthe e Methone, due piccole lune vicine al
pianeta (v. immagine). È risultato quindi che le lune
vicine al pianeta sono spesso associate ad anelli o a
loro tronconi. I satelliti Anthe e Methone, così come i
tronconi di anelli che li accompagnano, si trovano in
regioni dove la gravità di Mima, una luna di 500 km
di diametro, agisce mediante un effetto chiamato “risonanza”. Questo fenomeno causa una perturbazione periodica su ciascuna piccola luna, strappandole
piccoli frammenti di roccia e distribuendoli nelle vicinanze, davanti e dietro ognuna, creando così i tronconi di anelli osservati.
Un lampo straordinario
Il 19 marzo scorso, il satellite della NASA denominato Swift ha osservato un lampo di luce che si sarebbe potuto vedere a occhio nudo, se in quel momento
qualche osservatore avesse diretto il suo occhio in
quella zona del cielo. Essendo il risultato di un’esplosione avvenuta a 7,5 miliardi di anni luce di distanza,
si è trattato del lampo di luce più intenso che l’umanità abbia mai potuto osservare nella sua storia.
L’esplosione ha in realtà liberato tutte le radiazioni
possibili, da quelle infrarosse ai raggi ultravioletti, dai
raggi X fino ai raggi gamma, tutte radiazioni che
l’occhio non vede. Il fenomeno è noto come GRB,
acronimo di Gamma Ray Burst (esplosione di raggi
gamma) e il satellite Swift è specializzato nella scoperta di questi eventi, che liberano le radiazioni più
energetiche che si conoscano, i raggi gamma appunto, e tanta energia quanta quella prodotta in un
secondo dall’intero universo di stelle che vediamo.
Di eventi simili se ne osservano in media uno la settimana, ma nessuno dei precedenti, osservati dal
1971 a oggi, aveva emesso tanta luce visibile.
I tronconi di anelli vicini a Anthe e Methone, segnati dalle frecce.
In alcuni casi il materiale si distribuisce lungo tutta
l’orbita formando un anello completo, in altri – come
in quelli discussi qui – esso si disperde lontano dal
pianeta o cadendo su di esso. Tronconi di anelli simili sono stati osservati anche per le lune Pan, Janus, Epimetheus e Pallene, tutte vicine a Saturno. Il
prof. Carl Murray, dell’Università Queen Mary di
Londra e membro dello staff di Cassini, dice che “ci
sono molti esempi nel sistema di Saturno di lune che
creano strutture negli anelli e disturbano le orbite di
altre lune. Comprendere nel dettaglio queste struttu-
5
re e scoprirne l’origine ci farà comprendere meglio
quanto vediamo nelle immagini della sonda Cassini”.
Il colore della Piccola Macchia
Rossa
Dopo aver studiato il colore della macchia ovale di
Giove denominata BA, che da bianca è diventata
rossa circa 2 anni fa, il dott. Santiago Perez-Hoyos
dell’Università Basca in Spagna ha detto: “Il mio
gruppo ha fatto un approfondito studio della storia e
dell’evoluzione dell’ovale BA. La porzione che è arrossata è un anello periferico. Tuttavia, quando abbiamo calibrato le immagini di HST per definirne il
colore, abbiamo constatato che nelle lunghezze
d’onda rossa e infrarossa non era mutato nulla. Invece, era calata l’intensità della macchia nel blu e
nel violetto, cosa che ha provocato l’apparente arrossamento.
durre che si potrebbe trattare della medesima sostanza, ancora sconosciuta, che nel caso della GRS
ha un effetto maggiore dato che questa formazione è
molto più alta nell’atmosfera gioviana e quindi la sostanza interesserebbe uno strato più spesso di atmosfera.
Studiando i venti che soffiano nei due uragani, che
assomigliano alle analoghe formazioni terrestri, i ricercatori sono stati in grado di escludere modificazioni nel regime dei venti, che continuano a soffiare
a circa 400 km/h come fanno almeno dal 2000 nella
regione di BA. I venti sono stati simulati al computer
spiegando perché il colore rosso è limitato alla periferia dell’ovale BA e dimostrando che non vi sono
state interazioni, né tanto meno scambio di materia,
fra questo e la GRS. L’assidua osservazione delle
formazioni anche da parte degli astrofili contribuirà a
chiarirne la natura e in generale il comportamento
dell’atmosfera gioviana.
Misteri del vapore su Marte
Un misuratore di umidità atmosferica ha osservato
salire e scendere l’acqua nell’atmosfera intorno alla
sonda Phoenix, che da maggio si trova posata al
suolo della regione polare nord di Marte. Ma quando
questo misuratore viene inserito nel terreno,
l’indicazione che ne deriva è che questo sia inspiegabilmente asciutto.
Delle tre macchie rosse (ellissi scure) visibili in questa immagine, quella descritta nel testo è la più bassa nell’immagine.
Per lo stesso motivo il Sole che tramonta appare più
rosso di quando è alto nel cielo: non è che la luce
rossa del Sole aumenti, ma è la parte blu di questa
luce solare che viene diffusa dall’atmosfera terrestre
e quindi non raggiunge l’occhio dell’osservatore.
L’ovale BA si era formato nel 2000 dalla fusione di
tre ovali nati nel 1944 nelle nuvole di Giove e che nel
1998 avevano cominciato a scontrarsi. L’arrossamento del suo contorno era iniziato nel febbraio
2006 ed era stato segnalato fra i primi da alcuni astrofili, ma fu solo nell’aprile seguente che gli astronomi furono in grado di studiare il fenomeno.
Combinando i dati delle sonde Cassini e New Horizon, che avevano sorvolato Giove mentre erano in
volo per Saturno e Plutone, rispettivamente, e alcune immagini riprese da HST, sono emersi i dati appena riportati. “La causa più probabile” dice il dott.
Perez-Hoyos “è la diffusione verso l’alto dell’atmosfera di un composto che agisce sulla radiazione solare nella porzione blu e violetta, diffondendola.” Paragonando il colore rosso di BA a quello, ben più carico, della Grande Macchia Rossa, GRS, si può de-
Suolo di Marte davanti alla sonda Phoenix. A destra il cucchiaio che preleva i campioni di suolo.
“Se c’è vapore d’acqua nell’aria” dice Aaron Zent
della NASA “ogni superficie esposta all’aria si dovrebbe trovare più o meno ricoperta di vapore, anche se la temperatura fosse molto bassa (in realtà
fino allo zero assoluto, dice la teoria).” Nel caso dei
terreni polari della Terra, per esempio nel cosiddetto
permafrost della Siberia e dell’Antartide, l’acqua vapore tiene umido il suolo tanto da permettere la sopravvivenza di forme microscopiche di viventi. Lo
scopo della misure su Marte era infatti quello di accertare l’esistenza di questa umidità condensata al
suolo.
Ci sono altre tecniche sulla sonda per capire se il
suolo è stato umido nel passato, cioè la ricerca di
sostanze o minerali che si sono formati per azione di
questa umidità. Il sensore di umidità è efficace solo
nella situazione presente. Però la cosa osservata rimane strana, dato che nell’atmosfera il sensore ha
6
misurato percentuali di umidità che vanno da quasi
zero fino al 100% durante il ciclo notte-giorno. Inoltre, perché 5 cm sotto il suolo sabbioso è stato trovato uno strato di ghiaccio che è stato dimostrato essere acqua solida.
Anche per approfondire questo aspetto la missione
di Phoenix è stata allungata oltre il limite prefissato e
si pensa di misurare il suolo dopo averlo leggermente smosso col cucchiaio che serve a prelevare i
campioni da analizzare.
Venti su Venere
Era già noto che nell’atmosfera di Venere soffiano
venti molto intensi. Ora la sonda europea Venus
Express, che dal 2006 tiene sotto controllo
l’atmosfera e il suolo del pianeta, ne ha fornito una
descrizione tridimensionale su tutto l’emisfero sud,
fra i 45 e i 70 km di quota sul suolo. I ricercatori si
sono concentrati sul moto delle nubi, seguendole per
lungo tempo e determinando così le velocità e le accelerazioni.
Operando a differenti lunghezze d’onda, lo strumento VIRTIS, che è sotto la supervisione del dott. Giuseppe Piccioni dell’INAF di Roma, ha potuto eseguire misure a quote atmosferiche differenti, analisi mai
fatta prima da altre sonde. In totale sono state seguite oltre 2000 nubi durante oltre sei mesi. È risultato
che tra l’equatore e una latitudine di circa 50° su d i
venti soffiano fra 370 km/h, a una quota di 65 km, e
210 km/h, a circa 45 km. Alla massima velocità,
l’atmosfera gira intorno al pianeta in soli 4 giorni, un
periodo che era già stato scoperto negli anni Sessanta dall’astrofilo francese Charles Boyer e che è
facilmente verificabile anche oggi osservando Venere da Terra attraverso filtri ultravioletti.
A latitudini più a sud di 65° la situazione cambia fortemente, dato che prevale un vortice ciclonico che
domina le regioni polari. Qui tutte le quote registrano
lo stesso vento la cui velocità si azzera al centro del
vortice, cioè sul polo. Durante un giorno venusiano,
che dura 243 giorni terrestri, la massima velocità dei
venti si riscontra nel pomeriggio.
Comete che sembrano asteroidi
Tra il 5 e il 10% dei corpi che possono sfiorare la
Terra, i cosiddetti NEO (Near Earth Objects), potrebbero essere comete che si fingono asteroidi. Alcuni potrebbero essere comete che stanno esaurendo i loro materiali volatili responsabili delle loro code.
Altri potrebbero essere comete quiescenti, inattive,
ma potrebbero riattivarsi se colpiti da altri asteroidi
che ne mettessero in libertà i materiali volatili.
Paul Abell sta usando un paio di telescopi (l’IRTF a
Mauna Kea, Hawaii, e l’MMT sul Mount Hopkins a
Tucson) per accertare questa ipotesi. La cosa è importante per almeno tre motivi: primo, le comete
dormienti potrebbero diventare fonti di acqua e di altri materiali in vista di future esplorazioni spaziali;
secondo, se candidate a cadere sulla Terra, le comete sarebbero facilmente disintegrabili con missili
balistici; terzo, comete così vicine potrebbero essere
studiate facilmente e aiutarci a comprendere l’origine
del Sistema Solare. Infatti si crede che le comete
contengano il materiale primordiale dal quale sono
nati i pianeti e il Sole.
A differenza degli asteroidi, che quando cadono sulla
Terra arrivano fino al suolo e vi scavano uno o più
crateri, le comete sono fragili e si frammentano durante l’ingresso nell’atmosfera, con conseguenze catastrofiche legate alle onde d’urto nell’aria, molto
maggiori e distruttive di quelle di asteroidi delle stesse dimensioni.
Che fra i NEO vi fossero comete inattive era balzato
alla cronaca nel 2001, quando uno di questi corpi risultò percorrere un’orbita molto ellittica, cioè di tipo
cometario, ma era privo di coda. Iniziò una sorveglianza sistematica di questo corpo, tanto scuro da
risultare difficilmente visibile da Terra. All’inizio del
2002 esso aumentò improvvisamente di luminosità,
sviluppando una chioma tipicamente cometaria e
stimolando Abell a iniziare questa ricerca che viene
condotta osservando nel visibile e nel vicino infrarosso. Combinando le osservazioni in queste due finestre di radiazione si può discriminare fra un asteroide e una cometa. Aumentando il numero delle finestre nelle quali osservare si potrebbero distinguere corpi provenienti da differenti regioni del Sistema
Solare: fascia asteroidale, fra Marte e Giove; fascia
di Kuiper, al di là di Nettuno, fino a circa 100 Unità
Astronomiche; nube di Oort, molto più lantana, dove
si trova la maggior parte dei nuclei cometari.
Concorso per il LOGO
dell’Osservatorio
Le nubi di Venere studiate dalla sonda europea Venus
Express
Motivazione del Primo Premio
L’autore ha preso spunto dal concetto di universo
proprio della Grecia Classica, dove era immaginato come una sfera la cui metà inferiore era occupata dalla Terra opaca e la cui metà superiore era
costellata dagli astri. In questo schema, essenziale e perfetto, ha inserito la denominazione
dell’Osservatorio, nella quale il toponimo Celado
occupa una posizione preminente, facendo parte
della metà celeste ma riflettendosi anche sulla
Terra, a sottolineare la funzione dell’opera che
servirà da interfaccia fra terra e cielo.
7
La Luna influenza la Terra?
di Giancarlo Favero
La fase di Luna Piena si produce ogni 29,53 giorni, quindi quasi un mese. A volte si verifica due
volte in uno stesso mese, a volte – ma solo in
febbraio – non si verifica affatto.
La credenza popolare ritiene che la Luna Piena, e
in generale le fasi lunari (Luna crescente, Luna
calante), influenzino i comportamenti degli umani:
più violenza, più suicidi, più incidenti. Non per nulla è in uso il termine “lunatico” per esprimere la
mutabilità imprevedibile dei comportamenti.
Profondamente radicata è pure la credenza che la
Luna influenzi la vegetazione (taglio della legna,
inflorescenza degli ortaggi ecc.) o le nascite. Ma
ci sono evidenze scientifiche, statistiche provate,
a supporto di queste credenze? Ecco alcuni dati
in proposito.
Violenze, crimini, nascite e altro
L’analisi di 11 613 casi di aggressione verificatisi
in un periodo di 5 anni ha rivelato una maggiore
frequenza attorno alla Luna Piena. In un altro periodo di 1 anno, 34 318 crimini hanno mostrato
una maggiore frequenza durante la Luna Piena
(Journal of Psychology, vol. 93, 1976). Invece, su
58 527 arresti fatti dalla polizia in 7 anni non c’è
evidenza dell’effetto Luna Piena, così come in
361 580 casi di interventi della polizia in un intervallo di 3 anni. All’aumentare del numero dei casi
investigati l’effetto Luna Piena tende a scomparire.
Così accade per i ricoveri ospedalieri, in particolare per quelli che si concludono con la nascita. È
una verifica molto facile da fare consultando
l’anagrafe di qualsiasi comune: i bambini nascono
con la stessa frequenza in tutte le fasi lunari.
Altrettanto si può dire per episodi di ansietà, depressione e psicosi. Su 928 suicidi avvenuti in 4
anni, la maggior parte sembrava essere avvenuta
intorno alla Luna Nuova, ma allargando la statistica ad altri 1400 casi l’effetto Luna è scomparso.
Studi statistici seri, relativi a un grande numero di
casi simili, rivelano che non esiste alcun effetto
della Luna, né sui ricoveri in Pronto Soccorso relativi a traumi, avvelenamenti, problemi cardiologici o psichiatrici (Psychological Reports, 35,
1974). Neppure i problemi relativi all’assunzione
di droga mostrano l’effetto Luna.
Su 246 926 incidenti automobilistici avvenuti in 9
anni non è possibile evidenziare l’effetto della Luna, ma questi si sono verificati più spesso il venerdì e il sabato.
Un campionario di 1621 persone morse da animali (gatti, cani, cavalli e topi) ha mostrato una maggiore frequenza di eventi attorno alla Luna Piena,
ma allargando la statistica ad altri 4313 casi questa indicazione è scomparsa.
Problemi nello studio dell’effetto Luna
Si sarà notato che si evidenzia un effetto della
Luna ogni volta che si studia un piccolo numero di
casi, in particolare quando questi fatti vengono
amplificati dai mass media. Quando il campionario
statistico viene allargato l’effetto tende a scomparire. Se si getta una sola volta un dado esce un
solo numero; se lo si getta molte volte, tutti e 6
numeri hanno la stessa probabilità di uscire (a
meno che il dado non sia truccato). Questo fatto,
da solo, getta dubbi sulle teorie che la Luna eserciti qualche effetto sugli esseri viventi.
Molti dei presunti effetti della Luna derivano dal
fatto che la gente ha una memoria selettiva in favore di eventi che li dimostrano. Per esempio, se
accade un incidente con la Luna Piena si usa
questo fatto per avvalorare la convinzione, ma si
tende a dimenticare, o a trascurare, l’incidente
che si è verificato in altre fasi lunari.
Inoltre si dimentica che una correlazione statistica
non implica automaticamente una relazione di
causa ed effetto. Per esempio, studi recenti sembrano rivelare che, in certi periodi, la piovosità è
maggiore nella fase di Luna crescente piuttosto
che in quella di Luna calante (dopo un anno di misure nel 2007-2008 sembra che il rapporto sia
addirittura di 4 a 1). È evidente che un terreno umido può produrre più funghi di uno secco, ma la
causa della maggiore produzione di funghi non è
la Luna, se non indirettamente. La Luna non fa
nulla ai funghi, ma alimenta l’umidità del terreno
favorendo la loro crescita, come quella di verdure,
frutta ecc. Quando si verificasse un’estate asciutta, la Luna non riuscirebbe a far crescere funghi.
La stessa spiegazione potrebbe valere per il comportamento della legna tagliata.
Lo sapevate?
La Luna Piena si ripresenta in media ogni 29,53
giorni. La sua distanza dalla Terra varia da un minimo di 356 410 km a un massimo di 406 697 km
(con una media di 384 400 km), ma queste distanze estreme non si realizzano sempre nella
stessa fase lunare, dato che le percorrono tutte in
18 anni circa. Con un diametro di 3476 km, circa
¼ di quello terrestre (volume solo il 2% della Terra), e una densità di 3,34 kg per litro, la Luna è 80
volte meno pesante della Terra. La gravità sulla
superficie lunare è 1/6 di quella terrestre. La marea lunare (attrazione della Luna sull’acqua terrestre) si combina con quella solare per dare due
massimi (Luna Nuova e Luna Piena) e due minimi
(Primo e Ultimo Quarto). Le maree sono quindi
correlate con le fasi lunari, ma non sono determinate dalla luminosità della Luna, bensì dalla sua
massa e dalla posizione rispetto al Sole.
Accanto alla marea lunare, esiste una marea di
terra e una atmosferica. L’effetto della marea durante il periodo di Luna crescente (da Luna Nuova
a Luna Piena) è identico a quello durante la Luna
calante (da Luna Piena a Luna Nuova).
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Fotografia astronomica con
la Canon EOS 350D
L’UATV possiede una macchina fotografica digitale con obiettivo intercambiabile che sarà ideale
per iniziare una sperimentazione sul cielo non appena l’Osservatorio del Celado sarà accessibile.
Quanto segue rappresenta una scorciatoia per iniziare, dato che fornisce le operazioni fondamentali da effettuare per riprendere le stelle usando
l’obiettivo originale della fotocamera, un 18-55
mm che è l’equivalente di uno zoom da 35 a 110
mm circa, quindi da un discreto grandangolo a un
piccolo teleobiettivo. Con il primo si potranno riprendere intere costellazioni di grandi dimensioni.
Col secondo, oltre a piccole costellazioni, si potranno riprendere ammassi e nebulose di grandi
dimensioni, che non sarebbero registrabili per intero attraverso telescopi convenzionali (per esempio la Via Lattea o la Nebulosa America).
Clic in sette tappe
1. Regolare la modalità di ripresa (selettore in figura 1) nella posizione M (manuale).
3. Fissare la macchina fotografica al telescopio
mediante la vite apposita sistemata in cima allo
stesso. Puntare il telescopio verso l’angolo di cielo
che si intende fotografare (per esempio la Via Lattea) e adattare al soggetto la focale sull’obiettivo
della Canon, fra 18 e 55 mm (figura 3).
Figura 3. L’obiettivo della Canon.
4. Scegliere l’apertura massima possibile con la
focale scelta.
- tenendo premuto il tasto Av (fig. 2), ruotare la rotella vicina al
bottone di scatto (fig. 1) fino a che sul visore appare il valore
minimo del numero centrale (es. 4.0).
5. Scegliere il tempo di posa di 30 secondi, il
massimo possibile con la sola camera (con un
computer e un programma apposito sarebbe possibile effettuare pose molte più lunghe).
- ruotare la rotella vicina al bottone di scatto (figura 1) fino a
che il valore del numero a sinistra appare 30”.
Figura 1. Selettore della modalità di ripresa in posizione “M”.
2. Scegliere la sensibilità in ISO (800 o 1600) e il
formato dell’immagine (JPG o RAW).
6. Mettere a fuoco, operazione delicata perché
l’obiettivo non ha un fine corsa nella posizione di
infinito (∞). Perciò, sbloccare il fuoco automatico
(AF in figura 3) e inserire il fuoco manuale MF,
quindi riprendere una stella abbastanza luminosa
da apparire facilmente e visionarla mediante lo
zoom, fino a vedere i pixel: giudicare se la stella è
a fuoco. Per questo, basta eseguire differenti pose spostando di poco la messa a fuoco prima in
un senso (per esempio prima dell’infinito) e poi
nell’altro. Si sceglie la posizione di messa a fuoco
dove la stella mostra le dimensioni minime.
- premere il tasto ► (il quarto dall’alto a sinistra in fig. 2);
- sul visore appare l’immagine appena ripresa;
- premendo il tasto + (angolo destro in alto di fig. 2) si ingrandisce l’immagine. Con le frecce > o < si sposta il riquadro ingrandito fino a vedere la stella.
Figura 2 (dorso). Scelta della sensibilità e del formato.
- Premere il pulsante ↑ ISO;
- selezionare il valore voluto con ↑ o ↓ ;
- premere SET (scelta ISO).
- Premere il tasto MENU (in alto sinistra);
- appare QUALITA’; premere SET;
- appaiono varie opzioni: scegliere L maggiore (o RAW);
- premere SET;
- premere MENU.
7. Effettuare la posa mediante l’apposito pulsante,
usando però la funzione autoscatto (o ritardo) per
evitare che la pressione del dito al momento dello
scatto introduca una vibrazione nella camera.
- premere il tasto sotto quello Av (fig. 2) fino a che nel visore
appare il simbolo dell’orologio. Scattare.
Buon divertimento!
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Stima visuale della qualità
del cielo
Il 25 ottobre prossimo sarà la giornata contro
l’inquinamento luminoso. Chi vorrà farlo, potrà
partecipare a una campagna di verifica dello stato
del proprio cielo (di quello sopra la propria testa)
che, estesa a tutti gli astrofili del mondo, potrebbe
dare una preziosa informazione sullo stato del fenomeno che sta diventando sempre più drammatico in Italia, dove chi installa un lampione lo fa
con il massimo dispregio per le norme (come nel
caso del Comune di Castello Tesino, dove c’è un
Regolamento ma nessuno lo rispetta), il risparmio
energetico e l’intelligenza.
Fare le misure sarà facile anche per chi non conosce l’argomento e neppure la volta celeste. Basta infatti paragonare le cartine allegate al cielo
che si osserva visualmente. Certo, bisogna individuare il Triangolo Estivo (Vega, Deneb e Altair),
ma per questo dovrebbe essere sufficiente servirsi della carta che appare a pagina 2 della presente rivista.
Ogni carta rappresenta una situazione che corrisponde a una certa qualità del cielo: si tratta di
accertare a quale delle cartine assomiglia di più il
cielo che si vede e riportare il numero corrispondente su una scheda da consegnare all’UATV.
Nella scheda si deve specificare il luogo di osservazione (con la precisione di un centinaio di metri), l’ora, il nome dell’Osservatore.
Cielo di qualità 4: le stelle cominciano a superare la quarantina.
Cielo di qualità 5: le stelle sono tante ma si vedono le costellazioni.
Cielo di qualità 6: le stelle sono numerose e si intravede la Via
Lattea.
Cielo di qualità 2: appare solo il Triangolo Estivo.
Cielo di qualità 3: si vedono stelle fino alla terza grandezza, in
totale circa 15.
Cielo di qualità 7: talmente tante stelle che non ci si orienta più
e la Via Lattea è luminosa.
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Verbali
VERBALE N. 4/2008
Della seduta del Consiglio Direttivo UATV, riunitosi presso la Biblioteca Comunale di Castello Tesino, venerdì 27 giugno 2008 alle ore 19:30, per
trattare il seguente Ordine del giorno:
1.
2.
3.
4.
5.
Comunicazioni del Presidente
Relazione di Cassa
Situazione Osservatorio
Programma inaugurazione Osservatorio
Varie ed eventuali.
Presenti: Favero Giancarlo – Buffa Claudio – Costa Claudio – Nalin Carlo – Baldi Maria Rita.
Müller Renzo – Miconi Michele.
1. Comunicazioni del Presidente: il Presidente
prof. Giancarlo Favero comunica al CD i risultati del Concorso per il Logo dell’Osservatorio,
leggendo le motivazioni stilate dalla Commissione preposta. La premiazione dei vincitori si
svolgerà in settembre a Palazzo Gallo, con la
consegna dei premi ai tre classificati e degli
attestati di partecipazione agli alunni che hanno inviato i loro lavori. Michele Miconi e Claudio Buffa si incaricano, per l’occasione, di
preparare una mostra di tali lavori.
2. Relazione di Cassa: col tesoriere e la Segretaria si fa il punto sulla situazione alla data odierna. Il c/c presso la Cassa Rurale di Castello Tesino presenta un saldo avere di €
561,88. Si ritiene di ricercare un monitor per il
PC assegnatoci dalla Cassa Rurale di Strigno
a seguito di ns. richiesta qualora avesse provveduto alla sostituzione di apparecchiatura
propria. Si delibera inoltre di acquistare
Microsoft Office per il PC della segreteria
UATV e in seguito di scaricare da internet
Open Office per corredare i PC dell’Osservatorio.
3. Situazione Osservatorio: l’edificio è quasi
completato, mancano poche rifiniture interne
(posa pavimenti, frutti elettrici, lampadari…),
la cupola è in fase di assemblaggio e verrà
montata nel mese di luglio.
4. Programma
inaugurazione
Osservatorio:
l’inaugurazione sarebbe ipotizzata entro il 31
agosto p.v. I tempi sono piuttosto risicati per
preparare quanto serve a una presentazione
dell’opera sul piano giornalistico, politico, ma
quello che più conta, sul piano dell’immagine
per il paese e per la funzione che dovrà supportare. Il CD delibera di scrivere una lettera
al Sindaco di Castello Tesino per conoscere
tempi e programmi che prevede per tale procedura.
5. Varie ed eventuali: il consigliere Claudio Buffa, in vista delle osservazioni astronomiche
della prossima stagione, propone di chiedere
al vicesindaco di poter usufruire di apposite
transenne o di poter utilizzare una delle casette prefabbricate di proprietà del Comune, per
mettere in sicurezza gli strumenti nel momento dell’uso ai giardini di Via Dante. Il consigliere Michele Miconi riferisce la richiesta di Telestreet del Tesino di poter scambiare l’uso di
un locale adiacente all’Auditorium di palazzo
Gallo con un’altra stanza utilizzata dalla stessa associazione nello stesso edificio. Il CD
delibera di scrivere una richiesta in tal senso
al Sindaco.
Altri argomenti non sono stati trattati, la seduta
si è conclusa alle ore 21:30.
Il segretario
Maria Rita Baldi
Il Presidente
Giancarlo Favero
Concorso per il LOGO
dell’Osservatorio
Hanno partecipato al Concorso:
- l’Istituto Periti Grafici Sacro Cuore di Trento;
- l’Istituto Comprensivo di Levico;
- l’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino;
presentando circa 100 elaborati.
Visti i documenti pervenuti, concernenti il solo tema del logo dell’Osservatorio Astronomico del Celado, la Commissione giudicatrice del Concorso
ha decretato la seguente lista di vincitori:
I Premio
ad Alessandro Boschet
dell’Istituto S. Cuore
II Premio
a Chiara Oliveri
dell’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino
III Premio
a Matteo Hartman
dell’Istituto S. Cuore
La Commissione
Giorgio Dorigato, Mario Zotta, Claudio Costa,
Giancarlo Favero, Piero Rafanelli.
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