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OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO
GALILEI
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BOLLETTINO N. 308
Mercoledì 6 febbraio 2013, dopo le ore 21, in osservatorio, per i tradizionali incontri del primo
mercoledì di ogni mese, vi sarà una serata di osservazioni al telescopio.
La Luna sarà oltre l’ultimo quarto per cui sorgerà molto tardi e si potranno osservare gli oggetti del
cielo profondo invernale. Saranno visibili, ad esempio, le nebulose M1 del Toro, M42 in Orione,
l’ammasso delle Pleiadi.
Giove sarà visibile tutta notte nella costellazione del Toro. Marte tramonterà poco dopo il Sole nella
costellazione del Capricorno. Saturno sarà visibile a tarda notte nella Bilancia. Venere sorgerà poco
prima del Sole nel Capricorno. Mercurio e Marte saranno in congiunzione nella costellazione
dell’Acquario e tramonteranno poco prima del Sole, molto bassi all’orizzonte.
RECENSIONI
REEN JURGEN
Sulle spalle di giganti e nani
La rivoluzione incompiuta di Albert Eisntein
Bolalti Boringhieri 2012
Formato 16 x 24 cm – pp 361 - € 30.00
“Sulle spalle di giganti e nani” di Jürgen Renn è il frutto di una
ricerca storiografica, svolta presso l’Istituto Max Planck per la
Storia della Scienza di Berlino, del quale l’autore è direttore. Il titolo
riprende un celebre aforisma del XII secolo, attribuito al filosofo
francese Bernardo di Chartres, secondo il quale il progresso della
scienza è dovuto al sapere precedentemente acquisito. Partendo
da questo presupposto, Renn intende spiegare i motivi che
condussero Einstein a vedere più lontano dei suoi predecessori,
compiendo una delle rivoluzioni scientifiche più importanti nella
storia. Come giunse a formulare dapprima la teoria della relatività
speciale e dieci anni più tardi a rivoluzionarla ed estenderla
compiutamente nella teoria della relatività generale, che ancora
oggi costituisce la base per comprendere la moderna cosmologia?
Liberandosi dal “mito” che aleggia intorno alla figura dello scienziato, Renn analizza il contributo della
cerchia di persone che presero parte alla sua formazione, stimolandolo attraverso idee e dibattiti,
grazie ai quali il giovane Einstein maturò la possibilità di individuare, per mezzo di modelli
concettuali, un’unità nella molteplicità dei fenomeni naturali. Tra queste, il compagno di università
Marcel Grossmann; la futura moglie Mileva Mari, con la quale teneva una fitta corrispondenza e che
insieme con l’amico Michele Besso divennero i suoi maggiori interlocutori; la lettura dei libri di Aaron
Bernstein che permisero quegli sconfinamenti interdisciplinari grazie a cui il fisico sviluppò una
prospettiva così diversa da quella condivisa nelle istituzioni accademiche. L’autore affronta anche un
tema fondamentale per la storia della scienza: come è avvenuto il passaggio dalla fisica newtoniana
alla fisica relativistica di Einstein.
(a cura di Silvano Minuto)
MERIDIANE E QUADRANTI SOLARI
Per la rubrica “Meridiane e Quadranti Solari” continuiamo ad esaminare l’orologio astronomico di
Mantova, la cui descrizione è iniziata nel precedente bollettino n. 307 e che continuerà anche nei
prossimi numeri.
Terminato l’orologio della Torre di Mantova, lo descrive al marchese Ludovico Gonzaga con lettera
datata 30 giugno 1473.
Scrive tra l’altro: “Ho finalmente terminato il quadrante dell’orologio che indica le ore ordinarie, le ore
degli astrologi e quelle dei pianeti; l’allungamento e accorcia-mento dei giorni; il percorso del sole
attraverso i segni dello zodiaco. Indica inoltre, giorno dopo giorno, ora dopo ora, il movimento della
Luna, le sue fasi come si vedono in cielo, la sua età e si trova sopra o sotto la Terra; indica anche in
quale segno sorge ad Oriente e in quale segno tramonta ad Occidente e come è a mezzogiorno ed a
mezzanotte, con le sue congiunzioni, opposizioni e quadrature, con i giorni critici che è utile
conoscere.
Si possono vedere i giorni propizi per i salassi, per somministrare i medicinali, per fare le operazioni
chirurgiche, per tagliare gli abiti e per indossarli; per i lavori dei campi e per i viaggi” (Figura n. 2).
Figura n. 2: Torre dell’orologio a Mantova, il quadrante astronomico nel 2011.
(continua)
a cura di Salvatore Trani
DIARIO ASTRONOMICO – FEBBRAIO 2013
Data
Ora (TC)
2
3
01 48
11 53
3
5
14 56
08 08
6
05 01
7
8
10
10
11
13 13
22 08
07 48
08 20
16 05
11
20 17
13
13
16
17
17
17
17
18
07 58
18 27
22 20
03 26
08 00
21 30
21 40
11 18
18
18
19
19
21
20 53
23 00
07 29
11 40
06 42
21
21
22
23
24
08 02
08 18
20 23
09 28
00 28
24
24
25
13 29
23 31
11 43
25
25
25
26
19 14
21 26
23 26
17 26
Fenomeno
Luna 55’ a sud di Alfa Virginis (Spica)
Luna 4.3° a sud di Saturno. Migliori condizioni di osservabilità poco prima
dell’alba, attorno alle 6 50
Luna – Ultimo Quarto
Luna 5.2° a nord di Alfa Scorpi (Antares). Migliori condizioni di osservabilità
poco prima dell’alba, attorno alle 6 50
La Luna occulta la stella SAO 185367 di mag. 5.8. La riapparizione avviene sul
lembo oscuro con la Luna bassa sull’orizzonte per le regioni nord-occidentali
Luna al perigeo (365.318 Km)
Mercurio 18’ a nord di Marte
Massima librazione lunare in latitudine. Visibile il polo sud
Luna Nuova
Luna 5.7° a nord di Marte. Migliori condizioni di osservabilità poco dopo il
tramonto, attorno alle 18 10
Luna 4.8° a nord di Mercurio. Migliori condizioni di osservabilità prima che la
Luna tramonti, attorno alle 19 20
Massima librazione lunare in longitudine. Visibile il lembo occidentale
Luna 4.1° a nord di Urano
Mercurio alla massima elongazione est (18,11°)
Mercurio al perielio (0.3074 UA)
Saturno a 4.3° a nordovest di Alfa “ Librae di mag. 2.8
Luna al Primo Quarto
Luna 5.4° a sud di M 45 (Pleiadi)
Luna 1.6° a sud di Giove. Migliori condizioni di osservabilità poco dopo il
tramonto, attorno alle 18 20
Luna 3.4° a nord di Alfa Tauri (Aldebaran)
Minima di Algol, ben osservabile
Luna all’apogeo (404.472 Km)
Saturno stazionario in AR (moto da diretto a retrogrado)
Luna 2.2° a nord di Gamma Geminorum. Migliori condizioni di osservabilità
prima che la Luna tramonti, attorno alle 3 50
Venere all’afelio (0,7282 UA)
Nettuno in congiunzione superiore con il Sole
Mercurio stazionario in AR (moto da diretto a retrogrado)
Solstizio invernale sul pianeta Marte
La Luna occulta la stella 60 Cancri di mag. 5.4. La scomparsa avviene dietro il
lembo oscuro
Massima librazione lunare in latitudine. Visibile il polo nord
Mercurio 4.2° a nord di Marte
Luna 6.4° a sud di Alfa Leonis (Regolo). Migliori condizioni di osservabilità
prima che la Luna tramonti, attorno alle 6 10
Massima librazione lunare in longitudine. Visibile il lembo orientale
Luna piena
Giove in quadratura con il Sole
Urano 4’ a nord della stella 44 Piscium di mag. 5.8
TT – 1 minuto = TU (TT tempo terrestre – TU tempo universale)
Tempo civile = TU più 1 ora o 2 ore (nel periodo di ora legale)
IMPARARE GLI ALLINEAMENTI
Un osservatore che per la prima volta affronta un cielo stellato con la volontà di riconoscere le
costellazioni, può essere preso dallo sconforto: le stelle sono tante, più o meno luminose, più o meno
vicine fra loro; orientarsi in un mare così caotico può sembrare difficile. Quando si inizia ad osservare
il cielo, occorre innanzitutto cercare delle forme caratteristiche, dette asterismi.
Fondamentale per l'apprendimento è un cielo non inquinato e buio, possibilmente sgombro da intralci
fisici (come montagne alte molto vicine) che impediscano l'osservazione di grandi aree della volta
celeste. In questa esposizione non seguiremo necessariamente le stagioni, ma procederemo ad
illustrare le varie costellazioni per raggruppamenti omogenei.
XII – L’Aquila – 31.03.2012
I - Il Grande Carro – 31.3.2011
XIII – Alcune costellazioni minori – 30.04.2012
II – Riconoscere la Stella Polare – 30.4.2011
XIX – Boote e dintorni – 31.05.2012
III – Cassiopeia – 31.5.2011
IV – Costellazioni circumpolari – 28.7.2011
XX – Boote e Corona Boreale – 30.06.2012
V – Cefeo – 31.8.2011
XXI – Chioma di Berenice – 31.07.2012
VI – Drago – 30.9.2010
XXII – Spica e la Vergine – 31.8.2012
XXIII – Trovare Ercole – 30.9.2012
VII – Perseo – 27.10.2011
XXIV – Dal Triangolo estivo all’Ofiuco
VIII – Cani da Caccia – 30.11.2011
XXV – La testa dell’Ofiuco
IX – Triangolo estivo – 31.12.2011
XXVI - Ofiuco
X – La Lira – 31.01.2012
XI – Il Cigno – 28.02.2012
Il Serpente
Trovare in cielo il Serpente, una volta note le stelle dell'Ofiuco, non è difficile; l'unica difficoltà può
essere rappresentata dal fatto che il Serpente è l'unica costellazione del cielo che appare divisa in
due parti: la Testa e la Coda. Questo perché storicamente Serpente e Ofiuco venivano considerate
quasi un'unica costellazione (un uomo avvolto da un serpente) e dunque nell'individuare la figura
occorre fare riferimento a delle stelle di entrambe le costellazioni. Quando l'Unione Astronomica
Internazionale si riunì per stabilire i confini delle costellazioni, si scelse di dividere il Serpente in due
parti. Per individuare il Serpente occorre considerare come appartenenti a questa costellazione anche
le stelle meridionali dell'Ofiuco precedentemente trovate.
La parte della Testa è la più luminosa: partendo dalla coppia e la δ Ophiuchi, si prosegue verso nordovest il tratto indicato dalle due stelle, fino ad incrociarne altre due, di cui una luminosa: quest'ultima
stella, nota come Unukalhai, rappresenta il cuore del Serpente. La testa vera e propria è invece
individuabile in un gruppetto di stelle poste poco più a nord.
La Coda si trova in direzione opposta rispetto all'Ofiuco, fra questo e l'Aquila; si prosegue la
concatenazione di stelle dell'Ofiuco verso est, individuando dapprima la brillante η Serpentis, e poi la θ.
Da: Osservare il Cielo – Corso per imparare a riconoscere stelle e costellazioni
Recensito il 15.2.2011
LA STRADA SICURA CHE PARLA AGLI AUTOMOBILISTI
Vernici luminescenti, segnaletica che all'occorrenza appare sul manto stradale, corsie che ricaricano
la batteria dell'auto come se fosse uno spazzolino elettrico: le nuove frontiere della strada intelligente.
Speciali righe fotosensibili potrebbero illuminare la strade al posto dei lampioni: più sicure e più green
Strade sempre più intelligenti, in grado di interagire con i conducenti e con le automobili per prevenire
le situazioni di pericolo ed evitare gli incidenti: è il nuovo approccio alla sicurezza stradale, che si
focalizza più sull'infrastruttura viaria e meno sui veicoli con l'obiettivo di offrire a tutti un'esperienza di
guida a basso rischio, anche a chi non dispone di vetture super tecnologiche o degli optional più
evoluti.
Strisce nel buio. Ma "strada intelligente" non è sempre sinonimo di elettronica di frontiera: anche in
questo campo, come spesso accade, le idee migliori sono le più semplici. Come quella messa a
punto da Daan Roosegaarde, il designer olandese che ha progettato e realizzato il primo, breve,
tratto di smart road tutta europea. L'idea di Roosegaarde e dei suoi colleghi di Heijmans Infrastructure
è fare in modo che la strada segnali dinamicamente e in modo continuo ai conducenti tutti gli
eventuali pericoli, senza doversi affidare ai tradizionali cartelli o ai pannelli informativi che, per loro
natura, possono essere installati solo in determinati punti del percorso.
Per raggiungere questo obiettivo Roosegaarde ha realizzato Glow in the Dark, uno speciale materiale
luminescente da utilizzare al posto delle comuni vernici per disegnare la segnaletica orizzontale: si
tratta di una resina fotosensibile che durante il giorno immagazzina la luce dell'ambiente per
rilasciarla durante la notte. Secondo il designer questa soluzione permetterebbe di evitare
l'illuminazione delle strade, costosa ed inquinante, garantendo contemporaneamente un maggior
livello di sicurezza agli automobilisti.
Le sperimentazioni di queste speciali righe sono già iniziate, con risultati promettenti, su alcune
centinaia di metri di un'autostrada olandese, nel Brabante settentrionale.
Fonte: Focus.it
L’UNIVERSO SI ESPANDE
Come ci hanno raccontato, la scoperta dell’espansione dell’universo risale al 1929 e si deve alle
ricerche di Hubble.
Nel 1692, cinque anni dopo la pubblicazione dei Principia e quindi della legge di gravitazione
universale, il ministro Richard Bentley scisse a Newton facendogli osservare che se la gravità è
esclusivamente attrattiva e mai repulsiva, allora un universo statico deve rapidamente collassare su
se stesso. Il che non avviene. Bisognerebbe allora supporre che l’universo nel suo insieme non è
stativo ma dinamico, cioè risponde a qualche altra forza oltre la gravità.
Newton ragionò sull’obiezione e rispose a Bentley che aveva ragione ma solo in parte: l’universo
collassa nel caso che abbia dimensioni finite, ma la catastrofe si può scongiurare ammettendo che
esista un tempo infinito e consista in una infinita quantità di stelle distribuite in modo uniforme.
A queste condizioni tutte le attrazioni si bilanciano e l’universo è statico. In realtà, poiché già allora si
sapeva che le stelle non sono immobili e immutabili, la soluzione era insoddisfacente: sarebbe
bastato un piccolo squilibrio locale e un po’ per volta l’intera architettura sarebbe crollata. Inoltre
anche l’idea delle stelle infinite e disposte in modo regolare non piaceva a Newton per due motivi: uno
teologico, perché così l’universo acquisiva qualità come l’infinità e l’eternità tipiche di Dio; e uno fisico,
perché se ci fossero infinite stelle in ogni direzione il nostro sguardo dovrebbe imbattesi in infiniti
oggetti brillanti, e quindi il cielo di notte non sarebbe buio ma abbagliante come la superficie del Sole.
Peccato che Newton non abbia creduto fino in fondo alla sue idee religiose. La bibbia (e lui ne aveva
un’ampia raccolta) diceva chiaramente che l’universo era stato creato in un non ben definito lasso di
tempo e che quindi non poteva essere eterno.
Peccato!! Una grande scoperta mancata e rimandata di oltre 300 anni.
Elaborazione da: Storia sentimentale dell’astronomia – P. Bianucci
IL SITO DELL’ASSOCIAZIONE
Il sito dell’associazione www.apan.it è stato rimesso in funzione negli scorsi giorni grazie al lavoro
svolto da Corrado Pidò.
HUBBLE E IL GRANDE ATTRATTORE
Con il telescopio spaziale Hubble, i ricercatori hanno osservato le galassie dell’ammasso del Regolo
(costellazione della Norma) e la zona nota come Grande Attrattore, una grande concentrazione di
massa parzialmente nascosta dalla Via Lattea la cui forza gravitazionale domina la nostra parte di
Universo. L’ultima immagine prodotta da Hubble, il telescopio spaziale di NASA ed ESA, ritrae una
piccola porzione di spazio in cui è possibile vedere un folto gruppo di stelle luminose e, in secondo
piano, numerose galassie.
La zona catturata dall’obiettivo di Hubble si trova al confine tra le costellazioni del Triangolo Australe
e di Norma (detta anche Regolo). Comprende buona parte delle galassie dell’ammasso del Regolo (o
Abell 3627) e parte di una densa area della Via Lattea. L’ammasso del Regolo è l’ammasso stellare di
grande massa più vicino a noi, trovandosi a circa 220 milioni di anni luce di distanza. La grande
massa concentrata in quella zona, e la conseguente attrazione gravitazionale, fa sì che la zona sia
chiamata il Grande Attrattore, una struttura che domina la nostra regione di Universo attraendo le
galassie circostanti per centinaia di milioni di anni luce.
Questa immagine è costituita da esposizioni in luce blu e infrarossa ottenute dalla Advanced Camera
for Surveys (ACS) di Hubble. Come si può notare, la più grande galassia fotografata da Hubble in
questa nuova immagine è ESO 137-002, una galassia a spirale. Attorno alla galassia è possibile
vedere grandi regioni di polvere stellare. Quello che, in realtà, non possibile vedere nell’immagine è la
lunga coda di raggi X che si estende oltre la galassia, invisibile per uno strumento ottico come
Hubble.
Il Grande Attrattore è difficile da osservare a lunghezze d’onda ottiche, anche perché il lungo piano
della Via Lattea illumina (con le sue numerose stelle) e allo stesso tempo oscura (di polvere) molti
oggetti limitrofi. Gli astronomi hanno molti trucchi per superare il problema, come le osservazioni a
raggi infrarossi o radio, ma la regione dietro il centro della Via Lattea, dove la polvere è più spessa,
rimane un mistero.
Fonte Rivista Coelum
UN LAMPO DI RAGGI GAMMA DELL’ALTO MEDIOEVO
L’eccesso degli isotopi carbonio-14 e berillio-10 rilevati negli anelli di accrescimenti di alberi secolari
ha una sola spiegazione plausibile: un lampo di raggi gamma avvenuto nel 775 d.C. Lo sostiene un
nuovo studio, dopo aver escluso che si sia trattato di una supernova o di un brillamento solare. Gli
autori della ricerca stimano anche la distanza dell’evento, che si sarebbe verificato tra 3000 e 12.000
anni luce da noi
Un breve lampo di raggi gamma: potrebbe essere questa a causa dell’intensa ed energetica
radiazione che investì la Terra nell’ottavo secolo d.C. secondo uno studio condotto dagli astronomi
Valeri Hambaryan e Ralph Neuhauser, dell’Istituto di Astrofisica dell’Università di Jena, in Germania.
Trova così spiegazione un recente dato sperimentale che ha generato una vivace discussione nella
comunità scientifica: la rivelazione di alti livelli di carbonio-14 e di berillio-10 negli anelli di crescita di
alberi formatisi nell’anno 775.
L’eccesso dei due isotopi è la firma di un’intensa radiazione che colpì il nostro pianeta nello stesso
anno o nell’anno prima, poiché si formano quando la radiazione proveniente dallo spazio investe gli
atomi di azoto, che decadono formando appunto le forme più massicce di carbonio e berillio. Questi
successivamente entrano nei processi biologici e vengono integrati nei tessuti degli alberi che
possono sopravvivere anche per millenni.
Gli studiosi hanno proceduto per esclusione tra gli eventi cosmici. Inizialmente, è stato preso in
considerazione un brillamento solare, subito scartato perché non avrebbe avuto sufficiente energia.
Inoltre, questo tipo di eventi è accompagnato dall’espulsione di materiali dalla corona solare che
giunti sulla Terra producono lo spettacolare fenomeno delle aurore polari, di cui però non esiste
documentazione storica nel caso specifico.
Rappresentazione artistica della produzione di un lampo di raggi gamma dalla fusione di due oggetti
massicci, esito di stelle massicce giunte al termine del ciclo vitale (Elaborazione della Royal
Astronomical Society - Immagine originale NASA/Dana Berry)
Allo stesso modo, l’esplosione di una stella massiccia come supernova, pur avendo un’energia
sufficiente, non ha retto al vaglio delle verifiche, poiché non si ha notizia di una sua osservazione
dell’epoca.
Un’ulteriore possibilità, descritta da Hambaryan e Neuhauser sulla rivista “Monthly Notices of the
Royal Astronomical Society” è che si sia verificata la fusione dei resti compatti di stelle giunte al
termine del loro ciclo vitale, come buchi neri, stelle di neutroni o nane bianche. Questi fenomeni
estremi sono infatti accompagnati da un rilascio di raggi gamma con un andamento caratteristico: si
tratta di lampi intensi, senza una componente visibile e della durata solo di un paio di secondi.
Tenuto conto delle caratteristiche del dato isotopico registrato, i ricercatori hanno stimato anche una
distanza plausibile della fusione. Si tratterebbe di almeno 3000 anni luce e di non più di 12.000: in altri
termini, l’evento avrebbe dovuto essere abbastanza vicino da produrre gli effetti visibili sulla Terra ma
sufficientemente lontano da evitare un eccesso di energia, che avrebbe potuto portare a un’estinzione
parziale delle forme viventi.
“Ora la sfida è riuscire a stabilire quanto siano rari questi picchi nell’abbondanza relativa del carbonio14, ovvero con quale frequenza questi lampi arrivino sulla Terra”, ha sottolineato Neuhauser. “Negli
ultimi 3000 anni, la massima età di un albero ancora in vita, sembra che questo sia l’unico evento”.
Fonte: Rivista Le Scienze
GLI INDIMENTICABILI
E' impossibile trattare un qualsiasi argomento astronomico senza ricordare i cinque Grandi Scienziati
ai quali si deve un determinante contributo per l'Astronomia.
Nicolò Copernico (1473-1543) con il suo "De Revolutionibus Orbium Coelestium"
annunciò al mondo la sola e vera posizione del Sole e dei Pianeti nel Sistema Solare.
Tycho Brahe (1546-1601) grandissimo ed ultimo osservatore del Cielo senza telescopio. Con le
sue precise misure di posizione, in particolar modo di Marte, permise a Keplero di enunciare le Sue
famose tre Leggi. Intuì che Cieli non erano incorruttibili (Supernova del 1572) e che le Comete erano
astri del Cielo (Grande Cometa del 1577).
Galileo Galilei (1564-1642) puntando il Suo "cannone" verso il Cielo diede inizio
all'osservazione strumentale telescopica e nel Suo "Sidereus Nuncius" annunciò al mondo le prime
scoperte astronomiche effettuate con il telescopio.
Giovanni Keplero (1571-1630) scopritore delle famose Leggi che portano il Suo nome, e
precisamente e succintamente la Legge delle Forme Ellittiche delle Orbite, la Legge delle Aree e la
Legge dei Tempi di Rivoluzione.
Isacco Newton (1643-1727) scoprì la Legge di Gravitazione Universale. Inventò anche il
Riflettore, telescopio a specchi.
Prima di Copernico si credeva che tutto l'Universo ruotava attorno alla Terra, come i sensi indicavano
da una prima osservazione dei movimenti del Sole, della Luna , dei Pianeti e soprattutto delle Stelle.
Non fu facile fare sapere al Mondo, ma in modo particolare convincere l'uomo che per tanti secoli
aveva creduto in modo errato, la posizione degli Astri nello spazio, è da notare che solamente la Luna
è sempre stata posizionata al posto giusto, infatti anche prima di Copernico, giustamente, era
considerata un vero e proprio satellite del nostro pianeta Terra.
Uranio
FLY ME TO THE MOON
Il cratere Cavalerius
Al bordo occidentale della Luna possiamo osservare il cratere "Cavalerius", una formazione circolare
di 60Km che costituisce una notevole coppia con Hevelius.
I suoi versanti sono scoscesi e le pareti sono alte e terrazzate. Il fondo è piatto e all'interno troviamo
una piccola montagna centrale, tre linee di creste e piccoli crateri.
La sua formazione risale al periodo Eratosteniano (da -3.2 miliardi di anni a -1.1 miliardi di anni). Il
periodo migliore per l’osservazione è 6 giorni dopo il primo quarto oppure 5 giorni dopo l'ultimo quarto.
Alcuni dati:
Longitudine: 66.8° Ovest
Latitudine: 5.1° Nord
Quadrante: Nord-Ovest
Area: Bordo Occidentale della Luna
Origine del nome:
Dettagli: Bonaventura Cavalieri
Matematico italiano del 17° secolo nato in Italia
Nato a: Milano nel 1598
Morto a: Bologna nel 1647
Fatti notevoli: Discepolo di Galileo. Autore della teoria degli indivisibili nel 1635. Precursore del calcolo
integrale.
Autore del nome: Riccioli (1651)
Nome dato da Langrenus: Nome non assegnato
Nome dato da Hevelius: Nome non assegnato
Nome dato da Riccioli: Cavalerius
Nelle foto una ripresa amatoriale del cratere " Cavalerius " e una ritratto dell'epoca Bonaventura
Cavalieri. Lo strumento minimo per poter osservare questo cratere è un rifrattore da 60mm.
Davide Crespi
IL CRATERE ARISTARCO
il cratere lunare Aristarco fotografato il 24 gennaio 2013 da Oreste Lesca
IL CRATERE ARISTARCO
La luna fotografata da Gianluca Testa il 22 gennaio 2013 alle ore 19 con fotocamera Fuji fine-pix
hs20 exr f-5,6 tempo-1/250 iso-100 obiettivo- 720mm
L’OSSERVATORIO DI SUNO
Le costellazioni di Orione, del Toro con il pianeta Giove, le Pleiadi e Sirio sullo sfondo
dell’osservatorio di Suno ripresi da Oreste Lesca la sera del 31 gennaio 2013.
Hanno collaborato
Silvano Minuto
Salvatore Trani
Davide Crespi
Sandro Baroni
Oreste Lesca
Gianluca Testa
Vittorio Sacco