Chapter 1 Fotometria di Ammassi Globulari Lo scopo di questa esperienza è la determinazione della magnitudine calibrata delle stelle di un ammasso globulare per ottenere il diagramma colore-magnitudine e stimare poi l’età, la distanza, la metallicità e l’arrossamento dell’ammasso. Per gli Amassi Globulari usiamo la fotometria di apertura come prima stima delle magnitudini e poi usiamo la “fotometria di psf ”. Infatti la fotometria nel caso degli ammassi globulari è un po’ complicata. In questo caso, abbiamo a che fare con campi stellari molto densi. Determinare un’apertura entro cui calcolare il flusso di una singola sorgente, e un anello più esterno privo di sorgenti dove determinare il flusso del cielo, diventa molto complicato, già nelle zone più esterne e praticamente impossibile nelle regioni più centrali. 1.1 Procedimento – fotometria di apertura La tecnica della “fotometria di apertura” consiste nel calcolare il flusso della stella, sommando i conteggi entro una determinata apertura, centrata sul picco della stella, e sottraendo i conteggi relativi al cielo, determinati in un anello di dimensioni opportune, sempre centrato sulla stella. Un esempio si può vedere in figura 1.1. Questa tecnica può essere applicata agli Ammassi Aperti perché la densità di stelle in questi oggetti è relativamente bassa e questo permette di selezionare un’area attorno alla stella priva di segnale di altre sorgenti che permetta la determinazione del valore dei conteggi del cielo. Ottenute le immagini degli ammassi, i passaggi da eseguire sono elencati di seguito: 1. Analisi delle immagini nei diversi filtri per ottenere informazioni sulla Full Width at Half Maximum (FWHM) delle stelle, sul tempo di posa, ecc...; 2. Ricerca automatica delle sorgenti presenti nell’immagine (daofind); 3. Calcolo automatico delle magnitudini di tutte le stelle trovate nel passaggio precedente (phot); Analizziamo ora in dettaglio i diversi punti. 1 2 CHAPTER 1. FOTOMETRIA DI AMMASSI GLOBULARI Figure 1.1: Un esempio di apertura per il calcolo della magnitudine e di anello per la determinazione del valore del cielo. Per prima cosa vanno ottenute e registrate alcune informazioni sulle immagini da analizzare. Abbiamo bisogno di conoscere il tempo di posa, la FWHM tipica degli oggetti, la standard deviation (σ) dei conteggi del cielo e la massa d’aria. Per ottenere il tempo di posa (exptime) e la massa d’aria (airmass), se sono presenti nell’header, usiamo il comando hselect: hselect nome file $I,object,airmass,exptime Per determinare la FWHM e la σ, dobbiamo invece analizzare le immagini. Apriamo per prima cosa l’immagine con il ds9, poi dal terminale di IRAF lanciamo il comando imexamine (invio) Lanciando il comando, si attiva il cursore sul DS9 e possiamo procedere con l’analisi. Per prima cosa ci assicuriamo che il fit sia fatto con una Gaussiana digitando dal ds9 :fittype gaussian Per determinare la FWHM dobbiamo scegliere 10-15 stelle distribuite in tutto il campo, che non siano sature. Posizionandoci sul centro di ogni stella, premiamo il tasto a. Il task esegue un fit gaussiano e determina la FWHM, oltre a una serie di altre informazioni. Per verificare che la stella scelta non sia satura e presenti un profilo regolare, si può controllare il profilo radiale posizionando il cursore nel centro della stella e premendo il tasto r (vedi fig 1.2) e per il profilo superficiale premendo il tasto s (vedi fig 1.2). Ottenuti in questo modo i 10-15 valori di FWHM, calcoliamo la media. La σ dei conteggi del cielo si ottiene lanciando sempre il comando imexamine e scegliendo diverse zone del campo, distribuite in modo uniforme. Si posiziona il cursore in un’area priva di sorgenti, e si preme il tasto m. Il comando imexamine calcola la statistica in un quadrato centrato sul punto scelto e di dimensioni che possiamo modificare, tipicamente 25×25 pixel. In questa regione vengono calcolate la media (mean), la mediana (median) e la standard deviation (stddev) 1.1. PROCEDIMENTO – FOTOMETRIA DI APERTURA 3 Figure 1.2: Profilo radiale (sx) e superficiale (dx) regolari di una stella. dei valori dei conteggi del cielo. Determiniamo la σ=stddev e la media=mean per 10-15 valori distribuiti in tutto il campo e calcoliamo poi la media. Ottenuti questi valori preliminari per tutte le immagini in tutti i filtri, possiamo procedere con l’identificazione delle sorgenti stellari presenti nel campo. I task di IRAF che verranno usati si trovano nel pacchetto daophot, che si raggiunge digitando sul terminale di IRAF: • noao (invio) • digiphot (invio) • daophot (invio) Di questo pacchetto verrano usati i task daofind e phot. Il task daofind è in grado di identificare tutte le sorgenti di tipo stellare presenti in un’immagine. Per poter riconoscere sorgenti anche deboli, è importante stimare il valore della deviazione standard dei conteggi del cielo (stddev). In pratica, il task analizza l’immagine, e cerca dei picchi di intensità che identifica come sorgenti quando hanno una FWHM pari a quella data come input e il massimo dei conteggi maggiore di Isky + (threshold × stddev). (1.1) Ottenuti tutti questi valori, possiamo modificare i parametri del task con il solito comando epar daofind (invio) La schermata che si presenta è quella di figura 1.3. Dobbiamo modificare i seguenti parametri: • image = nome dell’immagine che stiamo analizzando (nell’esempio in figura imaR) • output = default (in questo modo come output vengono creati dei file che si chiamano *.coo.* dove il primo * sta per il nome dell’immagine che stiamo analizzando e il secondo sta per un numero progressivo che mi permette di identificare l’ultimo tentativo fatto) • interact = no (e in questo modo il programma identifica le sorgenti in modo automatico) 4 CHAPTER 1. FOTOMETRIA DI AMMASSI GLOBULARI Il secondo set di parametri da modificare è quello che permette di definire le caratteristiche dell’immagine, quali la FWHM delle stelle, la standard deviation dei conteggi del cielo, il tempo di posa, la massa d’aria, ecc... Per modificare questi parametri, dalla schermata in figura 1.3 si scende fino a datapars e qui si digita :e (invio) In questo modo compare la schermata 1.3 dove dobbiamo modificare i seguenti parametri: • scale=1 • fwhmpsf=< FWHM > • sigma=< stdevcielo > • datamin=< Icielo > (nell’esempio in figura pari a 1090) • datamax=65000 • exposure=exptime (inserire la keyword relativa al tempo di posa presente nell’header–comando imhead nomefile lo+) Per uscire da questa schermata e tornare a quella dei parametri di daofind, si digita :q e in questo modo i parametri modificati sono salvati. Poi, scendendo alla riga di findpars, si digita nuovamente :e (invio) e compare la schermata di figura 1.4. Qui va modificato un solo importante parametro che permette al task di identificare le sorgenti di tipo stellare, cioè la threshold, che è il valore presente nell’equazione 1.1. Inseriamo un valore ad esempio 3. Modificati questi parametri, si esce da questo task con :q si torna alla schermata di figura 1.3 e si può infine lanciare il comando daofind digitando :go L’output di daofind è un file di testo che contiene la lista di tutte le sorgenti identificate dal programma. Le colonne sono, nell’ordine: le coordinate x e y della sorgente, la magnitudine (calcolata con la formula mag = −2.5 × log(peak × threshold)), altri tre parametri (sharpness, sround e ground) che permettono di capire se la sorgente trovata è realmente di tipo stellare e infine un numero progressivo che identifica la sorgente. Essendo una procedura automatica, è importante verificare che il programma abbia eseguito l’identificazione delle sorgenti stellari nel modo corretto. Per fare questo, è possibile visualizzare, sovrapposte all’immagine, le sorgenti trovate. Per fare questo, si visualizza con il ds9 l’immagine tramite il comando 1.1. PROCEDIMENTO – FOTOMETRIA DI APERTURA 5 Figure 1.3: Parametri del task daofind (sx) e datapars (dx) Figure 1.4: Parametri di findpars display imaR.fits 1 Poi dal terminale di IRAF si scrive: tvmark 1 imaR.coo.1 (invio) Questo comando prende le coordinate x e y presenti nel file imaR.coo.1 e visualizza dei cerchi in quelle posizioni. Analizzando l’immagine è quindi possibile verificare se le stelle dell’ammasso sono state tutte identificate. Per rendere nuovamente attivo il ds9 va lanciato nuovamente il comando display imaR.fits 1 Nel caso il risultato non fosse soddisfacente è necessario ripetere la procedura modificando la threshold, tenendo presente che, ovviamente, aumentando la soglia, diminuirà il numero di sorgenti trovate. Ottenuto il file con la lista delle sorgenti presenti, dobbiamo calcolare la magnitudine strumentale delle sorgenti. Il task che fa questo è phot. Il comando phot calcola in modo accurato le coordinate e la magnitudine delle sorgenti 6 CHAPTER 1. FOTOMETRIA DI AMMASSI GLOBULARI elencate nel file *.coo.*. Per determinare la magnitudine di apertura, vengono sommati i conteggi entro una certa apertura, centrata sul picco della sorgente e con raggio pari al valore fornito come input, e a questa somma viene sottratto il contributo dovuto al cielo, calcolato in un anello, centrato anch’esso sulla sorgente, e di raggio e spessore forniti come input. La formula che viene utilizzata è la 1.2: I∗ − (npix × < Icielo >) (1.2) magstrum = 25 − 2.5 × log texp dove magstrum è la magnitudine strumentale della stella, I∗ è la somma dei conteggi della stella, calcolati entro l’apertura scelta, < Icielo > è il valore medio dei conteggi del cielo per pixel determinati nell’anello centrato sulla stella, npix è il numero di pixel totali compresi entro l’apertura in cui si calcola il flusso della stella e texp è il tempo di posa. I parametri di phot da modificare sono visualizzati nella figura 1.5: • image = nome dell’immagine di input (lo stesso usato per daofind) • coords = default (va lasciato cosı̀ e in questo modo come file di input viene preso l’ultimo *.coo.* creato) • output = default (va lasciato cosı̀ in modo che come output venga creato un file che si chiama *.mag.*) • interact = no Entriamo in datapars, ponendoci sulla riga corrispondente e digitando :e dobbiamo porre datamin = INDEF Poi usciamo da datapars con :q Entriamo in centerpars (vedi figura 1.6) e modifichiamo il seguente parametro: calgori = none (in questo modo vengono usate le coordinate nel file imaR.coo.* per trovare la posizione del centroide delle stelle) cbox = 2×FWHM il resto va lasciato uguale. Entriamo in fitskypars (vedi figura 1.6) vanno messi i seguenti valori: • salgori (Sky fitting algorithm) = mode • annulus = 6 o 7 volte la FWHM (raggio dell’anello entro cui si calcola l’intensità del cielo) • dannulus = del cielo) 1 4 × annulus (spessore dell’anello entro cui si calcola l’intensità Il resto va lasciato uguale. L’ultimo set di parametri da modificare (vedi figura 1.7) è in photpars. • aperture = 5 volte la FWHM (raggio dell’apertura entro cui viene calcolata la magnitudine della stella 1.2. PROCEDIMENTO – FOTOMETRIA DI PSF 7 Figure 1.5: Parametri del task phot • zmag = 25 (punto zero scelto in modo arbitrario per avere magnitudini positive, poi andrà sottratto nel calcolo della magnitudine calibrata) Il comando si lancia dalla schermata dei parametri di phot (figura 1.5) con il solito comando :go I file di output sono costituiti da una prima parte in cui sono elencate delle informazioni sui parametri utilizzati come input. Poi inizia il file di output vero e proprio, in cui abbiamo diverse colonne tra cui quelle che interessano a noi sono xcenter, ycenter e mag. Questa procedura va ripetuta per almeno due filtri, ricordandosi di cambiare i parametri legati alla FWHM delle stelle e alla stddev e all’intensità del cielo che saranno diversi per ogni immagine. Ora utilizziamo le magnitudini di apertura nel passaggio successivo che è la fotometria di psf. 1.2 Procedimento – fotometria di psf La fotometria di psf consiste nella determinazione della magnitudine delle sorgenti creando e utilizzando un modello che, a partire dalle stelle delle immagini, rappresenti il profilo medio stellare. Questo modello viene poi utilizzato per fittare tutte le stelle dell’ammasso, determinando il centroide e la magnitudine. Il procedimento descritto (daofind+phot) verrà eseguito più volte su immagini 8 CHAPTER 1. FOTOMETRIA DI AMMASSI GLOBULARI Figure 1.6: Parametri di centerpars (sx) e di fitskypars (dx) Figure 1.7: Parametri di photpars su cui, mano a mano, le stelle già fittate verranno sottratte. Questo permette di arrivare a calcolare la magnitudine anche di stelle deboli o delle stelle più centrali dell’ammasso, che la prima volta che si lancia il daofind non vengono trovate. Per creare il modello di psf vanno usati i seguenti comandi presenti nel pacchetto daophot di IRAF sono: • psf: permette di scegliere una lista di stelle per la creazione del modello di PSF, poi crea, a partire da queste stelle, la PSF; • seepsf: permette di creare un’immagine della PSF per verificare com’è fatta e se è corretta; • allstar: esegue la fotometria delle stelle dell’ammasso e crea diversi file di output. Successivamente l’analisi avviene in modo analogo a quanto visto per il caso dell’ammasso aperto, sempre utilizzando il software topcat. Analizziamo ora, in dettaglio, i diversi task. Il task psf permette di creare interattivamente una lista di stelle da utilizzare per creare il modello di PSF della nostra immagine che poi verrà utilizzato per calcolare la magnitudine di PSF tramite il fit del profilo osservato delle stelle con il modello creato. Le stelle scelte per la costruzione del modello devono soddisfare diversi requisiti: • devono essere stelle isolate, non avere altre sorgenti vicine; • devono essere stelle di diversa luminosità non solo sorgenti brillanti, ma neppure sorgenti troppo deboli; 1.2. PROCEDIMENTO – FOTOMETRIA DI PSF 9 Figure 1.8: Parametri del task psf • non devono essere stelle sature; • devono essere distribuite in modo uniforme su tutto il frame. Il task necessita di alcuni input. Dobbiamo infatti indicare al programma quali sono i parametri per la costruzione del modello di PSF. Apriamo la finestra dei parametri (vedi fig. 3.8) con: epar psf • image = nome immagine per la quale vogliamo costruire la PSF (nell’esempio è R.fits) • interac = yes (in modo da poter scegliere in modo interattivo le stelle) Entriamo in datapar (vedi figura 1.9) con: :e verifichiamo che ci siano gli stessi parametri usato per il phot per la stessa immagine. Entriamo ora in daopars (vedi figura 1.9) con: :e e modifichiamo i seguenti parametri: • functio = auto (in questo modo, con i dati che gli abbiamo fornito, il task prova a usare diverse funzioni per costruire la psf, ad esempio Gaussiana, Moffat ecc e poi sceglie quella che fornisce il fit migliore); • matchradius = 2× FWHM (raggio entro il quale cercare la stella selezionata nella lista di stelle ottenuta con phot); • psfradius = 4 o 5 volte la FWHM (mi dice quanti pixel vanno usati per creare la psf, è una stima della dimensione totale della psf, non a metà altezza, ma sulle ali); 10 CHAPTER 1. FOTOMETRIA DI AMMASSI GLOBULARI • fitradius = FWHM (mi dà il valore della FWHM del modello di psf che sarà simile al valore della FWHM media delle stelle nell’immagine); • sannulus= 6 o 7 volte la FWHM (come nel caso di phot, mi definisce il raggio dell’apertura entro cui calcolo il valore del cielo); • wsannulus = 14 × sannulus (mi definisce lo spessore dell’apertura entro cui calcolo il valore del cielo). Settati tutti questi parametri, lanciamo il comando dalla schermata principale dei parametri (figura 1.8) come sempre con :go Ora dobbiamo selezionare a mano una ventina di stelle che possano essere utilizzate dal task per la costruzione del modello di psf. Le stelle vanno scelte tra quelle che sono presenti nel file *.mag.*, perché al task serve avere già una stima della magnitudine, devono inoltre essere distribuite in modo omogeneo in tutto il frame ed essere isolate. Vanno scelte sia stelle brillanti, ma non sature, sia stelle un po’ meno luminose. Scelta una stella, si posiziona il cursore sopra e si preme il tasto a. In questo modo posso vedere il profilo tridimensionale della stella e decidere se il profilo è regolare ed adatto, nel qual caso va accettata, digitando di nuovo a sopra la finestra con il profilo tridimensionale, oppure se ha compagne vicine, oppure è satura o troppo rumorosa, va rifiutata digitando d sulla stessa finestra. Ripetiamo la procedura per diverse stelle fino ad arrivare a una ventina (con l, vedo la lista di stelle che ho già selezionato). Ottenuta la lista di stelle, con f il task fa il fit delle stelle con diverse formule per la PSF, finché non trova la formula che fornisce il best fit. Con w posso salvare la soluzione e con q posso poi uscire. Gli output di psf sono: • R.psf.* che è l’immagine del modello della psf creato; • R.pst.* file che contiene la lista delle stelle usate per calcolare il modello di psf ; • R.psg.* file che contiene le stelle di psf e le stelle vicine, che sono state usate per creare il modello di psf. Per vedere il risultato di psf, bisogna creare un’immagine a partire dal modello. Il task per fare questo è seepsf (fig 1.11. Come input va messo il file R.psf.* e come output il nome che vogliamo dare all’immagine della psf (nell’esempio psfR). Il task crea l’immagine di psf che poi può essere visualizzata con il ds9) e analizzata con imexamine. Ora dobbiamo usare il modello appena creato per riprodurre i profili delle stelle dell’immagine che stiamo analizzando ed ottenere in questo modo dei valori più precisi per le magnitudini. Per ogni singola sorgente stellare viene utilizzato il modello di psf creato per determinare la posizione (x, y) e il profilo della stella e calcolare tutto il flusso con minore contaminazione da parte del background e delle sorgenti vicine. Il task che mi permette di fare questo è allstar. Questo task determina le coordinate (x, y) dei centri, i valori del cielo e le magnitudine delle stelle presenti nel file con la fotometria di apertura, fittando il modello della PSF ai profili delle stelle dell’immagine. I parametri di allstar sono gli stessi usati nei 1.2. PROCEDIMENTO – FOTOMETRIA DI PSF 11 task precedenti, quindi non serve modificare nulla, l’unica cosa che va aggiunta è il nome dell’immagine su cui stiamo lavorando imaR.fits (figura 1.2). Il task fornisce come output i seguenti file: • un file *.als.* (nell’esempio imaR.als.*) con le coordinate e le magnitudini delle stelle che sono state fittate con il modello di psf calcolato; • un file *.als.* (nell’esempio imaR.sub.*) con le stelle fittate sottratte, nella quale cioè sono presenti solo le stelle che il programma non è riuscito a trovare, sia perché non presenti nel file con la fotometria, sia perché non hanno un profilo che viene ben riprodotto dal modello. Quest’ultimo file è quello che ci serve perché contiene le stelle che non siamo riusciti a fittare e di cui non siamo riusciti a calcolare la magnitudine. Questa immagine deve essere quindi sottoposta alla procedura appena spiegata (tutti i passaggi da daofind ad allstar) per riuscire a identificare e fittare un maggior numero di stelle. Questi passaggi vanno ripetuti fino a che l’ultimo file imaR.sub.* non risulta sufficientemente privo di stelle, il che significa che siamo riusciti ad identificare la maggior parte delle stelle e ne abbiamo anche calcolato la magnitudine. Nella pratica, per campi affollati, si ripetono i passaggi per almeno 3 volte e si decide poi se il risultato può essere ritenuto soddisfacente oppure no. Ottenuti i diversi file imaR.als.* tramite le varie iterazioni del procedimento, bisogna estrarre da questi file le informazioni che servono che sono le coordinate in pixel (x, y) delle stelle identificate e la loro magnitudine. Si usa il comando txdump. Modifichiamo i parametri con epar txdump • textfile = imaR.mag.* • fields = xcenter,ycenter,mag (scriviamo i nomi delle colonne che vogliamo estrarre) • expr = mag!=INDEF (in questo modo vengono estratte solo le sorgenti per le quali phot ha determinato la magnitudine) Usciamo con :q e poi la lanciamo il comando in questo modo: txdump *.als.* xcen,ycen,mag > magR* verificando che non sia presente un’intestazione nel file, che va tolta prima di eseguire il comando. In questo modo TXDUMP estrae da *.als.* i campi xcen, ycen e mag e li scrive (>) sul file magR*, che sarà quindi un file a tre colonnne con le coordinate e la magnitudine per tutte le sorgenti identificate. Avremo diversi file magR ottenuti dai diversi file *.als.*, che dovranno essere riuniti in un unico file sul quale poi lavoreremo. Per riunire in un unico file, usiamo il comando cat magR* >> magnitudiniR 12 CHAPTER 1. FOTOMETRIA DI AMMASSI GLOBULARI Figure 1.9: Lista dei parametri di datapar (schermata di sinistra) e di daopars (schermata di destra). Figure 1.10: Parametri del task allstar. In questo modo al file magnitudini, viene aggiunto alla fine il file magR*. Avrò quindi un unico file con le coordinare e la magnitudine di tutte le stelle che ho trovato. Ora l’intera procedura va ripetuta per almeno un altro filtro in modo da poter calcolare il colore. 1.3 Analisi del diagramma HR I file con le coordinate e le magnitudini vanno ora aperti con topcat per creare il diagramma HR dell’ammasso. Per prima cosa, bisogna fare il match tra le stelle presenti nelle due bande, perché dobbiamo assicurarci di considerare gli stessi oggetti. In questo caso, va verificato prima sull’immagine a quanto ammonti lo shift, se è molto elevato (>5-10px), poiché il campo è denso di stelle, è bene modificare prima le coordinate di uno dei due filtri di una quantità pari allo shift misurato. Solo quando le coordinate sono state riportate a valori simili entro pochi pixel, è possibile fare il match senza rischiare di commettere grossi errori. Si pone come algoritmo 2-d Cartesian e si mette un errore pari a quella che pensiamo sia lo spostamento tra le immagini (che possiamo misurare con 1.3. ANALISI DEL DIAGRAMMA HR 13 Figure 1.11: Parametri del task seepsf imexamine determinando x e y di una stessa stella nei due filtri). Poi in Table1 e Table2 si mettono le due tabelle e si inseriscono le corrette colonne delle x e delle y. Topcat crea un’altra tabella (match*) che ha tutte le colonne della prima e della seconda tabella più una colonna in cui troviamo la separazione tra le sorgenti identificate nei due filtri. È possibile fare l’istogramma usando la colonna con la separazione e verificare se il valore che abbiamo dato come errore è realmente indicativo dello spostamento presente tra le immagini, in caso contrario, sarà bene ripetere il match, usando il valore più adeguato come errore. A questo punto dobbiamo calibrare le magnitudini e calcolare il colore come differenza tra le magnitudini calibrate. Le formula per ottenere la magnitudine calibrata (mag cal ) nelle due bande sono le equazioni 1.3: g cal = g0 + g − 25 − kg × airmassg + cg × (g − r) rcal = r0 + r − 25 − kr × airmassr + cr × (g − r) (1.3) Possiamo ora creare il nostro primo diagramma HR con le magnitudini del sistema fotometrico della SDSS. Plottiamo con topcat g-r vs g, usando il tasto per fare i grafici e mettendo in x il colore e in y la magnitudine (ricordandosi che le magnitudini vanno a crescere verso -y). Per confrontare il nostro grafico con le curve teoriche e per poter anche determinare le luminosità dobbiamo ottenere le magnitudini in un altro sistema fotometrico, quello di Johnson. Per fare questo, esistono delle formule di trasformazione che sono presenti in questo sito: http://www.sdss.org/dr7/algorithms/sdssUBVRITransform.html#Jordi2006 B = g + 0.349 × (g − r) + 0.245 V = g − 0.569 × (g − r) + 0.021 Ottenuto il nuovo diagramma colore-magnitudine (V, B − V), possiamo ora cercare di determinare l’età, la metallicità, l’assorbimento e la distanza del nostro ammasso. Per fare questo, ci serviamo di curve teoriche che rappresentano le tracce evolutive di stelle con determinati valori di età e metallicità. Queste curve sono chiamate isocrone e rappresentano come si distribuiscono sul piano del 14 CHAPTER 1. FOTOMETRIA DI AMMASSI GLOBULARI diagramma HR stelle appartenenti a una popolazione stellare di uguale età. Le isocrone che utilizziamo possono essere scaricate dal sito: http://pleiadi.pd.astro.it/isoc photsys.02/isoc photsys.02.html Le curve teoriche sono in magnitudini assolute e colori non arrossati, mentre il diagramma osservato è in magnitudini apparenti e colore osservato. Le curve vanno plottate sullo stesso grafico del diagramma osservato e poi traslate in x e in y fino a far combaciare la traccia teorica e i dati osservati. La traslazione lungo l’asse x permette di ottenere l’eccesso di colore E(B-V) che è legato all’assorbimento visuale A(V) dalla relazione A(V)=3.1×E(B − V), e mi dà una stima dell’effetto di indebolimento della radiazione dovuto alla presenza di gas e polveri. L’arrossamento dovuto alle polveri, quindi, dipende dalla direzione in cui stiamo osservando e soprattutto dall’altezza dell’oggetto osservato sul piano galattico. La traslazione lungo l’asse y, invece, permette di determinare il modulo di distanza V-MV dal quale si ricava la distanza, noto anche l’assorbimento in banda V, con le seguenti formula 1.4 e 1.5 : V − MV = 5 × log(d) − 5 + A(V) d = 10 V−MV +5−A(V) 5 (1.4) (1.5) Ricordiamo che gli ammassi globulari sono costituiti da stelle di popolazione II (stelle vecchie e poco metalliche), quindi andremo a scegliere isocrone con metallicità inferiore a quella solare. Nel caso l’isocrona non riproducesse bene il ramo delle giganti, va scelta una traccia meno metallica, infatti, più l’ammasso è metallico, più il ramo delle giganti risulta inclinato verso il rosso. Devo cercare la traccia che come metallicità e come età si sovrapponga meglio ai punti osservati. In particolare devo far combaciare il turn-off, punto che mi permette di determinare l’età del mio ammasso.