Università degli Studi di Firenze Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali Tesi di laurea in Fisica Studio dello sviluppo di sciami atmosferici prodotti da raggi cosmici di altissima energia Tesi di Laurea di Federico M. Deganutti Relatore Prof. Oscar Adriani Anno accademico 2010/2011 26/07/2011 Indice Introduzione 1 Conclusioni 1 1 Raggi cosmici 1.1 Spettro energetico e composizione . . . . . 1.2 Extensive air showers . . . . . . . . . . . . 1.2.1 Sciami elettromagnetici . . . . . . . 1.2.2 Sciami adronici . . . . . . . . . . . 1.3 Tecniche di rivelazione . . . . . . . . . . . 1.3.1 Stimatori dell’energia del primario . 1.3.2 Stimatori della natura del primario . . . . . . . 2 Introduzione ai programmi di simulazione 2.1 CORSIKA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.1.1 Aspetti fisici generali . . . . . . . . . 2.1.2 Struttura del programma . . . . . . . 2.2 Inizializzazione del generatore degli eventi . 2.2.1 Descrizione dell’opzione di THINning 2.2.2 Output della generazione di eventi . 2.3 CONEX . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Risultati delle simulazioni ed analisi dei dati 3.1 Scopo della simulazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.2 Presentazione e analisi del lavoro svolto con CONEX . . . . . . 3.2.1 Inizializzazione del programma di produzione degli eventi 3.2.2 Analisi dei dati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.3 Presentazione e analisi del lavoro svolto con CORSIKA . . . . . 3.3.1 Inizializzazione del programma di produzione degli eventi 3.3.2 Analisi dei dati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 3 4 6 7 8 9 10 . . . . . . . 11 11 11 12 13 13 15 15 . . . . . . . 17 17 17 17 18 24 24 24 30 1 Introduzione L’atmosfera terrestre è costantemente raggiunta da particelle e nuclei atomici di alta energia: i raggi cosmici (RC). La scoperta ed il conseguente studio dei raggi cosmici iniziò circa un centinaio di anni fa. Il fisico austriaco Victor Hesse nel 1912 ne ipotizzò l’esistenza in seguito a misurazioni del tasso di ionizzazione dell’aria. Egli dimostrò che il tasso di ionizzazione aumenta con l’altitudine e ne dedusse quindi che la radiazione responsabile di questo fenomeno dovesse provenire dallo spazio. L’ipotesi dell’esistenza di raggi cosmici secondari, dovuti all’interazione dei raggi cosmici primari di alta energia con l’atmosfera, fu avanzata da Pierre Auger nel 1938. I raggi cosmici hanno assunto negli anni un ruolo di primo piano per la fisica delle particelle e l’astrofisica. Essi permettono di studiare particelle con energie di molti ordini di grandezza superiori a quelle ottenibili con i più potenti acceleratori (LHC, Tevatron). Oggetto del lavoro di tesi è stato lo studio dei raggi cosmici di alte ed altissime energie (tra i 1014 eV ed i 1019 eV ). Nel primo capitolo saranno analizzate le principali caratteristiche dei raggi cosmici di alte energie, quali spettro energetico e composizione chimica. Si porrà particolare attenzione alle caratteristiche degli sciami atmosferici da essi prodotti. Inoltre si presenteranno le principali tecniche di rivelazione a terra ed i principali esperimenti. Nel secondo capitolo si presenteranno i software (Corsika e Conex) di simulazione Monte Carlo utlilizzati per la generazione numerica degli sciami. Nel terzo capitolo infine si descriverà il lavoro svolto, con CONEX e CORSIKA, concludendo con l’analisi dei dati della simulazione. L’obiettivo di questa tesi è la dimostrazione di come sia possibile risalire a energia e natura del raggio cosmico primario attraverso, una opportuna analisi dei dati riguardanti gli sciami da essi prodotti. 2 Capitolo 1 Raggi cosmici 1.1 Spettro energetico e composizione I raggi cosmici (RC) sono in gran parte nuclei atomici ionizzati che raggiungono la terra dall’esterno del sistema solare. In termini di energia cinetica il loro spettro si estende per oltre 14 ordini di grandezza, da 106 eV a 1020 eV . Figura 1.1: Spettro energetico dei raggi cosmici. salienti, quali: knee, ankle, cut-off 3 Sono evidenziate le caratteristiche CAPITOLO 1. RAGGI COSMICI 4 La figura 1.1 mostra lo spettro di energia dei raggi cosmici al di sopra di 108 eV . Osservando lo spettro energetico differenziale dei raggi cosmici in funzione dell’energia è immediato distinguere tre intervalli di energia, all’interno dei quali lo spettro energetico differenziale può essere espresso come una semplice funzione di potenza dN/dE = E −α , con α diverso per ciascuno di essi (α è detto indice spettrale). Particolare interesse fisico hanno, perciò, i punti di raccordo tra queste regioni: 1. il ginocchio (knee) ad E ≈ 1015.5 eV , dove avviene il primo cambio di pendenza. 2. la caviglia (ankle) per E ≈ 1018 eV , con il secondo cambio di pendenza. 3. il taglio (cut off ) al di sopra di 3x1019 eV . Lo spettro energetico sotto il ginocchio ha indice spettrale α ≈ 2.7. Al di sopra del ginocchio l’indice spettrale aumenta di ∆α ≈ 0.3 e al di sopra della caviglia lo spettro si presenta simile a quello sotto il ginocchio. I raggi cosmici con energia che supera i 1018 eV sono detti di altissima energia, Ultra High Energy Cosmic Rays (UHECR ). A causa della dipendenza dello spettro energetico dall’energia come legge di potenza, risulta molto difficile rivelare raggi cosmici con energie più grandi di 1015 eV . Già ad energie di 1015 eV , infatti, il flusso di raggi cosmici si riduce a poche decine di particelle al m2 all’anno. Quindi il flusso di raggi cosmici con energie al di sopra di 1015 eV è troppo basso per essere studiato direttamente mediante esperimenti in orbita intorno alle terra. Di conseguenza lo studio di RC ad alte energie deve essere effettuato studiando gli sciami di particelle secondarie che essi producono interagendo con l’atmosfera, attraverso apparati di rivelazione a terra. Questi sciami atmosferici estesi (EAS) vennero osservati per la prima volta nel 1938 da Pierre Auger. Fino ad energie di 1014 eV è possibile fare misure dirette sui raggi cosmici. In questa regione la radiazione cosmica elettricamente carica risulta composta per circa l’ 85% da protoni, per il 12% da particelle α, per il 2% da elettroni e positroni 1 e per circa l’ 1% da nuclei pesanti. Ci sono evidenze sperimentali che la composizione dei raggi cosmici vari con l’energia. Per esempio, il cambio di pendenza nella zona del ginocchio e nella zona della caviglia potrebbe essere determinato da un cambio nella composizione dei raggi cosmici, dovuto ai meccanismi di confinamento magnetico nella nostra galassia. Uno degli aspetti che verrà studiato nel corso di questa tesi è proprio come è possibile risalire alla composizione degli UHECR sulla base delle misure degli sciami atmosferici. 1.2 Extensive air showers Extensive air showers (EAS) sono chiamati gli sciami di particelle generati dall’impatto dei raggi cosmici con l’atmosfera. Le particelle prodotte da queste interazioni sono dette raggi cosmici secondari e possono a loro volta interagire o decadere, determinando cosı̀ la moltiplicazione esponenziale del numero di particelle all’interno di uno sciame. Un protone primario con energia di 1019 eV , ad esempio, genera mediamente uno sciame che all’arrivo a terra è composto da circa 1010 particelle distribuite non uniformemente su di una superficie di circa 10km2 . 1 Da qui in poi con il termine elettroni si intenderà elettroni e positroni. CAPITOLO 1. RAGGI COSMICI 5 Figura 1.2: Principali processi fisici che contribuiscono alla generazione degli sciami atmosferici. Sono indicati in particolare i decadimenti e le interazioni più importanti Per il 99% sono fotoni di energia compresa tra 1 a 10 MeV che trasportano circa l’85% dell’energia totale. Le particelle rimanenti sono muoni, con un’energia media di circa 1 GeV (trasportano circa il 10% dell’energia totale), alcuni pioni di energia dell’ordine del GeV (circa il 4% dell’energia totale) e piccole quantità di barioni. Sono in oltre presenti anche neutrini prodotti principalmente dai decadimenti dei pioni e dei muoni. In figura 1.2 sono messe in evidenza le tre prncipali componenti di uno sciame: • Elettromagnetica(e± , γ). • Muonica(µ± ). • Adronica. La direzione di arrivo del primario definisce l’asse dello sciame. Vista la quantità e la varietà delle interazioni che hanno luogo all’interno di uno sciame prima dell’arrivo a terra, l’estrapolazione di informazioni sul primario non può che essere fatta attraverso un approccio fenomenologico. Molte informazioni sulla natura ed energia del primario possono essere ricostruite misurando le seguenti funzioni di distribuzione che caratterizzano uno sciame: • La densità numerica di particelle a terra in funzione della distanza dall’asse dello sciame, detta funzione di distribuzione laterale. • La densità numerica di particelle in funzione della profondità di atmosfera attraversata, detta sviluppo longitudinale, di cui le principali caratteristiche sono giustificate nel modello di Heitler (vedi paragrafo 1.2.1). CAPITOLO 1. RAGGI COSMICI 1.2.1 6 Sciami elettromagnetici Per sciame elettromagnetico si intende uno sciame innescato da una particella primaria quale elettrone, positrone o fotone di alta energia, che interagisce elettromagneticamente nell’attraversamento dell’atmosfera. Nello sviluppo degli aciami atmosferici, la componente elettromagnetica viene alimentata dai decadimenti (π 0 − > γ + γ) dei π 0 generati a seguito delle interazioni adroniche. I processi fisici fondamentali che competono nello sviluppo di uno sciame elettromagnetico sono sostanzialmente tre: 1. Produzione di coppie e+ e− , da parte di un fotone γ. 2. Emissione di un fotone attraverso radiazione di bremsstrahlung da parte degli elettroni. 3. Perdita di energia per ionizzazione. Un semplice modello che spiega le principali caratteristiche degli sciami elettromagnetici è il modello di Heitler (Heitler,1954). In questo modello l’evoluzione dello sciame elet- Figura 1.3: Rappresentazione schematica del modello di Heitler 1.2.1 tromagnetico è descritta da un albero binario. Ogni particella interagisce con l’atmosfera dopo aver percorso una distanza λem (detta lunghezza di radiazione) producendo due particelle con metà energia della generatrice. Il libero cammino medio λem per il processo di bremsstrahlung e di produzione di coppie viene considerato uguale per entrambi i processi. Le eventuali perdite di energia durante le collisioni vengono ignorate. Dopo n lunghezze di radiazione λem le particelle saranno Nn = 2n . Il numero di particelle in funzine della profondità X può essere espresso come N (X) = 2X/λem . La cascata procede fino a quando l’energia di ogni particella non raggiunge un valore (detto Energia critica Ec ≈ 86M eV ) al di sotto del quale il tasso di perdita di energia per ionizzazione eguaglia il tasso di perdita di energia causato dal bremstrahlung. A questo CAPITOLO 1. RAGGI COSMICI 7 punto lo sciame elettromagnetico raggiunge un massimo: il numero massimo di particelle è, quindi, dato dal rapporto tra l’energia del primario e l’energia critica Nmax = E0 /Ec . La profondità a cui si ha il massimo sviluppo dello sciame è detta Xmax ed è data da: Xmax = X0 + λem log2 (E0 /Ec ) dove X0 indica la posizione della prima interazione. Nonostante le drastiche approssimazioni fatte, il modello appena descritto, porta a due importanti risultati: • Nmax è proporzionale all’energia del primario. • Xmax aumenta logaritmicamente con l’energia del primario. 1.2.2 Sciami adronici Quando le particelle adroniche cariche entrano nell’atmosfera terrestre, subiscono interazioni forti con le particelle d’aria. Nel modello di sovrapposizione si suppone che un nucleo di energia iniziale E0 e massa A si comporti come A nucleoni indipendenti di energia E0 /A. Ne segue che a parità di energia iniziale E0 , uno sciame prodotto da un nucleo di Ferro presenta il suo massimo di particelle ad una profondità Xmax minore rispetto ad uno sciame indotto da un protone. Partendo dalle assunzioni fatte per il modello di sovrapposizione è possibile adattare il modello di Heitler anche alla descrizione degli sciami adronici. Si assume che ad ogni lunghezza di interazione adronica λh vengano prodotti 2Nπ pioni carichi e Nπ pioni neutri. Figura 1.4: Principali processi fisici che hanno luogo nello sviluppo di uno sciame. Sono evidenziati i possibili comportamenti dei pioni e dei kaoni. I principali processi fisici (mostrati in figura 1.4) che entrano in gioco nella ripartizione dell’energia del primario sono: CAPITOLO 1. RAGGI COSMICI 8 • Formazione di pioni e kaoni carichi. • Creazione di particelle elettromagnetiche. • Produzione di protoni e neutroni. Diversamente dai π 0 che decadono immediatamente in due fotoni, i π + ed i π − sono soggetti a successive interazioni adroniche. Di conseguenza ci si può aspettare che circa 1/3 dell’energia venga portata via dalla componente elettromagnetica.Dal decadimento dei kaoni e dei pioni carichi deriva la componente muonica. Il valore della sezione d’urto di interazione tra il raggio cosmico primario e l’atmosfera, influisce sul valore di Xmax . Il profilo longitudinale può, quindi, essere sfruttato per estrapolare natura ed energia del primario. Gaisser e Hillas hanno proposto una descrizione fenomenologica del profilo longitudinale di uno sciame tramite la seguente funzione: (X − X0 ) N (X) = Nmax (Xmax − X0 ) (Xmax −X) Λ e(Xmax −X)/Λ dove X0 è la profondità di prima interazione e Λ è la lunghezza di interazione. 1.3 Tecniche di rivelazione Per studiare i raggi cosmici di alte energie è necessario fare misurazioni indirette dell’EAS prodotto a seguito dell’interazione del primario con l’atmosfera. L’atmosfera si comporta come un calorimetro e diventa parte del sistema di rivelazione. Lo scopo degli esperimenti è di misurare, più accuratamente possibile, la direzione di incidenza del primario, la sua energia e la sua natura (tipo di particella e relativa massa). Dato che la maggior parte della radiazione emessa dallo sciame è concentrata su di una piccola area centrata con l’asse dello sciame, la condizione ideale sarebbe quella in cui il rivelatore venisse posto in prossimità della posizione del massimo dello sciame. La tecnica di rivelazione più comune per lo studio dei UHECR consiste nella costruzione di rivelatori a terra distribuiiti su di una vasta area, per poter campionare le particella prodotte nello sciame. Poichè il flusso dei CR per energie superiori al ginocchio è relativamente basso, per ottenere delle misure adeguate, bisognerebbe coprire aree spaziali molto estese, ma per i costi elevati e l’impossibilità pratica risulta difficile ricoprire per intero vaste superfici. Il sistema solitamente adottato consiste nell’utilizzo di una griglia di rivelatori di superficie poco estesi (superficie di qualche m2 ) e distanziati tra di loro di poche centinaia di metri, disposti generalmente secondo un reticolo regolare. La separazione spaziale tra i rivelatori dell’array definisce il range energetico di operatività dell’apparato. Per rivelare eventi di energia estrema, la griglia dei rivelatori di superficie deve coprire un’estensione di migliaia di km2 . Mediante array di rivelatori di superficie (ad es: scintillatori o rivelatori Cherenkov ad acqua) si determina la funzione approssimata di distribuzione laterale di un EAS, registrando le particelle cariche dello sciame. Esempi di esperimenti che sfruttano arrays di scintillatori che lavorano nella regione del ginocchio sono: • EAS-TOP [4], nel quale 37 scintillatori sono distribuiti su di una supeficie di 105m2 situati sopra i laboratori sotterranei del Gran Sasso. CAPITOLO 1. RAGGI COSMICI 9 • KASCADE [5] (KArlsruhe Shower Core and Array DEtector) è un esperimento per lo studio dei raggi cosmici con range energetico compreso tra 1014 eV e 1017 eV . L’array di superficie è composto da 252 rivelatori all’interno di un’area di 200x200 m2 . I rivelatori di superficie sono disposti su una griglia rettangolare con separazione di 13 m. Le osservabili misurate sono gli elettroni, i fotoni e i muoni entro un raggio di 200 m dal core dello sciame. In questo esperimento, per risalire alle caratteristiche del raggio cosmico primario, vengono usati i modelli di interazione adronica QGSJET e SIBYLL. Esperimenti progettati per lavorare ad energie ancora più alte, utilizzando la stessa tecnica, sono: • KASCADE-Grande [7]. • AGASA [8] (Akeno Giant Air Shower Array) è ubicato ad Akeno, in Giappone. Copre un’area di circa 100 Km2 ed è composto da 111 rivelatori di superficie e 27 rivelatori di muoni. AGASA, nel periodo in cui è stato operativo (dal 1990 al 2004) ha rivelato 8 eventi con energia maggiore di 1020 eV . Un’altra tecnica utilizzata per la rivelazione di particelle cariche è la misura della radiazione Cherenkov Un esempio è l’osservatorio Pierre Auger [11]. Un vantaggio di questo tipo di rivelatori, rispetto agli arrays di scintillatori, è la mag- gior copertura della volta celeste. Questo dipende dalla maggiore profondità (tipicamente 1m, rispetto ai pochi cm per gli scintillatori) dei rivelatori che permette di avere una risposta maggiore per grandi angoli di zenith. 1.3.1 Stimatori dell’energia del primario Uno dei piu importanti parametri che determina le caratteristiche di uno sciame è l’energia del primario. Qui di seguito sono schematicamente riportati i metodi di riferimento utilizzati dai principali esperimenti. Per una descrizione più dettagliata si veda la referenza [18]. • KASCADE. L’esperimento ha dimostrato una correlazione tra numero di muoni, con energia maggiore di 230 MeV ad una distanza compresa tra 40 m e 200 m dall’asse dello sciame, e l’energia del primario. • KASCADE-Grande. In questo caso è stata sfruttata la correlazione tra il numero di elettroni ed il numero di muoni, ricavata da: log10(E0 = GeV ) = 0.313log10 Ne + 0.666log10 Nµ + 1.24scosθ + 0.580 L’energia del primario è quindi espressa come funzione del numero di elettroni (Ee > 3M eV ) e muoni (Emu > 300M eV ) a livello del mare, con angolo di zenith θ. • AGASA utilizza la misura della densità di particelle a 600 m dall’asse dello sciame. CAPITOLO 1. RAGGI COSMICI 1.3.2 10 Stimatori della natura del primario Le informazioni che spesso vengono utilizzate per risalire alla massa della particella che produce lo sciame sono: 1. La frazione relativa tra numero di elettroni e numero di muoni, nonchè la frazione relativa tra numero di adroni e numero di muoni. 2. La curvatura del fronte dello sciame. 3. Le differenze temporali degli arrivi sui rivelatori di superficie delle varie particelle cariche appartenenti allo stesso sciame. 4. I parametri risultanti dal fit della distribuzione longitudinale con la funzione descritta nel paragrafo1.2.2. In particolare il valore della coordinata del massimo dello sciame. La forma del fronte dello sciame e la distribuzione dei tempi di arrivo delle particelle a livello del suolo possono essere utilizzati come indiretti estimatori della profondità del massimo dello sciame. Nel caso in cui il primario sia un nucleo pesante i muoni vengono prodotti prima durante il movimento verso terra dello sciame e raggiungono il suolo corrispondentemente prima rispetto a quelli generati da nuclei più leggeri. Si comprende quindi come distribuzioni di particelle molto concentrate intorno all’asse dello sciame siano generate da sciami che si sviluppano più in alto nell’atmosfera. Capitolo 2 Introduzione ai programmi di simulazione Per analizzare i dati degli esperimenti sugli sciami atmosferici estesi o progettare i corrispondenti esperimenti è necessario disporre di una dettagliata modellizzazione teorica dei processi che contribuiscono allo sviluppo di uno sciame. Vista la quantità e la varietà dei fenomeni fisici che hanno luogo durante l’attraversamento dell’atmosfera, è necessario servirsi di algoritmi di tipo Monte-Carlo che rappresentino i processi di interazione forte ed elettromagnetica di interesse. Nel metodo Monte Carlo il calcolatore seleziona in maniera casuale le varie fasi dei processi fisici possibili, in relazione alle distribuzioni di probabilità ad esse associate, permettendo cosı̀ di ottenere un campione di eventi simulati, rappresentativo di quello che succede nella realtà. Tali dati possono essere analizzati per determinare, ad esempio, quali osservabili fisici possono essere direttamente misurati dall’esperimento. Durante questo lavoro di tesi sono state utilizzati due diversi software di simulazione Monte-Carlo: CORSIKA [1] e CONEX [2]. 2.1 2.1.1 CORSIKA Aspetti fisici generali CORSIKA (COsmic Ray SImulations for KAscade) è un dettagliato programma MonteCarlo scritto in codice FORTRAN per lo studio dell’evoluzione in atmosfera di EAS iniziati da fotoni, protoni, nuclei fino a 1020 eV . CORSIKA è sviluppato con l’ambizione di poter riprodurre correttamente, non solo i valori medi degli osservabili che interesssano in una simulazione di EAS, ma anche la fluttuazioni intorno a questi valori medi. Per questo motivo, all’interno del programma sono inclusi tutti i processi conosciuti che influenzano i parametri fisici di uno sciame, sia per quanto riguarda il trasporto delle particelle attraverso l’atmosfera, sia per quanto riguarda le loro interazioni dovute alle collisioni con l’aria. Vengono dunque tracciate le traiettorie di tutte le particelle secondarie prodotte, fino a che la loro energia non scende al di sotto di una certa soglia definibile dall’utente; i loro parametri vengono dunque memorizzati al raggiungimento di ogni livello di osservazione per simulare la risposta di un array di rivelatori posizionato a una certa altezza sul livello 11 CAPITOLO 2. INTRODUZIONE AI PROGRAMMI DI SIMULAZIONE 12 del mare. Si è in grado quindi di calcolare per ogni particella secondaria e per ogni livello di osservazione, energia, posizione tempo di arrivo e direzione del moto. 2.1.2 Struttura del programma In CORSIKA possono essere distinte 5 parti: 1. Struttura generale (general frame) del programma che permette le funzioni di input e ouput. 2. Struttura che assolve ai calcoli inerenti al decadimento delle particelle instabili ed al calcolo delle traiettorie delle particelle, tenendo in considerazione la perdita di energia per ionizzazione e la deflessione causata dallo scattering multiplo e dal campo magnetico terrestre. 3. La simulazione delle interazioni adroniche di alte energie. 4. La simulazione delle interazioni adroniche di più basse energie. 5. La descrizione dei fenomeni di trasporto di elettroni, positroni e fotoni. Per le parti che coinvolgono processi fisici, sono disponibili diversi modelli attivabili a seconda delle esigenze e dei gradi di precisione richiesti. Il problema più serio, riguardo alla simulazione degli EAS, è la modellizazione delle interazioni adroniche di energie più alte di quelle ottenibili negli acceleratori di particelle. È necessario quindi fare affidamento su estrapolazioni basate su modelli teorici. I modelli utilizzati per la simulazione delle interazioni adroniche ad alte energie sono: • DPMJET-II.4 [10] (Dual Parton Model with JETs) si basa sulla teoria di GribovRegge e descrive l’interazione adronica attraverso lo scambio di Pomeroni. • SIBYLL 1.6 [12] è un modello a minijets ideato espressamente per la descrizione degli EAS in simulazioni Monte Carlo. • QGSJET II.3 [9] (Quark Gluon String model with JETs) è un’estensione del modello QGS che descrive le interazioni adroniche sulla base dello scambio di Pomeroni. • EPOS [13], combina algoritmi di QGSJET e VENUS 1 con importanti miglioramenti derivanti dalle nuove idee in ambito di interazioni adroniche con effetti di alte energie. Esso è l’unico modello disponibile che riproduce gli ultimissimi dati sperimentali provenienti da RHIC (Relativistic Heavy Ion Collider di Brookhaven). Le interazioni adroniche di basse energie possono alternativamente essere simulate con: • FLUKA [15], modello molto raffinato con molti dettagli sugli effetti nucleari. • GEHISHA [14], modello semplificato molto utilizzato nelle simulazioni numeriche fino a qualche centinaia di GeV. 1 Very Energetic NUclear Scattering [16] CAPITOLO 2. INTRODUZIONE AI PROGRAMMI DI SIMULAZIONE 2.2 13 Inizializzazione del generatore degli eventi Durante la procedura di installazione del programma CORSIKA viene effettuata la sua configurazione, per permettere la scelta da parte dell’utente dei parametri utilizzati per la simulazione.In particolare, è necessario selezionare: 1. Il modello per le interazioni adroniche di alte energie. 2. Il modello per le interazioni adroniche di basse energie. 3. la geometria dei rivelatori. • Horizontal flat detector (come per esempio KASCADE, Pierre Auger Observatory, AGASA...) • Non-flat (volume) detector • Vertical String detector 4. Opzioni addizionali. Le possibilità sono molteplici (opzioni di output, opzioni sulla radiazione Cerenkov, possibililità del tracciamento dei neutrini, caratteristiche dell’atmosfera, ecc.). In particolare, in questo lavoro di tesi, sono state attivate le opzioni THINning e ROOTOUT, descritte in dettaglio nei prossimi paragrafi. Gli eseguibili creati nella fase di installazione richiedono in ingresso le informazioni sulle condizioni iniziali per la simulazione, sulla base delle opzioni selezionate dall’utente attraverso un file chiamato datacard, creato durante la fase di compilazione. A titolo di esempio sono riportate le voci più importanti (tab. 2.1). 2.2.1 Descrizione dell’opzione di THINning Il tempo di calcolo necessario per la simulazione di un evento dipende fortemente dall’energia del primario (circa linearmente) diventando eccessivamente lungo per E0 > 1016 eV . Per ridurre i tempi ad una durata tollerabile, in CORSIKA esiste il meccanismo di thin sampling o riduzione variabile. La seguente procedura si applica a tutte le particelle secondarie che hanno una energia al di sotto di una frazione dell’energia del primario impostabile attraverso la datacard (livello di thinning th = E/E0 ). È possibile inoltre definire due diverse frazioni di energia per particelle elettromagnetiche e adroniche. A seguito di ogni interazione si possono presentare due situazioni che in questo meccanismo vengono trattate in maniera leggermente diversa: 1. Se la somma delle energie di tutte le particelle secondarie, emergenti dall’interazione in considerazione, cade al di sotto dell’energia di thinning th E0 > X Ej j solo una delle particelle secondarie viene seguita, selezionata casualmente in accordo con la sua energia con probabilità pi = Ei / X Ej j mentre tutte le altre vengono ignorate. Per rispettare la conservazione dell’energia si assegna un peso di 1/pi alla particella che sopravvive. CAPITOLO 2. INTRODUZIONE AI PROGRAMMI DI SIMULAZIONE 14 Flag Valore Descrizione EVTNR 1 number of first shower event NSHOW 1000 number of showers to generate PRMPAR 14 particle type of prim. particle ESLOPE -2.7 slope of primary energy spectrum ERANGE 1.E8 1.E8 energy range of primary particle THETAP 0. 0. range of zenith angle (degree) PHIP -180. 180. range of azimuth angle (degree) SEED 100 seed for 1. random number sequence SEED 200 seed for 2. random number sequence OBSLEV 110.E2 observation level (in cm) FIXCHI 0. starting altitude (g/cm**2) MAGNET 20.0 42.8 magnetic field centr. Europe ECUTS 0.3 0.3 0.003 0.003 energy cuts for particles MUADDI T additional info for muons MUMULT T muon multiple scattering angle ELMFLG TT em. interaction flags (NKG,EGS) STEPFC 1.0 mult. scattering step length fact. RADNKG 200.E2 outer r for NKG lat.dens.distr. ARRANG 0. rotation of array to north ECTMAP 1.E3 cut on gamma factor for printout DIRECT ./ output directory ROOTOUT T write .root file THIN 1.E-4 1.E5 0.E0 thinning Tabella 2.1: Esempio di data-card, con le più significative opzioni attivabili in CORSIKA 2. Comunemente, a seguito di una interazione possono emergere particelle con energia al di sotto o al di sopra della soglia. In questo caso la probabilità di sopavvivenza delle particelle sarà calcolata come: pi = Ei /(th E0 ) . Il fatto che, in questo caso, sopravvivono siano più di una. P i pi > 1 indica la possibilità che le particelle che Grazie a questo meccanismo il numero di particelle le cui traiettorie devono essere seguite rimane circa costante, invece di aumentare esponenzialmente con l’energia del primario. I parametri impostabili dall’utente che definiscono il thinning sono: 1. thin1: frazione th . 2. thin2: limite di peso per la particella secondaria al di sopra del quale il meccanismo di thinning non viene più applicato. 3. thin3: questo parametro fa riferimento ad un altro meccanismo più complesso collegato allo sviluppo trasversale dello sciame atto a contenere i tempi di calcolo; ponendolo uguale a zero , in questo lavoro di tesi, è stato di fatto disattivato. CAPITOLO 2. INTRODUZIONE AI PROGRAMMI DI SIMULAZIONE 15 4. thinh1: frazione them /thadr . 5. thinh2: frazione di peso limite per le particelle adroniche. Il peso limite assoluto per le particelle adroniche diventa thn2/thnh2. Un altro parametro utile per il contenimento dei tempi di calcolo è l’energy cut-off. È possibile agire su diversi parametri ec(i) (i varia a seconda del tipo di particella) che definiscono le soglie di enegia cinetica (in GeV) al di sotto delle quali la simulazione viene arrestata. 1. ec(1): adroni. 2. ec(2): muoni. 3. ec(3): elettroni. 4. ec(4): fotoni. Per i valori impostati si rimanda a tab. 3.1. 2.2.2 Output della generazione di eventi I risultati della simulazione sono stati salvati su files con estensione .root. Questa estensione è riconosciuta dal programma di analisi dati ROOT. ROOT è un programma di analisi dati scritto nel linguaggio di programmazione C++ molto usato nella fisica nucleare e delle alte energie. L’opzione ROOTOUT consente di convertire le strutture dati di CORSIKA in oggetti leggibili da ROOT. Questa conversione viene fatta da COAST (COrsika dAta accesS Tools). COAST è un insieme di pacchetti di codice C++ nei quali sono definite classi e oggetti che contengono i dati generati da CORSIKA durante la simulazione. 2.3 CONEX La simulazione Monte Carlo di esperimenti sugli sciami atmosferici generati da raggi cosmici di altissima energia comporta inevitabilmente una grande dilatazione dei tempi di calcolo per la CPU. Un metodo per abbassare tali tempi è quello di sostituire il completo trattamento dello sviluppo degli sciami attraverso algoritmi Monte Carlo, con una procedura di campionameno pesato come il metodo di thinning implementato in CORSIKA e descritto nel paragrafo precedente. Un’alternativa promettente corrisponde al trattamento dello sviluppo dello sciame con una procedura ibrida. La diretta simulazione MC della parte più energetica dello sciame, per particelle eccedenti una certa energia di soglia (tipicamente scelta di un fattore 100 più bassa dell’energia del primario), viene combinata con una descrizione numerica delle particelle meno energetiche, basata sulla soluzione delle corrispondenti equazioni di cascata elettromagnetica e nucleare. Questo metodo permette di ridurre drasticamente i tempi di calcolo, mantenendo delle precisioni comparabili con i metodi standard. Un programma di simulazione di questo tipo è CONEX. Il trattamento MC degli sciami adronici ed elettromagnetici è molto simile a quello implementato in CORSIKA. I modelli per la trattazione delle interazioni adroniche sono: • NEXUS CAPITOLO 2. INTRODUZIONE AI PROGRAMMI DI SIMULAZIONE 16 • QGSJET II.3 • QGSJET 01 • SIBYLL 2.1 • EPOS 1.6 • GHEISHA e FLUKA, per le basse energie. Le particelle la cui energia scende al di sotto della soglia di energia stabilita vengono memorizzate per ottenere i valori iniziali delle equazioni dello sciame. Lo sviluppo successivo dello sciame elettromagnetico e nucleare è ottenuto risolvendo il sistema di equazioni integro-differenziali descrivente il processo. Solo una descrizione unidimensionale (longitudinale) dello sciame è permessa nella versione attuale di CONEX. Capitolo 3 Risultati delle simulazioni ed analisi dei dati 3.1 Scopo della simulazione Data la scarsissima frequenza di impatto sulla terra dei raggi cosmici di alta energia (il flusso di raggi cosmici si riduce a poche decine di particelle al m2 all’anno per E0 > 1015 eV ), risulta impossibile una loro rivelazione diretta. Gli esperimenti a terra, per via dell’enorme produzione di particelle generate dall’interazione con l’atmosfera, risultano esposti ad un flusso di particelle sufficiente perchè la probabilità di ricezione sia ragionevolmente elevata. Per ricostruire le informazioni riguardanti la particella primaria è necessario svolgere, quindi, un’analisi dei dati raccolti dagli esperimenti a terra sugli sciami atmosferici. Si è già discusso come, per questo, sia importante l’utilizzo di simulazioni numeriche. L’obiettivo di questa tesi è, appunto, la dimostrazione di come sia possibile risalire a energia e natura del raggio cosmico primario tramite la misura del flusso di secondari a terra, attraverso un’opportuna analisi dei dati. Per questo sono stati utilizzati i software di simulazione CORSIKA e CONEX. 3.2 Presentazione e analisi del lavoro svolto con CONEX Le simulazioni fatte con CONEX sono state utilizzate per ricavare informazioni sul profilo longitudinale degli sciami atmosferici. Si era interessati alla riproduzione dell’andamento per vari modelli della media della profondità atmosferica alla quale si presenta il massimo numero di particelle nello sciame atmosferico (indicata con Xmax ) e della deviazione standard (Root Mean Square) della sua distribuzione. Comparando le previsioni fatte dai modelli con i dati sperimentali è possibile ricavare informazioni sull’energia e la natura dei raggi cosmici che hanno indotto lo sciame. 3.2.1 Inizializzazione del programma di produzione degli eventi Con CONEX sono state fatte simulazioni per i modelli: • QGSJET 01 17 CAPITOLO 3. RISULTATI DELLE SIMULAZIONI ED ANALISI DEI DATI 18 • QGSJET-II.3 • SIBYLL 2.1 • EPOS 1.6 Non è stato possibile studiare le predizioni di DPMJET con CONEX in quanto non vi è implementato. Per ciascuno dei quattro modelli è stato simulato l’arrivo di 1000 raggi cosmici per 6 diverse energie e per due diversi tipi di particelle primarie. I modelli sono stati messi alla prova nella regione delle altissime energie dove è più promettente riscontrare eventuali scostamenti tra le predizioni dei vari modelli. I due tipi di particelle primarie scelte sono protoni e nuclei di ferro. Le energie sono 1014 eV , 1015 eV , 1016 eV , 1017 eV , 1018 eV , 1019 eV . In tutti casi abbiamo considerato raggi cosmici incidenti perpendicolarmente con l’atmosfera (angolo di zenith θ = 0). Per ognuna delle configurazioni simulate abbiamo determinato il valore medio della distribuzione della variabile Xmax (< Xmax >) e la sua deviazione standard RM SXmax valutate con 1000 eventi simulati, per cercare di capire come sia possibile deteminare l’energia e la natura del raggio cosmico primario andando a misurare sperimentalmente la profondità del massimo dello sciame Xmax , con le raffinate tecniche di analisi dati messe a punto dagli esperimenti [18]. Al fine di dare una stima degli errori su < Xmax > e su RM SXmax sono stati generati, per una particolare configurazione, 100 diversi campioni di 1000 eventi; per ognuno dei campioni di mille eventi sono stati ricavati Xamx e RM SXmax . Come stima dell’errore su queste due quantità la larghezza σ della distribuzione di gauss che meglio si adatta alle due distribuzioni. La configurazione utilizzata per la stima dell’errore è la seguente: • Modello: EPOS. • Energia: E = 1016 eV . • Particella: protone e ferro. 3.2.2 Analisi dei dati Il programma utilizzato per l’analisi dei dati e la generazione dei grafici e degli istogrammi è stato ROOT. Ho implementato una macro che, dopo aver letto i files scritti in formato ROOT da CONEX, estrae per ogni evento il valore più probabile della variabile Xmax ottenuto all’interno di CONEX con una procedura di fit. La fuzione utilizzata per il fit è stata la funzione di Gaisser-Hillas introdotta in sezione 1.2.2, riempendo un istogramma con 1000 eventi per ogni configurazione. In Figura 3.1, a titolo di esempio, sono riportati gli istogrammi rappresentanti la distribuzione della profondità a cui lo sciame raggiunge il massimo di produzione di particelle secondarie per protoni nel caso di EPOS. Da questa figura si notano l’aumento del valore medio di Xmax al crescere dell’energia e una diminuzione di RM SXmax . Questo comportamento corrisponde a quello atteso, dato che ci si aspetta che le particelle più energetiche producano sciami più profondi ma con meno fluttuazioni. Lo stesso comportamento si osserva per gli sciami prodotti da nuclei di ferro riportati in Figura 3.2. Dal confronto tra Figura 3.1 e Figura 3.2 emerge evidente la differenza tra le larghezze delle distribuzioni. Questo si traduce in una considerevole differenza tra CAPITOLO 3. RISULTATI DELLE SIMULAZIONI ED ANALISI DEI DATI 22 p E=1e+15eV 1000 Mean 507.2 RMS 97.11 Entries 25 20 1000 Mean 566.9 RMS 75.38 Cont Entries 24 Cont Cont p E=1e+14eV 19 p E=1e+16eV Entries 25 Mean 625.5 RMS 68.94 1000 20 18 20 16 15 14 15 12 10 10 10 8 6 5 5 4 2 400 600 800 0 1000 1200 <X max>[g/cm2] Entries 30 Mean 679.2 RMS 62.15 200 400 600 800 p E=1e+18eV 1000 0 1000 1200 <X max>[g/cm2] Entries 1000 Mean 738.6 RMS 58.34 30 Cont 200 Cont Cont 0 p E=1e+17eV 200 400 600 800 1000 1200 <X max>[g/cm2] p E=1e+19eV Entries 35 Mean 795.8 RMS 51.88 1000 30 25 25 25 20 20 15 15 10 10 5 5 0 0 20 15 200 400 600 800 1000 1200 <X max>[g/cm2] 10 5 200 400 600 800 0 1000 1200 <X max>[g/cm2] 200 400 600 800 1000 1200 <X max>[g/cm2] Figura 3.1: Distribuzione di Xmax (massimo del profilo longitudinale dello sciame) previsto da EPOS per sei diverse energie, nel caso in cui il primario sia un protone. In ogni riquadro sono indicati: numero di entries, valore medio e deviazione standard della distribuzione RMS 31.53 Entries 50 40 30 30 Fe E=1e+16eV 1000 Mean 445.3 RMS 29.84 Cont. 363.4 40 50 20 10 10 10 600 800 Fe E=1e+17eV Entries 60 0 1000 1200 <Xmax>[g/cm2] 581.9 RMS 24.64 400 600 800 Fe E=1e+18eV 1000 Mean 200 Entries 60 50 50 40 40 30 30 20 20 10 10 0 0 0 1000 1200 <Xmax>[g/cm2] Mean 638.9 RMS 21.63 200 400 600 800 Fe E=1e+19eV 1000 Cont. 400 1000 Mean 518.1 RMS 26.17 30 20 200 Entries 40 20 0 Cont. Fe E=1e+15eV 1000 Mean Cont. Entries Cont. Cont. Fe E=1e+14eV 50 1000 1200 <Xmax>[g/cm2] Entries 70 60 1000 Mean 696.4 RMS 20.99 50 40 200 400 600 800 1000 1200 <Xmax>[g/cm2] 30 20 10 200 400 600 800 1000 1200 <Xmax>[g/cm2] 0 200 400 600 800 1000 1200 <Xmax>[g/cm2] Figura 3.2: Distribuzione di Xmax (massimo del profilo longitudinale dello sciame) previsto da EPOS per sei diverse energie, nel caso in cui il primario sia un nucleo di ferro. In ogni riquadro sono indicati: numero di entries, valore medio e deviazione standard della distribuzione CAPITOLO 3. RISULTATI DELLE SIMULAZIONI ED ANALISI DEI DATI 20 le deviazioni standard delle distribuzioni generate da protoni e da nuclei di ferro. Anche questa caratteristica era attesa alla luce delle considerazioni fatte in precedenza. Le informazioni di cui ci si è serviti per mostrare le previsioni fatte dagli altri modelli sui valori di < Xmax > e RM SXmax , sono state estratte da istogrammi analoghi a quelli mostrati in figura 3.1 e figura 3.2. In fig. 3.3 e 3.4 sono riportati gli istogrammi fatti per stimare l’errore su < Xmax > e RM SXmax utilizzando i 100 campioni diversi, ognuno di 1000 eventi introdotti in precedenza, con sovrapposto il miglior fit gaussiano. Per questa particolare configurazione, è possibile assegnare come errore su < Xmax > e RM SXmax la larghezza σ di queste due gaussiane, rispettivamente 2.018g/cm2 e 2.465g/cm2 . Si noti come l’errore su < Xmax > ottenuto in questa maniera è compatibile con la deviazione standard della media della distribuzione di Xmax , valutabile come ∆Xmax = RM SXmax /sqrt(n) = 2.192g/cm2 , con n pari al numero di eventi considerati. Cont. Distribuzione del valor medio di Xmax[g/cm2] Entries 25 100 Mean 627.3 RMS 2.018 20 15 10 5 0 600 610 620 630 640 650 660 670 680 <Xmax>[g/cm2] Figura 3.3: Distribuzione di < Xmax > previsto da EPOS per E = 1016 eV , nel caso in cui il primario sia un protone per i 100 diversi campioni di 1000 eventi simulati. Nel riquadro sono indicati: numero di entries, valore medio e deviazione standard della distribuzione. La gaussiana con cui è stato fatto il fit dei dati è evidenziata in grassetto. A seguito di questa verifica, per le altre configurazioni, gli errori su < Xmax > e su RM SXmax sono stati ottenuti attraverso le funzioni GetMeanError e GetRMSError implementate in ROOT. All’interno della classe TH1 di ROOT è presente la funzione GetMeanError Non riporto gli istogrammi generati dalle simulazioni in cui la particella primaria era un nucleo di ferro perchè del tutto analoghi ai precedenti. L’andamento delle variabili fisiche in esame, previsto dai modelli utilizzati per le simulazioni fatte con CONEX, è mostrato nei grafici 3.5 e 3.6. In entrambi i grafici le predizioni dei modelli sono ben distinte per protone e ferro. Secondo le previsioni dei modelli, quindi, < Xmax > e RM SXmax sono dei buoni stimatori per l’energia e la natura del primario. Nella Figura 3.7 sono riportate per confronto le misure sperimentali su < Xmax >, confrontati con le previsioni dei vari modelli [17]. Dal confronto mostrato sembra che CAPITOLO 3. RISULTATI DELLE SIMULAZIONI ED ANALISI DEI DATI Cont. Distribuzione dell'RMS di Xmax[g/cm2] Entries 10 21 100 Mean 69.33 RMS 2.465 8 6 4 2 0 0 20 40 60 80 100 120 140 RMS[g/cm2] Figura 3.4: Distribuzione dell’RMS di Xmax previsto da EPOS per E = 1016 eV , nel caso in cui il primario sia un protone. Nel riquadro sono indicati: numero di entries, valore medio e deviazione standard della distribuzione. La gaussiana con cui è stato fatto il fit dei dati è evidenziata in grassetto. <Xmax>[g/cm2] Distribuzione di Xmax 900 800 700 p 600 500 Fe 400 legenda QGSJET QGSJET-II EPOS SIBYLL 300 200 1014 1015 1016 1017 1018 1019 Energia[eV] Figura 3.5: Xmax medio (< Xmax >) per sciami indotti da protoni e nuclei di ferro in funzione dell’energia. Si noti che l’asse delle energie è logaritmico. Le bande degli errori sono riportate, anche se troppo piccole per essere osservate. Si nota che per E = 1019 eV le predizioni dei modelli cominciano a discostarsi. CAPITOLO 3. RISULTATI DELLE SIMULAZIONI ED ANALISI DEI DATI 22 RMS di Xmax[g/cm2] RMS di Xmax 120 legenda QGSJET QGSJET-II EPOS SIBYLL 100 p 80 60 40 Fe 20 0 14 10 1015 1016 1017 1018 1019 Energia[eV] Figura 3.6: RMS di Xmax per sciami indotti da protoni e nuclei di ferro in funzione dell’energia. Si noti che l’asse delle energie è logaritmico. Le bande degli errori sono riportate, anche se troppo piccole per essere osservate. Figura 3.7: Xmax medio per per sciami indotti da protoni e nuclei di ferro in funzione dell’energia. In Figura è mostrato un esempio di comparazione tra le previsioni dei modelli ed i dati sperimentali che permette di stimare tipo ed energia del raggio cosmico primario che ha indotto lo sciame. CAPITOLO 3. RISULTATI DELLE SIMULAZIONI ED ANALISI DEI DATI 23 la composizione dei raggi cosmici dipenda dall’energia. Il ferro sembra prevalente fino ad energie E ≈ 1018 eV , mentre, successivamente, al crescere dell’energia, sembra sia la componente di protoni a prevalere. CAPITOLO 3. RISULTATI DELLE SIMULAZIONI ED ANALISI DEI DATI 3.3 24 Presentazione e analisi del lavoro svolto con CORSIKA Le informazioni sugli sciami prodotti dalle simulazioni fatte con CORSIKA utilizzate sono il numero di muoni Nµ ed il numero di adroni Nadr . Vedremo nel seguito del capitolo come la conoscenza di Nµ e Nadr permette di ricostruire le più importanti caratteristiche della particella primaria: energia e tipo. Lo stesso tipo di informazioni può essere ricavato conoscendo Nµ ed il numero di elettroni. Non è stato tuttavia possibile fare riferimento al numero di elettroni in quanto le opzioni di thinning utilizzate compromettevano la veridicità di questa variabile. Il tempo a disposizione per questo lavoro di tesi non ha permesso una modifica significativa dei parametri di thinning. 3.3.1 Inizializzazione del programma di produzione degli eventi I modelli di interazione adronica le cui previsioni sono state utilizzate sono: • QGSJET II.3 • DPMJET II.4 • SIBYLL 2.1 • EPOS 1.6 • GEHISHA è stato invece utilizzato per le interazioni adroniche di bassa energia, fino a E ≈ 100GeV . Anche in questo caso i modelli sono stati messi alla prova nella regione delle altissime energie. Durante la fase di compilazione è stata sempre scelta la geometria orizzontale per i rivelatori. Per ciascuno dei quattro modelli è stato simulato l’arrivo di 1000 raggi cosmici per 5 diverse energie e per due diversi tipi di particelle primarie. I due tipi di particelle primarie scelte sono protoni e nuclei di ferro. Le energie sono 14 10 eV , 1015 eV , 1016 eV , 1017 eV , 1018 eV . In tutti i casi abbiamo considerato raggi cosmici incidenti perpendicolarmente con l’atmosfera (angolo di zenith θ = 0). CORSIKA è in grado di calcolare il numero di ogni tipo di particella (Nµ , Ne , Nadr ) presente nello sciame al livello di osservazione impostato (è stato scelto per tutte il livello del suolo). È possibile accedere a queste informazioni riferendosi alla classe TParticle messa a disposizione da COAST per l’interfaccia con ROOT. Per ciascuna delle configurazioni simulate abbiamo determinato il valore più probabile delle distribuzioni delle variabili Nµ e Nadr valutate con 1000 eventi simulati. A differenza di quanto fatto per CONEX non è stato possibile, sempre per ragioni di tempo di calcolo, arrivare ad E = 1019 eV . In tabella 3.1 si illustrano i parametri utilizzati per il thining e gli energy cuts in questa simulazione. Si nota come all’aumentare dell’energia sia stato necessario aumentare le soglie del thinning, per poter ridurre a valori accettabili i tempi di calcolo. 3.3.2 Analisi dei dati Il programma utilizzato per l’analisi dei dati e la generazione dei grafici e degli istogrammi è ROOT. È stata scritta, in linguaggio di programmazione C++, una macro che CAPITOLO 3. RISULTATI DELLE SIMULAZIONI ED ANALISI DEI DATI 25 Energia part thin1 thin2 thin3 thinh1 thinh2 ec1 ec2 ec3 ec4 eV eV eV eV GeV GeV GeV GeV 1018 p 1.00E-05 1.00E+04 0 1 100 0.3 0.3 0.3 0.3 18 10 Fe 1.00E-05 1.00E+04 0 1 100 0.3 0.3 0.3 0.3 17 10 p 1.00E-05 1.00E+03 0 1 100 0.3 0.3 0.3 0.3 1017 Fe 1.00E-05 1.00E+03 0 1 100 0.3 0.3 0.3 0.3 16 10 p 1.00E-06 1.00E+01 0 1 100 0.3 0.3 0.3 0.3 16 10 Fe 1.00E-06 1.00E+01 0 1 100 0.3 0.3 0.3 0.3 1015 p 1.00E-06 1.00E+00 0 1 100 0.3 0.3 0.3 0.3 15 10 Fe 1.00E-06 1.00E+00 0 1 100 0.3 0.3 0.3 0.3 14 10 p 1.00E-06 1.00E-01 0 1 100 0.3 0.3 0.3 0.3 14 10 Fe 1.00E-06 1.00E-01 0 1 100 0.3 0.3 0.3 0.3 Tabella 3.1: Sono indicati i valori scelti nella nostra simulazione per le variabili di thinning ed energy cuts definiti nel paragrafo 2.2.1. I valori degli energy cuts sono stati lasciati fissi a 0.3 GeV in tutte le simulazioni. Per ridurre i tempi di calcolo i parametri del thinning sono stati fatti variare in relazione all’energia del primario. ha permesso il trattamento iterativo dei dati delle simulazioni. Questa procedura è stata necessaria a causa del grande numero di possibili combinazioni tra modelli, energie e particelle. Ogni file generato con CORSIKA è stato denominato con un codice rappresentativo di modello, energia e particella usate durante la simulazione. Grazie a questo sistema è stato possibile, scorrendo i files all’interno di ROOT, richiamare le funzioni, implementate nelle macro, specifiche per ogni combinazione di modelli, energia e particella. Il compito della macro implementata era quello di ottenere, attraverso le classi rese disponibili da COAST (in particolare TParticle), Nadr e Nµ per ogni evento di simulazione. In figura 3.8 sono presentati a titolo di esempio gli istogrammi ottenuti per il numero di adroni ed il numero di muoni che vengono rivelati al livello di osservazione per ogni evento di simulazione, per il modello EPOS per protoni e ferro co energia 1017 eV . Come indicato le particelle primarie contemplate sono protone e ferro. Si osservi come l’informazione separata sul numero di muoni e sul numero di adroni presenti in uno sciame nel momento dell’impatto a terra, non è però sufficiente a ricostruire natura ed energia del primario. Questo risulta evidente considerando le proiezioni sugli assi delle bande di errore del grafico 3.10. Si noti, in particolare, la forte dipendenza dall’energia del primario del numero di particelle secondarie prodotte. Per poter rappresentare con la stessa scala tale disparità è stato necessario riportare gli assi in scala logaritmica. Dll’analisi di questi istogrammi si capisce come la combinazione delle due varibili Nµ e Nadr permetta una migliore identificazione del tipo di raggio cosmico primario che ha prodotto lo sciame. Questa analisi è stata quindi effettuata per tutti i files generati. Le previsioni fatte dai 4 modelli, sul numero di muoni ed il numero di adroni, sono riportate nel grafico bidimensionale 3.10. I punti del grafico corrispondono al numero di adroni ed al numero di muoni più probabile ricavato da istogrammi analoghi a quelli presentati in Figura 3.8. Gli errori sui valori più probabili di Nµ e Nadr sono stati stimati con la deviazione standard relativa ai suddetti istogrammi. Dall’analisi della figura si vede come, dalla analisi del singolo sciame, sia possibile CAPITOLO 3. RISULTATI DELLE SIMULAZIONI ED ANALISI DEI DATI 26 Figura 3.8: Distribuzioni del numero di muoni e del numero di adroni, per protoni e ferro con energia 1017 eV particelle e l’energia indicati. Gli istogrammi sono stati generati con una statistica di 1000 eventi ciascuno. Si nota la maggior incertezza per le distribuzione relative a protoni incidenti. discriminare il tipo di particella incidente fino a energie dell’ordine di 1016 eV . Per energie superiori le distribuzioni per protoni e ferro diventano invece troppo simili, e sono necessari quindi metodi di analisi più raffinati basati du un approccio statistico per avere una buona discriminazione. CAPITOLO 3. RISULTATI DELLE SIMULAZIONI ED ANALISI DEI DATI 27 Figura 3.9: Distribuzioni del numero di adroni in funzione del numero di muoni per il modello EPOS al variare dell’energia e del tipo di particelle primarie. La statistica è stata prodotta con 1000 eventi per ciascuno. Si noti che entrambi gli assi sono in scala logaritmica. Gli eventi corrispondenti a particelle incidenti di 1014 eV producono un numero di muoni e un numero di adroni cosı̀ basso da finire quasi tutti nel primo bin dell’istogramma. Da qui lo strano aspetto grafico risultante, dovuto al fatto che ROOT distribuisce gli eventi in maniera uniforme all’interno del bin. CAPITOLO 3. RISULTATI DELLE SIMULAZIONI ED ANALISI DEI DATI 28 Figura 3.10: Numero medio di adroni Nadr in funzione del numero medio di muoni Nµ . Gli errori sono stati ricavati dalle deviazioni standard degli istogrammi corrispondenti. Le predizioni dei vari modelli sono messe a confronto per diverse energie. Si noti l’apprezzabile differenza tra le dispersioni delle distribuzioni del numero di adroni e numero di muoni nel caso in cui lo sciame venga generato da protoni o nuclei di ferro. Si osservi come, dall’analisi combinata di Nadr e Nµ , sia possibile separare in maniera efficiente protoni da nuclei di ferro fino a energie dell’ordine di 1016 eV Conclusioni In questa tesi sono presentati due diversi metodi che permettono di risalire a energia e natura del raggio cosmico primario, attraverso un’opportuna analisi dei dati riguardanti gli sciami da essi prodotti. I dati sugli sciami sono stati realizzati attraverso simulazioni numeriche che sfruttano algoritmi Monte Carlo. I programmi di generazione degli eventi utilizzati sono stati CORSIKA e CONEX. Sono state effettuate simulazioni per quattro diversi modelli di interazione adronica. Ognuno di essi è stato testato sulla previsione delle caratteristiche dello sciame generato da un protone o un nucleo di ferro, incidenti con l’atmosfera, con un’energia di 1014 eV , 1015 eV , 1016 eV , 1017 eV , 1018 eV , 1019 eV . Per ottenere risultati significativi è stata prodotta una statistica di mille eventi per ogni configurazione. I dati generati dalle simulazioni fatte con CONEX sono serviti a ricostruire il profilo longitudinale degli sciami previsto dai modelli presentati. In particolare come estimatori della natura e dell’energia del primario sono stati utilizzati la media e l’RMS delle distribuzioni statistiche della profondità del massimo dello sciame. Con CORSIKA sono state prodotte statistiche analoghe, anche se non è stato possibile raggiungere energie di 1019 eV . In questo caso estimatore di riferimento è stata la correlazione tra numero di muoni Nµ e numero di adroni Nadr , che permette una buona separazione fino a energie dell’ordine di 1016 eV . Con maggior tempo a disposizione sarebbe possibile ricostruire energia e natura del raggio cosmico primario in un intervallo più esteso di energia, attraverso la la correlazione tra numero di elettroni e numero di muoni. 29 Bibliografia [1] D. 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