STAGIONE 2008-09 e dintorni Martedì 2 dicembre 2008 ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Europa Galante Fabio Biondi direttore e violino solista 6 Consiglieri di turno Direttore Artistico Franca Cella Lodovico Barassi Paolo Arcà Con il contributo di Con il contributo di Con la partecipazione di Sponsor istituzionali Sponsor “Bach e dintorni” Con il patrocinio e il contributo di Con il patrocinio di È vietato prendere fotografie o fare registrazioni, audio o video, in sala con qualsiasi apparecchio, anche cellulare. Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo dopo la fine di ogni composizione, durante gli applausi. Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si invita a: • spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici; • limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse…); • non lasciare la sala prima del congedo dell’artista. Europa Galante Fabio Biondi direttore e violino solista Fabio Ravasi, Carla Marotta violini primi Andrea Rognoni, Luca Giardini, Silvia Falavigna violini secondi Stefano Marcocchi viola Maurizio Naddeo violoncello Patxi Montero violone Giangiacomo Pinardi tiorba Paola Poncet cembalo e organo Gemma Bertagnolli soprano Lucia Cirillo soprano Anna Chierichetti soprano Marina De Liso mezzosoprano Roberto Abbondanza baritono Leonardo Ortensio Salvatore Leo (San Vito dei Normanni 1694 – Napoli 1744) Sant’Elena al Calvario Oratorio in due parti su libretto di Pietro Metastasio I Parte (40’) Intervallo II Parte (40’) Il concerto è registrato da Le poche notizie precise sulla vita di Leonardo Leo si trovano in pratica nel processetto matrimoniale, conservato presso la Curia arcivescovile di Napoli. Lo sposo dichiarava, nel 1713, di avere diciannove anni e di essere arrivato quattro anni prima a Napoli, capitale di un Regno che occupava, con alterne vicende, le regioni dell’Italia meridionale. Leo veniva dalla terra di San Vito degli Schiavi (il nome attuale è una trasformazione dell’Ottocento), nella diocesi di Ostuni, dove aveva appreso i rudimenti di tecnica musicale probabilmente da uno zio prete e cantore. Le spiccate attitudini avevano indotto i genitori, tramite l’interessamento di un notabile locale, a mandare il ragazzo a studiare nel Conservatorio della Pietà dei Turchini, dove venne ammesso tra gli allievi aggirando le procedure consuete. Leo inoltre non fu obbligato a indossare la casacca turchina dei “figliuoli” e venne sistemato in un appartamento indipendente, di proprietà del Conservatorio. I progressi furono evidentemente rapidi e notevoli, sotto la guida del primo maestro di cappella Nicola Fago e del maestro di canto Andrea Basso, tanto che Leo, già nel 1711, quand’era ancora al grado di “mastricello”, ovvero alunno esperto impiegato nell’insegnamento ai principianti, fu in grado di scrivere il dramma sacro L’Infedeltà abbattuta, un lavoro talmente buono che il vicerè Carlo Borromeo conte di Arona lo fece replicare a Palazzo Reale. Quel primo successo tra la nobiltà partenopea, decisamente fuori dal comune per un musicista così giovane, spalancò a Leo le porte di una carriera lenta ma regolare nell’ambito della corte di Napoli, all’epoca sotto il controllo dell’Impero asburgico. L’indipendenza economica assicuratagli dalla nomina a organista soprannumerario della Cappella Reale gli permise infatti di sposare Anna Teresa Losi, dalla quale ebbe cinque figli. La musica di corte fu l’ambiente nel quale si sviluppò la carriera di Leo, che nel tempo salì la scala gerarchica fino a raggiungere nel 1744 la carica di Primo Maestro. Per una tragica ironia del destino, proprio in quell’anno il compositore scomparve prematuramente, forse a causa di un’amara vicenda che coinvolse la figlia Maria Maddalena. La ragazza aveva scambiato una promessa di matrimonio con Don Paolo Morelli, ma l’unione venne interdetta dall’alto per l’opposizione della famiglia dello sposo. Leo si oppose a quell’umiliazione con una vibrata protesta scritta (“così si protesta non una, due, tre volte, ma tante volte quante sarà necessario”), sconfortante testimonianza della considerazione in cui era tenuto un musicista pur riconosciuto a livello internazionale come Leo. Metastasio, per esempio, scrivendo al fratello del compositore autriaco di origine italiana Giuseppe Bonno, raccontava che costui «fu mandato da Carlo VI ad imparar la musica sotto di Leo, e con lui ha passato tutta la prima gioventù». La stima dell’Imperatore d’Austria non era sufficiente, a Napoli, per superare i pregiudizi sociali verso la figlia di un musicista. La fama di Leo dipendeva soprattutto dai suoi numerosi lavori teatrali, che cominciano nel 1714 con l’opera Pisistrato, su libretto di Domenico Lalli, rappresentato al Teatro di San Bartolomeo di Napoli. La produzione di melodrammi e altre azioni teatrali fu abbondante e senza soste, toccando sia il genere serio, sia quello comico. Il momento di maggior fulgore fu raggiunto negli anni Trenta con lavori come il Siface, L’Olimpiade, Il Demetrio, tutti su testo di Metastasio, rappresentati in importanti teatri italiani e esteri. Nel primo Settecento il teatro era il centro della vita musicale napoletana, dove agivano una notevole quantità di musicisti e di poeti. Tra questi si trovava anche il giovane Metastasio, che aveva trovato a Napoli un ambiente favorevole per sviluppare il suo nuovo stile drammaturgico. I rapporti di Napoli con la corte degli Asburgo furono il trampolino per il grande salto della carriera di Metastasio, chiamato nel 1729 a Vienna per prendere il posto di Apostolo Zeno. I rapporti tra Leo e Metastasio risalivano agli anni Venti, quando il poeta viveva a Roma in casa della celebre cantante Marianna Benti Bulgarelli detta La Romanina. Nel salotto della Romanina Metastasio ebbe l’opportunità di conoscere i principali esponenti della scuola napoletana, tra i quali spiccava Leo. Roma, Napoli e Venezia erano i centri di propulsione del moderno stile teatrale, incarnato dai lavori innovativi del poeta. Anche Leo rappresentava il volto nuovo del teatro napoletano, benché la sua musica fosse saldamente radicata nella tradizione polifonica del tardo Seicento. Nel Carnevale del 1723 lo troviamo a Venezia per mettere in scena il suo Timocrate, su libretto di Lalli, mentre con Roma i rapporti si andavano fortificando. C’erano insomma le condizioni per una collaborazione, che a partire dal Catone in Utica, musicato da Leo nel 1729, fu particolarmente proficua. La musica sacra rimaneva tuttavia un settore importante della produzione di Leo, nelle sue varie mansioni presso la Cappella Reale. L’oratorio non era un genere di musica sacra in senso stretto, ma rappresentava una zona ibrida e un punto d’incontro tra le istanze del mondo religioso e le forme profane del teatro. Il vantaggio, rispetto al teatro, consisteva nella mancanza di un assetto scenico, che rendeva l’oratorio un tipo di spettacolo più pratico da realizzare e di ampia diffusione. La produzione napoletana del primo Settecento non prevedeva inoltre grandi masse corali, a differenza dello stile introdotto da Händel in Inghilterra. Sant’Elena al Calvario risale al 1732, la fase più felice della carriera di Leo. Il libretto era stato scritto da Metastasio l’anno precedente, per un lavoro a Vienna con musica di Caldara. La versione di Leo venne rappresentata nel Palazzo Reale di Napoli per volontà del vicerè Conte d’Arrach, secondo quanto è riportato in una copia manoscritta conservata nella biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella. Si ha notizia di numerose altre rappresentazioni dell’oratorio in varie città italiane nel corso di tutto il Settecento, prima che questo genere di musiche cadesse nell’oblio. L’opinione degli autori avvezzi al vivace mondo teatrale su questo tipo di lavori non era delle migliori. Metastasio scriveva agli inizi del 1732 alla Bulgarelli: «Voi sarete in mezzo ai divertimenti teatrali, ed io ho cominciato a seccarmi intorno all’Oratorio. Divertitevi voi per me; che vi assicuro che il piacer vostro fa gran parte del mio». Il testo di Sant’Elena al Calvario prende spunto dalle leggende fiorite attorno alla figura dell’imperatrice Elena, madre di Costantino il Grande. Per tradizione si deve alla sua devozione il ritrovamento del sepolcro di Gesù sul Calvario, nascosto dalle costruzioni pagane, e il riconoscimento della vera Croce del Cristo, confusa in mezzo a quelle dei ladroni. I personaggi dell’Oratorio sono cinque, che nel frontespizio della copia napoletana furono interpretati all’epoca da due sopranisti (Gioacchino Conti e Domenico Gizio), un contralto (Domenico Floro), un tenore (Francesco Tolve) e un basso (Giovan Battista Palombo). La presenza di tre castrati doveva conferire alla musica degli effetti vocali di particolare fascino, arricchendo l’espressione drammatica del canto. Dal punto di vista formale, tutte le arie hanno una struttura tripartita col “da capo”, identica a quella delle arie dei melodrammi. La scrittura musicale è particolarmente curata, a partire dalla Sinfonia iniziale, articolata in tre episodi di carattere contrastante. Il lavoro compositivo mostra una mano sicura ed esperta, capace di conferire al discorso strumentale una coerenza nello sviluppo del materiale e alla forma un aspetto organico. Rispetto ai lavori teatrali, questo oratorio della maturità manifesta un trattamento più denso dei numeri vocali, benché il canto faccia sfoggio del consueto repertorio di mezzi virtuosistici. La prima aria di Sant’Elena, “Sacri orrori, ombre felici”, è emblematica del lungo tirocinio tecnico al quale erano sottoposti gli interpreti, per riuscire ad affrontare le acrobazie richieste alla voce in queste esibizioni. Le figure del virtuosismo richieste al primo sopranista si specchiano alla rovescia in quelle scritte per la voce di basso. Nelle due arie riservate a Draciliano, “Del Calvario già sorger le cime” e “Si scuoteranno i colli”, l’orchestra conserva lo smalto della Sinfonia. L’aria di sortita in particolare mette in fila gli elementi caratteristici della vocalità di questo registro, dal quale il pubblico si attendeva forza e profondità nelle note gravi. Lo studio del contrappunto era la base della tecnica imparata da Leo alla scuola di Fago. Bisogna tener presente che al Conservatorio di San Pietro a Majella si studiava su testi molto aggiornati, come il Gradus ad Parnassum del teorico viennese Johann Joseph Fux, il metodo più completo e moderno a disposizione in quegli anni. Lo stile di Leo risente gli influssi di quella scuola severa, come dimostra l’introduzione fugata degli archi all’aria del tenore “Dal nuvoloso monte”. Il duetto di Sant’Elena e la cristiana Eudossa, “Dal tuo soglio luminoso”, nella seconda parte, esprime al meglio l’elegante dolcezza dell’arte del canto napoletano, incarnata a livello più alto da Pergolesi. Il duetto si sviluppa in tempo di Larghetto, con un appoggio sulla pulsazione in battere pieno di languore. Le parti corali infine sono limitate, due nella prima parte e una sola nella seconda, come finale. Anche in lavori di questa natura, tuttavia, Leo trovò la maniera di sperimentare nuove soluzioni, in seguito trasportate anche nella scrittura teatrale con indubbia efficacia. Metastasio era interessato a sviluppare nuove forme espressive, scaturite da una concezione drammaturgica legata sempre più al concetto di immedesimazione e di scavo psicologico. Il genere dell’oratorio era troppo statico e narrativo per suscitare in lui il desiderio di trasformare i suoi meccanismi linguistici. La poesia di questi lavori è più legata al rituale delle celebrazioni politiche, con trasparenti metafore a beneficio dei sudditi. In questo caso non è difficile scorgere il rapporto tra la figura di una santa come Elena, imperatrice e madre di imperatori, e il panorama politico viennese. La celebrazione di casa Asburgo diventa trasparente nelle parole di Eustazio: «La stirpe Augusta Dio per Ministra elesse de’ beneficj suoi». La musica di Leo si attiene a quel carattere simbolico, preoccupandosi soprattutto di offrire una adeguata veste musicale ai vari affetti espressi dalle arie, in maniera non diversa da quella del teatro. Libero dalle esigenze più immediate della scena, Leo sembra sviluppare nei suoi oratori gli elementi caratteristici del suo stile con un respiro forse maggiore, lasciando fluire il lirismo della vena musicale con una leggerezza che non sempre si ritrova nei lavori per il teatro. Oreste Bossini Sant’Elena al Calvario Oratorio in due parti su libretto di Pietro Metastasio Gemma Bertagnolli Sant’Elena imperatrice Lucia Cirillo San Macario, Vescovo di Gerusalemme Anna Chierichetti Eustazio Palestino Marina De Liso Eudossa Romana Roberto Abbondanza Draciliano, Prefetto di Giudea PRIMA PARTE 1. SINFONIA 2. RECITATIVO San Macario Ecco, o pietosa Augusta del tuo santo viaggio ecco la meta. Questo è il Golgota e queste le strade son dal Redentor bagnate di purissimo sangue. Invida cura di genti infide al venerato loco d’aspetto trasformò. V’è chi per uso qualche sacro vestigio dubbioso adora e al pellegrin l’accenna; ma trema intimorita l’istessa man, che al pellegrin l’addita. Sant’Elena Fortunato terreno, dove di sua bontà l’immenso Amore compì l’opra più grande! Io vi ravviso più che ad ogn’altro segno ai moti del mio core; a quell’ignoto che l’anima m’ingombra rispettoso timore; a quel soave che tutto inonda il petto, che sforza a lagrimar tenero affetto. 3. ARIA Sant’Elena Sacri orrori ombre felici il mio cor v’intende assai questo è il suol per cui passai tanti regni, e tanto mar. Più sommesso il vento istesso mormorando tra le fronde qual tesoro in voi s’asconde par che voglia palesar. 4. RECITATIVO Draciliano Volgiti Augusta e mira quel numeroso stuolo in due schiere diviso a noi s’appressa. Sant’Elena A che vien? Chi lo guida? Draciliano Della femminea schiera Eudossa è condottiera, dell’altra Eustazio: ei Palestino: ed ella germe Roman: questi fedel divenne: quella nacque fedel. Al sacro Monte spesso co’ lor seguaci tornano entrambi, e qui ciascun devoto a lui, che ne governa supplici note in umil suono alterna. 5. CORO (nella II parte Eudossa e Eustazio) Coro di fedeli Di quanta pena è frutto la nostra libertà. Eudossa Qui chi governa il tutto mostrò nel suo dolore ch’è d’ogni nostro errore maggior la sua bontà. Eustazio Non fu su questo monte il Dio delle vendette: ma della grazia il fonte, ma il fonte di pietà. 6. RECITATIVO Sant’Elena Anime elette Ah chi di voi m’addita del Redentor la tomba? Eustazio Eccelsa Augusta (che tal nel manto umile ti mostri ancor) lunga stagione invano da noi si cerca. Eudossa Alla barbarie altrui non bastò che schernito, che trafitto, che morto fosse Gesù: delle sue pene ancora gl’istromenti nascose: oppresse il marmo che lo raccolse estinto: immondi tempj sopra v’eresse, e simulacri impuri: contaminò di scellerati incensi l’aure di questo cielo de’ respiri d’un Dio tiepide ancora: e su quell’ara istessa dove l’eterno figlio lavò col sangue suo le colpe umane, svenò ferro idolatra ostie profane. 7. ARIA Eudossa Veggo ben’ io perché Padre del Ciel non è più frettoloso il fulmine gl’ingrati a incenerir. Tardo a punir discendi o perché il reo s’emendi; o perché il giusto acquisti merito nel soffrir. 8. RECITATIVO San Macario Oh come, amici oh come questi barbari esempi si rinnovan fra noi sarebbe ogni alma vivo tempio di Dio; ma il reo talento altri Numi vi forma del proprio error. Nell’adunar tesori chi suda avaro: e chi superbo anela alle vuote di pace sperate dignità: questi respira sol vendetta, e furor: del bene altrui quegli s’affanna: altri nel fango immerso d’impudico piacer; nell’ozio vile altri languendo a se medesmo incresce: e nell’anima intanto che germogliar dovea frutto sublime della Grazia celeste i semi opprime. 9. ARIA San Macario Amor, speranza e fede, fecondi i nostri petti d’affetti, che innocenti sorgano intorno al cor. Sparga la fede il seme la speme l’alimenti onde raccolgan tutti frutti di Santo Amor. 10. RECITATIVO Sant’Elena Oh di qual zelo ardente saggio Pastore il tuo parlar m’infiamma! Fedeli, è questo il campo della pugna felice: è questo il loco, dove il Re delle sfere l’Inferno debellò. Ma dove sono della vittoria i segni? della nostra salute il vessillo dov’è? Dunque io nel trono, e fra l’immonda polve la Croce resterà? Di gemme e d’oro Elena cinta e di ruine oppresso il sepolcro di Christo? Ah no, Fedeli si deluda il nemico: al nostro zelo sia del bramato acquisto il Mondo debitor. Nel più nascoso seno del monte a ricercar si vada il perduto tesoro. Io son la prima che l’indurate glebe, l’invide spine ed i tenaci sassi sveller saprò. Chi di sua man l’aita all’ufficio pietoso negar vorrà? Chi di versar ricusa, dove l’eterno Amore tanto sangue versò, poco sudore? 11. ARIA Sant’Elena Raggio di luce dal Ciel discende che mi conduce che il cor m’accende che di me stessa maggior mi fa. Ferve nel petto lo spirto acceso e il corpo stanco reso più franco non sente il peso di lunga età. 12. RECITATIVO Eustazio Forse l’ora è vicina in cui s’avveri il presagio divin, che a noi promise, che il sepolcro di Lui Glorioso sarà. Draciliano Forse al tuo braccio è serbato l’onor, Donna Reale, d’innalzar fra le genti il segno vincitore e intorno a quello, delle quattro del Mondo ultime parti del profugo Israele il disperso adunar gregge fedele. 13. ARIA Draciliano Del Calvario già sorger le cime veggo altere di tempio sublime e i gran Duci del Re delle sfere Pellegrini la tomba adorar. Le bandiere le insegne votive chiare spoglie di barbare schiere agitate dall’aure festive fra que’ marmi già vegg’ondeggiar. 14. RECITATIVO Sant’Elena Non è, non è, compagni, temerario il mio voto: il Ciel m’inspira. E quali in su l’aurora di questo dì misteriose io vidi immagini nel sonno! Esser mi parve col sitibondo Isacco infra i deserti dell’Arabia infeconda. Avean d’intorno di Gerara i maligni abitatori degli opportuni umori co’ sassi e con l’arene ricoperte le vene; onde languiva assetata la Greggia la famiglia il Pastor. Mentre pietosa l’acque bramate a ricercar m’affretto; veggo d’onda improvvisa sgorgar viva sorgente dal terren polveroso; onde gridai: Ecco il fonte ecco il fonte; e mi destai. Eustazio Sarà vero il presagio. Tutto lice sperar. La stirpe Augusta Dio per Ministra elesse de’ beneficj suoi. Se oppresso germe l’Oriental Tiranno e se respira il Popolo fedel da lunghi affanni del tuo Cesare è dono. Se avvicinarsi al trono osa di nuovo la timida virtude, e se ritorna da suoi deserti ad abitar la Reggia, opra è di te, che per le vie del Cielo i popoli soggetti chiami, conduci e con l’esempio alletti. 15. ARIA Eustazio In te s’affida e spera ogni dubbioso cor Iride messaggiera del sospirato dì. Scuopri il bramato stelo quasi Colomba ancor e mostra che del Cielo lo sdegno ormai finì. 16. RECITATIVO E FINALE I PARTE Eudossa Elena, che si tarda? ogn’un sospira di seguir l’orme tue: l’impaziente desio non leggi a’ tuoi seguaci in fronte? noi siam la Greggia: ah ne conduci al fonte. Sant’Elena Venite. Io già del Cielo chiaro nel vostro zelo riconosco il favor. La sacra Tomba si cerchi si discopra. All’opra anime elette. Tutti All’opra all’opra all’opra. FINE DELLA PRIMA PARTE SECONDA PARTE 17. RECITATIVO Sant’Elena Cessate olà cessate (Oh Dio, qual gelo mi ricerca le vene!) è forse questo il sepolcro di Christo? San Macario Non dubitarne, Augusta. Ecco la Tomba del nostro Redentore. Al sol nascente volge l’ingresso: e la figura e il loco lo palesa abbastanza. Sant’Elena Oh vista! oh rimembranza! Draciliano Anime elette ecco l’onde bramate. Venite venite a dissetarvi. Eudossa Ah no, fermate. D’avvicinarsi al sasso Elena non ardisce. San Macario Elena: e quale improvviso stupor t’ingombra i sensi? Il Cielo t’esaudì. Vedi l’oggetto de’ tuoi voti felici. Or come invece d’imprimer là su l’adorato marmo mille teneri baci tremi lo guardi impallidisci e taci? 18. ARIA Sant’Elena Nel mirar quel sasso amato, che raccolse il sommo Bene, mi ricordo le sue pene, mi rammento il nostro error. Parmi questo il dì funesto, che spirò l’eterna Prole e che il volto ascose il sole per pietà del suo Fattor. 19. RECITATIVO San Macario O marmo glorioso emulo al seno della Madre di Dio. Chiudeste in voi dell’umana salute entrambi il prezzo, immaculati entrambi. E la grand’opra della pietà infinita fu cominciata in quello, in te compita. 20. ARIA San Macario In te s’ascose l’Autor del tutto, come nel seno, che il partorì. Ma di quel fiore tu rendi il frutto ma di quell’Alba tu mostri il dì. 21. RECITATIVO Sant’Elena Ceda, ceda una volta il timore al desio. Venite amici ad inondar quel sasso di lagrime pietose. Io vi precedo… Ma… che sarà! Vedete presso la sacra Tomba quel Tronco là fra le ruine in parte nascosto ancora? San Macario Oh fortunato giorno! oh ben sparsi sudori! Ecco ecco la nostra sospirata difesa: ecco ecco il vessillo, che sgomenta l’Inferno: ecco la Croce. Sant’Elena Ah lasciate ch’io vada ad abbracciarla almeno onde languisca fra gli amplessi tenaci in tenere agonie lo spirto mio. Eudossa Fermati, Augusta. Oh Dio! chi sa qual sia quella del Redentore? Ella è confusa fra le due di quei rei, che con diversa sorte furo al nostro Signor compagni in morte. Eustazio Ma qual de tronchi da noi si prenderà? San Macario Quel che fra Gl’altri occupa il mezzo. A secondar t’affretta gl’impulsi del mio cor. Sieguimi. È questo giorno di meraviglie. Sant’Elena Intendo, intendo, anch’io verrò. San Macario No. Tu rimani, Augusta. La Tomba ad adorar del Re del Cielo: e seconda co’ voti il nostro zelo. 22. DUETTO Sant’Elena e Eudossa Dal tuo soglio luminoso deh rimira il nostro pianto amoroso amoroso Redentor. Ah risplenda al marmo accanto che raccolse il Verbo Eterno della Morte e dell’Inferno anche il Legno vincitor. 23. RECITATIVO Draciliano Signor, de’ falli nostri questo dubbio è la pena. In simil guisa giunge al confin della promessa terra, e non v’entra Mosè! Con sorte eguale il Profeta Reale a fabbricarsi il Tempio i Cedri e letti, i marmi e l’oro a radunar s’adopra e spira poi sul cominciar dell’opra. Ah no, questi fra noi rinnovar non ti piaccia esempi di rigor. Sia Padre adesso, chi fu Giudice allor. Viva nell’alma la speme ancor mi resta di sua promessa e la promessa è questa. 24. ARIA Draciliano Si scuoteranno i colli, il monte tremerà: ma sarà sempre stabile l’immensa mia pietà. Nè spargerò d’obblio quel patto mai di pace, che riunì con Dio l’oppressa Umanità. 25. RECITATIVO Eudossa Chi mai con tante prove della sua tenerezza, Eterno Padre, dubitar ne potrà? del nostro affanno no tu non sei l’Autore. Arte maligna dell’Infernal Nemico è la nostra dubbiezza. Ei si rammenta la virtù di quel tronco: asconde a noi un soccorso sì grande: invidia al Cielo un trofeo sì sublime: e gonfio il seno di quell’odio impotente, che mai non fia (per suo castigo) estinto, contro l’armi congiura, onde fu vinto. 26. ARIA Eudossa Sul terren piagata a morte tutte l’ire insieme accoglie, e s’annoda, e si discioglie Serpe rea talor così. 27. RECITATIVO Eustazio Elena Augusta, Amici, oh se veduto aveste… oh noi felici! Sant’Elena Che rechi Eustazio? Eustazio È dissipata alfine ogni nostra dubbiezza. Draciliano E come? Eustazio Il Cielo co’ portenti parlò. Eudossa Che fu? Sospesi non tenerci così! Eustazio La mesta pompa, che quindi rimiraste, al primo cenno del Pastor venerato a piè del monte i suoi giri arrestò. Corre al feretro Macario impaziente, e pieno il core di quella viva fede, che ferma il sole, e che divide i mari, al cadavere freddo la Croce appressa: (Onnipotenza eterna! che non ottiene una pietà verace?) Come se a viva face, face poc’anzi estinta s’avvicina talor, subito splende l’altra fiamma non tocca e già s’accende. Corriamo amici la Croce ad adorar. Fermate, a noi già Macario ritorna. Osserva quanto sul Calvario ei conduce Popolo intorno al gran Vessillo accolto: e di qual nuova luce ei splenda in volto. 28. ARIA Eustazio Dal nuvoloso monte, dopo il fatal tragitto il Condottier d’Egitto forse così tornò. Così fra’ suoi discese l’orme portando in fronte del raggio che l’accese quando con Dio parlò. 29. RECITATIVO San Macario Al Ciel diletta Augusta, Popoli al Ciel diletti: eccovi il Tronco vincitor della Morte in cui spirando vittima, e Sacerdote placò l’ira del Padre il Figlio Eterno. A’ piè di questo ognuno rechi i tributi suoi. In tutti il vecchio Adamo si purghi si rinovi, e non conservi l’alma, che torna al suo Fattore amica vestigio in se della catena antica. 30. ARIA San Macario Al fulgor di questa face si risvegli a nuova vita dal letargo contumace l’ostinato peccator. A calcar la via smarrita Dio l’invita e per mercede poche lagrime gli chiede ma che partono dal cor. 31. RECITATIVO Sant’Elena Questo è pur dunque il Sacro Santo Legno, ministro a noi della celeste aita! Qui l’Autor della vita dunque morì? Qui fu svenato il mio tenerissimo Padre! ed io sollevo a rimirarlo il temerario sguardo? Io rea di mille colpe dell’Eterna Giustizia innanzi al trono? Lasciami solo de’ falli miei la rimembranza amara per materia di pianto. E la tua Croce c’innamori così, che ognun di noi ad abbracciarla inteso, ne speri il frutto, e ne sostenga il peso. 32. CORO Coro, tutti Fedeli ardire ah secondiam la brama che alle nostr’alme inspira d’Elena la pietade il desiarla principio è di salute e chi si pente nel verace dolor torna innocente. FINE DELL’ORATORIO FABIO BIONDI direttore e violino solista Nato a Palermo nel 1961, Fabio Biondi ha iniziato la carriera a dodici anni con i primi concerti da solista con l’orchestra della RAI. A sedici anni viene invitato al Musikverein di Vienna per interpretare i Concerti per violino di Bach. Da allora collabora quale primo violino con i più famosi ensemble specializzati nell’esecuzione di musica antica su strumenti originali quali Cappella Real, Musica Antiqua Vienna, Il Seminario Musicale, La Chapelle Royale e i Musiciens du Louvre. Nel 1990 ha fondato l’ensemble Europa Galante, con il quale è stato ospite di importanti festival e sale da concerto quali Teatro alla Scala, Accademia di Santa Cecilia di Roma, Suntory Hall di Tokyo, Concertgebouw di Amsterdam, Royal Albert Hall di Londra, Musikverein a Vienna, Lincoln Center di New York e Sydney Opera House. In qualità di solista e direttore collabora con orchestre quali Santa Cecilia a Roma, Orchestra da Camera di Rotterdam, Opera di Nizza, Opera di Halle, Orchestra da Camera di Zurigo, Orchestra Nazionale di Montpellier e Mahler Chamber Orchestra. Dal 2005 è direttore stabile per la musica antica della Stavanger Symphony Orchestra. È stato inoltre invitato a dirigere la Norvegian Chamber Orchestra, The English Concert, Orquesta Ciudad de Granada e l’Orchestra del Mozarteum di Salisburgo. Fabio Biondi si dedica con passione alla ricerca e allo studio di opere di rara esecuzione. Il suo repertorio copre 300 anni di musica e la sua produzione discografica lo conferma. Accanto alla registrazione delle Quattro stagioni di Vivaldi che ha meritato numerosi riconoscimenti, i Concerti Grossi di Corelli, le Sonate di Schubert, Schumann e Bach, troviamo oratori, serenate e opere di Alessandro Scarlatti e Händel, e il repertorio violinistico del Settecento italiano. Con Europa Galante ha meritato importanti premi discografici internazionali. Nell’aprile 2002 l’Associazione Nazionale dei Critici Musicali ha assegnato a Fabio Biondi e Europa Galante il Premio Abbiati. Suona un violino costruito da Carlo Ferdinando Gagliano nel 1766, appartenuto al suo Maestro Salvatore Cicero, e messo a sua disposizione dall’omonima fondazione. Con Europa Galante è stato ospite della nostra Società per Musica e poesia a San Maurizio nel 2007. EUROPA GALANTE L’ensemble Europa Galante è stato fondato nel 1990 da Fabio Biondi, che ne è anche direttore artistico. Si è rapidamente affermato in campo internazionale in seguito alla pubblicazione di un primo disco, dedicato alla produzione concertistica di Vivaldi che ha meritato il Premio Cini di Venezia e, in Francia, il premio Choc de la Musique. L’ensemble, che suona su strumenti d’epoca, si è esibito nelle più importanti sale da concerto e teatri del mondo quali Teatro alla Scala, Accademia di Santa Cecilia a Roma, Suntory Hall a Tokyo, Concertgebouw di Amsterdam, Royal Albert Hall di Londra, Lincoln Center di New York, Théâtre des Champs-Élysées a Parigi e Sydney Opera House. Dal 1998 collabora con l’Accademia di Santa Cecilia nel recupero di opere vocali del Settecento italiano. Nell’ambito di questa collaborazione, ha presentato nel 2006 l’oratorio di Francesco di Mayo Gesù sotto il Peso della Croce. Con il Festival Scarlatti di Palermo ha realizzato opere quali Massimo Puppieno, Il Trionfo dell’Onore, Carlo Re d’Alemagna e La Principessa Fedele. Nel 2005 è stato ospite del Théâtre de la Ville a Parigi, del Lincoln Center a New York, di importanti festival quali Lufthansa Baroque Festival, Utrecht Festival ed è stato protagonista di una lunga tournée in Svezia e negli Stati Uniti. Nel 2006 ha presentato al Teatro La Fenice di Venezia Il Bajazet di Vivaldi, Ascanio in Alba di Mozart e Didone di Francesco Cavalli ed è stato in tournée in Spagna, Inghilterra, Francia, Germania oltre che in Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Dal 1998 incide in esclusiva per Virgin Classics. Le numerose registrazioni hanno meritato riconoscimenti internazionali quali Diapason d’Or, Premio RTL, nomina a Disco dell’anno in Spagna, Canada, Svezia, Francia e Finlandia, Prix du disque e il Premio della rivista Telerama. Recente è la pubblicazione dell’opera Il Bajazet di Vivaldi, dello Stabat Mater di Pergolesi e dei Concerti per violino di Mozart. È imminente la pubblicazione dei Quartetti e Quintetti di Boccherini. Ulteriori approfondimenti sono disponibili sul sito www.europagalante.com. L’ensemble è stato ospite della nostra Società per Musica e poesia a San Maurizio nel 2007. GEMMA BERTAGNOLLI soprano Gemma Bertagnolli è nata a Bolzano. Dopo aver vinto i concorsi As.Li.Co di Milano e Viñas di Barcellona (premio speciale come migliore interprete mozartiana), ha iniziato giovanissima una brillante carriera che l’ha portata a cantare per le maggiori istituzioni musicali in Italia e all’estero. Collabora stabilmente con Antonio Ballista in un ampio repertorio che spazia da Mozart e Rossini alla musica contemporanea, e con Giovanni Antonini con il quale si è esibita in numerose produzioni operistiche e in recital in Brasile, Germania e Spagna. Interprete d’elezione per il repertorio barocco, ha approfondito lo studio della prassi esecutiva collaborando con i maggiori specialisti quali Dantone, Alessandrini, Biondi, Bolton, Coin, De Marchi, Fasolis, Guglielmo, Jacobs, Koopman, Pinnock e Rousset. Ha preso parte a numerose produzioni di opere barocche in teatri e festival di primo piano quali Staatsoper unter den Linden di Berlino, Maggio Musicale Fiorentino, Teatro Comunale di Bologna, Bayerische Staatsoper di Monaco, Festival Styriarte, Festival Pergolesi di Jesi, Ravenna Festival e Opernhaus di Zurigo. Tra gli impegni delle ultime stagioni ricordiamo The Tempest di Purcell/Galante in prima esecuzione assoluta e una nuova produzione di Die Zauberflöte con Fabio Biondi al Teatro Regio di Torino, Falstaff con Zubin Mehta al Maggio Musicale Fiorentino e in tournée a Tokyo, Die Schuldigkheit des ersten Gebots di Mozart con Umberto Benedetti Michelangeli al Rossini Opera Festival di Pesaro. Più recentemente: Il re pastore di Mozart al La Coruna Festival, Motezuma di Vivaldi con Alan Curtis al Teatro Nacional São Carlos di Lisbona, a Bilbao, Ferrara, Piacenza e Modena. La sua vasta discografia comprende, oltre alle numerose incisioni con Antonio Ballista, la partecipazione all’integrale vivaldiana di Naive/Opus 111 che ha meritato i maggiori riconoscimenti della critica internazionale. È stata ospite della nostra Società per Musica e poesia a San Maurizio nel 2002 e in recital con Antonio Ballista nel 2007. LUCIA CIRILLO soprano Nata nel 1974, dopo il diploma di maturità classica Lucia Cirillo compie gli studi musicali a Crema e alla Civica Scuola di Musica di Milano diplomandosi in chitarra classica con il massimo dei voti. Partecipa poi a vari corsi di perfezionamento di chitarra classica. In seguito studia canto con Conrad Richter, Dunja Vejzovic, John Janssen e Luca Gorla. Nel 1999 ha preso parte all’inaugurazione del Teatro San Domenico di Crema (Eliogabalo di Cavalli), e ha debuttato nel Cappello di paglia di Firenze a Mantova, Livorno e Ravenna, e come protagonista in La belle Hèlène a Pisa, Livorno e Lucca. Nel 2003 ha vinto il 54° Concorso per Giovani Cantanti Lirici d’Europa dell’As.Li.Co. debuttando nel Circuito Regionale Lombardo e ad Amsterdam nell’ambito dell’Holland Festival. Al Festival di Beaune ha cantato con la Cappella della Pietà de’ Turchini La Partenope di Vinci e Amadigi con Concerto Italiano, all’Opéra di Parigi ha debuttato nell’Incoronazione di Poppea e L’amour des trois oranges, a Glyndebourne ha cantato Cenerentola per due edizioni consecutive, a Cremona l’Incoronazione di Poppea, al Teatro alla Scala Le Nozze di Figaro, a Venezia in Bajazet, a Bruxelles in Tito Manlio, a Bologna in Boris Godunov, a Treviso nel Così fan tutte, e in tournée in Francia e Spagna con Fabio Biondi. Collabora regolarmente con Rinaldo Alessandrini, Giovanni Antonini, Ivor Bolton, Ottavio Dantone, Antonio Florio, Daniele Gatti, Emmanuelle Haim e Mark Minkowski. Per i prossimi mesi ha in programma L’Incoronazione di Poppea e Così fan tutte al Festival di Glyndebourne e Le Nozze di Figaro a Bologna. È per la prima volta ospite della nostra Società. ANNA CHIERICHETTI soprano Anna Chierichetti ha iniziato lo studio del pianoforte all’età di cinque anni e, successivamente, quello del canto e della musica vocale da camera al Conservatorio di Milano, dove si è diplomata con il massimo dei voti. Si è poi perfezionata con Elio Battaglia, Serafina Tuzzi, Rodolfo Celletti, Leyla Gencer, Renata Scotto ed Elly Ameling. Dal 1991 ha partecipato a vari concorsi nazionali e internazionali. Nel 1995 vince il Concorso AsLi.Co. di Milano e debutta nell’Elisir d’amore nei Teatri del Circuito Lombardo, e poi al Teatro Comunale di Firenze nell’Isola disabitata di Haydn e Orfeo ed Euridice. Canta quindi a Milano, Macerata, Bergamo, Brescia, Marsiglia e Istanbul. In collaborazione con direttori di primo piano quali Roberto Abbado, Christie, Frübeck de Burgos, Gardiner, Muti, Oren, Renzetti, Rousset, Sinopoli e Viotti, è stata ospite del Teatro alla Scala, Teatro Comunale di Firenze, Rossini Festival di Pesaro, Opéra di Lione, Hamburgische Staatsoper, Festival di Aixen-Provence, Strasburgo, Zurigo, Siviglia, Bilbao, Venezia, Napoli, Genova e Cagliari. Recentemente ha debuttato al Teatro Real di Madrid, alla Salle Pleyel di Parigi, al Covent Garden in una tournée di concerti mozartiani diretti da John Eliot Gardiner, e al Festival di Salisburgo con Fabio Biondi. Svolge inoltre un’intensa attività concertistica: Ein Deutsches Requiem di Brahms al Teatro Filarmonico di Verona, Les Nuits d’été di Berlioz al Teatro Carlo Felice di Genova, Magnificat di Bach all’Accademia di Santa Cecilia e Jérusalem e Falstaff al Concertgebouw di Amsterdam. Tra gli impegni futuri il Così fan tutte a Bilbao, il debutto a Torino nella Clemenza di Tito e La Sonnambula a Cagliari. È per la prima volta ospite della nostra Società. MARINA DE LISO mezzosoprano Marina De Liso intraprende lo studio del canto giovanissima diplomandosi con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Rovigo. In seguito frequenta la Scuola Musicale di Milano, dove si perfeziona in canto rinascimentale e barocco con Claudine Ansermet. Vincitrice nel 2001 del concorso “Toti Dal Monte” e nel 2002 del Concorso As.Li.Co. di Milano, debutta nel Falstaff nei teatri di Trento, Rovigo e Bolzano. È stata inoltre ospite dell’Accademia Santa Cecilia (Silla di Händel), Teatro Carlo Felice di Genova (Le Nozze di Figaro), Rossini Opera Festival di Pesaro (Le Comte Ory), Théâtre des Champs-Élysées e Théâtre du Chatelet a Parigi, Festival di Montpellier, Varsavia (Il Viaggio a Reims), Colonia (La Resurrezione di Händel), Lille, Caen e Strasburgo. Nel 2003 è Isabella nell’Italiana in Algeri al Teatro alla Scala al fianco di Juan Diego Florez. Intensa è la sua attività concertistica soprattutto come interprete del repertorio barocco: Requiem di Mozart con l’Accademia di Santa Cecilia e Jury Temirkanov, Stabat Mater di Pergolesi in Brasile con Europa Galante e Fabio Biondi, Messa in si minore di Bach con l’Accademia Bizantina e Ottavio Dantone, Messiah di Händel con l’Orchestra della Toscana, La Betulia Liberata di Mozart al Festival di Beaune con La Cappella della Pietà de’ Turchini e Antonio Florio. Recentemente ha cantato nella Clemenza di Tito e Ecuba e Mercurio a Venezia, La Didone di Cavalli a Torino, e Cornelia nel Giulio Cesare di Händel al Teatro Carlo Felice di Genova sotto la direzione di Diego Fasolis. Tra i suoi impegni futuri Asteria al Teatro La Fenice di Venezia, Tito Manlio al Barbican di Londra e La Senna festeggiante con Jordy Savall. È per la prima volta ospite della nostra Società. ROBERTO ABBONDANZA baritono Nato a Roma, dove ha studiato con Isabel Gentile, Roberto Abbondanza si è poi perfezionato al Mozarteum di Salisburgo e alla Musikhochschule di Colonia con Hartmut Höll. Con un repertorio che si estende su quattro secoli di musica ha collaborato con direttori quali Chung, Mehta, Bartoletti, Noseda, Gibault, Lu Jia, Mazzola, Morricone, Pidò, Spivakov, Tabachnik, Tamayo, Webb e Zedda. Particolarmente stretta è la collaborazione con Fabio Biondi: Didone di Cavalli al Teatro alla Scala, Caino di Scarlatti che ha meritato il Diapason d’or, prima esecuzione e incisione della SS. Trinità di Scarlatti, La Senna festeggiante di Vivaldi al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi, Lucio Silla di Händel all’Accademia Nazionale di S. Cecilia, Sant’Elena al Calvario di Leonardo Leo al Mozarteum di Salisburgo. Ha cantato in Italia (Maggio Musicale Fiorentino, Accademia Nazionale di S. Cecilia a Roma, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Comunale di Bologna, Fenice e Biennale di Venezia, Filarmonico di Verona, Teatro Regio di Torino, Opera di Roma, Orchestra Nazionale della RAI, Sagra Malatestiana di Rimini, Sagra Musicale Umbra, Festival di Ravello) e nei maggiori teatri in Europa, negli Stati Uniti, in Sud America e in Giappone. Nel 2007 ha partecipato quale protagonista alla prima esecuzione dell’Antigone di Ivan Fedele al Maggio Musicale Fiorentino. Tra gli impegni recenti ricordiamo Salome di Strauss al Teatro Regio di Torino con Gianandrea Noseda e Tosca di Puccini alla Fenice di Venezia. Roberto Abbondanza incide per Opus 111, Stradivarius, Fonè, Virgin Classics, Naxos. Per la rivista Amadeus ha inciso El Retablo de Maese Pedro di De Falla con l’ensemble Nuovo Contrappunto. È per la prima volta ospite della nostra Società. Prossimi concerti: martedì 16 dicembre 2008, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Academia Montis Regalis Alessandro De Marchi direttore Coro Filarmonico “Ruggero Maghini” Robin Johannsen, Roberta Giua, Franziska Gottwald, Markus Brutscher, Antonio Abete solisti Il tempo liturgico del Natale è accompagnato per tradizione dal suono dei canti e degli strumenti, espressione musicale della gioia dell’uomo per la promessa di salvezza rappresentata dal mistero dell’incarnazione di Dio. La musica di Bach occupa un posto speciale nella sterminata produzione legata alle feste del Natale. Il Magnificat rimane una delle testimonianze più toccanti della devozione per la figura di Maria, così come le Cantate scritte per la liturgia del Natale costituiscono un appuntamento classico per tutti gli amanti della musica. Il Quartetto ospita quest’anno una formazione di spicco tra gli interpreti di musica antica, l’Academia Montis Regalis, che è conosciuta soprattutto per il suo eccellente lavoro su Vivaldi. Sarà interessante rintracciare nella loro interpretazione gli influssi del colore vibrante della musica veneziana sullo stile di Bach, punto d’incontro delle grandi correnti della musica europea del primo Settecento. Programma (Discografia minima) J.S. Bach Magnificat BWV 243 (Bach Collegium Japan, Suzuki, Bis CD 1011) Oratorio di Natale BWV 248 I-III (Bach Collegium Japan, Suzuki, Bis CD 941/2) martedì 13 gennaio 2009, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Daniel Müller-Schott violoncello Angela Hewitt pianoforte Beethoven, Šostakovič Società del Quartetto di Milano via Durini 24 - 20122 Milano tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281 www.quartettomilano.it e-mail: [email protected] FONDAZIONE MAZZOTTA - VISITA GUIDATA GRATUITA PER I SOCI La Fondazione Mazzotta offre ai nostri Soci una visita guidata gratuita alla mostra “Ethnopassion - La collezione di arte etnica di Peggy Guggenheim”. L’appuntamento è previsto per giovedì 4 dicembre 2008 alle ore 18 nella sede della Fondazione in Foro Buonaparte 50. I Soci, in un massimo di 25 persone, potranno prenotarsi per telefono (02 795.393) o via e-mail ([email protected]), presso la segreteria della Società. Ricordiamo inoltre che i Soci, indipendentemente da questo appuntamento, possono sempre visitare le mostre della Fondazione al costo ridotto di € 6 anziché € 8, presentando la tessera associativa. 27 GENNAIO 2009 IL QUARTETTO YSAYE SOSTITUISCE IL QUARTETTO GUARNERI Per gravi motivi personali il Quartetto Guarneri ha annullato la tournée europea che comprendeva anche il concerto del 27 gennaio della nostra stagione. John Dalley è gravemente ammalato e i suoi compagni hanno deciso di rinunciare agli impegni europei per stargli accanto. I quattro musicisti americani del Guarneri avevano annunciato il ritiro dalle scene dopo oltre quarant'anni di attività e con questo concerto intendevano salutare il pubblico della nostra Società della quale erano stati ospiti con regolarità numerose volte, dal 1969 al 2007. Ringraziamo il Quartetto Ysaÿe che si è reso disponibile a sostituire il celebre gruppo americano mantenendo inalterato il programma. LA MESSA IN SI MINORE DI TON KOOPMAN SU RADIO3SUITE Venerdì 2 gennaio 2009 alle ore 20.30 circa andrà in onda all'interno di Radio3Suite il concerto di Ton Koopman e l’Amsterdam Baroque Orchestra & Choir (Messa in si minore di J.S. Bach) registrato al Quartetto il 14 ottobre 2008.