7| 2015 piega costola RIVISTA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI LUCCA CONGRESSO ACRI – FESTIVAL LUCCA CLASSICA – EVENTI – CULTURA – SOCIALE – POLI DI INNOVAZIONE piega costola 7|2015 RIVISTA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI LUCCA 3 4 5 10 12 13 17 20 21 27 30 33 36 37 40 41 49 52 54 58 Editoriale Congresso ACRI Il futuro delle fondazioni bancarie passa da qui Mostre, eventi musicali, visite guidate: tutti gli appuntamenti all’insegna di cultura e turismo Lucca Classica Music Festival La città della musica immersa nella musica Il programma della tre-giorni San Francesco: eventi 2015 Riflettori sul regista canadese attraverso le sue mostre visionarie Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa Nicola Piovani in San Francesco: una colonna sonora da Oscar Matteo Civitali, un gradito ritorno 7 Fondazioni per la cultura Investire in beni artistici e attività culturali Interventi sul territorio La rinascita del Mercato del Carmine Mura, una passeggiata intorno alla città Pineta di Viareggio, patrimonio della città Dalla Canina alla Verdecchia, la riscoperta dei rari vitigni della Garfagnana I valori della Garfagnana nella Banca della Memoria 60 61 63 66 67 70 73 76 79 81 86 87 89 92 93 98 99 101 103 L’attenzione ai bisogni sociali Tornare a vivere … insieme Una volta erano le colonie estive Cultura: un ricco 2015 Tutto l’amore che c’è La Toscana del Novecento fa bella mostra di sé Il genio toscano in mostra Alla ricerca del nostro secolo breve. La GAMC di Viareggio Storia di un’anima La Versiliana. Estate 2015 Ricerca e formazione Luci accese sulla notte dei ricercatori Un sogno che si avvera: quando la ricerca diventa prevenzione Poli di innovazione Innovazione nel settore cartario con InnoPaper Novità editoriali Il passo di Gentucca Le Croniche di Giovanni Sercambi in lingua corrente Nel segno di Boccherini: un nuovo cd dedicato alla grande musica lucchese FCRL MAGAZINE 7|2015 Marcello Bertocchini direttore Marcello Petrozziello direttore responsabile Comitato di redazione Giorgio Tori Marcello Bertocchini Marcello Petrozziello hanno collaborato a questo numero Barbara Argentieri, Sara Berchiolli, Nadia Davini, Iacopo Lazzareschi Cervelli, Alessandro Petrini, Andrea Salani, Paola Taddeucci, Vincenzo Tedesco consulenza editoriale: Publied – Editore in Lucca progetto grafico e impaginazione: Marco Riccucci © 2015, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca FCRLMAGAZINE 7 |2015 Con la firma del Protocollo d’intesa tra MEF e ACRI, ha preso il via, nel 2015, il processo di autoriforma delle fondazioni di origine bancaria. Il Protocollo stabilisce alcuni principi ai quali le singole Fondazioni si impegnano a conformarsi, modificando se necessario i propri Statuti, al fine di garantire ulteriormente l’autonomia e l’efficacia della propria governance; rafforzare il processo di diversificazione dei propri investimenti; valorizzare la trasparenza del proprio operato, con particolare riferimento all’attività erogativa. Su quest’ultimo punto, le Fondazioni si impegnano, fra l’altro, a rendere pubblici gli esiti del processo di valutazione delle iniziative proposte, nonché a pubblicizzare sui propri siti internet i risultati delle valutazioni sulle iniziative finanziate, sui costi e sugli obiettivi sociali raggiunti. Per perseguire questi risultati la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, oltre ad approfondire i propri rapporti con gli stakeholder, si sta dotando di una serie di ‘soggetti intermedi’, ciascuno operante in uno specifico settore di intervento della Fondazione stessa. Gli organi di questi soggetti, in forza delle loro competenze ed eventualmente coadiuvati da appositi Comitati Scientifici espressione degli stakeholder, saranno in grado di recepire meglio le istanze del territorio, trasmettendole agli organi della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca perché le inseriscano nella propria progettualità. Inoltre potranno indirizzare la realizzazione di progetti riconosciuti di particolare rilevanza per il territorio di riferimento; effettuare le necessarie analisi tecniche delle richieste di contributo per i settori di competenza; valutare l’impatto delle iniziative finanziate. Un primo esempio di tali ‘soggetti intermedi’ è dato dalla Fondazione per la Coesione Sociale, recentemente costituita, con lo specifico obiettivo di operare nel settore dell’assistenza sociale e socio-sanitaria e della cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale. Un «ente strumentale» focalizzato sulle tematiche più attuali e urgenti, che annovera tra le sue principali finalità la costituzione di una rete territoriale tra gli enti operanti nel settore, per favorire una migliore sinergia, generare opportunità di cooperazione e limitare la dispersione delle risorse. Proprio le tematiche del protocollo d’intesa e le prospettive future sono state al centro del Congresso dell’ACRI che si è tenuto a Lucca il 18 e il 19 giugno 2015. Un vero motivo d’orgoglio per la Fondazione ospitare questo importantissimo evento triennale nel Complesso di San Francesco, dove, con la partecipazione di illustri ospiti istituzionali, le Fondazioni di origine bancaria si sono confrontate sui temi della Coesione, dello Sviluppo e dell’Innovazione. Il 2015 è stato poi un anno particolarmente intenso anche sotto il profilo degli eventi, che hanno animato non solo il Complesso di San Francesco ma in generale le serate di Lucca e provincia. Appuntamenti, come ben si intuisce dai reportage contenuti in questo numero, che rappresentano un contributo diretto alla crescita culturale del territorio, sostenendone inoltre l’economia turistica anche nei periodi più deboli. Un augurio di «buona lettura» dunque di questo nuovo numero del magazine, che vuol fotografare l’attività della Fondazione e con essa restituire l’immagine di un territorio, delle sue esigenze, delle nostre risposte. Marcello Bertocchini Direttore della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca FCRLMAGAZINE 7 |2015 3 FCRL CONGRESSO ACRI foto Alcide CONGRESSO 4 FCRLMAGAZINE 7 |2015 ACRI Il futuro delle fondazioni bancarie passa da qui D ue giorni da capitale dell’economia e della finanza italiana in cui decidere l’assetto futuro delle fondazioni, ancora troppo spesso alle prese con una natura duale tra la loro origine bancaria e l’obiettivo della beneficenza prevista da statuto. È stato questo il tema centrale del ventitreesimo Congresso nazionale dell’Acri, l’Associazione di Fondazioni di origine bancaria e Casse di Risparmio Spa, organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca il 18 e 19 giugno scorsi. Una riunione degli stati generali, che si è tenuta nel Complesso conventuale di San Francesco e che ha portato a Lucca 550 congressisti, 200 accompagnatori, oltre a 50 giornalisti in rappresentanza dell’intera stampa nazionale, con la presenza delle troupe di Rai, Mediaset e Sky. Tutto per documentare quella che potrebbe essere definita addirittura una svolta epocale per questo tipo di enti. Non a caso, infatti, subito dopo l'evento, il presidente, insieme agli altri vertici di Acri, tra cui il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Arturo Lattanzi, è partito per Roma dove ha incontrato Papa Francesco, presentando i progetti sociali dell’Associazione, soprattutto per quanto riguarda gli interventi nell’housing sociale e a sostegno delle fasce più deboli della popolazione. In sostanza si è trattato di un vero summit dell’economia e della finanza italiana che per 48 ore ha tenuto Lucca sotto gli occhi dei riflettori, con un successo di presenze ma anche di prestigio per la città, che è stata la prima, non capoluogo di regione, a ospitare un evento del genere. Si è parlato di «Coesione, sviluppo, innovazione» con tanti big della politica nazionale arrivati per prendere la parola. IL SALUTO DEL QUIRINALE Ad aprire i lavori sono state le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha inquadrato il momento attuale come una grande fase di cambiamento per l’Italia, «caratterizzato da incoraggianti segnali di ripresa per la nostra economia, che è importante sostenere con impegno da parte di FCRLMAGAZINE 7 |2015 Alessandro Petrini Nel Complesso conventuale di San Francesco si è tenuto il 23° Congresso nazionale dell’Associazione di Fondazioni di origine bancaria e Casse di Risparmio Spa tutti». Sullo sfondo, quello che resta della lunga crisi degli ultimi anni che ha lasciato un segno pesante sul fronte dell’occupazione, della coesione sociale e territoriale, ma anche sullo stesso sistema bancario, appesantito da prestiti in sofferenza che ancora limitano la possibilità di rilanciare il credito all’economia reale, mentre sono stati richiesti considerevoli sforzi per il consolidamento del patrimonio per presidiarne la stabilità. «È dunque particolarmente apprezzabile – ha continuato Mattarella – concentrarsi oggi sui temi di “Coesione, sviluppo, innovazione”, componenti essenziali per il recupero di condizioni di crescita economica e di maggiore inclusione sociale, migliori opportunità per la valorizzazione del merito e lo sviluppo del potenziale dei nostri giovani. Le fondazioni di origine bancaria portano da sempre un fondamentale contributo allo sviluppo economico e sociale dell’Italia e possono dare un sostegno decisivo per la crescita delle comunità, sia di quelle nelle quali esse si sono sviluppate, sia di quelle più svantaggiate verso cui orientare iniziative di solidarietà, con visione di lungo periodo e attenzione particolare alla dimensione sociale, alla ricerca e al patrimonio culturale dei nostri territori». Il Presidente ha poi apprezzato il protocollo d’intesa siglato fra il Tesoro e la stessa Acri, che ha l’obiettivo di portare all’adeguamento dei principi guida di investimento e di governance. IL TEMA DEL CONGRESSO È il presidente Guzzetti a introdurre il concetto di coesione, fondamentale per il futuro dell’Acri e delle fondazioni di origine bancaria. «Ritengo davvero che agire uniti, pur nell’autonomia e nella responsabilità di ciascuno, sia un valore aggiunto da non trascurare: un valore che l’Acri ha da sempre coltivato. Anche se non è detto che insieme si vinca, è però quasi certo che da soli si perde. Le fondazioni da sole non sono in grado di risolvere nessuno dei grandi problemi del Paese, ma possono sperimentare nuove soluzioni, fare rete con altri soggetti, in particolare nel mondo del volontariato e del Terzo settore, dando un con- 5 FCRL CONGRESSO ACRI foto Alcide tributo importante ai servizi alla persona, all’arte e cultura, all’ambiente, alla ricerca scientifica. Non a caso abbiamo voluto centrare i contenuti del nostro Congresso nazionale intorno a tre parole chiave di cui la prima, ‘coesione’ è base indispensabile per le altre due: una, ‘sviluppo’, in termini non solo economici ma anche e soprattutto civili e sociali, che sicuramente non può generarsi se manca la coesione sociale; l’altra, ‘innovazione’, intesa come propensione ad andare oltre i livelli già noti, spingendosi ad esplorare orizzonti ulteriori e diversi, capaci di portare a gradi di coesione e di sviluppo sempre più equi e sostanziali, in un circuito virtuoso orientato alla crescita di una civiltà che non lasci indietro nessuno». IL PROTOCOLLO ACRI-MEF Il Congresso di Lucca ha rappresentato anche la prima opportunità per presentare il protocollo siglato dall’Acri con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. «Un segnale di grande responsabilità e maturità da parte delle nostre fondazioni», come l’ha definito Guzzetti, «che dimostra la decisa volontà di fare un ulteriore passo avanti nel virtuoso percorso di dare maggiore efficacia e trasparenza all’attività, nel rispetto della propria autonomia e indipendenza. È un passo fondamentale nel processo di autoriforma delle fondazioni, voluto dal Mef e dall’Acri nel solco della legge che le regola: cioè la riforma Ciampi del 1998/99 e le successive modifiche. Esso è in funzione del mutato contesto storico, economico e finanziario, da cui emergeva l’esigenza di specificare la portata applicativa dei principi consacrati dalla legge: principi che disciplinano le fondazioni di origine bancaria affinché possano esprimersi sempre più pienamente quali soggetti del Terzo settore». Un protocollo in continuità con le scelte già effettuate dall’Acri con la Carta delle Fondazioni, ma che porta un’innovazione assoluta nel rapporto fra vigilante e vigilato, perché ha trovato nel dialogo e nel confronto costruttivo lo strumento ideale per favorire comportamenti e prassi sempre più virtuosi, nell’interesse delle co- 6 munità e dell’intero Paese. «Si tratta di un unicum giuridico nel panorama delle istituzioni private sottoposte a vigilanza di un ente pubblico – prosegue Guzzetti –. Con la sua accettazione, le fondazioni ritengono opportuno definire parametri di efficienza e di efficacia operativa e gestionale ancora più stringenti rispetto al passato, assumendo l’impegno di applicare criteri di condotta comuni in ordine a una pluralità di fattori, riconducibili a tre principi: la riduzione del rischio; la rendicontazione; la loro autonomia e indipendenza da soggetti terzi». Infine c’è la questione della gestione del patrimonio, con l’obiettivo di ottimizzare la combinazione tra redditività e rischio del portafoglio nel suo complesso. Un tema che tocca da vicino soprattutto il rapporto tra fondazioni e banche conferitarie. «Non si può, infatti, dipendere per la realizzazione della propria attività istituzionale, che è quella filantropica, dai risultati di un investimento troppo concentrato su un unico asset – ha detto –. Ho piena consapevolezza del salto anche culturale, e potrei forse dire affettivo, che la scelta di un ulteriore allentamento dei rapporti con la banca conferitaria comporta soprattutto per quelle fondazioni di minori dimensioni legate a casse profondamente radicate sui territori. Peraltro si tratta di una scelta nel loro stesso interesse, perché al di là dell’efficacia e dell’efficienza gestionale del portafoglio mostrata da alcune fondazioni il cui asset quasi esclusivo è la banca, le vicende dell’ultimo periodo hanno mostrato come per altre fondazioni la pervicace determinazione a tenere legato il proprio destino a quello della conferitaria sia, alla fine, risultato penalizzante per entrambe. Diversificare il proprio portafoglio di investimenti non annulla i rischi, ma certo li contiene. E questa non è un’opinione, ma una legge economica. Il radicamento nel territorio delle piccole casse di risparmio – ha aggiunto – è un valore che l’Acri ha sempre difeso in passato e che difenderà in futuro, ma occorre proporre soluzioni che non contraddicano la necessità di diversificare il patrimonio delle fondazioni azioniste». FCRLMAGAZINE 7 |2015 foto Alcide IL FUTURO DELLE FONDAZIONI BANCARIE PASSA DA QUI LE BANCHE Sono molte le banche che hanno potuto contare sulla presenza, nel loro capitale sociale, delle fondazioni, che ne hanno accompagnato le scelte, favorendone il rafforzamento patrimoniale attraverso la sottoscrizione degli aumenti di capitale e la rinuncia alla distribuzione dei dividendi, con l’intento di sostenerne l’attività di finanziamento delle famiglie e delle piccole e medie imprese. Per il numero uno di Acri a livello globale si registra una sorta di strabismo. «È unanime il giudizio che il sistema bancario italiano è sano e non ha richiesto soldi pubblici: quelli alla Banca Mps erano prestiti, a tassi particolarmente pesanti, che in parte sono già stati restituiti e che, grazie all’aumento di capitale, saranno interamente restituiti – ha spiegato Guzzetti – In altri paesi – Usa, Inghilterra, Spagna, Francia e soprattutto Germania – l’intervento pubblico è stato pesantissimo ed è tuttora in corso. Le due banche di cui sono azioniste molte fondazioni si trovano invece in testa alle graduatorie europee e internazionali FCRLMAGAZINE 7 |2015 per patrimonializzazione, liquidità, basso tasso di insolvenze. Questi dati non sono controvertibili. Allora è giusto riconoscere una buona volta che è stato merito delle fondazioni avere sostenuto, in alcuni casi proposto, gli aumenti di capitale delle banche, rinunciando per diversi esercizi ai dividendi». L’ATTIVITÀ EROGATIVA Sotto il coordinamento dell’Acri, le fondazioni hanno realizzato anche importanti progetti congiunti. Primo fra tutti la realizzazione della Fondazione con il Sud. Nata da un’alleanza fra reti – le Fondazioni di origine bancaria e il mondo del Terzo settore e del volontariato – la Fondazione con il Sud è riuscita a potenziare le strutture immateriali per lo sviluppo sociale, civile ed economico del Meridione, attuando forme di collaborazione e di sinergia con le diverse espressioni delle realtà locali, in un contesto di sussidiarietà e di responsabilità sociale. Le Fondazioni di origine bancaria – dopo aver messo a disposizione le risorse per costituirne il patrimonio, circa 315 milioni di euro, di cui 210 milioni versati direttamente dalle fondazioni di origine bancaria e i restanti 105 milioni provenienti da risorse extra che avevano destinato ai fondi speciali per il volontariato – erogano ogni anno alla Fondazione con il Sud circa 20 milioni di euro. Questo vuol dire che dal 2006 al 2014 le hanno riconosciuto complessivamente 209 milioni di euro per svolgere la sua attività filantropica, che si è concretizzata in oltre 700 iniziative, tra cui la nascita delle prime cinque Fondazioni di Comunità meridionali (nel centro storico e nel Rione Sanità a Napoli, a Salerno, a Messina e nella Val di Noto), coinvolgendo 200mila cittadini, soprattutto giovani, di cui il 41% minori. Fra le altre iniziative congiunte ci sono: nel campo della solidarietà internazionale, l’iniziativa Fondazioni for Africa Burkina Faso, che garantirà il diritto al cibo e alla sicurezza alimentare a 60mila persone, puntando su agricoltura familiare, microfinanza, formazione degli operatori, educazione alimentare e coinvolgendo in prima persona le donne del Paese; nel campo del welfare, oltre alla Fondazione con il Sud, le iniziative di housing sociale realizzate insieme al fondo nazionale Fia (Fondo investimenti per l’abitare); nel campo della ricerca scientifica, il progetto Ager, finalizzato allo sviluppo del settore agroalimentare attraverso il sostegno ad attività di ricerca che contribuiscano al miglioramento dei processi produttivi, allo sviluppo di tecnologie e alla promozione e valorizzazione del capitale umano in questo settore; inoltre, sempre nel campo della ricerca, il progetto «Young Investigator Training Program», destinato a giovani ricercatori operanti all’estero che, per un mese, lavoreranno presso gli enti di ricerca italiani che aderiranno all’iniziativa, realizzato con l’obiettivo di favorire la mobilità dei giovani ricercatori al fine di stabilire e consolidare rapporti tra gruppi di ricerca stranieri e italiani per la definizione di programmi di interesse comune. E ancora: nel campo dell’arte e della cultura, il bando Funder35, inteso a far decollare le migliori imprese culturali non profit giovanili che si distinguano per la qualità dell’offerta e per una 7 foto Alcide FCRL CONGRESSO ACRI da sinistra: Piero Fassino (Presidente dell’Anci), Alessandro Tambellini (Sindaco di Lucca), Stefania Giannini (Ministro dell'Istruzione), Arturo Lattanzi (Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca), Enrico Morando (Viceministro dell'Economia e Finanze), Giuseppe Guzzetti (Presidente Acri) corretta politica del lavoro; nel campo della tutela dell’ambiente, il progetto Vento: una dorsale cicloturistica da Venezia a Torino lungo il fiume Po, passando per Milano, progettata dal Politecnico di Milano, al cui supporto si sono impegnate diverse fondazioni di origine bancaria il cui territorio di riferimento ne è attraversato. IL REGIME FISCALE DELLE FONDAZIONI In un momento così difficile per l’economia – aggravata dai pesanti tagli al sistema di welfare – quelli forniti dall’Acri sono numeri da capogiro. E dimostrano come le fondazioni bancarie stiano assorbendo in questi anni i contraccolpi di una crisi ormai fin troppo diffusa. Dal 2000 sono stati infatti erogati complessivamente 18,4 miliardi di euro. Poco meno della metà (8,3 miliardi) solo negli ultimi 6 anni. Ma non è tutto. «Abbiamo accantonato altri due miliardi per il futuro», ha assicurato Guzzetti. Dalla cultura al sociale, dall’impren- 8 ditoria alle opere pubbliche: non c’è settore in cui si compiano interventi o si eroghino servizi senza il contributo determinante delle fondazioni.r «Le fondazioni di origine bancaria – precisa – sono soggetti privati non profit che fanno parte dell’organizzazione delle libertà sociali, come ha affermato la Corte Costituzionale con la sentenza 300 del 2003, ma che tuttavia in questi anni hanno subito un progressivo inasprimento fiscale. Nel luglio 2014 gli oneri sui rendimenti derivanti dagli investimenti finanziari sono passati dal 20% al 26% (dopo aver già subito nel 2012 l’incremento dal 12,5% al 20%); la successiva legge di stabilità per il 2015 ha poi portato a un ulteriore aggravio della tassazione sulle rendite finanziarie, riducendo la quota di esenzione sui dividendi percepiti dal 95% al 22,26% (quota rimasta invece al 95% per i soggetti privati profit, le cui risorse, a differenza di quanto avviene per le fondazioni, non vengono riversate a favore della collettività). Complessivamente, dunque, si è passati dai 100 milioni di euro di carico fiscale complessivo per le Fondazioni nel 2011 ai 423,7 del 2014. È una segnalazione che, quando il Governo lo riterrà possibile, mi auguro possa essere valutata con la opportuna attenzione. Perché questi sono soldi in meno. Risorse che non vengono riversate a favore della collettività». Nel corso del Congresso tutti si sono trovati d’accordo sul fatto che non si possa prescindere dal ruolo delle fondazioni di origine bancaria, compreso Enrico Morando, viceministro dell’economia. Ed è stato proprio lui a rispondere alla denuncia di Guzzetti aprendo a una «possibile tassazione agevolata per le fondazioni bancarie». Una scelta praticabile che a suo dire potrebbe causare «un assalto nei talk show di demagoghi e populisti». Tramite un videomessaggio, poi, il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti si è detto pronto a trovare «un punto di equilibrio per il carico fiscale». LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI Riguardo all’impegno congiunto delle fondazioni nel capitale della Cassa Depositi e Prestiti, per Guzzetti «le fondazioni continuano ad essere azionisti attivi e propositivi, dopo la conversione delle loro azioni privilegiate in azioni ordinarie (abbiamo il 18,4), affiancando il Governo nel sostegno degli enti locali, delle infrastrutture, delle imprese e di importanti iniziative quali appunto il piano di housing sociale. Il ruolo della Cassa per lo sviluppo del Paese è essenziale. Recentemente è stata oggetto di un’iniziativa dell’esecutivo che intende rilanciarne l’attività a supporto della politica industriale. La posizione delle 64 fondazioni che attualmente ne sono azioniste è stata definita all’interno di Acri ribadendo la nostra valutazione positiva per il grande lavoro svolto in questi anni dal presidente Franco Bassanini e dall’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini, che ringrazio insieme ai nostri rappresentanti nel consiglio di amministrazione di Cdp, Mario Nuzzo e Marco Giovannini. Se la volontà del Governo è il ri- FCRLMAGAZINE 7 |2015 IL FUTURO DELLE FONDAZIONI BANCARIE PASSA DA QUI lancio della Cassa, noi collaboreremo positivamente come abbiamo fatto in passato, affinché sia un centro di propulsione e di sostegno dell’economia reale del Paese, ma l’obiettivo dei conti in ordine è una premessa irrinunciabile». LA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI LUCCA La strada tracciata da Guzzetti è la solita seguita anche dal presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Arturo Lattanzi, secondo cui «nel quadro in cui ci troviamo ci aspettiamo che le fondazioni puntino a realizzare nuove e migliori condizioni di benessere delle comunità, attraverso la creazione e il potenziamento di reti di sostegno, rafforzando il coinvolgimento nella vita collettiva di fasce sempre più ampie della popolazione». Un obiettivo ben delineato ma non sempre facile da realizzare. «È da questa consapevolezza – prosegue – che la nostra fondazione negli ultimi anni ha avviato un confronto costruttivo con le principali istituzioni e rappresentanze territoriali, per la conoscenza dei problemi e per la ricerca di soluzioni e di progettualità condivise». Una funzione di sussidiarietà che è apprezzata anche dal sindaco di Lucca Alessandro Tambellini, secondo cui l’Ente di San Micheletto oltre al ruolo sociale «svolge un’azione amplissima con interventi importanti per il mantenimento dei monumenti, attenzione al sociale e attività in altri settori. Le fondazioni sono elementi sussidiari nella vita dei territori e per certi versi insostituibili. Negli ultimi anni hanno erogato tra i 26 e i 32 milioni di euro, un innesto del quale non avremmo potuto fare a meno sia in termini economici, sia di coesione sociale». Proprio il ruolo strategico nella realizzazione di infrastrutture e nel raggiungimento di obiettivi programmatici è l’aspetto che sta più a cuore al presidente della Toscana Enrico Rossi, che addirittura vorrebbe riprodurre con altri enti il modello di azione portato avanti negli ultimi anni dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. «Abbiamo ottime relazioni e un modo di agire che dovrebbe essere preso FCRLMAGAZINE 7 |2015 come esempio perché si basa sul confronto e consente di attivare un sistema virtuoso di attrazione dei finanziamenti che finora ha dato e sta dando risultati importanti, permettendo di moltiplicare le risorse anziché disperderle. Si tratta di una fondazione di carattere privato e sociale legata al territorio: questo non significa che vada per contro proprio, ma anzi è proprio questo aspetto che consente di trovare equilibri per innescare un effetto moltiplicatore che va a ulteriore beneficio delle esigenze dei cittadini e della collettività. In Toscana ogni anno vengono erogati più di 100 milioni di euro, mi piacerebbe che questo rapporto sviluppato con Lucca si potesse estendere anche al resto della regione. Mi schiero pienamente con chi supporta progetti per il territorio. In quest’ottica, il dialogo tra istituzioni e fondazioni rappresenta lo snodo tra lo stato e la realtà». CONCLUSIONI Dopo il grido d’allarme sull’eccessivo aumento della tassazione, le fondazioni hanno scelto di inserire le loro criticità anche nel documento conclusivo del Congresso nazionale. Nella mozione è stata aggiunta anche una sorta di cahier de doléances, nel quale si sottolinea che «il regime di tassazione non solo non valorizza, ma addirittura penalizza il ruolo sussidiario delle fondazioni», a differenza di altri paesi europei in cui la cultura del privato sociale è molto più consolidata. Nel resto del documento la parola d’ordine è diversificare il patrimonio per salvaguardarlo. Niente più speculazioni né, soprattutto, accumulo di partecipazioni che troppo spesso negli ultimi anni hanno eroso il capitale di alcune fondazioni che si sono dimostrate forse fin troppo intente a mantenere intatto il cordone ombelicale con la propria banca conferitaria. I criteri di riferimento devono essere quelli che mirano innanzitutto a salvaguardare la tutela del patrimonio e diano sostegno all’economia locale. Anche per questo l’Acri si impegna ad accompagnare le casse di risparmio nella ricerca di maggiori livelli di efficienza, riconoscendo le specificità di quelle partecipate dalle piccole fondazioni nel loro rapporto con le conferitarie e con il territorio di cui promuovere lo sviluppo economico. Nel documento finale si parla naturalmente anche del tema principale della due-giorni: «Coesione, sviluppo, innovazione». Tematiche che nel corso della manifestazione sono state discusse e approfondite a lungo, cercando poi di rifocalizzare la missione delle fondazioni verso la sussidiarietà e il volontariato. Un modo per risolvere, una volta per tutte, il dualismo interno alle fondazioni, dovuto all’origine bancaria e all’obiettivo statutario della beneficenza: questione, quest’ultima, che sembra ormai essere ampiamente superata dal Congresso in cui si è annunciata la volontà di arrivare a un’intesa con l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni, per creare rapporti strategici e iniziative orientate alla coesione e all’inclusione sociale. In poche parole si punta significativamente alla cura del welfare, in cui è da leggersi anche l’incontro con Papa Francesco in Vaticano, per realizzare una grande iniziativa di collaborazione con il mondo del volontariato e del Terzo settore, per combattere le nuove povertà e sostenere quei giovani nati e cresciuti in contesti svantaggiati. Tra gli altri punti della mozione, vi è poi l’impegno a farsi carico dei problemi dell’infanzia, promuovendo iniziative in grado di garantire un futuro migliore a chi ha avuto meno possibilità di altri. Per questo si continuerà a sollecitare una profonda revisione della disciplina fiscale del privato-sociale basata sul valore sociale delle finalità di interesse generale perseguite. Infine, il ruolo che le fondazioni possono giocare nel rinnovo dei vertici di Cassa Depositi e Prestiti. «Per gente che ha buona volontà – ha concluso Guzzetti – c’è sempre un obiettivo di accordo e noi stiamo lavorando da settimane proprio in questa direzione. Le fondazioni non frapporranno alcun tipo di ostacolo. L’unico nostro interesse è avere tranquillità per il futuro: ci accontentiamo dei tre posti previsti per la lista di minoranza e non abbiamo chiesto altro». 9 FCRL CONGRESSO ACRI M ostre, concerti e opportunità per visitare Lucca e i suoi dintorni, dalle ville della Piana fino alla Versilia. Questo il ricco programma di eventi collaterali che ha animato la due-giorni lucchese del Congresso nazionale dell’Acri. Uno su tutti, la mostra «Illustrissimi. Il ritratto tra vero e ideale nelle collezioni delle Fondazioni di origine bancaria della Toscana», che per un mese e mezzo, fino al 31 luglio, è stata allestita nella casermetta del Museo nazionale di Villa Guinigi, proprio accanto al Complesso conventuale di San Francesco. In sostanza è stata la terza tappa di un percorso ideale attraverso l’arte italiana, che Acri aveva già iniziato nel 2012 con la rassegna a Bologna su «Il barocco emiliano» e proseguito poi lo scorso anno a Milano con «Da Tiepolo a Carrà», una mostra sui grandi temi della vita illustrati da artisti. Stavolta si è scelto di dare la possibilità ai partecipanti al Congresso – e più in generale a tutti i lucchesi – di apprezzare alcuni dei capolavori di proprietà delle Fondazioni, come omaggio a loro e alla bellezza del territorio che ha accolto l’evento. «Le Fondazioni di origine bancaria sono convinte che il patrimonio storico-culturale del nostro Paese possa essere trasformato in un volano per lo sviluppo socio-economico – ha spiegato il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti – In questi ultimi anni il settore ha ricevuto oltre 4 miliardi di erogazioni che hanno sostenuto mostre, restauri, concerti, iniziative a favore della creatività giovanile, fino alla crescita di veri e propri distretti culturali dove arte, artigianato e bellezze paesaggistiche si articolano sui territori in connubi virtuosi e originali». Così dal 2012 è accessibile online, consultabile tramite pc, tablet e smartphone, uno straordinario catalogo multimediale delle loro collezioni d’arte, realizzato e curato dall’Acri, con la regia della commissione arte e cultura dell’Associazione. Si tratta di immagini e infor- 10 foto Alcide Mostre, eventi musicali, visite guidate: tutti gli appuntamenti all’insegna di cultura e turismo mazioni, con molteplici possibilità di lettura e approfondimento, relative a oltre undicimila opere d’arte fra dipinti, sculture, disegni, ceramiche, stampe, numismatica e arredi, inventariate secondo i più accurati standard internazionali e riunite insieme in un unico catalogo che si chiama R’accolte, perché intende accogliere e valorizzare nella loro specifica identità i patrimoni d’arte delle singole fondazioni. Collezioni ampie e spesso varie sia nella composizione che nella stratificazione temporale, tanto da poter essere considerate come il volto storico e culturale dei diversi territori. Negli stessi giorni del Congresso Acri, alla Fondazione Ragghianti, nel Complesso di San Micheletto, è stata inaugurata la mostra «Creativa Produzione – La Toscana e il design italiano 1950-1990», curata da Gianni Pettena, Davide Turrini e Mauro Lovi. Un’altra iniziativa culturale, nata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca nell’ambito dell’iniziativa «Piccoli grandi musei. Toscana ’900. Musei e percorsi d’arte». Sempre in San Micheletto, i congressisti sono stati accolti la prima sera, il 17 giugno, con un cocktail musicale sulle note dei maggiori compositori classici, per rendere più piacevole l’arrivo dei partecipanti e far conoscere loro gli ambienti dove si trova la sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Durante la serata di gala invece le sale di rappresentanza di Palazzo Ducale hanno fatto da cornice a un’esibizione musicale, una sorta di flash-mob artistico, organizzata in collaborazione con la Fondazione Festival Pucciniano. Musiche tratte dalle opere del Maestro Giacomo Puccini, eseguite da un trio di cantanti accompagnati al pianoforte. Infine, un pensiero agli accompagnatori. L’organizzazione, per i due giorni di permanenza, ha studiato tre itinerari per conoscere Lucca e i suoi dintorni: il centro storico, un tour guidato delle colline lucchesi e la Versilia, con sosta a Pietrasanta e Forte dei Marmi. [A.P.] FCRLMAGAZINE 7 |2015 FCRLMAGAZINE 7 |2015 foto Alcide foto Alcide foto Alcide foto Alcide foto Alcide foto Alcide MOSTRE, EVENTI MUSICALI, VISITE GUIDATE: TUTTI GLI APPUNTAMENTI ALL’INSEGNA DI CULTURA E TURISMO 11 FCRL LUCCA CLASSICA MUSIC FESTIVAL foto Lucia Federico LUCCA CLASSICA 12 FCRLMAGAZINE 7 |2015 MUSIC FESTIVAL La città della musica immersa nella musica L e note di Puccini e Boccherini che risuonano nel loggiato trecentesco di Villa Guinigi, musica che proviene dal terrazzo di Palazzo Pfanner, musica per le strade del centro e sulla passeggiata delle Mura urbane. Bambini che ascoltano attenti, con le gambette dondolanti, la fiaba musicale di Pierino e il lupo, le sale monumentali di Palazzo Ducale gremite di gente che assiste allo struggente racconto degli ultimi anni di vita di Schubert, giovanissimi studenti intenti ad ascoltare una lectio magistralis sul rapporto tra musica e democrazia. Queste alcune istantanee della prima edizione del Lucca Classica Music Festival che nel maggio scorso, per tre giorni, ha trasformato la città in una grande sala da concerto con musica da camera e musica sinfonica, guide all’ascolto, eventi dedicati ai bambini e conferenze con artisti, scienziati e intellettuali di rilievo internazionale. Tantissimi appuntamenti distribuiti in tutto il centro storico, per una manifestazione nuova che ha portato la musica classica fuori dai luoghi che istituzionalmente la ospitano per proiettarla nelle strade, tra la gente, proponendo al pubblico una singolare esperienza, al contempo culturale ed emotiva. Il Teatro del Giglio, le Mura, via Fillungo, la chiesa di San Michele, il loggiato di Palazzo Pretorio, il Museo Guinigi, la chiesa di Santa Caterina, il Museo di Palazzo Mansi, l’auditorium del «Boccherini» sono solo alcuni dei luoghi che la manifestazione ha toccato, grazie anche alla straordinaria capacità di collaborazione dimostrata dalle tante istituzioni cittadine coinvolte dagli organizzatori fin dall’inizio di questa avventura. L’IDEA Il Festival è stato ideato e realizzato dall’Associazione Musicale Lucchese e dal Teatro del Giglio con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca con l’intento di proporre un nuovo approccio nei confronti della musica classica che, soprattutto nel nostro Paese, viene ancora associata a una FCRLMAGAZINE 7 |2015 Barbara Argentieri fruizione formale ed elitaria, raramente capace di parlare ad un pubblico giovane. Il Lucca Classica – di contro – è stato un festival dinamico e interdisciplinare, in un certo senso addirittura ‘pop’, che ha saputo coinvolgere appassionati e neofiti, giovanissimi e famiglie. Giunta al traguardo dei 50 anni di attività, l’Associazione Musicale Lucchese (fondata nel 1964 dal Maestro Herbert Handt) si è fatta promotrice di questa manifestazione per valorizzare l’immenso patrimonio culturale della città e rendere omaggio alla tradizione musicale di Lucca che, lo ricordiamo, ha dato i natali ad autori del calibro di Geminiani, Boccherini, Catalani, Puccini. Il filo conduttore del Festival, come si legge nella presentazione del direttore artistico Simone Soldati, era «rendere evidente come l’esperienza musicale porti con sé infinite ripercussioni storiche, psicologiche, sociali e come il fare musica sia una grande testimonianza di civiltà». Da qui l’idea di coinvolgere grandi musicisti ma anche personalità di spicco provenienti da diversi ambiti culturali per intrecciare la musica con le arti figurative, con la filosofia e con la scienza. Tra gli ospiti, quindi, l’ex magistrato Gherardo Colombo che ha tenuto una lectio magistralis sul rapporto tra musica e democrazia; Silvia Bencivelli, Giuseppe Scotti e Pietro Pietrini che hanno parlato del legame tra musica e neuroscienze; Mario Brunello, presente al Festival nella doppia veste di scrittore e musicista, con la musica di Bach e una riflessione sul valore del silenzio. Ed ancora la conduttrice radiofonica Gabriella Caramore che ha parlato della pazienza; l’ex calciatore e commentatore sportivo Massimo Mauro con un’interessante riflessione sul talento e la disciplina nello sport e nella musica; Sandro Cappelletto con la sua emozionante drammaturgia dedicata all’ultimo anno di vita di Schubert. Tra gli obiettivi del Festival c’era anche il coinvolgimento dei giovani musicisti, ai quali da sempre l’Associazione Musicale Lucchese dedica un’attenzione particolare, offrendo loro occasioni per confrontarsi con il palcoscenico e con il pubblico. Da qui la ricerca di una col- 13 14 foto Alcide foto Lucia Federico foto Alcide foto Lucia Federico foto Lucia Federico foto Lucia Federico foto Alcide FCRL LUCCA CLASSICA MUSIC FESTIVAL FCRLMAGAZINE 7 |2015 laborazione significativa con l’Istituto Superiore di Studi Musicali «L. Boccherini» che è stato protagonista con i suoi studenti di due concerti in anteprima che si sono tenuti in aprile. Da segnalare, nel cartellone della tre-giorni, anche la presenza di alcuni allievi del corso di Alto Perfezionamento in Musica da Camera dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma e un ulteriore spazio quotidiano per gli allievi del «Boccherini». IL SUCCESSO Il programma del Festival è stato fittissimo: dalle 16 del venerdì alle 21 della domenica 48 appuntamenti, 41 dei quali gratuiti. La stima dei partecipanti alla tre giorni è di oltre 5500 presenze, ma è una stima necessariamente per difetto. Impossibile sapere quante persone abbiano seguito la Boccherini Street Band durante i suoi giri nel centro storico, difficile calcolare quanta gente possa essersi fermata davanti al Loggiato di Palazzo Pretorio o abbia ascoltato dagli spalti il concerto in programma sul Baluardo San Colombano. Tra le persone che si sono sedute o fermate nei musei, nelle sale di Palazzo Ducale, nei teatri, nelle chiese, negli auditorium per ascoltare la musica e le conferenze, tanti appassionati ma anche tantissimi turisti, italiani e stranieri. Numerose anche le famiglie con FCRLMAGAZINE 7 |2015 bambini che hanno partecipato ai sei appuntamenti dedicati ai più piccoli. La tre-giorni di Festival è stata preceduta in aprile da tre concerti di anteprima. Sul palco per il primo appuntamento Massimo Quarta e l’Orchestra di Padova e del Veneto con un programma dedicato a Paganini e Rossini; a seguire due concerti con gli allievi dell’Istituto «Boccherini». Da segnalare come la novità e il valore del progetto Lucca Classica siano stati riconosciuti nell’ambiente musicale e culturale italiano dove hanno raccolto ben presto consenso e importanti attestazioni di stima concretizzatisi nella media partnership di Rai Radio Tre e della rivista Amadeus nonché nello straordinario patrocinio di Expo 2015. IL SUCCESSO SUL WEB A supporto del Festival, che è stato progettato per attrarre appassionati e curiosi da tutta Italia e proiettare Lucca nel panorama dei grandi festival nazionali, un’attenta strategia comunicativa via web. Il sito di Lucca Classica, in poco più di un mese, ha fatto registrare 21mila accessi, per lo più dalla Toscana e dal nord Italia con curiosi picchi anche da Napoli. La pagina Facebook dell’evento ha raggiunto più di 4,5 milioni di visualizzazioni per un totale di oltre 780mila utenti raggiunti e 2700 fan. Numeri davvero interessanti se foto Lucia Federico foto Lucia Federico foto Lucia Federico LA CITTÀ DELLA MUSICA IMMERSA NELLA MUSICA si pensa che si tratta di musica classica e che eravamo alla prima edizione del Festival. LUCCA CLASSICA MUSIC FESTIVAL 2016 La prossima edizione del Lucca Classica Music Festival si terrà il 6-7-8 maggio 2016 con alcune anteprime nella seconda metà di aprile. La formula sarà la stessa, con grandi interpreti e tanta musica nei luoghi più belli, ma anche più insoliti, della città. Tra gli ospiti, l’Orchestra Toscanini di Parma, l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, Alessandro Carbonare, Mario Brunello, Andrea Lucchesini, Danilo Rossi, il Quartetto della Scala, Stefen Milenkovich. Anche per la nuova edizione è in programma una ricca sezione di eventi dedicati ai bambini per condurli alla scoperta della musica, in particolare di quella di Boccherini e Puccini. Non mancheranno gli esponenti di diverse discipline coinvolti in riflessioni intorno alla musica e all’arte. Tra questi si segnalano il teologo Vito Mancuso, il giurista Gustavo Zagrebelsky e l’ex magistrato Gherardo Colombo. Confermano la loro presenza al Festival alcune grandi firme del giornalismo italiano come Sandro Cappelletto, Oreste Bossini e Angelo Foletto. Dopo Sofjia Gubaidulina, nel 2016 il Premio Lucca Classica Music Festival andrà al grandissimo soprano Raina Kabaivanska. 15 16 foto Alcide foto Alcide foto Alcide foto Alcide foto Lucia Federico FCRL LUCCA CLASSICA MUSIC FESTIVAL FCRLMAGAZINE 7 |2015 VENERDÌ 8 MAGGIO MUSICA, SOLIDARIETÀ E NEUROSCIENZE Il festival si è aperto nella tarda mattinata di venerdì nel segno della tradizione musicale lucchese con un cameo del violinista Alberto Bologni che, in occasione della cerimonia inaugurale, ha eseguito pagine di Francesco Saverio Geminiani. Nel pomeriggio, la prima serie di incontri e concerti a ingresso gratuito. Per aprire, al Teatro San Girolamo, La musica, vita e speranza per una nuova civiltà con le esperienze di Donatori di Musica e Andare Oltre Si Può e a seguire il concerto di Gabriele Ragghianti (contrabbasso) e le Suite di Bach. Poi è stata la volta del primo appuntamento dedicato all’affascinante legame tra musica e neuroscienze con la conferenza Musica e cervello, dall’adulto al bambino del neurologo Giuseppe Scotti. A metà pomeriggio il critico musicale Angelo Foletto ha introdotto la Nona Sinfonia di Beethoven, che è stata eseguita la sera stessa al Teatro del Giglio dalla Spira Mirabilis. A seguire, Francesco Bianchi, soprintendente del Maggio Musicale Fiorentino, ha parlato del rapporto tra economia e cultura. L’appuntamento clou della prima giornata è stato senza dubbio l’esecuzione della Nona di Beethoven della Spira Mirabilis, compagine composta da oltre 120 elementi tra coro e musicisti, tutti giovanissimi, tutti con esperienze importanti nelle maggiori orchestre europee. Preceduti dalla loro fama (che ha fatto volare le prevendite e ha regalato agli organizzatori un entusiasmante partenza con il tutto esaurito), i musicisti sono entrati tra gli applausi sul palco del Teatro del Giglio e hanno preso posto con ordine lasciando al centro un vuoto ‘annunciato’ ma comunque disorientante per chi li vedeva esibirsi per la prima volta. Spira Mirabilis, infatti, suona senza direttore. Come in un gruppo da camera, a legare e collegare i musicisti sono gli sguardi, i sorrisi che confermano la buona riuscita dei passaggi più ostici e una grande partecipazione anche fisica, un po’ ‘da solisti’. Il risultato? Altissimo e travolgente. Al punto che dopo l’ultima nota per un attimo il pubblico è rimasto so- FCRLMAGAZINE 7 |2015 foto Lucia Federico Il programma della tre-giorni speso. Poi tutti gli ordini sono esplosi in un lunghissimo applauso che i giovani musicisti ‘democratici’, come li ha definiti il quotidiano britannico «The Telegraph», hanno contraccambiato con inchini e saluti, ma anche con grandi abbracci tra loro, segno tangibile della soddisfazione di aver suonato insieme quel capolavoro che è la Nona Sinfonia di Beethoven, di averlo fatto magistralmente e di aver dato dimostrazione che la loro idea di studio e di interpretazione della musica funziona. SABATO 9 MAGGIO ASPETTANDO BACH E MARIO BRUNELLO Nella giornata di sabato il Festival è entrato nel vivo con un susseguirsi di musica e conferenze, dalle 9.30 alla mezzanotte. La mattina si è aperta a Palazzo Ducale, in Sala Ademollo, con la musica del Graces Trio, composto da alcune allieve del corso di Alto Perfezionamento in Musica da Camera dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma e la musica di Beethoven. A seguire un insolito e interessante incontro tra Massimo Mauro, ex giocatore di calcio, attualmente giornalista sportivo di Sky, e il violoncellista Mario Brunello che hanno parlato di talento e disciplina, nella musica come nello sport. Dopo un breve concerto del pianista Gilberto Rossetti, giovanissimo studente del liceo musicale «A. Passaglia» di Lucca, è stata la volta di Gherardo Colombo che ha illustrato il rapporto tra democrazia e musica. Poi il Festival si è ‘spostato’ al Museo nazionale di Palazzo Mansi dove si è tenuto il concerto di musiche per organo con Adriano Falcioni. Durante la mattina, nelle vie del centro, la Boccherini Street Band, con ottoni e percussioni, ha coinvolto e ha fatto ballare i lucchesi e i turisti richiamati in centro dalla manifestazione ma anche dal bellissimo sole primaverile che ha caratterizzato tutto il primo fine settimana di maggio. Nel pomeriggio al Teatro di San Girolamo, Gabriella Caramore, nota conduttrice di Radio3 Rai, ha parlato della pazienza mentre la violinista Natasha Korsakova si è cimentata con la musica di Bach. A Palazzo Ducale era 17 FCRL LUCCA CLASSICA MUSIC FESTIVAL in programma Da straniero inizio il cammino. Schubert l’ultimo anno, un’intensa drammaturgia di Sandro Cappelletto con il tenore Marcello Nardis e il pianista Simone Soldati. Nel tardo pomeriggio ancora un concerto al San Girolamo, questa volta con la pianista Saskia Giorgini. Durante il pomeriggio tanti gli appuntamenti all’aperto, dedicati ai bambini. Sul Baluardo San Colombano c’era Boccherini sulle Mura, concerto del Piccolo Complesso dell’Associazione Musicale Fiorentina diretta da Marco Mangani con la partecipazione di alcune scolaresche che durante l’anno hanno partecipato al progetto didattico Io e Luigi veri amici, dedicato a Boccherini. Nel frattempo sotto il loggiato di Palazzo Pretorio l’attrice Cristiana Traversa, con le sue marionette, raccontava ai più piccoli le trame delle opere liriche più famose. Nel tardo pomeriggio, sempre in piazza San Michele, la musica barocca con Lorenzo Giovannelli, Elisabeth Lochman e Gabriele Micheli mentre all’ora dell’aperitivo in via Fillungo si è tenuto un insolito dj set di musica classica. In serata, nella chiesa di San Michele, l’attesissimo concerto del violoncellista Mario Brunello, preceduto da una conversazione con Oreste Bossini sul tema del silenzio. Brunello si è esibito suonando magistralmente alcune pagine di Bach e, insieme al fisarmonicista Ivano Battiston, il componimento In croce della musicista russa Sofia Gubaidulina, ospite d’onore del Festival. La giornata si è conclusa nel segno del jazz con l’esibizione di Michela Lombardi e Ugo Bongianni in un noto ristorante della città. 18 DOMENICA 10 MAGGIO IL PREMIO A SOFIA GUBAIDULINA E LO STABAT MATER DI BOCCHERINI Il terzo giorno di Festival si è aperto alle 9.30 nella bellissima chiesa barocca di Santa Caterina dove si sono esibiti Danilo Rossi (viola) e Manrico Padovani (violino). A Palazzo Ducale, invece, c’era un appuntamento per i più piccoli con Pierino e il lupo, la favola in musica di Prokof’ev e, a seguire, il concerto di Susanna Rigacci e Simone Soldati con le più celebri liriche per voce e pianoforte di compositori italiani come Rossini, Puccini, Tosti. Spazio anche al jazz con Riccardo Arrighini e le sue improvvisazioni sulle arie di Giacomo Puccini. Nel frattempo nella cattedrale di San Martino, la Polifonica Lucchese diretta da Egisto Matteucci animava la liturgia domenicale con un ulteriore omaggio alla tradizione musicale della città e il toccante Requiem per coro, viola e harmonium di Giacomo Puccini senior. Nel pomeriggio tre appuntamenti in altrettanti musei del centro storico: Remo Pieri ha suonato Stravinskij al Lu.C.C.A Museum, il Quartetto di Cremona si è esibito a Villa Guinigi mentre Cristiano Rossi era a Palazzo Pfanner. Per gli appassionati di neuroscienze, invece, nell’auditorium del «Boccherini» ancora due conferenze sul rapporto tra musica e cervello con la giornalista scientifica Silvia Bencivelli e lo psichiatra Pietro Pietrini. A seguire il concerto del pianista Andrea Lucchesini con musica di Schumann, Debussy e Corea. Nel tardo pomeriggio, nella chiesa di San Michele, uno dei momenti più intensi del Festival con la consegna del Premio Lucca Music Festival a Sofia Gubaidulina, la più importante compositrice contemporanea vivente, Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia nel 2013. Come il suo mentore Dmitrij Šostakovič, nella sua lunga carriera Gubaidulina (nata nel 1931 a Čistopol’, in Russia) è riuscita a tracciare un percorso musicale indipendente, resistendo alla disapprovazione e alla censura sovietica che non approvava la sua ricerca spirituale e la sua libertà compositiva, fino ad affermarsi come uno dei più interessanti autori della musica russa del XX secolo. Negli ultimi decenni le sue composizioni sono diventate ancora più note grazie ad artisti come Gidon Kremer e Anne-Sophie Mutter che hanno contribuito a diffondere la musica della Gubaidulina in tutto il mondo. In suo onore, l’Orchestra del Boccherini diretta da GianPaolo Mazzoli con Francesco Gesualdi alla fisarmonica e Antonio Caggiano alle percussioni ha eseguito l’intenso componimento Fachwerk, un brano dalle sonorità inusuali e dalla profonda carica mistica che ha letteralmente incantato il folto pubblico presente all’evento. Per chi passeggiava in città, intanto, c’era musica nel loggiato di Palazzo Pretorio, il dj set in via Fillungo e ancora un appuntamento per i bambini con le marionette di Cristiana Traversa. Il Festival si è chiuso, poi, nel segno di Luigi Boccherini. Dopo una sagace conversazione sulla musica a tutto tondo tra il cantante Elio di Elio e le Storie Tese e il giornalista Oreste Bossini, è stata la volta del concerto del Gringolts Quartet, con il soprano Malin Hartelius e il contrabbassista lucchese Gabriele Ragghianti. Le ultime note del Lucca Classica, ancora una volta nella bella chiesa di San Michele, sono state quelle dello Stabat mater di Luigi Boccherini, doveroso omaggio alla grande tradizione musicale lucchese. [B.A.] FCRLMAGAZINE 7 |2015 foto Alcide foto Alcide foto Alcide IL PROGRAMMA DELLA TRE-GIORNI FCRLMAGAZINE 7 |2015 19 FCRL EVENTI SAN FRANCESCO: 20 FCRLMAGAZINE 7 |2015 EVENTI 2015 « Riflettori sul regista canadese attraverso le sue mostre visionarie Per una banale questione di sangue, quando faccio un film, quel film diventa automaticamente un mio, personale, film. Non mi preoccupo di quelli girati in precedenza. Quando sono su un nuovo set, penso solo a ciò che sto facendo in quel momento. Il passato non mi influenza e non mi condiziona, almeno non nel modo di farmi pensare che per essere un film di David Cronenberg deve esserci un elemento piuttosto che un altro». Così David Cronenberg rispondeva nel 2005, quando gli si chiedeva se il suo A History of Violence non fosse un prodotto poco in linea con la sua cifra e la sua vena di filmaker. Un’affermazione con cui il regista rivendicava una sua libertà intellettuale, ponendo in secondo piano, senza rinnegarla, la sua storica etichetta di principe del body horror. David Cronenberg è difatti un regista universale, che certamente proviene da un settore specifico e ben marcato tra i generi cinematografici, ma che ha saputo emanciparsi dal mondo degli horror movies portandosi dietro la preziosa eredità di quell’esperienza e con essa l’ossessione per l’immagine e la costante ricerca della sperimentazione, se non della vera e propria “invenzione”. E nei film di questo geniale e meticoloso regista canadese si incontrano sempre mondi diversi, paralleli fra loro ma ancorati ad una realtà che è di volta in volta espressione della soggettività dell’autore, ma anche dei protagonisti stessi. Sono film ricchi di fantasia e inventiva, nella trama, nei profili, nelle scenografie fino ai costumi e agli incredibili oggetti di scena. Un’abbondanza di sfumature che un’unica mostra non poteva contenere. Per questo il Comitato Nuovi Eventi per Lucca, grazie al supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e alla collaborazione di Lucca Film Festival/Europa Cinema, ha pensato di proporre un circuito espositivo straordinario, capace di coinvolgere tutto il territorio provinciale. Tre mostre, realizzate anche grazie al sostegno di Pictet e Société Générale, per raccontare David Cronenberg sotto ogni possibile pro- FCRLMAGAZINE 7 |2015 Andrea Salani Riflettori sul regista canadese attraverso tre mostre visionarie spettiva, accompagnati in un percorso capace di riproporre il cammino del regista nel mondo del cinema, di raccontare, in una parola, la sua evoluzione. Evolution, d’altronde, è proprio il titolo della mostra principale di questo circuito. Ospitata nelle sale espositive della Fondazione Ragghianti, questa monografica, che ha il merito di seguire, passo dopo passo, la carriera di Cronenberg dai primissimi esordi, è una produzione del Toronto Film Festival, ad oggi una delle tre maggiori rassegne a livello mondiale. Dalle locandine di The Brood alla capsula de La mosca, dall’inquietante schermo di Videodrome alle entomologiche macchine da scrivere de Il pasto nudo, e ancora molti altri oggetti di scena partoriti dall’immaginazione del regista, come la pistola ‘ossea’ di Existenz e i complessi apparecchi ortopedici di Crash. Il tutto in una rigorosa sequenza cronologica, attraverso la quale si avverte un continuo cambiamento, in cui la fantasia deriva da un’attenta osservazione del mondo, di ciò che di terribilmente inaspettato la realtà può proporre. In questa lunga carrellata di oggetti, poster e filmati si riconoscono le passioni di Cronenberg, i suoi feticci mai nascosti, la sua continua indagine sulla commistione dell’elemento organico con quello tecnologico. Aspetti che si mostrano in tutta la loro essenzialità nelle dilanianti sequenze di Scanners, passando per i violenti esperimenti del professor Seth Brundle in La Mosca e per la profetica consolle di Existenz, fino ad arrivare ai morbosi intrecci di corpi e lamiere in Crash. La mostra non racconta solo una sequenza, ma la progressiva maturazione di una precisa idea di cinema, connessa ad una maniacale cura dell’immagine, in cui la credibilità di una scena si riflette pienamente nella credibilità del film, al di là del grado di realismo del soggetto e della trama. Evolution è dunque un grande affresco della poetica di Cronenberg e culmina, nelle ultime sale con gli spazi dedicati alle sue più recenti realizzazioni. Storie intense in cui il brivido, la paura e il mistero non sono contestualizzati in immaginari 21 FCRL EVENTI 22 FCRLMAGAZINE 7 |2015 RIFLETTORI SUL REGISTA CANADESE ATTRAVERSO LE SUE MOSTRE VISIONARIE mondi paralleli, ma si celano dietro vicende, certo particolarissime e straordinarie, ma profondamente reali: la mostra racconta queste intense pellicole attraverso gli abiti di scena di La promessa dell’assassino e di A Dangerous Method, che insieme ad A History of Violence compongono la triade di film in cui Cronenberg ha incontrato, dopo Jeremy Irons, il suo secondo attore feticcio, l’eclettico Viggo Mortensen. Il tutto corredato da uno splendido catalogo dove i curatori della mostra, Piers Handling (direttore del Toronto Film Festival) e Noah Cowan, presentano un similare viaggio nel tempo che partendo dagli anni Sessanta arriva ai nostri giorni, proponendo di fatto anche una storia delle tendenze artistiche in ambito cinematografico, tendenze che Cronenberg raramente ha seguito e più frequentemente determinato. Il percorso proposto nelle sale della Fondazione Ragghianti conteneva solo una piccola citazione di un importante film di David Cronenberg, M. Butterfly. Questa pellicola del 1993 si lega in maniera spontanea a Lucca per la citazione pucciniana ed è parso logico rimarcare questo legame ricavando nel Museo Casa natale di Giacomo Puccini uno spazio da dedicare proprio a M. Butterfly, come una sorta di appendice di Evolution. Gli oggetti di scena e lo spettacolare costume provenienti dal set del film hanno trovato qui la loro naturale collocazione, a fianco dei cimeli e dei documenti autografi riguardanti l’opera pucciniana conservati dal museo. Un allestimento, in questo caso, giocato principalmente sull’atmosfera, capace di riproporre il parallelismo tra la tragica vicenda dell’opera lirica e quella del protagonista del film, che Cronenberg aveva saputo creare con maestria, grazie anche al sapiente uso della musica di Giacomo Puccini. M. Butterfly è solo una delle tantissime idee e progetti elaborati da Cronenberg in quasi cinquanta anni di carriera: tante sceneggiature, storyboard da cui sono nati venti lungome- FCRLMAGAZINE 7 |2015 traggi. Ma proprio ad un sua affascinante ‘bozza’, mai divenuta film, si ispira la strana idea che ha condotto alla realizzazione di Red Cars, la mostra ispirata al regista canadese allestita negli spazi espositivi degli ex-Macelli, oggi di pertinenza dell’Archivio di Stato di Lucca. Cronenberg scrisse la sceneggiatura dal titolo Red Cars, dopo aver girato Crash (1996), con l’intenzione di farne un film interpretato da Mel Gibson. Come è noto, il film non venne realizzato ma da quell’idea è nato prima un libro d’artista presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2005 e poi, nel 2008, un’installazione multimediale al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Si tratta della storia di due piloti, l’americano Phil Hill e il tedesco Wolfang Von Trips, in lotta per il campionato di Formula Uno del 1961, entrambi alla guida di una Ferrari 156 F1, soprannominata ‘sharknose’ per il caratteristico musetto a forma di squalo. Ed è proprio il Rosso Ferrari a dominare le sale dell’installazione multimediale proposta agli ex-Macelli, dove i curatori, Domenico De Gaetano e Alessandro Romanini, hanno inscenato la storia di Hill e Von Trips attraverso immagini, parole e video, in un’atmosfera che evoca suggestioni tratte dall’abstract painting e dalla pop art. Un video di dieci minuti, una selezione di dialoghi estrapolati dalla sceneggiatura originale e una bacheca con dieci libri aperti nei dieci momenti più significativi della storia sono le diverse forme espressive scelte per comporre un racconto. Quello di due antagonisti nello sport come nella vita: un individualista, uno ‘yankee’ nevrotico e spericolato, contro un teutonico aristocratico che guarda con distacco il mondo delle corse, forte del proprio naturale talento. Tra le righe si legge, nell’idea originale di Cronenberg così come nell’interpretazione dei curatori, la celebrazione della Ferrari 156 F1, uno dei bolidi entrati nella leggenda dell’automobilismo, che diventa un leitmotiv nelle immagini attraverso rare fotografie storiche tratte dall’archivio Ferrari, ritratti dei protagonisti, spaccati tecnici di motori, tracciati dei circuiti e fotografie dei dettagli, tutto confezionato con un design grafico basato sulle riviste automobilistiche degli anni Sessanta. Come spesso accade, la trama ideata da Cronenberg si regge su un confronto tra ossessioni che viene colto e riproposto nell’istallazione: il rosso è denso e fa calare il visitatore in un ambiente dove le frasi, le immagini e i suoni costituiscono un’esperienza sensoriale, che ognuno può interpretare a proprio modo, dando così una personale e intuitiva versione di quel film mai girato. Red Cars è stato tra l’altro anche un’importante occasione per valorizzare gli ambienti dei cosiddetti ex-Macelli, adesso adibiti a spazi espositivi dell’Archivio di Stato e che già avevano dato prova di funzionalità accogliendo la mostra Lost Visions, dedicata alle opere di David Lynch, e quindi dimostrando anche una naturale vocazione per ricreare suggestive ed evocative ambientazioni. Dai film di Cronenberg a un’idea di Cronenberg dunque, e infine una mostra curata da Cronenberg stesso. Questa è Chromosomes, l’esposizione fotografica in cui il regista ha selezionato settanta fotogrammi tratti dai suoi lungometraggi più famosi. La mosca, Videodrome, La zona morta, Inseparabili, Il pasto nudo, Crash, Spider, La promessa dell’assassino: tutti fossilizzati in istantanee evocative, esposte alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (GAMC) di Viareggio. Una scelta singolare del Comitato Nuovi Eventi, motivata dalla precisa volontà di coinvolgere il territorio in questa straordinaria esperienza espositiva. La già prestigiosa collezione della GAMC è stata dunque arricchita per tre mesi da queste immagini, catturate direttamente dalle piccole 35mm nei laboratori del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma mediante una tecnica digitale particolarmente innovativa. David Cronenberg non ha soltanto operato la selezione, ma ha anche coordinato l’elaborazione delle immagini, infine stampate su un’apposita tela pittorica. 23 FCRL EVENTI la filmografia Stereo 1969 Crimes of the Future 1970 Il demone sotto la pelle 1975 Rabid - Sete di sangue 1977 Veloci di mestiere 1979 Brood - La covata malefica 1979 Scanners 1981 Videodrome 1983 La zona morta 1983 La mosca 1986 Inseparabili 1988 Il pasto nudo 1991 M. Butterfly 1993 Crash 1996 eXistenZ 1999 Spider 2002 A History of Violence 2005 La promessa dell’assassino 2007 A Dangerous Method 2011 Cosmopolis 2012 Maps to the Stars 2014 24 Le tele di Chromosomes raccontano tutte le ossessioni del regista in iconiche istantanee, nelle quali Cronenberg rende al potere dell’immagine un tributo ancor più forte e incisivo. Si tratta di veri e propri flash estrapolati dalle pellicole che, in un certo senso, aiutano ad analizzare anche la cura dei particolari, l’attenzione per i giochi di luce e di colore oltre alla passione per le commistioni tra organico e meccanico. Particolarmente suggestivo, ad esempio, il dettaglio della mano di James Spader che ‘morbosamente’ accarezza la lamiera deformata di un’autovettura: una singola immagine perfettamente in grado di rappresentare la tensione intima e distruttiva dei protagonisti di Crash. O ancora lo splendido primo piano di Ralph Fiennes, intenso ed inquietante tra le diaboliche ragnatele di Spider. Ma Chromosomes rappresenta soprattutto la prima mostra di Cronenberg nella veste di artista e creatore puro, dove, grazie alla tecnologia, le immagini si allontanano, per quanto possibile, dalla loro origine cinematografica, ma anche dove trovano spazio istantanee che appartengono all’immaginario visivo più personale del regista. Se la mostra rappresenta uno sguardo di Cronenberg sulla propria opera, il catalogo che ne è derivato è invece una sorta di sguardo del mondo su Cronenberg. Le pagine di questo prezioso compendio sono infatti una carrellata di interventi, pensieri e riflessioni sulla poetica del regista, raccolte da grandi personalità in ambito culturale, scientifico e musicale. Tra questi il compositore Howard Shore, lo scrittore William Gibson, il genetista Marcello Buiatti, il designer Giorgetto Giugiaro, il curatore e critico d’arte Hans Ulrich Obrist, l’attore Viggo Mortensen ed altri ancora. Tre mostre per raccontare il regista, lo scenografo e l’artista. Tre mostre che nella loro sintesi hanno rappresentato un percorso analitico senza precedenti sulla personalità di uno dei più apprezzati filmaker contemporanei. Cronenberg è stato tra l’altro il protagonista del Lucca Film Festival 2015, con una vi- FCRLMAGAZINE 7 |2015 RIFLETTORI SUL REGISTA CANADESE ATTRAVERSO LE SUE MOSTRE VISIONARIE FCRLMAGAZINE 7 |2015 25 FCRL EVENTI foto Alcide feticci deoconferenza in diretta dal Canada e con un eccezionale concerto realizzato nella Chiesa di San Francesco dall’Istituto Musicale «Luigi Boccherini», a conclusione della rassegna cinematografica che da quest’anno si è stabilmente ‘insediata’ nel mese di marzo. Il concerto ha visto l’esecuzione delle principali musiche tratte dai film di Cronenberg, interpretate dall’Orchestra dell’Istituto, che già durante l’autunno del 2014 scorso aveva omaggiato David Lynch con un’emozionante esibizione. Tutto il mondo di questo eccezionale regista visto da ogni possibile prospettiva, secondo ogni immaginabile sfumatura: proponendo formule espositive nuove e decisamente d’avanguardia, insieme a scelte coraggiose non solo negli allestimenti ma anche nella dislocazione dell’intero percorso museale. Scelte certo ispirate da un’idea ampia di cultura e di divulgazione, coniugata con la specifica missione del Comitato Nuovi Eventi, indirizzata alla promozione del territorio e alla creazione di happening orientati a coprire i mesi di minor afflusso turistico nella provincia di Lucca. 26 Jeremy Irons Protagonista del Lucca Film Festival 2015, l’attore inglese è un mostro sacro del pantheon hollywoodiano, capace di spaziare da impegnate pellicole a più leggere interpretazioni nelle grandi produzione americane. Protagonista anche di film molto discussi, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta è stato vero riferimento per Cronenberg che gli ha letteralmente cucito addosso i ruoli in Inseparabili e in M. Butterfly. Viggo Mortensen Divenuto celebre nel ruolo di Aragorn nella trilogia del Signore degli Anelli, questo eclettico attore newyorkese (di origini danesi) ha interpretato per Cronenberg una intensissima triade di film (A History of Violence, La promessa dell’assassino, A Dangerous Method) coincisi con una fase nuova per la produzione del regista, in cui l’ossessione per la tecnologia e la genetica lascia spazio all’analisi dell’uomo e della sua psiche. FCRLMAGAZINE 7 |2015 Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa U na giovane coppia degli anni Sessanta, una lista di nozze decisamente atipica e un’eccezionale coraggio in grado di sovvertire gli schemi e plasmare il futuro. Questo è l’inizio di Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa (Mondadori), l’ultimo libro di Mario Calabresi che ha dato il nome anche ad una bella serata nella chiesa di San Francesco, dove lo scrittore e giornalista ha duettato con l’attore Giuseppe Battiston in un intenso intreccio di monologhi. Una serata organizzata dalla Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno / Gruppo Banco Popolare, in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, per raccontare storie di giovani in grado di fare scelte coraggiose, cambiare la propria vita e, per quanto possibile, lasciare un segno del proprio passaggio nel mondo che li circonda. Tutto ruota intorno alla vicenda di Mirella e Gianluigi, gli zii di Calabresi, entrambi medici, che, in occasione del loro matrimonio, decisero di proporre a parenti e amici una singolare lista di nozze. Ventidue letti per adulti, nove lettini per bambini, culle per neonati, lenzuola, elettrocardiografo, microscopio, lettino operatorio, lampada operatoria, attrezzi per la chirurgia: lo stretto necessario per ‘arredare’ la loro futura casa. Sì perché Mirella e Gianluigi, dopo un breve viaggio di nozze in Val d’Aosta, partirono per Matany, un puntino sulla carta geografica dell’Uganda che divenne il luogo dove coronare il loro sogno più grande: costruire un nuovo reparto del piccolo ospedale locale. Un sogno raccontato da Mario Calabresi nel suo libro e riproposto durante la serata in San Francesco, anche attraverso le letture dell’attore Giuseppe Battiston: «due giovani che non hanno avuto paura di diventare grandi» ricorda lo stesso scrittore, la cui impresa dai contorni quasi epici è un messaggio di speranza, soprattutto in congiunture storiche incerte come quella attuale. Calabresi ritorna dunque sui temi della sua precedente fatica letteraria Cosa tiene accese le stelle. Intendendo con ‘stelle’, i desideri, le FCRLMAGAZINE 7 |2015 Mario Calabresi e Giuseppe Battiston: i giovani, i sogni e una necessaria tenacia ambizioni e le speranze spesso ritenute irraggiungibili di coronare un progetto professionale o realizzare qualcosa di significativo col proprio lavoro. E già allora il titolo del libro diventava una cruda domanda: cosa tiene accese le stelle in questi tempi così difficili in cui la parola futuro non viene interpretata come prospettiva ma come preoccupante incognita? «Appartengo a una generazione – dice lo stesso Calabresi – a cui genitori e professori ripetevano che nella vita bisogna provare a seguire i propri sogni; mi sembra ancora quella la risposta giusta, ma non posso far finta che i tempi non siano cambiati, che viviamo in un mondo diverso e senza orientamenti». Una visione realistica dei nostri tempi, che, però, il giornalista invita ad analizzare anche in termini di opportunità, portando ad esempio storie di tenacia imprenditoriale che testimoniano la possibilità non certo di «sconfiggere la crisi» ma sapersi adattare, comprendere prima degli altri che gli schemi sono cambiati e quindi agire di conseguenza. Giuseppe Battiston ha prestato la voce ad alcuni passi tratti da Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa, consolidando il monologo di Calabresi con la forza della prosa scritta, interpretata e restituita al pubblico da un professionista della parola. E allora alla storia di Mirella e Gianluigi, collocata in un tempo lontano, si affiancano le immagini, scattate dal nipote – Calabresi, appunto – in un recente viaggio in Uganda, che mostrano l’ospedale di Matany, oggi, meravigliosa realtà che vive anche grazie agli ideali di quei due novelli sposi e al loro curioso regalo di nozze. Ma a quella vicenda si sovrappongono altre moderne storie di ostinazione a noi probabilmente più vicine: quindi il caso di Elia che ogni notte prende il largo dal porto di Genova con la sua lampara o quella di Aldo che rimette in moto le pale del mulino abbandonato della sua famiglia e decide che il progresso può e deve concretizzarsi nel solco della tradizione. Giovani di ieri e di oggi, che hanno saputo guardare avanti con coraggio, trovando 27 foto Alcide FCRL EVENTI motivazione negli ideali, nelle radici della propria famiglia e nelle capacità individuali. Mario Calabresi parla infatti di «ragazzi italiani», insistendo molto sulla necessità di considerare le specificità del nostro popolo e facendo riferimento all’inventiva e alla capacità di ottimizzare, soprattutto nei momenti difficili. Una serata positiva, attraversata dalle emozioni: quelle personalissime e toccanti del giornalista che ha parlato di Gigi e Mirella, i propri zii, miscelando la più intima soddisfazione e stima con la volontà di muovere gli animi e di 28 portare una testimonianza. Ma anche le emozioni di una platea che ha riconosciuto in Calabresi uno straordinario storyteller, in grado di raccontare una personale vicenda e renderla universale, un attualissimo romanzo ricco di significati nel nome della speranza. Già, perché proprio speranza è la parola chiave di buona parte della produzione letteraria di questo giornalista, sempre orientato alla ricerca delle parole più giuste e misurate per comporre un affresco, o ancor meglio un mosaico, del mondo contemporaneo. Lontano dai sensazionalismi e da rigidi e univoci proclami Calabresi ha la capacità di raccontare il mondo che ci circonda, per scritto e dal vivo, in una chiave oggettiva e sempre costruttiva. Da questo stile non può che emergere un messaggio credibile, possibile fonte di ispirazione per i molti giovani che oggi cercano faticosamente di costruirsi un futuro portando a loro volta testimonianze notevoli. [A.S.] FCRLMAGAZINE 7 |2015 MARIO CALABRESI, giornalista e scrittore, nasce a Milano il 17 febbraio 1970. Laureato in Giurisprudenza, inizia la sua carriera tra ANSA e «La Repubblica» fino ad approdare nel 2000 a «La Stampa» per la quale racconta, da inviato speciale, gli attentati dell’11 settembre 2001. Dopo una nuova esperienza a «La Repubblica» in qualità di corrispondente per il giornale da New York, nel 2009 diventa, a soli 39 anni direttore de «La Stampa». Calabresi vanta anche un’importante conduzione televisiva in prima serata su Rai 3 con Hotel Patria (2001) ed è autore di Spingendo la notte più in là (2007), libro dedicato alle vittime del terrorismo, La fortuna non esiste (2009), Cosa tiene accese le stelle (2011) e dell’ultimissimo Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa. FCRLMAGAZINE 7 |2015 foto Alcide foto Alcide NON TEMETE PER NOI, LA NOSTRA VITA SARÀ MERAVIGLIOSA GIUSEPPE BATTISTON, attore teatrale e cinematografico, nasce a Udine il 22 luglio 1968 e si diploma alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano, dove coltiva la propria amicizia e collaborazione col regista Silvio Soldini. Per quest’ultimo reciterà in Pane e tulipani (2000), grazie al quale vince il David di Donatello e il Ciak d’oro, e in Agata e la tempesta (2004). Nel 2011 riceve il nastro d’argento come attore non protagonista per la sua interpretazione in tre film, Senza arte né parte, La passione e Figli delle stelle. Importanti le sue partecipazioni a pellicole come La bestia nel cuore di Cristina Comencini o La tigre e la neve di Roberto Benigni, entrambi del 2005. Protagonista anche di molte produzioni televisive, Battiston non ha mai abbandonato il teatro: recente (2014) la sua partecipazione al Falstaff con la regia di Andrea De Rosa. 29 FCRL EVENTI Nicola Piovani in San Francesco: una colonna sonora da Oscar U n altro grande concerto per celebrare la riapertura del Complesso conventuale di San Francesco. Dopo il battesimo con il Coro del Teatro San Carlo di Napoli e il primo compleanno con l’Orchestra Filarmonica della Scala, il secondo anniversario ha visto una performance inedita per Lucca. Quella del 4 luglio scorso è stata infatti una serata suggestiva ed emozionante, da Oscar potremmo dire, visto che sul palco della chiesa di San Francesco è salito il maestro Nicola Piovani, alla guida del suo Quintetto di grandi interpreti, capace di registrare il tutto esaurito e l’acclamazione del pubblico presente. Piovani è probabilmente uno dei più grandi compositori italiani contemporanei, conosciuto soprattutto per aver realizzato la colonna sonora de La vita è bella di Roberto Benigni, che gli ha regalato la prestigiosa statuetta. Ma il suo curriculum racconta di un artista eclettico, che ha trovato nel cinema un contesto ideale per la propria produzione, spaziando comunque in altri ambiti come il teatro, la televisione e la musica leggera. Non tutti sanno forse che Piovani ha lavorato al fianco di Fabrizio de André per la realizzazione di due dei suoi più commoventi e riusciti album: Non al denaro non all’amore né al cielo e il successivo Storia di un impiegato, vivendo l’emozionante esperienza di musicare e arrangiare la poesia del cantautore genovese. Quello tra Piovani e il cinema è comunque un rapporto privilegiato, probabilmente per l’innata capacita del Maestro di tradurre le emozioni in musica. Forgiare melodie capaci di restituire, intensificare e – perché no – suggerire sensazioni e sentimenti in accordo col potere delle immagini. Scorrendo il lungo elenco di collaborazioni del compositore con importanti nomi del cinema italiano e internazionale si delinea il profilo di un vero e proprio ‘mostro sacro’ della colonna sonora. Risale agli anni Settanta il suo longevo sodalizio con Marco Bellocchio di cui accompagnò gli esordi in regia. Il decennio successivo lo vide comporre per 30 Il grande compositore e il suo Quintetto per una serata speciale Mario Monicelli, Giuseppe Tornatore e Bernardo Bertolucci, ma soprattutto tradurre in musica le suggestioni dell’ultima pellicola felliniana, La voce della Luna (1990). Sono gli anni in cui consolida la sua figura di maestro delle soundtrack: lo stesso Fellini lo aveva già sperimentato in Ginger e Fred (1986) mentre Nanni Moretti ne fa un suo punto di riferimento quasi irrinunciabile. Non a caso il nome di Nicola Piovani è legato ad alcuni dei più importanti riconoscimenti per il cinema italiano a livello internazionale. La sua collaborazione con Roberto Benigni ha portato entrambi all’Oscar, mentre il film di Nanni Moretti La stanza del figlio (2001), da lui musicato, è ad oggi l’ultimo lungometraggio italiano ad essersi aggiudicato la Palma d’oro al Festival di Cannes. Un’idea della colonna sonora strutturata. In armonia con l’immagine, mai invadente ma sempre autonoma e incisiva. Per questo le conosciutissime note de La vita è bella ispirano in tutti un sorriso malinconico, così come altre melodie ci riportano a momenti magici, grazie al potere dell’evocazione che solo la musica possiede. Ed ‘evocativa’ è di certo l’aggettivo che meglio descrive la serata che Nicola Piovani ha regalato al pubblico del San Francesco insieme ai suoi strumentisti. Concerto in Quintetto è infatti il titolo dell’evento, nonché del progetto musicale che vede coinvolti al violoncello, chitarra e tastiere, Pasquale Filastò; alle percussioni, batteria e fisarmonica, Cristian Marini; al contrabbasso Andrea Avena e al sax e clarinetto Marina Cesari. Ovviamente al pianoforte e alla direzione lo stesso Piovani che ha proposto un repertorio emozionante e delicato, una sorta di provvisoria autobiografia musicale divenuta col tempo parte della biografia del pubblico, che negli anni ha legato le singole note e le melodie a ricordi fatti di bellezza, lacrime e sorrisi. Così l’aula unica del San Francesco ha accolto questa particolarissima esibizione in cui Piovani ha riarrangiato le sue creazioni per un concerto decisamente impostato sulla ‘cantabilità’ di singoli strumenti, come il sassofono, il violoncello o la fisarmonica, ma che di certo ha nella duttilità ritmica di un organico agile il suo valore più inestimabile. Un concerto – lo testimonia chi ha seguito le tournée del Maestro – che si rinnova di serata in serata, proponendo di volta in volta un’interpretazione unica e inedita, un happening. Ed è una precisa scelta di Piovani quella di decidere la scaletta per ogni concerto, mantenendo dei punti fermi irrinunciabili, alternando i brani o proponendoli in arrangiamenti sempre differenti: non sono mancate le note de La stanza del figlio, La messa è finita e La vita è bella come anche qualche passo dedicato a de André e la splendida La voce della Luna, vero e proprio nostalgico saluto alla memoria di Federico Fellini. Il tutto intervallato dalle parole del Maestro, che si è rivelato un generoso intrattenitore: capace di appassionare non solo con le sue FCRLMAGAZINE 7 |2015 foto Alcide NICOLA PIOVANI IN SAN FRANCESCO: UNA COLONNA SONORA DA OSCAR FCRLMAGAZINE 7 |2015 31 FCRL EVENTI Sbatti il mostro in prima pagina 1972 di Marco Bellocchio Nel nome del padre 1972 di Marco Bellocchio Il marchese del Grillo 1981 di Mario Monicelli La notte di San Lorenzo 1982 di Paolo e Vittorio Taviani La messa è finita 1985 di Nanni Moretti Le due vite di Mattia Pascal 1985 di Mario Monicelli Ginger e Fred 1985 di Federico Fellini Speriamo che sia femmina 1986 di Mario Monicelli Il camorrista 1986 di Giuseppe Tornatore I cammelli 1988 di Giuseppe Bertolucci Palombella rossa 1989 di Nanni Moretti In nome del popolo sovrano 1990 di Luigi Magni La voce della Luna 1990 di Federico Fellini Caro diario 1993 di Nanni Moretti La teta y la luna 1994 di Juan José Bigas Luna Uomo d’acqua dolce 1996 di Antonio Albanese La vita è bella 1997 di Roberto Benigni La stanza del figlio 2001 di Nanni Moretti Nowhere 2002 di Luis Sepúlveda Pinocchio 2002 di Roberto Benigni La tigre e la neve 2005 di Roberto Benigni 32 foto Alcide I principali film ‘musicati’ da Piovani melodie ma anche raccontando tutto ciò che ruota intorno al mondo della musica. Una disponibilità e una dedizione che passano attraverso la capacità di divertire divertendosi, che è propria di chi, baciato dal talento, si sente fortunato e condivide le proprie abilità con disinvoltura. Riguardo alla scelta del Quintetto è lo stesso Piovani a spiegare come «l’ensemble, volutamente composto sia da strumenti classici che più moderni e anche popolari, rende una indefinibilità linguistica che mi ha sempre affascinato, navigare attraverso gli stilemi mi attrae, e finché ci sarà un pubblico disposto ad ascoltare queste musiche di complicata catalogabilità – si chiamino contaminate, meticce, bastarde, come si vuole – finché insomma me le faranno suonare io lo farò con grande gioia e impegno». E c’è sinceramente da sperare che questa esperienza prosegua, vista la qualità dell’esecuzione e il continuo rinnovarsi delle performance. Per il suo secondo compleanno, il San Francesco ha dunque conosciuto un’esibizione un po’ differente dagli anni passati, quando due ‘divinità’ del podio come Nicola Luisotti e Daniel Harding avevano diretto il Coro del San Carlo e l’Orchestra della Scala. Ai classici della musica lirica e sinfonica è subentrato un programma più fresco, leggero e popolare, con il più affermato autore di colonne sonore in Italia. Ed è proprio in serate come questa, a due anni dalla riapertura del Complesso, che meglio si apprezza la ritrovata vitalità di questa zona della città. La piazza antistante la chiesa è di fatto luogo sempre più frequentato durate le calde serate estive e in generale, in ogni stagione, tutto il quartiere, con i suoi poli culturali e le rifiorite attività commerciali, appare beneficiare in maniera stabile della riqualificazione del suo monumento più importante, conoscendo una progressiva e continua rinascita. Una storia a lieto fine … che ora può vantare una grande colonna sonora eseguita su misura. [A.S.] FCRLMAGAZINE 7 |2015 Matteo Civitali, un gradito ritorno U na splendida terracotta policroma, racchiusa in un tabernacolo ligneo finemente lavorato e decorato. Si presenta così la Madonna del latte di Matteo Civitali che ha recentemente arricchito la collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e che a breve troverà il proprio posto nelle sale espositive del Museo nazionale di Villa Guinigi, cui la Fondazione concederà l’opera in comodato. Torna ‘a casa’ un altro eccezionale esemplare della produzione dello scultore quattrocentesco, in grado di rappresentare Lucca nell’immaginario collettivo, tanto che nel catalogo della grande mostra a lui dedicata nel 2004, Massimo Ferretti affermò che «come in pochi altri casi, il ricordo dell’artista s’improntò su quello dell’intera città, si fuse ad un luogo». Civitali e Lucca, dunque, come binomio indissolubile per un autore che seppe interpretare con grazia e naturalezza uno dei periodi più dinamici e tumultuosi della storia dell’arte. La seconda metà del Quattrocento, un cinquantennio che vide l’Umanesimo diventare Rinascimento e il Rinascimento mutare in Maniera. È in questo contesto che lo scultore mise a punto la propria formazione e conobbe una continua evoluzione artistica e professionale, interpretando la propria carriera come un incessante dialogo tra l’eredità di un raffinato medioevo lucchese e le irresistibili tensioni delle novità fiorentine. Per Civitali, Firenze significava certo la lezione del grande Donatello, ma soprattutto un confronto, anche cronologicamente più diretto, con Desiderio da Settignano, Antonio Rossellino e Mino da Fiesole, artisti di poco più anziani con cui condivise l’ammirazione per altri grandi maestri come Andrea Verrocchio. E proprio al Verrocchio era stata inizialmente attribuita questa deliziosa terracotta, ancora oggi protetta dal suo originale tabernacolo ligneo. Un’opera dominata dal bellissimo manto azzurro della Vergine che dona luce e un solido impianto alla composizione, valorizzando anche il rosso intenso della veste e dei risvolti interni del manto stesso. Splendido FCRLMAGAZINE 7 |2015 Una Madonna del latte in terracotta acquistata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca arricchirà le collezione del Museo nazionale di Villa Guinigi il particolare del monile sul petto che aggiunge, se possibile, un’ulteriore nota di eleganza a tutto l’insieme. La Madonna afferra vigorosamente il bambino con la mano sinistra e, in un gesto tanto delicato quanto concreto, offre il seno al piccolo Gesù che rivolge lo sguardo alla Madre, seduto e avvolto sulle sue ginocchia. Proprio queste, nel loro emergere dal panneggio, suggeriscono la dimensione prospettica, fortemente centrale, dell’opera, così come lo splendido trono conferisce profondità e solennità all’intera rappresentazione, con la nota di gusto classico dei putti-telamoni sui braccioli laterali. Tenerezza e severità sono invece le sensazioni ispirate dal volto della Vergine, leggermente reclinato verso il figlio, in un impercettibile movimento che sta per incrociare lo sguardo del bambino. Il tempo e le passate incurie ci impediscono oggi di ammirare lo sfondo dietro l’aureola, probabilmente dorato, mentre possiamo ancora ‘gustarci’ le decorazioni floreali e fitomorfe del bordo interno della cornice, molto care alla tradizione fiorentina nel campo della decorazione e delle architetture illusionistiche. Tanto è forte il legame del Civitali con la propria città quanto lo è quello dell’opera con altri capolavori del maestro e non solo. Una datazione ancora incerta, che comunque oscilla intorno al 1470, rivela un diretto collegamento con la celebre Madonna della tosse, oggi nella Chiesa della SS. Trinità e datata 1482-1485. Questo gruppo plastico, in realtà un’altra Madonna del latte, è di fatto il corrispondente marmoreo dell’opera in terracotta. La spazialità del trono, la madre che porge il seno al bambino col medesimo gesto, gli sguardi dei due incrociati in maniera quasi furtiva e i capelli che escono dal manto: dettagli e visione d’insieme confermano una completa corrispondenza con molte analogie che ritroviamo anche nella Madonna col Bambino che ride (1465 ca.), opera in terracotta di Antonio Rossellino che aveva subito un percorso analogo al gruppo del Civitali, essendo stata attribuita erroneamente a Leonardo, che di Verrocchio fu discepolo. Ma le corrispondenze superano anche i ‘confini’ delle tecniche artistiche e propongono interessanti accostamenti. Già, perché di certo l’intensità e la concretezza dei gesti ricordano molto la meravigliosa Annunciata in legno policromo della Chiesa di San Michele a Mugnano, realizzata dallo stesso Civitali nel settimo decennio del Quattrocento e caratterizzata da un languido sguardo rivolto di tre quarti verso il basso, proprio come le Madonne sin qui analizzate. Un corrispondente pittorico in ambito lucchese della terracotta lo si può poi individuare nella raffinatissima Madonna in trono col Bambino 33 FCRL EVENTI (1480 ca.) attribuita inizialmente a Baldassarre di Biagio, ma che recenti studi interpretano come una realizzazione dello stesso Civitali: una severa composizione, episodio centrale di un polittico, oggi conservata nella collezione della Banca del Monte di Lucca. Ma l’accostamento più suggestivo è quello con un’opera di fama internazionale, oggi esposta allo Städelsches Kunstinstitut di Francoforte: la Madonna di Lucca, realizzata 1435 e 1440 dal grande Jan Van Eyck. Anche in questo caso una Madonna del latte, perfetta dimostrazione delle capacità tecniche e compositive del maestro fiammingo, legata a Lucca per aver transitato nella collezione di Carlo Ludovico di Borbone, duca di Parma e Lucca, all’inizio del XIX secolo. La Lucca cosmopolita in cui visse Civitali era ricca di opere provenienti dalle Fiandre: è ampiamente documentato come in un’altra commissione diretta allo scultore si richiedesse, senza giri di parole, una precisa imitazione di una tavola di ‘Giovanni da Bruggia’, ovvero Van Eyck, in possesso della committente. Testimonianze che hanno indotto alcuni addirittura a sospettare che la Madonna di Francoforte fosse già passata da Lucca ben prima del XIX secolo. Ma al di là di ogni possibile speculazione sulle origini e sui collegamenti ascrivibili alla Madonna del latte in terracotta, il ritorno di un’opera di questo rilievo in un luogo per lei così denso di legami e riferimenti risulta importante per due motivi. In primo luogo Lucca riabbraccia un altro capolavoro del suo artista più rappresentativo, restituendolo anche ad un’ampia fruizione con la sua prossima collocazione nel Museo nazionale di Villa Guinigi; ma il rientro ‘in patria’ di questa Madonna diviene soprattutto opportunità di confronto e stimolo per un’ulteriore valorizzazione della figura di Matteo Civitali, oltre che spunto per nuove ed interessanti iniziative che, attraverso il coinvolgimento delle istituzioni, producano un’effettiva e concreta crescita culturale per il territorio. [A.S.] 1 34 FCRLMAGAZINE 7 |2015 MATTEO CIVITALI, UN GRADITO RITORNO Lucca e il suo artista 1. 2. 3. 4. Matteo Civitali, Madonna del latte, terracotta policroma in tabernacolo ligneo, 1470 ca. (foto Luca Lupi) Matteo Civitali, Annunciata, legno policromo, 1470 ca., Mugnano (Lucca), chiesa di San Michele Jan Van Eyck, Madonna di Lucca, olio su tavola, 1435-1440, Francoforte, Städelsches Kunstinstitut Baldassarre di Biagio e Matteo Civitali, Madonna in trono col Bambino, tempera su tavola, 1480 ca., Lucca, Collezione Banca del Monte (foto Luca Lupi) 5. Matteo Civitali, Madonna della tosse, marmo con dorature, 1482-1485, Lucca, chiesa della SS. Trinità Appartenente ad una famiglia di origine friulana (Civitali sta per «da Cividale»), Matteo nacque a Lucca nel 1436. Si formò probabilmente a Firenze nell’ammirazione di Donatello e del coevo Antonio Rossellino. Dotato di una tecnica raffinata, con una spiccata sensibilità per l’ornato e per gli elementi decorativi, seppe comunque interpretare i soggetti dando largo spazio alle emozioni e alle implicazioni psicologiche. A Lucca lavorò soprattutto per la Cattedrale, dove eseguì, fra l’altro, la tomba di Pietro da Noceto (1472), l’altare di San Regolo (1484) e la cappella del Santo Volto. Svolse infatti anche una collaterale attività di architetto, ma fu sempre la scultura a valergli le più importanti commissioni. Tra le più conosciute, la chiamata a Genova per la decorazione della Cappella di San Giovanni nella Cattedrale, dove rimangono di lui sei statue tra cui Zaccaria, Isaia e Abacuc, vigorose e originali, e alcuni bassorilievi. Maestro nel chiaroscuro e nella precisione delle trame scolpite, fu attivo anche a Pisa e a Sarzana, ma rimase sempre legato a Lucca, di cui divenne l’artista più rappresentativo e dove morì nel 1501. 2 3 4 FCRLMAGAZINE 7 |2015 5 35 FCRL DAL MONDO DELLE FONDAZIONI 7 FONDAZIONI 36 FCRLMAGAZINE 7 |2015 PER LA CULTURA Investire in beni artistici e attività culturali Paola Taddeucci P rogetti comuni e di respiro internazionale per ottenere più finanziamenti europei, in particolare nell’ambito dei beni e delle attività culturali. È l’obiettivo dell’accordo di partenariato transfrontaliero sottoscritto il 27 luglio scorso da quattro istituzioni di origine bancaria: le Fondazioni Casse di Risparmio di Carrara, La Spezia e Lucca e la Fondazione Livorno. Sottoscritto l’accordo di partenariato transfrontaliero tra le Fondazioni Casse di Risparmio di Lucca, Carrara, La Spezia, Livorno, la Fondazione Banca del Monte di Lucca, la Fondazione del Banco di Sardegna e la Fondazione dell’Università di Corsica A firmarlo, nella sede di Lucca, sono stati i rispettivi presidenti Alberto Pincione, Matteo Melleny, Arturo Lattanzi e Luciano Barsotti, alla presenza di Vannina Bernard-Leoni, direttrice della Fondazione dell’Università di Corsica, istituzione che è stata individuata come possibile partner. Alle quattro prime firmatarie FCRLMAGAZINE 7 |2015 37 FCRL DAL MONDO DELLE FONDAZIONI si sono poi uniti altri due ‘alleati’: la Fondazione Banca del Monte di Lucca e la Fondazione del Banco di Sardegna. Il patto è il primo del genere che viene siglato nell’area tra la Toscana nord-occidentale e la Liguria di levante e non arriva per caso. Le Fondazioni che l’hanno sottoscritto, infatti, sono storicamente unite non solo da un forte legame ai territori di appartenenza, ma anche dalla consolidata esperienza in campo culturale e dal- 38 l’impegno costante nell’attività erogativa, promozionale, di formazione e valorizzazione degli stessi territori. Lo scorso anno per gli interventi nel settore dei beni e delle attività culturali, i sei enti hanno destinato complessivamente più di 20 milioni di euro, con una percentuale media del 40% sul totale delle erogazioni. Risorse che sono state impegnate sostanzialmente su tematiche riguardanti il recupero di strutture di interesse storico-architettonico, il finanziamento di attività ad elevato interesse culturale, l’incremento del patrimonio artistico e librario. Una parte consistente dei contributi, inoltre, è stata destinata all’organizzazione di eventi culturali come mostre, workshop, convegni e manifestazioni di vario genere. Alcune di queste ultime, peraltro, hanno avuto un’eco internazionale e sono diventate tra gli eventi più importanti nel loro settore. Impossibile non citare, per il territorio lucchese, il Lucca Film Festival che nel marzo 2015 ha trasformato la città nella capitale del cinema con una serie di iniziative di livello internazionale e molto se- guite dal pubblico: ricordiamo la retrospettiva cinematografica e le mostre dedicate al regista canadese David Cronenberg, gli incontri con le star del cinema, tra i quali l’attore Jeremy Irons, i cineasti Terry Gilliam e Alfonso Cuaron. Più recenti, ma non meno importanti, il Festival della Mente di Sarzana e Con-vivere festival di Carrara, che si sono svolti nel mese di settembre, a distanza di una settimana l’uno dall’altro, riscuotendo ancora una volta un grandissimo successo. La città al confine tra Liguria e Toscana ha ospitato la dodicesima edizione del primo festival europeo dedicato alla creatività. La rassegna è andata via via crescendo nel corso degli anni e dal 4 al 6 settembre scorsi ha proposto oltre sessanta eventi, tra i quali un memorabile concerto sulle Alpi Apuane con il violoncellista Mario Brunello, che ha suonato le Suites di Bach a oltre 1300 metri di altezza. Dall’11 al 13 settembre il festival Con-vivere, invece, ha portato a Carrara una riflessione a 360 gradi sul mondo globale FCRLMAGAZINE 7 |2015 INVESTIRE IN BENI ARTISTICI E ATTIVITÀ CULTURALI con più di settanta appuntamenti, tra conferenze, tavole rotonde, spettacoli, laboratori e mostre. Attività, queste e molte altre, che sono destinate a rafforzarsi con il partenariato sottoscritto tra le Fondazioni, grazie al quale potranno essere individuate le opportunità offerte dai programmi di finanziamento dell’Unione Europea, troppo spesso colpevolmente tralasciati dall’Italia, soprattutto per quanto riguarda beni e attività culturali. «Con progetti di respiro internazionale – dice Melley, presidente della Fondazione di La Spezia – ci sarà la possibilità di intercettare i contributi comunitari e fare investimenti nella cultura. D’altra parte il nuovo ruolo delle Fondazioni è proprio questo: non più sponsor, ma investitori». Ciò che intende generare quest’accordo lo spiega anche Lattanzi. «In forza del protocollo – sottolinea il presidente della Fondazione lucchese – gli enti individuano nel partenariato un’auspicabile evoluzione e rafforzamento della propria azione nel settore dei beni e FCRLMAGAZINE 7 |2015 delle attività culturali. Attraverso la condivisione di risorse, strutture e idee, ciò porterà alla creazione di un vero e proprio network, capace di contribuire agli indirizzi e alle iniziative attive in vari settori: dal recupero dei ‘contenitori’ storici alla promozione e salvaguardia dei beni della cultura, dagli eventi alle iniziative culturali, didattiche e scientifiche d’eccellenza, svolte in sinergia e cooperazione con i vari livelli istituzionali, le università, gli enti di studio e di ricerca, le associazioni, i privati interessati. Senza dimenticare l’apertura verso orizzonti europei e internazionali». L’accordo, dunque, apre la via all’individuazione e all’analisi delle opportunità offerte dai programmi di finanziamento indetti dall’Unione Europea, disponibili per le tematiche relative al sistema dei beni e delle attività culturali, cui potrà seguire lo sviluppo di progetti condivisi che s’inseriscano in tale ambito. L’attenzione all’orizzonte europeo è confermata dalla presenza della direttrice della Fondazione dell’Università di Corsica, ritenuta un prestigioso interlocutore e invitata ad indivi- duare assieme ai partner nuove potenziali linee di sviluppo e collaborazione. La dottoressa Vannina Bernard-Leoni si è detta onorata e pronta alla massima cooperazione, ammettendo tra l’altro il ritardo della Francia nello sviluppo delle Fondazioni universitarie ed esaltando al contrario il lavoro delle omologhe italiane. «Alle quali – afferma – guardiamo come partner importanti. E abbiamo già molti progetti in serbo». 39 FCRL DAL TERRITORIO foto Alcide INTERVENTI 40 FCRLMAGAZINE 7 |2015 SUL TERRITORIO La rinascita del Mercato del Carmine I l restauro del Mercato del Carmine rappresenta una delle operazioni strategiche più importanti e delicate per il futuro di Lucca, dove l’avvicendamento storico di istituzioni e funzioni ha lasciato in eredità alle amministrazioni pubbliche grandi strutture da mantenere, restaurare e conservare, ma soprattutto grandi architetture bisognose di essere reinventate e caratterizzate con nuove destinazioni. Tutte azioni necessarie per dare spazio a nuove attività garantendo il progressivo e continuo rinnovamento di una città viva. Il Carmine è un patrimonio storico edilizio sedimentato e complesso, una sfida per la valorizzazione di quello che è ancora un importante bene culturale; un progetto di investimento e sviluppo economico che dovrà autosostenersi accogliendo e promuovendo attività commerciali, ma soprattutto produzioni e attività tradizionali del territorio diventate un’inaspettata ricchezza strategica in un mercato globalizzato con un’offerta eccessivamente omologata. Inserito nel cuore della città a pochi passi da via Fillungo, dalla Torre Guinigi e da piazza dell’Anfiteatro, il quadrilatero del Mercato del Carmine è connesso in modo significativo all’asse stradale di via Nuova, via della Fratta, piazza San Francesco, via della Quarquonia. Un percorso il cui peso urbanistico è cresciuto notevolmente, dove l’antica e solitaria presenza di un’istituzione culturale come il Museo nazionale di Villa Guinigi è stata in pochi anni affiancata da una serie di interventi che hanno profondamente potenziato e rilanciato l’attrattiva di tutta questa zona della città. Dopo la riapertura della sortita del baluardo San Salvatore, si possono annoverare tutti i passaggi cruciali di questo recupero: la costruzione del parcheggio interrato dell’ex Caserma Mazzini, la nascita del Lucca Center of Contemporary Art Museum a Palazzo Boccella alla Fratta, il grande restauro del Complesso di San Francesco e infine il restauro della Casa del Boia, dei sotterranei del Bastardo e della casermetta del baluardo San Salvatore. FCRLMAGAZINE 7 |2015 Iacopo Lazzareschi Cervelli Parlare del Mercato del Carmine ci porta a ripercorrere la storia urbanistica e commerciale di Lucca partendo dalla parte più popolare e quotidiana dell’economia cittadina. La vendita al dettaglio. Il mercato organizzato su banchi improvvisati all’aperto si svolgeva in modo molto disordinato in un variopinto caos nella centralissima piazza San Michele in Foro dove ancora nel secolo XVII si tenevano i «mercati dei grani et altre biade da vivere come anche d’ogni sorta di pollami et altri animali et herbaggi che in gran numero concorrono alla città». A poca distanza dalla piazza si trovavano anche la pescheria pubblica (via Pescheria e corte del Pesce), i negozi dei beccai, ossia le macellerie (via Beccheria). Questa tradizione sicuramente pittoresca, accompagnata dalla presenza di vere e proprie botteghe di legno attaccate alla fiancata meridionale e alla tribuna della chiesa, non poteva più convivere con la modernizzazione della città e con i concetti di decoro e igiene che si diffusero in Europa alla fine del Settecento. Dall’epoca del Principato, governato da Elisa Bonaparte Baciocchi, si iniziarono a vedere i primi importanti cambiamenti nell’organizzazione funzionale urbana ispirati alla razionalizzazione e all’ordine. Così dopo l’abbattimento nel 1810 della chiesa doppia di San Giuseppe-Sant’Alò, l’antica Santa Maria in Palazzo, lo spazio ottenuto, l’attuale piazza XX settembre, divenne la nuova sede del mercato delle erbe ossia delle verdure. Bisogna però attendere il 1830 perché Carlo Lodovico di Borbone, accogliendo un suggerimento del ministro Antonio Mazzarosa e regio architetto Lorenzo Nottolini, attuasse una delle più felici, originali e importanti operazioni urbanistiche sul tessuto edilizio urbano, per realizzare uno spazio dedicato al mercato. Nottolini ridisegnò la linea interna dell’arena dell’antico anfiteatro romano occupata in buona parte da orti privati, riaprì tre dei quattro accessi, lastricò l’intera superficie. La nuova piazza del mercato fu inaugurata il primo ottobre del 1839 e mantenne, anche dopo la costruzione del Mercato del Carmine, la funzione di mercato all’ingrosso dei generi ortofrutticoli fino agli anni Settanta del secolo scorso. L’uso di piazza dell’Anfiteatro come mercato al dettaglio portò poi, alla fine del secolo, alla costruzione di vere e proprie strutture lignee fisse che occuparono stabilmente la grande piazza ellittica, come testimoniano le foto della fine dell’Ottocento, vanificando l’effetto monumentale pensato e voluto da Nottolini. Dobbiamo attendere il Novecento perché una nuova operazione urbanistica interessasse le funzioni commerciali del centro storico. Le questioni di razionalizzazione funzionale portarono molte città italiane, seguendo l’esempio delle grandi capitali europee, alla progettazione e costruzione di mercati coperti dove concentrare la vendita dei beni alimentari. Ingegneri e architetti furono impegnati nella progettazione e costruzione ex novo di questo tipo di edifici con intenti monumentali a celebrazione del progresso urbanistico ed economico del nuovo Regno. Con queste premesse furono costruiti in Toscana nel 187074 il Mercato Centrale a Firenze e quello delle Vettovaglie a Livorno nel 1889-94. Lucca certamente meno dotata di risorse finanziarie, pur avendo ricostruito i pubblici macelli in una zona suburbana, rimandò la questione e affrontò la costruzione di un mercato coperto molto più tardi, in epoca fascista fra il 1930 e il 1936. La soluzione scelta, il riutilizzo di un edificio storico, fu senza dubbio molto più economica rispetto ai grandi progetti delle altre città toscane, ma fu anche estremamente distruttiva suscitando la perplessità di parte dell’opinione pubblica lucchese naturalmente conservatrice e allergica ai grandi cambiamenti. Fu infatti deciso di riadattare a mercato coperto l’antica chiesa di San Pier Cigoli con il suo convento, abitato anticamente dai Carmelitani, un complesso monumentale che, seppur già impoverito dalle soppressioni napoleoniche e poi da quelle sabaude, possedeva ancora numerose vestigia della sua lunga storia. 41 foto Ettore Cortopassi - AFL FCRL DAL TERRITORIO LA CHIESA DI SAN PIER CIGOLI foto Ettore Cortopassi - AFL 1 Ciculo o Cigolo è il nome del fondatore di questo edificio sacro che probabilmente fu costruito da un ricco esponente dell’aristocrazia cittadina dell’XI secolo, quando fondare una chiesa e assegnarle beni era una pratica ancora molto diffusa. La chiesa è citata con chiarezza per la prima volta nel 1103, l’epoca in cui era ancora viva Matilde di Canossa, regnava il vescovo Rangerio e la città, in forte ascesa economica ed espansione edilizia, si avviava a costituire le prime funzioni della sua autonomia comunale. Le strutture medievali più antiche dell’edificio attuale, nella parte anteriore verso piazza del Carmine, dovrebbero risalire alle fasi del XII e XIII secolo quando l’edificio era una chiesa romanica a tre navate di cinque campate su pilastri. L’avventura di San Pier Cigoli subì una determinante svolta durante uno dei periodi più duri per la storia dei Lucchesi: la caduta sotto varie dominazioni straniere a seguito della morte prematura di Castruccio Castracani. La città contesa fra vari pretendenti fu venduta nell’agosto del 1341 da Mastino II della Scala signore di Verona al Comune di Firenze, ma tale passaggio fu fortemente osteggiato dalla vicina Pisa che inviò le sue truppe ad assediare Lucca per impedire ai Fiorentini di conquistarla. In quel combattuto assedio che durò undici mesi solo alcuni commissari fiorentini riuscirono a entrare dentro le mura per prenderne un formale, ma effimero possesso. La campagna e i sobborghi attraversati dagli eserciti rivali, videro nuove distruzioni. Nell’attuale zona fra i quartieri di Sant’Anna e San Donato la chiesa suburbana di Santa Maria del Corso, dove i Carmelitani avevano stabilito il proprio convento, fu completamente distrutta. Dopo la fine di quegli eventi che videro Pisa impossessarsi di Lucca, i frati grazie all’intervento del vescovo Guglielmo II, trovarono rifugio in una nuova sede: l’antica chiesa di San Pier Cigoli che da quel momento fu a loro affidata. La presenza dei Carmelitani fu determinante per l’evoluzione architettonica dell’edificio. I frati come gli altri ordini mendicanti presenti in città furono estremamente efficienti nel 2 42 FCRLMAGAZINE 7 |2015 LA RINASCITA DEL MERCATO DEL CARMINE coinvolgere attivamente i fedeli nella costruzione di un vero e proprio convento attirando donazioni dei privati, consentendo la pratica già incentivata da Francescani e Domenicani di accogliere sepolcri gentilizi nell’aula della chiesa, fatto che determinò l’aumento della fondazione e dotazione da parte dei privati di nuovi altari, con la committenza di nuove opere d’arte, affreschi, statue, tavole dipinte e suppellettili sacre, citate con grande frequenza nei testamenti dell’epoca. La ritrovata autonomia della città ottenuta dall’Imperatore Carlo IV di Lussemburgo nel 1369 determinò un nuovo slancio economico, alimentato dal rientro dei capitali delle compagnie commerciali lucchesi e da quello degli esuli sparsi in Italia e in Europa. La ripresa edilizia seguente si rispecchiò immediatamente nei cantieri di rinnovamento o completamento di molti edifici sacri. Il 2 aprile del 1372 il Consiglio Generale concedeva ai Carmelitani il permesso di prelevare 20mila mattoni dalla Fortezza Augusta, il grande fortilizio interno alla città voluto da Castruccio Castracani che il Governo intendeva distruggere nel più veloce tempo possibile dopo che per più di quaranta anni si era trasformato nello strumento di oppressione dei dominatori stranieri su Lucca. Le mura di quel castello urbano difeso da ventinove torri scomparvero perché mai più governi tirannici imprigionassero la libertà dei cittadini. Con quei mattoni i Carmelitani iniziarono a ingrandire la chiesa verso est edificando molto probabilmente una nuova ampia tribuna che potesse accogliere più comodamente gli stalli corali per le liturgie della comunità religiosa, una struttura dotata di due profonde cappelle laterali alla testa delle antiche navate emulando l’architettura delle altre chiese conventuali lucchesi. Fra i lasciti più importanti a favore dei frati è da annoverare quello di Giovanni di Bartolomeo Testa che nel 1385 dispose nel suo testamento la donazione di ben 200 fiorini d’oro per le opere edilizie della chiesa e del convento. Queste risorse furono impiegate nel rifacimento del chiostro dove ancora oggi sul capitello della colonna angolare campeggia lo stemma gentilizio con la testa di leone, simbolo di questa famiglia. Altri lavori interessarono il dormitorio e il refettorio dei frati mentre finanziamenti ottenuti dalle famiglie gentilizie consentirono di iniziare la costruzione di una copertura a volte a partire probabilmente dalle campate della navata meridionale. Non abbiamo altri particolari sul completamento della ricostruzione della chiesa, ma nel 1462 i frati ottenevano un finanziamento dal Governo della Repubblica di Lucca per saldare i debiti rimasti dopo l’edificazione delle volte della navata maggiore e di quella nord. Gli intensi rapporti con le famiglie magnatizie già dalla fine del Trecento fecero sorgere una serie di cappelle private lungo la fiancata meridionale della chiesa, collegate con grandi arcate alla navata sud. Queste strutture nella seconda metà del Quattrocento furono unificate abbattendo le murature divisorie e divennero una vera e propria quarta navata dando all’aula sacra una grande spazialità e un aspetto senza dubbio originale, mentre la chiesa ormai luogo di riferimento e FCRLMAGAZINE 7 |2015 3 di sepoltura, status symbol per molte famiglie importanti, aveva accumulato un discreto patrimonio di opere d’arte, affreschi, sculture, pale d’altare e arredi vari. San Pier Cigoli divenne sede di committenze di importanza notevole. Nel maggio del 1456 i rappresentanti del Capitolo dei Carmelitani si trovarono nel piano superiore del chiostro davanti al notaio per assegnare la cappella terminale della navata nord, dedicata a Santa Caterina, al ricco benefattore Galeotto di Giorgio Franciotti. Alla firma di quel contratto era presente anche il pittore di origine pisana Borghese di Pietro Borghese che di lì a poco iniziò a realizzare uno dei più importanti cicli di affreschi del Rinascimento lucchese con storie di Santa Caterina d’Alessandria e una Crocifissione di cui purtroppo restano frammenti molto malconci, strappati ai muri prima della trasformazione della chiesa in mercato, ma ancora fondamentali per comprendere l’evoluzione dell’arte lucchese. Fra le opere più preziose della chiesa, testimone dell’epoca ‘aurea’ del Rinascimento lucchese e del circolo degli artisti raffinatissimi contemporanei di Matteo Civitali, la splendida tavola raffigurante la Madonna fra i santi Stefano e Girolamo realizzata nei primi anni del Cinquecento dal sofisticato e inconfondibile Michelangelo di Pietro Membrini per l’altare della famiglia Cattani. Quest’opera, dimenticato il nome dell’autore, nel Seicento fu spostata nell’area corale della chiesa e per la grande qualità fu a lungo attribuita a Pietro Perugino. Oggi è esposta a Villa Guinigi. Sempre nel medesimo museo lucchese hanno opportuna collocazione le tre tavole del 1543 con l’Immacolata Concezione e i santi Biagio ed Eustachio di Giorgio Vasari volute dal mercante Biagio Mei, per l’altare del Sacramento posto a capo della quarta navata (la più meridionale). Il vescovo Giovanni Battista Castelli nel 1575 registrava l’esistenza di ben quattordici altari in marmo, pietra o legno. Questa varietà di arredi e opere fu uniformata nel secolo successivo con la ricostruzione di dieci altari marmorei barocchi finanziati dai giuspatroni 43 FCRL DAL TERRITORIO delle cappelle gentilizie dove presero posto nuove grandi tele a olio di autori lucchesi come Gaspare Mannucci, Gerolamo Scaglia e Paolo Bianucci, ma anche con alcune significative presenze straniere, segno delle relazioni culturali della città e dell’aggiornamento ai gusti più avanzati. Al terzo altare della navata nord si ammirava Il martirio di San Lorenzo del 1645 di Giovanni Lanfranco oggi a Villa Guinigi. All’altare della famiglia Santini, il quarto altare della navata sud, si trovava L’estasi di Santa Teresa con i santi Antonio abate e Paolo eremita (1635) di Pietro Da Cortona. Questa tela fu ritirata dai proprietari dell’altare e sostituita da una copia, nell’Ottocento si trovava nella villa di Camigliano dei Santini e dopo alcuni passaggi di proprietà fu donata ai Musei Vaticani. Sempre nel XVII secolo, la chiesa subì ulteriori interventi di barocchizzazione con l’aggiunta di affreschi quadraturistici, intonaci marmorizzati, cornici e stucchi, a questo periodo risale anche un ulteriore allungamento verso est della tribuna corale. 4 San Pier Cigoli fu indemaniata una prima volta nel periodo napoleonico per decreto dei principi Baciocchi, fu poi riaperta durante la Restaurazione da Maria Luisa di Borbone, ma con l’unità italiana cadde definitivamente nelle requisizioni del 1866. Il convento e la chiesa furono poi ceduti al Comune di Lucca che iniziò a utilizzare i locali per differenti destinazioni. Le sepolture furono rimosse, le opere d’arte furono trasferite al costituendo museo civico. Già alla fine degli anni Sessanta dell’Ottocento vi si trovava la scuola degli ufficiali del locale reggimento di fanteria. Fra il 1874 ed il 1875 furono intrapresi lavori per adattare una parte del convento ad ospitare gli uffici delle preture. Altri locali furono affittati a privati e ad opifici. Nel 1895 una parte consistente dell’ex convento divenne sede della Croce Verde. Nel 1906 fu per la prima volta redatto un progetto per la costruzione di bagni pubblici necessari a un centro storico ancora densamente abitato e costituito soprattutto da abitazioni modeste. La nuova struttura lungamente discussa per tutto il secondo decennio del Novecento fu edificata nel 1922 in uno degli orti del settore nord del complesso. Mentre gli edifici del convento venivano impiegati per nuove funzioni, l’aula della chiesa rappresentava lo spazio più difficilmente riutilizzabile, soggetta a un progressivo degrado e disinteresse testimoniato dalle poche immagini fotografiche arrivate a noi. Già nel 1889 il Consiglio comunale deliberava la vendita degli ultimi arredi architettonici. Fra il 1921 ed il 1922 quattro altari marmorei barocchi furono ceduti alla nuova chiesa suburbana di San Marco dove ancora oggi sono visibili, anche se privati delle insegne araldiche originarie. Altri due furono destinati alla chiesa di Santa a Colle da poco restaurata. Nonostante tutto questo l’edificio costituiva ancora un’importante architettura ricca di storia, con veri e propri palinsesti murari di più strati di affreschi e decorazioni. 5 44 FCRLMAGAZINE 7 |2015 LA RINASCITA DEL MERCATO DEL CARMINE 1. Facciata della chiesa prima della trasformazione, Archivio Fotografico Lucchese, inv. ECN16249 2. Chiostro della chiesa del Carmine, Archivio Fotografico Lucchese, inv. ECN1268 3. Michelagelo di Pietro Membrini, Madonna con bambino fra i santi Stefano e Girolamo, Museo nazionale di Villa Guinigi, dalla chiesa del Carmine 4. Giorgio Vasari, Immacolata concezione, Museo nazionale di Villa Guinigi, dalla chiesa del Carmine 5. Giorgio Vasari, I santi Biagio ed Eustachio, Museo nazionale di Villa Guinigi, dalla chiesa del Carmine 6. Mappa del secolo XVIII della Chiesa del Carmine, Biblioteca Statale di Lucca - MS 1565, c. 151r L’avvento del fascismo impose a livello nazionale una politica di grande incentivazione per le opere pubbliche, per lo sviluppo di un’urbanistica funzionale e di un’architettura capaci di esprimere una nuova monumentalità e di togliere ai centri storici quel degrado che già dall’epoca risorgimentale era stato liquidato con il termine «secolare squallore» e che aveva giustificato sventramenti nel cuore delle città. Anche Lucca fu interessata da un notevole numero di progetti di ‘risanamento’ fortunatamente realizzati in minima parte. Si favoleggiava dalla costruzione di una galleria coperta fra le piazze Napoleone e San Michele fino all’allargamento e regolarizzazione di alcuni dei tracciati viari del centro storico, l’abbattimento di interi quartieri, all’apertura di nuove porte nel perimetro fortificato e la copertura di via del Fosso. La città alla soglia degli anni Trenta era ancora sprovvista di un mercato coperto. Questa carenza fu velocemente risolta dal decisionismo fascista, contrapposto alla litigiosità e incon- cludenza delle amministrazioni liberali di inizio secolo. Pertanto con pochi tratti di penna fu deciso di adibire a tale scopo l’ex convento carmelitano e la sua chiesa che si trovavano a poca distanza dal vecchio mercato al dettaglio di piazza Anfiteatro e che avrebbero così consentito di liberare l’arena dalle botteghe di legno dei venditori, riservando la piazza a solo mercato all’ingrosso delle verdure. Nel 1932 il progetto era già approvato e prevedeva non solo la realizzazione dei lavori necessari alla realizzazione architettonica, ma anche l’affidamento dell’opera a una società di gestione che oltre a reperire risorse finanziarie necessarie avrebbe poi amministrato il nuovo mercato e centro commerciale: una modalità che oggi chiameremmo progetto di finanza. Il Comune non aveva infatti 1,2 milioni di lire necessari per intraprendere l’opera, così l’appalto che prevedeva anche la concessione della gestione per i successivi sedici anni fu affidato dopo una gara alla Compagnia Fiduciaria di Lucca. Il progetto architettonico ispirato a grande funzionalità e semplicità prevedeva la copertura del chiostro con una struttura metallica e la fruizione di questo spazio assieme a tre navate della chiesa per ospitare i banchi di vendita. Nella quarta navata della chiesa a sud insieme a tutto il perimetro nord e ovest avrebbero trovato spazio negozi e botteghe. L’aula della chiesa sarebbe stata scavata per ricavare sotterranei da destinare a magazzini e celle frigorifere. Più precisamente all’interno dell’ex struttura monastica avrebbero trovato posto ben 31 negozi, 200 banchi di vendita, 30 banchi per il pesce, 6 magazzini e due locali per la vigilanza sanitaria. Il progetto di Arrigo Nieri per le facciate su piazza del Carmine e via San Gregorio prevedeva l’inserimento di numerosi elementi decorativi tradizionali riutilizzando i pilastri di pietra di una cappella angolare come loggiato, ma in una probabile ottica di risparmio questa rilettura dell’esterno, che avrebbe in qualche modo mitigato il rapporto della nuova struttura 6 FCRLMAGAZINE 7 |2015 45 FCRL DAL TERRITORIO con l’architettura degli isolati e palazzi vicini, non fu mai realizzata lasciando estremamente semplificata e impoverita l’immagine esterna rispetto a quella più articolata e ricca che era esistita prima. I lavori partirono nel 1933 subito bloccati dalla Soprintendenza ai monumenti preoccupata dall’imminente distruzione di affreschi ed elementi architettonici. Ma l’opera doveva andare avanti comunque, l’unico risultato ottenuto da quell’intervento fu l’imposizione a spese del Comune dello stacco e restauro di alcuni degli affreschi più preziosi e antichi dalle pareti e volte. L’intervento fu comunque tardivo e in parte distruttivo a causa delle grandi difficoltà affrontate con tecniche non efficienti su opere già in condizioni precarie. I canonici del Capitolo della cattedrale di San Martino si rivolsero al Comune per ottenere che almeno esternamente la chiesa rimanesse ancora riconoscibile. Richiesta che, però, rimase completamente disattesa. L’attuazione del progetto elaborato sulla carta, nella pratica fu impietosa senza concedere nemmeno il minimo cambiamento o adattamento alla salvezza di qualche elemento storico di pregio. Fu attuata la completa distruzione della navata sud, il taglio degli affreschi nelle lunette del chiostro per inserire le alte aperture di accesso ai negozi, lo scrostamento di interi palinsesti murari, l’eliminazione di portali, cornici, costoloni e stucchi, l’imbiancatura di intere pareti affrescate. Solo alcune chiavi di volta con gli antichi stemmi furono conservate. Il tutto per ottenere un’architettura nuova, candida e razionale, in realtà provocando un effetto di profonda obliterazione e estraneazione della struttura dal contesto. Un risultato mitigato solo, con il lungo passare del tempo, dall’intensa fruizione popolare che ha ricostruito l’attuale identità del luogo. L’inaugurazione del nuovo Mercato avvenne nell’ottobre del 1935 mentre nella primavera dell’anno successivo piazza dell’Anfiteatro venne definitivamente abbandonata dai venditori al dettaglio. 46 IL RESTAURO DEL TETTO Nell’estate 2014 grazie a un progetto curato dall’Ufficio lavori pubblici del Comune di Lucca è stato realizzato il rifacimento del tetto del chiostro del Mercato del Carmine per un importo complessivo di 152mila euro, finanziati in larga parte (142mila euro) dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. I lavori sono stati realizzati dalla ditta Lom. Cer. di Lucca. La struttura è costituita da una travatura metallica che sostiene i pannelli di copertura in legno per la parte interna, precedentemente formata da pannelli in fibrocemento contenenti amianto. Questi pannelli sono stati eliminati mediante incapsulamento e sono stati sostituiti con lastre in alluminio verniciato di colore grigio. È stato inoltre completamente verificato e consolidato lo scheletro interno in metallo e rivista la funzionalità delle canale per la raccolta delle acque piovane. Lungo tutto il colmo del tetto è stato realizzato un lucernaio della larghezza di circa un metro dal quale filtra la luce naturale. Nella doppia falda del tetto sono stati installati infissi isolanti per poter meglio trattenere il calore nell’ambiente sottostante: sono inoltre stati aggiunti sistemi elettrici per l’apertura delle finestre. Il progetto complessivo di restauro dell’immobile, concordato con la Soprintendenza di Lucca, ha previsto anche l’estensione della copertura del ballatoio al primo piano del chiostro, al fine di preservare maggiormente il complesso edilizio eliminando infiltrazioni e ristagni di acqua piovana. LE LINEE GENERALI PER IL RESTAURO E LA RIQUALIFICAZIONE FUNZIONALE Grazie a un accordo sottoscritto nei primi mesi dell’anno, la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca ha accordato un finanziamento di tre milioni di euro per l’anno 2015 che sarà utilizzato dal Comune di Lucca per un intervento generale di recupero del complesso. Le linee generali del progetto sono state espresse in un master plan approvato nel luglio del 2015. Il Mercato del Carmine non è un’area dismessa o abbandonata: sebbene il contesto si presenti parzialmente degradato rispetto alle condizioni del resto del centro storico lucchese, il mercato è ancora un punto vivo, dotato di una sua identità e pertanto possiede già un’immagine commerciale storicizzata e ben individuata come luogo nella città dove sono ancora presenti e attive sette attività commerciali. Le superfici utili nette allo stato attuale ammontano a 3623 metri quadrati, di cui 988 metri quadrati corrispondono all’ex chiesa, 1718 metri quadrati all’ex convento e 917 metri quadrati al chiostro coperto con i suoi portici. Le aree commerciali ottenibili nel riuso dell’organismo edilizio dell’ex chiostro si dovranno caratterizzare per target d’uso non tradizionali nell’ambito della ristorazione e vendita di prodotti agroalimentari. Dovrà essere mantenuta una porzione di superficie a destinazione mercatale per soddisfare le esigenze dei piccoli produttori agricoli per la vendita dei FCRLMAGAZINE 7 |2015 LA RINASCITA DEL MERCATO DEL CARMINE Ex chiostro del convento Ex chiesa del Carmine Botteghe Area mercatale prodotti tipici e di filiera corta del territorio lucchese; viceversa l’inserimento delle navate dell’ex chiesa fra le superfici utilizzabili ad uso commerciale permetterà di offrire spazi interessanti agli operatori della media distribuzione che con la loro presenza possono agire da traino per tutta l’area. L’integrazione del mercato nella vita lucchese dovrà passare attraverso un’operazione di microurbanistica che cerchi negli ambiti limitrofi tutte le funzioni complementari necessarie per rendere vitale in modo permanente l’ambito di interesse: un marketing delle strade di accesso, interventi puntuali con ‘soglie’ informative, pubblicità in varie forme che possano contribuire alla riuscita dell’operazione e dovranno costituire una strategia integrata nel progetto, come tempi e costi. PROPOSTA PROGETTUALE DI DESTINAZIONE La struttura dell’ex Convento del Carmine è fortemente caratterizzata dalla presenza del grande chiostro coperto, particolarmente adatto ad ospitare delle ‘edicole’ in cui vengano svolte attività commerciali la cui gestione dovrà essere di qualità, ispirata alla tradizione locale, alla valorizzazione dei prodotti tipici e in parte alla valorizzazione delle culture gastronomiche toscane. Il chiostro è circondato da loggiati alcuni dei quali chiusi da infissi di ferro, per i quali è prevista la riproposizione di un’immagine unitaria tanto al piano terreno quanto al piano primo, attualmente interessato da lavori di copertura, e che dovrà essere accessibile attraverso l’inserimento di un nuovo elemento di collegamento verticale che potrà essere realizzato internamente o, preferibilmente, esternamente attraverso la costruzione di un nuovo volume in aderenza posto sul retro. EX CHIESA DEL CARMINE. La ex chiesa costituisce un volume unico particolarmente caratterizzato dal punto di vista storico-architettonico. L’eventuale inserimento di una struttura leggera di soppalco porterà la superficie utile sopra i 1000 metri quadrati particolarmente EX CHIOSTRO DEL CONVENTO. FCRLMAGAZINE 7 |2015 Proposta progettuale di destinazione. Piano terreno adatta ad ospitare un’attività commerciale di media distribuzione (presumibilmente di generi non alimentari) e che sia in grado di svolgere un’ulteriore funzione di attrazione nei confronti del pubblico. Inoltre nelle aree disponibili nel piano interrato, oltre ai servizi complementari al commercio (come ad esempio magazzini) sarà possibile inserire, in una porzione dell’area, le centrali tecnologiche necessarie al fabbisogno energetico delle attività presenti in tutta l’area coinvolta dall’intervento. LE BOTTEGHE. Le botteghe su via Mordini, su piazza del Carmine e su via San Gregorio, da destinare ad esercizi di vicinato e artigianato di servizio e piccolo artigianato di produzione, dovranno essere ristrutturate e rese disponibili con un significativo miglioramento degli impianti e degli arredi. L’AREA MERCATALE. Nella parte est del complesso edilizio, uno spazio importante sarà a destinazione mercatale per riproporre, in forma attuale, la struttura del mercato a banchi per l’esposizione e la valorizzazione dei prodotti tipici del territorio e la vendita di prodotti di filiera corta del territorio lucchese. IL PRIMO PIANO. La disposizione degli spazi al primo piano suggerisce la possibilità di riutilizzo come struttura ricettiva particolarmente caratterizzata in funzione degli spazi e del contesto in cui si viene ad inserire. Queste funzioni potranno essere integrate con eventi temporanei di promozione turistica e attività culturali e del tempo libero opportunamente coordinate nel calendario dell’offerta di manifestazioni e nel programma di servizi della città oltreché con attività artigianali di servizio e piccolo artigianato di pregio. Compatibilità tra attività ed organismo edilizio La tutela del complesso edilizio del Mercato del Carmine rappresenterà una priorità nel progetto di riqualificazione complessivo e dovrà conservare gli elementi storici e artistici, anche mediante operazioni di restauro di paramenti, pavimentazioni e affreschi. Il progetto esecutivo verrà pertanto redatto in accordo con la Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etno-antropologici di Lucca e Massa Carrara e si dovrà ispirare alla tutela e ai caratteri storico-artistici ancora conservati valorizzando gli elementi decorativi ancora esistenti. Collegamenti e accessibilità Se da un lato la posizione estremamente centrale dell’area favorisce l‘accessibilità pedonale, dall‘altro è indispensabile prevedere servizi di consegna agli utenti e percorsi alternativi di rifornimento merci da effettuarsi 47 FCRL DAL TERRITORIO sione di 40 anni; il pagamento di un canone a favore del Comune, a decorrere dalla ultimazione dei lavori, che per i primi 36 mesi sarà ridotto al 10%. Il concessionario dovrà farsi carico di soluzioni tecniche ed economiche idonee a garantire, nella misura massima possibile, la continuità delle attività nella fase di realizzazione dei lavori e successivamente il reimpiego degli stessi operatori nelle nuove attività che sorgeranno nella struttura, ovvero il diritto di prima scelta riservato ai medesimi operatori, senza possibilità di trasferimento a terzi nella locazione dei nuovi spazi, prevedendo una riduzione del 10% sul canone di locazione che sarà stabilito e che dovrà essere in linea con i parametri commerciali di canone e di durata in vigore in quell’area del centro storico. La gestione del complesso potrà essere diretta, attraverso attività economiche, o con la subconcessione o locazione degli spazi nel rispetto delle destinazioni ammesse. Proposta progettuale di destinazione. Piano primo con mezzi elettrici o eco-compatibili. Nella previsione di una pedonalizzazione dell’area si renderanno necessari provvedimenti legati alla mobilità atti a limitare la penetrazione delle auto private e garantendo, al contempo, le esigenze di sosta dei residenti con il servizio di consegna merci. La localizzazione del mercato lungo la direttrice di collegamento con l’ampio parcheggio dell’ex Caserma Mazzini, la presenza di ampie aree di sosta libera nell’immediata vicinanza delle Mura urbane (parcheggio Campo di Marte), e la presenza delle importanti funzioni in precedenza evidenziate, suggeriscono la possibilità di soluzioni calibrate alle esigenze dei diversi utenti, nonché di una linea/navetta 48 dedicata, ipotizzando un attraversamento della città in direzione est-ovest. Gestione L’intervento di riqualificazione e recupero comporterà notevoli costi per cui sarà necessario il coinvolgimento di soggetti privati che attraverso la concessione dell’immobile possano attuare il progetto. Le condizioni della concessione sono essenzialmente le seguenti: la realizzazione dell’intervento con risorse proprie del concessionario ad integrazione di quelle messe a disposizione dall’Amministrazione comunale attraverso lo specifico contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca; una durata massima della conces- Per saperne di più: M. PAOLI, Arte e committenza privata a Lucca nel Trecento e nel Quattrocento. Produzione artistica e cultura libraria, Lucca 1986 La pittura a Lucca nel primo Seicento, catalogo della mostra, Lucca 1994 Archivio Storico Comunale FCRLMAGAZINE 7 |2015 Mura, una passeggiata intorno alla città L ucca, una città piccola, a portata di passo, di mano, di sguardo. Salendo sulla Torre Guinigi si abbraccia tutto il centro storico, sporgendosi dalla punta estrema di un baluardo si vedono da una parte i monti che la separano da Pisa, dall’altra Pescia, dall’altra ancora si intuisce il mare portato dal vento della sera. Vista da dentro è un borgo accogliente dove brulicano vite, incontri, eventi, iniziative. E a proteggerla, sempre loro, il simbolo della città: le Mura. Ormai tutti sanno che, tra un vicolo e l’altro, in città esistono tre cerchie murarie che con il passare dei secoli hanno accolto la vita che cresceva, la popolazione che aumentava, le necessità che cambiavano. Le ultime, quelle dove si passeggia abitualmente, che accompagnano lo sguardo del cittadino affezionatissimo e del turista incredulo, hanno da poco compiuto cinquecento anni. Cinque secoli che le hanno viste non solo barriera difensiva, ma luogo di suggestione e riflessione, dove si è sviluppata – e ancora oggi è così – la vita sociale della città: al suo interno le case moltiplicavano, le esistenze scivolavano via, veloci, i monumenti cambiavano, i figli più illustri di Lucca – i suoi compositori, Puccini, Boccherini, Catalani – magari cercavano ispirazione proprio lungo la loro passeggiata. Ma in questi cinque lunghi secoli, le Mura sono rimaste anche uguali a loro stesse. Senza una manutenzione adeguata e omnicomprensiva, senza un adattamento reale alle esigenze di un moderno che avanza. Per cui ecco che le sortite si imbrattano, i paramenti esterni diventano preda di erbe selvagge, l’asfalto sulla parte superiore della passeggiata è davvero troppo ingombrante, ora che le auto non ci transitano più da decenni. Per questo, ormai quasi tre anni fa, l’amministrazione comunale lucchese ha siglato un protocollo con la Fondazione Cassa di Risparmio per un totale di sette milioni di euro – cui sono andati ad aggiungersi altri quattro milioni – proprio per riportare le Mura al loro antico splendore. Un impegno che ha coinvolto FCRLMAGAZINE 7 |2015 Sara Berchiolli l’ente di San Micheletto a tutto tondo: non soltanto una voce di spesa nel bilancio annuale, quindi, ma anche l’attenzione nel richiedere perizie, affidare i lavori e seguirne lo svolgimento da vicino. Attenzione che ha attirato, in un effetto domino di successo, anche i fondi della Regione Toscana e del Ministero dei beni e delle attività culturali. I primi lavori sono iniziati nel maggio 2013 quando ad essere riqualificati sono stati Proseguono i lavori al monumento simbolo di Lucca l’ex Casa del Boia e il Baluardo San Salvatore, con un progetto durato un anno, fino al giugno 2014. Nello stesso anno, nel 2013, sono state riqualificate anche Porta Santa Maria e Porta Elisa, diventate di diritto due dei migliori biglietti da visita della città. Nell’agosto 2013 sono inoltre partiti i lavori per la riduzione dell’asfalto e per la sostituzione dell’illuminazione nel tratto che dal Caffè delle Mura arriva fino all’ex Casa del Boia. Contemporaneamente sono state riqualificate anche la discesa in prossimità del Baluardo San Colombano e quella pedonale di Porta Elisa. I lavori più recenti, in ordine di tempo, stanno interessando la realizzazione di nuove piste ciclabili attorno alla cinta muraria e la ripulitura dei paramenti esterni. Quest’ultimi sono, ma ormai sarebbe quasi più giusto dire ‘erano’, invasi da piante cresciute spontaneamente, sporchi dall’inevitabile accumulo di smog e riportavano falle evidenti, dovute alla caduta dei mattoni originari. Un iniziale lavoro di ripulitura era stato compiuto, e concluso, nel 2013, quando, in via del tutto sperimentale, erano stati puliti 780 metri lineari, circa il 10 per cento di tutto il percorso. Il tratto interessato dal cantiere sperimentale comprendeva la porzione di Mura tra la Porta San Pietro, il Campo Balilla fino al Baluardo San Paolino. Il percorso per agire sul paramento è stato condotto al fianco della Soprintendenza che ha rilasciato il via libera all’operazione coinvolgendo numerose professionalità. Per poter rimuovere le piante cresciute tra un mattone e l’altro, infatti, è stato necessario ricorrere a un diserbante specifico e autorizzato proprio dalla Soprintendenza, capace di far seccare la vegetazione, rimossa poi con il ‘frullino’ a filo. Complessivamente i lavori di ripulitura esterna, che si sono conclusi in occasione delle celebrazioni della Santa Croce il 13 settembre, sono costati circa 600mila euro. Contemporaneamente all’estirpazione delle piante sono stati inseriti nuovi mattoni, per rimpiazzare quelli caduti o rovinati. I nuovi materiali sono stati acquistati da una ditta di Mantova capace di creare mattoni del tutto somiglianti a quelli usati originariamente per costruire le Mura: sono stati scelti elementi già vecchi, solidi e già vissuti, capaci di garantire maggior presa e realizzati con un materiale antico, della stessa dimensione e di colore il più somigliante possibile all’originale. Per mantenere ancora più stretto il legame con la tradizione è stata utilizzata una malta contenente calcio, e non cemento, del tutto simile a quella utilizzata nel Cinquecento. Dei 26mila mattoni acquistati, circa 8 mila sono stati installati tra Porta San Pietro e l’ex Campo Balilla, i rimanenti – 18mila – sono serviti per riparare il percorso tra Porta Elisa e Borgo 49 50 foto Ghilardi foto Ghilardi foto Ghilardi foto Ghilardi FCRL DAL TERRITORIO FCRLMAGAZINE 7 |2015 foto Ghilardi MURA, UNA PASSEGGIATA INTORNO ALLA CITTÀ Giannotti, con particolare attenzione a Porta San Jacopo, anch’essa completamente restaurata. La Porta che dà accesso alla città dal quartiere San Marco è stata rimessa a nuovo a partire dal mese di maggio del 2015, andando ad agire anche sul puntellamento della parte superiore della porta stessa evitando l’ulteriore caduta di mattoni. Sempre a maggio, in collaborazione con il Comune di Lucca e con la Regione Toscana, sono partiti altri cantieri: quelli finanziati dalla Regione che hanno interessano i tre baluardi, Santa Croce, San Martino e San Paolino, e quelli che invece si sono occupati dell’installazione della nuova illuminazione lungo il paramento esterno da Porta Elisa a Porta San Jacopo. Questa tranche si è conclusa, come previsto, nel mese di settembre e ha fruttato l’installazione di 73 fasi da 150 watt l’uno. Lo stesso impianto che illumina il tratto tra Porta Elisa e Porta San Donato, costato, complessivamente, poco più di 400mila euro. Nello stesso periodo è stato approvato anche il progetto esecutivo per la riqualificazione del percorso ciclopedonale sugli spalti delle Mura. Nell’ottica di una progettualità che coinvolge tutto il territorio della provincia lucchese e che ha già portato grandi benefici nel Comune di Capannori e nella primissima periferia cittadina, anche l’anello esterno della cinta muraria sarà gradualmente dotato della sua pista ciclabile. Il progetto, inoltre, si inserisce in quello già esistente che intende realizzare un percorso lungo l’acquedotto monumentale del Nottolini. Il piano approvato, infatti, ha previsto la riqualificazione di più di un chilometro di percorso, tra Porta Elisa e Piazzale Ricasoli da dove ha inizio la passeggiata pedonale, già realizzata, che arriva fino a Porta San Pietro. I lavori, iniziati il 18 maggio, sono stati curati dalla ditta Michele Bianchi Costruzioni Srl. Idealmente, e saranno questi quindi i prossimi impegni del protocollo per la restaurazione delle Mura, tutto l’anello esterno dovrà essere percorribile a piedi, o in bicicletta, in un ambiente non soltanto bello e inserito nel contesto naturale, ma anche sicuro. FCRLMAGAZINE 7 |2015 Con la realizzazione di questo ulteriore tassello, conclusosi in settembre in concomitanza con l’apertura della rotonda di Porta Elisa, più della metà dell’anello della circonvallazione adesso è percorribile in bici. Il chilometro interessato dai lavori è stato diviso in cinque fasi, ciascuna di 200 metri, per limitare il più possibile disagi e rallentamenti. La pista, larga 2 metri e mezzo, è stata realizzata in asfalto natura, perfettamente inserito nel contesto che lo circonda, ed è delimitata da una ringhiera parapedonale che riprende quella che protegge gli attraversamenti dei fossati. Da un lato quindi la ringhiera che delimita la zona carrabile e gli alberi, dall’altro una canaletta in terra, di due metri di larghezza, pensata per raccogliere le acque piovane. Lungo il percorso sono stati inoltre installati panchine e cestini per i rifiuti per rendere ancora più fruibile la passeggiata. La pista, infatti, è stata pensata e realizzata con il preciso obiettivo di valorizzare e semplificare il passaggio di pedoni e ciclisti: le stesse stazioni di pagamento per il parcheggio sono state poste in modo tale da non intralciare l’utente del percorso ciclopedonale. Inoltre, l’asfalto natura è stato steso anche sulle vie di collegamento tra le piste ciclabili e le Mura stesse. Anche gli alberi che corrono lungo la pista ciclabile sono stati interessati da importanti cambiamenti. Si è infatti reso necessario l’abbattimento di otto tigli malati posizionati sul Viale Giusti; sorte analoga è toccata ad altre piante della cerchia muraria. La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, durante la realizzazione dell’ultimo tratto di pista ciclabile, ha commissionato all’Università di Pisa una perizia proprio per saggiare lo stato di salute degli alberi: studio che ha evidenziato otto tronchi cavi, quindi pericolosi per chiunque si trovasse a passare di lì. Gli addetti al cantiere hanno proceduto all’abbattimento delle piante e all’estirpazione dei ceppi e delle radici. I tigli sono poi stati ripiantati, rispettando l’alternanza con i lecci. Terminati questi ultimi lavori, si pensa già alle prossime tappe, quando la Fondazione CRL aprirà altri cantieri per completare l’operazione di restauro e restituzione delle Mura alla città. La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca ha inoltre consegnato al Comune di Lucca la documentazione necessaria, comprendente le dovute autorizzazioni, per procedere con un nuovo lotto di lavori, partiti nel giugno 2015 e finanziati dalla Regione Toscana con uno stanziamento di poco superiore ai 2 milioni e 450mila euro. Al centro dell’attenzione, questa volta, sono i sotterranei dei baluardi San Paolino, San Martino e Santa Croce. I lavori, tutt’ora in corso, interessano la riqualificazione delle sortite e l’installazione di nuovi impianti di illuminazione, per renderli omogenei con quelli presenti lungo i paramenti esterni. All’interno dei sotterranei, invece, le superfici a vista sono state restaurate per eliminare le infiltrazioni d’acqua proveniente dalle volte. Anche le pavimentazioni sono state sistemate: quelle in pietra hanno subito un procedimento di consolidamento e rinforzo, mentre quelle in terra battuta verranno reintegrate con materiale analogo. Infine, per completare l’opera, saranno ripristinati i percorsi che portano dai sotterranei agli spalti, rendendo così tutta l’area piacevole, sicura e adatta per eventi e iniziative. 51 FCRL DAL TERRITORIO Pineta di Viareggio, patrimonio della città C alvino ha parlato di città invisibili. Città nascoste, continue, impossibili e reali come mai. Lo scrittore ha codificato le manie, le follie, i difetti e i pregi della vita di città. E non c’è brano, paragrafo o frase che non faccia suonare in testa un campanello. C’è Zaira, la città che custodisce gelosamente le proprie memorie, o Maurilia, dove durante le passeggiate compaiono le cartoline del suo passato. Come a dire che la città è questa e quella, è passato e presente, non c’è l’uno senza l’altro. Oppure Sofronia, composta da due mezze città. Visioni e suggestioni che tornano nelle città di provincia o là dove la grandezza metropolitana resta un immaginario a metà tra sogno e ambizione. Viareggio sta lì, al centro di questa contraddizione, con il suo andare a una doppia velocità, con il suo cercare di ridisegnare la strada. Un bisogno che in parte è già realtà, se si pensa a quello che si sta muovendo da un anno a questa parte. Partiamo, ad esempio, da Villa Argentina: un recupero in grande stile, condotto dalla Provincia di Lucca, come solo una città piena di affetto e di voglia di rivincita poteva avere. Anni di abbandono e mistero, poi finalmente la luce è tornata a splendere nelle stanze della bellissima villa situata tra via Vespucci e via Fratti. Chi prima ci passava accanto, ormai inconsapevole del tesoro prezioso che dormiva proprio lì vicino, adesso può finalmente entrare, camminare sul marmo nero, salire lo scalone, affacciarsi a respirare il vento di mare dalla terrazza. Eterno mito di tutti i viareggini, Villa Argentina ha spalancato le porte a nuove attività e momenti d’incontro, come la mostra dedicata a Lorenzo Viani e alla Grande Guerra, che ha attirato 20mila visitatori in soli cinque mesi. O i numerosi appuntamenti che hanno scandito l’estate, raccogliendo consensi e partecipazione sempre in crescita. Ma non solo. Il recupero della struttura si inserisce perfettamente in una riqualificazione più ampia, pensata e voluta anche dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e dal 52 Comune di Viareggio. Riqualificazione che non può che partire dalla Pineta di Ponente, uno dei simboli più forti e più amati di Viareggio. Proprio di fronte a Villa Argentina, infatti, si sviluppa la Pineta, dove da più di un anno stanno andando avanti i lavori di restauro, pulizia e sistemazione di quel polmone pulsante e luogo immaginifico caro a tutta la città. Generazioni di viareggini e di turisti hanno trovato rifugio sotto il verde degli alberi, baci rubati e pedalate folli hanno fatto da cornice alla bella estate. Peccato che gradualmente, giorno dopo giorno, di dimenticanza in dimenticanza, la Pineta si sia spopolata delle famiglie e degli innamorati per lasciare sempre più spazio a sporcizia, degrado e criminalità. Sono impietosi i commenti che appaiono sulla pagina dedicata alla Pineta su TripAdvisor, celebre portale di recensioni: si parla di «patrimonio ignorato», «lento declino», «luogo da evitare», «impossibile sostarvi da una certa ora in poi». Donne e bambini sono invitati a seguire i percorsi tracciati e la Pineta raccoglie l’eredità di «un’occasione persa». È anche per questo che oltre un anno fa (giugno 2014) sono partiti i lavori per riqualificare la Pineta. Un protocollo d’intesa tutto rivolto a riportare la storica area verde viareggina a nuova vita, riconsegnandola alla città in tutto il suo splendore entro l’inizio della stagione estiva 2016. Un investimento consistente quello che la Fondazione ha messo a disposizione di Viareggio: un milione e mezzo di euro divisi in tre tranche, due da 250mila euro e l’ultima, la più importante, da un milione di euro stanziata per il 2016. Un intervento strategico che si concretizza, nelle intenzioni dell’amministrazione viareggina e dell’ente di San Micheletto, come un’opportunità per lo sviluppo di tutto il territorio. Le opere di recupero, infatti, si inseriscono nei progetti di «Sviluppo locale e lavori pubblici, realizzazione, ristrutturazione e adeguamento di strutture pubbliche». Nel passato anno e mezzo sono stati molti i lavori straordinari portati a termine. Dal luglio 2014 i sentieri, diventati una selva inestricabile, sono stati liberati e ripuliti. Gli alberi caduti sono stati eliminati e sono stati sradicati i ceppi delle piante abbattute dalle forti raffiche di vento dei mesi scorsi. La Pineta, adesso, ha un aspetto più rassicurante, più aperto. Grazie all’opera di sfoltimento è migliorata anche la visibilità: oltre a donare al parco un profilo più ordinato, la ‘nuova’ Pineta avrà il merito di intralciare anche le attività criminali che trovavano un nascondiglio perfetto nell’oscurità delle piante. FCRLMAGAZINE 7 |2015 PINETA DI VIAREGGIO, PATRIMONIO DELLA CITTÀ I prossimi lotti di lavori, che ancora non sono stati assegnati ma che vedranno la luce a partire dai primi mesi del 2016, riguarderanno interventi più consistenti, in grado di restituire a tutto tondo il carattere ludico e aggregativo tipico della Pineta. Dopo l’importante opera di ripulitura e sfoltimento, saranno messi in sicurezza e migliorati gli accessi, i bordi, gli attraversamenti e i percorsi interni di mobilità. Saranno, inoltre, regimate le acque superficiali, canalizzate in fossi. Il problema della presenza dell’acqua in Pineta è tutt’altro che da sottovalutare: è uno degli agenti che contribuisce, infatti, alla caduta degli alberi. La scarsa rete di drenaggio del terreno mal si concilia con le radici poco profonde dei pini che, in un terreno bagnato e molle, non hanno presa e alla prima forte libecciata cadono a terra. Sarà quindi importante dotare la zona di una rete idrica efficace, con pompe più potenti di quelle installate adesso, tragicamente sottodimensionate e inadatte a fronteggiare le bombe d’acqua che colpiscono sempre più spesso il territorio. A parziale sostituzione delle piante abbattute, ne verranno piantumate altre anche se non nello stesso numero. Proprio per non incorrere in un circolo vizioso che porta ad un difficile monitoraggio della Pineta, le piante giovani saranno in un numero minore rispetto a quello originario. Prevalentemente saranno reinseriti pini marittimi, ma spetterà poi ai botanici il FCRLMAGAZINE 7 |2015 compito di indicare e individuare quelle che sono le alberature più adatte. In un lontano passato, prima ancora che venisse piantata la Pineta, in questo angolo di città sorgeva un fitto bosco di lecci, poi abbattuto. La lecceta, però, costituiva una barriera ideale contro sabbia, salsedine e vento. Fu quindi a metà del Settecento che venne deciso di ricreare uno spazio verde: la Pineta, appunto. Imprescindibile sarà poi l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione e di un impianto di videosorveglianza. Il segreto per un luogo sicuro è renderlo fruibile e vivo: per questo la nuova Pineta sarà dotata di luci che correranno lungo i sentieri e di telecamere che monitoreranno le varie zone del parco. È infatti preciso intento dei firmatari del protocollo, soprattutto della Fondazione Cassa di Risparmio, rendere la Pineta un luogo tranquillo e vivibile, contribuendo a sgominare la micro e macro criminalità che per lungo tempo ha trovato terreno fertile tra i pini. Per fare questo sarà necessario anche intervenire sulle strutture in muratura presenti all’interno dell’area verde, valorizzando quelle già esistenti e introducendone di nuove. Per raggiungere l’obiettivo di un’area godibile a 360 gradi sarà quindi indispensabile ristrutturare i bagni, i bar, i giochi per bambini e le strutture che offrono le numerose possibilità di diverti- mento all’interno della Pineta. Anche l’arredo urbano sarà dotato di nuovi elementi, come le panchine che andranno a sostituirsi a quelle presenti adesso, pericolanti o divelte. Lavori importanti che vanno avanti con determinazione e costanza e che riprenderanno, dopo le dovute assegnazioni, dai primi mesi del 2016. Un impegno che supera i confini del decoro urbano per connotarsi come momento di rivalsa e riconquista di un’intera città. Lavori che solo apparentemente sembrano non cambiare il volto della Pineta: metaforicamente, il cambiamento parte del centro, da quelle piante abbattute, da quel silenzio surreale, dal buio diventato terra di nessuno. E proprio lì, da quel centro che si amplia come i cerchi di un sasso lanciato in acqua, il cambiamento coinvolge, si espande, ingloba e assimila tutto quello che trova lungo la sua corsa inarrestabile. Dopo gli alberi, saranno i sentieri a cambiare, poi le strutture e le luci e infine le persone: dopo tutti questi miglioramenti anche il pubblico che si aggira per i viottoli alberati avrà un altro aspetto. Niente più spacciatori e delinquenti, padroni indiscussi fino a poco tempo fa e lentamente spazzati via, ma famiglie, coppie, sportivi, bambini e ragazzi che si riappropriano di un verde comune, di un sentimento antico che trova spazio sotto gli alberi, su una panchina, all’ombra di un’estate. [S.B.] 53 FCRL IL TERRITORIO Dalla Canina alla Verdecchia, la riscoperta dei rari vitigni della Garfagnana L a Garfagnana come scrigno di biodiversità, non solo per le sue risorse naturali ma più specificatamente per le varietà orticole e legnose da frutto che le sue vallate e montagne hanno conservato nei secoli grazie alla particolare situazione geografica e al lavoro di innumerevoli generazioni di uomini. Questo patrimonio che rischiava di essere dimenticato e disperdersi per sempre, da alcuni lustri è tornato al centro dell’attenzione della ricerca e dell’agricoltura territoriale proprio per la sua unicità, per la tutela di sapori, colori, odori che fanno parte della cultura rurale e che oltre a costituire una risposta all’omologazione, sono una risorsa capace di dare nuove risposte e proposte per uno sviluppo sostenibile. I territori della Valle del Serchio e della Lucchesia ci hanno tramandato numerose cultivar antiche per alcuni fattori determinanti: l’articolazione e il relativo isolamento geografico, l’attaccamento alla tradizione locale, la presenza diffusa di un’agricoltura familiare condotta su un tessuto di microproprietà rispetto ad altre zone dove l’esclusiva presenza di un’agricoltura industrializzata, o comunque concentrata su pochi prodotti, ha determinato la veloce scomparsa delle varietà storiche autoctone. Con queste aspettative, per una ricerca potenzialmente fruttuosa, il professore Claudio D’Onofrio del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa, nell’ambito del vasto programma di salvaguardia del germoplasma viticolo italiano, ha proposto un’indagine volta al censimento, identificazione, caratterizzazione e confronto genetico sui vitigni presenti su tutto il territorio lucchese. Il progetto è partito nel 2007 grazie a un finanziamento di 18mila euro della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e ha avuto una sua prosecuzione dal 2009 nell’alta Valle del Serchio, grazie all’ulteriore supporto finanziario prima della Comunità Montana della Garfagnana e in seguito dell’Unione dei Comuni della Garfagnana. È stato possibile così studiare il profilo genetico dei vitigni per l’identificazione certa dell’identità varietale e costituire presso il Vivaio La Piana di Cam- 54 prodotto e quindi, avere indicazioni sulle eventuali potenzialità commerciali. porgiano un vigneto collezione che ha permesso la moltiplicazione e la messa in produzione dei vitigni per definire accuratamente le qualitative caratteristiche dell’uva, del vino I primi dati statistici moderni redatti dall’agronomo Filippo Re nel 1814, ci presentano una scarna ma efficace panoramica sulla consistenza agricola della Garfagnana allo scorcio dell’epoca napoleonica, quando la zona era stata temporaneamente riunita con il Principato di Lucca. Su una superficie calcolata in 149 miglia quadrate (circa 510,5 km quadrati), 66 miglia quadrate erano boschi, 49 erano destinate a pascolo o biade, 19 incolte, 9 destinate a varie coltivazioni, mentre 6 miglia quadrate (circa 20,55 km quadrati) erano destinate alle vigne. La prima descrizione dettagliata dei vitigni coltivati in Garfagnana e territorio massese redatta da Carlo Roncaglia nel 1847 enumera ben 69 varietà di uva differenti. Il prof. D’Onofrio fra il 2007 ed il 2009, esplorando profondamente il territorio grazie alla collaborazione con Ivo Poli e Fabiana Fiorani, ha raccolto i vitigni più interessanti annotando i nomi attribuiti in loco a queste varietà e le scarne notizie tramandate oralmente. La maggior parte delle 130 piante scelte e catalogate sono state propagate per innesto e collocate nel vigneto collezione di Camporgiano. Sono state contemporaneamente condotte accurate descrizioni ampelografiche delle piante: gemme, germogli, foglie, grappoli, acini e vinaccioli dei singoli esemplari. Le indagini molecolari e genetiche condotte nel Laboratorio di Ricerche Viticole ed Enologiche del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa hanno portato all’identificazione di cinquanta varietà di cui ben venti si sono rivelate essere autoctone della Garfagnana dato che i rispettivi genotipi sono sconosciuti alle banche dati nazionali ed internazionali. Un numero davvero notevole per un territorio piccolo. Tutti i dati e le immagini raccolte sono stati quindi pubblicati in rete, accessibili al pubblico sull’Italian Vitis Database (www.vitisdb.it ) Le varietà di vite, proprio come per gli alberi da frutto, vengono propagate per talee o per FCRLMAGAZINE 7 |2015 DALLA CANINA ALLA VERDECCHIA, LA RISCOPERTA DEI RARI VITIGNI DELLA GARFAGNANA Vitis Data Base Il Database Viticolo Italiano innesti ottenendo dei gruppi di piante, detti cloni il cui patrimonio genetico, e quindi le cui caratteristiche fenotipiche e produttive, sono sempre esattamente uguali a quelle della pianta originaria. La vite, come molte altre piante arboree da frutto, porta con sé una grande variabilità genetica con la conseguenza che ogni singola pianta figlia, nata da seme, è sempre notevolmente diversa dai genitori pur portandone parte del patrimonio genetico ereditato tanto da essere considerata una nuova varietà/vitigno. Trovare viti i cui genotipi sono praticamente sconosciuti alle banche dati dei vitigni italiani e stranieri o che hanno delle affinità solamente con altre viti autoctone della zona, significa che tali piante si sono riprodotte magari anche casualmente dal seme, caduto ai margini della vigna oppure mangiato da qualche animale e nato in un luogo selvaggio. Queste nuove varietà sono state osservate dall’uomo che le ha scelte, propagate e messe in produzione in vigna per le loro qualità oggettive: perché particolarmente produttive o vigorose o per il loro adattamento al clima o ai terreni della zona. In pratica gli agricoltori della Garfagnana hanno prodotto nei secoli una lunga selezione di vitigni nati e coltivati in quella porzione di territorio. A partire dal 2012 nel vigneto collezione di Camporgiano sono state condotte vendemmie sperimentali, vinificazioni, spumantizzazioni che hanno portato alla produzione di uno spumante rosé e spumante bianco dalle interessanti potenzialità presentati entrambi ufficialmente nel 2015. L’attività di ricerca proseguirà ancora con la valutazione dei vini finora ottenuti, il completamento del vigneto di collezione, l’elaborazione di indicazioni per la sua gestione, introducendo tecniche viticole innovative e ulteriori possibilità di vinificazione utili ai produttori che intendono cimentarsi nelle opportunità offerte da questo studio. È auspicabile che l’esempio sostenuto oggi dall’Unione dei Comuni della Garfagnana possa essere messo in pratica anche nelle altre zone della provincia, completando la conoscenza del patrimonio vitivinicolo storico lucchese. FCRLMAGAZINE 7 |2015 Le viti autoctone della Garfagnana Barghigiana È caratterizzata da una produzione tendenzialmente elevata, con grappoli mediograndi e compatti ha però il difetto di faticare ad accumulare un adeguato grado zuccherino. Burian bianco Detta anche Buriana o Buriano è citata nella lista del Roncaglia del 1847. Dalla letteratura è noto anche un Buriano di Pescia (1883). Le analisi hanno dimostrato che il Burian della Garfagnana è una varietà strettamente autoctona. Canina bianca Detta anche Cagnaccia Bianca o Petognana Bianca è citata nella lista del Roncaglia del 1847. Il vino, di buona gradazione alcolica, è gradevole e ha sapore particolare. Capibianchi È stato censito esclusivamente in Garfagnana. Produce grappoli piccoli con acini di media dimensione e buccia spessa raggiungendo un buon grado zuccherino mantenendo un’acidità elevata. Carraresa Conosciuta anche come Carraresa compatta o Carraresa rada è presente nella lista del Roncaglia del 1847 e potrebbe provenire dalla zona di Carrara. Attualmente è molto diffusa esclusivamente in Garfagnana. Oltre alla foglia sottile, lobata, ma talvolta anche quasi intera, si riconosce facilmente anche per il suo germoglio verde, molto sottile, flessibile, e generalmente curvato a pastorale. L’uva non è molto dolce, acidula presenta una buccia sottile che si rompe facilmente rendendo difficile la manipolazione dei grappoli maturi. In Garfagnana matura agli inizi di ottobre. La produzione è mediamente elevata ma il vino appare poco strutturato. Corvara o Lombardesca Definita Corvana dal Roncaglia nel 1847 riporta alla memoria la suggestione del celebre castello di Corvaia che dominava Versilia medievale estendendo i suoi domini anche in Garfagnana. Produce un uva dolce con elevata acidità totale. Della Borra Vitigno presente sporadicamente solo in Garfagnana dimostra relazioni di parentela di primo grado con altri vitigni toscani. Farinella Presente nella lista del Roncaglia del 1847, è sicuramente diffusa anche in Lucchesia e probabilmente anche nel territorio pisano. I grappoli raggiungono la maturità agli inizi di ottobre con una buona ma non elevata gradazione zuccherina, ma con poca acidità e tannicità, pertanto i vini in purezza risultano di scarsa struttura. Il Database Viticolo Italiano (www.vitisdb.it) offre la consultazione pubblica e gratuita delle informazioni relative alla caratterizzazione della biodiversità viticola, per agevolare l’identificazione delle varietà di vite e la loro conoscenza a fini applicativi. La corretta identificazione varietale della vite è il punto di partenza per tutti coloro che, a vario titolo, si occupano di viticoltura e di enologia, per le molteplici implicazioni legate alla gestione del vigneto, al rispetto della normativa, allo studio ed al confronto dei dati sperimentali, alla conservazione della biodiversità. L’elevato numero di varietà, la loro forte eterogeneità morfologica e la presenza di numerose sinonimie (medesimo vitigno indicato con nomi diversi) e omonimie (vitigni diversi indicati con lo stesso nome) rende l’identificazione varietale della vite particolarmente complessa. Il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa dagli anni Ottanta dello scorso secolo ha avviato un’intensa attività di recupero del germoplasma viticolo a rischio di estinzione nelle province della costa toscana (Massa Carrara, Lucca, Pisa, Livorno, Grosseto). In tale contesto, nel 2004, il dott. Claudio D’Onofrio, come tesi per il conseguimento del Master in Bioinformatica presso l’Università di Torino, ha realizzato il prototipo concettuale e logico di un database on-line di supporto al lavoro di caratterizzazione e recupero delle varietà viticole nel territorio toscano. L’ampio consenso ottenuto dalla presentazione del prototipo ha permesso la realizzazione e l’estensione del progetto a livello nazionale grazie ai finanziamenti di ColleMassari s.p.a. e Fondazione Bertarelli. Il Vitis Data Base è on-line dal 2008 all’indirizzo www.vitisdb.it. Al momento il Vitis Database Working Group comprende ventisette istituzioni a livello nazionale che svolgono ricerca in viticoltura, dieci delle quali hanno ottenuto il finanziamento per il progetto AGER n. 2010-2014. 55 foto Vitis Data Base Canina bianca Capibianchi Carraresa Corvara o Lombardesca Della Borra Farinella Fredianella bianca Grassella Grisantina bianca Groppello Nicola nera Pontecolfi nera Rossara tardiva Salacagna nera Schioccoletto Viti autoctone della Garfagnana Burian bianco 56 Pontesca bianca Sillicana bianca Verdecchia FCRLMAGAZINE 7 |2015 DALLA CANINA ALLA VERDECCHIA, LA RISCOPERTA DEI RARI VITIGNI DELLA GARFAGNANA Le altre uve della Garfagnana Fredianella bianca Questo genotipo è stato recentemente identificato in Garfagnana come sconosciuto. Il prof. D’Onofrio gli ha attribuito un nome derivato dal cognome del proprietario del vigneto in cui è stato identificato. Grassella Carlo Roncaglia cita nel 1847 un’uva definita Grassa ma non sappiamo se possa indentificarsi con la Grassella attuale. È presente esclusivamente in Garfagnana. Produce uva di buona qualità, dolce e con una buona acidità e dà vini di buona struttura. Grisantina bianca Genotipo sconosciuto è stata così chiamata dal prof. D’Onofrio con il cognome del proprietario del vigneto in cui è stata identificata. Come suggerisce la morfologia, particolarmente quella del grappolo, ha una relazione di parentela con il Trebbiano toscano che è presente anche in Garfagnana. Groppello Detta anche Ugillina (mentre Roncaglia nel 1847 la chiama Gruppello) è un’uva strettamente autoctona della Garfagnana, ha sapore neutro, dolce. Il vino che se ne ottiene è di buona qualità. In Garfagnana matura verso la fine di settembre. Nicola nera Ricordata nel 1847 dal Roncaglia è oggi sporadicamente diffusa in Garfagnana. Appare essere un vitigno strettamente autoctono. Pontecolfi nera Questo genotipo identificato in Garfagnana come sconosciuto è stato ribattezzato dal prof. d’Onofrio con una delle varianti antiche del toponimo Ponticosi. Pontesca bianca Anche questo vitigno sconosciuto è presente solo in Garfagnana ha un nome scelto dal prof. d’Onofrio in riferimento al piccolo borgo di Ponticosi. La produzione appare essere elevata, con grappoli tendenzialmente grandi e compatti, di cui però non si conoscono ancora bene le caratteristiche dato il suo inserimento molto recente in collezione. FCRLMAGAZINE 7 |2015 Rossara tardiva Citata semplicemente come Rossara dal Roncaglia nel 1847 è diversa dalla Rossara Trentina e non è identificabile con nessuna delle altre diverse Rossara italiane. Presenta un grado di parentela con altri vitigni presenti esclusivamente in Garfagnana, supportando l’ipotesi che si tratti di un vitigno strettamente autoctono di questa zona. Sillicana bianca Genotipo sconosciuto battezzato dal prof. D’Onofrio con una delle varianti storiche del toponimo Sillicagnana. Produce grappoli di media dimensione e compattezza, poco sensibili ai patogeni fungini con un buon grado zuccherino e una buona acidità. I vini in purezza ottenuti dalla prime recenti vinificazioni, appaio ben strutturati. Salacagna nera Anche questo genotipo identificato in Garfagnana come sconosciuto, è stato chiamato con una delle varianti storiche del toponimo Sillicagnana. Introdotto recentemente nel vivaio collezione di Camporgiano si attende la produzione per poterne analizzare la vinificazione. Schioccoletto È stato identificato in Garfagnana ma non si esclude che possa essere presente in altre zone, anche se, considerando che il termine fa riferimento alla durezza della buccia e croccantezza della polpa, è possibile che vi possano essere degli omonimi. Al momento non corrisponde a nessuno dei genotipi presenti nei vari database viticoli. Verdecchia Presente nella lista Roncaglia del 1847 come Verdecchia o Verduschia, la sua presenza, sporadica, è stata censita esclusivamente in Garfagnana. Produce grappoli di dimensione e compattezza media, acino con buccia spessa e poco sensibile alle fitopatie fungine che raggiunge un elevato grado zuccherino mantenendo una elevata acidità. I primi vini in purezza ottenuti appaiono ben strutturati e interessanti. La tradizione vinicola garfagnina vede storicamente attestata la presenza di vitigni toscani, italiani e stranieri introdotti più o meno recentemente, testimonianza delle antiche relazioni di questo territorio, terra di emigrazione anche semplicemente stagionale, con il resto d’Europa. Le analisi condotte da D’Onofrio hanno chiarito definitivamente l’identità di molti vitigni che spesso sono stati ribattezzati dagli agricoltori locali con denominazioni che in qualche caso forniscono elementi per comprendere la loro introduzione. Fra i vitigni toscani: Barbarossa già descritto nel Sei-Settecento e attestato in zona alla metà dell’Ottocento; il Lupeccio e il Buonamico vitigno di origine pisana diffusosi poi nell’Ottocento in Lucchesia e nel resto della Toscana. Il Moscato/Moscatello Nero di Lucca è invece sinonimo di Moscato Violetto sporadicamente presente in Toscana. San Colombano Bianco è una varietà nota dal Trecento e particolarmente diffusa nelle colline pisane. Il Seracana Nera recentemente identificato in Garfagnana come sconosciuto, attribuendogli uno dei nomi storicamente accertati di Sillicagnana, è risultato corrispondere ad un genotipo, diffuso principalmente in Toscana, indicato con differenti nomi. Fra i vitigni diffusi in Garfagnana ma non autoctoni il Moscato Bianco di Lucca, il Bougiolé o Borgogna, il Rafayon, il Nero di Spagna (chiamato in Lucchesia Colorino di Lucca per le sue qualità tintorie). L’Uva Rosa è lo Chasselas Rose uno dei vitigni francesi più diffusi nel mondo e già conosciuto nel XVI secolo, originario del lago di Ginevra. Infine sono stati recuperati in zona anche il Portugais Bleu introdotto in Francia dal Portogallo alla fine del XVIII secolo e diffuso anche in Germania e lo Sciaccarello Nero diffuso in varie aree dell’Italia e della Francia. [I.L.C.] Per saperne di più: F. RE, Annali dell’agricoltura del Regno d’Italia, Milano 1814 C. RONCAGLIA, Statitisca generale degli stati estensi, Modena 1850 Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282006X C. D’ONOFRIO, C. FAUSTO, F. MATARESE, A. MATERAZZI, G. SCALABRELLI, F. FIORANI, I. POLI, Genotyping of Grapevine Varieties from Garfagnana (Northern Tuscany), in «American Journal of Enology and Viticulture», in corso di pubblicazione (gennaio 2016) 57 FCRL DAL TERRITORIO I valori della Garfagnana nella Banca della Memoria Andrea Salani U na terra aspra e bellissima, dove la storia si incontra in piccoli paesi, in un romitorio nascosto nel bosco, negli aneddoti narrati di fronte ad un camino o su una tavola imbandita. Raccontare la Garfagnana significa prendere in considerazione molti aspetti e stratificazioni, raccogliere testimonianze e informazioni che devono essere immagazzinate e correttamente organizzate e divulgate. Da qui l’idea portata avanti dall’Unione dei Comuni della Garfagnana, e prima ancora dalla Comunità Montana, di creare, col sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, uno straordinario contenitore, un centro di raccolta documentale in cui trovino spazio fonti, pubblicazioni, studi e altro materiale sulla storia, la cultura e le tradizioni di questi splendidi luoghi della Valle del Serchio. Dal 2004, la Banca dell’Identità e della Memoria della Garfagnana si è imposta come prezioso strumento di approfondimento per studenti, insegnanti, ricercatori e appassionati del territorio in generale. Un luogo dove consultare libri, videocassette, cd, dvd e tesi di laurea riguardanti la storia e la cultura della Valle. E poi c’è l’archivio fotografico, dove accanto alle recenti immagini di documentazione troviamo suggestive riproduzioni di foto risalenti agli inizi del Novecento, alla Seconda guerra mondiale fino ad arrivare al dopoguerra. Ma la ‘Banca’ non è un semplice contenitore statico. Incontri di approfondimento, seminari, continui aggiornamenti per il centro studi, ma soprattutto un’importante collana editoriale che meglio di ogni altra iniziativa restituisce a pieno gli intenti con cui l’Unione dei Comuni ha dato vita a questa realtà. Nell’ampio catalogo di questa collana abbiamo pubblicazioni come Racconti di guerra vissuta. Garfagnana 1944-1945 (Tommaso Teora, 2013), in cui la Seconda guerra mondiale rivive attraverso le memorie dei bambini e ragazzi di 58 FCRLMAGAZINE 7 |2015 I VALORI DELLA GARFAGNANA NELLA BANCA DELLA MEMORIA quel tempo, o Mi par centanni che vi hò lasciati (Lorenza Rossi, 2010), analisi approfondita sulle vicende delle popolazioni garfagnine che soprattutto nel dopoguerra emigrarono alla ricerca di una nuova vita al di là delle Alpi o addirittura oltre l’Oceano. Tra i focus sui prodotti tipici della zona, analizzati anche nel loro profondo legame con la cultura rurale di queste valli, incontriamo Il castagno in Garfagnana. Storia e attualità (2005) in cui Pierangelo Biagioni ripercorre la storia di questa pianta, per secoli fondamentale pilastro dell’alimentazione degli abitanti della Valle del Serchio; e ancora Il farro della Garfagnana tra coltura e cultura (2010), dove si restituisce un’immagine completa del territorio e di un popolo il cui rapporto con la terra era stile di vita oltre che fonte di sostentamento. Tante e decisamente divertenti i volumi legati alle tradizioni e al folklore come, per esempio, La gente garfagnina dicea così… (2005), una raccolta che attraverso proverbi, ninne FCRLMAGAZINE 7 |2015 nanne, filastrocche e befanate offre un bello spaccato della tradizione popolare garfagnina, o Stasera venite a vejo Tere’? (2007), in cui il Gruppo Vegliatori di Gallicano racconta le veglie della Garfagnana di un tempo, importantissimi momenti di aggregazione, socializzazione e comunicazione, tra discussioni, monologhi e musica. Non mancano poi i volumi dedicati alla storia artistica e culturale del territorio, che spazia da approfondimenti di rilievo, come l’ultimissima pubblicazione di Clementina Santi dedicata al pittore Pietro da Talada (Pietro da Talada. Un pittore del Quattrocento tra l’Appennino Reggiano e le Apuane, 2015), alla ricognizione di espressioni artistiche meno auliche, testimoniate da volumi come Maestaine di garfagnana (2008) in cui Cristoforo Feliciano Ravera ci conduce alla scoperta di immagini votive e piccoli luoghi di culto. Un caso esemplare che ben racconta il patrimonio diffuso di questa terra di cultura, ‘mangiari’ e tradizioni. 59 FCRL SOCIALE L’ATTENZIONE AI 60 FCRLMAGAZINE 7 |2015 BISOGNI SOCIALI Tornare a vivere … insieme C itofonare via del Moro numero tre. E trovare mini appartamenti nuovi e luminosi, spazi comuni caldi e colorati, visuali mozzafiato su piazza San Salvatore, con lo sguardo che si perde a contare i tetti della città. Il tutto senza rinunciare alla propria autonomia. Lucca si mette in gioco e nella provincia dove il numero degli anziani cresce di anno in anno partono le prime sperimentazioni di co-housing dedicate alla terza età. L’idea è semplice: vivere insieme in un unico alloggio con ambienti condivisi per farsi compagnia e sostenersi in caso di necessità, pur mantenendo intatta l’indipendenza di ciascuno. Modelli di vita alternativi, già diffusi nel nord Europa, che stanno prendendo piede anche in Italia: a Lucca questa è la prima esperienza di co-housing dedicata agli anziani e una delle prime in Toscana. Un progetto di convivenza per over 65 autosufficienti, singoli o in coppia, partito un annetto fa e promosso dalla Fondazione Casa, insieme alla Misericordia e grazie all’intervento diretto della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Un’idea nata per rispondere ai bisogni di quelle persone che si trovano in difficoltà economica o che sono rimaste sole per vari motivi, disposte però, godendo ancora di buona salute, a coabitare in luoghi parzialmente condivisi, pagando un affitto mensile comprensivo di bollette e alcuni servizi. «Si tratta di una soluzione che permette ai privati di condividere spazi e servizi, riducendo i costi e migliorando la qualità della vita – spiega Isabella Arbuatti, coordinatrice del progetto – Ci sono sale letture, cucine e lavanderie condivise in uno stesso stabile ma anche servizi che vanno dall’accompagnamento personalizzato al mediatore di condominio o alla fisioterapia. Il costo medio dell’affitto mensile è di 800 euro. Quota che, oltre alla locazione, comprende anche le bollette per il riscaldamento, la luce e il consumo di acqua, nonché la presenza quotidiana di due operatori che si occupano della gestione amministrativa e sociale degli appartamenti». FCRLMAGAZINE 7 |2015 Nadia Davini A Lucca prende piede il co-housing per gli over 65 della città Dalla teoria alla pratica è stato facile: il palazzo di via del Moro è sembrato da subito il luogo ideale dove rendere concrete le belle parole contenute nel progetto su carta. Articolato su tre piani e tre mezzanini, serviti da un ascensore, il condominio è formato da 13 ambienti per un totale di 27 posti disponibili: spazi abitabili (doppi o singoli con bagno) con metrature differenti, a cui si aggiunge una zona giorno strutturata e arredata per favorire l’interazione dei residenti. All’interno di questo contesto due ambienti sono completamente autonomi, nel senso che hanno una zona giorno ad uso privato e prevedono una locazione leggermente più onerosa. Al primo piano si trova l’appartamento del co-housing, composto da cucina, sala da pranzo, sala formazioni, saletta sport e benessere, ufficio con rete Wi-fi per collegarsi a internet, zona lavanderia e due bagni. Qua vengono organizzate periodicamente attività culturali, di intrattenimento e informative, trasformando quindi l’appartamento nel vero cuore sociale della struttura. «Le attività proposte – continua la coordinatrice – sono rivolte anche e soprattutto alle persone anziane che non vivono nel co-housing: attraverso il burraco, la tombola, i corsi di lingua straniera, le presentazioni di libri e l’organizzazione di mostre, i corsi di informatica e di cucito, vorremmo che questo posto si trasformasse nella casa di tutti coloro che non vogliono stare da soli. Decidere di vivere in una situazione di semiconvivenza è un passo complesso, non facile, richiede tempo. Credo sia per questo che per ora nella residenza abitano solo tre persone: il progetto ha bisogno di essere conosciuto, sono convinta che prenderà piede piano piano, in modo crescente». Il trucco di questa struttura, alla quale si rivolgono principalmente anziani che non riescono più a pagare l’affitto, a mantenere la casa o persone che si sono ritrovate senza nessuno da un giorno all’altro chiudendosi poco a poco nella propria solitudine, sta nella giusta sintesi tra la disponibilità di ambienti privati e la condivisione di stanze nella zona giorno e nell’appartamento del co-housing. Sono 61 FCRL SOCIALE La Fondazione Casa La Fondazione Casa è stata istituita nell’aprile 2007, con approvazione unanime del Consiglio provinciale di Lucca e si è attivata nel luglio dello stesso anno a seguito dell’avvenuto riconoscimento da parte della Regione Toscana e la conseguente iscrizione nel Registro Regionale delle Persone Giuridiche Private. La Fondazione ha come scopo istituzionale la realizzazione di iniziative destinate a sostenere le situazioni di disagio personale, familiare e sociale che hanno origine dalla mancanza di un alloggio dignitoso. Persegue la propria missione a stretto contatto e con il tramite dei propri partner, delle istituzioni pubbliche e dei soggetti del terzo settore che, quotidianamente, si occupano di far fronte alla crescente emergenza abitativa. Gli elementi che ne caratterizzano l’attività sono la presenza di diverse categorie di soci partecipanti e la costituzione di un patrimonio a struttura aperta che può accrescersi nel tempo. Ai Fondatori originari possono infatti aggiungersi altri Partecipanti istituzionali nel corso della vita della Fondazione. previsti inoltre servizi rivolti al tema dell’accoglienza, della cura della persona, della facilitazione logistica rispetto ad attività ed esercizi del centro storico, della gestione dei conflitti interni al condominio, fino allo sviluppo di eventi ricreativi pensati, costruiti e organizzati dagli stessi residenti, in collaborazione con familiari, amici, associazioni di volontariato e realtà sociali del territorio. È l’approccio socio-culturale, e non assistenziale, il punto di forza del co-housing: l’obiettivo principale, infatti, è la costruzione di una comunità sostenibile, dove la persona è al centro della gestione e dei servizi. Una co- 62 munità che possa diventare nel tempo un riferimento anche per gli altri anziani della città. Il tutto con il fine di arricchire il centro storico con un progetto innovativo che diventi un valore per la società: riportare l’anziano al centro e consentirgli di potersi muovere liberamente. In sostanza il co-housing vuole rappresentare un’opportunità concreta di sviluppo di nuove forme di interazione e di solidarietà. Convivere, aiutarsi a vicenda, fa riscoprire una dimensione di comunità. Attiva, protetta, creativa, socialmente sostenibile, solidale: una comunità in parte persa, oggi da recuperare. FCRLMAGAZINE 7 |2015 Una volta erano le colonie estive E scursione in barca a vela o in grotta? Villaggio sportivo o parco naturale? Camminate ad alta quota o rilassata vita cittadina? Ogni anno si presenta come una vera e propria caccia al tesoro la scelta delle vacanze estive destinate ai ragazzi delle famiglie meno abbienti che risiedono sul territorio provinciale. Mare e montagna, cultura, passeggiate, escursioni nei boschi e relax sulla spiaggia: vacanze da sogno in giro per l’Italia che nulla hanno a che vedere con le vecchie e ormai superate colonie estive. Alla scoperta delle bellezze italiane tra mare e montagna Un programma ricercato e variegato, predisposto anche per il 2015 dalla Fondazione Cassa di Risparmio, in collaborazione con la Provincia di Lucca, e inserito tra le iniziative di solidarietà orientate al mondo dei giovani. Un appuntamento ormai consolidato, riservato a bambini, ragazze e ragazzi di un età compresa tra i 6 e i 17 anni; un impegno iniziato nel 2008 che in sette anni è riuscito ad abbracciare e a coinvolgere più di 3mila ragazzi, confermando, stagione dopo stagione, il successo e il bisogno di tale iniziativa. Quest’anno, poi, è stato record di partenze: sono 529 i ragazzi che hanno ottenuto il voucher per la destinazione scelta, a fronte di un numero totale di richieste presentate che ha superato quota 580. Alcune domande non FCRLMAGAZINE 7 |2015 63 FCRL SOCIALE sono state accolte perché presentate fuori tempo massimo o poiché non rispettavano i requisiti Isee del bando. Delle 529 domande accolte, 341 hanno riguardato bambini in carico ai Servizi sociali del territorio. L’80% circa dei ragazzi partecipanti è nato in Italia, 272 sono maschi e 257 femmine. Come nelle scorse edizioni l’offerta è suddivisa tra mare e montagna: si spazia da nord a sud, dalla montagna trentina a quella della Garfagnana, dal mare della Romagna a quello toscano, con sosta a Marina di Massa e a Paestum, un giro in barca a vela o in catamarano alla scoperta del Mediterraneo, per un totale di 10 proposte. Tra queste, poi, rientrano anche le mete sportive: Sport Holiday mare a Scarlino, in quel di Grosseto, e il soggiorno multisportivo in montagna, a Lizzano in Belvedere, in provincia di Bologna. I ragazzi sono seguiti da personale specializzato di larga esperienza, capace di coinvolgere i partecipanti in varie attività ricreative: passeggiate, osservazione della natura, bricolage, laboratori di cinema per la realizzazione di cortometraggi, prove di cucina e corsi di lingua straniera. Le destinazioni sono: per quanto riguarda il mare, Centro Keluar Torre Marina a Marina di Massa, un parco di cinque ettari riservato ad uso esclusivo degli ospiti, attrezzato con impianti sportivi e piscina olimpionica, a due passi dal mare; il Sea Adventure village – Un mare di amicizia a Paestum (Salerno), mare e sport acquatici in una zona archeologica tra le più belle d’Italia; l’Arcipelago toscano in catamarano (Scopriamo il nostro mare); il mar Mediterraneo per i soggiorni in barca a vela, da Viareggio alla Capraia, dall’Isola d’Elba a Porto Azzurro (Settimane azzurre); Igea Marina (Rimini) con Ragazzi e cinema, durante il quale i ragazzi avranno la possibilità di incontrare alcuni attori di cinema e televisione; Sport Holiday mare a Scarlino (Grosseto). Per quanto riguarda i monti: Bosentino (Trento), il Parco dell’Orecchiella a Corfino (Lucca), il Centro ambientale Anemone di Sillano (Lucca), infine la vacanza multisportiva a Lizzano in Belvedere (Bologna). 64 2015: LE DIECI VACANZE PROPOSTE Centro Keluar Torre Marina – Marina di Massa Fantasia ed entusiasmo sono i compagni di viaggio che guidano le attività ludiche, di laboratorio, sportive ed espressive. La dotazione di attrezzature e di spazi adeguati, permette a tutti i partecipanti di alternare nella propria vacanza attività ludiche e ricreative, attività sportive e di movimento, piccoli e grandi eventi, il tutto connotato da una grande attenzione ai bisogni del singolo e del gruppo. La vacanza offre anche l’opportunità di partecipare ad un corso di avvicinamento alla vela. Obiettivo del corso sarà quello di far acquisire le nozioni base di questo sport e di affinare le competenze, ma soprattutto far vivere il mare con spirito di responsabilità e sicurezza. Il Centro Keluar è a Marina di Massa, al confine tra la Liguria e la Toscana e al crocevia di meravigliose mete turistiche come il Golfo dei Poeti e il Parco delle Cinque Terre. Torre Marina è un grosso complesso turistico, che sorge all’interno di un parco privato di cinque ettari riservato ad uso esclusivo degli ospiti del Centro, attrezzato con impianti sportivi e una piscina olimpionica di 75 metri di lunghezza. Sea adventure village «Un mare di amicizia» – Paestum (Salerno) Vivere il mare e il suo ambiente è un’esperienza entusiasmante, specialmente nella bellissima terra della Campania, ai bordi di un parco naturale ancora intatto in una zona archeologica tra le più belle d’Italia con le spiagge incontaminate della Costiera del Cilento. Mare e sport acquatici (canoa, nuoto) ma anche beach-volley, tennis, calcio e l’immancabile animazione organizzata da istruttori e animatori. Inoltre le tematiche ambientali con la visita al Parco Naturale del Cilento e del Vallo di Diano accompagnati da esperte guide naturalistiche e al Parco Archeologico di Velia e Palinuro. Una vacanza entusiasmante e divertente in una regione ricca di fascino e storia. FCRLMAGAZINE 7 |2015 UNA VOLTA ERANO LE COLONIE ESTIVE Scopriamo il nostro mare – In catamarano nell’Arcipelago Toscano Una crociera educativa alla scoperta del nostro mare. Una crociera su uno stupendo catamarano da ricerca, durante la quale si vive in barca e si sperimenta un contatto unico con l’ambiente marino. Il mare viene vissuto intensamente, in particolare le isole dell’Arcipelago Toscano. Navigazione a vela, incontro con delfini e balene, osservazione dei fondali, bagni e sole su spiagge bellissime. La vita di bordo favorisce la nascita di un vero e proprio equipaggio, accompagnato da esperti biologi marini/skippers. Un’esperienza indimenticabile, utile ai ragazzi per promuovere e sviluppare la cultura del mare, della navigazione e lo stare bene insieme, per favorire corretti stili di vita, un’alimentazione sana, l’attività fisica, il rispetto e la tutela dell’ambiente. La barca è un catamarano di 12 metri che può ospitare fino a 8 ragazzi/e e 2 accompagnatori. Durante la crociera sono previste varie attività scientifiche: dalla cetologia alla fotografia naturalistica, da un corso di vela, navigazione e meteorologia ad una campagna di ricerca sui cetacei. Settimane azzurre – In barca a vela nel Mediterraneo Navigazioni in flottiglia nei posti più belli del Mediterraneo facendo tappa sulle isole più accoglienti e famose del Mar Mediterraneo. Da Viareggio alla Capraia, dall’Isola d’Elba a Porto Azzurro e poi di nuovo a Portoferraio, Capraia e Viareggio: un percorso suggestivo per un’esperienza affascinante, tra porti attrezzati e rade, immersi nella natura e attenti alle meraviglie di paesaggi incantati, uccelli rari e mammiferi marini, fra amici, vela e divertimento. Una buona occasione per divertirsi in compagnia e fare nuovi incontri ma anche di mettersi in discussione sull’ordine e sulla vita di gruppo. Vivere il mare, imparando a veleggiare, facendo snorkeling con la maschera, conoscere nuovi posti e ammirare i paesaggi da un altro punto di vista: dal mare verso la terra. FCRLMAGAZINE 7 |2015 Ragazzi e cinema – Igea Marina (Rimini) Ragazzi e Cinema di Igea Marina opera dal 1997 nel campo dell’animazione e dell’intrattenimento per le nuove generazioni, promuovendo costanti iniziative che mirano a favorire incontro, aggregazione e creatività fra i più giovani, utilizzando il cinema, l’arte e la musica come strumenti per coinvolgere bambini e adolescenti; viene offerta la possibilità di essere protagonisti di film, spettacoli, programmi televisivi e radiofonici, partecipando a laboratori finalizzati alla realizzazione e produzione di video. Sport Holiday Mare – Scarlino (Grosseto) Sport Holiday Mare si svolge per 15 giorni a Scarlino in Maremma presso la struttura Casa in Maremma con sistemazione in bungalow e sarà rivolta ai ragazzi dai 12 ai 16 anni per un massimo di 30 partecipanti a soggiorno. Il complesso turistico Casa in Maremma è situato nel cuore della Maremma Toscana a diretto contatto con la natura, a pochi chilometri dal mare del Golfo di Follonica, dalle costiere dove si trovano le splendide spiagge di Cala Martina e Cala Violina, dalla cittadina turistica di Scarlino e dal porto turistico del Puntone di Scarlino. La spiaggia di sabbia si trova a 10 minuti dalla struttura raggiungibile in navetta. È ideale per bambini, degrada dolcemente verso il mare e consente anche ai più piccoli di nuotare in sicurezza. Montagna amica – Bosentino (Trento) Una vacanza divertente tra i monti del Trentino: Bosentino, ridente paesino affacciato sul lago di Caldonazzo e Levico. Sulla scia del carisma dei Padri Antonio e Marco Cavanis, le Suore Cavanis offrono un soggiorno educativo, istruttivo e occasione di condividere, con nuove amicizie, un’esperienza che educa alla vita. Parco dell’Orecchiella, vivere la natura – Corfino (Villa Collemandina) Vivere una vacanza è mettere in moto un’infinità di energie, un’esperienza che non è solo una pausa con le abitudini e gli affetti consueti (amici, scuola e famiglia) ma un’occasione irripetibile per sperimentare, conoscere se stessi, gli altri e l’ambiente circostante. Il programma Vivere la natura del Ciocco Ragazzi propone vacanze inimitabili: sport, divertimento e – perché no? – un po’di studio in strutture pensate appositamente per i ragazzi e la loro sicurezza. Siamo a Corfino, a circa 1.000 metri nel Parco Naturale dell’Orecchiella nel cuore dell’Appennino tosco-emiliano. Fra boschi secolari di castagni e faggi la natura si conserva immutata da secoli e scandisce il ritmo dell’uomo e delle stagioni. In questo ambiente d’incanto i ragazzi imparano ad acquisire le nozioni fondamentali per la salvaguardia dell’ambiente, ad orientarsi con la bussola, riconoscere le orme degli animali e poi tanto sport: calcio, volley, mountain-bike, tiro con l’arco e tuffi in piscina. Il tutto sotto la vigilanza e guida di tutor esperti e qualificati. Villaggio Anemone, naturalmente imparando – Sillano (Lucca) Il Centro ambientale “Anemone” si trova in Alta Garfagnana nel comune di Sillano, circondato dalle Alpi Apuane e dall’Appennino tosco-emiliano: un territorio incontaminato tra il verde, i colori delle piante e dei fiori. Un paesaggio fantastico. Portare i giovani in questo centro ambientale vuol dire far conoscere loro un territorio ricco di attrattive: grotte naturali, parchi, antiche chiese, borghi e bellissime montagne ricche di castagneti centenari. Sport Holiday Monti – Lizzano in Belvedere (Bologna) Sport Holiday Monti è una vera e propria vacanza multisportiva realizzata per avvicinare in modo positivo i giovani allo sport in un ambiente sano e sicuro. Altri obiettivi della vacanza sono quelli di migliorare la socializzazione, la cooperazione e l’autonomia personale. 65 FCRL CULTURA & SPETTACOLI foto Augusto Bizzi/ Teatro del Giglio CULTURA: 66 FCRLMAGAZINE 7 |2015 UN RICCO 2015 Tutto l’amore che c’è a cura di Paola Taddeucci riduzione strutturale dei costi di esercizio pongono le premesse per un equilibrio economico almeno tendenziale. L’azienda sembra uscita da un clima di depressione complessiva da malato cronico, non guaribile. Bisogna stare attenti alle ricadute, ma la febbre è scesa di molto». Intervista a Stefano Ragghianti amministratore unico del Teatro del Giglio Ufficio stampa del Teatro del Giglio U n malato cronico in via di guarigione. È questo, secondo l’amministratore unico Stefano Ragghianti, l’attuale stato di salute del Teatro del Giglio. Con i conti a posto, quindi, il dirigente ritiene praticabile la trasformazione da azienda speciale in Fondazione: un cambiamento, a suo parere, non solo formale, ma anche di sostanza per far diventare il Giglio cuore e snodo di tutti gli eventi culturali, artistici e sociali della città. E per portare agli spettacoli un numero sempre crescente di persone, a partire dai giovani. Commercialista, esperto in problematiche fiscali di enti non commerciali, onlus e terzo settore, Ragghianti è stato nominato dal sindaco Alessandro Tambellini – il teatro è di proprietà del Comune – nell’agosto 2014. Fino a febbraio la gestione era affidata a un consiglio di amministrazione: per procedere alla nomina dell’esperto è stato modificato lo statuto. Quali sono state le maggiori difficoltà? «Individuare gli strumenti opportuni che fossero anche applicabili al caso concreto e che potessero dare risultati immediati e duraturi al tempo stesso. Eravamo tutti consapevoli che con i tempi che corrono, la strada delle maggiori entrate – certamente da perseguire – non poteva essere la soluzione. Occorreva incidere sul versante dei costi, a partire anche dai costi del personale. Su ogni argomento, nel nostro Paese, si intrecciano almeno due, talvolta tre e a volte anche più livelli di normativa e considerando che il teatro del Giglio è – caso unico in Italia – un’azienda speciale, i problemi erano anche maggiori». Dottor Ragghianti, com’era la situazione finanziaria al suo arrivo e com’è oggi? «Sinceramente, al momento della mia nomina non conoscevo, nel dettaglio, i numeri precisi del teatro. Conoscevo, dalla stampa, la situazione generale ignorando però nel dettaglio i veri problemi. Nella sostanza era una situazione di perdite di esercizio strutturali e continuative, in passato mai ripianate, con conseguente perdita del patrimonio netto. La forte rigidità dei costi di struttura almeno nel breve periodo complicava non poco la situazione. Il nervo scoperto e più sensibile era ovviamente la questione del costo del personale, anche se in realtà non era l’unica. Nel bilancio 2013 il costo del personale ha rappresentato circa il 42% dei costi della produzione. Teatri paragonabili al nostro girano intorno al 30%». Ci spiega meglio? «Abbiamo oscillato un po’ tra ammortizzatori sociali e riforme varie, poi nella sostanza si è utilizzata la disciplina della mobilità tra enti e società partecipate che, come noto, ha consentito il trasferimento di alcuni lavoratori verso altre partecipate. Da lì poi il tentativo di una seria riorganizzazione del lavoro, con riduzione di alcune spese, l’apertura della revisione della contrattazione di secondo livello, senza contemporaneamente perdere di vista né fermare la stagione teatrale. Sottolineo che, grazie al senso di responsabilità di tutti, non solo direzione aziendale ma anche organizzazioni sindacali e Rsu, non c’è stato un minuto di sciopero o di interruzione delle attività, salve le lecite assemblee sindacali». Una ‘mission impossibile’ vinta? «Non ancora definitivamente vinta, ma senz’altro una strada virtuosa mi sembra intrapresa. L’amministrazione ha preso atto delle perdite, anche quelle degli esercizi precedenti, ripianando il patrimonio netto e alcune misure di Problemi ancora aperti? «In questo momento un mio omologo tedesco o austriaco di un teatro più grande e famoso o più piccolo e sperduto del mio, probabilmente sta programmando, o addirittura lo ha già fatto, la stagione 2018 o 2019, perché, FCRLMAGAZINE 7 |2015 67 foto Filippo Brancoli Pantera/Teatro del Giglio FCRL CULTURA & SPETTACOLI per gli esercizi precedenti, governo, enti locali, fondazioni, benefattori, e chiunque abbia a che fare con loro, ha già deliberato contributi, donazioni e quanto necessario. Quando noi presentiamo un bilancio preventivo, magari in ritardo, abbiamo la certezza del 30-40% delle entrate, nella migliore delle ipotesi. In questo quadro la struttura dei costi, in particolare quella del personale, non può avere caratteri di rigidità. La questione dell’organizzazione interna è ancora in divenire e il reperimento di altre fonti è ora la vera sfida. E poi naturalmente la trasformazione della natura giuridica del Teatro è un percorso che può essere davvero intrapreso». 68 È un momento di transizione importante per il Teatro: cosa deve diventare? «Sotto il profilo giuridico deve ‘trasformarsi’, abbandonare la forma dell’azienda speciale e diventare una fondazione, obiettivo a questo punto non più impossibile. In tale processo occorre mutare e riqualificare profondamente il rapporto con il territorio e con gli enti presenti. Credo che il teatro debba essere un soggetto che interagisce con i suoi finanziatori, in un rapporto più stretto, produttivo e interattivo, non limitato al batter cassa. Sotto il profilo culturale deve mantenere e sviluppare la sua natura, confermarsi il cuore o per lo meno uno dei poli culturali della città, contribuire a diffondere il marchio di Lucca in Italia e nel mondo, essere il teatro di Puccini nel senso del teatro della società, cuore e snodo di tutti gli eventi più importanti, non solo artistici e musicali, ma anche sociali in senso generale». Errori del passato da non ripetere più? «Qualsiasi organismo, sia di diritto pubblico che privato, anche nel settore dei servizi e della cultura non può più prescindere dai vincoli di bilancio, non ci sono più variabili indipendenti. Al calo di risorse deve corrispondere in tempi corrispondenti la riduzione dei costi. È una ricetta amara, ma meno amara che lasciar passare il tempo». FCRLMAGAZINE 7 |2015 Lo stato dei lavori di restauro fatti finora. «Il teatro è stato dotato, come noto, di un adeguato impianto di condizionamento che permetterà un utilizzo più ampio e duraturo dei locali, un allungamento della stagionalità. Sono poi stati ristrutturati altri locali a cominciare dai servizi e una bella rinfrescata generale, soffitto compreso. Tocca all’amministrazione, proprietaria dell’immobile, decidere. Personalmente ho sempre guardato con preoccupazione il progetto dell’innalzamento della torre scenica, che il Comune sembra aver definitivamente messo da parte, privilegiando altri interventi. Che sono stati effettuati nei tempi previsti, con qualche sacrificio sull’attività – soprattutto i saggi di danza –, ma tutto sommato limitato». Altri interventi da prevedere? «Ulteriori lavori potrebbero riguardare la ‘buca’, molto stretta e con pochi posti e altre parti del palcoscenico: il tutto con l’obiettivo di ottenere nel tempo risparmi, ad esempio nel montaggio e smontaggio delle scene. In generale il palcoscenico non è messo molto bene. E non dimentichiamo il San Girolamo, altra realtà da far lavorare di più, che necessita di lavori forse meno importanti, ma comunque necessari». Qual è il punto di forza delle stagioni 2015-2016? Bene, sono contento di parlare anche di questo. Partirei con i «Puccini Days» giunti al loro secondo appuntamento. Quest’anno programmati con un po’ di anticipo vedono nomi di grandi prestigio ma anche di chiara fama e richiamo. Il Giglio è il teatro di Puccini e Lucca la città di Puccini. Abbiamo detto tante volte quanto ci sia da lavorare su questo aspetto. Ma le stagioni di prosa e di lirica non sono da meno, come le tante attività svolte in collaborazione con moltissimi soggetti che non posso qui elencare. Insomma il Giglio c’è, vivo e vivace: non è guarito del tutto, ma è fuori pericolo. E qui voglio ringraziare due persone: il direttore artistico Aldo Tarabella e il direttore generale Manrico Ferrucci. Cono- FCRLMAGAZINE 7 |2015 foto Filippo Brancoli Pantera/Teatro del Giglio TUTTO L’AMORE CHE C’È scere e lavorare con loro è stato anche complicato, ma molto bello. Non era né facile né scontato lavorare nel contesto di partenza con un amministratore che era – e resta – un disco rotto: questo non si può fare, questo costa troppo, questo dopo». Parliamo della lirica. «Per quel che vale il mio giudizio credo che la stagione lirica sia davvero di alto livello, anche se oggettivamente non proprio facile. A parte la doverosa opera pucciniana - la Butterfly si vede sempre volentieri –, le altre sono piuttosto impegnative. Non è un cartellone scontato: Convitato di pietra, Simon Boccanegra, Mefistofele, ma anche la Vedova allegra sono opere toste e non frequenti nei cartelloni, mai fatte a Lucca o mancanti da tempo. Senza dimenticare che il Convitato porta la firma di un lucchese: Giovanni Pacini. È un cartellone per un pubblico qualificato, com’è, del resto, quello del Giglio». E la prosa? «La stagione mi sembra particolarmente interessante. Guarda obiettivamente a un pubblico giovane e comunque non specializzato. Senza trascurare i più tradizionalisti, ha il chiaro obiettivo di allargare la sala. Guarda ai grandi temi del Novecento, il ‘secolo corto che non finisce mai’ secondo alcuni storici: la guerra mondiale e i dittatori, ma anche la malattia mentale e la repressione dei deboli, la libertà e la spinta alla liberazione che ne consegue. E ancora la grande crisi del ’29, il tema della propria identità in amore e nel tradimento, l’identità e la napolitanità di questo Paese, oltre al tema della scuola sempre al centro dell’attenzione. La risposta in termini di abbonamenti è stata immediata». Lei, da spettatore, che cosa preferisce di questo cartellone? «Fui molto colpito dal cinema prima, con un Jack Nicholson impressionante, e dal libro poi, che leggevo specialmente durante le ore di latino, non ricordo se alle medie (nel secolo scorso si faceva latino alle medie…) o al liceo. Ero comunque molto giovane e quel racconto mi portò alla matematica e granitica certezza che di lì a poco il mondo sarebbe cambiato: tutti liberi e felici senza ingiustizie, soprusi, violenze, guerre e carestie. Non è andata esattamente in quel senso, lo abbiamo visto. Sono legato a Qualcuno volò sul nido del cuculo, anche se non mancherò a nessun altro spettacolo». E quali spettacoli che oggi mancano vorrebbe vedere in futuro al Giglio? «Mi auguro che la stagione di danza, almeno parzialmente, torni presto al Teatro. È stato uno dei tagli dolorosi, ma necessari in quel contesto, legato ad oggettivi elementi economici nel rapporto costi rispetto alle serate di aperture. Con il solo importante limite della qualità, tendenzialmente vorrei vedere di tutto al Giglio, soprattutto ciò che avvicina i giovani». 69 FCRL CULTURA & SPETTACOLI La Toscana del Novecento fa bella mostra di sé C entinaia di voci per raccontare la storia di una regione e di un secolo. Le ha messe insieme l’iniziativa ‘Toscana 900’ che da giugno a dicembre 2015 ha coinvolto oltre cento musei, organizzando undici mostre, sette itinerari turistici, diciotto eventi collaterali, visite guidate, laboratori di didattica oltre a produrre una guida e un’app in quattro lingue. A promuoverla la Regione e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze – cui si è aggiunta come partner la Consulta delle Fondazioni di origine bancaria – nell’ambito del più grande progetto ‘Piccoli grandi musei’, nato per valorizzare il patrimonio artistico toscano. E questa volta in primo piano non sono state le meraviglie del passato – dall’arte etrusca ai grandi capolavori del Rinascimento – per le quali la Toscana è famosa in tutto il mondo. Protagonista, invece, è stato il secolo ‘breve’, quel 1900 che raramente viene associato alla regione di Dante. Eppure durante quei cento anni la Toscana ha svolto un ruolo importante nell’offrire stimoli e vivaci contesti agli artisti che vi hanno vissuto, lavorato e spesso raggiunto notorietà internazionale. Senza dimenticare, inoltre, l’attrattiva esercitata sui collezionisti che hanno deciso di affidare a questi territori le proprie raccolte. Un ruolo che si delinea chiaramente nella quantità e nella diffusione dei musei: oltre cento realtà, grandi e piccole, per raccontare, attraverso luoghi e immagini, cento anni d’arte. LA GUIDA E LA APP Sono queste realtà al centro della guida realizzata nell’occasione e intitolata, appunto, Toscana 900. È la prima mappatura completa dei protagonisti del secolo. Più di cento musei, nati nelle circostanze più diverse: dedicati a singoli artisti, creati con ambizioni antologiche, espressione di una volontà locale, frutto di una donazione oppure voluti per raccontare un’attività artistica o una storia industriale. La guida, edita da Skyra, è una ricognizione geografica che propone percorsi diversi per andare alla scoperta dei quasi 450 70 artisti legati alla Toscana: tra questi Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Ottone Rosai, Marino Marini, Gino Severini, Jannis Kounellis, Daniel Spoerri, Igor Mitoraj. Composto da trecento pagine, in italiano e in inglese, il volume rende conto delle realtà espositive della regione che sono dedicate all’arte contemporanea e aperte al pubblico: dai musei ai parchi scultura, dalle fondazioni alle case d’artista fino all’arte ambientale. Insieme alla guida è stata ideata un’applicazione gratuita che oltre a riportare gli stessi contenuti del volume cartaceo, contiene un sistema interattivo di localizzazione tramite mappe georeferenziate, nelle quali sono proposti una serie di percorsi del Novecento sul territorio. In totale si tratta di sette itinerari che costituiscono un suggerimento per visitare i luoghi inseriti, valido in ogni momento dell’anno. Ecco quali sono: Case museo e case d’artista, Vie della scultura, Parchi e arte ambientale, Il Novecento e l’antico a Firenze, Itinerario in bianco e nero: la grafica del Novecento, Musei della moda e del design. Sul sito www.toscana900.com si trovano tutte le informazioni in dettaglio. Qui, invece, alcune anticipazioni. A CASA DEGLI ARTISTI Con il primo itinerario è possibile entrare nelle stanze della villa di Barga che il poeta Giovanni Pascoli elesse a domestico rifugio dove creare i suoi versi, oppure attraversare gli ambienti che, tra Lucca e Torre del Lago, videro nascere le melodie del compositore Giacomo Puccini. Sono solo due delle tante opportunità che offre il percorso, lungo il quale si coglie appieno quanto fosse vivo e intenso il legame tra arte, letteratura e musica nella Toscana di inizio ’900. Con l’intento di ricordare la fascinosa presenza degli artisti, anche in Toscana, infatti, sono nati numerosi musei nelle case dove vissero, nelle quali sono stati conservati o ripristinati filologicamente elementi dell’arredo che loro stessi avevano scelto e disposto. Queste tutte le case-museo dell’itinerario: a Firenze casa Siviero e Fondazione Spadolini; a Fiesole museo Conti e Fondazione Michelucci; a Pistoia casa Bartolini e casa FCRLMAGAZINE 7 |2015 www.sesinet.com LA TOSCANA DEL NOVECENTO FA BELLA MOSTRA DI SÉ Melani; a Figline di Prato casa Tintori; a Loro Ciuffenna archivio Venturi; a Castelvecchio (Barga) casa Pascoli; a Forte dei Marmi museo Guidi; a Torre del Lago villa Puccini; a Lucca Puccini museum; a Viareggio musei civici; a Crespina casa Pepi. Guidi a Forte dei Marmi; museo nazionale di Palazzo Reale a Pisa; Fondazione Marini, casa Melani e Fondazione Vivarelli a Pistoia; gipsoteca Andreotti a Pescia e parco di Pinocchio a Collodi. L’ARTE OPEN AIR LE VIE DELLA SCULTURA La tradizione della scultura trova in Toscana una propria autorevolissima autonomia nel corso del Novecento fino ad oggi. Lo provano luoghi di eccellenza consacrati alla fama di artisti originari di questa terra, che hanno inteso lasciare testimonianza vivida della loro presenza. Lo racconta, poi, il territorio apuoversiliese che attraversa le province di Lucca e di Massa-Carrara, sotto le pendici delle Alpi Apuane, dove si ha l’impressione di entrare nella patria stessa della scultura. Questi i musei e i luoghi dell’itinerario: Marini, Corridoio Vasariano, Novecento e Giardino delle Rose a Firenze; Michelangelo a Caprese (Arezzo); Archivio e museo Venturi a Loro Ciuffenna; museo civico a Montevarchi; Accademia Belle arti, Centro arti plastiche, Laboratori Nicoli, museo del marmo a Carrara; Fondazione Ragghianti a Lucca; centro storico e museo dei bozzetti a Pietrasanta; museo FCRLMAGAZINE 7 |2015 In principio fu il parco di Pinocchio: lo spazio della fiaba nato dall’estro di architetti e artisti che si cimentarono nel creare opere integrate all’ambiente. Oggi la Toscana è disseminata d’interventi artistici en plein air. Un vero e proprio ri-nascimento del paesaggio, frutto di gesti generosi, capaci di riqualificare e interpretare con sensibilità il territorio, di proseguire la vocazione culturale di questa terra che torna ad essere un laboratorio sperimentale sotto l’attenzione del mondo. Ecco i luoghi compresi nell’itinerario: il parco di Pinocchio; in provincia di Siena Cinque artisti per San Gimignano, Arte nell’arte a San Gimignano, Colle Val d’Elsa e Poggibonsi, Bosco della Ragnaia a San Giovanni d’Asso, giardino di Metzler a Iesa, parco Ciulli a Monticiano e Selva di sogno a Frosini; in provincia di Grosseto il Giardino dei tarocchi a Capalbio, giardino Spoerri a Seggiano, giardino dei suoni a Massa Marittima. IL BIANCO E NERO L’arte del bianco e nero ha trovato in Toscana larga diffusione fin dall’inizio del Novecento anche in relazione al fiorire a Firenze di quella che fu la stagione delle riviste. Sulle pagine di «Leonardo», di «Lacerba», «Solaria» e «Frontespizio» il disegno e l’incisione trovarono infatti largo impiego, concepiti sia in diretta relazione al testo, sia in modo autonomo. Il settore dell’illustrazione rispecchia d’altro canto un mutamento che nel corso del XX secolo vide il disegno costituirsi come genere a sé stante. È tuttavia soprattutto la provincia di Pisa ad aver sviluppato, a partire dalla seconda metà del secolo, una precisa vocazione verso il settore del bianco e nero tale da diventare essa stessa un vero e proprio itinerario tematico. Una vocazione incentivata dalla presenza del Gabinetto di disegno e stampe dell’Università di Pisa, prima raccolta italiana dedicata alla grafica del Novecento istituita da Carlo Ludovico Ragghianti nel 1957 e oggi confluita nel museo della grafica di palazzo Lanfranchi. Oltre a quest’ultimo, i luoghi dell’itinerario sono Palazzo Blu e museo di Palazzo Pretorio, sempre a Pisa; i musei Merlini a Peccioli, Piaggio a Pontedera, Kienerk a Fauglia e quello della Satira a Forte dei Marmi. IL NOVECENTO E L’ANTICO In una città come Firenze dove l’antico è sedimentato da oltre un millennio, il contemporaneo trova casa sperimentando inedite liaisons nelle vie cittadine, come nei musei e nelle collezioni. Per il viaggiatore che intende incontrare l’arte novecentesca, il percorso si intreccia continuamente alla storia: ecco che la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti si visita nel palazzo rinascimentale, poi reggia. E parimenti le collezioni novecentesche concludono idealmente un itinerario che, partito dalle sale neoclassiche, si sviluppa attraverso le ricerche del realismo. Non diversamente, nella parte terminale del Corridoio Vasariano, con i suoi milleottocento ritratti di tutte le epoche, si trovano esposti 71 FCRL CULTURA & SPETTACOLI 1. Niki de Saint Phalle, Giardino dei tarocchi, interno del Castello dell’Imperatore, Capalbio, Grosseto. Itinerario «L’arte open air» 2. Mostra dei costumi di Pietro Tosi. A destra «Medea», costume per Maria Callas per l’omonimo film di Pier Paolo Pasolini, 1969. Galleria del costume, Palazzo Pitti, Firenze. Itinerario «Musei della Moda e del Design» dal 2013 anche centotrenta autoritratti di artisti italiani e stranieri del Novecento. Al piano terreno della Galleria degli Uffizi, poi, antico e moderno coesistono e s’avvalorano vicendevolmente. E così via, con molti altri esempi. Ecco dove sperimentare queste incontri: Palazzo Pitti, Corridoio Vasariano, musei Marini, Novecento, Bargello, Uffizi, stamperia Il bisonte, Giardino delle rose e villa Bardini. LA MODA E IL DESIGN 1 Che la storia della moda sia da considerare parte integrante della storia delle arti è ormai ampiamente condiviso. È a Firenze, poi, con la sfilata organizzata nel 1951 da Giovan Battista Giorgini nella sala Bianca di Palazzo Pitti, che convenzionalmente si fa risalire la nascita e il riconoscimento della moda italiana nel mondo. Non poteva essere che nel capoluogo, proprio a Palazzo Pitti, che le creazioni della moda diventassero patrimonio da conservare e valorizzare grazie alla creazione della Galleria del costume. Lo stesso a Prato, per decenni patria del tessile, dove questa storia di inventiva e di ricerca viene salvaguardata e divulgata con il Museo del tessuto. Ma la Toscana è stata fucina di progettazione e design anche in campo industriale, come testimonia il Museo Piaggio, celebrazione di un’azienda che, avvalendosi di geniali progettisti, ha dato vita a invenzioni come la Vespa, simbolo del design nel mondo e icona universale per molte generazioni. Ecco tutti i luoghi dell’itinerario: musei Bitossi a Montelupo, Piaggio a Pontedera, dell’Oro ad Arezzo, Fondazione Querci a Calenzano, museo del tessuto a Prato e a Firenze la galleria del Costume, Gucci Museum, musei Ferragamo e Capucci. [P.T.] 2 72 FCRLMAGAZINE 7 |2015 Il genio toscano in mostra « foto Museo Piaggio Il design toscano sorprende sempre». È uno dei tanti commenti lasciati dai visitatori dopo aver visto la mostra «Creativa produzione. La Toscana e il design italiano 1950-1990», che si è chiusa il primo novembre ed è stato uno degli eventi più importanti dell’estate lucchese. Allestita nelle sale della Fondazione Ragghianti in via San Micheletto con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, l’esposizione, del resto, non poteva che suscitare interesse. Oltre centocinquanta i pezzi in mostra – tra mobili, luci, vasi, arredi e vari oggetti d’uso quotidiano – provenienti da realtà produttive che, in vari ambiti, si sono radicate sul territorio toscano e hanno contribuito all’immagine contemporanea del design italiano nel mondo. Presenti anche alcune opere che sono diventate vere e proprie icone, come la celebre poltrona Joe, a forma di guantone; Anfibio, il divano-letto trasformabile; i mobili di Giovanni Michelucci; le lampade di Gae Aulenti ed Elio Martinelli; i servizi in porcellana di Giovanni Gariboldi; le ceramiche di Ettore Sottsass. GENIALITÀ, SAPIENZA E IMPRENDITORIA ILLUMINATA Promossa dalla Fondazione Ragghianti, è dedicata alla Toscana e al design italiano Si è trattato di un affascinante percorso nella creatività – curato da Gianni Pettena, professore di storia dell’architettura contemporanea, Davide Turrini, docente di design e Mauro Lovi, architetto, grafico e pittore – che ha attirato visitatori da tutta la regione anche grazie al suo inserimento nell’iniziativa ‘Toscana 900’. Quest’ultima fa parte del grande progetto ‘Piccoli grandi musei’, ideato e promosso dalla Regione e dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze per la valorizzazione del patrimonio artistico toscano e dedicato, appunto, al secolo scorso. «Creativa produzione» è una delle dodici grandi mostre del progetto, che ha prodotto inoltre diciotto eventi collaterali, una guida di trecento pagine in italiano e in inglese sui musei toscani e un’App collegata, in quattro lingue. Attraversando l’inventiva di importanti designer italiani e stranieri, l’esposizione lucchese ha posto l’accento sul ruolo fondamentale delle realtà produttive della regione, sottolineandone la capacità nel selezionare e attrarre talenti, soprattutto dal mondo dell’arte e dell’architettura, e nel definire con loro la 1 FCRLMAGAZINE 7 |2015 73 foto Centro Studi Poltronova foto Alberto Desirò, AD Studio, Sesto Fiorentino 2 3 foto Benvenuto Sabato progettazione e la realizzazione di arredi e oggetti d’uso quotidiano. Fu un incontro unico, quasi magico, tra la multiforme genialità degli artisti e imprenditori illuminati, che non ebbero esitazioni nel rischiare, pur di innovare e sperimentare, mettendo in produzione opere che, all’epoca, erano sicuramente fuori da ogni schema. Ma – sottolinea Turrini – in tale incontro tanto peculiare entrò anche un terzo elemento fondamentale: la sapienza artigianale di altissima qualità radicata e stratificata in tutta la Toscana. La mostra, quindi, ha aperto lo sguardo su questa fenomenologia di prodotti e coralità di apporti, tentando di ricomporre il quadro delle complesse relazioni tra manifatture e cultura del progetto che si svilupparono nella regione a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta. E la cultura progettuale era rappresentata da nomi come Giovanni Michelucci, Pier Luigi Spadolini, Corradino D’Ascanio – l’inventore della Vespa Piaggio – Roberto Segoni, il Gruppo Toscano, Giò Ponti, Ettore Sottsass, Archizoom, Superstudio e molti altri. IN PRINCIPIO FU LA VESPA 4 foto Martinelli Luce Agli albori di questo percorso entusiasmante della creatività toscana fu senza dubbio la Vespa, disegnata nel 1946 da D’Ascanio. Tra i prodotti di disegno industriale più conosciuti al mondo, è nella collezione permanente del Moma di New York e più volte utilizzato come simbolo del design italiano. E pensare che quello strano motore a due ruote – che D’Ascanio progettò ispirandosi a un uomo comodamente seduto in poltrona – non lo voleva distribuire nessuno insieme con Enrico Piaggio. Ma l’imprenditore ci credeva, e alla fine riuscì a trovare i partner per lanciare la produzione. Che volò subito e non si è mai fermata. Dopo la Vespa, fu poi l’industria del mobile e della ceramica a dare occasione ai progettisti di educazione fiorentina di produrre le prime realizzazioni. «In particolare Spadolini, allievo di Michelucci – spiega Pettena –, apre per il design toscano una stagione di risonanza 5 74 FCRLMAGAZINE 7 |2015 IL GENIO TOSCANO IN MOSTRA Vespa 150, 1959, Piaggio & C. Spa, Pontedera (PI), Museo Piaggio «Giovanni Alberto Agnelli» Ettore Sottsass Jr., Teiera Basilico della serie The Indian Memory, 1972, Alessio Sarri ceramiche, Sesto fiorentino De Pas, D’Urbino, Lomazzi, Joe, 1970, Centro Studi Poltronova, Agliana Fernando Farulli, Zuppiera con ramaiolo, 1957, Natale Mancioli et C., Montelupo fiorentino Brian Sironi, Elica, 2009, Martinelli Luce, Lucca Una sala espositiva della mostra ‘Creativa produzione. La Toscana e il design italiano 1950-1990’, Fondazione Ragghianti, Lucca (giugno/novembre 2015): in primo piano alcuni oggetti della produzione dell’azienda Up & Up, Massa foto Ghilardi 1. 2. 3. 4. 5. 6. 6 nazionale e internazionale». Che proseguì e si perfezionò negli anni Sessanta, influenzando non solo ricerca e proposizione progettuale di buona parte del panorama architettonico mondiale, ma anche la produzione a venire del design italiano, che tuttora viene guardato come insostituibile fonte di ispirazione e di tendenza. Nell’esposizione, dunque, è stata ripercorsa questa bellissima storia con la sequenza delle opere in ordine cronologico, azienda per azienda, in un allestimento che l’architetto Lovi ha pensato come a un grande libro tridimensionale. Oltre quindici le imprese dai cui archivi e collezioni sono arrivati i 150 pezzi: tra queste Piaggio, Richard Ginori, ColleVilca, Martinelli Luce, Poltronova, Mancioli, Bitossi, Up & Up, Ultima edizione, Egizia, Sari, Casigliani, Pampaloni, Giovannetti, Fantacci, Edra. In mostra anche alcune opere recenti a di- FCRLMAGAZINE 7 |2015 mostrazione – sottolinea Turrini – che la creativa produzione è ancora, in buona parte, in divenire. ERA SCRITTO NEL DNA Per la Fondazione Ragghianti questo appuntamento era scritto nel dna. «Non potevamo non affrontarlo – afferma il direttore Maria Teresa Filieri –, memori dell’attenzione che Carlo Ludovico Ragghianti, fin dagli anni Cinquanta, aveva rivolto al design e alle arti applicate, testimoniata dai numerosi interventi su «seleArte», interesse che Pier Carlo Santini sviluppò come direttore della Fondazione». Un aspetto che anche il presidente Giorgio Tori evidenzia, ricordando la mostra «La forza della modernità», organizzata nel 2013 nella sede di via San Micheletto e dedicata alle arti minori tra il 1920 e il 1950. «“Creativa produzione” – dice Tori – costituisce quasi il seguito di quell’esposizione. Fu appunto da quel crogiolo di iniziative, caratterizzate dall’affermazione della genialità e del buon gusto italiano, che presero le mosse architetti, artisti e disegnatori per interpretare, a livello non più di manufatto personale ma in una dimensione industriale e commerciale, le nuove esigenze di una società in espansione, passato il fosco periodo della seconda guerra mondiale. Le attuali difficoltà economiche, nelle quali si dibatte il nostro Paese da oltre dieci anni – conclude il presidente – non potevano non portare alla luce un settore nel quale la genialità, l’individualismo e la creatività italiane offrivano uno sbocco di carattere economico in grado di caratterizzarne la ripresa e lo sviluppo». [P.T.] 75 FCRL CULTURA & SPETTACOLI Alla ricerca del nostro secolo breve La GAMC di Viareggio O ttone Rosai, Leonardo ai tempi dell’iPad, il nuovo allestimento della collezione del secondo dopoguerra, il lightshow con le macchine psichedeliche. Sono alcuni degli eventi e delle mostre che hanno caratterizzato il 2015 alla Galleria comunale di arte moderna e contemporanea di Viareggio (www.gamc.it). Un anno importante, che ha fatto conoscere meglio il patrimonio custodito nel museo, allestito nello storico Palazzo delle Muse, in piazza Mazzini, e composto da oltre tremila pezzi di circa 750 protagonisti dell’arte del XX secolo. Tra questi c’è la più significativa raccolta pubblica di opere di Lorenzo Viani, viareggino e originale esponente dell’espressionismo europeo. Alle collezioni permanenti sono dedicate otto sale (dalla numero 1 alla numero 8), mentre le restanti sette vengono riservate alle mostre e agli eventi temporanei. ROSAI E VIANI A CONFRONTO Proprio davanti ai dipinti realizzati da Viani per la stazione di Viareggio, nella sala 7 della Galleria, sono stati esposti i due cartoni dei quadri murali che il pittore fiorentino Ottone Rosai fece per la stazione di Santa Maria Novella a Firenze. Un confronto molto particolare tra due grandi autori del Novecento che, con le loro produzioni, celebrarono l’italianità attraverso la narrazione della civiltà contadina e del mondo del lavoro. Per l’infrastruttura fiorentina, inaugurata nel 1935 e progettata dal Gruppo Toscano di Giovanni Michelucci, a Rosai fu affidato il compito di dipingere due pitture per la sala del bar: l’artista scelse di raffigurare due paesaggi tipici toscani. Concesse in prestito dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, le due vedute sono state messe di fronte alle grandi tele Lavoratori del marmo in Versilia e Lavoratori del porto e partenza del marinaio che Viani fece per la stazione di Viareggio, inaugurata nel giugno 1936, cinque mesi prima della sua morte. Due stili a confronto per capire come l’arte entrò in due importanti opere pubbliche contemporanee. Da una parte Santa Maria Novella, uno dei più significativi esempi di architettura 76 FCRLMAGAZINE 7 |2015 ALLA RICERCA DEL NOSTRO SECOLO BREVE LA GAMC DI VIAREGGIO razionalista in Italia. Dall’altra la stazione di Viareggio, la città nuova che si candidava definitivamente a capoluogo della Versilia e del turismo balneare dopo essere già stata collegata al capoluogo toscano con l’apertura, nel 1932, dell’autostrada Firenze-Mare. LEONARDO AI TEMPI DELL’IPAD 1 Cento artisti di ogni parte del mondo, invece, sono stati i protagonisti della mostra «Leo ex machina»: un percorso che ha visto coniugarsi sorprendentemente arte e tecnologia, visionari marchingegni e curiosità storiche. Con il sottotitolo “Leonardo ai tempi dell’iPad”, l’esposizione ha infatti portato nelle sale della Gamc ingegni e nuove ‘macchine’ ispirate al mito e alla contemporaneità del genio di Vinci, celebrato anche all’Expo di Milano. Un’idea nata dall’associazione culturale Bau di Viareggio, ma sicuramente non nuova: il tema della macchina si è più volte incrociato con l’arte contemporanea, dai futuristi a Duchamp, da Fluxus alla Net Art. La rassegna ha incluso opere prodotte per il numero Dodici del singolare contenitore di cultura contemporanea Bau e lavori di numerosi artisti storici, per la prima volta esposti in Versilia, provenienti dal Museo ideale Leonardo da Vinci e dalla collezione Palli di Prato. Tra questi figurano alcuni protagonisti di primo piano della ricerca letteraria, artistica e performativa degli ultimi decenni in ambito di poesia visiva, arte concettuale e body-art. All’interno di questa esposizione si è svolto anche un incontro con Matteo Guarnaccia, figura leggendaria dell’underground italiano. Fumettista, illustratore, saggista e designer (di recente ha collaborato con la stilista Vivienne Westwood), Guarnaccia è stato protagonista di «Lightshow: l’arte delle macchine psichedeliche», offrendo una carrellata su diverse forme di arte cinetica prodotta dagli anni Sessanta del secolo scorso con l’ausilio di proiezioni liquide, luci stroboscopiche, caleidoscopi, laser e altri congegni. SEGNO, GESTO E MATERIA Da luglio le opere della collezione Pieraccini hanno un nuovo allestimento curato da Ales2 FCRLMAGAZINE 7 |2015 77 FCRL CULTURA & SPETTACOLI 1. GAMC – Galleria d’arte moderna e contemporanea, Viareggio, veduta della Sala Viani 2. Victor Vasarely, 007 Lapidaire-s, 1971, olio su tavola, donazione Pieraccini. Segno, gesto, materia. Esperienze europee nell’arte del secondo dopoguerra. Opere dalla donazione Pieraccini, Viareggio, GAMC, 12 luglio 2015 – 12 luglio 2017 sandra Belluomini Pucci, responsabile scientifico della Gamc, Claudia Fulgheri e Gaia Querci. Con il titolo «Segno, gesto, materia. Esperienze europee nell’arte del secondo dopoguerra», la sistemazione è rientrata nelle iniziative culturali di Toscana ’900, l’articolato progetto che ha attraversato gran parte del 2015 con mostre, visite guidate e musei aperti in tutta la regione. Promosso da Regione Toscana, Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Consulta delle Fondazioni bancarie toscane, Toscana ’900 ha messo al centro l’arte del secolo scorso. Come quella che pervade la collezione Pieraccini del museo viareggino, composta per la maggior parte di opere grafiche, oltre a quadri e sculture di autori italiani. Ci sono inoltre esemplari di arte etnica – manufatti asiatici e sudamericani –, reperti archeologici non solo del bacino mediterraneo e oggetti di inizio Novecento. L’allestimento è diventato più moderno e intuitivo per guidare i visitatori alla scoperta di questi tesori: un universo pulviscolare per il quale non è più possibile parlare di movimenti, ma piuttosto di tendenze, o meglio, manifestazioni autonome scaturite da nuovi esempi espressivi. La collezione, quindi, è stata suddivisa in sette sezioni: arte gestuale e segnica, informale, pittura materica, il nuovo fronte dell’astratto, neofigurazione e la Versilia. VIANI, MAGNIFICA PRESENZA A Lorenzo Viani, grande figlio della Versilia, la Gamc deve la sua nascita. Il primo nucleo del museo, infatti, fu costituito nel 1979 con l’acquisto da parte del Comune di cinquanta opere di Viani della collezione Varraud Santini che, insieme ad altre acquisite o presenti in altre donazioni, ha permesso alla galleria di avere la più importante raccolta pubblica dedicata all’artista. La Gamc ne ha complessivamente 85, tra cui la Benedizione dei morti del mare, ritenuto il capolavoro di Viani, il Volto Santo e la Testa pazza, unica scultura nota del maestro viareggino. Conserva inoltre diciassette matrici xilografate, testimonianza eccezionale dell’attività incisoria dell’artista. In collezione anche il busto che lo scultore 78 Arturo Martini eseguì nel 1937, sulla scia dell’emozione provocata dalla prematura morte – l’anno prima – di Viani. Esposta alla Biennale di Venezia, fu poi donata da Martini alla città di Viareggio come omaggio all’amico scomparso. Venne collocata in una piccola piazza all’inizio del molo della Passeggiata a mare, su un basamento di marmo, ma poi fu rimossa negli anni Novanta per proteggerla dai ripetuti interventi di “graffitisti” e sostituita con una copia identica realizzata dal laboratorio Cervietti di Pietrasanta. Viareggio è stata sempre al centro della vita di Viani, dove abitò quasi ininterrottamente salvo alcuni brevi periodi a Parigi e a Montecatini. L’artista era nato in Darsena nel 1892 da genitori lucchesi – Rinaldo ed Emilia Ricci, originari di Pieve Santo Stefano – che avevano lasciato le colline a pochi chilometri da Lucca dove erano fattori. Giovane, si avvicinò agli anarchici mentre compiva i suoi studi, molto stentati per via di una naturale insofferenza alle discipline accademiche, all’Istituto d’arte di Lucca e all’Accademia di Firenze, su consiglio di Plinio Nomellini che fu il suo mentore e lo incoraggiò a proseguire nel cammino artistico. Si staccò ben presto dalla pittura toscana di fine Ottocento, perché l’accademismo in cui era caduta non si confaceva al suo carattere di libertario. A Parigi nel 19081909 e nel 1910-1911, non fu direttamente influenzato dal movimento liberty allora in voga bensì, oltre che dai maestri del passato come Daumier e Goya, più consoni al suo temperamento, dall’espressionismo tedesco, la cui disperazione si ritroverà anche molti anni più tardi nelle xilografie, di estrema semplicità e crudezza. Suoi soggetti preferiti furono i barconi sulle solitarie spiagge della Versilia, la povera gente, caratterizzata con pietà ma anche con simpatia, le Alpi Apuane, racchiuse in forme geometriche che ricordano Cézanne: tutto reso con colori nei toni fondamentali, tenuti insieme dai contorni in nero intenso, in bruno, che formano l’intelaiatura della composizione con un disegno serrato ed essenziale. Viani fu anche scrittore. Morì ad Ostia, dove si trovava per realizzare un’o- pera, a 44 anni per un attacco più forte di asma di cui soffriva da tempo. IN VIAGGIO NELL’ARTE Per far conoscere ai ragazzi le opere che custodisce e gli artisti che le crearono la Gamc organizza visite guidate e attività di laboratorio rivolte a scuole di ogni ordine e grado. Tre i percorsi didattici proposti. Il primo porta alla scoperta della galleria, con un viaggio nella storia dell’arte italiana ed europea dalla fine del 1800 fino ai nostri giorni. Il secondo percorso è incentrato su Viareggio e sulla figura di Viani. Attraverso la visione delle sue opere vengono ripercorse le vicende della città nei primi trent’anni del 1900, alla luce di una prospettiva tutta personale che caratterizza la complessa e articolata produzione di una personalità eclettica e tormentata. Nella terza visita guidata, in esterno, gli studenti conoscono Viareggio come città del Modernismo. Percorrendo la Passeggiata una serie di edifici dalla diversificata funzione – cinema-teatro, negozi, caffè, stabilimenti balneari, villini – sono espressione del gusto Liberty e connotano in modo capillare il tessuto urbano. Poi ci sono i laboratori, riservati agli allievi più piccoli delle scuole d’infanzia e primarie: astrattismo, un mondo di colori e ritratti. [P.T.] I percorsi e i laboratori si svolgono dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13 e si possono prenotare dal lunedì al venerdì in orario 9-13 e 14-19 al numero telefonico 0584 581118 o alla mail [email protected]. Questi, invece, gli orari di visita per il pubblico fino a giugno 2016: dal martedì alla domenica dalle 15,30 alle 19,30 (chiuso il lunedì). Biglietti: 8 euro intero, 4 ridotto. Gratis fino a 14 anni. FCRLMAGAZINE 7 |2015 Storia di un’anima E Silvestro Lega alla Fondazione Centro Matteucci per l’arte moderna di Viareggio Fondazione Matteucci state e inizio d’autunno con un inedito Silvestro Lega al Centro Matteucci per l’arte moderna di Viareggio. Nella sede di via D’Annunzio fino al primo novembre i visitatori hanno potuto ammirare alcune opere finora mai esposte dell’artista, uno dei maggiori esponenti dei Macchiaioli. Si tratta dei ritratti della famiglia Febbroni, riemersi dopo trent’anni di ricerche in archivi italiani e stranieri e oggi inseriti ufficialmente, dopo la mostra viareggina, nel catalogo generale dell’artista, la cui prima pubblicazione risale al 1987. L’esposizione – dal titolo Lega, storia di un’anima. Scoperte e rivelazioni – è stata curata da Giuliano Matteucci, direttore del Centro, in collaborazione con Silvio Balloni. Non una semplice mostra monografica, bensì un’occasione di approfondimento dell’opera dell’artista romagnolo – era nato nel 1826 a Modigliana, ma visse per lo più a Firenze, dove morì nel 1895 – e che ha visto la presenza di venti dipinti sin qui mai esposti al pubblico. Provenienti da collezioni private, il corpus principale era costituito dai sei esemplari del cosiddetto ‘nucleo Fabbroni’, ritenuto disperso dopo la mostra di Modigliana del 1926, allestita in occasione del centenario della nascita del pittore. Alle venti opere inedite sono state accostate trenta già note, così da dar conto globalmente della produzione di Lega, dagli esordi a Firenze fino all’ultimo periodo di Gabbro, nella campagna livornese. Una produzione per il cui approfondimento rimane imprescindibile il catalogo generale edito nel 1987. Da quella data l’artista romagnolo – che non ebbe una vita fortunata e morì poverissimo all’ospedale di Firenze – è stato oggetto di un grande numero di iniziative che ne hanno messo in luce il ruolo di protagonista nel panorama dell’arte italiana del XIX secolo. Non ultima la mostra del 2013 promossa dal Museo d’Orsay all’Orangerie di Parigi con enorme successo. Se la complessa e raffinata personalità di Lega può dirsi definita, rimangono, tuttavia, molte lacune nella ricostruzione della sua produzione: un significativo numero di dipinti è infatti disperso o ancora da identificare. La scoperta del nucleo Fabbroni è, quindi, un evento di grande rilievo. Lega eseguì i ritratti a Tredozio, in Romagna, dove viveva la famiglia Fabbroni, presso cui trovò sostegno in diversi momenti critici della sua vita. Soggiornò da loro una prima volta tra il 1855 e il 1857, dopo aver lasciato temporaneamente Firenze, dove si era trasferito dall’età di 17 anni. A questo periodo appartengono i ritratti dei coniugi Fabbroni e della madre di lui. In queste opere, pur giovanili, Lega dà prova di notevole maestria nell’interpretare le psicologie dei soggetti che va ritraendo: il severo e moderato dottor Fabbroni, dall’aria dura di pater familias sottolineata dall’abito nero, quasi funereo, una personalità in linea con la madre, gentildonna pre-napoleonica. Affascinante lo sguardo della moglie Elisa Pieraccini, che rivela sensibilità e passionalità, pur frenata dal rigido ambiente familiare. La seconda volta di Lega a Tredozio, nel 1870, fu motivata da un fatto drammatico: la morte per tubercolosi, a 35 anni, dell’amata Virginia Batelli e di altri componenti della famiglia di lei, con cui viveva a Firenze, dove era tornato da tempo e aveva partecipato felicemente e attivamente, assieme ai Macchiaioli toscani, alla stagione della Piagentina, la zona periferica di Firenze dove i pittori andavano a dipingere all’aria aperta, sull’esempio degli Impressionisti. La morte di Virginia e degli altri Batelli fu un durissimo colpo per Lega, al quale venne meno il mondo di affetti che lo avevano accompagnato in quegli anni e gli avevano dato la serenità non solo per dipingere, ma anche per apprezzare l’esistenza quotidiana. Affranto, lasciò la Toscana per far ritorno in Romagna, dove trovò di nuovo il sostegno e il calore dei Fabbroni. È di questo periodo il ritratto alla giovane Maria Virginia, che nel nome e nella dolcezza gli ricordava la sua Virginia. Anche qui, il pittore cattura lo sguardo della ragazza e lo smorzato sorriso di chi 1 FCRLMAGAZINE 7 |2015 79 FCRL CULTURA & SPETTACOLI Fondazione Matteucci 1. Silvestro Lega, Ritratto di Elisa Fabbroni, 1856, olio su tela, collezione privata 2. Silvestro Lega, L’elemosina, 1864, olio su tela, collezione privata 2 guarda alla vita con curiosità e entusiasmo. A caratterizzare il soggiorno a Tredozio anche alcune suggestive scene d’interni, rispondenti al gusto naturalista che in Italia si stava sostituendo alla Macchia, in risposta alle sollecitazioni che provenivano d’Oltralpe. L’evento di Viareggio, oltreché l’occasione di riunire l’importante ciclo – a quasi un secolo dalla retrospettiva di Modigliana del 1926 – ha offerto l’opportunità di scoprire una cospicua serie di quadri rintracciati negli ultimi anni. Tra questi Tiziano e Irene Di Spilimbergo, ricordato dallo stesso Lega come uno dei lavori più rappresentativi del periodo accademico, Visita alla balia, nella versione presentata a Parma e a Torino nel 1970, che precede l’altra di Palazzo Pitti. 80 E ancora la redazione intermedia di La lezione della nonna, il quadro donato nel 1899 dalla regina Margherita di Savoia al municipio di Peschiera del Garda. Lega lo aveva eseguito tra il 1880 e il 1881 probabilmente a San Prugnano, vicino a Firenze, nella villa della famiglia Cecchini, suoi amici e mecenati. Fu acquistato dai Savoia, che lo collocarono nella villa Reale di Monza prima di donarlo al Comune di Peschiera. Nella mostra si sono visti, poi, Il cuoco, inviato all’Esposizione universale di Parigi del 1878 e il cosiddetto cofanetto Tommasi, dono del pittore all’allievo Angiolo Tommasi e alla moglie Adele in occasione della nascita del loro primogenito Ugo. Il disegno espositivo ha dato rilievo all’atmosfera dell’ispirazione di tali ritrovamenti, oltreché attraverso un’attenta ricerca documentaria, tramite un confronto con motivi ad essi direttamente correlati o affini. È il caso dei Tra i fiori del giardino, L’educazione al lavoro e L’elemosina che, collocati accanto alla redazione finale, ne hanno attestato il meditato e analitico processo creativo. Un percorso, quello della mostra viareggina che, suddiviso in sezioni cronologico-tematiche ha permesso, seppure in termini riassuntivi, di ricomporre lo straordinario spaccato della vicenda umana e artistica del pittore. [P.T.] FCRLMAGAZINE 7 |2015 La Versiliana. Estate 2015 C ultura e intrattenimento, attualità e futuro. Danza, prosa, libri, approfondimento politico, risate, musica, arte. Alla Versiliana c’è posto per tutti i gusti. Da zero a novantanove anni, ognuno può trovare un valido motivo per scegliere il Festival: dallo spazio bambini al Caffè, dal grande teatro immerso nella pineta dove si alternano i migliori dell’intrattenimento, come Enrico Brignano, della danza, come la stella Eleonora Abbagnato o big della musica, come Massimo Ranieri, fino ad arrivare al Pontile di Marina di Pietrasanta che ha ospitato gli appuntamenti con l’epica. Incastonata tra le spiagge dorate della Versilia e le Apuane, la Versiliana è un luogo magico e unico, un luogo dove si può giungere accaldati e uscirne rinfrescati e, se si può dire, anche con qualcosa in più in termini di cultura e apprendimento. Ricco e articolato, il Festival della Versiliana per la sua 36° edizione si è presentato al pubblico con un programma teatrale all’insegna della multidisciplinarietà e dell’alta qualità artistica. Un programma che ha abbracciato tre diversi palcoscenici su cui si sono articolati oltre quaranta spettacoli, di cui nove prime nazionali con grandi nomi dello spettacolo, che hanno registrato quasi 19mila presenze complessive. Con il suo teatro, il suo Caffè, le mostre d’arte e le attività per i più piccoli, la formula della Versiliana non finisce mai di stupire e di attrarre consensi. Un modo intelligente per vivere l’estate, non solo un mero contenitore di eventi, ma una fabbrica di cultura, un marchio di qualità da esportare, capace anche di uscire dai canonici spazi. CANTAMI, O DIVA Fiore all’occhiello dell’edizione 2015 del Festival La Versiliana sono state le letture dell’Iliade realizzate al Pontile di Tonfano con sei eventi in prima nazionale che si sono alternati in questa suggestiva cornice, sperimentata per la prima volta con successo nella passata FCRLMAGAZINE 7 |2015 81 foto Alessandro Fabbrini FCRL CULTURA & SPETTACOLI il grande musical per tutta la famiglia firmato Compagnia della Rancia, con la regia di Saverio Marconi e le musiche dei Pooh. IN PUNTA DI PIEDI Nel cartellone della danza hanno invece brillato su tutti due grandi stelle italiane tra le più amate al mondo: Eleonora Abbagnato alla sua prima volta sul palco della Versiliana e Alessandra Ferri, le cui presenze hanno sancito ancora una volta il prestigio del festival. Applauditissime sono state anche le due serate con i Momix, la straordinaria compagnia creata da Moses Pendleton, applauditi da oltre mille spettatori per ciascuna serata. All’interno del cartellone danza, si è dato spazio ai diversi generi di questa disciplina, ospitando anche il tango con la Compagnia Naturalis Labor e la danza contemporanea con lo spettacolo Tosca X della compagnia Artemis Danza di Monica Casadei. VERSILIANA EXTRA! edizione come nuova location per gli spettacoli della Versiliana. Una scelta – quella di allestire un apposito palco sulla rotonda del pontile – che ha riscosso unanimi consensi, complici le onde del mar Tirreno, i tramonti purpurei e il profumo di salmastro, ma soprattutto i grandi cantori del teatro contemporaneo che si sono avvicendati nella narrazione dei celebri versi di Omero. Le gesta di Achille, di Ettore, di Patroclo e degli dei bizzosi dell’Iliade sono state infatti affidate alle interpretazioni di Moni Ovadia, Tullio Solenghi, Giuseppe Cederna, Amanda Sandrelli, Maddalena Crippa, Dario Vergassola e David Riondino, ciascuno dei quali ha affrontato i versi dell’Iliade attraverso la propria personale interpretazione. LUCI SUL PALCO Lusinghieri in termini di presenze e gradimento anche i risultati ottenuti dagli spettacoli di prosa e danza messi in scena nel Teatro della Versiliana. Ancora una volta, il grande palcoscenico immerso nella pineta amata da Gabriele D’Annunzio, ha ospitato nel solco 82 della sua lunga tradizione, attori e compagnie tra i più applauditi del panorama teatrale italiano, i debutti di spettacoli in prima nazionale, così come le muse della danza. La stagione di spettacoli al teatro si è inaugurata il 10 luglio con lo spettacolo di Simone Cristicchi Magazzino 18, accompagnato dall’orchestra e dal coro di voci bianche del Festival Puccini di Torre del Lago, nell’intento di rafforzare il legame con le istituzioni culturali del territorio. Apprezzatissima anche la prima nazionale di Caravaggio con Vittorio Sgarbi, uno straordinario viaggio nella vita e nell’opera di Michelangelo Merisi, con cui il grande critico d’arte italiano ha affascinato gli spettatori. Lo spettacolo che la Fondazione ha coprodotto con Promomusic, girerà a partire dall’autunno nei più grandi teatri, portando con sé il nome del Festival La Versiliana. Ancora, in prima nazionale per la sezione dedicata alla prosa, il festival ha messo in scena Otello con Filippo Dini e Antonio Zavatteri per la regia di Carlo Sciaccaluga. Successo anche per il nuovo spettacolo la Bisbetica con la frizzante Nancy Brilly, così come per le due serate di Pinocchio, Positivi anche i risultati del cartellone di comici e show-man denominato Versiliana Extra! con una menzione d’onore per lo show del grande Enrico Brignano che anche quest’anno si è aggiudicato la palma dello spettacolo più visto registrando il sold-out e ben 1.600 spettatori, seguito dal concerto di Massimo Ranieri che ha totalizzato più di 1.300 spettatori. Oltre a loro, il pubblico della Versiliana ha potuto anche applaudire Teresa Mannino, Brunori srl, i Genesis Piano Project, I Legnanesi, Ale e Franz, Dodi Battaglia e Tommy Emmanuel, Francesco Tesei, The Glenn Miller Orchestra, i Big One, Niccolò Fabi e Stefano Bollani. SPERIMENTAZIONI CONTEMPORANEE Con il titolo di Versiliana Upgrade Festival, il festival ha dato vita ad una nuova sezione sperimentale dedicata alla scena contemporanea. Al Teatro delle Scuderie Granducali di Seravezza la Fondazione La Versiliana ha messo in scena, grazie alla collaborazione della Fondazione Terre Medicee, undici spettacoli, di cui uno in prima nazionale, dedicati FCRLMAGAZINE 7 |2015 foto Alessandro Fabbrini LA VERSILIANA. ESTATE 2015 CRESCERE E DIVERTIRSI ALLA VERSILIANA DEI PICCOLI All’interno di un festival che fa della multidisciplinarietà e della varietà il suo tratto distintivo, La Versiliana dei Piccoli, ovvero lo spazio dedicato esclusivamente ai bambini e alle loro famiglie, ha fatto la propria parte, proponendo anche quest’anno spettacoli, laboratori, attività e presentazioni di libri, distinguendosi per la partecipazione attiva dei bambini stessi. Alla Versiliana dei Piccoli, i bimbi di tutte le età hanno potuto trovare tante opportunità per crescere con intelligenza e imparare divertendosi. Le attività hanno riscontrato un ottimo andamento: gli spettacoli nell’Arena sono stati seguiti da 2.122 piccoli spettatori e a queste presenze si aggiungono anche i tanti bambini che ogni giorno hanno frequentato i diversi appuntamenti. LA CITTÀ DELLE OPINIONI alla prosa e danza contemporanea che hanno ottenuto anche il Patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. UN CAFFÈ … Vetrina di richiamo ambita da scrittori, politici e personaggi dello star system e frequentata sempre da un numeroso e affezionato pubblico, il Caffè de La Versiliana edizione 2015, si è articolato in 56 incontri che ogni giorno – dagli inizi di luglio e fino agli ultimi di agosto – hanno scandito i pomeriggi estivi all’ombra dei pini. Le presenze agli incontri del prestigioso e storico talk-show, firmato Versiliana, si sono confermate, al pari dello scorso anno, attorno alle 35mila unità, a cui vanno aggiunti i tanti telespettatori che hanno seguito gli incontri in televisione, grazie a NoiTv che ha ripreso e trasmesso integralmente ogni puntata. Al programma del Caffè ha collaborato il giornalista David De Filippi chiamato dalla Fondazione a coordinare l’intero palinsesto. In due mesi il prestigioso palco del Caffè, intitolato a Romano Battaglia, compianto patron del salotto a due passi dal mare, ha visto alternarsi ben 127 tra FCRLMAGAZINE 7 |2015 ospiti e conduttori. Si è parlato di tutto: di politica con gli incontri condotti da Luca Telese, di letteratura e volti femminili con le rubriche di Catena Fiorello e di Flavia Piccini, di enogastronomia e salute con gli incontri curati da Claudio Sottili e Fabrizio Diolaiuti. Da segnalare che la Fondazione La Versiliana ha ottenuto per gli incontri dedicati al gusto e al benessere il patrocinio del Padiglione Italia per Expo 2015. Ma si è parlato anche di giornalismo, sport, musica, economia, scienza, arte e tanto altro. Tra gli incontri più gettonati rientrano sicuramente quelli con i politici: i ministri Graziano Delrio e Stefania Giannini, i parlamentari Matteo Salvini, Giovanni Toti, Daniela Santanchè, Renato Brunetta, Pippo Civati, Deborah Bergamini, ma anche quelle con personalità come Dacia Maraini, Francesco Guccini, Mario Giordano, Giacomo Agostini, Platinette, Concita De Gregorio, Katia Ricciarelli e Fabio Genovesi, solo per citarne alcuni. Un Caffè che ha dunque proseguito quella radicata tradizione di approfondimento culturale, di spazio libero di confronto e dibattito, che nel corso degli anni lo ha reso celebre. La città delle opinioni, così Pietrasanta è stata ribattezzata dal suo Sindaco, Massimo Mallegni, dopo che a conclusione della stagione 2015, la Versiliana ha ospitato, oltre alla VI edizione della festa annuale del «Fatto quotidiano», anche la nuovissima rassegna «Controcorrent», firmata dal «Giornale» e dal suo direttore Alessandro Sallusti. Una rassegna che ha portato la città sotto i riflettori nazionali. Un successo, che in soli quattro giorni ha raccolto oltre 3mila presenze e il gradimento del pubblico, tanto che la Fondazione ha già intenzione di replicare per il prossimo anno. 83 foto Alessandro Fabbrini FCRL CULTURA & SPETTACOLI 84 FCRLMAGAZINE 7 |2015 foto Alessandro Fabbrini LA VERSILIANA. ESTATE 2015 Fondazione, assessorato alla cultura e Centro Arti Visive operavano ciascuno per conto proprio. Nell’epoca delle razionalizzazioni e delle visioni comprensoriali, Pietrasanta si propone di dare il buon esempio e comincia a riorganizzarsi, individuando nella Fondazione Versiliana lo strumento valido per un rilancio di tutto il territorio. Questo compito, così complesso e impegnativo, è stato affidato dal consiglio di amministrazione a Massimiliano Simoni, chiamato a svolgere l’importante ruolo di direttore artistico. Massimiliano Simoni, già presidente della Fondazione La Versiliana, della Fondazione Festival Pucciniano, di Sicilia Turismo e Cinema Spa, con esperienza di direzione artistica maturata in molteplici istituzioni dello spettacolo e della cultura a livello nazionale (Bolgheri Melody e Pompei Festival tra le più recenti), si è già messo all’opera per lavorare al programma della stagione di prosa invernale del teatro comunale di Pietrasanta. VISTI DA VICINO: IL NUOVO C.D.A DELLA FONDAZIONE VERSILIANA VERSO IL 2016: SI RIPARTE CON LA FONDAZIONE (LA) VERSILIANA Archiviata la stagione 2015, per la Versiliana si prospetta un cambio di passo, una vera e propria rivoluzione voluta dalla nuova amministrazione comunale di Pietrasanta, guidata dal Sindaco Massimo Mallegni. Una rivoluzione che si rivela già nel nome: non più Fondazione La Versiliana, ma Fondazione Versiliana, nel senso della Versilia e dei ‘Versiliani’ di dannunziana memoria, per far subito riferimento alla visione geografica ampia di questa nuova creatura che diventerà il fulcro di tutta l’attività culturale e turistica del territorio. A partire dalla metà di settembre si sono insediati infatti i nuovi organi dirigenziali della Fondazione. Nomi ed esperienze di livello: presidente Piero Di Lorenzo, presidente onorario Aldo Giubilaro, vice presidente Francesco Pellati, membri del consiglio Maria Antonietta Di Benedetto, Emilio Giorgi e Simone Tonlorenzi. Li attende un compito davvero impegnativo, perché dalla Fondazione Versiliana dovrà ripartire l’intera macchina culturale e turistica della zona. La Fondazione Versiliana si occuperà infatti del suo festival e della stagione invernale del teatro, ma anche del coordinamento di tutti i soggetti che nella città di Pietrasanta, operano a livello artistico e culturale. Quindi dai Premi Carducci e Barsanti alle mostre; dal Museo dei Bozzetti, con la sua nuova sezione che sarà allestita a Palazzo Panichi, al Museo Archeologico, sino ai grandi eventi di richiamo come Anteprime Mondadori e le rassegne organizzate dai quotidiani, «Il fatto quotidiano», «Il giornale» e gli altri che verranno. Un’impostazione completamente nuova rispetto al passato, quando FCRLMAGAZINE 7 |2015 Piero Di Lorenzo, presidente. Già consulente per le relazioni esterne e i rapporti istituzionali per numerosi enti e società pubbliche e private come Aeroporti di Roma, Guardia di Finanza, Borsa Immobiliare; presidente di LDM Comunicazione e di IRBM Science Park, colosso del biotech. Aldo Giubilaro, presidente onorario. Attualmente Procuratore Capo di Massa, in magistratura dal 1975, già membro del Consiglio Superiore della Magistratura, componente esterno della Commissione parlamentare Antimafia. Francesco Pellati, vicepresidente. È stato membro della consulta sindacale di Confindustria e coordinatore del comitato di presidenza della Camera Nazionale della Moda Italiana, consigliere di amministrazione di Bianchi e Nardi (impresa di produzione borse per marchi internazionali tra i quali Chanel) e membro del comitato direttivo di Mardi (impresa di in joint venture con Christian Dior). Consigliere di amministrazione del Banco di Napoli e della Banca Cassa Risparmio di Firenze. Emilio Giorgi, consigliere. Già direttore di Unicredit, di Citigroup Global Corp & Inv Bank, di Swiss Re Capital Managemnet&Advisory, attualmente capo dell’ufficio investimenti della Fondazione E.N.P.A.M. Maria Antonietta Di Benedetto, consigliere. Già responsabile del Research Department del The Boston Consulting Group e successivamente in McKinsey; direttore della divisione New Media del Sole 24 Ore ed ex amministratrice di Global Publishers Italia. Si è fatta conoscere in Versilia per aver ideato la Onlus, Più Forte del vento. Fanno parte invece del nuovo consiglio d’indirizzo: Mirco Baldi, Susanna Biagioni, Manuela Bottari, Emanuele Giannelli, Lodovico Gierut, Cristiano Landi, Maria Grazia Macchiarini, Juri Maremmani, Nicola Moschetti, Monica Pardini, Jaele Pasquini, Costantino Paolicchi, Stefano Pellacani, Diego Pelucchini, Anna Silvestro. 85 FCRL RICERCA E FORMAZIONE RICERCA E 86 FCRLMAGAZINE 7 |2015 FORMAZIONE Luci accese sulla notte dei ricercatori È interessante parlare di un evento che di norma viene visto e compreso per lo scopo divulgativo e ludico, ma che ha invece una dimensione specialistica molto importante anche per la vita degli Atenei. Si parla molto di Europa, di fuga dei cervelli, di ricerca, ma l’obiettivo in questo caso è di compiere un passo in più e portare questi temi in mezzo alla gente, alla portata di tutti. Quale gente? Quella comune, composta non tanto dagli addetti ai lavori, ma da chi, pur non rifacendosi agli esercizi della valutazione della ricerca tipici di un ricercatore, vuole comunque approfondire le proprie conoscenze. Ecco la Notte europea dei Ricercatori, l’iniziativa, sostenuta dalla Commissione Europea nell’ambito del Marie Skłodowska-Curie Actions, un programma della UE che mira ad accrescere l’attività scientifica dei ricercatori in Europa, che si svolge simultaneamente ogni anno in tutta l’Unione. Si tratta di un evento dedicato alla divulgazione scientifica e all’apprendere divertendosi. In quell’occasione si ha l’opportunità di incontrare dei ricercatori, parlare con loro e riscoprire cosa fanno realmente per la società in modo interattivo e appassionante. Il tutto avviene tramite esperimenti pratici, spettacoli scientifici, attività di apprendimento per bambini, visite guidate dei laboratori di ricerca, quiz su argomenti scientifici e altro ancora. La Notte Europea dei Ricercatori è un’iniziativa che si tiene l’ultimo venerdì di settembre. Nel 2015 si è svolta venerdì 25 settembre nelle 24 nazioni d’Europa, coinvolgendo circa 300 città. Tra queste non è mancata Lucca e la sua Scuola Universitaria di Alti Studi IMT che per la prima volta ha organizzato una serie di eventi rivolti a tutto il territorio. La Regione Toscana quest’anno ha infatti voluto realizzare una grande manifestazione corale, per aiutare a comprendere l’importanza e l’utilità concreta della ricerca. Il 25 settembre a Lucca la Notte dei Ricercatori si è accesa grazie a Imt, che con il patrocinio del Comune e in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, ha organizzato nel Complesso di San FCRLMAGAZINE 7 |2015 Vincenzo Tedesco* Francesco varie iniziative. Così Rodolfo Metulini e i ricercatori del progetto ViWaN che hanno parlato della rete globale degli scambi di acqua virtuale (intesa non come acqua che si beve ma quella utilizzata nel commercio industriale): un tema di particolare attualità nell’anno dell’Expo, visto che i flussi dell’acqua virtuale sono legati a vari fattori, dall’esportazione dei prodotti agricoli ai movimenti dei migranti. Massimo Minervini, ricercatore del progetto Phidias, ha spiegato nel suo stand come l’analisi e l’elaborazione di immagini trovi applicazioni non solo in campo medico ma anche in agricoltura, ad esempio per selezionare le varietà di piante. Mentre Walter Quattrociocchi e i ricercatori del Laboratorio di Computational Social Science hanno illustrato come riconoscere le dinamiche della (dis)informazione al tempo dei social media e come difendersi dalle informazioni errate che circolano in rete. Gianna Vivaldo e i suoi colleghi del progetto Multiplex fanno ricerca sui sistemi complessi. Nel loro stand hanno spiegato come questa materia apparentemente così astratta abbia invece molte applicazioni nella vita di tutti i giorni: l’analisi dei post fatti su Twitter ad esempio è già stata usata in passato per cercare di prevedere gli esiti elettorali. Yesim Tonga ha illustrato invece lo studio avviato da Imt per valutare l’impatto economico di Lucca Comics&Games. Allo stand del professor Marco Paggi è stato possibile capire grazie alla meccanica cosa hanno in comune pannelli solari, carta e adesivi. È stato inoltre aperto alle visite il laboratorio sperimentale di meccanica dei materiali, che si trova in quella che un tempo era l’officina farmaceutica del convento francescano. Ma non finisce qua. Per incrementare il contatto tra Imt e il territorio sono state organizzate visite guidate nella singolare biblioteca * Vincenzo Tedesco è il direttore amministrativo di Imt Alti Studi Lucca di Imt, realizzata nella Chiesa di San Ponziano, e nel campus – di solito non accessibile al pubblico – ricavato nelle antiche celle dei frati: attività che l’amministrazione di Imt vuole rendere continuativa, in modo da rendere più forte e profondo il legame con la città. Protagonisti indiscussi della Notte dei Ricercatori sono stati gli allievi dell’Istituto che hanno raccontato le discipline presenti nella scuola e quale sia l’impatto dell’alta formazione e della ricerca nelle loro e nelle nostre vite. Largo spazio, poi, anche alle conferenze: una su tutte, I musei e il loro pubblico (al Museo nazionale di Villa Guinigi in via della Quarquonia). Emanuele Pellegrini, docente di Storia dell’arte a Imt, e Antonia d’Aniello, direttrice dei Musei nazionali di Lucca, si sono confrontati su come sia cambiato nel corso dei secoli il pubblico che frequenta i musei. Attraverso alcune testimonianze concrete, hanno inoltre analizzato come siano mutati il ruolo e l’organizzazione stessa dei musei e delle loro collezioni. Nell’auditorium Cappella Guinigi è stato proiettato il video Destination Imt realizzato per Imt dal regista Antonio Nardone su iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Infine la serata con la conferenza L’intelligenza delle Piante del professor Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio internazionale di Neurobiologia vegetale di Firenze, che ha spiegato che le piante sono capaci di sofisticate strategie di comunicazione e difesa e di una vita sociale con aspetti così particolari da non trovare eguali in gran parte del mondo animale. La giornata si è conclusa in piazza San Francesco con spettacoli di scuole di danza e con alcuni gruppi musicali. Imt però vuole fare di più: per il prossimo anno la Scuola vuole candidarsi per ottenere il finanziamento della Commissione Europea come sostegno diretto alle idee e alle menti brillanti di cui l’istituto dispone. Ricerca sempre ricerca. Al giorno d’oggi viviamo una situazione complicata per quanto riguarda il vasto e variegato mondo della ricerca: ricercatori arrabbiati perché le procedure di reclutamento non decollano, finanziamenti 87 FCRL RICERCA E FORMAZIONE ridotti all’osso, meccanismi di avanzamento di carriera non idonei o non sufficienti. E un’avversione generalizzata verso i meccanismi di valutazione che poi potranno consentire alle Università di avere più finanziamenti e quindi più autonomia. Ben vengano dunque manifestazioni come la Notte dei Ricercatori che consentono di avvicinare le persone ai mille rivoli delle attività dei ricercatori, ma il problema, almeno in Italia, non cambia: l’utilizzo ragionato e responsabile dei finanziamenti e la possibilità che scuole di eccellenza come Imt possano beneficiare dei fondi, distribuiti misurando concretamente i risultati raggiunti e non solo sulla base della percentuale ricoperta all’interno del sistema universitario. L’obiettivo è arrivare all’erogazione dei finanziamenti premiando in concreto le Università che producono ottimi risultati nella ricerca e che, per esempio, utilizzano meccanismi di reclutamento internazionali per i giovani ricercatori, utili a evidenziare e a rendere efficace la concorrenza tra ricercatori che quindi possono vedersi anche non rinnovati i contratti se non lavorano secondo standard di eccellenza. Linee guida che sono già parte integrante della strategia attuata da Imt e che diventeranno elementi salienti dell’attività futura della Scuola. Marie Skłodowska-Curie Actions è un programma europeo ai cui finanziamenti possono accedere i ricercatori impegnati in ogni disciplina, dall’assistenza sanitaria alla ricerca pura. I fondi, inoltre, permettono di sostenere i dottorati industriali, che combinano la ricerca accademica con il lavoro in azienda, e altre misure di formazione innovativa volte a migliorare lo sviluppo professionale. Oltre a beneficiare di una generosa sovvenzione, i ricercatori hanno la possibilità di acquisire un’esperienza all’estero e nel settore privato e di integrare la loro formazione con altre competenze o discipline utili per la loro carriera. 88 FCRLMAGAZINE 7 |2015 Un sogno che si avvera: quando la ricerca diventa prevenzione Alessandro Petrini C ase basse in mattoni marroni, con cancelli e inferriate per proteggere ogni possibilità d’ingresso. Morris Park Avenue attraversa in senso longitudinale l’intero East Bronx e per interi isolati lo scenario non cambia. Poi una leggera curva sulla destra, si intravede qualche albero, mentre lo sguardo può iniziare a distendersi sui grandi edifici immersi nel verde che si trovano ai due lati della strada. Siamo in Eastchester Road, in una zona sviluppatasi subito fuori dai quartieri popolari di New York, che negli anni è diventata quartier generale di multinazionali e di istituti di ricerca, la maggior parte specializzati Intervista a Ilaria Russo, giovane ricercatrice lucchese e vincitrice di una borsa di studio della Fondazione CRL per studiare strategie di prevenzione sull’insufficienza cardiaca nel settore dell’healthcare, l’assistenza sanitaria. Ci sono il Jacobi Medical Center e il Calvary Hospital e tra le due strutture, troviamo i padiglioni che ospitano la facoltà di medicina della Yeshiva University, l’Albert Einstein College of Medicine. Per arrivare al laboratorio di ricerca del professor Nikolaos Frangogiannis bisogna dirigersi verso l’edificio sud e percorrere una cinquantina di metri all’ombra degli alberi, con panchine in pietra lungo le quali gli studenti si fermano a parlare e a confrontarsi. Questo per Ilaria Russo non è un posto qual- FCRLMAGAZINE 7 |2015 89 FCRL RICERCA E FORMAZIONE siasi, ma ‘il posto’. Quello che ha cercato e fortemente voluto, perché desiderava studiare con colui che per lei è il migliore: Frangogiannis appunto. È lui – confida – che per anni è stato fonte d’ispirazione. «Ho studiato sui suoi scritti e mi è sempre piaciuto il suo modo di scrivere e soprattutto l’argomento di studio al quale ha dedicato tutta la sua vita. Mi era stata proposta una posizione a Maastricht, ma sono una sognatrice e volevo imparare dal migliore». Così l’arrivo a New York negli ultimi giorni del 2014 e l’inizio di un nuovo percorso. «Ambizioni e certezze possono coincidere». Ilaria ne è convinta e lo ripete più volte mentre racconta la sua storia. Nel frattempo ci ritroviamo in un cortiletto interno dominato da un 90 busto di Albert Einstein e delimitato dai nomi di tutti i benefattori che hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo della facoltà di medicina. Trentatré anni, lucchese, una formazione liceale classica al «Nicolò Machiavelli» di Lucca, racconta che nella sua testa c’è sempre stata l’idea di fare ricerca perché «sono una persona estremamente curiosa e sono sempre stata affascinata dalla scienza biomedica». Al di là delle convinzioni personali, sono i singoli episodi a darle ragione e a spingerla naturalmente verso quella direzione. Ricorda dei suoi 16 anni quando, in prima liceo, fu una delle primissime a essere interrogata in chimica. «Fu un’interrogazione eccellente e quando tornai al banco il professore mi fece i complimenti e mi chiese cosa avrei voluto studiare dopo la maturità. Risposi medicina e lui mi disse che avrei avuto successo perché “ho la dritta”. È come se nelle sue parole si fosse riflessa questa mia grande passione che ho voluto rincorrere e agguantare. La verità è che non avrei potuto fare altro». Il suo percorso universitario inizia a Milano con la laurea triennale in biotecnologie mediche alla Statale, poi il trasferimento alla Milano Bicocca per la laurea specialistica in biologia funzionale e molecolare. «Ho sempre discusso tesi sperimentali di ricerca cardiovascolare. Per la triennale ho fatto un tirocinio di quattro mesi all’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, dove mi sono occupata di studiare l’innervazione ortosimpatica nel cuore diabetico; per la specialistica ho studiato un particolare ceppo murino in un modello di ischemia e riperfusione miocardica». Un lavoro sviluppato grazie al tirocinio effettuato in un laboratorio del «Mario Negri» di Milano che ha dato inizio a un rapporto lungo quasi otto anni: prima una borsa di studio triennale in una scuola post laurea di specialità in ricerca biomedica, poi un programma di dottorato di ricerca del Miur in un corso di perfezionamento in scienze farmacologiche. Qui nel tempo le nasce l’esigenza di fare esperienza all’estero. «In Italia c’è povertà di opportunità per i giovani ricercatori e questo va di pari passo con il nepotismo – spiega – . Le persone con il cognome giusto si prendono le poche possibilità finanziarie a disposizione, anche oltre il loro merito. Così mi sono ritrovata in un contesto in cui non avrei avuto spazio e mi è stato proposto di finire il dottorato all’estero. Credo che andare lontano dal proprio Paese sia comunque un passo che deve compiere ogni ricercatore. Il nostro settore infatti è universale ed è importante confrontarsi con altre realtà accomunate dalla passione e dalla conoscenza dello stesso argomento». Ecco che inizia la ricerca ‘del posto’, i contatti via mail con il professor Frangogiannis che si concretizzano in occasione di un congresso a Dallas con la proposta di una posizione per FCRLMAGAZINE 7 |2015 UN SOGNO CHE SI AVVERA: QUANDO LA RICERCA DIVENTA PREVENZIONE due anni. «A quel punto diventava vitale ottenere una borsa di studio che mi permettesse di vivere due anni a New York. Per mesi mi sono data da fare in ricerche bussando a tantissimi istituti e fondazioni bancarie». La svolta grazie all’incontro con Maria Carmela Mazzarella, consigliera d’amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, che le ha confermato che sarebbe stato indetto da lì a poco un bando di ricerca e che lei avrebbe avuto i criteri elettivi in quanto lucchese. «Ho partecipato e nel maggio del 2014 ho avuto la conferma che sarebbe stato erogato il finanziamento, così ho avuto tutto il tempo per preparare il trasloco». Si tratta di 30mila euro in due anni per finanziare un progetto sull’identificazione di nuovi target molecolari per lo sviluppo di strategie terapeutiche preventive dell’insufficienza cardiaca. «L’insufficienza cardiaca è un problema sanitario molto diffuso, perché nel 2015 ancora se ne può morire nonostante l’esistenza dei farmaci salvavita. La questione quindi ha un forte impatto sanitario e socioeconomico perché si spende moltissimo per la gestione del paziente e per le ospedalizzazioni. Per questo è necessario continuare a fare ricerca in questo campo». Un tema che alla dottoressa Russo sta particolarmente a cuore perché negli ultimi anni buona parte dei finanziamenti si è spostata su altre patologie. «Sto studiando il ruolo di una proteina, la Smad 3, che pare coinvolta nello sviluppo della patologia nei soggetti diabetici. In una visione prospettica questa proteina potrebbe rappresentare un interessante target farmacologico, anche a scopi preventivi». FCRLMAGAZINE 7 |2015 91 FCRL DALLE PARTECIPATE foto Carlo Cantini/ Archivio Publied POLI DI 92 FCRLMAGAZINE 7 |2015 INNOVAZIONE Innovazione nel settore cartario con InnoPaper U n nuovo impianto per il riciclo dello scarto di pulper di cartiera in plastica seconda vita. Il progetto LIFE Eco-Pulplast (Local circular ECOnomy by an innovative approach for recycling paper industry PULper waste into new PLASTic pallets), annunciato un anno fa, è passato a settembre scorso alla fase operativa, avendo ottenuto i finanziamenti dall’Unione europea grazie al bando Life 2014. Un’opportunità importante, coordinata da Lucense e attuata dall’azienda lucchese Selene, per riciclare lo scarto industriale delle cartiere che utilizzano macero, attraverso la realizzazione, con un investimento di 1 milione e 200mila euro, di un impianto dimostratore volto a testare una tecnologia innovativa di recupero di plastiche miste (in prevalenza scarto di pulper) per la produzione di materiali e prodotti in «plastica seconda vita», utilizzabili dalle aziende del distretto cartario. Il fine ultimo, attraverso una serie di investimenti innovativi, è di valorizzare gli scarti e rimetterli in produzione, così da chiudere il ciclo del riuso. Oltre a essere un modello virtuoso di economia circolare e di simbiosi industriale, LIFE Eco-Pulplast, che durerà in tutto trenta mesi, rappresenta un esempio concreto e innovativo di quanto possa essere fatto a livello locale grazie alla collaborazione tra diversi soggetti del territorio. I partner dell’iniziativa sono Selene SpA, capofila, azienda leader in Italia nel settore degli imballaggi flessibili in plastica, fortemente impegnata in un piano di investimenti che punta sulla sostenibilità ambientale delle produzioni. L’industria, dopo l’acquisizione di una nuova unità produttiva a Marghera, Venezia, dove realizza imballaggi partendo da scarti di lavorazione, vede nel progetto LIFE Eco-Pulplast un’interessante prospettiva di sinergia con le cartiere: l’obiettivo è contribuire all’innovazione degli imballaggi dell’industria cartaria proponendo involucri di plastica elastica copri pianali, che uniscono integrità e riduzione del consumo. Nel progetto un ruolo di primo piano, poi, è giocato da Lucense, organismo di ricerca im- FCRLMAGAZINE 7 |2015 Il Polo di Innovazione gestito da Lucense promuove progetti di ricerca applicata e di trasferimento tecnologico, in particolare nell’ambito della sostenibilità ambientale, dell’efficienza dei processi e della qualità dei prodotti I Poli di Innovazione sono raggruppamenti di imprese indipendenti («start-up» innovatrici, piccole, medie e grandi imprese, nonché organismi di ricerca) attivi in un particolare settore o regione e destinati a stimolare l’attività innovativa incoraggiando l’interazione intensiva, l’uso comune di attrezzature e lo scambio di conoscenze ed esperienze, contribuendo così in maniera effettiva al trasferimento di tecnologie, alla messa in rete e alla diffusione delle informazioni tra le imprese che costituiscono il Polo stesso. Negli ultimi due anni la Regione Toscana ha avviato la trasformazione dei Poli di Innovazione regionali in Distretti Tecnologici. Pertanto, il Polo InnoPaper si avvia a trasformarsi in Distretto Tecnologico Cartario a partire dalla seconda metà del 2016. pegnato da anni nell’individuazione e sperimentazione di soluzioni innovative per la valorizzazione degli scarti industriali e soggetto gestore del Polo di Innovazione della Regione Toscana per il settore cartario, InnoPaper. E ancora: Serv.Eco, consorzio delle cartiere del Distretto Cartario lucchese che opera su tematiche di interesse ambientale e, infine, Zero Waste Europe Foundation, rete europea di soggetti che si ispirano ai principi dei rifiuti zero. La carta è il prodotto più riciclato in Europa, con un tasso che ha raggiunto la cifra record del 72 per cento. L’industria cartaria ha contribuito al raggiungimento di questo risultato: il 54 per cento della materia prima del settore proviene infatti da carta e cartone riciclato, utilizzati prevalentemente per la produzione di carta per ondulatori e per imballaggio. Nonostante i continui investimenti in impianti e processi di trattamento effettuati dagli attori della filiera del riciclaggio, che hanno portato l’efficienza del processo di riciclaggio a valori di assoluto rispetto, resta però un 7 per cento di materiale non riutilizzabile. Quest’ultimo prende il nome di ‘scarto di pulper’, composto in prevalenza da materia plastica eterogenea e fibre di cellulosa, con la presenza di impurità quali metalli e inerti. Nel solo territorio del Distretto Cartario lucchese la produzione di scarto di pulper ammonta a circa 100mila tonnellate all’anno, con un tasso di umidità medio del 30 per cento. Attualmente questo tipo di scarto viene smaltito in discarica, in regime di proroga annuale, o presso impianti di termovalorizzazione, con costi ambientali ed economici elevati che, oltre ad erodere la competitività delle imprese, sono causa di un impatto ambientale non trascurabile. Pertanto, le aziende cartarie si trovano ad affrontare in maniera del tutto autonoma la gestione dello smaltimento di scarto di pulper e su di loro ricade la responsabilità di cercare soluzioni al problema. Il Distretto Cartario lucchese, supportato in questo proprio da Lucense, è infatti da tempo leader in Italia per le politiche ambientali, nel 93 FCRL DALLE PARTECIPATE 94 foto Carlo Cantini/Archivio Publied foto Carlo Cantini/ Archivio Publied tentativo di avviare azioni concrete per la riduzione dei propri impatti ambientali. Oltre al progetto LIFE Eco-Pulplast, che rappresenta un’azione concreta di economia circolare, la società pubblico-privata con sede nell’area del Polo Tecnologico Lucchese è impegnata in attività e progetti di ricerca e innovazione, realizzati in collaborazione con le imprese della filiera cartaria, per il miglioramento dei processi di produzione e di trasformazione della carta, lo sviluppo di nuovi prodotti e la riduzione degli impatti delle operazioni logistiche. Lucense ha svolto negli ultimi anni attività di studio, test e sperimentazione di tecnologie per il trattamento e la lavorazione dello scarto di pulper, al fine di trasformarlo in materia prima seconda, da utilizzare in altri settori produttivi, quali i conglomerati bituminosi o per la produzione di manufatti in plastica: la volontà è di creare le condizioni per la nascita di una nuova filiera produttiva sul territorio regionale. Merita inoltre ricordare, a titolo di esempio, il progetto High-Tissue (www.hightissueproject.com), per la realizzazione di una linea di trasformazione del tissue ad alta efficienza, realizzato in collaborazione con Fabio Perini SpA e Milltech Srl e finanziato dalla Regione Toscana, e il progetto Europeo Bioboard (www.bioboard.eu), per lo sviluppo di nuovi imballaggi multistrato per alimenti eco-sostenibili e più facilmente riciclabili. Fra i progetti più recenti, è opportuno citare Slat-Cat avviato con Futura SpA. per l’automazione integrata del processo di trasformazione della carta tissue. FCRLMAGAZINE 7 |2015 foto Carlo Cantini/ Archivio Publied foto Carlo Cantini/Archivio Publied INNOVAZIONE NEL SETTORE CARTARIO CON INNOPAPER IL POLO DI INNOVAZIONE INNOPAPER InnoPaper è il Polo di Innovazione finalizzato a sostenere l’attività di trasferimento tecnologico e di supporto all’imprenditorialità del settore cartario. Il Polo, gestito da Lucense, si avvale delle attrezzature tecnico-scientifiche già disponibili nell’ente, tra cui quelle del laboratorio Centro Qualità Carta e del comparto ICT. Sono attive inoltre collaborazioni e accordi con centri universitari, anche per l’utilizzo delle rispettive dotazioni strumentali e di laboratorio. InnoPaper opera sulle tematiche di interesse del Distretto Cartario, tra cui quelle relative alle aree ambiente ed energia; qualità, sicurezza e responsabilità sociale; progettazione, produzione, logistica e manutenzione. I principali obiettivi del Polo InnoPaper sono: stimolare e recepire la domanda di innovazione delle imprese aderenti al Polo, svolgendo la funzione di intermediario specializzato nel campo della ricerca e delle conoscenze scientifiche e tecnologiche; accompagnare le imprese all’accesso di servizi specialistici per sostenere la diffusione dell’innovazione, anche attraverso l’erogazione diretta di servizi avanzati; facilitare l’accesso da parte delle imprese alla conoscenza scientifica e tecnologica. Sono 130 i soggetti, suddivisi tra imprese e centri di ricerca, che hanno aderito a InnoPaper: oltre alle principali università e consorzi interuniversitari regionali, il Polo collabora con associazioni di categoria, enti, consorzi e Poli tecnologici. Linee di azione Da quando sono state avviate le attività del Polo di Innovazione InnoPaper, Lucense ha operato per la promozione e l’offerta alle aziende della filiera cartaria di servizi di diverse tipologie e con diverse modalità di erogazione e marketing: ◆ servizi tecnici di sperimentazione: prove, test e omologazioni del Centro Qualità Carta su carta, cartone, imballaggi, anche per merci pericolose, tissue, paste, materiali assorbenti, film; ◆ servizi per l’efficienza ambientale ed energetica: ricerche e consulenze per la ridu- FCRLMAGAZINE 7 |2015 95 foto Carlo Cantini/ Archivio Publied FCRL DALLE PARTECIPATE zione dei consumi di risorse nel processo cartario; ricerche, progettazione e sperimentazione di tecnologie a minore impatto ambientale per la valorizzazione degli scarti di produzione (pulper waste e fanghi); ◆ servizi avanzati e qualificati per l’innovazione di prodotto e di processo. Il Polo di Innovazione InnoPaper, forte della sua esperienza e della collaborazione con Università ed altri enti di ricerca, è inoltre impegnato su diverse linee di azione: ◆ potenziamento del laboratorio di prove Centro Qualità Carta; ◆ sperimentazione e validazione di tecnologie innovative per la valorizzazione energetica dello scarto di pulper e il suo riutilizzo in prodotti derivati, nonché per lo smaltimento dei fanghi industriali; 96 ◆ sviluppo di metodologie e tecnologie, anche con soluzioni ICT, per il miglioramento della progettazione, della gestione dei processi e delle operazioni aziendali, della sicurezza nei luoghi di lavoro e per l’ottimizzazione dei processi, per l’efficienza energetica e la riduzione dell’impatto ambientale; ◆ sviluppo di progettualità per favorire l’ideazione di nuovi prodotti o per nuovi impieghi dei prodotti di cartone esistenti; ◆ promozione e sviluppo di progettualità anche attraverso percorsi di responsabilità sociale finalizzati al recupero e alla valorizzazione del patrimonio culturale ‘cartario’. Laboratorio Centro Qualità Carta Il laboratorio Centro Qualità Carta (CQC, www.cqc.it), che da anni opera a servizio del Distretto Cartario lucchese, è riconosciuto su tutto il territorio nazionale come punto di riferimento per il settore. Infatti si rileva che, oltre alla richiesta di servizi di prove e test che Lucense eroga attraverso il proprio laboratorio, sta aumentando la richiesta di consulenze sia su temi specifici inerenti lo studio e l’ottimizzazione degli imballaggi e dei prodotti a base cellulosica sia per progetti di innovazione di prodotto e di processo. In questo contesto, il laboratorio CQC opera fornendo servizi ad aziende dislocate su tutto il territorio nazionale ed è stato scelto da alcune multinazionali come partner tecnico-scientifico per lo svolgimento di prove e test di valutazione e vali- FCRLMAGAZINE 7 |2015 INNOVAZIONE NEL SETTORE CARTARIO CON INNOPAPER I numeri del distretto cartario dazione delle prestazioni degli imballaggi utilizzati e prodotti. Metodologie e sistemi ICT Questo ambito di azione viene condotto seguendo le richieste delle aziende della filiera relativamente alla risoluzione di specifiche problematiche tecnico-gestionali (quali ad esempio quelle relative alla gestione della produzione, della manutenzione, della logistica) con l’impiego di metodologie e strumenti ICT appositamente progettati e sviluppati. Oltre agli incontri tematici dedicati ad approfondire gli aspetti di maggior interesse per l’avvio e lo sviluppo di azioni di innovazione, Lucense ha anche condotto un’azione di «benchmarking dei processi aziendali», finalizzata alla realizzazione di uno strumento software, fruibile online, per individuare le necessità di miglioramento e di innovazione delle imprese della filiera cartaria e per fornire le informazioni utili a supportare i processi di collaborazione e di sviluppo delle imprese stesse. Lucense infine, oltre allo sviluppo di sistemi informatici e telematici avanzati, è attiva da tempo per promuovere, in collaborazione con gli stakeholders coinvolti (Provincia di Lucca, Comune di Lucca, Confindustria Lucca, Telecom Italia) gli investimenti infrastrutturali finalizzati all’attivazione della connettività a banda larga per le aziende della filiera cartaria e alle soluzioni ICT innovative da fornire anche alle imprese incubate nel Polo Tecnologico Lucchese. Usi innovativi del cartone Lucense promuove inoltre la progettazione e lo sviluppo di usi innovativi dei materiali a base cellulosica. La valorizzazione del cartone attraverso il suo utilizzo per la produzione di elementi e complementi di arredo, dopo la positiva esperienza del progetto Città Sottili, si è poi concretizzata nella nascita della SpinOff denominata 55100 srl (www.55100.it). L’azienda progetta e realizza allestimenti e arredi in cartone e altri materiali innovativi ed ecosostenibili, rivolgendosi a un mercato che richiede sempre più personalizzazione. 55100 agisce come una ‘sartoria del car- FCRLMAGAZINE 7 |2015 tone’, grazie alla quale realizza progetti unici e su misura avvalendosi di una qualificata rete di artigiani e fornitori, piccole e grandi aziende della filiera cartaria. Tra le realizzazioni toscane, si ricordano gli allestimenti di un negozio fiorentino, del Centro Visite del Parco turistico e naturalistico del lago di Sibolla, l’area reception dell’evento It’s Tissue, alcuni ambienti della Fondazione Spazio Reale di Campi Bisenzio (Firenze); altre installazioni sono relative ad alcuni ambienti della DTM Technologies (una Spin-Off di Ferrari SpA), alcuni ambienti della Di Gennaro SpA (azienda leader nel riciclaggio di plastica, carta e legno) e gli allestimenti realizzati, per conto di Regione Umbria, al Vinitaly di Verona ed al Caos Museum di Terni. Via della Carta in Toscana InnoPaper ha inoltre supportato la valorizzazione della tradizione locale di produzione della carta, costruendo un’offerta turistica in un’area poco sviluppata, con l’obiettivo di rafforzare l’identità e il prestigio delle imprese del Distretto Cartario. «La Via della Carta in Toscana» è un progetto di sistema interprovinciale di offerta culturale, incentrato sul tema della tradizione industriale cartaria, promosso e sostenuto proprio dal Distretto Cartario di Capannori, che ha confermato in questo la volontà di valorizzare le proprie radici culturali. La Via della Carta in Toscana è un’iniziativa culturale, mirata a diffondere la conoscenza della centenaria tradizione cartaria locale e a creare un percorso turistico-culturale ad essa collegata. Il valore del progetto è stato riconosciuto anche dalla Regione Toscana, che lo ha inserito all’interno del nuovo piano della cultura, nell’ambito di interesse regionale denominato «La Svizzera Pesciatina e l’Industria Cartaria». L’industria cartaria rappresenta uno dei settori economici più importanti della Toscana. All’interno della regione si trova infatti il Distretto Cartario lucchese, il più grande distretto cartario d’Europa. Il Distretto comprende un’area di 12 Comuni (Capannori, Porcari, Altopascio, Pescia, Villa Basilica, Borgo a Mozzano, Fabbriche di Vallico, Gallicano, Castelnuovo Garfagnana, Barga, Coreglia Antelminelli, Bagni di Lucca), distribuiti fra le province di Lucca e Pistoia, per un’estensione di circa 750 kmq ed una popolazione di circa 121mila individui. Il settore cartario e cartotecnico è quantificabile, secondo i dati forniti da Confindustria Lucca e riferiti al solo territorio del Distretto Cartario, in 120 impianti produttivi, con oltre 6.200 dipendenti, pari al 23% degli addetti totali dell’industria, un fatturato di circa 3 miliardi e 850 milioni di euro, pari a circa il 40% dell’industria provinciale, e un indotto economico che si estende a diversi settori. In termini di materie prime, le aziende del distretto acquistano oltre un milione di tonnellate di fibra vergine e circa un milione e 200mila tonnellate di carta da macero. Le principali specializzazioni produttive sono rappresentate da: • carta tissue in bobine, con una produzione distrettuale di oltre un milione di tonnellate annue, pari a circa il 75% della produzione nazionale, che viene trasformata in carta igienica, rotoli asciugatutto, fazzoletti, tovaglioli; • carta per ondulatori, con una produzione di circa un milione di tonnellate annue, pari al 40% della produzione nazionale, cartone ondulato in fogli e scatole. 97 FCRL NOVITÀ EDITORIALI NOVITÀ EDITORIALI 98 FCRLMAGAZINE 7 |2015 Il passo di Gentucca Ma come fa chi guarda e poi s’apprezza più d’un che d’altro, fei a quel da Lucca, che più parea di me aver contezza. El mormorava; e non so che «Gentucca» sentiv’io là, ov’el sentia la piaga de la giustizia che sì li pilucca. «O anima», diss’io, «che par sì vaga di parlar meco, fa sì ch’io t’intenda, e te e me col tuo parlare appaga». «Femmina è nata, e non porta ancor benda», cominciò el, «che ti farà piacere la mia città, come ch’om la riprenda». (Dante, Commedia, Purgatorio, XXIV, vv. 34 ss.) Nella primavera del 2013, durante le ultime fasi del restauro del Complesso conventuale di San Francesco, nei locali del San Franceschetto, un’iscrizione sepolcrale dedicata a un cavaliere della famiglia Morla attira l’attenzione degli archeologi impegnati nel cantiere. L’iscrizione («Hoc est sepulcxrum domine Vanne uxoris quandam domini Ceci Morle militis et domini Sigxerii Morle militis eius filii et Octoboni Morle item eius filii et domine Mantuccie uxoris et descendentium ex eis An. D. 1348») segnalava la presenza della tomba fatta costruire da donna Vanna, moglie del cavaliere Cecio Morla, per sé, per i figli Sigherio e Ottobono, donna Mantuccia e i loro discendenti. Di per sé l’iscrizione sarebbe potuta rimanere una tra le tante ritrovate nel corso dei lavori se non fosse stato per una reminiscenza dantesca che ha portato a ripensare all’intrigante e misteriosa figura di Gentucca, la gentildonna a cui nella Commedia Bonagiunta Orbicciani affida profeticamente il compito di «far piacere Lucca» al Poeta costretto all’esilio. Appartenente alla consorteria dei Morla, Gentucca sposò infatti uno dei figli di Lazzaro Fondora, ricco uomo di affari lucchese a cui si deve la costruzione della chiesa di San Franceschetto (1309), edificio che porterà il complesso conventuale ad assumere la forma architettonica che ancora oggi conserva. Per Gentucca, vissuta nei primi decenni del Trecento, San Francesco fu molto probabilmente luogo di preghiera ed è credibile l’ipotesi che sia stata sepolta qui insieme ai discendenti di Lazzaro Fondora. I muri, le schegge delle lavorazioni in pietra, i resti di maiolica e i segni del cantiere originario del complesso conventuale, come altri reperti venuti alla luce durante i lavori di recupero funzionale del San Francesco, ci raccontano quindi anche un po’ della sua quotidianità. Studi, ricerche e ipotesi che si ritrovano nel libro, edito dalla PubliEd, Il passo di Gentucca. Il San Francesco di Lucca nel Medioevo: un itinerario archeologico curato da Giulio Ciampoltrini e Consuelo Spataro, con contributi di Alessandro Giannoni e di Andrea Saccocci. È proprio seguendo il «passo di Gentucca» attraverso la città, che questo volume intende accompagnare il lettore in un interessante itinerario archeologico, alla scoperta di sempre nuovi dettagli sulla storia di Lucca. Un percorso che, grazie all’interesse della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, partendo dalla ricostruzione della ‘storia archeologica’ del San Francesco (il cantiere iniziale, la costruzione della Cappella Guinigi, lo sviluppo dei chiostri, la costruzione dell’oratorio di San Franceschetto) inevitabilmente si allarga all’intera zona circostante, svelandone interessanti dettagli relativi ad un arco temporale che va dal completamento della cerchia muraria romana (1220) alla costruzione delle ‘mura dei Borghi’ (1370). Il passo di Gentucca. Il San Francesco di Lucca nel Medioevo, a cura di Giulio Ciampoltrini e Consuelo Spataro, PubliEd Editore in Lucca, 2014 FCRLMAGAZINE 7 |2015 99 FCRL NOVITÀ EDITORIALI 100 FCRLMAGAZINE 7 |2015 Le Croniche di Giovanni Sercambi in lingua corrente Le Croniche di Giovanni Sercambi rappresentano una preziosissima testimonianza di storia lucchese e italiana e contengono il racconto di «alquante delle molte cose che son seguite in Lucca e in altri paesi» tra il 1164 e il 1423. Cuore della ricerca del Sercambi è il mito della Libertà cittadina, raccontato e ricostruito attraverso fatti, persone e situazioni recuperati da fonti antecedenti la sua nascita o direttamente dalla sua esperienza di intellettuale e di uomo politico. Dichiarazioni di guerra e trattati di pace, battaglie, conquiste e sconfitte, carestie e pestilenze, miracoli e apparizioni, il tutto contenuto in due codici originali, molto probabilmente scritti dalla stesso Sercambi, oggi conservati nell’Archivio di Stato di Lucca. Il volume curato da Giorgio Tori ed edito nei mesi scorsi dall’Accademia Lucchese di Lettere Scienze ed Arti per i tipi di Maria Pacini Fazzi editore, raccoglie le notizie ‘illustrate’ del primo codice che giunge fino all’anno 1400 e fu suddiviso dal suo autore in tre parti. La prima va dal 1164 al 1313 e tratta «del tempo che Luccha era in sua libertà, vivendo a parte guelfa, fino a tanto che fu riducta a parte ghibellina, et che perdeo sua libertà»; la seconda va dal sacco di Lucca perpetrato dai pisani di Uguccione della Faggiuola (14 giugno del 1314) fino al recupero della libertà, iniziato nel 1368. La terza, va dalla libertà recuperata fino all’avvento della signoria di Paolo Guinigi (1400). Sercambi, in origine, intendeva scrivere solo fino a quella data, poi il susseguirsi degli avvenimenti lo convinse a proseguire nel suo lavoro e quindi ad iniziare un secondo codice che però rimase incompleto, a causa della sua morte, avvenuta nel 1423. Finalmente, grazie a questa nuova edizione, questa pietra miliare della storiografia lucchese che copre 250 anni di storia può essere letta e consultata in italiano corrente, superando le difficoltà legate alla lingua del Trecento. Fino ad oggi l’unica edizione completa delle Croniche era quella di Salvatore Bongi del 1892 contenente la trascrizione del testo, l’apparato di note e le illustrazioni graficizzate in bianco e nero; mentre tutte le illustrazioni del primo codice, corredate solamente dalle didascalie furono edite nel 1978 anche in questo caso a cura dell’Accademia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti. A rendere ancora più preziosa e completa l’opera di Tori è la possibilità di avere nello stesso volume il testo integrale e tutte le illustrazioni originali. Un apparato iconografico che rende il manoscritto uno dei più singolari ed esclusivi del XIV secolo a livello europeo. Si tratta di 600 immagini che riproducono parte del testo e che per la loro freschezza fanno del codice, in un certo senso, il primo racconto ‘a fumetti’ della storia. Le Croniche di Giovanni Sercambi, dal volgare all’italiano a cura di Giorgio Tori, Maria Pacini Fazzi Editore, 2015 FCRLMAGAZINE 7 |2015 101 FCRL NOVITÀ EDITORIALI 102 FCRLMAGAZINE 7 |2015 Nel segno di Boccherini: un nuovo cd dedicato alla grande musica lucchese Lucca e la grande tradizione musicale della città salgono di nuovo alla ribalta nazionale grazie a un cd dedicato alla musica di Luigi Boccherini, eseguita da Simone Soldati (pianoforte) e Alberto Bologni (violino). L’iniziativa editoriale è di «Amadeus», il più diffuso mensile italiano di musica che, nel numero di agosto, ha presentato la registrazione di quattro delle sei Sonate op. V che contribuirono all’affermazione internazionale del compositore lucchese, imponendolo innanzitutto all’attenzione del pubblico parigino. Il cd, realizzato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, ha visto la luce grazie alla collaborazione tra due interpreti d’eccezione del panorama italiano, il pianista lucchese Simone Soldati e il virtuoso del violino Alberto Bologni, anche lui toscano, e il Centro studi «Luigi Boccherini», che ha fornito i testi di accompagnamento e ha offerto la propria consulenza musicologica in fase di realizzazione. Nel disco, il rigore della prassi esecutiva si fonde magistralmente con l’uso degli strumenti moderni e con la fantasia interpretativa dei musicisti dando vita a un’incisione assolutamente originale nel panorama delle esecuzioni di musica strumentale del Settecento. Boccherini, che trascorse molta parte della sua esistenza in Spagna e oggi riposa a Lucca, nella chiesa di San Francesco, viaggiò moltissimo in Italia e in Europa. È durante il suo breve soggiorno a Parigi che nascono le Sei Sonate di cembalo e violino obbligato (Venier, 1769), quattro delle quali vengono riproposte nel cd da Bologni e Soldati. Si tratta di componimenti in cui, a differenza della sonata barocca per violino e basso continuo e della sonata beethoveniana, non è l’arte violinistica a trionfare ma è la tastiera a rappresentare il fulcro della FCRLMAGAZINE 7 |2015 composizione. Al violino obbligato, infatti, spetta il compito – tutt’altro che secondario – di apportare varietà timbrica e di arricchire l’‘ordito’ della scrittura strumentale, contribuendo a renderla brillante e immediata. La sonata con tastiera e accompagnamento del violino era un genere molto in voga nella Parigi di quegli anni e Boccherini affida a queste sue pagine la ricerca di affermazione sulla scena internazionale. A Simone Soldati e Alberto Bologni, entrambi docenti dell’Istituto Superiore di Studi Musicali «Luigi Boccherini» di Lucca, si deve il merito di aver riportato queste sonate in repertorio, basandosi su una versione per violino e fortepiano approntata dallo stesso Boccherini. Nell’attività di Simone Soldati la musica d’insieme ha sempre ricoperto un ruolo centrale. Presente in prestigiose stagioni concertistiche in Italia e all’estero, ha al suo attivo numerose collaborazioni con musicisti, attori e esponenti del mondo della cultura. Convinto sostenitore del valore della divulgazione musicale, è impegnato come direttore artistico dell’Associazione Musicale Lucchese, ha fatto parte del centro Tempo Reale di Firenze ed è attivo in Donatori di Musica. Alberto Bologni vanta una carriera concertistica intensa e multiforme che lo ha visto esibirsi nelle principali sale da concerto e nei teatri in Italia, Europa, Usa e America del Sud come solista insieme a importanti orchestre e in formazioni da camera, dal duo al quintetto. È stato per dieci anni primo violino solista della Camerata Musicale Città di Prato. Bologni suona un violino Santo Serafino datato Venezia 1734. 103 Periodico della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca Autorizzazione del Tribunale in corso Finito di stampare nel mese di dicembre 2015 da Tipografia Tommasi Referenze fotografiche: Archivio fotografico Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca; Archivio Fotografico Lucchese Arnaldo Fazzi, Comune di Lucca; Database Viticolo Italiano; Fondazione Centro Matteucci per l’arte moderna, Viareggio; Fondazione Ragghianti, Lucca; Gabinetto Fotografico Soprintendenza Lucca; GAMC, Viareggio; Imt - Alti Studi Lucca; Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca; Publied Editore in Lucca; Ufficio stampa co-housing Del Moro; Ufficio stampa La Versiliana; Ufficio stampa Lucca Classica Music Festival; Ufficio stampa Teatro del Giglio, Lucca; Ufficio stampa Toscana ’900Archivio fotografico Fondazione CRL, Archivio fotografico Fondazione Ragghianti, Archivio fotografico PubliEd, Gilberto Bedini, Franco Bellato, Mark Berry, Carlo Cantini, Luigi Cosentini, Fondazione Palazzo Boccella, Foto Alcide, Gabinetto fotografico della Soprintendenza BAPSAE di Lucca e Massa Carrara, Lucio Ghilardi, Iacopo Giannini, Iacopo Lazzareschi Cervelli, David Linch - Item Editions, Luca Lupi, Alessandro Petrini, Giovan Battista Romboni FCRLMAGAZINE 7 |2015 7| 2015 piega costola RIVISTA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI LUCCA CONGRESSO ACRI – FESTIVAL LUCCA CLASSICA – EVENTI – CULTURA – SOCIALE – POLI DI INNOVAZIONE piega costola