::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 1 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 2 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 3 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 4 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 5 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 6 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 7 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 8 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 9 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 10 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 11 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 12 ONDAROCK http://www.ondarock.it/recensioni/2008_newyear.htm Quindici anni trascorsi ad attraversare generi e temperie musicali, a rincorrere una timidezza intrisa di malinconia, che li ha fatti rifuggire l'apparenza e finanche quella visibilità che i sempre troppo poco considerati (e poco citati) Bedhead avrebbero meritato. È un destino in penombra, quello dei fratelli Bubba e Matt Kadane che, mandata prematuramente in soffitta la loro prima band, giungono al terzo album con la nuova formazione The New Year, licenziando questo breve self-titled (trentaquattro minuti di durata), che pure è il prodotto di ben quattro anni di scrittura e un anno di registrazione. Se la sono presa comoda Bubba e Matt, trasferendo anche nella fase di elaborazione di questo lavoro l'approccio indolente e disincantato da sempre caratteristico della loro musica, concentrato su una sensibilità melodica al rallentatore, applicata a retaggi chitarristici eredi del rock alternativo americano della prima metà degli anni 90 e tradotti in una forma idealmente collocabile tra slow-core e post-rock, ma tanto peculiare da non collimare con nessuna delle due definizioni. Proprio l'ampia forbice temporale trascorsa dal precedente "The End Is Near" sta a testimoniare la rilassatezza creativa che la band texana può permettersi, aliena com'è da ogni aspettativa e da ogni pressione che non sia quella di un'ispirazione ancora una volta incentrata sui classici temi post-adolescenziali del trascorrere del tempo e della fallacia del desiderio, trattati adesso con una maturità ben distante da qualsiasi retorica. Così, anche questo terzo lavoro di The New Year ripresenta l'abituale accostamento tra melodie ondeggianti e raffinate trame chitarristiche, a tratti solcate da increspature rumoriste. Il tutto viene, appunto, filtrato attraverso una maturità evidente tanto nei temi quanto nei suoni; basti pensare che quasi metà dei brani sono incentrati sul pianoforte, mentre persino le componenti elettriche più spigolose (che affiorano soprattutto in "The Door Opens" e nella conclusiva "The Idea Of You") risultano quasi sempre sfumate, affiancate da melodie oblique e ritmiche uniformi, a sostegno di un contesto morbido e in apparenza distaccato. Accanto a residui di febbrile chitarrismo e accenni di insistita frammentazione ritmica, l'album assume toni in prevalenza compassati, esaltati dal contributo del pianoforte anche nei brani che si dipanano poi in veste maggiormente elettrica, come avviene nell'ottima "The Company I Can't Get" e in "MMV". Non mancano nemmeno spunti di esplicito romanticismo, in crescendo accompagnati da un minuzioso lavorio strumentale, né trasformazioni di rallentate asperità in forma quasi di southern-rock, in maniera non così dissimile da quanto posto in essere da Geoff Farina con le ultime opere dei suoi Karate e di recente con i Glorytellers. Quali che siano le componenti dei loro brani, The New Year mantengono una quieta imperturbabilità di fronte a una sottile sofferenza, declinata senza eccessi, secondo una sensibilità umbratile ed espressa in armonie fluide, di lenta e accuratissima suggestione. Non graffiano più i fratelli Kadane, né oggi avrebbero validi motivi per farlo, eppure, distaccati e incuranti delle mode e dei contesti musicali, riescono ancora a lasciare la loro impronta in canzoni del tutto prive di pretese, ma pregevoli e dalla scrittura inappuntabile. ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 13 AUDIODROME http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=3835 Siamo al terzo inizio per i fratelli Matt e Bubba Kadane. Dopo essere stati pionieri dello slowcore con i seminali – per una volta la parola è veritiera – Bedhead, erano rinati sotto il nome di The New Year, continuando a distillare il proprio slow-rock diluito e basato su intrecci piuttosto elaborati di tre chitarre. Terzo disco in dieci anni questo self-titled, che può essere considerato un’ulteriore svolta/ripartenza. Non solo per la scelta di non titolarlo, dato che nei primi rivestiva importanza anche quello. I titoli, infatti, erano giochi di parole con la loro ragione sociale: Newsness Ends e The End Is Near, forse dettata da leggi “mercantili”, ma di sicuro anche per via dell’ulteriore evoluzione sonora raggiunta. Questa scelta è evidenziata prima di ogni altra cosa dall’aver composto metà della scaletta con un pianoforte. Soffuse ballate pianistiche come “MMV” o “Body And Soul” non si sarebbe mai pensato potessero essere “roba” per loro. Ma tutto muta, per caso o per un voler indistinto che si rivela solo a cose fatte, come pare avvenuto qui. I trambusti delle vite personali e professionali di Matt, Bubba e gli altri hanno condotto alla realizzazione di un disco compatto, elegante e dalle basi solide. Mai noioso - eterna trappola del genere, chiedere ai Low per conferme – eppure sottile e penetrante, anche quando la batteria si fa sostenuta, nonostante i ritmi non siano mai da tornado impazzito. Anzi, rispetto al passato i tempi si fanno ancora più dilatati, a lasciar crescere pian piano le lievi e mai troppo levigate melodie fuori dal tempo di canzoni come “My Neighborhood” o “Folios”, acustica e con la voce ad entrare in scena quasi a fine pezzo, ulteriore testimonianza di una maggior varietà rispetto al passato. Passato che si intravede solo in “The Door Opens”, squadrata e meno emotiva del resto. La chiusa è tutta per “The Idea Of You”, fiero ritorno ai gorghi di chitarre da brividi a sostegno di una melodia potentemente soffice, perfetta per un rompete le righe che si spera non duri troppo come accaduto per i precedenti cd. Mezza stella, nel pieno del suo baluginio, in più al voto. OUTUNE http://www.outune.net/dischi/mainstream-rock-indie/indie-rock-the-new-year-the-new-year-touch-a-go2008.html I fratelli Kadane rappresentano il vero succo dell'indie rock made in Usa. Capacità, crucialità musicale, spessore del songwriting. Altre caratteristiche: pacatezza, arrivare al cuore dell'ascoltatore, produrre dischi in tempi blandi. Si sono auto-traghettati fino a questi tempi dagli importanti anni 90 del post rock in cui hanno dato alle stampe tre album a nome Bedhead (recuperate assolutamente "Transaction De Novo"). La loro musica a cavallo tra il 1992 e il 1998 è stata troppo poco considerata dal panorama internazionale. E questo è un male. Dal 1999 hanno cambiato ragione sociale e si chiamano The New Year, prendendo nelle loro fila anche l'ex Codeine e Come Chris Brokaw. Il primo disco "Newness Ends" era discreto, molto compatto, e scorreva via con gran sincerità. Il secondo era davvero convincente. "The End Is Near" ha regalato lacrime e brividi a non finire. Ed ora siamo al terzo che esce dopo ben quattro anni di scrittura ed un lungo periodo in studio, a dimostrare ancora la loro figura aliena ad ogni pressione esterna. Le coordinate rimangono indirizzate verso Red House Painters e Leonard Cohen. Rimane un senso di intimità portante. Ma rispetto ai dischi precedenti cambia molto. Si nota in tutti i brani molta più sensibilità, basti pensare quante volte le melodie sono incentrate e sorrette dal pianoforte. Spariscono quasi del tutto le spigolosità, favorendo un'indolenza romantica. La partenza ricorda l'ultima traccia dell'ultimo disco dei Bedhead ma poi, mentre si aspetta il crescendo e riempimento di strumenti, l'opening si stoppa. E per trovare un'apertura davvero elettrica si deve aspettare l'accensione del meccanismo tanto caro al Kadane-core solo alla fine dell'ultimo brano. Mancano molti incastri e forse non si trovano proprio dei pezzi che fanno gridare la malinconia interna di ognuno. E a conti fatti l'album rappresenta un passo indietro, anche se stiamo parlando di una discreta raccolta di canzoni, cosa che, decontestualizzando il loro percorso negli anni, è un risultato finale che spesso manca a molte band attuali. ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 14 LOSING TODAY http://www.losingtoday.com/it/reviews.php?review_id=4785 "So this is the new year/And I don't feel very different..." cantava Ben Gibbard in uno degli album migliori dei suoi Death Cab for Cutie. Niente a che vedere con la band di cui parliamo: i The New Year, gruppo fondato da ex-membri dei Bedhead, che tornano con un omonimo disco: per loro terzo, anche se hanno lasciato passare non poche primavere dal precedente (The End Is Near del 2004). La versatilità stilistica della band è l'impatto più forte del disco: voce e pianoforte sembrano bastare per 'MMV' e 'Body And Soul'; mentre 'X Off Days' è di quei pezzi che solo i Pinback sanno fare meglio, con un riff veloce e la sezione ritmica che dà il suo meglio. Segue poi 'Seven Days And Seven Night', quasi la classica ballata acustica che ci si aspetta da un cantautore. Insomma quale sia la vera identità musicale della band non è ben chiaro, e forse non serve che lo sia. La firma e il tocco personale c'è però quasi in tutti i pezzi (anche i meno riusciti), e si manifesta soprattutto in un indugiare placido su alcuni passaggi di chitarre: si noti ad esempio come nell'apertura di 'Folios' si deve aspettare quasi 4 minuti prima che il cantato possa finalmente entrare in scena. Rimasugli di post-rock, chiamiamoli così, in simpatia. Un ascolto facile quindi, e allo stesso tempo di spessore: this is The New Year. KDCOBAIN http://www.kdcobain.it/pagine/recensioni/newyear.htm Avete bisogno di crogiolarvi nella vostra tristezza? Ci pensano i fratelli Kadane ad enfatizzare la vostra malinconia con la loro musica. I New Year, ormai giunti al loro terzo lavoro, non cambiano di una virgola lo stile che li ha contraddistinti fin dalle origini quando ancora si chiamavano Bedhead. Le atmosfere profondamente meste della musica dei New Year sono ciò che meglio può cullare il vostro lato malinconico. Le progressioni chitarristiche scandiscono uno stile di scrittura altamente evocativo e coinvolgente. Le delicate melodie di "My neighborhood" o "Seven Days and Seven Nights" e "MMV" lasciano spazio anche a un approccio leggermente più rock come quello di "The idea of you". Il terzo lavoro dei New Year è come sempre una medicina che va presa a piccole dosi se l'umore non poggia su solide basi. I fratelli Kadane sembrano infatti non volerne sapere di regalare ai propri ascoltatori uno spiraglio di luce in tanta tristezza suonata e cantata. Nel complesso i New Year comunque crescono stilisticamente confezionando un songwriting sempre più convincente ed entrando di diritto nelle più alte vette dello slow-core. ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 15 INDIE-ROCK http://www.indie-rock.it/recensioni_look.php?id=526 GENERE: songwriting, alt-rock. PROTAGONISTI: Matt Kadane (voce e chitarra), Bubba Kadane (voce e chitarra), Peter Schmdit (chitarra), Mike Donofrio (basso), Chris Brokaw (batteria). SEGNI PARTICOLARI: prima dei New Year c'erano i Bedhead ed il nucleo di entrambi i progetti è composto da Matt e Bubba Kadane, attivi sin dagli inizi degli anni '90 e autori di lavori preziosi come 'Bedheaded' o 'Transaction De Novo'. Sciolta la prima formazione nel '99, i fratelli ripartono con una ragione sociale tutta nuova, con Chris Brokaw (già membro di Come e Codeine) alla batteria e con la collaborazione di Steve Albini che li accompagna seguendo la produzione di 'Newness Ends' e del successivo 'The End Is Near'. L'ultimo omonimo disco, sempre edito dalla Touch & Go, è il terzo della band texana. INGREDIENTI: in quasi un decennio e mezzo di carriera i fratelli Kadane sono riusciti a codificare uno stile peculiare, facilmente riconoscibile e con notevoli elementi di originalità. E' un suono dalle sfumature leggere ma che non ha paura di scoprirsi lento né di impennarsi in progressioni improvvise. Assorbite le inquietudini a fil di voce degli Slint, queste vengono riproposte in una dimensione più intima, quasi quotidiana, in modo da creare con pochi tratti un caratteristico strato di rassegnazione romantica a volte amara altre compiaciuta. La propensione ai rallentamenti li avvicina ai maestri del genere come i Low o i Red House Painters, mentre le figure pianistiche che spesso avvolgono le chitarre richiamano il pop dai contorni sfocati di Gibbard. DENSITÀ DI QUALITÀ: i fratelli Kadane devono essere spaventati e allo stesso tempo attratti dall'idea della fine. Basta scorrere i titoli dei lavori precedenti per capirlo. 'The End Is Near' avevano preannunciato quattro anni fa e sembrava quasi che la fine del loro percorso artistico fosse arrivata implacabile e che li avesse inghiottiti. E invece sono tornati, con la consueta discrezione. Probabilmente il senso di instabilità, questo peso vagamente malinconico che si portano dietro da sempre, non li ha abbandonati del tutto. Un po' di leggerezza è arrivata (e forse il tempo non è passato invano) ma non abbastanza da riuscire a spazzare via tutta la tristezza volatile con cui hanno convissuto. L'album però si sviluppa velocemente infilando una manciata di brani brevi e con la struttura simile. Ballate tiepide accompagnano la voce di Matt, irrobustite a volte da spinte elettriche, altre volte diluite in code o pause strumentali. Nonostante il tocco sia inconfondibile e i pezzi siano costruiti su piccole variazioni, ogni canzone scorre in maniera autonoma senza seguire strade necessariamente lineari ma aprendosi in esplosioni soffocate o richiudendosi su se stessa. Rimane intatto il fascino evocativo delle melodie anche se sporcate dalle trame delle chitarre o sciolte nello scivolare del piano opaco che riempie i vuoti di 'MMV' e 'Body And Soul'. E' un piacere sottile riscoprire il timbro familiare di Matt inserirsi sull'ultimo minuto di 'Folios', il brano di apertura, che era iniziato con un'intro strumentale di acustiche secche prima di essere sollevato da basso e batteria. Un piccolo esempio di canzone costruita su un equilibrio asimmetrico, in cui la voce timida ha un ruolo secondario ed interviene solo quando l’atmosfera è già stata disegnata. Non bisogna sentirsi disorientati nel passare da episodi ricchi di divagazioni e astrattismi a momenti più coesi, è più facile lasciarsi trasportare da un'emotività che alterna, grazie ad una personalissima vena cantautorale, confidenza ed abbandono, gioie sommesse e delusioni. Spicca poi 'The Company I Can Get', brano diretto ed efficace. Le liriche tra l’amaro e l’ironico si appoggiano su una traccia lontana di piano e su una chitarra che improvvisamente si fa tremolante. Colpisce anche la ruvidezza lo-fi di 'The Door Opens' che con la sua elettrica immediatezza svolge anche la funzione di snodo del disco separando una prima parte diretta ed istintiva da una seconda decisamente più dimessa. Costruite su strutture essenziali, alle canzoni della seconda metà bastano pochi sussurri e qualche linea di piano. La voce arriva dopo, gradualmente prende corpo, e trova il coraggio necessario per seguire i crescendo di 'My Neighborhood' o della conclusiva 'The Idea Of You'. Qui la tensione sotterranea esplode, le energie si sciolgono insieme alle chitarre in un’apertura liberatoria che sa di rabbia e di ossigeno. (7/10) ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 16 KALPORZ http://www.kalporz.com/recensioni/new-year-new-year.htm Una chitarra insegue una nota, ostinata e gentile. E poco a poco, tutti gli altri strumenti la circondano, riempiono l’aria: ogni cosa è semplice, ma tutto è cesellato con la stessa cura che uno scultore metterebbe nel realizzare una piccola statuina di legno. “Folios”, la canzone che apre silenziosamente il nuovo album dei New Year, è un esempio perfetto di ciò che i fratelli Kadane hanno fatto fin dai tempi dei Bedhead. Non musica, ma intaglio: ogni nota è un gesto di bilanciamento da sommare a mille piccoli movimenti simili. E appare tutto naturale da superare i primi ascolti senza lasciare traccia. Facile liquidare “The New Year” come qualcosa di ben fatto e ben scritto, sì, ma con ben poco di memorabile: eppure, proprio mentre riponi il cd sullo scaffale, il ritornello triste e sbilenco di “The company I can get” si infila in quell’angolo della mente che guarda il mondo con gli occhi bassi, e da lì non se ne va più. E allora torni di nuovo a questo disco (il primo che, nel titolo, non comprende l’idea della fine, come facevano invece i precedenti “Newness ends” e “The end is near”), e scopri molto altro: l’irruenza di una “The door opens” seduta tra le pagine migliori di Pinback e Silver Jews, una “Wages of sleep” che ha in sé la stessa luce estatica dei Mazzy Star, i rimpianti sussurrati di “MMV” o l’abbraccio discreto del pianoforte di “Body and soul”, fino una “The idea of you” che prova a scrollarsi di dosso la malinconia a colpi di elettricità, fino a rinchiudersi in un sorriso silenzioso. E così che queste canzoni se ne vanno, senza clamore né strepiti: nuove pagine di un’America dimessa e pensosa, che canta guardando la sera che scende, appena al di là di una finestra di casa. KRONIC http://www.kronic.it/artGet.aspx?cID=35032 Assuefazione alla qualità. Nel genere, la migliore, quantunque manchi il pezzo raro, quello oltre ogni valutazione per pregio. Tuttavia quel che c’è basta. Eccome. Il nuovo disco dei New Year, quindi, altro non è che un normalissimo (per inerzia ottimo) disco dei fratelli Kadane. Non sono più i Bedhead col loro manifesto di certo slow core ( al periodo le rarità abbondavano come le ciliegie a primavera), manca il clamore dei dieci-singoli-dieci offerti con l’esordio della nuova griffe, forse è stata un po’ scrollata la complessa inquietudine dell’ultimo “The End Is Near”. Eppure, fatte le debite sottrazioni, nulla manca ad un album in cui la narcolessia (l’incipit rarefatto d “Folios”) si adagia sulla melodia, vivendo attraverso rintocchi di piano mai così approfonditi (“MMV” e Body And Soul”), rifuggendo nel consueto pathos emotivo sulfureo (“The Company I Can Get”), mentre la ballata trova perfetto compimento prima nella delicatezza (“My Neighborhood”) e poi nel rumore (“The Idea Of You”). Con un tuffo nostalgico in quel passato così abbagliante (sempre di Bedhead si parla) che tutto può sembrare eccetto che sgradito (“X Off Days”). Non sono certo un segreto, oggi, i Kadane, eppure, ogni volta, restiamo sorpresi, come fosse il primo incontro. Con commozione annessa. ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 17 ULTRASONICA http://www.ultrasonica.it/site/modules/recensioni/index.php?op=r&rev_id=448&cat_id=1 Tornano sulla lunga distanza, ben quattro anni, i fratelli Kadane con il loro progetto 'The New Year' che in questa veste dà anche il titolo all'album. Un omaggio a se stessi o forse il sintomo che si stia cambiando direzione, anche perché di un'abitudine fatta di chitarre troviamo solo più uno strascico trainato da un pianoforte che domina almeno un buon cinquanta percento dello spettro armonico di questo nuovo lavoro. Ci stiamo allontanando poco per volta dai paragoni con i Bedhead, precedente formazione dei due meno dissimile dai precedenti lavori. Qui si parla di frustrazione, di cambiamenti e di vuoti mal celati che difficilmente si sa come riempire, eppure ad un primo ascolto, il brio di alcune composizioni non lascia intuire questa sorta di disagio interiore. Ma la musica è soggettiva ed umorale magari domani lo riascolto e scrivo qualcosa di totalmente diverso. Prendetela così, un disco di piacevole Indie-folk ben scritto, suonato e cantato. Ormai Matt e Bubba ci hanno abituati bene, cambiano un po' linea ma alla fine troviamo sempre loro ed il loro modo di fare musica dietro ogni nota e ogni frase di questo disco. INDIE-EYE http://www.indie-eye.it/recensore/2008/10/the-new-year/ Chi ha seguito con passione e dedizione tutta l’epopea di Matt e Bubba Kadane a partire dagli anni ’90 sa che i due fratelli hanno bisogno di tempo per comporre un disco. Pochi e imprescindibili sono stati gli album dei Bedhead, pochi e significativi sono stati i lavori firmati con la sigla The New Year. Tutto suona così familiare eppure, a un tratto, diverso in questo nuovo e omonimo capitolo della saga. Si intuisce fin dal crescendo iniziale di “Folios” che è cambiato qualcosa. Una sensazione, un’atmosfera che pervade l’intero album e che si fa largo tra le consuete melodie, tra le chitarre profonde e gli arrangiamenti minimali. Se la continuità con il passato sad-slow-core è comunque garantita dalla discreta presenza di Chris Brokaw (uno che di ‘lentezza’ se ne intende…) e da quella di Steve Albini, per la prima volta il suono dei fratelli Kadane è improntato alla ‘leggerezza’. Rispetto ai Bedhaed già le precedenti prove a nome The New Year si distinguevano per uno spiccato avvicinamento a una forma-canzone più tradizionale, ma qui il passo è ulteriore. La malinconia che ha sempre caratterizzato il loro suono si fa quasi romantica, rassicurante, compiaciuta. La morsa della disperazione che prima attanagliava durante l’ascolto lasciando incapaci di fare qualunque cosa che non fosse fumare l’ennesima sigaretta è qui attutita, come spuntata. Non c’è più rabbia, ma si respira piuttosto il profumo di una triste, rassegnata pace. Nella conclusiva “The Idea Of You” si intravede addirittura della speranza. Tutto ciò non vuol dire che si tratti di un brutto disco anzi, la presenza di queste due dimensioni antitetiche e così immediatamente percepibili produce un effetto spiazzante che assicura un ascolto intenso. Se siete pronti a seguire i fratelli Kadane anche su questo nuovo sentiero, “The New Year” vi regalerà delle canzoni splendide, animate come sempre da una scrittura fuori dal comune. Meritano senza dubbio la citazione il singolo “The Company I Can Get” e la bellissima “Seven Days And Seven Night”, così come le spigolosità anni ’90 di “The Door Opens” e “X Off Days”. ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 18 SOUNDCONTEST http://www.soundcontest.com/recensione.php?id=241&categoria= Come una cascata d’acqua nel cadere diventa piu' lenta e sospesa, cosi' la musica dei New Year diluisce e stempera la sua potenza espressiva in un flemmatico processo “in fieri” fatto di alte e basse maree, risacche ritmiche e improvvisi flussi emozionali. È una questione di lenta dilatazione la ricetta sonora tanto cara ai fratelli Bubba e Matt Kadane, forgiata dapprima nella fucina a meta' strada tra il post rock e il slow-core dei gloriosissimi Bedhead e successivamente raffinata nel sottoscala liricamente cantautorale della ditta New Year. Il terzo capitolo discografico del quintetto texano giunge a quattro anni di distanza da The End Is Near, un lavoro estremamente conciso (soli trentaquattro minuti, parenti della mezz’ora spesa per il debutto Newness Ends), prodotto ancora da Steve Albini e prevalentemente arroccato sul suono del piano, sontuoso e solenne in The Company I Can Get e My Neighborhood ma anche crepuscolare e malinconico in MVV e nella bellissima Body And Soul. Restano comunque peculiari le asciutte ed estese code strumentali su cui la band erige in progressione dialoghi chitarristici armonicamente tersi ma tonalmente contrapposti, refrain melodici su cui il canto oscilla austeramente velato tra le corde dell’anima (Folios, Seven Days And Seven Nights), scoprendo la sua pungente urgenza in X Off Days e The Door Opens, due pezzi che insieme alla vena rumoristicamente pop di The Idea Of You rammentano come i New Year sappiano ancora cavalcare il ritmo con la sanguigna visceralita' e spiritualita' indie rock delle vecchie stagioni. Inutile pretendere rivoluzioni e innovazioni da chi ne ha gia' fatte e forse, a buon ragione, reputa meglio lasciare tali incombenze alle nuove leve. I valori degni di nota di The New Year sono piuttosto il carattere e la coerenza, unitamente al fatto che vi dimorano ottime canzoni, genuine, digeribilissime e senza colestero. (7/10) FREAKOUT http://www.freakout-online.com/album.aspx?idalbum=1535 The New Year è il progetto di Matt e Bubba Kadane, già leader dei seminali Bedhead, e il loro ultimo disco – il terzo in quasi dieci anni - è un piccolo capolavoro. Un disco autunnale, che qualche anno fa si sarebbe definito senza esitazione “slow-core” (si usa ancora questa definizione, nel 2008?). Un disco dove non c’è una nota fuori posto, ogni cambio di accordo è soppesato a dovere, ogni cambio di tonalità è una piccola scossa alla base di una struttura sonora solida e ricamata con grandissima cura. “The company I can get” dondola su di un piano malinconico, “X Off Days” abbina una voce dimessa ad un turbine ritmico ossessivo (alla batteria, per la cronaca, c’è Chris Brokaw, ormai considerabile vero e proprio guru della scena indie americana), “The Doors open” sfodera un basso ruggente, “MMV” è una piano-ballad da brividi, l’elettro-acustica “Seven Days and Seven Nights” da’ la sensazione di esplodere da un momento all’altro, ma il suo crescendo non sfocia mai in qualcos’altro, arrivando fino alla fine tanto lento ed impercettibile quanto emozionante. Ma in quasi tutti i pezzi la costante è un fantastico lavoro di intreccio tra i riff e i brevi assoli delle chitarre, che si sovrappongono, compaiono, scompaiono, dialogano costruendo percorsi circolari, ossessivi, austeri e minimalisti. L’intensa “The Idea Of You”, ultima traccia del cd, racchiude un po’ tutti gli umori e le dinamiche del disco: una ballad lenta ma intervallata da intense esplosioni di chitarre in distorsione, una voce quasi rassegnata è accompagnata da musica intensa e profonda. Gran bel disco davvero. ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE NEW YEAR TITLE: S/T LABEL: TOUCH & GO PAG. 19 ROCKSHOCK http://www.rockshock.it/news.asp?id=3581 The New Year è il disco perfetto per chi predilige il motto radioheadiano “No alarms and no surprises”. Che la musica dei fratelli Kadane non fosse particolarmente vivace, lo si sapeva già dai tempi della loro prima band , i Bedhead. Una svolta un po’ più decisa sembrò avvicinarsi con la fondazione dei The New Year, all’inizio del terzo millennio: un nuovo anno per un nuovo stile? Macchè, ma va bene così. Evviva la coerenza, perché ci vuole coraggio dopo quasi vent’anni a rimanere sempre gli stessi: placidi, timidi, disincantati. E così i nostri continuano a crogiolarsi in un’originalissima mestizia anche in questo terzo album firmato The New Year (di nome e di fatto): fughe malinconiche che durano il tempo di un’emozione, progressioni chitarristiche che partono leggere, come sentimenti appena emersi, per poi svilupparsi in un’intensità così coinvolgente da assumere caratteristiche universali, anche quando l’apporto vocale quasi è assente (Folios). Agli uditi più grezzi e impazienti The New Year potrà sembrare un unicum apatico dalle melodie uniformi, ma l’apparenza inganna: questo album necessita di grande attenzione per sprigionare la sottile magia che nasconde. Sotto una scorza di indifferenza c’è infatti una tenue nostalgia, amministrata con dolcezza tramite sonorità arrangiate con cura e tappeti di chitarre per lo più compassati (Seven Days and Seven Nights, MMV) ma a tratti rock, come dimostra l’altalena ritmica di The Idea of You, unico momento del disco in cui si susseguono repentinamente accelerazioni e pause. Nonostante le parti vocali siano vagamente sonnacchiose (My Neighborhood), il torpore non prevale, tanta è la grazia che l’avvolge: esemplificativo in questo senso l’utilizzo del piano nella ballata Body and Soul, ennesimo gioiellino di rara intensità. Un’esperienza emozionante, di equilibrata grandiosità anche nelle parentesi più “normali”(il rock pop di The Company I Can Get): basta possedere un minimo di sensibilità e concedersi il privilegio di una quarantina di minuti liberi per ascoltare. “No alarm and no surprises people”, questo è l’album per voi. (8/10) LOUDVISION http://www.loudvision.it/musica_recensioni-the-new-year-the-new-year--2248.html Lo slowcore come unico modo per rendere in note un'urgenza che dura da anni, tre lustri di malinconia rabbiosa stretta tra i pugni e riversata sulle chitarre con una timidezza solo apparente. Mettersi a nudo nelle proprie debolezze, le proprie paure e i propri problemi. Sbucare dalla penombra protendendosi verso la luce che è lì, lo sai, e non provi altro che ad afferarla. Questa è la (difficile) via che hanno intrapreso i fratelli Bubba e Matt Kadane, con i Badhead prima e con i The New Year adesso. Questo il percorso che li ha portati al terzo album con nuovo moniker, frutto di 5 anni di lavoro. Ma non sono più gli anni novanta e i giovani slow-corer di un tempo si sono trasformati in una crisalide matura fatta di paesaggi chitarristici e pianistici dipinti con maestria, scalfiti da indolenti pennellate di rumore, che per l'occasione diventa leggiadro, come in "The Door Opens" e nella conclusiva "The Idea Of You". Viene in mente Geoff Farina, ascoltando pezzi come "The Company I Can't Get", ma non come ispirazione, quanto più come rimpianto per ciò che poteva essere. Il suono non graffia, ma fa male lo stesso. La ritmica è più costante, ma la testa si muove in fluttuanti infinite oscillazioni tra un battito e l'altro. La voce non piange più, ma fa piangere più di prima. E senza accorgertene sono già passati i 34 minuti che compongono questo album, e sempre senza accorgertene il primo brano è già reiniziato.