Settembre
Musica
Torino Milano
Festival Internazionale
della Musica
04 _ 21 settembre 2013
Settima edizione
Milano
Basilica di Santa Maria
delle Grazie
Les Arts Florissants
William Christie direttore
Emmanuelle De Negri soprano
Martedì 17.IX.2013
ore 21
Handel
°
33
Musica per la Regina Carolina
Georg Friedrich Handel (1685-1759)
«The ways of Zion do mourn» HWV 264 Funeral Anthem (1737)
Largo assai
«The ways of Zion do mourn»: Larghetto e staccato
«When the era heard her»: Andante larghetto
«How are the mighty fall’n!»: Adagio
«She deliver’d the poor that cried»: Andante
«How are the mighty fall’n!»: Adagio
«The righteous shall be had»: Larghetto e staccato
«Their bodies are buried in peace»: Grave e piano
«The people will tell of their wisdom»: Grave
«They shall receive a glorious kingdom»: Larghetto e piano
«The merciful goodness of the Lord endureth for ever»: Largo
«Silete venti» HWV 42 – Mottetto (1723-25)
40 min. ca
12 min. ca
Symphonia: Largo-Allegro
«Silete venti»: Larghetto
«Dulcis amor, Jesu care»: Andante ma larghetto
«O fortunata anima»: Accompagnato
«Date serta, date flores»: Andante-Allegro
«Alleluia»: Presto
Concerto grosso in sol minore op. 6, n. 6 (1739)
15 min. ca
Larghetto affettuoso
A tempo giusto
Musette: Larghetto
Allegro
Allegro
«The King Shall Rejoice» HWV 260
Coronation Anthem (1727)
«The King shall rejoice»: Allegro
«Exceeding glad shall he be»: Allegro
«Glory and great worship»: A tempo giusto
«Alleluja»: Allegro
Les Arts Florissants
William Christie, direttore
Emmanuelle De Negri, soprano
12 min. ca
Orpheus britannicus
Negli stessi mesi del 1723 in cui Bach s’installava a Lipsia, il coetaneo e conterraneo Handel acquistava la sua ultima abitazione, al n. 25 di Brook Street,
a Londra. Quattro anni dopo, il 13 febbraio 1727, chiese e ottenne di diventare cittadino britannico. D’altra parte, già il 25 febbraio 1723 George Frideric
Handel, con il cognome senza più dieresi, era stato nominato Composer of
Musick for his Majesty’s Chapel Royal. Il concerto di questa sera racconta innanzitutto il rapporto d’un grande artista con la sua nazione adottiva:
autentico processo d’identificazione, singolare per un autore non nativo né
madrelingua, che fu capace di rappresentare compiutamente il sentimento
nazionale e perfino d’individuare una cifra specifica per l’intonazione della lingua inglese. Lo dimostrano due corni della produzione di Handel: il
genere, da lui stesso fondato, dell’oratorio inglese e le grandi composizioni
cerimoniali. Non sarà un caso se alla morte del compositore il patrimonio
immenso dei suoi autografi fu acquisito dal re. A Londra Handel era giunto
per la prima volta, venticinquenne, nel cruciale 1710, quando, in capo a
pochi mesi, concluse il capitale viaggio in Italia, passò per Hannover, dove
fu nominato maestro della cappella elettorale, e chiese immediatamente un
anno di congedo da trascorrere a Londra. Questi tre vertici rappresentano i
riferimenti obbligati del concerto odierno, che celebra sì l’artista ‘inglese’,
autentico Orpheus britannicus (com’era stato chiamato Purcell), ma onora al contempo la memoria del mondo musicale italiano e i legami con la
Germania. Nel 1714 fu infatti la dinastia degli Hannover ad ascendere al
trono d’Inghilterra nella persona di Giorgio I, lo stesso elettore che aveva
concesso a Handel il profetico congedo londinese. Per il figlio Giorgio II e
per la moglie di quest’ultimo, Carolina, Handel scrisse gli altri due pezzi in
programma.
Il 20 novembre 1737 la regina Carolina si spegneva dopo dieci anni di regno.
Principessa tedesca, nata ad Ansbach e cresciuta a Berlino e a Dresda, quasi coetanea di Handel, amica e corrispondente del filosofo Leibniz, aveva
fama di specchiate virtù morali né s’era sottratta alla vita politica. Negli otto
giorni che Handel, con le consuete rapidità e concentrazione, poté dedicare
al lavoro, dal 5 al 12 dicembre, gli riuscì di realizzare un raro equilibrio tra
celebrazione pubblica ed emozione privata (conosceva la futura regina dal
1710), che cala nella cornice della musica di Stato britannica una rielaborazione personalissima del patrimonio del corale luterano, radice musicale e
religiosa comune a compositore e commemorata. Contribuiscono infatti in
misura determinante all’invenzione dell’anthem due celebri inni, un canone
dalle Musikalischen Exequien di Schütz, una fuga di Krieger e un popolare
mottetto di Jacobus Gallus. Precedute eccezionalmente da una sinfonia, le
tredici porzioni testuali del libretto a stampa (tratti da 7 libri dell’Antico e da
uno del Nuovo Testamento, scelti dal suddiacono Edward Willes) affidano al
coro l’esaltazione delle straordinarie virtù della defunta. Il 17 dicembre 1737
l’Abbazia di Westminster ascoltò così, al termine delle esequie, di fronte al
feretro regale avvolto in velluto nero, 80 coristi e un centinaio di strumentisti
in una mirabile architettura sonora fondata su un sistematico chiaroscuro
espressivo, sulla massima varietà della scrittura corale che alterna per contrasto solenni ritmi puntati, fugati dai soggetti originali, drammatica gestualità armonico-ritmica, il tono leggero d’una cantabilità d’innocente candore,
la contemplativa estasi immota di «their bodies are buried in peace» vs la
vivacità di «but their name liveth evermore». Handel stesso sfruttò ancora
tanta intensità emotiva, adattando un anno dopo l’intero anthem come Parte
I dell’oratorio Israel in Egypt. Ma soprattutto se ne ricordò Mozart, grande
frequentatore di musica handeliana a Vienna, che scelse di aprire il proprio
Requiem semplicemente trasportando da sol a re minore il I coro del Funeral
Anthem!
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Dal sol minore del Funeral Anthem migriamo ‘in più spirabil aere’, nella
tonalità relativa maggiore di si bemolle, col mottetto solistico «Silete venti»,
pagina dalla genesi enigmatica risalente presumibilmente a metà degli anni
Venti. Si suppone che Handel l’abbia scritto in vista d’un viaggio in Italia,
posticipato fino al 1729. Forse il mottetto rappresenta un omaggio al cardinale Carlo Colonna, cui potrebbe alludere la deliberata ripresa nell’«Alleluja»
dell’omologo movimento del mottetto «Saeviat tellus inter rigores» HWV
240, nel 1707 durante il soggiorno romano. Secondo le consuetudini del
mottetto per voce sola, il testo, in un latino settecentesco assai prossimo
alla prosodia italiana, coglie un esile pretesto devoto per predisporre
all’intonazione musicale una serie d’immagini naturalistiche. Handel coglie
prontamente l’occasione con particolare dovizia di mezzi: il mottetto è infatti
aperto da un’ouverture alla francese il cui tempo veloce rappresenterà appunto l’impeto dei venti, ai quali intima di fermarsi il primo dei due recitativi
accompagnati, cui s’alternano due arie, una prima patetica in sol minore,
impreziosita dal controcanto dell’oboe, e una seconda monumentale, che
include, nella struttura grande col ‘da capo’, un’esagitata sezione intermedia, evocazione virtuosistica dello scatenarsi dei venti, prima che il brillante
«Alleluja» concluda il pirotecnico concerto vocale.
A sol minore ci riporta, chiudendo il cerchio delle prime tre composizioni
in programma, un concerto vero e proprio, il Concerto grosso op. 6 n. 6
che Handel completò lunedì 15 ottobre 1739, destinandolo a coronare il
primo dei due ‘libri’ dei Twelve Grand Concertos in Seven Parts, supremo
omaggio alla tradizione corelliana, consacrata proprio dall’omologa op. 6
del compositore italiano, frequentato assiduamente dal giovane Handel a
Roma. Inaugura il concerto un Largo (e) affettuoso che pare immettere in
un’operistica scena d’ombra, a preparare il lamento d’un eroe imprigionato
ingiustamente: umori patetici ricondotti a una dimensione di astratta razionalità dalla fuga A tempo giusto, dall’originale soggetto cromatico. Dilaga al
cuore del concerto l’incantevole Musette in Mi bemolle maggiore in forma
di rondò, il cui rustico bordone ai bassi materializza un’atmosfera pastorale
non lontana dal Concerto n. 8 fatto per la notte di Natale dell’op. 6 di Corelli,
anch’esso in sol minore. Rigettando l’idea originaria d’una Gavotte, Handel
decise di chiudere il concerto con una coppia di movimenti, entrambi in
Allegro ma differenti per metro, aperti dalla determinazione d’una pagina
dal taglio vivaldiano.
Dieci anni prima del Funeral Anthem, le volte gotiche dell’Abbazia di
Westminster erano risuonate della musica di Handel l’11 ottobre 1727, in
occasione dell’incoronazione di Giorgio II, celebrata coi quattro Coronation
Anthems affidati a un organico grandioso. Proprio al momento dell’incoronazione fu eseguito il terzo, The King shall Rejoice, che intona tre versetti del
Salmo 21 (20), già originariamente concepito come testo per l’incoronazione
del re. Handel l’interpreta in uno smagliante re maggiore, aprendo con un
Allegro caratterizzato da quel tono franco e brillante ma non fastoso, familiare agli ascoltatori del Messiah. Lo segue un secondo Allegro cui il costante ritmo puntato all’accompagnamento conferisce una propulsione inarrestabile,
mentre un breve, solenne pannello celebrativo richiama a una dimensione
contemplativa che lascia spazio a un primo vasto, quieto fugato («Thou hast
prevented») e poi a un secondo, conclusivo e perciò più vivace («Alleluja»),
memore d’una remota estate romana (il «Nisi Dominus» HWV 238, 1707).
Raffaele Mellace*
*Nato a Milano nel 1969, è professore associato all’Università di Genova. Su Handel
ha pubblicato saggi nello «Händel-Jahrbuch», guide all’ascolto e programmi di sala. È
impegnato in un articolato progetto bachiano, di cui è uscito il primo volume (Johann
Sebastian Bach. Le cantate, pref. di C. Wolff, L’Epos, 2012). Ha pubblicato da qualche
mese una monografia verdiana dal taglio innovativo: Con moltissima passione. Ritratto
di Giuseppe Verdi (Carocci, 2013).
3
«The ways of Zion do mourn» HWV 264 – Funeral Anthem
The ways of Zion do mourn
And she is bitterness;
All her people sigh
And hang down their heads to the ground.
How are the migthy fall’n!
She that was great among the nations,
And princess of the provinces!
She put on righteousness,
And it cloathed her:
Her judgement was a robe and a diadem.
When the ear heard her,
Then it blessed her,
And when the eye saw her,
It gave witness of her.
How are the migthy fall’n!
She that was great, great among the nations,
And princess of the provinces!
She deliver’d the poor that cried, the fatherless,
And him that had none to help him.
Kindness, meekness and comfort were in her tongue;
If there was any virtue,
And if there was any praise,
She thought on those things.
How are the migthy fall’n!
She that was great, great among the nations,
And princess of the provinces!
The rigteous shall be had
in everlasting remembrance,
and the wise will shine
as the brightness of the firmament.
Their bodies are buried in peace:
But their name liveth evermore.
The people will tell of their wisdom,
And the congregation will shew forth their preaise;
Their reward also is with the Lord,
And the care of them is with the Most High.
They shall receive a glorious kingdom
And a beautiful crown from the Lord’s hand.
The merciful goodness of the lord endureth for ever
On them that fear him,
And his righteousness on children’s children.
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Le strade di Sion sono in lutto
e lei è in amarezza;
tutte le persone sospirano
e lasciano ricadere la testa verso terra.
Come sono caduti i potenti!
Lei che è stata grande fra le nazioni,
e principessa delle province!
Ha rivestito i panni della giustizia,
che a sua volta l’ha servita:
il suo giudizio era una veste e un diadema.
Quando l’orecchio l’ha udita,
poi l’ha benedetta,
e quando l’occhio l’ha vista,
ne ha dato testimonianza.
Come sono caduti i potenti!
Lei che è stata grande fra le nazioni,
e principessa delle province!
Ha salvato il povero che gridava, l’orfano,
e chi non aveva nessuno ad aiutarlo.
proferisce parole di gentilezza, mitezza e conforto;
se c’è stata qualche virtù,
e se c’è stata qualche lode,
lei ha pensato a queste cose.
Come sono caduti i potenti!
Lei che è stata grande fra le nazioni,
e principessa delle province!
Il virtuoso sarà
ricordato eternamente,
e i saggi splenderanno
come il firmamento.
I loro corpi sono sepolti in pace:
ma il loro nome vive sempre.
Le persone vi racconteranno della loro saggezza,
e la congregazioni proclameranno le loro lodi;
la loro ricompensa è presso il Signore,
così come la loro cura.
Essi riceveranno un glorioso regno
e una bella corona dalla mano del Signore.
La bontà misericordiosa del Signore dura in eterno
su quelli che lo temono,
e la sua giustizia su i figli dei figli.
5
«Silete venti» HWV 42 – Mottetto
Silete venti, nolite murmurare frondes,
quia anima mea dulcedine requiescit.
Dulcis amor, Jesu care,
quis non cupit te amare?
Veni, transfige me!
Si tu feris, non sunt clades:
tuæ plagæ sunt suaves,
quia totus vivo in te.
O fortunata anima!
O jucundissimus triumphus!
O felicissima lætitia!
Date serta, date flores;
me coronent vestri honores;
date palmas nobiles
Surgant venti
Et beatæ spirent almæ fortunatæ
Auras cœli fulgidas.
Alleluja.
«The King Shall Rejoice» HWV 260 – Coronation Anthem
The King shall rejoice in thy strength, oh Lord!
Exceeding glad shall he be of thy salvation.
Glory and great worship hast thou laid upon him.
Thou hast prevented him with the blessing of goodness,
And hast set a crown of pure gold
upon his head.
Alleluia!
6
Tacete venti, non mormorate fronde,
perché la mia anima riposa nella dolcezza.
Amore dolce, Gesù caro,
chi non desidera amarti?
Vieni, trapassami!
Se colpisci, non ferisci:
i tuoi colpi sono dolci,
perché vivo tutto in te.
O anima fortunata!
O piacevolissimo trionfo!
O felicissima gioia!
Porgete corone, porgete fiori,
mi incoronino i vostri onori;
porgetemi nobili palme.
S’alzino i venti
e le anime fortunate respirino beate
le brezze fulgide del cielo.
Alleluia.
Il re si rallegrerà nella tua forza, o Signore!
Si rallegrerà della tua salvezza.
Gloria e grande adorazione tu hai posto su di lui.
Tu lo hai trattenuto con la benedizione di bontà,
e hai posto una corona d’oro puro
sulla sua testa.
Alleluia!
7
William Christie, direttore
La fama di William Christie, clavicembalista e direttore d’orchestra francoamericano, si identifica ormai con la musica barocca europea e soprattutto
con il repertorio della musica francese del xvii e xviii secolo. Periodo che
lui stesso ha contribuito a riscoprire. Dal 1971 vive in Francia, dopo aver
studiato ad Harvard e Yale. Nel 1979 fonda Les Arts Florissants che porta il
nome di una piccola opera di Marc-Antoine Charpentier e ha conquistato il
mondo con un’interpretazione autentica e ricca di colori, di opere, mottetti,
oratori del ‘grand siècle’ francese. Dopo il trionfo di Atys di Lully all’Opera
Comique nel 1987, il successo lo ha accompagnato sempre insieme ad una
qualità elevata e costante (Les Indes Galantes, Les Boréades, Les Paladins di
Rameau; Médée di Charpentier; Semele, Orlando, Alcina, Serse di Handel,
King Arthur di Purcell, Die Zauberflöte e Die Entführung aus dem Serail di
Mozart; Il Ritorno di Ulisse in Patria di Monteverdi). I più grandi nomi della regia (Jean-Marie Villégier, Robert Carsen, Alfredo Arias, Jorge Lavelli,
Andrei Serban, Graham Vick) hanno collaborato con William Christie, la
cui vitalità è testimoniata da una ricca discografia, e da più recenti dvd. I
suoi progetti internazionali sono all’altezza della sua prestigiosa notorietà:
dopo New York e la Brooklyn Academy of Music, i Berliner Philharmoniker
(2002-2007) e la docenza al Conservatoire National Supérieur de Musique di
Parigi (1982-1995), è spesso invitato a tenere masterclass e a dirigere accademie (Aix-en-Provence e Ambronay). Ha fondato a Caen un’accademia per
giovani cantanti, Le Jardin des Voix. Dal 1995 è cittadino francese, insignito
della Legione d’Onore e anche dell’Ordre des arts et des lettres. Nel 2005 ha
ricevuto il premio Georges Pompidou. Nel 2008 è stato eletto all’Accademia
delle Belle Arti.
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Emmanuelle De Negri, soprano
Prima di entrare al Conservatorio di Nimes nella classe di canto di Daniel
Sala, ha studiato violoncello. Ha poi seguito corsi di recitazione e conseguito
un diploma post laurea in Letteratura francese all’Università di Montpellier.
Nel settembre del 2002 è entrata al Conservatoire National Supérieur de
Musique di Parigi (CNSM), su indicazione di Gerda Hartman, dove ha studiato
‘l’arte del bel canto’ con Anne Grappotte e Jeff Cohen, e repertorio barocco
con Kenneth Weiss e Nicolas di Figuereido. Ha completato il suo percorso
post diploma al CNSM con Susan Manoff e Olivier Reboul. Nel corso della sua
carriera si è esibita in numerosi ruoli tra i quali: Papagena (Il Flauto magico),
Barbarina (Le Nozze di Figaro), Yniold (Pelléas et Mélisande, prima nel 2005
con la Royal Scottish National Orchestra, poi nel 2008 con l’Opera di Tours),
Serpetta (La Finta Giardiniera di Mozart), Oberto (Alcina di Handel), Clorinda
(La cenerentola di Rossini), Despina (Così fan tutte di Mozart). René Jacobs
l’ha invitata a Innsbruck a ricoprire il ruolo di Sant’Agnese ne Il Martirio di
Sant’Agnese di Pasquini. Il repertorio barocco è di gran lunga il preferito.
Lavora con William Christie e Les Arts Florissants in un tour internazionale
(Londra, Madrid, New York e Oslo) nell’ambito del progetto orientato sui giovani talenti Le Jardin des voix. Ha interpretato il ruolo di Sangaride nell’attesissima ripresa di Atys, ha partecipato a Dido and Aeneas nel ruolo di Belinda,
Acteon nel ruolo di Aréthuze, Pygmalion nel ruolo della Statua. Partecipa a
diverse produzioni con Les Arts Florissants tra le quali: Susanna di Handel,
The Fairy Queen e un programma di ‘grandi mottetti francesi’. Si è esibita con
l’Orchestre Français des Jeunes, in un programma centrato sul personaggio
di Armide, all’Opéra Comique di Parigi e al Gran Teatro di Aix en Provence. È
stata Agilea nel Teseo di Handel con l’Ensemble Les Folies Françoises a Caen,
Orleans e Parigi (Teatro Champs Elysées), ha cantato il ruolo di Amore in
Dardanus con l’Ensemble Pygmalion. Emmanuelle De Negri vanta collaborazioni con i più importanti direttori d’orchestra, tra i quali: Stéphane Denève,
Alain Altinoglu, Jean Yves Ossonce, Hervé Niquet, Alessandro de Marchi,
Vincent Dumestre, Philippe Hui, Zsolt Nagy, Laurence Equilbey, Gilbert
Bezzina e Emmanuel Olivier. Ha collaborato con i più importanti registi:
Vincent Boussard, Jacques Osinsky, François de Carpentries, Emmanuelle
Cordoliani, Claude Buchwald, Gilles Bouillon, Jeanne Roth, Edouard Signolet,
Pierre Kuentz e Benoit Benichou.
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Les Arts Florissants
Les Arts Florissants è uno dei più rinomati e apprezzati gruppi di musica
barocca in Europa e nel mondo. Fondato nel 1979 dal cembalista e direttore William Christie, porta il nome di un’opera breve di Marc-Antoine
Charpentier. Les Arts Florissants ha il grande merito di aver fatto sorgere in
Francia un nuovo interesse per il repertorio francese del XVII secolo e più
in generale europeo del XVII e XVIII secolo, portando alla luce i tesori delle
collezioni della Bibliothèque National de France. Dopo Atys di Lully all’Opéra
Comique nel 1987, riproposto trionfalmente nel maggio del 2011, è stata
l’opera a consacrare i loro i maggiori successi. In evidenza: Rameau (Les
Indes galantes 1990 e 1999, Hippolyte et Aricie 1996, Les Boréades 2003, Les
Paladins 2004), Lully e Charpentier (Médée 1993 e 1994, David et Jonathas
2012, Armide 2008), Handel (Orlando 1993, Acis & Galatea 1996, Semele
1996 e 2010, Alcina 1999, Serse 2003, Hercule 2004 e 2006, L’Allegro, il
Penseroso ed il Moderato 2007), Purcell (King Arthur 1995, Dido and Aeneas
2006, The Fairy Queen 2010), Mozart (Die Zauberflöte 1994, Die Entführung
aus dem Serail all’Opéra du Rhin 1995), Monteverdi, la cui trilogia lirica
è andata in scena al Teatro Real, tra il 2008 e 2010. Les Arts Florissants
ha collaborato con illustri nomi della regia e della coreografia. L’attività
teatrale non offusca la vitalità della loro attività concertistica e discografica, come testimoniano le numerose e notevoli interpretazioni di opere in
forma di concerto (Zoroastre e Les Fetes d’Hébé di Rameau, Idoménée di
Campra, Jephté di Montéclair, L’Orfeo di Rossi) o di opere profane da camera
(Actéon, Les Plaisirs de Versailles e Orphée aux Enfers di Charpentier, Didone
& Enea di Purcell), di musica sacra (i Grands Motets di Rameau, Mondonville,
Desmarest, gli oratori di Handel quali Il Messiah, Israele in Egitto e Theodora),
senza contare il vasto repertorio corale. Les Arts Florissants ha anche affrontato il repertorio contemporaneo presentando per la prima volta nel 1999
Motets III-Hunc igitur terrorem di Betsy Jolas in occasione del loro ventesimo anniversario. L’ensemble ha una ricchissima discografia con più di 40
incisioni con Harmonia Mundi e di quasi 30 con Warner Classics/Erato. Nel
quadro di una nuova collaborazione con EMI/Virgin Classics, iniziata nel
2003, Les Arts Florissants ha recentemente realizzato Lamentazione, prima
registrazione dell’orchestra diretta da Paul Agnew e Duetti con le voci di
controtenore di Philippe Jaroussky e Max Emanuel Cencic riuniti per l’occasione da William Christie. Il catalogo dei dvd si è recentemente arricchito di
prestigiosi titoli quali: Atys (Fra Musica) e L’incoronazione di Poppea (Virgin
Classic). Nell’estate del 2012 è uscito il dvd La Didone di Cavalli. Da vent’anni
Les Arts Florissants ha residenza presso il Théâtre de Caen e annualmente
presentano una stagione concertistica nella regione della Bassa Normandia.
L’ensemble è spesso in tournée in Francia ed è frequentemente ambasciatore della cultura francese all’estero (è invitato regolarmente alla Brooklyn
Academy, al Lincoln Center di New York, al Barbican Centre di Londra e
al Vienna Festival). Nel corso della stagione 2009/2010 William Christie
ha nominato Direttori ospiti due giovani artisti, Paul Agnew e Jonathan
Cohen. I due giovani direttori si alternano nella direzione dell’orchestra sia
in programmi con un piccolo organico sia con l’orchestra al completo. Tra
i programmi della stagione 2012/2013 spiccano la presentazione a Caen,
Parigi e New York della produzione di David et Jonathas, gli Oratori L’Enfant
prodigue e Cecile vierge et martyre di Charpentier; l’Oratorio Balthazar di
Handel; e proseguono con i Livres IV e V e la ripresa integrale dei Madrigali
di Monteverdi diretti da Paul Agnew. Les Arts Florissants è sovvenzionato dal
Ministero della Cultura e della Comunicazione francese, dalla città di Caen e
dalla regione della Bassa Normandia e risiede al Teatro di Caen. Suoi sponsor
sono Imerys e Alstom.
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Violini
Florence Malgoire*
Catherine Girard**
Jean-Paul Burgos
Myriam Gevers
Sophie Gevers-Demoures
Guya Martinini
Valérie Mascia
Martha Moore
Michèle Sauvé
Satomi Watanabe
Paul-Maris Beauny°
Amandine Solano°
Clarinetti
Pier Luigi Fabretti
Michel Henry
Viole
Galinz Zinchenko
Deirdre Dowling
Simon Heyerick
Michel Renard
Myriam Bulloz°°
Timbales
Marie-Ange Petit
Fagotti
Claude Wassmer
Philippe Miqueu
Trombe
Joël Lahens
Jean-François Madeuf
Gilles Rapin
Assistente del direttore
Imon Allatt
Orchestra manager
Antonin Lanfranchi
Production manager
Aude Balestic
Cristophe Olive
Clavicembalo, organo
Béatrice Martin
Violoncelli
David Simpson
Elena Andreyev
Emmanuel Balssa
Ulrike Brütt
Alix Verzier
Geneviève Koerver°°
Contrabbassi
Jonathan Cable°
Michael Greenberg
* Violino primo
** Violino secondo
° Basso continuo
Soprani
Nicole Dubrovich
Brigitte Pelote
Juliette Perret
Isabelle Sauvageot
Virginie Thomas
Sheena Wolstencroft
Leila Zlassi
Jennifer Coursier°°
Tenori
Sean Clayton
Nicolas Maire
Jean-Yves Ravoux
Bruno Renhold
Michael-Loughlin Smith
Mezzosoprani
Alice Rault-Gregorio
Violaine Lucas
Bassi
Virgile Ancely
Pierre Bessière
Laurent Collobert
Christophe Gautier
Marduk Serrano Lopez
Controtenori
Brian Cummings
Nicolas Domingues
Bruno Le Levreur
°° Musicisti «Arts Flo Junior»
L’ensemble Les Arts Florissants è sovvenzionato dal Ministero della Cultura e
Comunicazione, dalla Città di Caen e dalla regione della Basse-Normandie.
Les Arts Florissants è in residenza al Théâtre de Caen.
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Il FAI presenta i luoghi
di MITO SettembreMusica
Basilica di Santa Maria delle Grazie
Il convento domenicano, eretto sul luogo in cui si trovava una piccola cappella dedicata a Santa Maria delle Grazie, ancora esistente, ricoprì una grande importanza nel ducato di Milano tra Quattro e Cinquecento. La chiesa,
conclusa nel 1482, fu voluta da Francesco I Sforza e progettata da Guiniforte
Solari, architetto milanese protagonista del gotico lombardo, attivo anche
alla Fabbrica del Duomo. Ludovico il Moro, dal 1494 nuovo duca della città,
fu fautore di cospicui interventi per trasformare la chiesa nel proprio mausoleo di famiglia. Coinvolse infatti i migliori artisti dell’epoca: a Bramante
commissionò i progetti di una nuova tribuna – lo spazio comprendente il
presbiterio e l’abside – e del tiburio, la struttura che racchiude la cupola;
a Leonardo affidò la decorazione del refettorio con la celebre Ultima Cena,
eseguita tra 1495 e 1498. La facciata, di grande eleganza e simmetria, è
articolata in cinque sezioni da altrettanti contrafforti. In ognuna spiccano
una monofora ogivale e un oculo, a cui si accosta un rosone nella sezione centrale. Molti elementi, com’è caratteristico dell’architettura dei Solari,
riprendono la tradizione del romanico lombardo: la scelta della tipologia ‘a
capanna’, l’uso dei mattoni a vista, la fascia di archetti che segna l’andamento del tetto. Tipicamente rinascimentale è invece il portale in marmo,
generalmente attribuito a Bramante, che ebbe però probabilmente, come
pure per le altre parti del complesso per cui si fa il suo nome, il solo ruolo
di progettista. Lo spazioso interno, diviso in tre navate, conserva svariate
decorazioni, a cominciare dalle volte delle navate, punteggiate dall’emblema
sforzesco del sole raggiante e, al centro, ornate da sculture con mezze figure
di santi. Le lunette affacciate sulla navata centrale mostrano inoltre tondi con
santi domenicani illusionisticamente posti in prospettiva. Numerose le opere
d’arte delle cappelle, tra cui spiccano diverse tombe rinascimentali e, nella
quarta cappella di destra, importanti affreschi di Gaudenzio Ferrari, pittore
attivo nel Cinquecento tra Lombardia e Piemonte, dallo stile fortemente
espressivo, destinato a coinvolgere emotivamente i devoti. Sulle pareti laterali si affrontano la Flagellazione, un Ecce Homo e una Crocifissione, richiamata nella volta da otto angeli con gli strumenti della Passione. La dedicataria
della Chiesa, la Vergine delle Grazie, è invece raffigurata nella cappella che
si apre in fondo alla navata sinistra: qui si trova una tavola quattrocentesca
con l’immagine della Madonna che apre il mantello per accogliere la famiglia
del committente, un dipinto che fu oggetto di grande venerazione durante le
pestilenze dei secoli successivi. Notevole è poi, nella sesta cappella sinistra, la
Sacra Famiglia con Caterina d’Alessandria, opera del veneziano Paris Bordon.
Le navate si concludono nell’enorme tribuna rinascimentale, coperta da
cupola e completamente diversa dalla chiesa sotto il profilo architettonico e
ornamentale. Spiccano le decorazioni graffite, forse realizzate su disegno di
Bramante. Il Novecento ha reso protagonista Santa Maria delle Grazie di due
eventi di segno opposto: nel bombardamento del 15 agosto 1943 il refettorio
fu quasi raso al suolo, ma si salvò il Cenacolo, la cui presenza ha portato nel
1980 all’inserimento nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
Si ringrazia
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MITO si veste di verde
Torino Milano
Festival Internazionale
della Musica
04_ 21 settembre 2012
Settima edizione
Settembre
Musica
La tua energia per la musica.
L’energia della musica per l’ambiente con Bike’n’Jazz
Ogni giovedì alle ore 13 in Piazza San Fedele c’è Bike’n’Jazz: il Festival MITO, assieme a eni partner
del progetto green, aspetta il suo pubblico per accendere la musica! L’energia cinetica prodotta
dalla pedalata delle biciclette messe a disposizione del pubblico alimenta il palco su cui si esibiscono
Enrico Zanisi Trio (5. IX), Black Hole Quartet (12. IX), Fulvio Sigurtà e Claudio Filippini (19. IX)
Prenota la tua bicicletta scrivendo a [email protected], oppure presentati
il giorno stesso sul luogo dell’evento.
Tre stazioni di accumulo energia nel centro di Milano sono a disposizione durante tutti i giorni
del Festival. Ogni stazione è dotata di due biciclette: pedala in compagnia per ascoltare la playlist
di MITO e produci energia per alimentare i concerti del Bike’n’Jazz. Vieni a scoprirle in via Dante
angolo via G. Giulini, piazza Santa Maria Beltrade e piazza Sant’Alessandro.
MITO compensa le emissioni di CO2
MITO SettembreMusica, grazie alla collaborazione di EcoWay, misura le emissioni dirette e indirette
inerenti l’edizione milanese del Festival e compensa interamente l’anidride carbonica relativa
ai consumi energetici, di carta e al trasporto degli artisti e del pubblico ai luoghi del Festival,
attraverso l’acquisto di carbon credits certificati.
Il Festival partecipa inoltre a un progetto forestale sull’asse del fiume Po, che prevede il
mantenimento e la piantumazione di un’area boschiva in provincia di Pavia.
L’impegno quotidiano del Festival
Campagna di comunicazione ecosostenibile con GreenGraffiti©.
Stampa dei materiali su carta FSC, carta botanica o riciclata.
Riduzione dei materiali cartacei ed estensione dei servizi in rete.
Mobile ticket a Milano, per ricevere il biglietto sul cellulare.
Mobilità sostenibile tramite car sharing, bike sharing e mezzi pubblici
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Un progetto di
Città di Milano
Città di Torino
Giuliano Pisapia
Sindaco
Presidente del Festival
Piero Fassino
Sindaco
Presidente del Festival
Filippo Del Corno
Assessore alla Cultura
Maurizio Braccialarghe
Assessore alla Cultura,
Turismo e Promozione della città
Giulia Amato
Direttore Centrale Cultura
Aldo Garbarini
Direttore Centrale Cultura ed Educazione
Comitato di coordinamento
Francesco Micheli
Presidente
Vicepresidente del Festival
Maurizio Braccialarghe
Vicepresidente
Enzo Restagno
Direttore artistico
Milano
Torino
Giulia Amato
Direttore Centrale Cultura
Aldo Garbarini
Direttore Centrale Cultura ed Educazione
Antonio Calbi
Direttore Settore Spettacolo
Angela La Rotella
Segretario generale
Fondazione per la Cultura Torino
Francesca Colombo
Segretario generale
Coordinatore artistico
Claudio Merlo
Direttore organizzativo
Coordinatore artistico
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Scegli il braccialetto
che fa per te!
La musica è uno stato d’animo?
Tu come ti senti oggi?
A MITO SettembreMusica
i concerti ti fanno stare meglio!
Partecipando ai concerti del Festival,
riceverai in omaggio il braccialetto
del tuo genere musicale preferito.
Indossalo per tutta la durata del Festival
e con MITO avrai tanti benefit.
Settembre
Musica
Indossa il braccialetto:
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Bar, cucina, enoteca, emporio... prima o dopo il concerto, Drogheria Plinio offre al
pubblico di MITO un servizio a tutte le ore. Presentando MITOCard o indossando il
braccialetto del Festival, si ottiene uno sconto del 10% sul menù à la carte
e sul market. E per tutta la durata del Festival è inoltre possibile gustare
lo speciale Menù MITO, a soli 15 Euro.
Drogheria Plinio, via Plinio 6, tel. 393.8796508 - [email protected]
Scopri tutte le convenzioni su
www.mitosettembremusica.it
#MITO2013
MITO SettembreMusica
Settima edizione
Un progetto di
Realizzato da
Con il sostegno di
I Partner del Festival
Partner Istituzionale
Partner Istituzionale
Sponsor
Per la serata inaugurale
Media partner
Sponsor tecnici
Il Festival MITO a Milano compensa
le emissioni di CO2 con carbon credits
verificati e partecipa ad un progetto
di tutela boschiva sull’asse del fiume Po.
Si ringrazia per l’accoglienza degli artisti
Drogheria Plinio con cucina
Nerea S.p.A.
Riso Scotti
Il Festival MITO continua
fino al 21 settembre...
Una selezione dei concerti dei prossimi giorni
Per maggiori info www.mitosettembremusica.it
18.IX • La musica di Chrysta Bell,
sensuale musa di David Lynch
19.IX • La presenza di David Sylvian nel progetto
The Kilowatt Hour, artista atteso a Milano
19.IX • Dal Festival di Montreaux a Milano
con il jazz di Jerry Léonide
20.IX • La bacchetta di Zubin Mehta
in un programma passato alla Storia
20.IX • L’anteprima del nuovo album
di Eugenio Finardi
21.IX • Un programma festoso per la chiusura del
Festival con Antonio Pappano e Mario Brunello
21.IX • MITO chiude con una grande
milonga argentina e uno spettacolo
vi coinvolge fino a tarda notte
Milano Torino unite per il 2015
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