Codice cliente: 232019 21 Corriere Fiorentino Sabato 16 Giugno 2012 FI Metastasio, da Nekrosius a Ronconi. E la lunga notte per Carmelo Bene Culture Dalla «Divina Commedia» di Nekrosius al nuovo testo del giovane drammaturgo Tommaso Santi. La nuova stagione del Metastasio di Prato porterà in Toscana grandi spettacoli internazionali, provando anche a lasciare spazio agli artisti più giovani e alla sperimentazione. Il direttore artistico Paolo Magelli ha voluto riflettere sulla «Tempesta» che stiamo vivendo e propone diverse riletture del dramma shakespeariano. Una nuova coproduzione del Met porterà in scena a Prato l’allestimento firmato dall’attore e regista Valerio Binasco, arriveranno poi le celebri marionette della Compagnia Carlo Colla e Figli, per la loro versione del dramma attraverso la traduzione di Eduardo de Filippo. E anche la nuova produzione di «Isola», di Tommaso Santi, rifletterà con altri linguaggi, su naufraghi e naufragi. A fine stagione, Paolo Magelli dirigerà «Questa sera si recita a soggetto», ancora una produzione dello Stabile. In cartellone anche «Educazione Siberiana»: Giuseppe Miale Di Mauro dirigerà l’adattamento teatrale del romanzo di Nicolai Lilin, che arriverà anche sul grande schermo con John Malkovich e la regia di Salvatores. Fra gli altri spettacoli, il ritorno di Antonio Latella, con «Un tram che si chiama desiderio», e Luca Ronconi con «La Modestia». E anche una notte dedicata a Carmelo Bene. Dei progetti spicca la produzione del nuovo spettacolo di Peter Stein, «Il ritorno a casa» di Pinter, in scena al Festival dei 2Mondi del 2013. Intervista Il virtuoso del violino al Tuscan Sun col gruppo. «Dal momento in cui ho improvvisato non ho più guardato indietro» All’Odeon Il mio Bach, con jazz Nigel Kennedy e due miti a confronto: Johann Sebastian e Fats Waller di VALERIA RONZANI Segni particolari: non il look anticonformista per un musicista classico, ma quel virtuosismo strabiliante che ne fa da venticinque anni uno dei più grandi violinisti al mondo. Con un record nel guinness dei primati, più di 2 milioni di copie vendute della sua incisione delle Quattro stagioni di Vivaldi, in assoluto l’album di musica classica che ha venduto di più. La successiva seconda incisione vivaldiana insieme ai Berliner Philarmoniker fa strage di tutti i premi più prestigiosi. Approda stasera sul palcoscenico del teatro della Pergola (ore 20.30) Nigel Kennedy, per uno degli appuntamenti più attesi del Tuscan Sun Festival. Il violinista britannico porta a Firenze il suo ultimo progetto, Bach meets Fats Waller, dove nella prima parte eseguirà la Sonata n. 2 in la minore bwv 1003 per violino solo di Bach, mentre nella seconda si lancerà in arrangiamenti e improvvisazioni su musiche di Fats Waller insieme ai tre elementi della sua band: Jarek Smietana alla chitarra, Yaron Stavi al contrabbasso e Krzysztof Dziedzic alle percussioni. Si tratta di tre fra i migliori jazzisti della scena polacca; Kennedy divide infatti il suo tempo fra Gran Bretagna (fan sfegatato dell’Aston Villa, quando può non si perde una partita) e Polonia (la moglie è un’avvocatessa polacca), dove ha recentemente fondato una nuova orchestra, l’Orchestra of life, che all’impianto cameristico fonde tratti perfettamente coerenti alla versatilità degli amori musicali di Kennedy. Le precedenti tappe di Bach meets Fats Waller hanno spesso conosciuto il tutto esaurito. Info Nigel Kennedy è da oltre venticinque anni sulla cresta dell’onda musicale, considerato uno dei più grandi virtuosi del violino, apprezzato per le sue performance classiche ma anche per il carattere eccentrico dei suoi progetti, dove spazia tra il jazz e il blues, tra lo stile classico e le contaminazioni pop. Stasera (ore 20.30) al Teatro della Pergola per il Tuscan Sun Festival presenta il progetto speciale Bach Plus Waller È lui stesso, alla vigilia del concerto fiorentino, a spiegarci il perché di questa scelta: «Per me Bach e Fats Waller sono due fra i più grandi compositori e musicisti mai esistiti. Metterli insieme sullo stesso palcoscenico è una scelta di cui sono pro- fondamente convinto. Che mi ricordi, suono Bach praticamente da sempre, ogni giorno della mia vita, per me è come respirare e senza la sua musica non posso sopravvivere. Ho conosciuto Fats Waller fin da ragazzino, il mio patrigno, appassionato di jazz, era patito della sua musica. È un programma acustico, ma pieno di swing, anche grazie agli incredibili musicisti che saranno con me sul palco». Nigel è stato un bambino prodigio, la musica ha sempre pulsato nella sua esistenza, ma questo amore per tutta la grande musica, al di là di ogni genere, non nasce per caso: «Sono stato allievo della Menuhin School (pupillo di un mito come Yehudi Menuhin, ndr) fin da un’età ❜❜ molto precoce, così per me non esisteva nulla di diverso... Ma la cosa bella è che alla Menuhin erano notoriamente molto aperti e mi presentarono a gente come il violinista jazz Stephane Grappelli, che a sua volta, avevo sedici anni, mi introdusse al mondo dell’improvvisazione. Dal momento in cui ho improvvisato per la prima volta, non ho mai più guardato indietro. Con la musica, sono sempre alla ricerca di nuovi progetti. Non posso suonare un concerto ogni settimana. Anche alla mia nuova orchestra sto insegnando a improvvisare, per poter ottenere nuovi modi di suonare insieme». Ecco quindi il palcoscenico condiviso con gli Who, o con tanti gruppi jazz, oppure le rielaborazioni di Jimi Hendrix e dei Doors. Ma non si pensi che l’attuale look che fa assomigliare Kennedy più a una rock star che a un grande della classica sia stato influenzato da queste frequentazioni. «Il mio look non è niente di più che il mio modo di vestire, nato da una banale dimenticanza. Arrivato a Londra, mi accorgo di aver scordato le mie code a New York, così sono dovuto andare a Camden Market, l’unico posto aperto di domenica in quel momento. C’era solo abbigliamento punk ed è quello che ho comprato! La gente diceva che stavo rompendo le barriere, ma, in realtà, è stato solo un banale incidente. Da allora mi vesto così perché ci suono più comodo». Il look punk? È nato da una banale dimenticanza, mi ci sento bene Oltre a svariati violini elettrici a 5 corde personalizzati, Kennedy suona un violino Carlo Bergonzi del 1732 © RIPRODUZIONE RISERVATA Personaggi L’attore alla Pergola, il ricordo del riconoscimento mancato: «Alla seconda nomination non andai nemmeno alla cerimonia» Malkovich: sono felice, anche senza avere un Oscar Viaggiare da Hollywood alla Toscana è ormai un’abitudine per John Malkovich, che domenica sera sarà in scena alla Pergola per il Tuscan Sun Festival al fianco di artisti come Nina Kotova, Maxim Vengerov e Anna Tifu. Il divo sposato in Italia e socio dell’atelier di moda Opificio Jm di Prato sarà la voce recitante di uno spettacolo fra teatro e musica, al fianco di un gruppo di artisti riuniti nel gruppo dei Technobohemians, lo stesso nome della linea di moda di Malkovich. Eseguiranno Factory of Silence, di Alberto Iglesias, e Whichita Vortex Sutra, di Philipp Glass. «Il progetto di Iglesias nacque insieme a suo cognato, l’artista spagnolo Juan Munoz, purtroppo scomparso da una decina d’anni — spiega Malkovich — era stato pensato per la Tate Modern Gallery, di Londra, con musiche di Iglesias, testi e sculture di Munoz. Si è interrotto con la sua morte e noi lo abbiamo ripreso da poco». Durante il pezzo di Glass, invece, l’attore leggerà delle poesie di Allen Ginsberg: «Mi piace molto il suo lavoro, l’ho incontrato una volta, penso che abbia rappresentato qualcosa di Progetti «Ho appena finito di girare con Salvatores e sto producendo un film con Kate Winslet» molto importante in America al tempo della Beat Generation». Unire musica e teatro è un tipo di lavoro molto caro a Malkovich, che spiega: «Ho passato un lungo tempo della mia vita girando il mondo con un’orchestra barocca, penso che la musica possa raccontare benissimo delle storie anche da sola, ma è molto interessante provare ad unirla ad altre forme artistiche». Intanto porta avanti i suoi lavori cinematografici. Per l’Italia, ha appena finito di girare Educazione Siberiana, il nuovo film di Gabriele Salvatores, basato sul autobiografico di Nicolai Lilin. «Mi è piaciuto molto questo giovane autore, l’ho incontrato e sono stato molto colpito dalla sua John Malkovich alla presentazione del suo spettacolo vita». Il film racconta l’adolescenza dello scrittore, trascorsa in una comunità criminale della Siberia, regolata da precise leggi non scritte. «Non so se Nicolai è mai riuscito a superare le sue difficoltà — dice Malkovich — ma sicuramente ha saputo passarci attraverso». Intanto l’attore ha anche concluso, in Messico, le riprese del film di Diego Luna, dedicato alla vita dell’attivista César Chavez, e sta lanciando altri progetti. «Sto producendo Labor Day, con Kate Winslet, la storia di una madre e un figlio che si ritrovano in casa un uomo fuggito dal carcere. E come attore girerò il sequel di Red, insieme a Bruce Willis ed Helen Mirren». Nome fra i più noti del cinema internazionale, Malkovich non è mai riuscito ad aggiudicato un premio Oscar. «Sono stato nominato due volte, e la seconda non mi presentai alla cerimonia, penso che questo gesto non sia stato ben visto. Ad ogni modo mi sembrano assurde le campagne politiche che si fanno per vincere questi riconoscimenti. Io nella mia vita ho avuto pochi premi e ne ho persi migliaia, ma questo non mi rende infelice». Gherardo Vitali Rosati © RIPRODUZIONE RISERVATA Chelsea Clinton, l’Olocausto e l’importanza della memoria È stata Chelsea Clinton la «madrina» di The Season, il festival promosso dalla New York University di Firenze, inaugurato ieri all’Odeon con la prima italiana del documentario Auf Wiedersehen, 'Til We Meet Again di Linda G. Mills, pellicola sulla memoria dell’Olocausto. La figlia dell’ex Presidente Usa Bill Clinton e dell’attuale Segretario di Stato Hillary Clinton ha collaborato alla direzione e alla produzione del film fianco a fianco con la regista, con la quale lavora anche su vari progetti, dallo sviluppo della rete globale a iniziative multi-religiose e culturali. «Questo documentario è importante per non dimenticare quello che è successo nel passato e guardare al futuro. I crimini dell’umanità ci sono ancora basta guardare oggi a quello che succede in Sudan», ha detto la giovane Clinton, accompagnata dal marito Marc Mezvinsky. «È responsabilità di ognuno di noi assicurarsi che le persone votino e si organizzino per votare e dare fiducia ai governanti. La società civile deve organizzarsi in modo che sostenga i diritti umani in patria e all’estero». In Auf Wiedersehen Linda Mills, dopo l’attentato dell’11 Settembre 2001 che ha messo a repentaglio la vita della sua famiglia, torna nel luogo che la madre Annie lasciò nel 1939 per sfuggire al nazismo, Vienna. Accompagnata dal figlio di dieci anni, dalla mamma e dalla zia Rita, Linda percorre un viaggio della memoria, riportando alla luce, dagli archivi della Comunità Ebrea e dalle testimonianze della gente, verità finora mai raccontate. «Dobbiamo fare da tramite tra la vecchia generazione e quelle future, raccontando quello che è successo» ha detto Linda Mills. Il festival continuerà fino 27 giugno con spettacoli, concerti di musica classica e jazz, letture e ospiti internazionali. Ivana Zuliani © RIPRODUZIONE RISERVATA