Marzo 2014
16
• L’AGENDA DI MARZO • TEHO TEARDO • MISSERI STUDIO • FLORENCE KOREA FILM FEST •
4/9 marzo
Sandro Lombardi
NON SI SA COME
di Luigi Pirandello
regia Federico Tiezzi
11/16 marzo
Alessandro Haber
UNA NOTTE IN TUNISIA
di Vitaliano Trevisan
regia Andrée Ruth Shammah
18/23 marzo
Massimo Popolizio
JOHN GABRIEL BORKMAN
di Henrik Ibsen
regia Piero Maccarinelli
25/30 marzo
Eros Pagni, Tullio Solenghi
I RAGAZZI IRRESISTIBILI
di Neil Simon
regia Marco Sciaccaluga
www.teatrodellapergola.com
Sommario
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5
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8
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10
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13
16
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24
26
29
N° 16 • MARZO 2014
sipario
marzo a teatro
Editoriale
di tommaso chimenti
pellicole
Marzo 2014 avrà cinque lunedì.
aspettando il “korea”
E potrei chiudere qui.
di caterina liverani
arte
Invece no, dato che saremo a sgobbare e la
medaglia ha sempre due facce, diciamo che
bianco-valente
marzo 2014 avrà quattro weekend PIENI; che
di elena magini
perle
saranno anche ottimi per godersi uno o tutti gli
appuntamenti che trovate in agenda, ma pure
chic paguro
buoni per andare al mare.
di riccardo sgamato
stop motion
L’ho visto di recente, il mare. Sapete, ci sono
nata e si sa, di pari passo arriva la vecchia sol-
tutti insieme si può far
fa degli emigrati marittimi che poi piagnucola-
di eleonora ceccarelli
domande
no tutto l’anno la mancanza dell’acqua salata
sferzata dai venti invernali.
teho teardo
Be’ non è mica vero.
di lespertone
luoghi
Cioè sì, ammetto ci sia una sorta di attrazio-
omaggi
ne magnetica, un “richiamo della foresta”, ma
battisti
eté bistrò
di marco fattori
di eleonora ceccarelli
epitaffio
18
l’agenda di
marzo
basta stare tranquilli
boxini
marzo
da non perdere
a quel paese
di leandro ferreti
un sex symbol al mese
di alba parrini
the harsh truth of the camera eye
sting
di il moderatore
piccole incursioni nel
sottobosco locale
un tè nel deserto
laterale
di antonio viscido
i provinciali
niente è più come prima
la scena
di pratosfera
istituzioni
di sara loddo
28
30
storie
reykjavik bvd.
di leonardo bressan
suoni
di lespertone
N. 16 - Anno II - MARZO 2014 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it
Stampa
Grafiche Martinelli - Firenze
Direttore Responsabile
Marco Mannucci
Hanno collaborato: Tommaso Chimenti, Caterina
Liverani, il moderatore, Lespertone, Elena Magini,
Simona Santelli, Sara Loddo, Marco Fattori, Riccardo
Sgamato, Antonio Viscido, Leandro Ferretti, Eleonora
Ceccarelli, Giulia Brachi, Giustina Terenzi, Riccardo
Morandi, Pratosfera, Luca Maggini, Emanuele Giaconi,
Alba Parrini, Leonardo Bressan.
Direttore Editoriale
Matilde Sereni
Responsabile di redazione
Leonardo Cianfanelli
Distribuzione
Ecopony Express - Firenze
di abbandono senza contaminazioni.
Mancava solo il contorno di acciaio che l’avrebbe avvitata ad una lampada immaginaria.
Embè?
Embè per metà è piena (sì sono ottimista)
d’acqua.
Non perde una goccia nemmeno se la si scuote con tutta la logica del mondo.
Perché, come, quando, chi, non lo so e non mi
interessa. È questa la magia.
Continuerò a fissarla, sprofondata nel divano
so, si accenderà la luce.
Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012
Editore
Associazione Culturale Lungarno
Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze
P.I. 06286260481
Piccole gemme plasmate dall’acqua, dai mesi
di casa, sognando che un giorno, all’improvvi-
perché sanremo è sanremo
parole
È che il mare, d’inverno, regala tesori.
fettamente integra. Di vetro.
di simona santelli
palestra robur
fiumani
centro storico.
Io per esempio ho trovato una lampadina. Per-
unchained melody
di giustina terenzi
sulla sabbia sconfinata che ti entra nelle orecsenza le barricate sicure dei palazzoni di un
di giuliano billi
true detective
non è che si scalpiti dalla voglia di camminare
chie con un vento gelido che taglia le guance
ciao freak
di riccardo morandi
serie
di Matilde Sereni
Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi,
foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati.
Scopri dove trovare Lungarno su www.lungarnofirenze.it
Si ringrazia la Lira Srl e la famiglia
Fattori per sostenere e credere in
Lungarno.
in copertina:
“edificio180”
di Luca Maggini.
Sono Luca Maggini, giovane
illustratore italiano. Odio i contorni, amo le forme. Non sopporto le cose complicate. Preferisco le rette alle curve. Vado
matto per le biciclette, il rock progressivo inglese, i
cappelli, il buon cibo, l’arte contemporanea, i viaggi,
meglio se lunghi, e lo sci. Prendo ispirazione da tutto
ciò che vedo e “sento”. Peso le parole, una ad una.
Spesso in compagnia del mio gatto, disegno palazzi
che mi danno speranza. Mi piacciono molto gli edifici, ma in realtà mi faccio ispirare da tutto. Adoro
i metalli e le leghe. Il cemento, il vetro, l’asfalto e
il legno. La velocità e la calma; le gru e le navi; gli
aereoplani e le moto. Scelgo la pioggia al sole, la
neve alla pioggia.
4
sipario
di tommaso chimenti
Marzo a teatro
D
ieci è Maradona, Pelè e Baggio, dieci sono i comandamenti. Dieci è il
simbolo binario per eccellenza, uno
e zero a fianco uno dell’altro. Dieci
erano anche le piaghe d’Egitto, e lì però erano dolori. Anche Facebook ha spento le dieci
candeline. Si stava meglio quando si stava
peggio. Dieci anni invece sono i numeri, da
capogiro, de “L’ultimo harem” (dal 13 al 20
a Rifredi) idea che è diventata esponenziale
nel tempo, creata ed architettata dai Pupi e
Fresedde che hanno nella lungimiranza una
delle loro virtù più illuminate. È molto difficile
che una produzione fiorentina raggiunga queste cifre. Forse può competere solo il “Piccolo
Principe” di Italo Dall’Orto, ma con un numero
minore di repliche all’anno. A Firenze gli spettacoli, al massimo, stanno su dal martedì alla
domenica, e non settimane e settimane come
l’Harem. È diventato un cult, con le file al botteghino, il passaparola incessante, signore
che lo hanno visto, rivisto e mandato a memoria, come una fiction, una soap. Ogni anno
doveva essere l’ultimo ma la lista d’attesa per
le repliche della stagione successiva era già
colma e gonfia. E come dire no a tutti quegli appassionati della storia della casalinga,
dell’eunuco e della cortigiana? A quelle storie
da Mille e una notte in salsa contemporanea?
Tra drappi, marmi e fontane, con il pubblico
sul palcoscenico, e l’entrata da dentro la
pancia del teatro, passando per i camerini e
sentendosi “risputare” in scena, l’Harem ha
un fascino che in questi anni non ha minimamente sentito flessioni. La forza del trio, Serra
Yilmaz, Riccardo Naldini e Valentina Chico, ha
fatto il resto. Buon compleanno.
Dal genio di Tennessee Williams, ultimamente
“saccheggiato” anche da Latella, “Improvvisamente, l’estate scorsa” dell’Elfo di Milano,
arriva finalmente in zona (6 e 7, Teatro Puccini), una storia torbida, dai risvolti morbosi,
tra psicanalisi, omosessualità, temi scabrosi
all’epoca. Una vicenda pasoliniana, con ragazzi di strada ma anche, se vogliamo con rimandi allo “Straniero” di Camus. Comunque vada,
il duo Elio De Capitani e Ferdinando Bruni non
sbagliano un colpo.
Attuali come uno tsunami sono le parole di
Ibsen che, dopo averci fatto impallidire con “I
pilastri della società”, ci schiaffeggia con la
freschezza del suo “John Gabriel Borkmann”
(dal 18 al 23, Teatro della Pergola, stagione
degna questa) con un Popolizio sempre ai vertici, qui impegnato nel ruolo di squalo di banca
e finanza, ma come stella cadente che ci ricordano bond argentini, Cirio, Parmalat, Lehman
Brothers ed altre mille schifezze.
I vincitori del Premio Scenario nell’interessante stagione del Cantiere Florida (il 27) attento
come pochi altri a tutto quello che si muove
sotto il pelo della drammaturgia contempora-
nea e sopra l’onda schiumosa e viscosa della società che sfugge da ogni classificazione
come sabbia dalle mani. I Fratelli Dalla Via con
“Mio fratello era come un padre per me” ci
portano dentro lo scontro generazionale odierno che non è più fatto di lotta, di antagonismo,
di ribellione, ma di rassegnazione, di cose appartenute, di valori ritenuti tali per i genitori e
scaduti a distanza di pochi anni. Indifferenza
e lassismo in un quadro aberrante senza soluzione, senza salvezza.
Una delle ultime grandi signore del teatro
(compie settant’anni il 9 marzo, auguri) Paola
Quattrini ci consegna questo “Oggi è già domani” (dal 14 al 16 al Teatro Lumiere). Tra
ironia e solitudine, incontri sbagliati ed egoismi, ci racconta che la terza, o quarta, età non
sono malattie depressive, e che il tempo per
essere felici e soddisfatti del proprio percorso,
è sempre lì a portata di mano.
in alto: “L’ultimo Harem”
al Teatro di Rifredi dal 13 al 20 marzo.
pellicole
di caterina liverani
5
Aspettando
il
“Korea”
A
manti del cinema e amici di Lungarno, vi sto scrivendo da un passato
non troppo remoto in cui ancora,
ahimé, non so come siano andati
gli Oscar, se finalmente è stato premiato Leo,
l’ha spuntata Matthew Mcconaughey o magari quel vecchio leone di Bruce Dern. Sandra
Bullock ha avuto la meglio su Cate Blanchett?
Gravity avrà fatto incetta di premi tecnici lasciando i riconoscimenti più ambiti a 12 anni
schiavo e The wolf of wall street? Ma soprattutto Paolo Sorrentino avrà avuto l’opportunità di
pronunciare un acceptance speech un po’ più
disinvolto di quello del Golden Globe?
Amici cinefili, voi avete già queste risposte ed
io da qua non posso fare altro che invidiarvi affettuosamente, ma anche avvertirvi che,
quale che sia il vostro stato d’animo, a Firenze
questo mese avremo tantissimo da fare.
All’Odeon ci hanno preparato un menù che
come di consueto tra anteprime, eventi, incontri, ospiti internazionali, festival e retrospettive
accontenterà anche i palati più fini.
Si comincia con la programmazione in lingua originale e sottotitoli in italiano di uno
dei film più attesi: 12 anni schiavo di Steve
McQueen con Michael Fassbender (27 febbraio - 10 marzo) a cui seguirà da martedì 11 a
giovedì 13 La grande bellezza di Paolo Sorrentino in esclusiva con sottotitoli in inglese.
E davvero imperdibile sarà l’opportunità dal
14 al 20 marzo di ascoltare la voce di Scarlett
Johansson “nei panni” del sistema operativo
di cui si innamora Joaquin Phoenix in Her di
Spike Jones. Della pellicola si è parlato molto
ultimamente proprio a causa del doppiaggio
italiano che andrà inevitabilmente ad annullare la performance di sola voce della bella
attrice nota anche per il suo timbro profondo
e sensuale.
In anteprima il 10 marzo alla presenza del regista Louis Nero e di parte del cast, Il mistero
di Dante che indaga la storia e i retroscena
dell’opera del sommo poeta fiorentino, mentre lunedì 17 sarà la volta di Tir vincitore della scorsa edizione del Festival del Cinema di
Roma; diretto da Alberto Fasulo, che presenzierà alla proiezione, il film racconta la vicenda di Branco un camionista sempre in viaggio
come un nuovo nomade in lotta con una realtà
difficile.
Con la primavera arriva a Firenze il Florence
Korea Film Fest (21-30 marzo) che festeggia
la sua dodicesima edizione con un ospite
d’eccezione: l’attore Choi Min-sik, protagonista oltre che del cult di Park Chan-wook Old
Boy, di Shiri, Ebbro di Donne e di Pittura e Lady
Vendetta, cui verrà dedicata una retrospettiva
insieme alla consegna del Florence Korea Film
Fest Award.
Abbiamo ripercorso assieme al critico Marco
Luceri le tappe di questo prestigioso evento
diretto, ideato e fondato da Riccardo Gelli e
che da più di un decennio anima la scena
fiorentina: Le prime edizioni del Korea furono
presentate alle Arene estive di Campo di Marte, per poi passare all’Istituto Stensen e infine
all’Odeon. L’anno di svolta è stato sicuramente
il 2005 quando fu organizzata la prima retrospettiva su Kim Ki-duk. Il cinema coreano è
prima di tutto una grande industria in grado di
produrre film di pregevole fattura artigianale in
cui il cinema d’autore si contamina con i generi
in modo sempre interessante.
A proposito degli ospiti delle passate edizioni
ricordo senza dubbio la simpatia di Kang-ho
Song protagonista di The Host, vero e proprio
antidivo, e l’amicizia dimostrata da Sang-soo
Im, regista del premiato The housemaid, che
è diventato uno degli spettatori più affezionati.
L’edizione del Korea Film Fest 2014 con la
sezione K-Fantastic proporrà un viaggio all’interno uno dei generi più affermati in Corea del
Sud con pellicole che declineranno tutte le
sfumature dalla fantascienza all’horror e non
mancheranno le consuete sezioni Orizzonti
Coreani e Indipendent Korea che presentano
rispettivamente cinematografia di largo consumo e pellicole di nicchia, entrambe in competizione per i premi conferiti da critica e pubblico.
Attesa anche per le anteprime della Notte Horror e i cortometraggi della sezione Corto, Corti
che apriranno ciascuna proiezione.
Sulla nostra pagina facebook vi terremo costantemente aggiornati su orari e proiezioni,
per tutto il resto ci vediamo in sala!
arte
di elena magini
P
7
Bianco-Valente
er l’installazione alla Srisa BiancoValente (Giovanna Bianco, Latronico,
1962, e Pino Valente, Napoli, 1967)
danno vita ad un piccolo percorso di
condivisione e irradiamento delle informazioni
che coniuga immagini e parole, un piano iconico a uno visivo. I due artisti ripropongono per
questo lavoro elementi ricorrenti nella loro pratica creativa: l’aspetto relazionale e in divenire
dell’opera, un’attenzione pervicace alla possibile stratificazione del reale, l’interesse per la
fluidità della percezione e dell’immaginazione.
Il campo visivo titolo dell’installazione, è di fatto un’area che rappresenta la parte del mondo
esterno visibile quando si fissa un punto. Nel
lavoro presentato nella piccola sala espositiva
di Srisa il campo visivo viene continuamente
ritrattato e modificato attraverso il cambiamento di prospettiva generato dal coinvolgimento delle persone che hanno partecipato al
progetto. Prima agli studenti e collaboratori
della scuola, e poi ad artisti, curatori e studiosi, amici e sodali, è stato richiesto di riprodurre un’immagine con un acquarello prendendo
le mosse da un testo scritto, o di scrivere
un breve racconto su un’immagine proposta,
ignorando la matrice di partenza e i vari passaggi precedenti.
Il risultato complessivo è difficilmente circoscrivibile, un’unione delle parti che ha dato origine ad una sorta di ambiente mentale, dove
immagini e testi saturano lo spazio espositivo:
un percorso che non si piega ad un’interpretazione oggettiva, ma che trova significazione
nello stesso procedimento generativo dell’opera, nell’accumularsi di suggestioni e punti
SRISA Gallery of Contemporary Art
Bianco-Valente / Campo visivo
a cura di Pietro Gaglianò - coordinamento Francesca Biagini
30 gennaio - 10 marzo 2014
di vista, che amplificano e dilatano il senso
dell’operazione compiuta.
I lavori di Bianco-Valente si situano spesso
sul crinale tra realtà, percezione e immaginazione, i due artisti sono interessati al gioco
di riflessi e distorsioni che vengono ottenuti
dal congiungimento di un piano di realtà con
uno totalmente immaginifico. In Campo Visivo
la riproduzione collettiva ottenuta dalla moltiplicazione delle “visioni” da luogo ad una costellazione di racconti che avvolge e ingloba lo
spettatore, a cui spetta la possibilità di immettere il proprio singolare sguardo e la propria
soggettività, a completare e implementare un
percorso in fieri.
con i testi di
Lorenzo Acciai, Alessia Alessandri, Pamela
Barberi, Laelle Busch, Francesco Campidori,
Primavera Contu, Daria Filardo, Anna Gioia
Gaglianò, Pietro Gaglianò, Lucia Giardino, Martina Grifoni, Matteo Innocenti, Zeuler Lima,
Marta Pierazzuoli, Gino Pisapia, Guia Pozzi,
Lorenzo Pubblici, Maria Ramirez, Alexandra
Rojas, Vittorio Santoianni, Barbara Selvi, Lindsey Stouffer, Abigail Upperman, Pino Valente.
con gli acquerelli di
Fabrizio Ajello, Albien Alushaj, Ida Barbati,
Marco Biagini, Francesco Carone, Ennio Celli,
Carlo Colli, Matteo Coluccia, Sascha Connelly, Gaetano Cunsolo, Francesco De Tommaso,
Elena El Asmar, Arber Elëzi, Serena Fineschi,
Maria Gärtner, Stefano Giuri, Kaelyn Haggerty,
Lilit Hayrapetyan, Meri Iacchi, Dhimitraq Kote,
Lori Lako, Francesco Lauretta, Qiyuan Liu, Irene Lupi, Arian Ozmaei, Marika Marchese, Anna
Mavkevich, Manuela Mancioppi, Mona Mohagheghi, Nadia Neri, Angela Nocentini, Massimo Orsini, Luca Pancrazzi, Pantani Surace,
Paolo Parisi, Olga Pavlenko, Daniela Pitrè, Marco Raffaele, Ludovico Riviera, Manuela Ruga,
Patricia Silva, Andrew Smaldone, Loredana
Valoroso, Eugenia Vanni, Regan Wheat, Jonida
Xherri, Virginia Zanetti.
http://www.bianco-valente.com
8
perle
di riccardo sgamato
Chic Paguro
L
etteralmente, il termine brainstorming
può essere tradotto come “tempesta
del cervello” e corrisponde a una tecnica creativa che permette di esaminare una vasta gamma di soluzioni prima di
prendere una decisione importante. È proprio
da un brainstorming informale, stimolato da
vari bicchieri di vino, che lo scorso gennaio
nasce l’idea del consorzio Chic Paguro, una
piccola creatura dinamica e flessibile che raccoglie sotto la sua conchiglia cinque nomi operativi nell’area compresa tra Firenze e Pistoia.
Bad Apple Sons, Kill The Nice Guy, King Of The
Opera, Tribuna Ludu e unePassante hanno
così scelto di unire le forze basandosi su un
rapporto di amicizia e fiducia consolidatosi in
anni e anni di interazione. Le competenze specifiche e le esperienze personali di ciascuno
dei musicisti, impegnati anche in altri campi
artistici e non, sono dunque messe al servizio
del collettivo, nonché ovviamente delle attività che ciascuna delle singole entità proporrà
prossimamente.
In un periodo storico di grandi cambiamenti
e difficoltà relativi alla veicolazione/fruizione
della musica, l’unica soluzione è rimboccarsi
le maniche e fare fronte comune nel rispetto
delle varie individualità. Chic Paguro partirà
dalla promozione delle cinque band coinvolte
per adesso in prima fila, rimanendo comunque
aperta a ulteriori collaborazioni e impegnandosi nell’organizzazione di eventi che coniughino cultura e divertimento, laddove “quality
control” e attitudine ludica dovrebbero andare
a braccetto. A conferma, tra l’altro, dello stato di salute di una scena locale supportata
da varie realtà propositive: etichette come
fromSCRATCH, White Birch o Fresh!Yo, il format Kimono My House e tantissimi altri che
sarebbe impossibile nominare in questa sede.
Si dice che chi va piano, prestando grande attenzione ai suoi passi, vada lontano.
Appuntamenti:
• La Notte del Paguro
(01/03 al Glue)
• Bad Apple Sons “My Dear No Fear”
(14/03 live al Tender)
• King of the Opera “Driftwood”
(15/03 live al Glue)
http://www.chicpaguro.net
L’intervista doppia
[King of the Opera ai Bad Apple Sons]
[Bad Apple Sons ai King of the Opera]
My Dear, No Fear è il vostro nuovo album in
uscita il prossimo 7 Marzo. A cosa si riferisce il titolo?
È un po’ come dire: “Non aver paura della
guerra!” Una sorta di slogan per sperare di
sopravvivere anche al peggiore dei conflitti.
Driftwood è una suite di quasi venti minuti.
Cosa vi ha spinto verso questo formato?
Abbiamo deciso di immortalare tre pezzi
nuovi in un monolite di diciannove minuti
per dare coerenza a delle suggestioni molto
distanti tra di loro.
C’è un concept dietro a MDNF?
Direi di no, ogni canzone ha come referente
un personaggio diverso, che per un motivo
o per l’altro ci intriga.
Pubblicare un lavoro del genere rappresenta
per voi una sfida alle attuali logiche di fruizione musicale?
Mai preoccupati di questi ragionamenti.
Volevamo solo esasperare delle caratteristiche che erano rimaste celate nei lavori
precedenti. Rischiando, abbiamo valorizzato
il nostro progetto.
Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi live?
MDNF verrà suonato per intero o quasi, insieme ad un paio di canzoni del primo album e alcuni unreleased risalenti al nostro
primissimo periodo.
Qual è la capitale della Groenlandia?
Arkmar....Travesnn....eh?
Una domanda che non vi ho fatto a cui vorreste rispondere.
Ci teniamo a dire che l’esperienza con un
produttore come Paolo Mauri ha prodotto
arrangiamenti più efficaci e coerenti ma al
tempo stesso più eterogenei rispetto al disco precedente. Questo lavoro ci soddisfa
completamente perché rappresenta l’essenza del progetto BAS.
In Driftwood non c’è niente che esplode, tutto ondeggia, diluito. Come mai?
La dinamica “a onde” risponde all’atmosfera della suite: una deriva, un viaggio in
mare. Tutto è funzionale a ricreare dei suoni
che potresti trovare in mare aperto. Non è
uno sfogo, ma un quadro ordinato.
Quattro lavori molto differenti tra di loro.
Ispirazioni del momento?
È un discorso di autenticità artistica che segue le nostre singole personalità. Driftwood
è appunto un concept sullo smarrimento,
sull’incapacità di ritrovare la propria rotta.
https://www.facebook.com/chicpaguro
stop motion
di eleonora ceccarelli
Tutti
insieme
si può far
H
o conosciuto “Mofy”. Sono andata
nella sua casa di produzione. Avete
presente? Avete figli, figli di amici,
nipoti o piccoli cuginetti? Allora lo
conoscerete sicuramente e capirete di cosa
sto parlando. Altrimenti per tutti gli altri “neofiti” del genere ci pensiamo noi a spiegarvi il
tutto. È una serie di animazione amatissima
dai piccoli di oggi e forse anche da qualcuno
più grandicello, nata grazie a una co-produzione tra Sony Creative Products (che detiene i
diritti sui personaggi originali), Rai Fiction, ZDF
Enterprises e lo Studio Misseri. “Mofy” prende spunto dalla collana di libri dell’illustratrice
giapponese Aki Kondo ed è realizzata interamente a Firenze attraverso l’animazione di
batuffoli di cotone. La tecnica è stata ideata
dallo Studio Misseri che realizza animazioni
in stop-motion innovative usando materiali insoliti. Merito di questo studio è anche “Mio
Mao”, due gattini di pongo, il bianco Mao ed il
rosso Mio che vanno alla scoperta del mondo
conoscendo sempre nuovi amici... Mofy invece è una tenera coniglietta che insieme ad altri compagni di avventura impara a vivere nel
mondo di oggi e a relazionarsi. È un viaggio fra
i sentimenti in compagnia di una soffice coniglietta ed il risultato è molto morbido. Mofy ed
il suo migliore amico, la rana Kerry, si muovono in un mondo soffice e colorato di toni pa-
stello incontrando nuovi animaletti e facendo
nuove esperienze. Ogni giorno in ogni episodio
scoprono tesori e imparano ad acquisire fiducia in se stessi. Ho avuto l’onore di incontrare
Francesco Misseri in persona, una di quelle
persone che quando cominciano a raccontarti
le loro esperienze e la loro vita ti affascinano
e non ti stancheresti mai di ascoltarle. Perché
lui cose da raccontare ne ha veramente tante. Giusto un piccolo esempio per farvi capire
chi è davvero lo studio Misseri che nel ‘66 si
chiamava Studio k, aveva sede in Santo Spirito, nella nostra città, e aveva dato vita ad una
bimba grassottella che finiva sempre le sue
frasi con l’esclamazione “pitu pitum ...paaa!’
La dolce e cara “Susanna tutta panna”! Comunque torniamo all’argomento principale,
a Firenze, vicino a via Aretina si sta creando
la nuova serie di questo cartone-evento che
appassiona milioni di bambini in Europa, ma
anche in Giappone, Australia e Russia. Lo
story-board nasce intorno ad un tavolo ed il
fattore educativo è alla base di ognuno di questi episodi, con molta attenzione al messaggio
e molti filtri che nella fase finale fanno nascere un prodotto sensibile ed idoneo a canoni e
leggi internazionali sull’infanzia. Queste sceneggiature viaggiano verso l’America e vengono tradotte in inglese, finché non tornano alla
base, a Firenze, dove era nato il tutto, come
9
colonna sonora su cui costruire l’animazione.
E adesso arriva il bello. Le ragazze che ho visto al lavoro sono fenomenali, curano questi
personaggi di cotone con amore e dolcezza.
Tutto si basa sul creare fotogrammi delle scene e dei personaggi in azione, tutto “frame by
frame” e da qui si può facilmente comprendere quanto sia lungo il processo di lavorazione
del filmato.
Nell’arco di ogni secondo, il personaggio viene mosso leggermente per ben venticinque volte, a volte un po’ meno in base alla
scena, e poi viene montato sulla base della
colonna sonora. Sicuramente la tecnologia ha
agevolato molto il processo, ma questo rimane un lavoro artigianale in tutto e per tutto.
Non sembra possibile assistere alla creazione
di una scena e vederla montata, come non è
possibile definire la sede dello studio Misseri.
Un posto in città ma fuori dal mondo reale e
dal tempo. È un mondo meraviglioso che crea
meraviglie e magie con l’utilizzo esclusivo del
cotone colorato e modellato. La mia piccola A.
rimane incantata ogni volta, dai suoni, dalle
voci, dalle storie e dalla gioia che trasmettono. Lo ammetto, rimango incantata anche io.
Grazie a Ele Pac che ha reso possibile
questa bellissima esperienza.
http://www.misseristudio.com/
10 domande
di lespertone
Teho
Teardo
R
ealizzato insieme a Blixa Bargeld,
“Still Smiling” di Teho Teardo è stato il disco italiano che ci ha colpito
di più. Dopo alcune date in Toscana
con cui ha presentato Music for Wilder Mann
insieme alla violoncellista Martina Bertoni,
Teho sarà finalmente in città con Blixa proprio
per presentare le canzoni di “Still Smiling”.
Sarà l’occasione ideale per testare i brani del
disco dal vivo e per rendere omaggio ad uno
degli autori e compositori italiani più coraggiosi. Da fine anni ’90 ha incontrato il mondo
delle colonne sonore ed ha composto alcune
delle più belle musiche del nostro cinema. Lo
abbiamo incontrato per parlare di questo e del
concerto che sarà.
Facciamo un passo indietro se possibile. Il tuo
percorso è uno dei più interessanti del panorama italiano ed internazionale. Come si passa
da quel che era l’Industrial alla firma di alcune delle più belle colonne sonore degli ultimi
anni?
Si tratta sempre di musica e dell’evoluzione
che accompagna i nostri anni, quindi del passaggio da un tempo ad un altro con il conseguente cambiamento come persone. Che vita
sarebbe se rimanessimo sempre uguali? Mi
piace pensare al futuro e guardare altrove rispetto a dove son già stato. Mi annoio facilmente e quindi ho bisogno di spostarmi.
Hai collaborato con Sorrentino (L’amico di Famiglia, Il Divo…), cosa pensi delle polemiche
relative a La Grande Bellezza sia in occasione
della sua uscita sia subito dopo la vittoria del
Golden Globe?
Non amo le polemiche, sono noiose e non
producono mai niente di interessante. Mi interessa la bellezza nella musica e in quella
polemica non ve ne è traccia. Perché preoccuparsi delle polemiche? Perché parlare degli
aspetti inutili? Preferirei impiegare il mio tempo parlando di cose belle. Ad esempio l’hai
ascoltato il nuovo album di Linda Perhacs?
(si riferisce “The Soul Of All Natural Things”, in
uscita il prossimo 17 marzo) Ecco, lì c’è della
bellezza, quando circa quarant’anni di silenzio
dopo il primo album qualcuno riesce a rispuntare di nuovo dal nulla e donare un disco così
al mondo. A me interessa questo, il resto no.
La mia collaborazione con Paolo è stata molto
piacevole, costruttiva, le musiche per quei film
hanno avuto riconoscimenti ovunque e quindi sono estremamente soddisfatto di quanto
realizzato.
Parliamo un po’ di “Still Smiling”. Quando nasce questa tua amicizia con Blixa? E quale è
stato il momento in cui ad un certo punto avete
deciso che era arrivato il momento di fare un
disco insieme?
Dopo l’esperienza a teatro con Ingiuria abbiamo scritto assieme una canzone per un film,
“A Quiet Life”. Dopo averla mixata abbiamo
avuto entrambi una gran voglia di approfondire
quell’esperienza e così abbiamo cominciato
a scrivere altro materiale e non ci siamo più
fermati.
Una delle cose che più mi piace di “Still Smiling” è l’equilibrio. È come se fosse la conclusione di un percorso. C’è un po’ di tutto nel disco,
dai cenni dei tuoi esordi, alla parte cinematica
fino alle sperimentazioni di Bargeld. Ma niente
è mai ‘troppo’ e realmente si respira un’aria di
perfezione dove tutti i generi si incastrano con
cura. È un processo in qualche modo voluto o è
venuto tutto così naturale?
Non ci sono generi, non penso alla musica per
generi. Mi piace aprire delle porte tra un contesto e l’altro. Cerco piani di comunicazione.
“Still Smiling” è stato molto apprezzato sia in
Teho Teardo & Blixa Bargeld
Auditorium FLOG
21 marzo 2014
Italia che all’estero. Il disco è stato citato in
molte classifiche di fine anno di riviste e siti. Ti
aspettavi tutto questo, considerando anche che
il disco richiede un ascolto più che approfondito in un periodo in cui si tende sempre meno
ad approfondire?
Ho imparato a non aspettarmi mai niente da
nessuno, ma non posso che essere felice per
questa accoglienza in tutta Europa.
Cosa ci dobbiamo aspettare durante il concerto di Firenze? Riproporrete più o meno tutto
il disco?
Suoneremo tutto l’album e anche i brani
dell’ep “Spring” oltre a brani inediti e momenti
di pura improvvisazione. Ci piace sorprenderci.
Per il Record Store Day uscirà un vostro EP con
un paio di brani originali e due cover (Caetano
Veloso e Tommy James & The Shondells). State
poi lavorando a qualcos’altro di nuovo?
Stiamo scrivendo nuovi brani per un prossimo
album, appena rientriamo dal tour che ci porterà in giro per tutta Europa ricominceremo a
registrare.
Tornando alla parte cinematografica, hai una
colonna sonora da te scritta alla quale sei particolarmente affezionato?
Diaz, è un film a cui sono molto legato.
Cosa stai ascoltando ultimamente? C’è qualche uscita italiana che ti ha recentemente impressionato?
Ascolto molta musica di ogni parte del mondo,
indistintamente. Ovunque dove vado a suonare c’è sempre qualcuno che mi porta il suo
disco, spesso ci sono lavori notevoli di cui purtroppo non si parla.
in alto: Blixa Bargeld e Teho Teardo
12
luoghi di eleonora ceccarelli
Été
bistrò
A
more, amore, amore. Andare da Été
Bistrò è come volersi bene e farsi
coccolare da queste ragazze appassionate. Michela e Sara si amano e
si vede. Amano il loro lavoro, e anche questo
si vede. Amano parlare con i loro clienti e curarli attentamente ed amano essere presenti
nel quartiere di San
Lorenzo. Basta pensare che praticamente vivono li dentro, le
trovate sempre dalle
11 alle 23 sei giorni
su sette. Però una
pausa se la prendono... mentre noi
parliamo e leggiamo di loro, stanno
tornando dalla Thailandia dove erano
a svernare le care
ragazze... e noi le vogliamo pensare qui
pronte e cariche per
tornare a Firenze e
portare ancora nuovi
stimoli. Prodotti di
qualità con un atten-
ta ricerca fatta in prima persona sul territorio.
Materie prime selezionate con particolare attenzione e cura al “Km 0”, al bio, all’artigianale e ad ogni tipo di intolleranza alimentare.
Orario consigliato per una visita è sicuramente
l’aperitivo dove si può assistere alla “sfilata
dei barrocciai” che hanno il deposito proprio lì
davanti al bistrò. Michela si emoziona a parlare di questa tradizione e fiera mostra le foto,
simbolo di una quotidianità lavorativa che viene tramandata anche grazie a lei. Un’ultima
chicca che non posso assolutamente scordare sono le ALTALENE! Direttamente da uno dei
loro viaggi questa bellissima idea per respirare aria nuova ed ispirarsi. Veramente difficile
raccontare cosa si può fare in questo locale,
è un po’ come stare a casa, parlare, leggere,
sorseggiare qualcosa, cenare, o anche un solo
biscotto. ÉTÉ, è estate in via Faenza.
Futuro? Far rivivere questa strada e superare
la vecchia mentalità che ipotizza sola competizione tra locali attigui e omogenei, sperando
invece di creare distretti del gusto e del buon
vivere. Una strada colma di attrattive, è una
strada colma di persone e diventa un luogo
d’incontro. Chissà, con il loro ritorno forse ci
hanno portato un po’ di “khao san road” direttamente da Bangkok. Scommetto di si.
omaggi di marco fattori
Battisti
“Ogni notte ritornar, per cercarla in qualche bar,
domandare ciao che fai, e poi uscire insieme a
lei. Ma da quando ci sei tu, tutto questo non
c’è più. Acqua azzurra, acqua chiara...”, testo
da antologia, come tanti altri. Le canzoni di
Mogol e Battisti hanno avuto larghissima influenza sulla storia della canzone. E questo
con una voce che nulla aveva a vedere con
quel che si era sentito prima. Una voce speciale che aveva bisogno di musiche, repertorio
e strumentazione su misura. Perché aveva
una voce incompleta che sembrava incapace
di accennare in modo preciso il motivo, e quindi fornire una base interpretativa ai cantanti
veri. Ma di provino in provino si accorse che
questa “non voce” poteva fare miracoli.
Battisti proponeva la musica e Mogol creava
il testo: “Perché una musica giusta ha già in
sé grandi parole. Si tratta solo di farle venire
fuori”. I due lavorano insieme, diventano amici. Costruiscono in Brianza residenze confinanti, al centro di un bel bosco di faggi, dove
nascono i capolavori. Ma nel fondo il ragazzo
che trionfa in tv, che incassa miliardi, che è in
testa alle classifiche e che è arrivato al cuore
degli italiani, resta timido come un istrice, diffidente. Non tollera la folla, l’assedio dei fan, le
richieste di autografi, l’invadenza di giornalisti
e fotografi.
Sul finire degli anni ’70 vuol cambiare, battere
nuove strade. Comincia a nascondere le parole di Mogol affogandole nella musica. Il tarlo
dell’incomprensione alimentato dalla moglie
si insinua e avanza. Così nel 1979 Mogol e
Battisti scrivono l’ultima canzone insieme,
Una giornata uggiosa. La mania di riservatezza viene condivisa dalla moglie e diventa maniacale. Ma la rottura con Mogol è qualcosa
di più profondo, rinnegare uno stile, rifiutare
qualcosa che tutti amavano. La nuova era inizia nel 1982 con E già con testi firmati dalla
moglie. Dopo questa fase di assoluto smarrimento, Battisti approda a una negazione to-
tale della parola, in favore di qualcosa che è
un impasto di voce e musica. Complice dell’operazione, all’insegna del nonsense verbale,
un autore romano da lui scoperto: Pasquale
Panella. Nonostante guadagni molto conduce
vita spartana, ritirata. Una velenosa disputa
su un pezzo di terreno e un tombino di scarico
pluviale cancella definitivamente i rapporti con
Mogol.
La morte di Battisti ci consegna, come nella
miglior tradizione del rock, una vedova che
diviene il capro espiatorio di comportamenti
dell’artista che il grande pubblico e i media
non capiscono e non condividono: è successo
con Yoko Ono e adesso è il turno di Grazia Letizia Veronese. La fuga dal mondo era stata teorizzata da Battisti stesso: “È necessario non
confondere l’uomo, pieno di debolezze, con
l’artista che deve essere perfetto, infallibile”.
Occorre quindi separare il Battisti uomo, orso
indecifrabile, dal Battisti leggenda, capace di
dispensare emozioni ineguagliabili, di dar le
ali alla poesia di Mogol, di colorare il nostro
grigio quotidiano di fantastiche melodie, di
rinnovare la canzone italiana come nessuno
seppe fare prima e dopo. Con Battisti non se
ne va solo una caposcuola e un grande artista ma un pezzo della storia del costume del
nostro Paese, nonché l’artefice di una colonna sonora immortale che ha unito almeno tre
generazioni.
di giuliano billi
Caro Freak
C
aro Freak, come si sta lassù?
Hai ragione, la gente muore, non è
affatto una novità. I modi per tirare le
cuoia sono diversi e, a parte l’orgasmo
seguito da infarto o addormentarsi a novant’anni con trentasei nipoti, quindici concubine attorno e non svegliarsi più, tutto il resto fa abbastanza schifo.
Fa abbastanza schifo anche scriverti un discorso
funebre perchè ogni parola mi sembra inappropriata e vuota. Eppure parlarti tramite questa
lettera mi offre l’opportunità di ricordare il tuo
passaggio tra noi. Freak, non so se lo sai, sei
stato importante per la musica italiana, quando
il punk in Italia a stento si sapeva cosa volesse dire, ma soprattutto sei stato importante per
me. Un giorno, in mezzo alle tante cose di cui
parlavamo, mi dicesti che eri stanco, che non
ne potevi più di girovagare tra dottori, ospedali
e medicine. Ma eri eccezionale, come sempre,
anche quando la malattia ti limitava molto.
Ricordo le risate nel furgone, la nottata a scaldare le patatine avanzate dal Mc Donald sulla stufa a legna di una sconosciuta signora vicentina
dopo un concerto, l’onore di essere citato da te
sul palco dopo che io ti ho citato per anni, da-
vanti ad un “pubblico di merda” per il mio misero
contributo alla tua poesia di Natale, lo scaccolarmi mentre accordavo la chitarra per suonare il
pezzo dopo, ma soprattutto sentirti dire che eri
felice di avermi conosciuto perché c’erano delle
forti affinità tra noi. Ecco, tutte queste cose, saranno per sempre indelebili nella mia memoria.
Ok la smetto. Non voglio scriverti robe tristi o
melense, forse preferiresti un bel “vaffanculo”
oppure “Freak sei un uomo di merda ancora a
ragionare delle tue sbarbine del cazzo” o meglio
ancora, parafrasando un amico, “questa è l’ultima provocazione che tiri fuori, vecchio animale:
MORIRE per il tuo pubblico di merda!”
Non so quale tu preferisca, probabilmente il
“vaffanculo”, ma prima di salutarti lasciami dire
ancora una cosa.
“Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”
lo sappiamo. Ma più di tutto direi che è inutile
esserlo, anche perché, come ben sai, è l’essere mediocri la carta vincente. Essere mediocri è
una grande fortuna, oltre che un grande dono,
perché ti mette al pari della gente che ti ascolta,
e tu mediocre non lo sei mai stato. Chissà, forse
è proprio questa mancanza di mediocrità l’alchimia magica che ti ha regalato i tuoi “35 anni
di continui insuccessi”. Trentacinque anni come
quelli che ho io stanotte che ti sto scrivendo. C’è
una tua frase che mi ha sempre fatto impallidire
per la sua genialità:
“nevrotico è chi costruisce castelli in aria, pazzo
è chi quei castelli abita, psichiatra è colui che
riscuote l’affitto”.
Ciao poeta, esserti stato accanto negli ultimi
tempi è il più grande onore che poteva capitarmi
nei miei “35 anni di continui casini”, ti porto con
me da sempre e sempre con me resterai.
Un abbraccio, Giuliano.
Teatro della Pergola - dal 4 al 9 marzo
Compagnia Lombardi - Tiezzi
NON SI SA COME di Luigi Pirandello
con Marco Brinzi, Francesco Colella, Elena Ghiaurov, Pia Lanciotti, Sandro Lombardi - regia di Federico Tiezzi
Presentando alla cassa del teatro questa copia di Lungarno si avrà diritto
a due biglietti ridotti Under26 (platea 19 euro, posto palco 15 euro, galleria 11 euro).
La promozione non è valida per lo spettacolo della domenica.
13
PER INFO
& PRENOTAZIONI
Via Pisana 111 r - Firenze
055 7135357 / 7130664 — [email protected]
www.teatroflorida.it — www.murmuris.it
Autobus 6-26-27 / Tram Linea T1 - Fermata Sansovino / Parcheggio a pagamento
a 30 m superato il teatro sulla destra
PER INFO
& PRENOTAZIONI
Teatro Cantiere Florida
Via Pisana 111 r - Firenze
055 7135357 / 7130664 — [email protected]
www.teatroflorida.it — www.murmuris.it
Autobus 6-26-27 / Tram Linea T1 - Fermata Sansovino
Parcheggio a pagamento a 30 m superato il teatro sulla destra
Marzo
sabato 1
mercoledì 5
• DUB FX & CADE
Viper Theatre (FI) ing. 15 euro
• ESERCIZI DI PRIMAVERA (01-09/03)
CANGO (FI) ing. 12/10 euro
• WEEK END MUSICA DA CAMERA
(01-02/03) Villa La Torraccia (FI) ing. libero
• AMALIA E BASTA
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro
• CARNIVAL PARTY
Controsenso (PO) ing. libero con tessera
• LA NOTTE DEL PAGURO
Glue (FI) ing. libero con tessera
• SWEET LIFE SOCIETY/ORCHESTRINA
MACCARONI SWING
Auditorium Flog (FI) ing. 8/6 euro
• ALESSANDRO LANZONI
Pinocchio Jazz (FI) ing. 10/7 euro
• 70 DISCO MUSIC SHOW
Obihall (FI) ing. 31 euro
• LES TIGRES DU FUTUR
Tender Club (FI) ing. NP
• L’UOMO LA BESTIA E LA VIRTÙ (01-02/03)
Teatro di Cestello (FI) ing. 17 euro
• SE DEVI DIRE UNA BUGIA DILLA GROSSA
Teatro Lumière (FI) ing. 13/15 euro
• 12 ANNI SCHIAVO (01-10/03)
Cinema Odeon (FI) ing. 6/8 euro
• MUSIC UNDERGROUND DEPARTMENT
Tabasco Club (FI) ing. NP
• DRABA ORKESTAR
Backstage (FI) ing. libero
• BELGRAVE & LES FLEURES
NOF Club (FI) ing. libero
domenica 2
• VECCHIA SARAI TU
Teatro di Rifredi (FI) ing. 14/12 euro
• LA PAZZA GIOIA
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro
• JESUS FREAKS
Backstage (FI) ing. libero
• POLO
NOF Club (FI) ing. libero
lunedì 3
• CONTRATTO PER UCCIDIRE
Spazio Alfieri (FI) ing 8 euro
• L’INTERVALLO
Spazio Alfieri (FI) ing 5 libero
• FESTA DI CARNEVALE | POPULARIA
Backstage (FI) ing. libero
• JAM SESSION
NOF Club (FI) ing. libero
martedì 4
• MARIA CASSI
Teatro Verdi (FI) ing. 13/16 euro
• È ARRIVATO UN GOMMONE CARICO DI
EUROPEI
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 7 euro
• CARNIVAL PARTY
Tabasco Club (FI) ing. NP
• LA BOULE DE NEIGE
Teatro di Rifredi (FI) ing. 14/12 euro
• TAPPA/FIRENZE
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro
• UNA LEZIONE TUTTA AL FEMMINILE
Glue (FI) ing. libero con tessera
• MY GENERATION
Spazio Alfieri (FI) ing 5 euro
• L’ALTRA TURCHIA (05/03-02/04)
Circolo Vie Nuove (FI) ing. NP
• LABELLA PARTY SHOWCASE
Tabasco Club (FI) ing. NP
• HORNY MONKEYS
Backstage (FI) ing. libero
giovedì 6
• DUEL OPUS 2 (06-09/03)
Teatro di Rifredi (FI) ing. 14/12 euro
• CHE TANGO
Backstage (FI) ing. libero
• IMPROVVISAMENTE, L’ESTATE SCORSA
(06-07/03)
Teatro Puccini (FI) ing. 18/22 euro
• MEDEA/MAYDAY (06-07/03)
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro
• FUORI DAL POZZO
Spazio Alfieri (FI) ing 12 euro
• UN BALCON SUR LA MER
Istitut Français (FI) ing. libero
• MATCH DI IMPROVVISAZIONE TEATRALE
Auditorium Flog (FI) ing. 10 euro
• STREET CLERKS
Obihall (FI) ing. 10 euro
• FABRIZIO MORO
Viper Theatre (FI) ing. 15 euro
• FUORI DI TASTE (06-11/03)
Varie location (FI) ing. libero
• ALESSANDRO FIORI
Tender Club (FI) ing. NP
• MACHETE NIGHT
Tabasco Club (FI) ing. NP
• LATTEX PLUS PRES. VAKULA
Tabasco Club (FI) ing. NP
• PETRALANA
NOF Club (FI) ing. libero
venerdì 7
• ABOVE THE TREE/ASINO
Controsenso (PO) ing. libero con tessera
• MICHEAL CLAYTON
Glue (FI) ing. libero con tessera
• ABITI VINTAGE DI GIANNI VERSACE
Lungarno Bistrot (FI) ing. libero
• CONTEMPORARY VISIONS
Multiverso (FI) ing. libero
• NECESSARIAMENTE
Auditorium Flog (FI) ing. 10/8 euro
• SIGNORI... LE PATÈ DE LA MAISON!
(07-09/03) Teatro Verdi (FI) ing. 25/37 euro
• NEFFA
Obihall (FI) ing. 17 euro
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• GIUDA
Tender Club (FI) ing. NP
• BUONANOTTE MAMMA (07-08/03)
Teatro di Cestello (FI) ing. 17 euro
• COLPO BASSO (07-08/03)
Teatro Lumière (FI) ing. 13/15 euro
• GHIACCIOLI&BRANZINI + ALBERTO
BECUCCI
Backstage (FI) ing. libero
• LE MON
NOF Club (FI) ing. libero
sabato 8
• ANNA CAPPELLI
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro
• SWING PULSE CARNIVAL
Controsenso (PO) ing. libero con tessera
• AMERICAN HUSTLE
Glue (FI) ing. libero con tessera
• BRUNORI SAS
Auditorium Flog (FI) ing. 12/10 euro
• CRISTINA ZAVALLONI
Pinocchio Jazz (FI) ing. 13/10 euro
• PONTORMO E ROSSO FIORENTINO
(08/03-20/07) Palazzo Strozzi (FI) ing 11 euro
• SINGLE NIGHT
Tender Club (FI) ing. NP
• PATCHWORK PARTY
Tabasco Club (FI) ing. NP
• D.I.V.A.
Backstage (FI) ing. libero
• DISTURBI SESSUALI
NOF Club (FI) ing. libero
domenica 9
• CONCERTIAMO BEETHOVEN
Auditorium Sinopoli (FI) ing. 5/2 euro
• L’ORCO CON LE PENNE
Teatro Puccini (FI) ing. 7 euro
• ROBIN HOOD
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 7 euro
• UOMODIVINO
Brown Sugar (FI) ing. libero
• DEREK JAMES AND FRIENDS
Backstage (FI) ing. libero
lunedì10
• IL MISTERO DI DANTE
Cinema Odeon (FI) ing. 6/8 euro
• UNA FAMIGLIA PERFETTA
Spazio Alfieri (FI) ing libero
• MIRKO RUBEGNI TRIO
NOF Club (FI) ing. libero
martedì 11
• MARCELLO E IL MIO AMICO TOMMASO
Volume (FI) ing. libero
• IL GRANDE UNO ROSSO
Spazio Alfieri (FI) ing 8 euro
• LA GRANDE BELLEZZA (11-13/03)
Cinema Odeon (FI) ing. 6/8 euro
• MONDOVISIONI | I DOCUMENTARI DI
INTERNAZIONALE (11-13/03)
Cinema Stensen (FI) ing. 4/18 euro
mercoledì 12
• SEARCHING FOR SUGAR MAN
Spazio Alfieri (FI) ing 5 euro
• RICCARDO MORI
Backstage (FI) ing. libero
• A WORLD OF SILENCE
NOF Club (FI) ing. liber
giovedì 13
• L’ULTIMO HAREM (13-30/03)
Teatro di Rifredi (FI) ing. 14/12 euro
• NOW YOU SEE ME
Glue (FI) ing. libero con tessera
• SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA
SBORINA (13-16/03)
Teatro Verdi (FI) ing. 19/31 euro
• IRLANDA IN FESTA (13-15/03)
Obihall (FI) ing. 12 euro
• ELISA
Mandela Forum (FI) ing. NP
• TENFOLD RABBIT
Tender Club (FI) ing. NP
• CONFIDENTIAL PARTY VOL. 5
Tabasco Club (FI) ing. NP
• CONTESSA & THE SQUIRES
Backstage (FI) ing. libero
• DA X FACTOR FABIO E ROBERTA
NOF Club (FI) ing. libero
venerdì 14
• SELEZIONE PREMIO VERETTI
Auditorium Sinopoli (FI) ing. libero
• CAVEMAN
Teatro Puccini (FI) ing. 18/22 euro
• GIOVANNA D’ARCO (14-15/03)
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro
• MOMBU/TANZ
Controsenso (PO) ing. libero con tessera
• MANAGEMENT DEL DOLORE POST
OPERATORIO
Glue (FI) ing. libero con tessera
• PRIMA VISIONE FESTIVAL (14/03-27/04)
Auditorium al Duomo (FI) ing. NP
• NON È QUEL CHE SEMBRA (14-15/03)
Spazio Alfieri (FI) ing 15/10 euro
• LA PEGATINA
Auditorium Flog (FI) ing. 10/8 euro
• QUESTIONI DI FAMIGLIA (14/03-20/07)
Strozzina (FI) ing. 5 euro
• BAD APPLE SONS
Tender Club (FI) ing. libero
• LA GRAMMATICA DELLA FANTASIA
(14-16/03)
Teatro di Cestello (FI) ing. 17 euro
• OGGI È GIÀ DOMANI (14-16/03)
Teatro Lumière (FI) ing. 13/15 euro
• HER - LEI (14-20/03)
Cinema Odeon (FI) ing. 6/8 euro
A
A
I
SIC EATRO RTE INEM VENT
U
•M •T
•A
•C
•E
• BRING THE NOISE PRES. OBJECT
Tabasco Club (FI) ing. NP
• FREDDIE MAGUIRE BAND
Backstage (FI) ing. libero
• TONY ROMANO
NOF Club (FI) ing. libero
sabato 15
• MIND JUGGLER
Teatro Puccini (FI) ing. 18/22 euro
• KING OF THE OPERA
Glue (FI) ing. libero con tessera
• HAPPY FEET SWING
Villa Viviani (FI) ing. 30 euro
• NOBRAINO
Auditorium Flog (FI) ing. 10/8 euro
• ENZO PIETROPAOLI
Pinocchio Jazz (FI) ing. 10/7 euro
• LILI REFRAIN
Rullante Club (FI) ing. libero con tessera
• THE LONESOME DRIFTERS
Tender Club (FI) ing. NP
• FELINE FUNK
Tabasco Club (FI) ing. NP
• CARAVAN ACOUSTIC TRIO
Backstage (FI) ing. libero
• THE TWISTED
NOF Club (FI) ing. libero
domenica 16
• STORIA DI UNA SIRENA
Teatro Puccini (FI) ing. 7 euro
• CONCERTIAMO BEETHOVEN
Auditorium Sinopoli (FI) ing. 5/2 euro
• BORDERLINE DUO
Backstage (FI) ing. libero
lunedì 17
• CORSO BASE PER DEGUSTATORE BIRRA
(17-31/03)
Birreria Braumeister (FI) ing.65 euro
• EL PORTAT 5TET
NOF Club (FI) ing. libero
martedì 18
• L’ODIO ESPLODE A DALLAS
Spazio Alfieri (FI) ing 8 euro
• LA TOSSE GRASSA
Volume (FI) ing. libero
• CINEMA DEL QUEBEC
Istitut Français (FI) ing. libero
mercoledì 19
• CONFUSIONI
Glue (FI) ing. libero con tessera
• LOU REED’S BERLIN
Spazio Alfieri (FI) ing 5 euro
• MAMADOU N’DONGO
Istitut Français (FI) ing. NP
• MATCH DI IMPROVVISAZIONE TEATRALE
Auditorium Flog (FI) ing. 10 euro
• LE INVASIONI BARBARICHE (19-22/03)
Teatro Lumière (FI) ing. 13/15 euro
• TBC
Tabasco Club (FI) ing. NP
• LEO BONI DUO
Backstage (FI) ing. libero
• JAM SESSION
NOF Club (FI) ing. libero
giovedì 20
• CONCERTIAMO BEETHOVEN
Auditorium Sinopoli (FI) ing. 5/2 euro
• ALFIERI STORYTELLERS
Spazio Alfieri (FI) ing 12 euro
• CAMPIONATI ITALIANI PATTINAGGIO
ARTISTICO (20-23/03)
Mandela Forum (FI) ing. 13 euro
• THE NIRO
Tender Club (FI) ing. NP
• MACHETE NIGHT
Tabasco Club (FI) ing. NP
• 60’S ART FEST | ROBERTO DELLERA
Backstage (FI) ing. libero
• RAGAZZI SCIMMIA
NOF Club (FI) ing. libero
venerdì 21
• LA SEMPLICITA’ INGANNATA
Teatro Puccini (FI) ing. 10 euro
• ELETTROCARDIOGRAMMA (21-22/03)
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro
• NUMERO 6/SIR RICK BOWMAN
Controsenso (PO) ing. libero con tessera
• FOXFIRE
Glue (FI) ing. libero con tessera
• ILLUSIONISMI
Spazio Alfieri (FI) ing 15/10 euro
• IL DETTATO
Istitut Français (FI) ing. NP
• TEHO TEARDO+BLIXA BARGELD
Auditorium Flog (FI) ing. 15/12 euro
• STOMP (21-23/03)
Teatro Verdi (FI) ing. 25/37 euro
• EASY CURE
Tender Club (FI) ing. NP
• PARENTI SERPENTI (21/03 -13/04)
Teatro di Cestello (FI) ing. 17 euro
• LATTEX PLUS PRES. PROSUMER
Tabasco Club (FI) ing. NP
• 60’S ART FEST | GABRIELE MORI
Backstage (FI) ing. libero
• VOX POTENZA
NOF Club (FI) ing. libero
sabato 22
• CRIME STORIES
Teatro Puccini (FI) ing. 20/16 euro
• KA MATE KA ORA/WERNER
Controsenso (PO) ing. libero con tessera
• PARTY
Glue (FI) ing. libero con tessera
• MARTHA HIGH & TC GANG
Auditorium Flog (FI) ing. 10/8 euro
• COBRA LIBRE
Pinocchio Jazz (FI) ing. 7 euro
PERCHÉ A FIRENZE NON C’È MAI NIENTE DA FARE...
• BROKENDOLLS & KILLER PENIS
Tender Club (FI) ing. NP
• CATCH WAY!
Tabasco Club (FI) ing. NP
• FLAMINGOS
Backstage (FI) ing. libero
• REALE FUNKERS MADRE
NOF Club (FI) ing. libero
• A MAMA GRATUITA
NOF Club (FI) ing. libero
venerdì 28
domenica 23
• CONCERTIAMO BEETHOVEN
Auditorium Sinopoli (FI) ing. 5/2 euro
• K COME KOSIMO
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 7 euro
• DEREK JAMES & FRIENDS
Backstage (FI) ing. libero
lunedì 24
• GLAUCOCAMALEO/DRUMS (24/03-10/05)
Museo Marino Marini (FI) ing. NP
• DENTE
Teatro Puccini (FI) ing. 20/25 euro
martedì 25
• I CAMILLAS
Volume (FI) ing. libero
• L’OCCHIO CHE UCCIDE
Spazio Alfieri (FI) ing 8 euro
• JACOPO MARTINI & FRIENDS
NOF Club (FI) ing. libero
• OPEN DAY (28-29/03)
Teatro Puccini (FI) ing. 20/25 euro
• LE MAN AVEC LES LUNETTES/VERBAL
Controsenso (PO) ing. libero con tessera
• LA BANDA DEL PORNO
Glue (FI) ing. libero con tessera
• MICROBAND (28-30/03)
Spazio Alfieri (FI) ing 15/10 euro
• CALAFOSCOPA
Auditorium Flog (FI) ing. 5 euro
• THE SEVENTEENTH CENTURY
Tender Club (FI) ing. NP
• BICIFI (28-30/03)
Parco delle Cascine (FI) ing. NP
• LA STRANISSIMA COPPIA (28-30/03)
Teatro Lumière (FI) ing. 13/15 euro
• BRING THE NOISE
Tabasco Club (FI) ing. NP
• WINSI MANFIELD
Backstage (FI) ing. libero
• RICCARDO MORI TRIO
NOF Club (FI) ing. libero
sabato 29
mercoledì 26
• PLAY IT! (26-29/03)
Teatro Verdi (FI) ing. 5 euro
• I MERCOLEDÌ DEL GIOIELLO NELL’ARTE
(26/03-21/05)
Museo Marino Marini (FI) ing. libero
• AFTERHOURS
Obihall (FI) ing. NP
• METAMORFOSY EVENTI
Tabasco Club (FI) ing. NP
• UK 2 USA | MATTO URRO + MIKI VITULLI
Backstage (FI) ing. libero
• LIVE
NOF Club (FI) ing. liber
giovedì 27
• THE PERFECT ITALIAN. L’AVVOCATO
Teatro Puccini (FI) ing. 15 euro
• MIO FIGLIO ERA COME UN PADRE PER ME
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro
• BODY & SOUL
Spazio Alfieri (FI) ing 5 euro
• FEMMES DU CAIRE
Istitut Français (FI) ing. libero
• VIOLA ACIDA
Tender Club (FI) ing. NP
• CAPOLINO
Cinema Aurora (Scandicci) ing. 16/13 euro
• TBC
Tabasco Club (FI) ing. NP
• MILLELEMMI & CO
Backstage (FI) ing. libero
• HOSPICE
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro
• PUNK ROCK FESTIVAL
Controsenso (PO) ing. libero con tessera
• PARTY
Glue (FI) ing. libero con tessera
• L’IMMAGINE OLTRE IL QUADRO
Istitut Français (FI) ing. NP
• LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA
Auditorium Flog (FI) ing. 13/11 euro
• AGROMISTICO QUARTET
Pinocchio Jazz (FI) ing. 10/7 euro
• WHITE OVERPROOF
Tender Club (FI) ing. NP
• MUTE
Tabasco Club (FI) ing. NP
• TWO PISCES IN ALTO MARE
Backstage (FI) ing. libero
• PORTO FLAMINGO
NOF Club (FI) ing. libero
domenica 30
• ELSA
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 euro
• SPEAKEASY
Backstage (FI) ing. libero
lunedì 31
• CLAUDIO BAGLIONI (31/03-01/04)
Mandela Forum (FI) ing. 40/80 euro
• NON HA SENSO W LANZONI | DI BIASE |
SALGARELLO
NOF Club (FI) ing. libero
ww w.teatrodellapergola.com
Domenica 2 marzo ore 10.00/11.00/12.00
VISITA GUIDATA AL TEATRO DELLA PERGOLA
Domenica 16 marzo ore 10.00/11.00/12.00
IN SUA MOVENZA È FERMO _ Visita spettacolo al Teatro della Pergola
Domenica 30 marzo ore 10.30
DEDICATO A PRATOLINI: UNA STORIA FIORENTINA
20
basta stare tranquilli di simona santelli
Unchained
Melody
L
ilia si trovava come tutte le mattine
sulla tazza del water in uno stato di
semi incoscienza a scrollare notizie
improbabili sul suo fido guinzaglio Itech. “Confermata la crisi matrimoniale tra
Alena Seredova e Gigi Buffon”. “Troppo vento
e la papalina di Papa Francesco vola via”. “Arrivano le ricariche alla marijuana per le sigarette elettroniche. Ed è subito boom di vendite”.
Si alza con fare scocciato. “Lourdes Maria Ciccone finalmente libera da sopracciglia e baffi”.
Sciacquone. Mascara, via.
Cambio scena, ufficio, interno giorno. Lilia
accende il pc. Alert dal forum di PaceVerde Vale senti un po’ qui! Maglioni in cachemire
realizzati con peli di topo! - Dio, che schifo. Li vendevano come capi di maglieria pregiata,
alcuni con l’etichetta “puro cachemire”, “lana
merinos”, “pashmina” e “seta”. In realtà golf,
sciarpe e altri accessori erano realizzati con
peli di topo e altri animali. Lo hanno scoperto gli uomini del Comando Provinciale della
Guardia di Finanza di Livorno che hanno sequestrato oltre un milione di prodotti di varie
tipologie (esattamente 1.141.343 pezzi). Azz.
- Vale! Vale vedi che schifo che ti vesti sempre
dai cinesi, ma poi fosse il male del sintetico e
dei colori tossici, peggio! Conigli scuoiati vivi,
cani e gatti nei sacchetti già a forma di cordon bleu, ORA TOPI! Vale basta comprarsi le
schifezze, basta, mi fanno schifo, secondo me
il pellicciotto dentro i tuoi scarponcelli è fatto
con una bella nutria dell’Arno, che ci scommetti, èh, èh?
Valentina guarda Lilia, apre la bocca per parlare ma il tentativo fallisce miseramente.
- Un bel circolo del riuso dovrebbero aprire
quelli, altro che wonton flitti. Loro sì che non
sprecano nulla, dal ragù di pantegana alle
estension per i capelli con i baffi, del topo non
si butta via nulla, diceva Chun Li. Oh che poi,
comunque, dì che ti pare, ma tanto ce lo siamo mangiato, in qualche posto che neanche ti
aspetteresti, il carpaccio di sorcio, io questo
film me lo sono sempre un po’ fatto. Cioè se ci
pensi, quante cose brutte che vendono i vuccumpra nei meandri della metro, gli indianini
nei loro cubi di curry, i disperati italiani che
importano tutto da Chun Li potrebbero NON
essere prodotte? Tipo, quelle agghiaccianti
riproduzioni di cani e gatti che simulano il respiro, vendute anche negli Autogrill.
Si gira verso lo schermo e digita nervosamente qualcosa sulla tastiera.
- Cerco su Google “cani e gatti che respirano”,
e qual é uno dei primi risultati? Alibabà.com.
Sai cos’è Alìbabà? Trattasi di un sito cinese
che ti permette di comprare grossi quantitativi
di MERDA a prezzi imbattibili. L’obiettivo? Inondare il pianeta Terra di MERDA, avendo però
prima fatto un pacco di soldi. Ti elenco gli articoli che escono fuori dalla ricerca e che puoi
tranquillamente acquistare su questo Alìbabà,
chiaramente nessuno controlla le correzioni,
sennò non avremmo “Cane russante della peluche” (ordine minimo 1000 pezzi), “cane di
sonno di modo con l’ammortizzatore” (ordine
minimo 1000 pezzi) “il cane del gatto del giocattolo respira il gatto di sonno della peluche
in coperta” “gattino falso del gatto della pelliccia/gatto bello”. No, non ti pare? Oppure quelle bamboline da povere che vanno in bicicletta
seguendo un perpetuo movimento circolare, ti
sei mai chiesta quante pile consumano, tante,
tante pile, mi ricordo di quella volta che ne
trovai un paio dimenticate su una mensola di
camera mia, avevano perso liquido, ho avuto
la nausea per tre giorni, mi viene sempre in
mente Anna Frank, che è morta di tisi e l’avevano messa a smontare le pile e respirarsi la
MERDA a Bergen Belsen. Barbie Paraplegica.
È proprio necessaria? Non sarebbe meglio inquinare meno? Gli unici gadget inutili che varrebbe ancora la pena di produrre sono le ma-
nine appiccicose delle patatine. Ora, anche se
le fanno, non attaccano più come un tempo.
Forse per un progetto del genere dovremmo
scomodare i cinesi, che s’impiantassero una
coltivazione di Slimer nella provincia di Heilongjiang, làddove non arrivano gli ambientalisti e gli animalisti e i crudisti, NO! Noi le patatine non le friggiamo, le mangiamo direttamente
a morsi, tutte terrose! A Heilongjiang, diobono.
E quindi bambole autistiche e giubbotti di copertone-fuori pelo-di-topo-dentro a vagonate,
manina appiccicosa zerone, non c’é verso di
averle. Poi, e qui chiudo, anche i prodotti etnici
che sembrano provenire da tutt’altra parte del
mondo li produce sempre Chun Li, chetticredi.
Il cd dello zufolo peruviano che suona Laura
non c’è, il bonghetto di Youssou N’dour, cioè
stiamo parlando del fatto che effettivamente
esiste qualcuno più sfigato di Max Pezzali in
Weekend che ha il coraggio di comprare e successivamente ascoltarsi Unchained Melody
suonata col piffero mentre ritorna a casa la
domenica sera dopo una pizza e quattro rutti
con con gli amici di sempre? La mia risposta è
SPERO DI NO. Ma non possiamo saperlo. Vale
fammi il piacere, togliti quegli scarponcelli, mi
fanno ribrezzo, per favore.
- Lilia, me li hai regalati tu, l’anno scorso, ma
come non ti ricordi? Ti stavano piccoli!
...
- … sì èh?- Sì -.
http://parolesantels.blogspot.it/
palestra robur di leandro ferretti
lezioni di ginnastica culturale per fiorentini
21
Fiumani
F
iumani è. Punto. Non esiste
nei paraggi un altro simulacro
di tal fatta per spiegare a tutti
cosa sia il rock’n’roll. Fiumani è sempre stato Fiumani, nel bene
e nel male. Massima coerenza estetica e poetica, granitiche scelte di vita.
Altri lo chiamerebbero un loser, noi lo
definiremo qualcuno che sta al di fuori
dell’abusata dialettica tra vincere e perdere. Fiumani è l’unico vero poeta indie,
il Marino Moretti del rock alternativo: le
domeniche da solo/in piazza Dalmazia.
Ha scritto alcune tra le più belle canzoni
italiane in assoluto, strazianti per quotidiana descrizione della vita e dell’amore. Ha fatto di un suono di chitarra un
autentico marchio di fabbrica, ha insegnato a un paio di generazioni (anche
subliminalmente) cosa significa il sudore del palco e la scrittura di un bel
pezzo. Se ad altri che un giorno fecero
furore serve abbigliassi come pagliacci
per tentare di mantenere viva su di loro
l’attenzione, a Fiumani basta una camicia a fiori per confermarsi divo rimatore. Fiumani non ha volume, è il volume.
Dovrebbe essere indicato tra i libri di
testo dei licei. Fiumani ci sarà sempre,
con il suo apparente disinteresse, il suo
aplomb agitato, l’ossidrica sostanza del
suo periodare convergente. Sapremo
sempre che è lui anche senza bisogno
di vederlo. Perché Fiumani è. Punto.
a quel paese di alba parrini
A
Un tè nel deserto
l primo impatto con Marrackech, il
cervello reagisce con una specie di
overbooking di stimoli sensoriali: scimmie che saltano addosso a spilungoni
biondi in shorts e sandali con i calzini al ginocchio, donne velate che propongono tatuaggi
all’henné, il richiamo alla preghiera dalla Moschea Kotoubia, il traffico insensato di motorini,
asini, carretti a mano… e poi l’odore pungente
dei datteri essiccati e delle spezie che colorano i
tanti banchi dei souk. Al tramonto la piazza principale Djemaa’ El Fna si trasforma in quella che
si potrebbe definire una affascinante e coinvolgente “rappresentazione del Marocco” ad uso e
consumo dei tanti turisti: l’illuminazione irregolare delle lanterne in metallo battute a mano dai
venditori di strada, incantatori di serpenti che si
muovono al ritmo di mille percussioni, uomini
che scommettono qualche Dirham, e ristoranti
improvvisati (ma allo stesso tempo quotati su
tripadvisor!) che propongono tajine e couscous,
couscous e tajine… giorno, dopo giorno, dopo
giorno…
Pensare che il Marocco sia solo Djemaa’ El Fna
è un po’ come dire che l’Italia è soltanto Piazza
della Signoria: semplicemente riduttivo.
Basta dirigersi verso il deserto, sulla Strada delle cento Kasbah e delle cooperative femminili
di lavorazione dell’Argan, per rendersi conto che
i marocchini sono capaci di un’ospitalità disarmante e inaspettata che si riflette anche nel
cibo. Nella casa marocchina, l’ospite (a piedi
nudi) viene ricevuto con l’immancabile caraffa di
tè alla menta, simbolo di comunione e disponibilità.
Oltre al couscous, piatto tradizionale per eccellenza, il simbolo dell’ospitalità è la pizza berbera, servita su un piatto unico al centro del tavolo
dal quale i commensali si servono con le mani.
Il migliore couscous, quello che porterò sempre
nel cuore, è quello cucinato da un cammelliere in una tenda, nel deserto al confine con l’Algeria; ma sicuramente le dune illuminate dalle
stelle e i racconti delle tradizioni berbere hanno
giocato un ruolo centrale!
Chi volesse assaggiare un po’ dell’atmosfera
berbero-marocchina, può provare da Derb, in
zona San Lorenzo, dove il blu e bianco la fanno
da padrone e la fontanella in mosaico richiama
i freschi cortili dei Riad: case tradizionali a più
piani in cui l’uomo poteva far convivere (più o
meno pacificamente) le varie mogli e i bambini.
COUSCOUS “Che va di fretta”
Per quattro persone:
300 gr di couscous precotto
300 ml di acqua per il couscous
300 ml di acqua per le verdure
450 gr di preparato per minestrone
1 cipolla - 2 carote
250 gr di petto di pollo
2 cucchiai di cumino
2 cucchiai di curcuma per le verdure
1 cucchiaio di curcuma per il couscous
2 cucchiai di coriandolo
2 cucchiai di passata di pomodoro
olio EVO, sale
In una casseruola con olio caldo fate imbiondire la
cipolla (tagliata a rondelle) con le spezie. Successivamente aggiungete il pollo e fate saltare per 5 minuti. Aggiungete le verdure e fate stufare per 15 minuti.
Successivamente coprite con 300 ml di acqua e fate
cuocere per altri 30 minuti coprendo il tutto. A cottura quasi ultimata aggiungete il passato di pomodoro
e sale q.b.
A parte, sgranate il couscous in una casseruola con
olio, acqua e un cucchiaio di curcuma, per il tempo
indicato sulla confezione. Lessate le due carote a
parte e tagliatele in quarti. Sistemate in un piatto
da portata il couscous adagiandovi sopra le verdure
e le carote a guarnizione. Condite con un filo d’olio.
22
un sex symbol al mese di il moderatore
una non precisata (ma di certo illuminata) mente alle prese con la vera essenza della bellezza
Sting
B
iondo musicista noto all’ufficio anagrafe di Newcastle come Gordon Matthew Sumner, gode
da tempo della invidiabile fama di sensazionale “macchina del sesso”, epitome guadagnata grazie a rivelazioni da lui più volte ribadite riguardo a sue presunte nonché esclusive
conoscenze di tecniche tantriche estreme, imparate nel corso di anni e anni di tour, prevalentemente grazie al testing forsennato su groupies di ogni tipo, turnisti compresi. Sicuramente ha
influito su questo suo inesauribile appetito l’irrefrenabile curiosità che da sempre connota le sue peripezie artistiche e non, e che lo ha portato ad una particolarissima Weltanschauung che gli consente
di guardare il mondo dall’alto verso il basso (oltre che da un oblò). Consideriamo soltanto una breve
lista di ciò che costui ha fatto nei suoi primi sessant’anni, ponendo l’attenzione sulla intelligente
capacità di bilanciare lo stress del successo con manovre abilmente puntate al relax;
1. Ha fondato una band che miscelava frizzantemente rock e reggae in un impasto che già tendeva
verso l’alto tasso erotico (basti considerare un pezzo come “Roxanne”), dopodiché ha pensato
bene di iniziare una carriera solista da “cantante di gomma”, proponendoci, ad intervalli più o
meno regolari, un pop rileccato e ben suonato ma destinato prevalentemente alla terza età.
2. Ha recitato in un cult movie come “Quadrophenia”, rendendoci tutti gelosi della sua vespa e della
sua capigliatura ossigenata, per poi riciclare l’acconciatura punk nell’unico film brutto che ha fatto
David Lynch (Dune).
3. Ha comprato una casa in Chianti, dove si dedica a sedute interminabili di sesso tantrico, coinvolgendo in primis la moglie, ma anche giardinieri e cinghiali, e si è impegnato per varie cause umanitarie (le tribù indigene dell’Amazzonia si ricordano ancora di lui, soprattutto la loro componente
femminile).
4. È andato all “American Show” di Signa, dopo aver suonato un concerto di musica settecentesca
al Teatro Verdi.
Questo, signore e signori, è quello che si dice “Un uomo da bosco e da riviera”.
http://unsexsymbolallasettimana.blogspot.it/
the harsh truth of the camera eye di antonio viscido
“Per fotografare, ogni tanto, bisogna usare il pensiero laterale, per vedere ciò che non c’è.”
http://facebook.com/antonio.viscido
piccole incursioni nel sottobosco locale
La Scena
tecipazione di un pubblico che, se raggiunto
da stimoli e informazioni, li raccolga. E per interesse più che per presenzialismo. Le scene,
musicali e non, sopravvivono grazie a chi non
si stanca di crederci (e si lascia incuriosire a
sua volta dai progetti altrui), ma anche grazie
a chi su di esse si affaccia per la prima volta.
Identificati, in qualche modo.
Paolo Morelli, 35 primavere in riva all’Arno o
suoi affluenti, studi e lavori qui poco rilevanti, una forte passione per la musica che mi
accompagna ormai da parecchio e che ha trovato sfogo in vari modi: dopo anni di semplice
ascolto di dischi e concerti, ho iniziato prima
a scribacchiare online di dischi e concerti (in
forma più amatoriale e poi sull’oggi defunto
Vitaminic.it), in seguito sono passato al...
metter dischi dopo i concerti (in ambito rock
indipendente o giù di lì). A dispetto del nome
di battaglia Dis0rder che mi porto dietro da
tempo, oltre al postpunk ascolto e propongo
varie declinazioni di indierock e synthpop.
Cos’è per te LA SCENA?
Scena è un insieme di persone che dedicano
tempo ed energie, in cambio se va bene di soddisfazioni comunque precarie, per esprimere
la propria creatività e/o per supportare quella
di altre persone in cui credono. Supportarla
nel senso di alimentare eventi e situazioni
che risultino appetibili per un pubblico esterno
23
(crescente, magari) E che mantengano una loro
autenticità e vitalità: fondamentali in questo
l’interscambio tra le varie micro-scene composte di elementi affini tra loro, l’accortezza dei
gestori di locali nel trovare ognuno il proprio
stile senza fossilizzarsi, ma soprattutto la par-
Perché credere ne LA SCENA?
Parto da un esempio personale: come dj, un
mio obiettivo è offrire anche a Firenze (più) serate danzanti che sfuggano sia al revival fine
a se stesso che a certe nuove tendenze per
me meno interessanti. Abbattere insomma
certi compartimenti stagni presenti in città
tra il pubblico dei live e quello dei djset e tra
i relativi generi di musica. Ecco, ognuno, da
operatore o da semplice spettatore in cerca
di novità, può trovare nella scena (quella esistente o una ancora da creare) la sua piccola
barriera da abbattere (“Abbatti il futuro se non
ti appartiene”, no?) e qualcosa di nuovo da
costruire. Se non è una buona motivazione
questa...
i provinciali
di Pratosfera
Niente
è più
come
prima
P
rato (aspettando la primavera) suona jazz. Concluso il Metastasio Jazz
con il concerto di Brad Mehldau, c’è
un’altra rassegna che vi vogliamo segnalare. Questa volta all’interno del ridotto del
Teatro Politeama che, grazie alla maestria del
sassofonista Mirko Guerrini, direttore artistico
di “Politeama in primo piano” che è iniziata a
febbraio e si concluderà ad aprile. Il ridotto del
Politeama è stato ristrutturato tre anni fa e, in
questa occasione viene allestito a Jazz Club,
con tavolini, bar e band in sottofondo, con la
possibilità di cenare dalle 20 su prenotazione. I concerti di questo mese sono l’11 marzo
col Maurizio Geri Swinget, concerto manouche
“moderno”. Il 18 invece sarà la volta del polistrumentista Mauro Palmas e il quartetto d’archi Archea Strings. Il 25 marzo un concerto
dedicato alla musica di Astor Piazzolla, con le
sue grandi composizioni riarrangiate per sassofono da un quintetto capitanato da Alda Dalle Lucche. La rassegna si conclude l’8 aprile
con un omaggio a Stevie Wonder con il progetto “Stevland” che vede tra gli altri Claudia Tellini alla voce, Riccardo Galardini alla chitarra
e Walter Paoli alla batteria. I concerti, come
avete potuto notare, si svolgono tutti di martedì sera e l’ingresso a concerto costa 5 euro.
Messo da parte il Politeama, c’è un concerto
di un chitarrista pistoiese che volevamo segnalarvi (e capirete che per noi pratesi non è
una cosa facile, quindi se ve lo suggeriamo,
un motivo vero ci sarà): è Francesco Biadene
(ex Bingo Bongo Trio, per chi segue il Rock
Contest) che il 6 marzo suonerà ad Officina
Giovani. Per gli amanti di Ben Harper, Xavier
Rudd, John Butler e del fingerpicking. Se state
leggendo questo articolo dopo il 6 marzo, almeno andatevelo a cercare su internet, troverete tutto il suo “Seven Lights”, primo album
solista in streaming.
photo: Tatiana Boretti
www.pratosfera.com
24
istituzioni di riccardo morandi
Perché Sanremo è Sanremo
S
enza bisogno di preamboli da “DopoFestival”, senza parafrasi e buonismi
alla Vincenzo Mollica, senza accuse
saccenti e retoriche alla Carlo Freccero. Le pagelle di Lungarno sulla più importante manifestazione musicale italiana: il Festival di Sanremo. Il Festival per antonomasia,
quello che fino a dieci anni fa era deriso in
quanto solamente “televisivo” e che adesso
trova schiere di estimatori anche nei meandri
dei cervelli più importanti, pronti ovviamente a
muovere critiche spicciole, decontestualizzate
e povere di contenuti.
VOTO 0 la conduzione. Leggesi alla voce “condurre una manifestazione televisiva” la definizione secondo la quale il conduttore, bello (forse) ma sicuramente preparato, sia affiancato
da una o più “vallette” o “conduttrici” belle
anch’esse, spiritose ed intelligenti. Niente si è
verificato in questo Festival. Le uniche belle ragazze viste sono state le ballerine e una pallavolista improvvisata premiatrice di un artista.
Insomma, mancava Belen. E riferendoci a lei,
parafrasiamo un concetto di mancanza fondamentale, lo stesso concetto che ha mandato
avanti per così tanti anni trasmissioni come
“Striscia la Notizia”. Mancava, insomma.
VOTO 1 i fiori. Un cesto di mimosa alla vincitrice legato come un mazzo di asparagi. Ma non
era il “Festival dei fiori”?
VOTO 2 l’anzianità degli ospiti. Pareva un
reparto di geriatria: Gino Paoli, le gemelle
Kessler, Tito Stagno e la sempre immensa
Franca Valeri. Si vocifera di un licenziamento
lampo di un dirigente RAI che aveva proposto
per il dopo festival Sandro Ciotti, postumo.
VOTO 3 la giuria di qualità. “Stretti a coorte”
le più grandi menti del panorama artistico italiano appaiono annoiate, salutano appena e
sorridono alle fantastiche battute dei conduttori. In effetti, un frullato con Aldo Nove, Silvio
Orlando, Sergio Conforti, Paolo Virzì e compa-
gnia varia più che fare la giuria di qualità a
Sanremo poteva presiedere la commissione
cultura nel comune di Reggio Emilia del 1996.
Sarebbe stato più opportuno quantomeno Red
Ronnie, Maurizio Seymandi e l’immenso Paolo
Limiti.
VOTO 4 gli autori indipendenti. Parliamoci
chiaro e tondo: andiamo a vedere i concerti
di Cristina Donà e di Simone Lenzi: grandi valutazioni, critiche favolose, bellissime serate.
Poi arriva Sanremo e tu, estimatore primo di
coloro che non sono mai arrivati a quel livello,
dici: “Perfetto, ottimo, vedrete”. Ascolti, e nonostante il brano in questione sia stato dato
ad Antonella Ruggiero o chi per lei, e rimani
interdetto. La spiegazione è dura, ed è roba da
psicoterapeuta: questi sono indipendenti perché non hanno i “pezzi”. O ne hanno talmente
pochi che li tengono per loro stessi. La canzone italiana vuole i Mogol e vuole i Roberto
Casalino, autore di “Novembre”. Così è, anche
se non vi piace.
VOTO 5 i bei nomi della musica italiana che
sfigurano. Antonella Ruggero, Giuliano Palma,
Ron, Frankie HI-NRG (che poi come si fa a 50
anni a chiamarsi così). Grandi artisti, davvero: grandi aspettative sulla carta finite in un
gesto, il classico gesto delle aspettative sbagliate. Il gesto in questione, e chiudiamo la
spiegazione, è quello delle “spallucce”: come
vedere rientrare in campo un calciatore tipo
Mario Gomez. Dici “Beh, è bravo,lo amo, ma
dai…”
VOTO 6 il vincitore del Festival. Arisa, ottima
voce, personaggio controverso: non puoi parlarne male, ma sai sicuramente che canterai
per sempre solo “Sincerità”. Come i rigori non
dati che poi vengono restituiti, la vincitrice nel
2014 vince perché può andare bene ma soprattutto perché doveva vincere prima con lo
stupendo brano “La notte”. Una vittoria zoppa, di un’interprete della canzone italiana che
sappiamo tutti non diventerà mai una Mina,
ma nemmeno una Mannoia. Rimarrà la “paperella” Arisa. Perché è lei che vuole fare la “paperella”, nonostante canti veramente bene.
VOTO 7 Ligabue, Baglioni, Cat Stevens. I grandi della canzone italiana ed internazionale
hanno una marcia in più e l’Italia sanremese
apprezza. In particolar modo Cat Stevens ci ricorda cosa significa essere un cantautore nei
minuti probabilmente più intensi del Festival,
quelli in cui ci ha regalato “Father and Son”.
VOTO 8 Pif. Giovane, veloce ed efficace. Se
c’era un personaggio che riusciva a dare una
marcia a tutto il carrozzone del Festival è
stato proprio lui, il ragazzo palermitano che,
anche se in maniera a tratti spicciola ma mai
offensiva, eredita tutto il meglio de “Le Iene”
mescolandolo con quello che a Firenze chiamiamo un “simpatico bischero”. Se vuoi sorridere, Pif funziona.
VOTO 9 Perturbazione. La rivincita degli outsiders della musica indipendente italiana. Arrivano al Festival in sordina, senza nessun vincolo
di prestazione e tirano fuori un brano perfetto.
Sanremese-pop, intelligente, testo ottimo. Ci
auguriamo tutti che sia una vera rinascita per
una band che troppo poco ha avuto ma che
con serena continuità ha proseguito a lavorare
sempre con un’umiltà che a troppi manca in
una scena, quella indipendente italiana, che
respira troppo smog internazionale e poca aria
sincera della nostra canzone. I nostri vincitori.
VOTO 10 a tutti noi, che nonostante tutto, siamo ancora davanti alla TV a guardare questa
manifestazione. Perché l’essere nazionalpopolare non è solo una moda, ma uno status
che ci appartiene. Noi non fuggiamo, mai.
http://www.sanremo.rai.it
26
serie di giustina terenzi
True
Detective
MARZO
Concorso nazionale di monologhi
con Andrea Mitri, Gila Manetti, Alfredo Cavazzoni
di e con Mauro Monni
APRILE
con Con.Tea.
Kultroses 659
I
l cinema ha definitivamente sconfinato nella TV. È arrivato True Detective, la nuova serie targata HBO con i noti attori hollywoodiani
Matthew McConaughey e Woody Harrelson.
Siamo in Lousiana, tra campagne assolate e umide nel nulla profondo degli Stati Uniti d’America, in una atmosfera greve e sospesa in
cui si intrecciano le indagini e le vicende umane dei due detective Rust
Cohle, silenzioso, enigmatico, asociale al limite dell’autismo (soprannominato ‘l’esattore’), e Martin Hart, ruvido e pragmatico poliziotto del sud
dall’accento nasale al comando dell’operazione, apparentemente buon
padre di famiglia.
In quella che viene definita ‘uno sbiadito ricordo della città’ un efferato
omicidio rituale, “la cosa più malata che abbia mai visto”. Da qui il via
alla narrazione, alternata in diversi spazi temporali, dal 1995 sino al
2012, quando il caso verrà riaperto. Che sia cinema o tv di altissima
qualità è difficile da dirsi, e forse è ormai inutile la distinzione. True Detective offre una grandissima prova attoriale. McConaughey e Harrelson
attraverso una recitazione al limite della perfezione riescono a restituirci
una accurata osmosi con la natura inquieta, desolata e apparentemente
immobile del paesaggio che fa da cornice muta alla vicenda. Le loro
debolezze, il loro passato doloroso, si sovrappongono allo svolgimento
della storia, che, nel suo incedere lento e dolente, cattura lo spettatore
scaraventandolo in un mondo distante, minaccioso, febbrile, fatto della
povertà e del degrado ai margini del “sogno americano”, di bikers, di città di roulotte, della ‘white trash’ americana, in poche parole la cosiddetta “Bible Belt”. Non manca la fase onirica, “alla Twin Peaks”, legata alle
allucinazioni del detective Cohle chiave al disvelamento delle verità nascoste di questo universo, un universo in cui nulla è veramente come appare. Tra predicatori con basettoni alla Elvis, stazioni radio evangeliche
gracchianti, interminabili spianate paludose e localacci in stile western,
già al terzo episodio sarete costretti a rivedere opinioni e convinzioni sui
due personaggi principali, loro il vero fulcro della storia. La narrazione
infatti tralascia l’aspetto delittuoso, ponendolo in un secondo piano, per
concentrarsi sui due caratteri. I loro dialoghi, i monologhi al limite dell’apocalittico del nichilista Rust, in un continuo, serrato, botta e risposta
con il piu’ pragmatico e tradizionalista Hart, in bilico tra “senso” e “non
senso” della vita, tra “etica laica” e ragioni trascendenti. Una storia di
detective si, ma ancora prima una storia di umanità.
Infine due annotazioni: alla scrittura c’è Nick Pizzolatto (già alle prese
con lo splendido The Killing) che cura tutti gli otto episodi, conferendo
così quella omogeneità tutta cinematografica alla serie e, come al solito, una superba colonna sonora, a cominciare dalla sigla di apertura
affidata alla Handsome Family e alla bellisima canzone country rock “Far
From Any Road”.
Solo quattro episodi al momento. Ma sento di potermi sbilanciare. La
serie dell’anno.
www.hbo.com/true-detective
where is my banana? - giulia brachi
28
storie di leonardo bressan
Reykjavik
Boulevard
Due chiacchiere con Niccolò Scelfo, art director di Reyjkavik Boulevard, piccola giovane
realtà artistico/editoriale che ha appena pubblicato “Creative guide for curious people”, un
libro pieno di cose belle. Rigorosamente made
in Florence.
Raccontaci la genesi di “Creative Guide for Curious People”; da dove è partita l’idea di un art
book?
L’idea è nata nel 2012, quando l’azienda per
cui lavoravo ha chiuso la sede di Firenze. Ho
deciso di dedicarmi completamente alla fotografia e ho investito tutto quello che mi rimaneva per intraprendere un viaggio di alcuni mesi
in Islanda, esperienza che si è poi sviluppata
attraverso altri 12 paesi: dopo aver incontrato
numerosi artisti ed essermi entusiasmato con
le loro storie, ho creato il sito ReykjavikBoulevard.com per metterne in luce il talento e scoprire qualcosa di più profondo. Serviva però
un obiettivo più definito e ho voluto puntare su
qualcosa di “romantico»: far emergere senza
filtri, censure o limiti questi artisti inserendoli
in un vero e proprio art book in edizione limitata, collaborando con giovani appassionati di
arte, musica, moda, design sparsi per il mondo e racchiudendo tutto il lavoro in un formato
tascabile inedito per sorprendere chiunque si
trovi a sfogliarlo. Provare per credere!
Chi sono gli artisti che hanno collaborato alla
guida e come li avete coinvolti nel progetto?
Sono per la quasi totalità artisti emergenti:
alcuni del tutto sconosciuti, altri già affermati,
altri ancora protagonisti di un’entusiasmante
rinascita artistica. Il percorso che ci ha portato a sceglierli è stata la vera forza del progetto: ci siamo infatti basati per molti di loro sul
consiglio di altri artisti conosciuti durante la
nostra avventura in giro per il mondo. Abbiamo
seguito le loro “affinità elettive” per arrivare
alla scelta finale, piuttosto che affidarci a ricerche standard che avrebbero probabilmente
portato a personaggi sovraesposti. La loro risposta alla nostra richiesta è andata spesso
al di là delle aspettative: ci siamo incontrati,
sentiti, scritti e con alcuni di loro abbiamo anche instaurato un rapporto che speriamo di
mantenere nel tempo. Alcuni hanno lavorato
con artisti internazionali (Sigur Rós, Björk),
altri sono stati poi scelti da grandi aziende
per realizzare campagne pubblicitarie o hanno
vinto premi importanti proprio mentre mandavamo in stampa la guida. Ogni storia ha il suo
fascino e leggerla può essere di ispirazione
per tutti.
Progetti, passioni, sogni, viaggi e creatività.
Sono queste le cinque domande alle quali gli
artisti della guida hanno risposto. In che modo
questi 5 elementi interagiscono tra di loro?
Sono le porte che ogni artista si trova davanti per creare il proprio modo di comunicare,
e la curiosità è la chiave per aprirle tutte. Mi
piace pensare che ogni progetto artistico nasca da una grande passione. A questo ci si
avvicina attraverso un percorso creativo che
parte dall’interno e trova ispirazione in quello
che ci circonda. Porre a tutti le medesime domande è stato un esperimento interessante:
volevo assolutamente creare un confronto su
un terreno comune, indipendentemente dalla
provenienza, dal tipo di arte o dal livello di notorietà a cui sono arrivati. È emozionante scoprire come il sogno di un ragazzo thailandese
possa essere simile a quello di un lituano, o
leggere dell’amore per Firenze condiviso da
una ragazza russa e un’americana e così via
tutto d’un fiato fino alla fine del libro.
Un progetto decisamente cosmopolita il vostro.
Ma nato e concepito a Firenze. Quale fil rouge
lega la nostra città alle vostre proposte editoriali?
La realizzazione della guida è stata curata nei
minimi dettagli a Firenze: dalla progettazione
grafica ideata da me e dalla designer Valentina Saltarelli, al supporto dello staff composto da Teresa Vitartali, Carolina Gestri e Nina
Sever aiutati da colleghi di altre realtà come
Raffaele Piano e Trinity Mitchell, alla produzione affidata a tipografie e legatorie che hanno
confezionato a mano ogni singolo volume, fino
alla distribuzione in pochi selezionati concept
store e realtà dinamiche. Firenze è la città da
cui sono partito e dove sempre torno, un luogo
che amo ma che deve anche imparare a guardare con occhi meno miopi al futuro, anche in
ambito editoriale, dando più rilievo e sostegno
ai giovani artisti.
Quali sono i sogni nel cassetto di Reykjavik
Boulevard per i prossimi mesi?
Stiamo ricevendo proposte soprattutto dall’estero per la realizzazione di App e per la digitalizzazione della guida, e puntiamo alla sua
diffusione in altre città del mondo. La libreria
di viaggio “Orsa Minore libri e mappe” di Pisa
ha deciso di puntare su di noi, ospitando un
evento di presentazione e stiamo prendendo
accordi con concept store di Roma, Milano,
Berlino, Londra Tokyo e New York, senza ovviamente tralasciare Reykjavik e tutte le altre
realtà emergenti ma non meno importanti nella nostra ottica. Puntiamo a rendere Reykjavik Boulevard un piccolo brand, aumentando
l’offerta ed allargandola ad altri prodotti nati
dai nostri progetti artistici individuali, senza
smettere di dare spazio ai talenti con cui entreremo in contatto. Vogliamo arricchire il sito
documentando la nostra esperienza diretta
con reportage e mini documentari di viaggio,
cercando di evitare le banalità e dando grande attenzione ai piccoli dettagli che spesso,
in piena rivoluzione digitale, passano del tutto
inosservati. Prossime mete? Tibet, Bhutan,
Nepal, India e Cina. Chissà che qualche sponsor non si svegli e decida di sognare ad occhi
aperti con noi!
http://www.reykjavickboulevard.com
parole 29
di sara loddo
GIPI
Unastoria
JOYCE CAROL OATES
Ragazza nera ragazza bianca
Un fumetto candidato al Premio Strega. Per
molti il fumetto dell‘anno. “Unastoria” di Gipi è
senza dubbio un‘opera intensa e delicata, che
mescola colori, immagini in bianco e nero, parole - dette o soltanto pensate - e storie. Non
unastoria dunque, ma due storie parallele e altrettanto lontane nel tempo: quella di Silvano
Landi, scrittore cinquantenne, colto nel mezzo
di una crisi esistenziale che lo porta lontano
dalla famiglia e dalla realtà e quella del suo
antenato Mauro, un soldato della Prima Guerra
Mondiale, immerso nell‘oscurità di un destino
incerto, nella paura e nella nostalgia di casa,
continuamente ricordata mediante lettere
dell‘ultima ora.
Ambientato in un campus americano degli anni
Settanta, l’ultimo romanzo della Oates narra le
vicende di due ragazze. Quasi diciottenni, Genna e Minette sono diametralmente opposte.
Diverse nell’approcciarsi alla vita e agli altri,
lontane nell’educazione familiare, nello status
e nel colore della pelle. Genna è una benestante ragazza bianca, discendente del fondatore
del College, sempre aperta e disponibile verso
il prossimo. Minette, invece, è una fiera ragazza
di colore cattolica, figlia di un Pastore, schiva e
scontrosa. Nel ripercorrere gli eventi che hanno
portato ad un epilogo tragico, che ha segnato
la sua esistenza, la protagonista ricostruisce il
rapporto controverso con la compagna di stanza e con la propria famiglia.
126 pp. – Coconino Press – 2013
315 pp. – Mondadori – 2014
FRANCO E ANDREA
ANTONELLO
Sono graditi visi sorridenti
234 pp. – Feltrinelli – 2013
Dopo il successo di “Se ti abbraccio non aver
paura”, in cui Franco e Andrea, padre e figlio,
raccontavano la loro avventura in cui l’autismo
di Andrea si incrociava con la meraviglia di un
viaggio “on the road”, arriva la storia vera dei
due autori. L’infanzia e l’adolescenza di Franco, un ragazzo curioso e assetato di nuove
esperienze, che dall’albergo di famiglia passa
ad esperienze lavorative sempre diverse e di
successo, conosce l’amore ed, infine, diventa
padre. Per poi scontrarsi con il mistero dell’autismo, dapprima vissuto con confusione, poi
pian piano più vicino.
Can’t explain
MORDECAI RICHLER
La versione di Barney
484 pp. – Adelphi - 2000
Un romanzo che prende la forma della biografia, con cui il protagonista Barney, ormai anziano e affetto
dal morbo di Alzheimer, racconta la propria versione dei fatti, smentendo le accuse di omicidio, mosse da
uno scrittore suo conoscente. Nel raccontare le vicende che hanno portato alla morte di cui è considerato
responsabile, Barney ripercorre la propria esistenza, le esperienze giovanili in Europa, gli amori, i suoi tre
matrimoni, i successi e i fallimenti. Un romanzo divertente e appassionante, che coinvolge e si fa amare per
lo stile, la trama e i colpi di scena.
30 suoni
di Lespertone
NOTWIST
Close to the Glass
BAND OF HORSES
Acoustic at the Ryman
Brown
City Slang
Erano anni che non avevamo notizie dei Notwist. Sei
per la precisione. Tanti ne sono trascorsi fra l’uscita
dell’ultimo disco “The Devil, You + Me” e questo
nuovo album “Close to the Glass”. Un’enormità se
pensiamo ai ritmi discografici odierni scanditi da disco, tour, registrazioni nuovo disco, nuovo disco finito
e ancora tour, nell’arco di due, tre anni. Ma ovviamente abbiamo un debole per quei gruppi o artisti
che non stanno troppo attenti a queste cose e che
fanno un disco quando se lo sentono, ma soprattutto quando hanno qualcosa da dire. E poi i Notwist
hanno una storia tutta particolare che vale la pena
raccontare. In breve. I Notwist sono una band tedesca formatasi a fine anni ’80. Ora, più o meno lo sapete, fanno un qualcosa che sta nel mezzo fra il rock,
il pop e l’elettronica, con chiari riferimenti ovviamente al krautrock tedesco. Quel che forse non sapete
– forse, perché voi lettori di Lungarno siete preparatissimi – è che quando iniziarono erano un po’ meno
loffi. I primi due dischi infatti – rispettivamente “Notwist” e “Nook” – sono più punk-hardcore californiano
che glitch e melodie. Cosa sia successo poi, non si sa. Ma già con “12”, prima, e con “Shrink” poi,
vengono intraprese altre strade. I ritmi rallentano, il cantato si ammorbidisce e vengono esplorati lidi
post-rock e jazz. Un gruppo sì europeo, ma se non lo avessimo saputo, forse non ce ne saremmo mai
accorti. Fino a “Neon Golden”, disco della svolta definitiva e soprattutto un capolavoro da avere in ogni
discoteca, intesa come collezione di dischi casalinga. Uno di quei lavori che, in tutta onestà, è molto difficile ripetere e che possono anche mettere una band in crisi. Perché, e ora che si fa? In “Neon Golden”
venne fuori il lato europeo ed inevitabilmente il dna teutonico della band. Ma sarebbe senz’altro riduttivo
liquidare quel disco così. C’erano delle canzoni, bellissime canzoni, quelle classiche da quattro minuti
tipo, con le quali venne ridefinito il termine Pop. Si respirava una certa ampiezza ed era pieno di ritornelli
indimenticabili. Non ricordiamo un brano meno bello, in quel disco. A dimostrazione che forse, “Neon
Golden”, qualche ansia da prestazione successiva l’abbia portata, trascorrono ben 7 anni prima che i
Notwist ci riprovino con il sopra citato “The Devil, You + Me”, che è molto buono non fraintendeteci, però
non è completo come “Neon Golden”. Nel frattempo abbiamo avuto la fortuna di vederli un paio di volte
dal vivo, entrambi concerti eccellenti e divertenti. Band bravissima soprattutto ad amalgamare il proprio
repertorio. Il nuovo “Close to the Glass” si pone, a livello qualitativo, fra “Neon Golden” e “The Devil, You
+ Me”. A livello qualitativo appunto, perché la band si è data da fare, e non poco, nel cercare nuove strade per rinfrescare un genere - quello in equilibrio tra pop-rock ed elettronica - che oggi, nel 2014, rischia
di essere demodé. E se i primi secondi di ‘Signals’ rimandano ai suoni di un qualsiasi gioco Arcadia per
un’elettronica più sostenuta ed acida che in passato, è con il terzo brano ‘Kong’ che già ci avviciniamo
alla perfezione di “Neon Golden”. Inserzioni elettroniche, la voce sussurrata di Mark Archer che all’inizio
pare J Mascis, la ricerca del pop altro. E si continua, con pochissimi bassi e molti alti. Tra alcune cose
dei The Postal Service, altre del kraut moderno di Fujiya e Miyagi ed altre ancora dove ci si confronta con
il cantautorato. Come in ‘Casino’, con i fantasmi di Elliott Smith. Giuro. Non siamo all’altezza di “Neon
Golden”, qui. Se Lungarno desse i voti forse sarebbe un 7 meno, ecco. Perché allora? Perché dopo aver
scritto della rivincita di senza tetto, di donne che lottano col cancro e di eroi che forse saranno perdenti
per tutta la vita, avevamo bisogno di un po’ di leggerezza. E di uno di quei dischi che ti accompagnano in
macchina, che puoi mettere su mentre lavori senza dover affrontare strani magoni e che ti rende in pace
con te stesso per all’incirca quarantasette minuti e trenta secondi.
Brani tagliati male, scaletta discutibile e, cosa
ancora più grave, live
totalmente privo di anima e pathos. L’unica
cosa positiva è che si è talmente disgustati
da volere riascoltarseli in forma come a bei
tempi di “Everything all the time” e “Cease
to Begin”. Da anni, involutissimi.
BARZIN
To live alone in that
long summer
Ghost
Dopo l’eccellente “Notes to an absent lover”
– sì, titolo allegrone – arriva il quarto album
per il cantautore canadese di origini iraniane Barzin. Folk malinconico e crepuscolare,
questa volta accompagnato da arrangiamenti più ricchi e corposi del solito. Sempre bravissimo.
SUN KIL MOON
Benji
Caldoverde
Sesto lavoro per i Sun
Kil Moon di Mark Kozelek (ex-Red House Painters). Folk claustrofobico ad alto tasso di
emotività e tensione. Fra Will Oldham (ospite nel disco insieme a Steve Shelley), Bill
Callahan e gli stessi Red House Painters.
Struggente dall’inizio alla fine. Capolavoro
ed uno dei dischi dell’anno.
Made in Italy
ALTRO Sparso (La Tempesta - 2013)
Un fitto lancio di oggetti, di concetti, di progetti. Da (quasi) vent’anni, gli Altro ci corrono di fianco, sapientemente vicini
ma non troppo, sempre attenti a colpire al momento opportuno ma comunque partendo da dove c’è più ombra, un
po’ schivi . Più veloci o più calmi, più Alternative o più Punk, più semplici o più catartici ma, comunque, sempre corti,
tirati, essenziali e taglienti. “Sparso” è come le cene in cui gli amici si ritrovano dopo tempo: i quattro EP fatti uscire
negli ultimi quattro anni - EP che hanno preso i nomi delle quattro stagioni - si siedono ora accanto, si avvicinano per
abbracciarsi nella modernità Post-Punk cui gli Altro, in Italia, hanno dato ben più che un senso. Due inediti, 18 brani
totali, tra cui le bellissime “Chiaramente”, “Precisamente”, “Nome”, “Melograno”, che tagliano malcontento e delusioni in tanti pezzettini con cui cospargere suoni e canti intelligenti. Baronciani (anche illustratore molto conosciuto),
Pagnini e Caldari sono partiti da Pesaro e sono venuti ad abitare in affitto nel cuore e nella testa di molti di noi già da
tempo. Questa convivenza, invero solo immaginaria, ci dà però almeno una garanzia, in questi tempi di incertezze: gli
Altro ci sono sempre. Magari le mezze stagioni no, ma gli Altro sì.
Emanuele Giaconi - http://www.benoise.com
MALI, TEXAS
SPAZIO
Ass. Culturale Blimp
presentano
Un progetto di
Massimiliano Larocca
in collaborazione con
Edoardo Semmola e Riccardo Ventrella
L’esperienza
Dirtmusic e altre
contaminazioni
tra Africa
e Occidente
ALFIERI
STORY
TELLERS
-Words & Music-
in concerto
HUGO RACE
(Melbourne, Australia)
Giovedì
20 MARZO
ore 21.30
Euro 12, ridotto 10
CHRIS ECKMAN
(Seattle, USA)
con
Žiga Golob - basso,
Diego Sapignoli (Sacri Cuori) - percussioni
ne parla
MARCO DENTI
giornalista, critico musicale, scrittore
(Mucchio Selvaggio, Buscadero)
conduce
MAURIZIO BUSIA
(Festival au Desert Florence)
Hugo Race e Chris Eckman sono due esploratori sonori.
Il primo ha fondato i Bad Seeds assieme a Nick Cave per
spostarsi poi sul terreno del blues e della contaminazione
tra rock e altri linguaggi musicali e visivi. Il secondo ha
guidato uno dei gruppi mitici della Seattle anni ‘90,
i Walkabouts, prima di trovare in Croazia una nuova
carriera e una nuova linfa artistica.
Insieme hanno creato il progetto musicale “Dirtmusic”,
giunto con il recente “Trouble” al terzo album prodotto: un
disco registrato in Mali con una guerra civile in corso che
rinnova l’incontro tra il blues postmoderno occidentale e la
spiritualità della terra che fu di Alì Farka Tourè.
Assieme ai giornalisti/promotori culturali Maurizio
Busia e Marco Denti incontriamo Race e Eckman per
farci raccontare da loro le storie e le testimonianze di
questo incredibile viaggio e per ascoltare la musica che
è scaturita dall’incontro tra i due artisti occidentali con la
generazione post-Tourè dei musicisti malinesi