Notiziario della Federazione Mandolinistica Italiana Periodico Trimestrale - Anno XXII - n. 1 - Marzo 2011 Eurofestival zupfmusik 2010 Bruchsal pag. 3 Editoriale - “Federazione? Ma di che cosa stiamo parlando?” pagg. 4 - 11 pagg. 12 - 13 pag. 14 Eurofestival Zupfmusik 2010 Bruchsal pagg. 15 - 16 Giovanni Gioviale (1885-1949) pag. 17 pagg. 18 - 20 pag. 21 pagg. 22 - 25 Omaggio a Mario Roffi nel 15° della scomparsa Festival Mandolinistico Internazionale Taormina 23/28 Luglio 2011 S. Messa per i Defunti (1° Novembre 2010) “Suite Indiana” - Nuovo CD dell’Orchestra “La Orden de la Terraza” Quartetto a Plettro “Umberto Sterzati” XXIII° Convegno Chitarristico Modena 30 Ottobre 2010 pag. 26 Primo Campus Estivo Nazionale Campobasso 4 – 14 Luglio 2011 pag. 27 Prematura scomparsa di Alison Stephens, mandolinista inglese In copertina: Hessisches Zupforchester e Kubota Philomandolinen Orchester assieme a Bruchsal ANNO XXII - n. 1 - Marzo 2011 L FEDERAZIONE? MA DI CHE COSA STIAMO PARLANDO? Nel “Corriere della Sera” di Domenica 13 Marzo 2011 viene riportato, in un articolo a firma di Renato Mannheimer, che il 150° anniversario dell'Unità d'Italia ha rafforzato il senso di identità nazionale. Secondo un sondaggio, alla domanda: “Da 1 a 10 quanto si sente italiano?” il 71% risponde da 8 a 10 e il 15% da 6 a 7. Quindi l'identità italiana è in crescita proprio in questo periodo. Si tratta di un sentimento variabile che si amplia in certe specifiche occasioni come ad es. quando l'Italia è protagonista di qualche grande evento come un Premio Nobel o i Mondiali di calcio. E' anche vero che risulta diffusa la convinzione che l'Unità d'Italia sia stata un bene per il Paese e pochi dichiarano di auspicare la secessione di qualche parte di esso. Purtroppo il 150° anniversario non ha minimamente influenzato la realtà mandolinistica italiana. Nel senso che non ha portato ad una crescita del senso di appartenenza alla Federazione Italiana e neppure a quelle regionali. Eppure i mandolini e le orchestre a plettro, popolarissime e diffuse da Bolzano ad Avola, nella seconda metà dell'Ottocento, hanno certamente avuto un ruolo nella crescita identitaria del nostro Paese. L'articolo 5 dello statuto della FMI così recita: i soci della FMI sono le Federazione Regionali, regolarmente costituitesi in Associazione adottando apposito statuto seguendo la bozza di cui allo Statuto tipo... di conseguenza allo stato attuale la FMI non ha soci dal momento che le Federazioni Regionali sono tutte inattive da lunga pezza. L'eccezione, costituita dall'Assoplettro (Federazione Regionale del Friuli Venezia Giulia), conferma la regola. E quando una federazione non ha soci...ha finito di vivere. Rimane comunque sempre valida l'affermazione del Sig. Alberto Tovaglieri e cioè che bisogna avere il coraggio e l'umiltà di relazionarsi ed imparare da coloro che in Italia negli ultimi trent'anni hanno fatto un percorso di eccellenza e costituiscono un faro nel panorama italiano del mandolino. Lui (è sempre il Sig. Alberto Tovaglieri che parla) si iscriverebbe volentieri ad una federazione nazionale che fosse in grado di rappresentarlo effettivamente, ovvero fosse accreditata presso le istituzioni culturali competenti, che fosse in grado di creare occasioni artistiche di rilevanza nazionale, coinvolgendo le eccellenze che fortunatamente esistono nel nostro Paese, collaborando fattivamente con loro e che adempia quanto più possibile agli scopi e compiti dichiarati all’art. 2 del proprio statuto. L’obiezione può essere forse la mancanza di fondi per la realizzazione di specifici progetti? Si, ma l’alternativa è ridursi ad un ruolo di divulgazione, magari solamente tramite il sito web, delle notizie che provengono dal mondo mandolinistico italiano. Non è poco, ma.... Il fatto è che siamo tra i popoli più individualisti d'Europa e dotati di una grande smania di voler affermare a tutti i costi il nostro io... ma se solo riuscissimo a capire che da soli, per quanto eccellenti possiamo essere, non andiamo da nessuna parte, allora il secondo capoverso del sopracitato articolo 5 può fare al caso nostro in quanto permette che “singoli, associazioni, orchestre o gruppi possano associarsi alla FMI se residenti in regioni prive di Federazione Regionale”. Artemisio Gavioli Eurofestival zupfmusik 2010 Bruchsal di Christine Teulon L’Eurofestival è, senza dubbio, nella vita musicale di ogni mandolinista, un’esperienza stimolante ed estremamente arricchente. Se possiamo permetterci un piccolo paragone, esso rappresenta per il mandolino ciò che, in maniera più contenuta, rappresenta Mondomusica a Cremona per il violino. Questo incontro mandolinistico-chitarristico internazionale, che la Federazione Mandolinistica tedesca e l’EGMA, da lungo tempo, organizzano ogni quattro anni in una diversa città della Germania, sempre con scelta attenta, per le sue qualità architettoniche, artistiche e paesaggistiche, del luogo di svolgimento, si è, dal 3 al 6 giugno 2010, svolto a Bruchsal, amena cittadina della regione del BadenWüttemberg. Rispetto ad altre edizioni, dove tutto era concentrato in un unico luogo, a Bruchsal le attività sono state dislocate in diversi ambienti cittadini - seppur a breve distanza gli uni dagli altri: lo splendido Bürgerzentrum, l’ampia “passeggiando tra le note dell’ EuroFestival” piazza antistante, l’ariosa Scuola di Musica, alcune chiese del centro città ed il Castello, diversificando così gli ambiti d’ascolto e di incontro per tutto ciò che veniva proposto. Nella centrale Scuola di Musica, un bel edificio su due piani, arioso e luminoso, con numerose sale e lunghi corridoi, è stata sistemata l’arte liutaria che ha visto la presenza di due liutai italiani: Gabriele Pandini di Ferrara e Mario Vorraro di Napoli, oltre ad un’ampia schiera di rappresentanti della liuteria tedesca. Contigui alla liuteria erano collocate numerose case editrici, praticamente tutte tedesche. Solamente la maggiore di esse, la Ditta Trekel di Amburgo, gestiva il suo abbondante patrimonio in un grande e ricco stand nell’ampio foyer del Bürgerzemtrum. Oltre agli espositori ed editori, nella Musik und Kunstschule, si sono altresì tenuti numerosi workshops, proiezioni, conferenze, indirizzati principalmente alla chitarra e destinati alla gioventù in particolare. La maggior parte dei concerti si è in- Ensemble giapponese “Electric Chair” Pag. 4 vece tenuta nelle due splendide sale da concerto del Bürgerzentrum. Nella grande sala, interamente rivestita di legno rossiccio, luci tenue, acustica eccellente, capienza all’incirca un migliaio di posti, si sono esibiti le grandi orchestre, nella piccola sala invece, della stessa fattura della precedente, capienza circa 500 posti, si esibivano i duos e i piccoli gruppi. Come per tutte le precedenti edizioni, concerti a pieno ritmo, praticamente dalle 10.30 del mattino alle 11.30 di sera, nell’una e nell’altra sala. Tante concomitanze, per cui tante continue scelte per l’ascoltatore, che poteva passare dall’una all’altra anche per sentire solamente un brano, un’orchestra o un gruppo, sperando che non avessero già iniziato la loro esecuzione, perchè quando cominciavano a suonare si chiudevano le porte e nessuno poteva nè entrare nè uscire fino agli applausi di fine brano. E’ da complimentarsi con una organizzazione che ha curato con estrema attenzione le diverse esibizioni, richiedendo programmi equilibrati dal punto di vista del tempo di suono a Margan Wilden Hüsgen con Natale e Beneduce Don Stiernberg Trio disposizione, più o meno uguale per tutti ed in larga maggioranza rispettato dagli esecutori. Si è potuto così contare sulla possibilità, passando da una sala all’altra, di non perdere il concerto che interessava. Difatti, c’è chi usciva dalla sala grande dopo il primo brano per andare nella piccola e poi ritornare nella grande e così via, a seconda dei programmi offerti. Una formula, per me, assolutamente nuova ma nella quale mi sono trovata a mio agio. Come lo si può evidenziare dal programma generale riportato separatamente, capitava che fossero concomitanti due esecuzioni che ambedue interessavano, scelta forzata quindi. Ma nell’insieme, i concerti erano, per la scelta del pubblico, ben distribuiti e aperti ai diversi gusti di ascolto. mandolinista impeccabile, con grandissima tecnica ed altrettanta espressività interpretativa. Pianista eccellente, perfetta intesa tra le due e bellissimi effetti proposti dal Duo. Così l’Ensemble giapponese “Electric Chair” (sedia elettrica), nome indub- Le esecuzioni? Livello mediamente altissimo. Non potrò dettagliare ognuno dei concerti che ho sentito perchè sono stati tanti e, per la maggioranza, tutti con un proprio indiscutibile valore. Di certo tuttavia, alcuni mi hanno particolarmente colpita. E’ il caso, per esempio, del Duo TolkachevaZiatdinova (mandolino-pianoforte): Pag. 5 biamente contrastante con l’armonia che emana da ogni gesto e suono profusi dal gruppo. Molta intercambiabilità, grande delicatezza, tecnica perfetta, bel gioco speculare delle parti e, per finire, musica in accompagnamento a passi di danza a movimenti lenti, eseguiti dal più anziano e dal più Duo “Senza Basso”: Katsia Prokopchyk e Roland Faber bile ricerca sul repertorio italiano tra otto e novecento (Silvestri, Marucelli, La Scala, Arienzo), pezzi bellissimi e di ricca personalità, ai quali però l’esecuzione tecnico-espressiva proposta non ha, purtroppo, dato il giusto risalto. giovane del gruppo, effetti di grande raffinatezza. Interessante anche il Duo Lichtenberg-Marshall, con un buon affiatamento, bella tecnica, brio e virtuosismo. Questo per la prima giornata di giovedì 3 giugno, per la seconda (venerdì 4), mentre all’interno del Bürgerzentrum si rappresentava un curioso ed interessante spettacolo “operistico”, ho scelto invece lo spazio aperto dove si sono esibiti, tra gli altri, il gruppo tedesco Saitenspiel, piacevole sia per la qualità delle esecuzioni che, sopratutto, per la notevole ricerca su strumenti e repertorio, spaziando dal medievale (con strumenti ricostruiti) al moderno folklore internazionale, il tutto con molta armonia e buon gusto, oppure i simpatici scozzesi del Gruppo “Da Capo Alba” che, alla fine della loro esibizione, hanno coinvolto il pubblico in una danza a coppie sulla piazza, come usano fare nel loro paese. Grande partecipazione e sano divertimento. Nel pomeriggio, finalmente qualcosa di italiano! Nella sala piccola si è dapprima presentato il Duo tedesco “Napoletana” (mandolino-chitarra), con un programma frutto di una apprezza- A seguire il Duo Gallucci-Pilato. Ottimo affiatamento, simpatiche e spigliate presentazioni, bella tecnica di ambedue, esecuzione di pezzi difficili e di grande effetto (Adios Nonino, di A. Piazzolla, Tutta per me e Ron y Cola dell’ischitano Luca Iacono e Variazioni sul basso di Tarantella del napoletano Antonello Paliotti), che hanno fatto esternare alla Prof. ssa Marga Wilden-Hüsgen: “Sono la dimostrazione che il movimento mandolinistico in Italia è quanto mai vivo ed in crescita”. Rapido spostamento per ascoltare, nella sala grande, quello che era, negli anni ’80, l’allora ottetto, ora Orchestra, di Neueunhain e, subito dopo, gustare l’ascolto della Landesjugendzupforchester Brandeburg-Berlino, orchestra fatta di soli giovani, dalla tecnica e dall’affiatamento molto promettenti. Interessante prosecuzione del pomeriggio musicale con una serie di ottimi ascolti, tra i quali ricordare un ensem- Trio Aonzo Duo Lichtenberg Marshall Pag. 6 ble di zittere, diretto da Keith Harris, la Württembergisches Zupforchester, diretta da Wolfgang Bast e la Badishes Zupforchester che, sotto la bacchetta di Arnold Sesterheim, ha reso omaggio a Dimitri Nicolau con il suo “Dances and Melodies”, brano certamente impegnativo e ben reso. Manifestazione serale destinata invece a vari ambienti del locale Castello settecentesco. I concerti si svolgevano in contemporanea, uno, nella chiesa, l’altro in uno dei grandi saloni interni e l’ultimo (quello che ho scelto) nella sala da concerti, una splendida sala, interamente rivestita di finissimi stucchi sul giallino e bianco ghiaccio con grandi specchi ed ampie finestre, un gioiello architettonico, propriamente adatto alla musica da camera. E’ in questo quadro, in una serata afosa, davanti ad una platea gremita che si sono esibiti il Trio Aonzo, il Duo chitarristico Davis e la raffinata Cappella dei Leutini. Attesa non delusa nell’ascolto del Trio Aonzo (Carlo Aonzo e Sabine Spath, mandolino, e Elena Buttiero, spinetta e cembalo), trio che ha fatto alcune variazioni al programma, iniziando nella bella esecuzione in duo de “L’amore” di Munier e “Fantasia poetica” di Calace. Seconda parte invece dedicata al Trio, con Sabine Spath al secondo mandolino ed Elena Buttiero, che si è espressa con la spinetta. Bach e Barbella. Ben suonati, begli intrecci tra i due mandolini, ed interessante sostegno della spinetta, certamente molto adatta al contesto. Scelta di un arrangiamento molto personale di Carlo Aonzo nel Duo in La Maggiore di Barbella, con inattesi effetti modernizzanti. Dietrich Kreidler (Direttore Artistico) e Rüdiger Grambow (Presidente Egma) atmosfera settecentesca. Si è difatti presentata la Cappella dei Leutini, diretta da Catherine Lichtenberg; 13 elementi, tutti giovani, tutti con strumenti di riproduzione barocca, liutini a 12 corde, chitarre barocche, liuto, viola da gamba, uso della penna d’uccello. Repertorio d’epoca naturalmente (Telemann, Leclair), con una esecuzione assolutamente splendida, virtuosistica, espressione di un ottimo affiatamento e tecnica perfetta. Dopo l’interessante performance, che vi ha fatto seguito, del duo di chitarre degli americani Mark e Beverly Davis, è stata la volta di un piccolo gioiello musicale che ha, per un momento, ricreato la delicata e virtuosistica Pag. 7 Una spontanea ovazione ha coronato questa splendida, raffinata serata musicale. Per quanto riguarda l’intera manifestazione, è da considerare che, oltre ai concerti, esposizioni e conferenze, uno spazio è stato dedicato anche alle esecuzioni in chiesa, dove ogni giorno ed in un diverso ambito cittadino (Chiesa luterana, Chiesa di S. Paolo, Chiesa di S. Giuseppe), dalle 18 alle Duo Flutino: Sarah Liebherz (flauto) e Franziska Russin (mandolino) due strumenti. 19, piccoli ensembles o masse coraliorchestrali hanno dato vita ad ascolti di alta suggestività. Ed arriviamo così al terzo giorno, musicalmente intenso quanto i precedenti ma con un maggior afflusso di pubblico, per l’arrivo, dato il week-end, di numerosi musicisti e musicofili, non solo tedeschi ma anche stranieri. Intanto che, per gli addetti ai lavori, alle 9 si apriva la riunione dell’EGMA, iniziavano anche i concerti, conferenze, dimostrazioni, sia al chiuso che all’aperto. E’, difatti, lì che abbiamo potuto nuovamente gustare l’elegante performance dell’ensemble giapponese degli Electric Chairs che ci riproponeva gran parte del repertorio presentato il giorno prima in teatro, al quale tuttavia aveva aggiunto pezzi ritmati e moderni, suonati con estremo buon gusto. Primo pomeriggio; riprendono i concerti nel Bürgerzentrum. Sala piccola. Duo Flutino, un bel Duo, dove però alla brillantezza del flauto faceva riscontro l’ovattato timbro del mandolino, a discapito, purtroppo, di una armoniosa unità sonora nel dialogo tra i Lo stand della ditta Trekel di Amburgo Pag. 8 A seguire il Duo casertano Beneduce-Natale, con un repertorio prettamente settecentesco. Bravi i nostri musicisti, in particolare Luca Natale, tecnicamente preparato, a momenti anche brillante. Nulla da opinare sul Duo n. 1 di Machinelli. Sui tre tempi che compongono il Duo n.1 dell’op.5 di Gervasio invece, due, Natale li esegue con il mandolino, passando alla mandola per il terzo, che è il tempo più veloce e virtuosistico dell’intero brano. Una scelta personale che ci fa chiedere, vista la perfezione con la quale esegue quest’ultimo tempo, e la curiosità e piacevolezza d’ascolto, perché non è stata utilizzata la mandola per l’intero brano; l’equilibrio sonoro del Duo ci avrebbe sicuramente guadagnato. Lasciata la Sala piccola, ci dirigiamo a grandi passi verso quella grande per sentire l’ultima parte dei concerti pomeridiani. Orchestra di giovanissimi del Conservatorio di Zwickau, diretti da Anette Schneider. Bravi, puliti, con buon senso d’insieme orchestrale, buona tecnica. Piacevoli da ascoltare e soprattutto dimostrativi della realtà tedesca, tra l’altro ampiamente evidenziata lungo tutto questo Festival: l’importanza data in Germania all’educazione musicale presso i giovani, comprendendo a pieno titolo, in questo contesto, anche il mandolino. Quanta cura nell’insegnamento, quanta disciplina nei suonatori, quanta attenzione verso l’ascolto reciproco, in un’atmosfera dove, ad ogni livello ed in ogni ambiente, la cultura si respira a pieni polmoni. Questione di mentalità. A seguire l’Ensemble giapponese Kataoka, diretta in parte da Takashi Ochi e Makoto Sakurai. In programma Camerata op.4/2 di Masanobu Kimura, brano contemporaneo, ben eseguito e di piacevole ascolto ed il Concerto per mandolino in Sol Maggiore di Munier. Pezzo impegnativo quest’ultimo, nel perfetto stile del compositore fiorentino, con momenti di bravura per il solista (in questo caso il giapponese Mideo Saito), ma anche per l’orchestra. A conclusione dell’incontro pomeridiano, la Landeszupforchester di Berlino, che presenta un unico brano: Un primo piano di Stephanie Rauch, primo mandolino nella Hessisches Zupforchester Collagen per chitarra e Orchestra a plettro di Klaus Wüsthoff, con Michael Tröster alla chitarra. Interessante brano contemporaneo, in tre tempi senza soluzione di continuità, ben eseguito, con energia e vari effetti sugli strumenti. Chitarra solista che, leggermente amplificata, faceva maggiormente risaltare le qualità dell’esecutore, rispetto all’abbondante classe orchestrale di chitarre. Arriviamo quindi al concerto serale che, dopo gli Electric Chairs, la Cappella dei Leutini ed altre rilevanti pagine orchestrali che lo hanno preceduto, ci propone due rimarchevoli esecuzioni. La prima, la Mülheimer Zupforchester, con Mirko Schräder alla chitarra, nel Vögel, Früchte und Wind per chitarra e orchestra a plettro di Herbert Baumann, presente in Hessisches Zupforchester e Kubota Philomandolinen Orchester assieme a Bruchsal Pag. Pag.99 Takashi Kubota direttore della Kubota Philomandolinen Orchestra sala. Bella esecuzione, resa con molta sicurezza e brillantezza, sia dall’orchestra che dal solista, tra l’altro leggermente amplificato, come avvenuto nel pomeriggio per Michael Tröster, a conferma della validità nella scelta di distinguere lo strumento solista dalla massa orchestrale, considerato anche il livello qualitativo dei due esecutori. Altro capolavoro, l’esecuzione di C.P.O. Rhapsodie, composizione di Stefano Squarzina, direttore dell’Orchestra Gino Neri di Ferrara. Esecuzione assolutamente splendida, suonata con vigore, volume, tecnica impressionante e pulita, ricca di espressioni e sentimento, chiusure secche e perfette. Ci è dispiaciuto che il compositore non fosse presente perché si sarebbe senza dubbio sentito gratificato, non solo dalla magnifica esecuzione della sua composizione, ma anche dalla vera ovazione concessa, dal pubblico a fine brano. A chiusura della serata, singolarmente od interagendo tra di loro, due grandi orchestre del mondo dei plettri: la Hessisches Zupforchester e la Kubota Philomandolinen Orchester. Ad iniziare, la Hessisches ZO con un pezzo di Bach che, ci spiegano, rappresenta una peculiarità. E’ da anni, difatti, che questo brano (Preludio e Fuga BWV 867) è quello con cui l’orchestra (una trentina di elementi) fa sperimentazioni d’assieme: senza direttore, rivolti contro il muro, a memoria, a classi intrecciate, insomma un vero banco di prova; ed in questa occasione desideravano, appunto, mostrare una di queste tante loro ricerche, ovviamente la più consona all’ambiente: Un dettaglio del Castello di Bruchsal Pag. 10 quella senza direttore. Ne è risultato una esecuzione, forse un po’ piatta, ma pulita, tecnica e con le classi ben amalgamate. Con il direttore Oliver Kälberer, presentano quindi una delicata interpretazione dell’Intermezzo in Si minore di Brahms, a seguito del quale, agli orchestrali tedeschi si uni- scono quelli giapponesi della Kubota Philomandolinen Orchester, in totale una sessantina di persone sul palco che, sotto la direzione di Oliver Kälberer eseguono la sua composizione Vishnu, molto contemporanea, per niente noiosa, con passaggi molto tecnici, espressi con forza e sicurezza. Tutti i tempi essendo concatenati e considerata la rilevanza dell’esecuzione, ne è risultato un brano molto fluido e di gradevole ascolto. Subito dopo, ritiratisi i musicisti tedeschi, i giapponesi, da soli, sotto la direzione di Takashi Kubota, ci propongono la sua Tanzsuite n. 1; bell’insieme, begli effetti. Quindi, di nuovo tutti assieme, tedeschi e giapponesi, sotto la direzione del m° Kubota per eseguire un altro suo brano, Fantasia n. 1 in La min., in un crescendo di assieme, di pulizia sonora, con una tarantella finale di grandissimo effetto. Meritata standing ovation. Chiuse le porte delle sale da concerto del Bürgerzentum, la manifestazione si sposta di nuovo in piazza, all’aperto, in un “Zupfer-party”, dove, fino a notte inoltrata, si esibiranno diversi gruppi e solisti, intanto che stands e ristori riforniscono di cibi e bevande la moltitudine di spettatori assiepati sul piazzale. Ultimo concerto, domenica mattina, nella Sala Grande del Bürgerzentrum, dove, a totale chiusura della manifestazione, quattro solisti/gruppi presentano musiche di vari autori contemporanei. A conclusione della nostra fiorente passeggiata, possiamo confermare che partecipare all’Eurofestival è un’esperienza meravigliosa. Bellissimo sentire tanta musica di sì alto livello e sì vari repertori. Ne torniamo con il cuore pieno di emozioni, la mente ricca di armonie, la certezza che “quando si vuole, si può” ma, anche, il rammarico che spesso “si può ma non si vuole!”. Torniamo con una constatazione (amara). I tedeschi hanno portato in programma una grande maggioranza di autori moderni, addirittura contemporanei, specialmente della loro terra, segno che da loro continua ad esserci chi scrive, chi pubblica e chi esegue. E molti pezzi, molti contemporanei, sono veramente di alto livello esecutivo e piacevoli all’ascolto. C’è, in Germania, per mentalità, un grandissimo senso di cultura, che si sviluppa attraverso l’insegnamento, partendo dai bambini. Si è visto che le orchestre giovanili (ed erano in buon numero), non hanno nulla da invidiare a quelle “grandi”, se non fosse per la maturità artistica delle seconde rispetto al processo di maturazione ancora in essere tra le prime. Vi è, inoltre, un grande rispetto per la musica, per il suonare assieme, per l’ascolto reciproco, per l’interscambio. Nelle sale di concerto nessuno faceva rumore, tutti erano molto attenti e partecipi. Nessun applauso fuori tempo. Perfetto anche il rispetto degli orari. Non sono stati concessi bis, anche se in qualche caso richiesti a gran voce dal pubblico, il quale ha comunque fatto chiaramente capire il suo apprezzamento con vere ovazioni – e addirittura standing ovations. Si respirava il rispetto, rispetto da parte degli esecutori per il pubblico e rispetto da parte del pubblico verso l’elevata qualità del prodotto musicale che gli veniva proposto. Un insegnamento per tutti gli appassionati di musica, sia essa esercitata o ascoltata. Facciamone tesoro. Nella foto: TAVOLA ROTONDA: “La musica come mezzo di integrazione” Christian Höppner, General Secretary, German Music Board (DMR) Dieter Kreidler, Director of Music, Germany Association of Plucked String Players (BDZ) Stefanie Rauch, Musicologist and Vicepresident (BDZ) Pag. 11 Omaggio a Mario Roffi nel 15° anniversario della scomparsa Ferrara - Sala S. Francesco Orchestra a Plettro “Gino Neri” di Edoardo Farina Interessante appuntamento concertistico sabato 20 novembre presso la Sala S.Francesco sita nell’omonima piazza di Ferrara, ove l’Orchestra a plettro “Gino Neri” insieme alla corale “Vittore Veneziani” ha reso omaggio al Senatore Professore Mario Roffi, nell’ambito del 15° anniversario della scomparsa avvenuta il 4 marzo del 1995 all’età di 83 anni, ove il 26 maggio dello stesso anno fu eseguito un primo e sino ad oggi unico concerto commemorativo. Uno degli ultimi mecenati di Ferrara giuntovi nel 1936, era nato nel 1912 - lo stesso anno di Michelangelo Antonioni - nel modenese a Spilamberto ove è intitolata a suo nome una via oltre che nella nostra città. E’ stato senza dubbio e senza nulla togliere ai suoi predecessori il Presidente che ha contribuito in maniera determinante all’affermazione dell’Orchestra a plettro “Gino Neri” e la consociata Corale “Vittore Veneziani” in campo nazionale ed internazionale, avendone assunto entrambe le presidenze sul finire degli anni ’50. Entusiasta della vita, infaticabile promotore e sostenitore delle più svaria- te manifestazioni musicali, ha saputo donare alle due associazioni quella stabilità organizzativa che ha permesso di essere applaudite in Europa, Africa, ex Urss e America, contesti che sapientemente e assai abilmente era in grado di procurare. Ha portato alla Direzione affermati Maestri con i quali è stato possibile raggiungere sempre la vetta più alta nei Concorsi nazionali ed internazio- Orchestra “Gino Neri” di Ferrara - sul podio Stefano Squarzina. Pag. 12 nali ai quali essi hanno partecipato. Fine mediatore, riusciva a ricondurre sui binari di un confronto serrato ma costruttivo qualsiasi contrasto tra le diverse tendenze musicali emergenti dal dibattito interno. Mario Roffi è scomparso mentre, tra le innumerevoli attività in programma, la sua attenzione era rivolta alle manifestazioni per celebrare nel 1998, i cento anni di vita dell’Orche- stra “Gino Neri” evento che ha portato a un prestigioso concerto presso il Teatro Comunale di Ferrara avvalendosi di cento esecutori di supporto provenienti da altre orchestre a plettro d’Italia, rappresentandone uno per ogni anno dalla fondazione. Sala S.Francesco gremita da un pubblico accorso numeroso alla presenza degli attuali Presidenti dei due circoli musicali, il Dr. Florio Ghinelli per la “Gino Neri”, il Dr. Francesco Guagliata per la “Veneziani” poi il Vice Sindaco di Ferrara assessore alla cultura Dr. Massimo Maisto e, gradita sorpresa, il giovane omonimo Mario nipote del Senatore, accompagnato dal padre Stefano, giunti per l’occasione appositamente da Roma ove risiedono. La direzione è stata affidata come di consueto a Stefano Squarzina, l’ultimo direttore d’orchestra e di coro oggi in comune dopo le decennali presenze di Italo Pazzi, Giordano Tunioli, Giorgio Fabbri e Pierluigi Calessi per la “Veneziani”, con un programma suddiviso in tre par- ti. Nella prima abbiamo ascoltato la sola Corale nella formula “a cappella”, contenente brani dal rinascimento all’epoca contemporanea, nella seconda la sola Orchestra, per unirsi infine nell’esecuzione di musiche di Giuseppe Verdi, il più importante musicista del periodo Risorgimentale e personificazione dell’Unità d’Italia, uno degli autori più amati dal Professore. L’eredità di Mario Roffi a distanza di Corale “Vittorio Veneziani” Pag. 13 15 anni consiste soprattutto nell’aver consolidato nel tempo, presente e a venire, questi straordinari sodalizi uniti dalla passione per il piacere di fare musica;. Agli attuali dirigenti, quindi, l’arduo compito di proseguire, sulle orme da lui lasciate, il cammino intrapreso da oltre un secolo, per continuare a portare anche nel terzo millennio il nome delle due prestigiose Istituzioni ferraresi nei Teatri di tutto il mondo. Festival Mandolinistico Internazionale Taormina 23/28 luglio 2011 PROGRAMMA Sabato 23 Luglio ore 19.00 - Piazza IX Aprile Orchestra a Plettro “Ars Tunae” (Spagna) ore 21.30 - Cattedrale Orchestra “Estudiantina la Napolitaine” (Belgio) Domenica 24 Luglio ore 19.00 - Cattedrale Duo “Estudiantina la Napolitaine” ore 21.30 - Teatro greco Orchestra a plettro città di Taormina Orchestra a plettro “Het Consort” (Olanda) Orchestra a plettro “Ars Tunae” (Spagna) Orchestra “Estudiantina la Napolitaine” (Belgio) Lunedì 25 Luglio ore 19.00 - Cattedrale Armonie in pizzico (Brescia) ore 21.30 - Villa Comunale Orchestra “Het Consort” (Olanda) Martedì 26 Luglio ore 9.00 - Cattedrale Quartetto a Pizzico Ligure (Genova) ore 21.30 - Villa Comunale Armonie in pizzico (Brescia) Mercoledì 27 Luglio ore 19.00 - Cattedrale Accademia Mandolinistica Pugliese ore 21.30 - Villa Comunale Quartetto a Pizzico Ligure (Genova) Giovedì 28 Luglio ore 19.00 - Cattedrale Sikania Mandolin Ensemble (Palermo) ore 21.30 - Villa Comunale Accademia Mandolinistica Pugliese Pag. 14 Giovanni Gioviale 1885 - 1949 di Santo Privitera L’11 giugno del 1949 moriva il M° Giovanni Gioviale, apprezzato musicista catanese, autore di brillanti composizioni popolari oggi pressoché introvabili. Era nato nel novembre del 1885. A distanza di 62 anni, il mito di Gioviale è rimasto immutato tra gli amatori della musica di genere popolare. Non c’era catanese che non conoscesse e non amasse la sua generosità nell’affrontare, solo per il piacere di suonare e deliziare il pubblico, faticosissimi concerti spesso senza percepire alcun compenso. Ovunque egli suonasse, il successo era assicurato, anche se la sua fortuna non fu pari alla sua abilità né al suo talento. La sua vita fu però costellata d’emozionanti aneddoti, d’entusiasmanti “imprese” musicali compiuti al mandolino, strumento musicale diretto discendente del liuto. I pochi testimoni che ebbero la fortuna di conoscerlo, raccontano che “suonava come un angelo”. Al mandolino, Gioviale era capace di sbalordire con le sue strabilianti esecuzioni pieni di virtuosismi, con le sue geniali interpretazioni in grado di raggiungere ritmi addirittura frenetici. Chi lo definì il “Paganini del mandolino”, ben comprese la grandezza del personaggio. Nella sua arte, Gioviale non ebbe rivali, anche se nel panorama siciliano e catanese in particolare, non mancavano i musicisti professionisti o dilettanti capaci di stupire per la loro naturale predisposizione all’arte musicale. E questi personaggi, dediti all’artigianato o addirittura agli umili mestieri, si formavano nelle botteghe di lavoro o nei circoli privati. Raramente nei teatri cittadini che contavano. Questi musicisti o “orecchisti” (perché suonavano senza leggere la musica; solo ascoltando il motivo musicale) di solito non erano destinati alle grandi platee ma ad occasionali esibizioni pubbliche per lo più familiari. Cominciò all’età di 10 anni l’attività musicale di Gioviale. Dopo avere assistito ai concertini che si svolgevano quasi tutte le sere a chiusura della giornata lavorativa in una sala da barba in via Plebiscito, imparò a suonare il mandolino. Successivamente si cimentò nel suono del banjo, della chitarra e del violino. Quest’ultimo strumento egli cominciò a studiarlo al convitto di via Crociferi. Come violinista, entrò a far parte dell’orchestra del teatro “Bellini”. Ma era il mandolino lo strumento che più lo affascinava. Pag. 15 Intorno al 1923, giovane musicista, ebbe modo di farsi apprezzare da Pietro Mascagni venuto a Catania per dirigere una propria opera. Il musicista toscano, nel corso di uno spettacolo musicale offerto in suo onore all’Hotel Bristol, sarebbe rimasto ammirato dalla versione de “La danza esotica” eseguita al mandolino da Gioviale. Anche nell’episodio riferito da Saverio Fiducia, successe qualcosa di analogo. Protagonista questa volta, il noto tenore Dino Borgioli che casualmente ascoltò in una trattoria di via Paternò, “La danza delle ore” eseguita da Gioviale con l’accompagnamento della chitarra suonata da un certo Costa. Ne rimase talmente stupito da offrirgli una tournee in Spagna, a Madrid. Nella città madrilena, racconta un aneddoto, durante una prova di abilità, costrinse il mandolinista avversario ad ammettere pubblicamente la propria sconfitta. Nella ricca anneddòtica legata al suo “mito”, si racconta inoltre di una gara mandolinistica svoltasi nel 1922 ad Acireale nella tenuta di un noto politico del luogo. Nella città ionica, Gioviale diresse l’orchestra a plettro formata da 19 elementi che si aggiudicò la gara sbaragliando tutte le altre formazioni orchestrali che co- stituivano il meglio dei mandolinisti Siciliani. Gioviale ebbe modo di “catturare”, come ci riferisce ancora il Fiducia in un articolo commemorativo scritto nel 1969 a vent’anni dalla morte, le simpatie del maestro Leopoldo Mugnone. Questo direttore d’orchestra che godeva fama di “duro” e “scorbutico” dopo la mirabile esecuzione della serenata del secolo atto dell’Otello”, rivolgendosi a Gioviale che l’aveva eseguita, così si sarebbe espresso: “Ho diretto un centinaio di volte il capolavoro Verdiano, ma una serenata come questa, così eseguita, fu sempre prima d’ora un ardente desiderio”. Gioviale amava viaggiare: l’Africa, l’Inghilterra, la Spagna, l’Austria, le tappe principali della sua carriera. In Italia suonò a Torino, Milano, Roma, Genova e Palermo. Poi negli Stati Uniti. Nel corso della sua permanenza a New York, dal 1926 al 1929, conquistò un’altissima reputazione in campo concertistico e discografico. Nel suo repertorio, oltre a Frontini, Emanuel Calì e alle proprie composizioni caratterizzate dalle “acrobatiche” esibizioni, vi furono: Bellini, Mozart, Grieg, Ponchielli, Verdi, Mendelsson, Mascagni. Ma l’opulenza del nuovo continente e soprattutto il rafforzarsi dei ritmi estranei alla sua cultura musicale e forse anche tanta nostalgia della sua terra, lo convinsero a tornare. La sua fama ha ormai raggiunto l’apice: è membro della Federazione Italiana del Plettro; suona e dirige nelle orchestre a plettro siciliana e romana; entra a far parte dell’orchestra Toscanini alla “Scala”. A Catania, prese parte ad una trasmissione radiofonica settimanale a diffusione nazionale intitolata: “I canti dell’Etna”. La sospensione del programma per “riduzione di autonomia”, si disse, dovette incidere notevolmente sulla sua decisione di ritornare negli Stati Uniti. Era in attesa delle apposite autorizzazioni per l’espatrio, quando si manifestò il tumore al polmone che in breve tempo lo avrebbe condotto alla morte. L’ultimo concerto lo tenne al club della stampa nel febbraio del 1949. Scrisse moltissime opere per mandolino, quasi tutte polke, valzer e mazurche incise nelle migliori case discografiche. Tra queste ricordiamo le più note: “Viale fiorito”; “Ritornando da Vienna”; “Biancuccia”; “Allegra compagnia; “Occhi di bambola”; “Amorino”; “Balliamo l’ultima mazurca”; “Serate primaverili”; “L’ultimo amore”. Due storici e scrittori, in particolare, si occuparono di lui: Francesco Granata e Saverio Fiducia. Un fatto è certo: la figura artistica di Gioviale andrebbe meglio approfondita; se non altro perché quella sua abilità tecnica che aveva conferito al mandolino una voce così speciale, non vada perduta per sempre. Una strada alla periferia della città, è tutto quello che Catania fino a questo momento gli ha saputo dedicare: ben poca cosa, forse, per un mandolinista che suonava la “Lucia di Lammermoor” in sei diverse voci, facendo esplodere la platea di scroscianti e prolungati applausi. Da: La Provincia di Catania, organo ufficiale della Provincia Regionale, pag. 22, aprile 2001. Pag. 16 S. Messa per i Defunti 1° Novembre 2010 Ferrara - Chiesa del duomo Orchestra a Plettro “Gino Neri” La ripresa dell’attività concertistica autunnale e invernale 2010/2011 dell’Orchestra a plettro Gino Neri è contrassegnata da un ricco calendario di eventi, alcuni già realizzati altri da concretizzarsi, tra cui come oramai da diversi anni, il tradizionale accompagnamento alla S. Messa dedicata alla giornata dei defunti presso la pomposa cornice di pregio storico della Chiesa del Duomo, svoltosi lunedì 1° novembre alle ore 17.30. Il programma, diretto da Stefano Squarzina è stato improntato ovviamente sull’esecuzione di pochi autori di carattere sacro, non trattandosi di concerto bensì di supporto alla festa della celebrazione di Tutti i Santi. In primis Johann Sebastian Bach, compositore di centinaia di opere liturgiche, data la sua enorme ed infinita devozione a Dio, dove ad apertura Avanti la Messa ne abbiamo ascoltato la conosciutissima “Aria sulla quarta corda”, secondo movimento tratto dalla Terza Suite n. 3 in Re maggiore (BWV 1068) dalle sei per orchestra, scritta per il suo patrono il principe Leopoldo di AnhaltKöthen tra gli anni 1717 e 1723. Aria conosciuta impropriamente con questo titolo, la cui caratteristica è il distac- di Edoardo Farina co dal resto della suite, è l’unico movimento ove è presente un organico esclusivamente composto da strumenti ad arco, qui interpretata nella trascrizione plettristica. Divenuta celebre in Italia anche al grande pubblico grazie alla versione del gruppo vocale Swingle Singers, (album “Jazz Sebastian Bach”) la parafrasi jazzistica è stata impiegata come sigla da diverse trasmissioni televisive condotte da Piero Angela (“Quark” ed altri). A seguire, il “Celebre Largo” di G. F. Händel, tratto dall’opera “Serse”, quindi lo svolgimento di una Saraban- Pag. 17 da di Arcangelo Corelli, entrambi colossi del Barocco autori di molte pagine solenni, mentre altre musiche di supporto sono state lette all’organo dallo stesso direttore della “Gino Neri”, in qualità di solista e accompagnatore dei canti. La conclusione della S. Messa anche quest’anno è stata affidata come di consuetudine alla “Marcia funebre” tratta dal 3° movimento della “Sonata n.2 op.35 in si bemolle minore“ certamente la più celebre delle tre sonate di Frédéric Chopin di cui quest’anno ne ha ricorso il bicentenario della nascita (1810 – 1849); composta nel 1839, sorta “attorno” al terzo movimento celeberrimo e spesso usato in arrangiamento per banda nei cortei funebri di personaggi più o meno noti, fu allora eseguita assieme ad altre sue composizioni in occasione del suo funerale come da lui stesso richiesto. Naturalmente il brano nasce per essere suonato al pianoforte, caratterizzato da una dolcissima melodia accompagnata solo da incessanti arpeggi della mano sinistra; proposto in un suggestivo pieno orchestrale, lasciandoci una profonda tristezza nel ricordare i propri cari in attesa della Risurrezione, la “Gino Neri” ne ha voluto dedicare un momento particolare agli esecutori scomparsi estendendolo ai presenti e alle famiglie di tutto il sodalizio. “Suite Indiana” Nuovo CD della orchestra “La Orden de laTerraza” L’Orchestra a pizzico della Rioja “La Orden de la Terraza” nel presentare il suo ultimo CD “Suite Indiana” cerca di far conoscere quali sono gli interessi musicali e le proposte innovative dell’orchestra, pur nel rispetto della tradizione e delle radici musicali spagnole. Così spiega il direttore dell’orchestra Carlos Blanco Ruiz. Si tratta del terzo album (il precedente risale al 2001) e contiene opere di artisti come JORGE CARDOSO, JOSÉ MANUEL EXPOSITO, CARLOS BLANCO, AMADEO VIVES e MANUEL DE FALLA. “E’ stato un album autoprodotto” ha continuato l’artista “ e l’esperienza è stata molto positiva, tanto che stiamo già pensando di fare altre registrazioni”. JORGE CARDOSO Jorge Cardoso è un compositore di musica, soprattutto per chitarra e medico. E’ nato a Posadas, (Argentina) nel 1949. Ha compiuto gli studi musicali al Conservatorio Reale Superior de Música de Madrid e, nel 1973, gli studi di medicina presso l’Universidad Nacional de Córdoba. Jorge Cardoso ha tenuto concerti in varie parti del mondo e spesso ha partecipato a festival internazionali e programmi per la radio e la televisione. Ha suonato con il soprano Liliana Rodriguez. Jorge Cardoso ha composto oltre 350 opere: suite e pezzi per chitarra solista; duetti (due chitarre, chitarra e violino, chitarra e clavicembalo, chitarra e flauto), trio e quartetto, quartetto d’archi, quintetto (chitarra e archi, chitarra e strumenti a fiato ), concerti (per due chitarre e archi, per chitarra e orchestra), un’orchestra di archi e canzoni per voce e chitarra. Ha tenuto conferenze sulla tecnica della chitarra classica, l’interpretazio- Pag. 18 ne, la musica latina, la musica barocca e la composizione musicale. Egli è l’autore del libro “Scienza e Metodo della Tecnica della Chitarra” e di “I Ritmi e le Forme Musicali del Sud America”. Jorge Cardoso ha ricevuto i più alti riconoscimenti in vari concorsi e festival. Oltre ad essere chitarrista, compositore e musicologo, Jorge Cardoso è anche dottore in medicina presso l’Università Nazionale di Córdoba Argentina (1973). Egli è il fondatore e direttore dell’Orchestra da Camera di Chitarre di Madrid e presidente del GUIA (Guitarristas de América). JOSÉ MANUEL EXPOSITO Ha frequentato il Conservatorio Superior de Música di Valencia con Rosa Gil ottenendo il títolo di Profesor Su- guida di Josè Ribera. E’ stato allievo di Felipe Pedrell, figura fondamentale della musica spagnola del ventesimo secolo. Andò presto a Madrid dove visse il resto della sua vita iniziando a pubblicare una serie di concerti prima di dedicarsi alle zarzuelas con le quali ha costruito la sua fama. Doña Francisquita (1923) apprezzata per il suo spontaneo lirismo, facile orchestrazione ed evocazione pittoresca della Madrid del 19° secolo è stata definita da Christopher Webber come la più bella fra le zarzuelas a tre atti e senza dubbio la più famosa ed amata fra le opere di Vives. perior. Ha fatto diversi recitals presso il Conservatorio de Valencia, Nueva Acrópolis, Centro de estudios artísticos Barreira, Feria de Muestras de Valencia, Monasterio del Puig (a dúo con Inmaculada Boix) ecc. Ha partecipato a Corsi di Perfezionamento e Master Classes con David Russell, Pepe Romero e Carlos Bonell. Ha anche una grande esperienza come docente di chitarra e solfeggio. Come compositore ha scritto numerose opere per chitarra, duo di chitarre, flauto e chitarra, clarinetto e pianoforte, quartetto di clarinetti. Fra le sue opere più recenti spiccano: Exilio del Mar (2002), per chitarra basata su quattro poemi di Rafael Alberti. Los Colores del Arco Iris (2005), suite facile per guitarra. Paisajes para Violeta (2005), per mandolino e chitarra o due chitarre Tres Apuntes per Clarinetto e Piano (2003). Malambo (2008) per orchestra a plettro, omaggio ad Alberto Ginastera, dedicata a La Orden de La Terraza. AMADEO VIVES (18 November 1871 – 1 December 1932) E’ nato Collbatò vicino a Montserrat. Ha studiato a Barcellona sotto la Ensemble” e della Orchestra a Plettro Roberto Grandío sotto la direzione di Pedro Chamorro con la colaborazione del maestro Pedro Iturralde. Forma un duo con la mandolinista tedesca Carla Maria Huber, con il chitarrista Francisco Sagredo e ha lavorato con il mandolinista e compositore giapponese Yasuo Kuwahara ora scomparso. E’ direttore musicale e chitarrista solista dell’Orchestra a Plettro de La Orden de La Terraza di Nájera, e del suo Quintetto, con i quali si é esibito in Germania, Italia, Francia, Austria, Ungheria, Russia, Canadá o Giappone. Nel 2009 é stato chiamato a partecipare alla edizione di EGMYO (Orchestra Giovanile Europea) a Savona in qualità di “Guitar Tutor”. Attualmente é professore di chitarra e di informatica musicale nel Conservatorio di Musica de La Rioja a Logroño. CARLOS BLANCO RUIZ Nato a San Asensio (La Rioja) nel 1970, comincia a studiare chitarra con Josè Fernàndez Rojas a Logroño per poi trasferirsi a Valencia ed ottenere il titolo di Professore di Chitarra al Conservatorio “Joaquìn Rodrigo” studiando con i professori Antonio Galindo e Josè Luis Ruiz del Puerto. E’ laureato in Storia e Scienza della Musica ed in Architettura. Ha eseguito numerosi concerti come chitarra solista con l’Orquesta Sinfónica de La Rioja, e con la Banda Municipale di Haro sotto la direzione di José Luis Barrio. Ha fatto parte del progetto “Nacional Pag. 19 MANUEL DE FALLA (Cadice, 23 novembre 1876 – Alta Gracia, 14 novembre 1946) Effettuò i primi studi musicali a Cadice prima di trasferirsi, appena ventenne, a Madrid dove studiò composizione per quattro anni sotto la guida di Pedrell che gli fece conoscere Claude Debussy. mento. Nell’agosto del 1920 compose “Piece de guitarre ècrit pour le tombeau de Debussy”, eseguito prontamente da Andrés Segovia e Miguel Llobet. Si mise in evidenza soprattutto con il Concerto composto tra il 1923 e il 1926, per clavicembalo e per cinque strumenti. Dopo la guerra civile del 1936 lasciò la Spagna ed emigrò in Argentina dove rimase fino alla fine dei suoi giorni. Le sue prime opere furono da camera, passando dalla zarzuela all’opera teatrale. La Vida Breve (1905) ricevette premi e riconoscimenti. Dal 1907 al 1914 soggiornò a Parigi, dove venne a contatto con Debussy, Maurice Ravel. Nelle sue opere per chitarra si nota la nascita della chitarra moderna classica, sia per l’utilizzo timbrico sia per avere conferito “nobiltà” allo stru- “La Orden de la Terraza” al Conservatorio Professional de Música de La Rioja - foto: Jaime Blanco Ruiz w w w. l a o r d e n d e l a t e r r a z a . c o m Pag. 20 Quartetto a plettro “Umberto Sterzati” All’interno dell’Associazione culturale “Gruppo Padano di Piadena (CR)” che nasce nel 1962 avendo come scopo la ricerca di documenti dell’espressività popolare, si è costituito un gruppo di lavoro per la ricerca e la riproposta delle musiche originali per strumenti a plettro di compositori della provincia di Cremona. Il mondo mandolinistico cremonese ha un storia ricca di avvenimenti: - Viene attribuito alla Liuteria Cremonese e Bresciana di fine ‘700 inizio ‘800 un mandolino (oggi conosciuto come mandolino bresciano o cremonese) a quattro corde di budello valorizzato da un virtuoso mandolinista bresciano: Bartolomeo Bortolazzi (1771-1820). - Presso il Gemente Museum Den Haah in Olanda è custodito un mandolino a quattro corde, datato 1799, del liutaio cremonese Matteo Scolari. - Presso il Museo di Cremona sono custoditi alcuni disegni di mandolini costruiti da Antonio Stradivari. - Tra le figure più importanti del concertismo cremonese è da ricordare il virtuoso Giovanni Vailati (?-1890) di Crema, detto il “Paganini del mando- lino” che tenne concerti in tutta Europa. - Nell’anno 2000 è stato riscoperto e ricostruito dalla Scuola di Liuteria il “Mandolino Coristo” di Antonio Stradivari di cui l’originale si trova a Londra di proprietà del Maestro Charles Beare. Numerose furono le orchestre mandolinistiche in provincia di Cremona. La più importante nacque il 5 gennaio 1897 come “Circolo Mandolinisti e Mandoliniste di Cremona” e tenne concerti in tutta Europa. Il Circolo Filodrammatici di Cremona custo- Pag. 21 disce ancora oggi alcuni strumenti musicali utilizzati e le partiture delle musiche che venivano eseguite. Le ricerche musicali sul territorio hanno contribuito a riscoprire musiche originali per mandolino di compositori cremonesi: Denti Giuseppe (1882-1977) di Cingia dè Botti , Giuseppe Anelli (1886-1926) di Trigolo, Andrea Gnaga (1860-1939) di Crema, Luigi Casazza (Cremona? Sec. XIX), Umberto Sterzati (1909-1972) di Cremona. In particolare la figura di Umberto Sterzati è ancora oggi molto nota a Cremona e in provincia. Ha composto e trascritto musiche per chitarra classica e per quartetto a plettro. Per ricordarlo si è costituito il Quartetto a plettro “Umberto Sterzati” composto da: Camilla Finardi e Sergio Lodi (mandolini), Andrea Bazzoni (mandola) Luisella Conter (chitarra). Ha partecipato alla IV Edizione del Concorso Internazionale per chitarra e gruppi strumentali a plettro di Ala (Tn), classificandosi terzo. A Serravalle il quartetto eseguirà brani di autori cremonesi originali per mandolino. XXIII Convegno Chitarristico Modena 30 Ottobre 2010 di Silvia Mastrogregori foto di Marco Cavina Il 30 ottobre 2010 si è svolto a Modena, presso le sale del palazzo Coccapani, il XXIII Convegno Chitarristico. Anche quest’anno l’appuntamento, realizzato in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti, si è rivelato una gradita occasione per approfondire temi di ricerca intorno alla chitarra, ascoltare musica e naturalmente incontrare maestri, concertisti e studiosi. La tradizione riportata in auge nel 2009 si è dunque riconfermata come qualificato evento capace di coinvolgere, nel senso autentico dell’iniziativa, numerosi collaboratori e un pubblico sempre più partecipe e propositivo. riche, dal titolo Discografia storica della chitarra in Italia: incisioni, cataloghi e documenti negli anni 1920-1960. Questa mostra, curata da Marco Bazzotti, ha offerto un percorso attraverso rari documenti sonori che hanno trasmesso fino ai nostri giorni suggestive e sorprendenti interpretazioni di noti concertisti, come Antonio Amici, Pasquale Taraffo, Luigi Mozzani, Renato Giuseppini, Elena Padovani, Mario Gangi. La giornata si è aperta con i saluti del prof. Ferdinando Taddei, presidente dell’Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti. Ha preso poi la parola la curatrice del convegno Simona Boni che Il comitato scientifico (costituito da ha illustrato il progetto Chitarra Giuliano Balestra, Simona Boni, in Italia, intorno al quale si stanno Giovanni Indulti, Vincenzo Poc- riunendo importanti contributi di ci, Enrico Tagliavini) ha lavorato ricerca musicale, presentando quincon cura alla progettazione del con- di il XXIII Convegno Chitarristico vegno, articolando la trattazione dei che di tale operosità è espressione temi secondo un ordine cronologi- autentica, in una armonia di intenti co che ha offerto una rara occasione capace di superare le distinzioni fra per riscoprire, anche nella dimensione del divenire storico, aspetti particolari e inediti del passato e del presente chitarristico. Le relazioni e gli interventi musicali, tenuti da concertisti e studiosi di riconosciuto valore, hanno così trasportato il pubblico dalle sonorità della vihuela alla musica contemporanea, in una continuità espressiva e contenutistica assai apprezzata. In occasione del Convegno inoltre sono state organizzate presso le antiche sale del palazzo due esposizioni di rilievo: una rivolta alla liuteria, con gli strumenti più rappresentativi dell’arte di alcuni costruttori italiani, e una dedicata alle incisioni sto- ‘scuole’. Il primo intervento, dal titolo Emilio Pujol e la vihuela all’Accadenia Chigiana, è stato tenuto da Giuliano Balestra che ha introdotto l’argomento con l’esecuzione alla vihuela della Fantasia del IV Tono di Luys Milan e della bellissima e toccante Romance Paseabase el Rey moro di Luys de Narvaez, con la partecipazione del soprano Elisabetta Majeron. Dopo questa apertura in musica in omaggio al maestro Pujol, Giuliano Balestra ha tracciato un inedito profilo della fortuna dello strumento spagnolo in terra italiana e del contributo fondamentale dato in questo campo da Emilio Pujol, concertista, didatta e musicologo nonché primo docente di vihuela alla prestigiosa Accademia Chigiana di Siena, dove ebbe per allievi alcuni dei più importanti chitarristi dell’epoca quali Alirio Diaz, John Williams, José Tomàs e Elena Padovani. Giuliano Balestra ed Elisabetta Majeron Pag. 22 Rosario Cicero risultato musicale e insieme visivo di una mano destra che sembrava essa stessa danzare sulle corde della chitarra. Dopo i fasti rinascimentali della vihuela la trattazione è passata alla chitarra a cinque cori che ha avuto nel Seicento il momento di massima espressione artistica. Il tema è stato affrontato dal compositore e musicologo Giovanni Indulti, che ha svolto ricerche d’archivio su fonti musicali coeve, rintracciando elementi di contatto con la scrittura strumentale violinistica dell’epoca. La relazione ha inoltre messo in evidenza il contributo compositivo di Francesco Asioli, chitarrista seicentesco ‘dimenticato’ attivo nel ducato di Modena e Reggio Emilia, attraverso i due rari esemplari di intavolature Proseguendo nel percorso storico, Mario Dell’Ara ha delineato un ritratto storico della Parigi della prima metà dell’Ottocento e della sua ricca attività musicale. All’interno di questo acceso panorama artistico si svolse una delle più note discussioni metodologiche, quella tra carullisti e molinisti, talmente animata da essere argutamente raffigurata da Charles de Marescot nella famosa litografia inserita nel dell’Asioli oggi conosciuti. libro La Guitaromanie del 1829, L’intervento musicale di Rosario poco prima che il diverbio si spoCicero ha quindi offerto la possi- stasse da riflessioni tecniche a quebilità di apprezzare alcune danze stioni politiche. di Francesco Asioli (Allemanda, Corrente, Sarabanda, Giga), inoltre La mattinata si è conclusa con un la Chaconne e le straordinarie va- omaggio alla poetica ottocentesca riazioni delle Folies d’Espagne di della chitarra proposto da FilomeFrançois Le Cocq, affascinando il na Moretti: l’interpretazione ricca pubblico attraverso le sonorità e i di espressività della Grande Sonaritmi accattivanti della chitarra ba- ta di Niccolò Paganini e del notrocca a cinque cori. Perfetta è stata turno Rêverie di Giulio Regondi la fusione tra le tecniche spagnole ha suscitato un tributo caloroso del del rasgueado e del repicco, le ca- pubblico, ammaliato dalle armonie denze armoniche e le frasi melodi- sognanti e dagli slanci virtuosistici che, assolutamente coinvolgente il che trovano in queste pagine perfet- Ritratto di gruppo XXIII Convegno Pag. 23 Comitato Scientifico ta fusione, come la stessa Filomena Moretti ha magistralmente dimostrato. Dopo il momento conviviale offerto ai convenuti nelle sale del palazzo, in una serena e lieta atmosfera, resa appena trepidante dalla gradita occasione per conversare con i maestri e i colleghi provenienti da varie città italiane, i chitarristi si sono riuniti nella Sala degli Specchi per il consueto ritratto di gruppo realizzato dal fotografo Marco Cavina. La sessione pomeridiana è stata aperta con un’interessante ricerca svolta dall’architetto Carla Costa sulla ricorrenza della chitarra nella pittura italiana dell’Ottocento, piacevolmente correlata dalla proiezione delle immagini trattate. L’apporto dell’iconografia è fondamentale nell’analisi di aspetti culturali, estetici e organologici, capaci di rivelare elementi significativi della pratica e della tecnica chitarristica del tempo: basti pensare alla ‘fortuna’ della lira-chitarra nel XIX secolo, evidente anche nella ritrattistica, e alle relative sperimentazioni costruttive. Risulta dunque di notevole valore lo studio documentato e sistematico di queste fonti che la studiosa sta attualmente conducendo. L’apertura al Novecento è avvenuta sulle note del Memento per chitarra e quartetto d’archi del compositore tedesco Herbert Baumann. L’opera, dedicata alla memoria di Romolo Ferrari ed eseguita per la prima volta in occasione XXI Convegno Chitarristico tenutosi a Tokio nel 1962, è stata proposta nell’intensa interpretazione di Massimo Nalbandian e del Quartetto di Modena (Matilde Di Taranto violino primo, Laura Garuti violino secondo, Montserrat Coll Torra viola, Laura Benvenga violoncel- lo). Non potendo essere presente a Modena, il compositore ha inviato una lettera che è stata letta come presentazione all’esecuzione, esprimendo l’augurio di pieno successo al XXIII Convegno Chitarristico. A seguire un approfondimento sui rapporti chitarristici tra Italia e Russia tra Ottocento e prima metà del Novecento è stato curato da Alexander Mirònov, che ha eseguito opere per chitarra a sei e a sette corde fra le quali le applauditissime variazioni su temi popolari russi di Michaíl Vysótskij e Andréj Sìhra e le brevi Massimo Nalbandian e quartetto di Modena Pag. 24 ma suggestive pagine per eptacorde di alcuni chitarristi-compositori italiani (Pensiero Nostalgico di Federico Orsolino, Mesta Canzone di Giovanni Murtula, Piccola Arabesca di Primo Silvestri). Una riflessione sugli attuali sviluppi compositivi dal titolo Una proposta di nuova musica: una risorsa per la chitarra? è stata oggetto dell’intervento di Piero Bonaguri, che ha proposto un inedito abbinamento tra esecuzione musicale e opere d’arte del Novecento e contemporanee, fornendo una possibile chiave di lettura di ricerche linguistiche e timbriche, analizzate in relazione alla problematica complessa del rapporto tra la nuova musica ed il pubblico. I brani proposti sono nati da una collaborazione del chitarrista stesso con i compositori (Paolo Ugoletti, Adriano Guarnieri, Roberto Tagliamacco, Davide Anzaghi, Gilberto Cappelli, Pippo Molino), collaborazione che ha portato negli ultimi anni alla creazione di un nuovo ricco repertorio. mente apprezzata per la profondità dell’analisi e la ricchezza delle implicazioni, ha delineato un percorso denso di riferimenti letterari e artistici dedicato all’opera del compositore vercellese. La conclusione della giornata è stata affidata a Enrico Tagliavini che ha rievocato con toni intensi e sentiti l’importante apporto di alcuni chitarristi-compositori della prima In questa atmosfera decisamente metà del Novecento, eseguendo Novecentesca si inserisce anche quindi opere di Benedetto Di Pol’intervento di Cristiano Porqued- nio, Romolo Ferrari, Giovanni du sul tema Melancholia: solitudi- Murtula, Benvenuto Terzi. Questi ne e materia nella musica di Angelo i nomi di alcune notevoli personaliGilardino. La relazione, particolar- tà che hanno dato un impulso fondamentale alla realtà chitarristica del loro tempo, attivandosi inoltre, al di là dell’interesse personale, per il riconoscimento dello strumento anche a livello istituzionale. Nel segno di questa riflessione insieme umana e artistica si è concluso il XXIII Convegno Chitarristico, con l’auspicio di proseguire negli anni a venire, nel desiderio di continuare a lavorare insieme condividendo la passione per lo strumento che, come Tagliavini ha ricordato alla fine del Convegno, «più di tutti risuona vicino al cuore». Alexander Mironov Pag. 25 PRIMO CAMPUS ESTIVO NAZIONALE Campobasso 4 – 14 Luglio 2011 (Primo annuncio) Il Circolo Musicale “P. Mascagni” di Ripalimosani (CB) e la Federazione Mandolinistica Italiana, promuovono il primo Campus Estivo Nazionale per giovani mandolinisti e chitarristi, una 10 giorni all’insegna della musica, per ragazze e ragazzi dagli 8 ai 20 anni – Campobasso 4 – 14 Luglio 2011. IL CAMPUS Il Campus per giovani musicisti consiste in una VACANZA STUDIO di 10 giorni all’insegna della musica (10-20 giugno 2010), all’interno del Convitto Nazionale “M. Pagano” di Campobasso cornice storico-culturale del Molise, e si differenzia dagli altri corsi di tal genere per la fascia giovanile d’utenza a cui è rivolto, nonché per l’articolazione disciplinare delle attività musicali proposte: ogni allievo viene sollecitato a prendere parte non solo a lezioni individuali ma anche a lezioni collettive di Musica da camera (in piccoli gruppi: duo o trio), nonché alle attività di musica d’insieme per prepararsi a poter far parte delle orchestra a plettro. I giovani musicisti avranno un’occasione unica di maturazione artistica e miglioramento nelle proprie abilità tecnico-interpretative, nonché di stimolo a socializzare e condividere esperienze attraverso il linguaggio musicale. I PARTECIPANTI Il Campus Mandolinistico Nazionale è aperto a ragazze e ragazzi dagli 8 ai 20 anni che studiano uno strumento a plettro o a pizzico, qualunque sia il loro livello strumentale e anche a chi vuole avvicinarsi alla musica a plettro o a pizzico per la prima volta. L’obiettivo principale del progetto è quello di far suonare insieme i giovani delle Scuole Mandolinistiche Italiane nei luoghi più suggestivi del Molise. IL PROGRAMMA Le giornate saranno cadenzate da va- rie attività musicali articolate in un programma molto ricco e rigoroso, coordinato da Maestri di chiara fama artistica, didattica e concertistica. Le lezioni individuali seguiranno piani di studio personalizzati, mentre quelle di Musica da Camera prevedono la costituzione di piccoli gruppi cameristici volti all’insegnamento estemporaneo di vario repertorio musicale adeguato alle competenze delle ragazze e dei ragazzi. Il lavoro giornaliero si articolerà secondo un simile calendario: Mattina: 09,30-12,45: Lezioni individuali o di sezione 13,00-14,30: Pranzo e pausa Pomeriggio: 15,45-18,45: Musica d’insieme 18,45-19,45: Tempo libero 20,00 Cena dopo cena: tempo libero Tutti gli allievi iscritti avranno a disposizione un numero di aule-studio dove potranno esercitarsi. A metà corso sono previsti degli esperimenti pubblici ed un CONCERTO FINALE della costituita Orchestra del Campus, di tutti gli allievi, come solisti ed in gruppi cameristici composti durante il Campus, che potranno dare saggio di quanto appreso durante il corso. Ad ogni allievo verrà consegnato l’attestato di partecipazione, valido per l’attribuzione di punteggi e crediti formativi. IL REGOLAMENTO La domanda di iscrizione, redatta sullo stampato accluso, dovrà pervenire, unitamente alla ricevuta di versamento della quota d’iscrizione che è fissata in € 230,00 (se effettuata a mezzo di bonifico bancario intestato a Circolo Musicale “P. Mascagni” IBAN IT28 D054 2403 8000 0000 1002 767 – Banca Popolare di Bari Ag. di Campobasso), entro e non oltre il 31 maggio 2011 (cell. 331/37.44.144). In caso di soppressione dell’iniziativa l’organizzazione si impegna a restituire la quota per intero. Nel caso in cui sia l’allievo iscritto a non frequentare, Pag. 26 la quota verrà comunque trattenuta. La suddetta quota d’iscrizione comprende: € 16,50 x colazione, pranzo, merenda e cena € 6,50 per il posto letto. € 5,00 contributo forfettario x assicurazione DIRETTORE ARTISTICO M° Antonio Di Lauro SEGRETERIA Circolo Musicale “P. Mascagni” ONLUS INFORMAZIONI Per ulteriori informazioni contattare: Tonino: 331/37.44.144 Oppure: [email protected] Circolo Musicale "Pietro Mascagni" Onlus P.zza Vittorio Emanuele II°, 3 86025 Ripalimosani (CB) Premiata Organizzazione iscritta all'Albo Regionale delle Associazioni di Volontariato Prematura scomparsa di ALISON STEPHENS, mandolinista inglese Alison Stephens è senza dubbio la principale rapresentante del mandolino classico nel Regno Unito. E’ stata la prima a laurearsi presso il Trinity College a Londra. Alison ha suonato in tutto il Regno Unito e ha partecipato a tournée in tutto il Medio ed Estremo Oriente, Australia, Sud Africa, in Europa e in USA. Ha spesso partecipato a trasmissioni televisive e registrato dal vivo per la BBC Radio 3 e 4, Classic FM, ABC (Australia), SABC (South Africa) e BBC Radio Scotland. Esegue concerti, si occupa di recital per club musicali e festival in tutto il Regno Unito, come solista ed in duo con Craig Ogden (chitarra) o con Lauren Scott (arpa). Le registrazioni includono: Musica dai romanzi di Louis de Bernières (CHAN9780) con Craig Ogden, Mandolin Concerto in sol di Hummel (CHAN9925) con i London Mozart Players (Howard Shelley), un CD da solista dedicato al periodo romantico italiano ed il CD Calace Concerto dedicato alle opere di Raffaele Calace (1863-1934) per mandolino e pianoforte (Steven Devine) per l’etichetta Naxos. Alison più recente CD Souvenirs (CHAN10563) con Craig Ogden (chitarra) è stato pubblicato su etichetta Chandos nel settembre 09. Allison ha anche suonato nella colonna sonora del film di Hollywood con protagonista Nicholas Cage, e ha scritto molte poesie e recital di musica con Craig Ogden e Louis de Bernières. “Il suono è piacevole, la sua tecnica impeccabile e il suo equilibrio squisito”. Marillyn Mair, Mandolin Quarterly. “Se mai un singolo CD può fare qualcosa per abbattere i pregiudizi diffusi nei confronti del mandolino, ... .... allora questo certamente lo è. Alison Stephens non è solo un virtuoso dello strumento, è anche, e soprattutto, una vera musicista ... ... ... suona con completa padronanza tecnica e intelligenza musicale. La musica difficilmente potrebbe avere un avvocato migliore “. Glyn Pursglove, Web Music International (CD concerti di Calace ) I prossimi concerti “MUzio come MUsica” e i “Lunedì dell’Estudiantina” MUzio come MUsica 7 Aprile 2011 – ore 20.45 11 Aprile 2011 – ore 21.00 Auditorium S. Sisto, Via della Vittoria, 1 - BERGAMO COLOGNOLA Ingresso libero Sala Locatelli, Via Arena 3 - BERGAMO Ingresso Libero Il Concerto Solista Pietro Ragni Mandolino Maurizio Stefanìa Pianoforte ORCHESTRA DA CAMERA DI MUSICA, RAGAZZI! PROGRAMMA PROGRAMMA Antonio Vivaldi (1678 - 1741) Concerto in Sol+ per due mandolini e orchestra (Allegro - Largo - Allegro) Solisti: Redi Lamcja, Davide Salvi (mandolini) G. Sammartini (1695 - 1750) Concerto in Fa+ Op.9, n.2 per Organo e Archi (Allegro - Andante - Allegro) Solista: Stefano Mostosi (organo) Domenico Scarlatti (1685-1757) Sonata n.55 (K90) Grave-Allegro, Siciliana - Allegro Ludwig van Beethoven (1770-1827) Adagio ma non troppo, Sonatina (Allegro) Angelo Mascheroni (1855-1905) Elegia, Bolero Amedeo Amadei (1866-1935) Aria del ‘700, Flirt T. Chigioni (1992) Concertino in stile barocco per violino e orchestra (Allegro - Largo - Allegro) Solista: Jérémie Chigioni (violino) Mario Tarenghi (1870-1938) Canzone Antica A. Marcello (1669 - 1747) Adagio dal Concerto in Re- per oboe e orchestra Solista: Filippo Quirico (oboe) Raffaele Calace (1863-1934) Serenata Gaia, Serenata Malinconica, Tarantella F. J. Haydn (1732 - 1809) Moderato e Adagio dal Concerto in Do+ per violoncello e orchestra. Solista: Thomas Chigioni (violoncello), Seguici su Facebook! http://www.facebook.com/group.php?gid=79460043908 Pag. 27 Rocco Amendola (L. A. R. - Liuteria Amendola Rocco) Via Ciancio, 13 - 84083 CASTEL S. GIORGIO (Salerno) Tel. 328 / 7528763 - www. larchit.com - [email protected]