Plectrum 1/2011 - Federazione Mandolinistica Italiana

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Notiziario della Federazione Mandolinistica Italiana
Periodico Trimestrale - Anno XXII - n. 1 - Marzo 2011
Eurofestival
zupfmusik 2010
Bruchsal
pag. 3
Editoriale - “Federazione? Ma di che cosa stiamo parlando?”
pagg. 4 - 11
pagg. 12 - 13
pag. 14
Eurofestival Zupfmusik 2010 Bruchsal
pagg. 15 - 16
Giovanni Gioviale (1885-1949)
pag. 17
pagg. 18 - 20
pag. 21
pagg. 22 - 25
Omaggio a Mario Roffi nel 15° della scomparsa
Festival Mandolinistico Internazionale Taormina 23/28 Luglio 2011
S. Messa per i Defunti (1° Novembre 2010)
“Suite Indiana” - Nuovo CD dell’Orchestra “La Orden de la Terraza”
Quartetto a Plettro “Umberto Sterzati”
XXIII° Convegno Chitarristico Modena 30 Ottobre 2010
pag. 26
Primo Campus Estivo Nazionale Campobasso 4 – 14 Luglio 2011
pag. 27
Prematura scomparsa di Alison Stephens, mandolinista inglese
In copertina: Hessisches Zupforchester e Kubota Philomandolinen Orchester assieme a Bruchsal
ANNO XXII - n. 1 - Marzo 2011
L
FEDERAZIONE?
MA DI CHE COSA STIAMO PARLANDO?
Nel “Corriere della Sera” di Domenica 13 Marzo 2011 viene riportato, in un articolo a firma di
Renato Mannheimer, che il 150° anniversario dell'Unità d'Italia ha rafforzato il senso di identità
nazionale. Secondo un sondaggio, alla domanda: “Da 1 a 10 quanto si sente italiano?” il 71%
risponde da 8 a 10 e il 15% da 6 a 7.
Quindi l'identità italiana è in crescita proprio in questo periodo. Si tratta di un sentimento variabile che si amplia in certe specifiche occasioni come ad es. quando l'Italia è protagonista di
qualche grande evento come un Premio Nobel o i Mondiali di calcio.
E' anche vero che risulta diffusa la convinzione che l'Unità d'Italia sia stata un bene per il Paese
e pochi dichiarano di auspicare la secessione di qualche parte di esso.
Purtroppo il 150° anniversario non ha minimamente influenzato la realtà mandolinistica italiana. Nel senso che non ha portato ad una crescita del senso di appartenenza alla Federazione
Italiana e neppure a quelle regionali.
Eppure i mandolini e le orchestre a plettro, popolarissime e diffuse da Bolzano ad Avola, nella
seconda metà dell'Ottocento, hanno certamente avuto un ruolo nella crescita identitaria del
nostro Paese.
L'articolo 5 dello statuto della FMI così recita: i soci della FMI sono le Federazione Regionali,
regolarmente costituitesi in Associazione adottando apposito statuto seguendo la bozza di cui
allo Statuto tipo... di conseguenza allo stato attuale la FMI non ha soci dal momento che le
Federazioni Regionali sono tutte inattive da lunga pezza.
L'eccezione, costituita dall'Assoplettro (Federazione Regionale del Friuli Venezia Giulia),
conferma la regola. E quando una federazione non ha soci...ha finito di vivere.
Rimane comunque sempre valida l'affermazione del Sig. Alberto Tovaglieri e cioè che bisogna
avere il coraggio e l'umiltà di relazionarsi ed imparare da coloro che in Italia negli ultimi
trent'anni hanno fatto un percorso di eccellenza e costituiscono un faro nel panorama italiano
del mandolino. Lui (è sempre il Sig. Alberto Tovaglieri che parla) si iscriverebbe volentieri ad
una federazione nazionale che fosse in grado di rappresentarlo effettivamente, ovvero fosse
accreditata presso le istituzioni culturali competenti, che fosse in grado di creare occasioni
artistiche di rilevanza nazionale, coinvolgendo le eccellenze che fortunatamente esistono nel
nostro Paese, collaborando fattivamente con loro e che adempia quanto più possibile agli scopi
e compiti dichiarati all’art. 2 del proprio statuto. L’obiezione può essere forse la mancanza di
fondi per la realizzazione di specifici progetti? Si, ma l’alternativa è ridursi ad un ruolo di divulgazione, magari solamente tramite il sito web, delle notizie che provengono dal mondo mandolinistico italiano. Non è poco, ma....
Il fatto è che siamo tra i popoli più individualisti d'Europa e dotati di una grande smania di voler
affermare a tutti i costi il nostro io... ma se solo riuscissimo a capire che da soli, per quanto
eccellenti possiamo essere, non andiamo da nessuna parte, allora il secondo capoverso del
sopracitato articolo 5 può fare al caso nostro in quanto permette che “singoli, associazioni,
orchestre o gruppi possano associarsi alla FMI se residenti in regioni prive di Federazione
Regionale”.
Artemisio Gavioli
Eurofestival zupfmusik 2010
Bruchsal
di Christine Teulon
L’Eurofestival è, senza
dubbio, nella vita musicale di ogni mandolinista,
un’esperienza stimolante ed
estremamente arricchente. Se possiamo permetterci un piccolo paragone,
esso rappresenta per il mandolino ciò
che, in maniera più contenuta, rappresenta Mondomusica a Cremona per il
violino.
Questo incontro mandolinistico-chitarristico internazionale, che la Federazione Mandolinistica tedesca e
l’EGMA, da lungo tempo, organizzano ogni quattro anni in una diversa
città della Germania, sempre con scelta attenta, per le sue qualità architettoniche, artistiche e paesaggistiche, del
luogo di svolgimento, si è, dal 3 al 6
giugno 2010, svolto a Bruchsal, amena cittadina della regione del BadenWüttemberg.
Rispetto ad altre edizioni, dove tutto
era concentrato in un unico luogo, a
Bruchsal le attività sono state dislocate in diversi ambienti cittadini - seppur a breve distanza gli uni dagli altri:
lo splendido Bürgerzentrum, l’ampia
“passeggiando tra le note dell’ EuroFestival”
piazza antistante, l’ariosa Scuola di
Musica, alcune chiese del centro città
ed il Castello, diversificando così gli
ambiti d’ascolto e di incontro per tutto
ciò che veniva proposto.
Nella centrale Scuola di Musica, un
bel edificio su due piani, arioso e luminoso, con numerose sale e lunghi
corridoi, è stata sistemata l’arte liutaria che ha visto la presenza di due liutai italiani: Gabriele Pandini di Ferrara e Mario Vorraro di Napoli, oltre
ad un’ampia schiera di rappresentanti
della liuteria tedesca.
Contigui alla liuteria erano collocate
numerose case editrici, praticamente
tutte tedesche. Solamente la maggiore
di esse, la Ditta Trekel di Amburgo,
gestiva il suo abbondante patrimonio
in un grande e ricco stand nell’ampio
foyer del Bürgerzemtrum.
Oltre agli espositori ed editori, nella
Musik und Kunstschule, si sono altresì tenuti numerosi workshops, proiezioni, conferenze, indirizzati principalmente alla chitarra e destinati alla
gioventù in particolare.
La maggior parte dei concerti si è in-
Ensemble giapponese “Electric Chair”
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vece tenuta nelle due splendide sale
da concerto del Bürgerzentrum. Nella
grande sala, interamente rivestita di
legno rossiccio, luci tenue, acustica
eccellente, capienza all’incirca un migliaio di posti, si sono esibiti le grandi orchestre, nella piccola sala invece,
della stessa fattura della precedente,
capienza circa 500 posti, si esibivano
i duos e i piccoli gruppi.
Come per tutte le precedenti edizioni,
concerti a pieno ritmo, praticamente
dalle 10.30 del mattino alle 11.30 di
sera, nell’una e nell’altra sala. Tante
concomitanze, per cui tante continue
scelte per l’ascoltatore, che poteva
passare dall’una all’altra anche per
sentire solamente un brano, un’orchestra o un gruppo, sperando che non
avessero già iniziato la loro esecuzione, perchè quando cominciavano a
suonare si chiudevano le porte e nessuno poteva nè entrare nè uscire fino
agli applausi di fine brano.
E’ da complimentarsi con una organizzazione che ha curato con estrema
attenzione le diverse esibizioni, richiedendo programmi equilibrati dal
punto di vista del tempo di suono a
Margan Wilden Hüsgen con Natale e Beneduce
Don Stiernberg Trio
disposizione, più o meno uguale per
tutti ed in larga maggioranza rispettato dagli esecutori. Si è potuto così
contare sulla possibilità, passando da
una sala all’altra, di non perdere il
concerto che interessava. Difatti, c’è
chi usciva dalla sala grande dopo il
primo brano per andare nella piccola
e poi ritornare nella grande e così via,
a seconda dei programmi offerti. Una
formula, per me, assolutamente nuova
ma nella quale mi sono trovata a mio
agio. Come lo si può evidenziare dal
programma generale riportato separatamente, capitava che fossero concomitanti due esecuzioni che ambedue
interessavano, scelta forzata quindi.
Ma nell’insieme, i concerti erano, per
la scelta del pubblico, ben distribuiti e
aperti ai diversi gusti di ascolto.
mandolinista impeccabile, con grandissima tecnica ed altrettanta espressività interpretativa. Pianista eccellente,
perfetta intesa tra le due e bellissimi
effetti proposti dal Duo.
Così l’Ensemble giapponese “Electric
Chair” (sedia elettrica), nome indub-
Le esecuzioni? Livello mediamente
altissimo. Non potrò dettagliare ognuno dei concerti che ho sentito perchè
sono stati tanti e, per la maggioranza,
tutti con un proprio indiscutibile valore.
Di certo tuttavia, alcuni mi hanno
particolarmente colpita. E’ il caso,
per esempio, del Duo TolkachevaZiatdinova (mandolino-pianoforte):
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biamente contrastante con l’armonia
che emana da ogni gesto e suono profusi dal gruppo. Molta intercambiabilità, grande delicatezza, tecnica perfetta, bel gioco speculare delle parti
e, per finire, musica in accompagnamento a passi di danza a movimenti
lenti, eseguiti dal più anziano e dal più
Duo “Senza Basso”: Katsia Prokopchyk e Roland Faber
bile ricerca sul repertorio italiano tra
otto e novecento (Silvestri, Marucelli, La Scala, Arienzo), pezzi bellissimi e di ricca personalità, ai quali però
l’esecuzione tecnico-espressiva proposta non ha, purtroppo, dato il giusto
risalto.
giovane del gruppo, effetti di grande
raffinatezza.
Interessante anche il Duo Lichtenberg-Marshall, con un buon affiatamento, bella tecnica, brio e virtuosismo.
Questo per la prima giornata di giovedì 3 giugno, per la seconda (venerdì
4), mentre all’interno del Bürgerzentrum si rappresentava un curioso ed
interessante spettacolo “operistico”,
ho scelto invece lo spazio aperto dove
si sono esibiti, tra gli altri, il gruppo tedesco Saitenspiel, piacevole sia
per la qualità delle esecuzioni che,
sopratutto, per la notevole ricerca su
strumenti e repertorio, spaziando dal
medievale (con strumenti ricostruiti) al moderno folklore internazionale, il tutto con molta armonia e buon
gusto, oppure i simpatici scozzesi del
Gruppo “Da Capo Alba” che, alla fine
della loro esibizione, hanno coinvolto il pubblico in una danza a coppie
sulla piazza, come usano fare nel loro
paese. Grande partecipazione e sano
divertimento.
Nel pomeriggio, finalmente qualcosa
di italiano! Nella sala piccola si è dapprima presentato il Duo tedesco “Napoletana” (mandolino-chitarra), con
un programma frutto di una apprezza-
A seguire il Duo Gallucci-Pilato. Ottimo affiatamento, simpatiche e spigliate presentazioni, bella tecnica di
ambedue, esecuzione di pezzi difficili
e di grande effetto (Adios Nonino,
di A. Piazzolla, Tutta per me e Ron
y Cola dell’ischitano Luca Iacono
e Variazioni sul basso di Tarantella
del napoletano Antonello Paliotti),
che hanno fatto esternare alla Prof.
ssa Marga Wilden-Hüsgen: “Sono la
dimostrazione che il movimento mandolinistico in Italia è quanto mai vivo
ed in crescita”.
Rapido spostamento per ascoltare,
nella sala grande, quello che era, negli
anni ’80, l’allora ottetto, ora Orchestra, di Neueunhain e, subito dopo,
gustare l’ascolto della Landesjugendzupforchester Brandeburg-Berlino,
orchestra fatta di soli giovani, dalla
tecnica e dall’affiatamento molto promettenti.
Interessante prosecuzione del pomeriggio musicale con una serie di ottimi
ascolti, tra i quali ricordare un ensem-
Trio Aonzo
Duo Lichtenberg Marshall
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ble di zittere, diretto da Keith Harris,
la Württembergisches Zupforchester, diretta da Wolfgang Bast e la
Badishes Zupforchester che, sotto la
bacchetta di Arnold Sesterheim, ha
reso omaggio a Dimitri Nicolau con
il suo “Dances and Melodies”, brano
certamente impegnativo e ben reso.
Manifestazione serale destinata invece a vari ambienti del locale Castello
settecentesco.
I concerti si svolgevano in contemporanea, uno, nella chiesa, l’altro in
uno dei grandi saloni interni e l’ultimo (quello che ho scelto) nella sala da
concerti, una splendida sala, interamente rivestita di finissimi stucchi sul
giallino e bianco ghiaccio con grandi
specchi ed ampie finestre, un gioiello architettonico, propriamente adatto
alla musica da camera.
E’ in questo quadro, in una serata
afosa, davanti ad una platea gremita
che si sono esibiti il Trio Aonzo, il
Duo chitarristico Davis e la raffinata
Cappella dei Leutini.
Attesa non delusa nell’ascolto del
Trio Aonzo (Carlo Aonzo e Sabine
Spath, mandolino, e Elena Buttiero,
spinetta e cembalo), trio che ha fatto
alcune variazioni al programma, iniziando nella bella esecuzione in duo
de “L’amore” di Munier e “Fantasia
poetica” di Calace. Seconda parte
invece dedicata al Trio, con Sabine
Spath al secondo mandolino ed Elena
Buttiero, che si è espressa con la spinetta. Bach e Barbella. Ben suonati,
begli intrecci tra i due mandolini, ed
interessante sostegno della spinetta,
certamente molto adatta al contesto.
Scelta di un arrangiamento molto personale di Carlo Aonzo nel Duo in La
Maggiore di Barbella, con inattesi effetti modernizzanti.
Dietrich Kreidler (Direttore Artistico) e Rüdiger Grambow (Presidente Egma)
atmosfera settecentesca. Si è difatti
presentata la Cappella dei Leutini,
diretta da Catherine Lichtenberg;
13 elementi, tutti giovani, tutti con
strumenti di riproduzione barocca,
liutini a 12 corde, chitarre barocche,
liuto, viola da gamba, uso della penna d’uccello. Repertorio d’epoca naturalmente (Telemann, Leclair), con
una esecuzione assolutamente splendida, virtuosistica, espressione di un
ottimo affiatamento e tecnica perfetta.
Dopo l’interessante performance, che
vi ha fatto seguito, del duo di chitarre
degli americani Mark e Beverly Davis, è stata la volta di un piccolo gioiello musicale che ha, per un momento,
ricreato la delicata e virtuosistica
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Una spontanea ovazione ha coronato
questa splendida, raffinata serata musicale.
Per quanto riguarda l’intera manifestazione, è da considerare che, oltre
ai concerti, esposizioni e conferenze,
uno spazio è stato dedicato anche alle
esecuzioni in chiesa, dove ogni giorno ed in un diverso ambito cittadino
(Chiesa luterana, Chiesa di S. Paolo,
Chiesa di S. Giuseppe), dalle 18 alle
Duo Flutino: Sarah Liebherz (flauto) e Franziska Russin (mandolino)
due strumenti.
19, piccoli ensembles o masse coraliorchestrali hanno dato vita ad ascolti
di alta suggestività.
Ed arriviamo così al terzo giorno, musicalmente intenso quanto i precedenti
ma con un maggior afflusso di pubblico, per l’arrivo, dato il week-end, di
numerosi musicisti e musicofili, non
solo tedeschi ma anche stranieri.
Intanto che, per gli addetti ai lavori,
alle 9 si apriva la riunione dell’EGMA,
iniziavano anche i concerti, conferenze, dimostrazioni, sia al chiuso che
all’aperto. E’, difatti, lì che abbiamo
potuto nuovamente gustare l’elegante performance dell’ensemble giapponese degli Electric Chairs che ci
riproponeva gran parte del repertorio
presentato il giorno prima in teatro,
al quale tuttavia aveva aggiunto pezzi
ritmati e moderni, suonati con estremo buon gusto.
Primo pomeriggio; riprendono i concerti nel Bürgerzentrum. Sala piccola.
Duo Flutino, un bel Duo, dove però
alla brillantezza del flauto faceva riscontro l’ovattato timbro del mandolino, a discapito, purtroppo, di una armoniosa unità sonora nel dialogo tra i
Lo stand della ditta Trekel di Amburgo
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A seguire il Duo casertano Beneduce-Natale, con un repertorio prettamente settecentesco. Bravi i nostri
musicisti, in particolare Luca Natale,
tecnicamente preparato, a momenti
anche brillante. Nulla da opinare sul
Duo n. 1 di Machinelli. Sui tre tempi
che compongono il Duo n.1 dell’op.5
di Gervasio invece, due, Natale li
esegue con il mandolino, passando
alla mandola per il terzo, che è il tempo più veloce e virtuosistico dell’intero brano. Una scelta personale che
ci fa chiedere, vista la perfezione con
la quale esegue quest’ultimo tempo, e
la curiosità e piacevolezza d’ascolto,
perché non è stata utilizzata la mandola per l’intero brano; l’equilibrio sonoro del Duo ci avrebbe sicuramente
guadagnato.
Lasciata la Sala piccola, ci dirigiamo
a grandi passi verso quella grande per
sentire l’ultima parte dei concerti pomeridiani.
Orchestra di giovanissimi del Conservatorio di Zwickau, diretti da
Anette Schneider. Bravi, puliti, con
buon senso d’insieme orchestrale,
buona tecnica. Piacevoli da ascoltare e soprattutto dimostrativi della
realtà tedesca, tra l’altro ampiamente
evidenziata lungo tutto questo Festival: l’importanza data in Germania
all’educazione musicale presso i giovani, comprendendo a pieno titolo, in
questo contesto, anche il mandolino.
Quanta cura nell’insegnamento, quanta disciplina nei suonatori, quanta attenzione verso l’ascolto reciproco, in
un’atmosfera dove, ad ogni livello ed
in ogni ambiente, la cultura si respira
a pieni polmoni. Questione di mentalità.
A seguire l’Ensemble giapponese
Kataoka, diretta in parte da Takashi
Ochi e Makoto Sakurai. In programma Camerata op.4/2 di Masanobu
Kimura, brano contemporaneo, ben
eseguito e di piacevole ascolto ed il
Concerto per mandolino in Sol Maggiore di Munier. Pezzo impegnativo
quest’ultimo, nel perfetto stile del
compositore fiorentino, con momenti
di bravura per il solista (in questo caso
il giapponese Mideo Saito), ma anche
per l’orchestra.
A conclusione dell’incontro pomeridiano, la Landeszupforchester di
Berlino, che presenta un unico brano:
Un primo piano di Stephanie Rauch, primo mandolino nella Hessisches Zupforchester
Collagen per chitarra e Orchestra a
plettro di Klaus Wüsthoff, con Michael Tröster alla chitarra. Interessante brano contemporaneo, in tre
tempi senza soluzione di continuità,
ben eseguito, con energia e vari effetti
sugli strumenti. Chitarra solista che,
leggermente amplificata, faceva maggiormente risaltare le qualità dell’esecutore, rispetto all’abbondante classe
orchestrale di chitarre.
Arriviamo quindi al concerto serale che, dopo gli Electric Chairs, la
Cappella dei Leutini ed altre rilevanti
pagine orchestrali che lo hanno preceduto, ci propone due rimarchevoli
esecuzioni. La prima, la Mülheimer
Zupforchester, con Mirko Schräder
alla chitarra, nel Vögel, Früchte und
Wind per chitarra e orchestra a plettro di Herbert Baumann, presente in
Hessisches Zupforchester e Kubota Philomandolinen Orchester assieme a Bruchsal
Pag.
Pag.99
Takashi Kubota direttore della Kubota Philomandolinen Orchestra
sala. Bella esecuzione, resa con molta
sicurezza e brillantezza, sia dall’orchestra che dal solista, tra l’altro leggermente amplificato, come avvenuto
nel pomeriggio per Michael Tröster, a
conferma della validità nella scelta di
distinguere lo strumento solista dalla
massa orchestrale, considerato anche
il livello qualitativo dei due esecutori.
Altro capolavoro, l’esecuzione di
C.P.O. Rhapsodie, composizione di
Stefano Squarzina, direttore dell’Orchestra Gino Neri di Ferrara.
Esecuzione assolutamente splendida,
suonata con vigore, volume, tecnica impressionante e pulita, ricca di
espressioni e sentimento, chiusure
secche e perfette. Ci è dispiaciuto
che il compositore non fosse presente
perché si sarebbe senza dubbio sentito
gratificato, non solo dalla magnifica
esecuzione della sua composizione,
ma anche dalla vera ovazione concessa, dal pubblico a fine brano.
A chiusura della serata, singolarmente
od interagendo tra di loro, due grandi orchestre del mondo dei plettri: la
Hessisches Zupforchester e la Kubota Philomandolinen Orchester.
Ad iniziare, la Hessisches ZO con un
pezzo di Bach che, ci spiegano, rappresenta una peculiarità. E’ da anni, difatti, che questo brano (Preludio e Fuga
BWV 867) è quello con cui l’orchestra
(una trentina di elementi) fa sperimentazioni d’assieme: senza direttore, rivolti contro il muro, a memoria,
a classi intrecciate, insomma un vero
banco di prova; ed in questa occasione desideravano, appunto, mostrare
una di queste tante loro ricerche, ovviamente la più consona all’ambiente:
Un dettaglio del Castello di Bruchsal
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quella senza direttore. Ne è risultato
una esecuzione, forse un po’ piatta,
ma pulita, tecnica e con le classi ben
amalgamate. Con il direttore Oliver
Kälberer, presentano quindi una delicata interpretazione dell’Intermezzo
in Si minore di Brahms, a seguito del
quale, agli orchestrali tedeschi si uni-
scono quelli giapponesi della Kubota
Philomandolinen Orchester, in totale una sessantina di persone sul palco
che, sotto la direzione di Oliver Kälberer eseguono la sua composizione
Vishnu, molto contemporanea, per
niente noiosa, con passaggi molto
tecnici, espressi con forza e sicurezza. Tutti i tempi essendo concatenati
e considerata la rilevanza dell’esecuzione, ne è risultato un brano molto
fluido e di gradevole ascolto.
Subito dopo, ritiratisi i musicisti tedeschi, i giapponesi, da soli, sotto la
direzione di Takashi Kubota, ci propongono la sua Tanzsuite n. 1; bell’insieme, begli effetti. Quindi, di nuovo
tutti assieme, tedeschi e giapponesi,
sotto la direzione del m° Kubota per
eseguire un altro suo brano, Fantasia
n. 1 in La min., in un crescendo di assieme, di pulizia sonora, con una tarantella finale di grandissimo effetto.
Meritata standing ovation.
Chiuse le porte delle sale da concerto
del Bürgerzentum, la manifestazione
si sposta di nuovo in piazza, all’aperto, in un “Zupfer-party”, dove, fino
a notte inoltrata, si esibiranno diversi
gruppi e solisti, intanto che stands e
ristori riforniscono di cibi e bevande
la moltitudine di spettatori assiepati
sul piazzale.
Ultimo concerto, domenica mattina,
nella Sala Grande del Bürgerzentrum, dove, a totale chiusura della
manifestazione, quattro solisti/gruppi presentano musiche di vari autori
contemporanei.
A conclusione della nostra fiorente
passeggiata, possiamo confermare che partecipare all’Eurofestival è
un’esperienza meravigliosa. Bellissimo sentire tanta musica di sì alto
livello e sì vari repertori. Ne torniamo con il cuore pieno di emozioni,
la mente ricca di armonie, la certezza
che “quando si vuole, si può” ma, anche, il rammarico che spesso “si può
ma non si vuole!”.
Torniamo con una constatazione
(amara). I tedeschi hanno portato in
programma una grande maggioranza
di autori moderni, addirittura contemporanei, specialmente della loro
terra, segno che da loro continua ad
esserci chi scrive, chi pubblica e chi
esegue. E molti pezzi, molti contemporanei, sono veramente di alto livello esecutivo e piacevoli all’ascolto.
C’è, in Germania, per mentalità, un
grandissimo senso di cultura, che si
sviluppa attraverso l’insegnamento,
partendo dai bambini. Si è visto che
le orchestre giovanili (ed erano in
buon numero), non hanno nulla da
invidiare a quelle “grandi”, se non
fosse per la maturità artistica delle
seconde rispetto al processo di maturazione ancora in essere tra le prime.
Vi è, inoltre, un grande rispetto per
la musica, per il suonare assieme, per
l’ascolto reciproco, per l’interscambio.
Nelle sale di concerto nessuno faceva rumore, tutti erano molto attenti
e partecipi. Nessun applauso fuori
tempo. Perfetto anche il rispetto degli orari. Non sono stati concessi bis,
anche se in qualche caso richiesti a
gran voce dal pubblico, il quale ha
comunque fatto chiaramente capire il
suo apprezzamento con vere ovazioni – e addirittura standing ovations.
Si respirava il rispetto, rispetto da
parte degli esecutori per il pubblico
e rispetto da parte del pubblico verso
l’elevata qualità del prodotto musicale che gli veniva proposto.
Un insegnamento per tutti gli appassionati di musica, sia essa esercitata
o ascoltata.
Facciamone tesoro.
Nella foto:
TAVOLA ROTONDA:
“La musica come mezzo di integrazione”
Christian Höppner,
General Secretary, German Music Board
(DMR)
Dieter Kreidler, Director of Music,
Germany Association of Plucked String
Players (BDZ)
Stefanie Rauch,
Musicologist and Vicepresident (BDZ)
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Omaggio a Mario Roffi nel
15° anniversario della scomparsa
Ferrara - Sala S. Francesco
Orchestra a Plettro “Gino Neri”
di Edoardo Farina
Interessante appuntamento concertistico sabato 20
novembre presso la Sala
S.Francesco sita nell’omonima piazza di Ferrara, ove l’Orchestra a plettro “Gino Neri” insieme alla corale
“Vittore Veneziani” ha reso omaggio
al Senatore Professore Mario Roffi, nell’ambito del 15° anniversario
della scomparsa avvenuta il 4 marzo
del 1995 all’età di 83 anni, ove il 26
maggio dello stesso anno fu eseguito
un primo e sino ad oggi unico concerto commemorativo.
Uno degli ultimi mecenati di Ferrara
giuntovi nel 1936, era nato nel 1912
- lo stesso anno di Michelangelo Antonioni - nel modenese a Spilamberto ove è intitolata a suo nome una via
oltre che nella nostra città. E’ stato
senza dubbio e senza nulla togliere ai
suoi predecessori il Presidente che ha
contribuito in maniera determinante all’affermazione dell’Orchestra a
plettro “Gino Neri” e la consociata
Corale “Vittore Veneziani” in campo
nazionale ed internazionale, avendone assunto entrambe le presidenze
sul finire degli anni ’50.
Entusiasta della vita, infaticabile promotore e sostenitore delle più svaria-
te manifestazioni musicali, ha saputo
donare alle due associazioni quella
stabilità organizzativa che ha permesso di essere applaudite in Europa,
Africa, ex Urss e America, contesti
che sapientemente e assai abilmente
era in grado di procurare.
Ha portato alla Direzione affermati
Maestri con i quali è stato possibile
raggiungere sempre la vetta più alta
nei Concorsi nazionali ed internazio-
Orchestra “Gino Neri” di Ferrara - sul podio Stefano Squarzina.
Pag. 12
nali ai quali essi hanno partecipato.
Fine mediatore, riusciva a ricondurre
sui binari di un confronto serrato ma
costruttivo qualsiasi contrasto tra le
diverse tendenze musicali emergenti
dal dibattito interno.
Mario Roffi è scomparso mentre,
tra le innumerevoli attività in programma, la sua attenzione era rivolta
alle manifestazioni per celebrare nel
1998, i cento anni di vita dell’Orche-
stra “Gino Neri” evento che ha portato a un prestigioso concerto presso
il Teatro Comunale di Ferrara avvalendosi di cento esecutori di supporto
provenienti da altre orchestre a plettro d’Italia, rappresentandone uno per
ogni anno dalla fondazione.
Sala S.Francesco gremita da un pubblico accorso numeroso alla presenza
degli attuali Presidenti dei due circoli
musicali, il Dr. Florio Ghinelli per la
“Gino Neri”, il Dr. Francesco Guagliata per la “Veneziani” poi il Vice
Sindaco di Ferrara assessore alla cultura Dr. Massimo Maisto e, gradita
sorpresa, il giovane omonimo Mario
nipote del Senatore, accompagnato
dal padre Stefano, giunti per l’occasione appositamente da Roma ove
risiedono.
La direzione è stata affidata come di
consueto a Stefano Squarzina, l’ultimo direttore d’orchestra e di coro
oggi in comune dopo le decennali presenze di Italo Pazzi, Giordano
Tunioli, Giorgio Fabbri e Pierluigi Calessi per la “Veneziani”, con
un programma suddiviso in tre par-
ti. Nella prima abbiamo ascoltato la
sola Corale nella formula “a cappella”, contenente brani dal rinascimento all’epoca contemporanea, nella
seconda la sola Orchestra, per unirsi infine nell’esecuzione di musiche
di Giuseppe Verdi, il più importante
musicista del periodo Risorgimentale
e personificazione dell’Unità d’Italia,
uno degli autori più amati dal Professore.
L’eredità di Mario Roffi a distanza di
Corale “Vittorio Veneziani”
Pag. 13
15 anni consiste soprattutto nell’aver
consolidato nel tempo, presente e a
venire, questi straordinari sodalizi
uniti dalla passione per il piacere di
fare musica;. Agli attuali dirigenti,
quindi, l’arduo compito di proseguire, sulle orme da lui lasciate, il cammino intrapreso da oltre un secolo,
per continuare a portare anche nel
terzo millennio il nome delle due prestigiose Istituzioni ferraresi nei Teatri
di tutto il mondo.
Festival Mandolinistico Internazionale
Taormina 23/28 luglio 2011
PROGRAMMA
Sabato 23 Luglio
ore 19.00 - Piazza IX Aprile
Orchestra a Plettro “Ars Tunae” (Spagna)
ore 21.30 - Cattedrale
Orchestra “Estudiantina la Napolitaine” (Belgio)
Domenica 24 Luglio
ore 19.00 - Cattedrale
Duo “Estudiantina la Napolitaine”
ore 21.30 - Teatro greco
Orchestra a plettro città di Taormina
Orchestra a plettro “Het Consort” (Olanda)
Orchestra a plettro “Ars Tunae” (Spagna)
Orchestra “Estudiantina la Napolitaine” (Belgio)
Lunedì 25 Luglio
ore 19.00 - Cattedrale
Armonie in pizzico (Brescia)
ore 21.30 - Villa Comunale
Orchestra “Het Consort” (Olanda)
Martedì 26 Luglio
ore 9.00 - Cattedrale
Quartetto a Pizzico Ligure (Genova)
ore 21.30 - Villa Comunale
Armonie in pizzico (Brescia)
Mercoledì 27 Luglio
ore 19.00 - Cattedrale
Accademia Mandolinistica Pugliese
ore 21.30 - Villa Comunale
Quartetto a Pizzico Ligure (Genova)
Giovedì 28 Luglio
ore 19.00 - Cattedrale
Sikania Mandolin Ensemble (Palermo)
ore 21.30 - Villa Comunale
Accademia Mandolinistica Pugliese
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Giovanni Gioviale
1885 - 1949
di Santo Privitera
L’11 giugno del 1949 moriva il M°
Giovanni Gioviale, apprezzato musicista catanese, autore di brillanti
composizioni popolari oggi pressoché
introvabili. Era nato nel novembre del
1885.
A distanza di 62 anni, il mito di Gioviale è rimasto immutato tra gli amatori della musica di genere popolare.
Non c’era catanese che non conoscesse e non amasse la sua generosità
nell’affrontare, solo per il piacere di
suonare e deliziare il pubblico, faticosissimi concerti spesso senza percepire alcun compenso.
Ovunque egli suonasse, il successo
era assicurato, anche se la sua fortuna
non fu pari alla sua abilità né al suo
talento. La sua vita fu però costellata
d’emozionanti aneddoti, d’entusiasmanti “imprese” musicali compiuti
al mandolino, strumento musicale diretto discendente del liuto.
I pochi testimoni che ebbero la fortuna
di conoscerlo, raccontano che “suonava come un angelo”. Al mandolino,
Gioviale era capace di sbalordire con
le sue strabilianti esecuzioni pieni di
virtuosismi, con le sue geniali interpretazioni in grado di raggiungere ritmi addirittura frenetici. Chi lo definì il
“Paganini del mandolino”, ben comprese la grandezza del personaggio.
Nella sua arte, Gioviale non ebbe rivali, anche se nel panorama siciliano e
catanese in particolare, non mancavano i musicisti professionisti o dilettanti capaci di stupire per la loro naturale
predisposizione all’arte musicale. E
questi personaggi, dediti all’artigianato o addirittura agli umili mestieri,
si formavano nelle botteghe di lavoro
o nei circoli privati. Raramente nei
teatri cittadini che contavano. Questi musicisti o “orecchisti” (perché
suonavano senza leggere la musica;
solo ascoltando il motivo musicale) di
solito non erano destinati alle grandi
platee ma ad occasionali esibizioni
pubbliche per lo più familiari.
Cominciò all’età di 10 anni l’attività musicale di Gioviale. Dopo avere
assistito ai concertini che si svolgevano quasi tutte le sere a chiusura della giornata lavorativa in una sala da
barba in via Plebiscito, imparò a suonare il mandolino. Successivamente
si cimentò nel suono del banjo, della
chitarra e del violino. Quest’ultimo
strumento egli cominciò a studiarlo al
convitto di via Crociferi. Come violinista, entrò a far parte dell’orchestra
del teatro “Bellini”. Ma era il mandolino lo strumento che più lo affascinava.
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Intorno al 1923, giovane
musicista, ebbe modo di
farsi apprezzare da Pietro
Mascagni venuto a Catania per dirigere una propria opera. Il
musicista toscano, nel corso di uno
spettacolo musicale offerto in suo
onore all’Hotel Bristol, sarebbe rimasto ammirato dalla versione de “La
danza esotica” eseguita al mandolino
da Gioviale.
Anche nell’episodio riferito da Saverio Fiducia, successe qualcosa di analogo.
Protagonista questa volta, il noto tenore Dino Borgioli che casualmente
ascoltò in una trattoria di via Paternò,
“La danza delle ore” eseguita da Gioviale con l’accompagnamento della
chitarra suonata da un certo Costa.
Ne rimase talmente stupito da offrirgli una tournee in Spagna, a Madrid.
Nella città madrilena, racconta un
aneddoto, durante una prova di abilità, costrinse il mandolinista avversario
ad ammettere pubblicamente la propria sconfitta. Nella ricca anneddòtica
legata al suo “mito”, si racconta inoltre di una gara mandolinistica svoltasi
nel 1922 ad Acireale nella tenuta di
un noto politico del luogo. Nella città
ionica, Gioviale diresse l’orchestra a
plettro formata da 19 elementi che si
aggiudicò la gara sbaragliando tutte
le altre formazioni orchestrali che co-
stituivano il meglio dei mandolinisti
Siciliani.
Gioviale ebbe modo di “catturare”,
come ci riferisce ancora il Fiducia in
un articolo commemorativo scritto
nel 1969 a vent’anni dalla morte, le
simpatie del maestro Leopoldo Mugnone.
Questo direttore d’orchestra che godeva fama di “duro” e “scorbutico”
dopo la mirabile esecuzione della
serenata del secolo atto dell’Otello”,
rivolgendosi a Gioviale che l’aveva
eseguita, così si sarebbe espresso:
“Ho diretto un centinaio di volte il
capolavoro Verdiano, ma una serenata
come questa, così eseguita, fu sempre
prima d’ora un ardente desiderio”.
Gioviale amava viaggiare: l’Africa,
l’Inghilterra, la Spagna, l’Austria, le
tappe principali della sua carriera. In
Italia suonò a
Torino, Milano, Roma, Genova e Palermo. Poi negli Stati Uniti.
Nel corso della sua permanenza a
New York, dal 1926 al 1929, conquistò un’altissima reputazione in campo
concertistico e discografico. Nel suo
repertorio, oltre a Frontini, Emanuel
Calì e alle proprie composizioni caratterizzate dalle “acrobatiche” esibizioni, vi furono: Bellini, Mozart,
Grieg, Ponchielli, Verdi, Mendelsson,
Mascagni.
Ma l’opulenza del nuovo continente e
soprattutto il rafforzarsi dei ritmi estranei alla sua cultura musicale e forse
anche tanta nostalgia della sua terra,
lo convinsero a tornare. La sua fama
ha ormai raggiunto l’apice: è membro
della Federazione Italiana del Plettro;
suona e dirige nelle orchestre a plettro
siciliana e romana; entra a far parte
dell’orchestra Toscanini alla “Scala”.
A Catania, prese parte ad una trasmissione radiofonica settimanale a diffusione nazionale intitolata: “I canti
dell’Etna”. La sospensione del programma per “riduzione di autonomia”,
si disse, dovette incidere notevolmente sulla sua decisione di ritornare negli
Stati Uniti. Era in attesa delle apposite
autorizzazioni per l’espatrio, quando
si manifestò il tumore al polmone che
in breve tempo lo avrebbe condotto
alla morte. L’ultimo concerto lo tenne
al club della stampa nel febbraio del
1949.
Scrisse moltissime opere per mandolino, quasi tutte polke, valzer e mazurche incise nelle migliori case discografiche. Tra queste ricordiamo le più
note: “Viale fiorito”; “Ritornando da
Vienna”; “Biancuccia”; “Allegra compagnia; “Occhi di bambola”; “Amorino”; “Balliamo l’ultima mazurca”;
“Serate primaverili”; “L’ultimo amore”. Due storici e scrittori, in particolare, si occuparono di lui: Francesco
Granata e Saverio Fiducia.
Un fatto è certo: la figura artistica di
Gioviale andrebbe meglio approfondita; se non altro perché quella sua
abilità tecnica che aveva conferito al
mandolino una voce così speciale,
non vada perduta per sempre.
Una strada alla periferia della città, è
tutto quello che Catania fino a questo
momento gli ha saputo dedicare: ben
poca cosa, forse, per un mandolinista
che suonava la “Lucia di Lammermoor” in sei diverse voci, facendo
esplodere la platea di scroscianti e
prolungati applausi.
Da: La Provincia di Catania, organo
ufficiale della Provincia Regionale,
pag. 22, aprile 2001.
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S. Messa per i Defunti
1° Novembre 2010
Ferrara - Chiesa del duomo
Orchestra a Plettro “Gino Neri”
La ripresa dell’attività concertistica autunnale e invernale 2010/2011
dell’Orchestra a plettro Gino Neri è
contrassegnata da un ricco calendario
di eventi, alcuni già realizzati altri da
concretizzarsi, tra cui come oramai da
diversi anni, il tradizionale accompagnamento alla S. Messa dedicata alla
giornata dei defunti presso la pomposa
cornice di pregio storico della Chiesa
del Duomo, svoltosi lunedì 1° novembre alle ore 17.30.
Il programma, diretto da Stefano Squarzina è stato improntato ovviamente
sull’esecuzione di pochi autori di carattere sacro, non trattandosi di concerto bensì di supporto alla festa della
celebrazione di Tutti i Santi. In primis
Johann Sebastian Bach, compositore
di centinaia di opere liturgiche, data
la sua enorme ed infinita devozione a
Dio, dove ad apertura Avanti la Messa
ne abbiamo ascoltato la conosciutissima “Aria sulla quarta corda”, secondo
movimento tratto dalla Terza Suite n.
3 in Re maggiore (BWV 1068) dalle
sei per orchestra, scritta per il suo patrono il principe Leopoldo di AnhaltKöthen tra gli anni 1717 e 1723. Aria
conosciuta impropriamente con questo
titolo, la cui caratteristica è il distac-
di Edoardo Farina
co dal resto della suite, è l’unico movimento ove è presente un organico
esclusivamente composto da strumenti
ad arco, qui interpretata nella trascrizione plettristica. Divenuta celebre in
Italia anche al grande pubblico grazie
alla versione del gruppo vocale Swingle Singers, (album “Jazz Sebastian
Bach”) la parafrasi jazzistica è stata
impiegata come sigla da diverse trasmissioni televisive condotte da Piero
Angela (“Quark” ed altri).
A seguire, il “Celebre Largo” di G.
F. Händel, tratto dall’opera “Serse”,
quindi lo svolgimento di una Saraban-
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da di Arcangelo Corelli,
entrambi colossi del Barocco autori di molte pagine
solenni, mentre altre musiche di supporto sono state lette all’organo dallo
stesso direttore della “Gino Neri”, in
qualità di solista e accompagnatore dei
canti.
La conclusione della S. Messa anche
quest’anno è stata affidata come di
consuetudine alla “Marcia funebre”
tratta dal 3° movimento della “Sonata
n.2 op.35 in si bemolle minore“ certamente la più celebre delle tre sonate di
Frédéric Chopin di cui quest’anno ne
ha ricorso il bicentenario della nascita (1810 – 1849); composta nel 1839,
sorta “attorno” al terzo movimento celeberrimo e spesso usato in arrangiamento per banda nei cortei funebri di
personaggi più o meno noti, fu allora
eseguita assieme ad altre sue composizioni in occasione del suo funerale
come da lui stesso richiesto. Naturalmente il brano nasce per essere suonato al pianoforte, caratterizzato da
una dolcissima melodia accompagnata
solo da incessanti arpeggi della mano
sinistra; proposto in un suggestivo pieno orchestrale, lasciandoci una profonda tristezza nel ricordare i propri cari
in attesa della Risurrezione, la “Gino
Neri” ne ha voluto dedicare un momento particolare agli esecutori scomparsi estendendolo ai presenti e alle
famiglie di tutto il sodalizio.
“Suite Indiana”
Nuovo CD della orchestra “La Orden de laTerraza”
L’Orchestra a pizzico della Rioja “La Orden de la Terraza” nel presentare il suo ultimo CD “Suite Indiana” cerca di far conoscere quali sono gli interessi musicali e le proposte innovative dell’orchestra, pur nel rispetto della
tradizione e delle radici musicali spagnole. Così spiega il direttore dell’orchestra Carlos Blanco Ruiz.
Si tratta del terzo album (il precedente risale al 2001) e contiene opere di artisti come JORGE CARDOSO, JOSÉ
MANUEL EXPOSITO, CARLOS BLANCO, AMADEO VIVES e MANUEL DE FALLA.
“E’ stato un album autoprodotto” ha continuato l’artista “ e l’esperienza è stata molto positiva, tanto che stiamo
già pensando di fare altre registrazioni”.
JORGE CARDOSO
Jorge Cardoso è un compositore di
musica, soprattutto per chitarra e medico. E’ nato a Posadas, (Argentina)
nel 1949.
Ha compiuto gli studi musicali al
Conservatorio Reale Superior de Música de Madrid e, nel 1973, gli studi
di medicina presso l’Universidad Nacional de Córdoba.
Jorge Cardoso ha tenuto concerti in
varie parti del mondo e spesso ha
partecipato a festival internazionali e
programmi per la radio e la televisione. Ha suonato con il soprano Liliana
Rodriguez.
Jorge Cardoso ha composto oltre 350
opere: suite e pezzi per chitarra solista; duetti (due chitarre, chitarra e violino, chitarra e clavicembalo, chitarra
e flauto), trio e quartetto, quartetto
d’archi, quintetto (chitarra e archi,
chitarra e strumenti a fiato ), concerti
(per due chitarre e archi, per chitarra
e orchestra), un’orchestra di archi e
canzoni per voce e chitarra.
Ha tenuto conferenze sulla tecnica
della chitarra classica, l’interpretazio-
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ne, la musica latina, la musica barocca e la composizione musicale. Egli è
l’autore del libro “Scienza e Metodo
della Tecnica della Chitarra” e di “I
Ritmi e le Forme Musicali del Sud
America”.
Jorge Cardoso ha ricevuto i più alti riconoscimenti in vari concorsi e festival. Oltre ad essere chitarrista, compositore e musicologo, Jorge Cardoso
è anche dottore in medicina presso
l’Università Nazionale di Córdoba
Argentina (1973).
Egli è il fondatore e direttore dell’Orchestra da Camera di Chitarre di Madrid e presidente del GUIA (Guitarristas de América).
JOSÉ MANUEL EXPOSITO
Ha frequentato il Conservatorio Superior de Música di Valencia con Rosa
Gil ottenendo il títolo di Profesor Su-
guida di Josè Ribera. E’ stato allievo
di Felipe Pedrell, figura fondamentale
della musica spagnola del ventesimo
secolo.
Andò presto a Madrid dove visse il
resto della sua vita iniziando a pubblicare una serie di concerti prima di
dedicarsi alle zarzuelas con le quali ha
costruito la sua fama.
Doña Francisquita (1923) apprezzata
per il suo spontaneo lirismo, facile orchestrazione ed evocazione pittoresca
della Madrid del 19° secolo è stata definita da Christopher Webber come la
più bella fra le zarzuelas a tre atti e
senza dubbio la più famosa ed amata
fra le opere di Vives.
perior.
Ha fatto diversi recitals presso il
Conservatorio de Valencia, Nueva
Acrópolis, Centro de estudios artísticos Barreira, Feria de Muestras de
Valencia, Monasterio del Puig (a dúo
con Inmaculada Boix) ecc.
Ha partecipato a Corsi di Perfezionamento e Master Classes con David
Russell, Pepe Romero e Carlos Bonell.
Ha anche una grande esperienza come
docente di chitarra e solfeggio.
Come compositore ha scritto numerose opere per chitarra, duo di chitarre,
flauto e chitarra, clarinetto e pianoforte, quartetto di clarinetti.
Fra le sue opere più recenti spiccano:
Exilio del Mar (2002), per chitarra
basata su quattro poemi di Rafael Alberti.
Los Colores del Arco Iris (2005), suite
facile per guitarra.
Paisajes para Violeta (2005), per mandolino e chitarra o due chitarre
Tres Apuntes per Clarinetto e Piano
(2003).
Malambo (2008) per orchestra a plettro, omaggio ad Alberto Ginastera,
dedicata a La Orden de La Terraza.
AMADEO VIVES
(18 November 1871 – 1 December
1932)
E’ nato Collbatò vicino a Montserrat. Ha studiato a Barcellona sotto la
Ensemble” e della Orchestra a Plettro
Roberto Grandío sotto la direzione di
Pedro Chamorro con la colaborazione del maestro Pedro Iturralde. Forma
un duo con la mandolinista tedesca
Carla Maria Huber, con il chitarrista
Francisco Sagredo e ha lavorato con
il mandolinista e compositore giapponese Yasuo Kuwahara ora scomparso.
E’ direttore musicale e chitarrista solista dell’Orchestra a Plettro de La
Orden de La Terraza di Nájera, e del
suo Quintetto, con i quali si é esibito
in Germania, Italia, Francia, Austria,
Ungheria, Russia, Canadá o Giappone.
Nel 2009 é stato chiamato a partecipare alla edizione di EGMYO (Orchestra Giovanile Europea) a Savona in
qualità di “Guitar Tutor”.
Attualmente é professore di chitarra
e di informatica musicale nel Conservatorio di Musica de La Rioja a Logroño.
CARLOS BLANCO RUIZ
Nato a San Asensio (La Rioja) nel
1970, comincia a studiare chitarra con
Josè Fernàndez Rojas a Logroño per
poi trasferirsi a Valencia ed ottenere il
titolo di Professore di Chitarra al Conservatorio “Joaquìn Rodrigo” studiando con i professori Antonio Galindo e
Josè Luis Ruiz del Puerto.
E’ laureato in Storia e Scienza della
Musica ed in Architettura. Ha eseguito numerosi concerti come chitarra
solista con l’Orquesta Sinfónica de La
Rioja, e con la Banda Municipale di
Haro sotto la direzione di José Luis
Barrio.
Ha fatto parte del progetto “Nacional
Pag. 19
MANUEL DE FALLA
(Cadice, 23 novembre 1876 – Alta
Gracia, 14 novembre 1946)
Effettuò i primi studi musicali a Cadice prima di trasferirsi, appena ventenne, a Madrid dove studiò composizione per quattro anni sotto la guida di
Pedrell che gli fece conoscere Claude
Debussy.
mento.
Nell’agosto del 1920 compose “Piece
de guitarre ècrit pour le tombeau de
Debussy”, eseguito prontamente da
Andrés Segovia e Miguel Llobet.
Si mise in evidenza soprattutto con
il Concerto composto tra il 1923 e il
1926, per clavicembalo e per cinque
strumenti.
Dopo la guerra civile del 1936 lasciò
la Spagna ed emigrò in Argentina dove
rimase fino alla fine dei suoi giorni.
Le sue prime opere furono da camera,
passando dalla zarzuela all’opera teatrale. La Vida Breve (1905) ricevette
premi e riconoscimenti.
Dal 1907 al 1914 soggiornò a Parigi,
dove venne a contatto con Debussy,
Maurice Ravel.
Nelle sue opere per chitarra si nota la
nascita della chitarra moderna classica, sia per l’utilizzo timbrico sia per
avere conferito “nobiltà” allo stru-
“La Orden de la Terraza” al Conservatorio Professional de Música de La Rioja - foto: Jaime Blanco Ruiz
w w w. l a o r d e n d e l a t e r r a z a . c o m
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Quartetto a plettro “Umberto Sterzati”
All’interno dell’Associazione culturale “Gruppo Padano di Piadena
(CR)” che nasce nel 1962
avendo come scopo la ricerca di documenti dell’espressività popolare, si
è costituito un gruppo di lavoro per
la ricerca e la riproposta delle musiche originali per strumenti a plettro di
compositori della provincia di Cremona.
Il mondo mandolinistico cremonese
ha un storia ricca di avvenimenti:
- Viene attribuito alla Liuteria Cremonese e Bresciana di fine ‘700
inizio ‘800 un mandolino (oggi conosciuto come mandolino bresciano o
cremonese) a quattro corde di budello
valorizzato da un virtuoso mandolinista bresciano: Bartolomeo Bortolazzi (1771-1820).
- Presso il Gemente Museum Den
Haah in Olanda è custodito un mandolino a quattro corde, datato 1799, del
liutaio cremonese Matteo Scolari.
- Presso il Museo di Cremona sono
custoditi alcuni disegni di mandolini
costruiti da Antonio Stradivari.
- Tra le figure più importanti del concertismo cremonese è da ricordare il
virtuoso Giovanni Vailati (?-1890) di
Crema, detto il “Paganini del mando-
lino” che tenne concerti in tutta Europa.
- Nell’anno 2000 è stato riscoperto
e ricostruito dalla Scuola di Liuteria
il “Mandolino Coristo” di Antonio
Stradivari di cui l’originale si trova a Londra di proprietà del Maestro
Charles Beare.
Numerose furono le orchestre mandolinistiche in provincia di Cremona.
La più importante nacque il 5 gennaio
1897 come “Circolo Mandolinisti e
Mandoliniste di Cremona” e tenne
concerti in tutta Europa. Il Circolo
Filodrammatici di Cremona custo-
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disce ancora oggi alcuni strumenti
musicali utilizzati e le partiture delle
musiche che venivano eseguite.
Le ricerche musicali sul territorio
hanno contribuito a riscoprire musiche originali per mandolino di compositori cremonesi: Denti Giuseppe
(1882-1977) di Cingia dè Botti , Giuseppe Anelli (1886-1926) di Trigolo,
Andrea Gnaga (1860-1939) di Crema, Luigi Casazza (Cremona? Sec.
XIX), Umberto Sterzati (1909-1972)
di Cremona.
In particolare la figura di Umberto
Sterzati è ancora oggi molto nota a
Cremona e in provincia. Ha composto
e trascritto musiche per chitarra classica e per quartetto a plettro.
Per ricordarlo si è costituito il Quartetto a plettro “Umberto Sterzati”
composto da: Camilla Finardi e Sergio Lodi (mandolini), Andrea Bazzoni (mandola)
Luisella Conter (chitarra).
Ha partecipato alla IV Edizione del
Concorso Internazionale per chitarra
e gruppi strumentali a plettro di Ala
(Tn), classificandosi terzo.
A Serravalle il quartetto eseguirà brani di autori cremonesi originali per
mandolino.
XXIII Convegno Chitarristico
Modena 30 Ottobre 2010
di Silvia Mastrogregori
foto di Marco Cavina
Il 30 ottobre 2010 si è svolto a
Modena, presso le sale del palazzo Coccapani, il XXIII Convegno
Chitarristico. Anche quest’anno
l’appuntamento, realizzato in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti, si è
rivelato una gradita occasione per
approfondire temi di ricerca intorno alla chitarra, ascoltare musica
e naturalmente incontrare maestri,
concertisti e studiosi.
La tradizione riportata in auge nel
2009 si è dunque riconfermata
come qualificato evento capace di
coinvolgere, nel senso autentico
dell’iniziativa, numerosi collaboratori e un pubblico sempre più partecipe e propositivo.
riche, dal titolo Discografia storica
della chitarra in Italia: incisioni,
cataloghi e documenti negli anni
1920-1960. Questa mostra, curata
da Marco Bazzotti, ha offerto un
percorso attraverso rari documenti
sonori che hanno trasmesso fino ai
nostri giorni suggestive e sorprendenti interpretazioni di noti concertisti, come Antonio Amici, Pasquale Taraffo, Luigi Mozzani, Renato
Giuseppini, Elena Padovani, Mario
Gangi.
La giornata si è aperta con i saluti
del prof. Ferdinando Taddei, presidente dell’Accademia Nazionale
di Scienze Lettere e Arti.
Ha preso poi la parola la curatrice
del convegno Simona Boni che
Il comitato scientifico (costituito da ha illustrato il progetto Chitarra
Giuliano Balestra, Simona Boni, in Italia, intorno al quale si stanno
Giovanni Indulti, Vincenzo Poc- riunendo importanti contributi di
ci, Enrico Tagliavini) ha lavorato ricerca musicale, presentando quincon cura alla progettazione del con- di il XXIII Convegno Chitarristico
vegno, articolando la trattazione dei che di tale operosità è espressione
temi secondo un ordine cronologi- autentica, in una armonia di intenti
co che ha offerto una rara occasione capace di superare le distinzioni fra
per riscoprire, anche nella dimensione del divenire storico, aspetti
particolari e inediti del passato e del
presente chitarristico. Le relazioni
e gli interventi musicali, tenuti da
concertisti e studiosi di riconosciuto valore, hanno così trasportato il
pubblico dalle sonorità della vihuela alla musica contemporanea, in
una continuità espressiva e contenutistica assai apprezzata.
In occasione del Convegno inoltre
sono state organizzate presso le antiche sale del palazzo due esposizioni di rilievo: una rivolta alla liuteria,
con gli strumenti più rappresentativi
dell’arte di alcuni costruttori italiani, e una dedicata alle incisioni sto-
‘scuole’.
Il primo intervento, dal
titolo Emilio Pujol e la
vihuela all’Accadenia Chigiana, è
stato tenuto da Giuliano Balestra
che ha introdotto l’argomento con
l’esecuzione alla vihuela della Fantasia del IV Tono di Luys Milan e
della bellissima e toccante Romance Paseabase el Rey moro di Luys
de Narvaez, con la partecipazione
del soprano Elisabetta Majeron.
Dopo questa apertura in musica in
omaggio al maestro Pujol, Giuliano
Balestra ha tracciato un inedito profilo della fortuna dello strumento
spagnolo in terra italiana e del contributo fondamentale dato in questo
campo da Emilio Pujol, concertista,
didatta e musicologo nonché primo
docente di vihuela alla prestigiosa
Accademia Chigiana di Siena, dove
ebbe per allievi alcuni dei più importanti chitarristi dell’epoca quali
Alirio Diaz, John Williams, José
Tomàs e Elena Padovani.
Giuliano Balestra ed Elisabetta Majeron
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Rosario Cicero
risultato musicale e insieme visivo
di una mano destra che sembrava
essa stessa danzare sulle corde della chitarra.
Dopo i fasti rinascimentali della
vihuela la trattazione è passata alla
chitarra a cinque cori che ha avuto
nel Seicento il momento di massima
espressione artistica. Il tema è stato
affrontato dal compositore e musicologo Giovanni Indulti, che ha svolto ricerche d’archivio su fonti musicali coeve, rintracciando elementi di
contatto con la scrittura strumentale
violinistica dell’epoca. La relazione ha inoltre messo in evidenza il
contributo compositivo di Francesco Asioli, chitarrista seicentesco
‘dimenticato’ attivo nel ducato di
Modena e Reggio Emilia, attraverso
i due rari esemplari di intavolature
Proseguendo nel percorso storico,
Mario Dell’Ara ha delineato un
ritratto storico della Parigi della
prima metà dell’Ottocento e della
sua ricca attività musicale. All’interno di questo acceso panorama
artistico si svolse una delle più note
discussioni metodologiche, quella
tra carullisti e molinisti, talmente animata da essere argutamente
raffigurata da Charles de Marescot
nella famosa litografia inserita nel
dell’Asioli oggi conosciuti.
libro La Guitaromanie del 1829,
L’intervento musicale di Rosario poco prima che il diverbio si spoCicero ha quindi offerto la possi- stasse da riflessioni tecniche a quebilità di apprezzare alcune danze stioni politiche.
di Francesco Asioli (Allemanda,
Corrente, Sarabanda, Giga), inoltre La mattinata si è conclusa con un
la Chaconne e le straordinarie va- omaggio alla poetica ottocentesca
riazioni delle Folies d’Espagne di della chitarra proposto da FilomeFrançois Le Cocq, affascinando il na Moretti: l’interpretazione ricca
pubblico attraverso le sonorità e i di espressività della Grande Sonaritmi accattivanti della chitarra ba- ta di Niccolò Paganini e del notrocca a cinque cori. Perfetta è stata turno Rêverie di Giulio Regondi
la fusione tra le tecniche spagnole ha suscitato un tributo caloroso del
del rasgueado e del repicco, le ca- pubblico, ammaliato dalle armonie
denze armoniche e le frasi melodi- sognanti e dagli slanci virtuosistici
che, assolutamente coinvolgente il che trovano in queste pagine perfet-
Ritratto di gruppo XXIII Convegno
Pag. 23
Comitato Scientifico
ta fusione, come la stessa Filomena
Moretti ha magistralmente dimostrato.
Dopo il momento conviviale offerto ai convenuti nelle sale del palazzo, in una serena e lieta atmosfera,
resa appena trepidante dalla gradita occasione per conversare con i
maestri e i colleghi provenienti da
varie città italiane, i chitarristi si
sono riuniti nella Sala degli Specchi per il consueto ritratto di gruppo realizzato dal fotografo Marco
Cavina.
La sessione pomeridiana è stata
aperta con un’interessante ricerca
svolta dall’architetto Carla Costa sulla ricorrenza della chitarra
nella pittura italiana dell’Ottocento, piacevolmente correlata dalla
proiezione delle immagini trattate.
L’apporto dell’iconografia è fondamentale nell’analisi di aspetti
culturali, estetici e organologici,
capaci di rivelare elementi significativi della pratica e della tecnica
chitarristica del tempo: basti pensare alla ‘fortuna’ della lira-chitarra nel XIX secolo, evidente anche
nella ritrattistica, e alle relative
sperimentazioni costruttive. Risulta dunque di notevole valore lo
studio documentato e sistematico
di queste fonti che la studiosa sta
attualmente conducendo.
L’apertura al Novecento è avvenuta
sulle note del Memento per chitarra
e quartetto d’archi del compositore
tedesco Herbert Baumann. L’opera, dedicata alla memoria di Romolo Ferrari ed eseguita per la prima
volta in occasione XXI Convegno
Chitarristico tenutosi a Tokio nel
1962, è stata proposta nell’intensa
interpretazione di Massimo Nalbandian e del Quartetto di Modena (Matilde Di Taranto violino primo, Laura Garuti violino
secondo, Montserrat Coll Torra
viola, Laura Benvenga violoncel-
lo). Non potendo essere presente a
Modena, il compositore ha inviato
una lettera che è stata letta come
presentazione all’esecuzione, esprimendo l’augurio di pieno successo
al XXIII Convegno Chitarristico.
A seguire un approfondimento sui
rapporti chitarristici tra Italia e Russia tra Ottocento e prima metà del
Novecento è stato curato da Alexander Mirònov, che ha eseguito opere
per chitarra a sei e a sette corde fra
le quali le applauditissime variazioni su temi popolari russi di Michaíl
Vysótskij e Andréj Sìhra e le brevi
Massimo Nalbandian e quartetto di Modena
Pag. 24
ma suggestive pagine per eptacorde di alcuni chitarristi-compositori
italiani (Pensiero Nostalgico di Federico Orsolino, Mesta Canzone di
Giovanni Murtula, Piccola Arabesca di Primo Silvestri).
Una riflessione sugli attuali sviluppi compositivi dal titolo Una proposta di nuova musica: una risorsa
per la chitarra? è stata oggetto dell’intervento di Piero Bonaguri, che
ha proposto un inedito abbinamento tra esecuzione musicale e opere
d’arte del Novecento e contemporanee, fornendo una possibile chiave di lettura di ricerche linguistiche
e timbriche, analizzate in relazione
alla problematica complessa del
rapporto tra la nuova musica ed il
pubblico. I brani proposti sono nati
da una collaborazione del chitarrista stesso con i compositori (Paolo
Ugoletti, Adriano Guarnieri, Roberto Tagliamacco, Davide Anzaghi, Gilberto Cappelli, Pippo Molino), collaborazione che ha portato
negli ultimi anni alla creazione di
un nuovo ricco repertorio.
mente apprezzata per la profondità
dell’analisi e la ricchezza delle implicazioni, ha delineato un percorso
denso di riferimenti letterari e artistici dedicato all’opera del compositore vercellese.
La conclusione della giornata è stata affidata a Enrico Tagliavini che
ha rievocato con toni intensi e sentiti l’importante apporto di alcuni
chitarristi-compositori della prima
In questa atmosfera decisamente metà del Novecento, eseguendo
Novecentesca si inserisce anche quindi opere di Benedetto Di Pol’intervento di Cristiano Porqued- nio, Romolo Ferrari, Giovanni
du sul tema Melancholia: solitudi- Murtula, Benvenuto Terzi. Questi
ne e materia nella musica di Angelo i nomi di alcune notevoli personaliGilardino. La relazione, particolar- tà che hanno dato un impulso fondamentale alla realtà chitarristica
del loro tempo, attivandosi inoltre,
al di là dell’interesse personale, per
il riconoscimento dello strumento
anche a livello istituzionale.
Nel segno di questa riflessione insieme umana e artistica si è concluso il XXIII Convegno Chitarristico,
con l’auspicio di proseguire negli
anni a venire, nel desiderio di continuare a lavorare insieme condividendo la passione per lo strumento
che, come Tagliavini ha ricordato
alla fine del Convegno, «più di tutti
risuona vicino al cuore».
Alexander Mironov
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PRIMO CAMPUS ESTIVO NAZIONALE
Campobasso 4 – 14 Luglio 2011
(Primo annuncio)
Il Circolo Musicale “P. Mascagni” di
Ripalimosani (CB) e la Federazione
Mandolinistica Italiana, promuovono
il primo Campus Estivo Nazionale per
giovani mandolinisti e chitarristi, una
10 giorni all’insegna della musica, per
ragazze e ragazzi dagli 8 ai 20 anni
– Campobasso 4 – 14 Luglio 2011.
IL CAMPUS
Il Campus per giovani musicisti consiste in una VACANZA STUDIO di
10 giorni all’insegna della musica
(10-20 giugno 2010), all’interno del
Convitto Nazionale “M. Pagano” di
Campobasso cornice storico-culturale
del Molise, e si differenzia dagli altri
corsi di tal genere per la fascia giovanile d’utenza a cui è rivolto, nonché
per l’articolazione disciplinare delle
attività musicali proposte: ogni allievo
viene sollecitato a prendere parte non
solo a lezioni individuali ma anche a
lezioni collettive di Musica da camera
(in piccoli gruppi: duo o trio), nonché
alle attività di musica d’insieme per
prepararsi a poter far parte delle orchestra a plettro. I giovani musicisti avranno un’occasione unica di maturazione
artistica e miglioramento nelle proprie
abilità tecnico-interpretative, nonché
di stimolo a socializzare e condividere esperienze attraverso il linguaggio
musicale.
I PARTECIPANTI
Il Campus Mandolinistico Nazionale
è aperto a ragazze e ragazzi dagli 8 ai
20 anni che studiano uno strumento
a plettro o a pizzico, qualunque sia il
loro livello strumentale e anche a chi
vuole avvicinarsi alla musica a plettro
o a pizzico per la prima volta.
L’obiettivo principale del progetto è
quello di far suonare insieme i giovani
delle Scuole Mandolinistiche Italiane
nei luoghi più suggestivi del Molise.
IL PROGRAMMA
Le giornate saranno cadenzate da va-
rie attività musicali articolate in un
programma molto ricco e rigoroso,
coordinato da Maestri di chiara fama
artistica, didattica e concertistica. Le
lezioni individuali seguiranno piani di
studio personalizzati, mentre quelle di
Musica da Camera prevedono la costituzione di piccoli gruppi cameristici
volti all’insegnamento estemporaneo
di vario repertorio musicale adeguato
alle competenze delle ragazze e dei ragazzi. Il lavoro giornaliero si articolerà
secondo un simile calendario:
Mattina:
09,30-12,45: Lezioni individuali o di
sezione
13,00-14,30: Pranzo e pausa
Pomeriggio:
15,45-18,45: Musica d’insieme
18,45-19,45: Tempo libero
20,00 Cena
dopo cena: tempo libero
Tutti gli allievi iscritti avranno a disposizione un numero di aule-studio dove
potranno esercitarsi. A metà corso sono
previsti degli esperimenti pubblici ed
un CONCERTO FINALE della costituita Orchestra del Campus, di tutti gli
allievi, come solisti ed in gruppi cameristici composti durante il Campus, che
potranno dare saggio di quanto appreso
durante il corso. Ad ogni allievo verrà
consegnato l’attestato di partecipazione, valido per l’attribuzione di punteggi e crediti formativi.
IL REGOLAMENTO
La domanda di iscrizione, redatta sullo stampato accluso, dovrà pervenire,
unitamente alla ricevuta di versamento
della quota d’iscrizione che è fissata in
€ 230,00 (se effettuata a mezzo di bonifico bancario intestato a Circolo Musicale “P. Mascagni” IBAN IT28 D054
2403 8000 0000 1002 767 – Banca Popolare di Bari Ag. di Campobasso), entro e non oltre il 31 maggio 2011 (cell.
331/37.44.144).
In caso di soppressione dell’iniziativa
l’organizzazione si impegna a restituire la quota per intero. Nel caso in cui
sia l’allievo iscritto a non frequentare,
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la quota verrà comunque
trattenuta. La suddetta quota d’iscrizione comprende:
€ 16,50 x colazione, pranzo, merenda e cena
€ 6,50 per il posto letto.
€ 5,00 contributo forfettario x assicurazione
DIRETTORE ARTISTICO
M° Antonio Di Lauro
SEGRETERIA
Circolo Musicale “P. Mascagni”
ONLUS
INFORMAZIONI
Per ulteriori informazioni contattare:
Tonino: 331/37.44.144
Oppure: [email protected]
Circolo Musicale
"Pietro Mascagni" Onlus
P.zza Vittorio Emanuele II°, 3
86025 Ripalimosani (CB)
Premiata Organizzazione iscritta all'Albo Regionale delle Associazioni di Volontariato
Prematura scomparsa di ALISON STEPHENS,
mandolinista inglese
Alison Stephens è senza
dubbio la principale rapresentante del mandolino
classico nel Regno Unito.
E’ stata la prima a laurearsi presso il Trinity College
a Londra. Alison ha suonato in tutto il Regno Unito e ha partecipato a
tournée in tutto il Medio ed Estremo
Oriente, Australia, Sud Africa, in Europa e in USA.
Ha spesso partecipato a trasmissioni
televisive e registrato dal vivo per la
BBC Radio 3 e 4, Classic FM, ABC
(Australia), SABC (South Africa) e
BBC Radio Scotland.
Esegue concerti, si occupa di recital
per club musicali e festival in tutto il
Regno Unito, come solista ed in duo
con Craig Ogden (chitarra) o con Lauren Scott (arpa).
Le registrazioni includono:
Musica dai romanzi di Louis de Bernières (CHAN9780) con Craig Ogden,
Mandolin Concerto in sol di Hummel
(CHAN9925) con i London Mozart
Players (Howard Shelley), un CD da
solista dedicato al periodo romantico italiano ed il CD Calace Concerto
dedicato alle opere di Raffaele Calace
(1863-1934) per mandolino e pianoforte (Steven Devine) per l’etichetta
Naxos. Alison più recente CD Souvenirs (CHAN10563) con Craig Ogden
(chitarra) è stato pubblicato su etichetta Chandos nel settembre 09.
Allison ha anche suonato nella colonna sonora del film di Hollywood con
protagonista Nicholas Cage, e ha scritto molte poesie e recital di musica con
Craig Ogden e Louis de Bernières.
“Il suono è piacevole, la sua tecnica
impeccabile e il suo equilibrio squisito”. Marillyn Mair, Mandolin Quarterly.
“Se mai un singolo CD può fare qualcosa per abbattere i pregiudizi diffusi nei confronti del mandolino, ... ....
allora questo certamente lo è. Alison
Stephens non è solo un virtuoso dello
strumento, è anche, e soprattutto, una
vera musicista ... ... ... suona con completa padronanza tecnica e intelligenza musicale. La musica difficilmente
potrebbe avere un avvocato migliore
“. Glyn Pursglove, Web Music International (CD concerti di Calace )
I prossimi concerti “MUzio come MUsica” e i “Lunedì dell’Estudiantina”
MUzio come MUsica
7 Aprile 2011 – ore 20.45
11 Aprile 2011 – ore 21.00
Auditorium S. Sisto, Via della Vittoria, 1 - BERGAMO COLOGNOLA
Ingresso libero
Sala Locatelli, Via Arena 3 - BERGAMO
Ingresso Libero
Il Concerto Solista
Pietro Ragni Mandolino
Maurizio Stefanìa Pianoforte
ORCHESTRA DA CAMERA DI MUSICA, RAGAZZI!
PROGRAMMA
PROGRAMMA
Antonio Vivaldi (1678 - 1741) Concerto in Sol+ per due mandolini e
orchestra
(Allegro - Largo - Allegro) Solisti: Redi Lamcja, Davide Salvi (mandolini)
G. Sammartini (1695 - 1750) Concerto in Fa+ Op.9, n.2 per Organo e Archi
(Allegro - Andante - Allegro) Solista: Stefano Mostosi (organo)
Domenico Scarlatti (1685-1757) Sonata n.55 (K90) Grave-Allegro,
Siciliana - Allegro
Ludwig van Beethoven (1770-1827) Adagio ma non troppo,
Sonatina (Allegro)
Angelo Mascheroni (1855-1905) Elegia, Bolero
Amedeo Amadei (1866-1935) Aria del ‘700, Flirt
T. Chigioni (1992) Concertino in stile barocco per violino e orchestra
(Allegro - Largo - Allegro) Solista: Jérémie Chigioni (violino)
Mario Tarenghi (1870-1938) Canzone Antica
A. Marcello (1669 - 1747) Adagio dal Concerto in Re- per oboe e
orchestra
Solista: Filippo Quirico (oboe)
Raffaele Calace (1863-1934) Serenata Gaia, Serenata Malinconica,
Tarantella
F. J. Haydn (1732 - 1809) Moderato e Adagio dal Concerto in Do+ per
violoncello e orchestra. Solista: Thomas Chigioni (violoncello),
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Rocco Amendola (L. A. R. - Liuteria Amendola Rocco)
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