Choraliter n.24

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n. 24
2007
Settembre-Dicembre
Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali
Rivista quadrimestrale della FENIARCO
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Dossier
Rivista
quadrimestrale
della FENIARCO
DI CHI È QUELLA BORSA?
3
di Lorenzo Donati
Federazione Nazionale Italiana
Associazioni Regionali Corali
dossier
COMPORRE PER BAMBINI E
RAGAZZI: RIFLESSIONI “OBLIQUE”
6
di Tullio Visioli
Presidente: Sante Fornasier
COMPORRE PER CORO OGGI
di Carlo Pavese
Foto di copertina:
Marc Chagall, “Il violinista verde”, 1923.
9
CONVERSAZIONE CON
ORLANDO DIPIAZZA 10
a cura di Mauro Zuccante
attività
dell’associazione
Attività dell’Associazione
SULLE ONDE DEL CANTO 13
di Sandro Bergamo e Pier Filippo Rendina
ACCADEMIA EUROPEA
PER DIRETTORI DI CORO 16
di Aldo Cicconofri
scheda regione
Direttore responsabile:
Sandro Bergamo
Hanno collaborato:
Lorenzo Donati
Tullio Visioli
Carlo Pavese
Aldo Cicconofri
Marinella Viola Yeuillaz
Sandro Coda Luchina
Efisio Blanc
Redazione:
via Altan, 39
33078 San Vito al Tagliamento (Pn)
tel. 0434 876724
fax 0434 877554
e-mail: [email protected]
Progetto grafico:
Tipografia Menini / Spilimbergo (Pn)
Roberto Roveri - Agenzia G.V. - Bologna
Stampa:
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Associato all’Uspi
Unione Stampa
Periodica Italiana
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del 25.01.2000 n° 460 Reg. periodici
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Estero € 15
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33078 San Vito al Tagliamento (Pn)
di Alvaro Vatri
TOUR INVERNALE DEL
CORO GIOVANILE ITALIANO 20
Comitato di redazione:
Giorgio Morandi
Puccio Pucci
Alvaro Vatri
Mauro Zuccante
Segretario di redazione:
Pier Filippo Rendina
ASSEMBLEA NAZIONALE FENIARCO 18
di Marinella Viola Yeuillaz e
Sandro Coda Luchina
notizie
dalle regioni
LA FENIARCO ALL’ASSEMBLEA
DI EUROPA CANTAT 21
di Alvaro Vatri
GIRO GIRO CANTO 22
di Sandro Bergamo
LA SCUOLA SI INCONTRA
CANTANDO 22
Cronaca
rubriche
A LORENZO DONATI IL PRIMO
PREMIO DEL CONCORSO
MARIELE VENTRE 24
CONCORSO POLIFONICO
“GUIDO D’AREZZO” 2007 25
di Efisio Blanc
Scheda Regione
USCI FRIULI VENEZIA GIULIA 27
Notizie dalle Regioni 29
Rubriche
DISCOGRAFIA 36
a cura di Alvaro Vatri
SCAFFALE 37
a cura di Alvaro Vatri
MONDOCORO 38
a cura di Giorgio Morandi
CONCORSI 42
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dossier
DI CHI È QUELLA BORSA?
CONTRIBUTO SULLA REALTÀ DELLA COMPOSIZIONE
CORALE CONTEMPORANEA IN ITALIA
di Lorenzo Donati
Q
uando mi è stato proposto di
scrivere qualche pensiero sul
tema della situazione della
composizione corale dei nostri giorni,
oltre a sentirmi onorato per la fiducia,
ho accettato con entusiasmo, felice di
poter dare il mio contributo alla valorizzazione del patrimonio musicale
italiano.
Fin da subito sono nati dei problemi:
ampia è la scelta di compositori che
negli ultimi decenni si sono evidenziati o “rievidenziati” e l’ultimo secolo non è stato certamente avaro di importanti autori. Dai primi del Novecento Pizzetti, Ghedini, Clausetti, Rota, Dallapiccola, Petrassi, ma anche
Bettinelli, Guaccero, Macchi, Veretti,
Semini, Zecchi, Zanchetti hanno lasciato opere corali di valore assoluto e
non è semplice poter individuare, nell’ambito del panorama contemporaneo, quali possono essere i loro eredi.
Anche parlare di eredità è forse un
controsenso, il Novecento ha affievolito il concetto di scuola nazionale e
allora si può o deve parlare di eredità
plurale.
Nel tentativo di organizzare il discorso dovremmo quindi affrontare l’argomento stile, perché solo la pluralità
degli stili e la loro caratterizzazione
può aiutarci a definire dei collegamenti tra i differenti compositori e le
generazioni.
Qualche attento professore di Conservatorio potrebbe dirci che se riconoscessimo lo stile italiano potremmo
capire chi tra i compositori scrive “all’italiana” o “alla qualcosaltro”. Altri
potrebbero obiettare che prima di tutto dovremmo comprendere cos’è il
bello e il brutto, certamente donandoci la loro formula magica per distinguere arte ed esercizio. Tutte importanti osservazioni di cui avrei dovuto
tenere conto, ma l’indirizzo di questo
intervento doveva essere più generalista, un po’ come curiosare nei titoli
dei libri e delle riviste di uno scaffale.
Non un elenco, né una graduatoria,
ma una serie di stimoli e collegamenti per evocare immagini ed aiutare i
direttori di coro a scoprire la ricchezza delle possibilità offerte dai compositori italiani contemporanei.
Quali parametri oggettivi utilizzare
per un’analisi del panorama compositivo nazionale?
Certamente non l’aspetto estetico, le
personali graduatorie di gradimento
hanno valore solo per chi cerca soluzioni sbrigative.
Un aiuto potremmo trovarlo nell’evoluzione di alcune caratteristiche stilistiche, ma anche in questo caso non
saremo mai esenti dalle valutazioni
storico-estetiche. Comunque, ad un
lettore che accenna i primi passi nella
conoscenza di questo repertorio, consiglierei di tenere sempre presenti alcuni grandi modelli appartenenti a
percorsi stilistici ben caratterizzati. La
moderna riscoperta del repertorio rinascimentale italiano ha messo in risalto alcuni di questi generi come il
“madrigale” e/o il “mottetto in stile
imitato”. Si possono così riconoscere
queste prime due vene, prettamente
italiane, alle quali possiamo avvicinare varie opere di molti autori. Due generi così forti nelle loro caratteristiche
peculiari, da delineare anche degli indirizzi stilistici.
Ma altri stimoli, anche intrecciandosi
tra loro, hanno influenzato in modo
importante la produzione italiana. L’esperienza dodecafonica, quella della
musica aleatoria, la valorizzazione
delle differenti possibilità timbriche
offerte dalla voce, il minimalismo, la
riscoperta dello spazio sonoro, la musica vocale d’intrattenimento, la ripresa della modalità, i “nuovi” percorsi
armonici. Cosa ci sia di “stile italiano”
in tutto questo è difficile dirlo, ma
molti compositori hanno utilizzato e
stanno utilizzando tecniche compositive che si rifanno a questi spunti estetico-stilistici. Del resto la produzione
artistica necessita di un continuo intreccio tra esperienze differenti, sta
poi al compositore riuscire a produrre
un’opera coerente e efficace. Molti
autori si sono infatti cimentati in opere di carattere e genere assai diversi
tra loro, riuscendo ad avere un proprio
percorso stilistico omogeneo (Petrassi
[Nonsense e Mottetti], Dallapiccola
[Cori di Michelangelo e Canti di Prigionia], Pizzetti [Cade la sera e Re-
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quiem], Bettinelli [Madrigali e Mottetti], e tanti altri).
Questo discorso ci porta ancora avanti, verso la tecnica della scrittura musicale. In altre epoche, infatti, sarebbe
stato semplice poter affrontare l’argomento, ma il Novecento ha “stravolto”
il concetto di tecnica della scrittura in
modo tale, da non poter più parlare di
tecnica giusta e tecnica sbagliata. Se
qualcuno dovesse o volesse provare a
codificare le composizioni vocali dal
punto di vista tecnico, i termini giusti
dovrebbero forse essere “più o meno
efficace e coerente” con il pensiero
dell’autore. Così come non pretendiamo l’utilizzo della stessa tecnica vocale ad un cantante pop e ad un cantante lirico, non possiamo pretendere
il rispetto di medesimi canoni tecnicoestetici a compositori che scrivono generi musicali differenti. Si potrà parlare quindi di efficacia e coerenza, evitando di etichettare le tecniche compositive con valori estetici assoluti.
Se per parlare di estetica, stile, tecnica è necessario lavorare ad una personale e approfondita formazione,
quale strada può esserci d’aiuto per
aiutarci a comprendere la situazione
compositiva italiana?
Dovessimo fare una valutazione statistica ci renderemmo conto che per
quello che riguarda la distribuzione
geografica della produzione musicale,
a parte alcune isole felici (Aosta, Bologna, nord est della Toscana, Roma,
Torino, Sardegna), negli ultimi decenni in Italia si è scritto per coro principalmente nel Nord Est. Il resto dei
compositori appartiene a zone nelle
quali per varie ragioni si è sviluppata
una piccola “scuola” compositiva oppure sono singoli autori che si sono
appassionati alla scrittura corale.
Invece dal punto di vista anagrafico i
compositori che scrivono oggi per coro appartengono principalmente a tre
generazioni e queste, nonostante il generale maggior interesse dei cori per
la musica corale contemporanea, sono
equivalenti. Forse come è accaduto
quindici anni fa per la direzione, anche la composizione corale richiederà
un’attenzione maggiore dal punto di
vista della formazione, in modo che
possano nascere interessanti “ricambi” agli artisti già affermati.
Nella volontà di non esprimere giudizi tecnici, né estetici, come poter affrontare l’argomento in modo oggettivo, ma non superficiale?
Visto che, come avrete inteso, non volevo trattare argomenti legati allo stile
o alla bellezza e che non volevo affrontare le problematiche geograficoculturali della produzione corale, ho
deciso di sviluppare il mio discorso
sul piano dei “contatti”. Come nel Rinascimento vorrei stimolare tutti gli
interessati a valutare le proposte pubbliche, i “contatti”, che ogni compositore ha creato grazie alle proprie opere. In questo modo, come per alcuni
autori rinascimentali si è potuto comprendere l’interesse e la valenza storico-culturale grazie al numero ed alla
diffusione delle ristampe delle loro
opere, oggi potremmo iniziare a farci
un’idea del panorama compositivo
analizzando le pubblicazioni corali
più importanti e rappresentative. Forse con questo sguardo nello scaffale
dei CD, delle partiture e dei depliant
potremmo farci un’idea ampia, chiara
e il più possibile oggettiva di come si
sta evolvendo questo mondo.
A tal proposito mi è tornato in mente
il caso di una borsa piena di partiture,
dischi, depliant e cataloghi che era
stata dimenticata a Lignano Sabbiadoro durante la settimana cantante Alpe
Adria Cantat. Una borsa nera, stracolma, lasciata in un angolo, forse perché
troppo pesante. Certamente una borsa
appartenente a qualche direttore o musicista interessato alla coralità, a cui
abbiamo tentato di dare un nome rovistando all’interno. Ma nulla da fare,
non c’erano documenti che ci potessero indirizzare verso il proprietario.
Una borsa di musica senza padrone,
ma dalla quale si può avere qualche
indicazione sulle caratteristiche del
proprietario.
La borsa conteneva vari CD tra cui
spiccavano alcuni progetti di musica
corale contemporanea italiana:
- c’era quello del Coro Ergo Cantemus di Este diretto da Filippo Maria
Bressan con brani di Di Marino, Bini, Zuccante, Capuzzo, Bonato, Da
Ros, Donati;
- una pubblicazione della Stradivarius con opere legate al territorio
valdaostano (Colombotto, Blanc,
Sportelli, Bon, Cerruti, Cognazzo,
Longo);
- una pubblicazione di una rassegna
romana dedicata alla musica contemporanea con opere di Bracci, De
Simone, Donati, Messore;
- un disco “masterizzato” di un progetto di giovani compositori con
musiche di Basevi, Berlese, Cadario,
Camoletto, Capuzzo, Facchini, Ferretti, Josia, Nagaraja, Napolitano;
- due progetti musicali nati dalla collaborazione tra Aldo Cicconofri e
Mauro Zuccante;
- “Haec dies” il disco del Coro Musicanova di Roma con le composizioni sacre di Caraba, Ciardi, Rosati,
Frisina, Iafigliola, Dal Prà, Donati,
Barchi;
- il disco “Novecento” del Coro Città
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di Roma contenente opere di Coppotelli, Marchetti, Josia, Donati,
Rosati, Merkù e Caraba;
- il lavoro del Coro Polifonico di Ruda dedicato a Orlando Dipiazza.
Ma oltre alla decina di dischi effettivamente presenti nella borsa c’erano appuntati in un foglio i nomi di alcuni
compositori, le cui opere sono presenti
in dischi ed esecuzioni all’estero come
Bonato, Margutti, Zuccante ed altri.
Insieme a questi CD, nella tasca centrale vi erano affiancate molte pubblicazioni della Feniarco, dalle due edizioni di Melos a Teenc@nta, fino a
Giro Giro Canto. C’erano anche le
opere eseguite dal Coro Giovanile Italiano, con i brani commissionati dalla
Feniarco a Bonato, Camoletto, Caraba, Di Marino, Donati, Durighello,
Margutti, Mignemi, Venturini, Zuccante fino alle opere dell’ultimo progetto con nomi nuovi di Anti e Quaggiato.
Sempre della Feniarco c’erano le dispense dei corsi per compositori di
Aosta tenuti da Bonato, Nees, Pavese,
Scattolin, Zanolini, Zuccante. A proposito di corsi, nelle dispense di Aosta
trovavano spazio anche appunti sul la-
voro formativo di Bruna Liguori Valenti e Tullio Visioli, sui corsi e i concorsi di composizione di Reggio Calabria, del Piemonte e del Trentino.
Poteva sembrare quindi una raccolta
promozionale che la Federazione aveva preparato per qualche ospite straniero. Ma, alla ricerca del proprietario, aprendo una tasca, uscirono fuori
anche il catalogo degli editori Pizzicato, Pro Musica Studium, Carrara,
Astrom (Slovenia) e Carus Verlag
(Germania). Tutti editori impegnati
nel campo della diffusione della musica corale contemporanea, con molti
nomi italiani nel loro catalogo come
Benati, Caraba, Colacicchi, Coral, Dipiazza, Donorà, Dominutti, Donati,
Ferrario, Filippi, Grisi, Liani, Macchi,
Margutti, Miaroma, Mompellio,
Merkù, Pavese, Pezzati, Podda, Pradal, Sanna, Semini, Sofianopulo, Zanettovich, Zardini, Zecchi, Zuccante.
Insieme a questi documenti c’erano i
depliant di concorsi di composizione
piccoli e grandi con sottolineati i nomi dei premiati italiani e tra tutti spiccava il pluripremiato Giovanni Bonato, ma anche Brisotto, Camoletto, Cadario, Cappotto, Dipiazza, Donati,
Durighello, Gentilini, Fortunato, Furgeri, Iosia, Kirschner, Miaroma, Molteni, Pradal, Uvietta, Venturini.
Era quindi la borsa di qualche musicista veramente interessato alla situazione della musica corale contemporanea italiana. Un mister X che si era
informato contattando gli editori e la
Feniarco, leggendo la Cartellina e
l’Offerta musicale, che aveva cercato
progetti discografici innovativi e richiesto i risultati dei concorsi di composizione di Arezzo, Gorizia, Vittorio
Veneto e altri. Un probabile direttore
di coro che cercava di farsi un’idea
sulla situazione attuale della composizione corale italiana, informandosi
come lo avrebbe fatto una persona curiosa e aperta al nuovo.
Nella confusione della serata finale
della settimana cantante non riuscimmo a trovare il proprietario della borsa, ma ognuno di noi può, se vuole,
divenire uno dei possessori di questo
patrimonio in crescita che è l’esperienza compositiva italiana. Nella speranza che nascano sempre più numerosi i progetti di collaborazione tra i
direttori, i cori e gli autori di opere
musicali.
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COMPORRE PER BAMBINI E
RAGAZZI: RIFLESSIONI “OBLIQUE”
di Tullio Visioli
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rima di entrare nel vivo dell’argomento, ritengo sia necessaria
una premessa sullo “stato” della
formazione musicale in Italia. La situazione attuale presenta una morfologia
contrassegnata da una costellazione di
percorsi e convivenze (musicali, didattiche e pedagogiche), che raramente trovano occasioni d’incontro, di scambio e di
confronto.
Le discipline e le “scuole” faticano così a
dialogare e a trovare reciproci punti d’intesa, producendo un’anomalia che le costringe a parlare prevalentemente di sé,
escludendo ogni possibilità (tranne incoraggianti eccezioni) di relazione e di crescita. Abbiamo così, oltre ai Conservatori (in parte riformati e “ridisegnati”),
centri d’eccellenza per didattica e la pedagogia musicale ispirati ai maestri europei del ’900 (Kodály, Orff, Willems, Dalcroze…), a particolari metodi di studio
(Suzuki…), ai maestri italiani (Goitre…)
e ai maestri emergenti d’oltreoceano, come nel caso della learning theory di
Edwin Gordon.
Coesistono anche proposte più svincolate
negli intenti e nella ricerca, come quelle
legate alla nascita delle Scuole Popolari
di Musica1 e in generale al settore privato
dell’educazione musicale. Accanto a questi percorsi troviamo quelli promossi dalle Associazioni (come la SIEM, la Feniarco…) e le attività collegate alle Istituzioni Universitarie (Dams, Musicologia,
SSIS, SILSIS, Facoltà di Scienze della
Formazione…).2 L’impressione, per utilizzare una similitudine musicale e insieme euclidea, è appunto quella di una serie
di attività parallele che faticano a incontrarsi, a convivere e confluire, dando così
luogo a una sorta di “economia delle isole”. Un po’ come se il divieto dei parallelismi (di quinte e di ottave) tanto caro all’insegnamento tradizionale dell’armonia, generasse un contrappasso di tipo
comportamentale. Di conseguenza, abbiamo una grandissima varietà di offerte
e di possibilità che, nella maggioranza
parte dei casi, si presentano come uniche,
risolutive ed esaustive. Questo perché da
noi, la formazione musicale è vissuta in
maniera “unicista”, come fedeltà assoluta
a una scuola o a un maestro e non come
un articolato e ragionato percorso di ricerca. All’interno di questa realtà variegata e, a mio parere, non ancora sufficientemente censita, sta emergendo un
notevole interesse alla coralità e alle pratiche a essa affini. Si tratta di un’onda
lunga, di grande portata e in grado di
scorrere, attraversando tutta l’esperienza
scolastica, attraverso e sopra tutti questi
rivoli paralleli o queste comunità-isola.
Tutto ciò sta finalmente (ri)collocando al
centro l’esperienza del canto corale: la
premessa essenziale per una corretta educazione al suono e alla musica (e non solo). Ora, questo fiorire d’iniziative, suggellate qualche anno fa dallo slogan «Un
coro in ogni scuola!» dell’allora Ministro
della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer, richiede uno strumento essenziale,
senza il quale non si può né fare, né discutere, né progettare adeguatamente l’attività musicale: il repertorio.
E il repertorio, qualora sia presente, necessita di diffusione e di strumenti di accesso pratici e condivisibili per tutti. In
altre parole, bisogna sapere che esiste e,
se esiste, come trovarlo! Spesso, se ci si
riferisce alla produzione contemporanea
o al ’900 storico, se ne ignora tranquillamente l’esistenza. Il riscontro più immediato si ottiene attraverso una rapida indagine sui libri di testo per la scuola media dell’obbligo: accanto alla musica popolare e all’inserimento di brani di musica leggera che hanno raggiunto lo statuto
di “classici” (come i Beatles, Bob Dylan,
Guccini…) o sono direttamente collegati
alle mode del momento, non troviamo in
pratica nessuna composizione corale di
autori contemporanei (italiani e non):
«Devo far cantare un coro di bambini, ho
cercato sai e… non ho trovato niente!» È
l’affermazione delusa di chi si avvia a insegnare il canto corale nella scuola dell’obbligo e nella scuola dell’infanzia (e
l’ho intesa, ahimé, da musicisti di professione).
Anche le ottime pubblicazioni promosse
e distribuite capillarmente in ogni scuola
dalla Feniarco3, a volte non superano lo
stazionamento del cumulo di pubblicazioni che si ammonticchiano “fisiologicamente” nelle stanze dei direttori didattici
o dei presidi.
E gli editori? Tralasciando volutamente
quelli specificamente musicali, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono
abituati a pensare che l’editoria musicale
destinata ai bambini e ai ragazzi debba
raggiungere la stessa qualità e la stessa
dignità raggiunte dall’analogo settore
della letteratura e dell’illustrazione per
l’infanzia. I motivi sono molteplici e sarebbe comodo liquidarli come semplice e
mera “ignoranza”, perché c’è di più e, in
primis, l’assenza di un’attenzione specifica al “nutrimento acustico” dei bambini e
dei ragazzi, paragonabile all’attenzione e
all’energia impiegate per l’educazione alla lettura e all’immagine. Che cos’è allora per l’editoria (libri e supporti audio) il
repertorio per bambini e ragazzi? In pratica è lo Zecchino d’oro o l’utilizzo con
diverso “segno” di musica destinata al
mondo adulto e che, per alcune circostanze favorevoli e talvolta mirate, incontra il
favore del pubblico dei giovanissimi. Ma
queste manifestazioni canore esaltano soprattutto il canto individuale e, a imitazione della nostrana kermesse sanremese,
utilizzano la coralità (nonostante si tenti
di metterla in rilievo) come “ripieno” (un
po’ come avveniva un tempo con i 4 + 4
di Nora Orlandi).
Nell’ecosistema di relazioni sonore del
bambino, questi prodotti non dico che
debbano essere bollati o esiliati, anzi…
ma devono coesistere insieme a un’offerta di qualità, dove gli specialisti di settore, possano trovare spazi e diffusione ade-
1 Ne è esempio storico la Scuola Popolare di Musica di Testaccio in Roma, fondata tra gli altri da Giovanna Marini.
2 Per avere una panoramica indicativa dell’articolazione di tale territorio, basta collegarsi ai siti che pubblicizzano l’offerta formativa e favoriscono lo scambio d’informazioni sulla ‘formazione’, come ad es. EDUMUS [www.edumus.com] e iscriversi anche ai relativi Forum e alle liste
di discussione.
3 A queste bisogna aggiungere la riviste specializzate sulla coralità che, in ogni numero, dedicano volentieri uno spazio alla didattica e al repertorio, come La Cartellina, fondata da R. Goitre e L’Offerta Musicale, fondata e diretta da Giovanni Acciai.
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guati e dove la “coralità” sia compresa e
diffusa per quello che “realmente è”e significa. Tutto ciò non basta e le mie osservazioni sarebbero incomplete se non
parlassi anche di composizione, di “scuole” e di compositori. Come nella cultura
italiana non esiste unanime consenso per
l’arte della divulgazione (comunicare a
tutti e in modo comprensibile concetti a
volte molto complessi), così anche nella
musica, non ci si prepara adeguatamente
per comporre a ogni livello e la musica
per bambini, così come quella pensata
per la didattica, è ancora osservata con
sufficienza, e inserita in un’ipotetica fascia di serie B. In altre parole, nel nostro
sistema d’insegnamento, non si è mai valutata con serietà la possibilità di orientare la composizione, e le scuole di riferimento, verso un’articolata via italiana alla gebrauchsmusik [lett. musica d’uso o
musica “utile”], così come l’approccio
teorico non si è ancora totalmente svincolato dal retaggio del “parlato”… (ehm,
volevo dire “passato”!).
I buoni esempi non sono mancati, a partire dall’opera strumentale di Boris Porena
dedicata ai bambini, al metodo Orff diffuso e applicato da Giovanni Piazza, al
lavoro di Roberto Goitre ispirato a Guido
D’Arezzo e a Kodály, fino alle ottime
proposte di Virgilio Savona e di Sergio
Endrigo su testi (soprattutto) di Gianni
Rodari. A parte questi casi specifici, le risorse creative spese per la composizione
corale hanno stentato per diverso tempo a
trovare una via originale e che si discostasse, nelle proposte destinate alla formazione, dall’incoerente ascetismo dei
solfeggi parlati e dall’insipidità di certa
letteratura pianistica.
Perché ciò che è formativo non può essere al contempo bello, interessante e piacevole? Credo si tratti di un alibi che cela delle ben precise mancanze pedagogico-culturali (oltre che musicali) e l’impiego di un’arte tesa unicamente al raggiungimento del “capolavoro assoluto” e
dell’immortalità4. Grande equivoco di chi
non vuole ricordarsi, ad esempio, dell’universale “bellezza” del Quaderno di Anna Magdalena Bach, dell’Album per la
gioventù di Schumann, di quanto hanno
prodotto Bartók, Britten, Kodály, Orff…
Da qui le nozze obbligate di “complessità
e bellezza” e l’incapacità di semplificare
il proprio linguaggio (che non significa
snaturarlo) se non attraverso la banalizzazione, lo stereotipo e la noia assurta a necessità inevitabile ma, in compenso… altamente educativa. Come si può ovviare?
Come aprire una via a una gebrauchsmusik italiana nel settore della coralità destinata ai bambini e ai ragazzi?
Sono molto scettico riguardo al fatto che
questa via possa passare attraverso le istituzioni e attraverso l’attivazione di nuovi
corsi e nuovi indirizzi di studio, perché
quelli che già esistono sulla carta e cioè,
le classi di composizione interne ai corsi
di Didattica della Musica, troppo spesso
funzionano come digest del corso di armonia e si preoccupano anch’esse più di
“ciò che è proibito fare” che di tutte le infinite possibilità di giocare, creare, sperimentare, inventare… col mondo delle
sette note. La soluzione più pratica ed efficace, che ho avuto modo di osservare
direttamente e della quale sono tuttora
partecipe, è quella che col tempo si è costruita nel mondo della coralità romana e
laziale, grazie al prezioso lavoro di Bruna
Liguori Valenti, da anni alla guida dell’Aureliano e grazie ai concorsi dedicati
alla vocalità infantile e ai cori giovanili
nelle scuole promossi dall’ARCL5 (Concorsi E. Macchi e G. Tocchi).
I concorsi e le giornate di studio dedicati alle composizioni per voci bianche e
coralità giovanile promossi su scala nazionale da Bruna Liguori attraverso
l’Aureliano (ad es. PRIMESECUZIONI) hanno col tempo promosso un circolo virtuoso di scambi tra direttori di coro, compositori e autori di testi, realtà
corali, strumentisti e didatti, stimolando
un interesse verso il settore assolutamente senza precedenti e generando una
notevole diffusione di nuove proposte
compositive6, molte delle quali sono entrate a far parte dei brani d’obbligo dei
concorsi promossi dall’ARCL e soprattutto, del repertorio liberamente proposto dai cori partecipanti.
In seguito a ciò si è generata nel tempo
una naturale interazione di scambi, richieste, proposte e dialogo tra direttori,
cori, compositori e autori che è andata
ben oltre le occasioni legate ai concorsi e
alle giornate di studio. Il tutto a dimostrazione di come il punto centrale sia lo
scardinamento dei “parallelismi” e la fi-
ducia nella possibilità di costruire una
realtà musicale dinamica e “vivente”,
nella quale le esigenze di repertorio dei
direttori di coro, dei didatti e degli insegnanti, diventino in molti casi fonte di
spunto creativo e di ricerca per compositori e autori. È nella pratica che si comprende l’importanza di un repertorio in
continuo divenire ed è, a mio parere, nella produzione di repertorio ad hoc che si
misura la vitalità delle proposte didattiche. Una didattica che, per buoni che siano i suoi fondamenti pedagogici, non può
soltanto riferirsi a un repertorio datato e
definito una volta per tutte, ma che deve
dimostrare, attraverso l’adesione alla
contemporaneità, la sua vocazione “sincera” alla formazione “con e attraverso”
il musicale. Quindi non si tratta di aspettare che le istituzioni promuovano qualcosa che possa mutare la situazione corrente ma, al contrario, si deve piuttosto
operare affinché le istituzioni siano costrette a cambiare un modo di pensare
che, da molto tempo, non rispecchia più il
mondo reale.
In questo senso, penso che un’attenzione
sul modello che si è creato nel mondo
della coralità laziale possa far riflettere e
possa servire da esempio per altre realtà
analoghe, che hanno soltanto necessità di
un piccolo input o che magari stanno già
attuando lo stesso processo (e chi scrive
non ne è al corrente). E l’attuale rinascita
d’interesse verso la coralità a tutti i livelli può rappresentare per la situazione della formazione musicale in Italia un mezzo eccezionale per il superamento di molti dei limiti che abbiamo analizzato.
Ora, non resta che parlare della parte più
espressamente rivolta ai compositori e
agli autori, che si potrebbe sintetizzare in
un motto del tipo: «Scrivete, collaborate,
mettevi in gioco!». Proseguirò invece,
come se dovessi convincere un aspirante
compositore a mettersi appunto in gioco,
rilevando le “saggezze” della composizione musicale infantile che ho ricavato
dalla mia personale esperienza. Scrivendo espressamente per bambini e ragazzi:
- s’impara a praticare la cosiddetta “autolimitazione compositiva”, caratteristica
peculiare della musica del ’900 e oltre, e
cioè a ottenere il massimo limitando i
mezzi. Infatti, si lavora su intervalli ed
estensioni vocali delimitate per età o si-
4 Da qui i molti diplomati in composizione che, bloccati dall’ansia da capolavoro, non osano scrivere musica e si giustificano dicendo che l’hanno fatto per “arricchirsi culturalmente”.
5 Si tratta (precisazione forse superflua in questa sede) dell’Associazione Regionale Cori del Lazio.
6 Tra i compositori oltre a quelli più noti come Piero Caraba, Pietro Rosati, Paolo Lucci e Guido Coppotelli, c’è anche chi si sta rapidamente e
autorevolmente inserendo in questa sorta di scuola “romana” come Silvia Patricelli, Fabio De Angelis, Maria Grazia Bellia, Costantino Savelloni, Lucio Ivaldi. Anche per la parte poetica (non meno importante) oltre ad Alfonso Ottobre, collaboratore da sempre di P. Caraba, troviamo
nuovi autori come Franca Renzini, Ambretta Vernata, Antonella Abbatiello.
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tuazione (coro di classe o coro selezionato), su cellule ritmiche essenziali, sulla
coralità all’unisono e sulla gradualità dell’inserimento di ulteriori voci (dal pedale
e dall’impiego di ostinati fino alle più
raffinate soluzioni contrappuntistiche). A
ben vedere, si tratta di un vero e proprio
lavoro di scavo e d’indagine sul “codice
sorgente” del linguaggio musicale. A
questo scopo sarà utilissimo disporre di
un’audioteca e di una biblioteca dedicata
alla letteratura musicale per bambini e ragazzi e fare anche una ricerca sui testi a
disposizione (a volte di grande interesse e
poco noti7) che si occupano dell’argomento;
- ci si cimenta con uno degli aspetti più
esiliati dagli studi ufficiali: lo studio della melodia e della cantabilità, magari
combinando pochissimi suoni, come nel
caso dei canti destinati alla Scuola dell’infanzia. È l’occasione per un esercizio
formidabile e che non possiamo imparare
da nessuno, i cui risultati non tarderanno
a manifestarsi anche nelle composizioni
di maggiore complessità;
- si apprende a scrivere in maniera efficace e graduata per difficoltà. Spesso tra
le varie soluzioni, ad es. di un accompagnamento pianistico o dell’utilizzo dello
strumentario, a parità di risultato, s’impara col tempo a prediligere la più efficace e al tempo stesso la più logica e
semplice;
- s’impara finalmente a scrivere su commissione e dietro concrete esigenze e motivazioni. Questo non ci impedirà di continuare a seguire la nostra ispirazione del
momento, ma ci aiuterà a capire che non
c’è sfida più avvincente di quella di trovare soluzioni per far fronte a un impegno e spesso le opere scritte su commissione sono quelle meglio riuscite. L’occasione può essere un argomento affrontato
in classe o un’esibizione concertistica a
tema. Non importa, ciò che conta è che ci
si deve attivare e che spesso si deve entrare anche in contatto con qualcuno che
si occupi del testo poetico e di conseguenza, attiviamo anche qualcuno che
scrive; categoria, quella dei poeti, non
meno ‘isolata’ di quella dei compositori;
- abbiamo la possibilità, se collaboriamo
attivamente con un coro, di verificare i
risultati di ciò che abbiamo scritto e pertanto, di sperimentare e di modificare in
itinere ciò cui stiamo lavorando. Ricor-
diamoci di quanti concorsi di composizione si limitano a premiare i brani proposti senza preoccuparsi di eseguirli. Le
composizioni (piccole o grandi che siano) non possono restare lettera morta,
non sono fogli semplicemente da vedere,
ma fogli e grafemi da tradurre e osservare con le orecchie!
- come abbiamo già osservato, semplificare non significa banalizzare, ma togliere e sintetizzare per far emergere l’essenziale perciò, scrivendo per bambini è possibile evocare concretamente qualsiasi tipo di linguaggio (storico, moderno, etnico, jazzistico, pop, atonale, personale,
quellochevolete…) e contribuire ad ampliare in questo modo la competenza nell’ascolto dei bambini e dei ragazzi;
- s’impara a lavorare sul testo, con il testo. La scelta di buoni testi è estremamente importante e può decretare il gradimento di una composizione da parte dei
coristi. Ovviamente un testo marcatamente infantile non sarà gradito dai ragazzi di una scuola media e viceversa, in
una scuola dell’infanzia, non si possono
utilizzare testi con concetti astratti e distanti dall’esperienza cognitiva ed emozionale dei bambini. Il compositore di
musica per bambini è per molti aspetti un
neo-madrigalista e, a mio parere, è qualcuno che mettendosi al servizio della parola, attraverso la musica ne amplifica
melodia o le possibilità musicali che già
si trovano in nuce nella parola stessa;
- si opera anzitutto “sulla e per” la voce e
si è costretti così a capirla e a conoscerne
le caratteristiche e le proprietà. Si tratta
dello strumento più affascinante, arcaico
e moderno, flessibile e ricco di possibilità
del quale possiamo disporre. Non dimentichiamo che la voce può parlare, declamare, cantare, sussurrare, mormorare,
gridare… (l’elenco potrebbe continuare
molto a lungo) e che tutti questi colori,
nessuno escluso, sono a disposizione di
chi compone;
- vi (ci) sembra poco?
Mi fermo qui, ci sarebbero anche altre
considerazioni da aggiungere e altre possibili strategie da attuare, ma le riservo
per un eventuale intervento futuro e per
ora, scherandomi con i maestri di un tempo mi limito a proclamare a gran voce:
«Basta con i parallelismi, che si diventi
meno retti e più contrari, o almeno…
obliqui!».
7 Ad es. lo studio sui canti dell’infanzia della Sardegna, Duru-Duru, gioco e canto nel vortice di un ballo, a cura di Emanuele Garau Edizioni Condaghes, Cagliari, 2004. Frutto di dieci anni di ricerca sull’area, il libro è corredato da un CD contenete i canti che caratterizzavano i primi anni di vita dei bambini sardi, dalle Anninnias ai Tai-tai, passando attraverso i
Serra-serra per giungere ai Duru-duru, i canti che introducevano i bambini nel mondo degli
adulti attraverso il ballo, quasi come in un rito di iniziazione.
D
isse Eric Ericson, durante un
seminario, che vi sono tre
elementi che concorrono alla
qualità della vita corale di un paese: i
direttori, i cori, i compositori. L’ordine in cui li elencava non era casuale
perché il primo motore del circolo virtuoso è proprio il buon direttore che
migliora la qualità del suo coro e
quindi stimola il compositore a rivolgersi a questo particolare strumento
musicale. A sua volta il compositore,
scrivendo musica bella e interessante,
stimola il direttore ad eseguirla; quest’ultimo, nel farlo, imparerà nuove
possibilità e le trasmetterà al coro. E
così via, in un reciproco migliorarsi.
Guardando l’offerta didattica europea
rivolta al mondo corale potremmo dire che queste affermazioni sono largamente condivise: uno spazio preponderante è certamente occupato da corsi di direzione di coro. Non mancano
neppure incontri e seminari di varia
natura rivolti ai cori e ai cantori. C’è
da chiedersi se anche i compositori
non meritino una specifica attenzione.
Prepariamo migliori “strumenti”? Allora diffondiamo la capacità di scrivere specificatamente per essi e favoriamo il dialogo tra i famosi tre elementi
di cui parlava Ericson: direttori, cori e
compositori.
È significativo che proprio da Feniarco sia venuta una proposta in questo
senso; indica che nel nostro paese vi è
un fermento tale da suscitare riflessioni e cercare soluzioni. Il Seminario
europeo per giovani compositori che
si tiene ad Aosta ogni due anni è una
risposta intelligente e concreta a questa domanda di dialogo e di approfondimento delle tematiche connesse allo
scrivere per coro. Insieme a venti cantori di provata esperienza, ho avuto il
piacere e la responsabilità nel 2006 di
dare vita alle partiture che ventuno
compositori hanno scritto, ideato, abbozzato sotto la guida di Vic Nees
(composizione), Bruno Zanolini (elaborazione) e Jonathan Rathbone (arrangiamento vocal-jazz). Non vorrei
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COMPORRE PER CORO OGGI
RIFLESSIONI A PARTIRE DAL LABORATORIO DI AOSTA
di Carlo Pavese
svolgere una cronaca del seminario,
quanto proporre alcune riflessioni sul
tema della scrittura corale odierna,
partendo da questa straordinaria esperienza: vivere per alcuni giorni a continuo contatto con compositori di tutta Europa, proprio mentre “spremono” intensamente la loro creatività.
Sappiamo che spesso la musica contemporanea spaventa visivamente il
coro e che ciò è la conseguenza di un
maestro spaventato, perché probabilmente nessuno gli ha insegnato a leggere la musica d’oggi. Se alcuni compositori non risultano facilmente accessibili a prima vista, in parte questo
è dovuto al fatto che, parallelamente
al linguaggio, la semiografia musicale
si è evoluta velocemente. La formazione dei direttori in Italia è incentrata sullo studio del passato, con la condivisibile motivazione che in esso ci
sono le radici del presente; il problema è che al presente il corso di studi
non arriva quasi mai!
Inoltre raramente nel secondo dopoguerra i compositori, intesi come specifica categoria di musicisti, si sono
rivolti al coro a cappella per una sorta
di diffidenza sulle reali capacità delle
compagini chiamate a realizzare le
partiture. E una certa ignoranza delle
specificità del coro ha fatto sì che alcune proposte da parte di autori anche
illustri siano risultate sostanzialmente
ineseguibili. Oggi finalmente i tempi
sembrano maturi perché il linguaggio
contemporaneo e i cori si riscoprano a
vicenda.
In questo contesto Aosta mi sembra
offrire strumenti preziosi non solo ai
più giovani musicisti che si affacciano
a questo mondo, ma anche ad esperti
compositori che non hanno sufficiente dimestichezza con lo strumento e
con le sue possibilità. Il contatto con il
coro è assai prezioso per mostrare all’autore COSA e CHI produrrà quei
suoni scritti sulla carta: apparati fonatori preziosi e duttili, che appartengono a individui, ciascuno con la sua salute, il suo umore, la sua visione del
mondo, la sua umiltà o la sua presunzione di fronte al lavoro altrui; insomma quel crogiuolo un po’ indefinibile
di umanità che è un coro. Credo che
questo contatto possa cambiare molto
l’atteggiamento di chi scrive. Per
esempio fargli intuire che quel pedale
grave farà vibrare delle persone: sembra un pallino sulla carta mentre è una
sensazione fisica che 5 o 6 bassi proveranno assieme; e le donne nella fila
davanti lo percepiranno, mentre magari cantano una nota acuta che richiede loro di aprire bene la bocca e
raddrizzare la postura. Insomma scrivere per le voci vuol dire interagire
emotivamente, psichicamente e fisicamente con un gruppo di persone. In
quella sala della scuola di musica di
Aosta si è materializzato “il coro”, i
suoni pochi istanti prima scritti sulla
carta sono diventati materia; e io credo che chi non era abituato a questa
situazione ne sia stato profondamente
ispirato.
In quella sala si è anche materializzato “il compositore”. Per manifestarsi
al coro ciascun partecipante aveva pochi giorni e poco tempo: non una situazione facile, ma talvolta proprio le
difficoltà e la fretta tirano fuori il meglio da questa categoria di musicisti.
Mi ha colpito, in questo processo, l’emergere chiaro della personalità di
ognuno a cominciare dalla calligrafia,
e dall’entità dei primi schizzi: c’è chi
procede “a vista” di battuta in battuta,
chi riflette, attende e poi porta un pezzo completo, chi è meticoloso anche
nel disegnare i riccioli delle pause, e
chi è talmente caotico che poi deve
continuamente aiutare a capire il coro
su che riga o spazio sta la nota; e stilisticamente ho notato altrettanta individualità e una certa indipendenza dai
modelli del passato, segno che altri
modelli sono oggi familiari ai giovani
musicisti.
Ho letto insieme al coro i lavori proposti da ciascuno per permettere all’autore di confrontare l’immagine sonora che si era creata nella sua testa
con la realtà sonora, per mostrare quali problematiche tecniche o pratiche
(“non si capisce l’intenzione dell’autore”, “questa indicazione è ambigua”) ci si trova ad affrontare nel processo del montaggio del pezzo, per
suggerire qualche alternativa più consona allo strumento coro. Alla luce di
questo lavoro, mi pare di poter dire
che la risorsa meno conosciuta e sfruttata dai giovani compositori, e che
forse distingue i più apprezzati autori
d’oggi, è il suono del coro.
La mia esperienza di studente di Conservatorio mi rammenta che l’attenzione è spesso rivolta al rispetto di regole di scrittura, delle estensioni degli
strumenti e delle voci, alla coerenza
delle tecniche di composizione, all’aspetto della partitura; la lettura avviene a mente o al pianoforte; raramente
si incontra un docente davvero preoccupato di “come suona”.
Mi è capitato frequentemente ad Aosta, e in tante altre occasioni della mia
vita professionale, di imbattermi in lavori in cui l’idea era evidente e convincente sulla carta, ma la sua realizzazione per lo strumento coro non le
rendeva giustizia: a causa della tessitura delle voci, a causa della difficoltà
tecnica sproporzionata al risultato, a
causa viceversa di una scrittura troppo
tradizionale ed equilibrata rispetto all’intento del testo o del contesto, a
causa della fatica vocale procurata da
alcune soluzioni efficacissime invece
sul pianoforte. È indicativo il fatto
che quasi nessuno abbia preso spunto,
per impostare il suo pezzo, da un’immagine sonora; i punti di partenza, oltre al testo naturalmente, rimangono
la melodia, l’armonia, il contrappunto, il ritmo, solo raramente il timbro.
Ecco quindi l’importanza del coro laboratorio e la specificità del seminario
di Aosta: la possibilità di provare,
smontare e rimontare, alla ricerca della giusta soluzione e della migliore
manifestazione di un’idea musicale
per questo meraviglioso strumento: il
coro.
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CONVERSAZIONE CON
ORLANDO DIPIAZZA
a cura di Mauro Zuccante
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auro Zuccante: Caro Maestro Orlando, mi onora la
tua disponibilità a concedermi quest’intervista. Ciò costituisce per me l’occasione di affermare
pubblicamente l’ammirazione e la
stima che nutro nei confronti della
tua opera e della tua persona.
Iniziamo dagli anni giovanili. Come
si è articolato il tuo percorso di formazione? Da quali maestri hai appreso l’arte della composizione e della direzione di coro?
Orlando Dipiazza: Caro Mauro tu sai,
perché ne abbiamo già parlato, che il
mio percorso nel mondo accademico è
stato molto breve. Posso esibire “solo”
il diploma in Musica corale e Direzione di coro. Questo “solo” rappresenta
però un traguardo conseguito in un’esistenza non facile.
Sono nato nel 1929 in un piccolo paese
del basso Friuli, da dove non mi sono
mai allontanato. Nella mia famiglia,
molto modesta, il problema principale
era quello di trovare i mezzi sufficienti
per tirare avanti e non certo per soddisfare l’aspirazione ad una crescita sociale e culturale.
La musica nel mio paese era presente
nelle cerimonie religiose con il coro e
l’organo e in quelle civiche con la banda comunale, in seno alla quale desideravo poter suonare, ma nella quale non
sono stato accolto per fragilità fisica.
Nell’estate del 1943, in casa di parenti,
ho potuto mettere le mani su un pianoforte scoprendo che mi sarei potuto
accostare alla musica. Da quel momento, senza la guida di un insegnante e
privo anche di uno strumento, ho peregrinato nelle case di parenti e conoscenti per suonare tutte le musiche che
mi capitavano tra le mani. Alla fine della guerra ho potuto così accompagnare
e poi istruire i cori parrocchiali dei
paesi del circondario.
La vera svolta nel mio percorso artistico è arrivata una decina di anni dopo,
quando un amico, Giorgio Kirschner,
in quegli anni maestro del coro al Teatro “Verdi” di Trieste, mi consigliò, ma
potrei dire mi impose, di impegnarmi in
uno studio mirato alla professionalità.
Mi sono quindi iscritto at corso di Musica corale e Direzione di coro, presso
il Conservatorio “Tartini” di Trieste,
sotto la guida di Bruno Cervenca. Conseguito il diploma, Cervenca mi ha voluto ancora due anni con sé come tirocinante.
Con questo si concluse il mio percorso
di formazione.
Condivido con te il principio che un
musicista (indipendentemente dai risultati che riesca a raggiungere) debba confrontarsi con le opere dei grandi compositori, tralasciando i prodotti di seconda mano.
Quali, tra gli autori del passato e tra
quelli dei tuoi anni giovanili, hanno
influito maggiormente sulla tua formazione?
Fondamentale per la mia formazione è
stato lo studio delle opere di Palestrina
per il magistero nell’uso del contrappunto vocale e di Monteverdi per la
modernità del linguaggio. Se devo confessare una predilezione, non posso qui
non citare Carlo Gesualdo, l’espressionista del cinquecento, che mi stupisce
ancora oggi per l’esemplare aderenza
musica-parola e per l’intensità che riesce ad ottenere anche nei particolari
meno esibiti delle sue composizioni.
Tra gli autori del novecento devo molto
all’opera di Pizzetti, di Malipiero e di
Dallapiccola, ai quali mi sono rivolto
sempre con grande attenzione sia per i
riferimenti culturali (il mondo grecolatino e il tardo Medioevo), sia per la
strenua dedizione al loro lavoro che
consideravano una missione.
Se dovessi indicare, oltre al possesso
di un talento naturale, un paio di requisiti tecnici indispensabili per praticare l’arte del comporre per coro,
quali sceglieresti?
Desidero citare Bettinelli che diceva:
«per comporre bisogna avere un po’ di
talento, studiare molto e non avere fretta di conseguire il successo». Per la
composizione corale invece direi una
buona preparazione contrappuntistica
e una buona conoscenza dell’organo
vocale.
Orlando Dipiazza
(Aiello del Friuli 1929)
Compositore, direttore di coro,
didatta.
Si è diplomato in Musica Corale e
Direzione di coro al Conservatorio
“G. Tartini” di Trieste con Bruno
Cervenca.
Autore di lavori teatrali per bambini, musica cameristica, opere vocali-strumentali e sinfonico-corali ha
dedicato il suo maggior impegno
nella produzione di brani corali a
cappella (oltre 350).
Molti lavori corali sono stati premiati in Concorsi italiani e stranieri: Arezzo, Milano, Tours, Trieste,
Lugo, Trento ecc.
Editori: Suvini Zerboni (Milano),
Edizioni Musicali Europee (Milano), Pro Musica Studium (Roma),
Éditions À coeur joie (Lione), Carrara (Bergamo), Naši zbori (Lubiana), Pizzicato (Udine), Feniarco
Edizioni Musicali.
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Potresti individuare il momento e le
opere, a partire dalle quali ritieni di
aver fissato ed affermato i tratti salienti del tuo stile e della tua visione
poetica?
Il periodo durante il quale ho iniziato il
percorso che ancora oggi perseguo lo
posso collocare durante il mio tirocinio
con Cervenca, quando, pur conservando una grande stima e gratitudine per
il mio maestro, ho indirizzato la mia attenzione verso il linguaggio dei neomadrigalisti italiani, che Cervenca non
amava, e sul neoclassicismo hindemithiano.
Quel momento di svolta e di riflessione è presente nell’ “Alcesti”, un mio
lavoro per soli, coro e orchestra, inedito e che resterà tale perchè riflette
un periodo di incertezza e di smarrimento.
Ho avuto modo, nelle lunghe chiacchierate fatte insieme, di apprezzare
la tua attenzione agli autori delle
avanguardie storiche e ad alcuni
compositori nostri contemporanei.
Ciò nonostante, la tua arte sembra
indirizzarsi verso i canoni e il linguaggio della tradizione.
Mi chiedo se convivano nella tua
esperienza artistica le aperture culturali vissute in una città, in questo
senso privilegiata, come Trieste, con
il culto per il canto gregoriano e l’antica tradizione polifonica.
È fuori dubbio che partecipare al fermento culturale di una città come Trieste nell’immediato dopoguerra sia stata per me un’esperienza preziosa. Il
mondo musicale triestino era ancora
molto legato alla Mitteleuropa e ho potuto conoscere in tal modo la grande
scuola del tardoromanticismo (Strauss,
Mahler, ecc.) e degli slavi (Dvořák,
Janáček).
Mi piace ricordare, come nei primi anni sessanta Cervenca mi proponeva per
il lavoro scolastico dei temi che mi colpivano per la loro bellezza e che poi ho
scoperto egli traeva dalle sinfonie
mahleriane.
Affermazioni nei Concorsi, esecuzioni di prestigio e pubblicazioni costituiscono le tappe attraverso le quali
il tuo nome si è imposto nel panorama della musica corale. Facciamo
delle considerazioni su ciascuno di
questi aspetti.
Innanzitutto i Concorsi. Sai che io ho
rinunciato a parteciparvi dopo il
compimento del quarantesimo anno
di età. Tu, invece, hai seguitato ad impegnarti in queste competizioni. Immagino che vi siano delle valide motivazioni alla base di questa scelta.
Quando, qualche tempo fa, mi hai detto che al compimento del quarantesimo
anno di età avresti smesso di partecipare ai concorsi ho pensato subito al
mio primo concorso affrontato poco
dopo aver varcato il traguardo dei cinquanta.
Perchè così tardi? La realtà è che ritenevo assurdo e presuntuoso mettermi a
confronto con compositori di fama e
spesso titolari di cattedra nei conservatori. Nel 1979, pressato da amici musicisti, ho deciso di partecipare al concorso per il centenario di Balilla-Pratella. Ne sono risultato vincitore. Incoraggiato da questo risultato ho pensato
di continuare, non per la smania di apparire, ma per l’opportunità che mi si
offriva di avere delle valutazioni sul
mio lavoro, verso il quale io sono sempre in atteggiamento molto critico.
Spesso ti trovi a far parte delle giurie
nei Concorsi sia di composizione che
di esecuzione corale. Quali sono i criteri che prevalentemente guidano il
tuo giudizio?
Per quanto riguarda i concorsi di composizione, guardo sempre alla professionalità della scrittura, sia formale
che particolare. Sono convinto che le
migliori intenzioni, la creatività e l’eventuale ricerca di un linguaggio innovativo, sono improponibili quando
manca un solido mestiere. (Affermazione reiterata da Berio).
Nei concorsi corali, dato per scontato
il giudizio sui parametri noti, e cioè intonazione, vocalità, dizione, ecc., tengo
molto in considerazione il lavoro del
direttore, che è in ogni caso determinante nello stacco dei tempi, della ricerca del fraseggio, della tensione
emotiva. Fondamentale è in ogni caso
scoprire se l’interprete ha individuato e
compreso l’idea germinale della composizione.
I tuoi lavori sono stati eseguiti da
compagini di alto livello. Ciò costituisce per te giusto motivo di orgoglio e
soddisfazione. Ma non sempre gli interpreti traducono a dovere una partitura. Insomma, il rapporto tra
compositore e interprete è fatto di alti e bassi.
Qual è la tua esperienza in merito?
Il problema principale autore-interprete è quasi sempre da ricercare nelle diversità culturali dei due soggetti.
Nel mio caso, anche in presenza di un
coro dotato e ben preparato, il risultato esecutivo sarà sempre carente se il
direttore non conosce bene il contrappunto.
I gruppi stranieri, ottimi interpreti
della produzione corale più innovati-
va, nel repertorio della polifonia classica sono in difficoltà perchè la loro
cultura non proviene da quella parte
di storia della musica che ha prodotto
le nostre radici.
Le finalità prevalentemente amatoriali dei cori italiani possono precludere alcune opportunità ai compositori che si dedicano alla musica corale.
Credi che, se la tua attività si fosse
svolta all’estero, avrebbe avuto esiti
diversi? Tra le varie tradizioni corali
europee, da quale ti senti maggiormente attratto?
Penso che adeguarsi al livello medio
dei cori italiani ponga dei limiti al lavoro compositivo ad essi destinato,
mentre i buoni complessi stranieri sono
in grado di superare anche notevoli difficoltà di scrittura.
Per quanto riguarda invece la possibilità di ottenere all’estero maggiori vantaggi non mi sono mai posto questo interrogativo. A parte il fatto delle eventuali commissioni io compongo sempre
per una esigenza interiore che mi suggerisce anche le scelte e il percorso da
seguire.
Al limite, se tutti i cori venissero catapultati su Marte io credo che continuerei a comporre musica corale.
Ritornando alle tradizioni corali europee, pur apprezzando moltissimo lo sviluppo e i risultati raggiunti dalla coralità del Nord, sono più legato alla civiltà musicale mitteleuropea.
Le pubblicazioni hanno avuto un
ruolo decisivo sulla diffusione dei
tuoi lavori. Ma è innegabile che le
grandi case editrici (soprattutto in
Italia) riservano alla musica corale
uno spazio marginale nei loro cataloghi.
Qual è, a tuo avviso, il motivo di questa limitata attenzione?
La scarsa attenzione dell’editoria musicale per il settore corale dipende dal
fatto che l’interesse di buona parte dei
cori italiani per il nuovo è molto limitato e che si perpetua l’abitudine del passa-partiture che determina anche uno
scarso aggiornamento del repertorio.
Un merito che viene riconosciuto alle
tue composizioni è costituito dalla sicura resa sul piano corale e dalla pertinenza della scrittura vocale. Ritengo che ciò sia da attribuire (oltre alla
solidità di un mestiere appreso con
studio rigoroso e severo), anche alla
tua lunga ed intensa attività di direttore di coro. Una pratica, quest’ultima, che ti ha consentito di sperimentare sul campo i limiti e le potenzialità tecnico-espressive dello strumento-coro.
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Sei d’accordo?
Certamente.
Hai speso un’intera carriera ad insegnare i rudimenti della musica ai ragazzi della scuola dell’obbligo. Rimane traccia di questa tua meritevole
quotidiana dedizione nella creazione
di un repertorio dedicato all’infanzia
e alla gioventù. Quale bilancio ricavi
dall’esperienza scolastica? Ti rammarica il fatto di non aver lavorato
nei Conservatori di musica?
L’esperienza nella Scuola Media Statale ha consentito di accostarmi al mondo dei ragazzi e di verificare la validità
delle varie metodologie applicabili
nell’insegnamento dell’Educazione
musicale.
Da tener presente che sto parlando
degli anni sessanta, quando con la
riforma dei programmi scolastici la
musica era entrata da poco nella
scuola media. Purtroppo ancora oggi,
dopo quarant’anni, l’insegnamento
dell’Educazione musicale è lasciato
soltanto all’iniziativa dei singoli insegnanti, senza una precisa indicazione
di metodo.
Dopo questa amara considerazione
non posso dire che io provi un sentimento di limitazione per non aver insegnato in Conservatorio. In realtà ho
avuto diverse proposte, ma per l’alta
considerazione che avevo dei Conservatori ho sempre rifiutato, ritenendo la
mia preparazione non adeguata all’impegno.
La musica sacra è un genere al quale
ti dedichi con particolare propensione e predilezione. Credo che i tuoi
convincimenti religiosi giochino un
ruolo importante in ciò. Abbiamo assistito ad un progressivo distacco dal
genere sacro da parte dei grandi autori del Novecento, ma di recente esso è tornato di interesse, grazie alle
opere di alcuni musicisti del Nord
Europa (mi riferisco, tra gli altri, a
Pärt, Schnittke, Gubajdulina, Tavener, Penderecki, Górecki).
Come spieghi questo andamento altalenante?
L’inizio della frattura tra i compositori
e il genere sacro è collocabile gia alla
fine dell’Ottocento con il progressivo
disinteresse della Chiesa per il valore
trascendente della musica. Certamente
una delle cause è da ascrivere anche
alla brutta musica, spesso di gusto teatrale, che circolava nelle cantorie e nei
repertori organistici del tempo.
La fase terminale di questo percorso si
può fissare nel Concilio Vaticano II.
È sempre vivo in me il ricordo di quel
giorno in cui il mio maestro è arrivato
al “Tartini” scuro in volto e con la voce roca e mi ha detto: «Non si può più
comporre messe, hanno proibito il latino e tolto perfino il Credo».
L’inarrestabile secolarizzazione incide
sempre più negativamente sulla produzione musicale di ispirazione religiosa
salvo l’opera di chi si dedica al genere
sacro per rispondere ad un’esigenza
interiore. Ed e il mio caso.
I compositori del Nord Europa che tu
citi si dedicano a lavori di carattere religioso per motivazioni che attengono
al loro vissuto. Condizionati da situazioni politiche che hanno negato loro la
libertà di espressione, hanno ripreso
ora a rapportarsi con il mondo della
Chiesa ortodossa che ha sempre contato molto nella grande musica slava.
Mentre nella tua produzione sacra ti
sei confrontato con i testi delle scritture e della liturgia, nelle composizioni profane le tue scelte si sono necessariamente indirizzate altrove.
Quale tradizione letteraria e quali
autori hanno maggiormente ispirato
i tuoi lavori? Il rapporto con il testo
letterario determina in maniera vincolante le tue opzioni espressive e di
linguaggio?
I miei interessi letterari, sempre come
testi da musicare, sono collocabili in
due periodi storici. Il primo va dalla
letteratura latina al Trecento. Il secondo ai poeti del primo Novecento. In
particolare, D’Annunzio, Ungaretti,
Saba.
L’accostamento ai poeti latini, al volgare e alla poesia religiosa del sec. XII
è dovuto allo studio dei compositori
italiani del primo Novecento ai quali
mi sento sempre legato. La produzione
poetica italiana del secolo scorso mi ha
invece suggerito l’uso di tecniche legate temporalmente ai testi. Le poesie del
“Porto sepolto” di Ungaretti, così concise e “pietrose” le ho lette trovando il
loro corrispettivo nell’espressionismo e
nella serialità, mentre nel crepuscolarismo di Saba ho sentito musicalmente
echi del postimpressionismo francese.
Una grande suggestione ha sempre suscitato in me la letteratura romantica
tedesca, ma mi sono trattenuto dall’accostarmi ad essa perchè ritengo che
l’uso di una lingua straniera pretenda
una conoscenza non solo grammaticale
di essa.
I musicisti della mia generazione e
quelli ancor più giovani guardano a te
come ad un maestro. Ti sembra di individuare per il futuro un solco di
continuità, o ritieni che prevalgano gli
atteggiamenti di rottura rispetto alle
linee estetiche che ti appartengono?
La fortuna di una lunga vita mi ha consentito di osservare e, in piccola parte
di partecipare, al cammino della coralità dalla fine della seconda guerra
mondiale fino ai nostri giorni. Negli
anni cinquanta-sessanta il panorama
corale e stato occupato da alcuni grandi compositori, Kodály, Britten, Poulenc, che per la loro forte personalità e
per l’unicità del loro linguaggio hanno
suscitato e quasi monopolizzato l’interesse degli studiosi e dei praticanti del
canto corale. Stranamente negli stessi
anni (ed è un fatto che non mi so spiegare), la tecnica seriale non ha trovato
posto tra le tendenze della composizione corale.
Nei primi anni settanta i gruppi corali
svedesi e norvegesi hanno invece portato nei concorsi internazionali brani
ispirati dall’avanguardia con i clusters, l’aleatorietà, le fasce sonore e
più tardi il minimalismo. Queste nuove
tendenze si sono presto diffuse, ma altrettanto presto si sono esaurite quando
la novità è diventata normalità. Venendo ai nostri giorni mi sembra che si
possano rilevare due linee prevalenti.
La prima, portata avanti da compositori che si sono imposti a livello mondiale, (Orbán, Kocsár, Tavener, Vajda,
Schnittke, Eben) che non hanno rinnegato il patrimonio del passato e procedono lungo un percorso che si potrebbe
definire di rinnovamento della tradizione. Mi sembra quasi inutile dirti che io
mi sento vicino a questa corrente.
Nell’altro indirizzo mi sembra di intravedere la preoccupazione di non perdere il consenso della platea e il gradimento dei coristi.
Nelle partiture che ho potuto esaminare si coglie subito la volontà di realizzare un prodotto gradevole servendosi
di un linguaggio che ricalca certe formule della musica d’uso.
Sarebbe molto triste se questo modo di
intendere la coralità dovesse imporsi.
Ma forse questo è uno degli aspetti del
mondo d’oggi a cui bisogna adeguarsi.
In ogni caso questo non è il mio mondo.
In conclusione, ti faccio una domanda che può sembrare sciocca, ma aiuta a conoscerti meglio.
Se non fossi diventato un compositore, che altro mestiere avresti preferito fare?
Il compositore. Quando non è condizionato dall’aspirazione al successo e al
guadagno è il miglior lavoro che si
possa desiderare.
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SULLE ONDE DEL CANTO
X SETTIMANA INTERNAZIONALE DI CANTO CORALE
“ALPE ADRIA CANTAT” - II FESTIVAL CORALE “ALPE ADRIA”
di Sandro Bergamo e Pier Filippo Rendina
S
i vede che il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto
per paura del senso comune”: viene in mente questo passo dei
Promessi Sposi, pensando a come la
settimana di Alpe Adria Cantat sia
sempre un’occasione per mettere in
discussione i nostri luoghi comuni
sul canto corale.
Alpe Adria, come tante altre nostre
manifestazioni, ci narra un mondo diverso da quello immaginato, appunto, dal senso comune: un mondo che,
inspiegabilmente, continua a non fare
notizia (conosciamo in prima persona
la difficoltà di far passare un comunicato stampa su un’iniziativa corale)
ma che cresce tuttavia in qualità e
quantità.
Le quattrocento presenze dell’edizione 2007 di Alpe Adria Cantat ci raccontano di persone che amano la musica, che desiderano il bello, che vi-
vono l’impegno gratuito. Ci narrano
una coralità vivace, aperta alle novità, piena di stimoli. Ci dicono, col
60% di presenze straniere, di un
mondo dove è sorprendentemente facile incontrarsi, al di là delle differenze di lingua e di cultura. E, se permettete, ci mostrano un’Italia ospitale, efficiente, così diversa da quella
che sentiamo sempre descrivere dai
tanti che, su ogni cosa, sanno solo dire che “in America [in Germania, in
Francia, in Svezia] invece…”.
La settimana di Alpe Adria Cantat
mos tra, s ia ben chiaro, luci ed
ombre.
È chiaro che un appuntamento del
genere diventa un bilancio complessivo dello stato dell’arte della coralità, in particolare di quella italiana, e
registra l’attivo e il passivo.
Colpisce, per esempio, anche perché
non è la prima volta, l’annullamento
L’atelier di Spiritual & Gospel, diretto da Ira Spaulding.
dell’Atelier di canto popolare per insufficienza di iscrizioni, nonostante
lo sforzo di puntare ogni volta su docenti qualificati e proposte innovative (e non si dica poi che Feniarco fa
poco per il canto popolare). Così come spiace non aver attivato, anche
qui per mancanza di iscritti, l’atelier
dedicato alla musica contemporanea,
che pure, nelle passate edizioni, aveva registrato buone presenze.
Ma all’attivo va registrato il numero
crescente di presenze legate alla vocalità infantile e giovanile: anche da
Lignano ci viene il segnale di un
grande diffusione dei cori di voci
bianche, anche dentro la scuola.
Non sono più i resti di una gloriosa
tradizione passata: è il fiorire di iniziative nuove, è una nuova primavera
per la coralità, al punto che ad Alpe
Adria Cantat, dopo anni di partecipazione crescente all’atelier di voci
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attività dell’Associazione
L’atelier di Musica per cori di bambini in concerto.
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bianche, si è dovuto pensare, quest’anno, a sdoppiarlo.
Interessante anche il lavoro condotto
da Giuseppe Maletto, che ha condotto
il laboratorio di Vocal Ensemble
avendo come allievi otto ragazze
giapponesi del Konan Girl’s Choir
“Sola” di Kobe: un salto culturale non
da poco, per loro, affrontare il repertorio medievale, dagli organa di Perotinus a compositori del primo Quattrocento.
Costante il successo degli ateliers dedicati a Spiritual e gospel, condotto
da Ira Spaulding, e a Vocal Pop/jazz,
con Matthias Becker.
Buona anche la risposta riscontrata
dalla musica Romantica, il cui atelier
era guidato da Florian Helgath. Sempre stimolante, poi, lo Study Tour
condotto da Alessandro Cadario, che
guidava le incursioni in tutti gli atelier di una nutrita pattuglia internazionale di direttori.
La presenza, oltre che di singoli cantori, di interi cori consente interessanti momenti di confronto, nei concerti serali.
Il clima famigliare, che vede il pubblico costituito in prevalenza dai
compagni di corso mischiati agli
ospiti del Villaggio Ge.Tur, non toglie nulla all’impegno concertistico,
spesso di buono, talvolta di alto, li-
I Piccoli Musici di Casazza al Kulturni dom di Gorizia nell’ambito del
Festival Alpe Adria.
vello, da parte dei cori presenti negli
ateliers.
Anche qui è stata interessante, per
numero e qualità, la presenza dei cori giovanili e di voci bianche.
Decisamente positiva anche l’esperienza del secondo Festival Corale
“Alpe Adria”, che ha dimostrato come a volte le scommesse vanno a
buon fine.
Perché proprio di una scommessa si
tratta: radunare in un unico luogo
rappresentanti della coralità delle più
svariate regioni italiane; coinvolgere
il territorio con una rete di concerti
che vadano ad interessare luoghi significativi, di interesse storico o preziosi nella loro suggestività; offrire
un panorama il più ampio possibile
sui repertori musicali praticati dai nostri cori, dalla polifonia rinascimentale alla tradizione popolare, alla musica contemporanea.
Obiettivi importanti e di certo non di
facile praticabilità, eppure è innegabile che anche in questa sua seconda
edizione, svoltasi in concomitanza
con Alpe Adria Cantat, il Festival abbia soddisfatto pienamente ogni
aspettativa.
Nove appuntamenti diffusi su tutto il
territorio della Regione Friuli Venezia Giulia, con la partecipazione di
oltre venti cori, e due grandi concerti
a Lignano Sabbiadoro - il saggio conclusivo degli ateliers della Settimana
di canto corale e il Grande Concerto
di Gala del Festival - per un totale di
oltre 700 coristi: per qualcuno possono essere solo dei numeri, ma per chi
ha vissuto dal suo interno i grandi
eventi di Lignano le cifre si riempiono di preziosi contenuti.
In primis l’entusiasmo dei cori e la
voglia di mettersi in gioco, di confrontarsi, di stringere nuove e proficue collaborazioni, il tutto unito ad
un’offerta musicale - specie in alcuni casi - di elevata pregevolezza ed
originalità.
Alpe Adria è, insomma, una cura che
raccomandiamo a tutti i profeti di
sventure, a tutti i laudatores temporis
acti che vedono solo decadenza e rovina: chissà che non si accorgano anche loro quanto ricco, vitale, divertente sia oggi cantare in coro.
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Una breve intervista a Giuseppe Maletto
L’atelier di Vocal ensembles è costituito integralmente dalle ragazze del
Konan Girl’s Choir “Sola” di Kobe,
Giappone. Con il docente Giuseppe
Maletto stanno lavorando sul repertorio medievale, dagli organa di Perotinus a compositori del primo quattrocento.
Avere un atelier costituito da cantori
abituati a cantare insieme supera di
colpo i problemi di omogeneità che
presentano, di norma, queste situazioni, dice Giuseppe Maletto. Il gruppo, inoltre, è ben preparato, sia vocalmente che musicalmente, e risponde prontamente alle mie richieste e
sollecitazioni.
Le esperienze musicali e, in generale, la cultura di queste ragazze sono,
immagino, lontane dalle musiche che
qui stanno studiando. C’è qualche
difficoltà di “mediazione culturale”?
È possibile superare questo tipo di
difficoltà con un approccio alla musica medievale che non miri alla ricostruzione storica ma punti sulla
capacità di questa musica di evoca-
re. Ha un valore universale, che può
essere trasmesso a tutti. L’importante è trasmettere immagini, dare stimoli. Cantare Perotinus vuol dire
immaginarsi un gruppo di monaci, lo
spazio e le sonorità di una cattedrale. Molto efficace, quindi, è stato
cantare camminando, come in pro-
cessione, o, in un brano del primo
Quattrocento, spazializzare le due
voci di soprano, che si rispondevano
quasi a canone l’un l’altra, come da
due cappelle di una cattedrale. Sono
immagini che, una volta recepite,
possono dare la chiave per un’esecuzione efficace.
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Conversazione con Mario Giorgi e Carlo Pozzoli
Da alcuni anni l’atelier di voci
bianche registra un aumento di presenze, fino a doverlo, quest’anno,
sdoppiare.
Secondo voi è solo un successo di Alpe Adria Cantat o corrisponde ad un
effettivo maggiore interesse per la
coralità infantile?
Giorgi: Effettivamente c’è un maggiore interesse, soprattutto nelle
scuole. Siamo lontani da “un coro in
ogni scuola” ma c’è un’attività più
diffusa che prima.
Pozzoli: Forse in Italia stiamo recuperando qualcosa rispetto al passato.
Siamo però ancora affidati all’iniziativa personale per formazione professionale e storia personale: quanti di
noi hanno iniziato cantando, bambini, in un coro di voci bianche?
Come vedete il ruolo del sistema scolastico italiano: positivo, nullo, dannoso?
G. Ci sono realtà diverse. Nella
mia regione, le Marche, la situazione è discreta, e da dieci anni vivo
una situazione positiva nel mio
istituto.
Altrove le situazioni sono meno solide. Si va a cicli, talvolta mancano i ricambi, le iniziative si fermano.
P. L’autonomia scolastica ha creato
nuclei chiusi, che dipendono dalla
buona volontà di un insegnante, di un
dirigente. Dove questo manca, il coro
muore o non nasce.
Suppongo che l’immaginario sonoro
dei bambini crei qualche problema
rispetto alla pratica corale.
P. Se iniziano da piccolissimi, il problema non c’è. Devo poi dire che non
mi disturba l’adolescente che, finite
le prove, infila l’auricolare: comunque avrà dei metri di valutazione, di
confronto.
Se li prendi già adolescenti, la cosa è
più difficile. Anni di scuola media
possono passare su di loro senza lasciare tracccia.
G. Partire da piccoli è necessario, ma
talvolta non basta. Gli stereotipi sono, da questo punto di vista, dannosissimi, soprattutto per i maschi, che
quasi vengono derisi.
Importante è il rinnovamento del repertorio, adeguandolo agli interessi
del bambino. In questo senso il lavoro di Feniarco, con Giro Giro Canto,
è importante.
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ACCADEMIA EUROPEA
PER DIRETTORI DI CORO
CONVERSAZIONE CON IL DOCENTE FILIPPO MARIA BRESSAN
di Aldo Cicconofri
S
i sono concluse da pochi minuti le audizioni per partecipare all’Accademia Europea per
Direttori di Coro (IV Edizione / Fano
2-9 settembre 2007) e sono seduto con
il M° Filippo Maria Bressan nella veranda di un bar. Sul tavolo due bibite ed
un registratore: abbiamo concordato
che questa intervista avrebbe avuto il
carattere di una amichevole conversazione sui temi della coralità che ci stanno particolarmente a cuore.
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Che impressione hai avuto da queste
audizioni cui hanno preso parte musicisti provenienti da tanti paesi e con
esperienze molto diverse tra loro? Come ti sembrano questi ragazzi rispetto
a quelli che hanno preso parte alla
precedente Accademia del 2005?
Nella precedente edizione abbiamo
avuto meno partecipanti e non mi è
possibile fare adesso un confronto sulle
loro qualità. Oggi ho avuto modo di notare tre o quattro direttori molto interessanti e altrettanti, che conoscevo da
incontri precedenti, hanno messo in
mostra dei miglioramenti sensibili. Nel
complesso direi che sono presenti delle
belle personalità di giovani che lasciano ben sperare per il lavoro da compiere in questa settimana.
Hai notato differenze tra gli italiani e
gli stranieri?
Gli stranieri hanno più tecnica e “scolasticità” rispetto agli italiani; inoltre evidenziano un certo gusto per il suono.
Gli italiani sono molto più creativi ma
anche più disordinati e mettono in evidenza qualità musicali più legate alla
sensibilità ed alla genialità.
Facendo riferimento alla situazione
scolastica ed alle realtà formative esistenti in Italia e tenendo conto delle
tue esperienze di studente, di docente e
di direttore, quale percorso Formativo
consiglieresti ad un giovane musicista
italiano che volesse diventare Direttore di coro?
Prima di tutto gli consiglierei di fare
esperienza diretta come corista non in
un solo coro ma almeno in due o tre
formazioni diverse. All’interno di una
sezione ci si rende conto di cosa significhi provare per due o tre ore seguendo le indicazioni del direttore. Questa
esperienza sarà molto utile successivamente per sapere cosa chiedere rispettando l’artista che canta.
Bisogna poi studiare molto per poter
comprendere e saper risolvere le varie
problematiche che si presentano sia in
fase di concertazione che di esecuzione. È importante una formazione pratica, che si può raggiungere anche in
Conservatorio, fondata su elementi di
analisi, armonia, composizione e lettura della partitura al pianoforte. Questo tipo di studio permetterà di suddividere i brani in tanti piccoli frammenti e di rimetterli successivamente
insieme per ricostruire l’intera partitura.
Fondamentale infine è assistere alle
prove di qualche buon coro e andare all’estero, visto che ora c’è anche molta
facilità nei viaggi, per visitare le scuole
di Direzione di coro e vederle funzionare molto da vicino. In particolare mi
sembrano importanti le scuole musicali
di paesi come la Svezia, la Germania
l’Estonia e l’Inghilterra dove si avrà
modo anche di confrontare i diversi stili vocali.
Per due giorni prima dell’inizio dell’Accademia hai lavorato intensamente con il Coro laboratorio leggendo e i
brani che saranno oggetto di studio in
questa settimana. Credi quindi opportuno che il Coro laboratorio debba
studiare prima i brani che verranno
diretti dai corsisti?
Se il Coro conosce bene i pezzi i direttori possono puntare direttamente alla
realizzazione della propria idea musicale altrimenti, se si dovesse iniziare
dalla lettura delle note, sarebbe veramente difficile per tutti raggiungere
questo obiettivo. Anche il lavoro di
concertazione, di studio delle parti, di
montaggio dei brani è molto importante ma in un corso come questo io penso
che si debba puntare più in alto.
Filippo Maria Bressan
Il Coro Giovanile Italiano ha da poco
terminato il suo tour estivo ma ora è
qui per fungere da Coro laboratorio.
Cosa pensi di questo passaggio brusco
da un repertorio ad uno completamente diverso, da una vocalità ad
un’altra molto lontana e da un metodo di lavoro ad un altro basato su altri
criteri?
Questo corso è importante per i Direttori ma lo è altrettanto anche per i Coristi del CGI. Ciascuno si mette alla
prova perché mentre nel tour estivo si
erano abituati a lavorare solo con il M°
Stojan Kuret qui debbono essere molto
elastici, attenti e disponibili a realizzare le idee di tanti direttori diversi che si
susseguono nell’arco della giornata.
Sommando tante di queste esperienze
si diventa veramente professionali.
Penso che siano molto rari i corsi in cui
ci si possa avvalere della collaborazione di un Coro laboratorio come questo.
In genere sono i corsisti stessi che formano anche il Coro e non sempre tra di
essi ci sono bravi cantori per cui spesso
ci si trova di fronte a sezioni sguarnite
e di conseguenza a cori sbilanciati. Diversi anni fa il Monteverdi Choir organizzava un Corso di questo tipo ma la
spesa per parteciparvi era enorme in
più il programma non era certamente
pensato con finalità didattiche. I direttori infatti dovevano studiare un repertorio che magari il Coro stava registrando in quel periodo.
Cosa pensi di Fano e della concomitanza dell’Accademia con il Festival
Incontri Polifonici?
Fano è molto accogliente, la sala dove
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Nella pagina: due immagini del Concerto finale dell’Accademia di Fano.
si prova è molto bella e l’organizzazione è impeccabile. Con questi presupposti si può lavorare veramente bene e l’opportunità di ascoltare tanti
concerti corali completa questa offerta
formativa.
La Feniarco da qualche anno sta offrendo opportunità formative ed artistiche ai nostri musicisti. Come ti sembrano le prospettive occupazionali per
questi giovani direttori?
Il panorama purtroppo non è dei migliori ed è sotto l’occhio di tutti che i
programmi delle maggiori Stagioni
Musicali italiane non hanno in cartellone concerti corali per cui il Coro con
tutte le figure che vi operano è per ora
relegato nell’ambito amatoriale.
Un aspetto che mi sembra importante
è quello dei rapporti tra cori e compositori. In alcuni paesi non si fa distinzione tra i vari generi musicali
mentre in Italia un compositore che
tratta musica popolare a volte si sente inferiore a chi si occupa di musica
colta. Qual è il tuo pensiero in proposito?
Tutto nasce dal fatto che non c’è collegamento tra compositori, cori e vari generi musicali. Luciano Berio ha scritto
brani bellissimi ispirandosi ai Beatles o
facendo incursioni nel campo della musica popolare mentre molti compositori
hanno paura di non essere considerati
abbastanza preparati e importanti se si
sporcano le mani con brani di breve durata o con qualche incursione nel “popolare” o nel “leggero”.
La musica, e anche o specialmente
quella vocale, non dev’essere sempre
colta, impegnata, lunga, faticosa… la
musica è gioia, e spesso nelle piccole
forme si possono raggiungere livelli
qualitativi notevoli e in più i brani possono essere eseguiti con molta frequenza perché sia i cori che il pubblico sono
alla ricerca di nuovi ed accattivanti repertori.
Ad esempio, sotto il profilo corale, potrebbero essere rappresentati da canzoni con testi poetici vestiti di musica piacevole, come dei nuovi Liebeslieder
per i nostri tempi.
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ASSEMBLEA NAZIONALE FENIARCO
GUALDO TADINO (PG) – 27-28 OTTOBRE 2007
di Alvaro Vatri
U
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na Feniarco sempre più matura, consapevole del proprio
ruolo nel panorama culturale
musicale nazionale ed internazionale,
nella società civile, nella offerta formativa per le giovani generazioni è
quella che si è ritrovata il 27 e 28 ottobre scorso a Gualdo Tadino (PG),
in un incantevole e raccolto Agriturismo immerso in una straordinaria tavolozza di colori autunnali, ospiti
dell’Associazione Regionale Cori
dell’Umbria.
Le iniziative, i progetti, la produzione editoriale, la ricerca, come pure i
progetti APS consolidano il profilo di
una Federazione pronta a raccogliere
sfide, ad innovare adeguando i suoi
strumenti non certo per seguire mode
o assecondare tendenze, ma per essere in grado di rispondere al meglio alle istanze varie e differenziate istanze
emergenti in una realtà, quella del
volontariato “culturale” che si aggrega intorno alle grandi organizzazioni
del Terzo Settore.
Questo in estrema sintesi il senso dell’Assemblea Nazionale della Feniar-
co, presenti tutte le Regioni, ad eccezione della Sardegna per problemi di
collegamento, a conferma di una sensibilità partecipativa e di un metodo
di lavoro ormai consolidato e produttivo.
I lavori si sono aperti con le valutazioni delle iniziative concluse nel
2007. Una accurata riflessione è stata
fatta sul progetto del Coro Giovanile
Italiano, la cui positività è stata ribadita, così come è stato raccomandato
un supplemento di impegno da parte
di tutti in modo che le risposte siano
ancor più adeguate agli sforzi profusi
per questa iniziativa che ci mette al
passo con analoghe realtà presenti in
molti altri paesi.
Il CGI si rivela inoltre strumento fondamentale per l’Accademia per direttori di Fano (circuito Europa Cantat)
che nell’edizione 2007, in settembre,
ha dato risultati, in termini di partecipazione, oltre ogni aspettativa, con
21 partecipanti italiani e 16 stranieri,
suggerendo alla Commissione Artistica di elevare il livello complessivo. Risultati lusinghieri anche da Al-
Il Consiglio di presidenza a Gualdo Tadino.
pe Adria 2007, svoltasi in contemporanea con l’Accademia di Fano, che
ha registrato una forte presenza europea e una presenza importante di voci bianche per le quali si sono dovuti
raddoppiare gli ateliers. Sicuramente
la “location” ormai sperimentata e la
maggiore accuratezza nell’immagine
hanno favorito l’ottimo risultato di
questa che è una delle settimane cantanti più frequentate nel circuito di
Europa Cantat. Da segnalare la presenza a Lignano dei rappresentanti di
Europa Cantat: Fred Sjöberg in qualità di docente e, in visita al termine
della settimana, Sonia Greiner, Aamann Kjetil e la Commissione Musicale Giovanile. Sono state poi svolte
riflessioni più in dettaglio riguardanti anche il Festival Nazionale Alpe
Adria al fine di migliorare ulteriormente l’edizione 2008 delle due manifestazioni.
Restyling in vista anche per la rivista
“Choraliter” che nel corso del prossimo anno si auspica che possa aumentare le pagine e passare alla quadricromia, e conseguentemente si dovrà
studiare una strategia di maggiore penetrazione nella coralità nazionale sia
per assolvere al meglio alla sua funzione che per avere maggiore risorse
e sostegno.
Sono state infine presentate le bozze
dei volumi di “Voci e tradizione” relativi al Friuli Venezia Giulia e alla
Toscana. Tra i programmi per il 2008
si è approfondito il programma del
Coro Giovanile Italiano (alla cui guida è stato confermato il M° Stojan
Kuret) sia in termini di repertorio,
orientato verso le composizioni italiane del Novecento storico e contemporanee, che per il tour estivo, dal
21 luglio al 3 agosto 2008, per il quale si sono candidati il Veneto e la Federazione Cori Bolzano. Nuovi
“fronti” di studio e analisi sono rappresentati da alcuni fenomeni che ri-
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guardano la coralità e che si affermano con sempre maggiore rilievo, vale
a dire il processo cultura e turismo e
il “genere” Vocal Ensemble a Cappella, un “segmento” della pratica corale verso la quale la Feniarco ha deciso sviluppare una doverosa progettualità.
Si è parlato poi dei Progetti APS: si è
fatto il punto sui 2 progetti, del 2004,
già conclusi: “Coralmente” e “Cori
solidali”, su quelli del 2005 (“Bilancio Sociale” e “Musamichevolmente”), in via di conclusione. Si attendono disposizioni per i progetti del
2006 (“Musicando” e “Solo coralità”) e infine sono allo studio i progetti per il 2007, che partiranno a fine 2008, e che sono “Cantat-e con
Feniarco” (finalizzato a far partecipare 10 cori italiani ad Europa Cantat
2009 che si terrà ad Utrecht, con un
percorso formativo preliminare) e
“InDirection” (un progetto che riguarda la formazione, inerente le problematiche “non musicali” del coro,
quali la leadership, la governance
ecc.). Un ricco ventaglio di proposte
e di impegni che proiettano la Federazione in avanti nel tempo e in una
dimensione internazionale, a cui si
deve far fronte “attrezzandosi e seguendo strade innovative”, come ha
esortato il presidente Fornasier.
L’ultima sessione di lavoro, straordinaria, è stata dedicata al delicato tema di alcune modifiche statutarie apparse necessarie in vista delle prossime scadenze degli organismi direttivi
della Federazione.
La riflessione ha preso l’avvio dall’analisi della realtà attuale della Feniarco, che si configura come una organizzazione del Terzo Settore articolata e abbastanza complessa, con processi progettuali ed operativi che richiedono strutture adeguate, competenze specifiche, cultura dell’organizzazione, formazione della classe
dirigente: in una parola “management” e un sistema di regole adeguate ed aggiornate.
In quest’ottica è stato ritenuto prioritario proporre la rimozione dallo
Statuto vigente del limite di tre mandati alla rieleggibilità degli organismi direttivi che nell’attuale situazione appare non più funzionale, se
non addirittura dannoso per il buon
esito delle iniziative in corso di realizzazione.
L’Assemblea, dopo una articolata
ed approfondita disamina, ha approvato a larga maggioranza la proposta, proseguendo in quel percorso
evolutivo già avviato in seno alla
Feniarco.
Condivisione, democrazia, dialettica
costruttiva, buon senso, creatività,
senso delle regole, ma anche concretezza pragmatica sono le componenti di un metodo di lavoro ormai consolidato che ha radicato la convinzione profonda che la Feniarco saprà
mantenere, consolidare ed espandere quel ruolo di stimolo e di rappresentatività di una coralità amatoriale
consapevole, moderna, sostenuta da
spinte ideali e ricca di contenuti culturali.
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Foto di gruppo dei partecipanti all’Assemblea.
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TOUR INVERNALE
DEL CORO GIOVANILE ITALIANO
di Marinella Viola Yeuillaz e Sandro Coda Luchina
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er tutte le associazioni come
le nostre, che vivono di volontariato, programmare accuratamente le proprie attività non
basta per vederle poi concretizzate;
questo perché tra le variabili che intervengono, c’è anche quella del reperimento di contributi esterni, assolutamente indispensabili per la realizzazione di appuntamenti di una certo
interesse.
È per questo che, poiché la necessità
aguzza l’ingegno, ci si ricorda che
l’unione fa la forza e, perciò, si cerca
l’aiuto di qualcuno che possa condividere con te il progetto.
Questo è quello che è successo tra le
nostre due regioni, il Piemonte e la
Valle d’Aosta, e che ha creato la possibilità di organizzare il Tour invernale del Coro Giovanile Italiano.
Le ragioni che ci hanno spinto a realizzare questo evento nascono principalmente dal fatto che crediamo
profondamente nell’associazionismo
organizzato, che è vitale per il nostro
mondo corale, sia a livello regionale
che a livello nazionale. Il Coro Giovanile è , per noi, “l’ambasciatore”
della coralità italiana, e per questo va
sostenuto e valorizzato nel suo cammino.
Il programma proposto dal Direttore
quest’anno, inoltre, ci è molto caro
perché nasce dalle nostre radici, dalle nostre tradizioni popolari, e propone rielaborazioni di autori che quelle
tradizioni le amano davvero, tanto da
rivestirle di armonie e soluzioni suggestive e stimolanti, che danno vitalità e nuova freschezza alla musica
popolare.
Aggiungiamo pure che sono vari anni che, in Valle d’Aosta, rincorriamo
questo evento (mentre in Piemonte il
CGI si è già esibito a Biella nel 2005)
e finalmente, eccolo il momento giusto: il decennale! Quale momento
migliore per arricchire la proposta di
concerti e seminari con questo appuntamento prestigioso che porterà a
Torino e a Pont St Martin le giovani
voci della coralità italiana dirette dal
M° Stojan Kuret, conosciuto e molto
apprezzato anche qui da noi?
I concerti si svolgeranno nella Real
Chiesa di San Lorenzo a Torino e nell’Auditorium a Pont St Martin, dove
il Coro Giovanile sarà introdotto da
un gruppo corale formato da altri due
cori, il coro Valgrisenche del M° Angelo Filippini e il coro Polifonico di
Aosta del M° Efisio Blanc, che vogliono sottolineare, in questo modo,
il profondo valore dell’incontro e
della collaborazione.
CORO GIOVANILE ITALIANO
Stage e tour invernale
26-30 dicembre 2007
Direttore
M° Stojan Kuret
I Concerti
Torino
Real Chiesa di San Lorenzo
Venerdì 28 dicembre 2007, ore 21
Pont St Martin (Ao)
Auditorium
Sabato 29 dicembre 2007, ore 21
I Partecipanti
Soprani
Stefania Campicelli
Barbara Crisponi
Eleonora Croce
Maria Chiara Gallo
Rossella Giacchero
Giovanna Giuliari
Marianna Piccirillo
Angela Spinelli
Arianna Stornello
Contralti
Valentina Bernardini
Vittoria De Leonardis
Elisa Di Dio
Clara Lanzinger
Giorgia Loreto
Silvia Pianezzola
Nadia Romeo
Cristina Valente
Tenori
Pasquale Bottalico
Antonio Catarcio
Salvatore De Crescenzo
Matija Faganel
Adriano Gaglianello
Marco Manzardo
Patrick Quaggiato
Bassi
Fabio Anti
Riccardo Bianchi
Nikolaj Bukavec
Roberto Gelosa
Fabio Biagio La Torre
Manuel Pintar
Niccolò Roda
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LA FENIARCO ALL’ASSEMBLEA
DI EUROPA CANTAT
16-18 NOVEMBRE 2007
di Alvaro Vatri
U
trecht (NL) – “Sono soddisfatto della presenza italiana
qui ad Utrecht”.
Così, al momento dei saluti, il presidente della Feniarco Sante Fornasier
commenta la partecipazione dell’Italia all’Assemblea di Europa Cantat
che si è tenuta ad Utrecht, in Olanda,
dal 16 al 18 novembre, preceduta dalla riunione del Board di cui il presidente Fornasier è membro.
Per la prima volta la delegazione italiana era numerosa e di altissimo profilo, potendo annoverare, oltre al presidente e al segretario Lorenzo Benedet, i due vicepresidenti Mauro
Chiocci e Pierfranco Semeraro (a loro
volta presidenti delle Associazioni
Regionali di Umbria e Puglia), Silvana Noschese (membro della Commissione Artistica della Feniarco e rappresentante della Campania), Giorgio
Morandi (comitato di redazione di
Choraliter e rappresentante della
Lombardia), Livia Bertagnolli (vicepresidente della Federazione Cori
Bolzano), Francesco Rapisarda (presidente Associazione Regionale Cori
Siciliani), Sandro Coda Luchina (presidente Associazione Cori Piemontesi), Alvaro Vatri (comitato di redazione di Choraliter e presidente Associazione Regionale Cori del Lazio),
Alessandro Cadario (Commissione
Giovanile) insieme a graditissimi accompagnatori e alla collaboratrice di
segreteria Sabrina Pellarin.
Un segno di grande vitalità, di apertura della coralità italiana che vuole
sempre di più confrontarsi e scambiare esperienze ed opportunità di crescita con le altre realtà internazionali.
Un segno che ha fatto buona impressione sui partecipanti all’Assemblea e
che aggiunge valore alle attività organizzate in Italia dalla Feniarco, inserite nel circuito di Europa Cantat, e che
riscuotono notevole successo per frequenza e qualità, vale a dire “Alpe
Adria Cantat” a Lignano, l’Accade-
mia per Direttori di Fano e il Seminario per Compositori ad Aosta.
I programmi delle attività illustrati dai
rappresentanti delle varie nazioni, come pure gli ateliers sul tema “Eseguire la musica corale oggi… e domani”
offerti ai partecipanti e le esibizioni
corali che hanno contrappuntato le
sessioni di lavoro nella suggestiva e
ospitalissima città di Utrecht, hanno
evidenziato la necessità di prendere
consapevolezza per “governare” questo momento di transizione e di ricambio generazionale che sembra
scardinare tradizioni e costumi ben individuati a favore di una omologazione globalizzante anche in campo musicale e corale in particolare.
Si tratta di un appuntamento epocale,
come ce ne sono stati nella storia della cultura e del costume, in cui emerge da un lato l’ineludibile necessità
“cultura dell’organizzazione” e di
adeguare strategie di coinvolgimento
e mezzi di comunicazione, soprattutto nei riguardi delle giovani generazioni, e nel contempo si avverte l’esi-
La delegazione italiana a Utrecht.
genza di fornire o affinare gli strumenti intellettuali che permettano a
quegli stessi giovani di poter scegliere percorsi ricchi, validi, stimolanti e
di qualità, finalizzati a salvaguardare
e rivitalizzare, in modo gratificante
per tutti, il grande patrimonio musicale che caratterizza la nostra civilità.
È una “sfida” per l’associazionismo
corale internazionale che ne motiva
ed alimenta la sua stessa esistenza e
ne consolida ulteriormente il ruolo insostituibile di promozione, coordinamento e valorizzazione. Una immagine come quella di un “Song Bridge”
(“Ponte di Canto”), che è la denominazione di una manifestazione corale
con la presenza di cori di diverse nazionalità, può essere sicuramente assunta come l’immagine di un ideale
programmatico del collegamento e
della circolazione di “canti e cantori”
senza barriere di spazio e di tempo. E
in questa prospettiva la cultura musicale e corale del nostro paese ha e
avrà senz’altro molto da esprimere e
da offrire.
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attività dell’Associazione
GIRO GIRO CANTO
di Sandro Bergamo
S
i può parlare di una primavera
per i cori di voci bianche in
Italia? Per scaramanzia tendiamo a non pensarci, tante sono le delusioni che costellano l’esistenza di
una coralità che, costantemente, accetta il rischio di nuove proposte anziché
il facile successo che deriva dal seguire la domanda del “mercato”. Ma è ormai evidente che, per numero e diffusione sul territorio nazionale, i cori di
bambini, dentro e fuori la scuola, non
sono più rara avis, felice ma fortuito
evento, ginestra tenace sbocciata nel
deserto nonostante le avversità. C’è ormai una rete di cori e di eventi ormai
entrati stabilmente nel panorama della
coralità nazionale.
Crediamo che Feniarco possa vantare
qualche merito in questa rinascita. Già
da anni l’associazione nazionale della
coralità italiana ha puntato molto della
sua attività sulla coralità infantile e
giovanile: il Festival di Primavera da
un lato, la pubblicazione di Giro Giro
Canto dall’altro sono a testimoniare
questo impegno.
Il successo di Giro Giro Canto è stato
superiore alle aspettative: lo si riscontra ogni volta che nei concerti e nei
concorsi sentiamo eseguire qualcuno
dei brani contenuti nel primo volume,
uscito nel 2002.
A cinque anni dal primo libro, Giro Giro Canto raddoppia, anzi, triplica: sono
due i volumi prossimamente in distribuzione.
Diciotto composizioni per ciascuno dei
due volumi: composizioni inedite vagliate dalla commissione artistica tra
quante inviate a Feniarco a seguito del
bando a suo tempo pubblicato. Rispetto
al primo volume, questa seconda
“infornata” di canti è più mirata alla
scuola elementare. I brani si ispirano a
forme musicali semplici, facilmente afferrabili dai giovani interpreti. Sono
privilegiati i canti a una, massimo due
voci, o le forme a canone, più facilmente realizzabili anche da cori meno
esperti.
Anche questi due libri sono corredati,
come il primo, da un CD con la realizzazione di tutti i brani. È toccato questa volta al coro La Corolla, diretto da
Mario Giorgi, registrare il secondo volume, mentre è dei Piccoli Musici diretti da Mario Mora la realizzazione
dei brani contenuti nel terzo.
Appuntamento al Festival di Primavera, a Follonica, quando la nuova fatica
editoriale di Feniarco sarà presentata al
pubblico.
LA SCUOLA SI INCONTRA CANTANDO
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Festival di Primavera 2008
N
ascono giovani cori e crescono
nuovi cantori. Anche se l’obbiettivo di un coro in ogni
scuola è lontano, tuttavia il coro scolastico non è più una rarità. La presenza
crescente di cori nelle scuole medie superiori, nonostante la musica non vi sia
quasi mai prevista come materia curriculare, indica che c’è anche nel nostro
paese maggior consapevolezza del ruolo formativo del canto corale. Un po’
alla volta l’Italia diventa, in questo
campo, più europea. Anche la Feniarco
e le Associazioni Corali Regionali hanno fatto, in tutti questi anni, la loro parte stimolando e incoraggiando quanti
operano in questo importante settore
della coralità. Il Festival di Primavera,
espressamente dedicato alla scuola secondaria, è uno dei momenti importanti dell’esperienza corale nella scuola
italiana: si incontrano docenti, esperti,
compositori, e soprattutto tanti cantori,
tanti ragazzi che col loro entusiasmo
premiano l’impegno delle nostre associazioni.
Due momenti, in particolare, sottolineano il respiro di questa edizione del
Festival, articolata in un fine settima-
na per la scuola media inferiore e uno
per quella superiore. Il primo è dovuto
alla presenza del Coro Giovanile Italiano diretto dal M° Stojan Kuret, che
insieme a un coro giovanile proveniente dall’Est Europa, costituirà un
prezioso momento di confronto per
tutti i giovani cantori convenuti proponendo un concerto dal titolo “Alla fiera di Mastr’Andrè: canti popolari dalle regioni italiane”. La presenza a Follonica del CGI, proposto come modello di riferimento della coralità giovanile, concluderà un percorso formativo
che avrà visto i suoi cantori collaborare, nei mesi precedenti, con alcuni dei
cori partecipanti al festival. L’altro
sarà costituito dalla presentazione dei
nuovi volumi di Giro Giro Canto che,
dopo il grande successo del primo,
ampliano ulteriormente l’offerta editoriale di Feniarco per la coralità giovanile e scolastica. Diamoci appuntamento a Follonica per poter condividere assieme la freschezza ed il piacere di una coralità giovane ed in movimento, espressione del nostro presente
e, allo stesso tempo, prospettiva del
nostro futuro.
Calendario del
Festival di Primavera 2008
Follonica (GR)
4/6 aprile 2008
Scuole Medie Inferiori
Ateliers:
Canti etnici
docente, Carlo Pozzoli
Vocal pop jazz
docente, Franco Radicchia
10/13 aprile 2008
Scuole Medie Superiori
Ateliers:
Canti rinascimentali
docente, Dario Tabbia
Musical & film
docente, Flavio Becchis
Vocal pop jazz
docente, Alessandro Cadario
Iscrizioni entro il
15 febbraio 2008
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attività dell’Associazione
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cronaca
A LORENZO DONATI IL PRIMO
PREMIO DEL CONCORSO
MARIELE VENTRE
L
orenzo Donati è il vincitore
della quarta edizione del
Concorso Internazionale
per Direttori di Coro “Mariele Ventre”, che si è conclusa sabato 13 ottobre al Teatro Comunale di Bologna con il grande concerto finale
con l’Ensemble Orlando Fribourg, il
Coro Polifonico di Ruda e i Grex
Vocalis.
Undici i candidati ammessi, provenienti da Bulgaria, Giappone, Polonia, Germania, Slovenia, Finlandia,
Italia, Svizzera e Bielorussia, che
hanno affrontato le selezioni preliminari; la fase finale si è tenuta nella mattinata di sabato 13 ottobre al
Comunale: alla fine la giuria si è
espressa assegnando il secondo posto a pari merito, a Stefen SchreyerT
m
ayokayoukY
a
e la vittoria all’aretino Lorenzo Donati, primo italiano nella storia del
concorso ad aggiudicarsi il premio
principale, che consiste nella somma di 7mila euro più la Coppa d’argento del Presidente della Repubblica. Il terzo premio invece non è stato assegnato.
Venerdì 12 ottobre Lorenzo Donati,
unico candidato italiano in concorso, era risultato anche il vincitore ex
equo con Maja Cilenšek della sezione speciale dedicata ai cori di voci
bianche.
Più che positivo i bilancio di questa
quarta edizione del concorso, che
24
Lorenzo Donati, premiato al Concerso “Mariele Ventre”.
oltre ad una grande partecipazione
di pubblico si è vista assegnare la
Medaglia d’argento del Presidente
della Repubblica: proprio il Presidente Napolitano ha inviato alla
Fondazione Mariele Ventre, promotrice e organizzatrice del concorso,
il prestigioso riconoscimento.
Anche il sindaco Sergio Cofferati,
durante l’incontro che si è tenuto
venerdì 12 nel Palazzo Comunale,
ha voluto ringraziare partecipanti e
organizzatori del concorso per aver
portato ancora una volta a Bologna
artisti internazionali di altissimo livello e aver così consolidato la
grande tradizione musicale e corale
della città.
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cronaca
CONCORSO POLIFONICO
“GUIDO D’AREZZO” 2007
di Efisio Blanc
L
“
’edizione 2007 del Polifonico
segnerà una svolta epocale
nella storia del Concorso Corale Guido d’Arezzo”. Con queste parole il Presidente della Fondazione
Guido d’Arezzo, Francesco Luisi, ha
aperto le manifestazioni del Guidoneum Festival, Choral Music in Concert, un festival internazionale professionale di esecuzione strumentale-corale che, grazie anche al prestigioso e sostanziale contributo della Commissione
Europea (che ha introdotto il progetto
nel proprio “programma Cultura”) e alla sensibilità della Banca Etruria quale
sponsor ufficiale, quest’anno, per la
prima volta, si è affiancato al Concorso
Polifonico. Il Festival ha voluto, da una
parte, costituire un “Omaggio a Guido”
attraverso tre concerti di canto monodico di tradizione, dall’altra ha voluto
esemplificare la coralità europea dell’epoca barocca dello stile concertato attraverso altrettanti concerti strumentalicorali, fra i quali l’esecuzione del Vespro della beata Vergine di Claudio
Monteverdi da parte del Coro della radio Svizzera e dell’orchestra “I Barocchisti” diretti da Diego Fasolis.
Ulteriore elemento di rilievo e di ricchezza di questo 55° appuntamento del
Concorso Corale aretino è stato senza
dubbio la compresenza della 19a edizione del European Grand Prix for
Choral Singing, la competizione corale
che vede a confronto i vincitori dello
scorso anno dei concorsi internazionali
di Arezzo, Debrecen, Gorizia, Tolosa e
Tours e che rappresenta quanto di più
alto la coralità amatoriale è in grado di
esprimere.
Se tutte queste iniziative hanno rappresentato l’eccezionalità di questa edizione, non ci è parso invece di così alto livello, rispetto ad anni passati, il Concorso Internazionale. Già il bando di
concorso prevedeva due categorie che
non sono state attivate (Canto monodico cristiano e competizione straordinaria che prevedeva l’esecuzione della
composizione vincitrice del secondo
premio al 33° Concorso internazionale
di Composizione “Guido d’Arezzo”
2006); i cori ammessi alla competizione sono stati solo nove e quelli selezionati per la prova finale sono stati quattro. La categoria voci bianche ha visto
poi l’esibizione di soli tre cori (di cui
uno verrà poi squalificato).
Nella categoria polifonia si sono spartiti i riconoscimenti due sole compagini.
Il Chœur National des Jeunes à Cœur
Joie di Lyon, Francia, diretto da Valérie
Fayet, e il gruppo inglese Coro diretto
da Mark Griffiths. Il primo ha vinto il
primo premio nella categoria Polifonia
e il Gran Premio “Città di Arezzo”; è risultato vincitore della Rassegna per il
periodo storico “Romanticismo” e della Rassegna per il periodo storico “Moderno-contemporaneo” (ex-equo con il
coro inglese); ha vinto il premio speciale per la migliore esecuzione del
pezzo d’obbligo (un mottetto di G. M.
Nanino) nonostante il coro non si fosse
iscritto alla rassegna per il periodo “Rinascimento” (forse perché riteneva che
fosse il periodo in cui meno si sentiva
preparato). Il coro inglese ha vinto il
secondo premio nella categoria Polifonia; è risultato vincitore della Rassegna
per il periodo storico “Rinascimento” e
della Rassegna per il periodo storico
“Moderno-contemporaneo” (ex-equo
con il coro francese), mentre per le voci bianche non sono stati assegnati il
primo ed il secondo premio e un coro
dei tre (i Musicanti Kinderkoor dell’Aja, Olanda, diretti da Silvère van
Lieshout) è stato squalificato. L’unico
riconoscimento per questa categoria è
andato al coro italiano Ars Canto Giuseppe Verdi di Parma diretto da Sebastiano Rolli, che si è aggiudicato il terzo premio.
Buono invece il livello dei cori premiati: il Chœur National des Jeunes à Cœur
Joie, un gruppo di giovani proveniente
da diverse parti della Francia (un po’
sull’esempio del nostro Coro Giovanile
Italiano), si è contraddistinto per la freschezza della vocalità, ma anche per la
capacità di sviluppare grandi sonorità e
di utilizzare una ampia scala dinamica,
anche a scapito di qualche suono non
perfetto dal punto di vista tecnico (vedi alcuni punti dell’O salutaris Hostia
di G. Rossini o del De profundis di Vic
Nees). La direttrice, Valérie Fayet, vincitrice del premio quale miglior direttore, ha dimostrato sin da subito di avere
le idee chiare sulle scelte interpretative
ed ha profuso grande energia nella ricerca di un fraseggio espressivo, a fa-
vore di un’idea musicale che avesse come obiettivo principale quello di emozionare l’ascoltatore.
Anche il gruppo inglese Coro, tecnicamente molto preciso, ha offerto delle
esecuzioni convincenti e, come per il
coro francese, ha espresso il meglio di
se soprattutto nell’esecuzione del repertorio contemporaneo. L’interpretazione e la vocalità sono state molto curate anche nel repertorio rinascimentale, ma l’esecuzione con grande gruppo
(26 coristi) ha penalizzato le potenzialità del coro in questo repertorio, precludendo talvolta la chiara comprensione del testo e la duttilità dinamica ed
agogica fondamentali per la musica di
questo periodo.
Al terzo posto si è piazzato il coro Coral Antiphona di Maracaibo (Venezuela) diretto da Juan Carlos Bersague, un
coro il cui buon livello tecnico e vocale non è stato sempre accompagnato da
un uguale rigore interpretativo, forse
anche per la scelta di un repertorio non
sempre adatto al gruppo. L’unico coro
italiano ammesso alla prova finale, il
Coro Polifonico Calycanthus di Pedrengo (BG) diretto da Flavio Ranica,
vincitore lo scorso anno del Concorso
Nazionale di Vittorio Veneto, si è posizionato al quarto posto pur sostenendo
una buona prova che gli ha consentito
di essere selezionato dalla giuria per
partecipare alla Rassegna per il periodo
storico “Rinascimento”.
Il Concorso Nazionale ha visto la partecipazione di 5 cori di buon livello e la
vittoria del Coro del Centro Universitario Musicale di Cagliari, diretto da
Matteo Martis, un ottetto vocale che ha
saputo trovare un ottimo equilibrio tra
una amalgama sonora morbida e gradevole ed una buona interpretazione dei
brani presentati, migliorando la prestazione via via che l’ esibizione si svolgeva. A breve distanza (solo 8/200 di
differenza), si è classificato al secondo
posto il Coro Femminile Eos di Roma
diretto da Fabrizio Barchi, coro che si
era presentato anche al Concorso Internazionale nella categoria polifonia e
che, forse, in quel contesto avrebbe meritato di potere accedere alle prove finali. Sempre all’Internazionale, il “vulcanico” gruppo di ragazze romane ha
vinto il premio assegnato dal pubblico
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cronaca
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nel Festival di Canto Popolare. Ancora
a poca distanza (altri 8/200 di differenza dal secondo classificato), il Coro Hasta Madrigalis di Asti diretto da Paola
Rivetti si è aggiudicato il terzo posto ed
il premio Feniarco per l’esecuzione del
Kyrie eleison di Bruno Bettinelli. Con
un divario di punteggio più ampio si sono quindi piazzati il Coro Marc’Antonio Ingegneri di Cremona diretto da Vatio Bissolati e l’Ensemble vocale di Roma diretto da Matteo Bovis.
Si constata poi che i cori vincitori dell’edizione nazionale e di quella internazionale del Concorso di Arezzo 2007
sono due cori giovanili. Si discute spesso sul futuro della coralità in quanto
sembrerebbe che le giovani generazioni non si avvicinano più alla musica corale: con una lettura ottimistica di questa testimonianza, si potrebbe forse
ipotizzare che i giovani si cimentano
ancora in questo genere musicale, ma
solo ad una condizione: che il loro impegno possa realizzarsi in qualcosa di
buon livello, qualcosa di culturalmente
ed artisticamente valido. Sono forse finiti i tempi in cui l’aspetto socializzante del cantare in coro era sufficiente per
un giovane corista e oggi sono gli
aspetti artistici e culturali della coralità
che costituiscono un forte richiamo per
le future generazioni.
Volendo fare una valutazione più generale del Concorso aretino e prendendo
spunto dalla edizione appena svoltasi,
mi sembra ci possano essere alcuni
punti della complessa quanto interessantissima e collaudata formula del
Concorso di Arezzo che potrebbero essere oggetto di riflessione nell’intento
di migliorarlo ulteriormente, al fine di
permettere ad ogni gruppo di esprimersi al meglio, di essere giudicato nelle
condizioni più oggettive possibili e di
fare sì che le prassi esecutive tipiche
dei differenti periodi storici siano sempre salvaguardate.
Il Concorso prevede che possano competere fra di loro cori e gruppi vocali:
l’internazionale prevede un numero minimo di 8 esecutori e il nazionale addirittura di 4. Potrebbe quindi succedere,
negli organici minimi, che alcune esecuzioni siano realizzate a parti reali, come è successo quest’anno all’Ottetto
cagliaritano che ha eseguito, nel Concorso nazionale, A Hymn to the Virgin
di B. Britten a parti reali. Come si sa,
diversi concorsi prevedono la separazione fra questi due tipi di organici,
proprio perché difficilmente comparabili fra di loro: ricerca di una vocalità
più individuale nell’ensemble e ricerca
di amalgama e maggior coesione vocale nel coro; in entrambi i casi sonorità
più adatta a certi tipi di repertori e non
ad altre, ma mentre il coro può diminuire il proprio organico, l’ensemble
non può naturalmente ampliarlo; maggiore facilità nell’esecuzione che richiede agilità vocale per l’ensemble e
maggiore risorse sonore per il coro; alle voci di un ensemble si richiede forse
un livello tecnico-vocale migliore di
quello di un coro, proprio perché composto da voci maggiormente esposte,
mentre nel coro si valuta meno la singola voce e di più la sonorità ed il colore generale dell’insieme. Indubbiamente si potrebbe obiettare che, pure
nella diversità, la Giuria terrà conto
delle peculiarità di ogni organico nella
propria valutazione. Credo però che,
pur trattandosi di esperti di altissimo livello, per i giurati sia talvolta impossibile, o comunque sempre molto difficile, comparare esecuzioni che, oltre per
le differenti qualità tecniche e interpretative, differiscano anche per la natura
dello “strumento “ che lo esegue: non
ci verrebbe mai in mente, ad esempio,
di confrontare in una valutazione un
quartetto con un’orchestra!
Un’altra riflessione che scaturisce dall’esperienza del concorso appena conclusosi riguarda il peso e la considerazione che vengono attribuiti, nell’ambito della valutazione, alla prassi esecutiva. Nel Concorso Internazionale ha
vinto la Rassegna per il periodo storico
“Rinascimento” il gruppo inglese Coro
che, nelle varie esibizioni previste dal
concorso, ha presentato diversi brani di
musica profana rinascimentale fra cui
anche il madrigale O Mirtillo di Claudio Monteverdi: il tutto a coro completo, 26 coristi (madrigale di Monteverdi
compreso) e senza prevedere un gruppo
solistico, cosa che è esplicitamente prevista dal Regolamento (art. 15 - Nell’ambito dell’organico del coro sono
consentite formazioni variate in rapporto al carattere delle composizioni, purché non si scenda al di sotto del numero minimo di componenti richiesto per
la partecipazione alle categorie.). Non
si mette in dubbio che il coro abbia fornito, per quanto possibile con questo
organico, una buona esecuzione di questo repertorio, ma ci si chiede piuttosto:
quanto la non ottemperanza di una
prassi esecutiva può inficiare la qualità
dell’esecuzione stessa ed incidere sulla
valutazione della giuria? Ed ancora, se
il Concorso Internazionale di Arezzo ha
premiato per il periodo storico “Rinascimento” un coro che ha eseguito un
madrigale di Monteverdi con 26 coristi,
non si può dedurre che in qualche modo ha sancito che tali esecuzioni possano essere comunque valide o, quanto
meno, che la prassi esecutiva non è un
elemento così rilevante nella valutazio-
ne complessiva di una esibizione?
Quanto ho rilevato non vuole essere
una critica alla commissione giudicante
che, come ho già detto prima, si trova a
valutare tanti elementi ad ognuno dei
quali deve assegnare, spesso individualmente, un peso ed una spazio all’interno di un giudizio generale che si
concretizzerà in un numero. In un caso
del genere, un commissario si troverà a
fare delle scelte obbligate: penalizzerà
l’esecuzione con una votazione più
bassa? Riterrà l’esecuzione addirittura
insufficiente? Oppure reputerà questo
elemento uno dei tanti e quindi qualcosa che, da solo, non potrà compromettere un’esecuzione?
Ecco forse l’opportunità di riflettere se
non sia opportuno prevedere nel regolamento (forse solo per la musica profana
rinascimentale?) gli organici che saranno accettati per l’esecuzione di particolari repertori, in base al periodo storico
e alla prassi esecutiva, così come testimoniato dai dati messi a disposizione
dai più aggiornati studi musicologici.
Del Grand Prix for Choral Singing non
ho nulla da dire: bisognava esserci! Per
la cronaca si potrebbe dire che hanno
vinto il Grand Prix i Philippine Madrigal Singers diretti da Mark Anthony
Carpio, ma se questa informazione ci
riferisce di quanto era bravo il gruppo
filippino, nulla ci dice, ad esempio, dell’eccezionalità del coro di voci bianche
Children’s Choir Vesna diretti da
Alexandr Ponomarev. Di questi cinque
cori si potrebbe parlare della bravura
tecnica, delle diversità di organici, della varietà del repertorio, dei diversi modi di porsi dei loro direttori, ma ancora
avremmo detto poco. Bisognava esserci perché la cosa che maggiormente ha
colpito ed emozionato era la “grande
musica” che sprigionava dalle loro esecuzioni, e questa non si può raccontare.
Di fronte a simili risultati, si capisce
ancora una volta quanto effettivamente
la musica corale abbia un potenziale
espressivo inesauribile ed ineguagliabile per profondità, vastità e raffinatezza.
Un’ultima considerazione che si riferisce al fatto che quasi tutti i cori cantavano a memoria, senza partitura, eseguendo ampi repertori e musiche quanto mai difficili e variegate. Anche in
passato (ma spesso ancora ora) i cori
cantavano a memoria, ma per un’altra
ragione: perché la partitura non serviva
loro in quanto non erano in grado di
leggerla e di utilizzarla. Di strada se ne
è fatta ed ora la partitura è diventata, almeno a certo livelli, un utile strumento
per leggere e studiare il brano, uno strumento che sarà ad un certo punto abbandonato, per cercare qualcosa che sta
al di là della partitura stessa: la musica.
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scheda regione
U.S.C.I. FRIULI VENEZIA GIULIA
UNIONE SOCIETÀ CORALI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
SEDE:
G
uardando lo stato attuale della coralità del Friuli Venezia
Giulia si può certamente affermare che l’Associazionismo Corale ne ha determinato l’evoluzione, gli
sviluppi, le scelte e gli orientamenti
perlomeno da trent’anni a questa parte. È altrettanto vero che lo stesso Associazionismo nasce dai cori e dal territorio regionale così ricco di diversità
e per questo fecondo dal punto di vista corale e culturale in genere.
Non è questa la sede per indagare il
perché di tale proliferare di gruppi corali, (complice senz’altro la tradizione
polivocale della musica popolare, il
ruolo avuto dal sistema educativo austro-ungarico e così via). Sta di fatto
che i cori regionali furono tra i primi
in Italia a costituirsi in Associazione e
il primato spetta alla provincia di Gorizia nel 1968. Seguirono poi le altre
province fino ad arrivare alla scelta
della costituzione dell’USCI Friuli
Venezia Giulia che riunisce le quattro
associazioni provinciali alle quali si è
aggiunta l’Unione dei Circoli Culturali Sloveni come “quinta provincia”.
Una scelta precisa quindi di delegare
ad un organismo di “secondo livello”
ruoli e responsabilità rappresentativa.
Al fondamentale lavoro svolto dalle
Associazioni provinciali che hanno un
rapporto diretto e privilegiato con i
singoli cori, si affianca l’USCI Regionale che, soprattutto negli ultimi quindici anni, ha portato al moltiplicarsi di
iniziative e proposte favorendo e accompagnando la complessiva crescita
della coralità regionale.
Grazie alla capacità di fondere entusiasmo e professionalità, slancio e solida organizzazione, attenzione a tutti
i cori e proposte di progetti musicali
Via Altan, 39 - 33078 San Vito al Tagliamento (Pn)
tel. 0434 875167 fax 0434 877547
[email protected] www.uscifvg.it
di grande spessore e di efficacia promozionale, l’Associazione ha saputo
guadagnarsi un posto di rilievo nel panorama musicale e culturale regionale. L’attenzione e la progettualità si
orientano sulla proposta di progetti
importanti, a partire dalla formazione
che viene seguita con i corsi di primo
livello dalle Associazioni provinciali
e, su argomenti specialistici, a livello
regionale.
Negli ultimi anni le scelte si sono
orientate su una dislocazione locale
dei corsi di perfezionamento che tengono conto delle specificità delle singole realtà locali.
Tra i corsi di formazione spiccano i
Seminari Internazionali di Canti Gregoriano all’Abbazia di Rosazzo divenuti ormai un punto di riferimento sul
territorio nazionale e realizzati in collaborazione con l’Università degli
Studi di Udine. Sempre nel campo
della formazione costante è l’impegno per i cori di voci bianche e giovanili per i quali sono previste manifestazioni specifiche come Primavera
di Voci, appuntamento biennale che
propone i migliori cori di voci bianche e scolastici nei più importanti
teatri regionali.
L’USCI Friuli Venezia Giulia propone
anche a cadenza biennale, in alternativa con Primavera di Voci, Corovivo
una manifestazione che pone a confronto i cori che partecipano non solo
al momento delle esibizioni valutate
da una giuria, ma anche nella presentazione di progetti musicali strutturati
ai quali viene dato spazio in un’apposita pubblicazione.
Importantissimo anche il lavoro di distribuzione e organizzazione di concerti a partire dal ricchissimo calenda-
rio di Nativitas, canti e tradizioni natalizie in Alpe Adria che quest’anno
propone oltre 60 concerti.
Non meno importanti i diversi circuiti
concertistici e i Festival abbinati ad
altre importanti manifestazioni quali
ad esempio Alpe Adria Cantat che vedono l’organizzazione in regione di
numerosi concerti corali in una proposta capillare di eventi che contribuiscono a creare una forte rete di contatti su tutto il territorio regionale. Non
mancano cartelloni specifici legati a
particolari ricorrenze, ricordiamo per
tutti Choral Mozart nel 2006, cartellone di 20 concerti su tutto il territorio
regionale, e i concerti di canto gregoriano in occasione dei Seminari Internazionali di Rosazzo.
Un ruolo fondamentale riveste l’USCI
Friuli Venezia Giulia nel campo della
ricerca musicologica e nell’editoria
musicale.
La valorizzazione di diversi compositori regionali è passata dalle pagine di
Choraliamusica, la collana dedicata
proprio alla pubblicazione di composizioni di autori della regione. E ancora, importantissimo, il ruolo nel campo della musica antica che ha il suo
fiore all’occhiello nella pubblicazione
dell’opera omnia di Alessandro Orologio, musicista friulano che operò
nell’Europa del 1500 al quale è stato
dedicato anche un importante convegno. Il lavoro sulla musica antica continua ora con il Progetto “Siro Cisilino” in collaborazione con la Fondazione Cini di Venezia che prevede
l’inventario e la diffusione on-line del
Fondo Cisilino presente presso la fondazione Cini.
L’impegno editoriale si concretizza
anche con la diffusione delle pubbli-
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scheda regione
cazioni tra i cori iscritti in regione (oltre 290) che possono usufruire della
prolifica attività editoriale dell’Associazione assieme alla rivista Choralia.
Tanti sono gli organi che compongono il complesso meccanismo dell’Associazione, a partire dal presidente,
Sante Fornasier affiancato dai due Vice Presidenti Lorena Fain e Federico
Driussi, il Consiglio Direttivo, la
Commissione Artistica, la Commissione di Corovivo, il Comitato di redazione di Choralia, i Direttivi delle
Associazioni Provinciali e i molti
gruppi di lavoro tematici che si formano in occasione di specifiche ri-
chieste ed esigenze. A tutti, di fondamentale sostegno è il lavoro della segreteria.
Una struttura che si basa sul fondamentale valore del volontariato ma
che coniugando una organizzazione
efficace, la competenza musicale e la
capacità di cogliere aspettative ed esigenze, una capacità di fare rete e sistema, ha permesso all’Associazione
di crescere e di conquistare la stima e
l’attenzione delle Istituzioni regionali
anche a livello legislativo e le ha fornito gli strumenti per porsi come modello di efficacia del lavoro associativo nei confronti della coralità.
Il presidente Sante Fornasier.
ORGANI STATUTARI
Presidente
Sante Fornasier
Consiglio Direttivo
Presidente
Sante Fornasier
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Vicepresidenti
Federico Driussi
Lorena Fain
Consiglieri
Carlo Berlese
Claudio Cordelli
Patrizia Degl’Innocenti
Marino Marsič
Patrizia Mauri
Giampaolo Sion
Commissione Artistica
Presidente
Sante Fornasier
Commissari
Luisa Antoni
Franco Colussi
Adriano Martinolli D’Arcy
Vincenzo Ninci
Fabio Pettarin
Elisa Ulian
Andrea Venturini
Giovanni Zanetti
Danilo Zeni
Comitato di Redazione
di “Choralia”
Direttore
Lucia Vinzi
Redattori
Luisa Antoni
Carlo Berlese
Letizia Donnini
Fabio Nesbeda
Andrea Venturini
Commissione Artistica
di Corovivo
Coordinatore
Franco Colussi
Commissari
Ilario Lavrenčič
Adriano Martinolli D’Arcy
Tamara Stanese
Giovanni Zanetti
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notizie dalle Regioni
I
A.BA.CO.
Associazione Basilicata Cori
via Lucania, 16
75023 Montalbano
Jonico (MT)
Presidente:
Rocco Pontevolpe
l 18 novembre 2007 alle ore 20.30, a Matera presso la Chiesa Maria Madre della
Chiesa, in una splendida cornice, si è tenuta la “IX Rassegna Regionale Corale”
dell’ABACO (Associazione Basilicata Cori), ormai un evento consolidato da anni,
ricco di professionalità e patrocinato dalla Feniarco, la Federazione Nazionale delle
Associazioni Corali Regionali. Numeroso il pubblico che ha partecipato, molto interessato.
La Rassegna 2007 ha visto come tema della serata “I Colori della Pace”, un argomento molto attuale, che riveste un ruolo primario, di interesse sociale.
Le associazioni corali che hanno partecipato, tutte iscritte all’ABACO e quindi provenienti dal territorio lucano, sono di grande prestigio; sia i coristi che i maestri hanno un grande vissuto musicale e artistico. Le Associazioni presenti all’evento sono
stati: la Polifonica Materana “Pierluigi da Palestrina” di Matera diretta dal M° Carmine Antonio Catenazzo; l’Associazione corale “Cantori Materani” di Matera diretta dal M° Alessandra Barbaro; la Corale “Cantori del Pollino” di Terranova del Pollino (PZ) diretta dal M° Mario Demitolo; il Coro Polifonico “Don Bosco” di Marconia (MT) diretto dal M° Mario Demitolo; il Coro Polifonico “Melos” di Potenza
diretto dal M° Enza Carlucci; il Coro Polifonico “Alleluia” di Bernalda (MT) diretto dal M° Mariella Galasso; il Coro Polifonico “Santa Maria del Casale” di Pisticci
(MT) diretto dal M° Antonello Laviola; la Corale Polifonica “Polimnia” di Grassano (MT) diretto dal M° Don Angelo Auletta.
Alcune di esse hanno animato le messe nelle Chiese di Matera, nelle ore precedenti
la Rassegna. I brani che nella parte finale dell’esibizione sono stati eseguiti insieme
sono stati: Inno alla pace di Oscar Peterson con testo italiano ed elaborazione di Dino Stella e Inno alla gioia di Ludwig van Beethoven.
Alla luce dei tragici avvenimenti che recentemente hanno colpito Matera – l’esplosione di una bombola di gas che, oltre a ingenti danni materiali, ha causato la morte
di un bimbo di nome Vito – l’ABACO ha dedicato la “IX Rassegna Corale Regionale”, alla solidarietà nei confronti delle famiglie colpite ed alla memoria del piccolo Vito. I cori partecipanti hanno fatto una raccolta di fondi e tramite il Parroco della Chiesa Maria Madre della Chiesa, Don Filippo Lombardi e la Caritas, sono stati
donati a queste famiglie.
Presenti alla Rassegna anche il Sottosegretario di Stato Filippo Bubbico, persona molto vicina al mondo corale e l’Assessore alla Cultura della Provincia di Matera Giuseppe Digilio. Il presidente dell’Abaco, Rocco Pontevolpe, ha affermato che la professionalità raggiunta dalle corali è di alto spessore artistico, cosi come l’espletamento dell’organizzazione delle manifestazioni diventa sempre più fine, e con questo si
può dire che la Basilicata corale oggi può confrontarsi non solo con le altre realtà presenti in Italia, ma anche a livello internazionale. D’altronde, proprio nel 2007, abbiamo avuto grandi risultati da corali lucane che si sono misurate in Festival Internazionali, fuori nazione.
Un saluto ultimo, dato dal Presidente Pontevolpe, è stato quello di ricordare a tutti
che il prossimo anno cade il decennale dell’ABACO, e pertanto oltre ai festeggiamenti già prefissati, sarà “battezzato” con la prima uscita il “CRL” Coro Regionale
Lucano.
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notizie dalle Regioni
L
A.E.R.CO
Associazione
Emiliano-Romagnola Cori
Via San Carlo, 25/F
40121 BOLOGNA
Presidente:
Fedele Fantuzzi
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’Aerco ha partecipato con entusiasmo alle iniziative organizzate in collaborazione con il Coro Stelutis per celebrare i sessanta anni di attività musicale del M°
Giorgio Vacchi, che nel 1971 coordinò l’attività di un piccolo nucleo di Cori e fondò
la nostra associazione e ne fu il primo Presidente per dodici anni.
Dopo l’omaggio musicale a lui rivolto con un concerto nel corso del quale nove
complessi dell’Aerco hanno presentato un programma composto interamente da sue
composizioni, è stato organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Storia della Università di Bologna un convegno di analisi e di studio su uno dei temi che hanno distinto maggiormente l’attività del M° Vacchi: la ricerca dei temi musicali della
tradizione popolare. Il Convegno si è svolto nell’Aula Absidale S. Lucia dell’Università di Bologna ed ha avuto per tema: La figura della donna nei canti popolari.
I quattro illustri relatori, coordinati dalla Professoressa Tarozzi del Dipartimento di
Storia dell’Università di Bologna, hanno proposto al numeroso pubblico presente alcuni aspetti derivanti dalla accurata analisi delle loro ricerche, supportandoli con
brani musicali e con proiezioni di video di estremo interesse.
Il Prof. Borghi del Centro etnografico di Ferrara ha esplorato “al femminile” il mondo degli improvvisatori e cantastorie che frequentarono l’Appennino tosco-emilano
e la bassa ferrarese. Un vero omaggio a questi importanti personaggi che hanno permesso la sistematica diffusione dei canti.
Il Vice Presidente dell’Aerco M° Monica ha trattato nel suo intervento il tema: Donne che ricordano e memoria che se va, caratterizzato dalla analisi di alcuni testi musicali e da esemplificazioni dal vivo, con pianola, violino e piccolo armonium.
È stata poi la volta della Professoressa Staro che nel suo interessante intervento Il
canto della passione femminile ha mostrato, anche con l’aiuto di ottimi audiovisivi,
come la donna nelle culture orali spesso abbia svolto la funzione privilegiata di depositaria di valori etici, di testimonianza storica e di sapienza pratica. La relazione
del Dottor Provetti, infine, è stata interamente dedicata alla figura di una straordinaria informatrice, Catterina Bruni di Gaggio Montano, presente in sala. Il pubblico ha
così potuto ascoltare in modo diretto alcuni dei suoi bellissimi canti da lei eseguiti
con semplicità e naturalezza.
In apertura del Convegno poi era stato proiettato un filmato molto apprezzato, realizzato da due ricercatrici dello Stelutis, Ilaria Braschi e Claudia Gasparini, dal titolo Cinèina, che ha presentato alcune interessanti interviste sulla condizione femminile, raccontata da anziane informatrici.
Direttamente prodotto dalla nostra Associazione è stato pubblicato in occasione di
queste celebrazioni sessantennali un volume della collana “I quaderni della rivista
Farcoro” dal titolo: “Giorgio Vacchi – Scritti ed elaborazioni corali” a cura di Pier
Paolo Scattolin e Silvia Vacchi. Il volume è stato presentato ufficialmente nella Cappella Farnese del Palazzo d’Accursio, dal Prof. Gianni Sofri, Presidente del Consiglio Comunale di Bologna e da Francesco Guccini, lo scrittore e musicista con il
quale Giorgio Vacchi iniziò negli anni sessanta l’attività di ricerca sul territorio. Numerosa la presenza di autorità e di un pubblico di addetti ai lavori, amici e cittadini.
È stato sottolineato come gli autori abbiano molto bene delineato l’importante opera che il M° Vacchi ha svolto con passione nel valorizzare il settore della coralità
amatoriale e riportare alla luce quella cultura del mondo popolare e contadino spesso dimenticata ed invece così ricca di tanti valori morali. Gli autori Pier Paolo Scattolin, del Conservatorio di Bologna, per lunghi anni Presidente della nostra Associazione, e Silvia Vacchi, insegnante di canto e direttrice del Coro Stelutis, hanno poi
approfondito le tematiche critico musicali trattate nel testo, operando una approfondita analisi sull’opera sociologia ed etnomusicale svolta dal Maestro Vacchi e della
sua apprezzata attività di compositore.
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notizie dalle Regioni
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A.R.C.L.
Associazione Regionale
Cori del Lazio
Via Valle della Storta, 5
00123 ROMA
Presidente:
Alvaro Vatri
opo la pausa estiva, la ripresa delle attività dell’Associazione Regionale Cori
del Lazio A.R.C.L. è stata caratterizzata dalla presentazione, alla fine di settembre, di una proposta di Legge Regionale finalizzata a “tutelare e valorizzare la
promozione dell’attività musicale svolta dai gruppi corali a carattere amatoriale,
quale elemento fondamentale di crescita individuale e comunitaria, ma anche di forte coesione sociale”. La PDL ha iniziato il suo iter istituzionale in un clima di diffuso consenso da parte dei vari gruppi politici della Regione Lazio e l’auspicio di una
positiva conclusione poggia su elementi concreti. Il mese di ottobre è stato caratterizzato dalle manifestazioni per il 400° anniversario della morte di Giovanni Maria
Nanino, a Tivoli, con la collaborazione dell’ARCL, che comprendevano il giorno 26
una Giornata internazionale di studio sul tema “Musici e istituzioni musicali a Roma e nello Stato pontificio nel tardo Rinascimento: attorno a Giovanni Maria Nanino”, che ha riunito a Villa d’Este studiosi del calibro di Franco Piperno (Sapienza Università di Roma - Musica a Roma negli anni di Giovanni Maria Nanino), Giuliana Gialdroni (Conservatorio “Santa Cecilia” - Roma - La produzione madrigalistica di Giovanni Maria Nanino nelle raccolte collettive), Paolo Cecchi (Università
di Bologna - “Un honesto e devoto trattenimento. Giovanni Maria Nanino e la canzonetta spirituale d’ambito romano”), Noel O’ Regan (University of Edinburgh Gran Bretagna - Nanino e le istituzioni ecclesiastiche romane del suo tempo), Richard Sherr (Smith College, Northampton - U.S.A. - Giovanni Maria Nanino membro della cappella papale nel tardo Cinquecento), Claudio Annibaldi (Roma - «Dove Nostro Signore si trasferisce per abitare, ivi per l’avvenire sarà il nostro servire»:
i pontefici romani e i loro cantori fra Cinque e Seicento) e Arnaldo Morelli (Università de L’Aquila - «Schola romana», «stil di cappella» e cerimoniale papale), seguita, nei giorni 27 e 28 dal Seminario di canto e direzione corale “La prassi musicale della polifonia romana cinquecentesca”, direttore Marco Berrini rivolto a cori,
direttori di coro e cantori.
Nel mese di novembre si è tenuta l’Assemblea Generale dell’Associazione, per la
prima volta presso la Sala Tevere, messa a disposizione dalla Regione Lazio, nel corso della quale sono stati illustrati i contenuti della PDL Regionale sulla Coralità ed
è stata presentata la programmazione per il semestre gennaio-giugno 2008. Sono stati inoltre consegnati i riconoscimenti del programma “I Cori dell’Anno 2007 - Bravi si diventa e l’ARCL ti aiuta a diventarlo”, attribuiti valutando un anno di attività
dei singoli cori, con l’intenzione non di stilare sterili classifiche tra gli associati, ma
con quella di promuovere e far circolare esperienze, di stimolare una vitale esigenza
di confronto (consapevoli che per quanto si possa essere bravi esistono sempre margini di miglioramento ulteriore e che proprio questa ricerca dà ossigeno alle intelligenze) ed infine con l’intento di rinforzare lo spirito associativo e l’orgoglio di appartenenza.
La Rassegna “Tuscia in coro” realizzata il 25 novembre a Viterbo per i cori della Provincia viterbese conclude il panorama delle manifestazioni autunnali dell’ARCL.
Nel mese di dicembre la coralità del Lazio ha dato luogo a numerose manifestazioni dedicati alla musica del Natale, molte delle quali con patrocinio ARCL.
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N
A.R.S. Cori
Associazione Regionale
Cori Siciliani
Via Mons. La Rosa, 1
96016 LENTINI (SR)
Presidente:
Francesco Rapisarda
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asce il Coro Regionale Siciliano “Eugenio Arena”, iniziativa rivolta a coristi
provenienti da tutte le parti della Sicilia. La formazione del Coro Regionale Siciliano di alto livello allinea la Sicilia alla realtà corale di altre regioni italiane. Tale
istituzione mira a creare un organo musicale rappresentativo della Sicilia e della stessa ARS Cori. I componenti sono stati selezionati mediante audizioni nelle sedi di Catania, Messina e Palermo, nel corso delle quali veniva richiesto di dimostrare spiccate qualità vocali, sensibilità musicale, buona lettura a prima vista ed esperienza corale accreditata.
L’ARS Cori ha creduto fin dal primo momento all’importanza di dedicare un significativo spazio all’espressione del talento giovanile attraverso l’esibizione in un coro appositamente strutturato e la possibilità concessa ai giovani di partecipare con un
contributo personale all’attività compositiva.
L’ARS Cori persegue con convinzione il progetto del Coro Regionale Siciliano, impegnando importanti risorse umane e mettendo a disposizione un’organizzazione
complessa ed elaborata.
La compagine corale è destinata a varcare i confini regionali, proponendosi di divulgare la musica, non precludendosi però la via a collaborazioni con enti musicali
siciliani per la realizzazione di eventi corali o sinfonico-corali.
Fabio Ciulla, direttore del Coro Regionale Siciliano, commenta così la nascita della
formazione:
“È stato davvero interessante ricevere l’incarico, da parte degli attivisti di Ars Cori,
della conduzione di un coro regionale… Subito si sono poste problematiche logistiche e organizzative data la proporzione allargata di una compagine corale che racchiudesse in sé diverse anime musicali e quindi diversi modi di affrontare il fatto musicale…
Problema numero 1: quale era l’obiettivo da perseguire? Sicuramente stare bene insieme e trarre buon piacere dal cantare e fare musica…
Problema numero 2: come organizzare gli incontri? Problema non da poco ma altre
esperienze comunitarie, come ad esempio il coro giovanile italiano, davano soluzioni. Finesettimana ad intervalli più o meno regolari che davano la possibilità di vivere insieme tutti i momenti della giornata…
Problema numero 3: che programmi eseguire? Il coro, a mio parere, deve essere un
organismo rappresentativo in prima istanza della musica siciliana “tout cour”. Ho
pensato a diversi itinerari che cercassero di valorizzare la musica di autori siciliani.
È stato molto esaltante trovarsi in mezzo a tante persone interessate. Ognuno portava in sé la propria esperienza e tutti concorrevamo a trovare positività al tutto. Naturalmente tutto ancora deve trovare il giusto equilibrio ma le premesse ci sono e di
questo sono davvero contento.”
Il Coro regionale si è esibito, sabato 15 settembre 2007 nella X Rassegna “Militello
Chori Cantantes” a Militello in Val di Catania, dopo la positiva esperienza della partecipazione all’opera Medea di Luigi Cherubini al Teatro Greco di Taormina in agosto. Certamente la difficoltà di riunire questi cantori che vengono da tutte le parti della Sicilia fa sì che le fatiche logistiche organizzative siano ardue ma l’ausilio della
presidenza dell’ARS Cori, di concerto con l’intraprendenza dei suoi validissimi collaboratori, rendono questo attuabile.
È certamente difficile portare avanti un progetto così articolato. Lo studio musicale
del coro infatti avviene con fine-settimana di incontri, più o meno regolari nel tempo, che in una situazione di full-immersion producono musica di buon livello.
Questa volta invece, per la peculiarità della rassegna, c’è stata solo una giornata di
studio: il gruppo si è incontrato la mattina e in due grandi sessioni di lettura, istruzione e concertazione musicale durante l’arco della giornata, ha cercato di recuperare da una parte il lavoro svolto negli incontri della primavera scorsa e dall’altro ha
approfondito il lato interpretativo.
L’esperienza è stata positiva: incontrarsi nuovamente con il fine di produrre dà una
marcia in più all’atmosfera di amicizia e di complicità che caratterizza le migliori
compagini corali.
Il coro regionale ha eseguito quattro composizioni sacre di autori siciliani: Ave Maris Stella di Alessandro Scarlatti, Congratulamini mihi di Pietro Vinci, la prima esecuzione assoluta di Lux Fulgebit di Giuseppe Mignemi e Cantantibus Organis di Antonio Novità.
Anche questa volta è stata una scommessa vinta.
Valutato il forte impatto artistico dello studio di un genere musicale in espansione
crescente, l’ARS Cori ha riproposto anche per il 2007 l’Etna Gospel Course uno
stage unico fino ad oggi in Sicilia. Lo Stage si è svolto a Catania presso la splendida cornice dell’Hotel Nettuno, dal 5 luglio all’8 luglio.
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notizie dalle Regioni
Il corso, giunto alla seconda edizione, è stato tenuto come per il precedente dal maestro Luca Pitteri, direttore artistico del “Venice Gospel Ensemble”, che è stato brillantemente affiancato dal maestro Rita Caruso, direttore dell’Associazione Corale
Stesicorea, coro organizzatore dell’evento su mandato dell’ARS Cori.
Il corso, aperto ai direttori di coro, cantori, insegnanti di educazione musicale e agli
appassionati delle vocalità polifoniche, ha visto la partecipazione di oltre settanta
corsisti tra iscritti ed il coro organizzatore che ha svolto la veste di coro laboratorio.
Il II Etna Gospel Course si è concluso con una manifestazione effettuata presso la
suggestiva cornice della Playa di Catania.
Il 15 Settembre scorso, si è svolta a Militello in Val di Catania la X Rassegna Polifonica “Militello Chori Cantantes”.
La prestigiosa rassegna corale, celebrata sotto l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica Italiana, è stata organizzata come ogni anno, dall’Associazione Coro
Polifonico “Maris Stella” di Militello in Val di Catania e dal suo presidente Alfio
Penna in collaborazione con l’ARS Cori.
La Rassegna, ospitata nella splendida cornice barocca del Santuario S. Maria della
Stella (inserito dal 2002 nella World Heritage List dell’Unesco), si è svolta nel contesto dei festeggiamenti patronali, e ha visto la partecipazione di un pubblico numeroso e appassionato.
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S
U.S.C.I. Lombardia
Unione Società Corali
Italiane della Lombardia
Via S. Marta, 5
23807 MERATE (LC)
Presidente:
Tonino Chiodo
i è svolta domenica 21 ottobre presso il Centro Culturale Auditorium di Vignate
(provincia di Milano) la fase conclusiva del Concorso Corale ProgettoCoro, organizzato da USCI Lombardia per il 2007. Il concorso prevedeva una prima fase valutativa di carattere musicologico, durante la quale i cori partecipanti sono stati scelti sulla base dei loro progetti monotematici e dell’ascolto di un supporto discografico. La giuria della fase di valutazione, composta da Giuseppe Calliari, Biancamaria
Furgeri e Mauro Zuccante, si è radunata presso la sede USCI di Merate sabato 21 luglio e, dei 17 cori iscritti al concorso, ne ha scelti 6 per la fase esecutiva. Durante la
fase finale, invece, il progetto presentato è stato eseguito dal vivo dai singoli complessi. La giuria della fase finale, composta da Efisio Blanc, Elena Camoletto, Maria Dal Bianco e Armando Franceschini, ha emesso la seguente graduatoria:
Fascia di Eccellenza: Coro da Camera del Civico Liceo Musicale di Varese, direttore: Gabriele Conti (titolo progetto - Coralità baltica: la voce sacra del silenzio);
Coro Fonte Gaia di Rovagnate (LC), direttore: Flora Anna Spreafico (titolo progetto – Musica sacra del Novecento europeo).
Fascia di Merito: Convivia Musica di Arcellasco d’Erba (CO), direttore: Marco Testori (titolo progetto - “Questa notte nasce il fior”: amore e maternità nel patrimonio del canto popolare); Coro Scuola in…Canto di Cisano Bergamasco (BG), direttore: Carmen Menghini (titolo progetto – La verità rivelata: io sono la Via, la Verità,
la Vita); Coro Femminile Sophia di Cassano Magnago (VA), direttore: Stefano Torresan (titolo progetto – Sognando l’America).
Fascia di Distinzione: Gruppo Corale dell’Assunta di Bonate Sopra (BG), direttore: Marco Cordini (titolo progetto – Venite a laudare).
Nel corso del 2008, i cori meglio classificati parteciperanno al Concerto di Gala conclusivo, durante il quale verranno consegnati i diplomi di premiazione.
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nche quest’anno si è tenuto il “Corso Residenziale di Formazione e Aggiornamento
per Direttori e Allievi Direttore di Coro” organizzato dall’ASAC. Il corso si è svolto
dal 28 agosto al 2 settembre 2007 presso il “Palazzo delle Contesse” a Mel (BL), un caratteristico paese della Valbelluna, situato su di un colle in sinistra del fiume Piave, ai piedi delle Prealpi Bellunesi e di fronte ai rilievi del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Il corso è stato suddiviso in due, ormai per il secondo anno consecutivo. Il Corso A,
propedeutico, dal 28 al 30 agosto, era dedicato a coloro che desiderano avviarsi alla direzione non avendo mai diretto un coro o, pur avendo una certa esperienza di direzione e una
certa conoscenza della musica, volessero rafforzare l’apprendimento delle basi della direzione corale ed apprendere elementi di vocalità. Il Corso B, avanzato, dal 30 agosto al 2
settembre dedicato ai direttori che hanno già frequentato i corsi a Mel o altrove o comunque di consolidata esperienza interessati ad affrontare ed analizzare nuovi repertori e aspetti più approfonditi riguardanti la vocalità. I corsi si sono articolati in circa 40 ore totali di
lavoro e sono stati condotti dal M° Stojan Kuret, direttore artistico delle lezioni, affrontando elementi di direzione corale, tecnica gestuale, intonazione e suono corale e analisi
con il corso A e concertazione pratica, analisi, gestione della prova, esecuzione con il corso B. A supporto e completamento dell’attività, molto importante la presenza dalla Prof.
Nina Kompare che ha approfondito gli aspetti legati alla vocalità, dimostrando un’ottima
competenza sull’argomento e una spiccata attitudine nell’evidenziare in ognuno dei corsisti, con i quali ha lavorato anche individualmente, aspetti dell’impostazione vocale da correggere e migliorare indicando con chiarezza e semplicità metodi di lavoro adatti.
Numerosi i corsisti e gli auditori iscritti ad entrambi i corsi, raggiungendo e superando di
qualche unità i limiti numerici inizialmente prefissati. Il lavoro si è svolto con l’ausilio di
coristi locali messisi a disposizione per supportare i corsisti nella realizzazione del coro laboratorio, affrontando i numerosi brani in programma in entrambi i corsi. Hanno accompagnato tutte le lezioni due pianisti, il M° Carlo De Battista e la Ma Donatella Dal Mas,
mentre ha coaudivato le lezioni della Prof.ssa Kompare, traducendo dall’inglese quando
necessario, la segretaria del corso Miriana Trevisson. Il M° Pio Sagrillo ha accompagnato
all’organo le prove e il concerto finale durante il brano di Felix Mendelssohn Bartholdy
“Hör mein Bitten”.
Dall’analisi dei questionari con i quali i corsisti hanno commentato lo svolgimento dei corsi, si evince un grado di gradimento molto elevato anche se alcuni hanno trovato molto impegnativi l’approccio e le richieste del direttore artistico ai corsisti. Il corso si terrà anche
il prossimo anno a Mel dal 25 al 31 Agosto con gli stessi docenti, come tradizione dell’ASAC, che vuole in questo modo consentire ai docenti e agli iscritti il completamento di un
percorso di studio e formazione che ha già dato ottimi risultati. Verranno apportati ulteriori miglioramenti all’organizzazione del corso anche in base agli argomenti dei quali è stato richiesto un approfondimento da parte dei corsisti stessi; saranno presenti almeno due
cori laboratorio di ottima qualità e il corso B verrà prolungato fino a domenica sera con il
concerto conclusivo aperto al pubblico e diretto dai corsisti. Fin dai primi mesi dell’anno
prossimo saranno aperte le iscrizioni e reso disponibile l’elenco dei brani oggetto di studio. Tutte le indicazioni saranno evidenziate nel sito dell’ASAC.
Parallelamente all’attività didattica è proseguita l’organizzazione di manifestazioni concertistiche in tutta la Regione Veneto che citiamo solo in parte evidenziando la Rassegna
Provinciale dei cori padovani, le Rassegne natalizie in provincia di Vicenza e di Venezia e
la Rassegna provinciale Dolomiti in coro in provincia di Belluno. È in fase di organizzazione un corso di Vocalità con il M° Phillip Peterson a partire dal mese di gennaio in provincia di Belluno mentre dal mese di febbraio ripartirà a Padova il “Laboratorio corale per
coristi e direttori di coro”, promosso e realizzato dal Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova e dall’ A.S.A.C. Veneto, Consulta di Padova. In questa sua terza edizione, il Laboratorio si prefigge di riprendere e consolidare le nozioni teoriche e pratiche sviluppate nelle
prime due edizioni del Corso. Fin dal suo inizio il Corso si propone di portare gradualmente i nostri Direttori di Coro ed anche i singoli Coristi a leggere intonando a prima vista gli intervalli di una melodia, in un contesto sia monodico, sia polifonico-corale. Come
sempre, sarà riservata una particolare attenzione all’educazione intervallare e al senso dell’intonazione. La proposta formativa 2008 darà quindi un grande risalto alla vocalità ed alla pratica del canto per lettura a prima vista su brani a più voci d’autore e/o appositamente studiati da parte dei docenti. Il più possibile, tali brani saranno quelli che il primo di giugno saranno eseguiti in sede di Messa/Concerto. I Docenti, scelti con l’approvazione del
Conservatorio per lo svolgimento del Corso, sono tutti iscritti e attivi nell’A.S.A.C. Veneto e saranno il M° Gastone Zotto (Docente principale e Coordinatore del Corso), il M°
Edoardo Gioachin (Elementi di Teoria e Pratica Corale), il M° Paolo Piana (Vocalità e
Concertazione) e il M° Enrico Trevisanato (Assistente e accompagnatore al pianoforte o
all’organo)
A
A.S.A.C.
Associazione
per lo Sviluppo
delle Attività Corali
Via Castellana, 44
30174 Mestre (Ve)
Presidente:
Alessandro Raschi
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C
A.R.CO.VA.
Associazione Regionale
Cori Valle d’Aosta
Via S. Giocondo, 8
11100 AOSTA
Presidente:
Marinella Viola
erto, il decimo anniversario di una associazione può essere di poco conto, soprattutto paragonandolo ai sessantesimi, cinquantesimi ecc... di molti dei nostri
cori associati! Però è un traguardo, o meglio, il primo grado che vogliamo appuntarci sul bavero della giacca perché siamo, nel nostro piccolissimo mondo corale, molto orgogliosi. Il titolo stesso del nostro decennale, 10+, è scaturito proprio da queste
considerazioni.
Intanto, la nostra è una delle tante associazioni che si fonda essenzialmente sul volontariato e, come tale, vive di passione, di condivisione, a volte di sogni. Quale miglior auspicio, allora, augurarci di aggiungere altri anni a questi primi dieci!
All’inizio del mandato, il nuovo Direttivo, insediato dal 6 giugno del 2006, ha riguardato indietro, ai Direttivi e ai precedenti Presidenti, e si è reso conto di avere una
bella eredità alle spalle e di potersi permettere di darle una valutazione superlativa.
Infine, gli eventi che si snodano lungo questo lungo anno sono più di dieci e toccano vari campi di interesse della coralità.
Abbiamo cercato, così, di valorizzare tutto ciò che era già stabilmente nel programma annuale della nostra associazione, incastonando quegli appuntamenti in una cornice ampia e ricca, sfaccettata nelle proposte e nei soggetti che coinvolge.
Il primo appuntamento si è svolto il 17 novembre: “Andar per canti” ha visto i 31
cori valdostani cantare nelle piazze, negli angoli del centro di Aosta a scaldare il
freddissimo pomeriggio e infine ritrovarsi in piazza Chanoux, dove il “Choeur des
Choeurs” (per chi non conoscesse il francese vuol dire “Coro dei Cori”, ma in realtà
suona anche come “Cuore dei Cori”) si è esibito con Montagnes Valdotaines del M°
Teresio Colombotto che ha avuto il compito di dirigere il gran coro e Ma verda vallaye, rielaborata dal M° Maurizio Longo, già pubblicata sul notiziario Tourdion…
La cronaca non può certo esprimere ciò che è stato: più di 700 voci… la piazza pulsante di passione… davvero difficile da descrivere, splendido e unico.
Il prossimo appuntamento sarà a Pont St Martin con il Coro Giovanile Italiano e il 4
gennaio con i concerti tradizionali di Noel en Choeur, che però quest’anno sono proposti contemporaneamente in 5 sedi diverse con la presenza, di nuovo, dei cori associati.
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rubriche
DISCOGRAFIA
a cura di Alvaro Vatri
E
per tacer di tutte le altre forme... dirò del Madriale, che solo per la musica par trovato”.
Con questa citazione dalla prefazione
al Sesto Libro di Madrigali a 5 voci di
Luzzasco Luzzaschi, viene presentato
il CD “Sospiri d’amore – percorsi amorosi nella polifonia del Rinascimento
italiano” realizzato dal “Gruppo Vocale
Estro Armonico” di Salerno, sotto la direzione di Silvana Noschese. Riportiamo le note introduttive redatte dalla direttrice: “Questo CD rappresenta per
l’Associazione Estro Armonico una
tappa significativa della storia del
Gruppo Vocale e dell’associazione
stessa. Una duplice prospettiva culturale è alla base dell’iniziativa: presentare madrigali esemplificativi della polifonia Italiana del Rinascimento, con
attenzione speciale a compositori meridionali (Gesualdo da Venosa, Sigismondo D’India, Scarlatti); divulgare
l’interpretazione di un gruppo d’esecutori non professionisti che hanno trasformato l’iniziale amore per il canto
in ricerca, tecnica, stile. La musica rinascimentale è stata concepita per essere eseguita da piccoli gruppi di solisti e tocca la sua piena espressione con
la voce solista. Gli stessi madrigali furono originariamente pubblicati per
cantori professionisti e dilettanti d’alta
qualità. Il CD “Sospiri d’amore” presenta madrigali intervallati da piccoli
assaggi di altre forme vocali rinascimentali: balletto, canzonetta (nel nascente stile madrigalistico), villanella.
Gli autori: Marenzio, Monteverdi,
D’India, Gesualdo, Scarlatti; diversi
stili di scrittura che caratterizzano la
produzione madrigalistica dell’intera
Penisola. Dai madrigali di Marenzio a
quelli dl Gesualdo si presenta l’evoluzione di uno stile di scrittura che variamente illustra come la musica esalti le
virtù espressive della poesia. In ciascun madrigale l’invenzione sonora è
orientata sui contrasti procurati dallo
svariare delle immagini letterarie.
S’intende soprattutto offrire una sintesi
essenziale dl un ideale amoroso della
musica profana del Rinascimento. Un
breve percorso in cui la poesia si fa
“
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musica, parola che si armonizza. È
parlare d’amore, sussurrare i segreti
dell’animo amato all’anima amante,
gridare pena e dolore dell’assenza e
della perdita. Tutto si esprime in parole ricorrenti: mia vita, dolore, dolcezza,
sospiri. Sospiri che esprimono affanno
e speranza, gioia e incredulità dell’animo di fronte al mistero di un sentimento. Lo sviluppo della condotta polifonica, la scelta di un linguaggio più o meno ardito, il rapporto con il testo, la
scrittura armonica e contrappuntistica,
i cromatismi presenti traducono un
mondo poetico in cui l’amore è sentimento dominante”. Scorrendo i titoli
(da “Un cavalier di Spagna” a “Vorria
che tu cantassi”, a “T’amo mia vita” ed
altri) si incontrano molti dei brani più
frequentati da diversi complessi corali,
ulteriore elemento di interesse e valore
di esemplarità di questo progetto discografico che mette a disposizione della
coralità amatoriale un vero e proprio
“strumento di lavoro” da cui trarre suggerimenti, spunti di riflessione e occa-
sione di confronto. Curato nei contenuti e raffinato nella confezione il booklet
che correda il CD, a testimonianza dell’attenzione e di quell’intento di approfondire e valorizzare il repertorio
madrigalistico italiano e straniero, antico e contemporaneo, che è fondante per
il “Gruppo Vocale Estro Armonico”,
nato a Salerno nel 2000, e che gli ha
fatto ottenere riconoscimenti e consensi in ambito nazionale ed internazionale. Di rilievo la personalità della direttrice del Gruppo Silvana Noschese,
musicista, ricercatrice e didatta oltre
che organizzatrice culturale, “a largo
raggio” di attività e competenze, membro della Commissione artistica della
Feniarco, che ha ideato un progetto articolato di riproposta del repertorio madrigalistico, di cui il presente CD rappresenta la tappa iniziale.
Per informazioni:
Associazione “Estro Armonico”
Via Palinuro 32 - Salerno
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rubriche
SCAFFALE
a cura di Alvaro Vatri
L
a coralità amatoriale italiana
annovera tra i suoi protagonisti personalità di grande
spessore umano e culturale che ne sono linfa vitale, motore e riferimento
ideale. Lodevole l’iniziativa dell’AERCO (Associazione Emiliano
Romagnola Cori) di far ulteriormente
conoscere una di queste personalità
realizzando un volume celebrativo
del M° Giorgio Vacchi in occasione
del sessantesimo anno della sua collaborazione con il “Coro Stelutis” di
Bologna e pubblicandolo nella sua
Collana “Quaderni della Rivista Farcoro” n. 8. In questa sede riportiamo
le motivazioni e gli spunti per una
lettura integrale, a cui rimandiamo
per la ricchezza e lo spessore delle
esperienze e testimonianze.
In apertura il Presidente AERCO Fedele Fantuzzi ricorda come la pubblicazione di una raccolta organica sul
pensiero, l’opera e la figura di Giorgio Vacchi doverosamente colmi una
lacuna e permetta di “scoprire meglio che cosa Giorgio ha fatto e in
che cosa ha egli creduto da sempre.
Innanzi tutto è un riconoscimento dovuto a colui che nel lontano 1971,
per primo in Italia, propose al ristretto mondo corale amatoriale di
allora, di unire le forze, le idee, i valori per crescere insieme, in una forma associativa di ambito regionale,
semplice ma da subito “chiara, efficace e concreta”, come è sempre stato il suo stile di vita. […] L’altro
grande aspetto del lavoro di Giorgio,
evidente in questa raccolta, è l’etnomusicologia cioè la scelta da subito
di lavorare instancabilmente per salvare, catalogare, studiare il canto
popolare di tutta la regione, riuscendo a coinvolgere sempre più amici,
appassionati, studiosi, direttori e
semplici coristi nella ricerca e salvaguardia del patrimonio popolare incoraggiando, nel contempo anche la
ricerca di nuove timbriche vocali magari con armonizzazioni fuori dagli
schemi “consolidati”. Musicista e
musicologo, egli è andato contro corrente cercando un linguaggio che
desse credibilità e dignità a quelle
storie a lui così care e vissute, a quelle melodie spesso struggenti, che altrimenti sarebbero scomparse, alla
fine... riuscendo a vincere anche
quella scommessa!”
Nella ricca introduzione Pier Paolo
Scattolin, curatore della pubblicazione insieme con Silvia Vacchi, sottolinea come “[…] La sua figura, la storia della sua attività e questo traguardo raggiunto con grande autorevolezza nella coralità italiana e senza alcuna interruzione, inducono innanzitutto ad allargare la visione del
coro sul patrimonio umano costituito
dai cantori, dalle loro attese, dalle
loro capacità, dai loro smarrimenti,
dalle loro soddisfazioni, in un coinvolgimento che nemmeno la quotidiana attività lavorativa con i suoi
obblighi riesce ad imporre.
Ma nel “banchetto” corale di Giorgio si manifesta puntuale e prepotente, seppure fisicamente assente, il
principale convitato. Questo volume,
infatti, rimbalza dai suoi scritti, che
testimoniano una visione del coro come impegno civile (così direbbe il
Carducci), alle sue numerose composizioni ed elaborazioni, che rispecchiano la spinta caparbiamente protesa al fare e il desiderio irrefrenabile di “cercare”, di provare sempre
nuove soluzioni e percorsi, pur di
rendere incessantemente omaggio ai
protagonisti anonimi di quel grande
patrimonio culturale che corrisponde
alla cultura contadina.” E prosegue
proponendo una chiave di lettura e di
analisi per un approccio fecondo ai
materiali presentati: “Nel tentativo di
analizzare il pensiero di Giorgio, ho
individuato quattro tematiche nel suo
percorso corale: la tecnica per coro,
la ricerca (con la relativa fase di
informatizzazione) strettamente connessa con l’elaborazione dei temi del
mondo popolare-contadino, l’associazionismo, e infine la responsabilità editoriale. Sono tematiche molto
legate fra loro, tanto da rendere impossibile il procedere ad una sistemazione razionale dei diciassette
scritti raccolti qui insieme per la prima volta.
Questi materiali, pubblicati nell’arco
di quasi quarant’anni, rappresentano
una sintesi efficace e snella di tutta
l’attività di un musicista che ha scelto la strada della pratica della musica lontana dai riflettori e dalla vanagloria, rifuggendo anche dalla teorizzazione astratta, ma ancorandosi
solidamente alla realizzazione di
obiettivi musicali, sociali e morali
che sicuramente lo pongono fra i
compositori e direttori di coro più illuminati”. […] Il resto… nel Volume
“Giorgio Vacchi – Scritti ed elaborazioni per coro” a cura di Pier Paolo
Scattolin e Silvia Vacchi – n. 8 dei
Quaderni della Rivista “Farcoro” –
Redazione: Via San Carlo 25/F
BOLOGNA. Tel. 051 232943
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MONDOCORO
MONDOCORO
Curiosità, navigazioni, spigolature su Internet, riviste, libri
a cura di Giorgio Morandi
F
uturo” è la parola chiave di questo momento. È la parola che nel periodo annuale come quello in cui sto
scrivendo acquisisce un significato particolare. Il futuro è sempre futuro, ma in dicembre futuro significa
immediatamente “Anno Nuovo”. È quell’Anno Nuovo che s’avvicina a grandi passi fra problemi d’ogni genere, consuntivi e programmazioni, sociali, culturali, musicali… Ma è anche quello che tutti ci auguriamo essere anno di nuova vita, nuovo entusiasmo, tanta gioia e molteplice attività dopo aver superato ogni problema. Quando
leggeremo questo breve scritto, dei canti di Natale, delle cerimonie del “Te Deum”, del cenone di capodanno, delle
rappresentazioni dei Magi avremo solo un altro ricordo, ma tardi non sarà mai per un augurio di Buon Anno 2008
nella Musica, ricordandoci che…
“Nella Musica c’è qualcosa di veramente meraviglioso. Essa parla non al nostro pensiero come
fanno le parole, ma direttamente ai nostri cuori, al nostro spirito. La Musica arriva nel profondo dell’animo, fino alle nostre radici. La Musica placa, incita, mette in noi sentimenti nobili, ci
scioglie fino alle lacrime; non sappiamo come, ma per se stessa è un linguaggio” (Kingsley)
Ed eccoci alle nostre “flash news” per le quali resta sempre la possibilità di avere dettagli, indicazioni, testo integrale
degli articoli e… forse altro… richiedendoli a mezzo e-mail [email protected] oppure a mezzo fax al numero
02700440733.
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GIORNATA MONDIALE
DEL CANTO
La 17ª edizione ha avuto luogo il giorno 9 dicembre u.s. Quest’anno l’organizzazione (passata dalla Schola Cantorum di Caracas alla IFCM)
mirava a raggiungere il traguardo speciale della partecipazione alla giornata di almeno 70
paesi di tutto il Mondo.
In Italia non vi è ancora una proposta di adesione ufficiale da parte della Feniarco (dichiaratasi comunque “in sintonia” con le motivazioni ideali dell’iniziativa), ma da alcuni anni molti cori italiani vi partecipano sollecitati dall’entusiasmo di un cantore individualmente iscritto
alla IFCM. Notizie dettagliate sull’evento sono
reperibili in www.ifcm.net.
CORO MONDIALE GIOVANILE
…Un’esperienza davvero educativa e sociale
nelle diverse tradizioni vocali al più alto livello
artistico per costruire ponti fra cantori di diverse culture!
La Sessione Europea 2007/2008 del Coro Mondiale Giovanile si realizzerà in Belgio dal 27 dicembre 2007 al 14 Gennaio 2008. 40 Cantori di
20 paesi diversi sotto la direzione di Theodora
Pavlovitch (professoressa all’Accademia Nazionale di Musica dell’Università di Sofia, Bulgaria) studieranno e presenteranno al pubblico un
repertorio di Canti Ortodossi, di Musica Contemporanea Europea e alcuni arrangiamenti
moderni di Musica Popolare Bulgara.
La Sessione estiva 2008 del Coro Mondiale Giovanile si realizzerà in Hong Kong. Saranno proposti due programmi: un programma “Vocal
Jazz and Pop Acoustic” gestito da Steve Zegree,
professore alla W M University di Kalamazzo
(USA) e fondatore del Gold company Vocal Jazz
Group famoso in tutto il mondo; ed un programma Asiatico (Giappone, Corea, Filippine,
ecc) con Hak Won Yoon, direttore del coreano Inchon City Choir e considerato uno dei migliori
direttori di coro in Asia.
È già disponibile il materiale (Informazioni,
partiture per l’audizione e Modulo di richiesta
di adesione) che Feniarco diffonderà a breve con
l’indicazione delle località e delle relative date
in cui in Italia - a fine gennaio - avverrà la preselezione dei 12 giovani italiani che nella prossima estate potrebbero essere chiamati a vivere
nel Coro Mondiale Giovanile 2008 la più importante esperienza di canto che si possa mai vivere a livello mondiale.
FUTURI MANAGERS NEL
CAMPO DELLA MUSICA CORALE
Forum Internazionale: La voce, i giovani e
l’Arts Management. È magnifico! Il primo Forum di IFCM (Federazione Internazionale per la
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Musica Corale) su Voce, Giovani e gestione manageriale in campo artistico avrà luogo a Caen
(Francia) dal 6 al 10 Febbraio 2008.
Sessanta giovani interessati o con esperienza
specifica di gestione manageriale specialmente
in campo corale (scelti fra tutti i richiedenti)
parteciperanno a laboratori di gestione manageriale, incontreranno amministratori di Istituzioni Artistiche, e organizzatori di grandi eventi corali. Ascolteranno la musica di gruppi corali
francesi.
Per i partecipanti prescelti non ci saranno spese
a carico, se non per il semplice viaggio da e per
casa. (“eVoice” Nov 2007)
“DIRETTORI DI CORO
SENZA FRONTIERE”
“CWB, conductors without borders” è un progetto di mutua assistenza il cui scopo è quello di
dare ai direttori di Coro di paesi in via di sviluppo (specialmente Africa, America Latina e Sudest Asiatico) la possibilità di lavorare molto nel
campo della Direzione Corale con direttori di
Coro di grande esperienza e fama. (ICB n.4 – 24)
INFLAZIONE DI OVAZIONI,
APPLAUSI OPPRIMENTI.
COSA NE PENSATE?
Pare che coloro che scrivono di arte si lamentino
perché per il pubblico di oggi le ovazioni sono
diventate prassi comune, sia che il concerto sia
stato eccezionale oppure no. Altri puntualizzano
il problema che si sta inutilmente contraendo il
pubblico per mezzo di una serie di regole non
scritte circa il momento opportuno per applaudire. Tu lettore cosa ne pensi? Per te esecutore,
direttore o membro del pubblico che significato
ha una “standing Ovation”? Chorus America
([email protected]) ha raccolto pareri in
merito chiedendo di denunciare chiaramente la
propria appartenenza corale e la propria qualifica di direttore o esecutore o membro del pubblico. Successivamente renderà pubblico il risultato dell’indagine. (“eVoice” Nov 2007)
DIRETTORE DI CORO e LMA
LMA sta per “Laban Movement Analysis” ed il
movimento di cui si parla è quello di un direttore di Coro o d’Orchestra. Trattato nel Libro
“Evoking Sound” (…qualcosa come “Far uscire il
suono”) di James Jordan, è stato oggetto di studi che sono stati ampliati anche da Charles
Gambetta, Direttore di Coro americano che propone agli interessati un suo studio dal titolo
“Conducting Outside the Box: Creating a Fresh
Approach to Conducting Gesture Through the
Principles of Laban Movement Analysis” (“Dirigere creando un fresco approccio alla gestualità
della direzione attraverso i principi dell’Analisi
del movimento di Laban”). Il trattato è scaricabile da http://www.box.net/shared/ti9carz7zs,
come pure è scaricabile un video riguardante la
ricerca effettuata con allievi direttori.
Lo stesso autore C. Gambetta avverte che lo scarico dei due documenti non è velocissimo, ma…
la pazienza richiesta vale il risultato. Lo studioso mette a disposizione gratuitamente il suo lavoro e resta disponibile per contatti diretti e
scambi di idee con direttori che già applicano
correntemente LMA.
(Nota: Rudolf Laban, teorico del movimento,
ballerino, coreografo austro-ungarico (18791958) è considerato il fondatore della Danza Europea Moderna).
SYMPOSIUM MONDIALE DELLA
MUSICA CORALE
L’edizione 2008, l’ottava, avrà luogo tra pochi
mesi a Copenhagen in Danimarca, precisamente
dal 19 al 26 luglio 2008. Ricordiamo a tal proposito che trattasi di una iniziativa realizzata dalla IFCM (Federazione Mondiale per la Musica
Corale), che le iscrizioni sono ancora aperte e
che l’adesione può avvenire secondo le modalità
e i moduli presenti in www.choraldenmark.org.
Le molteplici attività del Symposium avranno
luogo in strutture diverse distanti fra loro non
più di 20 minuti a piedi. L’Organizzazione, naturalmente, ha previsto ospitalità in hotel convenzionati, ma non esclude che ricercando “Copenhagen Hotel” in Google si possano trovare
Hotel in centro città a costi più contenuti.
Novità di questa edizione sarà il Canto d’Assieme quotidiano: ogni giorno tutti i partecipanti
inizieranno insieme la giornata cantando; ogni
giorno il riscaldamento voce e il canto saranno
diversi poiché suggeriti e condotti da un direttore diverso che proporrà un tema diverso, dei
brani diversi, dei cori laboratorio diversi dal
giorno precedente. Quindi: infinite possibilità di
conoscere cori, direttori e musica di tutto il
mondo.
La nona edizione del Symposium Mondiale della Musica Corale è già stata fissata. Avrà luogo
nel 2011 nella città di Trelew, provincia di
Chubut in Patagonia.
La città argentina di Trelew è già nota ai musicisti di tutto il mondo per il Concorso Corale Internazionale che vi si tiene ad anni alterni.
La città sta per costruire entro il 2010 un grande centro culturale, ma già può contare su molti
teatri e molte chiese che potranno ospitare le varie attività. Tutta la regione è turisticamente
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molto interessante e gode del bellissimo paesaggio caratteristico della Patagonia. Essendo vicina alla penisola di Valdez la città permette comoda visita di osservazione delle balene e dei
pinguini. Forse mai titolo fu più azzeccato per
un Symposium corale: “Cantare nella Natura”.
PROGETTO
“REQUIEM DELLA POVERTÀ”
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Il “Requiem della Povertà” sarà una meravigliosa occasione per una manifestazione artistica
corale indimenticabile contro il problema della
povertà nel mondo.
“Requiem per la Povertà” è un pezzo vocale composto per cori diversi con esperienze e livelli
musicali diversi, con percussioni e solisti.
Prima del 2015 (termine previsto per la realizzazione degli scopi prefissati nel 2000) gli organizzatori vorrebbero aver eseguito il pezzo il più
gran numero di volte possibili e sperano di vedere in diversi paesi la combinazione di cori eterogenei che eseguono l’opera allo scopo di verificare il mantenimento delle promesse da parte
dei politici.
Il 17 ottobre sarà proclamato “Giornata della Povertà Mondiale” e vorrebbe veder realizzata in
tutto il mondo una esecuzione corale della durata di 24 ore, così da avere certamente anche l’attenzione dei Mass Media.
La realizzazione del Progetto “Requiem dei Poveri” prevede la compartecipazione delle seguenti Istituzioni: Global Call to Action, Oxfam
Novib, IFCM, Education International ed Europa
Cantat.
(Vedasi [email protected]; e
www.povertyrequiem.org)
GIOVANI DIRETTORI DI CORO
DI CUI PRESTO SENTIREMO
PARLARE MOLTO
Mirga Grazinyte, Lituania; Primo Premio.
Viacheslav Zaharov, Bielorussia; Secondo Premio.
Marcis Imants, Lettonia; Terzo Premio e Premio
Speciale come finalista più giovane.
Florian Helgath, Germania; Premio Speciale Europa Cantat (sarà invitato al XVII Festival Europa Cantat di Utrecht nel 2009).
Questa è la lista dei vincitori e dei premi assegnati dalla giuria del Concorso Internazionale
per Giovani Direttori di Coro di Budapest.
La segnalazione di altri nomi di interessanti
giovani direttori può essere verificata sul sito
www.EuropaCantat.org/ecceed .
Gli addetti agli uffici di Europa Cantat saranno
felici di mettere in contatto questi giovani diret-
tori di coro con tutti coloro che volessero conoscerli e approfittare della loro competenza invitandoli alle diverse Settimane Cantanti o ad altri momenti di grande coralità.
“OGNI PUBBLICITÀ
È BUONA PUBBLICITÀ!”
…Così dice un vecchio modo di dire e non vi è
dubbio alcuno che molti pubblicitari, se non
proprio tutti, sono d’accordo!
Personalmente in passato non ho fatto mio questo modo di pensare, anzi, l’ho perfino combattuto. Tuttavia oggi, il mio modo di pensare è stato spinto al cambio dalla realtà della vita e non
sono più scandalizzato di abbracciarne il concetto.
Da qualche tempo sento… mi sono convinto che
raggiungere con la nostra coralità una audience
di massa tramite la TV (con milioni di persone)
piuttosto che con una chiesa o una sala da concerto (con centinaia di persone) è una delle cose
per le quali dovremmo cominciare a lavorare. E,
invece, non ne sento mai parlare - soprattutto
nel nostro paese - negli incontri associativo-corali che frequento con buona assiduità. Recentemente l’argomento è stato toccato in ambito di
Assemblea Annuale di Europa Cantat (Utrecht
17 Novembre 2007) nel workshop intitolato
“Raggiungere il pubblico” tenuto da Fred Sjöberg
(Svezia) e Fredde De Vries (Olanda). Niente di
più! E invece… qualunque cosa offra il potenziale di accrescere sensibilmente la coscienza e
l’apprezzamento dell’arte corale non è semplicemente fantastico… può perfino portare a più
estimatori/fans. Non è certo un concetto da buttare! Forse… un suggerimento anche per Feniarco. Quindi ben venga la coralità in TV, a meno
che l’esecuzione in TV non sia penosa. Ma… tra
i partecipanti alla già citata occasione europea
dello scorso Novembre ho sentito dire che in Italia la coralità non è affatto penosa!
“THE CHORAL SCHOLAR”
È un nuovo giornale corale online della “The
National Collegiate Choral Organization” (Arizona State University). La prima uscita è prevista
per l’inizio del 2008.
Il Fondatore David Schildkret sollecita l’invio
per la pubblicazione di importanti ricerche connesse con lo studio e l’esecuzione della musica
corale. Il giornale pubblicherà articoli di Direttori di Coro, Musicologi, Teorici Musicali, Pedagoghi Vocali, Educatori musicali e di chiunque,
anche fuori del campo musicale, purché il lavoro riguardi la musica corale. Informazioni sul
giornale in www.ncco-usa.org/tcs/
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LIBRI… IN BREVE
“…Rollo Dillworth ha scritto un buon libro di
esercizi per il riscaldamento della voce basato
sui ritmi Spiritual/Gospel. Si intitola “Costruttore di cori” (“Choirs Builders”) ed è corredato
da un CD con interessanti esercizi ritmici di riscaldamento voce accompagnati da pianoforte.
Chiunque può copiare dal libro ogni canto e
proporlo ai suoi cantori”.
“Insegnare a cantare ai ragazzi” è un libro
scritto da Kenneth Phillips. Molto utile e non
troppo tecnico, ma sufficiente (perfino a coloro
che hanno soltanto un rudimentale allenamento
vocale) per insegnare una appropriata produzione vocale nei ragazzi.
“Io lo utilizzo anche con i miei cantori adulti!”
dice il Direttore di Coro che lo propone nella
Newsgroup EUROCHORALTALK.
“Questo è il tuo modo di pensare della musica” è un volume recente di un Professore di
Stanford che si chiama Daniel J. Levitin. Raccoglie numerosi studi che dimostrano come i giovani che fanno musica effettivamente sono più
brillanti dei ragazzi più bravi fra quelli che non
scelgono musica.
Non è tanto la musica che è servita dall’educazione musicale, è la persona nella sua interezza.
La musica aiuta a sviluppare una persona verso
il suo potenziale più completo. Queste sono le
ragioni più forti a favore dell’offerta musicale
alle nostre scuole. Il libro non è stato scritto per
addetti ai lavori, per cui potrebbe essere di primaria importanza per amministratori e per persone normali vicine alla coralità.
Nell’edizione di Settembre del “Choral Journal”
(Rivista dell’Associazione Americana dei Direttori di Coro ACDA) è apparso un articolo eccezionale sulla gestualità del direttore di Coro.
Trattasi della recensione di R. Greenlee del
Libro “L’Eredità Gestuale” (The Gestural
Legacy) scritto da Margaret Hillis. Un Direttore
di coro ha detto “Questo è il miglior articolo sulla gestualità del Direttore di Coro che io abbia
mai letto e dal quale vorrei trarre il massimo
possibile…”
BREVISSIMAMENTE…
CD MONDIALI,
MUSICA ITALIANA
Palestrina, “Lamentations”, Coro della Cattedrale di Westminster, dir. Martin Baker (Hiperion CDA67610): offre la possibilità di ascoltare
questa musica senza tempo eseguita con talento e convinzione.
S. Landi, “La Morte di Orfeo”, Akademia
Ensemble, dir. F. Lasserre, Zig Zag Territories
070402: scritto dodici anni dopo l’Orfeo di Monteverdi esplora lo stesso mito ma in maniera
originale, mescolando commedia e tragedia…
contiene alcune pagine superbamente espressive rese in modo davvero musicale…
F. Provenzale, Missa Pro Defunctorum e due
Motteti, Cappella de’ Turchini, dir. A. Florio, musica sacra del prestigioso fondatore della scuola Napoletana.
C. Caresana (1640-1709), Eloquentia 0710: una
bella interpretazione, densa, contrastata e precisa, di musicisti che naturalmente vogliono
condividere con noi l’emozione della scoperta.
COME STANNO I RAGAZZI?
Jan Smeets, membro del Board di Europa Cantat, ha recentemente presentato su EC Magazine uno studio fatto da Kurt Bikkembergs del
Lemmens Institute di Lovanio. Oggetto di studio è “Lo stato attuale dei cori di ragazzi e dei
cori di giovani nelle Fiandre”. L’articolo sembra
apparentemente gravato di troppa specificità
ma non è così. L’argomento è di estrema attualità in molti paesi.
L’autore non descrive l’evoluzione dei ragazzi e
dei giovani fiamminghi negli ultimi 50 anni, ma
piuttosto pone alcune domande basilari atte a
coprire una dissertazione globale del fenomeno
Cori di Ragazzi ovunque esso si trovi. Non vengono date risposte; vengono poste soltanto delle domande che chiunque sia interessato alla
coralità giovanile potrà analizzare per conto
suo.
La conclusione dell’amico J. Smeets è che necessita urgentemente una ricerca fondamentale
sul campo. Egli ritiene che bersaglio di grandissima importanza a cui puntare sia il raggiungimento di una buona preparazione degli insegnanti di musica. Bisogna avere il coraggio, dice, di indagare se i programmi educativi delle
Accademie, dei Conservatori e delle Scuole di
Musica sono favorevoli al canto corale. (EC Magazine 3/07, pag. 6)
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concorsi
Federazione Italiana Pueri Cantores
Presidenza: Laura Crosato - via Bruno Buozzi, 9 - 33170 Pordenone - [email protected]
Segreteria: Lucia Patanè - via Enrico Fermi, 7 - 95014 Giarre (CT) - [email protected]
Sito della Federazione Italiana: www.puericantores.it
1° CONCORSO
DI COMPOSIZIONE DI MUSICA SACRA
“MISSA PUERI CANTORES” 2008
Premessa
La Federazione Italiana attinge il suo repertorio dalla Musica Classica Sacra Polifonica in generale spaziando dal gregoriano ai giorni nostri, ma sente l’esigenza di ampliare il
repertorio specificatamente dedicato alla peculiarità dei propri cori e alla caratteristiche vocali presentate dalla maggioranza delle formazioni corali di Pueri Cantores, perciò vuole creare la possibilità di aumentare e ricercare nuove soluzioni musicali nel repertorio proprio della Musica Classica
Moderna.
Così, nell’intento di promuovere la creazione e la diffusione
di un nuovo repertorio sacro musicale dedicato in special
modo ai Pueri Cantores, la Federazione Italiana bandisce il
seguente Concorso.
BANDO E REGOLAMENTO
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Art. 1 - La Federazione Italiana Pueri Cantores” bandisce il
1° Concorso di Composizione di Musica Sacra “Missa
Pueri Cantores”.
Art. 2 - Il Concorso è organizzato, dalla Federazione Italiana Pueri Cantores, con il Patrocinio della Federazione Internazionale Pueri Cantores, della FENIARCO e dell’Associazione per la Musica Sacra “Vincenzo Colombo”.
Art. 3 - Il Concorso è disciplinato dal seguente Regolamento.
Art. 4 - Al Concorso possono partecipare musicisti di qualsiasi nazionalità e cittadinanza, senza limiti di età.
Art. 5 - Il concorso è dedicato alla composizione di una Messa a due voci pari. Visto che le voci virili esistono negli organici dei pueri, si può pensare alla possibilità di raddoppio
eventuale delle parti, per le voci virili oppure una terza voce
ad libitum sempre per voci virili.
La messa deve essere accompagnata dall’organo a canne, ad
esso può essere associata una formazione strumentale.
Art. 6 - Le parti della messa da comporre sono: Kyrie, Gloria, Sanctus, Benedictus, Agnus Dei.
Il testo è quello della messa in lingua latina.
Art. 7 - La composizione del Credo è ad libitum.
Art. 8 - La composizione, inedita e mai premiata in precedenti concorsi di composizione, dovrà pervenire in cinque
copie alla Segreteria della Federazione Italiana (via E. Fermi, 7 95014 Giarre CT) entro le ore 24 del 17 giugno 2008.
Art. 9 - Non è previsto il pagamento di una tassa di iscrizione.
Art. 10 - Ogni partitura dovrà essere contraddistinta da un
codice alfabetico e/o numerico di sette lettere e/o numeri; lo
stesso codice dovrà essere riportato anche all’esterno di una
busta sigillata contenente le generalità e il recapito del compositore e una dichiarazione autografa attestante che la composizione presentata è inedita e che non è mai stata premiata in precedenti concorsi.
Le copie dovranno essere in formato A4, leggibili e prive di
ogni firma o segno di identificazione, pena l’esclusione dal
Concorso.
Art. 11 - Le buste sigillate contenenti le generalità e il recapito del compositore, verranno consegnate al Segretario Comunale di Pordenone e verranno aperte in seduta pubblica
solo dopo che la Giuria avrà decretato il Vincitore del Concorso.
Art. 12 - La valutazione sarà fatta da una Giuria composta
dalla Commissione Artistica della Federazione Italiana, più
qualche membro esterno scelto dalla Federazione stessa.
Art. 13 - Il suo giudizio è insindacabile e inappellabile.
Art. 14 - L’autore della composizione vincitrice riceverà il
TROFEO DI COMPOSIZIONE “1° Concorso di Composizione Pueri Cantores” e un premio di 1000 Euro.
La sua composizione verrà segnalata per l’esecuzione in
Rassegne Concertistiche e potrà essere cantata al XVI Congresso Nazionale Pueri Cantores.
Art. 15 - La premiazione si svolgerà durante un Concerto di
Gala della Federazione Italiana Pueri Cantores nell’autunno
2008 o in altri momenti significativi decisi sempre dalla Federazione.
Art. 16 - Il secondo e terzo classificato avranno menzione
d’onore e la loro opera sarà parimenti segnalata.
Art. 17 - Le partiture inviate non verranno restituite.
Art. 18 - Tutti i relativi diritti saranno di spettanza della Federazione Italiana Pueri Cantores.
Art. 19 - La domanda di partecipazione al Concorso con
l’invio della composizione implica l’accettazione incondizionata da parte del concorrente di tutte le norme stabilite
dal presente regolamento.
Ogni eventuale contestazione che dovesse sorgere in relazione al presente Concorso, sarà risolta in via amichevole ed
equitativa, senza vincoli di forma, da un Collegio di tre Probi Viri. Due saranno scelti rispettivamente da ciascuna delle
parti ed il terzo sarà nominato di comune accordo o dal sindaco del Comune di Pordenone. Il Foro competente sarà in
ogni caso quello di Pordenone.
Art. 20 - La Direzione del Concorso si riserva di apportare
tutte le modifiche ritenute necessarie al presente regolamento o di non effettuare il Concorso qualora intervengano cause di forza maggiore, escludendo qualsiasi risarcimento a
qualsiasi titolo per i concorrenti.
Ogni eventuale modifica sarà tempestivamente segnalata sul
sito www.puericantores.it.
Indirizzo Segreteria: Lucia Patanè - via E. Fermi, 7 95014 Giarre (CT) - [email protected] - www.puericantores
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La Feniarco
e la redazione di Choraliter
augurano a tutti
un sereno Natale e un felice Anno Nuovo
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