La musica popolare - IC 16 Valpantena

La musica
popolare
Con il termine musica popolare si
intende la musica scritta con il
linguaggio del popolo e pensata per il
popolo,includendo comunemente,ma
impropriamente,all'interno di questa
dicitura anche la musica folclorica,
ossia quella musica proveniente dal
popolo le cui origini si perdono nella
notte dei tempi, in particolar modo
per quanto riguarda il canto di
tradizione orale.
Spesso la musica popolare trae ispirazione dalla
musica folclorica assumendone stilemi e linguaggi.
Si usa spesso anche il termine proveniente
dall'inglese musica folk, o semplicemente folk.
Questi concetti devono a loro volta essere distinti
da quello di musica pop; sebbene evidentemente
"pop" sia un'abbreviazione di popular, "musica
pop" indica più specificatamente la musica leggera
contemporanea occidentale, per esempio il rock o
la disco music, generi il cui legame con la musica
tradizionale non è di norma molto stretto.
In Italia, come in altri paesi, la musica popolare ha
ancora un ruolo importante e un vasto seguito,
sebbene sia diffusa attraverso canali che solo in
rari casi (ovvero solo per pochissimi artisti di
particolare successo) coincidono con quelli della
musica pop, ovvero con la grande distribuzione.
Molti sottogeneri di musica popolare italiana sono
noti principalmente attraverso i balli a cui sono
legati (per esempio il ballo liscio) e difficilmente
hanno visibilità al di fuori delle feste e sagre di
paese.
I caratteri della musica popolare
La musica popolare ,come dicevamo, è la musica prodotta dal popolo,
dalle classi subalterne, ed è contrapposta alla musica colta, prodotta
dalle classi superiori. La musica popolare presenta alcuni caratteri
comuni in tutti i paesi del mondo. Innanzitutto è sempre musica
occasionale, che nasce cioè in occasione di un avvenimento particolare
nel corso della vita o della storia di un popolo. In secondo luogo, la
musica popolare non nasce mai per opera di un solo individuo, ma è
espressione di una collettività che condivide le stesse esperienze.
Proprio per questa ragione, la musica popolare è sempre anonima. Essa
inoltre si diffonde e si tramanda oralmente: manca cioè nella musica
popolare ogni forma di notazione scritta. Essendo tramandata
oralmente, la musica popolare è sottoposta a continue variazioni, a
continue modifiche. In molti casi, di uno stesso canto, esistono decine e
decine di versioni, alcune molto diverse fra loro, che testimoniano i
passaggi da una generazione all'altra, da una zona all'altra, da una
situazione storica all'altra o semplicemente da un esecutore all'altro.
I canti popolari presentano alcuni temi ricorrenti
I canti popolari possono essere suddivisi in base ai temi che
trattano e alla funzione per cui essi sono nati.
Abbiamo cosi canti legati al mondo dei bambini, canti
amorosi, canti rituali, legati alle varie feste, canti del lavoro
ecc. In generale, tutti questi canti svolgono la funzione di
unire coloro che li eseguono, di farli sentire parte di una
collettività. I canti di lavoro e quelli di argomento religioso
sono i casi più frequenti ed evidenti; ma anche le
filastrocche infantili e i canti d'amore, passando di
generazione in generazione, contribuiscono a tramandare
una determinata visione del mondo e specifici valori ad
essa collegati.
Vediamo ora più da vicino le caratteristiche di alcuni di
questi canti.
Ninne nanne e filastrocche: canti legati
al mondo dei bambini
Tra i canti popolari distinguiamo innanzitutto le ninne nanne:
esse hanno la funzione di far addormentare il bambino e
spesso erano per la donna un mezzo per esprimere i propri
sentimenti e i propri problemi.
Legate all'infanzia sono anche le filastrocche con le quali i
bambini possono imparare i numeri, i giorni della settimana,
i nomi e le caratteristiche degli animali e talvolta anche ciò
che devono o non devono fare. Molte filastrocche inoltre
sono particolarmente ritmate e sono accompagnate da
movimenti in modo da Aiutare il bambino a sviluppare le
capacità motorie e di coordinamento.
I canti rituali
Molti canti popolari sono strettamente legati al mondo
contadino, alle stagioni, al ciclo della natura che muore e
rinasce (dal quale naturalmente il lavoro contadino
dipende). Questi canti dunque accompagnano i riti e le
feste tipici del mondo agricolo, che si intrecciano con quelli
religiosi, ma che hanno anche profonde radici nell'antica
cultura pagana; questi canti celebrano l'arrivo della
primavera, il raccolto, la fine della fatica, ma sono anche
canti propiziatori, per scongiurare il maltempo, per favorire
un raccolto abbondante, per scacciare gli spiriti maligni.
Oltre a questi canti, che scandiscono i rituali legati al
lavoro agricolo, abbiamo quelli che accompagnano i rituali
privati: la nascita, il battesimo, il fidanzamento, il
matrimonio, la morte.
I canti del lavoro
Alla categoria dei canti del lavoro appartiene quella
numerosissima serie di canti legati alla vita di
contadini, pastori, carrettieri, pescatori, al lavoro
nelle filande, alla vita delle mondine nelle risaie ecc.
Tutti questi canti esprimono il disagio e la sofferenza
per le dure condizioni del lavoro e servono anzi
proprio per alleviarne le fatiche. Alcuni di questi canti
servono esplicitamente per ritmare il lavoro, per
coordinare cioè i movimenti del corpo: per questo
motivo si basano su una scansione ritmica molto
accentuata.
I canti sociali
I canti sociali costituiscono un genere a parte, poiché
presentano molti elementi estranei alla tradizione
musicale popolare; tuttavia, poiché esprimono disagio
e protesta contro la povertà e le dure condizioni di
lavoro, essi hanno molte analogie con i canti di
lavoro. l canti sociali nascono sull'onda delle lotte del
secolo scorso: sono canti, come abbiamo detto, sulle
dure condizioni dei lavoratori (delle campagne e delle
città), ma anche sull'emarginazione, contro il servizio
militare, le guerre, il carcere, visti come strumenti di
repressione da parte dei potenti contro il popolo.
La musica popolare presenta una grande
varietà di stili
Nonostante le numerose affinità, la musica popolare presenta al suo
interno anche profonde differenze, determinate dal diverso ambiente
e dalle diverse situazioni storiche in cui le varie canzoni popolari
sono nate. La lingua usata nei canti è un primo, forte elemento di
differenziazione. Nella musica popolare essa ha un'importanza
grandissima, perché rappresenta un forte elemento di identità della
comunità: in Italia, per esempio, i canti popolari sono sempre ed
esclusivamente in dialetto. La lingua inoltre è importante perché il
ritmo delle parole influisce sulla musica. Un secondo elemento che
varia a seconda del paese o della regione di origine della musica
popolare sono gli strumenti usati. Vi sono poi alcune differenze che
riguardano aspetti più propriamente legati all'esecuzione e alla
struttura dei brani musicali. Vediamo per esempio, nella tabella che
segue, le principali differenze tra la musica popolare dell'Italia
meridionale e quella dell'Italia settentrionale.
La musica popolare dell'Italia
meridionale
La musica popolare dell'Italia
settentrionale
Ha legami con la musica araba e
orientale e prevale il modo minore
Ha legami con la musica del Nord
Europa e prevale il modo maggiore
È ricca di melismi (a ogni sillaba
corrispondono cioè molte note)
Non è molto ricca di melismi
Prevale l'esecuzione solistica
Prevale l'esecuzione corale
Ha generalmente ritmi liberi
I ritmi sono spesso fissi
Non ha quasi mai una forma strofica
Prevale la forma strofica
L'emissione vocale è acuta, forte, quasi
urlata
L'emissione vocale è più varia e
comunque diversa da quella tipica della
canzone popolare del Sud
Esiste ancora la musica popolare?
È difficile parlare oggi (almeno per il mondo occidentale) di
musica popolare, nel senso di una musica del popolo, separata dalla musica colta delle classi dominanti.
La diffusione dei mass media ha contribuito pesantemente
alla contaminazione o alla scomparsa delle tradizioni culturali
locali. L'industrializzazione e l'urbanesimo, cioè l'emigrazione
dalla campagna alla città, ha inoltre determinato una graduale
scomparsa delle tradizioni musicali contadine, che costitui vano il grosso del repertorio musicale popolare.
Queste tradizioni musicali sopravvivono oggi in luoghi molto
circoscritti; inoltre esse sono ormai legate soprattutto all'esigenza di salvaguardare una specifica identità culturale, più
che a determinati ritmi di vita o valori oggi abbandonati.
Canti d’amore
L’è ben ver
(Friuli Venezia Giulia)
1. L'è ben ver che mi slontani
dal paîs, ma no dal cûr
stà costante me ninine,
che jo torni se no mûr
2. Montagnutis, ribassaisi
faimi a mi un po’ di splendôr
che ti viodi ancje' une volte
bambinute dal Signôr
La Valsugana
(Trentino)
1. Quando anderemo fora,
fora de la Valsugana.
Quando anderemo fora,
fora de la Valsugana.
E a ritrovar la mama,
a veder come la sta.
E a ritrovar la mama,
a veder, come, come la sta.
3.Tuti i me dis che lu ’l s’è
zercà zà n’altra morosa.
Tuti i me dis che lu ’l s’è
zercà zà n’altra morosa.
L’è ’na storia dolorosa
che mi credere non so.
L’è ’na storia dolorosa
che mi cre, mi credere non so.
2. La mama la sta bene,
il papà l’è ammalato.
La mama la sta bene,
il papà l’è ammalato.
Il mio bel partì soldato,
chi sa quando tornerà.
Il mio bel partì soldato,
chi sa quando mai ritornerà.
4. Mi no la credo, ma se
’l fussa propi, propi vera.
Mi no la credo, ma se
’l fussa propi, propi vera,
biondo o moro ancor stasera
’n altro merlo troverò.
Biondo o moro ancor stasera
’n altro merlo, mi me troverò!
Vola Vola
(Abruzzo)
Vulesse fa’ ‘revenì pe’ n’ora sole
lu tempe belle de la cuntentezze,
quande pazzijavame a vola vola
e te cupre’ de vasce e de carezze
E vola, vola, vola, vola
e vola lu gallinacce,
mo si ti guarde ‘n facce
mi pare di sugnà
E vola, vola, vola, vola, vola
e vola lu pavone,
si tiè lu core bbone
mo fammece arpruvà.
Come li fiure nasce a primavere,
l’ammore nasce da la citilanze.
Marì, si mi vuò bbene e accome
jere,
né mi luvà stù sogne e sta
speranze.
‘Na vote pe’ spegnà lu fazzulette,
so’ state cundannate de vasciarte.
Tu te scì fatte rosce e me scì ditte
di ‘nginucchiarme prima e
d’abbracciarte.
E vola, vola, vola, vola
e vola lu cardille,
nu vasce a pizzichille
né mi le può negà.
Ciuri Ciuri
(Sicilia)
ciuri di tuttu l'annu
l'amuri ca mi dasti ti lu tornu...
Ciuri, ciuri
ciuri di tuttu l'annu
l'amuri ca, mi dasti ti lu tornu...
La La La La La, La La La La La...
Lu sabatu si sapi è allegra cori
biatu cu àvi bedda la muggheri.
Cu l'àvi bedda ci porta li dinari
cu l'àvi brutta ci mori lu cori.
Ciuri, ciuri
ciuri di tuttu l'annu
l'amuri ca mi dasti ti lu tornu...
Ciuri, ciuri
ciuri di tuttu l'annu
l'amuri ca, mi dasti ti lu tornu...
La La La La La, La La La La La…
Si troppu dispittusu tu ccu mia
cascu du lettu su mi 'nsonnu a tia,
si bruttu 'nta la facci e 'nta lu cori
cu tia ju' non mi vogghiu maritari.
Ciuri, ciuri
ciuri di tuttu l'annu
l'amuri ca mi dasti ti lu tornu...
Ciuri, ciuri
ciuri di tuttu l'annu
l'amuri ca, mi dasti ti lu tornu...
La La La La La, La La La La La...
Ciuri di rosi russi a lu sbucciari
amara a cui li tò paroli criri.
L'omini siti tutti munsignari
jù non ti vogghiu no! Ti nni pò iri
I dò gobeti
(Friuli e Veneto)
L'altra sera, na sera de note,
dò gobeti se davan le bote,
dò gobeti se davan le bote,
se ste siti ve digo ‘l perché.
Do gobeti de media statura
i parlava de cose amorose,
ma i gaveva na matta paura
che i passanti li stesse a sentir.
Uno l’era 'l famoso Mattia,
l'altro l’era el fabrica inciostro,
che imbriago de grapa e de mosto,
insultava l'amico fedel.
El g'ha dito: "Va la te xe gobo".
L'altro allora g'ha dato risposta:
"Se mi son gobo ti no te xe drito
drio la schena te ghe un
botesel".
Se g'ha dito parole da ciodi,
se g'ha dato careghe sul muso,
poi xe nadi a finir 'n quel buso
dove se beve un bicer de quel
bon.
I canti del lavoro
Sciur padrun da li béli braghi bianchi
fora li palanchi fora li palanchi
sciur padrun da li béli braghi bianchi
fora li palanchi ch'anduma a cà
A scüsa sciur padrun
sa l'èm fat tribülèr
i era li prèmi volti
i era li prèmi volti
a scüsa sciur padrun
sa l'èm fat tribülèr
i era li prèmi volti
ca 'n saiévum cuma fèr
Sciur padrun da li béli braghi bianchi….
Prèma al rancaun
e po' dopu a 'l sciancàun
e adés ca l'èm tot via
e adés ca l'èm tot via
prèma al rancaun
e po' dopu a 'l sciancàun
e adés ca l'èm tot via
al salutém e po' andèm via
Sciur padrun da li béli braghi bianchi….
E non va più a mesi
e nemmeno a settimane
la va a poche ore
la va a poche ore
e non va più a mesi
e nemmeno a settimane
la va a poche ore
e poi dopo andiamo a cà
Sciur padrun da li béli braghi bianchi…..
E quando al treno a scëffla
i mundèin a la stassion
con la cassiétta in spala
con la cassiétta in spala
e quando al treno a scëffla
i mundèin a la stassion
con la cassiétta in spala
su e giù per i vagon
Sciur padrun da li béli braghi bianchi…..
Emilia Romagna
Gli scariolanti
(Emilia Romagna)
A mezzanotte in punto si sente un grande rumor sono gli
scariolanti lerì lerà che vengono al lavor.
Volta, rivolta e torna a rivoltar. noi siam gli scariolanti lerì
lerà che vanno a lavorar.
A mezzanotte in punto si sente una tromba suonar
sono gli scariolanti lerì lerà che vanno a lavorar.
Volta, rivolta...
Gli scariolanti belli son tutti ingannator vanno a ingannar
la bionda lerì lerà per un bacin d'amor.
Volta, rivolta...
I canti di emigrazione
Mamma mia dammi cento lire
Mamma mia dammi cento lire
che in America voglio andar ...!
Cento lire io te li dò,
ma in America no, no, no. (2v.)
I suoi fratelli alla finestra,
mamma mia lassela andar.
Vai, vai pure o figlia ingrata
che qualcosa succederà. (2v.)
Quando furono in mezzo al mare
il bastimento si sprofondò.
Pescatore che peschi i pesci
la mia figlia vai tu a pescar. (2v.)
Il mio sangue è rosso e fino,
i pesci del mare lo beveran.
La mia carne è bianca e pura
la balena la mangierà. (2v.)
Il consiglio della mia mamma
l'era tutta verità.
Mentre quello dei miei fratelli
l'è stà quello che m'ha ingannà.
(2v.)