La musica popolare Con il termine musica popolare si intende la musica scritta con il linguaggio del popolo e pensata per il popolo,includendo comunemente,ma impropriamente,all'interno di questa dicitura anche la musica folclorica, ossia quella musica proveniente dal popolo le cui origini si perdono nella notte dei tempi, in particolar modo per quanto riguarda il canto di tradizione orale. Spesso la musica popolare trae ispirazione dalla musica folclorica assumendone stilemi e linguaggi. Si usa spesso anche il termine proveniente dall'inglese musica folk, o semplicemente folk. Questi concetti devono a loro volta essere distinti da quello di musica pop; sebbene evidentemente "pop" sia un'abbreviazione di popular, "musica pop" indica più specificatamente la musica leggera contemporanea occidentale, per esempio il rock o la disco music, generi il cui legame con la musica tradizionale non è di norma molto stretto. In Italia, come in altri paesi, la musica popolare ha ancora un ruolo importante e un vasto seguito, sebbene sia diffusa attraverso canali che solo in rari casi (ovvero solo per pochissimi artisti di particolare successo) coincidono con quelli della musica pop, ovvero con la grande distribuzione. Molti sottogeneri di musica popolare italiana sono noti principalmente attraverso i balli a cui sono legati (per esempio il ballo liscio) e difficilmente hanno visibilità al di fuori delle feste e sagre di paese. I caratteri della musica popolare La musica popolare ,come dicevamo, è la musica prodotta dal popolo, dalle classi subalterne, ed è contrapposta alla musica colta, prodotta dalle classi superiori. La musica popolare presenta alcuni caratteri comuni in tutti i paesi del mondo. Innanzitutto è sempre musica occasionale, che nasce cioè in occasione di un avvenimento particolare nel corso della vita o della storia di un popolo. In secondo luogo, la musica popolare non nasce mai per opera di un solo individuo, ma è espressione di una collettività che condivide le stesse esperienze. Proprio per questa ragione, la musica popolare è sempre anonima. Essa inoltre si diffonde e si tramanda oralmente: manca cioè nella musica popolare ogni forma di notazione scritta. Essendo tramandata oralmente, la musica popolare è sottoposta a continue variazioni, a continue modifiche. In molti casi, di uno stesso canto, esistono decine e decine di versioni, alcune molto diverse fra loro, che testimoniano i passaggi da una generazione all'altra, da una zona all'altra, da una situazione storica all'altra o semplicemente da un esecutore all'altro. I canti popolari presentano alcuni temi ricorrenti I canti popolari possono essere suddivisi in base ai temi che trattano e alla funzione per cui essi sono nati. Abbiamo cosi canti legati al mondo dei bambini, canti amorosi, canti rituali, legati alle varie feste, canti del lavoro ecc. In generale, tutti questi canti svolgono la funzione di unire coloro che li eseguono, di farli sentire parte di una collettività. I canti di lavoro e quelli di argomento religioso sono i casi più frequenti ed evidenti; ma anche le filastrocche infantili e i canti d'amore, passando di generazione in generazione, contribuiscono a tramandare una determinata visione del mondo e specifici valori ad essa collegati. Vediamo ora più da vicino le caratteristiche di alcuni di questi canti. Ninne nanne e filastrocche: canti legati al mondo dei bambini Tra i canti popolari distinguiamo innanzitutto le ninne nanne: esse hanno la funzione di far addormentare il bambino e spesso erano per la donna un mezzo per esprimere i propri sentimenti e i propri problemi. Legate all'infanzia sono anche le filastrocche con le quali i bambini possono imparare i numeri, i giorni della settimana, i nomi e le caratteristiche degli animali e talvolta anche ciò che devono o non devono fare. Molte filastrocche inoltre sono particolarmente ritmate e sono accompagnate da movimenti in modo da Aiutare il bambino a sviluppare le capacità motorie e di coordinamento. I canti rituali Molti canti popolari sono strettamente legati al mondo contadino, alle stagioni, al ciclo della natura che muore e rinasce (dal quale naturalmente il lavoro contadino dipende). Questi canti dunque accompagnano i riti e le feste tipici del mondo agricolo, che si intrecciano con quelli religiosi, ma che hanno anche profonde radici nell'antica cultura pagana; questi canti celebrano l'arrivo della primavera, il raccolto, la fine della fatica, ma sono anche canti propiziatori, per scongiurare il maltempo, per favorire un raccolto abbondante, per scacciare gli spiriti maligni. Oltre a questi canti, che scandiscono i rituali legati al lavoro agricolo, abbiamo quelli che accompagnano i rituali privati: la nascita, il battesimo, il fidanzamento, il matrimonio, la morte. I canti del lavoro Alla categoria dei canti del lavoro appartiene quella numerosissima serie di canti legati alla vita di contadini, pastori, carrettieri, pescatori, al lavoro nelle filande, alla vita delle mondine nelle risaie ecc. Tutti questi canti esprimono il disagio e la sofferenza per le dure condizioni del lavoro e servono anzi proprio per alleviarne le fatiche. Alcuni di questi canti servono esplicitamente per ritmare il lavoro, per coordinare cioè i movimenti del corpo: per questo motivo si basano su una scansione ritmica molto accentuata. I canti sociali I canti sociali costituiscono un genere a parte, poiché presentano molti elementi estranei alla tradizione musicale popolare; tuttavia, poiché esprimono disagio e protesta contro la povertà e le dure condizioni di lavoro, essi hanno molte analogie con i canti di lavoro. l canti sociali nascono sull'onda delle lotte del secolo scorso: sono canti, come abbiamo detto, sulle dure condizioni dei lavoratori (delle campagne e delle città), ma anche sull'emarginazione, contro il servizio militare, le guerre, il carcere, visti come strumenti di repressione da parte dei potenti contro il popolo. La musica popolare presenta una grande varietà di stili Nonostante le numerose affinità, la musica popolare presenta al suo interno anche profonde differenze, determinate dal diverso ambiente e dalle diverse situazioni storiche in cui le varie canzoni popolari sono nate. La lingua usata nei canti è un primo, forte elemento di differenziazione. Nella musica popolare essa ha un'importanza grandissima, perché rappresenta un forte elemento di identità della comunità: in Italia, per esempio, i canti popolari sono sempre ed esclusivamente in dialetto. La lingua inoltre è importante perché il ritmo delle parole influisce sulla musica. Un secondo elemento che varia a seconda del paese o della regione di origine della musica popolare sono gli strumenti usati. Vi sono poi alcune differenze che riguardano aspetti più propriamente legati all'esecuzione e alla struttura dei brani musicali. Vediamo per esempio, nella tabella che segue, le principali differenze tra la musica popolare dell'Italia meridionale e quella dell'Italia settentrionale. La musica popolare dell'Italia meridionale La musica popolare dell'Italia settentrionale Ha legami con la musica araba e orientale e prevale il modo minore Ha legami con la musica del Nord Europa e prevale il modo maggiore È ricca di melismi (a ogni sillaba corrispondono cioè molte note) Non è molto ricca di melismi Prevale l'esecuzione solistica Prevale l'esecuzione corale Ha generalmente ritmi liberi I ritmi sono spesso fissi Non ha quasi mai una forma strofica Prevale la forma strofica L'emissione vocale è acuta, forte, quasi urlata L'emissione vocale è più varia e comunque diversa da quella tipica della canzone popolare del Sud Esiste ancora la musica popolare? È difficile parlare oggi (almeno per il mondo occidentale) di musica popolare, nel senso di una musica del popolo, separata dalla musica colta delle classi dominanti. La diffusione dei mass media ha contribuito pesantemente alla contaminazione o alla scomparsa delle tradizioni culturali locali. L'industrializzazione e l'urbanesimo, cioè l'emigrazione dalla campagna alla città, ha inoltre determinato una graduale scomparsa delle tradizioni musicali contadine, che costitui vano il grosso del repertorio musicale popolare. Queste tradizioni musicali sopravvivono oggi in luoghi molto circoscritti; inoltre esse sono ormai legate soprattutto all'esigenza di salvaguardare una specifica identità culturale, più che a determinati ritmi di vita o valori oggi abbandonati. Canti d’amore L’è ben ver (Friuli Venezia Giulia) 1. L'è ben ver che mi slontani dal paîs, ma no dal cûr stà costante me ninine, che jo torni se no mûr 2. Montagnutis, ribassaisi faimi a mi un po’ di splendôr che ti viodi ancje' une volte bambinute dal Signôr La Valsugana (Trentino) 1. Quando anderemo fora, fora de la Valsugana. Quando anderemo fora, fora de la Valsugana. E a ritrovar la mama, a veder come la sta. E a ritrovar la mama, a veder, come, come la sta. 3.Tuti i me dis che lu ’l s’è zercà zà n’altra morosa. Tuti i me dis che lu ’l s’è zercà zà n’altra morosa. L’è ’na storia dolorosa che mi credere non so. L’è ’na storia dolorosa che mi cre, mi credere non so. 2. La mama la sta bene, il papà l’è ammalato. La mama la sta bene, il papà l’è ammalato. Il mio bel partì soldato, chi sa quando tornerà. Il mio bel partì soldato, chi sa quando mai ritornerà. 4. Mi no la credo, ma se ’l fussa propi, propi vera. Mi no la credo, ma se ’l fussa propi, propi vera, biondo o moro ancor stasera ’n altro merlo troverò. Biondo o moro ancor stasera ’n altro merlo, mi me troverò! Vola Vola (Abruzzo) Vulesse fa’ ‘revenì pe’ n’ora sole lu tempe belle de la cuntentezze, quande pazzijavame a vola vola e te cupre’ de vasce e de carezze E vola, vola, vola, vola e vola lu gallinacce, mo si ti guarde ‘n facce mi pare di sugnà E vola, vola, vola, vola, vola e vola lu pavone, si tiè lu core bbone mo fammece arpruvà. Come li fiure nasce a primavere, l’ammore nasce da la citilanze. Marì, si mi vuò bbene e accome jere, né mi luvà stù sogne e sta speranze. ‘Na vote pe’ spegnà lu fazzulette, so’ state cundannate de vasciarte. Tu te scì fatte rosce e me scì ditte di ‘nginucchiarme prima e d’abbracciarte. E vola, vola, vola, vola e vola lu cardille, nu vasce a pizzichille né mi le può negà. Ciuri Ciuri (Sicilia) ciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu... Ciuri, ciuri ciuri di tuttu l'annu l'amuri ca, mi dasti ti lu tornu... La La La La La, La La La La La... Lu sabatu si sapi è allegra cori biatu cu àvi bedda la muggheri. Cu l'àvi bedda ci porta li dinari cu l'àvi brutta ci mori lu cori. Ciuri, ciuri ciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu... Ciuri, ciuri ciuri di tuttu l'annu l'amuri ca, mi dasti ti lu tornu... La La La La La, La La La La La… Si troppu dispittusu tu ccu mia cascu du lettu su mi 'nsonnu a tia, si bruttu 'nta la facci e 'nta lu cori cu tia ju' non mi vogghiu maritari. Ciuri, ciuri ciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu... Ciuri, ciuri ciuri di tuttu l'annu l'amuri ca, mi dasti ti lu tornu... La La La La La, La La La La La... Ciuri di rosi russi a lu sbucciari amara a cui li tò paroli criri. L'omini siti tutti munsignari jù non ti vogghiu no! Ti nni pò iri I dò gobeti (Friuli e Veneto) L'altra sera, na sera de note, dò gobeti se davan le bote, dò gobeti se davan le bote, se ste siti ve digo ‘l perché. Do gobeti de media statura i parlava de cose amorose, ma i gaveva na matta paura che i passanti li stesse a sentir. Uno l’era 'l famoso Mattia, l'altro l’era el fabrica inciostro, che imbriago de grapa e de mosto, insultava l'amico fedel. El g'ha dito: "Va la te xe gobo". L'altro allora g'ha dato risposta: "Se mi son gobo ti no te xe drito drio la schena te ghe un botesel". Se g'ha dito parole da ciodi, se g'ha dato careghe sul muso, poi xe nadi a finir 'n quel buso dove se beve un bicer de quel bon. I canti del lavoro Sciur padrun da li béli braghi bianchi fora li palanchi fora li palanchi sciur padrun da li béli braghi bianchi fora li palanchi ch'anduma a cà A scüsa sciur padrun sa l'èm fat tribülèr i era li prèmi volti i era li prèmi volti a scüsa sciur padrun sa l'èm fat tribülèr i era li prèmi volti ca 'n saiévum cuma fèr Sciur padrun da li béli braghi bianchi…. Prèma al rancaun e po' dopu a 'l sciancàun e adés ca l'èm tot via e adés ca l'èm tot via prèma al rancaun e po' dopu a 'l sciancàun e adés ca l'èm tot via al salutém e po' andèm via Sciur padrun da li béli braghi bianchi…. E non va più a mesi e nemmeno a settimane la va a poche ore la va a poche ore e non va più a mesi e nemmeno a settimane la va a poche ore e poi dopo andiamo a cà Sciur padrun da li béli braghi bianchi….. E quando al treno a scëffla i mundèin a la stassion con la cassiétta in spala con la cassiétta in spala e quando al treno a scëffla i mundèin a la stassion con la cassiétta in spala su e giù per i vagon Sciur padrun da li béli braghi bianchi….. Emilia Romagna Gli scariolanti (Emilia Romagna) A mezzanotte in punto si sente un grande rumor sono gli scariolanti lerì lerà che vengono al lavor. Volta, rivolta e torna a rivoltar. noi siam gli scariolanti lerì lerà che vanno a lavorar. A mezzanotte in punto si sente una tromba suonar sono gli scariolanti lerì lerà che vanno a lavorar. Volta, rivolta... Gli scariolanti belli son tutti ingannator vanno a ingannar la bionda lerì lerà per un bacin d'amor. Volta, rivolta... I canti di emigrazione Mamma mia dammi cento lire Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar ...! Cento lire io te li dò, ma in America no, no, no. (2v.) I suoi fratelli alla finestra, mamma mia lassela andar. Vai, vai pure o figlia ingrata che qualcosa succederà. (2v.) Quando furono in mezzo al mare il bastimento si sprofondò. Pescatore che peschi i pesci la mia figlia vai tu a pescar. (2v.) Il mio sangue è rosso e fino, i pesci del mare lo beveran. La mia carne è bianca e pura la balena la mangierà. (2v.) Il consiglio della mia mamma l'era tutta verità. Mentre quello dei miei fratelli l'è stà quello che m'ha ingannà. (2v.)