DELLA
SOLO LORO?
I
nutile dire che l'esito delle indagini dell'orribile
omicidio di suor Maria
Laura Mainetti lascia
sconcertati: tre ragazzine
di diciassette anni hanno confessato di aver massacrato la
suora di Chiavenna senza un
movente preciso, per gioco,
per noia, per voglia di protagonismo. Si resta senza parole di fronte a questo abisso del
male. Si apre il grande spazio
della preghiera, quello che
sant'Agostino stupendamente
tratteggiava come il momento in cui «più che parlare loro
di Dio, si parla a Dio di loro».
Ci dicessero almeno che le
tre ragazze non hanno agito
da sole, che qualcuno le ha
plagiate... staremmo meglio.
«C'è davvero da rabbrividire,
se fossero state solo loro», è
stato detto in questi giorni da
più parti. La stessa ipotesi di
una setta satanica alle loro
spalle, in veste di «regista» del
delitto, ci appare già consolante. Ebbene, satana sicuramente ha avuto un ruolo con l'omicidio di suor Maria Laura, ma
non è necessariamente il satanismo da copertina con individui incappucciati che compiono i loro orrendi riti.
È vero, non sono state «solo
loro»: con le tre ragazzine,
quella notte del 6 giugno scorso, c'era anche lui, il «serpente antico», il diavolo, l'istigatore del peccato. Quel male
concreto che purtroppo trova
sempre più spazio nel cuore
dell'uomo, mano a mano che
esso diventa impermeabile al
bene. Il nostro «recipiente» è
fatto così, non è adatto a stare
vuoto: se non vi fruttificano i
valori, l'infesta la mala erba dei
disvalori; se non si apre al bene,
il male prima o poi trova il terreno idoneo ad attecchire. È
una legge impietosa di cui vediamo l'applicazione quotidiana nel campo dell'educazione.
La neutralità è una chimera.
Diceva un vecchio prete: «Chi
non si forma, si sforma».
Inutile cercare scorciatoie:
il satanismo trova spazio laddove vien meno la religiosità;
la maleducazione troneggia
dove manca l'educazione; il
male serpeggia quando gli spazi del bene sono ridotti al lumicino. La cultura del nulla è
un'atroce utopia: il nulla, infatti, non esiste; quando c'è il
nulla, di fatto c'è già il male.
Tutto è ancora più drammatico in quell'età in cui ai «lutti» dell'infanzia dovrebbero sostituirsi le «nascite» della vita
adulta. L'adolescente ha bisogno di essere amorevolmente
e tenacemente educato al sacrificio. Solo il sacrificio partorisce il bene. Oggi lo si rifugge, in una sazietà dell'avere che lascia trasparire sempre più la povertà dell'essere.
E se il sacrificio non conduce
ai valori, il suo posto è preso
fatalmente da un protagonismo malsano. La noia occupa
il vuoto di ideali. E il gioco è
un gioco... di morte.
È accaduto a Chiavenna.
don AGOSTINO CLERICI
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
ANNO XXIV
8 LUGLIO 2000
L I R E 1. 7 0 0
DIOCESI
27
DI
COMO
PERIODICO SETTIMANALE
SPED. IN A. P. PUBBLICITÀ 45%
ART. 2 COMM. 20/B LEGGE 662/96 FILIALE COMO
COMO
A KALONGO
PER SERVIRE DIO
Montagna,
che passione! P
IN PRIMO PIANO.
DAL PROSSIMO NUMERO
SETTE ITINERARI
SUL TERRITORIO
DELLA DIOCESI DI COMO
adre Egidio Tocalli ha
trascorso qualche settimana di riposo in Italia. Da pochi giorni è
ripartito alla volta dell'Uganda per proseguire la
propria missione. Lo abbiamo
incontrato presso l'Istituto
comboniano di Rebbio,
A PAGINA 13
REGIONE
LA PAROLA A
GIORGIO POZZI
A PAGINA 15
GERUSALEMME
SEMINARISTI...
DA ADOTTARE
M
ons. Maroun Lahham, rettore del
Seminario patriarcale di Gerusalemme, è stato
a Como per ringraziare alcune parrocchie del sostegno
dato all'attività dell'Istituto.
Nostra intervista.
A PAGINA 16
UGGIATE T.
INCONTRO
TRA I POPOLI
A PAGINA 19
CUGLIATE
NUOVO
ORATORIO
D
alla scorsa domenica
2 luglio la comunità
di Cugliate Fabiasco
ha un oratorio nuovo fiammante. La
progettazione dell'edificio è
stata affidata ad un architetto
di Cermenate.
A PAGINA 22
Piano pastorale
CRISTIANI, NELLA CHIESA PER LA MISSIONE
LA
LETTERA
DEL
VESCOVO
LA TV E I TAPPETI
A PAGINA 9
on il titolo “Cristiani, nella Chiesa, per la missione”, incomincerà nel corso della entrante settimana
la diffusione del Piano pastorale per il “dopo Giubileo”. Anticipiamo alcuni temi dominanti di questo
“vademecum” per l’azione pastorale che il Vescovo ci
consegna.
Quanto alla animazione di fondo: ritorno al cuore della identità cristiana (vita in Cristo, appartenenza ecclesiale, missionarietà).
Quanto al metodo: dedicare tempo e risorse ad aprire percorsi formativi più che puntare su singole iniziative, responsabilizzare le persone più che coinvolgerle in modo generico, preparare figure di accompagnamento (educatori) piuttosto che
rincorrere ogni emergenza.
Quanto all’area di concreta attenzione, dopo alcune segnalazioni che dovranno ispirare anche il cammino futuro, il Vescovo si sofferma sugli adolescenti, con puntuali indicazioni e con
uno sguardo a cio che precede e segue questa età stupenda e
rischiosa per la formazione cristiana.
C
FAEDO
UNIVERSITÀ
DEGLI INFERMIERI
A PAGINA 23
CHIAVENNA
RIFLETTERE,
RICOMINCIARE
omelia di don Ambrogio Balatti, le riflessioni del sindaco Teresa
Tognetti, di suor Maria Amabile (provinciale delle Suore della Croce di
S. Andrea) e di Livia Pomodoro,
presidente del Tribunale dei
Minori ci aiutano ad approfondire e andare oltre la tragedia
di Chiavenna. Qualche elemento in più ci è offerto anche dal
parere di un esperto: Carlo
Climati.
L
'
ALLE PAGINE 7 E 25
P A G I N A
3
ITINERARI
PRIMOPIANO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 8 LUGLIO 2000
TEMPO D'ESTATE PERCORSI MONTANI
NATURA E CULTURA:
SCOPRIAMO LA
MONTAGNA
C
on luglio per molti sono
iniziate le vacanze, e la
montagna con le sue attrattive naturali è una
delle mete preferite insieme al mare. Il nostro giornale
da questa settimana intende
aprirsi anche su tale versante ai
suoi lettori, oggi ascoltando la
voce di due uomini per diversi motivi esperti della montagna, le cui
considerazioni e consigli è opportuno tenere presenti quando ci si
avventura in escursioni; in seguito, dedicando lo stesso spazio per
proporre itinerari percorribili da
tutti. Di questi, oltre alla descrizione, si daranno le notizie storiche e culturali.
ALZARSI PRESTO
E SENTIRE GLI ODORI
DELLA MONTAGNA
Ci sono persone che da una vita
coltivano la propria passione per
la montagna. Antonio Forni, autotrasportatore, vive a Mossini
una frazione della Sondrio Alta,
ma nell’ambiente del CAI tutti lo
conoscono come “Toni parsùtt”
(Antonio prosciutto), con riferimento alle abitudini gastronomiche di quando va in montagna.
«Fino a quando non mi sono sposato – racconta – ho continuato ad
affrontare scalate impegnative.
Dopo ho smesso, perché occorrono
una preparazione anche psicologica e il distacco da tutto. Innamorarsi della montagna è una
brutta malattia» conclude scoppiando in un’allegra risata. «Adesso ho ripreso ad andare, perché il lavoro mi impegna solo al
pomeriggio e così riesco a dedicarmi alle belle cose che mi piacciono. Quando decido un’ascensione,
un mio amico mi sostituisce. Oggi, per esempio, sono salito e sceso dal Disgrazia».
Come è nata la tua passione
per la montagna?
«Le sorelle e il papà amavano
andare, poi… il fascino della neve, la corda… A quattro anni mio
papà mi portava al rifugio Bosio,
allora molto frequentato da gente
della Brianza e da alpinisti valtellinesi che salivano al Disgrazia, e mi lasciava lì tutta l’estate.
Restavo affascinato nel vedere le
corde a tracolla come usava allora, le picozze, gli scarponi. Vedevo quelle montagne paurose soprattutto quando scoppiava il
temporale, ma avevo ugualmente
una gran voglia di andare a sco-
Inizia con questo numero una serie
di appuntamenti dedicati agli itinerari montani
che caratterizzano il territorio della nostra
Diocesi: ecco le testimonianze di due
appassionati delle cime
di PIERANGELO MELGARA
prirle. Verso i 13-14 anni ho cominciato a salire alla Marinelli e
al Bernina in compagnia dei ragazzi del CAI e ben presto a scalare, ma mai per la via normale.
Nel ’63 ero uno dei più giovani
componenti del soccorso alpino».
Quali imprese ti hanno dato
più soddisfazione?
«Trovarmi su una montagna
per me era ed è già una grande
soddisfazione. Nel ’68 abbiamo
fatto l’invernale Roseg–Scerscen–
Bernina. È stata un’impresa più
che altro per il freddo, perché dormire sulla cima del Roseg senza
tenda a 40° sotto zero, non è uno
scherzo. Eravamo io, Franco Gugiatti e Carlo Pedroni. Poi, con
Pedroni ho scalato la nord del
Gran Zebrù e tutte le classiche sui
versanti nord e sud del Gruppo
Bernina. Non cercavo la grande
impresa. Mi piaceva stare sulle
montagne, godere la bellezza
della natura, allora forse alla ricerca di qualcosa di nuovo, oggi
senza cercare nient’altro».
Non cerchi la cima?
«Quando parto, l’obiettivo è
sempre di arrivare in cima. Per
esempio, d’inverno il 90% delle
persone sale sul pizzo Scalino fin
dove si arriva con gli sci, poi ritorna. Io sono sempre andato in
cima».
Come mai la montagna non
è diventata tutta la tua vita?
«Quando avevo vent’anni volevo
diventare guida e maestro di sci,
ma ci sarebbe voluto qualcuno a
darmi un aiuto».
E del modo di andare in
montagna oggi cosa pensi?
«Ai tempi di Donati e Cassin il
modo di andare in montagna era
unico. Adesso, non si capisce più:
c’è chi fa i sette o gli ottomila dell’Himalaya, senza mai aver visto
prima le montagne, e chi fa arrampicata libera. Oggi è molto
difficile dire chi è l’alpinista.
Rampikino (Luca Maspes) forse è il massimo, può fare vera-
IN CAMMINO SULLE NOSTRE MONTAGNE
Ecco il calendario con i percorsi che saranno presentati nei
prossimi numeri de "Il Settimanale".
- 15 luglio:
1. salita da Cernobbio al monte Bisbino (Co);
2. Val Madre e Passo del Muretto (So).
- 22 luglio:
1. da Menaggio al Grona (Co);
2. dalla IV Cantoniera dello Stelvio a Cancano
attraverso la Val Forcola: passaggio alle casermette della I Guerra Mondiale (So).
- 29 luglio:
1. da Livo al rifugio Como (Co);
2. la Bregaglia italiana: dai crotti di Motta di
Villa di Chiavenna agli scavi di Piuro, passando per il villaggio di Savogno, tipico esempio di
architettura alpina (So).
- 5 agosto:
1. l'Anulare Valcuviano
Mario Vannuccini in cima al PIzzo Badile
Luglio 1999, sul Disgrazia: Antonio Forni è il primo da destra
mente tutto quello che vuole,
compiere ascensioni estreme, perché la montagna è il suo habitat.
Lui ha lo spirito giusto dell’alpinista, perché altrimenti non riuscirebbe. In questi giorni è salito in
solitaria sul Piccolo Luigi Amedeo in Val Masino. Per farlo ci
vuole grande preparazione, ma
anche grande forza di volontà,
perché è una delle vie più dure in
assoluto sulle Alpi».
Cosa significa per te l’andare in montagna?
«Alzarsi presto, sentire gli odori dell’alba, il freddo, la quota, la
fame, la salita che diventa pesante, la testa che diventa leggera.
Sono sensazioni che a casa o in
ufficio non si provano mai».
ANDARE TRANQUILLI
ED EVOLVERSI
CON LA SICUREZZA
L'amore per la montagna, a volte, non si acquista, ma appartiene al patrimonio genetico di una
persona. Mario Vannuccini, guida alpina, è molto più giovane di
Antonio Forni. I due si conoscono,
si stimano, ma non si frequentano.Vannuccini vive ad Albosaggia.
Quando e come hai scoperto
la passione per la montagna?
«In casa nessuno mi ha mai invogliato, ma sembra che io l’abbia avuta sempre nel sangue. Ho
iniziato con le gite dell’oratorio
salesiano di San Rocco (spesso la
guida era il Carlino Boscacci) alla
Omio, alla Marinelli, alla Bosio, o
alle Bocchette di Caspoggio e alla
Bignami. A 16 anni ho fatto il primo corso di alpinismo col CAI di
Sondrio, a 17 quello di sci alpinismo. Lo praticavo d’inverno, andando ogni domenica con un coetaneo, senza rendermi conto dei
rischi. Ho ripreso ad arrampicare
intorno ai 20 anni».
Cosa dicevano i tuoi familiari?
«Mio papà non c’era più, mia
mamma era sempre molto preoccupata. Oggi, visto che questo ormai è il mio mestiere, si è rassegnata, ma non si è mai opposta.
Ora rischio di meno, perché accompagno delle persone e non faccio più le “mattate” da disperato
di quando avevo vent’anni. Allora
andavo da solo in posti dove, se
mi fossi fatto male, sarebbe stato
difficile anche trovarmi. A 25
anni sono diventato guida alpina,
mi mantengo con questo lavoro,
scrivendo guide turistiche e facendo altro, come accompagnare
scolaresche lungo itinerari naturalistici ed etnografici, oppure
proponendo corsi di arrampicata
in palestra nelle scuole».
Ai ragazzi che incontri quali
consigli dai?
«Mi accorgo che in generale i
giovani si sentono molto forti e
sicuri, mentre dovrebbero essere
più attenti e, per esempio, mettere tante protezioni anche quando
l’arrampicata è facile. Se cadi è
sempre troppo tardi. Bisogna andare tranquilli ed evolversi con la
sicurezza, non solo con la tecnica.
I ragazzi invece non se ne curano.
Anch’io mi domando come facessi
a salire in modo così incosciente,
rischiando tantissimo senza neppure rendermene conto».
Quindi, prima di andare in
montagna, è bene frequentare
corsi di alpinismo e stare alle
regole per ridurre al minimo i
rischi?
«Si devono fare i corsi, oppure
muoversi con le guide, e non cedere alla tentazione della sfida. I
ragazzi sanno bene come si fa a
salire in sicurezza, ma si sentono
forti e per fare in fretta trascurano manovre e accorgimenti sempre necessari. Occorre misurare
sempre il rischio. Da giovani non
ci si rende conto di quanti anni si
hanno davanti per imparare e
migliorare, anche se è vero che è il
periodo in cui di solito si fanno le
cose più belle».
Che differenza trovi tra la
tua generazione alpinistica e
quella che ti ha preceduto?
«Una radicale rivoluzione tecnica ha portato a vedere la montagna in maniera diversa. Sono
state inventate le scarpette di arrampicata, l’attrezzatura leggera,
gli “spit” (i chiodi che si mettono
forando la roccia), e altri strumenti per proteggersi nella salita
su roccia. Anche i ramponi e le
piccozze da ghiaccio sono cambiate. Negli ultimi 15/20 anni l’evoluzione è stata molto veloce.
Adesso si è imposta la specializzazione. Alpinisti come Messner
o Bonatti erano forti dappertutto;
c’erano i dolomitisti e gli occidentalisti, gli uni fortissimi su roccia
verticale, gli altri più bravi su
ghiaccio. Uno come Cassin, che si
muoveva bene su tutti i terreni,
oggi non c’è più. Adesso tutto è
talmente evoluto che, per essere
bravi in un settore, si tralasciano
per forza gli altri».
È cambiato anche lo spirito
con cui si accosta la montagna?
«Forse non nell’alpinismo estremo, ma in quello che chiamerei
della domenica. È cambiato l’approccio alle pareti, alle cime, perché una volta era più avventuroso, adesso si guarda molto di più
alla tecnica e alla sicurezza. Mentre anche fra i giovani c’è ancora
chi fa alpinismo su ghiaccio, le
vie su roccia vengono pian piano
abbandonate per vie moderne attrezzate di arrampicata protetta
a fondovalle perché si preferisce
non camminare più tanto».
SOCIETÀ
EDUCAZIONE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 8 LUGLIO 2000
P A G I N A
7
LA PAROLA AD UN ESPERTO, CARLO CLIMATI
ROCK SATANICO:
LA MUSICA DIVENTA IL
VEICOLODEL
MALE
In margine al caso di Chiavenna - dove si è
parlato anche di influsso del rock satanico su una
delle ragazzine omicide di suor Maria Laura abbiamo chiesto il parere di un esperto
di CARLO CLIMATI
N
egli ultimi anni i
mezzi di comunicazione hanno dato
spesso notizia dei
rapporti tra satanismo e musica moderna. Si é
parlato di dischi che spingono
alla violenza, al suicidio, alla
droga, all’adorazione del diavolo. Il tema é stato ripreso,
nei giorni scorsi, in seguito all’omicidio di Suor Maria Laura Mainetti, ad opera di tre
minorenni di Chiavenna. I
mass media hanno posto l’accento sull’interesse delle ragazze per l’esoterismo e per
Marilyn Manson, uno dei più
noti cantanti della corrente del
“rock satanico”.
Che ruolo può aver avuto
questa passione musicale nel
gesto delle tre ragazze? Un
certo tipo di rock può davvero
influenzare la mente dei giovani e spingerli alla violenza?
La questione dev’essere affrontata con equilibrio. Sicuramente non è corretto affermare che la causa scatenante
di un omicidio possa essere
una canzone. Ma una cosa è
certa. Il principale veicolo di
diffusione del satanismo tra i
giovani, oggi, è senza dubbio
la musica.
MUSICA, GRANDE
SPOT PUBBLICITARIO
La musica moderna si può
considerare un grande “spot
pubblicitario”, capace di raggiungere il cuore di milioni di
persone. I suoi messaggi sono
in grado di influenzare le mode, i pensieri, i comportamenti
della gente. Non a caso, tanti
ragazzi sono soliti scrivere sui
propri diari i testi delle loro
canzoni preferite, assimilandone i contenuti.
Attraverso un certo tipo di
musica, dunque, i giovani
hanno la possibilità di avvicinarsi ad argomenti nuovi. Ed
è quello che sta accadendo con
l’esoterismo. Si moltiplicano i
cantanti rock che si ispirano
al diavolo, spalancando porte
verso mondi pericolosi. Le
case discografiche, purtroppo,
si arricchiscono sulla pelle dei
giovani.
Il principale ispiratore di
questo fenomeno, al quale si
riconducono i gruppi rock più
trasgressivi, è l’occultista inglese Aleister Crowley (1875
- 1947), considerato “il padre
del satanismo moderno”. Il suo
motto era “Fai ciò che vuoi”,
un invito a vivere senza regole e senza limiti. È la presunzione dell’uomo che vuole
mettersi al posto di Dio e di-
Dal libro di Carlo Climati, giornalista professionista romano, che
da diversi anni si occupa della musica rock, traiamo questa
immagine: si tratta della copertina del disco Holy diver di Ronnie
James Dio, che raffigura il diavolo nell'atto di far affogare in mare
un sacerdote cattolico incatenato. Immagine sin troppo eloquente!
ventare Dio di se stesso, seguendo le leggi che più gli fanno comodo e cercando di soddisfare il proprio, egoistico piacere.
È questa l’essenza del satanismo. Molti credono che i
seguaci del diavolo siano delle persone incappucciate che
fanno strani rituali tra i boschi. In realtà, il vero satanismo è qualcosa di più profondo. È una filosofia di vita che
possiamo ritrovare in un’altra
espressione di Crowley, tratta dal suo “Liber Oz”: «Non
c’è altro Dio che l’uomo. L’uomo ha diritto di vivere secondo la sua stessa legge». Di conseguenza, tutto diventa lecito: la droga, la violenza, l’odio,
la vendetta.
IL VERO VOLTO DEL
SATANISMO GIOVANILE
Il cantante Marilyn Manson ha dichiarato: «Satanismo
non significa adorare il diavolo. Significa che l’uomo dev’essere il proprio dio sulla terra.
Non devi adorare niente e
nessuno, tranne te stesso».
Sono questi i non-valori che
un certo tipo di musica e di
riviste rock stanno portando
ai giovani. Un vero e proprio
“lavaggio del cervello”’, che
può condurre i ragazzi sulla
strada del nichilismo e della
sfiducia nella vita.
Molti genitori si sentono al
sicuro, perché pensano: “Mio
figlio non diventerà mai un
satanista. Non andrà mai a
fare rituali nei boschi”. Poi,
però, attraverso certe canzoni,
diventa il facile bersaglio del
vero satanismo, che insegna la
regola del “Fai ciò che vuoi”.
UN COCKTAIL
MICIDIALE...
Il messaggio negativo proposto da un disco, da solo, non
può certamente spingere alla
violenza o all’omicidio. Ma può
essere un “seme”, un pericolosissimo seme gettato nel fertile campo del disagio giovanile, in cui convivono sofferenze, solitudini, incertezze, situazioni familiari difficili, disoccupazione, consumo di droghe ed alcolici. Questo micidiale “cocktail” di rock nichilista e problemi umani può produrre effetti devastanti nella
mente di giovani già in crisi o
psicologicamente fragili.
È solo un’ipotesi astratta?
No. È una realtà. E lo dimostrano i fatti. Negli ultimi anni
il rock satanico é diventato una
vera e propria moda, che si
esprime attraverso le correnti
musicali più estreme. Le copertine dei dischi sono piene di
immagini blasfeme, e i testi
incitano all’odio e alla violenza
nei confronti dei Cristiani.
Alcuni complessi “recitano”
la parte dei satanisti come trovata pubblicitaria per fare soldi. Ma c’è anche chi fa sul serio, operando a stretto contatto con le sette. Negli Stati
Uniti, ad esempio, alcuni artisti rock (come King Diamond e gli Acheron) collaborano con la Chiesa di Satana, che si propone come
una sorta di “religione alternativa”, perfettamente legale,
con tanto di “Bibbia” e “comandamenti”.
Lo stesso Marilyn Manson,
alcuni anni fa, ha incontrato
Anton Lavey, fondatore della Chiesa di Satana americana, ed è stato ordinato “sacerdote”. Blanche Barton, un
esponente di questa setta, ha
dichiarato: «Abbiamo ricevuto molte domande da parte di
ragazzi che hanno iniziato ad
interessarsi al satanismo grazie alla musica e all’atteggiamento di Marilyn Manson.
Manson non nasconde il proprio appoggio ai veri ideali
satanici, ed é abbastanza eloquente da riuscire a spiegare
esattamente cosa sono questi
ideali, invece che raccontare
le solite storie paurose di sacrifici e cartelli criminali».
Dal semplice ascolto di un
disco, dunque, è possibile entrare in contatto con ambienti esoterici. Ma ci sono anche
altri canali. Uno dei più noti
mensili musicali italiani,
“Flash”, ha pubblicato l’indirizzo della Chiesa di Satana americana, descrivendola come
«l’associazione più seria ed affidabile a cui si possano rivolgere gli amanti e i cultori delle teorie occulte». L’articolo in
questione termina con un
chiaro invito ai lettori: «Se
pensate che vi possa aiutare
la conoscenza del satanismo,
e se volete far parte di quella
grande palestra del pensiero
che é la filosofia satanica, la
Chiesa di Satana vi aspetta».
che ho fatto. Mi sono lasciato
trascinare dalla musica black
metal, che seguo da più di dieci anni. In particolare i testi
di alcuni gruppi norvegesi e
svedesi, tra cui i Mayhem, i
Darkthrone e i Marduk. Mi
hanno condizionato a tal punto che ripetevo come un automa quello che loro raccontavano nelle canzoni. Quella
musica, che ascoltavo anche
dieci ore al giorno, mi prendeva a tal punto che non mi
rendevo conto della gravità
dei miei gesti».
La procura di La Spezia,
dopo la confessione del giovane, condusse una vasta indagine che coinvolse nove giovani, dai diciotto ai ventisette
anni, accusati di danneggiamento e violazione di sepolcro
e di furto aggravato di arredi
sacri. Daniele Murgia, ispettore della questura di La Spezia, che seguì l’operazione, ha
dichiarato: «Il filo conduttore
che legava queste persone nel
loro culto del male era la musica black metal. I loro contatti avvenivano sia a livello
epistolare, sia ai concerti di
rock satanico».
Gli elementi elencati finora
dimostrano in modo schiacciante come una parte della
musica moderna sia diventata, senza ombra di dubbio, un
efficace mezzo di diffusione del
satanismo tra i giovani. Sarà
opportuno riflettere su questo
fenomeno, spesso sottovalutato, per fronteggiare i possibili
danni del “Fai ciò che vuoi” e
restituire speranza ed ottimismo alle nuove generazioni.
IL CASO DEL GIOVANE
DI LA SPEZIA
Alcuni fatti di cronaca, accaduti in Italia nel 1996, hanno dimostrato che i messaggi
lanciati da alcuni cantanti possono avere conseguenze terribili. Il caso più noto è quello
di un giovane di La Spezia,
protagonista di “visite notturne” nei cimiteri, con profanazioni di tombe e furti di teschi
ed ossa. Il ragazzo, oggi completamente pentito, ha dichiarato: «Mi dispiace per quello
Piemme, 1996, pagine
250, lire 45.000
CHIESA
P A G I N A
9
CHIESA LOCALE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 8 LUGLIO 2000
COMPAGNIA SANT'ORSOLA
La TV e i tappeti
Cento anni!
U
n angolo panoramico di Como, in alto a
via Prudenziana ai
piedi di Brunate, vista lago, tanto verde intorno: proprio lì una antica villetta allungata ed allargata col passare del tempo...
potrebbe confondersi con una
delle tanti abitazioni condominiali della zona. Invece è una
casa ricca di storia, di spiritualità: è la Casa dell’Istituto Secolare S. Angela Merici, già
Compagnia S. Orsola, fondata il 15 giugno 1900 da Olimpia
Mella che ha dato origine, per
la diocesi di Como, alla robusta famiglia delle famose
Orsoline.
Per questo, proprio lì, si è
voluto festeggiare un centenario così importante per far
memoria, in preghiera ed in
gratitudine, di un evento che
si è celebrato nella Chiesa
diocesana come annuncio di
una vocazione nuova, come
preziosa profezia. Molto bene
l’ha sottolineato il nostro vescovo all’omelia della S. Messa solenne, concelebrata col
vicario episcopale per la vita
consacrata, mons. Gaetano
Gatti, con don Salvadè, cappellano dell’Istituto, con l’arciprete di S. Agostino e l’arciprete
di Talamona e con don Battista Galli della Caritas.
Il vescovo, richiamando la
figura di Sant’Angela Merici,
l’ha vista molto attuale nella
sua originale intuizione, cioè
la consacrazione di Vergini
che restassero nel mondo
come fermento, in servizio
alla Chiesa. Questo essere
vergini vere, salde, consacrate al Signore, porta a pienezza tutta l’esistenza; lo scandalo delle verginità evangelica
non è solitudine, piuttosto è
enigma da decifrare solo con
riferimento a Cristo. Questa
“compagnia” che fa unità al di
là dei nodi di sangue, dei vincoli di carne, in un periodo in
cui predomina l’istituto della
sopraffazione, della violenza,
della falsità, non può non fare
problema; ma il vincolo che
sottende è quello dello Spirito del Signore che unisce “in
un cuor solo e in un’a-nima
sola”. Questa consacrazione
secolare che opera nel mondo
è un richiamo forte all’aspetto di vigilia, di provvisorietà
e, mentre assicura il distacco
dalle cose, le assume tutte per
portarle al Signore nella carità. “Solo chi ama non passerà
mai...” gioioso ritornello cantato nella cerimonia, diventa
proposito, promessa in un
cammino vocazionale così ricco, che è poi lo stesso cammino della Chiesa, a Cristo orientata, tesa ad oriente, con la
lampada fra le mani.
Clima di festa, dunque, clima di impegno di sapiente rievocazione, con cui la gentecome ha detto Dina, la responsabile del gruppo comensenarra di generazione in generazione le meraviglie delle
opere che sono del Signore.
Presenti, infatti, erano i giovani e i meno giovani, anziani e amici di Istituti Secolari,
suore, consacrate, anche persone in difficoltà a cui la sensibilità generosa delle Orsoline, in collaborazione con la
Caritas, ha aperto la porta
della Casa. Cento anni così
sono un dono per la Chiesa e
per il mondo: non resta che
augurarne ancora tante, all’infinito!
CIA MARAZZI
LUMEN GENTIUM, ECCO IL LIBRO
A scuola del Concilio
A
tteso da tempo e ormai in distribuzione,
il libro conduce per
mano a riscoprire,
capitolo per capitolo,
la grande Costituzione conciliare sulla natura e sulla missione della Chiesa. Esso riproduce fedelmente le lezioni del
corso “Laici alla cattedra del
Consilio” tenuto nell’autunno
scorso al Centro Pastorale di
Como. Il pregio della raccolta
(11 lezioni in 180 pagine) è
presto detto se si tien conto
della finalità, degli autori, dello stile.
La finalità: si è voluto
prendere sul serio l’invito del
Papa a misurarsi col Concilio,
come segno autentico di una
conversione “giubilare”, come
via maestra per verificare il
nostro modo di essere Chiesa. Così i numerosi partecipanti hanno vissuto il “corso” e
con lo stesso scopo se ne diffondono i contenuti. Aggiunge Mons. Vescovo nella presentazione: «...prima di essere sorpassato, il Vaticano II
deve essere capito, assimilato, pregato e messo in prati-
ca, in una fioritura di santità
che ha appena dato qualche accenno, ma può e deve dare una
sopresa immensa di gioia e di
speranza».
Gli autori: sono gli insegnanti del nostro studio teologico; cioè persone di cui è
nota non solo la preparazione
teologica, ma anche la passione pastorale, maturata sul
terreno della nostra Chiesa
locale, insieme alla capacità di
comunicare. Simpatico, tra
l’altro, il fatto che accanto ai
grandi nomi, si affaccia una
nuova generazione di insegnanti. In ordine alfabetico:
Caelli, Maggioni, Morcelli,
Mosconi, Perlasca, Porro, Ruffini, Salvadè. Chiude Mons.
Vescovo con una affettuosa e
nitida radiografia della nostra
Diocesi.
Lo stile (limiti inclusi) è
quello della conversazione, a
rendere più facilmente assimilabili i contenuti.
Il libro è in distribuzione
presso “Il Settimanale” e nelle librerie cattoliche. È in
omaggio per coloro che hanno partecipato al corso.
S
o benissimo che la televisione può essere
una compagnia. So
anche che è l’icona più
crudele della nostra
solitudine. Uno può parlare
quanto vuole. La vicenda sul
piccolo schermo si svolge
come se egli non esistesse.
Conosciamo a memoria i
trucchi per la manipolazione
delle notizie e per la creazione di un consenso, se si riesce. Sappiamo pure che troppa televisione appiattisce
l’abitudine a imparare e a
riflettere. I fatti sono immagini. Gli avvenimenti si susseguono in modo orrendo e
arruffato: dopo il racconto di
una guerra, è piazzato un
défilé di modelle o una rassegna del cinema appena
sfornato che poi è magari
vecchio come bacucco.
I giovani sembra si stiano
svezzando un poco. Forse
stanno avvertendo il richiamo della foresta e desiderano di ritrovarsi a gruppi, a
bande, a orde. Magari non si
comunicano granché: parlano secondo un copione, procedono spesso a urla, a
mugugni, a mozziconi di frase che sono diventate pressoché un gergo. Ma forse si
vanno staccando da quell’incantante ordigno che è il pic-
colo schermo.
Non senza motivi. Me ne
parlava tempo fa un amico il
quale passava in rassegna un
poco i diversi generi di programmi televisivi. I telegiornali? Sembrano zona di cronaca nera: sul piano internazionale o sul ballatoio, poco
importa. Gallerie di orrori.
Bollettini di guerra. E se si
accenna - come sembra di
dovere - un fatto di violenza
o di sesso, sembra ci si diverta sadicamente a ricercare e
a narrare e a mostrare tutti
i particolari più scabrosi e le
minuzie più inorridenti. I
varietà? Talvolta sembra di
essere al Cottolengo, con tutto il rispetto per il Cottolengo. Si sciorinano spettacoli che sono perfettamente
comprensibili e forse gustabili da orangutan, tanto c’è
poco da capire. I quiz a premi? L’inflazione è tale per cui
pare di assistere alla distribuzione dei “pacchi dono” fatta da strutture caritative o
dalla condiscendenza paternalistica del padrone dello
stabilimento. Rimangono i
film o i telefilm. Ma anche
qui, la ripetizione avanza. Si
rivedono commedie e tragedie per l’ennesima volta, se
sono belle; oppure ci si imbatte in opere nuove di avan-
guardia che
brillano per
oscurità e si
impongono
per complicazione.
L’amico a
cui accennavo mi confidava che, a
suo giudizio,
la soluzione
migliore sarebbe il privarsi della
LETTERA
televisione.
Se proprio
non si rieVESCOsce, mi rivelava la
VO
conclusione trionfale
a cui era
arrivato:
nei rari momenti che dedicava alla televisione, le opere migliori che trovava da
seguire erano le aste dei tappeti, delle automobili usate,
dei gioielli - magari da bigiotteria -, degli orologi da collezione e così via.
A quale punto ci siamo ridotti? Forse è più interessante la lettura di agiografie, o
la contemplazione allo stato
puro.
LA
DEL
+ ALESSANDRO MAGGIOLINI,
Vescovo di Como
INCONTRI DI APERTURA ANNO PASTORALE - NUOVA OLONIO
Cristiani, nella Chiesa, per la missione
Convegno dei sacerdoti
MARTEDI 5 SETTEMBRE
Il Convegno si svilupperà dalle ore 9,30
alle 16,30.
Nella mattinata: Accoglienza, preghiera
Mons. Vescovo: Introduzione al senso dell’incontro.
Riflessione: “La fede nella vita del prete”
(Mons. Enrico Bedetti, Vicario generale). Il resto della mattinata sarà dedicato agli
interventi sul tema in assemblea.
N.B. Ogni sacerdote riceverà uno schema
della riflessione con opportune domande guida per l’approfondimento e per il dialogo. Il
testo verrà diffuso tramite i Vicari foranei.
Intervallo per il pranzo.
Nel pomeriggio
14,30: Prosecuzione del dialogo, repliche,
chiarimenti.
Comunicazioni: “Il Piano pastorale, spunti
attuativi” (Mons. Carlo Calori) - “Catechesi
degli adulti, avvio di un nuovo ciclo” (don
Italo Mazzoni) - “Pastorale della Iniziazione
cristiana tra famiglia e oratorio: urgenza di
una verifica” (don Gianluigi Bollini) - Varie.
16,15: Preghiera. Congedo.
Convegno delle religiose
SABATO 16 SETTEMBRE
Il Convegno si svilupperà dalle ore 9,30
alle 16.00, con il seguente programma:
Nella mattinata
Celebrazione dell’Ora Media. Meditazione:
“La vita consacrata, icona della vita cristiana” (Mons. Gaetano Gatti).
11,30 S.Messa con omelia, celebrata da
Mons. Vescovo
Intervallo per il pranzo
Nel pomeriggio
In chiesa: Adorazione. Celebrazione della
Lode Vespertina. Congedo.
Consiglio Pastorale laici
SABATO 16 SETTEMBRE
Il Convegno si svilupperà dalle ore
15.00 alle 17.30
Partecipa il Consiglio Pastorale Diocesano,
“allargato” a rappresentanze delle Zone pastorali e delle parrocchie; la Consulta dei
Laici, con i gruppi dirigenti delle Associazioni e dei Movimenti. Il programma prevede:
15.00: Accoglienza. Preghiera. Mons. Vescovo: Introduzione al Piano pastorale.
Relazione: “Ricominciare il cammino cristiano, oggi” (Mons. Bruno Maggioni). Interventi in assemblea.
Comunicazioni: “Pastorale giovanile e scuola” (d. Gianluigi Bollini) - “Proposte formative
per il servizio ecclesiale dei laici” (d. Carlo
Calori).
N.B. - Tutti sono pregati di leggere in precedenza il Piano pastorale, che sarà in distribuzione presso il Settimanale nel corso
della seconda metà di luglio. Si raccolgono
prenotazioni. (Tel. 031/263533)
CRONACA
P A G I N A
25
Valchiavenna
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 8 LUGLIO 2000
CHIAVENNA LE INDAGINI SONO GIUNTE AD UNA SVOLTA, MA GLI INQUIRENTI NON CHIUDONO IL FASCICOLO
«Un delitto che ci lascia smarriti»
La morte di suor
Laura ed i risultati
delle indagini
rappresentano
un momento
di grande prova
per la comunità
di Chiavenna che,
scossa nelle
coscienze, cerca
di recuperare
il significato più
vero della vita
R
iportiamo qui
di seguito il testo integrale dell’omelia pronunciata da
mons. Ambrogio Balatti,
arciprete di Chiavenna,
la scorsa domenica 2 luglio nel corso della Messa parrocchiale, all’indomani dell’arresto delle
tre ragazze accusate di
aver assassinato suor
Maria Laura Mainetti.
LE PAROLE
DI DON
AMBROGIO
«Non è facile prendere la parola in questo
momento così triste e
doloroso. Si ha più voglia di tacere, di piangere e di pregare. Ci sentiamo tutti travolti da
una tragica realtà che
non solo ci mortifica, ma
addirittura ci smarrisce
a motivo della sua incomprensibilità. Siamo
stati costretti, in modo
drammatico e del tutto
impensabile, ad aprire
gli occhi su un pezzo di
realtà che ci appare per
ora oscura ed incredibile. Sapevamo che anche
il nostro piccolo mondo
locale ( da molti e anche
da noi considerato ancora come un’isola felice)
aveva ed ha, come quasi dappertutto ai nostri
giorni, i suoi disagi ed il
suo malessere. Mai,
però, avremmo immaginato di trovarci al centro di una tragedia tanto sconvolgente. Indubbiamente, quello che è
accaduto, deve indurre
innanzitutto la nostra
comunità ad una seria
riflessione. Ma poiché
non ci sentiamo né migliori né peggiori di tanti altri paesi, oso pensare che questo drammatico evento venga considerato ovunque come un
tremendo campanello
d’allarme che deve scuotere la coscienza di tutte
le persone e indurle ad
un profondo esame. Domandiamoci: che tipo di
società stiamo costruendo? Quali sono le nostre
reali capacità educative?
Quali valori sappiamo
proporre e trasmettere
ai ragazzi e ai giovani?
Siamo ancora capaci di
autentiche relazioni personali? Ecc. Certamente, vien da dire, che ci
troviamo davanti a problemi più grandi di noi,
che investono la società
attuale e la cultura moderna. Tutti ci sentiamo
impotenti e quasi rassegnati, eppure bisognerà
pure incominciare a domandarci cos’è e da dove
viene questo “male oscuro” che sta minando alla
base la convivenza civile
e la vita stessa nella sua
esistenzialità. Stiamo
attenti, però, in questa
inevitabile verifica comunitaria che coinvolge
credenti e non credenti,
laici e cattolici, uomini
di buon senso e di buona volontà; bisogna che
tutti lascino da una parte ogni arroganza e presunzione per rivestirsi di
tanta umiltà e disporsi a
correggere quello che
ciascuno di noi ha (chi
più, chi meno) di sbagliato o di nocivo. Nessuno,
poi, approfitti della situazione per lasciarsi
andare a giudizi scriteriati, incontrollati, o tenti di strumentalizzare il
momento presente per
fini secondari o rivalse di
qualsiasi genere. C’è bisogno, più che mai, di
far fronte comune all’emergenza, di cercare
insieme le possibili soluzioni, di essere uniti, pur
nelle legittime ed inevitabili differenze.
A questo punto, però,
non ci possiamo fermare a queste scarne riflessioni da cristiani, da per-
sone che cercano, nonostante la fatica e le inevitabili contraddizioni, di
seguire Cristo; sentiamo
il bisogno di lasciarci guidare dalla Parola del Signore, l’unica capace di illuminare anche questi
momenti di grande oscurità, l’unica capace di aprire il nostro cuore alla speranza ed alla fiducia. E,
per una felice coincidenza, la Parola che oggi ci
viene rivolta, attraverso
la liturgia di questa domenica, è davvero una
Parola che fa al caso nostro. Il Signore Gesù, nel
Vangelo, per venire incontro a persone affrante dal dolore o bisognose
di guarigione, pronuncia
parole che oggi sentiamo
rivolte anche a noi: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita”; “Non temere, continua solo ad avere fede”.
“Fanciulla, io ti dico alzati!” Anche noi, in un certo qual modo, vorremmo
dal Signore un miracolo:
la liberazione da questo
senso di oppressione e di
smarrimento.
Ed il Signore ci ripete:
“non temete, continuate
ad avere fede”. E ci dice:
“comunità di Chiavenna,
alzati, risorgi, torna a
sperare, perché un miracolo ti è già stato donato:
il miracolo dell’amore
che si dona fino a dare la
vita. Il miracolo testimoniato dal martirio di suor
Maria Laura che, con la
forza di Cristo e sul suo
esempio, ha donato la vita
per amore.
Quello che sul piano
umano appare come
un’immane tragedia, agli
occhi della fede costituisce un’immensa grazia
che il Signore ci ha fatto,
dalla quale, se sapremo
ascoltare la Parola del
Signore e se ci impegneremo a stare lontano dal
male pentendoci dei nostri peccati, potremo ricavare una salutare scossa che potrà rinnovarci
come cristiani e migliorare la nostra comunità».
COMMENTI E DICHIARAZIONI DOPO GLI ARRESTI
Restiamo uniti per aiutare i giovani
L
o scorso giovedì
Chiavenna ha ricordato suor Maria Laura Mainetti
nel trigesimo della sua morte. I risultati
delle indagini sono tristemente noti a tutti:
suor Laura è morta per
mano di tre minorenni
che l’hanno attirata nella loro feroce imboscata
facendo leva sulla generosità e sulla disponibilità della religiosa. Il fascicolo degli inquirenti,
comunque, non si è ancora chiuso. Deve essere definito l’ambito in
cui il delitto è maturato
e, soprattutto, bisogna
capire se le tre giovani
hanno agito da sole o su
ispirazione di una miste-
riosa quarta persona. In
questi giorni si sono moltiplicate le dichiarazioni
su argomenti come rock
satanico, vuoto esistenziale dei giovani e realtà
di Chiavenna. Facciamo
un po’ di chiarezza. In
merito alle pericolose
contaminazioni fra musica e maligno, a pagina
7 di questo numero de “Il
Settimanale” c’è un intervento puntuale dell’esperto Carlo Climati. Per quanto riguarda
lo specifico di Chiavenna, il sindaco, Teresa
Tognetti, è intervenuta
invitando i suoi cittadini
a «restare più uniti che
mai in una situazione
che ci ha completamente disorientato. Ora - ci
ha detto la Tognetti dobbiamo recuperare il
senso della quotidianità
e difendere la vita della
nostra cittadina, le nostre tradizioni e la nostra cultura. Non dimentichiamoci che a Chiavenna esistono ben 30
associazioni di volontariato, che riuniscono
persone di ogni età ed
estrazione sociale. È ingiusto strumentalizzare
quanto è successo a fini
politici. Il disagio presente nella mente dei
giovani deve essere affrontato non solo con
l’aiuto degli esperti ma
con la collaborazione di
tutti, a prescindere dagli schieramenti: di fronte a queste tragedie le
ideologie non trovano
spazio».
«Tutto sommato avremmo preferito sapere che
suor Laura era caduta
per mano di un perfetto
sconosciuto, di un folle
balordo - afferma suor
Maria Amabile, madre
provinciale delle Suore
della Croce di Sant’Andrea -. Questo episodio ci
responsabilizza e ci spinge ad aumentare il nostro
impegno verso i giovani...
Ciò che ci lascia senza
parole è la cieca volontà
di colpire un religioso,
colpire, cioè, qualcuno
che opera e fa del bene
nel nome di Dio... Tutti
dobbiamo interrogarci sul
senso dell’apparente normalità che appiattisce e
IL PUNTO SULLE INDAGINI
«Raggio di luce»
Operazione “Raggio di luce”, l’hanno chiamata gli
inquirenti, per ricordare il sacrificio di suor Maria
Laura Mainetti. E luce su uno dei delitti più
efferati mai commessi in Provincia di Sondrio,
anche se in parte, è stata fatta: ad uccidere la
superiora dell’Istituto dell’Immacolata di
Chiavenna, e l’hanno alla fine confessato, sono
state tre ragazze minorenni. Sono state smascherate grazie ad un espediente utilizzato dai Carabinieri, quelli del Comando provinciale coadiuvati
dai colleghi di Milano, che ben presto hanno abbandonato il filone di indagine seguito nei primissimi giorni dal delitto, per dare la massima attenzione al particolare notato dalla persona che
la sera del 6 giugno scorso vide suor Maria Laura
in compagnia di tre individui. Il telefonino di uno
di questi squillò. Grazie ad una azione investigativa che ha pochissimi precedenti in Italia è stato
possibile risalire a chi fossero quelle tre persone,
tradite sempre dal telefonino, per aver commentato quell’identikit, accompagnato da un comunicato che parlava di una “giovane che potrebbe essere in stato interessante ed a conoscenza dei fatti accaduti prima dell’omicidio” che però non ritraeva nessuna di loro, ad arte diffuso dagli investigatori per poter registrare quello che è diventato più di un indizio. Poi il fermo, gli interrogatori
alla presenza di un magistrato del Tribunale per
i Minorenni, ed infine l’arresto, con la conclusione
che tutti, ad iniziare da quanti hanno operato per
portare un “raggio di luce” in questa vicenda, non
avrebbero voluto che fosse: ad uccidere suor Maria
Laura, con una ferocia assurda, sono state tre ragazze, di 17 anni, oggi affidate a tre diversi istituti di restrizione. “Speriamo – commenta il procuratore Avella – che anche per loro ci sia un raggio
di luce”, determinato, però, a non chiudere il fascicolo fintanto che non saranno chiariti tutti gli
aspetti della vicenda. Se non paiono esserci più
dubbi sulle autrici di questo gesto folle e gratuito,
di cui ora si occuperanno i giudici del Tribunale
per i Minorenni di Milano, rimangono molti, moltissimi dubbi su tutto quanto ha ruotato attorno
a loro.
Innanzitutto, interessa ora sapere se qualcuno ha
aiutato le tre ragazze, risultando difficile credere
che abbiano potuto agire da sole, sia prima che
dopo l’omicidio, nella convinzione che solo individuando tutte le persone coinvolte sarà possibile
dare una risposta al perché hanno infierito sulla
religiosa. Evidentemente allora, l’attenzione degli investigatori si sta accentrando maggiormente sul mondo frequentato dalle tre ragazze, dopo
che già nelle fasi più calde dell’indagine sono stati
ascoltati numerosi loro amici che hanno dato conto di una realtà tanto inquietante quanto trascurata e dopo che le stesse intercettazioni telefoniche potranno essere utilizzate per meglio inquadrare l’ambiente in cui l’atroce delitto si è consumato. Si vuole, in particolare, dare maggior importanza a quelli che, fino ad oggi, sono stati considerati particolari di poco conto, riferendosi soprattutto ad episodi – quali le profanazioni nei
cimiteri che da sempre si registrano in Provincia
– non sempre, anche alla luce di questa vicenda,
adeguatamente valutati. La determinazione con
la quale si sta operando, accompagnata dal comprensibile riserbo, dà conto della possibilità che,
magari già in questi giorni, si possa assistere ad
ulteriori sviluppi, perché il “raggio di luce” sia il
più esteso possibile.
PIETRO BORASO
rende tutti uguali, ma
che in realtà nasconde un
profondo disagio. Le tre
ragazze sono state definite “normali”: come si può
sembrare normali ed essere contemporaneamente degli assassini?
Vogliamo sperare che Il
Signore, che ci ama al di
là di ogni nostra colpa,
con la morte di suor Laura ci abbia voluto indicare una nuova strada:
metterci al servizio di
queste giovani generazioni così sole e circondate
da un mondo così negativo». Il giorno stesso in
cui alle tre ragazze era
stato confermato lo sta-
to di arresto, come da
richiesta del pubblico
ministero, Livia Pomodoro, presidente
del Tribunale dei Minori, in un veloce colloquio telefonico, ci ha dichiarato che «la vicenda, così come ci viene
rappresentata è un fatto terribile ed angosciante. La morte di
suor Laura interpella
le nostre responsabilità di adulti di fronte a
questi ragazzi e alle
loro storie di vita. Più
di questo penso che non
ci sia altro da aggiungere e commentare».
ENRICA LATTANZI