DELLA SOLO LORO? I nutile dire che l'esito delle indagini dell'orribile omicidio di suor Maria Laura Mainetti lascia sconcertati: tre ragazzine di diciassette anni hanno confessato di aver massacrato la suora di Chiavenna senza un movente preciso, per gioco, per noia, per voglia di protagonismo. Si resta senza parole di fronte a questo abisso del male. Si apre il grande spazio della preghiera, quello che sant'Agostino stupendamente tratteggiava come il momento in cui «più che parlare loro di Dio, si parla a Dio di loro». Ci dicessero almeno che le tre ragazze non hanno agito da sole, che qualcuno le ha plagiate... staremmo meglio. «C'è davvero da rabbrividire, se fossero state solo loro», è stato detto in questi giorni da più parti. La stessa ipotesi di una setta satanica alle loro spalle, in veste di «regista» del delitto, ci appare già consolante. Ebbene, satana sicuramente ha avuto un ruolo con l'omicidio di suor Maria Laura, ma non è necessariamente il satanismo da copertina con individui incappucciati che compiono i loro orrendi riti. È vero, non sono state «solo loro»: con le tre ragazzine, quella notte del 6 giugno scorso, c'era anche lui, il «serpente antico», il diavolo, l'istigatore del peccato. Quel male concreto che purtroppo trova sempre più spazio nel cuore dell'uomo, mano a mano che esso diventa impermeabile al bene. Il nostro «recipiente» è fatto così, non è adatto a stare vuoto: se non vi fruttificano i valori, l'infesta la mala erba dei disvalori; se non si apre al bene, il male prima o poi trova il terreno idoneo ad attecchire. È una legge impietosa di cui vediamo l'applicazione quotidiana nel campo dell'educazione. La neutralità è una chimera. Diceva un vecchio prete: «Chi non si forma, si sforma». Inutile cercare scorciatoie: il satanismo trova spazio laddove vien meno la religiosità; la maleducazione troneggia dove manca l'educazione; il male serpeggia quando gli spazi del bene sono ridotti al lumicino. La cultura del nulla è un'atroce utopia: il nulla, infatti, non esiste; quando c'è il nulla, di fatto c'è già il male. Tutto è ancora più drammatico in quell'età in cui ai «lutti» dell'infanzia dovrebbero sostituirsi le «nascite» della vita adulta. L'adolescente ha bisogno di essere amorevolmente e tenacemente educato al sacrificio. Solo il sacrificio partorisce il bene. Oggi lo si rifugge, in una sazietà dell'avere che lascia trasparire sempre più la povertà dell'essere. E se il sacrificio non conduce ai valori, il suo posto è preso fatalmente da un protagonismo malsano. La noia occupa il vuoto di ideali. E il gioco è un gioco... di morte. È accaduto a Chiavenna. don AGOSTINO CLERICI ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ANNO XXIV 8 LUGLIO 2000 L I R E 1. 7 0 0 DIOCESI 27 DI COMO PERIODICO SETTIMANALE SPED. IN A. P. PUBBLICITÀ 45% ART. 2 COMM. 20/B LEGGE 662/96 FILIALE COMO COMO A KALONGO PER SERVIRE DIO Montagna, che passione! P IN PRIMO PIANO. DAL PROSSIMO NUMERO SETTE ITINERARI SUL TERRITORIO DELLA DIOCESI DI COMO adre Egidio Tocalli ha trascorso qualche settimana di riposo in Italia. Da pochi giorni è ripartito alla volta dell'Uganda per proseguire la propria missione. Lo abbiamo incontrato presso l'Istituto comboniano di Rebbio, A PAGINA 13 REGIONE LA PAROLA A GIORGIO POZZI A PAGINA 15 GERUSALEMME SEMINARISTI... DA ADOTTARE M ons. Maroun Lahham, rettore del Seminario patriarcale di Gerusalemme, è stato a Como per ringraziare alcune parrocchie del sostegno dato all'attività dell'Istituto. Nostra intervista. A PAGINA 16 UGGIATE T. INCONTRO TRA I POPOLI A PAGINA 19 CUGLIATE NUOVO ORATORIO D alla scorsa domenica 2 luglio la comunità di Cugliate Fabiasco ha un oratorio nuovo fiammante. La progettazione dell'edificio è stata affidata ad un architetto di Cermenate. A PAGINA 22 Piano pastorale CRISTIANI, NELLA CHIESA PER LA MISSIONE LA LETTERA DEL VESCOVO LA TV E I TAPPETI A PAGINA 9 on il titolo “Cristiani, nella Chiesa, per la missione”, incomincerà nel corso della entrante settimana la diffusione del Piano pastorale per il “dopo Giubileo”. Anticipiamo alcuni temi dominanti di questo “vademecum” per l’azione pastorale che il Vescovo ci consegna. Quanto alla animazione di fondo: ritorno al cuore della identità cristiana (vita in Cristo, appartenenza ecclesiale, missionarietà). Quanto al metodo: dedicare tempo e risorse ad aprire percorsi formativi più che puntare su singole iniziative, responsabilizzare le persone più che coinvolgerle in modo generico, preparare figure di accompagnamento (educatori) piuttosto che rincorrere ogni emergenza. Quanto all’area di concreta attenzione, dopo alcune segnalazioni che dovranno ispirare anche il cammino futuro, il Vescovo si sofferma sugli adolescenti, con puntuali indicazioni e con uno sguardo a cio che precede e segue questa età stupenda e rischiosa per la formazione cristiana. C FAEDO UNIVERSITÀ DEGLI INFERMIERI A PAGINA 23 CHIAVENNA RIFLETTERE, RICOMINCIARE omelia di don Ambrogio Balatti, le riflessioni del sindaco Teresa Tognetti, di suor Maria Amabile (provinciale delle Suore della Croce di S. Andrea) e di Livia Pomodoro, presidente del Tribunale dei Minori ci aiutano ad approfondire e andare oltre la tragedia di Chiavenna. Qualche elemento in più ci è offerto anche dal parere di un esperto: Carlo Climati. L ' ALLE PAGINE 7 E 25 P A G I N A 3 ITINERARI PRIMOPIANO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 8 LUGLIO 2000 TEMPO D'ESTATE PERCORSI MONTANI NATURA E CULTURA: SCOPRIAMO LA MONTAGNA C on luglio per molti sono iniziate le vacanze, e la montagna con le sue attrattive naturali è una delle mete preferite insieme al mare. Il nostro giornale da questa settimana intende aprirsi anche su tale versante ai suoi lettori, oggi ascoltando la voce di due uomini per diversi motivi esperti della montagna, le cui considerazioni e consigli è opportuno tenere presenti quando ci si avventura in escursioni; in seguito, dedicando lo stesso spazio per proporre itinerari percorribili da tutti. Di questi, oltre alla descrizione, si daranno le notizie storiche e culturali. ALZARSI PRESTO E SENTIRE GLI ODORI DELLA MONTAGNA Ci sono persone che da una vita coltivano la propria passione per la montagna. Antonio Forni, autotrasportatore, vive a Mossini una frazione della Sondrio Alta, ma nell’ambiente del CAI tutti lo conoscono come “Toni parsùtt” (Antonio prosciutto), con riferimento alle abitudini gastronomiche di quando va in montagna. «Fino a quando non mi sono sposato – racconta – ho continuato ad affrontare scalate impegnative. Dopo ho smesso, perché occorrono una preparazione anche psicologica e il distacco da tutto. Innamorarsi della montagna è una brutta malattia» conclude scoppiando in un’allegra risata. «Adesso ho ripreso ad andare, perché il lavoro mi impegna solo al pomeriggio e così riesco a dedicarmi alle belle cose che mi piacciono. Quando decido un’ascensione, un mio amico mi sostituisce. Oggi, per esempio, sono salito e sceso dal Disgrazia». Come è nata la tua passione per la montagna? «Le sorelle e il papà amavano andare, poi… il fascino della neve, la corda… A quattro anni mio papà mi portava al rifugio Bosio, allora molto frequentato da gente della Brianza e da alpinisti valtellinesi che salivano al Disgrazia, e mi lasciava lì tutta l’estate. Restavo affascinato nel vedere le corde a tracolla come usava allora, le picozze, gli scarponi. Vedevo quelle montagne paurose soprattutto quando scoppiava il temporale, ma avevo ugualmente una gran voglia di andare a sco- Inizia con questo numero una serie di appuntamenti dedicati agli itinerari montani che caratterizzano il territorio della nostra Diocesi: ecco le testimonianze di due appassionati delle cime di PIERANGELO MELGARA prirle. Verso i 13-14 anni ho cominciato a salire alla Marinelli e al Bernina in compagnia dei ragazzi del CAI e ben presto a scalare, ma mai per la via normale. Nel ’63 ero uno dei più giovani componenti del soccorso alpino». Quali imprese ti hanno dato più soddisfazione? «Trovarmi su una montagna per me era ed è già una grande soddisfazione. Nel ’68 abbiamo fatto l’invernale Roseg–Scerscen– Bernina. È stata un’impresa più che altro per il freddo, perché dormire sulla cima del Roseg senza tenda a 40° sotto zero, non è uno scherzo. Eravamo io, Franco Gugiatti e Carlo Pedroni. Poi, con Pedroni ho scalato la nord del Gran Zebrù e tutte le classiche sui versanti nord e sud del Gruppo Bernina. Non cercavo la grande impresa. Mi piaceva stare sulle montagne, godere la bellezza della natura, allora forse alla ricerca di qualcosa di nuovo, oggi senza cercare nient’altro». Non cerchi la cima? «Quando parto, l’obiettivo è sempre di arrivare in cima. Per esempio, d’inverno il 90% delle persone sale sul pizzo Scalino fin dove si arriva con gli sci, poi ritorna. Io sono sempre andato in cima». Come mai la montagna non è diventata tutta la tua vita? «Quando avevo vent’anni volevo diventare guida e maestro di sci, ma ci sarebbe voluto qualcuno a darmi un aiuto». E del modo di andare in montagna oggi cosa pensi? «Ai tempi di Donati e Cassin il modo di andare in montagna era unico. Adesso, non si capisce più: c’è chi fa i sette o gli ottomila dell’Himalaya, senza mai aver visto prima le montagne, e chi fa arrampicata libera. Oggi è molto difficile dire chi è l’alpinista. Rampikino (Luca Maspes) forse è il massimo, può fare vera- IN CAMMINO SULLE NOSTRE MONTAGNE Ecco il calendario con i percorsi che saranno presentati nei prossimi numeri de "Il Settimanale". - 15 luglio: 1. salita da Cernobbio al monte Bisbino (Co); 2. Val Madre e Passo del Muretto (So). - 22 luglio: 1. da Menaggio al Grona (Co); 2. dalla IV Cantoniera dello Stelvio a Cancano attraverso la Val Forcola: passaggio alle casermette della I Guerra Mondiale (So). - 29 luglio: 1. da Livo al rifugio Como (Co); 2. la Bregaglia italiana: dai crotti di Motta di Villa di Chiavenna agli scavi di Piuro, passando per il villaggio di Savogno, tipico esempio di architettura alpina (So). - 5 agosto: 1. l'Anulare Valcuviano Mario Vannuccini in cima al PIzzo Badile Luglio 1999, sul Disgrazia: Antonio Forni è il primo da destra mente tutto quello che vuole, compiere ascensioni estreme, perché la montagna è il suo habitat. Lui ha lo spirito giusto dell’alpinista, perché altrimenti non riuscirebbe. In questi giorni è salito in solitaria sul Piccolo Luigi Amedeo in Val Masino. Per farlo ci vuole grande preparazione, ma anche grande forza di volontà, perché è una delle vie più dure in assoluto sulle Alpi». Cosa significa per te l’andare in montagna? «Alzarsi presto, sentire gli odori dell’alba, il freddo, la quota, la fame, la salita che diventa pesante, la testa che diventa leggera. Sono sensazioni che a casa o in ufficio non si provano mai». ANDARE TRANQUILLI ED EVOLVERSI CON LA SICUREZZA L'amore per la montagna, a volte, non si acquista, ma appartiene al patrimonio genetico di una persona. Mario Vannuccini, guida alpina, è molto più giovane di Antonio Forni. I due si conoscono, si stimano, ma non si frequentano.Vannuccini vive ad Albosaggia. Quando e come hai scoperto la passione per la montagna? «In casa nessuno mi ha mai invogliato, ma sembra che io l’abbia avuta sempre nel sangue. Ho iniziato con le gite dell’oratorio salesiano di San Rocco (spesso la guida era il Carlino Boscacci) alla Omio, alla Marinelli, alla Bosio, o alle Bocchette di Caspoggio e alla Bignami. A 16 anni ho fatto il primo corso di alpinismo col CAI di Sondrio, a 17 quello di sci alpinismo. Lo praticavo d’inverno, andando ogni domenica con un coetaneo, senza rendermi conto dei rischi. Ho ripreso ad arrampicare intorno ai 20 anni». Cosa dicevano i tuoi familiari? «Mio papà non c’era più, mia mamma era sempre molto preoccupata. Oggi, visto che questo ormai è il mio mestiere, si è rassegnata, ma non si è mai opposta. Ora rischio di meno, perché accompagno delle persone e non faccio più le “mattate” da disperato di quando avevo vent’anni. Allora andavo da solo in posti dove, se mi fossi fatto male, sarebbe stato difficile anche trovarmi. A 25 anni sono diventato guida alpina, mi mantengo con questo lavoro, scrivendo guide turistiche e facendo altro, come accompagnare scolaresche lungo itinerari naturalistici ed etnografici, oppure proponendo corsi di arrampicata in palestra nelle scuole». Ai ragazzi che incontri quali consigli dai? «Mi accorgo che in generale i giovani si sentono molto forti e sicuri, mentre dovrebbero essere più attenti e, per esempio, mettere tante protezioni anche quando l’arrampicata è facile. Se cadi è sempre troppo tardi. Bisogna andare tranquilli ed evolversi con la sicurezza, non solo con la tecnica. I ragazzi invece non se ne curano. Anch’io mi domando come facessi a salire in modo così incosciente, rischiando tantissimo senza neppure rendermene conto». Quindi, prima di andare in montagna, è bene frequentare corsi di alpinismo e stare alle regole per ridurre al minimo i rischi? «Si devono fare i corsi, oppure muoversi con le guide, e non cedere alla tentazione della sfida. I ragazzi sanno bene come si fa a salire in sicurezza, ma si sentono forti e per fare in fretta trascurano manovre e accorgimenti sempre necessari. Occorre misurare sempre il rischio. Da giovani non ci si rende conto di quanti anni si hanno davanti per imparare e migliorare, anche se è vero che è il periodo in cui di solito si fanno le cose più belle». Che differenza trovi tra la tua generazione alpinistica e quella che ti ha preceduto? «Una radicale rivoluzione tecnica ha portato a vedere la montagna in maniera diversa. Sono state inventate le scarpette di arrampicata, l’attrezzatura leggera, gli “spit” (i chiodi che si mettono forando la roccia), e altri strumenti per proteggersi nella salita su roccia. Anche i ramponi e le piccozze da ghiaccio sono cambiate. Negli ultimi 15/20 anni l’evoluzione è stata molto veloce. Adesso si è imposta la specializzazione. Alpinisti come Messner o Bonatti erano forti dappertutto; c’erano i dolomitisti e gli occidentalisti, gli uni fortissimi su roccia verticale, gli altri più bravi su ghiaccio. Uno come Cassin, che si muoveva bene su tutti i terreni, oggi non c’è più. Adesso tutto è talmente evoluto che, per essere bravi in un settore, si tralasciano per forza gli altri». È cambiato anche lo spirito con cui si accosta la montagna? «Forse non nell’alpinismo estremo, ma in quello che chiamerei della domenica. È cambiato l’approccio alle pareti, alle cime, perché una volta era più avventuroso, adesso si guarda molto di più alla tecnica e alla sicurezza. Mentre anche fra i giovani c’è ancora chi fa alpinismo su ghiaccio, le vie su roccia vengono pian piano abbandonate per vie moderne attrezzate di arrampicata protetta a fondovalle perché si preferisce non camminare più tanto». SOCIETÀ EDUCAZIONE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 8 LUGLIO 2000 P A G I N A 7 LA PAROLA AD UN ESPERTO, CARLO CLIMATI ROCK SATANICO: LA MUSICA DIVENTA IL VEICOLODEL MALE In margine al caso di Chiavenna - dove si è parlato anche di influsso del rock satanico su una delle ragazzine omicide di suor Maria Laura abbiamo chiesto il parere di un esperto di CARLO CLIMATI N egli ultimi anni i mezzi di comunicazione hanno dato spesso notizia dei rapporti tra satanismo e musica moderna. Si é parlato di dischi che spingono alla violenza, al suicidio, alla droga, all’adorazione del diavolo. Il tema é stato ripreso, nei giorni scorsi, in seguito all’omicidio di Suor Maria Laura Mainetti, ad opera di tre minorenni di Chiavenna. I mass media hanno posto l’accento sull’interesse delle ragazze per l’esoterismo e per Marilyn Manson, uno dei più noti cantanti della corrente del “rock satanico”. Che ruolo può aver avuto questa passione musicale nel gesto delle tre ragazze? Un certo tipo di rock può davvero influenzare la mente dei giovani e spingerli alla violenza? La questione dev’essere affrontata con equilibrio. Sicuramente non è corretto affermare che la causa scatenante di un omicidio possa essere una canzone. Ma una cosa è certa. Il principale veicolo di diffusione del satanismo tra i giovani, oggi, è senza dubbio la musica. MUSICA, GRANDE SPOT PUBBLICITARIO La musica moderna si può considerare un grande “spot pubblicitario”, capace di raggiungere il cuore di milioni di persone. I suoi messaggi sono in grado di influenzare le mode, i pensieri, i comportamenti della gente. Non a caso, tanti ragazzi sono soliti scrivere sui propri diari i testi delle loro canzoni preferite, assimilandone i contenuti. Attraverso un certo tipo di musica, dunque, i giovani hanno la possibilità di avvicinarsi ad argomenti nuovi. Ed è quello che sta accadendo con l’esoterismo. Si moltiplicano i cantanti rock che si ispirano al diavolo, spalancando porte verso mondi pericolosi. Le case discografiche, purtroppo, si arricchiscono sulla pelle dei giovani. Il principale ispiratore di questo fenomeno, al quale si riconducono i gruppi rock più trasgressivi, è l’occultista inglese Aleister Crowley (1875 - 1947), considerato “il padre del satanismo moderno”. Il suo motto era “Fai ciò che vuoi”, un invito a vivere senza regole e senza limiti. È la presunzione dell’uomo che vuole mettersi al posto di Dio e di- Dal libro di Carlo Climati, giornalista professionista romano, che da diversi anni si occupa della musica rock, traiamo questa immagine: si tratta della copertina del disco Holy diver di Ronnie James Dio, che raffigura il diavolo nell'atto di far affogare in mare un sacerdote cattolico incatenato. Immagine sin troppo eloquente! ventare Dio di se stesso, seguendo le leggi che più gli fanno comodo e cercando di soddisfare il proprio, egoistico piacere. È questa l’essenza del satanismo. Molti credono che i seguaci del diavolo siano delle persone incappucciate che fanno strani rituali tra i boschi. In realtà, il vero satanismo è qualcosa di più profondo. È una filosofia di vita che possiamo ritrovare in un’altra espressione di Crowley, tratta dal suo “Liber Oz”: «Non c’è altro Dio che l’uomo. L’uomo ha diritto di vivere secondo la sua stessa legge». Di conseguenza, tutto diventa lecito: la droga, la violenza, l’odio, la vendetta. IL VERO VOLTO DEL SATANISMO GIOVANILE Il cantante Marilyn Manson ha dichiarato: «Satanismo non significa adorare il diavolo. Significa che l’uomo dev’essere il proprio dio sulla terra. Non devi adorare niente e nessuno, tranne te stesso». Sono questi i non-valori che un certo tipo di musica e di riviste rock stanno portando ai giovani. Un vero e proprio “lavaggio del cervello”’, che può condurre i ragazzi sulla strada del nichilismo e della sfiducia nella vita. Molti genitori si sentono al sicuro, perché pensano: “Mio figlio non diventerà mai un satanista. Non andrà mai a fare rituali nei boschi”. Poi, però, attraverso certe canzoni, diventa il facile bersaglio del vero satanismo, che insegna la regola del “Fai ciò che vuoi”. UN COCKTAIL MICIDIALE... Il messaggio negativo proposto da un disco, da solo, non può certamente spingere alla violenza o all’omicidio. Ma può essere un “seme”, un pericolosissimo seme gettato nel fertile campo del disagio giovanile, in cui convivono sofferenze, solitudini, incertezze, situazioni familiari difficili, disoccupazione, consumo di droghe ed alcolici. Questo micidiale “cocktail” di rock nichilista e problemi umani può produrre effetti devastanti nella mente di giovani già in crisi o psicologicamente fragili. È solo un’ipotesi astratta? No. È una realtà. E lo dimostrano i fatti. Negli ultimi anni il rock satanico é diventato una vera e propria moda, che si esprime attraverso le correnti musicali più estreme. Le copertine dei dischi sono piene di immagini blasfeme, e i testi incitano all’odio e alla violenza nei confronti dei Cristiani. Alcuni complessi “recitano” la parte dei satanisti come trovata pubblicitaria per fare soldi. Ma c’è anche chi fa sul serio, operando a stretto contatto con le sette. Negli Stati Uniti, ad esempio, alcuni artisti rock (come King Diamond e gli Acheron) collaborano con la Chiesa di Satana, che si propone come una sorta di “religione alternativa”, perfettamente legale, con tanto di “Bibbia” e “comandamenti”. Lo stesso Marilyn Manson, alcuni anni fa, ha incontrato Anton Lavey, fondatore della Chiesa di Satana americana, ed è stato ordinato “sacerdote”. Blanche Barton, un esponente di questa setta, ha dichiarato: «Abbiamo ricevuto molte domande da parte di ragazzi che hanno iniziato ad interessarsi al satanismo grazie alla musica e all’atteggiamento di Marilyn Manson. Manson non nasconde il proprio appoggio ai veri ideali satanici, ed é abbastanza eloquente da riuscire a spiegare esattamente cosa sono questi ideali, invece che raccontare le solite storie paurose di sacrifici e cartelli criminali». Dal semplice ascolto di un disco, dunque, è possibile entrare in contatto con ambienti esoterici. Ma ci sono anche altri canali. Uno dei più noti mensili musicali italiani, “Flash”, ha pubblicato l’indirizzo della Chiesa di Satana americana, descrivendola come «l’associazione più seria ed affidabile a cui si possano rivolgere gli amanti e i cultori delle teorie occulte». L’articolo in questione termina con un chiaro invito ai lettori: «Se pensate che vi possa aiutare la conoscenza del satanismo, e se volete far parte di quella grande palestra del pensiero che é la filosofia satanica, la Chiesa di Satana vi aspetta». che ho fatto. Mi sono lasciato trascinare dalla musica black metal, che seguo da più di dieci anni. In particolare i testi di alcuni gruppi norvegesi e svedesi, tra cui i Mayhem, i Darkthrone e i Marduk. Mi hanno condizionato a tal punto che ripetevo come un automa quello che loro raccontavano nelle canzoni. Quella musica, che ascoltavo anche dieci ore al giorno, mi prendeva a tal punto che non mi rendevo conto della gravità dei miei gesti». La procura di La Spezia, dopo la confessione del giovane, condusse una vasta indagine che coinvolse nove giovani, dai diciotto ai ventisette anni, accusati di danneggiamento e violazione di sepolcro e di furto aggravato di arredi sacri. Daniele Murgia, ispettore della questura di La Spezia, che seguì l’operazione, ha dichiarato: «Il filo conduttore che legava queste persone nel loro culto del male era la musica black metal. I loro contatti avvenivano sia a livello epistolare, sia ai concerti di rock satanico». Gli elementi elencati finora dimostrano in modo schiacciante come una parte della musica moderna sia diventata, senza ombra di dubbio, un efficace mezzo di diffusione del satanismo tra i giovani. Sarà opportuno riflettere su questo fenomeno, spesso sottovalutato, per fronteggiare i possibili danni del “Fai ciò che vuoi” e restituire speranza ed ottimismo alle nuove generazioni. IL CASO DEL GIOVANE DI LA SPEZIA Alcuni fatti di cronaca, accaduti in Italia nel 1996, hanno dimostrato che i messaggi lanciati da alcuni cantanti possono avere conseguenze terribili. Il caso più noto è quello di un giovane di La Spezia, protagonista di “visite notturne” nei cimiteri, con profanazioni di tombe e furti di teschi ed ossa. Il ragazzo, oggi completamente pentito, ha dichiarato: «Mi dispiace per quello Piemme, 1996, pagine 250, lire 45.000 CHIESA P A G I N A 9 CHIESA LOCALE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 8 LUGLIO 2000 COMPAGNIA SANT'ORSOLA La TV e i tappeti Cento anni! U n angolo panoramico di Como, in alto a via Prudenziana ai piedi di Brunate, vista lago, tanto verde intorno: proprio lì una antica villetta allungata ed allargata col passare del tempo... potrebbe confondersi con una delle tanti abitazioni condominiali della zona. Invece è una casa ricca di storia, di spiritualità: è la Casa dell’Istituto Secolare S. Angela Merici, già Compagnia S. Orsola, fondata il 15 giugno 1900 da Olimpia Mella che ha dato origine, per la diocesi di Como, alla robusta famiglia delle famose Orsoline. Per questo, proprio lì, si è voluto festeggiare un centenario così importante per far memoria, in preghiera ed in gratitudine, di un evento che si è celebrato nella Chiesa diocesana come annuncio di una vocazione nuova, come preziosa profezia. Molto bene l’ha sottolineato il nostro vescovo all’omelia della S. Messa solenne, concelebrata col vicario episcopale per la vita consacrata, mons. Gaetano Gatti, con don Salvadè, cappellano dell’Istituto, con l’arciprete di S. Agostino e l’arciprete di Talamona e con don Battista Galli della Caritas. Il vescovo, richiamando la figura di Sant’Angela Merici, l’ha vista molto attuale nella sua originale intuizione, cioè la consacrazione di Vergini che restassero nel mondo come fermento, in servizio alla Chiesa. Questo essere vergini vere, salde, consacrate al Signore, porta a pienezza tutta l’esistenza; lo scandalo delle verginità evangelica non è solitudine, piuttosto è enigma da decifrare solo con riferimento a Cristo. Questa “compagnia” che fa unità al di là dei nodi di sangue, dei vincoli di carne, in un periodo in cui predomina l’istituto della sopraffazione, della violenza, della falsità, non può non fare problema; ma il vincolo che sottende è quello dello Spirito del Signore che unisce “in un cuor solo e in un’a-nima sola”. Questa consacrazione secolare che opera nel mondo è un richiamo forte all’aspetto di vigilia, di provvisorietà e, mentre assicura il distacco dalle cose, le assume tutte per portarle al Signore nella carità. “Solo chi ama non passerà mai...” gioioso ritornello cantato nella cerimonia, diventa proposito, promessa in un cammino vocazionale così ricco, che è poi lo stesso cammino della Chiesa, a Cristo orientata, tesa ad oriente, con la lampada fra le mani. Clima di festa, dunque, clima di impegno di sapiente rievocazione, con cui la gentecome ha detto Dina, la responsabile del gruppo comensenarra di generazione in generazione le meraviglie delle opere che sono del Signore. Presenti, infatti, erano i giovani e i meno giovani, anziani e amici di Istituti Secolari, suore, consacrate, anche persone in difficoltà a cui la sensibilità generosa delle Orsoline, in collaborazione con la Caritas, ha aperto la porta della Casa. Cento anni così sono un dono per la Chiesa e per il mondo: non resta che augurarne ancora tante, all’infinito! CIA MARAZZI LUMEN GENTIUM, ECCO IL LIBRO A scuola del Concilio A tteso da tempo e ormai in distribuzione, il libro conduce per mano a riscoprire, capitolo per capitolo, la grande Costituzione conciliare sulla natura e sulla missione della Chiesa. Esso riproduce fedelmente le lezioni del corso “Laici alla cattedra del Consilio” tenuto nell’autunno scorso al Centro Pastorale di Como. Il pregio della raccolta (11 lezioni in 180 pagine) è presto detto se si tien conto della finalità, degli autori, dello stile. La finalità: si è voluto prendere sul serio l’invito del Papa a misurarsi col Concilio, come segno autentico di una conversione “giubilare”, come via maestra per verificare il nostro modo di essere Chiesa. Così i numerosi partecipanti hanno vissuto il “corso” e con lo stesso scopo se ne diffondono i contenuti. Aggiunge Mons. Vescovo nella presentazione: «...prima di essere sorpassato, il Vaticano II deve essere capito, assimilato, pregato e messo in prati- ca, in una fioritura di santità che ha appena dato qualche accenno, ma può e deve dare una sopresa immensa di gioia e di speranza». Gli autori: sono gli insegnanti del nostro studio teologico; cioè persone di cui è nota non solo la preparazione teologica, ma anche la passione pastorale, maturata sul terreno della nostra Chiesa locale, insieme alla capacità di comunicare. Simpatico, tra l’altro, il fatto che accanto ai grandi nomi, si affaccia una nuova generazione di insegnanti. In ordine alfabetico: Caelli, Maggioni, Morcelli, Mosconi, Perlasca, Porro, Ruffini, Salvadè. Chiude Mons. Vescovo con una affettuosa e nitida radiografia della nostra Diocesi. Lo stile (limiti inclusi) è quello della conversazione, a rendere più facilmente assimilabili i contenuti. Il libro è in distribuzione presso “Il Settimanale” e nelle librerie cattoliche. È in omaggio per coloro che hanno partecipato al corso. S o benissimo che la televisione può essere una compagnia. So anche che è l’icona più crudele della nostra solitudine. Uno può parlare quanto vuole. La vicenda sul piccolo schermo si svolge come se egli non esistesse. Conosciamo a memoria i trucchi per la manipolazione delle notizie e per la creazione di un consenso, se si riesce. Sappiamo pure che troppa televisione appiattisce l’abitudine a imparare e a riflettere. I fatti sono immagini. Gli avvenimenti si susseguono in modo orrendo e arruffato: dopo il racconto di una guerra, è piazzato un défilé di modelle o una rassegna del cinema appena sfornato che poi è magari vecchio come bacucco. I giovani sembra si stiano svezzando un poco. Forse stanno avvertendo il richiamo della foresta e desiderano di ritrovarsi a gruppi, a bande, a orde. Magari non si comunicano granché: parlano secondo un copione, procedono spesso a urla, a mugugni, a mozziconi di frase che sono diventate pressoché un gergo. Ma forse si vanno staccando da quell’incantante ordigno che è il pic- colo schermo. Non senza motivi. Me ne parlava tempo fa un amico il quale passava in rassegna un poco i diversi generi di programmi televisivi. I telegiornali? Sembrano zona di cronaca nera: sul piano internazionale o sul ballatoio, poco importa. Gallerie di orrori. Bollettini di guerra. E se si accenna - come sembra di dovere - un fatto di violenza o di sesso, sembra ci si diverta sadicamente a ricercare e a narrare e a mostrare tutti i particolari più scabrosi e le minuzie più inorridenti. I varietà? Talvolta sembra di essere al Cottolengo, con tutto il rispetto per il Cottolengo. Si sciorinano spettacoli che sono perfettamente comprensibili e forse gustabili da orangutan, tanto c’è poco da capire. I quiz a premi? L’inflazione è tale per cui pare di assistere alla distribuzione dei “pacchi dono” fatta da strutture caritative o dalla condiscendenza paternalistica del padrone dello stabilimento. Rimangono i film o i telefilm. Ma anche qui, la ripetizione avanza. Si rivedono commedie e tragedie per l’ennesima volta, se sono belle; oppure ci si imbatte in opere nuove di avan- guardia che brillano per oscurità e si impongono per complicazione. L’amico a cui accennavo mi confidava che, a suo giudizio, la soluzione migliore sarebbe il privarsi della LETTERA televisione. Se proprio non si rieVESCOsce, mi rivelava la VO conclusione trionfale a cui era arrivato: nei rari momenti che dedicava alla televisione, le opere migliori che trovava da seguire erano le aste dei tappeti, delle automobili usate, dei gioielli - magari da bigiotteria -, degli orologi da collezione e così via. A quale punto ci siamo ridotti? Forse è più interessante la lettura di agiografie, o la contemplazione allo stato puro. LA DEL + ALESSANDRO MAGGIOLINI, Vescovo di Como INCONTRI DI APERTURA ANNO PASTORALE - NUOVA OLONIO Cristiani, nella Chiesa, per la missione Convegno dei sacerdoti MARTEDI 5 SETTEMBRE Il Convegno si svilupperà dalle ore 9,30 alle 16,30. Nella mattinata: Accoglienza, preghiera Mons. Vescovo: Introduzione al senso dell’incontro. Riflessione: “La fede nella vita del prete” (Mons. Enrico Bedetti, Vicario generale). Il resto della mattinata sarà dedicato agli interventi sul tema in assemblea. N.B. Ogni sacerdote riceverà uno schema della riflessione con opportune domande guida per l’approfondimento e per il dialogo. Il testo verrà diffuso tramite i Vicari foranei. Intervallo per il pranzo. Nel pomeriggio 14,30: Prosecuzione del dialogo, repliche, chiarimenti. Comunicazioni: “Il Piano pastorale, spunti attuativi” (Mons. Carlo Calori) - “Catechesi degli adulti, avvio di un nuovo ciclo” (don Italo Mazzoni) - “Pastorale della Iniziazione cristiana tra famiglia e oratorio: urgenza di una verifica” (don Gianluigi Bollini) - Varie. 16,15: Preghiera. Congedo. Convegno delle religiose SABATO 16 SETTEMBRE Il Convegno si svilupperà dalle ore 9,30 alle 16.00, con il seguente programma: Nella mattinata Celebrazione dell’Ora Media. Meditazione: “La vita consacrata, icona della vita cristiana” (Mons. Gaetano Gatti). 11,30 S.Messa con omelia, celebrata da Mons. Vescovo Intervallo per il pranzo Nel pomeriggio In chiesa: Adorazione. Celebrazione della Lode Vespertina. Congedo. Consiglio Pastorale laici SABATO 16 SETTEMBRE Il Convegno si svilupperà dalle ore 15.00 alle 17.30 Partecipa il Consiglio Pastorale Diocesano, “allargato” a rappresentanze delle Zone pastorali e delle parrocchie; la Consulta dei Laici, con i gruppi dirigenti delle Associazioni e dei Movimenti. Il programma prevede: 15.00: Accoglienza. Preghiera. Mons. Vescovo: Introduzione al Piano pastorale. Relazione: “Ricominciare il cammino cristiano, oggi” (Mons. Bruno Maggioni). Interventi in assemblea. Comunicazioni: “Pastorale giovanile e scuola” (d. Gianluigi Bollini) - “Proposte formative per il servizio ecclesiale dei laici” (d. Carlo Calori). N.B. - Tutti sono pregati di leggere in precedenza il Piano pastorale, che sarà in distribuzione presso il Settimanale nel corso della seconda metà di luglio. Si raccolgono prenotazioni. (Tel. 031/263533) CRONACA P A G I N A 25 Valchiavenna IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 8 LUGLIO 2000 CHIAVENNA LE INDAGINI SONO GIUNTE AD UNA SVOLTA, MA GLI INQUIRENTI NON CHIUDONO IL FASCICOLO «Un delitto che ci lascia smarriti» La morte di suor Laura ed i risultati delle indagini rappresentano un momento di grande prova per la comunità di Chiavenna che, scossa nelle coscienze, cerca di recuperare il significato più vero della vita R iportiamo qui di seguito il testo integrale dell’omelia pronunciata da mons. Ambrogio Balatti, arciprete di Chiavenna, la scorsa domenica 2 luglio nel corso della Messa parrocchiale, all’indomani dell’arresto delle tre ragazze accusate di aver assassinato suor Maria Laura Mainetti. LE PAROLE DI DON AMBROGIO «Non è facile prendere la parola in questo momento così triste e doloroso. Si ha più voglia di tacere, di piangere e di pregare. Ci sentiamo tutti travolti da una tragica realtà che non solo ci mortifica, ma addirittura ci smarrisce a motivo della sua incomprensibilità. Siamo stati costretti, in modo drammatico e del tutto impensabile, ad aprire gli occhi su un pezzo di realtà che ci appare per ora oscura ed incredibile. Sapevamo che anche il nostro piccolo mondo locale ( da molti e anche da noi considerato ancora come un’isola felice) aveva ed ha, come quasi dappertutto ai nostri giorni, i suoi disagi ed il suo malessere. Mai, però, avremmo immaginato di trovarci al centro di una tragedia tanto sconvolgente. Indubbiamente, quello che è accaduto, deve indurre innanzitutto la nostra comunità ad una seria riflessione. Ma poiché non ci sentiamo né migliori né peggiori di tanti altri paesi, oso pensare che questo drammatico evento venga considerato ovunque come un tremendo campanello d’allarme che deve scuotere la coscienza di tutte le persone e indurle ad un profondo esame. Domandiamoci: che tipo di società stiamo costruendo? Quali sono le nostre reali capacità educative? Quali valori sappiamo proporre e trasmettere ai ragazzi e ai giovani? Siamo ancora capaci di autentiche relazioni personali? Ecc. Certamente, vien da dire, che ci troviamo davanti a problemi più grandi di noi, che investono la società attuale e la cultura moderna. Tutti ci sentiamo impotenti e quasi rassegnati, eppure bisognerà pure incominciare a domandarci cos’è e da dove viene questo “male oscuro” che sta minando alla base la convivenza civile e la vita stessa nella sua esistenzialità. Stiamo attenti, però, in questa inevitabile verifica comunitaria che coinvolge credenti e non credenti, laici e cattolici, uomini di buon senso e di buona volontà; bisogna che tutti lascino da una parte ogni arroganza e presunzione per rivestirsi di tanta umiltà e disporsi a correggere quello che ciascuno di noi ha (chi più, chi meno) di sbagliato o di nocivo. Nessuno, poi, approfitti della situazione per lasciarsi andare a giudizi scriteriati, incontrollati, o tenti di strumentalizzare il momento presente per fini secondari o rivalse di qualsiasi genere. C’è bisogno, più che mai, di far fronte comune all’emergenza, di cercare insieme le possibili soluzioni, di essere uniti, pur nelle legittime ed inevitabili differenze. A questo punto, però, non ci possiamo fermare a queste scarne riflessioni da cristiani, da per- sone che cercano, nonostante la fatica e le inevitabili contraddizioni, di seguire Cristo; sentiamo il bisogno di lasciarci guidare dalla Parola del Signore, l’unica capace di illuminare anche questi momenti di grande oscurità, l’unica capace di aprire il nostro cuore alla speranza ed alla fiducia. E, per una felice coincidenza, la Parola che oggi ci viene rivolta, attraverso la liturgia di questa domenica, è davvero una Parola che fa al caso nostro. Il Signore Gesù, nel Vangelo, per venire incontro a persone affrante dal dolore o bisognose di guarigione, pronuncia parole che oggi sentiamo rivolte anche a noi: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita”; “Non temere, continua solo ad avere fede”. “Fanciulla, io ti dico alzati!” Anche noi, in un certo qual modo, vorremmo dal Signore un miracolo: la liberazione da questo senso di oppressione e di smarrimento. Ed il Signore ci ripete: “non temete, continuate ad avere fede”. E ci dice: “comunità di Chiavenna, alzati, risorgi, torna a sperare, perché un miracolo ti è già stato donato: il miracolo dell’amore che si dona fino a dare la vita. Il miracolo testimoniato dal martirio di suor Maria Laura che, con la forza di Cristo e sul suo esempio, ha donato la vita per amore. Quello che sul piano umano appare come un’immane tragedia, agli occhi della fede costituisce un’immensa grazia che il Signore ci ha fatto, dalla quale, se sapremo ascoltare la Parola del Signore e se ci impegneremo a stare lontano dal male pentendoci dei nostri peccati, potremo ricavare una salutare scossa che potrà rinnovarci come cristiani e migliorare la nostra comunità». COMMENTI E DICHIARAZIONI DOPO GLI ARRESTI Restiamo uniti per aiutare i giovani L o scorso giovedì Chiavenna ha ricordato suor Maria Laura Mainetti nel trigesimo della sua morte. I risultati delle indagini sono tristemente noti a tutti: suor Laura è morta per mano di tre minorenni che l’hanno attirata nella loro feroce imboscata facendo leva sulla generosità e sulla disponibilità della religiosa. Il fascicolo degli inquirenti, comunque, non si è ancora chiuso. Deve essere definito l’ambito in cui il delitto è maturato e, soprattutto, bisogna capire se le tre giovani hanno agito da sole o su ispirazione di una miste- riosa quarta persona. In questi giorni si sono moltiplicate le dichiarazioni su argomenti come rock satanico, vuoto esistenziale dei giovani e realtà di Chiavenna. Facciamo un po’ di chiarezza. In merito alle pericolose contaminazioni fra musica e maligno, a pagina 7 di questo numero de “Il Settimanale” c’è un intervento puntuale dell’esperto Carlo Climati. Per quanto riguarda lo specifico di Chiavenna, il sindaco, Teresa Tognetti, è intervenuta invitando i suoi cittadini a «restare più uniti che mai in una situazione che ci ha completamente disorientato. Ora - ci ha detto la Tognetti dobbiamo recuperare il senso della quotidianità e difendere la vita della nostra cittadina, le nostre tradizioni e la nostra cultura. Non dimentichiamoci che a Chiavenna esistono ben 30 associazioni di volontariato, che riuniscono persone di ogni età ed estrazione sociale. È ingiusto strumentalizzare quanto è successo a fini politici. Il disagio presente nella mente dei giovani deve essere affrontato non solo con l’aiuto degli esperti ma con la collaborazione di tutti, a prescindere dagli schieramenti: di fronte a queste tragedie le ideologie non trovano spazio». «Tutto sommato avremmo preferito sapere che suor Laura era caduta per mano di un perfetto sconosciuto, di un folle balordo - afferma suor Maria Amabile, madre provinciale delle Suore della Croce di Sant’Andrea -. Questo episodio ci responsabilizza e ci spinge ad aumentare il nostro impegno verso i giovani... Ciò che ci lascia senza parole è la cieca volontà di colpire un religioso, colpire, cioè, qualcuno che opera e fa del bene nel nome di Dio... Tutti dobbiamo interrogarci sul senso dell’apparente normalità che appiattisce e IL PUNTO SULLE INDAGINI «Raggio di luce» Operazione “Raggio di luce”, l’hanno chiamata gli inquirenti, per ricordare il sacrificio di suor Maria Laura Mainetti. E luce su uno dei delitti più efferati mai commessi in Provincia di Sondrio, anche se in parte, è stata fatta: ad uccidere la superiora dell’Istituto dell’Immacolata di Chiavenna, e l’hanno alla fine confessato, sono state tre ragazze minorenni. Sono state smascherate grazie ad un espediente utilizzato dai Carabinieri, quelli del Comando provinciale coadiuvati dai colleghi di Milano, che ben presto hanno abbandonato il filone di indagine seguito nei primissimi giorni dal delitto, per dare la massima attenzione al particolare notato dalla persona che la sera del 6 giugno scorso vide suor Maria Laura in compagnia di tre individui. Il telefonino di uno di questi squillò. Grazie ad una azione investigativa che ha pochissimi precedenti in Italia è stato possibile risalire a chi fossero quelle tre persone, tradite sempre dal telefonino, per aver commentato quell’identikit, accompagnato da un comunicato che parlava di una “giovane che potrebbe essere in stato interessante ed a conoscenza dei fatti accaduti prima dell’omicidio” che però non ritraeva nessuna di loro, ad arte diffuso dagli investigatori per poter registrare quello che è diventato più di un indizio. Poi il fermo, gli interrogatori alla presenza di un magistrato del Tribunale per i Minorenni, ed infine l’arresto, con la conclusione che tutti, ad iniziare da quanti hanno operato per portare un “raggio di luce” in questa vicenda, non avrebbero voluto che fosse: ad uccidere suor Maria Laura, con una ferocia assurda, sono state tre ragazze, di 17 anni, oggi affidate a tre diversi istituti di restrizione. “Speriamo – commenta il procuratore Avella – che anche per loro ci sia un raggio di luce”, determinato, però, a non chiudere il fascicolo fintanto che non saranno chiariti tutti gli aspetti della vicenda. Se non paiono esserci più dubbi sulle autrici di questo gesto folle e gratuito, di cui ora si occuperanno i giudici del Tribunale per i Minorenni di Milano, rimangono molti, moltissimi dubbi su tutto quanto ha ruotato attorno a loro. Innanzitutto, interessa ora sapere se qualcuno ha aiutato le tre ragazze, risultando difficile credere che abbiano potuto agire da sole, sia prima che dopo l’omicidio, nella convinzione che solo individuando tutte le persone coinvolte sarà possibile dare una risposta al perché hanno infierito sulla religiosa. Evidentemente allora, l’attenzione degli investigatori si sta accentrando maggiormente sul mondo frequentato dalle tre ragazze, dopo che già nelle fasi più calde dell’indagine sono stati ascoltati numerosi loro amici che hanno dato conto di una realtà tanto inquietante quanto trascurata e dopo che le stesse intercettazioni telefoniche potranno essere utilizzate per meglio inquadrare l’ambiente in cui l’atroce delitto si è consumato. Si vuole, in particolare, dare maggior importanza a quelli che, fino ad oggi, sono stati considerati particolari di poco conto, riferendosi soprattutto ad episodi – quali le profanazioni nei cimiteri che da sempre si registrano in Provincia – non sempre, anche alla luce di questa vicenda, adeguatamente valutati. La determinazione con la quale si sta operando, accompagnata dal comprensibile riserbo, dà conto della possibilità che, magari già in questi giorni, si possa assistere ad ulteriori sviluppi, perché il “raggio di luce” sia il più esteso possibile. PIETRO BORASO rende tutti uguali, ma che in realtà nasconde un profondo disagio. Le tre ragazze sono state definite “normali”: come si può sembrare normali ed essere contemporaneamente degli assassini? Vogliamo sperare che Il Signore, che ci ama al di là di ogni nostra colpa, con la morte di suor Laura ci abbia voluto indicare una nuova strada: metterci al servizio di queste giovani generazioni così sole e circondate da un mondo così negativo». Il giorno stesso in cui alle tre ragazze era stato confermato lo sta- to di arresto, come da richiesta del pubblico ministero, Livia Pomodoro, presidente del Tribunale dei Minori, in un veloce colloquio telefonico, ci ha dichiarato che «la vicenda, così come ci viene rappresentata è un fatto terribile ed angosciante. La morte di suor Laura interpella le nostre responsabilità di adulti di fronte a questi ragazzi e alle loro storie di vita. Più di questo penso che non ci sia altro da aggiungere e commentare». ENRICA LATTANZI