FESTIVAL BAROCCO 17 agosto 17 ottobre 2008 Guida agli spettacoli XXXVIII edizione CALENDARIO DEGLI SPETTACOLI DOMENICA 17 AGOSTO 2008 TUSCANIA - Basilica di S. Pietro L’HOMME ARMÉ Andrew Lawrence King, direttore G.B. Lulli: Un fiorentino a Versailles GIOVEDÌ 21 AGOSTO 2008 CANEPINA - Museo delle Tradizioni Popolari RICCARDO MINASI, violino LUDOVICO MINASI, violoncello GIULIA NUTI, clavicembalo Händel, Le Sonate per violino e basso continuo MARTEDÌ 9 SETTEMBRE 2008 VITERBO - Cattedrale di S. Lorenzo AMSTERDAM BAROQUE ORCHESTRA Ton Koopman, direttore J.S. Bach, Cantate BWV 202, 82, 49 VENERDÌ 12 SETTEMBRE 2008 VITERBO - Cattedrale di S. Lorenzo CLEMENCIC CONSORT René Clemencic, direttore In Dulci Jubilo SABATO 13 SETTEMBRE 2008 VENERDÌ 22 AGOSTO 2008 CASTEL S. ELIA - Basilica di S. Elia ACCADEMIA DELLA LIBELLULA Cinzia Pennesi, direttore A. Scarlatti, Serenata a tre con stromenti (rev. di D. Carboni) Prima esecuzione moderna LUNEDÌ 25 AGOSTO 2008 CAPRAROLA - Palazzo Farnese JORDI SAVALL, viola da gamba ROLF LISLEVAND, tiorba e chitarra Folias y Romanescas VENERDÌ 29 AGOSTO 2008 TARQUINIA - Chiesa di S. Maria in Castello ENSEMBLE ZEFIRO Alfredo Bernardini, oboista e direttore Musiche di Albinoni, Vivaldi, Galuppi, Bigaglia, Marcello, Platti SABATO 30 AGOSTO 2008 CAPRANICA - Chiesa di S. Francesco ENSEMBLE BAROCCO DELLA TUSCIA Susanne Kelling, soprano Musiche di Quantz, Telemann, Degli Antonii, Händel VITERBO –Teatro dell’Unione THE SWINGLE SINGERS Jazz Sebastian Bach VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2008 VITERBO - Chiesa di S. Maria della Verità LA RISONANZA Fabio Bonizzoni, direttore Musiche di G. F. Händel SABATO 20 SETTEMBRE 2008 VITERBO - Chiesa di S. Francesco ENSEMBLE L’ARTE DELL’ARCO Christopher Hogwood, clavicembalista e direttore A. Vivaldi, L’Estro Armonico VENERDÌ 17 OTTOBRE 2008 VITERBO - Teatro dell’Unione I SOLISTI VENETI Claudio Scimone, direttore Virtuosismo e melodia italiana dal Barocco al Romanticismo. Spettacolo a favore dell’AIRC (fuori abbonamento - Euro 25.00) INIZIO SPETTACOLI ORE 21.00 SABATO 6 SETTEMBRE 2008 RONCIGLIONE - Chiesa di S. Maria della Pace LA STAGIONE ARMONICA Sergio Balestracci, direttore Musiche di Alessandro e Domenico Scarlatti Biglietti: interi € 15,00 - ridotti € 10,00 (studenti) Abbonamento a 12 concerti € 100,00 - ridotto € 65,00 5 concerti di Viterbo € 40,00 - ridotti € 28,00 Info e Prevendita: UNDERGROUND (lunedì - sabato) Viterbo, Piazza della Rocca 24 -Tel. 0761 306340 PROVINCIA DI VITERBO Assessorato al Turismo MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI REGIONE LAZIO Assessorato alla Cultura COMUNI DI VITERBO - TUSCANIA - CASTEL SANT’ELIA - CANEPINA CAPRAROLA - TARQUINIA - CAPRANICA - RONCIGLIONE FESTIVAL BAROCCO 2008 Guida agli spettacoli a cura del Servizio Turismo della Provincia di Viterbo Tel. 0761 313292 - http://www.provincia.vt.it/turismo - [email protected] Direttore artistico: Riccardo Marini Ufficio stampa: Annalisa Rinaldi Tel. 328 8656366 - [email protected] Sito internet: http://www.provincia.vt.it/barocco Riduzione e adattamento testi Claudia Chiovelli, Graziano Cerica, Riccardo Marini, Daniela Stoppacciaro Grafica e impaginazione Graziano Cerica, Micaela Ugolini, Claudia Chiovelli, Roberta Evangelisti Redazione Novella Brizi, Claudia Chiovelli, Roberta Evangelisti, Mario Imbastoni Fernando Nobili, Carlo Prugnoli, Daniela Stoppacciaro, Micaela Ugolini Fotografie Arch. fot. Provincia - Arch. Artisti - Arch. fot. APT - Arch. fot. Comuni Coordinamento editoriale: Graziano Cerica Foto di copertina Bagnoregio, Chiesa di San Francesco. M. BENEFIAL, San Francesco consolato dall’angelo musicante (1723, part). VITERBO - AGOSTO 2008 Stampa: Tipografia Agnesotti - Viterbo La musica incontra l’arte e si trasforma in spettacolo straordinario. Anche quest’anno torna il Festival Barocco, un evento che non ha bisogno di grandi presentazioni. La sua formula collaudata e sperimentata ne rappresenta infatti il miglior biglietto da visita. Dal 17 agosto al 17 ottobre: due mesi in cui la musica barocca e le piazze, le chiese e i palazzi della Tuscia ci faranno vivere momenti magici. Dove l’atmosfera dell’arte di questa terra si mescola ai suoni degli archi. I tredici concerti in cartellone si terranno a Viterbo, Tuscania, Canepina, Castel Sant’Elia, Caprarola, Tarquinia, Capranica e Ronciglione, per dare vita a un festival di musica itinerante davvero da non perdere. La rassegna offre a tutti quelli che vi prenderanno parte la possibilità di essere spettatori e turisti allo stesso tempo. Il carattere itinerante dell’iniziativa ha quindi un’importanza cruciale anche sotto il profilo della promozione per un territorio che merita davvero di essere valorizzato e apprezzato nel migliore dei modi. E la formula del Festival Barocco, in questo senso, è musica per la Tuscia. Alessandro Mazzoli (Presidente Provincia di Viterbo) 4 Provincia di Viterbo e Festival Barocco: una grande manifestazione all’insegna di un felice binomio. Il luogo (la Tuscia) e l’ambito temporale (il Barocco) genialmente accostati per rinnovare ogni anno atmosfere ed emozioni, antiche ma sempre nuove, attraverso la musica che, forse più di ogni altra forma artistica, riesce ad unificare spazio e tempo. Nel corso dei secoli diciassettesimo e diciottesimo la musica si trasforma: decade la polifonia vocale a vantaggio dei generi strumentali e si afferma il teatro in musica con l’aumento della produzione, dell’esecuzione e del numero dei fruitori; per dirla in maniera estremamente sintetica si laicizza indossando i panni della nascente borghesia. Il fatto che la musica di quel tempo abbia ancora oggi molti cultori e appassionati in tutto il mondo è di grande interesse per quel settore del movimento turistico che trae dagli eventi culturali la principale motivazione. Per dare più ampia e soddisfacente risposta all’esigenza del “turista culturale” il programma del Festival si svolge in contesti vari che non si pongono semplicemente come diversificazione scenografica. Viterbo, Tuscania, Tarquinia, Castel S. Elia, Canepina, Ronciglione, Caprarola e Capranica rappresentano quest’anno la Tuscia affiancando ai concerti le loro particolarità archeologiche, storico-artistiche ed enogastronomiche. Ma c’è di più: dall’area dei Monti Cimini, che ospita questa edizione in quattro dei suoi Comuni, provengono illustri personaggi che, dal tardo rinascimento ai nostri giorni, sono stati protagonisti in ambito musicale: compositori, strumentisti, costruttori di organi, insegnanti…Mi limito per brevità a ricordare i più antichi e il più moderno: i valleranesi fratelli Nanino e il ronciglionese, recentemente scomparso, Sandro Verzari, tra l’altro virtuoso interprete di musica barocca. Nella mia veste di Assessore provinciale al Turismo, convinto che l’evento sia perfettamente in tono con il programma di sviluppo turistico che stiamo perseguendo, auguro al Festival Barocco, al suo direttore artistico e ai concertisti un meritato successo e agli spettatori la migliore fruizione delle musiche e delle bellezze dei luoghi in cui vengono eseguite. Angelo Cappelli (Assessore al Turismo Provincia di Viterbo) 5 Abbiamo accolto la difficile sfida dell’organizzazione di questa XXXVIII edizione, forti della consapevolezza che accostare un’offerta di altissima qualità artistica alla ben nota bellezza e accoglienza della nostra incantevole terra fosse la scelta migliore per proporre anche quest’anno il Festival Barocco nella Tuscia. Grazie al lavoro svolto in sinergia con tutti i soggetti interessati, mi sento di affermare che il risultato sia stato raggiunto. Grazie, quindi, a tutti, e in particolar modo al gruppo di lavoro del Servizio Turismo che, alla consueta competenza e professionalità, ha aggiunto l’entusiasmo in grado di trasformare un buon lavoro in un risultato eccellente. Mara Ciambella (Dirigente Servizio Turismo - Provincia di Viterbo) 6 Magìe del Festival La programmazione del Festival Barocco anche quest’anno resta in linea con quanto avviato nelle precedenti edizioni dando grande spazio alle interpretazioni su strumenti originali, in pieno rispetto delle esecuzioni “filologiche”, ma presentando anche esecuzioni su strumenti moderni e, come è ormai consueto, qualche “trasgressione”. La grande novità per l’ edizione 2008 è rappresentata dalla partecipazione di Cristopher Hogwood che guiderà il complesso italiano L’Arte dell’Arco nell’esecuzione di una serie di concerti vivaldiani tratti da “L’Estro Armonico”. Altro complesso di rilievo che per la prima volta prende parte al Festival è La Risonanza diretta da Fabio Bonizzoni: con un programma interamente dedicato ad Haendel, prosegue il tracciato, iniziato lo scorso anno, dedicato al compositore sassone in omaggio al triennio della sua presenza in Italia tra il 1707 e il 1709, omaggio completato dall’esecuzione integrale delle “Sonate per violino e basso continuo” a cura del giovane Riccardo Minasi che si sta affermando come uno dei maggiori specialisti emergenti. Tornano poi complessi quali l’Ensemble Zefiro condotto da Alfredo Bernardini per un programma di rari e interessanti concerti per strumenti a fiato e archi, L’Homme Armé che sotto la guida di Andrew Lawrence King propone, nel concerto inaugurale, un interessante programma monografico con musiche di Lully, e il complesso vocale La Stagione Armonica con un programma polifonico dei due Scarlatti (Alessandro e Domenico) a confronto. I grandi interpreti del panorama internazionale mondiale sono presenti anche quest’anno: tornano Jordi Savall, con la sua viola da gamba, e I Solisti Veneti che celebrano i 50 anni della loro attività. Poi ancora René Clemencic, che compie quest’anno gli 80 anni, con un programma di rarità cameristiche vocali e strumentali eseguito dal Clemencic Consort con la particolarissima voce del celebre sopranista Radu Marian; Ton Koopman, ormai nostro illustre ospite abituale, che dirigerà l’Amsterdam Baroque Orchestra in un programma dedicato alle Cantate di Bach. La consueta “trasgressione” è presente anche quest’anno con un programma di musiche di Bach e altri autori eseguito da The Swingle Singers, nei loro tradizionali adattamenti a metà strada tra il classico ed il jazz, come è costume del celebre complesso vocale. Manteniamo vive inoltre alcune consuetudini che caratterizzano il Festival da alcuni anni: la dedica di uno spazio a musicisti emergenti dell’ambito locale con l’Ensemble Barocco della Tuscia, che affianca la voce eclettica e accattivante di Susanne Kelling in un programma di rarità cameristiche strumentali e vocali, e la proposta di un lavoro inedito in prima esecuzione moderna: rivedranno la luce quest’anno la “Missa Clementina II” (eseguita dalla Stagione Armonica nella revisione di Sergio Balestracci) e la “Serenata a tre con stromenti. Il genio di Partenope, la Gloria del Sebeto, il Piacere di Mergellina” di Alessandro Scarlatti, nella revisione di Domenico Carboni, affidato alla bacchetta di Cinzia Pennesi alla guida dell’Accademia della Libellula. Come di consueto un grande elemento di forza del Festival è fornito dalle cornici di rara bellezza che ospitano i concerti, con quell’inimitabile e magico connubio di Musica, Arte e Storia che si crea al levarsi delle prime note di ogni serata. Riccardo Marini (Direttore Artistico del Festival) 7 TUSCANIA - Basilica di San Pietro L’imponenza della struttura e la sua ubicazione all’estremità dell’omonimo colle, la magnificenza dell’apparato decorativo e le torri che la circondano, quasi a proteggerla, rendono la chiesa di San Pietro un monumento di indubbia suggestione e bellezza. La facciata colpisce per lo splendido rosone circondato da una moltitudine di elementi decorativi e il portale maggiore opera di un marmoraro romano di scuola cosmatesca. Scandito da tre rincassi con colonne, capitelli e archivolti, è decorato da mosaici e bugne ornate da segni zodiacali e figurazioni dei lavori stagionali. Sopra il portale è una loggetta formata da colonnine con capitelli ionici in marmo ai cui lati sono due grifoni alati che tengono fra gli artigli una preda. Sopra la loggetta il rosone cosmatesco, formato da tre cerchi concentrici, mostra agli angoli quattro sculture che richiamano gli Evangelisti mentre ai lati due draghi che inseguono una preda. Ai lati di questi sono due Basilica di San Pietro. Facciata (foto G. Cerica) bifore: quella di destra è circondata da figure fantastiche e demoniache, quella di sinistra dall'Agnus Dei e da rappresentazioni di angeli e Padri della Chiesa. All'interno, diviso in tre navate, spicca un pavimento cosmatesco a decorazioni geometriche e, vicino l'ingresso principale alla cripta, un ciborio risalente al XIII secolo. Il transetto rialzato ospita un presbiterio con ciborio di XI secolo, seggio vescovile e ambone di epoca romanica costruito utilizzando elementi alto medievali. Il tetto è a capriate lignee. La maggior parte della decorazione pittorica è andata purtroppo perduta ma nella parte sommitale del presbiterio rimane, in minima parte, un ciclo di affreschi, che fanno riferimento alla vita di San Pietro, la cui datazione potrebbe variare fra la fine dell'XI secolo e la metà del XII. Scendendo alla cripta si possono vedere parti di murature romane in opus reticulatum. La cripta è impreziosita da una selva di ventotto colonne, l’una diversa dall’altra e quasi tutte di reimpiego provenienti da edifici romani o altomedieavali, ed è databile al XII secolo. Sono giunti sino a noi una “Madonna in Trono fra Angeli”, dipinto dell'absidiola d'altare, ed un affresco risalente al XIV secolo che rappresenta i Santi Protettori di Tuscania, attribuito a Gregorio d'Arezzo. Vista della Basilica di San Pietro (foto F. Biganzoli) 8 DOMENICA 17 AGOSTO 2008 TUSCANIA – CHIESA DI SAN PIETRO L’Homme Armé Andrew Lawrence King direttore GIOVANNI BATTISTA LULLI: UN FIORENTINO A VERSAILLES La Comédie, La Musique et Le Ballet Overture [Amadis, 1684] Récit: Unissons-nous tous trois [L’Amour Médecin, 1665] Entrée Italienne [Le Bourgeois Gentilhomme: Ballet des Nations, 1670] Entrée de la Nuit - Une Italienne: Di rigori armata il seno Chaconne d'Arlequin - Un Italien & une Italienne: Bel tempo che vola Entrée Espagnole L'Espagne: Sommeil, qui chaque nuit - André Campra [L'Europe Galante, 1699] Les Folies d'Espagne - Raoul Auger Feuillet [Chorégraphie, 1700] La Contredance: Rondeau pour les basques - Lully [Xerses,1660 & Armide,1697] Entrée des Avocats [Ballet de Chambord] Entrée des Procureurs - Deux avocats musicians Chaconne: La Comédie, La Musique et Le Ballet Sans nous tous les hommes deviendraient malsains [L'Amour Médecin] ***** Le Combat d'Amour & Bacchus [Le Grand Divertissement Royal de Versailles, 1668] Une Bergère: Ah, mortelles douleurs! Bacchus: Arretez, arretez, c'est trop! - Choeur de Bacchus: Nous suivons de Bacchus Le Combat d'Amour et Bacchus: Bacchus est reveré..Et l'Amour est un Dieu L'Opération Entrée des Matassins – Les Médecins: Buon di! [Ballet de Chambord, 1669] L' Opérateur: L'or de tous les climats [L'Amour Médecin] Chaconne d'Amadis [Amadis] Fantasie de Chaconne - Francesco Corbetta La Guitare Royalle Prélude - Une Héroine: Fideles coeurs, votre constance Les Héros et Héroines: Chantons tous en ce jour la gloire de l'Amour 9 Andrew Lawrence King, Elena Cecchi Fedi e Santina Tomasello Elena Cavini Roberto Casi Alfredo Grandini Luigi Cozzolino, Anna Noferini Flavio Flaminio, Oliviero Ferri Marco Pesci Francesca Chiocci arpa, cembalo e direzione soprani mezzosoprano tenore baritono violini viole da braccio chitarra, tiorba viola da gamba con cui ha iniziato a collaborare nel 1995. La sua direzione della prima opera di Händel, “Almira”, ha vinto il premio 1996 della American Händel Society. Il suo album in duo con Paul Hillier è stato scelto da Elvis Costello come "disco dell'anno" per la rivista Rolling Stone. Andrew Lawrence King e The Harp Consort registrano attualmente con la casa discografica Harmonia Mundi USA. La loro più recente incisione discografica si intitola “El Arte de Fantasía: dances, tientos & chanson from Spanish Golden Age”. Il suo primo lavoro discografico edito per Harmonia Mundi Usa come solista si intitola “Chorégraphie: Music for Louis XIV’s Dancing Masters”. Andrew Lawrence-King divide il suo tempo tra recital solistici e tournèe con The Harp Consort. E’ il principale direttore ospite della più apprezzata orchestra barocca scandinava, Concerto Copenaghen, e attualmente insegna arpa antica e basso continuo alla Escuela Superior de Música de Catalunya a Barcellona. Ha inoltre ricevuto una fellowship di tre anni dall’UK Arts and Humanities Research Council per una ricerca sul teatro musicale barocco spagnolo. Appassionato velista, ottenuto l'ambìto Yachtmaster Certificate della Royal Yachting Association, Andrew Lawrence Fantasioso e virtuosistico arpista solista e realizzatore di basso continuo estremamente versatile, Andrew Lawrence King viene riconosciuto oggi come uno dei maggiori artisti mondiali nel campo della musica antica. Ha diretto opere barocche e oratori al Teatro alla Scala di Milano, all’Opera House di Sidney, al Vienna Konzerthaus e alla New York’s Carnegie Hall. Iniziata la carriera musicale come capo-corista presso la Cathedral and Parish Church of St. Peter Port in Guernsey, ha in seguito vinto una borsa di studio per organo a Cambridge. Completati poi gli studi presso il London Early Music Centre ha iniziato a collaborare con i più importanti gruppi di musica antica europei tra i quali Hesperion XX di Jordi Savall e fu selezionato per insegnare arpa e basso continuo all’Akademie für Alte Musik di Brema. Ha ricevuto il dottorato ad honorem dall’Università di Sheffield per il suo contributo allo studio e alle esecuzioni di musica barocca. Nel 1994 Andrew Lawrence-King ha fondato il proprio ensemble, The Harp Consort, con cui effettua regolarmente concerti nei cinque continenti e con cui ha registrato una serie di incisioni con la casa discografica Deutsche Harmonia Mundi, ricevendo innumerevoli riconoscimenti e premi della critica. Dal 2000 è direttore stabile dell'Homme Armé 10 King passa la maggior parte del tempo libero sulla sua barca Continuo. Ha espresso tutta la sua passione per il mare nell’opera di riscoperta della musica tradizionale dell’isola di Guernsey, come testimonia il suo cd “Les Traveilleurs de la Mer: Ancient Songs from a Small Island”. le come Frans Brüggen, Howard Arman, Kees Boeke, Johanna Knauf e Andrew Lawrence King, che è tornato più volte a collaborare con L’Homme Armé nella doppia veste di direttore e solista. Nel 2000, in occasione delle celebrazioni della nascita del melodramma, L’Homme Armé ha prodotto, con la direzione di Andrew Lawrence King e la regia di Luciano Alberti, gli “Intermedi per la Pellegrina” (1589) di Girolamo Bargagli eseguiti al Teatro della Pergola di Firenze. L’anno successivo ha eseguito con successo il “Vespro della Beata Vergine” di Claudio Monteverdi, sempre con la direzione di Andrew Lawrence King, in alcuni delle più importanti rassegne concertistiche italiane (Festival Anima Mundi di Pisa, Festival Barocco di Viterbo, Sagra Musicale Lucchese, stagione degli Amici della Musica di Verona, Mestre, Belluno). E’ stato inoltre invitato ad inaugurare la stagione 2004-2005 dell’Orchestra della Toscana con musiche di Purcell e Händel dirette da Alan Curtis e nel 2006 è stato invitato alla rassegna “Settembre Musica”, Fondato nel 1982, l'Insieme Vocale e Strumentale L'Homme Armé ha svolto un'intensa attività concertistica e di ricerca volta alla valorizzazione del patrimonio musicale dei secoli XIII-XVII, con particolare attenzione al repertorio di ambito fiorentino (Musica a Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico, Regina Pretiosa: una celebrazione trecentesca a Firenze, Salve flos Tuscae gentis: musica in Toscana tra Medioevo e Rinascimento). Con la direzione di Fabio Lombardo - fondatore e direttore stabile del gruppo – L’Homme Armé è oggi riconosciuto come una delle realtà più interessanti nel campo della musica antica. Nel corso degli anni ha collaborato con i più apprezzati interpreti del panorama musicale internaziona11 realizzata dagli Amici della Musica di Firenze. Negli ultimi anni, L’Homme Armé ha focalizzato il suo interesse sull’analisi delle connessioni tra repertorio antico e musica contemporanea, mettendo a fuoco una serie di rimandi tra segni sonori e musicali ‘storicamente distanti’ ma sorprendentemente vicini nello spazio dell’ascolto. Da questa ricerca sono nati alcuni programmi musicali come TempoSpazio-Memoria. Janequin, Vecchi, Berio e ‘Grida e intonazioni’. Josquin Nono Kurtag Pezzati con cui l’ensemble ha ricevuto un notevole successo di critica. Proprio con ‘Grida e intonazioni’ – un programma che affianca Cries of London di Luciano Berio a pagine di Clement Janequin e Orazio Vecchi legate insieme dal concetto di “imitazione” sonora – L’Insieme Vocale e Strumentale L’Homme Armé è stato invitato nel 2007 alla rassegna “Un mese di musica antica nel giardino di Paolo II” che si è svolta a Palazzo Venezia a Roma. Il concerto, diretto da Fabio Lombardo, è stato trasmesso in diretta su Rai Radio 3. Sempre con il programma ‘Grida e intonazioni’ è stato ospite del Festival di Radicondoli e della rassegna milanese “Musica e poesia a San Maurizio”. Come associazione culturale, L'Homme Armé organizza e produce a Firenze e in Toscana eventi musicali di grande rilievo. Nel 2005 ha curato, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze, la rassegna musicale Il Suono dell’Anima, mentre nell’estate 2008 ha ideato e realizzato, nell’ambito di Fi.esta 2008, la rassegna AntiCONtemporaneo presso la Limonaia di Villa Strozzi a Firenze. G.B. Lulli: un fiorentino a Versailles Mentre il Re Sole, Luigi XIV, regnava su tutta la Francia, Jean-Baptiste Lully dominava l’ambiente musicale del paese. Una generazione più tardi, le composizioni di Lully furono prese come modello della raffinatezza francese nel dibattito tra i sostenitori dello stile francese e di quello italiano. Il compositore Georg Muffat pubblicò per i lettori tedeschi i segreti della scuola ‘lullista’ nell’arte di suonare il violino; la musica per danza di Lully fu pubblicata in raccolte che portarono le coreografie francesi di Feuillet in Inghilterra, Germania e Italia; le opere francesi di Lully furono allestite a Parigi, Marsiglia, Bruxelles e Anversa, così come in molte città della Germania. Eppure colui che appariva come il simbolo della Francia musicale, il sovrintendente della musica del Re, era un italiano, nato dalla famiglia Lulli di Firenze (battezzato con il nome di Giovanni Battista), che ricevette la sua prima educazione musicale nel convento francescano in Via Borgo Ognissanti. Musica, danza e teatro in Francia erano funzionali non solo all’intrattenimento di corte, ma anche alla propaganda reale. Nel 1653, Lully danzò al fianco del giovane Luigi XIV, di Jean-Baptiste Moliere e del maestro di danza Pierre Beauchamps nel Ballet de la Nuit. Nella scena finale, Luigi XIV apparve come Apollo, il Dio del Sole: “Ora io solo guido il carro della luce. Una mano divina mi ha dato le redini e una grande dea sostiene i miei diritti. Io sono la Stella tra i Re!”. Il giovane Re fu così favorevolmente impressionato dalla performance di Lully che lo nominò “compositore della musica strumentale”. Come ballerino, Lully era specializzato in ruoli specifici, interpretando come barito12 declamazione. Lully fu anche molto esigente nel circondarsi di musicisti di altissimo livello tra i quali il cembalista D’Anglebert, i membri delle famiglie Hotteterre e Philidor, specializzati nel suonare strumenti a fiato, e il grande virtuoso di viola da gamba Marin Marais. Alle prime comédie-ballets di Lully fanno seguito negli anni successivi i suoi grandi capolavori che fissano un nuovo genere di teatro musicale: la tragédie en musique. Nei suoi ultimi lavori, Lully ritornò agli stilemi dell’opera fiorentina dei primi anni del Seicento unendo dramma, musica e danza e conferendo una grande importanza alla comprensione del testo. Il compositore controllava meticolosamente il lavoro del suo librettista, disponendo tutti i dettagli richiesti dall’intreccio e fornendo gli schemi dei testi usati per le arie danzate. La danza dunque non era concepita solo come un mero divertissement, ma occupava un posto funzionale nell’intreccio, aggiungendo suspense drammatica e spettacolo visivo. Seguendo lo schema delle opere di Lully, questo concerto comincia con una Ouverture e si conclude con una Chaconne, entrambi tratti dall’Amadis. L’eroe protagonista, l’antico guerriero di Gaul, è una metafora di Luigi XIV e il coro finale canta la Gloria e L’Amore, le due ossessioni del suo regno. In questa tragedie en musique, nelle scene tratte dalla comédie-ballet L’Amour Médecin, perfino nelle sue prime opere come danzatore affianco a Molière e Beauchamps, Lully riesce meravigliosamente a creare l’unione delle tre arti performative francesi: opera, balletto e musica. no personaggi comici. Perfino dopo che si ritirò dalle scene, egli apparve ne “Il Borghese Gentiluomo” di Molière sotto lo pseudonimo de “Il Signor Chiacchiarone”. Egli inoltre suonava la chitarra, il cembalo e il violino, esibendosi alla chitarra in un ensemble che eseguiva le musiche per danza da lui composte per l’Ercole Amante di Cavalli e ricoprendo il ruolo solista di Orfeo suonatore di violino nel Ballet des muses. Sebbene Lully fosse sempre sostenuto dal Re, dal Cardinal Mazarino e da altri italiani molto influenti a corte, molti altri cercarono di contrastare il suo successo, opponendo allo stile italiano uno stile tipicamente francese, come accadde quando fu allestito un balletto per contrastare L’Amour malade, per il quale Lully aveva scritto una Entrée Italienne. I primi lavori di Lully mettevano in musica testi in italiano, con scene comiche e rappresentazioni di quello che era considerato tipico del carattere italiano: la civetteria, la gelosia e la passione amorosa. Molte commedie rappresentavano dottori intenti a curare ipocondriaci da malattie immaginarie e amanti ammalati d’amore, o a realizzare grottesche operazioni chirurgiche e avvocati che parlavano in maniera compulsiva e ridicola nel tentativo di confondere i loro clienti con incomprensibili termini legali. Nei lavori della maturità, Lully mostra una completa padronanza della lingua francese. Egli prende a modello il modo di declamare di Marie Desmares, l’attrice della Comédie, famosa per le sue interpretazioni nei drammi di Racine. Fu talmente grande il successo dei recitativi di Lully che gli attori più tardi cominciarono a rivolgersi a lui per imparare l’arte della 13 CANEPINA - Museo delle Tradizioni Popolari Annesso alla Chiesa di San Michele Arcangelo, l’antico convento dei frati Carmelitani che ospita oggi il Museo delle Tradizioni Popolari, è una seicentesca struttura ornata di affreschi nel chiostro, nel salone al piano terra e sulle pareti che fiancheggiano le scale che portano al primo piano dell’edificio. L’intero ciclo di pitture murali, che decorano le lunette e i pennacchi del chiostro, è databile tra il 1610 e il 1627 e sono visibilmente tre i maestri attivi nei tre bracci del chiostro, tutti della scuola di Giuseppe Sebastiani da Macerata, che operava per conto del cardinale Odoardo Farnese nell’omonimo Palazzo della vicina Caprarola. L’espressione artistica e i contenuti sono quelli dettati dal Concilio di Trento: si dovevano adornare i chiostri dei conventi e dei monasteri con le storie dei santi più rappresentativi dei rispettivi Ordini; alcune didascalie illustravano l’episodio che, comunque, doveva essere di facile lettura; le singole scene dipinte mostravano il santo vicino alla gente comune, immerso nei fatti del quotidiano. Altri dipinti emersi sono databili a metà del 1700 e sono del viterbese Domenico Corvi. Museo delle Tradizioni Popolari (ex convento dei Carmelitani). Santa Teresa attraversa il fiume di notte guidata dagli angeli; in basso: il Chiostro (foto F. Ceccarini) 14 GIOVEDÌ 21 AGOSTO 2008 CANEPINA – CHIOSTRO DEL MUSEO DELLE TRADIZIONI POPOLARI Musica Antiqua Roma Riccardo Minasi violino Ludovico Minasi violoncello Giulia Nuti clavicembalo GEORG FRIEDRICH HÄNDEL Le Sonate per violino e basso continuo Sonata in sol minore HWV 364a Larghetto – Allegro – Adagio – Allegro Sonata in re minore HWV 359a Grave – allegro – adagio – allegro Sonata in fa maggiore HWV 370 Adagio - allegro - largo - allegro Sonata in sol maggiore HWV 358 Allegro - adagio - allegro ***** Sonata in la maggiore HWV 361 Andante – allegro – adagio – allegro Sonata in re maggiore HWV 371 Affettuoso – allegro – larghetto – allegro Sonata in mi minore (ms. Halle) Adagio – allegro – largo – allegro 15 Riccardo Minasi, nato a Roma nel 1978, è uno dei violinisti italiani maggiormente attivi in campo concertistico sulla scena internazionale. Il suo precoce talento fa sì che ancor prima di compiere 23 anni avesse già suonato nelle sale più prestigiose di tutto il mondo come Carnegie Hall e Lincoln Center di New York, Konzerthaus e Musikverein di Vienna, Barbicane a Londra, Théâtre des Champs-Élysèes e Châtelet a Parigi, Concertgebouw di Amsterdam, Teatro Còlon di Buenos Aires, S. Cecilia a Roma, Teatro S. Carlo di Napoli e tanti altri, con un’attività che lo ha portato a compiere tournées in tutta Europa, Argentina, Uruguay, Brasile, Messico, Turchia, Marocco, Australia, Nuova Zelanda, Giappone. La sua particolare conoscenza del repertorio rinascimentale, barocco e classico lo rende uno dei “konzertmeister” maggiormente richiesti in Europa e lo fa chiamare sia come solista che in qualità di primo violino concertatore da direttori quali Jordi Savall per “Le Concert des Nations”, Giovanni Antonimi per “Il Giardino Armonico”, Ottavio Dantone per “Accademia Bizantina”, Rinaldo Alessandrini per il suo “Concerto Italiano”, José Lopez-Banzo per “Al Ayre Español”. Ha affiancato, tra gli altri, artisti del calibro di Viktoria Mullova, Cecilia Bartoli, Christophe Coin, Giuliano Carmignola, Sergio Azzolini e, sempre come primo violino, con ensembles ed orchestre come “Zefiro” (Alfredo Bernardini), “La Risonanza” (Fabio Bonizzoni), “Elyma” di Ginevra, “La Sfera Armoniosa” di Amsterdam, “Musica Aeterna” di Bratislava, “Collegium 1704” di Praga, “Helsinki Baroque Orchestra”, “L’Assemblée des Honnestes Curieux”, “Ensemble Kapsberger” (Rolf Lislevand), 16 l’Orchestra Sinfonica dell’Ente lirico di Cagliari, l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, collaborando inoltre con il “Concerto Vocale” di René Jacobs, “Ensemble 415” di Chiara Banchini, Katia e Marielle Labèque ed in duo con il liutista Luca Pianca. Attivo anche come direttore d’orchestra, ha tenuto a battesimo la “Camerata Strumentale Fiesolana”, ultima realtà nata in seno alla Scuola di Musica di Fiesole di Piero Farulli e dirige regolarmente la Helsinki Baroque Orchestra e la Harmony of Nations Orchestra. A tutt’oggi è il più giovane musicista con una carica di docente di conservatorio in Italia. Dal 2005 ha infatti ottenuto la cattedra di musica d’insieme presso il conservatorio V. Bellini di Palermo. Sempre dallo stesso anno tiene regolarmente corsi presso la Longy School of Music di Cambridge (USA) e, dal 2004, presso la Sibelius Academy di Helsinki. Nel mese di agosto del 2006 è stato invitato a tenere un master-class sulla produzione oratoriale di Alessandro Scarlatti nella residenza di Kuks (Praga). Ha tenuto inoltre seminari, lezioni di violino, prassi esecutiva e orchestra barocca presso l’Universita di Cultura Cinese di Taipei (Taiwan) e presso la Scuola di Musica di Fiesole. Suona su preziosi violini del XVI, XVII e XVIII secolo: Andrea Amati, 1564 “Il Portoghese”, Antonius & Hieronymus Amati, 1627 “Ex-Rémenyi”, Antonio Gragnani, Livorno 1750 ca. sviluppato un particolare interesse per il repertorio antico frequentando numerosi corsi tenuti da alcuni tra i più rinomati esperti del settore ed in particolare presso l’Accademia Internazionale della Musica di Milano con Gaetano Nasillo e presso il conservatorio di Latina con Paolo Pandolfo. Nel 2004 è stato premiato al “Van Wassenaer Concours” (L’Aia). Suona con i gruppi “Il Complesso Barocco” (A. Curtis), “Ensemble Kapsberger” (Rolf Lislevand), “Alessandro Stradella Consort” (E. Velardi), il “Rossignolo” (O. Tenerani), “Accademia Ottoboni”, “Festina Lente”, “Elianto”, registrando per Naive, Deca, Sony, Bongiovanni, Rai3, Amadeus e collaborando inoltre con musicisti quali Francesco Cera, Aapo Hakkinen, Rolf Lislevand, D.L. Ragin. Ludovico Takeshi Minasi, violoncellista, è nato a Roma nel 1984. Ha intrapreso gli studi musicali sotto la guida di Mario Centurione, proseguendoli poi con Francesco Strano presso il Conservatorio di musica di “Santa Cecilia” e con Luigi Piovano. Sin dai primi anni di studio ha 17 Giulia Nuti, nata a Cambridge nel 1976, ha cominciato a suonare il clavicembalo all’età di dieci anni. Ha intrapreso gli studi alla Scuola di Musica di Fiesole, proseguendoli alla Royal Academy of Music di Londra. Al Royal College of Music ha studiato clavicembalo, organo e fortepiano, laureandosi col massimo dei voti e la lode. Al King’s College di Cambridge ha svolto una ricerca sul basso continuo nell'Italia del SeiSettecento, ottenendo un Master in musicologia. È apparsa come solista e continuista nei più prestigiosi festivals europei (Théâtre des Champs-Élysées, Parigi; Concertgebouw, Amsterdam; Printemps Baroque, Bruxelles; Wroclaw Festival, Polonia; Maggio Musicale Fiorentino; Göttingen Händel Festival; Alderburgh Festival; Festival de Ambronay, Francia; Altstadtherbst kulturfestival, Düsseldorf). Incide per Naïve, CPO, WDR, BBC e RAI. E’ specializzata nella musica e trattatistica italiana sul basso continuo; il suo libro “The performance of Italian basso continuo” è stato pubblicato presso Ashgate nel 2007. Dal 2002 è docente di clavicembalo e basso continuo alla Scuola di Musica di Fiesole. delle quattro serie che Händel dedica agli strumenti melodici) la cui paternità händeliana sembra ormai essere stata accertata in maniera definitiva. Le sonate in questione, dal carattere ibrido in quanto non ascrivibili in modo assoluto al genere della sonata da camera o a quello della sonata da chiesa, sono debitrici alla tradizione compositiva di Arcangelo Corelli (l’autore a cui si rifanno anche le sonate da chiesa dell'op. 2) e ci mostrano un Händel che si muove tranquillamente a suo agio nelle forme della musica di chiaro stampo italiano, seppur più ridotte ed intime rispetto a quelle per grandi complessi strumentali a cui è specialmente legata la sua fama. Le sonate H.W.V. 364a e 359a, nonostante il chiaro attaccamento agli stilemi tipici della scuola corelliana, portando la loro datazione al periodo di permanenza a Le Sonate per violino e basso continuo di Händel L'immensa fortuna incontrata da Händel è all'origine della diffusione di numerosi falsi a lui attribuiti che hanno reso complessa e faticosa l'opera di compilazione dei cataloghi delle sue opere da parte di storici e filologi. Anche le sue composizioni cameristiche pongono numerosi problemi di datazione e persino di autenticità. Il programma del concerto di quest'oggi raccoglie quelle sonate dell'op. 1 (la prima 18 magg H.W.V. 371, che Händel stesso eseguì a Londra assieme a Francesco Saverio Geminiani, la sonata di rara esecuzione H.W.V. 358 composta verosimilmente attorno al 1708 a Roma, caratterizzata da una scrittura curiosamente “antiviolinistica” e da quattro note acutissime in prossimità della conclusione dell’ultimo movimento (forse una sorta di sberleffo e parodia dello sfoggio di un virtuosismo fine a se stesso proprio di alcuni virtuosi dell'epoca) e la sonata in mi min. originariamente concepita per il flauto traverso, composta ad Halle negli anni '30 del '700. Roma di Händel, brillano per una estrema libertà espressiva, tradotta con squisito intuito teatrale in un continuo avvicendarsi di episodi cantabili, fughe dal severo carattere teutonico e gighe dal sapore vagamente partenopeo. Le sonate H.W.V. 370 e 361 sembrano invece dover essere datate in epoca successiva al 1711, anno in cui Händel, a seguito del clamoroso successo del suo “Rinaldo”, si trasferì a Londra per fondarvi il teatro della Royal Academy of Music. Questa sera saranno eseguite, a completamento del programma, la sonata in re Dall’album del Festival L’organista Fernando Germani in una delle prime edizioni del Festival (Arch. Fot. APT) 19 CASTEL SANT’ELIA - Basilica di Sant’Elia La Basilica di Sant'Elia, in stile romanico con elementi di origine lombarda, sorge su un ripiano al centro della Valle Suppentonia, probabilmente sulle rovine o nei pressi di strutture romane, data la presenza di marmi architettonici di riutilizzo. Fondata tra l’VIII e il IX secolo e ricostruita all’inizio dell’XI secolo, è caratterizzata da una facciata affiancata da ali laterali e adorna di tre portali due dei quali realizzati con frammenti di marmo, probabilmente appartenenti alla primitiva Basilica. L'impianto planimetrico è costituito da tre navate ed un transetto, sopraelevato di tre gradini. Nella navata centrale, le colonne, provenienti dallo spoglio di ville e monumenti romani, sono ornate da capitelli corinzi. Il transetto e la navata centrale conservano parti del pavimento cosmatesco; l'altare maggiore è sormontato da un elegante ciborio decorato da una croce e sorretto da quattro pregevoli colonne. Particolarmente interessante è la decorazione pittorica del transetto che comprende scene tratte dall’Apocalisse di S. Giovanni, la morte e i funerali dell'abate Anastasio e, nell’abside, una teoria di vergini, mentre nel catino domina la figura del Redentore. Nella navata destra sono conservati dipinti di artisti locali raffiguranti l'immagine della Madonna. La cripta, costituita da due ambienti, conserva le tombe di S. Nonnoso e di S. Anastasio. Ciborio ed abside (arch. fot. Provincia) Basilica di Sant’Elia. Facciata (foto F. Biganzoli) Interno (foto F. Biganzoli) 20 VENERDÌ 22 AGOSTO 2008 CASTEL SANT’ELIA - BASILICA DI SANT’ELIA Accademia della Libellula Cinzia Pennesi direttore D. SCARLATTI (1685 – 1757) Sinfonia n. 1 in la magg. per archi Allegro - Adagio - Minuetto (Allegro) sinfonia n. 11 in do magg. per archi Grave Presto - Adagio - Allegrissimo presto A. SCARLATTI (1660 – 1725) Genio di Partenope, La Gloria del Sebeto, Il Piacere di Mergellina Serenata a 3 con stromenti (1696) Rev. D. Carboni. Prima esecuzione moderna Cecilia Marinelli Genio di Partenope Elisabetta Lombardi Gloria del Sebeto Camelia Kader Piacere di Mergellina Gloria: Recitativo Gloria: Aria Gloria: Recitativo Gloria Piacere: Recitativo Piacere: Aria Genio: Aria Glor.e Piac.: Rec Gloria e Piacere Duetto Genio: Recitativo Genio: Aria Genio: Recitativo Genio: Aria Piacere e Genio: Rec Piacere: Aria Genio: Recitativo Gloria: Aria Genio. Recitativo Genio: Aria ed echi Gloria: Recitativo Tutti Venticelli soavi Care spiagge Ma sospendo gli accenti Aria I fiati canori Dal felice e beato Zeffiretti vezzosetti Augelletti garruletti Che a questo suolo È vero, è vero! Ma poi il labbro ardito E’ meglio il tacere So che non è permesso Bella non tacer Dir potrai Nella bell’alma Che porta il mar Canterò - tacerò Taci, taci Venticelli lenti lenti Pria di tacere Godi e spera 21 Violini: David Taglioni, Angela Benelli, Silvia Badaloni, Klodiana Babo, Alessandra Bottai, Caterina Monterubbianesi, Martina Palmieri, Debora Piras, Annalisa Trizio Viole: Laura Pennesi, Paola del Bianco, Romina Ferracuti Violoncelli: Diego Roncalli, Galileo Di Ilio Contrabbasso: Caterina Scarafile Clavicembalo: Sauro Argalia J. Demus, A. Lonquich, L. Passaglia e I. Gage per il Pianoforte e S. Woodbury per la Vocalità. Ha studiato inoltre Analisi e Composizione con F. Dellipizzi; Direttore d’Orchestra e di Coro, Pianista, Compositrice, svolge intensa attività concertistica in Italia, Germania, Austria, Spagna, Inghilterra, Grecia, Romania, Svizzera, Yugoslavia, Malta, Russia, Marocco, Sud America e New York. Ha fondato ed è direttore stabile dell’Or- Cinzia Pennesi è nata a Tolentino ( MC) nel 1965. Si è diplomata con il massimo dei voti in Pianoforte con R. Marini e in Musica Corale e Direzione di Coro con G. Agosti al Conservatorio “Morlacchi” di Perugia. Successivamente ha frequentato corsi e masterclasses tenuti da G. Kuhn, B. Aprea e F. Mannino per la Direzione d’Orchestra, G. Acciai, P. Righele, per la Direzione di Coro, G. Santorsola per la Composizione, 22 chestra Accademia della Libellula, scelta recentemente per le quattro puntate in diretta su RAI UNO del programma condotto da Massimo Ranieri. Ha diretto l’Orchestra Sinfonica della Radio-Televisione Serba (Belgrado-Sala Kolarek), l’ Orchestra Sinfonica di Stato di San Pietroburgo (San Pietroburgo - Teatro di Corte residenza estiva degli Zar), I Solisti Aquilani (Festival Visconti-Ischia), Mozart Sinfonietta, l’Orchestra del Centro Europeo della Musica, Orchestra Pomeriggi musicali - Milano, Florilegio Musicale Barocco, Orchestra di Solingen (Germania), Orchestra Sinfonica della Romagna, Orchestra Spontini… E’ stata Assistente musicale di Franco Mannino dal 2003 fino alla sua scomparsa. Nel 2000, ha diretto per Arena Sferisterio di Macerata, curandone la realizzazione strumentale, “Rappresentatione di Anima et di Corpo” di Emilio de’ Cavalieri in occasione del quarto centenario della prima esecuzione. Nel gennaio 2001 ha partecipato al WorkShop tenuto da Neville Marriner a New York culminato in un concerto alla prestigiosa Carnegie Hall. Ha realizzato e diretto prime assolute di Opere di autori contemporanei e prime in tempi moderni di opere barocche. Si è esibita come direttore in vari Festival tra cui Festival di Ravello, Festival Barocco di Viterbo, Macerata Opera-Arena Sferisterio, Festival di Todi, Cumbre Mundial del Tango - Montevideo, Festival Beethoven, Festival Pergolesi-Jesi, Maggio dei Monumenti, alla Sala Sinopoli del Parco della Musica di Roma e al Teatro Piccolo di Milano. Ha registrato per Raiuno, Rai-due, Sky-TV, Rai-International, Radio Vaticana e RadioTelevisione Serba e inciso per la KHO. Nel 1990 ha assunto la direzione della Corale Polifonica “A. Antonelli” di Matelica con la quale svolge intensa attività concertistica e ha realizzato importanti produzioni con orchestra. Le sono state commissionate le Opere Cinematografiche da Camera “Il Fantasma dell’Opera” (Premio Cinematografico Castello di Precicchie, 2002) e “Sinfonia Visiva” (Sferisterio Macerata-Festival Terra di Teatri, 2003). Ha scritto le musiche per lo spettacolo teatrale “Il funerale del Poeta” regia di Ninni Bruschetta. Ha presentato sue composizione alla Accademia di Ungheria a Roma. Sue composizioni sono commissionate ed eseguite da interpreti come Zampetti, Di Rosa, Ottaviucci e, recentemente, la sua commedia musicale “La sirenetta” è stata messa in cartellone al Teatro Sistina di Roma. L’Opera Cinematografica da camera “Peter Pan”, scritta a quattro mani con Roberta Vacca, è stata recentemente presentata al Maggio dei Monumenti 2008 a Castel dell’ Ovo a Napoli. Dal 2003 ha ideato ed è Direttore Artistico di Opera Aperta, che produce Opere del Novecento storico e contemporaneo eseguite nei Teatri della provincia di Macerata in coproduzione con importanti Enti. Tiene Seminari, Master e Conferenze in Italia e all’estero. Maria Cecilia Marinelli, soprano lirico, nata a Fermo, ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio di Musica “Giuseppe Nicolini” di Piacenza, dove si è diplomata in Canto nel 2002 sotto la guida del soprano Adelisa Tabiadon, ottenendo anche un Diploma di Merito in Arte Scenica con la Prof.ssa Sonia Grandis. Ha studiato pianoforte col M° Loris Pezzani 23 di Cremona. Sin dai primi anni di studio ha interpretato ruoli in varie produzioni teatrali (“Suor Angelica” di G. Puccini, “Carmina Burana” di C. Orff, “Don Giovanni” di W.A. Mozart, “La Traviata” di G. Verdi) e approfondito lo studio della vocalità operistica con docenti di fama internazionale. Attualmente sta perfezionando lo studio del repertorio operistico con il soprano francese Reneé Jeannel Tofoni prediligendo i ruoli pucciniani (Mimì in “Bohème”, “Suor Angelica”, Liù in “Turandot”, “Madama Butterfly”, “Manon Lescaut”) e veristi (Santuzza in “Cavalleria Rusticana” di P. Mascagni, Margherita nel “Mefistofele” di A. Boito, “Adriana Lecouvreur” di F. Cilea, “La Wally” di A. Catalani). Nel 2003, a Piacenza, ha debuttato come protagonista in “West Side Story” di L. Bernstein, nel ruolo di Maria, diretta dal M° Luciano Caggiati. Nell’agosto 2006 ha interpretato il ruolo di Cassandra nella prima esecuzione in tempi moderni dell’opera “L’uomo femmina” di B. Galuppi al Festival Barocco di Viterbo e nel novembre 2006 il ruolo di Lisa nell’opera radiofonica “I due timidi” di Nino Rota. Nell’ottobre 2007 è stata protagonista dell’intermezzo “La serva padrona” di G.B. Pergolesi, per Opera Aperta nei teatri della provincia di Macerata. Nel luglio 2007 ha partecipato alla prima esecuzione assoluta dell’Opera Cinematografica da camera “Peter Pan” di Cinzia Pennesi e Roberta Vacca, presentata nel maggio 2008 al Maggio dei Monumenti a Castel dell’Ovo a Napoli. Nel luglio 2008 ha cantato il ruolo di Santuzza in “Cavalleria Rusticana” di P. Mascagni. Svolge intensa attività concertistica come solista in Italia e all’estero nel repertorio operistico e nel repertorio cameristico italiano, francese e tedesco, predili- gendo autori come W.A.Mozart, F. Schubert, Robert e Clara Schumann, C. Debussy, F. Poulenc, E. Satie. Nel dicembre 2005, nell’ambito del “Progetto Palestina” della Provincia di Macerata, si è esibita in concerto presso il Monastero Salesiano “Ratisbonne” di Gerusalemme (Israele). Nel luglio 2007 ha cantato al Théâtre Royal de l’Opéra di Marrakech (Marocco). Ha inoltre perfezionato lo studio del Lied tedesco con il M° Massimo Cottica, Bruno Canino e dal 2001 al 2003 con il M° Konrad Richter della Hochschule di Stuttgard (Germania). Nel 2003 è risultata vincitrice al Concorso Nazionale di Musica da Camera “Città di 24 Conegliano” in duo con la pianista Donata Maggi. Attiva anche nel repertorio sacro, si è esibita in numerosi concerti per voce ed organo con i M° Luigi Celeghin, Riccardo Villani e Lorenzo Lucchini ed è stata solista nelle esecuzioni dello “Stabat Mater” di L. Boccherini, del “Gloria” di A. Vivaldi e dell’“Oratoire de Noël” di C.C. Saint-Saëns. Nell’aprile 2007 ha partecipato al concerto per l’inaugurazione dell’organo “François Mader” nella St. Peter Church a Gerusalemme (Israele) in trio con l’organista Sauro Argalia e la violista Laura Pennesi. Laureanda in Scienze letterarie presso la Facoltà di Musicologia dell’Università degli Studi di Pavia, collabora come musicologo con enti ed associazioni musicali. Berlino e di Monaco di Baviera, l’Ars Festival di Reikjavick (Islanda), i Tiroler Festspiele di Erl (Tirolo) e i Herrenchiemsee Festspiele (Baviera). Recentemente ha preso parte all’esecuzione del “Gloria” di Vivaldi con l’Orchestra Regionale Marchigiana, nei principali teatri delle Marche. Come cantante lirica, ha debuttato al Teatro Regio di Torino cantando Hansel in “Hansel e Gretel” di Humperdinck e ha in seguito partecipato a produzioni nei teatri di Napoli, Parma, Modena, Lucca, Macerata, Jesi e nel circuito dei teatri marchigiani di Opera Aperta, interpretando ruoli del repertorio lirico italiano e tedesco. Ha inciso il “Salve Regina” e la “Messa Romana” di Pergolesi per la Fondazione Pergolesi di Jesi, “Il mondo alla roversa” di Galuppi per la Bongiovanni, “Le nozze di Figaro” di Mozart per la Koch-Schwann Elisabetta Lombardi, mezzosoprano, si è diplomata in canto presso il Conservatorio di Torino col massimo dei voti e la lode. Ha continuato gli studi in Germania e in Austria con i maestri Judith Beckmann, Irwin Gage, Hartmut Höll e Graham Johnson. Vincitrice di un’edizione del concorso di Musica vocale da camera di Conegliano e del concorso “Gli strumenti e il ’900”, dedicato alla musica contemporanea, ha iniziato una brillante carriera di concertista, esibendosi come cantante da camera e di oratorio in Italia, Germania, Austria, USA, e Islanda. Ha collaborato con numerose istituzioni concertistiche e festival tra cui Ravenna Festival, Sagra Musicale Umbra, Settembre Musica di Torino, Festival Pianistico Internazionale di Bergamo e Brescia, Festival Barocco di Viterbo, Settimane musicali di Bologna, la stagione concertistica della Sala Scarlatti di Napoli e dell’Accademia di Spagna di Roma, la stagione della Philarmonie di 25 e “Cantus Planus” di Niccolò Castiglioni per la Col Legno. Ha registrato per la Rai, la BBC e per la Radio tedesca di Berlino. Insegna Musica vocale da camera presso il Conservatorio di Fermo. Kamelia Kader, mezzosoprano, e’ nata a Sofia, Bulgaria. Diplomata a pieni voti in canto lirico alla New Bulgarian University, si è perfezionata all’Accademia di Arte Lirica di Osimo, sotto la guida dei maestri Sergio Segalini, William Matteuzzi e Raina Kabaiwanska. È vincitrice di concorsi di musica da camera e musica contemporanea, tra cui il Festival Internazionale della Bulgarian National Radio. Borsista dell’Accademia Chigiana di Siena nella classe del baritono Renato Bruson, ha partecipato a numerose master classes tenute da artisti di spessore internazionale tra cui Magda Oliviero, Montserrat Caballé, Gustav Kuhn e Raina Kabaivanska. Nel 2002 è stata scelta dal maestro Gustav Kuhn come solista per la realizzazione della Petit Messa Solennelle di Rossini al Tirolfestspiele di Gutersloh, Austria. Ha debuttato nel 1995 nel ruolo di Marcellina nelle Nozze di Figaro di Mozart al Teatro dell’Opera di Sofia e dal 1999 al 2000 è stata solista del teatro nazionale di Stara Zagora, Bulgaria. Successivamente ha cantato ruoli come Suzuki in “Madama Butterfly” di Puccini, Bahus in “La Belle Helene” di Offenbach, Magdalena in “Rigoletto” di Verdi, Rosina in “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini, Fidalma in “Il Matrimonio Segreto” di Cimarosa, Marianna in “Il Signor Bruschino” di Rossini. Nel 2005 ha partecipato alla produzione della Cavalleria Rusticana al Teatro della Fortuna di Fano nel ruolo di Mamma Lucia. Tra gli impegni recenti lo Stabat Mater di Vivaldi e Salve Regina di Hasse realizzati con Ensemble Musica di Milano e il Requiem di Mozart al Teatro delle Muse di Ancona. Dal mese di maggio 2006 collabora con Opera Aperta con la partecipazione all’ allestimento della prima assoluta de “Chi Rapì la Topina Costanza”, commedia giocosa ispirata a “Il ratto del Serraglio” di Mozart, sotto la guida del maestro Cinzia Pennesi. Accademia della Libellula Fondata a Tolentino, nelle Marche, nel 1998, da Laura e Cinzia Pennesi. Ha tenuto concerti in Italia e all’Estero ed inciso due CD prodotti dalla Fondazione Pergolesi di Jesi. Si è esibita in vari Festival (Festival di Ravello, Festival Barocco di Viterbo, Festival Terra di Teatri, Festival Beethoven) e in luoghi di prestigio come la Sala Sinopoli-Parco della Musica, di Roma e il Teatro Piccolo 26 Gli organici sono variabili, per soli archi o per uno o due oboi concertanti, talvolta l’oboe è indicato ad libitum nella parte dei violini primi. Alcune di esse, a mio parere almeno sette, sono dei piccoli capolavori. La Sinfonia n.1 in la maggiore è scritta per tre gruppi di violini senza le viole, organico certo inconsueto, quasi sperimentale. La Sinfonia n.11 in do maggiore, contiene un adagio con una sommessa melodia da opera seria che può essere affidata ad un oboe, o ad un violino solista. I veloci tempi laterali ricordano Vivaldi. di Milano. Ha collaborato con musicisti come l’oboista Francesco Di Rosa, il clarinettista Fabrizio Meloni, il violinista Francesco De Angelis, solisti della Scala, il clavicembalista Sauro Argalia, e con il giornalista Riccardo Pazzaglia, Rosanna Vaudetti, Maria Giovanna Elmi, gli attori Elio Pandolfi, Alessandro Quasimodo e Giovanni Moschella. Ha inciso brani della compositrice Roberta Vacca. Ha registrato per Radio Vaticana e Eur Radio. E’ stata nell’orchestra stabile del programma in quattro puntate andato in onda in diretta su RaiUno in prima serata nel gennaio 2007 “Tutte donne tranne me” condotto da Massimo Ranieri. Ha fatto parte dell’orchestra stabile di Opera Aperta dei Teatri della Provincia di Macerata. Si è esibita nelle edizioni del 2007 e 2008 della prestigiosa manifestazione “Premio Marisa Bellisario” ideata dall’On. Lella Golfo, presidente dell’omonima Fondazione, andata in onda su RaiDue. È diretta da Cinzia Pennesi. Una serenata per la Viceregina di Napoli La serenata, come composizione drammatico-musicale fu un genere in voga a partire dalla fine del ‘600 fino a tutto il ‘700. Simile alla cantata a più voci, era rappresentata con fini celebrativi nelle corti. L’argomento era mitologico-pastorale o storico, per lo più di tipo allegorico. A Napoli presso la corte dei vicerè spagnoli era il genere usato per solennizzare vittorie o per dare rilievo particolare a festeggiamenti genetliaci dei reali. Nel periodo del viceregno di Luis Francisco de la Cerda Duc di Medinaceli (1696-1702) le manifestazioni musicali erano particolarmente frequenti piacendo al Duca atteggiarsi a mecenate con particolare predilezione per i cantanti, anzi, le cantanti (la famosa Giorgina, al secolo Angela Voglia, assurse al ruolo di amante ufficiale). Il maestro della real cappella Alessandro Scarlatti aveva un gran daffare a scrivere opere (due all’anno) e a produrre serenate, specie nel periodo estivo, da rappresentarsi nel fresco della sera nelle incantevoli riviere di Posillipo o Mergellina a cui erano chiamati ad intervenire i nobili e i dignitari ma anche il popolo festante. Due brevi sinfonie di Domenico Scarlatti La Biblioteca Nazionale di Parigi conserva un manoscritto che comprende 17 sinfonie di Domenico Scarlatti. Si tratta di brevi sinfonie tripartite, alla maniera del padre Alessandro. Si tratta certamente di composizioni giovanili considerate con molta sufficienza dagli studiosi. Probabilmente si tratta di una “provvista” di sinfonie destinate a precedere opere o cantate. L’autore delle celebri sonate appartiene a quella schiera di compositori che hanno dato il meglio di sé nelle composizioni brevi, lapidarie, quasi degli aforismi. Nel codice parigino molte delle sinfonie non durano più di tre minuti con un adagio centrale di poche battute, quasi un sospiro. 27 a servizio di Medinaceli, anch’egli “incomodato”, proveniente dalla stessa scuola di Matteuccio. Di questa serenata è rimasto come unico testimone un manoscritto conservato nella Biblioteca del Conservatorio di Montecassino. Grazie a questo è stato possibile ricostruire quella serata di agosto a Mergellina di oltre tre secoli fa. Nel frontespizio l’autore riferendosi evidentemente all’organico strumentale, scrive: “Concertino, Concerto grosso, Echi in lontananza”. La Sinfonia iniziale segue infatti la forma del Concerto grosso con il consueto “concertino” di due violini e violoncello contrapposto al “ripieno” degli archi. Gli “Echi in lontananza” sono presenti nell’“Aria ed echi” Venticelli lenti lenti dove due coppie di violini ripetono una frase musicale con un’“eco”, effetto, caro ai polifonisti del madrigale cinquecentesco praticato poi anche nella musica strumentale del Barocco. Dopo la Sinfonia, tripartita “scarlattiana” seguono le arie inframmezzate da recitativi seguite sempre da una breve “coda” strumentale. L’accompagnamento delle arie è affidato al cembalo o all’orchestra. Nelle arie Uccelleti garruletti (Genio) e Zeffiretti vezzosetti (Piacere) i cantanti gareggiano con un violino solista e nell’aria É meglio tacere (Genio) la voce dialoga col violoncello. La sera del 5 agosto 1696 sullo scoglio di Mergellina venne eseguita la Serenata a tre con stromenti “Il Genio di Partenope, la Gloria del Sebeto, il Piacere di Mergellina”. L’occasione era data dalla celebrazione del compleanno e dell’onomastico della viceregina Maria de Giron y Sandoval e per augurare, con l’occasione, alla augusta coppia, la nascita di un erede. Si spiegano così i riferimenti continui ad una Maria davanti alla quale Genio, Gloria e Piacere s’inchinano reverenti. Non c’è stato tramandato l’autore dei non sublimi versi allegorici ma si trattava sicuramente dell’abate Francesco Maria Paglia autore dei versi di altre due serenate musicate da Scarlatti il mese precedente. Gli interpreti erano “tre sceltissime voci” di grande spicco. La parte del Genio era affidata al sopranista Matteo Sassano, detto “Matteuccio”, il più famoso evirato napoletano “amatissimo da tutti specie dalle donne”. Nato a San severo, Foggia, nel 1667 da una povera famiglia, all’età di nove anni fu ammesso al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo di Napoli, non prima però di essere stato accompagnato al vicino negozio di barbiere per essere “incomodato”. Da Napoli Matteuccio cominciò una brillante carriera diventando celebre in tutta Europa accumulando notevoli ricchezze e onorificenze fra le quali il titolo di marchese. La Gloria del Sebeto (il mitico fiume che dal Vesuvio scendeva fino al mare, ora ridotto ad un rigagnolo) era interpretato dal soprano Vittoria Tarquini, detta “Bombace”, anche lei destinata ad una brillante carriera. Fra l’altro contribuì alla fortuna del giovane Händel, del quale fu amante, interpretandone le opere. Completava il trio, nella parte del Piacere di Mergellina, Domenico Melchiorri detto “l’Aquilano”, contraltista Domenico Carboni 28 Poi sfrondi gli allori l’amico Sebeto e il crin della fama che splende sul Tago s’adorni sì sì! SERENATA A 3 CON STROMENTI. Interlocutori: Genio di Partenope Gloria del Sebeto Piacere di Mergellina Piacere Dal felice e beato scoglio di Mergellina delizia di ogni core, ristoro dell’ardore Gloria, Genio, il Piacere a Voi s’inchina. Gloria Venticelli soavi che con ali amorose in braccia del mio sole dall’occaso venite, respirate e poi dite dove poteva il fato dar riposo a voi lido più grato. Zeffiretti vezzosetti non partite mai da me e d’un lido così fido non tradite mai la fe’. Care, care spiagge dove siede la bellezza e la virtù quando a voi s’accosta il piede il pensier non parte più. Genio Augelletti garruletti agitate sempre il vol. Gli arboscelli verdi e belli rinfacciate sempre al sol. Ma sospendo gli accenti mentre veggio che viene, col gradito Piacer di Mergellina amata di Partenope il Genio a queste rene. Gloria Che a questo suolo ameno sempre benigni influssi piova il ciel dalle sfere sia pur di gloria… Genio Del Sebeto famoso bella gloria immortale scuoti all’antica tromba che l’orbe rimbomba il cenere fatal di tanti eroi e gli anni di Maria, canta fra noi. Genio …sia genio Piacere …sia piacere. Gloria Ma temer non posso quei che dan le vicende immensi affanni se porto in seno accolto l’applauso di Maria I fiati canori deh sveglia e richiama sul labbro sì lieto sì dolce sì vago che ride così. 29 col nome e gli anni. d’un petto devoto offrir gli saprò. So che non è permesso a noi talpe infelici fissare il cieco sguardo a sì grandi splendori. Ma non devi in tal giorno lasciar che dalla fama non odan gli orbi intorno: “nacque in tal dì Lei che Maria si chiama!” Genio Dell’ eroina parlo ch’è stretta in nodo eterno al gran consorte ibero. È vero, è vero, o amici! Genio e Gloria Stian lungi gli affanni e sol di quegli anni si canti con lodi immortali degli alti natali si celebri il dì. Bella, no, non tacer! Benché non giungi al ver dei pregi suoi, che a Lei non spiacerà almen la volontà dei carmi tuoi. Genio Ma poi chi il labbro ardito ai festivi concenti, chi ama il plettro agli accenti che ti dirà che basti… Piacere Dir potrai che Maria comprende ognun di noi se dell’alme d’eroi essa è il genio… Gloria … che non confonda con eroico soggetto la tromba un altro affetto. Nel più chiuso del core nasconderò l’alte memorie e poi astratto il mio pensiero si innalzerà devoto al Nome altero. Genio …è la gloria Gloria …è il piacere Genio Non basta che la mente concepisca invaghita l’idea d’una gran cosa ma convien che facondo con Mercurio veloce l’applauso che si dà giunga alla voce. Piacere Nella bell’alma regna la calma figlia d’amor! E col bel viso ha il ciel diviso il suo splendor. È meglio, il tacere se il labbro al dovere mai giunger non può. L’incenso ed il voto Genio Ché porta il mar nel nome, ma lo fecer le stelle 30 respirate, sussurrate, che Maria vuol riposar. Aure chete, care e liete, non volate, sospendete dolce dolce il ventilar. Gloria Pria di tacere io voglio che il mondo aspetta dal bel sen un rampollo della stirpe immortale del genitor di sesso e di costumi ai genitori egual. un mar tutto pietà senza procelle. Gloria Se così risolvete, Genio, Piacer, io canto. Canterò! Ma se veggio che il mio petto non resiste a tal soggetto compatite, io tacerò. Tacerò! Ma se giungo al nobil vanto con la forza del mio canto, voi tacete, io canterò! Tutti Godi e spera donna altera una prole che del sole porti in fronte lo splendor: un incanto d’ogni sfera un novello dio d’amor! Genio Taci! Poiché dall’urna dei sonni più soavi vedo Morfeo che estrae quel di Maria, lo corteggia e a lei s’inchina. Venticelli lenti lenti state attenti Acquapendente, Festival 2004. Cinzia Pennesi dirige L’Accademia della Libellula (Arch. fot. APT) 31 CAPRAROLA - Palazzo Farnese Il Palazzo è uno dei più grandi capolavori dell'architettura rinascimentale, creato per celebrare i fasti della famiglia Farnese e di papa Paolo III, il suo esponente di maggior spicco. Intorno al 1520 venne affidata la progettazione della residenza caprolatta ad Antonio da Sangallo il Giovane e la struttura, a pianta pentagonale con bastioni angolari difensivi ed un fossato perimetrale, ha l’aspetto e la funzione di una vera fortezza. I lavori vennero sospesi quando, nel 1534, il cardinale salì al soglio pontificio con il nome di Paolo III. Nel 1559, i lavori ripresero con il nipote del papa, anch’egli di nome Alessandro, che affidò l’incarico a Jacopo Barozzi detto il Vignola che trasformò il palazzo da fortezza a residenza di nobile rappresentanza. Venne modificato anche l’assetto urbano del borgo con la realizzazione della cosiddetta Via Dritta che aveva una duplice funzione, di raccordo e prospettica. Il Palazzo può considerarsi terminato nel 1575. Palazzo Farnese (foto F. Biganzoli) Il Piano Rialzato, detto dei Prelati, con ambienti affrescati da Taddeo e Federico Zuccari, permette di raggiungere lo straordinario cortile progettato dal Vignola in forma circolare, composto da due porticati sovrapposti le cui volte vennero magistralmente affrescate da Antonio Tempesta, come pure le pareti della scala elicoidale interna la cui originale interpretazione usciva dalle regole dell'epoca tanto che venne chiamata Scala Regia. Sopra è il Piano Nobile, diviso in due appartamenti: quello estivo affrescato da Taddeo e Federico Zuccari, e quello invernale dipinto dal Bertoja, da Raffaellino da Reggio e da Giovanni De Vecchi. Qui si trova anche la Stanza dei Fasti Farnesiani, che narra negli affreschi la storia della famiglia. Nello stesso piano si trova l'Anticamera del Concilio, dove l'attenzione è rivolta alla figura di Paolo III e al Concilio di Trento. Segue la Sala di Ercole in cui i pregevoli affreschi si rifanno alla leggenda di Ercole che diede origine al Lago di Vico. Alla villa sono annessi gli "Orti farnesiani", uno splendido esempio di giardino tardorinascimentale realizzato con terrazzamenti collegati alla residenza dal Vignola attraverso dei ponti. Palazzo Farnese. Giardino all’italiana (foto F. Biganzoli) 32 LUNEDÌ 25 AGOSTO 2008 CAPRAROLA – PALAZZO FARNESE Jordi Savall viola da gamba - Barak Noman, London 1697 Rolf Lislevand tiorba e chitarra FOLIAS Y ROMANESCAS Diego Ortiz (1510-1570 ca) Folias y Romanescas Tobias Hume (1569-1645) Musicall Humors A Souldiers March Harke, harke Good againe A Souldiers Resolution Gaspar Sanz (Sec. XVII) Piezas para la Guitarra Jácaras Canarios Marin Marais (1656-1728) Pièces de Viole Prelude Muzettes L’Arabesque ***** Alfonso Ferrabosco (1578-1628) Lessons to the Lyra-Viol Coranto Why not here La Cloche Robert de Vizée (Sec. XVII) Chaconne Suite in Sol magg. Manoscritto Vaudry de Saizenay Marin Marais Folies d’Espagne 33 Jordi Savall è una figura eccezionale nel panorama musicale attuale. Per oltre 30 anni si è dedicato alla scoperta di tesori musicali abbandonati: trent’anni di ricerca e studio, sia come violista che come direttore. A partire dal 1970 incide come solista i capolavori del repertorio per viola da gamba. Viene rapidamente riconosciuto dalla critica internazionale come uno dei più grandi interpreti di questo strumento. Con i tre gruppi musicali Hesperion XXI, La Capella Reial de Catalunya e Le Concert des Nations, fondati insieme al soprano Montserrat Figueras, Savall esplora e crea un universo di emozioni e bellezza, restituendolo a milioni di amanti della musica, facendo conoscere al mondo la viola da gamba e le musiche dimenticate di diversi paesi e accreditandosi così come uno dei principali difensori della musica antica. Unanimemente riconosciuto come uno dei maggiori interpreti di musica antica, Jordi Savall è senza dubbio una delle personalità musicali più eclettiche della sua generazione: violista, direttore e creatore di uno stile personale e inconfondibile, le sue attività di concertista, pedagogo e ricercatore ne fanno uno dei principali protagonisti dell'attuale rivalutazione della musica storica. Con la sua partecipazione al film di Alain Corneau “Tutte le mattine del mondo” (che ha ricevuto 7 César, tra cui quello per la migliore colonna sonora), la sua intensa attività concertistica (140 concerti l’anno) e discografica (sei ogni anno) e, più recentemente, con la creazione della sua etichetta Alia Vox, ha dimostrato che la musica antica non è necessariamente elitaria o minoritaria e che può interessare anche un pubblico sempre più giovane e vasto. Come molti altri musicisti, inizia gli studi all'età di 6 anni facendo pratica in un coro di bambini della sua città natale, Igualada (Barcellona), e studiando il violoncello al Conservatorio Superiore di Musica di Barcellona dove si diploma nel 1964. Dal 1965 avverte rapidamente l'importanza della musica antica (Ars Musicae) imparando da solo a suonare la viola da gamba, strumento praticamente dimenticato, così come sconosciuto dal patrimonio musicale della penisola iberica. Completa la sua formazione presso la Schola Cantorum Basiliensis (Svizzera 1968-1973) dove nel 1973 succede al suo maestro August Wenzinger. Jordi Savall ha registrato più di 170 CD e ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Nel 1988 è stato nominato Officier de l'Ordre des Arts et Lettres dal Ministero della Cultura francese. Nel 1990 ha ricevuto la 34 l’anno”. Lo stesso album è stato nominato ai Grammy Awards a Los Angeles (USA) sempre in quell’anno. Il suo nuovo libro-disco “Cristoforo Colombo: i paradisi perduti” (2006), in cui Jordi Savall presenta una combinazione di fonti storiche e musicali del XV secolo spagnolo, è un ulteriore esempio di recupero totale del patrimonio musicale e testuale della penisola iberica e del Nuovo Mondo. Nell’ultimo lavoro che ha appena prodotto, “Lachrimae Caravaggio”, si uniscono in forma nuova la letteratura, la musica e la pittura in un CD dedicato a questo geniale e sfortunato pittore. La musica d’epoca di Savall fa da “colonna sonora immaginaria” alla sua vita, mentre sette ultimi dipinti di Caravaggio sono commentati dallo scrittore Dominique Fernandez (considerato uno degli “Immortali” con la sua recente nomina all’Accademia della Letteratura). Croce di Sant Jordi dal Generalitat de Catalogne. Nel 1992 è stato nominato “Musicista dell'anno” da Le Monde de la Musique e nel 1993 “Solista dell'anno” nell’VIII edizione di Victoires de la Musique. Nel 1998 ha ricevuto la Medaglia d’Oro delle Belle Arti dal Ministero della Cultura spagnolo e nel 1999 è stato nominato Membro Onorario della Konzerthaus di Vienna. Ha ricevuto la Laurea honoris causa dall’Università Cattolica di Louvain in Belgio nel 2000 e dall’Università di Barcellona nel 2006. Nel 2002 Victoires de la Musique gli ha riconosciuto il premio alla carriera. Nel 2003 ha ricevuto dal Parlamento di Catalogna la medaglia d’oro e il “Preise der Deutschen Schallplattenkritik” in Germania. Ha ottenuto inoltre diversi Premi “Midem Classical” nel 1999, 2000, 2003, 2004 e 2005. Nel 2006 l’incisione “Don Quijote de la Mancha: Romances y Músicas” non solo è stato premiato nella categoria “musica antica” ma è anche stato eletto “Disco del- Nato nel 1961 a Oslo, Rolf Lislevand studia la chitarra classica all’Accademia di Musica dello Stato Norvegese. Si esibisce regolarmente in numerosi studi, club e gruppi con la chitarra elettrica; ciò gli apporterà un esperienza preziosa dell’improvvisazione che segnerà profondamente il suo tocco nel linguaggio musicale e nell’avvicinamento con la musica antica. Entra nella Schola Cantorum Basiliensis dove prosegue i suoi studi con il maestro Hopkinson Smith e il maestro Eugène Dombois prima di essere invitato dal maestro Jordi Savall per collaborare a creare diverse formazioni: Hespèrion XX, La Capella Reial de Catalunya e Le Concert des Nations. Acquista una perfetta conoscenza della musica francese per viola da gamba del XVII secolo con Monserrat 35 Figueras che a sua volta gli farà scoprire la musica vocale spagnola del XVI e XVII secolo. Nel 1987, si stabilisce a Verona e forma il gruppo Ensemble Kapsberger; dal 1993, le sue registrazioni sia con il gruppo che come solista escono sotto il marchio AUVIDIS/NAIVE. Lo stesso anno diventa professore della Staatliche Hochscule fur Musik a Trossingen (Germania). Il suo primo disco, tratto dalla musica di Hieronymus Kapsberger, si vede attribuito non solo critiche calorose ma anche il “Diapason d’Or dell’ anno 1994”; il MIDEM, a Cannes, con la ricompensa di un titolo per “Migliore Disco di musica strumentale prima del 1650” lo stesso anno. Nel 1995 Gramophone lo elegge “Critic’s choice”. Con l’ensemble Kapsberger, propone delle nuove concezioni artistiche delle musica strumentale del XVII secolo, come una revisione della tradizione attuale della musica antica. Contemporaneamente al suo lavoro con il gruppo, realizza la visione per repertorio da solista di liuto e chitarra con dei dischi consacrati alla musica di J.S. Bach, Gaspar Sanz e la scuola francese di liutisti del XVII secolo e s’impone come uno dei liutisti di referenza della nostra epoca, riconosciuto da numerose critiche e premi discografici: Diapason d’Or dell’anno, 10 de répertoire, Choc du Monde de le Musique, Grammophone’s critic’s choice, Spelemannsprisen etc. Spinto dalla sua ispirazione e dalla curiosità, collabora con importanti interpreti dai multipli orizzonti musicali. Le sue iniziative lo hanno portato a lavorare con orchestre barocche (in quanto direttore d’orchestra), musicisti di jazz, flamenco, musica popolare di diverse origini, musica araba, orientale e musica contemporanea. Dal 2006 Lislevand collabora con la prestigiosa casa editrice ECM in Germania. Attualmente, si esibisce in diversi festival in Europa, negli Stati Uniti e in Oriente, come solista o direttore del suo gruppo e si occupa attivamente della sua classe di musica antica a Trossingen. 36 Progrmma del Festival Barocco nel 1985 37 TARQUINIA - Chiesa di Santa Maria in Castello reimpiego. La cupola, a pianta ellittica sormontata da un cupolino di influenza araba, è oggi sostituita da un semplice tiburio. A metà della quarta campata maggiore di sinistra è un ambone del 1209 eseguito dalla mano di Giovanni di Guittone. Nella terza campata della navata destra è, infine, il fonte battesimale ad immersione di forma ottagonale, rivestito di marmi policromi. La Chiesa di Santa Maria in Castello, l'edificio religioso più importante del borgo medioevale, fu iniziata nel 1121 e consacrata nel 1208. Nel 1566 venne affidata ai Carmelitani ma già nel 1569 risulta sconsacrata. Nel 1875 il Reale Governo Italiano riconobbe Santa Maria in Castello come monumento nazionale. La facciata a coronamento orizzontale, sormontata da un campaniletto a vela, è tripartita in basso da lesene. Il portale centrale e la grandiosa bifora sovrastante sono ornate da decorazioni cosmatesche, opera di Pietro di Ranuccio romano (1143). Di schietta impronta romanica, l'interno è suddiviso in tre navate, coperte da volte e coronate da tre absidi. Degli otto altari di cui si è a conoscenza è oggi sopravvissuto solamente quello maggiore con ciborio sorretto da quattro colonne e risalente al 1168 ad opera dei romani Giovanni e Guittone figli di Nicola Ranucci. Il pavimento della chiesa è costituito da preziosi mosaici eseguiti da maestri marmorari romani ed è ricco di iscrizioni pagane e cristiane incise su materiale di Museo Archeologico. Cavalli alati (arch. fot. APT) Museo archeologico Il Museo Archeologico Nazionale, tra i più importanti d'Italia per la ricchezza e la varietà dei reperti esposti, è ospitato nel Palazzo Vitelleschi, autentico capolavoro architettonico rinascimentale con elementi in stile gotico e catalano. Conserva al suo interno un repertorio vascolare unico per forme e decorazioni figurative, sarcofagi notevolissimi di famiglie tra le più importanti d’Etruria, terrecotte architettoniche di finissima esecuzione come l'elegante scultura fittile dei cavalli alati, famosa in tutto il mondo. Santa Maria in Castello (foto E. Valerioti) 38 VENERDÌ 29 AGOSTO 2008 TARQUINIA – CHIESA DI SANTA MARIA IN CASTELLO Ensemble Zefiro Alfredo Bernardini oboista e direttore MUSICA SERENISSIMA CONCERTI DI VIVALDI E DI ALTRI AUTORI VENEZIANI T. Albinoni (1671-1750) Concerto op. 9 n. 3 in Fa magg. per due oboi, archi e basso continuo Allegro - Adagio - Allegro A. Vivaldi (1678-1741) Concerto in Sol magg. RV 545 per oboe, fagotto, archi e basso continuo Andante molto - Largo - Allegro molto B. Galuppi (1706-1785) Concerto in Sol min. per archi e basso continuo Grave e Adagio - Spiritoso - Allegro D. Bigaglia (1676-1745) Concerto in Si b magg. per oboe, archi e basso continuo ***** A. Marcello (1669-1747) Concerto n. 6 in Sol magg. da “La Cetra” per 2 oboi, archi e basso continuo Allegro - Larghetto - Vivace A.Vivaldi Concerto in La magg. RV158 per archi e basso continuo Allegro ma non troppo - Largo - Allegro G. B. Platti (ca.1690-1763) Concerto in Sol min. per oboe, archi e basso continuo Allegro - Largo - Presto T. Albinoni (1671-1750) Concerto op. 9 n. 9 in Do magg. per 2 oboi, archi e basso continuo Allegro - Adagio - Allegro 39 Nel 1989 a Mantova, gli oboisti Alfredo Bernardini e Paolo Grazzi ed il fagottista Alberto Grazzi fondano Zefiro, un complesso con organico variabile specializzato in quel repertorio del Settecento in cui i fiati hanno un ruolo di primo piano. In questi anni Zefiro è diventato un punto di riferimento, in ambito internazionale, per il repertorio di musica da camera del '700 e '800 con strumenti d'epoca. I suoi fondatori, insegnanti presso i Conservatori di Musica di Amsterdam, Barcellona, Mantova, Verona e Milano, sono considerati tra i più validi esecutori nell'ambito della musica antica e apprezzati solisti di famose orchestre; si avvalgono della collaborazione dei migliori strumentisti in campo europeo. Zefiro è presente nei principali festival europei di musica (Amsterdam, Barcellona, Ginevra, Helsinki, Innsbruck, Lione, Londra, Manchester, Milano, Monaco di Baviera, Palma di Mallorca, Parigi, Praga, Regensburg, Salisburgo, Utrecht, Vienna, ecc.) e con tournée in Israele, in Egitto, in Sud America (Cile, Argentina, Uruguay e Brasile - estate 2004), in Giappone (gennaio 2005), Canada (giugno 2006) e in Corea (settembre 2006), riscuotendo ovunque un grande successo di pubblico e di critica. Zefiro è stato scelto dalla televisione belga per un documentario su Vivaldi ed ha al suo attivo la registrazione di 13 compact disc, tra cui le sei sonate di J. D. Zelenka, la musica per insieme di fiati di W.A.Mozart, la Water Music di Händel e Wassermusik di Telemann, gli arrangiamenti per 13 strumenti a fiato di arie da Opere di Mozart e la pubblicazione dei “Concerti per vari strumenti” di A. Vivaldi (Opus 111/Naïve). Le registrazioni più recenti, pubblicate dalla Sony Classical, hanno ricevuto diversi premi internazionali e fanno di Zefiro un punto di riferimento per questo repertorio nel mondo intero. “Harmoniemusik” di Beethoven ha ottenuto 5 Diapason e “Divertimenti per archi e fiati” di Mozart ha ricevuto il primo premio nella sezione musica da camera del National Prize Classic Voice 2007, ‘Choc’ Le monde de la musique del 2007, ‘Miglior album del mese’ per ‘Amadeus’ a marzo 2007, ‘CD del mese’ per ‘Suonare’ a gennaio 2007. L'attività di Zefiro si divide in tre organici: ensemble da camera, gruppo di fiati [“Harmonie”] ed orchestra barocca proponendo una grande varietà di programmi dall'ampio repertorio del Settecento: dai concerti a 5 e per strumenti solisti di Vivaldi alle opere teatrali e musica festiva di Händel, dalle cantate di Bach alle Messe di Haydn, fino alla musica per fiati di Mozart, Beethoven e Rossini. Musica Serenissima L'oboe e il fagotto subirono negli ultimi decenni del Seicento importanti modifiche 40 che li traghettarono definitivamente dal mondo variopinto e ‘collettivo’ dello strumentario rinascimentale a quello sempre più orientato al solismo del periodo barocco. La culla del lavorìo sui legni fu la Francia di Luigi XIV, dove importanti famiglie di costruttori-esecutori dettero un contributo fondamentale allo sviluppo dei modelli ‘moderni’ di questi strumenti. Venezia si aprì rapidamente e con curiosità alla novità, e la prima metà del Settecento assistette ad una fioritura imponente di composizioni per oboe (che ritrovava nel fagotto il suo ‘basso naturale’), e pure al rilancio del robusto e tuttavia duttile e finanche dolce strumento grave, reso protagonista di non pochi concerti e arie d'opera con accompagnamento obbligato. Tommaso Albinoni fu probabilmente il primo ad adottare stabilmente la forma del concerto in tre movimenti, così da dedicare all'oboe una raccolta organica di concerti, l'op. 7 (1715), in cui lo strumento (usato anche a coppie) viene chiamato a ‘cantare’ con un trattamento che lo assimila molto alla voce. L'op. 9 uscì nel 1722 con una dedica all'Elettore di Baviera; Albinoni era al culmine della carriera, e la raccolta conferma il suo interesse per l'oboe ma anche lo straordinario talento per la scrittura concertistica. Di Antonio Vivaldi è notissimo il ruolo che ebbe nella definizione del concerto solistico, così come il suo gusto per la sperimentazione timbrica che, complice la situazione ideale dell'orchestra della Pietà, lo portò a scrivere per tutti, o quasi, gli strumenti presenti nel panorama musicale dell'epoca. All'oboe e al violino solista Vivaldi dedicò il concerto in Si bem. magg. sfruttando magistralmente sia la vocazione al virtuosismo sia le potenzialità liriche di questi due strumenti. Baldassarre Galuppi, detto il Buranello, nacque nell'isola di Burano - Venezia; era molto famoso per le sue opere, sia buffe che serie, per i suoi lavori sacri e per la musica per tastiera. Il suo stile melodico, elegante e flessibile s’incontrò con la poetica del Goldoni: questa collaborazione segnò la nascita e la diffusione in tutta Europa (dopo il 1749) del dramma giocoso. Il concerto per archi in Sol minore è un’opera di grande intensità e di fine contrappunto che ben evidenzia il suo stile musicale. Diogeno Bigaglia padre benedettino del convento di S. Giorgio Maggiore a Venezia, fu musicista versatile, dedito soprattutto alla composizione di oratori. Scrisse poche ma apprezzabili sonate per flauto (o violino, com’era prassi all’epoca) e quattro concerti in cui l'oboe è sempre presente o come solista o comunque in organico. Giovanni Platti nato probabilmente a Venezia o forse a Padova, polistrumentista e virtuoso di oboe, si formò probabilmente sotto i musicisti veneziani della generazione dei Marcello, Vivaldi, Albinoni, ma sviluppò poi la propria carriera a Würzburg, dove si stabilì a partire dal 1722. Il concerto per oboe in Sol minore è solidamente ancorato alla tradizione veneziana e ‘barocca’, sia come struttura sia come profilo melodico delle parti solistiche. 41 CAPRANICA - Chiesa di San Francesco La chiesa, romanica ma restaurata da Antonio Munoz nel 1927, è caratterizzata da una facciata a tre spioventi, di cui quelli laterali più bassi ed è adorna di rosone centrale. L’ingresso è preceduto da una doppia scalinata che racchiude una cappella votiva. Titolata inizialmente a S. Lorenzo martire, fu poi dedicata a S. Francesco con l’arrivo dei Francescani e custodisce al suo interno, in uno splendido sepolcro marmoreo dalle forme gotiche, le sepolture dei gemelli Francesco e Nicola Anguillara, morti nel 1406 e 1408. Il sarcofago, sostenuto da colonne tortili, ospita, giacenti su un piano inclinato, le statue dei fratelli; due angeli aprono le cortine mentre al di sopra è una statua della Madonna col Bambino affiancata dalle statue dei due fratellini. Chiesa di San Francesco. Facciata (foto F. Biganzoli). In basso: interno (Arch. fot. Comune di Capranica) 42 SABATO 30 AGOSTO 2008 CAPRANICA – CHIESA DI SAN FRANCESCO Ensemble Barocco della Tuscia diretto da Riccardo Marini SUSANNE KELLING soprano G. Tartini (1692 - 1770) Trio Sonata in re magg. per flauto, violino e basso continuo Allegro assai, Andante cantabile, Presto P. degli Antonii (ca 1645 - 1720) “Ad mensam celestem” mottetto sacro op. 7 n. 4 per voce, violino, violoncello e basso continuo Aria, Recitativo, Aria, Alleluia A. Vivaldi (1678 - 1741) Sonata n. 2 in do magg. dal “Pastor fido” per flauto e basso continuo Preludio, Allegro assai, Sarabanda, Allegro G. P. Telemann (1681 - 1767) Am Ersten Heiliger Ostertag, cantata per soprano, flauto, violino e basso continuo Aria, Recitativo, Andante ***** George Friedrich Händel (1685 – 1759) Concerto a quattro in re min., per flauto, violino, violoncello e basso continuo Adagio, Allegro, Largo, Allegro G. P. Telemann (1697 - 1733) Ihr Völker hört cantata per soprano, flauto e basso continuo Aria, Recitativo, Vivace George Friedrich Händel Empio, dirò, tu sei. Aria dal I atto dell’opera “Giulio Cesare” Roberto Cilona Paolo Marchi Alessandra Vitali Riccardo Marini 43 flauto violino violoncello clavicembalo “Cenerentola” di Rossini al teatro Valle in occasione del 270° anniversario della sua fondazione. Nello stesso anno ha debuttato nella parte di Dorabella al teatro Mancinelli di Orvieto, dove l’anno seguente ha cantato Rosina nel “Barbiere di Siviglia”. In seguito ha proseguito il suo perfezionamento col soprano Gabriella Ravazzi a Genova. Vincitrice di una borsa di studio della fondazione RichardWagner-Stiftung, partecipa a vari festival internazionali, come interprete solista, quali ‘Settembre Musica’ - Torino, ‘Emilia-Romagna-Festival’, ‘Chants sacrés en Méditéranée’ a Marsiglia, ‘Arts baroques en Provence’ di Avignone, ‘Musikfestspiele Potsdam Sanssoucis’, ‘MusikTriennale 2000’ di Colonia collaborando tra l`altro con l’ Ensemble modern di Francoforte, l’orchestra dell’opera di Stato di Monaco di Baviera, l’Orchestra della radio BR di Monaco di Baviera, l’Orchestra sinfonica di Amburgo, l’Orchestra Filarmonica di Praga, l’ Orchestra della radio WDR di Colonia ecc. Ha effettuato numerose incisioni per cd, radio e televisione. Ha tenuto Recital liederistici nelle più importanti città europee (Parigi, Bruxelles, Monaco, Berlino, Vienna, Roma, Milano etc.) riscuotendo ovunque successi di critica e di pubblico. Dalla stagione 1998/ 99 ha lavorato stabilmente all’opera di Stato di Monaco di Baviera in qualità di solista, dove ha cantato tra gli altri sotto la direzione di Zubin Mehta ed Ivor Bolton. Oltre a ciò ha debuttato al teatro San Carlo di Napoli, al teatro La Fenice di Venezia, al teatro Regio di Torino, al teatro G. Verdi di Trieste, al teatro lirico di Colonia e di Düsseldorf. Attualmente è impegnata nei ruoli di Mercedes in “Carmen”, Cesca in “Gianni Schicchi”, il Furetto ne “Il tabarro” e la Susanne Kelling, nata a Friedrichshafen (Germania), dopo la maturità studia violoncello presso il Conservatorio di Colonia, dove consegue il diploma di concertista. Comincia a studiare canto lirico con il soprano Klesie Kelly (USA), docente presso lo stesso istituto. Consegue il diploma di canto col massimo dei voti. Ha frequentato corsi di perfezionamento presso la Sommerakademie del Mozarteum di Salisburgo, la Hugo-Wolf-Akademie di Stoccarda con Gérard Souzay e nel quadro del festival Richard-Strauss-Festspiele di Garmisch-Partenkirchen con Hermann Prey. Dal 1995 ha approfondito gli studi del repertorio operistico italiano con il baritono S. Bruscantini presso l` Accademia di Santa Cecilia a Roma, dove ha cantato in qualità di protagonista la 44 ni da camera suonando in Italia ed all’estero un vastissimo repertorio che va da Bach al Novecento. Tra le opere eseguite in pubblico spiccano il “Concerto n.2 di Brahms” eseguito con l’Orchestra Sinfonica di Perugia, la “Sonata op. 106 Hammerklavier” di Beethoven, la Grande “Sonata in Sol magg.” di Tchaikowsky, integrali di “Preludi” ed “Images” di Debussy. Particolarmente specializzato nel repertorio cameristico, ha eseguito in particolare, nell’arco di oltre un trentennio di attività, i Quintetti di Schumann e Brahms, Trii di Mozart e Beethoven, le più importanti sonate per violoncello e pianoforte, con il violoncellista Mike Shirvani e, pressoché intero, il repertorio per pianoforte a quattro mani in duo con la pianista Laura Mattei. Ha al suo attivo registrazioni discografiche, televisive e radiofoniche per la RAI. Tiene conferenze e seminari sui rapporti Musica - Matematica. Importante la sua attività didattica dalla quale scaturiscono diversi allievi spesso premiati in Concorsi Nazionali ed Internazionali: titolare di cattedra di pianoforte principale al Conservatorio “S. Cecilia” di Roma, ha tenuto per 27 anni la Badessa in “Suor Angelica” presso lo Staatstheater am Gärtnerplatz a Monaco di Baviera. L’Ensemble Barocco della Tuscia è stato creato nel 2007 con l’intento di favorire la diffusione di musica cameristica di rara esecuzione attraverso la collaborazione di musicisti locali emergenti e per esportare tali produzioni anche all’estero onde favorire la diffusione del prodotto culturale della provincia di Viterbo attraverso i suoi migliori giovani esponenti: il debutto dell’Ensemble è avvenuto a Monaco di Baviera durante un’importante manifestazione di promozione turistica ed ha subito riscosso unanimi apprezzamenti per l’alta qualità delle esecuzioni. I programmi comprendono il repertorio sonatistico del Sei-Settecento e varie cantate da camera di autori italiani e tedeschi per la realizzazione delle quali l’Ensemble collabora con importanti voci del panorama musicale internazionale. Hanno fatto finora parte dell’Ensemble gli oboisti Marco Salvatori (Primo oboe dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino) e Giulio Costantino, i violinisti Paolo Marchi e Alessandro Marini, il violista Alessandro Marchi, la violoncellista Alessandra Vitali con Riccardo Marini, al cembalo, che ne cura la Direzione Artistica. Riccardo Marini, romano, si è diplomato presso il Conservatorio “S. Cecilia” sotto la guida di Umberto De Margheriti, laureandosi contemporaneamente in Mate-matica all’Università di Roma. Si è successivamente perfezionato con Sergio Perticaroli per il Pianoforte e con Antonio Bacchelli per la Musica da Camera, avviando un’intensa attività concertistica come solista, con orchestra e nelle più diverse formazio45 Ancillotti, Gazzelloni, Marion. Ha seguito i Seminari di Alexander Tecnic dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia ed i corsi di Musica da Camera istituiti dall’Accademia Chigiana di Siena tenuti dai Maestri Brengola e Meunier. Intensa è l’attività concertistica in Italia e all’estero per prestigiosi Enti ed Associazioni Musicali. Ha registrato per diverse radio e reti televisive italiane e per Radio Vaticana. Con l’Orchestra Sinfonica della Rai di Roma ha effettuato incisioni e partecipazioni a festival; in qualità di solista ha tenuto un concerto alla presenza di sua Santità Giovanni Paolo II e collabora attivamente con le orchestre Ass. Organistica Aquilana, Archomelos, l’Accademia Romana e con l’Orchestra da camera della scuola Comunale di Viterbo con cui ha partecipato in più occasioni al Festival Barocco nella stessa città. Dal 1987 è docente di Flauto presso la Scuola del Comune di Viterbo e dal 1977 è docente di Flauto presso i corsi ad indirizzo musicale nella Scuola media statale. Tiene corsi di Perfezionamento di Flauto ed insieme di flauti dal 1997 presso la Scuola Musicale Comunale del Comune di Viterbo e per l’A.Gi.Mus. di Rieti . E’ direttore Artistico dell’Associazione Musicale “Euridice”, Socio Onorario e Vice Presidente della sede di Roma dell’Associazione Giovanile Musicale A.Gi.Mus. che lo vede impegnato attivamente per la divulgazione della Musica nelle scuole di ogni ordine e grado e nella organizzazione di concerti, corsi, concorsi nazionali ed internazionali. E’ chiamato a far parte di giurie in concorsi nazionali ed internazionali. stessa cattedra al Conservatorio di Musica di Perugia e per undici anni corsi di Pianoforte e didattica del Pianoforte ai Corsi Internazionali di Norcia. E’ stato dal 1984 al 1997 Direttore della Scuola Comunale di Musica di Celleno ove ha tenuto dal 1987 al 1996 un corso annuale di perfezionamento sui Concerti per pianoforte e orchestra. Viene spesso invitato a far parte di giurie di concorsi di esecuzione. Collaboratore artistico del Comune di Viterbo dal 1979 al 1997, nel 1998 ha vinto il Concorso di Coordinatore Artistico della locale Scuola Musicale Comunale. Dal 1999 è Direttore Artistico del Festival Barocco nell’ambito del quale promuove, tra l’altro, il recupero di musica strumentale, opere e oratori inediti del repertorio italiano del Sei-Settecento, realizzandone la prima esecuzione moderna, e convegni tra i maggiori studiosi di tutto il mondo. La sua attività poliedrica lo ha portato ad approfondire tutti gli aspetti tecnici ed interpretativi del repertorio musicale a partire dal Cinque-Seicento ad oggi. Ha fondato l’Orchestra Sinfonica Giovanile di Viterbo, attiva tra il 1999 ed il 2005. Con il Complesso da Camera di tale Orchestra ha curato, come maestro al cembalo, diverse esecuzioni bachiane, tra cui spicca quella integrale delle Quattro Suites orchestrali presentate nel 2000 in Italia e Germania per il 250° anniversario della morte di Bach. Recentemente ha fondato e dirige l’Ensemble Barocco della Tuscia che ha debuttato nel febbraio 2007 a Monaco di Baviera. Roberto Cilona ha conseguito il diploma di flauto presso il Conservatorio di “S. Cecilia” di Roma. Successivamente ha approfondito lo studio del flauto con i Maestri Klemm, Graverini, Persichilli, Paolo Marchi, ha intrapreso lo studio del violino presso la Scuola Musicale Comunale di Viterbo sotto la guida, prima 46 Alessandra Vitali ha studiato violoncello con il M° Mike Shirvani diplomandosi presso il Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro. Ha seguito i corsi internazionali di perfezionamento di Cava dei Tirreni, Riva del Garda e Pescara. Ha ottenuto il primo premio in diversi concorsi nazionali di esecuzione tra cui ‘Gargano’, ‘Polla’, ‘S. Cecilia’ di Napoli, Genova, ‘ Riviera della Versilia’ e il terzo premio al concorso internazionale ‘Rovere d’oro’ di Imperia. Ha preso parte al Festival Barocco di Viterbo negli anni 1991, 1993 e 1995 suonando come solista ed in orchestra. Svolge attività concertistica come solista e in complessi da camera, tra cui l’Ensemble ‘Consonus’ diretto da Mike Shirvani, con il quale ha preso parte a tournée in Italia, in Egitto e Grecia. Ha frequentato i corsi di perfezionamento dell’Accademia di S. Cecilia con il M° Bonucci. Titolare di cattedra di violoncello presso la Scuola Media ad indirizzo musicale di Soriano nel Cimino. di A.Katznelson, e poi di G. Cappone. Si è diplomato in violino al Conservatorio “A.Casella” de L'Aquila. Dal 1996 ha continuato gli studi con D. Bogdanovich e successivamente con V. Brodsky. Con D. Bogdanovich, nel 1996, ha partecipato al corso estivo internazionale di perfezionamento di Cava de Tirreni. Suonando in varie formazioni ha partecipato a numerose manifestazioni tra cui il Festival Barocco di Viterbo e quello di Musica Sacra di Vetralla (VT). Nel 2000 ha suonato con l’Orchestra G.O.G. (Giovine Orchestra Genovese). Nel 2002/03 si è perfezionato in musica da camera con la pianista Lya De Barberiis. Dal 2003 al 2006 ha frequentato il corso internazionale di perfezionamento musicale tenuto dai Maestri Pavel Vernicov, I. Volochine e A. Semchuk, a Portogruaro (VE). E’ violino solista dell’Orchestra Barocco Italiano Guarnieri e primo violino del Quartetto d'archi Etruria. 47 RONCIGLIONE - Chiesa di Santa Maria della Pace Sansovino. Notevolissimo anche un tabernacolo eucaristico in marmo pario, originariamente un’ara romana utilizzata anche come mensa d’altare: due iscrizioni, una medioevale del 1214 e una rinascimentale del 1483, si riferiscono alle successive riutilizzazioni; la decorazione è pure quattrocentesca. In un piccolo giardino interno è un bell’arco trionfale con fregio rinascimentale. La chiesa di S. Maria della Pace, fatta costruire per i Padri Agostiniani dal cardinale Alessandro Farnese dopo la metà del XVI secolo ed attribuita al Vignola o al Rainaldi, ha semplice facciata corsa da lesene. L’interno, ad unica navata e tetto a capriate, esibisce un altare barocco aggiunto nel 1618 e la Cantoria sopra l’ingresso realizzata dal Vani in epoca successiva. Notevoli i dipinti conservati nella chiesa: vicino all’altare maggiore “Apparizione della Madonna a S. Francesco di Sales” di Sebastiano Conca, e “Madonna del Suffragio” di anonimo del XVIII secolo. Presso il primo altare è uno splendido Crocifisso ligneo quattrocentesco e una “Madonna Addolorata”, statua lignea pure del XVIII secolo, mentre in fondo alla parete una tela del Cavalier d’Arpino raffigura la “Crocifissione” e di fronte, nella parete sinistra, “Gesù e S. Andrea”, copia seicentesca di Francesco Giorgi da un quadro del Barocci del 1583. In una cappella interna sono custoditi una tavola del tardo cinquecento e un tabernacolo rinascimentale attribuito al Chiesa di Santa Maria della Pace. Facciata (foto F.Biganzoli) Fontana Grande Di fronte al Palazzo Comunale si erge la Fontana Grande o dei Cavalli Marini, un elegante esempio di fontana da piazza attribuita popolarmente al Vignola, l’architetto del palazzo Farnese a Caprarola, in realtà commissionata dal cardinale Alessandro Farnese ad Antonio Gentili da Faenza ed eretta nel 1566. Attorno alla fontana sono fiorite leggende, come quella che voleva i cavalli marini interi con briglie d’oro rubate al tempo dell’incendio dei francesi (1799) ed altre fantasticherie, come quella che ai lati della fontana fossero collocate quattro vasche minori usate come abbeveratoi. Fontana Grande. Particolare (foto G. Cerica) 48 SABATO 6 SETTEMBRE 2008 RONCIGLIONE - CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PACE La Stagione Armonica Ensemble vocale Sergio Balestracci direttore DUE GENERAZIONI A CONFRONTO A. Scarlatti (1660–1757) Toccata per organo n. 15 in do maggiore Missa Clementina II a 5 Trascrizione e revisione di Sergio Balestracci Prima esecuzione in tempi moderni D. Scarlatti (1685-1757) Fuga per organo K 58 Stabat Mater a 10 voci e bc Gabriele Palomba, Franco Pavan tiorbe Riccardo Coelati contrabbasso Carlo Rossi organo Il programma viene eseguito senza intervallo 49 Sergio Balestracci dopo aver iniziato gli studi di musica al Conservatorio di Piacenza ha studiato flauto diritto con Edgar Hunt diplomandosi successivamente in questo strumento al Trinity College of Music di Londra. Laureatosi in storia moderna all'Università di Torino ha iniziato molto presto un’intensa attività concertistica, nel campo della musica rinascimentale e barocca, contribuendo, tra i primi in Italia, alla riscoperta di quel repertorio. Ha tenuto corsi di perfezionamento nei maggiori centri italiani per la musica antica (Urbino, Mondovì, Scuola di Perfezionamento di Saluzzo, ecc.). Nella duplice veste di direttore e di flautista ha al suo attivo numerose registrazioni: tra le ultime, si segnala la “Missa Salisburgensis” a 54 voci con il complesso vocale e strumentale ‘La Stagione Armonica’ di Padova di cui è direttore artistico, e la “Passione di Gesù Cristo” di Naumann con l’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto. Ha diretto le più importanti pagine di musica sacra (tra cui la “Johannespassion” di J. S. Bach, il “Requiem” di Mozart) e diverse opere antiche in forma di concerto e scenica, tra cui il “Totila” di Legrenzi, “Orfeo” di Monteverdi, il “Pygmalion” di Rousseau e di Rameau, “La clemenza di Tito” di Caldara per il Festival Barocco di Viterbo, con grande successo di pubblico, senza preclusioni nei confronti del repertorio romantico o novecentesco. Savall, Peter Maag, Gianandrea Gavazzeni, Gustav Leonhardt, Andrea Marcon, Ottavio Dantone, Reinhard Goebel, e con orchestre e gruppi strumentali tra cui ‘Hesperion XX’, ‘Orchestra di Padova e del Veneto’, ‘Il Giardino Armonico’, ‘Accademia Bizantina’, ‘Orchestra Barocca di Venezia’. Ha partecipato ai più importanti festival e rassegne in Italia e all'estero (Musica e Poesia a San Maurizio a Milano, Settembre Musica a Torino, Festival Abbaye d'Ambronnay, York Early Music Festival, Festival delle Fiandre, Festival Europäische Kirchenmusik, Festival Monteverdi di Cremona). Ha tenuto concerti in Svizzera, Germania, Francia, Portogallo, Austria, Spagna, Gran Bretagna, Belgio e Olanda e collaborato con enti ed associazioni quali il Teatro La Fenice di Venezia, l’Ente Lirico Arena di Verona, l’Unione Musicale di Torino, la Schola Cantorum Basiliensis. Ha registrato per la RAI e per le radio e televisioni tedesca, svizzera, francese, belga ed ha inciso per Astrée, Rivo Alto, Tactus, Denon, La Stagione Armonica viene fondata nel 1991 dai madrigalisti del Centro di Musica Antica di Padova, del quale hanno costituito il nucleo fondamentale dal 1981. L’ensemble, specializzato nel repertorio rinascimentale e barocco, ha lavorato con musicisti quali Andrea von Ramm, Anthony Rooley, Nigel Rogers, Jordi 50 Argo-Decca, Bongiovanni, Arabesque, Symphonia, CPO, Deutsche Grammophon e per la rivista Amadeus. Negli ultimi due anni, tra l’altro, ha eseguito “Messa in Si minore” e ”Oratorio di Natale” di J.S. Bach sotto la direzione di Reinhard Goebel, “Missa Solemnis” di Beethoven e la “Creazione” di Haydn in collaborazione con l’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Zolst Hamar, il “Vespro della Beata Vergine” con l’Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone. Nel 2005, nella formazione madrigalistica, l’ensemble è stato invitato al Concorso Polifonico Internazionale di Arezzo dove ha eseguito ”Amfiparnaso” di Orazio Vecchi e, nel 2008, ha eseguito “Il Combattimento di Tancredi e Clorinda” e i “Madrigali dall’XIII” libro di Claudio Monteverdi al Teatro Farnese di Parma diretto da Sergio Balestracci. Oltre che del proprio gruppo vocale e strumentale, La Stagione Armonica si avvale della collaborazione di cantanti solisti e strumentisti tra i più rinomati specialisti del repertorio barocco. Dal 1996, è diretta e preparata da Sergio Balestracci che ne ha assunto la direzione artistica. Dal 1997 ha, inoltre, intrapreso lo studio e la pratica del canto Gregoriano, fondando la Schola Gregoriana de La Stagione Armonica. Due generazioni a confronto Tra la fine del Seicento e la metà del secolo successivo la vasta produzione di Alessandro e Domenico Scarlatti in tutti i generi musicali costituì uno dei punti fondamentali di riferimento nello sviluppo della musica italiana (in particolare napoletano) e nella conoscenza che dello stile italiano si veniva diffondendo in molti paesi europei. Tra i tempi del primo, e gli anni più significativi del secondo compositore, si colgono molti elementi di continuità (Domenico iniziò i propri studi col padre), ma anche molti segni di novità dovuti sia alla forte individualità del figlio, sia a quel 51 profondo mutamento del gusto musicale che caratterizzò l’Europa della metà del settecento. Questi aspetti si possono cogliere appunto in tutti i generi musicali e anche nel campo della musica sacra che entrambi gli Scarlatti coltivarono, sia pure in misura diversa e in tempi e circostanze differenti. La Messa a 5 voci di Alessandro Scarlatti, che qui riproponiamo (per quanto ci consta) per la prima volta in tempi moderni, è datata 1716 e risale ad un periodo di notevole attività di questo compositore nel campo della musica sacra: è scritta per due soprani, contralto, tenore e basso e può essere accompagnata dall’organo in funzione di basso seguente. Dal 1707 al 1709 Alessandro tenne il posto di maestro di cappella di Santa Maria Maggiore in Roma e partecipò anche negli anni seguenti, nonostante le frequenti assenze dall’Urbe per i pressanti impegni teatrali, a quel movimento di restaurazione di uno stile antico che si rifaceva a Palestrina nel campo della musica sacra, favorito e auspicato dal cardinale Giovani Francesco Albani, divenuto papa con il nome di Clemente XI nell’anno 1700. A quest’ultimo è dedicata questa messa, la seconda a fregiarsi del nome pontificio (la prima essendo datata 1705). In questa, come in generale nelle altre messe pervenuteci, lo ‘stile osservato’ così confacente al genere della messa si rifà alla rigorosa tradizione del contrappunto, con una fortissima aderenza espressiva ai diversi momenti dell’ordinarium: l’uso delle dissonanze, l’alternanza di passi omoritmici e imitativi si ricollegano ad una ben consolidata consuetudine, mentre le modulazioni a toni lontani da quello di partenza e la conduzione delle linee, con una cantabilità talora inasprita da intervalli melodicamente più insoliti, portano questa messa al limite della tradizione palestriniana. La sequenza di Jacopone da Todi ebbe singolare fortuna agli inizi del Settecento: si pensi allo Stabat Mater di Alessandro Scarlatti e a quello di Pergolesi, circa con lo stesso oganico, per non parlare di Antonio Maria Bononcini, Steffani, D’Astorga, Clari e Caldara. Tra questi quello di Domenico si distingue non solo per l’originalità dell’organico (4 soprani, 2 contralti, 2 tenori e 2 bassi con il basso continuo per l’organo), ma ancor più per la forte intensità espressiva che regge il confronto quasi solo con quello forse più noto di Pergolesi. La composizione risale probabilmente al periodo romano (1712-1719): l’abilissima conduzione contrappuntistica la collega con la severa formazione dello ‘stile antico’, ma la cantabilità delle linee e la loro individualità, spesso quasi solistica, proiettano questa pagina in un ambito del tutto nuovo e moderno; certi punti denotano addirittura una vera concezione teatrale, fatta a volte di ripetizioni concitate, di pause improvvise, di alternanza tra soli e tutti, ancorchè non dichiarati per tali. Difficile anche trovare una luminosità come quella qui prodotta dalla presenza di 4 parti reali di soprano che spesso si scontrano tra loro determinando impressionati dissonanze espressive, o che talora formano accordi a trame strette con le altre voci. La disseminazione delle copie oggi esistenti, di cui purtroppo nessuna autografa, dimostra che l’opera dovette godere anche nel suo tempo di una meritata fama e che, nonostante oggi associamo soprattutto il nome di Domenico Scarlatti alla sua produzione per strumento a tastiera, nel campo della musica sacra la reputazione di questo compositore dovette essere giustamente riconosciuta. Sergio Balestracci 52 Severino Gazzelloni e Giuliano Silveri in una delle prime edizioni del Festival (Arch. fot. APT) Festival 2003. Il soprano Emma Kirkby con alcuni ammiratori dopo il concerto dei “London Baroque” (Arch. fot. APT) 53 VITERBO - Cattedrale di San Lorenzo La chiesa sorge sul colle del Duomo, già abitato fin dal tempo degli Etruschi, dove sembra fosse un tempio pagano dedicato ad Ercole il cui ricordo è oggi emblematicamente presente nel leone nemeo da lui ucciso che, insieme alla palma (conquistata a Ferento nel 1172), è lo stemma della città. I primi dati sulla chiesa risalgono all’anno 805 in un documento del Regesto di Farfa. Il 1192 è l’anno della consacrazione. Di originario impianto romanico, ha pianta basilicale divisa in tre navate da due file di colonne che sostengono archi a tutto sesto; nella navata centrale si conserva ancora l’originale pavimento cosmatesco. Alla seconda metà del XIV sec. si fa risalire la ricostruzione del campanile in forme gotiche, scandito da quattro livelli di bifore e vivacizzato dalla bicromia bianca e grigia di ascendenza toscana. I lavori di ristrutturazione eseguiti nel XV-XVI sec. vedono il rifacimento dell’antica facciata romanica mentre, nella seconda metà del Seicento, verranno occultate le ultime testimonianze della chiesa medioevale. Danneggiata dalle incursioni aeree del 1944, la cattedrale è stata restaurata ripristinando le antiche forme romaniche, e conserva numerose testimonianze artistiche come un pregevole ciclo affrescato attribuibile ad Antonio del Massaro detto “Il Pastura”; la Cappella Bonaparte; il monumentale fonte battesimale in marmo realizzato da Francesco d’Ancona (1470); una tela con la raffigurazione della “Decollazione di S. Giovanni Battista”, opera di Anton Angelo Bonifazi; la “Sacra Famiglia e S. Bernardino” di Giovan Francesco Romanelli (1612-1662); la cappella dei SS. Ilario e Valentino, progettata nel 1696 dall’architetto Giovan Battista Contini e decorata da Ludovico Mazzanti; una tela di Marco Benefial raffigurante S. Lorenzo. Cattedrale di San Lorenzo. Esterno e interno (foto G. Cerica) 54 MARTEDÌ 9 SETTEMBRE 2008 VITERBO – CATTEDRALE DI S. LORENZO Amsterdam Baroque Orchestra Ton Koopman direttore JOHANN SEBASTIAN BACH Cantata “Weichet nur, betrübte Schatten” BWV 202 (1718) Aria, Recitativo, Aria, Recitativo, Aria, Recitativo, Aria, Recitativo, Aria Cantata “Ich habe genug” BWV 82 (1727) Aria, Recitativo, Aria, Recitativo, Aria ***** Concerto per oboe e violino in do minore BWV 1060 Allegro Adagio Allegro Cantata “Ich geh und suche mit Verlangen” BWV 49 (1726) Dialogus (Sinfonia, Aria), Recitativo, Aria, Recitativo, Aria, Corale Johannette Zomer Klaus Mertens Catherine Manson Foskien Kooistra David Rabinovich Sabine Dziewior Jonathan Manson Michele Zeoli Antoine Torunczyk soprano basso violino violino violino viola violoncello contrabbasso oboe 55 Ton Koopman è nato a Zwolle nel 1944. Accanto agli studi classici si è dedicato allo studio dell’organo, del clavicembalo e della musicologia ad Amsterdam, ricevendo il ‘Prix d’Excellence’ sia per l’organo che per il clavicembalo. Fin dall’inizio la prassi filologica e gli strumenti originali hanno caratterizzato il suo stile esecutivo e l’amore per la musica barocca lo ha portato a fondare nel 1969, all’età di 25 anni, la sua prima orchestra barocca. Nel 1979 ha fondato l’Amsterdam Baroque Orchestra, a cui ha fatto seguito l’Amsterdam Baroque Choir nel 1992. L’ampia attività come solista e direttore è testimoniata da un gran numero di LP e CD per numerose case discografiche tra cui Erato, Teldec, Sony, Philips e DGG a cui recentemente si è aggiunta Antoine Marchand, una nuova etichetta discografica creata da Koopman stesso per la pubblicazione delle sue prossime registrazioni. Nei suoi 45 anni di carriera Ton Koopman si è esibito nelle più importanti sale da concerto e nei più prestigiosi festival dei cinque continenti. Come organista ha suonato sui più prestigiosi strumenti autentici esistenti in Europa, mentre come clavicembalista e direttore dell’Amsterdam Baroque Orchestra & Choir ha suonato al Concertgebouw di Amsterdam, al Théatre des Champs-Elysées di Parigi, alla Philharmonie di Monaco, alla Alte Oper di Francoforte, al Lincoln Centre e Carnegie Hall di New York, così come a Vienna, Londra, Berlino, Bruxelles, Madrid, Roma, Salisburgo, Tokyo e Osaka. Tra il 1994 e il 2004 Ton Koopman è stato impegnato in un progetto unico nel suo genere registrando ed eseguendo tutte le cantate di Bach esistenti. Un lavoro di studio e ricerca enorme per il quale ha ricevuto il Deutsche Schallplattenpreis Echo Klassik 1997, il premio Hector Berlioz, e la nomination sia per il Grammy Award (USA) che per il Gramophone Award (UK). Ton Koopman è stato recentemente insignito della Laurea honoris causa dall’Università di Utrecht per il suo studio sulle Cantate e Passioni di Bach e gli è stato assegnato il prestigioso premio Silver Phonograph da parte dell’industria discografica olandese. Per la sua importante attività di ambasciatore culturale ha ricevuto il Premio VSCD Classical Music Award, un particolare riconoscimento delle sale da concerto olandesi. Ton Koopman è Presidente della ‘International D. Buxtehude Society’ e coordinatore del Festival Buxtehude 2007. Svolge un’intensa attività come direttore ospite e ha lavorato con le principali orchestre in Europa, Stati Uniti e 56 tanti direttori per produzioni all’interno di Festival e stagioni di grande prestigio. Per il repertorio barocco collabora regolarmente con Philippe Herreweghe, Ton Koopman, Frans Brüggen, René Jacobs, Reinard Goebel e Paul McCreesh, mentre per il repertorio romantico-contemporaneo con Kent Nagano, Ivan Fischer, Marcus Creed e Valery Gergiev. La sua attività cameristica la vede protagonista di recital accompagnata da Arthur Schoonderwoerd, fortepiano, e Fred Jacobs, tiorba. Nel 1996 ha debuttato nell’ambito operistico interpretando il paggio Tebaldo nel “Don Carlos” di Verdi. Da allora è apparsa regolarmente nei ruoli di Belinda, Pamina, La Musica, Euridice, Dalinda e Ilia, al pari di Amanda nell’ opera di Ligeti “Le Grand Macabre” e di Mélisande nel “Pelléas et Mélisande di Debussy”. Ha partecipato a numerosi progetti discografici: tra i più recenti la “Messa in Si minore” di Bach (Channel Classics), Giappone. È stato direttore principale della Radio Chamber Orchestra olandese e ha lavorato con la Royal Concertgebouw di Amsterdam, la DSO di Berlino, la Tonhalle Orchestra di Zurigo, l’Orchestre Philharmonique de Radio France, la Bayerischen Rundfunks di Monaco, Santa Cecilia di Roma, la Wiener Symphoniker, la Deutsche Kammerphilharmonie e la Danish Radio Orchestra. Tra le nuove collaborazioni nella stagione prossima figurano la New York Philharmonic, la Cleveland Orchestra, la New World Orchestra Miami e la Boston Symphony. Ton Koopman pubblica regolarmente e per molti anni ha lavorato all’edizione completa dei concerti per organo di Händel per Breitkopf & Härtel. Titolare della cattedra di clavicembalo al Conservatorio dell’Aja, ha recentemente accettato la posizione di Professore all’Università di Leiden ed è Membro Onorario della Royal Academy of Music di Londra. Ton Koopman è direttore artistico del “Festival Itinéraire Baroque en Périgord vert”. Il soprano olandese Johannette Zomer ha intrapreso gli studi al Conservatorio di Amsterdam nel 1990 con Charles van Tassel, dopo aver lavorato come ricercatrice di microbiologia per alcuni anni. Nel 1997 ha ricevuto il “Performance Diploma”. Il suo repertorio, come appare dalla discografia, spazia dalla musica medievale fino all’epoca barocca e classica; include il repertorio lirico, Lieder, il Romanticismo francese e la musica contemporanea. La rivista ‘Gramophone’ ha rilevato che Johannette Zomer rappresenta “una nuova voce da tenere d’occhio.” Johannette Zomer è invitata dai più impor57 Cantate e Oratori: Super Omnia di Buxtehude con Ton Koopman (Antoine Marchand). Ha inoltre registrato alcuni recital con Fred Jacobs, tra cui “Le Nuove Musiche” di Caccini (Channel Classics) e i Lieder di Schubert con Arthur Schoon-derwoerd (Kennst du das Land, Alpha). I prossimi progetti includono ”Oratorio di Natale” di Bach con il Gewandhausorchester di Lipsia, “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini (Rosina) con il Dutch Wind Ensemble e il “Flauto Magico” (Pamina) alla Nazionale Reiseopera. Nato a Kleve/Niederrhein, Klaus Mertens ha iniziato lo studio del canto in giovane età, proseguendo la sua formazione con insegnanti del calibro di Else BischofBornes, Jakob Stämpfli e Peter Massmann per diplomarsi con il massimo dei voti. Appena conseguito il diploma, ha iniziato una brillante carriera concertistica che lo ha portato nelle più prestigiose sale del mondo. Klaus Mertens è attualmente tra i maggiori e più richiesti interpreti di musica barocca e ha preso parte più volte e con diversi direttori a incisioni di opere bachiane. Nell’ottobre del 2003 ha terminato la registrazione della serie completa delle Cantate di Bach insieme all’Amsterdam Baroque Orchestra sotto la direzione di Ton Koopman. La partecipazione a questo progetto, che è durato 10 anni e si è articolato in numerose tournée in Europa, America e Giappone, ha svolto un ruolo fondamentale nella sua carriera: per la prima volta infatti un cantante ha inciso tutte le opere vocali di Bach e le ha interpretate in concerto. Klaus Mertens dedica molto tempo e passione alla letteratura liederistica. Il suo repertorio include lavori da Monteverdi ai compositori contemporanei, compresi alcuni testi che sono stati scritti appositamente per lui. Svolge, inoltre, approfondite ricerche musicologiche al fine di riportare alla luce opere inedite o di raro ascolto. Klaus Mertens lavora regolarmente con orchestre e direttori di grande prestigio in tutto il mondo ed è tra gli ospiti principali dei maggiori Festival nel mondo. Una discografia di più di 140 tra CD e DVD e molte trasmissioni radio-televisive internazionali testimoniano la competenza e la versatilità di un cantante tra i più apprezzati. Ton Koopman ha fondato l’Amsterdam Baroque Orchestra nel 1979. Il gruppo è formato da musicisti specializzati nell’ambito della musica barocca a livello internazionale che si ritrovano insieme varie volte 58 all’anno per preparare ed eseguire nuovi programmi. Per i musicisti ogni concerto è una grande esperienza e l’energia unita all’entusiasmo di Koopman sono una garanzia della migliore qualità di ogni singola rappresentazione. Il repertorio dell’orchestra comprende tutti i brani strumentali e vocali composti tra il 1600 e il 1791. “Traccio il confine alla morte di Mozart” afferma Ton Koopman. L’Amsterdam Baroque Choir è stato fondato nel 1992 ed è costituito principalmente da giovani cantanti professionisti olandesi. Il suo debutto nel 1992 durante il Festival di Musica Antica di Utrecht, con l’esecuzione in prima mondiale del “Requiem a 15 voci” e dei “Vespri a 32 voci” di Biber, ha avuto un enorme succes- so. La successiva incisione di queste opere è stata premiata con il ‘Cannes Classical Award’ per la migliore interpretazione di musica corale del XVII – XVIII secolo. Per la rara combinazione di chiarezza e flessibilità nell’interpretazione l’Amsterdam Baroque Choir è considerato uno dei cori più significativi presenti nel panorama odierno. Nel 1994 Ton Koopman, insieme all’Amsterdam Baroque Orchestra & Choir, ha intrapreso la realizzazione di uno dei più ambiziosi progetti discografici delle ultime decadi: l’esecuzione e la registrazione del ciclo completo delle Cantate di Bach, sia sacre che profane, eseguite secondo le più recenti ricerche musicologiche. Per i primi 4 volumi Ton Koopman 59 e l’Amsterdam Baroque Orchestra & Choir hanno ricevuto il Deutsche Schallplattenpreis Echo Klassik in Germania. Del progetto fanno parte anche tre pubblicazioni sulle Cantate scritte da Christoph Wolff e Ton Koopman, e la trasmissione da parte della TV olandese di 6 documentari dedicati a questo straordinario progetto. L’Orchestra ha prodotto per diverse case discografiche registrazioni delle maggiori opere barocche e classiche. Tra i molti premi ha ricevuto il Gramophone Award, Diapason d’Or, 10-Repertoire, Stern des Monats-Fono Forum, Prix Hector Berlioz e due Edison Awards. Nel 2003 Ton Koopman ha fondato la propria casa discografica ‘Antoine Marchand’, un’etichetta affiliata a Challenge Classics, con la quale ha proseguito la pubblicazione delle nuove registrazioni. ‘Antoine Marchand’ ha finora pubblicato 22 cofanetti delle Cantate di Bach, una nuova registrazione della “Passione secondo Matteo”, sia in CD che in DVD, un magnifico video della “Passione secondo Marco”, registrata dal vivo a Milano nel marzo 2000, e i primi cinque volumi dell’opera omnia di Buxtehude. Ton Koopman e l’Amsterdam Baroque Orchestra & Choir sono regolarmente ospiti delle principali sale da concerto in Europa, Stati Uniti e Giappone. Nella stagione 2007/08 compiranno numerose tournée, soprattutto in Europa, con concerti in varie città tra cui Amsterdam, Parigi, Londra, Vienna, Roma, Varsavia, Budapest così come a Mosca. WEICHET BWV 202 NUR, BETRÜBTE SCHATTEN 1. (Aria) S Oboe, Violino I/II, Viola, Continuo Weichet nur, betrübte Schatten, Frost und Winde, geht zur Ruh! Florens Lust Will der Brust Nichts als frohes Glück verstatten, Denn sie träget Blumen zu. 2. Recitativo S Continuo Die Welt wird wieder neu, Auf Bergen und in Gründen Will sich die Anmut doppelt schön verbinden, Der Tag ist von der Kälte frei. 3. Aria S Continuo Phoebus eilt mit schnellen Pferden Durch die neugeborne Welt. Ja, weil sie ihm wohlgefällt, Will er selbst ein Buhler werden. 4. Recitativo S Continuo Drum sucht auch Amor sein Vergnügen, Wenn Purpur in den Wiesen lacht, Wenn Florens Pracht sich herrlich macht, Und wenn in seinem Reich, Den schönen Blumen gleich, Auch Herzen feurig siegen. 5. Aria S Violino solo, Continuo Wenn die Frühlingslüfte streichen Und durch bunte Felder wehn, Pflegt auch Amor auszuschleichen, Um nach seinem Schmuck zu sehn, Welcher, glaubt man, dieser ist, 60 Ich habe genug! Ich hab ihn erblickt, Mein Glaube hat Jesum ans Herze gedrückt; Nun wünsch ich, noch heute mit Freuden Von hinnen zu scheiden. Dass ein Herz das andre küsst. 6. Recitativo S Continuo Und dieses ist das Glücke, Dass durch ein hohes Gunstgeschicke Zwei Seelen einen Schmuck erlanget, An dem viel Heil und Segen pranget. 2. Recitativo B Continuo Ich habe genug. Mein Trost ist nur allein, Dass Jesus mein und ich sein eigen möchte sein. Im Glauben halt ich ihn, Da seh ich auch mit Simeon Die Freude jenes Lebens schon. Laßt uns mit diesem Manne ziehn! Ach! möchte mich von meines Leibes Ketten Der Herr erretten; Ach! wäre doch mein Abschied hier, Mit Freuden sagt ich, Welt, zu dir: Ich habe genug. 7. Aria S Oboe, Continuo Sich üben im Lieben, In Scherzen sich herzen Ist besser als Florens vergängliche Lust. Hier quellen die Wellen, Hier lachen und wachen Die siegenden Palmen auf Lippen und Brust. 8. Recitativo S Continuo So sei das Band der keuschen Liebe, Verlobte Zwei, Vom Unbestand des Wechsels frei! Kein jäher Fall Noch Donnerknall Erschrecke die verliebten Triebe! 3. Aria B Violino I/II, Viola, Continuo Schlummert ein, ihr matten Augen, Fallet sanft und selig zu! Welt, ich bleibe nicht mehr hier, Hab ich doch kein Teil an dir, Das der Seele könnte taugen. Hier muss ich das Elend bauen, Aber dort, dort werd ich schauen Süßen Friede, stille Ruh. 9. Aria (Gavotte) S Oboe, Violino I/II, Viola, Continuo Sehet in Zufriedenheit Tausend helle Wohlfahrtstage, Dass bald bei der Folgezeit Eure Liebe Blumen trage! 4. Recitativo B Organo Mein Gott! wann kömmt das schöne: Nun! Da ich im Friede fahren werde Und in dem Sande kühler Erde Und dort bei dir im Schoße ruhn? Der Abschied ist gemacht, Welt, gute Nacht! ICH HABE GENUG BWV 82 1.Aria B Oboe, Violino I/II, Viola, Continuo Ich habe genug, Ich habe den Heiland, das Hoffen der Frommen, Auf meine begierigen Arme genommen; 61 Bräutigam! ich} eile nun, beide Die Hochzeitkleider anzutun. 5. Aria B Oboe, Violino I/II, Viola, Continuo Ich freue mich auf meinen Tod, Ach, hätt er sich schon eingefunden. Da entkomm ich aller Not, Die mich noch auf der Welt gebunden. ICH GEH BWV 49 UND SUCHE MIT 4. Aria S Oboe d'amore, Violoncello piccolo, Continuo Ich bin herrlich, ich bin schön, Meinen Heiland zu entzünden. Seines Heils Gerechtigkeit Ist mein Schmuck und Ehrenkleid; Und damit will ich bestehn, Wenn ich werd im Himmel gehn. VERLANGEN Dialogus 1. Sinfonia Oboe d'amore, Violino I/II, Viola, Organo obligato, Continuo 5. Recitativo (Dialog) S B Continuo Seele (S), Jesus (B) Sopran Mein Glaube hat mich selbst so angezogen. Bass So bleibt mein Herze dir gewogen, So will ich mich mit dir In Ewigkeit vertrauen und verloben. Sopran Wie wohl ist mir! Der Himmel ist mir aufgehoben: Die Majestät ruft selbst und sendet ihre Knechte, Dass das gefallene Geschlechte Im Himmelssaal Bei dem Erlösungsmahl Zu Gaste möge sein, Hier komm ich, Jesu, lass mich ein! Bass Sei bis in Tod getreu, So leg ich dir die Lebenskrone bei. 2. Aria B Organo obligato, Continuo Ich geh und suche mit Verlangen Dich, meine Taube, schönste Braut. Sag an, wo bist du hingegangen, Dass dich mein Auge nicht mehr schaut? 3. Recitativo S B Violino I/II, Viola, Continuo Jesus (B), Seele (S) Bass Mein Mahl ist zubereit' Und meine Hochzeittafel fertig, Nur meine Braut ist noch nicht gegenwärtig. Sopran Mein Jesus redt von mir; O Stimme, welche mich erfreut! Bass Ich geh und suche mit Verlangen Dich, meine Taube, schönste Braut. Sopran Mein Bräutigam, ich falle dir zu Füßen. {Bass / Sopran} Komm, {Schönste / Schönster}, komm und lass dich küssen, {Du sollst mein / Laß mich dein} fettes Mahl genießen. {Komm, liebe Braut, und / Mein 6. Aria B S e Choral Oboe d'amore e Violino I all' unisono, Violino II, Viola, Organo obligato, Continuo Jesus (B), Seele (S) Dich hab ich je und je geliebet, Wie bin ich doch so herzlich froh, 62 Dass mein Schatz ist das A und O, Der Anfang und das Ende. Und darum zieh ich dich zu mir. Er wird mich doch zu seinem Preis Aufnehmen in das Paradeis; Des klopf ich in die Hände. Ich komme bald, Amen! Amen! Ich stehe vor der Tür, Komm, du schöne Freudenkrone, bleib nicht lange! Mach auf, mein Aufenthalt! Deiner wart ich mit Verlangen. Dich hab ich je und je geliebet, Und darum zieh ich dich zu mir. Festival Barocco 2001. Ton Koopman (Arch. fot. APT) 63 VITERBO - Palazzo dei Papi Il Palazzo è un complesso imponente caratterizzato da massicci contrafforti che lo identificano più come una fortezza che non come una residenza. Nella sobria facciata, coronata da merli guelfi, si aprono sei finestre a feritoia e sei finestre a bifore trilobate che danno luce alla Sala del Conclave, di gran lunga la più famosa di tutto il monumento. I due archetti trilobati di ciascuna finestra poggiano sulla colonnina di mezzo e sulle due mezze colonnine dei lati, adorne di capitelli a caulicoli, con le basi unghiate ai quattro angoli. Sulla facciata si distinguono gli stemmi dei Gatti. La Loggia fu fatta costruire, infatti, da Andrea di Beraldo Gatti nipote di Raniero e a lui succeduto nella carica di Capitano del Popolo nel 1267. Fu aggiunta probabilmente per sopperire alla mancanza di un verone da cui il pontefice potesse affacciarsi per benedire le folle e colpisce una certa differenza di stile con il palazzo, sebbene la cornice che collega i due prospetti crei una sintesi architettonica di non comune genialità. In stile gotico, ha sette arcate con un doppio ordine di otto colonnine sostenenti archi a tutto sesto che formano archi a sesto acuto: suggestiva fusione della forma ogivale con la romanica. Il colonnato è sormontato da una trabeazione a metope in cui sono raffigurati, in origine animati da una vivace policromia, il leone di Viterbo con la lancia trifida simulante la palma di Ferento, lo stemma della famiglia Gatti (scudi con quattro barre orizzontali), l’aquila ad ali spiegate simbolo dell’Impero e le doppie infule insieme alle chiavi papali. Un identico disegno era sull’altro lato raccordato al primo da un tetto: l’eccessivo peso della trabeazione, sovrapposta all’esile teoria delle colonnine, aumentato dalla spinta dei due spioventi della copertura gravò talmente su queste che già poco dopo il 1325 crollò il prospetto a valle ed il tetto. L’altro prospetto fu salvato frapponendo agli archi una solida muratura rimasta fino agli Palazzo dei Papi (foto F. Biganzoli) inizi di questo secolo quando vennero effettuati lavori di restauro all’intero edificio, eliminando anche l’avancorpo che nella seconda metà del Cinquecento era stato costruito lungo l’intera facciata del palazzo. La loggia poggia su un grande arco con un sottostante pilastro ottagonale al cui interno è la tromba di una cisterna che conteneva l’acqua portata fino al Palazzo Papale dalla sorgente della Mazzetta. Parti di questo fons papalis, la tazza a scannellature ornata da teste di animali e il sostegno centrale, pare costituiscano la fontana che si trova al centro della loggia composta nell’insieme da varie parti di epoche diverse. Ebbero come dimora il Palazzo di Viterbo molti papi tra cui Giovanni XXI, eletto nel 1276 e morto nello stesso anno, il cui sepolcro è nella Cattedrale; Martino IV eletto nel 1280 non senza pressioni lasciò la città scagliando su di essa l’interdetto. Condannata a diroccare una buona parte delle mura cittadine, Viterbo vide cadere nell’abbandono il superbo palazzo che divenne infine la dimora dei vescovi diocesani. 64 VENERDÌ 12 SETTEMBRE 2008 VITERBO – CATTEDRALE DI S. LORENZO Clemencic Consort René Clemencic direttore IN DULCI JUBILO Alessandro Piccinini (1566 - ca. 1628) Chiara Maria Cozzolani (n. ca. 1653) Claudio Monteverdi (1567 - 1643) Anonymus (ca. 1650) Claudio Monteverdi Stefano Landi (1586/87 - 1639) Chiara Maria Cozzolani Angelo M. Bartolotti (ca. 1600–1669) Anonymus/Pratum Musicum (ca. 1600) Giacomo Carissimi (1605-1674) Giovanni Felice Sances (ca. 1600 – 1679) Gaspar Sanz (ca. 1650 – ca. 1710) Santiago de Murcia (ca. 1685 – ca. 1740) Anonymus ( XV sec.) François Couperin (1668 – 1733) Georg Friedrich Händel (1685 – 1759) Preludio: Aria prima Concerti Sacri: O dulcis Jesu Exulta filia Sion Jesu quam es laudabilis Ego flos campi Recitativo e Aria della Religione Concerti Sacri: Colligite pueri flores Prelude–Courante–Passacaglia Branle double Mortalis homo Salvum me fac Follia La jotta Omnis mundus jucundetur nato Salvatore Venite exultemus Domino Sarabande Duetto, Tanti strali Radu Marian Sopranista Armin Gramer Controtenore Pierre Pitzl Chitarra barocca 65 Il Clemencic Consort costituito da quasi cinquanta anni, si avvale di musicisti internazionali il cui numero può variare da tre a quarantacinque secondo le esigenze del programma. Mirata a ricreare un’interpretazione storicamente autentica, l’intensa attività del consort si realizza in un vastissimo repertorio che va dalla musica medioevale a quella barocca, in un ventaglio di proposte che testimoniano la straordinaria apertura dei suoi elementi alle varie forme di musica. Oltre ad un centinaio di incisioni discografiche, ai concerti tenuti in tutto il mondo, alle produzioni radiotelevisive ed ai numerosi riconoscimenti internazionali, sono da ricordare le rappresentazioni di commedie medioevali, di opere barocche e di oratori, a volte con la partecipazione di attori e danzatori, perfino con la Commedia dell’Arte. In Dulci Jubilo Un concerto con musiche del primo e tardo Barocco: Musica Jubilationis, un giubilare musicale sui miracoli della magnificenza celeste, e il miracolo della nostra redenzione. Come nessun’altra, la musica dell’età barocca si presta ad esprimere questo giubilo commovente, in una tempesta risonante di gioia. Ciò malgrado, oppure proprio per causa, dei tempi duri e spesso crudeli di quel periodo. Di Monteverdi ascoltiamo un “Exulta Filia Sion a voce sola” di altissimo virtuosismo, poi un assolo sereno e meditativo “Ego flos campi” dal Cantico dei Cantici di Salomone. Val bene una riscoperta la musica meravigliosa di Chiara Margareta Cozzolani, nota come cantante a Milano fino al 1620, che prese i voti presso le Benedettine di Santa Radegonda a Milano, dove morì intorno al 1653. Nel René Clemencic, è compositore, direttore d’orchestra, virtuoso di flauto, fondatore e direttore del Clemencic Consort; musicologo e scrittore, dottore in filosofia, collezionista di incunaboli, di libri emblematici e di sculture. Dopo gli studi di filosofia, matematica e musicologia a Vienna e Parigi si laurea nel 1956 con la tesi ‘Essere e coscienza in Luois Lavelle’ all’ Università di Vienna. Studia il flauto dolce, il clavicembalo e la prassi esecutiva della musica antica a Vienna, in Olanda e a Berlino. Studia teoria della musica e composizione con E. Ratz e J. Polnauer, allievi e amici di Schoenberg, e la teoria dodecafonica di J.M. Hauer da Johannes Schweiger. Ha inciso più di 100 dischi e cd, da solista e direttore del Clemencic Consort, e di diverse orchestre di tutto il mondo. 66 mo virtuosismo in tempo binario. Il più grande maestro del Barocco francese, François Couperin le Grand, è presente con il mottetto “Venite exultemus Domino”. Due alte voci si elevano, a volte in duetto a volte assolo, sopra il basso continuo. La conclusione è costituita da un animato passo di danza serpeggiante in tempo ternario. Lo splendido duetto “Tanti strali” per soprano, alto, e basso continuo ha origine nel primo periodo italiano (ca 1710-1711) di G.F. Händel. È diviso in tre parti: ad un Allegro in forma da capo (A-B-A) segue un Andante sereno in tempo a quattro quarti. Il finale è un Allegro virtuosistico, sempre a quattro quarti. Dato che nel tardo Barocco l’amore celeste e l’amore profano spesso non si distinguono, tanto più è giusto che questo duetto d’amore segni la conclusione di questa Musica Jubilationis. René Clemencic monastero compose un gran numero di musiche sacre di primissimo ordine: Salmi, un Magnificat, Concerti Sacri ed altro. Dai Concerti Sacri presentiamo oggi “O dulcis Jesu” e “Colligite pueri flores”. Sopra un basso continuo si innalzano due voci in un canto artisticamente intrecciato. Dall’opera di chiesa “Il Sant’Alessio”, la prima opera basata su fatti storici concreti del romano Stefano Landi, sentiamo l’aria della Religione. Il compositore romano Giovanni Felice Sances che era anche cantante e insegnante, era attivo soprattutto in Austria al servizio dei due Imperatori Ferdinand III e Leopold I, che non solo amavano la musica ma erano anche compositori. Il mottetto di Sances “Salvum me fac” è costituito di tre voci. Sopra un basso strumentale pacato si elevano elegantemente le due voci. Si alternano parti in stile di danza in tempo ternario con brani declamanti e passi di altissi- 67 VITERBO - Teatro dell’Unione ne di opere liriche che prevedevano grandi L’edificio, in stile neoclassico, esibisce scenografie, basti pensare che l'attuale uscita un’ampia facciata strutturata in due ordini, di sicurezza sul fondo del palco veniva utidorico e ionico, con grandi finestre sormonlizzata per introdurre carrozze e cavalli per tate da un "attico" e chiusa da un grande timparticolari rappresentazioni. Danneggiato pano. La nascita del teatro fu determinata dai bombardamenti che colpirono la città nel dalla volontà della Società dei Palchettisti, 1943-44, l’edificio venne in seguito totalpiù tardi Società dell’Unione, costituita da mente ceduto dalla Società dei Palchettisti cittadini che desideravano uno spazio teatraall’Amministrazione Comunale. In un docule in alternativa al già esistente Teatro del mento del 1950 l’ingegnere romano Genio. I progetti presentati in un primo Domenico Smargiassi lodò l’architettura in momento non convinsero i membri della muratura e non in legno del Vespignani, che Società; si decise così di dare vita ad un vero aveva permesso così di salvarne la struttura. e proprio bando, in cui vennero inserite le Ad oggi le uniche parti che si conservano misure da dover rispettare nell’ideazione del della struttura originaria sono i palchi e parti progetto. Vinse Virginio Vespignani, già della facciata. artefice del Teatro civico di Orvieto. I lavoIl soffitto è opera del pittore viterbese ri, iniziati nel novembre del 1846, terminaAngelo Canevari, mentre a Felice Ludovisi rono solo nel 1855. Il 4 novembre dello stesfu affidata la realizzazione delle tele del sofso anno il teatro venne inaugurato con la fitto dell'atrio e della biglietteria. I medagliorappresentazione di “Rigoletto”. Più tardi fu ni dell'atrio sono opera del pittore Badaloni. perfezionata l’illuminazione a cera della I meccanismi scenici riproducono fedelmensala, sostituita nel 1855 da quella a gas, e te quelli originali. L’edificio ha una capienza completata la decorazione del soffitto e dei di 660 posti, dei quali 270 in platea ed i lacunari, grazie all’opera dei bolognesi restanti nei quattro ordini di palchi. Samoggia e Dal Pane, e degli stucchi affidati a Giuliano Corsini da Urbino. Il lampadario, su disegno dello stesso Vespignani, fu realizzato dalla fabbrica Boni e Guerrini di Ancona, con materiale importato da Parigi. Il teatro presenta una pianta rettangolare con sala semicircolare a ferro di cavallo, pareti ricurve e quattro ordini di palchi, il loggione, la galleria e il palcoscenico. Daniele Ferretti fu l’autore del meccanismo del palcoscenico, dotato di uno splendido sipario dipinto da Pietro Gagliardi con la raffigurazione di grandi poeti e musicisti italiani che ascendono al tempio della Gloria. Le sue proporzioni erano state studiate in funzio- Teatro dell’Unione (foto F. Biganzoli) 68 SABATO 13 SETTEMBRE 2008 VITERBO - TEATRO DELL’UNIONE The Swingle Singers JAZZ SEBASTIAN BACH H. Purcell (arr T. Bullard) - Dido and Aeneas Lamento di Didone J.S. Bach (arr J. Rathbone) - Preludio al corale BWV 608 In Dulci Jubilo J.S. Bach (arr B. Parry) - Cantata “Wachet Auf” BWV 140 Sleepers Wake J.S. Bach (arr W. Swingle) - Suite n. 2 in si minore Badinerie W.A. Mozart (arr W. Swingle) - Eine Kleine Nachtmusik, I mov W.A. Mozart (arr J. Rathbone) - Rondò alla Turca J. Brahms (arr M. Williams) - Danza ungherese n. 5 Albinoni - Giazotto (arr T. Bullard) - Adagio in sol minore M. Ravel (arr T. Bullard) - Bolero ***** Murphy (arr. T. Hug) - A Fifth of Beethoven Lennon/Mc Cartney (arr. C. Canning) - Lady Madonna N. Drake, (arr. T. Bullard) - River Man Jem/Green Day - Aria dalla Suite No.3 in Re magg. J.S. Bach (arr. W. Swingle) Preludio No.12 in Fa Minore BWV 881 (dal II libro del Clavicembalo ben temperato) J.S. Bach (arr. W. Swingle) - Largo dal Concerto per clavicembalo e archi in fa minore A. Piazzolla, (arr. k. Erez) - Libertango C. Corea (arr. S. Stroman) - Spain Q. Jones (arr. A. L'Estrange) - Soul Bossa Nova J.S. Bach - Vivaldi (arr W. Swingle) - Concerto da “L'Estro Armonico” Op.3 No.11 III mov J.S Bach (arr B. Parry) Fuga per Organo in sol minore Julie Kench, Joanna Goldsmith Clare Wheeler, Johanna Marshall Christopher Jay, Richard Eteson Tobias Hug, Kevin Fox soprani contralti tenori bassi I costumi degli Swingle Singers sono stati offerti dalla Ditta APSLEY Tailors Ltd. “The Bespoke Tailors”. The Swingle Singers usano il Sistema WMS4000 microfoni senza filo di AKG. 69 spazia da Bach al Jazz, dai madrigalisti francesi a Duke Ellington, da Mozart a Gershwin. Sebbene Ward Swingle si sia trasferito nella nativa America per attivitá didattiche, il complesso continua ad avvalersi della sua consulenza artistica, proseguendo sempre con maggior successo il suo cammino che si applica nei centri di produzione classica come in quelli di jazz, del pop, musica contemporanea, oltre che nell’ormai tradizionale concerto speciale della notte di Natale al Canadian Brass di Toronto. Dite a un trombettista che fa ‘cantare’ il suo strumento: gli avrete fatto un grande elogio, ma provate a dire a un cantante, che sembra una tromba! La risposta non sarà gentile, a meno che non abbiate a che fare con The Swingle Singers. Cantare una musica eseguendola come se fosse suonata: questo é, in breve, il motto degli Swingle Singers e della loro attività. Il complesso, costituito da Ward Swingle agli inizi degli anni ’60 a Parigi, poi ricomposto in occasione del trasferimento di questi a Londra, sulla base del doppio-quartetto con otto vocalisti educati secondo i canoni della tradizione corale inglese sulla quale Swingle proseguí la sua ricerca stilistica - introducendo e definendo quell’ormai inconfondibile sound che lo caratterizza - riscosse subito l’approvazione del pubblico e della critica. La tecnica vocale impeccabile, la notevole armonia e fusione dei timbri musicali, permette agli Swingle di avere un repertorio che La storia di un successo imprevisto All’inizio gli Swingle Singers erano solo otto bravissimi cantanti del tutto indipendenti tra loro. Di solito lavoravano come raffinati coristi nelle sale d’incisione dei cantanti francesi, tra cui alcuni grandi come Charles Aznavour e Gilbert Becaud. Nel migliore dei casi si trovavano a prestare le loro voci ai più affascinanti progetti del compositore e diret70 composizioni. La trovata ebbe esiti clamorosi: nel 1962 realizzarono il loro primo disco tutto dedicato a musiche di Bach soprattutto allo scopo di documentare il lavoro che stavano facendo, ma senza particolari intenzioni commerciali, come appunto avvenne in Francia dove fu diffuso tra estimatori e pochi appassionati curiosi. La pubblicazione in America avvenne l’anno successivo e alcuni deejay radiofonici lo notarono e in pochi mesi contribuirono al loro lancio facendolo entrare perfino nelle classifiche di vendita dove rimasero molti mesi. Vinsero premi di ogni genere e furono perfino chiamati ad esibirsi alla Casa Bianca davanti al presidente Kennedy, ricevendo poi elogi da grandi come Gillespie e la Fitzgerald. Il successo rimbalzò indietro in Europa in breve tempo trattandosi di un genere che poteva essere compreso da tutti, appassionati sia di musica classica che di jazz; non c’erano parole che impedissero la comprensione immediata del testo e questa ‘contaminazione’ di mondi tore d’orchestra Michel Legrand, spesso in chiave jazzistica, il quale poi si trasferì però in America. Alcuni di loro, capitanati da Ward Swingle, decisero di unirsi e costruire un progetto proprio mettendo a punto, quasi per gioco, quelli che erano i loro esercizi abituali per tenere in allenamento la voce. Provarono ad esercitarsi in alcune partiture classiche e soprattutto in quelle di Bach leggendo le varie parti strumentali come se fossero cantabili: ben conosciamo la ‘duttilità’ e l’’universalità sonora e timbrica’ delle opere di Bach che si prestano ad essere eseguite con qualsivoglia strumento restando comunque integre nella loro bellezza assoluta. La cosa dunque funzionò talmente bene che Ward Swingle si apprestò a trascrivere le partiture originali adattandole alla struttura vocale del neonato complesso: su una base strettamente vocale si innestava una lieve cadenza jazz, con vocalizzi desunti dalle tecniche scat dei cantanti tradizionali, ma adattate al tono e al timbro originario di quelle 71 Anche il mondo musicale contemporaneo ‘colto’ ebbe grande interesse per il complesso: Berio dedicò a loro la sua “Sinfonia per otto voci e orchestra” che rimane una delle opere più eseguite del grande musicista italiano. Dopo circa dieci anni di attività il complesso iniziò ad accusare i segni dell’usura e, come accade spesso in simili casi, decisero di sciogliersi anche per dedicarsi più intensamente ai propri interessi individuali. Ma Ward Swingle si trasferì in Inghilterra e operò una nuova selezione attraverso test di ogni genere facendo rinascere, in versione inglese, una nuova edizione del complesso. Anche il nuovo gruppo ebbe dieci anni di attività gloriosa per poi vivere un nuovo momento di pausa interrotto negli ultimi anni in cui gli Swingle Singer conoscono una nuova giovinezza. musicali così diversi ebbe un risultato di pubblico inatteso. Iniziarono anche i concerti: in pubblico apparivano vestiti di nero con abiti di Yves Saint Laurent e Pierre Balmain, in posa composta e sobria, interpretavano il repertorio classico con simmetria e rigore creando addirittura un diverso modo (tutto europeo) di interpretare il jazz, accompagnati da una piccola sezione ritmica composta da basso e batteria. Dopo Bach anche Telemann, Händel, Mozart e poi Beethoven e Chopin furono sottoposti al ‘trattamento’di rilettura da parte degli Swingle Singers: in quel periodo il jazz aveva più volte dato segnali di attrazione nei confronti della musica classica e le similitudini tra il jazz e, in particolare, la musica barocca per l’importanza del ritmo e le tecniche di contrappunto che favoriscono spunti di improvvisazione. 72 A fianco: Festival 2004. Il clavicembalista Trevor Pinnock (Viterbo, 28 Agosto 2004 - Arch. fot. APT) In basso: Festival 2005. Gustav Leonhardt durante il recital al Palazzo dei Papi nell’edizione del Festival Barocco del 2005 (Arch. fot. APT) 73 VITERBO - Chiesa di Santa Maria della Verità L’edificio, unitamente all’adiacente complesso monastico, nasce agli inizi del XIII secolo articolato su una icnografia a croce latina coperta da un semplice tetto a capriate decorato da pianelle dipinte. La fondazione fu opera dei monaci premostratensi, ma pochi decenni dopo il complesso era occupato dall’ordine dei Servi di Maria che imposero la nuova dedicazione alla Madonna con il titolo di S. Maria della Verità. La facciata esterna, ricostruita nel secondo dopoguerra, si propone in forme semplici, con una cortina di lastre di peperino su cui si apre un portale cinquecentesco, sormontato da lunetta vuota tra due statue in pietra. L’interno, di una grandiosità essenziale intonata ai rifacimenti della seconda metà del Quattrocento, mostra il transetto aperto da un grande arco ogivale che poggia su esili colonnine pensili. Gioiello della chiesa è la splendida cappella Mazzatosta che, a pianta quadrata in forme tardo-gotiche, conserva ancora l’originale cancellata in ferro battuto e parte del pavimento a piastrelle di maiolica. La cappella, fatta edificare nella metà del Quattrocento da Nardo Mazzatosta, aristocratico viterbese, fu dipinta da Lorenzo da Viterbo che terminò la sua opera nel 1469. Le scene, di soggetto mariano, distrutte dai bombardamenti aerei, vennero sottoposte ad un intervento di ricostruzione e restauro innovativo e rivoluzionario: ventitremila frammenti furono recuperati e ricollocati in situ. Nella parete sinistra si articola il capolavoro cui Lorenzo deve la sua fama: nella lunetta superiore la “Presentazione di Maria al Tempio”, nel fascione sottostante lo “Sposalizio di Maria”. L’affresco ha anche un grande valore documentaristico, “…sono molti giovani cavati dal naturale” scriverà il cronista viterbese Nicolò della Tuccia raffigurato anch’egli tra la folla. La chiesa di S. Maria della Verità ancora conserva, inoltre, frammenti della decorazione pittorica che tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo ornavano le cappelle precedenti ai rifacimenti rinascimentali Cappella Mazzatosta. Particolare della volta (foto G. Cerica) Cappella Mazzatosta. Lo sposalizio della Vergine (foto arch. fot. APT) 74 VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2008 VITERBO - CHIESA DI S. MARIA DELLA VERITÀ La Risonanza Fabio Bonizzoni, direttore GEORGE FRIEDRICH HÄNDEL LA MUSICA SACRA ITALIANA Ah! Che troppo ineguali, Cantata per soprano, archi e bc Haec est Regina Virginum, Mottetto per soprano, archi e bc Sonata a 5, Andante. Adagio, Allegro Salve Regina, Mottetto per soprano, organo, archi e bc ***** Il pianto di Maria (G.B.Ferrandini – attrib. Händel), Cantata per soprano, archi e bc Yetzabel Arias Fernandez Nick Robinson Silvia Colli Rossella Borsoni Claudia Combs Gianni De Rosa Caterina Dell’Agnello Davide Nava Fabio Bonizzoni soprano violino violino violino violino viola violoncello violone clavicembalo, organo, direzione 75 Amadeus, La Risonanza ha inciso un CD con la “Missa non sine quare” di Johann Caspar Kerll per la casa discografica Symphonia (disco che ha vinto lo “CHOC” di “Le monde de la Musique”) ed un CD dedicato alle cantate di Luigi Rossi pubblicato da Stradivarius. Sempre per il mensile Amadeus, è uscito un disco dedicato ai concerti per organo di Franz Joseph Haydn. Dal 2000 incide per la casa spagnola Glossa per la quale sono stati pubblicati un disco dedicato a Barbara Strozzi ed un altro con i concerti per organo di Giuseppe Sammartini. Attualmente, sempre per Glossa ed in collaborazione con la Facoltà di Musicologia dell'Università di Pavia e con l'Associazione Händel di Milano, La Risonanza è impegnata nel primo progetto di registrazione integrale delle cantate italiane con strumenti di Fondata nel 1995 da Fabio Bonizzoni come un ensemble vocale e strumentale, La Risonanza si è progressivamente trasformata in un’orchestra da camera su strumenti originali. Ha un organico variabile a seconda dei programmi proposti e collabora talvolta con formazioni corali per programmi di particolare ampiezza. Il suo repertorio è quello della musica italiana e, più in generale, della musica influenzata dallo stile italiano scritta nel XVII e XVIII secolo; presenta spesso programmi in cui partecipano solisti vocali. Tra questi gli ospiti più frequenti sono i soprani Roberta Invernizzi, Emanuela Galli e Nuria Rial, i baritoni Fulvio Bettini e Furio Zanasi, il mezzosoprano Marina De Liso. Dopo aver registrato nel 1996 un CD dedicato a Girolamo Frescobaldi per la rivista 76 G.F. Händel. Il primo disco di questa ambiziosa collana, dedicato alle cantate composte per il Cardinal Pamphili, è stato insignito del prestigioso ‘Stanley Sadie Händel Recording Prize 2007’, un premio internazionale al miglior disco händeliano dell’anno. La Risonanza è ospite regolare dei più importanti festival di musica antica quali il Festival di Utrecht, di Brugge, il Festival di Cuenca, di San Sebastian, di Santander, di Saint Michel en Tiérache e di importanti istituzioni quali il Bozar di Bruxelles, il Rheingau Musik Festival di Wiesbaden, Styriarte di Graz, l’Arsenal di Metz, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma e la Società del Quartetto di Milano. Dal 2007, La Risonanza è orchestra residente nel dipartimento francese dell’Aisne e riceve il sostegno del Ministero della Cultura e della Comunicazione (‘DRAC Picardie’). Marchese Ruspoli, Händel veniva chiamato a fornire musica d’intrattenimento per le occasioni pubbliche e private della capitale e dei luoghi di villeggiatura dove le famiglie nobili si recavano. Se il corpus principale di questa produzione è dato dalle cantate profane, non bisogna tuttavia trascurare la sua produzione sacra: i due oratori “Il trionfo del Tempo e del Disinganno” e “La Resurrezione” e poi una serie di composizioni di più modeste dimensioni scritte per varie occasioni diverse. E’ tra questi piccoli capolavori che si è scelto il programma odierno. Due sono le caratteristiche che vogliamo sottolineare in queste musiche – ed in realtà in tutta la produzione italiana – e cioè la ricerca timbrica (ne è un esempio il Salve Regina con organo e violoncello concertanti) e la felice invenzione melodica. Fu proprio questa una delle capacità che Händel sviluppò in Italia e non è un caso che molte delle pagine qui concepite vennero poi riprese successivamente, negli anni londinesi, e divennero immortali. Ce ne fornisce un esempio il mottetto “Haec est Regina virginum” che molti riconosceranno essere il predecessore di una famosa pagina della più celebre “Musica sull'acqua”. Nella seconda parte del concerto ascolteremo invece una notevolissima composizione di un autore praticamente sconosciuto: il “Pianto di Maria” di Giovan Battista Ferrandini. Le prime fonti manoscritte venute alla luce di questo brano lo attribuiscono ad Händel stesso, tuttavia ragioni stilistiche fecero ben presto dubitare di questa attribuzione. La ricerca musicologica provò dunque l’erronea attribuzione al Sassone e, al contrario, la paternità di Ferrandini – compositore di area veneta dei primi del 700 – per questo straordinario brano. Si tratta, in buona sostanza, di uno Stabat La musica sacra italiana di Händel Il soggiorno italiano del grande compositore fu relativamente breve (dalla fine del 1706 alla fine del 1709) ma fu senz’altro uno dei periodi più importanti della sua vita artistica. Giunto appena 21enne in uno degli ambienti culturali ed artistici più ricchi e fecondi che mai sia stato dato di concepire – la Roma dei primi del Settecento raccoglieva infatti i massimi artisti di tutte le arti – Händel si trovò dunque a diretto contatto con la musica più all’avanguardia del suo tempo. Gli bastarono pochi mesi, poche settimane in realtà, per rendersi padrone dello stile italiano e per iniziare a comporre capolavori assoluti con un’energia ed una vitalità che solo la gioventù, il genio e quella che potremmo chiamare una ‘febbre della scoperta’ delle potenzialità espressive della musica, possono spiegare. Entrato al servizio e protetto dai maggiori mecenati romani, ed in particolare dal 77 Ad plausus, ad jubila pellantur cordis nubila, recedat culpae nox. Lux micat coelo fulgida nox aura spirat cordi turgida, sancti amoris blanda est vox. Eja ergo, mortalis, ignarae caecitatis procul pelle timores, et tu, turba fidelis, decantare divinos summi regis amores. Gaude, tellus benigna, decora, sanctus amor, sanctus amor descendit ad te. Cordis laus sit plena, sonora, mentes nostras invitet ad se. Alleluja. Mater in italiano. Il libretto infatti ci descrive Maria, ai piedi della croce, vedere lo strazio del Figlio e la sua morte. Ferrandini interpreta questo testo con una forza espressiva non comune ed alterna arie di carattere molto diverso a recitativi, sia secchi sia accompagnati, di grande drammaticità. Le arie forse più impressionanti sono le prime due: nella prima Maria canta sottovoce su note lunghe e tenute un drammatico testo in cui ricusa, difatto, la grazia fattale di aver portato in grembo il Figlio di Dio: la drammaticità del momento è esaltata dal fatto che la melodia da lei intonata è quella del Magnificat gregoriano, il canto cioè di ringraziamento che, molti anni prima, aveva accompagnato l'annuncio dell'Angelo. A questo momento fa seguito una straordinaria aria a quattro violini obbligati – una scrittura non comune e di rara efficacia sonora – in cui, al contrario, morto Gesù, Maria ‘grida’ tutto il suo dolore di madre privata di quanto aveva di più caro. L’ultima aria, più convenionale dal punto di vista della tecnica compositiva, è comunque intensissima e di rara bellezza melodica e chiude degnamente questo capolavoro quasi sconosciuto della musica barocca. Fabio Bonizzoni Salve Regina Salve Regina, Mater misericordiae, vita dulcedo et spes nostra salve. Ad te clamamus, exules filii Eva, ad te suspiramus gementes et flentes in hac lacrimarum valle. Eia ergo avvocata nostra illos tuos misericordes oculos ad nos converte, et Jesum benedictum, fructum ventris tuis nobis post hoc exilium ostende. O clemesn, O pia, O dulcis virgo Maria. O qualis de coelo sonus O qualis de coelo sonus tamquam advenientis spiritus vehementis totam replet domum amore? et suavis aure sibilus mortalium corda dum per flat, ad sanctos amoris improvisus in vita? Haec est Regina Virginum Haec est Regina Virginum quae genuit Regem velut Rosa decora Virgo Dei Genitrix per quam reperimus Deus et nomine alma virgo intercede pro nobis. 78 già sparsa di mortal mesto pallore, sopra il petto l’inchina, Ei muore! Il Pianto di Maria Giunta l’ora fatal dal ciel prescritta, che sul Calvario monte, con tragico apparato, cirne doveva del Creatore il Figlio videsi anch’ella in luttuoso ammanto, la sconsolata madre esser presente alla tragedia atroce e starne, - ah cieli! Immobil nel dolor; soltanto in vita Quanto sentir potesse L’immensa acerbità del suo tormento. E, mentre tutta in pianto si sciogliea, così fra suoi singhiozzi ella dicea: Sventurati miei sospiri Se quest’alma non sciogliete Molto poco voi potete Molto lieve è il mio dolore. Atrocissimi martiri Che in umor gli occhi stillate, poco è il duol se non stemprate tutto in lagrime, anche il core”. Sì disse la Gran Madre In vedendo spirare l’amato Figlio Insensata per duol tosto divenne E priva di ogni senso al suol poi svenne; ma tosto al chiuder gli occhi dell’eterno fattore, udissi intorno un fragor di sassi, un crollar della terra, un vacillar del suolo, sì del morto Signor l’agita il duolo. Ha decretati Iddio tre terremoti universali in terra: un nel morir del Verbo, nel suo risorger l’altro e il terzo alfine, - ahi nel pensarlo io tremo, a quel che fia -, nel gran giudizio estremo. “Se d’un Dio fui fatta madre per vedere un Dio morire, mi perdona, Eterno Padre, la Tua grazie è un gran martire. Ah me infelice! Ahi lassa! Il mio Figlio divino, da un discepol tradito, da un altro ancor negato, dai più fidi fuggito, tra tribunali ingiusti, come reo condannato, da flagelli percosso, trafitto dalle spine, lacerato da chiodi, crocifisso fra ladri, dal fiele abbeverato, dal mondo vilipeso, dal Cielo abbandonato. E ancor non basta Se da barbare squadre il suo bel nome Fra le bestemmie ancor non deggio udire? Pari all’Amore immenso Fu immenso il suo patir. E solo allora atroce Gli fu la propria croce Che di sue pene il senso Gli tolse il suo morir. Or se per grande orror tremò la terra, morir vedendo un Dio tra tormenti sì rei, uomo trema ancor tu che terra sei! Ahimè ch’egli già esclama ad alta voce, angeli non l’udite? Padre l’abbandonasti? Almen Tu, Santo Spirito, soccorri quella divina fronte, in cui desian specchiarsi l’angeliche del ciel squadre, sì pure 79 VITERBO - Chiesa di San Francesco L’attuale edificio, frutto della ricostruzione del dopoguerra, è il risultato di una fase costruttiva francescana iniziata nel 1236 e di una successiva di ampliamento in pure forme gotiche realizzato quando Viterbo era sede della corte pontificia. La facciata è caratterizzata da un’apertura ad arco in stile romanico con colonnine tortili, tre monofore ed un semplice oculo. Sull’angolo destro è collocato un pulpito eretto nel 1429, mentre dietro si scorge il campanile a vela con due fornici. La grandiosa navata unica è chiusa da un’abside quadrata, nella quale si apre una grande quadrifora gotica con rosoni. Le capriate del tetto, rimesse in luce dai restauri che hanno eliminato le volte barocche, sono sostenute da archi a sesto acuto; l’abside ed il transetto sono coperti da volte ogivali profilate da costoloni che ricadono su pilastri compositi, decorati con motivi floreali di schietto stile gotico. Nel transetto destro si conservano i resti del monumento funebre di Pietro di Vico, realizzato da Pietro di Oderisio nel 1269, raffinata creazione in stile gotico impreziosita da stemmi e mosaici. Un arco a sesto acuto, strombato e ornato da colonnine tortili immette nella cappella del S.S. Sacramento, eretta dalla famiglia Gatti, potente famiglia di origine brettone protagonista della vita civile e politica di Viterbo. A fianco emerge in tutto il suo splendore il Mausoleo di Adriano V attribuito ad Arnolfo di Cambio, monumento gotico-cosmatesco, autentico gioiello d’arte medievale; la statua coricata, vestita con abiti pontificali, è posta su un duplice basamento intarsiato con splendidi marmi policromi. In simmetria, nel transetto sinistro, è il Mausoleo di Clemente IV, di Pietro Oderisio (1270), un tabernacolo in stile gotico con la statua distesa su un sarcofago romano con bassorilievo collocato su un basamento marmoreo decorato con intarsi di suggestiva policromia. Sempre nel transetto sinistro è il portale d’accesso alla cappella Botonti (sec. XVI), per la quale era stata dipinta, tra il 1515 e il 1516, la celebre “Pietà” di Sebastiano Del Piombo, attualmente conservata al Museo Civico. Chiesa di San Francesco. Esterno e monumento a Papa Adriano V (foto G. Cerica) 80 SABATO 20 SETTEMBRE 2008 VITERBO – CHIESA DI S. FRANCESCO L’Arte dell’Arco Christopher Hogwood, direttore Federico Guglielmo, maestro di concerto al violino A. VIVALDI, L’ESTRO ARMONICO, OP. III Concerto n. 1 in Re maggiore per 4 violini e violoncello, archi e continuo Allegro - Largo e spiccato - Allegro Concerto n. 2 in sol minore per 2 violini, archi e continuo Adagio e spiccato - Allegro - Larghetto - Allegro Concerto n. 4 in mi minore per 4 violini, archi e continuo Andante – Allegro assai – Adagio - Allegro Concerto n. 9 in Re maggiore per violino, archi e continuo Allegro – Larghetto - Allegro ***** Concerto n. 5 in La maggiore per 2 violini, archi e continuo Allegro – Largo - Allegro Concerto n. 10 in re minore per 2 violini, violoncello, archi e continuo Allegro – Largo Larghetto Largo - Allegro Concerto n. 12 in Mi maggiore per violino, archi e continuo Allegro – Largo - Allegro Concerto n. 11 in si minore per 4 violini, violoncello, archi e continuo Allegro Adagio spiccato Allegro - Largo e spiccato - Allegro Federico Guglielmo Carlo Lazari Stefano Zanchetta Rossella Croce Mario Paladin Pasquale Lepore Francesco Galligioni Massimiliano mauthe von Degerfeld Evangelina Mascardi Christopher Hogwood 81 violino violino violino violino viola viola violoncello violone tiorba e chitarra barocca cembalo Cristopher Hogwood ha studiato musica e letteratura classica al Pembroke College di Cambridge (Università di Cambridge) e, successivamente direzione d’orchestra e clavicembalo con Raymond Leppard e Thurston Dart e quindi con Rafael Puyana e Gustav Leonhardt. Una borsa di studio gli consentì di frequentare uno stage di un anno a Praga. Nel 1967 Hogwood fondò l’Early Music Consort con David Munrow e nel 1973 rifondò l’Academy of Ancient Music, specializzata nell’esecuzione della musica barocca con strumenti dell’epoca. L’Early Music Consort venne sciolto nel 1976 dopo la morte di Munrow ma Hogwood continuò la sua attività con l’Academy of Ancient Music. Dal 1981, essendo direttore artistico dell’Orchestra Filarmonica di Boston e della Händel and Haydn Society dal 1986 al 2001, Hogwood ha diretto negli Stati Uniti. Dal 1983 al 1985 è stato direttore artistico del Mostly Mozart Festival presso il Barbican Centre di Londra. Dal 1987 al 1992 è stato direttore musicale della Saint Paul Chamber Orchestra in Minnesota, con l'incarico di direttore principale ospite. Hogwood ha diretto molte opere. Egli fece il suo debutto alla direzione di un’opera nel 1983, dirigendo “Don Giovanni” a St. Louis. Ha diretto nei teatri Berlin State Opera, Teatro alla Scala, Royal Opera Stockholm, Royal Opera House al Covent Garden, Chorégies d’Orange e Houston Grand Opera. Con l’Opera di Australia ha diretto “Idomeneo” nel 1994 e “La clemenza di Tito” nel 1997. Nel settembre 2006, ha lasciato l'incarico di direttore dell’Academy of Ancient Music al clavicembalista Richard Egarr e venne nominato direttore emerito. Continua a dirigere la sua Academy nelle opere di Händel e, nella commemorazione dell’anniversario di Händel nel 2009, dirigerà la sua opera “Amadigi”. Anche se Hogwood è meglio conosciuto come esecutore di musica barocca, egli ha diretto anche musica contemporanea ed in particolar modo musiche scritte nello stile neo-barocco e neoclassico compresi lavori di Stravinsky, Martinù e Hindemith. La sue esecuzioni spaziano da John Dowland a Felix Mendelssohn ed è il direttore della nuova edizione Carl Philipp Emanuel Bach: The Complete Works, che si sta occupando del completamento della pubblicazione dell’opera omnia di C.P.E. Bach’s prevista in uscita nel 2014. Alcune sue recenti incisioni riguardano le opere di Purcell Ode on St Cecilia’s Day 1692 e di Elgar Enigma Variations. Egli è interprete, come solista, di una vasta mole di musiche per clavicembalo dei compositori Louis Couperin, 82 festival di musica antica. I suoi musicisti appaiono oggi in tutte le maggiori sale diconcerto europee, nel Nord e nel Sud America, in Giappone ed in Estremo Oriente. Il gruppo collabora con artisti acclamati quali Christopher Hogwood (direttore ospite sin dal 1997), Gustav Leonhardt, PieterWispelwey, Cecilia Gasdia, etc. Pur continuando ad invitare ogni anno diversi direttori e solisti ospiti, Federico Guglielmo (Primo Violino e Direttore Artistico) ha dato al gruppo una caratterizzazione ed un suono molto definiti. L’Arte dell’Arco è stato particolarmente prolifico negli studi di incisione, registrando più di 35 cd con Deutsche Harmonia Mundi, BMG Classics, Chandos, ASV, CPO, Stradivarius, Dynamic e Musicaimmagine, tutti dedicati al repertorio Barocco italiano. Fin dall’apparizione della sua prima registrazione L’Arte dell’Arco ha ricevuto premi quali il Premio Internazionale del Disco Antonio Vivaldi a Venezia (1995, 1996) e tutti i maggiori riconoscimenti dei periodici specializzati (Diapason, Le Monde de La J. S. Bach, Thomas Arne, William Byrd. Dal 1992 Hogwood è stato professore di esecuzione di musica antica alla Royal Academy of Music. Egli è professore onorario di musica all’Università di Cambridge e professore associato al King’s College London. L’Arte dell’Arco sin dalla sua costituzione nel 1994 ha ottenuto il riconoscimento internazionale per i suoi concerti e le sue registrazioni. Fanno parte dell’ensemble padovano alcuni dei migliori musicisti italiani, specializzatisi nell’esecuzione su strumenti antichi collaborando con le più importanti orchestre barocche europee. L’Arte dell’Arco ha un organico variabile che, partendo da un piccolo ensemble di 3 musicisti fino a costituire un’orchestra classica di 30 elementi, permette di affrontare un ampio repertorio, ricercando e rivalutando anche lavori rari e dimenticati. Una particolare attenzione viene posta alla riscoperta del repertorio veneziano e dell’opera barocca italiana. L’Arte dell’Arco è regolarmente presente nei più importanti 83 Musique, Repertoire, Gramophone, Classic Cd, BBC Music Magazine, International Record Review, the Strad, Fanfare, American Record Guide, Fono Forum, Klassik Heute, Alte Musik Aktuell, Luister, Scherzo, Ritmo, Record Gejiutsu, etc) e della stampa internazionale (the Times, the Daily Telegraph, the Irish Times, etc). I periodici musicali italiani Amadeus, Cd Classics, Orfeo e Classic Voice hanno dedicato le loro copertine a L’Arte dell’Arco, presentando incisioni inedite ed interviste con Federico Guglielmo. Nel 1997 L’Arte dell’Arco ha avviato uno dei progetti di registrazione più ambiziosi delle ultime decadi: l’incisione completa di tutti i Concerti di Tartini. I primi dodici volumi (per complessivi 20 cd) nell’ambito di una programmazione decennale sono già stati pubblicati da Dynamic ed hanno riscosso un successo internazionale. Una nuova e completa edizione a stampa ‘urtext’ di questi Concerti sarà pubblicata a cura de L’Arte dell’Arco. Da segnalare nelle stagioni 2006-2007 i tour di concerti in Giappone ed EstremoOriente e la presenza in numerosi festival in Italia, Austria, Germania ed Olanda. I progetti futuri includono concerti e registrazioni con artisti quali Michala Petri, Hidemi Suzuki, Emma Kirkby, Vivica Genaux, Gemma Bertagnolli, Christopher Hogwood, Anthony Pay e Bob van Asperen. In questa stagione L’Arte dell’Arco presenta anche numerose nuove incisioni con CPO (Vivaldi, “Concerti per Anna Maria”; Händel, “Musica sull’Acqua” e “Musica per i Reali Fuochi d’Artificio”; Vivaldi, “La Stravaganza” e “Concerti per strumenti a pizzico”), Dynamic (Tartini, Concertos vol.13 e 14) ed un progetto su Veracini per Amadeus. L’Estro Armonico Concerto consacrati all’Altezza Reale di Ferdinando III Gran Principe di Toscane Da D. Antonio Vivaldi Musico di violino e Maestro de Concerti del Pio Ospidale della Pietà di Venizia Opera Terza. Così è scritto sul Frontespizio della prima edizione del 1711 dei due libri di sei concerti del trentatreenne Antonio Vivaldi che fino ad allora aveva solo pubblicato due raccolte di Sonate con i vecchi editori veneziani e non perse quindi l’occasione di far diffondere la sua opera da uno dei più prestigiosi editori del tempo, Estienne Roger di Amsterdam. Ormai nel pieno possesso della sua capacità creativa, con l’Estro Armonico Vivaldi realizza un vero e proprio ‘colpo’ che scuote il mondo musicale settecentesco grazie anche alla grande circolazione europea consentita dall’importanza dell’editore olandese: nel ciclo di 12 concerti le forme di “Concerto grosso”, di “Concerto a 5” o di “Concerto da Camera” vengono superate facendoci trovare di fronte ad un’opera che, pur assorbendo i principi musicali delle composizioni similari precedenti, segna una svolta decisiva nell’evoluzione del Concerto per archi aprendo confini timbrici e virtuosistici fino ad allora sconosciuti. Nel palinsesto troviamo quattro Concerti per 4 violini solisti (n. 1, 4, 7, 10), quattro Concerti per 2 violini solisti (n. 2, 5, 8, 11) e quattro per un violino solista (n, 3, 6, 9, 12) distribuiti in un ordine successivo che segue una logica simmetrica. In alcuni di essi è presente anche un violoncello solista 84 dall’altra in modo da creare un effetto sonoro di ‘avvolgimento’ dello strumento principale. Altre due parti sono per le viole: importanti precedenti di questa prassi troviamo nei Concerti op. 2 e op. 5 del suo illustre e conterraneo predecessore Albinoni: di fatto però le viole procedono in unisono in sette Concerti dell’Estro Armonico e in lunghi tratti dei rimanenti cinque. Il continuo ed il violoncello hanno parti separate: nei Concerti n. 1, 2, 7, 9, 12 il violoncello ha passaggi solistici di particolare virtuosismo. Negli ultimi concerti della sua produzione Vivaldi preferirà la divisione tripartita del Concerto con la successione di tempi Veloce-LentoVeloce: nell’op. III questo tipo di divisione è meno frequente: spesso troviamo introduzioni lente, derivate dallo stile sonatistico e dallo stile concertistico di Corelli, ma, in particolare, vi sono esempi di schema compositivo più originale quali il Concerto n. 10 che possiede un secondo movimento tripartito con un ‘Larghetto’ incorniciato tra due ‘Largo’, o il n. 11 che si apre con un Allegro introduttivo in forma di Cadenza per due violini soli e violoncello solo, un Adagio che ha pura funzione di transizione con ‘blocchi’ di accordi ed una magnifica Fuga conclusiva che valse a Vivaldi la stima di vari sostenitori inglesi che vedevano in lui anche un eccellente contrappuntista. obbligato. L’ordine delle tonalità è vario e segue una regolare logica di alternanza MaggioreMinore con l’unica inversione di ordine degli ultimi due concerti. La diffusione dell’ op. III, che vede la luce dopo due cicli di Sonate per violino e basso continuo op. I e op. II (composizioni cameristiche e dunque indirizzate ad un pubblico più ristretto) procura subito una enorme fama al Prete rosso che varca i confini di ogni paese europeo: vengono prodotte nuove pubblicazioni con editori a Londra (J. Walsh) e a Parigi (Le Clerc). Gli estimatori illustri di Vivaldi diventano numerosissimi, ma su tutti il grande J.S. Bach che trascriverà ben sei concerti dell’Estro Armonico sulla tastiera del clavicembalo e dell’organo. La dedica al Gran Principe di Toscana Ferdinando, che probabilmente Vivaldi incontrò a Venezia mentre questi era in visita durante un Carnevale non risultando una sua frequentazione assidua con questi, è inusuale per un musicista veneziano che fino ad allora avrebbe dedicato un’opera così importante ad un illustre personaggio locale: la dedica potrebbe avere però qualche relazione con l’insolita disposizione delle parti orchestrali. Infatti vi sono otto parti delle quali ben quattro sono dei violini (numerate da 1 a 4). In altre occasioni Vivaldi, come altri veneziani, dividerà i violini in tre parti (due orchestrali ed una di violino principale). La divisione in quattro parti è pratica frequente di Scuola Romana e, più precisamente, Corelliana ed inoltre Vivaldi pone due parti di accompagnamento in unisono e sovente addirittura tre, sicchè l’effetto non risulta diverso da altri Concerti di stile veneziano. Nel tempo lento del Sesto Concerto pone invece le parti in maniera indipendente una 85 VITERBO - Quartiere San Pellegrino San Pellegrino è un esempio di contrada duesorretto a sua volta da due esili colonne con centesca perfettamente conservata, dall'elevato capitelli fogliati mentre della costruzione origivalore urbanistico, con le torri, le case, i cavalnaria si conservano alcuni tratti delle mura cavia, i profferli (scale esterne), le bifore romaesterne e un arco a tutto sesto formato da conci niche. Le case che si affacciano sulla Via San a cuneo che sormonta il portale laterale. Il Pellegrino sono costruite direttamente sul tufo Palazzo degli Alessandri, unitamente allo stacon muri realizzati con blocchi di pietra squabile con il portico, congiunto a questo attraverdrati, composte da uno o più piani. L’accesso so un passaggio aereo sorretto da un mezz’ardalla strada al primo piano della casa era garanco, inteso come il complesso della dimora tito dal profferlo, mentre il locale a piano terra nobiliare e degli alloggi dei do-mestici, fu era adibito a bottega; alcune abitazioni non si costruito verso la prima metà del XIII secolo, affacciavano direttamente sulla strada, ma avein un momento fiorente per la città di Viter-bo. vano una corte, a volte in Il modello della dimora, di comune con altre abitazioni, estensione limitata, fu doche in dialetto viterbese vuto alla mancanza di granprende il nome di “richiadi spazi edificabili all'interstro”. Caratteristica di queno delle mura urbane e tale sto quartiere è anche la situazione consentì a più “casa a ponte” tipo di abitaimmobili di essere forniti di zione che unisce due fabbriun affaccio sulla via princicati, separati dalla strada, pale, ma allo stesso tempo all’altezza del primo o del produsse un più intenso svisecondo piano, creando sugluppo in altezza, l’utilizzagestivi passaggi coperti. zione dei piani sotterranei e Al centro del quartiere si la nascita delle “case-ponapre l'omonima piazza con il te”, o almeno la realizzazioPalazzo degli Alessandri e ne di una porzione del pasul retro l'imponente Torre lazzo sulla via pubblica. Scacciaricci e la Chiesa di S. L’ordinamento della parte Pellegrino. Nel complesso San pellegrino in fiore. Sullo sfondo interna del Palazzo degli l'aspetto della piazza, nono- Palazzo degli Alessandri (foto F. Bi- Alessandri mostra, infatti, stante i vari rifacimenti suc- ganzoli). aspetti analoghi a quelli di ceduti nel tempo, è unitario e ciò è dovuto altre abitazioni della città, essendo formato da anche all'impiego, sia per gli edifici che per la un piano interrato, un pianterreno, un primo ed pavimentazione, di peperino e basaltina, pietre un secondo piano sebbene in questa circostanlocali di origine vulcanica di uniforme colore za al pianterreno non si aprano le classiche botgrigio scuro. La chiesa di San Pellegrino, insieteghe o negozi, giacché il casato era di estraziome al Palazzo, è la costruzione più importante ne aristocratica. L’esterno è caratterizzato da e antica della piazza omonima, menzionata nei un ampio balcone che si prolunga sotto un documenti di archivio già nel 1045. Il suo grandioso arcone ribassato; di fronte, un aspetto dopo numerosi rimaneggiamenti si presemiarco ed un portico a due campate su massenta oggi con un tetto a capanna, un rosone ed sicce colonne, dietro il quale si eleva la Torre un portale sormontato da un arco a tutto sesto e Scacciaricci. 86 VENERDÌ 17 OTTOBRE 2008 VITERBO – TEATRO DELL’UNIONE I Solisti Veneti CLAUDIO SCIMONE direttore VIRTUOSISMO E MELODIA ITALIANA DAL BAROCCO AL ROMANTICISMO LUIGI BOCCHERINI (1743-1805) Sinfonia in re min. op. 12 n. 4 “La Casa del Diavolo” Andante sostenuto – Allegro assai - Andantino con moto - Ciaccona (Chaconne qui represente l’Enfer et qui est faite à l’imitation de celle de Mr.Gluck dans “Le Festin de Pierre”) ANTONIO VIVALDI (1678-1741) Concerto in re magg, RV 562 “per la Solennità di San Lorenzo”* per violino, 2 oboi, 2 corni e archi Allegro - Grave - Allegro ***** DOMENICO DRAGONETTI (1763-1846) Concerto in la magg. per contrabbasso e archi Allegro moderato - Andante -Allegro giusto TOMASO ALBINONI (1671 – 1750) Concerto in re minore op. 9 n. 2 per oboe e archi Allegro e non presto - Adagio - Allegro Paolo Pollastri oboe NICCOLÒ PAGANINI (1782-1825) Variazioni sul "Carnevale di Venezia" op. 10 per violino e archi GIOACCHINO ROSSINI (1792-1868) Variazioni in mi bemolle maggiore per clarinetto e archi su temi di “Mosè in Egitto” e “La Donna del Lago” Lucio Degani Paolo Pollastri, Silvano Scanziani Alberto Bertoni, Cristian Longhi Gabriele Ragghianti Lorenzo Guzzoni violino oboi corni contrabbasso clarinetto * Il concerto diretto da Vivaldi ad Amsterdam nel 1738 per la celebrazione del centesimo anniversario dell’Amsterdamsche Schouwburg (il Teatro di Amsterdam). 87 dei compositori veneziani Albinoni, Bonporti, Tartini, Galuppi, Platti e Torelli. Claudio Scimone ha raggiunto una reputazione internazionale sul podio in qualità di direttore sinfonico e di opera dirigendo, fra l’altro al Covent Garden di Londra, all’Arena di Verona, al Teatro La Fenice di Venezia, alle Terme di Caracalla per l’Opera di Roma, al Rossini Opera Festival di Pesaro, ai Teatri d’Opera di Zurigo, New York, Parigi (Châtelet), Macerata (Sferisterio), Houston, Melbourne, ecc. Ha diretto inoltre, fra le Orchestre Sinfoniche, la Philarmonia e la Royal Philharmonic di Londra, la Mostly Mozart Orchestra di New York, le Orchestre della Radio Francese a Parigi e numerose altre fra cui la Yomiuri Symphony Orchestra di Tokyo, la Bamberger Symphoniker, e le principali Claudio Scimone, direttore invitato presso molte delle maggiori Orchestre mondiali nonché direttore onorario dell’Orchestra Gulbenkian di Lisbona, ha studiato direzione con Dimitri Mitropoulos e Franco Ferrara. Nel 1959 ha fondato e tuttora dirige I Solisti Veneti che si apprestano a festeggiare il 50° anniversario della loro Istituzione e che costituiscono il Gruppo Orchestrale da Camera più prestigioso e celebre nel mondo, con i loro 5.000 concerti in più di 80 Paesi e nei principali Festival Internazionali (fra l'altro più di 30 Concerti al Festival di Salisburgo), con i loro oltre 350 titoli in CD, LP e DVD e la loro ricca serie di pubblicazioni e di attività culturali e promozionali. I Solisti Veneti, infatti, colmando una lacuna dell’editoria musicale italiana, hanno pubblicato una serie di cataloghi tematici di opere 88 orchestre di Montreal, Dallas, Toronto, Toulouse, Strasburgo, Montecarlo, Nizza, Sydney, l’English Chamber Orchestra e così via. Al ricostruito Teatro La Fenice di Venezia ha recentemente diretto la prima esecuzione mondiale della versione veneziana di “Maometto II” di Rossini. Ha al suo attivo le prime esecuzioni moderne rossiniane di “Mosè in Egitto”, “Maometto II”, “Edipo a Colono”, tutte per il Rossini Opera Festival di Pesaro, la ‘prima’ vivaldiana di “Orlando Furioso” (Verona, Teatro Filarmonico), la ‘prima moderna’ di Salieri (“Le Jugement Dernier”) e numerosissime altre. Ospite abituale delle più importanti reti televisive italiane e straniere, Claudio Scimone è stato al centro di alcuni dei più significativi film o programmi televisivi di contenuto musicale tra cui “Vivaldi, pittore della musica” di François Reichenbach e le “Le Sette Ultime Parole di Cristo” su musica di F.J. Haydn, girato nella Cappella degli Scrovegni di Giotto, con la regia di Ermanno Olmi. La sua produzione discografica è vastissima e conta oltre 350 titoli con le più importanti case a distribuzione mondiale (Erato- WEA, Philips, BMG - RCA, ecc.) e con orchestre quali la London Philharmonia, l’Orchestre Philarmonique de Montecarlo, l’English Chamber Orchestra, la Royal Philharmonic Orchestra, l’Orchestre Philharmonique de l’ORTF, Bamberger Symphoniker, l’Or-chestra della RAI di Torino, l’Orchestra Gulbenkian, oltre naturalmente a I Solisti Veneti. Le sue registrazioni comprendono, fra l’altro, un numero importante di opere rossiniane, alcune delle quali registrate in 89 anni, Direttore del Conservatorio Superiore di Padova. Fra i molti riconoscimenti ottenuti da I Solisti Veneti e da Claudio Scimone figurano il Premio Grammy di Los Angeles, il Grand Prix du Disque dell’Academie Charles Cros di Parigi (più volte) , quello dell’Académie du Disque Lyrique di Parigi, la Elisabeth Memorial Medal di Londra, i Premi della Critica Discografica Italiana e Belga e numerosi altri. Scimone ha collaborato con la Fondazione Rossini di Pesaro per l’edizione dell’Opera Omnia Rossiniana e si è dedicato con passione alla formazione di giovani musicistici. Dal Presidente della Repubblica Italiana ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica e la medaglia d'oro dei benemeriti della scuola, dell’arte e della cultura. E’ l’unico artista ad avere ricevuto dalla Regione Veneto il Leone d’Oro decretato dal Consiglio Regionale con votazione unanime. prima mondiale, quali “Mosè in Egitto” (con Ruggero Raimondi), “Maometto II”, “Ermione”, “Zelmira”, “Armida”, “Edipo a Colono” nonché “L’Italiana in Algeri” con Marilyn Horne. Con I Solisti Veneti ha anche registrato l’esecuzione dell’opera integrale edita in vita di Vivaldi e Albinoni e ha rivelato compositori poco noti quali Giannella, Mercadante, Rolla e altri. Grande interesse ha destato la registrazione di “Orlando Furioso” e di “Catone in Utica” di Vivaldi, quelle di “Pimpinone” e della Serenata “Il Nascimento dell'Aurora” di Albinoni, nonché della “Caduta di Adamo” di Galuppi. Grande successo hanno avuto recentemente i DVD “Le Stagioni di Vivaldi nelle Ville Venete” edito dalla TDK. e “Il Gloria e la musica sacra di Antonio Vivaldi in San Marco a Venezia e nella Cappella di Giotto a Padova” edito dalla Dynamic. È stato docente di Esercitazioni Orchestrali presso il Conservatorio di Venezia e, per 27 Festival Barocco 2001. Claudio Scimone dirige “I solisti Veneti” (Arch. fot. APT) 90 Dall’Album del Festival 91 Festival 1977. Il flautista Angelo Persichilli (Arch. fot. APT) Festival 1977. “La Passione di Cristo” di A. Scarlatti (Arch. fot. APT) 92 Festival 2001. Il violoncellista Amedeo Baldovino (Arch. fot. APT) Festival 2002. Gli Archi dei Filarmonici di Berlino con l’oboista A. Mayer (Arch. fot. APT) 93 Festival 2003. Paolo Franceschini (violino) e Wolfgang Schulz (Arch. fot. APT) Festival 2003. Il “Claviorgano” di Claudio Brizi (Arch. fot. APT) 94 Festival 2004. Il direttore artistico Riccardo Marini e René Clemencic (Arch. fot. APT) Festival 2004. L’Accademia Bizantina (Arch. fot. APT) 95 Festival 2004. L’Orchestra “Counterpoint” e il coro “Canticum” di Londra (Arch. fot. APT) Festival 2005. il concerto de “LA Venexiana” a Caprarola (Arch. fot. APT) 96 Festival 2005. Uto Ughi si esibisce nella Cattedrale di San Lorenzo (Arch. fot. APT) Alan Curtis più volte ospite del Festival come direttore di opere di Händel (Arch. fot. APT) 97 Festival 2006. L’Accademia Barocca di Santa Cecilia (Arch. fot. APT) Festival 2007. L’Accademia Bizantina protagonista del concerto celebrativo del terzo centenario del soggiorno di Händel al Castello Ruspoli di Vignanello (Arch. fot. APT) 98 COPERTINA_15x21.qxp 25/07/2008 20.05 Pagina 3 La Tuscia Foto di: Francesco Biganzoli - Archivio Fotografico APT una terra che si racconta PROVINCIA DI VITERBO www.provincia.vt.it www.tusciainforma.it COPERTINA_15x21.qxp 25/07/2008 20.06 Pagina 4 Benvenuti nella Tuscia Viterbese Benvenuti in una terra dal cuore antico, punteggiata da laghi e boschi secolari, da aree archeologiche, da ville e palazzi rinascimentali, da miracolose sorgenti termali ... Benvenuti in provincia di Viterbo Bomarzo - Parco dei mostri (Foto Mattioli) Viterbo - Il Bulicame (Foto arch. APT) Qui i borghi medievali, appollaiati sulle rupi tufacee, sfidano le leggi della fisica; qui parchi e riserve naturali sanno ancora raccontare natura e ambienti incontaminati; qui gli itinerari culturali e turistici attraversano quattro millenni di storia... Benvenuti nelle strade del vino e dell’olio, tra prodotti tipici e tradizionali alla riscoperta di una cucina dal sapore unico ... Benvenuti in Tusciainforma Soriano nel Cimino. La faggeta (Foto F. Biganzoli) Viterbo, 3 settembre - Macchina di S. Rosa (Foto M. Mattioli) dove è possibile scegliere la localizzazione del soggiorno, i percorsi turistici da fruire e i servizi da prenotare.