Guida agli spettacoli - Provincia di Viterbo

FESTIVAL
BAROCCO
17 agosto
17 ottobre 2008
Guida
agli spettacoli
XXXVIII edizione
CALENDARIO DEGLI SPETTACOLI
DOMENICA 17 AGOSTO 2008
TUSCANIA - Basilica di S. Pietro
L’HOMME ARMÉ
Andrew Lawrence King, direttore
G.B. Lulli: Un fiorentino a Versailles
GIOVEDÌ 21 AGOSTO 2008
CANEPINA - Museo delle Tradizioni Popolari
RICCARDO MINASI, violino
LUDOVICO MINASI, violoncello
GIULIA NUTI, clavicembalo
Händel, Le Sonate per violino e basso continuo
MARTEDÌ 9 SETTEMBRE 2008
VITERBO - Cattedrale di S. Lorenzo
AMSTERDAM BAROQUE ORCHESTRA
Ton Koopman, direttore
J.S. Bach, Cantate BWV 202, 82, 49
VENERDÌ 12 SETTEMBRE 2008
VITERBO - Cattedrale di S. Lorenzo
CLEMENCIC CONSORT
René Clemencic, direttore
In Dulci Jubilo
SABATO 13 SETTEMBRE 2008
VENERDÌ 22 AGOSTO 2008
CASTEL S. ELIA - Basilica di S. Elia
ACCADEMIA DELLA LIBELLULA
Cinzia Pennesi, direttore
A. Scarlatti, Serenata a tre con stromenti
(rev. di D. Carboni) Prima esecuzione moderna
LUNEDÌ 25 AGOSTO 2008
CAPRAROLA - Palazzo Farnese
JORDI SAVALL, viola da gamba
ROLF LISLEVAND, tiorba e chitarra
Folias y Romanescas
VENERDÌ 29 AGOSTO 2008
TARQUINIA - Chiesa di S. Maria in Castello
ENSEMBLE ZEFIRO
Alfredo Bernardini, oboista e direttore
Musiche di Albinoni, Vivaldi, Galuppi, Bigaglia,
Marcello, Platti
SABATO 30 AGOSTO 2008
CAPRANICA - Chiesa di S. Francesco
ENSEMBLE BAROCCO DELLA TUSCIA
Susanne Kelling, soprano
Musiche di Quantz, Telemann, Degli Antonii, Händel
VITERBO –Teatro dell’Unione
THE SWINGLE SINGERS
Jazz Sebastian Bach
VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2008
VITERBO - Chiesa di S. Maria della Verità
LA RISONANZA
Fabio Bonizzoni, direttore
Musiche di G. F. Händel
SABATO 20 SETTEMBRE 2008
VITERBO - Chiesa di S. Francesco
ENSEMBLE L’ARTE DELL’ARCO
Christopher Hogwood, clavicembalista e direttore
A. Vivaldi, L’Estro Armonico
VENERDÌ 17 OTTOBRE 2008
VITERBO - Teatro dell’Unione
I SOLISTI VENETI
Claudio Scimone, direttore
Virtuosismo e melodia italiana dal Barocco al
Romanticismo.
Spettacolo a favore dell’AIRC
(fuori abbonamento - Euro 25.00)
INIZIO SPETTACOLI ORE 21.00
SABATO 6 SETTEMBRE 2008
RONCIGLIONE - Chiesa di S. Maria della Pace
LA STAGIONE ARMONICA
Sergio Balestracci, direttore
Musiche di Alessandro e Domenico Scarlatti
Biglietti: interi € 15,00 - ridotti € 10,00 (studenti)
Abbonamento a 12 concerti € 100,00 - ridotto € 65,00
5 concerti di Viterbo € 40,00 - ridotti € 28,00
Info e Prevendita: UNDERGROUND (lunedì - sabato)
Viterbo, Piazza della Rocca 24 -Tel. 0761 306340
PROVINCIA DI VITERBO
Assessorato al Turismo
MINISTERO PER I BENI
E LE ATTIVITÀ CULTURALI
REGIONE LAZIO
Assessorato alla Cultura
COMUNI DI
VITERBO - TUSCANIA - CASTEL SANT’ELIA - CANEPINA
CAPRAROLA - TARQUINIA - CAPRANICA - RONCIGLIONE
FESTIVAL BAROCCO 2008
Guida agli spettacoli
a cura del Servizio Turismo della Provincia di Viterbo
Tel. 0761 313292 - http://www.provincia.vt.it/turismo - [email protected]
Direttore artistico: Riccardo Marini
Ufficio stampa: Annalisa Rinaldi
Tel. 328 8656366 - [email protected]
Sito internet: http://www.provincia.vt.it/barocco
Riduzione e adattamento testi
Claudia Chiovelli, Graziano Cerica, Riccardo Marini, Daniela Stoppacciaro
Grafica e impaginazione
Graziano Cerica, Micaela Ugolini, Claudia Chiovelli, Roberta Evangelisti
Redazione
Novella Brizi, Claudia Chiovelli, Roberta Evangelisti, Mario Imbastoni
Fernando Nobili, Carlo Prugnoli, Daniela Stoppacciaro, Micaela Ugolini
Fotografie
Arch. fot. Provincia - Arch. Artisti - Arch. fot. APT - Arch. fot. Comuni
Coordinamento editoriale: Graziano Cerica
Foto di copertina
Bagnoregio, Chiesa di San Francesco. M. BENEFIAL, San Francesco consolato dall’angelo musicante (1723, part).
VITERBO - AGOSTO 2008
Stampa: Tipografia Agnesotti - Viterbo
La musica incontra l’arte e si trasforma in spettacolo
straordinario. Anche quest’anno torna il Festival
Barocco, un evento che non ha bisogno di grandi presentazioni. La sua formula collaudata e sperimentata
ne rappresenta infatti il miglior biglietto da visita.
Dal 17 agosto al 17 ottobre: due mesi in cui la musica
barocca e le piazze, le chiese e i palazzi della Tuscia
ci faranno vivere momenti magici. Dove l’atmosfera
dell’arte di questa terra si mescola ai suoni degli archi.
I tredici concerti in cartellone si terranno a Viterbo, Tuscania, Canepina,
Castel Sant’Elia, Caprarola, Tarquinia, Capranica e Ronciglione, per dare vita
a un festival di musica itinerante davvero da non perdere.
La rassegna offre a tutti quelli che vi prenderanno parte la possibilità di essere
spettatori e turisti allo stesso tempo. Il carattere itinerante dell’iniziativa ha
quindi un’importanza cruciale anche sotto il profilo della promozione per un
territorio che merita davvero di essere valorizzato e apprezzato nel migliore dei
modi. E la formula del Festival Barocco, in questo senso, è musica per la
Tuscia.
Alessandro Mazzoli
(Presidente Provincia di Viterbo)
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Provincia di Viterbo e Festival Barocco: una grande
manifestazione all’insegna di un felice binomio. Il
luogo (la Tuscia) e l’ambito temporale (il Barocco)
genialmente accostati per rinnovare ogni anno atmosfere ed emozioni, antiche ma sempre nuove, attraverso la musica che, forse più di ogni altra forma
artistica, riesce ad unificare spazio e tempo. Nel
corso dei secoli diciassettesimo e diciottesimo la
musica si trasforma: decade la polifonia vocale a
vantaggio dei generi strumentali e si afferma il teatro
in musica con l’aumento della produzione, dell’esecuzione e del numero dei
fruitori; per dirla in maniera estremamente sintetica si laicizza indossando i
panni della nascente borghesia. Il fatto che la musica di quel tempo abbia
ancora oggi molti cultori e appassionati in tutto il mondo è di grande interesse
per quel settore del movimento turistico che trae dagli eventi culturali la principale motivazione. Per dare più ampia e soddisfacente risposta all’esigenza
del “turista culturale” il programma del Festival si svolge in contesti vari che
non si pongono semplicemente come diversificazione scenografica. Viterbo,
Tuscania, Tarquinia, Castel S. Elia, Canepina, Ronciglione, Caprarola e
Capranica rappresentano quest’anno la Tuscia affiancando ai concerti le loro
particolarità archeologiche, storico-artistiche ed enogastronomiche. Ma c’è di
più: dall’area dei Monti Cimini, che ospita questa edizione in quattro dei suoi
Comuni, provengono illustri personaggi che, dal tardo rinascimento ai nostri
giorni, sono stati protagonisti in ambito musicale: compositori, strumentisti,
costruttori di organi, insegnanti…Mi limito per brevità a ricordare i più antichi
e il più moderno: i valleranesi fratelli Nanino e il ronciglionese, recentemente
scomparso, Sandro Verzari, tra l’altro virtuoso interprete di musica barocca.
Nella mia veste di Assessore provinciale al Turismo, convinto che l’evento sia
perfettamente in tono con il programma di sviluppo turistico che stiamo perseguendo, auguro al Festival Barocco, al suo direttore artistico e ai concertisti
un meritato successo e agli spettatori la migliore fruizione delle musiche e
delle bellezze dei luoghi in cui vengono eseguite.
Angelo Cappelli
(Assessore al Turismo Provincia di Viterbo)
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Abbiamo accolto la difficile sfida dell’organizzazione
di questa XXXVIII edizione, forti della consapevolezza
che accostare un’offerta di altissima qualità artistica
alla ben nota bellezza e accoglienza della nostra
incantevole terra fosse la scelta migliore per proporre
anche quest’anno il Festival Barocco nella Tuscia.
Grazie al lavoro svolto in sinergia con tutti i soggetti
interessati, mi sento di affermare che il risultato sia stato raggiunto.
Grazie, quindi, a tutti, e in particolar modo al gruppo di lavoro del Servizio
Turismo che, alla consueta competenza e professionalità, ha aggiunto l’entusiasmo in grado di trasformare un buon lavoro in un risultato eccellente.
Mara Ciambella
(Dirigente Servizio Turismo - Provincia di Viterbo)
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Magìe del Festival
La programmazione del Festival Barocco anche quest’anno resta in
linea con quanto avviato nelle precedenti edizioni dando grande spazio alle interpretazioni su strumenti originali, in pieno rispetto delle
esecuzioni “filologiche”, ma presentando anche esecuzioni su strumenti moderni e, come è ormai consueto, qualche “trasgressione”. La
grande novità per l’ edizione 2008 è rappresentata dalla partecipazione di Cristopher Hogwood che guiderà il complesso italiano L’Arte
dell’Arco nell’esecuzione di una serie di concerti vivaldiani tratti da
“L’Estro Armonico”. Altro complesso di rilievo che per la prima volta
prende parte al Festival è La Risonanza diretta da Fabio Bonizzoni: con un programma interamente dedicato ad Haendel, prosegue il tracciato, iniziato lo scorso anno, dedicato al compositore sassone in omaggio al triennio della sua presenza in Italia tra il 1707 e il 1709, omaggio completato dall’esecuzione integrale delle “Sonate per violino e basso continuo” a cura del
giovane Riccardo Minasi che si sta affermando come uno dei maggiori specialisti emergenti.
Tornano poi complessi quali l’Ensemble Zefiro condotto da Alfredo Bernardini per un programma di rari e interessanti concerti per strumenti a fiato e archi, L’Homme Armé che sotto
la guida di Andrew Lawrence King propone, nel concerto inaugurale, un interessante programma monografico con musiche di Lully, e il complesso vocale La Stagione Armonica con
un programma polifonico dei due Scarlatti (Alessandro e Domenico) a confronto. I grandi
interpreti del panorama internazionale mondiale sono presenti anche quest’anno: tornano Jordi
Savall, con la sua viola da gamba, e I Solisti Veneti che celebrano i 50 anni della loro attività.
Poi ancora René Clemencic, che compie quest’anno gli 80 anni, con un programma di rarità
cameristiche vocali e strumentali eseguito dal Clemencic Consort con la particolarissima voce
del celebre sopranista Radu Marian; Ton Koopman, ormai nostro illustre ospite abituale, che
dirigerà l’Amsterdam Baroque Orchestra in un programma dedicato alle Cantate di Bach. La
consueta “trasgressione” è presente anche quest’anno con un programma di musiche di Bach
e altri autori eseguito da The Swingle Singers, nei loro tradizionali adattamenti a metà strada
tra il classico ed il jazz, come è costume del celebre complesso vocale. Manteniamo vive inoltre alcune consuetudini che caratterizzano il Festival da alcuni anni: la dedica di uno spazio a
musicisti emergenti dell’ambito locale con l’Ensemble Barocco della Tuscia, che affianca la
voce eclettica e accattivante di Susanne Kelling in un programma di rarità cameristiche strumentali e vocali, e la proposta di un lavoro inedito in prima esecuzione moderna: rivedranno
la luce quest’anno la “Missa Clementina II” (eseguita dalla Stagione Armonica nella revisione di Sergio Balestracci) e la “Serenata a tre con stromenti. Il genio di Partenope, la Gloria del
Sebeto, il Piacere di Mergellina” di Alessandro Scarlatti, nella revisione di Domenico
Carboni, affidato alla bacchetta di Cinzia Pennesi alla guida dell’Accademia della Libellula.
Come di consueto un grande elemento di forza del Festival è fornito dalle cornici di rara bellezza che ospitano i concerti, con quell’inimitabile e magico connubio di Musica, Arte e Storia
che si crea al levarsi delle prime note di ogni serata.
Riccardo Marini
(Direttore Artistico del Festival)
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TUSCANIA - Basilica di San Pietro
L’imponenza della struttura e la sua ubicazione all’estremità dell’omonimo colle, la magnificenza dell’apparato decorativo e le torri che
la circondano, quasi a proteggerla, rendono la
chiesa di San Pietro un monumento di indubbia suggestione e bellezza. La facciata colpisce per lo splendido rosone circondato da una
moltitudine di elementi decorativi e il portale
maggiore opera di un marmoraro romano di
scuola cosmatesca. Scandito da tre rincassi
con colonne, capitelli e archivolti, è decorato
da mosaici e bugne ornate da segni zodiacali e
figurazioni dei lavori stagionali. Sopra il portale è una loggetta formata da colonnine con
capitelli ionici in marmo ai cui lati sono due
grifoni alati che tengono fra gli artigli una
preda. Sopra la loggetta il rosone cosmatesco,
formato da tre cerchi concentrici, mostra agli
angoli quattro sculture che richiamano gli
Evangelisti mentre ai lati due draghi che inseguono una preda. Ai lati di questi sono due
Basilica di San Pietro. Facciata (foto G. Cerica)
bifore: quella di destra è circondata da figure
fantastiche e demoniache, quella di sinistra
dall'Agnus Dei e da rappresentazioni di angeli
e Padri della Chiesa. All'interno, diviso in tre
navate, spicca un pavimento cosmatesco a
decorazioni geometriche e, vicino l'ingresso
principale alla cripta, un ciborio risalente al
XIII secolo. Il transetto rialzato ospita un presbiterio con ciborio di XI secolo, seggio
vescovile e ambone di epoca romanica
costruito utilizzando elementi alto medievali.
Il tetto è a capriate lignee. La maggior parte
della decorazione pittorica è andata purtroppo
perduta ma nella parte sommitale del presbiterio rimane, in minima parte, un ciclo di affreschi, che fanno riferimento alla vita di San
Pietro, la cui datazione potrebbe variare fra la
fine dell'XI secolo e la metà del XII.
Scendendo alla cripta si possono vedere parti
di murature romane in opus reticulatum. La
cripta è impreziosita da una selva di ventotto
colonne, l’una diversa dall’altra e quasi tutte di
reimpiego provenienti da edifici romani o
altomedieavali, ed è databile al XII secolo.
Sono giunti sino a noi una “Madonna in Trono
fra Angeli”, dipinto dell'absidiola d'altare, ed
un affresco risalente al XIV secolo che rappresenta i Santi Protettori di Tuscania, attribuito a
Gregorio d'Arezzo.
Vista della Basilica di San Pietro
(foto F. Biganzoli)
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DOMENICA 17 AGOSTO 2008
TUSCANIA – CHIESA DI SAN PIETRO
L’Homme Armé
Andrew Lawrence King direttore
GIOVANNI BATTISTA LULLI:
UN FIORENTINO A VERSAILLES
La Comédie, La Musique et Le Ballet
Overture [Amadis, 1684]
Récit: Unissons-nous tous trois [L’Amour Médecin, 1665]
Entrée Italienne [Le Bourgeois Gentilhomme: Ballet des Nations, 1670]
Entrée de la Nuit - Une Italienne: Di rigori armata il seno
Chaconne d'Arlequin - Un Italien & une Italienne: Bel tempo che vola
Entrée Espagnole
L'Espagne: Sommeil, qui chaque nuit - André Campra [L'Europe Galante, 1699]
Les Folies d'Espagne - Raoul Auger Feuillet [Chorégraphie, 1700]
La Contredance: Rondeau pour les basques - Lully [Xerses,1660 & Armide,1697]
Entrée des Avocats [Ballet de Chambord]
Entrée des Procureurs - Deux avocats musicians
Chaconne: La Comédie, La Musique et Le Ballet
Sans nous tous les hommes deviendraient malsains [L'Amour Médecin]
*****
Le Combat d'Amour & Bacchus [Le Grand Divertissement Royal de Versailles, 1668]
Une Bergère: Ah, mortelles douleurs!
Bacchus: Arretez, arretez, c'est trop! - Choeur de Bacchus: Nous suivons de Bacchus
Le Combat d'Amour et Bacchus: Bacchus est reveré..Et l'Amour est un Dieu
L'Opération
Entrée des Matassins – Les Médecins: Buon di! [Ballet de Chambord, 1669]
L' Opérateur: L'or de tous les climats [L'Amour Médecin]
Chaconne d'Amadis [Amadis]
Fantasie de Chaconne - Francesco Corbetta La Guitare Royalle
Prélude - Une Héroine: Fideles coeurs, votre constance
Les Héros et Héroines: Chantons tous en ce jour la gloire de l'Amour
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Andrew Lawrence King,
Elena Cecchi Fedi e Santina Tomasello
Elena Cavini
Roberto Casi
Alfredo Grandini
Luigi Cozzolino, Anna Noferini
Flavio Flaminio, Oliviero Ferri
Marco Pesci
Francesca Chiocci
arpa, cembalo e direzione
soprani
mezzosoprano
tenore
baritono
violini
viole da braccio
chitarra, tiorba
viola da gamba
con cui ha iniziato a collaborare nel 1995.
La sua direzione della prima opera di
Händel, “Almira”, ha vinto il premio 1996
della American Händel Society. Il suo
album in duo con Paul Hillier è stato scelto da Elvis Costello come "disco dell'anno" per la rivista Rolling Stone. Andrew
Lawrence King e The Harp Consort registrano attualmente con la casa discografica
Harmonia Mundi USA. La loro più recente incisione discografica si intitola “El
Arte de Fantasía: dances, tientos & chanson from Spanish Golden Age”. Il suo
primo lavoro discografico edito per
Harmonia Mundi Usa come solista si intitola “Chorégraphie: Music for Louis
XIV’s Dancing Masters”. Andrew
Lawrence-King divide il suo tempo tra
recital solistici e tournèe con The Harp
Consort. E’ il principale direttore ospite
della più apprezzata orchestra barocca
scandinava, Concerto Copenaghen, e
attualmente insegna arpa antica e basso
continuo alla Escuela Superior de Música
de Catalunya a Barcellona. Ha inoltre ricevuto una fellowship di tre anni dall’UK
Arts and Humanities Research Council per
una ricerca sul teatro musicale barocco
spagnolo.
Appassionato velista, ottenuto l'ambìto
Yachtmaster Certificate della Royal
Yachting Association, Andrew Lawrence
Fantasioso e virtuosistico arpista solista e
realizzatore di basso continuo estremamente versatile, Andrew Lawrence King
viene riconosciuto oggi come uno dei maggiori artisti mondiali nel campo della musica antica. Ha diretto opere barocche e oratori al Teatro alla Scala di Milano,
all’Opera House di Sidney, al Vienna
Konzerthaus e alla New York’s Carnegie
Hall. Iniziata la carriera musicale come
capo-corista presso la Cathedral and Parish
Church of St. Peter Port in Guernsey, ha in
seguito vinto una borsa di studio per organo a Cambridge. Completati poi gli studi
presso il London Early Music Centre ha
iniziato a collaborare con i più importanti
gruppi di musica antica europei tra i quali
Hesperion XX di Jordi Savall e fu selezionato per insegnare arpa e basso continuo
all’Akademie für Alte Musik di Brema.
Ha ricevuto il dottorato ad honorem
dall’Università di Sheffield per il suo contributo allo studio e alle esecuzioni di
musica barocca. Nel 1994 Andrew
Lawrence-King ha fondato il proprio
ensemble, The Harp Consort, con cui effettua regolarmente concerti nei cinque continenti e con cui ha registrato una serie di
incisioni con la casa discografica Deutsche
Harmonia Mundi, ricevendo innumerevoli
riconoscimenti e premi della critica. Dal
2000 è direttore stabile dell'Homme Armé
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King passa la maggior parte del tempo
libero sulla sua barca Continuo. Ha espresso tutta la sua passione per il mare nell’opera di riscoperta della musica tradizionale dell’isola di Guernsey, come testimonia il suo cd “Les Traveilleurs de la Mer:
Ancient Songs from a Small Island”.
le come Frans Brüggen, Howard Arman,
Kees Boeke, Johanna Knauf e Andrew
Lawrence King, che è tornato più volte a
collaborare con L’Homme Armé nella
doppia veste di direttore e solista. Nel
2000, in occasione delle celebrazioni della
nascita del melodramma, L’Homme Armé
ha prodotto, con la direzione di Andrew
Lawrence King e la regia di Luciano
Alberti, gli “Intermedi per la Pellegrina”
(1589) di Girolamo Bargagli eseguiti al
Teatro della Pergola di Firenze. L’anno
successivo ha eseguito con successo il
“Vespro della Beata Vergine” di Claudio
Monteverdi, sempre con la direzione di
Andrew Lawrence King, in alcuni delle
più importanti rassegne concertistiche italiane (Festival Anima Mundi di Pisa,
Festival Barocco di Viterbo, Sagra
Musicale Lucchese, stagione degli Amici
della Musica di Verona, Mestre, Belluno).
E’ stato inoltre invitato ad inaugurare la
stagione 2004-2005 dell’Orchestra della
Toscana con musiche di Purcell e Händel
dirette da Alan Curtis e nel 2006 è stato
invitato alla rassegna “Settembre Musica”,
Fondato nel 1982, l'Insieme Vocale e
Strumentale L'Homme Armé ha svolto
un'intensa attività concertistica e di ricerca
volta alla valorizzazione del patrimonio
musicale dei secoli XIII-XVII, con particolare attenzione al repertorio di ambito
fiorentino (Musica a Firenze al tempo di
Lorenzo il Magnifico, Regina Pretiosa:
una celebrazione trecentesca a Firenze,
Salve flos Tuscae gentis: musica in
Toscana tra Medioevo e Rinascimento).
Con la direzione di Fabio Lombardo - fondatore e direttore stabile del gruppo –
L’Homme Armé è oggi riconosciuto come
una delle realtà più interessanti nel campo
della musica antica. Nel corso degli anni
ha collaborato con i più apprezzati interpreti del panorama musicale internaziona11
realizzata dagli Amici della Musica di
Firenze.
Negli ultimi anni, L’Homme Armé ha
focalizzato il suo interesse sull’analisi
delle connessioni tra repertorio antico e
musica contemporanea, mettendo a fuoco
una serie di rimandi tra segni sonori e
musicali ‘storicamente distanti’ ma sorprendentemente vicini nello spazio dell’ascolto. Da questa ricerca sono nati alcuni programmi musicali come TempoSpazio-Memoria. Janequin, Vecchi, Berio
e ‘Grida e intonazioni’. Josquin Nono
Kurtag Pezzati con cui l’ensemble ha ricevuto un notevole successo di critica.
Proprio con ‘Grida e intonazioni’ – un
programma che affianca Cries of London
di Luciano Berio a pagine di Clement
Janequin e Orazio Vecchi legate insieme
dal concetto di “imitazione” sonora –
L’Insieme Vocale e Strumentale L’Homme
Armé è stato invitato nel 2007 alla rassegna “Un mese di musica antica nel giardino di Paolo II” che si è svolta a Palazzo
Venezia a Roma. Il concerto, diretto da
Fabio Lombardo, è stato trasmesso in
diretta su Rai Radio 3. Sempre con il programma ‘Grida e intonazioni’ è stato ospite del Festival di Radicondoli e della rassegna milanese “Musica e poesia a San
Maurizio”.
Come associazione culturale, L'Homme
Armé organizza e produce a Firenze e in
Toscana eventi musicali di grande rilievo.
Nel 2005 ha curato, in collaborazione con
l’Assessorato alla Cultura del Comune di
Firenze, la rassegna musicale Il Suono
dell’Anima, mentre nell’estate 2008 ha
ideato e realizzato, nell’ambito di Fi.esta
2008, la rassegna AntiCONtemporaneo
presso la Limonaia di Villa Strozzi a
Firenze.
G.B. Lulli: un fiorentino a Versailles
Mentre il Re Sole, Luigi XIV, regnava su
tutta la Francia, Jean-Baptiste Lully dominava l’ambiente musicale del paese. Una
generazione più tardi, le composizioni di
Lully furono prese come modello della
raffinatezza francese nel dibattito tra i
sostenitori dello stile francese e di quello
italiano. Il compositore Georg Muffat pubblicò per i lettori tedeschi i segreti della
scuola ‘lullista’ nell’arte di suonare il violino; la musica per danza di Lully fu pubblicata in raccolte che portarono le coreografie francesi di Feuillet in Inghilterra,
Germania e Italia; le opere francesi di
Lully furono allestite a Parigi, Marsiglia,
Bruxelles e Anversa, così come in molte
città della Germania. Eppure colui che
appariva come il simbolo della Francia
musicale, il sovrintendente della musica
del Re, era un italiano, nato dalla famiglia
Lulli di Firenze (battezzato con il nome di
Giovanni Battista), che ricevette la sua
prima educazione musicale nel convento
francescano in Via Borgo Ognissanti.
Musica, danza e teatro in Francia erano
funzionali non solo all’intrattenimento di
corte, ma anche alla propaganda reale. Nel
1653, Lully danzò al fianco del giovane
Luigi XIV, di Jean-Baptiste Moliere e del
maestro di danza Pierre Beauchamps nel
Ballet de la Nuit. Nella scena finale, Luigi
XIV apparve come Apollo, il Dio del Sole:
“Ora io solo guido il carro della luce. Una
mano divina mi ha dato le redini e una
grande dea sostiene i miei diritti. Io sono la
Stella tra i Re!”. Il giovane Re fu così
favorevolmente impressionato dalla performance di Lully che lo nominò “compositore della musica strumentale”.
Come ballerino, Lully era specializzato in
ruoli specifici, interpretando come barito12
declamazione. Lully fu anche molto esigente nel circondarsi di musicisti di altissimo livello tra i quali il cembalista
D’Anglebert, i membri delle famiglie
Hotteterre e Philidor, specializzati nel suonare strumenti a fiato, e il grande virtuoso
di viola da gamba Marin Marais.
Alle prime comédie-ballets di Lully fanno
seguito negli anni successivi i suoi grandi
capolavori che fissano un nuovo genere di
teatro musicale: la tragédie en musique.
Nei suoi ultimi lavori, Lully ritornò agli
stilemi dell’opera fiorentina dei primi anni
del Seicento unendo dramma, musica e
danza e conferendo una grande importanza alla comprensione del testo. Il compositore controllava meticolosamente il lavoro
del suo librettista, disponendo tutti i dettagli richiesti dall’intreccio e fornendo gli
schemi dei testi usati per le arie danzate.
La danza dunque non era concepita solo
come un mero divertissement, ma occupava un posto funzionale nell’intreccio,
aggiungendo suspense drammatica e spettacolo visivo.
Seguendo lo schema delle opere di Lully,
questo concerto comincia con una
Ouverture e si conclude con una
Chaconne, entrambi tratti dall’Amadis.
L’eroe protagonista, l’antico guerriero di
Gaul, è una metafora di Luigi XIV e il
coro finale canta la Gloria e L’Amore, le
due ossessioni del suo regno. In questa tragedie en musique, nelle scene tratte dalla
comédie-ballet L’Amour Médecin, perfino
nelle sue prime opere come danzatore
affianco a Molière e Beauchamps, Lully
riesce meravigliosamente a creare l’unione
delle tre arti performative francesi: opera,
balletto e musica.
no personaggi comici. Perfino dopo che si
ritirò dalle scene, egli apparve ne “Il
Borghese Gentiluomo” di Molière sotto lo
pseudonimo de “Il Signor Chiacchiarone”.
Egli inoltre suonava la chitarra, il cembalo
e il violino, esibendosi alla chitarra in un
ensemble che eseguiva le musiche per
danza da lui composte per l’Ercole
Amante di Cavalli e ricoprendo il ruolo
solista di Orfeo suonatore di violino nel
Ballet des muses.
Sebbene Lully fosse sempre sostenuto dal
Re, dal Cardinal Mazarino e da altri italiani molto influenti a corte, molti altri cercarono di contrastare il suo successo, opponendo allo stile italiano uno stile tipicamente francese, come accadde quando fu
allestito un balletto per contrastare
L’Amour malade, per il quale Lully aveva
scritto una Entrée Italienne.
I primi lavori di Lully mettevano in musica testi in italiano, con scene comiche e
rappresentazioni di quello che era considerato tipico del carattere italiano: la civetteria, la gelosia e la passione amorosa. Molte
commedie rappresentavano dottori intenti
a curare ipocondriaci da malattie immaginarie e amanti ammalati d’amore, o a realizzare grottesche operazioni chirurgiche e
avvocati che parlavano in maniera compulsiva e ridicola nel tentativo di confondere i loro clienti con incomprensibili termini legali.
Nei lavori della maturità, Lully mostra una
completa padronanza della lingua francese. Egli prende a modello il modo di declamare di Marie Desmares, l’attrice della
Comédie, famosa per le sue interpretazioni nei drammi di Racine. Fu talmente
grande il successo dei recitativi di Lully
che gli attori più tardi cominciarono a
rivolgersi a lui per imparare l’arte della
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CANEPINA - Museo delle Tradizioni Popolari
Annesso alla Chiesa di San Michele
Arcangelo, l’antico convento dei frati
Carmelitani che ospita oggi il Museo delle
Tradizioni Popolari, è una seicentesca struttura ornata di affreschi nel chiostro, nel
salone al piano terra e sulle pareti che fiancheggiano le scale che portano al primo
piano dell’edificio. L’intero ciclo di pitture
murali, che decorano le lunette e i pennacchi del chiostro, è databile tra il 1610 e il
1627 e sono visibilmente tre i maestri attivi
nei tre bracci del chiostro, tutti della scuola
di Giuseppe Sebastiani da Macerata, che
operava per conto del cardinale Odoardo
Farnese nell’omonimo Palazzo della vicina
Caprarola. L’espressione artistica e i contenuti sono quelli dettati dal Concilio di
Trento: si dovevano adornare i chiostri dei
conventi e dei monasteri con le storie dei
santi più rappresentativi dei rispettivi
Ordini; alcune didascalie illustravano l’episodio che, comunque, doveva essere di
facile lettura; le singole scene dipinte
mostravano il santo vicino alla gente comune, immerso nei fatti del quotidiano. Altri
dipinti emersi sono databili a metà del 1700
e sono del viterbese Domenico Corvi.
Museo delle Tradizioni Popolari (ex convento
dei Carmelitani). Santa Teresa attraversa il
fiume di notte guidata dagli angeli; in basso:
il Chiostro (foto F. Ceccarini)
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GIOVEDÌ 21 AGOSTO 2008
CANEPINA – CHIOSTRO DEL MUSEO DELLE TRADIZIONI POPOLARI
Musica Antiqua Roma
Riccardo Minasi violino
Ludovico Minasi violoncello
Giulia Nuti clavicembalo
GEORG FRIEDRICH HÄNDEL
Le Sonate per violino e basso continuo
Sonata in sol minore HWV 364a
Larghetto – Allegro – Adagio – Allegro
Sonata in re minore HWV 359a
Grave – allegro – adagio – allegro
Sonata in fa maggiore HWV 370
Adagio - allegro - largo - allegro
Sonata in sol maggiore HWV 358
Allegro - adagio - allegro
*****
Sonata in la maggiore HWV 361
Andante – allegro – adagio – allegro
Sonata in re maggiore HWV 371
Affettuoso – allegro – larghetto – allegro
Sonata in mi minore (ms. Halle)
Adagio – allegro – largo – allegro
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Riccardo Minasi, nato a Roma nel 1978, è
uno dei violinisti italiani maggiormente
attivi in campo concertistico sulla scena
internazionale. Il suo precoce talento fa sì
che ancor prima di compiere 23 anni avesse già suonato nelle sale più prestigiose di
tutto il mondo come Carnegie Hall e
Lincoln Center di New York, Konzerthaus
e Musikverein di Vienna, Barbicane a
Londra, Théâtre des Champs-Élysèes e
Châtelet a Parigi, Concertgebouw di
Amsterdam, Teatro Còlon di Buenos Aires,
S. Cecilia a Roma, Teatro S. Carlo di
Napoli e tanti altri, con un’attività che lo
ha portato a compiere tournées in tutta
Europa, Argentina, Uruguay, Brasile,
Messico, Turchia, Marocco, Australia,
Nuova Zelanda, Giappone. La sua particolare conoscenza del repertorio rinascimentale, barocco e classico lo rende uno dei
“konzertmeister” maggiormente richiesti
in Europa e lo fa chiamare sia come solista
che in qualità di primo violino concertatore da direttori quali Jordi Savall per “Le
Concert des Nations”, Giovanni Antonimi
per “Il Giardino Armonico”, Ottavio
Dantone per “Accademia Bizantina”,
Rinaldo Alessandrini per il suo “Concerto
Italiano”, José Lopez-Banzo per “Al Ayre
Español”. Ha affiancato, tra gli altri, artisti
del calibro di Viktoria Mullova, Cecilia
Bartoli, Christophe Coin, Giuliano
Carmignola, Sergio Azzolini e, sempre
come primo violino, con ensembles ed
orchestre come “Zefiro” (Alfredo
Bernardini), “La Risonanza” (Fabio
Bonizzoni), “Elyma” di Ginevra, “La
Sfera Armoniosa” di Amsterdam, “Musica
Aeterna” di Bratislava, “Collegium 1704”
di Praga, “Helsinki Baroque Orchestra”,
“L’Assemblée des Honnestes Curieux”,
“Ensemble Kapsberger” (Rolf Lislevand),
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l’Orchestra Sinfonica dell’Ente lirico di
Cagliari, l’Orchestra Sinfonica di
Sanremo, collaborando inoltre con il
“Concerto Vocale” di René Jacobs,
“Ensemble 415” di Chiara Banchini, Katia
e Marielle Labèque ed in duo con il liutista Luca Pianca. Attivo anche come direttore d’orchestra, ha tenuto a battesimo la
“Camerata Strumentale Fiesolana”, ultima
realtà nata in seno alla Scuola di Musica di
Fiesole di Piero Farulli e dirige regolarmente la Helsinki Baroque Orchestra e la
Harmony of Nations Orchestra. A tutt’oggi è il più giovane musicista con una carica di docente di conservatorio in Italia.
Dal 2005 ha infatti ottenuto la cattedra di
musica d’insieme presso il conservatorio
V. Bellini di Palermo. Sempre dallo stesso
anno tiene regolarmente corsi presso la
Longy School of Music di Cambridge
(USA) e, dal 2004, presso la Sibelius
Academy di Helsinki. Nel mese di agosto
del 2006 è stato invitato a tenere un
master-class sulla produzione oratoriale di
Alessandro Scarlatti nella residenza di
Kuks (Praga). Ha tenuto inoltre seminari,
lezioni di violino, prassi esecutiva e orchestra barocca presso l’Universita di Cultura
Cinese di Taipei (Taiwan) e presso la
Scuola di Musica di Fiesole. Suona su preziosi violini del XVI, XVII e XVIII secolo: Andrea Amati, 1564 “Il Portoghese”,
Antonius & Hieronymus Amati, 1627
“Ex-Rémenyi”, Antonio
Gragnani,
Livorno 1750 ca.
sviluppato un particolare interesse per il
repertorio antico frequentando numerosi
corsi tenuti da alcuni tra i più rinomati
esperti del settore ed in particolare presso
l’Accademia Internazionale della Musica
di Milano con Gaetano Nasillo e presso il
conservatorio di Latina con Paolo
Pandolfo.
Nel 2004 è stato premiato al “Van
Wassenaer Concours” (L’Aia). Suona con
i gruppi “Il Complesso Barocco” (A.
Curtis), “Ensemble Kapsberger” (Rolf
Lislevand),
“Alessandro
Stradella
Consort” (E. Velardi), il “Rossignolo” (O.
Tenerani),
“Accademia
Ottoboni”,
“Festina Lente”, “Elianto”, registrando per
Naive, Deca, Sony, Bongiovanni, Rai3,
Amadeus e collaborando inoltre con musicisti quali Francesco Cera, Aapo
Hakkinen, Rolf Lislevand, D.L. Ragin.
Ludovico Takeshi Minasi, violoncellista,
è nato a Roma nel 1984. Ha intrapreso gli
studi musicali sotto la guida di Mario
Centurione, proseguendoli poi con
Francesco Strano presso il Conservatorio
di musica di “Santa Cecilia” e con Luigi
Piovano. Sin dai primi anni di studio ha
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Giulia Nuti, nata a Cambridge nel 1976,
ha cominciato a suonare il clavicembalo
all’età di dieci anni.
Ha intrapreso gli studi alla Scuola di
Musica di Fiesole, proseguendoli alla
Royal Academy of Music di Londra. Al
Royal College of Music ha studiato clavicembalo, organo e fortepiano, laureandosi
col massimo dei voti e la lode. Al King’s
College di Cambridge ha svolto una ricerca sul basso continuo nell'Italia del SeiSettecento, ottenendo un Master in musicologia. È apparsa come solista e continuista nei più prestigiosi festivals europei
(Théâtre des Champs-Élysées, Parigi;
Concertgebouw, Amsterdam; Printemps
Baroque, Bruxelles; Wroclaw Festival,
Polonia; Maggio Musicale Fiorentino;
Göttingen Händel Festival; Alderburgh
Festival; Festival de Ambronay, Francia;
Altstadtherbst kulturfestival, Düsseldorf).
Incide per Naïve, CPO, WDR, BBC e RAI.
E’ specializzata nella musica e trattatistica
italiana sul basso continuo; il suo libro
“The performance of Italian basso continuo” è stato pubblicato presso Ashgate nel
2007. Dal 2002 è docente di clavicembalo
e basso continuo alla Scuola di Musica di
Fiesole.
delle quattro serie che Händel dedica agli
strumenti melodici) la cui paternità händeliana sembra ormai essere stata accertata
in maniera definitiva.
Le sonate in questione, dal carattere ibrido
in quanto non ascrivibili in modo assoluto
al genere della sonata da camera o a quello della sonata da chiesa, sono debitrici
alla tradizione compositiva di Arcangelo
Corelli (l’autore a cui si rifanno anche le
sonate da chiesa dell'op. 2) e ci mostrano
un Händel che si muove tranquillamente a
suo agio nelle forme della musica di chiaro stampo italiano, seppur più ridotte ed
intime rispetto a quelle per grandi complessi strumentali a cui è specialmente
legata la sua fama.
Le sonate H.W.V. 364a e 359a, nonostante
il chiaro attaccamento agli stilemi tipici
della scuola corelliana, portando la loro
datazione al periodo di permanenza a
Le Sonate per violino e basso continuo di
Händel
L'immensa fortuna incontrata da Händel è
all'origine della diffusione di numerosi
falsi a lui attribuiti che hanno reso complessa e faticosa l'opera di compilazione
dei cataloghi delle sue opere da parte di
storici e filologi.
Anche le sue composizioni cameristiche
pongono numerosi problemi di datazione e
persino di autenticità.
Il programma del concerto di quest'oggi
raccoglie quelle sonate dell'op. 1 (la prima
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magg H.W.V. 371, che Händel stesso eseguì a Londra assieme a Francesco Saverio
Geminiani, la sonata di rara esecuzione
H.W.V. 358 composta verosimilmente
attorno al 1708 a Roma, caratterizzata da
una scrittura curiosamente “antiviolinistica” e da quattro note acutissime in prossimità della conclusione dell’ultimo movimento (forse una sorta di sberleffo e parodia dello sfoggio di un virtuosismo fine a
se stesso proprio di alcuni virtuosi dell'epoca) e la sonata in mi min. originariamente concepita per il flauto traverso,
composta ad Halle negli anni '30 del '700.
Roma di Händel, brillano per una estrema
libertà espressiva, tradotta con squisito
intuito teatrale in un continuo avvicendarsi di episodi cantabili, fughe dal severo
carattere teutonico e gighe dal sapore
vagamente partenopeo. Le sonate H.W.V.
370 e 361 sembrano invece dover essere
datate in epoca successiva al 1711, anno in
cui Händel, a seguito del clamoroso successo del suo “Rinaldo”, si trasferì a
Londra per fondarvi il teatro della Royal
Academy of Music.
Questa sera saranno eseguite, a completamento del programma, la sonata in re
Dall’album del Festival
L’organista Fernando Germani in una delle prime edizioni del Festival (Arch. Fot. APT)
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CASTEL SANT’ELIA - Basilica di Sant’Elia
La Basilica di Sant'Elia, in stile romanico
con elementi di origine lombarda, sorge su
un ripiano al centro della Valle Suppentonia,
probabilmente sulle rovine o nei pressi di
strutture romane, data la presenza di marmi
architettonici di riutilizzo.
Fondata tra l’VIII e il IX secolo e ricostruita
all’inizio dell’XI secolo, è caratterizzata da
una facciata affiancata da ali laterali e adorna di tre portali due dei quali realizzati con
frammenti di marmo, probabilmente appartenenti alla primitiva Basilica.
L'impianto planimetrico è costituito da tre
navate ed un transetto, sopraelevato di tre
gradini. Nella navata centrale, le colonne,
provenienti dallo spoglio di ville e monumenti romani, sono ornate da capitelli corinzi. Il transetto e la navata centrale conservano parti del pavimento cosmatesco; l'altare
maggiore è sormontato da un elegante ciborio decorato da una croce e sorretto da quattro pregevoli colonne.
Particolarmente interessante è la decorazione pittorica del transetto che comprende
scene tratte dall’Apocalisse di S. Giovanni,
la morte e i funerali dell'abate Anastasio e,
nell’abside, una teoria di vergini, mentre nel
catino domina la figura del Redentore.
Nella navata destra sono conservati dipinti
di artisti locali raffiguranti l'immagine della
Madonna.
La cripta, costituita da due ambienti, conserva le tombe di S. Nonnoso e di S. Anastasio.
Ciborio ed abside (arch. fot. Provincia)
Basilica di Sant’Elia. Facciata
(foto F. Biganzoli)
Interno (foto F. Biganzoli)
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VENERDÌ 22 AGOSTO 2008
CASTEL SANT’ELIA - BASILICA DI SANT’ELIA
Accademia della Libellula
Cinzia Pennesi direttore
D. SCARLATTI (1685 – 1757)
Sinfonia n. 1 in la magg. per archi
Allegro - Adagio - Minuetto (Allegro)
sinfonia n. 11 in do magg. per archi
Grave Presto - Adagio - Allegrissimo presto
A. SCARLATTI (1660 – 1725)
Genio di Partenope, La Gloria del Sebeto, Il Piacere di Mergellina
Serenata a 3 con stromenti (1696)
Rev. D. Carboni. Prima esecuzione moderna
Cecilia Marinelli Genio di Partenope
Elisabetta Lombardi Gloria del Sebeto
Camelia Kader Piacere di Mergellina
Gloria: Recitativo
Gloria: Aria
Gloria: Recitativo
Gloria
Piacere: Recitativo
Piacere: Aria
Genio: Aria
Glor.e Piac.: Rec
Gloria e Piacere Duetto
Genio: Recitativo
Genio: Aria
Genio: Recitativo
Genio: Aria
Piacere e Genio: Rec
Piacere: Aria
Genio: Recitativo
Gloria: Aria
Genio. Recitativo
Genio: Aria ed echi
Gloria: Recitativo
Tutti
Venticelli soavi
Care spiagge
Ma sospendo gli accenti
Aria I fiati canori
Dal felice e beato
Zeffiretti vezzosetti
Augelletti garruletti
Che a questo suolo
È vero, è vero!
Ma poi il labbro ardito
E’ meglio il tacere
So che non è permesso
Bella non tacer
Dir potrai
Nella bell’alma
Che porta il mar
Canterò - tacerò
Taci, taci
Venticelli lenti lenti
Pria di tacere
Godi e spera
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Violini:
David Taglioni, Angela Benelli, Silvia Badaloni, Klodiana Babo, Alessandra Bottai,
Caterina Monterubbianesi, Martina Palmieri, Debora Piras, Annalisa Trizio
Viole: Laura Pennesi, Paola del Bianco, Romina Ferracuti
Violoncelli: Diego Roncalli, Galileo Di Ilio
Contrabbasso: Caterina Scarafile
Clavicembalo: Sauro Argalia
J. Demus, A. Lonquich, L. Passaglia e I.
Gage per il Pianoforte e S. Woodbury per
la Vocalità. Ha studiato inoltre Analisi e
Composizione con F. Dellipizzi; Direttore
d’Orchestra e di Coro, Pianista, Compositrice, svolge intensa attività concertistica
in Italia, Germania, Austria, Spagna,
Inghilterra, Grecia, Romania, Svizzera,
Yugoslavia, Malta, Russia, Marocco, Sud
America e New York.
Ha fondato ed è direttore stabile dell’Or-
Cinzia Pennesi è nata a Tolentino ( MC)
nel 1965. Si è diplomata con il massimo
dei voti in Pianoforte con R. Marini e in
Musica Corale e Direzione di Coro con G.
Agosti al Conservatorio “Morlacchi” di
Perugia.
Successivamente ha frequentato corsi e
masterclasses tenuti da G. Kuhn, B. Aprea
e F. Mannino per la Direzione d’Orchestra,
G. Acciai, P. Righele, per la Direzione di
Coro, G. Santorsola per la Composizione,
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chestra Accademia della Libellula, scelta
recentemente per le quattro puntate in
diretta su RAI UNO del programma condotto da Massimo Ranieri.
Ha diretto l’Orchestra Sinfonica della
Radio-Televisione Serba (Belgrado-Sala
Kolarek), l’ Orchestra Sinfonica di Stato di
San Pietroburgo (San Pietroburgo - Teatro
di Corte residenza estiva degli Zar), I
Solisti Aquilani (Festival Visconti-Ischia),
Mozart Sinfonietta, l’Orchestra del Centro
Europeo della Musica, Orchestra
Pomeriggi musicali - Milano, Florilegio
Musicale Barocco, Orchestra di Solingen
(Germania), Orchestra Sinfonica della
Romagna, Orchestra Spontini…
E’ stata Assistente musicale di Franco
Mannino dal 2003 fino alla sua scomparsa.
Nel 2000, ha diretto per Arena Sferisterio
di Macerata, curandone la realizzazione
strumentale, “Rappresentatione di Anima
et di Corpo” di Emilio de’ Cavalieri in
occasione del quarto centenario della
prima esecuzione.
Nel gennaio 2001 ha partecipato al WorkShop tenuto da Neville Marriner a New
York culminato in un concerto alla prestigiosa Carnegie Hall.
Ha realizzato e diretto prime assolute di
Opere di autori contemporanei e prime in
tempi moderni di opere barocche.
Si è esibita come direttore in vari Festival
tra cui Festival di Ravello, Festival
Barocco di Viterbo, Macerata Opera-Arena
Sferisterio, Festival di Todi, Cumbre
Mundial del Tango - Montevideo, Festival
Beethoven,
Festival
Pergolesi-Jesi,
Maggio dei Monumenti, alla Sala Sinopoli
del Parco della Musica di Roma e al Teatro
Piccolo di Milano. Ha registrato per Raiuno, Rai-due, Sky-TV, Rai-International,
Radio Vaticana e RadioTelevisione Serba e
inciso per la KHO.
Nel 1990 ha assunto la direzione della
Corale Polifonica “A. Antonelli” di
Matelica con la quale svolge intensa attività concertistica e ha realizzato importanti
produzioni con orchestra.
Le sono state commissionate le Opere
Cinematografiche da Camera “Il Fantasma
dell’Opera” (Premio Cinematografico
Castello di Precicchie, 2002) e “Sinfonia
Visiva” (Sferisterio Macerata-Festival
Terra di Teatri, 2003).
Ha scritto le musiche per lo spettacolo teatrale “Il funerale del Poeta” regia di Ninni
Bruschetta. Ha presentato sue composizione alla Accademia di Ungheria a Roma.
Sue composizioni sono commissionate ed
eseguite da interpreti come Zampetti, Di
Rosa, Ottaviucci e, recentemente, la sua
commedia musicale “La sirenetta” è stata
messa in cartellone al Teatro Sistina di
Roma.
L’Opera Cinematografica da camera
“Peter Pan”, scritta a quattro mani con
Roberta Vacca, è stata recentemente presentata al Maggio dei Monumenti 2008 a
Castel dell’ Ovo a Napoli. Dal 2003 ha
ideato ed è Direttore Artistico di Opera
Aperta, che produce Opere del Novecento
storico e contemporaneo eseguite nei
Teatri della provincia di Macerata in coproduzione con importanti Enti. Tiene
Seminari, Master e Conferenze in Italia e
all’estero.
Maria Cecilia Marinelli, soprano lirico,
nata a Fermo, ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio di Musica
“Giuseppe Nicolini” di Piacenza, dove si è
diplomata in Canto nel 2002 sotto la guida
del soprano Adelisa Tabiadon, ottenendo
anche un Diploma di Merito in Arte
Scenica con la Prof.ssa Sonia Grandis. Ha
studiato pianoforte col M° Loris Pezzani
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di Cremona. Sin dai primi anni di studio ha
interpretato ruoli in varie produzioni teatrali (“Suor Angelica” di G. Puccini,
“Carmina Burana” di C. Orff, “Don
Giovanni” di W.A. Mozart, “La Traviata”
di G. Verdi) e approfondito lo studio della
vocalità operistica con docenti di fama
internazionale. Attualmente sta perfezionando lo studio del repertorio operistico
con il soprano francese Reneé Jeannel
Tofoni prediligendo i ruoli pucciniani
(Mimì in “Bohème”, “Suor Angelica”, Liù
in “Turandot”, “Madama Butterfly”,
“Manon Lescaut”) e veristi (Santuzza in
“Cavalleria Rusticana” di P. Mascagni,
Margherita nel “Mefistofele” di A. Boito,
“Adriana Lecouvreur” di F. Cilea, “La
Wally” di A. Catalani). Nel 2003, a
Piacenza, ha debuttato come protagonista
in “West Side Story” di L. Bernstein, nel
ruolo di Maria, diretta dal M° Luciano
Caggiati. Nell’agosto 2006 ha interpretato
il ruolo di Cassandra nella prima esecuzione in tempi moderni dell’opera “L’uomo
femmina” di B. Galuppi al Festival
Barocco di Viterbo e nel novembre 2006 il
ruolo di Lisa nell’opera radiofonica “I due
timidi” di Nino Rota. Nell’ottobre 2007 è
stata protagonista dell’intermezzo “La
serva padrona” di G.B. Pergolesi, per
Opera Aperta nei teatri della provincia di
Macerata. Nel luglio 2007 ha partecipato
alla prima esecuzione assoluta dell’Opera
Cinematografica da camera “Peter Pan” di
Cinzia Pennesi e Roberta Vacca, presentata nel maggio 2008 al Maggio dei
Monumenti a Castel dell’Ovo a Napoli.
Nel luglio 2008 ha cantato il ruolo di
Santuzza in “Cavalleria Rusticana” di P.
Mascagni. Svolge intensa attività concertistica come solista in Italia e all’estero nel
repertorio operistico e nel repertorio cameristico italiano, francese e tedesco, predili-
gendo autori come W.A.Mozart, F.
Schubert, Robert e Clara Schumann, C.
Debussy, F. Poulenc, E. Satie. Nel dicembre 2005, nell’ambito del “Progetto
Palestina” della Provincia di Macerata, si è
esibita in concerto presso il Monastero
Salesiano “Ratisbonne” di Gerusalemme
(Israele). Nel luglio 2007 ha cantato al
Théâtre Royal de l’Opéra di Marrakech
(Marocco). Ha inoltre perfezionato lo studio del Lied tedesco con il M° Massimo
Cottica, Bruno Canino e dal 2001 al 2003
con il M° Konrad Richter della
Hochschule di Stuttgard (Germania). Nel
2003 è risultata vincitrice al Concorso
Nazionale di Musica da Camera “Città di
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Conegliano” in duo con la pianista Donata
Maggi. Attiva anche nel repertorio sacro,
si è esibita in numerosi concerti per voce
ed organo con i M° Luigi Celeghin,
Riccardo Villani e Lorenzo Lucchini ed è
stata solista nelle esecuzioni dello “Stabat
Mater” di L. Boccherini, del “Gloria” di
A. Vivaldi e dell’“Oratoire de Noël” di
C.C. Saint-Saëns. Nell’aprile 2007 ha partecipato al concerto per l’inaugurazione
dell’organo “François Mader” nella St.
Peter Church a Gerusalemme (Israele) in
trio con l’organista Sauro Argalia e la violista Laura Pennesi. Laureanda in Scienze
letterarie presso la Facoltà di Musicologia
dell’Università degli Studi di Pavia, collabora come musicologo con enti ed associazioni musicali.
Berlino e di Monaco di Baviera, l’Ars
Festival di Reikjavick (Islanda), i Tiroler
Festspiele di Erl (Tirolo) e i
Herrenchiemsee Festspiele (Baviera).
Recentemente ha preso parte all’esecuzione del “Gloria” di Vivaldi con l’Orchestra
Regionale Marchigiana, nei principali teatri delle Marche.
Come cantante lirica, ha debuttato al
Teatro Regio di Torino cantando Hansel in
“Hansel e Gretel” di Humperdinck e ha in
seguito partecipato a produzioni nei teatri
di Napoli, Parma, Modena, Lucca,
Macerata, Jesi e nel circuito dei teatri marchigiani di Opera Aperta, interpretando
ruoli del repertorio lirico italiano e tedesco.
Ha inciso il “Salve Regina” e la “Messa
Romana” di Pergolesi per la Fondazione
Pergolesi di Jesi, “Il mondo alla roversa”
di Galuppi per la Bongiovanni, “Le nozze
di Figaro” di Mozart per la Koch-Schwann
Elisabetta Lombardi, mezzosoprano, si è
diplomata in canto presso il Conservatorio
di Torino col massimo dei voti e la lode.
Ha continuato gli studi in Germania e in
Austria con i maestri Judith Beckmann,
Irwin Gage, Hartmut Höll e Graham
Johnson.
Vincitrice di un’edizione del concorso di
Musica vocale da camera di Conegliano e
del concorso “Gli strumenti e il ’900”,
dedicato alla musica contemporanea, ha
iniziato una brillante carriera di concertista, esibendosi come cantante da camera e
di oratorio in Italia, Germania, Austria,
USA, e Islanda. Ha collaborato con numerose istituzioni concertistiche e festival tra
cui Ravenna Festival, Sagra Musicale
Umbra, Settembre Musica di Torino,
Festival Pianistico Internazionale di
Bergamo e Brescia, Festival Barocco di
Viterbo, Settimane musicali di Bologna, la
stagione concertistica della Sala Scarlatti
di Napoli e dell’Accademia di Spagna di
Roma, la stagione della Philarmonie di
25
e “Cantus Planus” di Niccolò Castiglioni
per la Col Legno.
Ha registrato per la Rai, la BBC e per la
Radio tedesca di Berlino.
Insegna Musica vocale da camera presso il
Conservatorio di Fermo.
Kamelia Kader, mezzosoprano, e’ nata a
Sofia, Bulgaria.
Diplomata a pieni voti in canto lirico alla
New Bulgarian University, si è perfezionata all’Accademia di Arte Lirica di Osimo,
sotto la guida dei maestri Sergio Segalini,
William Matteuzzi e Raina Kabaiwanska.
È vincitrice di concorsi di musica da camera e musica contemporanea, tra cui il
Festival Internazionale della Bulgarian
National Radio.
Borsista dell’Accademia Chigiana di Siena
nella classe del baritono Renato Bruson, ha
partecipato a numerose master classes
tenute da artisti di spessore internazionale
tra cui Magda Oliviero, Montserrat
Caballé, Gustav Kuhn e Raina Kabaivanska. Nel 2002 è stata scelta dal maestro
Gustav Kuhn come solista per la realizzazione della Petit Messa Solennelle di
Rossini al Tirolfestspiele di Gutersloh,
Austria.
Ha debuttato nel 1995 nel ruolo di
Marcellina nelle Nozze di Figaro di
Mozart al Teatro dell’Opera di Sofia e dal
1999 al 2000 è stata solista del teatro
nazionale di Stara Zagora, Bulgaria.
Successivamente ha cantato ruoli come
Suzuki in “Madama Butterfly” di Puccini,
Bahus in “La Belle Helene” di Offenbach,
Magdalena in “Rigoletto” di Verdi, Rosina
in “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini,
Fidalma in “Il Matrimonio Segreto” di
Cimarosa, Marianna in “Il Signor
Bruschino” di Rossini. Nel 2005 ha partecipato alla produzione della Cavalleria
Rusticana al Teatro della Fortuna di Fano
nel ruolo di Mamma Lucia. Tra gli impegni recenti lo Stabat Mater di Vivaldi e
Salve Regina di Hasse realizzati con
Ensemble Musica di Milano e il Requiem
di Mozart al Teatro delle Muse di Ancona.
Dal mese di maggio 2006 collabora con
Opera Aperta con la partecipazione all’
allestimento della prima assoluta de “Chi
Rapì la Topina Costanza”, commedia giocosa ispirata a “Il ratto del Serraglio” di
Mozart, sotto la guida del maestro Cinzia
Pennesi.
Accademia della Libellula
Fondata a Tolentino, nelle Marche, nel
1998, da Laura e Cinzia Pennesi.
Ha tenuto concerti in Italia e all’Estero ed
inciso due CD prodotti dalla Fondazione
Pergolesi di Jesi. Si è esibita in vari
Festival (Festival di Ravello, Festival
Barocco di Viterbo, Festival Terra di
Teatri, Festival Beethoven) e in luoghi di
prestigio come la Sala Sinopoli-Parco
della Musica, di Roma e il Teatro Piccolo
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Gli organici sono variabili, per soli archi o
per uno o due oboi concertanti, talvolta
l’oboe è indicato ad libitum nella parte dei
violini primi. Alcune di esse, a mio parere
almeno sette, sono dei piccoli capolavori.
La Sinfonia n.1 in la maggiore è scritta per
tre gruppi di violini senza le viole, organico certo inconsueto, quasi sperimentale.
La Sinfonia n.11 in do maggiore, contiene
un adagio con una sommessa melodia da
opera seria che può essere affidata ad un
oboe, o ad un violino solista. I veloci
tempi laterali ricordano Vivaldi.
di Milano. Ha collaborato con musicisti
come l’oboista Francesco Di Rosa, il clarinettista Fabrizio Meloni, il violinista
Francesco De Angelis, solisti della Scala,
il clavicembalista Sauro Argalia, e con il
giornalista Riccardo Pazzaglia, Rosanna
Vaudetti, Maria Giovanna Elmi, gli attori
Elio Pandolfi, Alessandro Quasimodo e
Giovanni Moschella. Ha inciso brani della
compositrice Roberta Vacca.
Ha registrato per Radio Vaticana e Eur
Radio. E’ stata nell’orchestra stabile del
programma in quattro puntate andato in
onda in diretta su RaiUno in prima serata
nel gennaio 2007 “Tutte donne tranne me”
condotto da Massimo Ranieri. Ha fatto
parte dell’orchestra stabile di Opera
Aperta dei Teatri della Provincia di
Macerata.
Si è esibita nelle edizioni del 2007 e 2008
della prestigiosa manifestazione “Premio
Marisa Bellisario” ideata dall’On. Lella
Golfo, presidente dell’omonima Fondazione, andata in onda su RaiDue.
È diretta da Cinzia Pennesi.
Una serenata per la Viceregina di Napoli
La serenata, come composizione drammatico-musicale fu un genere in voga a partire dalla fine del ‘600 fino a tutto il ‘700.
Simile alla cantata a più voci, era rappresentata con fini celebrativi nelle corti.
L’argomento era mitologico-pastorale o
storico, per lo più di tipo allegorico. A
Napoli presso la corte dei vicerè spagnoli
era il genere usato per solennizzare vittorie
o per dare rilievo particolare a festeggiamenti genetliaci dei reali.
Nel periodo del viceregno di Luis
Francisco de la Cerda Duc di Medinaceli
(1696-1702) le manifestazioni musicali
erano particolarmente frequenti piacendo
al Duca atteggiarsi a mecenate con particolare predilezione per i cantanti, anzi, le
cantanti (la famosa Giorgina, al secolo
Angela Voglia, assurse al ruolo di amante
ufficiale). Il maestro della real cappella
Alessandro Scarlatti aveva un gran daffare
a scrivere opere (due all’anno) e a produrre serenate, specie nel periodo estivo, da
rappresentarsi nel fresco della sera nelle
incantevoli riviere di Posillipo o
Mergellina a cui erano chiamati ad intervenire i nobili e i dignitari ma anche il
popolo festante.
Due brevi sinfonie di Domenico Scarlatti
La Biblioteca Nazionale di Parigi conserva
un manoscritto che comprende 17 sinfonie
di Domenico Scarlatti. Si tratta di brevi
sinfonie tripartite, alla maniera del padre
Alessandro. Si tratta certamente di composizioni giovanili considerate con molta
sufficienza dagli studiosi. Probabilmente
si tratta di una “provvista” di sinfonie
destinate a precedere opere o cantate.
L’autore delle celebri sonate appartiene a
quella schiera di compositori che hanno
dato il meglio di sé nelle composizioni
brevi, lapidarie, quasi degli aforismi. Nel
codice parigino molte delle sinfonie non
durano più di tre minuti con un adagio
centrale di poche battute, quasi un sospiro.
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a servizio di Medinaceli, anch’egli “incomodato”, proveniente dalla stessa scuola
di Matteuccio.
Di questa serenata è rimasto come unico
testimone un manoscritto conservato nella
Biblioteca
del
Conservatorio
di
Montecassino. Grazie a questo è stato possibile ricostruire quella serata di agosto a
Mergellina di oltre tre secoli fa.
Nel frontespizio l’autore riferendosi evidentemente all’organico strumentale, scrive: “Concertino, Concerto grosso, Echi in
lontananza”. La Sinfonia iniziale segue
infatti la forma del Concerto grosso con il
consueto “concertino” di due violini e violoncello contrapposto al “ripieno” degli
archi. Gli “Echi in lontananza” sono presenti nell’“Aria ed echi” Venticelli lenti
lenti dove due coppie di violini ripetono
una frase musicale con un’“eco”, effetto,
caro ai polifonisti del madrigale cinquecentesco praticato poi anche nella musica
strumentale del Barocco. Dopo la
Sinfonia, tripartita “scarlattiana” seguono
le arie inframmezzate da recitativi seguite
sempre da una breve “coda” strumentale.
L’accompagnamento delle arie è affidato
al cembalo o all’orchestra. Nelle arie
Uccelleti garruletti (Genio) e Zeffiretti
vezzosetti (Piacere) i cantanti gareggiano
con un violino solista e nell’aria É meglio
tacere (Genio) la voce dialoga col violoncello.
La sera del 5 agosto 1696 sullo scoglio di
Mergellina venne eseguita la Serenata a tre
con stromenti “Il Genio di Partenope, la
Gloria del Sebeto, il Piacere di
Mergellina”. L’occasione era data dalla
celebrazione del compleanno e dell’onomastico della viceregina Maria de Giron y
Sandoval e per augurare, con l’occasione,
alla augusta coppia, la nascita di un erede.
Si spiegano così i riferimenti continui ad
una Maria davanti alla quale Genio, Gloria
e Piacere s’inchinano reverenti. Non c’è
stato tramandato l’autore dei non sublimi
versi allegorici ma si trattava sicuramente
dell’abate Francesco Maria Paglia autore
dei versi di altre due serenate musicate da
Scarlatti il mese precedente. Gli interpreti
erano “tre sceltissime voci” di grande spicco. La parte del Genio era affidata al
sopranista Matteo Sassano, detto
“Matteuccio”, il più famoso evirato napoletano “amatissimo da tutti specie dalle
donne”. Nato a San severo, Foggia, nel
1667 da una povera famiglia, all’età di
nove anni fu ammesso al Conservatorio
dei Poveri di Gesù Cristo di Napoli, non
prima però di essere stato accompagnato al
vicino negozio di barbiere per essere
“incomodato”. Da Napoli Matteuccio
cominciò una brillante carriera diventando
celebre in tutta Europa accumulando notevoli ricchezze e onorificenze fra le quali il
titolo di marchese. La Gloria del Sebeto (il
mitico fiume che dal Vesuvio scendeva
fino al mare, ora ridotto ad un rigagnolo)
era interpretato dal soprano Vittoria
Tarquini, detta “Bombace”, anche lei
destinata ad una brillante carriera. Fra l’altro contribuì alla fortuna del giovane
Händel, del quale fu amante, interpretandone le opere. Completava il trio, nella
parte del Piacere di Mergellina, Domenico
Melchiorri detto “l’Aquilano”, contraltista
Domenico Carboni
28
Poi sfrondi gli allori
l’amico Sebeto
e il crin della fama
che splende sul Tago
s’adorni sì sì!
SERENATA A 3 CON STROMENTI.
Interlocutori:
Genio di Partenope
Gloria del Sebeto
Piacere di Mergellina
Piacere
Dal felice e beato
scoglio di Mergellina
delizia di ogni core,
ristoro dell’ardore
Gloria, Genio, il Piacere
a Voi s’inchina.
Gloria
Venticelli soavi
che con ali amorose
in braccia del mio sole
dall’occaso venite,
respirate e poi dite
dove poteva il fato
dar riposo a voi
lido più grato.
Zeffiretti vezzosetti
non partite mai da me
e d’un lido così fido
non tradite mai la fe’.
Care, care spiagge
dove siede la bellezza e la virtù
quando a voi s’accosta il piede
il pensier non parte più.
Genio
Augelletti garruletti
agitate sempre il vol.
Gli arboscelli verdi e belli
rinfacciate sempre al sol.
Ma sospendo gli accenti
mentre veggio che viene,
col gradito Piacer
di Mergellina amata
di Partenope il Genio
a queste rene.
Gloria
Che a questo suolo ameno
sempre benigni influssi
piova il ciel dalle sfere
sia pur di gloria…
Genio
Del Sebeto famoso
bella gloria immortale
scuoti all’antica tromba
che l’orbe rimbomba
il cenere fatal di tanti eroi
e gli anni di Maria,
canta fra noi.
Genio
…sia genio
Piacere
…sia piacere.
Gloria
Ma temer non posso
quei che dan le vicende
immensi affanni
se porto in seno accolto
l’applauso di Maria
I fiati canori
deh sveglia e richiama
sul labbro sì lieto
sì dolce sì vago
che ride così.
29
col nome e gli anni.
d’un petto devoto
offrir gli saprò.
So che non è permesso
a noi talpe infelici
fissare il cieco sguardo
a sì grandi splendori.
Ma non devi in tal giorno
lasciar che dalla fama
non odan gli orbi intorno:
“nacque in tal dì
Lei che Maria si chiama!”
Genio
Dell’ eroina parlo
ch’è stretta in nodo eterno
al gran consorte ibero.
È vero, è vero, o amici!
Genio e Gloria
Stian lungi gli affanni
e sol di quegli anni si canti
con lodi immortali
degli alti natali
si celebri il dì.
Bella, no, non tacer!
Benché non giungi al ver
dei pregi suoi,
che a Lei non spiacerà
almen la volontà
dei carmi tuoi.
Genio
Ma poi chi il labbro ardito
ai festivi concenti,
chi ama il plettro agli accenti
che ti dirà che basti…
Piacere
Dir potrai
che Maria comprende
ognun di noi
se dell’alme d’eroi
essa è il genio…
Gloria
… che non confonda
con eroico soggetto
la tromba un altro affetto.
Nel più chiuso del core
nasconderò l’alte memorie
e poi astratto il mio pensiero
si innalzerà devoto al Nome altero.
Genio
…è la gloria
Gloria
…è il piacere
Genio
Non basta che la mente
concepisca invaghita
l’idea d’una gran cosa
ma convien che facondo
con Mercurio veloce
l’applauso che si dà
giunga alla voce.
Piacere
Nella bell’alma
regna la calma
figlia d’amor!
E col bel viso
ha il ciel diviso
il suo splendor.
È meglio, il tacere
se il labbro al dovere
mai giunger non può.
L’incenso ed il voto
Genio
Ché porta il mar nel nome,
ma lo fecer le stelle
30
respirate, sussurrate,
che Maria vuol riposar.
Aure chete, care e liete,
non volate, sospendete
dolce dolce il ventilar.
Gloria
Pria di tacere io voglio
che il mondo aspetta
dal bel sen un rampollo
della stirpe immortale del genitor
di sesso e di costumi
ai genitori egual.
un mar tutto pietà
senza procelle.
Gloria
Se così risolvete,
Genio, Piacer, io canto.
Canterò! Ma se veggio
che il mio petto
non resiste a tal soggetto
compatite, io tacerò.
Tacerò! Ma se giungo
al nobil vanto
con la forza del mio canto,
voi tacete, io canterò!
Tutti
Godi e spera
donna altera
una prole
che del sole
porti in fronte
lo splendor:
un incanto
d’ogni sfera
un novello
dio d’amor!
Genio
Taci! Poiché dall’urna
dei sonni più soavi
vedo Morfeo che estrae
quel di Maria,
lo corteggia e a lei s’inchina.
Venticelli lenti lenti
state attenti
Acquapendente,
Festival 2004.
Cinzia Pennesi dirige L’Accademia
della Libellula
(Arch. fot. APT)
31
CAPRAROLA - Palazzo Farnese
Il Palazzo è uno dei più grandi capolavori
dell'architettura rinascimentale, creato per
celebrare i fasti della famiglia Farnese e di
papa Paolo III, il suo esponente di maggior
spicco. Intorno al 1520 venne affidata la progettazione della residenza caprolatta ad
Antonio da Sangallo il Giovane e la struttura,
a pianta pentagonale con bastioni angolari
difensivi ed un fossato perimetrale, ha
l’aspetto e la funzione di una vera fortezza. I
lavori vennero sospesi quando, nel 1534, il
cardinale salì al soglio pontificio con il nome
di Paolo III. Nel 1559, i lavori ripresero con
il nipote del papa, anch’egli di nome
Alessandro, che affidò l’incarico a Jacopo
Barozzi detto il Vignola che trasformò il
palazzo da fortezza a residenza di nobile rappresentanza. Venne modificato anche l’assetto urbano del borgo con la realizzazione della
cosiddetta Via Dritta che aveva una duplice
funzione, di raccordo e prospettica. Il Palazzo
può considerarsi terminato nel 1575.
Palazzo Farnese (foto F. Biganzoli)
Il Piano Rialzato, detto dei Prelati, con
ambienti affrescati da Taddeo e Federico
Zuccari, permette di raggiungere lo straordinario cortile progettato dal Vignola in forma
circolare, composto da due porticati sovrapposti le cui volte vennero magistralmente
affrescate da Antonio Tempesta, come pure le
pareti della scala elicoidale interna la cui originale interpretazione usciva dalle regole dell'epoca tanto che venne chiamata Scala
Regia. Sopra è il Piano Nobile, diviso in due
appartamenti: quello estivo affrescato da
Taddeo e Federico Zuccari, e quello invernale dipinto dal Bertoja, da Raffaellino da
Reggio e da Giovanni De Vecchi. Qui si trova
anche la Stanza dei Fasti Farnesiani, che
narra negli affreschi la storia della famiglia.
Nello stesso piano si trova l'Anticamera del
Concilio, dove l'attenzione è rivolta alla figura di Paolo III e al Concilio di Trento. Segue
la Sala di Ercole in cui i pregevoli affreschi si
rifanno alla leggenda di Ercole che diede origine al Lago di Vico.
Alla villa sono annessi gli "Orti farnesiani",
uno splendido esempio di giardino tardorinascimentale realizzato con terrazzamenti
collegati alla residenza dal Vignola attraverso
dei ponti.
Palazzo Farnese. Giardino all’italiana
(foto F. Biganzoli)
32
LUNEDÌ 25 AGOSTO 2008
CAPRAROLA – PALAZZO FARNESE
Jordi Savall
viola da gamba - Barak Noman, London 1697
Rolf Lislevand
tiorba e chitarra
FOLIAS Y ROMANESCAS
Diego Ortiz (1510-1570 ca) Folias y Romanescas
Tobias Hume (1569-1645) Musicall Humors
A Souldiers March
Harke, harke
Good againe
A Souldiers Resolution
Gaspar Sanz (Sec. XVII) Piezas para la Guitarra
Jácaras
Canarios
Marin Marais (1656-1728) Pièces de Viole
Prelude
Muzettes
L’Arabesque
*****
Alfonso Ferrabosco (1578-1628) Lessons to the Lyra-Viol
Coranto
Why not here
La Cloche
Robert de Vizée (Sec. XVII) Chaconne
Suite in Sol magg. Manoscritto Vaudry de Saizenay
Marin Marais Folies d’Espagne
33
Jordi Savall è una figura eccezionale nel
panorama musicale attuale. Per oltre 30
anni si è dedicato alla scoperta di tesori
musicali abbandonati: trent’anni di ricerca
e studio, sia come violista che come direttore. A partire dal 1970 incide come solista
i capolavori del repertorio per viola da
gamba. Viene rapidamente riconosciuto
dalla critica internazionale come uno dei
più grandi interpreti di questo strumento.
Con i tre gruppi musicali Hesperion XXI,
La Capella Reial de Catalunya e Le
Concert des Nations, fondati insieme al
soprano Montserrat Figueras, Savall
esplora e crea un universo di emozioni e
bellezza, restituendolo a milioni di amanti
della musica, facendo conoscere al mondo
la viola da gamba e le musiche dimenticate di diversi paesi e accreditandosi così
come uno dei principali difensori della
musica antica.
Unanimemente riconosciuto come uno dei
maggiori interpreti di musica antica, Jordi
Savall è senza dubbio una delle personalità musicali più eclettiche della sua generazione: violista, direttore e creatore di uno
stile personale e inconfondibile, le sue attività di concertista, pedagogo e ricercatore
ne fanno uno dei principali protagonisti
dell'attuale rivalutazione della musica storica. Con la sua partecipazione al film di
Alain Corneau “Tutte le mattine del
mondo” (che ha ricevuto 7 César, tra cui
quello per la migliore colonna sonora), la
sua intensa attività concertistica (140 concerti l’anno) e discografica (sei ogni anno)
e, più recentemente, con la creazione della
sua etichetta Alia Vox, ha dimostrato che la
musica antica non è necessariamente elitaria o minoritaria e che può interessare
anche un pubblico sempre più giovane e
vasto.
Come molti altri musicisti, inizia gli studi
all'età di 6 anni facendo pratica in un coro
di bambini della sua città natale, Igualada
(Barcellona), e studiando il violoncello al
Conservatorio Superiore di Musica di
Barcellona dove si diploma nel 1964. Dal
1965 avverte rapidamente l'importanza
della musica antica (Ars Musicae) imparando da solo a suonare la viola da gamba,
strumento praticamente dimenticato, così
come sconosciuto dal patrimonio musicale
della penisola iberica. Completa la sua formazione presso la Schola Cantorum
Basiliensis (Svizzera 1968-1973) dove nel
1973 succede al suo maestro August
Wenzinger.
Jordi Savall ha registrato più di 170 CD e
ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Nel
1988 è stato nominato Officier de l'Ordre
des Arts et Lettres dal Ministero della
Cultura francese. Nel 1990 ha ricevuto la
34
l’anno”. Lo stesso album è stato nominato
ai Grammy Awards a Los Angeles (USA)
sempre in quell’anno.
Il suo nuovo libro-disco “Cristoforo
Colombo: i paradisi perduti” (2006), in cui
Jordi Savall presenta una combinazione di
fonti storiche e musicali del XV secolo
spagnolo, è un ulteriore esempio di recupero totale del patrimonio musicale e
testuale della penisola iberica e del Nuovo
Mondo.
Nell’ultimo lavoro che ha appena prodotto, “Lachrimae Caravaggio”, si uniscono
in forma nuova la letteratura, la musica e
la pittura in un CD dedicato a questo
geniale e sfortunato pittore. La musica
d’epoca di Savall fa da “colonna sonora
immaginaria” alla sua vita, mentre sette
ultimi dipinti di Caravaggio sono commentati dallo scrittore Dominique
Fernandez (considerato uno degli
“Immortali” con la sua recente nomina
all’Accademia della Letteratura).
Croce di Sant Jordi dal Generalitat de
Catalogne. Nel 1992 è stato nominato
“Musicista dell'anno” da Le Monde de la
Musique e nel 1993 “Solista dell'anno”
nell’VIII edizione di Victoires de la
Musique. Nel 1998 ha ricevuto la
Medaglia d’Oro delle Belle Arti dal
Ministero della Cultura spagnolo e nel
1999 è stato nominato Membro Onorario
della Konzerthaus di Vienna. Ha ricevuto
la Laurea honoris causa dall’Università
Cattolica di Louvain in Belgio nel 2000 e
dall’Università di Barcellona nel 2006.
Nel 2002 Victoires de la Musique gli ha
riconosciuto il premio alla carriera. Nel
2003 ha ricevuto dal Parlamento di
Catalogna la medaglia d’oro e il “Preise
der Deutschen Schallplattenkritik” in
Germania. Ha ottenuto inoltre diversi
Premi “Midem Classical” nel 1999, 2000,
2003, 2004 e 2005.
Nel 2006 l’incisione “Don Quijote de la
Mancha: Romances y Músicas” non solo è
stato premiato nella categoria “musica
antica” ma è anche stato eletto “Disco del-
Nato nel 1961 a Oslo, Rolf Lislevand studia la chitarra classica all’Accademia di
Musica dello Stato Norvegese. Si esibisce
regolarmente in numerosi studi, club e
gruppi con la chitarra elettrica; ciò gli
apporterà un esperienza preziosa dell’improvvisazione che segnerà profondamente
il suo tocco nel linguaggio musicale e nell’avvicinamento con la musica antica.
Entra nella Schola Cantorum Basiliensis
dove prosegue i suoi studi con il maestro
Hopkinson Smith e il maestro Eugène
Dombois prima di essere invitato dal maestro Jordi Savall per collaborare a creare
diverse formazioni: Hespèrion XX, La
Capella Reial de Catalunya e Le Concert
des Nations. Acquista una perfetta conoscenza della musica francese per viola da
gamba del XVII secolo con Monserrat
35
Figueras che a sua volta gli farà scoprire la
musica vocale spagnola del XVI e XVII
secolo.
Nel 1987, si stabilisce a Verona e forma il
gruppo Ensemble Kapsberger; dal 1993, le
sue registrazioni sia con il gruppo che
come solista escono sotto il marchio
AUVIDIS/NAIVE. Lo stesso anno diventa
professore della Staatliche Hochscule fur
Musik a Trossingen (Germania).
Il suo primo disco, tratto dalla musica di
Hieronymus Kapsberger, si vede attribuito
non solo critiche calorose ma anche il
“Diapason d’Or dell’ anno 1994”; il
MIDEM, a Cannes, con la ricompensa di
un titolo per “Migliore Disco di musica
strumentale prima del 1650” lo stesso
anno. Nel 1995 Gramophone lo elegge
“Critic’s choice”. Con l’ensemble
Kapsberger, propone delle nuove concezioni artistiche delle musica strumentale
del XVII secolo, come una revisione della
tradizione attuale della musica antica.
Contemporaneamente al suo lavoro con il
gruppo, realizza la visione per repertorio
da solista di liuto e chitarra con dei dischi
consacrati alla musica di J.S. Bach, Gaspar
Sanz e la scuola francese di liutisti del
XVII secolo e s’impone come uno dei liutisti di referenza della nostra epoca, riconosciuto da numerose critiche e premi
discografici: Diapason d’Or dell’anno, 10
de répertoire, Choc du Monde de le
Musique, Grammophone’s critic’s choice,
Spelemannsprisen etc.
Spinto dalla sua ispirazione e dalla curiosità, collabora con importanti interpreti dai
multipli orizzonti musicali. Le sue iniziative lo hanno portato a lavorare con orchestre barocche (in quanto direttore d’orchestra), musicisti di jazz, flamenco, musica
popolare di diverse origini, musica araba,
orientale e musica contemporanea.
Dal 2006 Lislevand collabora con la prestigiosa casa editrice ECM in Germania.
Attualmente, si esibisce in diversi festival
in Europa, negli Stati Uniti e in Oriente,
come solista o direttore del suo gruppo e si
occupa attivamente della sua classe di
musica antica a Trossingen.
36
Progrmma del Festival Barocco nel 1985
37
TARQUINIA - Chiesa di Santa Maria in Castello
reimpiego. La cupola, a pianta ellittica sormontata da un cupolino di influenza araba, è
oggi sostituita da un semplice tiburio. A metà
della quarta campata maggiore di sinistra è un
ambone del 1209 eseguito dalla mano di
Giovanni di Guittone. Nella terza campata
della navata destra è, infine, il fonte battesimale ad immersione di forma ottagonale,
rivestito di marmi policromi.
La Chiesa di Santa Maria in Castello, l'edificio religioso più importante del borgo
medioevale, fu iniziata nel 1121 e consacrata
nel 1208. Nel 1566 venne affidata ai
Carmelitani ma già nel 1569 risulta sconsacrata. Nel 1875 il Reale Governo Italiano
riconobbe Santa Maria in Castello come
monumento nazionale.
La facciata a coronamento orizzontale, sormontata da un campaniletto a vela, è tripartita in basso da lesene. Il portale centrale e la
grandiosa bifora sovrastante sono ornate da
decorazioni cosmatesche, opera di Pietro di
Ranuccio romano (1143).
Di schietta impronta romanica, l'interno è
suddiviso in tre navate, coperte da volte e
coronate da tre absidi. Degli otto altari di cui
si è a conoscenza è oggi sopravvissuto solamente quello maggiore con ciborio sorretto
da quattro colonne e risalente al 1168 ad
opera dei romani Giovanni e Guittone figli di
Nicola Ranucci. Il pavimento della chiesa è
costituito da preziosi mosaici eseguiti da
maestri marmorari romani ed è ricco di iscrizioni pagane e cristiane incise su materiale di
Museo Archeologico. Cavalli alati (arch. fot. APT)
Museo archeologico
Il Museo Archeologico Nazionale, tra i più
importanti d'Italia per la ricchezza e la varietà dei reperti esposti, è ospitato nel Palazzo
Vitelleschi, autentico capolavoro architettonico rinascimentale con elementi in stile
gotico e catalano. Conserva al suo interno un
repertorio vascolare unico per forme e decorazioni figurative, sarcofagi notevolissimi di
famiglie tra le più importanti d’Etruria, terrecotte architettoniche di finissima esecuzione
come l'elegante scultura fittile dei cavalli
alati, famosa in tutto il mondo.
Santa Maria in Castello (foto E. Valerioti)
38
VENERDÌ 29 AGOSTO 2008
TARQUINIA – CHIESA DI SANTA MARIA IN CASTELLO
Ensemble Zefiro
Alfredo Bernardini oboista e direttore
MUSICA SERENISSIMA
CONCERTI DI VIVALDI E DI ALTRI AUTORI VENEZIANI
T. Albinoni (1671-1750)
Concerto op. 9 n. 3 in Fa magg. per due oboi, archi e basso continuo
Allegro - Adagio - Allegro
A. Vivaldi (1678-1741)
Concerto in Sol magg. RV 545 per oboe, fagotto, archi e basso continuo
Andante molto - Largo - Allegro molto
B. Galuppi (1706-1785)
Concerto in Sol min. per archi e basso continuo
Grave e Adagio - Spiritoso - Allegro
D. Bigaglia (1676-1745)
Concerto in Si b magg. per oboe, archi e basso continuo
*****
A. Marcello (1669-1747)
Concerto n. 6 in Sol magg. da “La Cetra” per 2 oboi, archi e basso continuo
Allegro - Larghetto - Vivace
A.Vivaldi
Concerto in La magg. RV158 per archi e basso continuo
Allegro ma non troppo - Largo - Allegro
G. B. Platti (ca.1690-1763)
Concerto in Sol min. per oboe, archi e basso continuo
Allegro - Largo - Presto
T. Albinoni (1671-1750)
Concerto op. 9 n. 9 in Do magg. per 2 oboi, archi e basso continuo
Allegro - Adagio - Allegro
39
Nel 1989 a Mantova, gli oboisti Alfredo
Bernardini e Paolo Grazzi ed il fagottista
Alberto Grazzi fondano Zefiro, un complesso con organico variabile specializzato
in quel repertorio del Settecento in cui i
fiati hanno un ruolo di primo piano. In questi anni Zefiro è diventato un punto di riferimento, in ambito internazionale, per il
repertorio di musica da camera del '700 e
'800 con strumenti d'epoca.
I suoi fondatori, insegnanti presso i
Conservatori di Musica di Amsterdam,
Barcellona, Mantova, Verona e Milano,
sono considerati tra i più validi esecutori
nell'ambito della musica antica e apprezzati solisti di famose orchestre; si avvalgono
della collaborazione dei migliori strumentisti in campo europeo.
Zefiro è presente nei principali festival
europei
di
musica
(Amsterdam,
Barcellona, Ginevra, Helsinki, Innsbruck,
Lione, Londra, Manchester, Milano,
Monaco di Baviera, Palma di Mallorca,
Parigi, Praga, Regensburg, Salisburgo,
Utrecht, Vienna, ecc.) e con tournée in
Israele, in Egitto, in Sud America (Cile,
Argentina, Uruguay e Brasile - estate
2004), in Giappone (gennaio 2005),
Canada (giugno 2006) e in Corea (settembre 2006), riscuotendo ovunque un grande
successo di pubblico e di critica.
Zefiro è stato scelto dalla televisione belga
per un documentario su Vivaldi ed ha al
suo attivo la registrazione di 13 compact
disc, tra cui le sei sonate di J. D. Zelenka,
la musica per insieme di fiati di
W.A.Mozart, la Water Music di Händel e
Wassermusik di Telemann, gli arrangiamenti per 13 strumenti a fiato di arie da
Opere di Mozart e la pubblicazione dei
“Concerti per vari strumenti” di A. Vivaldi
(Opus 111/Naïve). Le registrazioni più
recenti, pubblicate dalla Sony Classical,
hanno ricevuto diversi premi internazionali e fanno di Zefiro un punto di riferimento per questo repertorio nel mondo intero.
“Harmoniemusik” di Beethoven ha ottenuto 5 Diapason e “Divertimenti per archi e
fiati” di Mozart ha ricevuto il primo premio nella sezione musica da camera del
National Prize Classic Voice 2007, ‘Choc’
Le monde de la musique del 2007,
‘Miglior album del mese’ per ‘Amadeus’ a
marzo 2007, ‘CD del mese’ per ‘Suonare’
a gennaio 2007.
L'attività di Zefiro si divide in tre organici:
ensemble da camera, gruppo di fiati
[“Harmonie”] ed orchestra barocca proponendo una grande varietà di programmi
dall'ampio repertorio del Settecento: dai
concerti a 5 e per strumenti solisti di
Vivaldi alle opere teatrali e musica festiva
di Händel, dalle cantate di Bach alle Messe
di Haydn, fino alla musica per fiati di
Mozart, Beethoven e Rossini.
Musica Serenissima
L'oboe e il fagotto subirono negli ultimi
decenni del Seicento importanti modifiche
40
che li traghettarono definitivamente dal
mondo variopinto e ‘collettivo’ dello strumentario rinascimentale a quello sempre
più orientato al solismo del periodo barocco. La culla del lavorìo sui legni fu la
Francia di Luigi XIV, dove importanti
famiglie di costruttori-esecutori dettero un
contributo fondamentale allo sviluppo dei
modelli ‘moderni’ di questi strumenti.
Venezia si aprì rapidamente e con curiosità alla novità, e la prima metà del
Settecento assistette ad una fioritura imponente di composizioni per oboe (che ritrovava nel fagotto il suo ‘basso naturale’), e
pure al rilancio del robusto e tuttavia duttile e finanche dolce strumento grave, reso
protagonista di non pochi concerti e arie
d'opera con accompagnamento obbligato.
Tommaso Albinoni fu probabilmente il
primo ad adottare stabilmente la forma del
concerto in tre movimenti, così da dedicare all'oboe una raccolta organica di concerti, l'op. 7 (1715), in cui lo strumento (usato
anche a coppie) viene chiamato a ‘cantare’
con un trattamento che lo assimila molto
alla voce. L'op. 9 uscì nel 1722 con una
dedica all'Elettore di Baviera; Albinoni era
al culmine della carriera, e la raccolta conferma il suo interesse per l'oboe ma anche
lo straordinario talento per la scrittura concertistica.
Di Antonio Vivaldi è notissimo il ruolo
che ebbe nella definizione del concerto
solistico, così come il suo gusto per la sperimentazione timbrica che, complice la
situazione ideale dell'orchestra della Pietà,
lo portò a scrivere per tutti, o quasi, gli
strumenti presenti nel panorama musicale
dell'epoca. All'oboe e al violino solista
Vivaldi dedicò il concerto in Si bem.
magg. sfruttando magistralmente sia la
vocazione al virtuosismo sia le potenzialità liriche di questi due strumenti.
Baldassarre Galuppi, detto il Buranello,
nacque nell'isola di Burano - Venezia; era
molto famoso per le sue opere, sia buffe
che serie, per i suoi lavori sacri e per la
musica per tastiera. Il suo stile melodico,
elegante e flessibile s’incontrò con la poetica del Goldoni: questa collaborazione
segnò la nascita e la diffusione in tutta
Europa (dopo il 1749) del dramma giocoso. Il concerto per archi in Sol minore è
un’opera di grande intensità e di fine contrappunto che ben evidenzia il suo stile
musicale.
Diogeno Bigaglia padre benedettino del
convento di S. Giorgio Maggiore a
Venezia, fu musicista versatile, dedito
soprattutto alla composizione di oratori.
Scrisse poche ma apprezzabili sonate per
flauto (o violino, com’era prassi all’epoca)
e quattro concerti in cui l'oboe è sempre
presente o come solista o comunque in
organico.
Giovanni Platti nato probabilmente a
Venezia o forse a Padova, polistrumentista
e virtuoso di oboe, si formò probabilmente sotto i musicisti veneziani della generazione dei Marcello, Vivaldi, Albinoni, ma
sviluppò poi la propria carriera a
Würzburg, dove si stabilì a partire dal
1722. Il concerto per oboe in Sol minore è
solidamente ancorato alla tradizione veneziana e ‘barocca’, sia come struttura sia
come profilo melodico delle parti solistiche.
41
CAPRANICA - Chiesa di San Francesco
La chiesa, romanica ma restaurata da
Antonio Munoz nel 1927, è caratterizzata
da una facciata a tre spioventi, di cui quelli
laterali più bassi ed è adorna di rosone centrale. L’ingresso è preceduto da una doppia
scalinata che racchiude una cappella votiva.
Titolata inizialmente a S. Lorenzo martire,
fu poi dedicata a S. Francesco con l’arrivo
dei Francescani e custodisce al suo interno,
in uno splendido sepolcro marmoreo dalle
forme gotiche, le sepolture dei gemelli
Francesco e Nicola Anguillara, morti nel
1406 e 1408. Il sarcofago, sostenuto da
colonne tortili, ospita, giacenti su un piano
inclinato, le statue dei fratelli; due angeli
aprono le cortine mentre al di sopra è una
statua della Madonna col Bambino affiancata dalle statue dei due fratellini.
Chiesa di San Francesco.
Facciata (foto F. Biganzoli).
In basso: interno
(Arch. fot. Comune di Capranica)
42
SABATO 30 AGOSTO 2008
CAPRANICA – CHIESA DI SAN FRANCESCO
Ensemble Barocco della Tuscia
diretto da Riccardo Marini
SUSANNE KELLING soprano
G. Tartini (1692 - 1770)
Trio Sonata in re magg. per flauto, violino e basso continuo
Allegro assai, Andante cantabile, Presto
P. degli Antonii (ca 1645 - 1720) “Ad mensam celestem”
mottetto sacro op. 7 n. 4 per voce, violino, violoncello e basso continuo
Aria, Recitativo, Aria, Alleluia
A. Vivaldi (1678 - 1741)
Sonata n. 2 in do magg. dal “Pastor fido” per flauto e basso continuo
Preludio, Allegro assai, Sarabanda, Allegro
G. P. Telemann (1681 - 1767)
Am Ersten Heiliger Ostertag, cantata per soprano, flauto, violino e basso continuo
Aria, Recitativo, Andante
*****
George Friedrich Händel (1685 – 1759)
Concerto a quattro in re min., per flauto, violino, violoncello e basso continuo
Adagio, Allegro, Largo, Allegro
G. P. Telemann (1697 - 1733)
Ihr Völker hört cantata per soprano, flauto e basso continuo
Aria, Recitativo, Vivace
George Friedrich Händel
Empio, dirò, tu sei. Aria dal I atto dell’opera “Giulio Cesare”
Roberto Cilona
Paolo Marchi
Alessandra Vitali
Riccardo Marini
43
flauto
violino
violoncello
clavicembalo
“Cenerentola” di Rossini al teatro Valle in
occasione del 270° anniversario della sua
fondazione. Nello stesso anno ha debuttato nella parte di Dorabella al teatro
Mancinelli di Orvieto, dove l’anno
seguente ha cantato Rosina nel “Barbiere
di Siviglia”. In seguito ha proseguito il suo
perfezionamento col soprano Gabriella
Ravazzi a Genova. Vincitrice di una borsa
di studio della fondazione RichardWagner-Stiftung, partecipa a vari festival
internazionali, come interprete solista,
quali ‘Settembre Musica’ - Torino,
‘Emilia-Romagna-Festival’,
‘Chants
sacrés en Méditéranée’ a Marsiglia, ‘Arts
baroques en Provence’ di Avignone,
‘Musikfestspiele Potsdam Sanssoucis’,
‘MusikTriennale 2000’ di Colonia collaborando tra l`altro con l’ Ensemble modern di
Francoforte, l’orchestra dell’opera di Stato
di Monaco di Baviera, l’Orchestra della
radio BR di Monaco di Baviera,
l’Orchestra sinfonica di Amburgo,
l’Orchestra Filarmonica di Praga, l’
Orchestra della radio WDR di Colonia ecc.
Ha effettuato numerose incisioni per cd,
radio e televisione. Ha tenuto Recital liederistici nelle più importanti città europee
(Parigi, Bruxelles, Monaco, Berlino,
Vienna, Roma, Milano etc.) riscuotendo
ovunque successi di critica e di pubblico.
Dalla stagione 1998/ 99 ha lavorato stabilmente all’opera di Stato di Monaco di
Baviera in qualità di solista, dove ha cantato tra gli altri sotto la direzione di Zubin
Mehta ed Ivor Bolton. Oltre a ciò ha
debuttato al teatro San Carlo di Napoli, al
teatro La Fenice di Venezia, al teatro Regio
di Torino, al teatro G. Verdi di Trieste, al
teatro lirico di Colonia e di Düsseldorf.
Attualmente è impegnata nei ruoli di
Mercedes in “Carmen”, Cesca in “Gianni
Schicchi”, il Furetto ne “Il tabarro” e la
Susanne Kelling, nata a Friedrichshafen
(Germania), dopo la maturità studia violoncello presso il Conservatorio di
Colonia, dove consegue il diploma di concertista. Comincia a studiare canto lirico
con il soprano Klesie Kelly (USA), docente presso lo stesso istituto. Consegue il
diploma di canto col massimo dei voti. Ha
frequentato corsi di perfezionamento presso la Sommerakademie del Mozarteum di
Salisburgo, la Hugo-Wolf-Akademie di
Stoccarda con Gérard Souzay e nel quadro del festival Richard-Strauss-Festspiele
di Garmisch-Partenkirchen con Hermann
Prey. Dal 1995 ha approfondito gli studi
del repertorio operistico italiano con il
baritono S. Bruscantini presso l` Accademia di Santa Cecilia a Roma, dove ha
cantato in qualità di protagonista la
44
ni da camera suonando in Italia ed all’estero un vastissimo repertorio che va da Bach
al Novecento. Tra le opere eseguite in pubblico spiccano il “Concerto n.2 di
Brahms” eseguito con l’Orchestra
Sinfonica di Perugia, la “Sonata op. 106
Hammerklavier” di Beethoven, la Grande
“Sonata in Sol magg.” di Tchaikowsky,
integrali di “Preludi” ed “Images” di
Debussy. Particolarmente specializzato nel
repertorio cameristico, ha eseguito in particolare, nell’arco di oltre un trentennio di
attività, i Quintetti di Schumann e Brahms,
Trii di Mozart e Beethoven, le più importanti sonate per violoncello e pianoforte,
con il violoncellista Mike Shirvani e,
pressoché intero, il repertorio per pianoforte a quattro mani in duo con la pianista
Laura Mattei. Ha al suo attivo registrazioni discografiche, televisive e radiofoniche
per la RAI. Tiene conferenze e seminari
sui rapporti Musica - Matematica.
Importante la sua attività didattica dalla
quale scaturiscono diversi allievi spesso
premiati in Concorsi Nazionali ed
Internazionali: titolare di cattedra di pianoforte principale al Conservatorio “S.
Cecilia” di Roma, ha tenuto per 27 anni la
Badessa in “Suor Angelica” presso lo
Staatstheater am Gärtnerplatz a Monaco di
Baviera.
L’Ensemble Barocco della Tuscia è stato
creato nel 2007 con l’intento di favorire la
diffusione di musica cameristica di rara
esecuzione attraverso la collaborazione di
musicisti locali emergenti e per esportare
tali produzioni anche all’estero onde favorire la diffusione del prodotto culturale
della provincia di Viterbo attraverso i suoi
migliori giovani esponenti: il debutto
dell’Ensemble è avvenuto a Monaco di
Baviera durante un’importante manifestazione di promozione turistica ed ha subito
riscosso unanimi apprezzamenti per l’alta
qualità delle esecuzioni. I programmi
comprendono il repertorio sonatistico del
Sei-Settecento e varie cantate da camera di
autori italiani e tedeschi per la realizzazione delle quali l’Ensemble collabora con
importanti voci del panorama musicale
internazionale. Hanno fatto finora parte
dell’Ensemble gli oboisti Marco Salvatori
(Primo oboe dell’Orchestra del Maggio
Musicale Fiorentino) e Giulio Costantino, i
violinisti Paolo Marchi e Alessandro
Marini, il violista Alessandro Marchi, la
violoncellista Alessandra Vitali con
Riccardo Marini, al cembalo, che ne cura
la Direzione Artistica.
Riccardo Marini, romano, si è diplomato
presso il Conservatorio “S. Cecilia” sotto
la guida di Umberto De Margheriti, laureandosi contemporaneamente in Mate-matica all’Università di Roma. Si è successivamente perfezionato con Sergio Perticaroli
per il Pianoforte e con Antonio Bacchelli
per la Musica da Camera, avviando un’intensa attività concertistica come solista,
con orchestra e nelle più diverse formazio45
Ancillotti, Gazzelloni, Marion. Ha seguito
i Seminari di Alexander Tecnic
dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia ed
i corsi di Musica da Camera istituiti
dall’Accademia Chigiana di Siena tenuti
dai Maestri Brengola e Meunier. Intensa è
l’attività concertistica in Italia e all’estero
per prestigiosi Enti ed Associazioni
Musicali. Ha registrato per diverse radio e
reti televisive italiane e per Radio
Vaticana. Con l’Orchestra Sinfonica della
Rai di Roma ha effettuato incisioni e partecipazioni a festival; in qualità di solista
ha tenuto un concerto alla presenza di sua
Santità Giovanni Paolo II e collabora attivamente con le orchestre Ass. Organistica
Aquilana, Archomelos, l’Accademia
Romana e con l’Orchestra da camera della
scuola Comunale di Viterbo con cui ha
partecipato in più occasioni al Festival
Barocco nella stessa città. Dal 1987 è
docente di Flauto presso la Scuola del
Comune di Viterbo e dal 1977 è docente di
Flauto presso i corsi ad indirizzo musicale
nella Scuola media statale. Tiene corsi di
Perfezionamento di Flauto ed insieme di
flauti dal 1997 presso la Scuola Musicale
Comunale del Comune di Viterbo e per
l’A.Gi.Mus. di Rieti . E’ direttore Artistico
dell’Associazione Musicale “Euridice”,
Socio Onorario e Vice Presidente della
sede di Roma dell’Associazione Giovanile
Musicale A.Gi.Mus. che lo vede impegnato attivamente per la divulgazione della
Musica nelle scuole di ogni ordine e grado
e nella organizzazione di concerti, corsi,
concorsi nazionali ed internazionali. E’
chiamato a far parte di giurie in concorsi
nazionali ed internazionali.
stessa cattedra al Conservatorio di Musica
di Perugia e per undici anni corsi di
Pianoforte e didattica del Pianoforte ai
Corsi Internazionali di Norcia. E’ stato dal
1984 al 1997 Direttore della Scuola
Comunale di Musica di Celleno ove ha
tenuto dal 1987 al 1996 un corso annuale
di perfezionamento sui Concerti per pianoforte e orchestra. Viene spesso invitato a
far parte di giurie di concorsi di esecuzione. Collaboratore artistico del Comune di
Viterbo dal 1979 al 1997, nel 1998 ha
vinto il Concorso di Coordinatore Artistico
della locale Scuola Musicale Comunale.
Dal 1999 è Direttore Artistico del Festival
Barocco nell’ambito del quale promuove,
tra l’altro, il recupero di musica strumentale, opere e oratori inediti del repertorio italiano del Sei-Settecento, realizzandone la
prima esecuzione moderna, e convegni tra
i maggiori studiosi di tutto il mondo. La
sua attività poliedrica lo ha portato ad
approfondire tutti gli aspetti tecnici ed
interpretativi del repertorio musicale a partire dal Cinque-Seicento ad oggi. Ha fondato l’Orchestra Sinfonica Giovanile di
Viterbo, attiva tra il 1999 ed il 2005. Con
il Complesso da Camera di tale Orchestra
ha curato, come maestro al cembalo,
diverse esecuzioni bachiane, tra cui spicca
quella integrale delle Quattro Suites orchestrali presentate nel 2000 in Italia e
Germania per il 250° anniversario della
morte di Bach. Recentemente ha fondato e
dirige l’Ensemble Barocco della Tuscia
che ha debuttato nel febbraio 2007 a
Monaco di Baviera.
Roberto Cilona ha conseguito il diploma
di flauto presso il Conservatorio di “S.
Cecilia” di Roma. Successivamente ha
approfondito lo studio del flauto con i
Maestri Klemm, Graverini, Persichilli,
Paolo Marchi, ha intrapreso lo studio del
violino presso la Scuola Musicale
Comunale di Viterbo sotto la guida, prima
46
Alessandra Vitali ha studiato violoncello
con il M° Mike Shirvani diplomandosi
presso il Conservatorio “G. Rossini” di
Pesaro. Ha seguito i corsi internazionali di
perfezionamento di Cava dei Tirreni, Riva
del Garda e Pescara. Ha ottenuto il primo
premio in diversi concorsi nazionali di
esecuzione tra cui ‘Gargano’, ‘Polla’, ‘S.
Cecilia’ di Napoli, Genova, ‘ Riviera della
Versilia’ e il terzo premio al concorso
internazionale ‘Rovere d’oro’ di Imperia.
Ha preso parte al Festival Barocco di
Viterbo negli anni 1991, 1993 e 1995 suonando come solista ed in orchestra. Svolge
attività concertistica come solista e in
complessi da camera, tra cui l’Ensemble
‘Consonus’ diretto da Mike Shirvani, con
il quale ha preso parte a tournée in Italia,
in Egitto e Grecia. Ha frequentato i corsi di
perfezionamento dell’Accademia di S.
Cecilia con il M° Bonucci. Titolare di cattedra di violoncello presso la Scuola
Media ad indirizzo musicale di Soriano nel
Cimino.
di A.Katznelson, e poi di G. Cappone. Si è
diplomato in violino al Conservatorio
“A.Casella” de L'Aquila. Dal 1996 ha continuato gli studi con D. Bogdanovich e
successivamente con V. Brodsky. Con D.
Bogdanovich, nel 1996, ha partecipato al
corso estivo internazionale di perfezionamento di Cava de Tirreni. Suonando in
varie formazioni ha partecipato a numerose manifestazioni tra cui il Festival
Barocco di Viterbo e quello di Musica
Sacra di Vetralla (VT). Nel 2000 ha suonato con l’Orchestra G.O.G. (Giovine
Orchestra Genovese). Nel 2002/03 si è
perfezionato in musica da camera con la
pianista Lya De Barberiis. Dal 2003 al
2006 ha frequentato il corso internazionale di perfezionamento musicale tenuto dai
Maestri Pavel Vernicov, I. Volochine e A.
Semchuk, a Portogruaro (VE).
E’ violino solista dell’Orchestra Barocco
Italiano Guarnieri e primo violino del
Quartetto d'archi Etruria.
47
RONCIGLIONE - Chiesa di Santa Maria della Pace
Sansovino. Notevolissimo anche un tabernacolo eucaristico in marmo pario, originariamente un’ara romana utilizzata anche come
mensa d’altare: due iscrizioni, una medioevale del 1214 e una rinascimentale del 1483, si
riferiscono alle successive riutilizzazioni; la
decorazione è pure quattrocentesca.
In un piccolo giardino interno è un bell’arco
trionfale con fregio rinascimentale.
La chiesa di S. Maria della Pace, fatta costruire per i Padri Agostiniani dal cardinale Alessandro Farnese dopo la metà del XVI secolo
ed attribuita al Vignola o al Rainaldi, ha semplice facciata corsa da lesene.
L’interno, ad unica navata e tetto a capriate,
esibisce un altare barocco aggiunto nel 1618
e la Cantoria sopra l’ingresso realizzata dal
Vani in epoca successiva.
Notevoli i dipinti conservati nella chiesa:
vicino all’altare maggiore “Apparizione della
Madonna a S. Francesco di Sales” di
Sebastiano Conca, e “Madonna del Suffragio” di anonimo del XVIII secolo. Presso il
primo altare è uno splendido Crocifisso
ligneo quattrocentesco e una “Madonna
Addolorata”, statua lignea pure del XVIII
secolo, mentre in fondo alla parete una tela
del Cavalier d’Arpino raffigura la
“Crocifissione” e di fronte, nella parete sinistra, “Gesù e S. Andrea”, copia seicentesca di
Francesco Giorgi da un quadro del Barocci
del 1583. In una cappella interna sono custoditi una tavola del tardo cinquecento e un
tabernacolo rinascimentale attribuito al
Chiesa di Santa Maria della Pace. Facciata
(foto F.Biganzoli)
Fontana Grande
Di fronte al Palazzo Comunale si erge la
Fontana Grande o dei Cavalli Marini, un elegante esempio di fontana da piazza attribuita
popolarmente al Vignola, l’architetto del
palazzo Farnese a Caprarola, in realtà commissionata dal cardinale Alessandro Farnese
ad Antonio Gentili da Faenza ed eretta nel
1566. Attorno alla fontana sono fiorite leggende, come quella che voleva i cavalli marini interi con briglie d’oro rubate al tempo dell’incendio dei francesi (1799) ed altre fantasticherie, come quella che ai lati della fontana
fossero collocate quattro vasche minori usate
come abbeveratoi.
Fontana Grande. Particolare (foto G. Cerica)
48
SABATO 6 SETTEMBRE 2008
RONCIGLIONE - CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PACE
La Stagione Armonica
Ensemble vocale
Sergio Balestracci direttore
DUE GENERAZIONI A CONFRONTO
A. Scarlatti (1660–1757) Toccata per organo n. 15 in do maggiore
Missa Clementina II a 5
Trascrizione e revisione di Sergio Balestracci
Prima esecuzione in tempi moderni
D. Scarlatti (1685-1757) Fuga per organo K 58
Stabat Mater a 10 voci e bc
Gabriele Palomba, Franco Pavan tiorbe
Riccardo Coelati contrabbasso
Carlo Rossi organo
Il programma viene eseguito senza intervallo
49
Sergio Balestracci dopo aver iniziato gli
studi di musica al Conservatorio di
Piacenza ha studiato flauto diritto con
Edgar Hunt diplomandosi successivamente
in questo strumento al Trinity College of
Music di Londra. Laureatosi in storia
moderna all'Università di Torino ha iniziato
molto presto un’intensa attività concertistica, nel campo della musica rinascimentale e
barocca, contribuendo, tra i primi in Italia,
alla riscoperta di quel repertorio. Ha tenuto
corsi di perfezionamento nei maggiori centri italiani per la musica antica (Urbino,
Mondovì, Scuola di Perfezionamento di
Saluzzo, ecc.). Nella duplice veste di direttore e di flautista ha al suo attivo numerose
registrazioni: tra le ultime, si segnala la
“Missa Salisburgensis” a 54 voci con il
complesso vocale e strumentale ‘La
Stagione Armonica’ di Padova di cui è
direttore artistico, e la “Passione di Gesù
Cristo” di Naumann con l’Orchestra da
Camera di Padova e del Veneto. Ha diretto
le più importanti pagine di musica sacra (tra
cui la “Johannespassion” di J. S. Bach, il
“Requiem” di Mozart) e diverse opere antiche in forma di concerto e scenica, tra cui il
“Totila” di Legrenzi, “Orfeo” di
Monteverdi, il “Pygmalion” di Rousseau e
di Rameau, “La clemenza di Tito” di
Caldara per il Festival Barocco di Viterbo,
con grande successo di pubblico, senza preclusioni nei confronti del repertorio romantico o novecentesco.
Savall,
Peter
Maag,
Gianandrea
Gavazzeni, Gustav Leonhardt, Andrea
Marcon, Ottavio Dantone, Reinhard
Goebel, e con orchestre e gruppi strumentali tra cui ‘Hesperion XX’, ‘Orchestra di
Padova e del Veneto’, ‘Il Giardino
Armonico’, ‘Accademia Bizantina’,
‘Orchestra Barocca di Venezia’.
Ha partecipato ai più importanti festival e
rassegne in Italia e all'estero (Musica e
Poesia a San Maurizio a Milano, Settembre
Musica a Torino, Festival Abbaye
d'Ambronnay, York Early Music Festival,
Festival
delle
Fiandre,
Festival
Europäische Kirchenmusik, Festival
Monteverdi di Cremona). Ha tenuto concerti in Svizzera, Germania, Francia,
Portogallo, Austria, Spagna, Gran
Bretagna, Belgio e Olanda e collaborato
con enti ed associazioni quali il Teatro La
Fenice di Venezia, l’Ente Lirico Arena di
Verona, l’Unione Musicale di Torino, la
Schola Cantorum Basiliensis. Ha registrato
per la RAI e per le radio e televisioni tedesca, svizzera, francese, belga ed ha inciso
per Astrée, Rivo Alto, Tactus, Denon,
La Stagione Armonica viene fondata nel
1991 dai madrigalisti del Centro di Musica
Antica di Padova, del quale hanno costituito il nucleo fondamentale dal 1981.
L’ensemble, specializzato nel repertorio
rinascimentale e barocco, ha lavorato con
musicisti quali Andrea von Ramm,
Anthony Rooley, Nigel Rogers, Jordi
50
Argo-Decca, Bongiovanni, Arabesque,
Symphonia, CPO, Deutsche Grammophon
e per la rivista Amadeus.
Negli ultimi due anni, tra l’altro, ha eseguito “Messa in Si minore” e ”Oratorio di
Natale” di J.S. Bach sotto la direzione di
Reinhard Goebel, “Missa Solemnis” di
Beethoven e la “Creazione” di Haydn in
collaborazione con l’Orchestra di Padova e
del Veneto diretta da Zolst Hamar, il
“Vespro della Beata Vergine” con
l’Accademia Bizantina diretta da Ottavio
Dantone. Nel 2005, nella formazione
madrigalistica, l’ensemble è stato invitato
al Concorso Polifonico Internazionale di
Arezzo dove ha eseguito ”Amfiparnaso” di
Orazio Vecchi e, nel 2008, ha eseguito “Il
Combattimento di Tancredi e Clorinda” e i
“Madrigali dall’XIII” libro di Claudio
Monteverdi al Teatro Farnese di Parma
diretto da Sergio Balestracci.
Oltre che del proprio gruppo vocale e strumentale, La Stagione Armonica si avvale
della collaborazione di cantanti solisti e
strumentisti tra i più rinomati specialisti del
repertorio barocco. Dal 1996, è diretta e
preparata da Sergio Balestracci che ne ha
assunto la direzione artistica.
Dal 1997 ha, inoltre, intrapreso lo studio e
la pratica del canto Gregoriano, fondando
la Schola Gregoriana de La Stagione
Armonica.
Due generazioni a confronto
Tra la fine del Seicento e la metà del secolo successivo la vasta produzione di
Alessandro e Domenico Scarlatti in tutti i
generi musicali costituì uno dei punti fondamentali di riferimento nello sviluppo
della musica italiana (in particolare napoletano) e nella conoscenza che dello stile italiano si veniva diffondendo in molti paesi
europei. Tra i tempi del primo, e gli anni
più significativi del secondo compositore,
si colgono molti elementi di continuità
(Domenico iniziò i propri studi col padre),
ma anche molti segni di novità dovuti sia
alla forte individualità del figlio, sia a quel
51
profondo mutamento del gusto musicale
che caratterizzò l’Europa della metà del
settecento. Questi aspetti si possono
cogliere appunto in tutti i generi musicali e
anche nel campo della musica sacra che
entrambi gli Scarlatti coltivarono, sia pure
in misura diversa e in tempi e circostanze
differenti. La Messa a 5 voci di Alessandro
Scarlatti, che qui riproponiamo (per quanto
ci consta) per la prima volta in tempi
moderni, è datata 1716 e risale ad un periodo di notevole attività di questo compositore nel campo della musica sacra: è scritta
per due soprani, contralto, tenore e basso e
può essere accompagnata dall’organo in
funzione di basso seguente. Dal 1707 al
1709 Alessandro tenne il posto di maestro
di cappella di Santa Maria Maggiore in
Roma e partecipò anche negli anni seguenti, nonostante le frequenti assenze
dall’Urbe per i pressanti impegni teatrali, a
quel movimento di restaurazione di uno
stile antico che si rifaceva a Palestrina nel
campo della musica sacra, favorito e auspicato dal cardinale Giovani Francesco
Albani, divenuto papa con il nome di
Clemente XI nell’anno 1700. A quest’ultimo è dedicata questa messa, la seconda a
fregiarsi del nome pontificio (la prima
essendo datata 1705). In questa, come in
generale nelle altre messe pervenuteci, lo
‘stile osservato’ così confacente al genere
della messa si rifà alla rigorosa tradizione
del contrappunto, con una fortissima aderenza espressiva ai diversi momenti dell’ordinarium: l’uso delle dissonanze, l’alternanza di passi omoritmici e imitativi si
ricollegano ad una ben consolidata consuetudine, mentre le modulazioni a toni lontani da quello di partenza e la conduzione
delle linee, con una cantabilità talora inasprita da intervalli melodicamente più
insoliti, portano questa messa al limite
della tradizione palestriniana.
La sequenza di Jacopone da Todi ebbe singolare fortuna agli inizi del Settecento: si
pensi allo Stabat Mater di Alessandro
Scarlatti e a quello di Pergolesi, circa con lo
stesso oganico, per non parlare di Antonio
Maria Bononcini, Steffani, D’Astorga,
Clari e Caldara. Tra questi quello di
Domenico si distingue non solo per l’originalità dell’organico (4 soprani, 2 contralti,
2 tenori e 2 bassi con il basso continuo per
l’organo), ma ancor più per la forte intensità espressiva che regge il confronto quasi
solo con quello forse più noto di Pergolesi.
La composizione risale probabilmente al
periodo romano (1712-1719): l’abilissima
conduzione contrappuntistica la collega
con la severa formazione dello ‘stile antico’, ma la cantabilità delle linee e la loro
individualità, spesso quasi solistica, proiettano questa pagina in un ambito del tutto
nuovo e moderno; certi punti denotano
addirittura una vera concezione teatrale,
fatta a volte di ripetizioni concitate, di
pause improvvise, di alternanza tra soli e
tutti, ancorchè non dichiarati per tali.
Difficile anche trovare una luminosità
come quella qui prodotta dalla presenza di
4 parti reali di soprano che spesso si scontrano tra loro determinando impressionati
dissonanze espressive, o che talora formano accordi a trame strette con le altre voci.
La disseminazione delle copie oggi esistenti, di cui purtroppo nessuna autografa,
dimostra che l’opera dovette godere anche
nel suo tempo di una meritata fama e che,
nonostante oggi associamo soprattutto il
nome di Domenico Scarlatti alla sua produzione per strumento a tastiera, nel campo
della musica sacra la reputazione di questo
compositore dovette essere giustamente
riconosciuta.
Sergio Balestracci
52
Severino Gazzelloni e Giuliano Silveri in una delle prime edizioni del Festival (Arch. fot. APT)
Festival 2003. Il soprano Emma Kirkby con alcuni ammiratori dopo il
concerto dei “London Baroque” (Arch. fot. APT)
53
VITERBO - Cattedrale di San Lorenzo
La chiesa sorge sul colle del Duomo, già abitato fin dal tempo degli Etruschi, dove sembra
fosse un tempio pagano dedicato ad Ercole il
cui ricordo è oggi emblematicamente presente nel leone nemeo da lui ucciso che, insieme
alla palma (conquistata a Ferento nel 1172), è
lo stemma della città. I primi dati sulla chiesa
risalgono all’anno 805 in un documento del
Regesto di Farfa. Il 1192 è l’anno della consacrazione.
Di originario impianto romanico, ha pianta
basilicale divisa in tre navate da due file di
colonne che sostengono archi a tutto sesto;
nella navata centrale si conserva ancora l’originale pavimento cosmatesco.
Alla seconda metà del XIV sec. si fa risalire la
ricostruzione del campanile in forme gotiche,
scandito da quattro livelli di bifore e vivacizzato dalla bicromia bianca e grigia di ascendenza toscana. I lavori di ristrutturazione eseguiti nel XV-XVI sec. vedono il rifacimento
dell’antica facciata romanica mentre, nella
seconda metà del Seicento, verranno occultate le ultime testimonianze della chiesa
medioevale. Danneggiata dalle incursioni
aeree del 1944, la cattedrale è stata restaurata
ripristinando le antiche forme romaniche, e
conserva numerose testimonianze artistiche
come un pregevole ciclo affrescato attribuibile ad Antonio del Massaro detto “Il Pastura”;
la Cappella Bonaparte; il monumentale fonte
battesimale in marmo realizzato da Francesco
d’Ancona (1470); una tela con la raffigurazione della “Decollazione di S. Giovanni
Battista”, opera di Anton Angelo Bonifazi; la
“Sacra Famiglia e S. Bernardino” di Giovan
Francesco Romanelli (1612-1662); la cappella dei SS. Ilario e Valentino, progettata nel
1696 dall’architetto Giovan Battista Contini e
decorata da Ludovico Mazzanti; una tela di
Marco Benefial raffigurante S. Lorenzo.
Cattedrale di San Lorenzo. Esterno e interno
(foto G. Cerica)
54
MARTEDÌ 9 SETTEMBRE 2008
VITERBO – CATTEDRALE DI S. LORENZO
Amsterdam Baroque Orchestra
Ton Koopman direttore
JOHANN SEBASTIAN BACH
Cantata “Weichet nur, betrübte Schatten” BWV 202 (1718)
Aria, Recitativo, Aria, Recitativo, Aria, Recitativo, Aria, Recitativo, Aria
Cantata “Ich habe genug” BWV 82 (1727)
Aria, Recitativo, Aria, Recitativo, Aria
*****
Concerto per oboe e violino in do minore BWV 1060
Allegro Adagio Allegro
Cantata “Ich geh und suche mit Verlangen” BWV 49 (1726)
Dialogus (Sinfonia, Aria), Recitativo, Aria, Recitativo, Aria, Corale
Johannette Zomer
Klaus Mertens
Catherine Manson
Foskien Kooistra
David Rabinovich
Sabine Dziewior
Jonathan Manson
Michele Zeoli
Antoine Torunczyk
soprano
basso
violino
violino
violino
viola
violoncello
contrabbasso
oboe
55
Ton Koopman è nato a Zwolle nel 1944.
Accanto agli studi classici si è dedicato
allo studio dell’organo, del clavicembalo e
della musicologia ad Amsterdam, ricevendo il ‘Prix d’Excellence’ sia per l’organo
che per il clavicembalo. Fin dall’inizio la
prassi filologica e gli strumenti originali
hanno caratterizzato il suo stile esecutivo e
l’amore per la musica barocca lo ha portato a fondare nel 1969, all’età di 25 anni, la
sua prima orchestra barocca. Nel 1979 ha
fondato l’Amsterdam Baroque Orchestra,
a cui ha fatto seguito l’Amsterdam
Baroque Choir nel 1992.
L’ampia attività come solista e direttore è
testimoniata da un gran numero di LP e
CD per numerose case discografiche tra
cui Erato, Teldec, Sony, Philips e DGG a
cui recentemente si è aggiunta Antoine
Marchand, una nuova etichetta discografica creata da Koopman stesso per la pubblicazione delle sue prossime registrazioni.
Nei suoi 45 anni di carriera Ton Koopman
si è esibito nelle più importanti sale da
concerto e nei più prestigiosi festival dei
cinque continenti. Come organista ha suonato sui più prestigiosi strumenti autentici
esistenti in Europa, mentre come clavicembalista e direttore dell’Amsterdam
Baroque Orchestra & Choir ha suonato al
Concertgebouw di Amsterdam, al Théatre
des Champs-Elysées di Parigi, alla
Philharmonie di Monaco, alla Alte Oper di
Francoforte, al Lincoln Centre e Carnegie
Hall di New York, così come a Vienna,
Londra, Berlino, Bruxelles, Madrid,
Roma, Salisburgo, Tokyo e Osaka.
Tra il 1994 e il 2004 Ton Koopman è stato
impegnato in un progetto unico nel suo
genere registrando ed eseguendo tutte le
cantate di Bach esistenti. Un lavoro di studio e ricerca enorme per il quale ha ricevuto il Deutsche Schallplattenpreis Echo
Klassik 1997, il premio Hector Berlioz, e
la nomination sia per il Grammy Award
(USA) che per il Gramophone Award
(UK). Ton Koopman è stato recentemente
insignito della Laurea honoris causa
dall’Università di Utrecht per il suo studio
sulle Cantate e Passioni di Bach e gli è
stato assegnato il prestigioso premio Silver
Phonograph da parte dell’industria discografica olandese. Per la sua importante
attività di ambasciatore culturale ha ricevuto il Premio VSCD Classical Music
Award, un particolare riconoscimento
delle sale da concerto olandesi.
Ton Koopman è Presidente della
‘International D. Buxtehude Society’ e
coordinatore del Festival Buxtehude 2007.
Svolge un’intensa attività come direttore
ospite e ha lavorato con le principali
orchestre in Europa, Stati Uniti e
56
tanti direttori per produzioni all’interno di
Festival e stagioni di grande prestigio. Per
il repertorio barocco collabora regolarmente con Philippe Herreweghe, Ton
Koopman, Frans Brüggen, René Jacobs,
Reinard Goebel e Paul McCreesh, mentre
per il repertorio romantico-contemporaneo
con Kent Nagano, Ivan Fischer, Marcus
Creed e Valery Gergiev. La sua attività
cameristica la vede protagonista di recital
accompagnata da Arthur Schoonderwoerd,
fortepiano, e Fred Jacobs, tiorba.
Nel 1996 ha debuttato nell’ambito operistico interpretando il paggio Tebaldo nel
“Don Carlos” di Verdi. Da allora è apparsa
regolarmente nei ruoli di Belinda, Pamina,
La Musica, Euridice, Dalinda e Ilia, al
pari di Amanda nell’ opera di Ligeti “Le
Grand Macabre” e di Mélisande nel
“Pelléas et Mélisande di Debussy”.
Ha partecipato a numerosi progetti discografici: tra i più recenti la “Messa in Si
minore” di Bach (Channel Classics),
Giappone. È stato direttore principale
della Radio Chamber Orchestra olandese e
ha lavorato con la Royal Concertgebouw
di Amsterdam, la DSO di Berlino, la
Tonhalle Orchestra di Zurigo, l’Orchestre
Philharmonique de Radio France, la
Bayerischen Rundfunks di Monaco, Santa
Cecilia di Roma, la Wiener Symphoniker,
la Deutsche Kammerphilharmonie e la
Danish Radio Orchestra. Tra le nuove collaborazioni nella stagione prossima figurano la New York Philharmonic, la
Cleveland Orchestra, la New World
Orchestra Miami e la Boston Symphony.
Ton Koopman pubblica regolarmente e per
molti anni ha lavorato all’edizione completa dei concerti per organo di Händel per
Breitkopf & Härtel.
Titolare della cattedra di clavicembalo al
Conservatorio dell’Aja, ha recentemente
accettato la posizione di Professore
all’Università di Leiden ed è Membro
Onorario della Royal Academy of Music
di Londra. Ton Koopman è direttore artistico del “Festival Itinéraire Baroque en
Périgord vert”.
Il soprano olandese Johannette Zomer ha
intrapreso gli studi al Conservatorio di
Amsterdam nel 1990 con Charles van
Tassel, dopo aver lavorato come ricercatrice di microbiologia per alcuni anni. Nel
1997 ha ricevuto il “Performance
Diploma”.
Il suo repertorio, come appare dalla discografia, spazia dalla musica medievale fino
all’epoca barocca e classica; include il
repertorio lirico, Lieder, il Romanticismo
francese e la musica contemporanea. La
rivista ‘Gramophone’ ha rilevato che
Johannette Zomer rappresenta “una nuova
voce da tenere d’occhio.”
Johannette Zomer è invitata dai più impor57
Cantate e Oratori: Super Omnia di
Buxtehude con Ton Koopman (Antoine
Marchand). Ha inoltre registrato alcuni
recital con Fred Jacobs, tra cui “Le Nuove
Musiche” di Caccini (Channel Classics) e i
Lieder di Schubert con Arthur Schoon-derwoerd (Kennst du das Land, Alpha).
I prossimi progetti includono ”Oratorio di
Natale” di Bach con il Gewandhausorchester di Lipsia, “Il Barbiere di Siviglia” di
Rossini (Rosina) con il Dutch Wind
Ensemble e il “Flauto Magico” (Pamina)
alla Nazionale Reiseopera.
Nato a Kleve/Niederrhein, Klaus Mertens
ha iniziato lo studio del canto in giovane
età, proseguendo la sua formazione con
insegnanti del calibro di Else BischofBornes, Jakob Stämpfli e Peter Massmann
per diplomarsi con il massimo dei voti.
Appena conseguito il diploma, ha iniziato
una brillante carriera concertistica che lo
ha portato nelle più prestigiose sale del
mondo.
Klaus Mertens è attualmente tra i maggiori e più richiesti interpreti di musica barocca e ha preso parte più volte e con diversi
direttori a incisioni di opere bachiane.
Nell’ottobre del 2003 ha terminato la registrazione della serie completa delle
Cantate di Bach insieme all’Amsterdam
Baroque Orchestra sotto la direzione di
Ton Koopman. La partecipazione a questo
progetto, che è durato 10 anni e si è articolato in numerose tournée in Europa,
America e Giappone, ha svolto un ruolo
fondamentale nella sua carriera: per la
prima volta infatti un cantante ha inciso
tutte le opere vocali di Bach e le ha interpretate in concerto.
Klaus Mertens dedica molto tempo e passione alla letteratura liederistica. Il suo
repertorio include lavori da Monteverdi ai
compositori contemporanei, compresi
alcuni testi che sono stati scritti appositamente per lui. Svolge, inoltre, approfondite ricerche musicologiche al fine di riportare alla luce opere inedite o di raro ascolto.
Klaus Mertens lavora regolarmente con
orchestre e direttori di grande prestigio in
tutto il mondo ed è tra gli ospiti principali
dei maggiori Festival nel mondo.
Una discografia di più di 140 tra CD e
DVD e molte trasmissioni radio-televisive
internazionali testimoniano la competenza
e la versatilità di un cantante tra i più
apprezzati.
Ton Koopman ha fondato l’Amsterdam
Baroque Orchestra nel 1979. Il gruppo è
formato da musicisti specializzati nell’ambito della musica barocca a livello internazionale che si ritrovano insieme varie volte
58
all’anno per preparare ed eseguire nuovi
programmi. Per i musicisti ogni concerto è
una grande esperienza e l’energia unita
all’entusiasmo di Koopman sono una
garanzia della migliore qualità di ogni singola rappresentazione. Il repertorio dell’orchestra comprende tutti i brani strumentali e vocali composti tra il 1600 e il
1791. “Traccio il confine alla morte di
Mozart” afferma Ton Koopman.
L’Amsterdam Baroque Choir è stato fondato nel 1992 ed è costituito principalmente da giovani cantanti professionisti olandesi. Il suo debutto nel 1992 durante il
Festival di Musica Antica di Utrecht, con
l’esecuzione in prima mondiale del
“Requiem a 15 voci” e dei “Vespri a 32
voci” di Biber, ha avuto un enorme succes-
so. La successiva incisione di queste opere
è stata premiata con il ‘Cannes Classical
Award’ per la migliore interpretazione di
musica corale del XVII – XVIII secolo.
Per la rara combinazione di chiarezza e
flessibilità nell’interpretazione l’Amsterdam Baroque Choir è considerato uno dei
cori più significativi presenti nel panorama
odierno.
Nel 1994 Ton Koopman, insieme
all’Amsterdam Baroque Orchestra &
Choir, ha intrapreso la realizzazione di uno
dei più ambiziosi progetti discografici
delle ultime decadi: l’esecuzione e la registrazione del ciclo completo delle Cantate
di Bach, sia sacre che profane, eseguite
secondo le più recenti ricerche musicologiche. Per i primi 4 volumi Ton Koopman
59
e l’Amsterdam Baroque Orchestra & Choir
hanno
ricevuto
il
Deutsche
Schallplattenpreis Echo Klassik in
Germania. Del progetto fanno parte anche
tre pubblicazioni sulle Cantate scritte da
Christoph Wolff e Ton Koopman, e la trasmissione da parte della TV olandese di 6
documentari dedicati a questo straordinario progetto.
L’Orchestra ha prodotto per diverse case
discografiche registrazioni delle maggiori
opere barocche e classiche. Tra i molti
premi ha ricevuto il Gramophone Award,
Diapason d’Or, 10-Repertoire, Stern des
Monats-Fono Forum, Prix Hector Berlioz
e due Edison Awards. Nel 2003 Ton
Koopman ha fondato la propria casa discografica ‘Antoine Marchand’, un’etichetta
affiliata a Challenge Classics, con la quale
ha proseguito la pubblicazione delle nuove
registrazioni. ‘Antoine Marchand’ ha finora pubblicato 22 cofanetti delle Cantate di
Bach, una nuova registrazione della
“Passione secondo Matteo”, sia in CD che
in DVD, un magnifico video della
“Passione secondo Marco”, registrata dal
vivo a Milano nel marzo 2000, e i primi
cinque volumi dell’opera omnia di
Buxtehude.
Ton Koopman e l’Amsterdam Baroque
Orchestra & Choir sono regolarmente
ospiti delle principali sale da concerto in
Europa, Stati Uniti e Giappone. Nella stagione 2007/08 compiranno numerose tournée, soprattutto in Europa, con concerti in
varie città tra cui Amsterdam, Parigi,
Londra, Vienna, Roma, Varsavia, Budapest
così come a Mosca.
WEICHET
BWV 202
NUR,
BETRÜBTE
SCHATTEN
1. (Aria) S
Oboe, Violino I/II, Viola, Continuo
Weichet nur, betrübte Schatten,
Frost und Winde, geht zur Ruh!
Florens Lust
Will der Brust
Nichts als frohes Glück verstatten,
Denn sie träget Blumen zu.
2. Recitativo S
Continuo
Die Welt wird wieder neu,
Auf Bergen und in Gründen
Will sich die Anmut doppelt schön verbinden,
Der Tag ist von der Kälte frei.
3. Aria S
Continuo
Phoebus eilt mit schnellen Pferden
Durch die neugeborne Welt.
Ja, weil sie ihm wohlgefällt,
Will er selbst ein Buhler werden.
4. Recitativo S
Continuo
Drum sucht auch Amor sein Vergnügen,
Wenn Purpur in den Wiesen lacht,
Wenn Florens Pracht sich herrlich macht,
Und wenn in seinem Reich,
Den schönen Blumen gleich,
Auch Herzen feurig siegen.
5. Aria S
Violino solo, Continuo
Wenn die Frühlingslüfte streichen
Und durch bunte Felder wehn,
Pflegt auch Amor auszuschleichen,
Um nach seinem Schmuck zu sehn,
Welcher, glaubt man, dieser ist,
60
Ich habe genug!
Ich hab ihn erblickt,
Mein Glaube hat Jesum ans Herze
gedrückt;
Nun wünsch ich, noch heute mit Freuden
Von hinnen zu scheiden.
Dass ein Herz das andre küsst.
6. Recitativo S
Continuo
Und dieses ist das Glücke,
Dass durch ein hohes Gunstgeschicke
Zwei Seelen einen Schmuck erlanget,
An dem viel Heil und Segen pranget.
2. Recitativo B
Continuo
Ich habe genug.
Mein Trost ist nur allein,
Dass Jesus mein und ich sein eigen möchte
sein.
Im Glauben halt ich ihn,
Da seh ich auch mit Simeon
Die Freude jenes Lebens schon.
Laßt uns mit diesem Manne ziehn!
Ach! möchte mich von meines Leibes
Ketten
Der Herr erretten;
Ach! wäre doch mein Abschied hier,
Mit Freuden sagt ich, Welt, zu dir:
Ich habe genug.
7. Aria S
Oboe, Continuo
Sich üben im Lieben,
In Scherzen sich herzen
Ist besser als Florens vergängliche Lust.
Hier quellen die Wellen,
Hier lachen und wachen
Die siegenden Palmen auf Lippen und
Brust.
8. Recitativo S
Continuo
So sei das Band der keuschen Liebe,
Verlobte Zwei,
Vom Unbestand des Wechsels frei!
Kein jäher Fall
Noch Donnerknall
Erschrecke die verliebten Triebe!
3. Aria B
Violino I/II, Viola, Continuo
Schlummert ein, ihr matten Augen,
Fallet sanft und selig zu!
Welt, ich bleibe nicht mehr hier,
Hab ich doch kein Teil an dir,
Das der Seele könnte taugen.
Hier muss ich das Elend bauen,
Aber dort, dort werd ich schauen
Süßen Friede, stille Ruh.
9. Aria (Gavotte) S
Oboe, Violino I/II, Viola, Continuo
Sehet in Zufriedenheit
Tausend helle Wohlfahrtstage,
Dass bald bei der Folgezeit
Eure Liebe Blumen trage!
4. Recitativo B
Organo
Mein Gott! wann kömmt das schöne: Nun!
Da ich im Friede fahren werde
Und in dem Sande kühler Erde
Und dort bei dir im Schoße ruhn?
Der Abschied ist gemacht,
Welt, gute Nacht!
ICH HABE GENUG BWV 82
1.Aria B
Oboe, Violino I/II, Viola, Continuo
Ich habe genug,
Ich habe den Heiland, das Hoffen der
Frommen,
Auf meine begierigen Arme genommen;
61
Bräutigam! ich} eile nun,
beide
Die Hochzeitkleider anzutun.
5. Aria B
Oboe, Violino I/II, Viola, Continuo
Ich freue mich auf meinen Tod,
Ach, hätt er sich schon eingefunden.
Da entkomm ich aller Not,
Die mich noch auf der Welt gebunden.
ICH GEH
BWV 49
UND SUCHE MIT
4. Aria S
Oboe d'amore, Violoncello piccolo,
Continuo
Ich bin herrlich, ich bin schön,
Meinen Heiland zu entzünden.
Seines Heils Gerechtigkeit
Ist mein Schmuck und Ehrenkleid;
Und damit will ich bestehn,
Wenn ich werd im Himmel gehn.
VERLANGEN
Dialogus 1. Sinfonia
Oboe d'amore, Violino I/II, Viola, Organo
obligato, Continuo
5. Recitativo (Dialog) S B
Continuo Seele (S), Jesus (B)
Sopran
Mein Glaube hat mich selbst so angezogen.
Bass
So bleibt mein Herze dir gewogen,
So will ich mich mit dir
In Ewigkeit vertrauen und verloben.
Sopran
Wie wohl ist mir!
Der Himmel ist mir aufgehoben:
Die Majestät ruft selbst und sendet ihre
Knechte,
Dass das gefallene Geschlechte
Im Himmelssaal
Bei dem Erlösungsmahl
Zu Gaste möge sein,
Hier komm ich, Jesu, lass mich ein!
Bass
Sei bis in Tod getreu,
So leg ich dir die Lebenskrone bei.
2. Aria B
Organo obligato, Continuo
Ich geh und suche mit Verlangen
Dich, meine Taube, schönste Braut.
Sag an, wo bist du hingegangen,
Dass dich mein Auge nicht mehr schaut?
3. Recitativo S B
Violino I/II, Viola, Continuo Jesus (B),
Seele (S)
Bass
Mein Mahl ist zubereit'
Und meine Hochzeittafel fertig,
Nur meine Braut ist noch nicht gegenwärtig.
Sopran
Mein Jesus redt von mir;
O Stimme, welche mich erfreut!
Bass
Ich geh und suche mit Verlangen
Dich, meine Taube, schönste Braut.
Sopran
Mein Bräutigam, ich falle dir zu Füßen.
{Bass / Sopran}
Komm, {Schönste / Schönster}, komm
und lass dich küssen,
{Du sollst mein / Laß mich dein} fettes
Mahl genießen.
{Komm, liebe Braut, und / Mein
6. Aria B S e Choral
Oboe d'amore e Violino I all' unisono,
Violino II, Viola, Organo obligato,
Continuo Jesus (B), Seele (S)
Dich hab ich je und je geliebet,
Wie bin ich doch so herzlich froh,
62
Dass mein Schatz ist das A und O,
Der Anfang und das Ende.
Und darum zieh ich dich zu mir.
Er wird mich doch zu seinem Preis
Aufnehmen in das Paradeis;
Des klopf ich in die Hände.
Ich komme bald,
Amen! Amen!
Ich stehe vor der Tür,
Komm, du schöne Freudenkrone, bleib
nicht lange!
Mach auf, mein Aufenthalt!
Deiner wart ich mit Verlangen.
Dich hab ich je und je geliebet,
Und darum zieh ich dich zu mir.
Festival Barocco 2001. Ton Koopman (Arch. fot. APT)
63
VITERBO - Palazzo dei Papi
Il Palazzo è un complesso imponente caratterizzato da massicci contrafforti che lo identificano più come una fortezza che non come una
residenza. Nella sobria facciata, coronata da
merli guelfi, si aprono sei finestre a feritoia e
sei finestre a bifore trilobate che danno luce
alla Sala del Conclave, di gran lunga la più
famosa di tutto il monumento. I due archetti
trilobati di ciascuna finestra poggiano sulla
colonnina di mezzo e sulle due mezze colonnine dei lati, adorne di capitelli a caulicoli, con
le basi unghiate ai quattro angoli. Sulla facciata si distinguono gli stemmi dei Gatti. La
Loggia fu fatta costruire, infatti, da Andrea di
Beraldo Gatti nipote di Raniero e a lui succeduto nella carica di Capitano del Popolo nel
1267. Fu aggiunta probabilmente per sopperire alla mancanza di un verone da cui il pontefice potesse affacciarsi per benedire le folle e
colpisce una certa differenza di stile con il
palazzo, sebbene la cornice che collega i due
prospetti crei una sintesi architettonica di non
comune genialità. In stile gotico, ha sette arcate con un doppio ordine di otto colonnine
sostenenti archi a tutto sesto che formano
archi a sesto acuto: suggestiva fusione della
forma ogivale con la romanica. Il colonnato è
sormontato da una trabeazione a metope in
cui sono raffigurati, in origine animati da una
vivace policromia, il leone di Viterbo con la
lancia trifida simulante la palma di Ferento, lo
stemma della famiglia Gatti (scudi con quattro barre orizzontali), l’aquila ad ali spiegate
simbolo dell’Impero e le doppie infule insieme alle chiavi papali. Un identico disegno era
sull’altro lato raccordato al primo da un tetto:
l’eccessivo peso della trabeazione, sovrapposta all’esile teoria delle colonnine, aumentato
dalla spinta dei due spioventi della copertura
gravò talmente su queste che già poco dopo il
1325 crollò il prospetto a valle ed il tetto.
L’altro prospetto fu salvato frapponendo agli
archi una solida muratura rimasta fino agli
Palazzo dei Papi (foto F. Biganzoli)
inizi di questo secolo quando vennero effettuati lavori di restauro all’intero edificio, eliminando anche l’avancorpo che nella seconda
metà del Cinquecento era stato costruito
lungo l’intera facciata del palazzo. La loggia
poggia su un grande arco con un sottostante
pilastro ottagonale al cui interno è la tromba
di una cisterna che conteneva l’acqua portata
fino al Palazzo Papale dalla sorgente della
Mazzetta. Parti di questo fons papalis, la tazza
a scannellature ornata da teste di animali e il
sostegno centrale, pare costituiscano la fontana che si trova al centro della loggia composta nell’insieme da varie parti di epoche diverse. Ebbero come dimora il Palazzo di Viterbo
molti papi tra cui Giovanni XXI, eletto nel
1276 e morto nello stesso anno, il cui sepolcro
è nella Cattedrale; Martino IV eletto nel 1280
non senza pressioni lasciò la città scagliando
su di essa l’interdetto. Condannata a diroccare una buona parte delle mura cittadine,
Viterbo vide cadere nell’abbandono il superbo palazzo che divenne infine la dimora dei
vescovi diocesani.
64
VENERDÌ 12 SETTEMBRE 2008
VITERBO – CATTEDRALE DI S. LORENZO
Clemencic Consort
René Clemencic direttore
IN DULCI JUBILO
Alessandro Piccinini (1566 - ca. 1628)
Chiara Maria Cozzolani (n. ca. 1653)
Claudio Monteverdi (1567 - 1643)
Anonymus (ca. 1650)
Claudio Monteverdi
Stefano Landi (1586/87 - 1639)
Chiara Maria Cozzolani
Angelo M. Bartolotti (ca. 1600–1669)
Anonymus/Pratum Musicum (ca. 1600)
Giacomo Carissimi (1605-1674)
Giovanni Felice Sances (ca. 1600 – 1679)
Gaspar Sanz (ca. 1650 – ca. 1710)
Santiago de Murcia (ca. 1685 – ca. 1740)
Anonymus ( XV sec.)
François Couperin (1668 – 1733)
Georg Friedrich Händel (1685 – 1759)
Preludio: Aria prima
Concerti Sacri: O dulcis Jesu
Exulta filia Sion
Jesu quam es laudabilis
Ego flos campi
Recitativo e Aria della Religione
Concerti Sacri: Colligite pueri flores
Prelude–Courante–Passacaglia
Branle double
Mortalis homo
Salvum me fac
Follia
La jotta
Omnis mundus jucundetur nato Salvatore
Venite exultemus Domino
Sarabande Duetto, Tanti strali
Radu Marian Sopranista
Armin Gramer Controtenore
Pierre Pitzl Chitarra barocca
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Il Clemencic Consort costituito da quasi
cinquanta anni, si avvale di musicisti internazionali il cui numero può variare da tre
a quarantacinque secondo le esigenze del
programma. Mirata a ricreare un’interpretazione storicamente autentica, l’intensa
attività del consort si realizza in un vastissimo repertorio che va dalla musica
medioevale a quella barocca, in un ventaglio di proposte che testimoniano la straordinaria apertura dei suoi elementi alle
varie forme di musica. Oltre ad un centinaio di incisioni discografiche, ai concerti
tenuti in tutto il mondo, alle produzioni
radiotelevisive ed ai numerosi riconoscimenti internazionali, sono da ricordare le
rappresentazioni di commedie medioevali,
di opere barocche e di oratori, a volte con
la partecipazione di attori e danzatori, perfino con la Commedia dell’Arte.
In Dulci Jubilo
Un concerto con musiche del primo e
tardo Barocco: Musica Jubilationis, un
giubilare musicale sui miracoli della
magnificenza celeste, e il miracolo della
nostra redenzione.
Come nessun’altra, la musica dell’età
barocca si presta ad esprimere questo giubilo commovente, in una tempesta risonante di gioia. Ciò malgrado, oppure proprio per causa, dei tempi duri e spesso
crudeli di quel periodo.
Di Monteverdi ascoltiamo un “Exulta
Filia Sion a voce sola” di altissimo virtuosismo, poi un assolo sereno e meditativo
“Ego flos campi” dal Cantico dei Cantici
di Salomone. Val bene una riscoperta la
musica meravigliosa di Chiara Margareta
Cozzolani, nota come cantante a Milano
fino al 1620, che prese i voti presso le
Benedettine di Santa Radegonda a
Milano, dove morì intorno al 1653. Nel
René Clemencic, è compositore, direttore
d’orchestra, virtuoso di flauto, fondatore e
direttore del Clemencic Consort; musicologo e scrittore, dottore in filosofia, collezionista di incunaboli, di libri emblematici
e di sculture. Dopo gli studi di filosofia,
matematica e musicologia a Vienna e
Parigi si laurea nel 1956 con la tesi ‘Essere
e coscienza in Luois Lavelle’ all’ Università di Vienna. Studia il flauto dolce, il clavicembalo e la prassi esecutiva della musica antica a Vienna, in Olanda e a Berlino.
Studia teoria della musica e composizione
con E. Ratz e J. Polnauer, allievi e amici di
Schoenberg, e la teoria dodecafonica di
J.M. Hauer da Johannes Schweiger. Ha
inciso più di 100 dischi e cd, da solista e
direttore del Clemencic Consort, e di
diverse orchestre di tutto il mondo.
66
mo virtuosismo in tempo binario.
Il più grande maestro del Barocco francese, François Couperin le Grand, è presente con il mottetto “Venite exultemus
Domino”. Due alte voci si elevano, a volte
in duetto a volte assolo, sopra il basso
continuo. La conclusione è costituita da
un animato passo di danza serpeggiante in
tempo ternario.
Lo splendido duetto “Tanti strali” per
soprano, alto, e basso continuo ha origine
nel primo periodo italiano (ca 1710-1711)
di G.F. Händel. È diviso in tre parti: ad un
Allegro in forma da capo (A-B-A) segue
un Andante sereno in tempo a quattro
quarti. Il finale è un Allegro virtuosistico,
sempre a quattro quarti. Dato che nel
tardo Barocco l’amore celeste e l’amore
profano spesso non si distinguono, tanto
più è giusto che questo duetto d’amore
segni la conclusione di questa Musica
Jubilationis.
René Clemencic
monastero compose un gran numero di
musiche sacre di primissimo ordine:
Salmi, un Magnificat, Concerti Sacri ed
altro. Dai Concerti Sacri presentiamo oggi
“O dulcis Jesu” e “Colligite pueri flores”.
Sopra un basso continuo si innalzano due
voci in un canto artisticamente intrecciato.
Dall’opera di chiesa “Il Sant’Alessio”, la
prima opera basata su fatti storici concreti del romano Stefano Landi, sentiamo
l’aria della Religione. Il compositore
romano Giovanni Felice Sances che era
anche cantante e insegnante, era attivo
soprattutto in Austria al servizio dei due
Imperatori Ferdinand III e Leopold I, che
non solo amavano la musica ma erano
anche compositori. Il mottetto di Sances
“Salvum me fac” è costituito di tre voci.
Sopra un basso strumentale pacato si elevano elegantemente le due voci. Si alternano parti in stile di danza in tempo ternario con brani declamanti e passi di altissi-
67
VITERBO - Teatro dell’Unione
ne di opere liriche che prevedevano grandi
L’edificio, in stile neoclassico, esibisce
scenografie, basti pensare che l'attuale uscita
un’ampia facciata strutturata in due ordini,
di sicurezza sul fondo del palco veniva utidorico e ionico, con grandi finestre sormonlizzata per introdurre carrozze e cavalli per
tate da un "attico" e chiusa da un grande timparticolari rappresentazioni. Danneggiato
pano. La nascita del teatro fu determinata
dai bombardamenti che colpirono la città nel
dalla volontà della Società dei Palchettisti,
1943-44, l’edificio venne in seguito totalpiù tardi Società dell’Unione, costituita da
mente ceduto dalla Società dei Palchettisti
cittadini che desideravano uno spazio teatraall’Amministrazione Comunale. In un docule in alternativa al già esistente Teatro del
mento del 1950 l’ingegnere romano
Genio. I progetti presentati in un primo
Domenico Smargiassi lodò l’architettura in
momento non convinsero i membri della
muratura e non in legno del Vespignani, che
Società; si decise così di dare vita ad un vero
aveva permesso così di salvarne la struttura.
e proprio bando, in cui vennero inserite le
Ad oggi le uniche parti che si conservano
misure da dover rispettare nell’ideazione del
della struttura originaria sono i palchi e parti
progetto. Vinse Virginio Vespignani, già
della facciata.
artefice del Teatro civico di Orvieto. I lavoIl soffitto è opera del pittore viterbese
ri, iniziati nel novembre del 1846, terminaAngelo Canevari, mentre a Felice Ludovisi
rono solo nel 1855. Il 4 novembre dello stesfu affidata la realizzazione delle tele del sofso anno il teatro venne inaugurato con la
fitto dell'atrio e della biglietteria. I medagliorappresentazione di “Rigoletto”. Più tardi fu
ni dell'atrio sono opera del pittore Badaloni.
perfezionata l’illuminazione a cera della
I meccanismi scenici riproducono fedelmensala, sostituita nel 1855 da quella a gas, e
te quelli originali. L’edificio ha una capienza
completata la decorazione del soffitto e dei
di 660 posti, dei quali 270 in platea ed i
lacunari, grazie all’opera dei bolognesi
restanti nei quattro ordini di palchi.
Samoggia e Dal Pane, e degli stucchi affidati a Giuliano Corsini da Urbino. Il lampadario, su disegno dello stesso
Vespignani, fu realizzato dalla fabbrica
Boni e Guerrini di Ancona, con materiale importato da Parigi. Il teatro presenta una pianta rettangolare con sala
semicircolare a ferro di cavallo, pareti
ricurve e quattro ordini di palchi, il loggione, la galleria e il palcoscenico.
Daniele Ferretti fu l’autore del meccanismo del palcoscenico, dotato di uno
splendido sipario dipinto da Pietro
Gagliardi con la raffigurazione di grandi poeti e musicisti italiani che ascendono al tempio della Gloria. Le sue proporzioni erano state studiate in funzio- Teatro dell’Unione (foto F. Biganzoli)
68
SABATO 13 SETTEMBRE 2008
VITERBO - TEATRO DELL’UNIONE
The Swingle Singers
JAZZ SEBASTIAN BACH
H. Purcell (arr T. Bullard) - Dido and Aeneas Lamento di Didone
J.S. Bach (arr J. Rathbone) - Preludio al corale BWV 608 In Dulci Jubilo
J.S. Bach (arr B. Parry) - Cantata “Wachet Auf” BWV 140 Sleepers Wake
J.S. Bach (arr W. Swingle) - Suite n. 2 in si minore Badinerie
W.A. Mozart (arr W. Swingle) - Eine Kleine Nachtmusik, I mov
W.A. Mozart (arr J. Rathbone) - Rondò alla Turca
J. Brahms (arr M. Williams) - Danza ungherese n. 5
Albinoni - Giazotto (arr T. Bullard) - Adagio in sol minore
M. Ravel (arr T. Bullard) - Bolero
*****
Murphy (arr. T. Hug) - A Fifth of Beethoven
Lennon/Mc Cartney (arr. C. Canning) - Lady Madonna
N. Drake, (arr. T. Bullard) - River Man
Jem/Green Day - Aria dalla Suite No.3 in Re magg.
J.S. Bach (arr. W. Swingle)
Preludio No.12 in Fa Minore BWV 881 (dal II libro del Clavicembalo ben temperato)
J.S. Bach (arr. W. Swingle) - Largo dal Concerto per clavicembalo e archi in fa minore
A. Piazzolla, (arr. k. Erez) - Libertango
C. Corea (arr. S. Stroman) - Spain
Q. Jones (arr. A. L'Estrange) - Soul Bossa Nova
J.S. Bach - Vivaldi (arr W. Swingle) - Concerto da “L'Estro Armonico” Op.3 No.11 III mov
J.S Bach (arr B. Parry) Fuga per Organo in sol minore
Julie Kench, Joanna Goldsmith
Clare Wheeler, Johanna Marshall
Christopher Jay, Richard Eteson
Tobias Hug, Kevin Fox
soprani
contralti
tenori
bassi
I costumi degli Swingle Singers sono stati offerti dalla Ditta APSLEY Tailors Ltd. “The Bespoke Tailors”.
The Swingle Singers usano il Sistema WMS4000 microfoni senza filo di AKG.
69
spazia da Bach al Jazz, dai madrigalisti francesi a Duke Ellington, da Mozart a Gershwin.
Sebbene Ward Swingle si sia trasferito nella
nativa America per attivitá didattiche, il complesso continua ad avvalersi della sua consulenza artistica, proseguendo sempre con
maggior successo il suo cammino che si
applica nei centri di produzione classica
come in quelli di jazz, del pop, musica contemporanea, oltre che nell’ormai tradizionale
concerto speciale della notte di Natale al
Canadian Brass di Toronto.
Dite a un trombettista che fa ‘cantare’ il suo
strumento: gli avrete fatto un grande elogio,
ma provate a dire a un cantante, che sembra
una tromba! La risposta non sarà gentile, a
meno che non abbiate a che fare con The
Swingle Singers. Cantare una musica eseguendola come se fosse suonata: questo é, in
breve, il motto degli Swingle Singers e della
loro attività.
Il complesso, costituito da Ward Swingle agli
inizi degli anni ’60 a Parigi, poi ricomposto
in occasione del trasferimento di questi a
Londra, sulla base del doppio-quartetto con
otto vocalisti educati secondo i canoni della
tradizione corale inglese sulla quale Swingle
proseguí la sua ricerca stilistica - introducendo e definendo quell’ormai inconfondibile
sound che lo caratterizza - riscosse subito
l’approvazione del pubblico e della critica.
La tecnica vocale impeccabile, la notevole
armonia e fusione dei timbri musicali, permette agli Swingle di avere un repertorio che
La storia di un successo imprevisto
All’inizio gli Swingle Singers erano solo
otto bravissimi cantanti del tutto indipendenti tra loro. Di solito lavoravano come raffinati coristi nelle sale d’incisione dei cantanti
francesi, tra cui alcuni grandi come Charles
Aznavour e Gilbert Becaud. Nel migliore dei
casi si trovavano a prestare le loro voci ai più
affascinanti progetti del compositore e diret70
composizioni. La trovata ebbe esiti clamorosi: nel 1962 realizzarono il loro primo disco
tutto dedicato a musiche di Bach soprattutto
allo scopo di documentare il lavoro che stavano facendo, ma senza particolari intenzioni commerciali, come appunto avvenne in
Francia dove fu diffuso tra estimatori e pochi
appassionati curiosi. La pubblicazione in
America avvenne l’anno successivo e alcuni
deejay radiofonici lo notarono e in pochi
mesi contribuirono al loro lancio facendolo
entrare perfino nelle classifiche di vendita
dove rimasero molti mesi. Vinsero premi di
ogni genere e furono perfino chiamati ad esibirsi alla Casa Bianca davanti al presidente
Kennedy, ricevendo poi elogi da grandi
come Gillespie e la Fitzgerald. Il successo
rimbalzò indietro in Europa in breve tempo
trattandosi di un genere che poteva essere
compreso da tutti, appassionati sia di musica
classica che di jazz; non c’erano parole che
impedissero la comprensione immediata del
testo e questa ‘contaminazione’ di mondi
tore d’orchestra Michel Legrand, spesso in
chiave jazzistica, il quale poi si trasferì però
in America. Alcuni di loro, capitanati da
Ward Swingle, decisero di unirsi e costruire
un progetto proprio mettendo a punto, quasi
per gioco, quelli che erano i loro esercizi abituali per tenere in allenamento la voce.
Provarono ad esercitarsi in alcune partiture
classiche e soprattutto in quelle di Bach leggendo le varie parti strumentali come se fossero cantabili: ben conosciamo la ‘duttilità’ e
l’’universalità sonora e timbrica’ delle opere
di Bach che si prestano ad essere eseguite
con qualsivoglia strumento restando comunque integre nella loro bellezza assoluta. La
cosa dunque funzionò talmente bene che
Ward Swingle si apprestò a trascrivere le
partiture originali adattandole alla struttura
vocale del neonato complesso: su una base
strettamente vocale si innestava una lieve
cadenza jazz, con vocalizzi desunti dalle tecniche scat dei cantanti tradizionali, ma adattate al tono e al timbro originario di quelle
71
Anche il mondo musicale contemporaneo
‘colto’ ebbe grande interesse per il complesso: Berio dedicò a loro la sua “Sinfonia per
otto voci e orchestra” che rimane una delle
opere più eseguite del grande musicista italiano. Dopo circa dieci anni di attività il complesso iniziò ad accusare i segni dell’usura e,
come accade spesso in simili casi, decisero
di sciogliersi anche per dedicarsi più intensamente ai propri interessi individuali. Ma
Ward Swingle si trasferì in Inghilterra e
operò una nuova selezione attraverso test di
ogni genere facendo rinascere, in versione
inglese, una nuova edizione del complesso.
Anche il nuovo gruppo ebbe dieci anni di
attività gloriosa per poi vivere un nuovo
momento di pausa interrotto negli ultimi
anni in cui gli Swingle Singer conoscono
una nuova giovinezza.
musicali così diversi ebbe un risultato di
pubblico inatteso. Iniziarono anche i concerti: in pubblico apparivano vestiti di nero con
abiti di Yves Saint Laurent e Pierre Balmain,
in posa composta e sobria, interpretavano il
repertorio classico con simmetria e rigore
creando addirittura un diverso modo (tutto
europeo) di interpretare il jazz, accompagnati da una piccola sezione ritmica composta
da basso e batteria. Dopo Bach anche
Telemann, Händel, Mozart e poi Beethoven
e Chopin furono sottoposti al ‘trattamento’di
rilettura da parte degli Swingle Singers: in
quel periodo il jazz aveva più volte dato
segnali di attrazione nei confronti della
musica classica e le similitudini tra il jazz e,
in particolare, la musica barocca per l’importanza del ritmo e le tecniche di contrappunto
che favoriscono spunti di improvvisazione.
72
A fianco: Festival 2004.
Il clavicembalista Trevor
Pinnock (Viterbo, 28 Agosto
2004 - Arch. fot. APT)
In basso: Festival 2005.
Gustav Leonhardt durante il recital al Palazzo dei Papi nell’edizione del Festival Barocco del
2005 (Arch. fot. APT)
73
VITERBO - Chiesa di Santa Maria della Verità
L’edificio, unitamente all’adiacente complesso monastico, nasce agli inizi del XIII secolo
articolato su una icnografia a croce latina
coperta da un semplice tetto a capriate decorato da pianelle dipinte. La fondazione fu opera
dei monaci premostratensi, ma pochi decenni
dopo il complesso era occupato dall’ordine dei
Servi di Maria che imposero la nuova dedicazione alla Madonna con il titolo di S. Maria
della Verità. La facciata esterna, ricostruita nel
secondo dopoguerra, si propone in forme semplici, con una cortina di lastre di peperino su
cui si apre un portale cinquecentesco, sormontato da lunetta vuota tra due statue in pietra.
L’interno, di una grandiosità essenziale intonata ai rifacimenti della seconda metà del
Quattrocento, mostra il transetto aperto da un
grande arco ogivale che poggia su esili colonnine pensili.
Gioiello della chiesa è la splendida cappella
Mazzatosta che, a pianta quadrata in forme
tardo-gotiche, conserva ancora l’originale cancellata in ferro battuto e parte del pavimento a
piastrelle di maiolica. La cappella, fatta edificare nella metà del Quattrocento da Nardo
Mazzatosta, aristocratico viterbese, fu dipinta
da Lorenzo da Viterbo che terminò la sua
opera nel 1469. Le scene, di soggetto mariano,
distrutte dai bombardamenti aerei, vennero
sottoposte ad un intervento di ricostruzione e
restauro innovativo e rivoluzionario: ventitremila frammenti furono recuperati e ricollocati
in situ. Nella parete sinistra si articola il capolavoro cui Lorenzo deve la sua fama: nella
lunetta superiore la “Presentazione di Maria al
Tempio”, nel fascione sottostante lo
“Sposalizio di Maria”. L’affresco ha anche un
grande valore documentaristico, “…sono
molti giovani cavati dal naturale” scriverà il
cronista viterbese Nicolò della Tuccia raffigurato anch’egli tra la folla.
La chiesa di S. Maria della Verità ancora conserva, inoltre, frammenti della decorazione
pittorica che tra la fine del XIII e gli inizi del
XIV secolo ornavano le cappelle precedenti ai
rifacimenti rinascimentali
Cappella Mazzatosta. Particolare della volta
(foto G. Cerica)
Cappella Mazzatosta. Lo sposalizio della Vergine (foto arch. fot. APT)
74
VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2008
VITERBO - CHIESA DI S. MARIA DELLA VERITÀ
La Risonanza
Fabio Bonizzoni, direttore
GEORGE FRIEDRICH HÄNDEL
LA MUSICA SACRA ITALIANA
Ah! Che troppo ineguali, Cantata per soprano, archi e bc
Haec est Regina Virginum, Mottetto per soprano, archi e bc
Sonata a 5, Andante. Adagio, Allegro
Salve Regina, Mottetto per soprano, organo, archi e bc
*****
Il pianto di Maria (G.B.Ferrandini – attrib. Händel), Cantata per soprano, archi e bc
Yetzabel Arias Fernandez
Nick Robinson
Silvia Colli
Rossella Borsoni
Claudia Combs
Gianni De Rosa
Caterina Dell’Agnello
Davide Nava
Fabio Bonizzoni
soprano
violino
violino
violino
violino
viola
violoncello
violone
clavicembalo, organo, direzione
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Amadeus, La Risonanza ha inciso un CD
con la “Missa non sine quare” di Johann
Caspar Kerll per la casa discografica
Symphonia (disco che ha vinto lo “CHOC”
di “Le monde de la Musique”) ed un CD
dedicato alle cantate di Luigi Rossi pubblicato da Stradivarius. Sempre per il mensile
Amadeus, è uscito un disco dedicato ai concerti per organo di Franz Joseph Haydn. Dal
2000 incide per la casa spagnola Glossa per
la quale sono stati pubblicati un disco dedicato a Barbara Strozzi ed un altro con i concerti per organo di Giuseppe Sammartini.
Attualmente, sempre per Glossa ed in collaborazione con la Facoltà di Musicologia
dell'Università di Pavia e con l'Associazione
Händel di Milano, La Risonanza è impegnata nel primo progetto di registrazione integrale delle cantate italiane con strumenti di
Fondata nel 1995 da Fabio Bonizzoni come
un ensemble vocale e strumentale, La
Risonanza si è progressivamente trasformata in un’orchestra da camera su strumenti originali. Ha un organico variabile a
seconda dei programmi proposti e collabora
talvolta con formazioni corali per programmi di particolare ampiezza. Il suo repertorio
è quello della musica italiana e, più in generale, della musica influenzata dallo stile italiano scritta nel XVII e XVIII secolo; presenta spesso programmi in cui partecipano
solisti vocali. Tra questi gli ospiti più frequenti sono i soprani Roberta Invernizzi,
Emanuela Galli e Nuria Rial, i baritoni
Fulvio Bettini e Furio Zanasi, il mezzosoprano Marina De Liso.
Dopo aver registrato nel 1996 un CD dedicato a Girolamo Frescobaldi per la rivista
76
G.F. Händel. Il primo disco di questa ambiziosa collana, dedicato alle cantate composte per il Cardinal Pamphili, è stato insignito del prestigioso ‘Stanley Sadie Händel
Recording Prize 2007’, un premio internazionale al miglior disco händeliano dell’anno. La Risonanza è ospite regolare dei più
importanti festival di musica antica quali il
Festival di Utrecht, di Brugge, il Festival di
Cuenca, di San Sebastian, di Santander, di
Saint Michel en Tiérache e di importanti
istituzioni quali il Bozar di Bruxelles, il
Rheingau Musik Festival di Wiesbaden,
Styriarte di Graz, l’Arsenal di Metz,
l’Accademia di Santa Cecilia di Roma e la
Società del Quartetto di Milano. Dal 2007,
La Risonanza è orchestra residente nel
dipartimento francese dell’Aisne e riceve il
sostegno del Ministero della Cultura e della
Comunicazione (‘DRAC Picardie’).
Marchese Ruspoli, Händel veniva chiamato
a fornire musica d’intrattenimento per le
occasioni pubbliche e private della capitale
e dei luoghi di villeggiatura dove le famiglie
nobili si recavano.
Se il corpus principale di questa produzione
è dato dalle cantate profane, non bisogna
tuttavia trascurare la sua produzione sacra: i
due oratori “Il trionfo del Tempo e del
Disinganno” e “La Resurrezione” e poi una
serie di composizioni di più modeste dimensioni scritte per varie occasioni diverse. E’
tra questi piccoli capolavori che si è scelto il
programma odierno. Due sono le caratteristiche che vogliamo sottolineare in queste
musiche – ed in realtà in tutta la produzione
italiana – e cioè la ricerca timbrica (ne è un
esempio il Salve Regina con organo e violoncello concertanti) e la felice invenzione
melodica. Fu proprio questa una delle capacità che Händel sviluppò in Italia e non è un
caso che molte delle pagine qui concepite
vennero poi riprese successivamente, negli
anni londinesi, e divennero immortali. Ce ne
fornisce un esempio il mottetto “Haec est
Regina virginum” che molti riconosceranno
essere il predecessore di una famosa pagina
della più celebre “Musica sull'acqua”.
Nella seconda parte del concerto ascolteremo invece una notevolissima composizione
di un autore praticamente sconosciuto: il
“Pianto di Maria” di Giovan Battista
Ferrandini.
Le prime fonti manoscritte venute alla luce
di questo brano lo attribuiscono ad Händel
stesso, tuttavia ragioni stilistiche fecero ben
presto dubitare di questa attribuzione. La
ricerca musicologica provò dunque l’erronea attribuzione al Sassone e, al contrario, la
paternità di Ferrandini – compositore di area
veneta dei primi del 700 – per questo straordinario brano.
Si tratta, in buona sostanza, di uno Stabat
La musica sacra italiana di Händel
Il soggiorno italiano del grande compositore fu relativamente breve (dalla fine del
1706 alla fine del 1709) ma fu senz’altro
uno dei periodi più importanti della sua vita
artistica. Giunto appena 21enne in uno
degli ambienti culturali ed artistici più ricchi
e fecondi che mai sia stato dato di concepire – la Roma dei primi del Settecento raccoglieva infatti i massimi artisti di tutte le arti
– Händel si trovò dunque a diretto contatto
con la musica più all’avanguardia del suo
tempo. Gli bastarono pochi mesi, poche settimane in realtà, per rendersi padrone dello
stile italiano e per iniziare a comporre capolavori assoluti con un’energia ed una vitalità che solo la gioventù, il genio e quella che
potremmo chiamare una ‘febbre della scoperta’ delle potenzialità espressive della
musica, possono spiegare.
Entrato al servizio e protetto dai maggiori
mecenati romani, ed in particolare dal
77
Ad plausus, ad jubila
pellantur cordis nubila,
recedat culpae nox.
Lux micat coelo fulgida nox
aura spirat cordi turgida,
sancti amoris blanda est vox.
Eja ergo, mortalis,
ignarae caecitatis
procul pelle timores,
et tu, turba fidelis,
decantare divinos
summi regis amores.
Gaude, tellus benigna,
decora, sanctus amor,
sanctus amor descendit ad te.
Cordis laus sit plena, sonora,
mentes nostras invitet ad se.
Alleluja.
Mater in italiano. Il libretto infatti ci descrive Maria, ai piedi della croce, vedere lo strazio del Figlio e la sua morte. Ferrandini
interpreta questo testo con una forza espressiva non comune ed alterna arie di carattere
molto diverso a recitativi, sia secchi sia
accompagnati, di grande drammaticità.
Le arie forse più impressionanti sono le
prime due: nella prima Maria canta sottovoce su note lunghe e tenute un drammatico
testo in cui ricusa, difatto, la grazia fattale di
aver portato in grembo il Figlio di Dio: la
drammaticità del momento è esaltata dal
fatto che la melodia da lei intonata è quella
del Magnificat gregoriano, il canto cioè di
ringraziamento che, molti anni prima, aveva
accompagnato l'annuncio dell'Angelo.
A questo momento fa seguito una straordinaria aria a quattro violini obbligati – una
scrittura non comune e di rara efficacia
sonora – in cui, al contrario, morto Gesù,
Maria ‘grida’ tutto il suo dolore di madre
privata di quanto aveva di più caro.
L’ultima aria, più convenionale dal punto di
vista della tecnica compositiva, è comunque
intensissima e di rara bellezza melodica e
chiude degnamente questo capolavoro quasi
sconosciuto della musica barocca.
Fabio Bonizzoni
Salve Regina
Salve Regina,
Mater misericordiae,
vita dulcedo et spes nostra salve.
Ad te clamamus,
exules filii Eva,
ad te suspiramus
gementes et flentes
in hac lacrimarum valle.
Eia ergo avvocata nostra
illos tuos misericordes oculos
ad nos converte,
et Jesum benedictum,
fructum ventris tuis
nobis post hoc exilium ostende.
O clemesn, O pia,
O dulcis virgo Maria.
O qualis de coelo sonus
O qualis de coelo sonus
tamquam advenientis
spiritus vehementis
totam replet domum amore?
et suavis aure sibilus
mortalium corda dum per flat,
ad sanctos amoris
improvisus in vita?
Haec est Regina Virginum
Haec est Regina Virginum
quae genuit Regem velut Rosa decora
Virgo Dei Genitrix per quam reperimus
Deus
et nomine alma virgo intercede pro nobis.
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già sparsa di mortal mesto pallore,
sopra il petto l’inchina, Ei muore!
Il Pianto di Maria
Giunta l’ora fatal dal ciel prescritta,
che sul Calvario monte,
con tragico apparato,
cirne doveva del Creatore il Figlio
videsi anch’ella in luttuoso ammanto,
la sconsolata madre esser presente
alla tragedia atroce e starne, - ah cieli!
Immobil nel dolor; soltanto in vita
Quanto sentir potesse
L’immensa acerbità del suo tormento.
E, mentre tutta in pianto si sciogliea,
così fra suoi singhiozzi ella dicea:
Sventurati miei sospiri
Se quest’alma non sciogliete
Molto poco voi potete
Molto lieve è il mio dolore.
Atrocissimi martiri
Che in umor gli occhi stillate,
poco è il duol se non stemprate
tutto in lagrime, anche il core”.
Sì disse la Gran Madre
In vedendo spirare l’amato Figlio
Insensata per duol tosto divenne
E priva di ogni senso al suol poi svenne;
ma tosto al chiuder gli occhi
dell’eterno fattore,
udissi intorno un fragor di sassi,
un crollar della terra,
un vacillar del suolo,
sì del morto Signor l’agita il duolo.
Ha decretati Iddio
tre terremoti universali in terra:
un nel morir del Verbo,
nel suo risorger l’altro
e il terzo alfine, - ahi nel pensarlo io tremo,
a quel che fia -, nel gran giudizio estremo.
“Se d’un Dio fui fatta madre
per vedere un Dio morire,
mi perdona, Eterno Padre,
la Tua grazie è un gran martire.
Ah me infelice! Ahi lassa!
Il mio Figlio divino,
da un discepol tradito,
da un altro ancor negato,
dai più fidi fuggito,
tra tribunali ingiusti,
come reo condannato,
da flagelli percosso,
trafitto dalle spine,
lacerato da chiodi,
crocifisso fra ladri,
dal fiele abbeverato,
dal mondo vilipeso,
dal Cielo abbandonato. E ancor non basta
Se da barbare squadre il suo bel nome
Fra le bestemmie ancor non deggio udire?
Pari all’Amore immenso
Fu immenso il suo patir.
E solo allora atroce
Gli fu la propria croce
Che di sue pene il senso
Gli tolse il suo morir.
Or se per grande orror tremò la terra,
morir vedendo un Dio tra tormenti sì rei,
uomo trema ancor tu che terra sei!
Ahimè ch’egli già esclama ad alta voce,
angeli non l’udite?
Padre l’abbandonasti? Almen Tu, Santo
Spirito,
soccorri quella divina fronte,
in cui desian specchiarsi
l’angeliche del ciel squadre, sì pure
79
VITERBO - Chiesa di San Francesco
L’attuale edificio, frutto
della ricostruzione del dopoguerra, è il risultato di una
fase costruttiva francescana
iniziata nel 1236 e di una
successiva di ampliamento
in pure forme gotiche realizzato quando Viterbo era sede
della corte pontificia.
La facciata è caratterizzata
da un’apertura ad arco in
stile romanico con colonnine tortili, tre monofore ed un
semplice oculo. Sull’angolo
destro è collocato un pulpito
eretto nel 1429, mentre dietro si scorge il campanile a
vela con due fornici.
La grandiosa navata unica è
chiusa da un’abside quadrata, nella quale si
apre una grande quadrifora gotica con rosoni. Le capriate del tetto, rimesse in luce dai
restauri che hanno eliminato le volte barocche, sono sostenute da archi a sesto acuto;
l’abside ed il transetto sono
coperti da volte ogivali profilate da costoloni che ricadono su pilastri compositi,
decorati con motivi floreali
di schietto stile gotico.
Nel transetto destro si conservano i resti del monumento funebre di Pietro di
Vico, realizzato da Pietro di
Oderisio nel 1269, raffinata
creazione in stile gotico
impreziosita da stemmi e
mosaici.
Un arco a sesto acuto,
strombato e ornato da colonnine tortili immette nella
cappella del S.S. Sacramento, eretta dalla famiglia
Gatti, potente famiglia di origine brettone
protagonista della vita civile e politica di
Viterbo. A fianco emerge in tutto il suo
splendore il Mausoleo di Adriano V attribuito ad Arnolfo di Cambio, monumento
gotico-cosmatesco, autentico gioiello d’arte medievale; la statua coricata, vestita con
abiti pontificali, è posta su un duplice basamento intarsiato con splendidi marmi policromi.
In simmetria, nel transetto sinistro, è il
Mausoleo di Clemente IV, di Pietro
Oderisio (1270), un tabernacolo in stile
gotico con la statua distesa su un sarcofago
romano con bassorilievo collocato su un
basamento marmoreo decorato con intarsi
di suggestiva policromia. Sempre nel transetto sinistro è il portale d’accesso alla cappella Botonti (sec. XVI), per la quale era
stata dipinta, tra il 1515 e il 1516, la celebre
“Pietà” di Sebastiano Del Piombo, attualmente conservata al Museo Civico.
Chiesa di San Francesco. Esterno e monumento a Papa Adriano V (foto G. Cerica)
80
SABATO 20 SETTEMBRE 2008
VITERBO – CHIESA DI S. FRANCESCO
L’Arte dell’Arco
Christopher Hogwood, direttore
Federico Guglielmo, maestro di concerto al violino
A. VIVALDI, L’ESTRO ARMONICO, OP. III
Concerto n. 1 in Re maggiore per 4 violini e violoncello, archi e continuo
Allegro - Largo e spiccato - Allegro
Concerto n. 2 in sol minore per 2 violini, archi e continuo
Adagio e spiccato - Allegro - Larghetto - Allegro
Concerto n. 4 in mi minore per 4 violini, archi e continuo
Andante – Allegro assai – Adagio - Allegro
Concerto n. 9 in Re maggiore per violino, archi e continuo
Allegro – Larghetto - Allegro
*****
Concerto n. 5 in La maggiore per 2 violini, archi e continuo
Allegro – Largo - Allegro
Concerto n. 10 in re minore per 2 violini, violoncello, archi e continuo
Allegro – Largo Larghetto Largo - Allegro
Concerto n. 12 in Mi maggiore per violino, archi e continuo
Allegro – Largo - Allegro
Concerto n. 11 in si minore per 4 violini, violoncello, archi e continuo
Allegro Adagio spiccato Allegro - Largo e spiccato - Allegro
Federico Guglielmo
Carlo Lazari
Stefano Zanchetta
Rossella Croce
Mario Paladin
Pasquale Lepore
Francesco Galligioni
Massimiliano mauthe von Degerfeld
Evangelina Mascardi
Christopher Hogwood
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violino
violino
violino
violino
viola
viola
violoncello
violone
tiorba e chitarra barocca
cembalo
Cristopher Hogwood ha studiato musica
e letteratura classica al Pembroke College
di Cambridge (Università di Cambridge)
e, successivamente direzione d’orchestra e
clavicembalo con Raymond Leppard e
Thurston Dart e quindi con Rafael Puyana
e Gustav Leonhardt. Una borsa di studio
gli consentì di frequentare uno stage di un
anno a Praga. Nel 1967 Hogwood fondò
l’Early Music Consort con David Munrow
e nel 1973 rifondò l’Academy of Ancient
Music, specializzata nell’esecuzione della
musica barocca con strumenti dell’epoca.
L’Early Music Consort venne sciolto nel
1976 dopo la morte di Munrow ma
Hogwood continuò la sua attività con
l’Academy of Ancient Music. Dal 1981,
essendo direttore artistico dell’Orchestra
Filarmonica di Boston e della Händel and
Haydn Society dal 1986 al 2001,
Hogwood ha diretto negli Stati Uniti. Dal
1983 al 1985 è stato direttore artistico del
Mostly Mozart Festival presso il Barbican
Centre di Londra. Dal 1987 al 1992 è stato
direttore musicale della Saint Paul
Chamber Orchestra in Minnesota, con l'incarico di direttore principale ospite.
Hogwood ha diretto molte opere. Egli fece
il suo debutto alla direzione di un’opera
nel 1983, dirigendo “Don Giovanni” a St.
Louis. Ha diretto nei teatri Berlin State
Opera, Teatro alla Scala, Royal Opera
Stockholm, Royal Opera House al Covent
Garden, Chorégies d’Orange e Houston
Grand Opera. Con l’Opera di Australia ha
diretto “Idomeneo” nel 1994 e “La clemenza di Tito” nel 1997. Nel settembre
2006, ha lasciato l'incarico di direttore
dell’Academy of Ancient Music al clavicembalista Richard Egarr e venne nominato direttore emerito. Continua a dirigere la
sua Academy nelle opere di Händel e,
nella commemorazione dell’anniversario
di Händel nel 2009, dirigerà la sua opera
“Amadigi”. Anche se Hogwood è meglio
conosciuto come esecutore di musica
barocca, egli ha diretto anche musica contemporanea ed in particolar modo musiche
scritte nello stile neo-barocco e neoclassico compresi lavori di Stravinsky, Martinù
e Hindemith. La sue esecuzioni spaziano
da John Dowland a Felix Mendelssohn ed
è il direttore della nuova edizione Carl
Philipp Emanuel Bach: The Complete
Works, che si sta occupando del completamento della pubblicazione dell’opera
omnia di C.P.E. Bach’s prevista in uscita
nel 2014. Alcune sue recenti incisioni
riguardano le opere di Purcell Ode on St
Cecilia’s Day 1692 e di Elgar Enigma
Variations. Egli è interprete, come solista,
di una vasta mole di musiche per clavicembalo dei compositori Louis Couperin,
82
festival di musica antica. I suoi musicisti
appaiono oggi in tutte le maggiori sale
diconcerto europee, nel Nord e nel Sud
America, in Giappone ed in Estremo
Oriente. Il gruppo collabora con artisti
acclamati quali Christopher Hogwood
(direttore ospite sin dal 1997), Gustav
Leonhardt, PieterWispelwey, Cecilia
Gasdia, etc. Pur continuando ad invitare
ogni anno diversi direttori e solisti ospiti,
Federico Guglielmo (Primo Violino e
Direttore Artistico) ha dato al gruppo una
caratterizzazione ed un suono molto definiti. L’Arte dell’Arco è stato particolarmente prolifico negli studi di incisione,
registrando più di 35 cd con Deutsche
Harmonia Mundi, BMG Classics,
Chandos, ASV, CPO, Stradivarius,
Dynamic e Musicaimmagine, tutti dedicati al repertorio Barocco italiano. Fin dall’apparizione della sua prima registrazione
L’Arte dell’Arco ha ricevuto premi quali il
Premio Internazionale del Disco Antonio
Vivaldi a Venezia (1995, 1996) e tutti i
maggiori riconoscimenti dei periodici specializzati (Diapason, Le Monde de La
J. S. Bach, Thomas Arne, William Byrd.
Dal 1992 Hogwood è stato professore di
esecuzione di musica antica alla Royal
Academy of Music. Egli è professore onorario di musica all’Università di
Cambridge e professore associato al
King’s College London.
L’Arte dell’Arco sin dalla sua costituzione nel 1994 ha ottenuto il riconoscimento
internazionale per i suoi concerti e le sue
registrazioni. Fanno parte dell’ensemble
padovano alcuni dei migliori musicisti italiani, specializzatisi nell’esecuzione su
strumenti antichi collaborando con le più
importanti orchestre barocche europee.
L’Arte dell’Arco ha un organico variabile
che, partendo da un piccolo ensemble di 3
musicisti fino a costituire un’orchestra
classica di 30 elementi, permette di affrontare un ampio repertorio, ricercando e
rivalutando anche lavori rari e dimenticati.
Una particolare attenzione viene posta alla
riscoperta del repertorio veneziano e dell’opera barocca italiana. L’Arte dell’Arco
è regolarmente presente nei più importanti
83
Musique, Repertoire, Gramophone,
Classic Cd, BBC Music Magazine,
International Record Review, the Strad,
Fanfare, American Record Guide, Fono
Forum, Klassik Heute, Alte Musik
Aktuell, Luister, Scherzo, Ritmo, Record
Gejiutsu, etc) e della stampa internazionale (the Times, the Daily Telegraph, the
Irish Times, etc). I periodici musicali italiani Amadeus, Cd Classics, Orfeo e
Classic Voice hanno dedicato le loro
copertine a L’Arte dell’Arco, presentando
incisioni inedite ed interviste con Federico
Guglielmo. Nel 1997 L’Arte dell’Arco ha
avviato uno dei progetti di registrazione
più ambiziosi delle ultime decadi: l’incisione completa di tutti i Concerti di
Tartini. I primi dodici volumi (per complessivi 20 cd) nell’ambito di una programmazione decennale sono già stati
pubblicati da Dynamic ed hanno riscosso
un successo internazionale. Una nuova e
completa edizione a stampa ‘urtext’ di
questi Concerti sarà pubblicata a cura de
L’Arte dell’Arco. Da segnalare nelle stagioni 2006-2007 i tour di concerti in
Giappone ed EstremoOriente e la presenza
in numerosi festival in Italia, Austria,
Germania ed Olanda. I progetti futuri
includono concerti e registrazioni con artisti quali Michala Petri, Hidemi Suzuki,
Emma Kirkby, Vivica Genaux, Gemma
Bertagnolli, Christopher Hogwood,
Anthony Pay e Bob van Asperen. In questa
stagione L’Arte dell’Arco presenta anche
numerose nuove incisioni con CPO
(Vivaldi, “Concerti per Anna Maria”;
Händel, “Musica sull’Acqua” e “Musica
per i Reali Fuochi d’Artificio”; Vivaldi,
“La Stravaganza” e “Concerti per strumenti a pizzico”), Dynamic (Tartini,
Concertos vol.13 e 14) ed un progetto su
Veracini per Amadeus.
L’Estro Armonico
Concerto
consacrati
all’Altezza Reale
di
Ferdinando III
Gran Principe di Toscane
Da D. Antonio Vivaldi
Musico di violino e Maestro de Concerti del
Pio Ospidale della Pietà di Venizia
Opera Terza.
Così è scritto sul Frontespizio della prima
edizione del 1711 dei due libri di sei concerti del trentatreenne Antonio Vivaldi che
fino ad allora aveva solo pubblicato due
raccolte di Sonate con i vecchi editori
veneziani e non perse quindi l’occasione
di far diffondere la sua opera da uno dei
più prestigiosi editori del tempo, Estienne
Roger di Amsterdam. Ormai nel pieno
possesso della sua capacità creativa, con
l’Estro Armonico Vivaldi realizza un vero
e proprio ‘colpo’ che scuote il mondo
musicale settecentesco grazie anche alla
grande circolazione europea consentita
dall’importanza dell’editore olandese: nel
ciclo di 12 concerti le forme di “Concerto
grosso”, di “Concerto a 5” o di “Concerto
da Camera” vengono superate facendoci
trovare di fronte ad un’opera che, pur
assorbendo i principi musicali delle composizioni similari precedenti, segna una
svolta decisiva nell’evoluzione del
Concerto per archi aprendo confini timbrici e virtuosistici fino ad allora sconosciuti.
Nel palinsesto troviamo quattro Concerti
per 4 violini solisti (n. 1, 4, 7, 10), quattro
Concerti per 2 violini solisti (n. 2, 5, 8, 11)
e quattro per un violino solista (n, 3, 6, 9,
12) distribuiti in un ordine successivo che
segue una logica simmetrica. In alcuni di
essi è presente anche un violoncello solista
84
dall’altra in modo da creare un effetto
sonoro di ‘avvolgimento’ dello strumento
principale. Altre due parti sono per le
viole: importanti precedenti di questa prassi troviamo nei Concerti op. 2 e op. 5 del
suo illustre e conterraneo predecessore
Albinoni: di fatto però le viole procedono
in unisono in sette Concerti dell’Estro
Armonico e in lunghi tratti dei rimanenti
cinque. Il continuo ed il violoncello hanno
parti separate: nei Concerti n. 1, 2, 7, 9, 12
il violoncello ha passaggi solistici di particolare virtuosismo. Negli ultimi concerti
della sua produzione Vivaldi preferirà la
divisione tripartita del Concerto con la
successione di tempi Veloce-LentoVeloce: nell’op. III questo tipo di divisione è meno frequente: spesso troviamo
introduzioni lente, derivate dallo stile
sonatistico e dallo stile concertistico di
Corelli, ma, in particolare, vi sono esempi
di schema compositivo più originale quali
il Concerto n. 10 che possiede un secondo
movimento tripartito con un ‘Larghetto’
incorniciato tra due ‘Largo’, o il n. 11 che
si apre con un Allegro introduttivo in
forma di Cadenza per due violini soli e
violoncello solo, un Adagio che ha pura
funzione di transizione con ‘blocchi’ di
accordi ed una magnifica Fuga conclusiva
che valse a Vivaldi la stima di vari sostenitori inglesi che vedevano in lui anche un
eccellente contrappuntista.
obbligato.
L’ordine delle tonalità è vario e segue una
regolare logica di alternanza MaggioreMinore con l’unica inversione di ordine
degli ultimi due concerti.
La diffusione dell’ op. III, che vede la luce
dopo due cicli di Sonate per violino e
basso continuo op. I e op. II (composizioni cameristiche e dunque indirizzate ad un
pubblico più ristretto) procura subito una
enorme fama al Prete rosso che varca i
confini di ogni paese europeo: vengono
prodotte nuove pubblicazioni con editori a
Londra (J. Walsh) e a Parigi (Le Clerc).
Gli estimatori illustri di Vivaldi diventano
numerosissimi, ma su tutti il grande J.S.
Bach che trascriverà ben sei concerti
dell’Estro Armonico sulla tastiera del clavicembalo e dell’organo.
La dedica al Gran Principe di Toscana
Ferdinando, che probabilmente Vivaldi
incontrò a Venezia mentre questi era in
visita durante un Carnevale non risultando
una sua frequentazione assidua con questi,
è inusuale per un musicista veneziano che
fino ad allora avrebbe dedicato un’opera
così importante ad un illustre personaggio
locale: la dedica potrebbe avere però qualche relazione con l’insolita disposizione
delle parti orchestrali. Infatti vi sono otto
parti delle quali ben quattro sono dei violini (numerate da 1 a 4). In altre occasioni
Vivaldi, come altri veneziani, dividerà i
violini in tre parti (due orchestrali ed una
di violino principale). La divisione in
quattro parti è pratica frequente di Scuola
Romana e, più precisamente, Corelliana ed
inoltre Vivaldi pone due parti di accompagnamento in unisono e sovente addirittura
tre, sicchè l’effetto non risulta diverso da
altri Concerti di stile veneziano. Nel
tempo lento del Sesto Concerto pone invece le parti in maniera indipendente una
85
VITERBO - Quartiere San Pellegrino
San Pellegrino è un esempio di contrada duesorretto a sua volta da due esili colonne con
centesca perfettamente conservata, dall'elevato
capitelli fogliati mentre della costruzione origivalore urbanistico, con le torri, le case, i cavalnaria si conservano alcuni tratti delle mura
cavia, i profferli (scale esterne), le bifore romaesterne e un arco a tutto sesto formato da conci
niche. Le case che si affacciano sulla Via San
a cuneo che sormonta il portale laterale. Il
Pellegrino sono costruite direttamente sul tufo
Palazzo degli Alessandri, unitamente allo stacon muri realizzati con blocchi di pietra squabile con il portico, congiunto a questo attraverdrati, composte da uno o più piani. L’accesso
so un passaggio aereo sorretto da un mezz’ardalla strada al primo piano della casa era garanco, inteso come il complesso della dimora
tito dal profferlo, mentre il locale a piano terra
nobiliare e degli alloggi dei do-mestici, fu
era adibito a bottega; alcune abitazioni non si
costruito verso la prima metà del XIII secolo,
affacciavano direttamente sulla strada, ma avein un momento fiorente per la città di Viter-bo.
vano una corte, a volte in
Il modello della dimora, di
comune con altre abitazioni,
estensione limitata, fu doche in dialetto viterbese
vuto alla mancanza di granprende il nome di “richiadi spazi edificabili all'interstro”. Caratteristica di queno delle mura urbane e tale
sto quartiere è anche la
situazione consentì a più
“casa a ponte” tipo di abitaimmobili di essere forniti di
zione che unisce due fabbriun affaccio sulla via princicati, separati dalla strada,
pale, ma allo stesso tempo
all’altezza del primo o del
produsse un più intenso svisecondo piano, creando sugluppo in altezza, l’utilizzagestivi passaggi coperti.
zione dei piani sotterranei e
Al centro del quartiere si
la nascita delle “case-ponapre l'omonima piazza con il
te”, o almeno la realizzazioPalazzo degli Alessandri e
ne di una porzione del pasul retro l'imponente Torre
lazzo sulla via pubblica.
Scacciaricci e la Chiesa di S.
L’ordinamento della parte
Pellegrino. Nel complesso San pellegrino in fiore. Sullo sfondo interna del Palazzo degli
l'aspetto della piazza, nono- Palazzo degli Alessandri (foto F. Bi- Alessandri mostra, infatti,
stante i vari rifacimenti suc- ganzoli).
aspetti analoghi a quelli di
ceduti nel tempo, è unitario e ciò è dovuto
altre abitazioni della città, essendo formato da
anche all'impiego, sia per gli edifici che per la
un piano interrato, un pianterreno, un primo ed
pavimentazione, di peperino e basaltina, pietre
un secondo piano sebbene in questa circostanlocali di origine vulcanica di uniforme colore
za al pianterreno non si aprano le classiche botgrigio scuro. La chiesa di San Pellegrino, insieteghe o negozi, giacché il casato era di estraziome al Palazzo, è la costruzione più importante
ne aristocratica. L’esterno è caratterizzato da
e antica della piazza omonima, menzionata nei
un ampio balcone che si prolunga sotto un
documenti di archivio già nel 1045. Il suo
grandioso arcone ribassato; di fronte, un
aspetto dopo numerosi rimaneggiamenti si presemiarco ed un portico a due campate su massenta oggi con un tetto a capanna, un rosone ed
sicce colonne, dietro il quale si eleva la Torre
un portale sormontato da un arco a tutto sesto e
Scacciaricci.
86
VENERDÌ 17 OTTOBRE 2008
VITERBO – TEATRO DELL’UNIONE
I Solisti Veneti
CLAUDIO SCIMONE direttore
VIRTUOSISMO E MELODIA ITALIANA
DAL BAROCCO AL ROMANTICISMO
LUIGI BOCCHERINI (1743-1805)
Sinfonia in re min. op. 12 n. 4 “La Casa del Diavolo”
Andante sostenuto – Allegro assai - Andantino con moto - Ciaccona (Chaconne qui represente l’Enfer et qui est faite à l’imitation de celle de Mr.Gluck dans “Le Festin de Pierre”)
ANTONIO VIVALDI (1678-1741)
Concerto in re magg, RV 562 “per la Solennità di San Lorenzo”*
per violino, 2 oboi, 2 corni e archi
Allegro - Grave - Allegro
*****
DOMENICO DRAGONETTI (1763-1846)
Concerto in la magg. per contrabbasso e archi
Allegro moderato - Andante -Allegro giusto
TOMASO ALBINONI (1671 – 1750)
Concerto in re minore op. 9 n. 2 per oboe e archi
Allegro e non presto - Adagio - Allegro
Paolo Pollastri oboe
NICCOLÒ PAGANINI (1782-1825)
Variazioni sul "Carnevale di Venezia" op. 10 per violino e archi
GIOACCHINO ROSSINI (1792-1868)
Variazioni in mi bemolle maggiore per clarinetto e archi
su temi di “Mosè in Egitto” e “La Donna del Lago”
Lucio Degani
Paolo Pollastri, Silvano Scanziani
Alberto Bertoni, Cristian Longhi
Gabriele Ragghianti
Lorenzo Guzzoni
violino
oboi
corni
contrabbasso
clarinetto
*
Il concerto diretto da Vivaldi ad Amsterdam nel 1738 per la celebrazione del centesimo anniversario
dell’Amsterdamsche Schouwburg (il Teatro di Amsterdam).
87
dei compositori veneziani Albinoni,
Bonporti, Tartini, Galuppi, Platti e Torelli.
Claudio Scimone ha raggiunto una reputazione internazionale sul podio in qualità di
direttore sinfonico e di opera dirigendo, fra
l’altro al Covent Garden di Londra,
all’Arena di Verona, al Teatro La Fenice di
Venezia, alle Terme di Caracalla per l’Opera
di Roma, al Rossini Opera Festival di
Pesaro, ai Teatri d’Opera di Zurigo, New
York, Parigi (Châtelet), Macerata
(Sferisterio), Houston, Melbourne, ecc. Ha
diretto inoltre, fra le Orchestre Sinfoniche, la
Philarmonia e la Royal Philharmonic di
Londra, la Mostly Mozart Orchestra di New
York, le Orchestre della Radio Francese a
Parigi e numerose altre fra cui la Yomiuri
Symphony Orchestra di Tokyo, la
Bamberger Symphoniker, e le principali
Claudio Scimone, direttore invitato presso
molte delle maggiori Orchestre mondiali
nonché direttore onorario dell’Orchestra
Gulbenkian di Lisbona, ha studiato direzione
con Dimitri Mitropoulos e Franco Ferrara.
Nel 1959 ha fondato e tuttora dirige I Solisti
Veneti che si apprestano a festeggiare il 50°
anniversario della loro Istituzione e che
costituiscono il Gruppo Orchestrale da
Camera più prestigioso e celebre nel mondo,
con i loro 5.000 concerti in più di 80 Paesi e
nei principali Festival Internazionali (fra l'altro più di 30 Concerti al Festival di
Salisburgo), con i loro oltre 350 titoli in CD,
LP e DVD e la loro ricca serie di pubblicazioni e di attività culturali e promozionali.
I Solisti Veneti, infatti, colmando una lacuna
dell’editoria musicale italiana, hanno pubblicato una serie di cataloghi tematici di opere
88
orchestre di Montreal, Dallas, Toronto,
Toulouse, Strasburgo, Montecarlo, Nizza,
Sydney, l’English Chamber Orchestra e così
via. Al ricostruito Teatro La Fenice di
Venezia ha recentemente diretto la prima
esecuzione mondiale della versione veneziana di “Maometto II” di Rossini.
Ha al suo attivo le prime esecuzioni moderne rossiniane di “Mosè in Egitto”,
“Maometto II”, “Edipo a Colono”, tutte per
il Rossini Opera Festival di Pesaro, la
‘prima’ vivaldiana di “Orlando Furioso”
(Verona, Teatro Filarmonico), la ‘prima
moderna’ di Salieri (“Le Jugement Dernier”)
e numerosissime altre.
Ospite abituale delle più importanti reti televisive italiane e straniere, Claudio Scimone è
stato al centro di alcuni dei più significativi
film o programmi televisivi di contenuto
musicale tra cui “Vivaldi, pittore della musica” di François Reichenbach e le “Le Sette
Ultime Parole di Cristo” su musica di F.J.
Haydn, girato nella Cappella degli Scrovegni
di Giotto, con la regia di Ermanno Olmi.
La sua produzione discografica è vastissima
e conta oltre 350 titoli con le più importanti
case a distribuzione mondiale (Erato- WEA,
Philips, BMG - RCA, ecc.) e con orchestre
quali la London Philharmonia, l’Orchestre
Philarmonique de Montecarlo, l’English
Chamber Orchestra, la Royal Philharmonic
Orchestra, l’Orchestre Philharmonique de
l’ORTF, Bamberger Symphoniker, l’Or-chestra della RAI di Torino, l’Orchestra
Gulbenkian, oltre naturalmente a I Solisti
Veneti. Le sue registrazioni comprendono,
fra l’altro, un numero importante di opere
rossiniane, alcune delle quali registrate in
89
anni, Direttore del Conservatorio Superiore
di Padova.
Fra i molti riconoscimenti ottenuti da I
Solisti Veneti e da Claudio Scimone figurano
il Premio Grammy di Los Angeles, il Grand
Prix du Disque dell’Academie Charles Cros
di Parigi (più volte) , quello dell’Académie
du Disque Lyrique di Parigi, la Elisabeth
Memorial Medal di Londra, i Premi della
Critica Discografica Italiana e Belga e numerosi altri. Scimone ha collaborato con la
Fondazione Rossini di Pesaro per l’edizione
dell’Opera Omnia Rossiniana e si è dedicato con passione alla formazione di giovani
musicistici. Dal Presidente della Repubblica
Italiana ha ricevuto l’onorificenza di
Cavaliere di Gran Croce al merito della
Repubblica e la medaglia d'oro dei benemeriti della scuola, dell’arte e della cultura. E’
l’unico artista ad avere ricevuto dalla
Regione Veneto il Leone d’Oro decretato dal
Consiglio Regionale con votazione unanime.
prima mondiale, quali “Mosè in Egitto” (con
Ruggero Raimondi), “Maometto II”,
“Ermione”, “Zelmira”, “Armida”, “Edipo a
Colono” nonché “L’Italiana in Algeri” con
Marilyn Horne. Con I Solisti Veneti ha anche
registrato l’esecuzione dell’opera integrale
edita in vita di Vivaldi e Albinoni e ha rivelato compositori poco noti quali Giannella,
Mercadante, Rolla e altri. Grande interesse
ha destato la registrazione di “Orlando
Furioso” e di “Catone in Utica” di Vivaldi,
quelle di “Pimpinone” e della Serenata “Il
Nascimento dell'Aurora” di Albinoni, nonché della “Caduta di Adamo” di Galuppi.
Grande successo hanno avuto recentemente i
DVD “Le Stagioni di Vivaldi nelle Ville
Venete” edito dalla TDK. e “Il Gloria e la
musica sacra di Antonio Vivaldi in San
Marco a Venezia e nella Cappella di Giotto a
Padova” edito dalla Dynamic.
È stato docente di Esercitazioni Orchestrali
presso il Conservatorio di Venezia e, per 27
Festival Barocco 2001. Claudio Scimone dirige “I solisti Veneti” (Arch. fot. APT)
90
Dall’Album del Festival
91
Festival 1977. Il flautista Angelo Persichilli (Arch. fot. APT)
Festival 1977. “La Passione di Cristo” di A. Scarlatti (Arch. fot. APT)
92
Festival 2001. Il violoncellista Amedeo Baldovino (Arch. fot. APT)
Festival 2002. Gli Archi dei Filarmonici di Berlino con l’oboista A. Mayer (Arch. fot. APT)
93
Festival 2003. Paolo Franceschini (violino) e Wolfgang Schulz (Arch. fot. APT)
Festival 2003. Il “Claviorgano” di Claudio Brizi (Arch. fot. APT)
94
Festival 2004. Il direttore artistico Riccardo Marini e René Clemencic (Arch. fot. APT)
Festival 2004. L’Accademia Bizantina (Arch. fot. APT)
95
Festival 2004. L’Orchestra “Counterpoint” e il coro “Canticum” di Londra (Arch. fot. APT)
Festival 2005. il concerto de “LA Venexiana” a Caprarola (Arch. fot. APT)
96
Festival 2005. Uto Ughi si esibisce nella Cattedrale di San Lorenzo (Arch. fot. APT)
Alan Curtis più volte ospite del Festival come direttore di opere di Händel (Arch. fot. APT)
97
Festival 2006. L’Accademia Barocca di Santa Cecilia (Arch. fot. APT)
Festival 2007. L’Accademia Bizantina protagonista del concerto celebrativo del terzo centenario del soggiorno di Händel al Castello Ruspoli di Vignanello (Arch. fot. APT)
98
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25/07/2008
20.05
Pagina 3
La Tuscia
Foto di: Francesco Biganzoli - Archivio Fotografico APT
una terra che si racconta
PROVINCIA DI VITERBO
www.provincia.vt.it
www.tusciainforma.it
COPERTINA_15x21.qxp
25/07/2008
20.06
Pagina 4
Benvenuti nella Tuscia Viterbese
Benvenuti in una terra dal cuore antico,
punteggiata da laghi e boschi secolari, da
aree archeologiche, da ville e palazzi rinascimentali, da miracolose sorgenti termali ...
Benvenuti in provincia di Viterbo
Bomarzo - Parco dei mostri (Foto Mattioli)
Viterbo - Il Bulicame (Foto arch. APT)
Qui i borghi medievali, appollaiati sulle rupi
tufacee, sfidano le leggi della fisica; qui
parchi e riserve naturali sanno ancora raccontare natura e ambienti incontaminati;
qui gli itinerari culturali e turistici attraversano quattro millenni di storia...
Benvenuti nelle strade del vino e dell’olio,
tra prodotti tipici e tradizionali alla riscoperta di una cucina dal sapore unico ...
Benvenuti in Tusciainforma
Soriano nel Cimino. La faggeta
(Foto F. Biganzoli)
Viterbo, 3 settembre - Macchina di S. Rosa
(Foto M. Mattioli)
dove è possibile scegliere la localizzazione
del soggiorno, i percorsi turistici da fruire e
i servizi da prenotare.