A cura di Gianluca Gentili Con la collaborazione di Maresa Bonugli Scodanibbio Consulenza artistica Tonino Tesei Direttore di palcoscenico Elisabetta Salvatori Registrazioni audio e sito web Andrea Lambertucci Grafica Simona Castellani Amministrazione Maria Sara Rastelli Roberta Spernanzoni Rosa Silvestri Segreteria Paola Pierucci Ringraziamenti Luciano Messi Direttore dell’organizzazione artistica e tecnica dell’Associazione Arena Sferisterio Paola Taddei Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Macerata Si ringraziano inoltre Marina Mentoni Stefano Sasso Silvia Santarelli www.rassegnadinuovamusica.com teatro lauro rossi macerata 16 17 18 marzo 2015 33 rassegna di nuova musica teatro lauro rossi macerata martedì 17 marzo lunedì 16 marzo Arvo Pärt Pari intervallo (1976) versione per bottiglie, pianoforte preparato e marimba bassa Spiegel im Spiegel (1978) versione per flauto basso e pianoforte Für Alina (1976) versione per bicchieri, vibrafono e pianoforte Matthew Shlomowitz Left, Right, Up, Down, Pogo (2013) per flauto Francesco Filidei I Funerali dell’Anarchico Serantini (2005/2006) per sei esecutori Frederic Rzewski Dear Diary (2014) for speaking pianist prima esecuzione italiana Louis Andriessen Workers Union (1975) for any loud-sounding group of instruments Frederic Rzewski piano Alter Ego Manuel Zurria flauto Paolo Ravaglia clarinetto Aldo Campagnari violino Oscar Pizzo pianoforte Fulvia Ricevuto percussione Massimo Ceccarelli contrabbasso Ars Ludi Antonio Caggiano percussione Gianluca Ruggeri percussione GiorgioBattistelli Orazi e Curiazi (1996) per due percussionisti Simon Steen-Andersen Study for String Instrument #1 (2007) per uno o più strumenti a corde Frederic Rzewski To the Earth (1985) for speaking percussionist John White Drinking and Hooting Machine (1968)* per quattro gruppi di esecutori Matthew Shlomowitz Letter Piece #5 - Northern Cities (2008) per due esecutori mercoledì 18 marzo Frederic Rzewski voce Alter Ego Paolo Ravaglia clarinetto Aldo Campagnari violino Oscar Pizzo pianoforte Massimo Ceccarelli basso elettrico Fulvia Ricevuto percussione Ars Ludi Antonio Caggiano percussione Gianluca Ruggeri percussione Frederic Rzewski Coming Together (1971) per voce e ensemble Attica (1972) per voce e ensemble di Belle Arti di Macerata * Accademia Laura Beleggia, Matteo Evandri, Luca Sabbatini, Alessio Giulioni, Iacopo Pinelli, Roberta Ulissi, Michela Oddis, Riccardo Renzi, Fabio Salvatori, Kyriaki Mavromoustaki, Edoardo Catalini, Candida Cristalli, Micol Mancini, Giulia Perugini, Alessia Focante Scuola Civica di Musica Stefano Scodanibbio Celeste Carboni, Giacomo Gradozzi, Lucia Vallesi Socìetas Raffaello Sanzio Tifone liberamente tratto da Joseph Conrad per pianoforte e “viola” adattamento e regia Chiara Guidi musiche originali Fabrizio Ottaviucci con Chiara Guidi Fabrizio Ottaviucci 16 17 18 marzo Partitura per goccia esplorazione di Frediano Brandetti Spazio Mirionima Piazza Libertà lavoro permutante dalle 20 alle 21 e dopo la fine dei concerti per 30 minuti Louis Andriessen Nato ad Utrecht nel 1939 in una famiglia di musicisti, Louis Andriessen ha compiuto i primi studi con il padre, l’organista e compositore Hendrick mentre il fratello maggiore Jurriaan lo ha avviato alla conoscenza di Stravinskij e del jazz. A metà degli anni ’60 ha perfezionato la sua formazione studiando con Luciano Berio a Milano e a Berlino. Francesco Filidei Francesco Filidei si è diplomato al Conservatorio di Firenze e al Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi. Sia come organista che compositore è stato invitato dai più importanti festival di musica contemporanea del mondo, le sue opere sono state eseguite da orchestre quali la WDR, la SWR, la RSO Wien, la ORT, la RAI, la Tokyo Philharmonic e da ensemble quali Musikfabrik, Linea, l’Itineraire, Alter Ego, NEM, EOC, l’Intercontemporain, Les Percussions de Strasbourg, Klangforum, Cairn, 2E2M, Recherche, Ascolta, Next Mushroom Promotion, Tokyo Sinfonietta, Ars Ludi, Icarus, Ictus, Signal, Matthew Shlomowitz È un compositore che rifugge dalle facili classificazioni: nato in Australia nel 1975, ha vissuto per anni in Inghilterra dove ha studiato con Michael Finnissy e negli Stati Uniti dove, all’Università di Stanford, Brian Ferneyhough ha supervisionato il suo dottorato; ma ad un primo ascolto la sua musica sembra non aver nulla a che fare con la loro. John White Nasce a Berlino nel 1936, ma ben presto la sua famiglia si trasferisce in Inghilterra per sfuggire alla guerra. Inizialmente dedito alla scultura, dopo l’ascolto di Turangalaîla-Symphonie di Messiaen decide di studiare composizione al Royal College of Music di Londra, materia di cui poi sarà professore nella stessa istituzione. Pur considerato a volte un eccentrico nel panorama musicale britannico per i suoi bizzarri metodi compositivi, John White in realtà ha esercitato un’influenza significativa nel corso degli anni. Sin dal 1974 Andriessen ha affiancato l’attività didattica a quella di compositore e pianista e oggi, stimato per il suo coerente impegno politico, è riconosciuto come uno dei più noti ed eseguiti compositori olandesi e figura di riferimento nella scena internazionale della nuova musica. L’influsso del jazz e della multiforme scena d’avanguardia olandese, nonché la ricerca di nuove forme d’impegno politico attraverso la musica, hanno favorito il distacco dal radicalismo postweberniano per lasciare spazio a una ricerca che ruota attorno a una pluralità di riferimenti - da Charles Ives al minimalismo statunitense - in cui un ruolo centrale è occupato da Stravinskij. Estremamente varie sono le sue fonti di ispirazione: dalla pittura di Mondrian in De Stijl, alla poesia medievale in Hadewijch, alla teoria degli atomi in De Materiee. Ha inoltre esplorato le relazioni tra musica e politica in De Staat, la natura del tempo e della velocità in De Tijd e De Snelheid e gli interrogativi sulla mortalità in Trilogy of the Last Day. Frequenti le sue collaborazioni con altri artisti tra cui spiccano Robert Wilson e Peter Greenaway con cui ha realizzato lavori teatrali e film e con il regista Hal Hartley insieme al quale nel 2008 ha messo in scena l’opera La Commedia ispirata al testo di Dante Alighieri.“Rifiuto la teoria della continuità del mio lavoro. Mi servo di quel che trovo intorno a me, a seconda dell’occasione, e si tratta sempre di qualcosa di diverso”. Affermazione, questa di Andriessen, sufficiente a sintetizzare la filosofia dell’uomo e dell’artista. in luoghi di prestigio quali la Filarmonica di Berlino e di Colonia, la Cité de la Musique di Parigi, la Suntory e la Tokyo Opera House, la Theaterhaus di Vienna, la Herkulessaal di Monaco, la Tonhalle di Zurigo. Dopo aver ottenuto una commissione dal Comité de Lecture Ircam ottiene il Salzburg Music Förderpreisträger 2006, il Prix Takefu 2007, il Förderpreisträger Siemens 2009, la Medaglia UNESCO Picasso/Miro del Rostrum of Composers 2011, ed è stato compositore in residenza all’Akademie Schloss Solitude nel 2005, alla Casa de Velazquez tra il 2006 e il 2007 e a Villa Medici 2012/2013. Recentemente ha vinto la borsa di studio della DAAD di Berlino dove risiederà nel 2015. È stato professore di composizione a Voix nouvelles di Royaumont, alla Iowa University, a Takefu, all’Akademie Tchaikowsky e a Barga INAUDITA. I suoi lavori sono pubblicati da RaiTrade. È stato lettore al Royal College of Music di Londra, insegnato composizione alla Durham University durante l’anno accademico 2008/09 e collabora al programma del Borealis Festival in Norvegia. È codirettore dell’ensemble anglo/belga “Plus minus” e della serie londinese di performance “Rational Rec”, è inoltre membro di “InterInterInter” un gruppo che crea eventi mescolando le performance con il coinvolgimento del pubblico. Nella sua peculiare ricerca musicale Shlomowitz sta sviluppando due importanti progetti: Popular Contexts, una serie di lavori dove combina, a volte in modo aggressivo, suoni registrati nella quotidianità (annunci nelle stazioni ma anche colpi di arma da fuoco) con strumenti musicali e la serie Letter pieces dove lavora con azioni fisiche, musica e testo. Shlomowitz ha definito la propria musica come “un’amata figlia bastarda di Brian Ferneyhough e Philips Glass”. Il suo nome è spesso associato a quello di compositori inglesi come Cornelius Cardew, Howard Skempton, Gavin Bryars and Michael Parsons. Una delle sue innovazioni viene definita come “sistems music”, una sorta di precursore inglese del minimalismo, per cui la musica viene determinata da processi casuali, come per esempio le mosse degli scacchi e basata su uno schema ripetitivo. Brillante pianista e suonatore di tuba, ha scritto molto per questi strumenti, oltre a 170 sonate per pianoforte (per lo più di breve durata sullo stile di Scarlatti), più di 20 sinfonie e 35 balletti, musica per spettacoli teatrali e numerosi lavori per strumenti giocattolo e altri strumenti non convenzionali. Nella sue composizioni si ritrovano le influenze di Satie e di Busoni, ma anche di Messiaen e Rachmaninoff e perfino di gruppi electronic pop come i Kraftwerk e i Residents. Giorgio Battistelli Nato ad Albano Laziale nel 1953, Giorgio Battistelli ha studiato composizione al Conservatorio dell’Aquila dove si è diplomato nel 1978, frequentando contemporaneamente i seminari di Karlheinz Stockhausen e Mauricio Kagel a Colonia. Tra il 1978 e il 1979 ha seguito i corsi sul teatro musicale contemporaneo di Jean Pierre Drouet e Gaston Sylvestre. Dal 1981, anno di Experimentum Mundi, ha inizio un’intensa attività di scrittura di opere per il teatro musicale. Le sue composizioni sono state rappresentate presso il Festival d’Automne al Centre Pompidou di Parigi, i Festival di Salisburgo e di Lucerna, la Biennale e la Gasteig di Monaco, la Biennale di Berlino, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Arvo Pärt (Paide 1935). Dopo le esperienze nella musica d’avanguardia, negli anni Sessanta la sua produzione subì una svolta, segnata dall’interesse per il canto gregoriano e la musica antica. Da allora si è dedicato prevalentemente alla musica sacra, elaborando uno stile proprio, ascetico e di matrice minimalista, basato su antichi procedimenti compositivi, dove la voce assume un ruolo determinante. Diplomatosi al conservatorio di Tallin, dalle iniziali influenze di Prokof´ev e Šostakovič si è poi orientato verso la musica seriale e le tecniche collagistiche. Nel 1980 ha ottenuto la cittadinanza austriaca e nel 1981 si è stabilito a Berlino. Simon Steen-Andersen Nato nel 1976 in Danimarca è non solo uno dei compositori più interessanti della scena musicale del suo paese, ma ha già ricevuto riconoscimenti e premi internazionali – come Kranichsteiner Music Award 2008, International Rostrum of Composers, DAAD Berliner Künstlerprogramm 2010, Carl Nielsen Prize, Akademie der Künste Kunstpreis 2013, Nordic Council Music Prize 2014 – e commissioni dai più prestigiosi ensemble e festival come Ensemble Modern, Interconpemporain, ensemble recherche, Arditti, London Sinfonietta SWR Orchestra, Orchestre National de France, Donaueschinger Musiktage, the ECLAT Festival e Wittener Tage für Neue Kammermusik. in teatri quali La Scala di Milano, l’Opera di Roma, il Teatro Comunale di Firenze, nei teatri dell’opera di Anversa, Strasburgo, Ginevra, Brema, Mannheim, Almeida di Londra, e inoltre a Hong Kong, Adelaide, Brisbane, Melbourne, Sydney, Wellington, Taipei, Tokyo, New York, Washington, Singapore, La Paz, Pechino. Ha collaborato con i registi Robert Carsen, Luca Ronconi, Georges Lavaudant, Mario Martone, Michael Londsdale, David Pountney, Daniele Abbado, Fura dels Baus e Studio Azzurro, e con interpreti come Toni Servillo, Bruno Ganz, Ian Mc Diarmid, Philippe Leroy, Moni Ovadia, Vladimir Luxuria. Insignito del titolo di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura Francese e di Commendatore dell’Ordine “al merito della Repubblica italiana”, è stato compositore in residenza all’Opera di Anversa, alla Deutsche Opera am Rhein di Düsseldorf e al Teatro San Carlo di Napoli. Nel maggio 2015, per l’inaugurazione dell’Expo di Milano, verrà rappresentata in prima mondiale una nuova opera per il Teatro alla Scala dal titolo CO2. Dopo la composizione di Pro et contra, per violoncello e orchestra (1966), Credo (1968, accolto da violente critiche in Unione Sovietica per il suo contenuto religioso) e la cantata Laul armastatule (1973), Pärt ha attraversato un lungo periodo di silenzio e di studio, dedicato soprattutto alla musica medievale e rinascimentale e al canto gregoriano, nel corso del quale ha posto le basi della susseguente svolta stilistica. Ne è emerso uno stile ricco di risonanze mistiche e religiose, basato su antichi procedimenti compositivi e su un materiale musicale rarefatto, ridotto a un semplice arpeggio, o scala, o più spesso una triade. Come nel suono delle campane (tintinnabuli), in questa musica sono compresenti semplicità e complessità, densità di assonanze, stasi apparente e molteplicità di armonici. Il riferimento religioso è esplicitato dalla rinunzia all’«armamentario moderno» in favore di una rinnovata essenzialità anche nelle tecniche impiegate, e si estende a tutta la produzione, vocale e strumentale. Il lungo silenzio si è concluso nel 1976 con Aliinale, seguito da Tabula rasa (1977), Fratres (1977; ha poi visto la luce in numerose versioni), Cantus in memoriam Benjamin Britten (1980), composizioni che hanno portato Pärt al successo internazionale facendone uno degli autori più seguiti negli ultimi anni del Novecento. Nel 2011 ritorna in Estonia dove ora risiede, viene insignito del dottorato honoris causa in musica sacra dal Pontificio Istituto di Musica Sacra e nello stesso anno viene premiato come “Composer of the Year” ai Classic Brit Awards per la sua composizione Symphony No.4. Nel 2014 Swansong, nuova versione di Littlemore Tractus per orchestra, viene eseguita per la prima volta al Festival Mozart Woche di Salisburgo dai Wiener Philharmoniker. La produzione musicale di Steen-Andersen include musica strumentale, elettronica, installazioni, video e performance. Negli ultimi anni la sua ricerca è volta principalmente ad integrare nelle composizioni elementi di musica concreta e ad enfatizzare gli aspetti fisici e coreografici della performance strumentale. Spesso i suoi lavori prevedono strumenti acustici amplificati in combinazione con campionamenti, video, semplici oggetti della quotidianità o elettronica obsoleta e strumenti preparati o costruiti in maniera “casalinga”. Molti dei suoi pezzi hanno aspetti performativi che non si possono apprezzare all’ascolto di un CD, ma che richiedono l’esperienza della partecipazione alle esecuzioni live; sono comunque sempre composti in base a precise regole musicali, non risultato di semplici sonorità casuali, con progressioni ben definite, strutture equilibrate e molta delicata poesia. Pari Intervallo/Spiegel im Spiegel/Für Alina Alla fine degli anni ’70 Arvo Pärt, che era entrato in una profonda crisi creativa, aveva sospeso ogni forma di creazione e dedicava il suo tempo esclusivamente alla pratica giornaliera di contrappunti a due voci. Da questa pratica e dal controllo estremo di una forma scevra di armonia e di sovrastrutture, Pärt giunse alla famosa estetica dei tintinnabuli che è qui rappresentata dal brano che storicamente fu il primo ad impiegarla, Für Alina. Qualche anno fa Pärt fu invitato ad una serie di concerti a Roma ed elaborò per me e Oscar una versione di Spiegel im Spiegel, per flauto basso e pianoforte. Da qui nacque l’idea di lavorare a un altro brano di quel periodo, Pari Intervallo, e di farne un trittico che abbiamo rielaborato utilizzando suoni cari alla sua sensibilità, come quelli delle bottiglie e dei bicchieri di cristallo, che testimoniano in qualche modo le caratteristiche di questo straordinario Maestro, la trasparenza, la dolcezza, la leggerezza. Manuel Zurria Left, Right, Up, Down, Pogo Ero curioso di vedere cosa avrebbe combinato Matthew scrivendo un pezzo per flauto solo. Quando è capitata l’occasione gli ho chiesto di scrivere qualcosa per me. Dopo qualche mese, quando ho ricevuto la partitura, ho capito immediatamente quale tipo di sfida avrei dovuto affrontare. Una sfida a dir poco COMPLESSA. Non credo sia una buona idea descrivere qui cosa succederà sul palco, per non rovinare la sorpresa, basta solo dire che Left, Right, Up, Down, Pogo è probabilmente uno dei pezzi più folli che mi sia mai capitato di suonare. E che il Pogo è la famosa danza che ballavano i punk a Londra durante i loro concerti negli anni ‘80. La prima esecuzione di questo lavoro è avvenuta a Londra il 2 ottobre 2014 nell’ambito della Rassegna Suona Italiano. Manuel Zurria I funerali dell’Anarchico Serantini Italia, anni settanta, «anni di piombo»: 5 maggio 1972, Pisa. Franco Serantini: sardo, orfano ed anarchico, viene accerchiato e bastonato da una decina di poliziotti durante una manifestazione, morrà due giorni dopo in carcere, senza essere stato curato. Una lettera: Franco son nato un anno esatto dopo quella manifestazione di maggio, quando ti videro dalla finestra coperto dai pugni e dalle bastonate della polizia. Dopo tante primavere, guardando le poche foto sbiadite rimaste, nascosto dietro due lenti troppo spesse sembri proprio uno dei ragazzi fra i quali son vissuto, tra piazza delle Vettovaglie e Piazza San Silvestro, la piazza che per chi ti ricorda ha preso il tuo nome. Dal ’72 molto è successo, in via San Martino il circolo anarchico è scomparso. Il mercato rosso è solo un lontano ricordo nelle memorie di chi ti ha conosciuto. Di chi ti ha massacrato non si è saputo più nulla, i pochi imputati vennero assolti dai giudici. Corrado Stajano ha scritto un bellissimo libro sulla tua storia e Nanni Balestrini un breve racconto. A Pisa è nata una biblioteca che porta il tuo nome. Eccoti in omaggio ancora e solo funerali, dopo quelli del ’72. Fossi vissuto a quell’epoca, sarei venuto, fossi stato un pittore, i tuoi funerali li avrei dipinti. Adesso che li ho composti non sento che il fruscio delle pagine, aspettando che prendano vita. Paris 31/12/2008 Francesco Filidei Dear Diary È stato scritto per il pianista belga Stéphane Ginsburgh su commissione del Festival Ars Musica di Bruxelles dove è stato eseguito per la prima volta nel Novembre 2014. Il testo, scritto anch’esso da Frederic Rzewski, è composto di cinque parti: 1. Stuporman; 2. Names; 3. No Good; 4. Samson; 5. Thanks. L’esecuzione in prima italiana alla Rassegna di Nuova Musica di Macerata vede lo stesso Rzewski al pianoforte. Di lui, antesignano e specialista della musica per speaking pianist, la critica ha scritto: “possiede inoltre una granitica tecnica di dominio del pianoforte capace di distribuire un’enorme massa sonora lungo la tastiera senza distruggere lo strumento”. Workers Union Aprendo la partitura di Workers Union, non si trovano né note né indicazioni strumentali, eppure non si tratta di un brano aleatorio o dal risultato acustico casuale, le poche istruzioni sono più che sufficienti a garantire il risultato voluto dal compositore. Una semplice riga diritta, senza indicazioni di chiave, serve a indicare il registro medio di ogni strumento, in questo modo, ogni segno in alto corrisponderà ad una nota più acuta, e parimenti ogni segno più in basso spingerà gli strumenti nel registro più grave. La scelta delle note da suonare è lasciata ai musicisti, tuttavia Andriessen avverte: “Fate risultare il pezzo molto dissonante, cromatico e aggressivo” e aggiunge un’indicazione molto importante “Solamente se ogni esecutore suonerà con l’intenzione che la sua sia una parte essenziale, il risultato finale sarà riuscito: esattamente come nella vita politica”. Andriessen porta così al punto estremo di elaborazione la sua idea di “democrazia musicale”; ogni parte è fondamentale, si arriva all’annullamento del singolo in favore dell’impatto fonico collettivo. Tra musica e rumore, cadenzato come gli slogan urlati di un rabbioso corteo di metalmeccanici duri di allora, Workers Union è un pezzo dalla resa minimal-futurista, un tatsebao fonico aspro ma anche ipnotico, elementare nella struttura ma non prevedibile, l’indicazione “a tutta forza” presente all’inizio del pezzo spinge con violenza inarrestabile un continuo brulicare di battute diverse, una sfida totale al virtuosismo degli interpreti e alle capacità percettive del pubblico. Orazi e Curiazi Il pezzo narra di uno dei più affascinanti miti della storia dell’antica Roma. Un mito che ha enormemente influenzato l’immaginazione dell’Italia: il duello fra gli Orazi (una delle famiglie romane che guidava Roma, allora poco più di un villaggio, nei giorni successivi alla fondazione e campioni della città) e i Curiazi (campioni della vicina città rivale Albalonga). Usando suoni concreti e metafisici, i loro corpi e le loro voci, il timbro ed il ritmo delle percussioni, i due interpreti creano una drammaturgia situata nel fantastico. La prima mondiale di Orazi e Curiazi ha avuto luogo a Bej-Jing nell’ottobre del 1996 eseguita da Antonio Caggiano e Gianluca Ruggeri. Questa partitura si sviluppa su l’idea di una narrazione, con suoni concreti e metafisici, di una delle storie che più hanno arricchito il nostro immaginario: il combattimento tra Orazi e Curiazi. È il duello dove il corpo e la voce dei due interpreti, il timbro ed il ritmo delle percussioni divengono elementi di una drammaturgia fantastica. Giorgio Battistelli Study for String Instrument #1 Espressione di una tecnica violinistica fatta di simboli tanto semplici quanto efficaci ad esplorare un nuovo mondo di evoluzioni acrobatiche dell’arco sulle corde, Study for String Instrument #1 sta alla teatralità musicale come un capriccio paganiniano al virtuosismo; è d’obbligo lasciarsi trasportare dal ritmo inesorabile dei gesti che non abbandona finché il silenzio non inghiottirà suono e movimenti. Aldo Campagnari To the Earth È stato scritto nel 1985 su richiesta del percussionista Jan Williams che mi aveva chiesto un pezzo che prevedesse l’utilizzo di strumenti a percussioni di piccole dimensioni facilmente trasportabili. Decisi di utilizzare quattro vasi da fiori, non solo perché producono un bel suono, ma anche perché non è necessario trasportarli: in ogni posto dove il brano viene eseguito possono essere acquistati al costo di circa un dollaro. Il testo, recitato dal percussionista, è tratto da un inno pseudo-Omerico “To the Earth Mother of AH”, scritto probabilmente nel settimo secolo avanti Cristo. Questo semplice poema in diciannove esametri dattilici è una preghiera a Geo o Gaia, divinità della Terra… La Terra, qualsiasi cosa essa sia, è un mito sia per gli antichi che per i moderni. Per Eraclito, è una palla nelle mani di un bambino. Per la Cabala è la materia della creazione. Per Colombo è un uovo. Anche per noi oggi appare come qualcosa di estremamente fragile, simbolo della precarietà della condizione umana. In questo lavoro i vasi da fiori rappresentano tale senso di fragilità. La scrittura di questo lavoro è stata ispirata dalla lettura di un articolo su alcune proprietà dell’argilla, materiale di cui sono fatti i vasi e i golem. Tra queste proprietà ci sono la capacità di mantenere energia per un lungo periodo di tempo e la sua complessa struttura molecolare. L’idea dell’argilla come qualcosa di parzialmente vivo, una sorta di transizione fra organico ed inorganico mi ha spinto a guardare più da vicino un vaso da fiori e ho scoperto che, infatti, alcuni vasi sono “vivi” mentre altri sono “morti”. Alcuni emettono un deludente “toc” quando li sfiori, altri sembrano sgorgare in un canto squillante al minimo tocco. Il mio primo progetto per l’uso di questo inno prevedeva coro, sette orchestre di differenti etnie ed elettronica (oltre a l’uso di dispositivi per simulare eventi sismici). Sono piuttosto contento di aver abbandonato questa idea per una più semplice. Frederic Rzewski Drinking and Hooting Machine È probabilmente il lavoro più famoso composto da John White usando il metodo definito “Machine processes” che consiste in una struttura ripetitiva generata da processi casuali (mosse di scacchi, disposizioni di freccette sul bersaglio etc…). Scritto nel 1968 prevede che ciascun esecutore soffi sull’apertura di una bottiglia della sua “bevanda preferita”. In base ad una tabella di numeri ottenuta con un processo casuale e differente per ciascun esecutore, gli interpreti dovranno bere dei sorsi o non bere e continuare a soffiare ottenendo così sonorità diverse a seconda delle diverse velocità con cui le bottiglie si vuotano. Malgrado la semplicità degli strumenti usati, la performance risulta sorprendentemente piacevole ed elegante grazie alla sensibilità e creatività degli interpreti. Letter Piece #5 - Northern Cities Letter Piece è un ciclo di pezzi (9 fino ad oggi) in cui Matthew Shlomowitz ha sperimentato un nuovo sistema di elaborazione delle informazioni relative a un brano musicale. Tutti i lavori di questo ciclo infatti, composti per 2 o 3 esecutori, prevedono una struttura di eventi molto precisa nel tempo. La scelta di questi eventi invece (cioè il suono per chi suona, il movimento per chi si muove) è lasciata alla libera scelta dei performers che dovranno però rispettare alcune regole fondamentali. Regole che condizionano le relazioni tra gli eventi, mettono spesso in corto circuito la causa e l’effetto, producono effetti stranianti e a volte esilaranti. In realtà lo stesso pezzo se eseguito da persone diverse può essere completamente diverso nella sostanza e identico nella forma. Manuel Zurria Coming Together Il lavoro fu composto nel novembre-dicembre 1971, in risposta ad un evento storico; nel corso del settembre di quell’anno, i carcerati della prigione di stato di Attica (New York) si ribellarono e presero il controllo di una parte dell’istituto penitenziale. La loro principale richiesta era il riconoscimento del diritto ad “essere trattati come esseri umani”. Dopo numerosi giorni di inutili trattative, il governatore Nelson Rockefeller ordinò alla polizia di stato di riprendere il controllo del penitenziario con la forza, sostenendo che le vite delle guardie che i carcerati avevano preso in ostaggio erano in pericolo. Nella violenza che ne seguì rimasero uccise quarantatre persone, tra le quali molti degli ostaggi, e molte altre furono ferite. Tra i morti anche Sam Melville, carcerato che aveva ricoperto un ruolo significativo nell’organizzare la ribellione. Nella primavera del 1971 Melville aveva scritto una lettera al fratello nella quale descriveva la sua esperienza di vita in carcere. Dopo la sua morte, tale lettera fu pubblicata sulla rivista Ramparts. Nel leggerla fui colpito sia dalla qualità poetica sia dall’enigmatica ironia del testo. La lessi più e più volte, nel tentativo di avvertire la presenza fisica dello scrittore e anche di portare alla luce il significato nascosto nel linguaggio semplice ma ambiguo. Alla fine la lettura reiterata dello scritto mi indusse a trattarlo musicalmente. Frederic Rzewski Attica In origine Attica fu concepito come pezzo da eseguire dopo Coming Together, in modo tale che i due pezzi uniti formassero una coppia di immagini (una oscura, l’altra luminosa) sullo stesso tema. In quest’ultimo brano è un sopravvissuto che parla: Richard X. Clark, che fu rilasciato sulla parola qualche settimana dopo il massacro. Non appena l’automobile che lo stava portando a Buffalo oltrepassò il confine della città di Attica, il reporter seduto al suo fianco gli chiese come si sentiva nel lasciare Attica alle sue spalle. La sua risposta, “Attica è davanti a me”, divenne il testo per questo lavoro. Le tecniche compositive impiegate nei due pezzi sono simili. Il meccanismo di base utilizzato per la creazione delle sequenze ritmiche e melodiche è lo “squaring”, forma che ho utilizzato per la prima volta nel 1968, ne Les Moutons de Panurge, destinato a un numero indeterminato di strumenti melodici. Tale tecnica, una sequenza di note, battute, o frasi si accumula gradualmente attraverso l’aggiunta di un elemento alla volta, per poi diminuire per sottrazione. In Coming Together, sette suoni sono utilizzati per creare otto strutture triangolari di 28 note. Ognuna di queste sequenze melodiche viene poi “squadrata” per creare otto ampie sezioni di 784 note (28x28). La catena di 6272 note risultante viene suonata da uno o due strumenti dell’ensemble, mentre gli altri, di tanto in tanto, aggiungono solo singole note o frammenti melodici, secondo le regole specifiche di ogni sezione. Solo nella sezione finale tutti gli interpreti suonano insieme tutte le note. In Attica, una melodia di 28 battute viene divisa in quattro battute di sette suoni, ognuno dei quali viene “squadrato” per diventare un periodo di 49 suoni. I quattro periodi sono a loro volta “squadrati” in modo da formare una sequenza di sedici periodi. Questi vengono suonati al di sopra di un basso tenuto, con un lungo accordo di dominante alla fine. Frederic Rzewski Tifone In Tifone, con le forme e gli immaginari contenuti nelle parole di Joseph Conrad, si misurano due strumenti musicali: la voce di Chiara, domata come una viola le cui corde dimorano nella gola dell’attrice, e il pianoforte di Fabrizio Ottaviucci, in un comune viaggio verso il mare, così come lo incontra una nave in lotta contro le onde di un oceano. Mettere alla prova la propria tecnica di fronte a una forza immane, traduce l’impresa analoga dell’arte di fronte all’assolutismo della realtà, e allo stesso modo Chiara Guidi, da sempre anima sonora della Socìetas Raffaello Sanzio,fra le più note compagnie di teatro contemporaneo sul palcoscenico internazionale, e Fabrizio Ottaviucci, pianista e compositore, mettono alla prova una tecnica vocale forgiata in una trentennale esperienza di scena, e un approccio musicale che rinnova il patto fra lo strumento e la voce umana. Alter Ego Si è costituito a Roma nel 1991. Ha all’attivo concerti presso le maggiori associazioni concertistiche in Italia e in Europa ma ciò che più lo caratterizza è la costante collaborazione che ha instaurato con artisti elettronici (Robin Rimbaud aka Scanner ,Deathprod, Pan Sonic, Matmos, Philip Jeck), cantanti pop (Frankie HI-NRG, John De Leo), artisti visivi (D-fuse, Michelangelo Pistoletto, Andrew Hooker, Roberto Masotti), attori (Vladimir Luxuria), interpreti (Irvine Arditti, Neue Vokalsolisten). Tra i compositori vanno segnalati gli stretti legami con Philip Glass (realizzazione in prima europea al Festival Settembre Musica di Torino 2002 di 600 Lines, opera inedita del 1968 concessa in esclusiva europea dallo stesso Glass ad Alter Ego), Terry Riley (prima assoluta di The Slaving Wheel of Meat Conception per il Festival Romaeuropa con Matmos e lo stesso Riley al pianoforte), Giya Kancheli, Toshio Hosokawa, Bernhard Lang, Kaija Saariaho, Louis Andriessen, Frederic Rzewski (prima mondiale di Main Drag in diretta dalla Sala A della RAI Radio 3), Salvatore Sciarrino, Laszlo Sáry, Jonathan Harvey, Jennifer Walshe, David Lang (in residence con Alter Ego al 36.mo Festival di Nuova Consonanza), Alvin Lucier, Gavin Bryars, Alvin Curran (prima assoluta per Alter Ego e Frankie HI-NRG al Museo Burri di Città di Castello). Nel 2006 il progetto Microwaves con il duo elettronico finlandese PAN SONIC e la collaborazione dei compositori Atli Ingolfsson, Riccardo Nova, Giovanni Verrando e Yan Maresz ha avuto un notevole successo ed è stato presentato in alcuni tra i più prestigiosi Festivals europei. Negli ultimi anni Alter Ego ha stabilito una consolidata collaborazione artistica con la Stradivarius con la quale si è impegnato per la realizzazione di una collana di CD monografici tra cui Philip Glass (recentemente ristampata in un doppio CD dalla storica etichetta di Glass, la OrangeMountainMusic), Frederic Rzewski, Nicola Sani, Claude Lenners, Salvatore Sciarrino (Esplorazione del bianco, Fiato), accolti da unanimi consensi di pubblico e di critica. Il CD Music in the Shape of a Square di Philip Glass ha vinto il prestigioso Editor’s Choice della rivista inglese Gramophone. Manuel Zurria flauto Paolo Ravaglia clarinetto Aldo Campagnari violino Oscar Pizzo pianoforte Fulvia Ricevuto percussione Massimo Ceccarelli contrabbasso Chiara Guidi Fondatrice nel 1981 insieme a Romeo e Claudia Castellucci della Socìetas Raffello Sanzio, Chiara Guidi è stata anima del ritmo drammaturgico e della composizione vocalica degli spettacoli della compagnia, firmando diverse regie e curando la ricerca sulla parola recitata di ogni attore. Con la Socìetas Chiara Guidi ha realizzato spettacoli che hanno girato tutto il mondo nei principali festival e teatri internazionali. Dopo l’impresa della Tragedia Endogonidia (2002-2004), la Socìetas segue una specificazione individuale del lavoro da parte degli artisti fondatori. Chiara Guidi sviluppa una personale ricerca sulla voce come chiave drammaturgica, rivolgendo la propria tecnica vocale sia a produzioni per un pubblico adulto, sia elaborando una specifica concezione di teatro per l’infanzia, che le è valsa, nel 1998, il Premio speciale UBU per la “Scuola Sperimentale di Teatro Infantile”. Fra i suoi lavori, l’opera di teatro musicale il Madrigale appena narrabile (in collaborazione con il musicista statunitense Scott Gibbons), la performance vocale Augustinian Melody, Flatlandia, Ingiuria (in collaborazione con i musicisti Blixa Bargeld, Alexander Balanescu e Teho Teardo), e L’ultima volta che vidi mio padre. A partire dal 2008 dirige Màntica. Esercizi di voce umana, festival annuale su una linea di ricerca che intreccia voce, suono e musica, che si svolge al Teatro Comandini di Cesena, dove nel 2011 è andata in scena anche la prima edizione di Puerilia, festival di puericultura teatrale. Il suo spettacolo Buchettino (1995), tratto Le Petit Poucet di Perrault, ha percorso il mondo e incontrato bambini di tutti i continenti, e ne esistono oggi versioni riproposte da compagnie locali in Giappone, Taiwan, Cile, e Danimarca. Nel 2013 ottiene il Premio al Maestro, premio Nico Garrone, e il Premio Speciale UBU per i festival Màntica e Puerilia. 16 17 18 marzo Partitura per goccia Esplorazione di Frediano Brandetti. Spazio Mirionima Piazza della Libertà dalle ore 20 alle ore 21 e dopo la fine dei concerti per 30 minuti Frediano Brandetti dopo aver concluso gli studi artistici ed esercitato la professione di restauratore, da diversi anni lavora come scenografo realizzatore. Segue una sua personale ricerca artistica diretta all’esplorazione di atti, oggetti e movimenti dell’anima. Ars Ludi Ensemble modulare di percussionisti è stato fondato nel 1987 da Antonio Caggiano e Gianluca Ruggeri. Ha preso parte a molti festival di prestigio internazionale quali Locarno (video-art), Accademia di Francia, Accademia Tedesca, RomaEuropa, Cantiere Internazionale d’Arte, Monday Evening Concerts-Los Angeles, Manca-Nizza, New York Interpretations, Festival Cervantino, Aterforum-Ferrara, Vienna “Land im klang”, Pechino MusicaACOUSTICA, Musica/Italia di Edinburgo, Fylkingen a Stoccolma etc. Elemento centrale del lavoro musicale è la realizzazione, anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, di materiali sonori concreti e di eventi scenico-teatrali, di progetti musicali atti a superare la dimensione del concerto tradizionale. In questo contesto hanno preso l’avvio strette collaborazioni con autori quali A. Pärt, G. Bryars, G. Battistelli, W. Duckworth, Volker Heyn, S. Reich, L. Andriessen, L. Ceccarelli e A. Curran. Come gruppo di concertisti, ARS LUDI si è esibito in USA, Canada, Africa, Spagna, Germania, Messico, Cina, Svezia, Gran Bretagna, Francia, Svizzera e in ancune di queste occasioni ha registrato per le emittenti radio-televisive nazionali. Nella formazione per grande ensemble, ha preso parte a progetti musicali di vasto respiro e di notevole complessità: Drumming di S. Reich, Gewael di M. dall’Ongaro, Land im Klang di Alvin Curran, Primi Piani di L. Cinque e Varesiana su musiche di Edgar Varese. Antonio Caggiano percussione Gianluca Ruggeri percussione Fabrizio Ottaviucci È conosciuto soprattutto per la sua attività di interprete nella musica contemporanea, per le sue prestigiose e durature collaborazioni con maestri del calibro di Markus Stockhausen e Stefano Scodanibbio, per le sue interpretazioni di Scelsi, Stockhausen, Cage, Riley. Fabrizio Ottaviucci si è brillantemente diplomato in Pianoforte presso il Conservatorio di Pesaro, sotto la guida di Paola Mariotti; ha inoltre studiato Composizione con Fausto Razzi e Musica Elettronica con Walter Branchi. Ha tenuto centinaia di concerti nelle maggiori città italiane e tedesche, tournée in Spagna, Austria, Inghilterra, Polonia, Messico, Stati Uniti, Canada, India; di particolare rilievo la sua attività nella musica contemporanea: ha collaborato con prestigiosi partner quali Rohan De Saram, Stefano Scodanibbio, Mike Svoboda, Mario Caroli, Manuel Zurria, Francesco Dillon, Aldo Campagnari, Tara Bouman, Daniele Roccato, Markus Stockhausen, con il quale collabora intensamente dal 1986. Ha studiato l’opera pianistica di Giacinto Scelsi con l’autore; ha eseguito prime assolute di Giacinto Scelsi, Stefano Scodanibbio, Ivan Vandor, Gilberto Cappelli, Alberto Caprioli, Tonino Tesei, Fernando Mencherini, Fabrizio De Rossi Re. Ha collaborato con Terry Riley partecipando ad esecuzioni dirette dal compositore e realizzando una versione inedita, pubblicata da Stradivarius, dei due Keyboard Studies e di Tread on the Trail (prima versione per pianoforte dell’opera). Dal 2011 collabora stabilmente con l’attrice-regista Chiara Guidi della Socìetas Raffaello Sanzio Cesena. Ha inciso opere di Scelsi, Cage, Ustvolskaja, Riley, Gubaidulina per la Stradivarius e per la Wergo. È stato più volte invitato in trasmissioni a lui dedicate trasmesse da Rai Radio Tre. Diversi suoi concerti di sono stati registrati e trasmessi da Radio e Televisioni nazionali ed internazionali. Frederic Rzewski (Massachussetts, 1938) fu fortemente influenzato, sia come compositore che interprete, dall’amicizia con Christian Wolff e dalla conoscenza, tramite questi, di John Cage. Nel 1960 venne in Italia dove, dopo un periodo di studi con Luigi Dallapiccola e di collaborazione con Severino Gazzelloni, fondò un suo gruppo insieme ad Alvin Curran e Richard Teitelbaum: MEV (Musica Elettronica Viva) che divenne ben presto molto noto per la sua ricerca nel live electronic e nell’improvvisazione, sviluppando un’estetica musicale quale spontaneo processo collettivo, estetica condivisa da altri gruppi sperimentali del tempo come il Living Theatre. L’esperienza con il MEV è avvertibile nelle composizioni di Rzewski della fine degli anni sessanta e dei primi anni settanta, proprio per la compresenza di elementi derivanti dai due diversi mondi della musica scritta e della musica improvvisata. Nel corso degli anni ’70 egli prosegue nella sua ricerca con una produzione in cui stile e linguaggio sono trattati come elementi strutturali; l’opera più nota di questo periodo è senz’altro The People United Will Never Be Defeated!, una serie di variazioni per pianoforte della durata di 50 minuti. Tra il 1979 e 1981 diversi pezzi scritti per organici più ampi segnano un ritorno alla notazione sperimentale e grafica (Le Silence des Espaces Infinis, The Price of Oil), mentre molte opere degli anni ottanta esplorano nuovi modi di usare la tecnica dodecafonica. Tra le sue composizioni più recenti particolarmente interessanti Cadenza con o senza Beethoven (2003), Nanosonatas (2006/2010) e Piano concerto di cui ha eseguito la parte solistica in prima esecuzione mondiale ai BBC Proms del 2013. Frederic Rzewski ha insegnato in diverse università degli Stati Uniti e conservatori tedeschi, dal 1983 al 2003 è stato professore di Composizione al Conservatoire Royal de Musique a Liegi.