A cura di
Gianluca Gentili
Con la collaborazione di
Maresa Bonugli Scodanibbio
Consulenza artistica
Tonino Tesei
Direttore di palcoscenico
Elisabetta Salvatori
Registrazioni audio e sito web
Andrea Lambertucci
Grafica
Simona Castellani
Amministrazione
Maria Sara Rastelli
Roberta Spernanzoni
Rosa Silvestri
Segreteria
Paola Pierucci
Ringraziamenti
Luciano Messi
Direttore dell’organizzazione
artistica e tecnica
dell’Associazione Arena Sferisterio
Paola Taddei
Direttrice dell’Accademia di Belle
Arti di Macerata
Si ringraziano inoltre
Marina Mentoni
Stefano Sasso
Silvia Santarelli
www.rassegnadinuovamusica.com
teatro lauro rossi
macerata
16 17 18 marzo 2015
33 rassegna
di nuova musica
teatro lauro rossi
macerata
martedì 17 marzo
lunedì 16 marzo
Arvo Pärt
Pari intervallo (1976)
versione per bottiglie,
pianoforte preparato
e marimba bassa
Spiegel im Spiegel (1978)
versione per flauto basso
e pianoforte
Für Alina (1976)
versione per bicchieri,
vibrafono e pianoforte
Matthew Shlomowitz
Left, Right, Up, Down,
Pogo (2013)
per flauto
Francesco Filidei
I Funerali dell’Anarchico
Serantini (2005/2006)
per sei esecutori
Frederic Rzewski
Dear Diary (2014)
for speaking pianist
prima esecuzione italiana
Louis Andriessen
Workers Union (1975)
for any loud-sounding
group of instruments
Frederic Rzewski
piano
Alter Ego
Manuel Zurria
flauto
Paolo Ravaglia
clarinetto
Aldo Campagnari
violino
Oscar Pizzo
pianoforte
Fulvia Ricevuto
percussione
Massimo Ceccarelli
contrabbasso
Ars Ludi
Antonio Caggiano
percussione
Gianluca Ruggeri
percussione
GiorgioBattistelli
Orazi e Curiazi (1996)
per due percussionisti
Simon Steen-Andersen
Study for String
Instrument #1 (2007)
per uno o più strumenti
a corde
Frederic Rzewski
To the Earth (1985)
for speaking percussionist
John White
Drinking and Hooting
Machine (1968)*
per quattro gruppi
di esecutori
Matthew Shlomowitz
Letter Piece #5 - Northern
Cities (2008)
per due esecutori
mercoledì 18 marzo
Frederic Rzewski
voce
Alter Ego
Paolo Ravaglia
clarinetto
Aldo Campagnari
violino
Oscar Pizzo
pianoforte
Massimo Ceccarelli
basso elettrico
Fulvia Ricevuto
percussione
Ars Ludi
Antonio Caggiano
percussione
Gianluca Ruggeri
percussione
Frederic Rzewski
Coming Together (1971)
per voce e ensemble
Attica (1972)
per voce e ensemble
di Belle Arti di Macerata
* Accademia
Laura Beleggia, Matteo Evandri, Luca Sabbatini, Alessio Giulioni,
Iacopo Pinelli, Roberta Ulissi, Michela Oddis, Riccardo Renzi,
Fabio Salvatori, Kyriaki Mavromoustaki, Edoardo Catalini,
Candida Cristalli, Micol Mancini, Giulia Perugini, Alessia Focante
Scuola Civica di Musica Stefano Scodanibbio
Celeste Carboni, Giacomo Gradozzi, Lucia Vallesi
Socìetas Raffaello Sanzio Tifone
liberamente tratto
da Joseph Conrad
per pianoforte e “viola”
adattamento e regia
Chiara Guidi
musiche originali
Fabrizio Ottaviucci
con
Chiara Guidi
Fabrizio Ottaviucci 16 17 18 marzo
Partitura per goccia
esplorazione di
Frediano Brandetti
Spazio Mirionima
Piazza Libertà
lavoro permutante
dalle 20 alle 21
e dopo la fine dei concerti
per 30 minuti
Louis Andriessen
Nato ad Utrecht nel 1939
in una famiglia di musicisti,
Louis Andriessen ha
compiuto i primi studi
con il padre, l’organista e
compositore Hendrick mentre
il fratello maggiore Jurriaan lo
ha avviato alla conoscenza di
Stravinskij e del jazz. A metà
degli anni ’60 ha perfezionato
la sua formazione studiando
con Luciano Berio a Milano e
a Berlino.
Francesco Filidei
Francesco Filidei si è
diplomato al Conservatorio
di Firenze e al Conservatorio
Nazionale Superiore di
Parigi. Sia come organista
che compositore è stato
invitato dai più importanti
festival di musica
contemporanea del mondo,
le sue opere sono state
eseguite da orchestre quali la
WDR, la SWR, la RSO Wien,
la ORT, la RAI, la Tokyo
Philharmonic e da ensemble
quali Musikfabrik, Linea,
l’Itineraire, Alter Ego, NEM,
EOC, l’Intercontemporain,
Les Percussions de
Strasbourg, Klangforum,
Cairn, 2E2M, Recherche,
Ascolta, Next Mushroom
Promotion, Tokyo Sinfonietta,
Ars Ludi, Icarus, Ictus, Signal,
Matthew Shlomowitz
È un compositore che rifugge
dalle facili classificazioni:
nato in Australia nel 1975, ha
vissuto per anni in Inghilterra
dove ha studiato con Michael
Finnissy e negli Stati Uniti
dove, all’Università di
Stanford, Brian Ferneyhough
ha supervisionato il suo
dottorato; ma ad un primo
ascolto la sua musica
sembra non aver nulla a che
fare con la loro.
John White
Nasce a Berlino nel 1936,
ma ben presto la sua famiglia
si trasferisce in Inghilterra
per sfuggire alla guerra.
Inizialmente dedito alla
scultura, dopo l’ascolto di
Turangalaîla-Symphonie
di Messiaen decide di
studiare composizione al
Royal College of Music di
Londra, materia di cui poi
sarà professore nella stessa
istituzione. Pur considerato
a volte un eccentrico
nel panorama musicale
britannico per i suoi bizzarri
metodi compositivi, John
White in realtà ha esercitato
un’influenza significativa nel
corso degli anni.
Sin dal 1974 Andriessen ha affiancato l’attività didattica a
quella di compositore e pianista e oggi, stimato per il suo
coerente impegno politico, è riconosciuto come uno dei più
noti ed eseguiti compositori olandesi e figura di riferimento
nella scena internazionale della nuova musica.
L’influsso del jazz e della multiforme scena d’avanguardia
olandese, nonché la ricerca di nuove forme d’impegno
politico attraverso la musica, hanno favorito il distacco dal
radicalismo postweberniano per lasciare spazio a una ricerca
che ruota attorno a una pluralità di riferimenti - da Charles
Ives al minimalismo statunitense - in cui un ruolo centrale
è occupato da Stravinskij. Estremamente varie sono le sue
fonti di ispirazione: dalla pittura di Mondrian in De Stijl, alla
poesia medievale in Hadewijch, alla teoria degli atomi in De
Materiee. Ha inoltre esplorato le relazioni tra musica e politica
in De Staat, la natura del tempo e della velocità in De Tijd
e De Snelheid e gli interrogativi sulla mortalità in Trilogy of
the Last Day. Frequenti le sue collaborazioni con altri artisti
tra cui spiccano Robert Wilson e Peter Greenaway con cui
ha realizzato lavori teatrali e film e con il regista Hal Hartley
insieme al quale nel 2008 ha messo in scena l’opera La
Commedia ispirata al testo di Dante Alighieri.“Rifiuto la teoria
della continuità del mio lavoro. Mi servo di quel che trovo
intorno a me, a seconda dell’occasione, e si tratta sempre
di qualcosa di diverso”. Affermazione, questa di Andriessen,
sufficiente a sintetizzare la filosofia dell’uomo e dell’artista.
in luoghi di prestigio quali la Filarmonica di Berlino e di
Colonia, la Cité de la Musique di Parigi, la Suntory e la Tokyo
Opera House, la Theaterhaus di Vienna, la Herkulessaal
di Monaco, la Tonhalle di Zurigo. Dopo aver ottenuto
una commissione dal Comité de Lecture Ircam ottiene il
Salzburg Music Förderpreisträger 2006, il Prix Takefu 2007,
il Förderpreisträger Siemens 2009, la Medaglia UNESCO
Picasso/Miro del Rostrum of Composers 2011, ed è stato
compositore in residenza all’Akademie Schloss Solitude nel
2005, alla Casa de Velazquez tra il 2006 e il 2007 e a Villa
Medici 2012/2013. Recentemente ha vinto la borsa di studio
della DAAD di Berlino dove risiederà nel 2015.
È stato professore di composizione a Voix nouvelles di
Royaumont, alla Iowa University, a Takefu, all’Akademie
Tchaikowsky e a Barga INAUDITA. I suoi lavori sono
pubblicati da RaiTrade.
È stato lettore al Royal College of Music di Londra, insegnato
composizione alla Durham University durante l’anno
accademico 2008/09 e collabora al programma del Borealis
Festival in Norvegia. È codirettore dell’ensemble anglo/belga
“Plus minus” e della serie londinese di performance “Rational
Rec”, è inoltre membro di “InterInterInter” un gruppo che crea
eventi mescolando le performance con il coinvolgimento del
pubblico. Nella sua peculiare ricerca musicale Shlomowitz
sta sviluppando due importanti progetti: Popular Contexts,
una serie di lavori dove combina, a volte in modo aggressivo,
suoni registrati nella quotidianità (annunci nelle stazioni ma
anche colpi di arma da fuoco) con strumenti musicali e la serie
Letter pieces dove lavora con azioni fisiche, musica e testo.
Shlomowitz ha definito la propria musica come “un’amata figlia
bastarda di Brian Ferneyhough e Philips Glass”.
Il suo nome è spesso associato a quello di compositori inglesi
come Cornelius Cardew, Howard Skempton, Gavin Bryars
and Michael Parsons. Una delle sue innovazioni viene definita
come “sistems music”, una sorta di precursore inglese del
minimalismo, per cui la musica viene determinata da processi
casuali, come per esempio le mosse degli scacchi e basata su
uno schema ripetitivo. Brillante pianista e suonatore di tuba,
ha scritto molto per questi strumenti, oltre a 170 sonate per
pianoforte (per lo più di breve durata sullo stile di Scarlatti),
più di 20 sinfonie e 35 balletti, musica per spettacoli teatrali e
numerosi lavori per strumenti giocattolo e altri strumenti non
convenzionali. Nella sue composizioni si ritrovano le influenze
di Satie e di Busoni, ma anche di Messiaen e Rachmaninoff e
perfino di gruppi electronic pop come i Kraftwerk e i Residents.
Giorgio Battistelli
Nato ad Albano Laziale nel
1953, Giorgio Battistelli ha
studiato composizione al
Conservatorio dell’Aquila
dove si è diplomato nel
1978, frequentando
contemporaneamente
i seminari di Karlheinz
Stockhausen e Mauricio
Kagel a Colonia. Tra il
1978 e il 1979 ha seguito
i corsi sul teatro musicale
contemporaneo di Jean
Pierre Drouet e Gaston
Sylvestre. Dal 1981, anno
di Experimentum Mundi,
ha inizio un’intensa attività
di scrittura di opere per il
teatro musicale. Le sue
composizioni sono state
rappresentate presso il
Festival d’Automne al Centre
Pompidou di Parigi, i Festival
di Salisburgo e di Lucerna,
la Biennale e la Gasteig
di Monaco, la Biennale
di Berlino, l’Accademia
Nazionale di Santa Cecilia,
Arvo Pärt
(Paide 1935). Dopo le
esperienze nella musica
d’avanguardia, negli anni
Sessanta la sua produzione
subì una svolta, segnata
dall’interesse per il canto
gregoriano e la musica
antica. Da allora si è dedicato
prevalentemente alla musica
sacra, elaborando uno stile
proprio, ascetico e di matrice
minimalista, basato su antichi
procedimenti compositivi,
dove la voce assume
un ruolo determinante.
Diplomatosi al conservatorio
di Tallin, dalle iniziali
influenze di Prokof´ev e
Šostakovič si è poi orientato
verso la musica seriale e
le tecniche collagistiche.
Nel 1980 ha ottenuto la
cittadinanza austriaca e nel
1981 si è stabilito a Berlino.
Simon Steen-Andersen
Nato nel 1976 in Danimarca
è non solo uno dei
compositori più interessanti
della scena musicale del
suo paese, ma ha già
ricevuto riconoscimenti e
premi internazionali – come
Kranichsteiner Music Award
2008, International Rostrum
of Composers, DAAD
Berliner Künstlerprogramm
2010, Carl Nielsen Prize,
Akademie der Künste
Kunstpreis 2013, Nordic
Council Music Prize 2014
– e commissioni dai più
prestigiosi ensemble e
festival come Ensemble
Modern, Interconpemporain,
ensemble recherche, Arditti,
London Sinfonietta SWR
Orchestra, Orchestre
National de France,
Donaueschinger Musiktage,
the ECLAT Festival e
Wittener Tage für Neue
Kammermusik.
in teatri quali La Scala di Milano, l’Opera di Roma, il Teatro
Comunale di Firenze, nei teatri dell’opera di Anversa,
Strasburgo, Ginevra, Brema, Mannheim, Almeida di Londra, e
inoltre a Hong Kong, Adelaide, Brisbane, Melbourne, Sydney,
Wellington, Taipei, Tokyo, New York, Washington, Singapore,
La Paz, Pechino. Ha collaborato con i registi Robert Carsen,
Luca Ronconi, Georges Lavaudant, Mario Martone, Michael
Londsdale, David Pountney, Daniele Abbado, Fura dels
Baus e Studio Azzurro, e con interpreti come Toni Servillo,
Bruno Ganz, Ian Mc Diarmid, Philippe Leroy, Moni Ovadia,
Vladimir Luxuria. Insignito del titolo di Chevalier de l’Ordre
des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura Francese
e di Commendatore dell’Ordine “al merito della Repubblica
italiana”, è stato compositore in residenza all’Opera di
Anversa, alla Deutsche Opera am Rhein di Düsseldorf e al
Teatro San Carlo di Napoli.
Nel maggio 2015, per l’inaugurazione dell’Expo di Milano,
verrà rappresentata in prima mondiale una nuova opera per il
Teatro alla Scala dal titolo CO2.
Dopo la composizione di Pro et contra, per violoncello e
orchestra (1966), Credo (1968, accolto da violente critiche in
Unione Sovietica per il suo contenuto religioso) e la cantata
Laul armastatule (1973), Pärt ha attraversato un lungo
periodo di silenzio e di studio, dedicato soprattutto alla musica
medievale e rinascimentale e al canto gregoriano, nel corso
del quale ha posto le basi della susseguente svolta stilistica.
Ne è emerso uno stile ricco di risonanze mistiche e religiose,
basato su antichi procedimenti compositivi e su un materiale
musicale rarefatto, ridotto a un semplice arpeggio, o scala,
o più spesso una triade. Come nel suono delle campane
(tintinnabuli), in questa musica sono compresenti semplicità
e complessità, densità di assonanze, stasi apparente e
molteplicità di armonici. Il riferimento religioso è esplicitato
dalla rinunzia all’«armamentario moderno» in favore di una
rinnovata essenzialità anche nelle tecniche impiegate,
e si estende a tutta la produzione, vocale e strumentale.
Il lungo silenzio si è concluso nel 1976 con Aliinale, seguito
da Tabula rasa (1977), Fratres (1977; ha poi visto la luce in
numerose versioni), Cantus in memoriam Benjamin Britten
(1980), composizioni che hanno portato Pärt al successo
internazionale facendone uno degli autori più seguiti negli
ultimi anni del Novecento.
Nel 2011 ritorna in Estonia dove ora risiede, viene insignito
del dottorato honoris causa in musica sacra dal Pontificio
Istituto di Musica Sacra e nello stesso anno viene premiato
come “Composer of the Year” ai Classic Brit Awards per la
sua composizione Symphony No.4.
Nel 2014 Swansong, nuova versione di Littlemore Tractus per
orchestra, viene eseguita per la prima volta al Festival Mozart
Woche di Salisburgo dai Wiener Philharmoniker.
La produzione musicale di Steen-Andersen include musica
strumentale, elettronica, installazioni, video e performance.
Negli ultimi anni la sua ricerca è volta principalmente ad
integrare nelle composizioni elementi di musica concreta e ad
enfatizzare gli aspetti fisici e coreografici della performance
strumentale. Spesso i suoi lavori prevedono strumenti acustici
amplificati in combinazione con campionamenti, video,
semplici oggetti della quotidianità o elettronica obsoleta e
strumenti preparati o costruiti in maniera “casalinga”.
Molti dei suoi pezzi hanno aspetti performativi che non si
possono apprezzare all’ascolto di un CD, ma che richiedono
l’esperienza della partecipazione alle esecuzioni live; sono
comunque sempre composti in base a precise regole musicali,
non risultato di semplici sonorità casuali, con progressioni ben
definite, strutture equilibrate e molta delicata poesia.
Pari Intervallo/Spiegel im Spiegel/Für Alina
Alla fine degli anni ’70 Arvo Pärt, che era entrato in una profonda crisi creativa, aveva sospeso
ogni forma di creazione e dedicava il suo tempo esclusivamente alla pratica giornaliera
di contrappunti a due voci. Da questa pratica e dal controllo estremo di una forma scevra
di armonia e di sovrastrutture, Pärt giunse alla famosa estetica dei tintinnabuli che è qui
rappresentata dal brano che storicamente fu il primo ad impiegarla, Für Alina. Qualche anno
fa Pärt fu invitato ad una serie di concerti a Roma ed elaborò per me e Oscar una versione
di Spiegel im Spiegel, per flauto basso e pianoforte. Da qui nacque l’idea di lavorare a un
altro brano di quel periodo, Pari Intervallo, e di farne un trittico che abbiamo rielaborato
utilizzando suoni cari alla sua sensibilità, come quelli delle bottiglie e dei bicchieri di cristallo,
che testimoniano in qualche modo le caratteristiche di questo straordinario Maestro, la
trasparenza, la dolcezza, la leggerezza.
Manuel Zurria
Left, Right, Up, Down, Pogo
Ero curioso di vedere cosa avrebbe combinato Matthew scrivendo un pezzo per flauto solo.
Quando è capitata l’occasione gli ho chiesto di scrivere qualcosa per me. Dopo qualche mese,
quando ho ricevuto la partitura, ho capito immediatamente quale tipo di sfida avrei dovuto
affrontare. Una sfida a dir poco COMPLESSA. Non credo sia una buona idea descrivere qui
cosa succederà sul palco, per non rovinare la sorpresa, basta solo dire che Left, Right, Up,
Down, Pogo è probabilmente uno dei pezzi più folli che mi sia mai capitato di suonare. E che
il Pogo è la famosa danza che ballavano i punk a Londra durante i loro concerti negli anni ‘80.
La prima esecuzione di questo lavoro è avvenuta a Londra il 2 ottobre 2014 nell’ambito della
Rassegna Suona Italiano.
Manuel Zurria
I funerali dell’Anarchico Serantini
Italia, anni settanta, «anni di piombo»: 5 maggio 1972, Pisa.
Franco Serantini: sardo, orfano ed anarchico, viene accerchiato e bastonato da una decina
di poliziotti durante una manifestazione, morrà due giorni dopo in carcere, senza essere stato
curato.
Una lettera:
Franco son nato un anno esatto dopo quella manifestazione di maggio, quando ti videro dalla
finestra coperto dai pugni e dalle bastonate della polizia. Dopo tante primavere, guardando
le poche foto sbiadite rimaste, nascosto dietro due lenti troppo spesse sembri proprio uno dei
ragazzi fra i quali son vissuto, tra piazza delle Vettovaglie e Piazza San Silvestro, la piazza che
per chi ti ricorda ha preso il tuo nome. Dal ’72 molto è successo, in via San Martino il circolo
anarchico è scomparso. Il mercato rosso è solo un lontano ricordo nelle memorie di chi ti ha
conosciuto. Di chi ti ha massacrato non si è saputo più nulla, i pochi imputati vennero assolti
dai giudici. Corrado Stajano ha scritto un bellissimo libro sulla tua storia e Nanni Balestrini un
breve racconto. A Pisa è nata una biblioteca che porta il tuo nome. Eccoti in omaggio ancora
e solo funerali, dopo quelli del ’72. Fossi vissuto a quell’epoca, sarei venuto, fossi stato un
pittore, i tuoi funerali li avrei dipinti. Adesso che li ho composti non sento che il fruscio delle
pagine, aspettando che prendano vita.
Paris 31/12/2008
Francesco Filidei
Dear Diary
È stato scritto per il pianista belga Stéphane Ginsburgh su commissione del Festival Ars
Musica di Bruxelles dove è stato eseguito per la prima volta nel Novembre 2014.
Il testo, scritto anch’esso da Frederic Rzewski, è composto di cinque parti:
1. Stuporman; 2. Names; 3. No Good; 4. Samson; 5. Thanks.
L’esecuzione in prima italiana alla Rassegna di Nuova Musica di Macerata vede lo stesso
Rzewski al pianoforte. Di lui, antesignano e specialista della musica per speaking pianist,
la critica ha scritto: “possiede inoltre una granitica tecnica di dominio del pianoforte capace
di distribuire un’enorme massa sonora lungo la tastiera senza distruggere lo strumento”.
Workers Union
Aprendo la partitura di Workers Union, non si trovano né note né indicazioni strumentali,
eppure non si tratta di un brano aleatorio o dal risultato acustico casuale, le poche istruzioni
sono più che sufficienti a garantire il risultato voluto dal compositore.
Una semplice riga diritta, senza indicazioni di chiave, serve a indicare il registro medio di ogni
strumento, in questo modo, ogni segno in alto corrisponderà ad una nota più acuta, e parimenti
ogni segno più in basso spingerà gli strumenti nel registro più grave. La scelta delle note
da suonare è lasciata ai musicisti, tuttavia Andriessen avverte: “Fate risultare il pezzo molto
dissonante, cromatico e aggressivo” e aggiunge un’indicazione molto importante “Solamente
se ogni esecutore suonerà con l’intenzione che la sua sia una parte essenziale, il risultato
finale sarà riuscito: esattamente come nella vita politica”. Andriessen porta così al punto
estremo di elaborazione la sua idea di “democrazia musicale”; ogni parte è fondamentale,
si arriva all’annullamento del singolo in favore dell’impatto fonico collettivo.
Tra musica e rumore, cadenzato come gli slogan urlati di un rabbioso corteo di metalmeccanici
duri di allora, Workers Union è un pezzo dalla resa minimal-futurista, un tatsebao fonico aspro
ma anche ipnotico, elementare nella struttura ma non prevedibile, l’indicazione “a tutta forza”
presente all’inizio del pezzo spinge con violenza inarrestabile un continuo brulicare di battute
diverse, una sfida totale al virtuosismo degli interpreti e alle capacità percettive del pubblico.
Orazi e Curiazi
Il pezzo narra di uno dei più affascinanti miti della storia dell’antica Roma.
Un mito che ha enormemente influenzato l’immaginazione dell’Italia: il duello fra gli Orazi (una
delle famiglie romane che guidava Roma, allora poco più di un villaggio, nei giorni successivi
alla fondazione e campioni della città) e i Curiazi (campioni della vicina città rivale Albalonga).
Usando suoni concreti e metafisici, i loro corpi e le loro voci, il timbro ed il ritmo delle
percussioni, i due interpreti creano una drammaturgia situata nel fantastico.
La prima mondiale di Orazi e Curiazi ha avuto luogo a Bej-Jing nell’ottobre del 1996 eseguita
da Antonio Caggiano e Gianluca Ruggeri.
Questa partitura si sviluppa su l’idea di una narrazione, con suoni concreti e metafisici, di una
delle storie che più hanno arricchito il nostro immaginario: il combattimento tra Orazi e Curiazi.
È il duello dove il corpo e la voce dei due interpreti, il timbro ed il ritmo delle percussioni
divengono elementi di una drammaturgia fantastica.
Giorgio Battistelli
Study for String Instrument #1
Espressione di una tecnica violinistica fatta di simboli tanto semplici quanto efficaci ad
esplorare un nuovo mondo di evoluzioni acrobatiche dell’arco sulle corde, Study for String
Instrument #1 sta alla teatralità musicale come un capriccio paganiniano al virtuosismo;
è d’obbligo lasciarsi trasportare dal ritmo inesorabile dei gesti che non abbandona finché
il silenzio non inghiottirà suono e movimenti.
Aldo Campagnari
To the Earth
È stato scritto nel 1985 su richiesta del percussionista Jan Williams che mi aveva chiesto
un pezzo che prevedesse l’utilizzo di strumenti a percussioni di piccole dimensioni facilmente
trasportabili. Decisi di utilizzare quattro vasi da fiori, non solo perché producono un bel suono,
ma anche perché non è necessario trasportarli: in ogni posto dove il brano viene eseguito
possono essere acquistati al costo di circa un dollaro.
Il testo, recitato dal percussionista, è tratto da un inno pseudo-Omerico “To the Earth Mother
of AH”, scritto probabilmente nel settimo secolo avanti Cristo. Questo semplice poema in
diciannove esametri dattilici è una preghiera a Geo o Gaia, divinità della Terra…
La Terra, qualsiasi cosa essa sia, è un mito sia per gli antichi che per i moderni. Per Eraclito,
è una palla nelle mani di un bambino. Per la Cabala è la materia della creazione. Per Colombo
è un uovo. Anche per noi oggi appare come qualcosa di estremamente fragile, simbolo della
precarietà della condizione umana. In questo lavoro i vasi da fiori rappresentano tale senso
di fragilità. La scrittura di questo lavoro è stata ispirata dalla lettura di un articolo su alcune
proprietà dell’argilla, materiale di cui sono fatti i vasi e i golem. Tra queste proprietà ci sono
la capacità di mantenere energia per un lungo periodo di tempo e la sua complessa struttura
molecolare. L’idea dell’argilla come qualcosa di parzialmente vivo, una sorta di transizione fra
organico ed inorganico mi ha spinto a guardare più da vicino un vaso da fiori e ho scoperto
che, infatti, alcuni vasi sono “vivi” mentre altri sono “morti”. Alcuni emettono un deludente “toc”
quando li sfiori, altri sembrano sgorgare in un canto squillante al minimo tocco.
Il mio primo progetto per l’uso di questo inno prevedeva coro, sette orchestre di differenti etnie
ed elettronica (oltre a l’uso di dispositivi per simulare eventi sismici). Sono piuttosto contento
di aver abbandonato questa idea per una più semplice.
Frederic Rzewski Drinking and Hooting Machine
È probabilmente il lavoro più famoso composto da John White usando il metodo definito
“Machine processes” che consiste in una struttura ripetitiva generata da processi casuali
(mosse di scacchi, disposizioni di freccette sul bersaglio etc…). Scritto nel 1968 prevede che
ciascun esecutore soffi sull’apertura di una bottiglia della sua “bevanda preferita”. In base ad
una tabella di numeri ottenuta con un processo casuale e differente per ciascun esecutore, gli
interpreti dovranno bere dei sorsi o non bere e continuare a soffiare ottenendo così sonorità
diverse a seconda delle diverse velocità con cui le bottiglie si vuotano.
Malgrado la semplicità degli strumenti usati, la performance risulta sorprendentemente
piacevole ed elegante grazie alla sensibilità e creatività degli interpreti.
Letter Piece #5 - Northern Cities
Letter Piece è un ciclo di pezzi (9 fino ad oggi) in cui Matthew Shlomowitz ha sperimentato un
nuovo sistema di elaborazione delle informazioni relative a un brano musicale. Tutti i lavori
di questo ciclo infatti, composti per 2 o 3 esecutori, prevedono una struttura di eventi molto
precisa nel tempo. La scelta di questi eventi invece (cioè il suono per chi suona, il movimento
per chi si muove) è lasciata alla libera scelta dei performers che dovranno però rispettare
alcune regole fondamentali. Regole che condizionano le relazioni tra gli eventi, mettono
spesso in corto circuito la causa e l’effetto, producono effetti stranianti e a volte esilaranti.
In realtà lo stesso pezzo se eseguito da persone diverse può essere completamente diverso
nella sostanza e identico nella forma.
Manuel Zurria
Coming Together
Il lavoro fu composto nel novembre-dicembre 1971, in risposta ad un evento storico; nel corso
del settembre di quell’anno, i carcerati della prigione di stato di Attica (New York) si ribellarono
e presero il controllo di una parte dell’istituto penitenziale. La loro principale richiesta era il
riconoscimento del diritto ad “essere trattati come esseri umani”. Dopo numerosi giorni di inutili
trattative, il governatore Nelson Rockefeller ordinò alla polizia di stato di riprendere il controllo
del penitenziario con la forza, sostenendo che le vite delle guardie che i carcerati avevano
preso in ostaggio erano in pericolo. Nella violenza che ne seguì rimasero uccise quarantatre
persone, tra le quali molti degli ostaggi, e molte altre furono ferite. Tra i morti anche Sam
Melville, carcerato che aveva ricoperto un ruolo significativo nell’organizzare la ribellione.
Nella primavera del 1971 Melville aveva scritto una lettera al fratello nella quale descriveva
la sua esperienza di vita in carcere. Dopo la sua morte, tale lettera fu pubblicata sulla rivista
Ramparts. Nel leggerla fui colpito sia dalla qualità poetica sia dall’enigmatica ironia del testo.
La lessi più e più volte, nel tentativo di avvertire la presenza fisica dello scrittore e anche di
portare alla luce il significato nascosto nel linguaggio semplice ma ambiguo. Alla fine la lettura
reiterata dello scritto mi indusse a trattarlo musicalmente.
Frederic Rzewski
Attica
In origine Attica fu concepito come pezzo da eseguire dopo Coming Together, in modo tale che
i due pezzi uniti formassero una coppia di immagini (una oscura, l’altra luminosa) sullo stesso
tema. In quest’ultimo brano è un sopravvissuto che parla: Richard X. Clark, che fu rilasciato
sulla parola qualche settimana dopo il massacro. Non appena l’automobile che lo stava
portando a Buffalo oltrepassò il confine della città di Attica, il reporter seduto al suo fianco gli
chiese come si sentiva nel lasciare Attica alle sue spalle. La sua risposta, “Attica è davanti a
me”, divenne il testo per questo lavoro. Le tecniche compositive impiegate nei due pezzi sono
simili. Il meccanismo di base utilizzato per la creazione delle sequenze ritmiche e melodiche è
lo “squaring”, forma che ho utilizzato per la prima volta nel 1968, ne Les Moutons de Panurge,
destinato a un numero indeterminato di strumenti melodici. Tale tecnica, una sequenza di note,
battute, o frasi si accumula gradualmente attraverso l’aggiunta di un elemento alla volta, per
poi diminuire per sottrazione. In Coming Together, sette suoni sono utilizzati per creare otto
strutture triangolari di 28 note. Ognuna di queste sequenze melodiche viene poi “squadrata”
per creare otto ampie sezioni di 784 note (28x28). La catena di 6272 note risultante viene
suonata da uno o due strumenti dell’ensemble, mentre gli altri, di tanto in tanto, aggiungono
solo singole note o frammenti melodici, secondo le regole specifiche di ogni sezione. Solo
nella sezione finale tutti gli interpreti suonano insieme tutte le note. In Attica, una melodia di
28 battute viene divisa in quattro battute di sette suoni, ognuno dei quali viene “squadrato”
per diventare un periodo di 49 suoni. I quattro periodi sono a loro volta “squadrati” in modo da
formare una sequenza di sedici periodi. Questi vengono suonati al di sopra di un basso tenuto,
con un lungo accordo di dominante alla fine.
Frederic Rzewski
Tifone
In Tifone, con le forme e gli immaginari contenuti nelle parole di Joseph Conrad, si misurano
due strumenti musicali: la voce di Chiara, domata come una viola le cui corde dimorano nella
gola dell’attrice, e il pianoforte di Fabrizio Ottaviucci, in un comune viaggio verso il mare, così
come lo incontra una nave in lotta contro le onde di un oceano.
Mettere alla prova la propria tecnica di fronte a una forza immane, traduce l’impresa
analoga dell’arte di fronte all’assolutismo della realtà, e allo stesso modo Chiara Guidi, da
sempre anima sonora della Socìetas Raffaello Sanzio,fra le più note compagnie di teatro
contemporaneo sul palcoscenico internazionale, e Fabrizio Ottaviucci, pianista e compositore,
mettono alla prova una tecnica vocale forgiata in una trentennale esperienza di scena, e un
approccio musicale che rinnova il patto fra lo strumento e la voce umana.
Alter Ego
Si è costituito a Roma nel 1991. Ha all’attivo concerti presso
le maggiori associazioni concertistiche in Italia e in Europa ma
ciò che più lo caratterizza è la costante collaborazione che ha
instaurato con artisti elettronici (Robin Rimbaud aka Scanner
,Deathprod, Pan Sonic, Matmos, Philip Jeck), cantanti
pop (Frankie HI-NRG, John De Leo), artisti visivi (D-fuse,
Michelangelo Pistoletto, Andrew Hooker, Roberto Masotti),
attori (Vladimir Luxuria), interpreti (Irvine Arditti, Neue
Vokalsolisten). Tra i compositori vanno segnalati gli stretti
legami con Philip Glass (realizzazione in prima europea al
Festival Settembre Musica di Torino 2002 di 600 Lines, opera
inedita del 1968 concessa in esclusiva europea dallo stesso
Glass ad Alter Ego), Terry Riley (prima assoluta di The Slaving
Wheel of Meat Conception per il Festival Romaeuropa con
Matmos e lo stesso Riley al pianoforte), Giya Kancheli, Toshio
Hosokawa, Bernhard Lang, Kaija Saariaho, Louis Andriessen,
Frederic Rzewski (prima mondiale di Main Drag in diretta dalla
Sala A della RAI Radio 3), Salvatore Sciarrino, Laszlo Sáry,
Jonathan Harvey, Jennifer Walshe, David Lang (in residence
con Alter Ego al 36.mo Festival di Nuova Consonanza), Alvin
Lucier, Gavin Bryars, Alvin Curran (prima assoluta per Alter
Ego e Frankie HI-NRG al Museo Burri di Città di Castello).
Nel 2006 il progetto Microwaves con il duo elettronico
finlandese PAN SONIC e la collaborazione dei compositori
Atli Ingolfsson, Riccardo Nova, Giovanni Verrando e Yan
Maresz ha avuto un notevole successo ed è stato presentato
in alcuni tra i più prestigiosi Festivals europei. Negli ultimi
anni Alter Ego ha stabilito una consolidata collaborazione
artistica con la Stradivarius con la quale si è impegnato per
la realizzazione di una collana di CD monografici tra cui
Philip Glass (recentemente ristampata in un doppio CD dalla
storica etichetta di Glass, la OrangeMountainMusic), Frederic
Rzewski, Nicola Sani, Claude Lenners, Salvatore Sciarrino
(Esplorazione del bianco, Fiato), accolti da unanimi consensi
di pubblico e di critica. Il CD Music in the Shape of a Square
di Philip Glass ha vinto il prestigioso Editor’s Choice della
rivista inglese Gramophone.
Manuel Zurria
flauto
Paolo Ravaglia
clarinetto
Aldo Campagnari
violino
Oscar Pizzo
pianoforte
Fulvia Ricevuto
percussione
Massimo Ceccarelli
contrabbasso
Chiara Guidi
Fondatrice nel 1981 insieme a Romeo e Claudia Castellucci
della Socìetas Raffello Sanzio, Chiara Guidi è stata anima
del ritmo drammaturgico e della composizione vocalica degli
spettacoli della compagnia, firmando diverse regie e curando
la ricerca sulla parola recitata di ogni attore. Con la Socìetas
Chiara Guidi ha realizzato spettacoli che hanno girato tutto il
mondo nei principali festival e teatri internazionali.
Dopo l’impresa della Tragedia Endogonidia (2002-2004),
la Socìetas segue una specificazione individuale del lavoro
da parte degli artisti fondatori. Chiara Guidi sviluppa una
personale ricerca sulla voce come chiave drammaturgica,
rivolgendo la propria tecnica vocale sia a produzioni per un
pubblico adulto, sia elaborando una specifica concezione
di teatro per l’infanzia, che le è valsa, nel 1998, il Premio
speciale UBU per la “Scuola Sperimentale di Teatro Infantile”.
Fra i suoi lavori, l’opera di teatro musicale il Madrigale appena
narrabile (in collaborazione con il musicista statunitense
Scott Gibbons), la performance vocale Augustinian Melody,
Flatlandia, Ingiuria (in collaborazione con i musicisti Blixa
Bargeld, Alexander Balanescu e Teho Teardo), e L’ultima volta
che vidi mio padre.
A partire dal 2008 dirige Màntica. Esercizi di voce umana,
festival annuale su una linea di ricerca che intreccia voce,
suono e musica, che si svolge al Teatro Comandini di Cesena,
dove nel 2011 è andata in scena anche la prima edizione
di Puerilia, festival di puericultura teatrale. Il suo spettacolo
Buchettino (1995), tratto Le Petit Poucet di Perrault,
ha percorso il mondo e incontrato bambini di tutti i continenti,
e ne esistono oggi versioni riproposte da compagnie locali in
Giappone, Taiwan, Cile, e Danimarca.
Nel 2013 ottiene il Premio al Maestro, premio Nico Garrone,
e il Premio Speciale UBU per i festival Màntica e Puerilia.
16 17 18 marzo
Partitura per goccia
Esplorazione di
Frediano Brandetti.
Spazio Mirionima
Piazza della Libertà
dalle ore 20 alle ore 21
e dopo la fine dei concerti
per 30 minuti
Frediano Brandetti
dopo aver concluso
gli studi artistici ed
esercitato la professione di
restauratore, da diversi anni
lavora come scenografo
realizzatore. Segue una sua
personale ricerca artistica
diretta all’esplorazione
di atti, oggetti e movimenti
dell’anima.
Ars Ludi
Ensemble modulare di percussionisti è stato fondato
nel 1987 da Antonio Caggiano e Gianluca Ruggeri.
Ha preso parte a molti festival di prestigio internazionale
quali Locarno (video-art), Accademia di Francia, Accademia
Tedesca, RomaEuropa, Cantiere Internazionale d’Arte,
Monday Evening Concerts-Los Angeles, Manca-Nizza, New
York Interpretations, Festival Cervantino, Aterforum-Ferrara,
Vienna “Land im klang”, Pechino MusicaACOUSTICA,
Musica/Italia di Edinburgo, Fylkingen a Stoccolma etc.
Elemento centrale del lavoro musicale è la realizzazione,
anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, di materiali
sonori concreti e di eventi scenico-teatrali, di progetti musicali
atti a superare la dimensione del concerto tradizionale.
In questo contesto hanno preso l’avvio strette collaborazioni
con autori quali A. Pärt, G. Bryars, G. Battistelli, W. Duckworth,
Volker Heyn, S. Reich, L. Andriessen, L. Ceccarelli e A. Curran.
Come gruppo di concertisti, ARS LUDI si è esibito in USA,
Canada, Africa, Spagna, Germania, Messico, Cina, Svezia,
Gran Bretagna, Francia, Svizzera e in ancune di queste
occasioni ha registrato per le emittenti radio-televisive
nazionali.
Nella formazione per grande ensemble, ha preso parte a
progetti musicali di vasto respiro e di notevole complessità:
Drumming di S. Reich, Gewael di M. dall’Ongaro, Land im
Klang di Alvin Curran, Primi Piani di L. Cinque e Varesiana
su musiche di Edgar Varese.
Antonio Caggiano
percussione
Gianluca Ruggeri
percussione
Fabrizio Ottaviucci
È conosciuto soprattutto per la sua attività di interprete nella
musica contemporanea, per le sue prestigiose e durature
collaborazioni con maestri del calibro di Markus Stockhausen
e Stefano Scodanibbio, per le sue
interpretazioni di Scelsi, Stockhausen, Cage, Riley. Fabrizio
Ottaviucci si è brillantemente diplomato in Pianoforte presso
il Conservatorio di Pesaro, sotto la guida di Paola Mariotti;
ha inoltre studiato Composizione con Fausto Razzi e Musica
Elettronica con Walter Branchi. Ha tenuto centinaia di
concerti nelle maggiori città italiane e tedesche, tournée in
Spagna, Austria, Inghilterra, Polonia, Messico, Stati Uniti,
Canada, India; di particolare rilievo la sua attività nella musica
contemporanea: ha collaborato con prestigiosi partner quali
Rohan De Saram, Stefano Scodanibbio, Mike Svoboda,
Mario Caroli, Manuel Zurria, Francesco Dillon, Aldo
Campagnari, Tara Bouman, Daniele Roccato, Markus
Stockhausen, con il quale collabora intensamente dal 1986.
Ha studiato l’opera pianistica di Giacinto Scelsi con l’autore;
ha eseguito prime assolute di Giacinto Scelsi, Stefano
Scodanibbio, Ivan Vandor, Gilberto Cappelli, Alberto Caprioli,
Tonino Tesei, Fernando Mencherini, Fabrizio De Rossi Re.
Ha collaborato con Terry Riley partecipando ad esecuzioni
dirette dal compositore e realizzando una versione inedita,
pubblicata da Stradivarius, dei due Keyboard Studies e di
Tread on the Trail (prima versione per pianoforte dell’opera).
Dal 2011 collabora stabilmente con l’attrice-regista Chiara
Guidi della Socìetas Raffaello Sanzio Cesena. Ha inciso
opere di Scelsi, Cage, Ustvolskaja, Riley, Gubaidulina per
la Stradivarius e per la Wergo. È stato più volte invitato
in trasmissioni a lui dedicate trasmesse da Rai Radio Tre.
Diversi suoi concerti di sono stati registrati e trasmessi da
Radio e Televisioni nazionali ed internazionali.
Frederic Rzewski
(Massachussetts, 1938) fu fortemente influenzato, sia come
compositore che interprete, dall’amicizia con Christian Wolff
e dalla conoscenza, tramite questi, di John Cage.
Nel 1960 venne in Italia dove, dopo un periodo di studi
con Luigi Dallapiccola e di collaborazione con Severino
Gazzelloni, fondò un suo gruppo insieme ad Alvin Curran
e Richard Teitelbaum: MEV (Musica Elettronica Viva) che
divenne ben presto molto noto per la sua ricerca nel live
electronic e nell’improvvisazione, sviluppando un’estetica
musicale quale spontaneo processo collettivo, estetica
condivisa da altri gruppi sperimentali del tempo come
il Living Theatre.
L’esperienza con il MEV è avvertibile nelle composizioni
di Rzewski della fine degli anni sessanta e dei primi anni
settanta, proprio per la compresenza di elementi derivanti
dai due diversi mondi della musica scritta e della musica
improvvisata. Nel corso degli anni ’70 egli prosegue nella
sua ricerca con una produzione in cui stile e linguaggio
sono trattati come elementi strutturali; l’opera più nota
di questo periodo è senz’altro The People United Will
Never Be Defeated!, una serie di variazioni per pianoforte
della durata di 50 minuti.
Tra il 1979 e 1981 diversi pezzi scritti per organici più ampi
segnano un ritorno alla notazione sperimentale e grafica
(Le Silence des Espaces Infinis, The Price of Oil), mentre
molte opere degli anni ottanta esplorano nuovi modi di usare
la tecnica dodecafonica.
Tra le sue composizioni più recenti particolarmente
interessanti Cadenza con o senza Beethoven (2003),
Nanosonatas (2006/2010) e Piano concerto di cui ha eseguito
la parte solistica in prima esecuzione mondiale ai BBC Proms
del 2013.
Frederic Rzewski ha insegnato in diverse università degli
Stati Uniti e conservatori tedeschi, dal 1983 al 2003 è stato
professore di Composizione al Conservatoire Royal de
Musique a Liegi.