34 CORRIER ECONOMIA LUNEDÌ 4 GIUGNO 2012 TECNOLOGIA & PASSIONI Persone, reti e consumi Gli americani «drogati» dalla tele Passano infatti il 43% del tempo a guardare la tv, il 26% su Internet, il 15% ad ascoltare la radio, il 7% a leggere i giornali e il 10% su smartphone e tablet. E la pubblicità? Va per il 43% sulla tv, il 22% sul web, l’11% sulla radio, il 25% sulla carta e soltanto l’1% sul «mobile» (Kleiner Perkins). Per ora. L’analisi 1.500 il prezzo minimo in dollari per la Apple Tv Il massimo è 2 mila dollari. Tanto costerà la nuova tivù della Mela che sarà annunciata a dicembre e comincerà ad essere venduta a inizio 2013, secondo l’analista Gene Munster di Piper Jaffray. La tv sarà attivata con comandi a voce come l’assistente Siri dell’iPhone 4S. Apple sarebbe in trattative con alcune reti tv per diffonderne direttamente i programmi via Internet, bypassando i tradizionali distributori di programmi. Oracle battuta da Google La società ha perso una delle cause intentate contro Google, accusata di avere disegnato Android copiando elementi del suo programma Java. Oracle voleva un risarcimento da un miliardo, ma un giudice ha stabilito che non c’è copyright per le Api («application program interface»). Il rapporto Già 20 milioni gli italiani abituati a televisione e film su computer, tablet, console di videogiochi e smartphone La rete telefonica e la battaglia con Google Web Fine della diretta, si pesca dalla Rete DI EDOARDO SEGANTINI DI CHIARA SOTTOCORONA L a rete di telecomunicazioni — oggi quella dell’ex monopolista Telecom Italia, domani, sempre più, anche quella di Metroweb — torna al centro del dibattito sulla politica industriale. Se ciò accade è perché non si tratta di un’infrastruttura «stupida», come talvolta è toccato di sentire da parte di alcuni osservatori, anche da quelli più competenti, ma al contrario di un patrimonio intelligente, in continua evoluzione, la cui valorizzazione contribuisce a fissare il confine tra i futuri vincitori e i futuri vinti. Se n’è avuto un assaggio al convegno dello Ieee a Dresda, «Technology Time Machine» (il più importante nel suo genere), con l’occhio agli sviluppi post-2020. Alcuni (Maurizio Dècina del Politecnico di Milano e il capo dei Bell Labs di Alcatel-Lucent Markus Hofman) prevedono un «cloud computing senza data center». Dicono, in sostanza: i «magazzini» dell’informazione online non saranno più pochi, grandi silos, come oggi, ma una costellazione diffusa. Attenzione: si tratta di un concetto che implica una rivoluzione del mercato. I padroni L’evoluzione tecnologica potrebbe favorire le telecom del cloud computing, oggi, sono le Google e le Amazon, la cui architettura è costituita da grandi data center centralizzati e proprietari collegati in fibra ottica, secondo l’approccio che gli americani chiamano «Big Iron». L’assetto distribuito, dicono Dècina e Hofman, connetterà «depositi» molto più numerosi, piccoli e «vicini agli utenti», con grandi vantaggi sia per le aziende che per i privati, in termini di sicurezza e qualità. La conclusione, implicita, dei due esperti è che, attraverso il cloud computing distribuito, gli operatori di telecomunicazioni padroni delle reti possano riguadagnare posizioni e margini di profitto rispetto agli aggregatori di contenuti. Non vanno però dimenticati un paio di dettagli: la capacità dimostrata da Google & C. di guardare lontano, più e meglio dei concorrenti, nonché l’enorme potenza finanziaria accumulata, una vera forza neomonopolistica che può proiettare nel futuro la posizione di supremazia. twitter@SegantiniE © RIPRODUZIONE RISERVATA La tivù si guarda sempre più via Internet, con programmi su misura forniti da specialisti come Zattoo Anche con Sky e Mediaset programmi sulla «tavoletta». Resistono le trasmissioni dal vivo, in testa lo sport I l programma preferito? Non è più un appuntamento fisso davanti al piccolo schermo tv. Ognuno lo guarda quando gli pare e sullo schermo che vuole, non sempre a casa: sul tablet o sul computer, sulla console dei videogame o sullo smartphone. Sono le nuove abitudini di 20 milioni di italiani che consumano regolarmente video e tv da Internet. A tracciarle è il rapporto «The Internet Era of Tv», diffuso da ITMedia Consulting. «Il nuovo sistema televisivo, chiamato Over-the-Top Tv, rappresenta tutti i servizi video e televisivi inviati dalla rete ai diversi schermi fissi o mobili. È la risposta alla domanda di flessibilità e di scelta di contenuti che viene dal consumatore» spiega Augusto Preta, direttore di ITMedia Consulting. L’uso dell’online video in Italia è aumentato dell’8,3% tra luglio e dicembre 2011, secondo i dati Comscore. La metà dei nuovi videospettatori va su You Tube, un terzo vede film in streaming e il 35% scarica contenuti video. In Francia parlano già di «Boom del replay»: nell’ultimo anno i telespettatori hanno visto 80 milioni di video in più dal web. E si tratta proprio dei contenuti rediffusi dalle emittenti televisive. Appena passati in onda, vanno «in replay» sul web, accessibili sugli schermi alternativi. I provider «Mi connetto a Zattoo per guardare i programmi televisivi, ma non sul televisore, che non accendo quasi mai. Piuttosto sul tablet o sul pc. Ormai la televisione in diretta vale solo quando ci sono grandi eventi dal vivo, come lo sport» racconta Nicoletta in mobilità anche i canali di sport occorre invece l'abbonamento da 29 euro. Sia Mediaset sia Sky poi stanno spingendo i programmi Vod ogni settimana: un milione di abbonati Sky ricorre già al video on-demand. E la NetTv di Mediaset offre i programmi del gruppo tramite videoapplicazioni su ConnectedTv, console Xbox o iPad. «Broadcaster e fornitori di contenuti creano nuove applicazioni che generano reddito e aumentano la fidelizzazione degli utenti — precisa Preta —. Stimiamo che i ricavi totali dalla distribuzione di Internet video su schermi fissi e mobili in Europa raggiungeranno i 534 milioni di euro entro la fine di quest’anno, per arrivare nel 2015 a 1,9 miliardi». La «pay-per-view» fanalino di coda Il peso degli spot Jacobacci, responsabile strategie multipiattaforma dell’European Broadcasting Union (consorzio delle televisioni pubbliche europee) a Ginevra. Zattoo è il maggiore provider europeo di televisione su Internet, che diffonde decine di canali, tra cui le tv pubbliche: 10 milioni di utenti registrati, 20 milioni di vi- deo visti al mese in Svizzera, Germania, Francia, Spagna, Danimarca, Inghilterra. Gli inglesi prediligono anche il servizio iPlayer della Bbc, che rediffonde i programmi sul web e ha un milione di richieste di videostreaming al mese. Operatori di tv da satellite, come Sky in Gran Bretagna, Nel 2012 i maggiori ricavi, per 336 milioni, sono generati dalla pubblicità e altri 198 milioni dai servizi a pagamento (abbonamenti e pay-per-view). Ma nei prossimi tre anni si invertirà la tendenza: meno pubblicità, più abbonamenti, Vod e applicazioni a pagamento. La crescita prevista per il Pay è del 79% all'anno. Accanto all’offerta di qualità, però, si sta sviluppando anche un’ampia diffusione di contenuti video gratuiti, che arrivano dal basso, generati dagli utenti o dalle web tv. L’osservatorio universitario AltraTv, che a fine aprile ha organizzato a Bologna l’incontro «Le Italie digitali fanno il punto» ha censito quest’anno in Italia 642 piccole web tv (tra videoportali, videoblog, social tv, siti video locali). «Un fenomeno che rispetto al 2010 è cresciuto dell’11%» dice Giampaolo Colletti, fondatore di AltraTv e autore del libro «Tv fai-da-web». in Germania e Italia, hanno introdotto il servizio «Sky Go» che consente agli abbonati di accedere ai contenuti televisivi su tablet e smartphone. Basta un abbonamento di base a SkyItalia, da 19 euro al mese, per ricevere su iPhone o iPad una decina di canali d’intrattenimento e le news di SkyTg24. Per avere © RIPRODUZIONE RISERVATA Comunicare Agenda e applicazioni divise con password d’accesso. Più privacy e sicurezza. L’idea della californiania VMware Il telefonino virtuale, tutto casa e affari Nel «virtual phone» basta una sola sim per gestire separatamente i due profili privato e aziendale S i chiama «virtual phone» l’ultimo nato dei cellulari. Un telefonino virtuale che consente con una sola sim, dunque un solo numero di telefono, di gestire sullo stesso schermo due profili dell’utente, da attivare con semplici icone. Così è possibile passare da una prima area privata, per le applicazioni domestiche e l’intrattenimento, a una seconda per gli affari, dove memorizzare le app aziendali. Insomma, non si deve acquistare un cellulare dual sim e si aumentano sicurezza e privacy. A progettare il software «dual persona» è VMware, azienda della Silicon Valley tra i leader nei programmi di virtualizzazione e cloud computing, con 12 mila dipendenti e ricavi per 3,8 miliardi di dollari. «Una volta scaricata l’applicazione gratuita, valida anche per i tablet, i due profili occupano zone di memoria separate — spiega Brian Gammage, responsabile dello sviluppo tecnologico VMwared —. È come avere due numeri di telefono distinti. Agende, rubriche e applicazioni non interagiscono tra loro». È la soluzione al doppio utilizzo casa-lavoro di tablet e smartphone. Un fenomeno, cresciuto con l’arrivo dell’iPad, che gli anglosassoni definiscono con l’acronimo Byod («Bring your own device», «Porta il tuo apparecchio») ed è fonte di preoccupazione per le aziende, perché mette a repentaglio la gestione di documenti e dati. Nel «virtual phone», email e applicazioni aziendali sono gestite dal disposi- California Brian Gammage, responsabile sviluppo tecnologico di VMware tivo mobile solo con accesso riservato (identificazione dell’utente e password). Inoltre i dati in memoria interna vengono rigorosamente crittografati. Tutte le altre informazioni non risiedono sul telefono, bensì in un’area riservata del cloud, quindi in caso di furto o smarrimento del cellulare non si rischia che le informazioni vengano perse, né cadano in mani sconosciute. È un vantaggio per dipendenti e aziende. I primi usano un solo dispositivo, salvaguardando la privacy, e per le seconde aumenta la sicurezza delle reti accessibili in mobilità. Non solo. Le aziende risparmiano sull’acquisto degli apparecchi mobili, visto che i dipendenti gestiscono in modo promiscuo tablet e smartphone. «Per abilitare il servizio, basato su tecnologia VMware Horizon Mobile, è necessario l’intervento dell’operatore, dunque un opportuno piano tariffario — dice Gammage —. Per ora abbiamo concluso accordi con Verizon Usa e la spagnola Telefonica». Ma il sistema, valido per tutti i dispositivi Android interessa anche altri operatori europei. In Italia dovre bbe arrivare il prossimo autunno. UMBERTO TORELLI twitter @umbertoro Codice cliente: 254066 © RIPRODUZIONE RISERVATA