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30
a cura di
Carlo Patrignani
DIVERSAMENTE RICCHI
VIA D’USCITA DA UN MODELLO DI SOCIETÀ
CREATO DAL NEOCAPITALISMO FINANZIARIO
I edizione: luglio 2012
© 2012 Lit Edizioni Srl
Sede operativa: Via Isonzo, 34 – 00198 Roma
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Carlo Patrignani desidera ringraziare Diana Strati ed Elena Girosi
per la preziosa disponibilità e collaborazione nella traduzione dei testi.
A mia madre
DIVERSAMENTE RICCHI
Un modello di società diverso
L’utopia «socialista» di un modello di società diverso da
quello in cui viviamo è il contenuto di questo libro. Un progetto culturale per un modello di società laico e dal volto umano, che tenga conto e metta al centro la persona, la qualità della vita e il suo benessere. Un modello legato ai bisogni «materiali» necessari per una vita dignitosa, ma soprattutto ai bisogni «non materiali», indispensabili a ciascuno per formarsi una
libera e originale identità, così da poter decidere la propria esistenza e costruirsi una vita autentica. Un modello opposto,
quindi, a quello attuale, imposto dal neocapitalismo finanziario e dalla sua ideologia di riferimento, il neoliberismo, che tutto regolano, per una ferrea logica razionale, in termini di denaro e guadagno facile, di consumismo sfrenato e di business.
Diversamente ricchi è nato ed è cresciuto sull’onda di riscontri e autorevoli riconoscimenti, di approfondimenti mai
ipotizzati e interessanti sviluppi, suscitati dalla ricomparsa nel
dibattito politico, economico e culturale dell’idea più originale, lungimirante e laica prodotta dalla Sinistra italiana: quella
di «una società più ricca perché diversamente ricca», formulata, nel 1967, da Riccardo Lombardi.
Un’idea che, parzialmente trattata nel mio precedente libro
Lombardi e il fenicottero, si è rivelata così sorprendentemente
attuale e valida – al pari dell’impostazione teorica sottostante,
l’inconciliabilità del «suo» socialismo «di Sinistra» con il capitalismo e il neoliberismo – da poter essere presa in considerazione come una ipotetica «via d’uscita» dalla grave crisi finan-
10 CARLO PATRIGNANI
ziaria. Una crisi esplosa negli Stati Uniti per il crollo del mercato immobiliare in seguito ai mutui subprime, basati sul credito facile concesso dalle banche, ed esportata in breve tempo
in Europa, data l’interdipendenza dei mercati finanziari globali. Una crisi ritenuta, per le devastanti ricadute sull’economia
reale, sull’occupazione e per le diseguaglianze economico-sociali generate, la peggiore dalla Grande Depressione scoppiata
nel 1929 e sfociata nella Seconda Guerra Mondiale.
Qualche affinità e analogia tra queste due gravi crisi c’è: esse andrebbero attentamente valutate e tenute a mente.
La Grande Depressione del 1929, secondo Lombardi, «dimostrò, nel modo più umiliante per alcuni, nel modo comunque più tragico per molta gente che ne pagò il costo con infinite sofferenze, la incapacità del sistema della libera concorrenza, del puro sistema delle forze automatiche del mercato a
garantire, non dico lo sviluppo delle economie moderne, ma
neppure la stabilità di queste economie»1. Essa fu risolta attraverso la Seconda Guerra Mondiale: «La politica rooseveltiana [il famoso New Deal, nda] non riuscì che imperfettamente ad assorbire la disoccupazione; fu la politica degli armamenti, in preparazione della guerra, che riuscì ad aggiustare la situazione»2.
La contrapposizione di un tempo tra due paradigmi culturali alternativi – il socialismo «di Sinistra» da una parte, e dall’altra il capitalismo e il neoliberismo – si ripropone oggi, essendo, in buona sostanza, la stessa. Vale a dire, la contrapposizione tra la visione «eretica» del socialismo – che doveva
riformare radicalmente, anzi rovesciare, mediante «le riforme
di struttura», il sistema capitalistico per realizzare il massimo
della libertà e dell’uguaglianza, senza cancellare le differenze,
l’originalità e la capacità creativa di ciascun individuo – e il fine del capitalismo, che, trascurando il fattore umano pur servendosene, era ricavare il massimo del profitto dai capitali investiti nella produzione, oggi nei mercati finanziari globali.
Contrapposizione tra la visione «eretica» del socialismo e il
neoliberismo, che mirava al massimo della libertà del mercato, dal laissez faire al «meno Stato più mercato», in ragione
DIVERSAMENTE RICCHI 11
dell’assunto, rivelatosi errato e nefasto, che il mercato fosse la
migliore organizzazione economica e sociale.
Attualmente ci si ritrova a dover fronteggiare agguerritissimi
avversari della società civile, della collettività, dove si svolge la vita delle persone. Un neocapitalismo finanziario libero di spostare i capitali da un punto all’altro del mondo per realizzare il massimo rendimento nel minor tempo possibile e totalmente fuori
controllo nella sua scellerata azione di imporre la razionalità dei
mercati e dei capitali all’economia mondiale. Ciò per la storica,
deleteria, improvvida decisione, in nome del liberismo oltranzista e della deregulation, presa a cavallo degli anni Ottanta dal
Presidente degli Usa Ronald Reagan e dalla «Lady di ferro»
Margaret Thatcher, di togliere al mercato finanziario i controlli
e i vincoli imposti dagli accordi di Bretton Woods del 1944. Decisione seguita nel 1999 dalla ratifica, altrettanto deleteria, del
Gramm-Leach-Bliley Act da parte di un altro Presidente Usa,
Bill Clinton, con cui si abolì il Glass-Steagall Act del 1933 che
disponeva l’obbligo per le banche di separare l’attività di deposito dalle attività di investimento e commercio titoli per proprio
conto, questo per impedire le follie della finanza degli anni Venti, che avevano provocato la Grande Depressione.
Poi un mercato che reso così libero, senza regole e responsabilità sociale e ambientale, al di sopra delle stesse istituzioni democratiche e della volontà popolare, dispone di un raffinato
«dispositivo» che presiede la catena dei consumi sfrenati, basato su tre pilastri: pubblicità, credito e obsolescenza programmata dei prodotti, così da essere continuamente alimentato.
A convalidare l’attualità e la validità dell’idea «di una società
più ricca perché diversamente ricca», come della impostazione
teorica sottostante, sopravvissuta al fallimento del comunismo
e al superamento del modello socialdemocratico, è stata, paradossalmente, la grave crisi finanziaria, poi anche economica.
Per aver dimostrato, da un lato, quanto sciagurata sia stata la
scelta di affidare l’organizzazione economica e sociale al libero
mercato – sulla scia della tesi thatcheriana, «la società non esiste, esistono solo gli individui» – e dall’altro, per aver evidenziato la mancanza d’idee, di analisi e progetti alternativi delle
12 CARLO PATRIGNANI
forze progressiste europee. Tanto che tra i trentasette partiti
aderenti al Partito socialista europeo (Pes) è stata avviata, ed è
tuttora in corso, una specifica ricerca Basic Values of Social Democracy3, (‘I valori fondamentali della socialdemocrazia’) promossa dalla fondazione Friedrich-Ebert-Stiftung e dal «Social
Europe Journal», per ridefinire i valori fondamentali, di base,
che sono il punto di partenza indispensabile per qualsiasi alternativa al sistema. Ripartendo dalle parole d’ordine della Rivoluzione Francese – Libertà, ossia le reali condizioni sociali, economiche e culturali che permettono ai cittadini di vivere una vita autodeterminata; Uguaglianza, le concrete condizioni giuridiche, sociali, economiche e culturali che danno a tutti i cittadini pari opportunità di partecipazione e pari opportunità nella vita; e Solidarietà, come pratica di cooperazione e di inclusione per tutti – la ricerca mira a una nuova nozione di «progresso» e di «crescita», parole da reinventare per poter dare
speranza, una migliore qualità della vita e una maggiore partecipazione. In caso contrario democrazia e progresso, democrazia e crescita entrano in rotta di collisione.
Insomma, qualsiasi nuova concezione di progresso e di crescita deve avere gli esseri umani come «punto di partenza» e
mettere al centro dell’azione politica l’ideale di una vita autentica e piena. In tale ambito, viene rimesso totalmente in discussione il Pil, il Prodotto interno lordo: «Non si può più negare che il Pil lascia fuori molti parametri di importanza decisiva per il benessere umano, come i danni ambientali o fattori che contribuiscono al declino sociale di una persona, tra cui
la disoccupazione, l’esclusione sociale, il divorzio e così via.
L’elenco delle cose che il Pil lascia fuori è lunga»4. Pertanto,
viene escluso «un approccio politico» che leghi ancora il miglioramento della qualità della vita e lo sviluppo del benessere, con «la crescita» del Pil, mentre si cominciano a prendere
in considerazione «beni immateriali» come il tempo libero, la
cultura, l’istruzione, le relazioni e la vita sociale.
A una posizione simile è giunta anche la commissione d’inchiesta su «Crescita, benessere e qualità della vita» del Bundestag tedesco, costituita con il compito di tradurre in campo po-
DIVERSAMENTE RICCHI 13
litico i dibattiti in corso nella società sulle condizioni e le forme
di un nuovo progresso sociale: «Vi è ampio consenso all’interno della commissione sulla critica delle carenze del Pil, soprattutto se viene utilizzato come una misura generalizzata di benessere di una società. Tutti i membri della commissione sono
d’accordo sulla necessità di sviluppare altri indicatori di benessere oltre il Pil»5. Si ravvede quindi la necessità di nuovi strumenti «intelligenti e trasparenti» che misurino le dimensioni del
«benessere sociale». In sintesi, quel che si vorrebbe fare è riattualizzare il messaggio centrale del programma socialdemocratico di Bad Godesberg del 1959: «I socialisti mirano a creare
una società in cui ogni individuo può sviluppare liberamente la
sua personalità».
Così, per la sua originalità, ereticità e laicità, in quanto «autonoma» e non derivata dalle ideologie dominanti, il comunismo e la religione cattolica, l’idea lombardiana ha attratto e affascinato il mondo politico.
Il Partito democratico in Italia, innanzitutto. «Stupefacente
la modernità del pensiero di Lombardi»6, riconosce il vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella. E il deputato europeo Antonio Panzeri aggiunge: «L’idea, tuttora valida e attuale, di “una società più ricca perché diversamente
ricca” può essere, anzi è, il riferimento e lo sfondo culturale
entro cui elaborare e collocare una rinnovata strategia politica dei progressisti in Europa»7. Mentre il responsabile economico Stefano Fassina rimarca: «Siamo interessati a raccoglierla e svilupparla»8. Ma anche il Partito socialista francese.
«Quello di Lombardi», spiega Catherine Trautmann, capodelegazione del Psf al Parlamento europeo, «è un messaggio di
attualità, un contributo che va ben al di là delle frontiere italiane»9. Fino al mondo economico propriamente accademico.
«La Sinistra dovrebbe riprenderla»10, si augura l’economista e
ordinario di Economia politica a La Sapienza di Roma, Alessandro Roncaglia. E al mondo culturale, da cui sono venuti
inediti approfondimenti e suggestive ipotesi di sviluppo.
Come l’ipotesi del «suo naturale sviluppo» nella distinzione
tra bisogni e esigenze, tesi formulata negli anni Ottanta dallo
14 CARLO PATRIGNANI
psichiatra Massimo Fagioli, avanzata dagli economisti Anna
Pettini e Andrea Ventura, rispettivamente docente e dottore
di ricerca di Economia politica all’Università di Firenze. Spiega la Pettini:
A me pare che la ricerca di Lombardi […] trovi il suo naturale sviluppo […] su una linea di ricerca che non è propria
delle nostre discipline, ma ci dà modo di impostare il discorso in modo nuovo […] In un testo del 1980, Bambino
donna e trasformazione dell’uomo, il professor Massimo Fagioli, psichiatra, autore della «Teoria della nascita», distingue i bisogni dalle esigenze. I bisogni […] sono essenziali alla sopravvivenza fisica, le esigenze alla sopravvivenza psichica […] non si tratta neppure di parlare di felicità […] si
tratta di parlare di realizzazione umana che è legata alla realizzazione delle esigenze, a loro volta legate al rapporto interumano, a differenza dei bisogni, la cui soddisfazione è legata invece al rapporto con le cose. Ovviamente, senza la
soddisfazione dei bisogni essenziali non si comincia neppure a ragionare di esigenze, di ricerca della propria realizzazione […]. Però immediatamente dopo la soddisfazione dei
bisogni, il rapporto con le cose si compone con il rapporto
interumano, in nessuna circostanza si può portare il rapporto interumano agli stessi meccanismi del rapporto tra uomini e cose, tra uomini e natura non umana11.
E Ventura, aggiunge:
[…] recuperare l’idea di una società fondata sul rapporto
interumano e non sulla dimensione economica è un’idea
forte che può essere sviluppata, questa è la direttrice di
Lombardi. […] grazie alla distinzione tra bisogni ed esigenze diviene possibile proporre il superamento del conflitto
tra il liberalismo che tende alla libertà e il socialismo che
tende all’uguaglianza, proprio perché la libertà dell’uno va
assieme e si sviluppa accanto a quella degli altri e quindi non
è più vero che se io aumento la mia libertà riduco quella di
qualcun altro12.
DIVERSAMENTE RICCHI 15
Chiamato direttamente in causa dai due economisti, lo psichiatra Fagioli svolgeva le sue considerazioni sulle
[…] due paroline: «bisogni» ed «esigenze». Questo è stato
il tormento di sempre, ed è il tormento attuale. Poi avete approfondito di più, perché forse dietro le due parole «bisogni» ed «esigenze» ci sono le altre due parole «socialismo»
e «liberalismo». O «uguaglianza» e «libertà». […] va bene
le esigenze, tutti perfettamente d’accordo, ma poi uno andava a un convegno, parlava con i comunisti e: «Sì, ma le
persone che muoiono di fame? E tu vuoi le esigenze? Lombardi vuole una società diversamente ricca?». Forse possiamo arrivare a pensare che la classe operaia, invece di chiedere cento euro di aumento allo stipendio, dica: «Io cento
euro non li voglio, voglio il sabato libero perché devo studiare… devo studiare il greco, devo fare l’amore con la donna!». Che l’operaio arrivi a questo: a fermare la teoria dei bisogni! Ma tante volte i bisogni non si possono fermare,
quando non raggiungono il minimo necessario per evitare la
sofferenza. Però […] c’è una zona di transizione in cui sembra che bisogni ed esigenze si mescolino. Si dice: «I bisogni,
non sono eccessivi? Perché avere… cinquant’anni fa, si diceva, il televisore a casa: basta la radio… Poi basta il televisore in bianco e nero. No, allora ci vuole quello a colori.
Adesso ci vuole lo schermo panoramico!»… È un bisogno
che diventa esigenza, nella misura in cui va al di là del mangiare, bere, dormire per andare verso il rapporto interumano. Così i telefonini: perché avere il telefonino? È un lusso,
non è un bisogno, uno vive anche senza, non muore! Però
non può realizzare le esigenze. Bisogna muoversi così, in
maniera di vedere quando si deve dire basta. E appunto
Lombardi l’ha fatto: «Con i soldi non ci faccio niente: mi basta quel minimo fondamentale per realizzare le esigenze, oltre i bisogni, che sono quelle dei libri»13.
Fermo restando il principio, mai considerato né esplicitato
prima dalla Sinistra e dalla scienza economica, di tener distinti i bisogni e le esigenze, si tratta ora di vedere, volta per vol-
16 CARLO PATRIGNANI
ta, secondo Fagioli, come soddisfare gli uni e realizzare le altre. Lo psichiatra indicava la via d’uscita dal dilemma: la Teoria della nascita.
[…] Allora bisogna trovare un modo, e questo modo è solo
la ricerca sulla realtà umana, altrimenti saremo tormentati
sempre fra bisogni ed esigenze e va a finire che non realizziamo né gli uni né le altre. Se uno vuole fare il politico per
occuparsi della soddisfazione dei bisogni, poi magari si vergogna se non riesce a fare discorsi magnifici, intelligentissimi […]. Io ho scelto di occuparmi di realtà umana. […] A
quei tempi, d’accordo c’era Lombardi che parlava di a-comunismo... però il comunismo aveva un fascino, specialmente nel dopoguerra, dopo che c’era stato il nazismo, il fascismo e c’era ancora il fascismo in Spagna, il fascismo in
Grecia: il comunismo era il massimo, ed era come se anche
lì ci fosse un’idea di realizzazione umana… Io ero piccolo,
ma ci vedevo lo stesso, e mi sono tenuto sempre da parte,
mai stato comunista. Però il comunismo, cioè l’uguaglianza,
per cui tutti gli uomini erano uguali, questo aveva un fascino assoluto, anche se poi – io l’ho sempre detto – l’uguaglianza che significa tutti con le giacchette grigie di Mao non
vale niente: ci vuole un’altra uguaglianza. Allora l’uguaglianza: se non riusciamo a mettere le esigenze nei bisogni,
vediamo se riusciamo a mettere i bisogni nelle esigenze.
Cioè l’uguaglianza troviamola nella realtà umana: ma non in
quella cosciente, troviamola in quell’altra realtà, quella della nascita, dove ognuno di noi è uguale. E se anche, poi, il
medico di fronte all’ingegnere è diverso, perché chi ci capisce niente di quello che dice l’uno e di quel che dice l’altro,
in verità sono sempre uguali e diversi. E qui, la matrice ultima della dialettica spesso piuttosto feroce tra uguali e diversi sta nel rapporto uomo-donna, in cui c’è l’uguaglianza assoluta della realtà umana e l’assoluta, magnifica diversità
della coscienza, del comportamento del corpo14…
Uomo di cultura, Lombardi ricorse a paradossi per esprimere
il suo pensiero, come ad esempio «a-comunismo»:
DIVERSAMENTE RICCHI 17
[…] creò una parola originale: a-comunista. E quella «a»
privativa mi tolse dal piede dolorante la spina del tormento
per il conflitto tra irrazionale, che mi aveva fatto innamorare dell’immagine che stava nella parola comunismo, e il ricordo cosciente della strage degli anarchici nella guerra di
Spagna, del patto von Ribbentrop-Molotov, dell’approvazione del Concordato di Mussolini, e dell’amnistia generale
per i fascisti. La «a» privativa né filo né anti, da sola, stendendo una linea lunghissima con lo svolgimento del suo cerchietto, mi delineava l’immagine della solitudine, non lo sapevo allora, ora lo so e scrivo la parola: irrazionale15.
Riferendosi ancora alla distinzione tra bisogni e esigenze, Fagioli osserva:
[...] Un essere umano diverso da me. Diceva le parole di
Lombardi «società diversamente ricca» e io mi sentivo rimproverato per aver usato parole e concetti più chiari della
frase di Lombardi che si presentava come misteriosa e incomprensibile perché, forse, aveva una fantasia senza rapporto con la triste cultura che identifica la parola irrazionale con la parola pazzia. Ma poi la dolcezza della mente di
una donna accostò, fino a fonderle, le troppo intellettuali
mie parole «bisogni ed esigenze» con quelle incomprensibili di Lombardi che avevano trasformato la teoria dei bisogni
di Marx in aspirazione alla ricerca della realtà umana. E dissi anche che la parola felicità va uccisa perché troppo corrotta e sporcata dalla falsa teoria che dice: nel pensiero senza coscienza, domina il principio del piacere che si ottiene
schiavizzando esseri umani uguali a noi stessi16.
Altra rilevante ipotesi di sviluppo quella proposta dalla ricercatrice Phd alla School for Politicy Studies dell’Università di
Bristol, Lorenza Antonucci di legare l’idea lombardiana al
well-being:
È in corso in Inghilterra un dibattito sul ruolo del wellbeing, cioè il benessere. Con well-being non mi riferisco alla
18 CARLO PATRIGNANI
soddisfazione dei bisogni materiali, ma alla tendenza in corso di inserire, nell’analisi sociale, elementi non materialisti
come la qualità della vita, le dinamiche psicologiche, le relazioni interpersonali, andando così oltre l’idea di felicità o
benessere materiale, tipica degli studi sul well-being degli
economisti. […] Si può distinguere una visione del wellbeing edonistica, orientata ai bisogni materiali e una eudemonistica, che include elementi meno tangibili e più relazionali dei bisogni umani. In questo senso, la visione eudemonistica di Lombardi è attuale, soprattutto nella condizione della società italiana17.
Insomma, «l’idea della società diversamente ricca tocca la visione antropologica di Lombardi, per cui l’essere umano deve
essere messo in condizioni, in maniera pluralistica, diverse e
adatte alla persona, non schiacciato in una sola dimensione»18.
L’aspetto straordinario di queste due suggestive ipotesi di
sviluppo, sta, per un verso, nella comprensione ed esplicitazione del senso profondo dell’idea, meglio dell’intuizione di
Lombardi e delle sue potenzialità, mai intraviste prima d’ora,
e, per l’altro, nella messa in discussione del tabù della economics of happiness, secondo cui la felicità, quindi il benessere,
sarebbe direttamente connesso alla ricchezza e alla disponibilità finanziaria, all’abbondanza, all’opulenza e al consumo
continuo, ininterrotto di beni per lo più non essenziali.
Riscontri inaspettati e riconoscimenti autorevoli all’attualità e
validità dell’idea sono venuti dalla Progressive Convention del
Partito socialista europeo (Pes) svoltasi al Square Brussels Meeting Centre il 24 e 25 novembre 2011. Tra i riscontri di un certo rilievo, il primo era contenuto nella Déclaration de principes
messa a punto dalla Convention, dove si prospettava un modello di società diverso, fondato sui valori di libertà, uguaglianza, solidarietà e giustizia, cosicché «le persone sono cittadini attivi, non consumatori passivi, messi in grado di costruire società
ricche di una ricchezza che va oltre i beni materiali, dove la realizzazione del singolo è anche parte di uno sforzo collettivo»19.
Un simile modello di società, proseguiva la Dichiarazione, ri-
DIVERSAMENTE RICCHI 19
chiede però «una nuova economia» e «una crescita eticamente
orientata» per cui «sostenibilità ambientale, dignità umana e
benessere sono fondamentali per la creazione della ricchezza»20.
Il secondo, era merito ed opera della Antonucci. «Trovo particolarmente interessante l’idea di una società più ricca perché
diversamente ricca: è un’idea della società estremamente attuale. Il suo lavoro [di Lombardi, nda] permette di rimettere al
centro l’analisi sociale, e non soltanto della realtà italiana, portandola direttamente in mano ai partiti»21.
Da questa autorevole sede politica – che ha riunito per due
giorni duemila tra dirigenti e attivisti dei trentasette partiti che
fanno parte del Pes, per discutere su come affrontare la grave
crisi finanziaria e come contrastare le misure di austerity, imposte dal Fondo monetario internazionale (Fmi), dalla Banca
centrale europea (Bce) e dalla Commissione europea, e fatte
di tagli a salari, pensioni e welfare state, liberalizzazioni, privatizzazioni e deregulation del mercato del lavoro – sono venuti anche riconoscimenti autorevoli sull’incompatibilità del
socialismo con il neocapitalismo e il neoliberismo.
Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo e del
gruppo Alleanza socialisti e democratici (S&D) a Strasburgo,
ha detto chiaro e tondo: «Noi socialisti siamo un movimento
internazionale anticapitalista […] l’opposto del capitalismo è
il socialismo»22.
Le affermazioni di Schulz confermano, a distanza di
trent’anni esatti, la fondatezza dell’analisi e delle previsioni
fatte da Lombardi sulla necessità di rivedere in toto la strategia e la tattica della socialdemocrazia, che pensava di potere
gestire il capitalismo «lasciando ai capitalisti il compito della
produzione e della distribuzione del reddito e riservando allo
Stato quello di ripartire meglio il profitto dei capitalisti stessi,
attraverso l’imposizione, e di ridistribuirlo, in modo equitativo e con il welfare state, a favore delle classi lavoratrici»23. Pur
riconoscendo che questo compromesso aveva realizzato «un
esemplare sistema di welfare, ineguagliato in qualsiasi società»24, tuttavia riteneva quel tipo di riformismo ormai superato. Quel che bisognava fare era «cambiare il sistema: inter-
20 CARLO PATRIGNANI
venire nella produzione, stabilire cosa, come e per chi si produce, mutare il processo cumulativo per rendere possibile il
proseguimento dell’opera assistenziale con una società più sobria, che consumi meno beni necessitanti energie e più servizi, beni culturali, tempo libero, musica, scolasticità, attività artistiche e estetiche. [...] regolare l’apparato produttivo in modo che produca il necessario e lasci le risorse necessarie per
migliorare il modo di vita»25.
A Lombardi interessava «lo stile di vita» della gente, perché
non si trattava tanto di vivere bene ma diversamente, e in questo stava quella che chiamava «la grande svolta». Non solo politica ed economica, ma anche culturale.
«È qui che nasce la grande ipotesi socialista, è qui che la socialdemocrazia finisce e finisce nobilmente anche, finisce per
l’esaurirsi delle condizioni che l’hanno resa possibile»26.
Con largo anticipo sui tempi aveva previsto, insomma, la
débâcle delle Sinistre, negli anni Ottanta e ancor di più nei primi anni Duemila, di fronte all’irrompere sulla scena europea e
mondiale delle forze conservatrici e liberiste. Proponeva perciò un nuovo paradigma culturale delle Sinistre con l’elaborazione e l’adozione di un «programma comune» per respingere
tale offensiva e costruire un nuovo modello di società.
[...] Dovunque nel mondo c’è un’insorgenza di politiche di
Destra, Reagan in America, Barre e Giscard in Francia, la signora Thatcher in Inghilterra, alcune pressioni sul governo
socialdemocratico liberale in Germania, che sono la negazione della politica assistenziale, del welfare state, della politica socialdemocratica prevalsa in Europa durante tutto il
periodo che va dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad
oggi. […] Interveniamo nella produzione non con forme
statizzate, ma con forme, in parte, autogestionali. Con un
progetto nuovo, è questo il progetto a cui chiamo i comunisti, a fare insieme che sia credibile, perché è possibile […]
perché è necessario: le risorse ci sono, solo sono mal regolate. È qui che si apre la prospettiva. Ma chi ha detto che il socialismo è ormai scomparso dalle prospettive, che si tratta
DIVERSAMENTE RICCHI 21
di un’idea invecchiata che nessuno sa più definire in modo
credibile se non come vaga aspirazione all’uguaglianza e alla giustizia? Oggi siamo all’apertura di una situazione in cui
o si trova una soluzione socialista oppure siamo alle barbarie, questa è la realtà delle cose27.
Questa era la grande sfida culturale alle porte degli anni Ottanta cui le Sinistre avrebbero dovuto attrezzarsi:
[...] Guardiamo più a quello che fa il signor Schmidt, che
non sembra preoccuparsi di socialismo che a quello che fanno questi nostri compagni (francesi). Questa è un’impresa
da socialisti nel 1980, quando sta finendo il secolo e quando
sappiamo che molte cose stanno mutando, anche nel mondo capitalistico. Noi fingiamo di non sapere che il mondo
capitalistico si attrezza, cerca di cambiare un suo modo; anche noi dobbiamo cambiare qualche cosa, non possiamo seguirlo sulla groppa, incalzarlo standogli appiccicati e, in sostanza, finendo per identificarci con esso, per confonderci
con lo stesso cavaliere-cavallo in cui poi non si sa più chi è
il cavaliere e chi è il cavallo28.
Per cui, la scelta «anticapitalista» non poteva e non doveva essere messa in discussione in quanto, secondo Lombardi, essa
rappresentava, per la Sinistra, «la discriminante minima al di
là della quale si può parlare di tutto, si può parlare di amici,
di possibili alleati, di compagni di strada, di quello che volete,
ma non si può parlare di Sinistra»29.
Nelle coraggiose e inaspettate affermazioni di Schulz, per
«[aver] ricordato a tutti noi, con forza, in un modo che non
ricordavamo da tempo, che il socialismo rimane, nel suo nucleo teorico, l’opposto del capitalismo»30, lo storico all’Università del Bosforo di Istanbul e attivista del Pes turco, Shayn
McCallum, intravede una sorta di autocritica: negli anni Ottanta la socialdemocrazia non aveva contrastato efficacemente la svolta neoliberista, anzi negli anni Novanta l’aveva fatta
propria, «fino ad esser stata collaboratrice del processo di
Note
DIVERSAMENTE RICCHI
Un modello di società diverso
1. Riccardo Lombardi, Intervento alla Camera dei Deputati
sulla ratifica dei trattati istitutivi delle Comunità Europee, 22
luglio 1957, in Mario Baccianini (a cura di), Riccardo Lombardi, discorsi parlamentari (1955-1983), Camera dei Deputati,
Roma 2001, pp. 795-796.
2. Riccardo Lombardi, L’alternativa socialista, intervista a
cura di Carlo Vallauri, Edizioni Lerici, Cosenza, 1976.
3. Henning Meyer, Basic Values in European Social Democracy, su «Social Europe Journal», 12 marzo 2012.
4. Friedrich-Ebert-Stiff, At the Limits of Growth. The Promise of New Progress, vedi: http://library.fes.de/pdffiles/id/ipa/08968.pdf.
5. Daniela Kolbe, Redefining Progress to meet Human
Needs, su «Social Europe Journal», 28 marzo 2012. Vedi:
http://www.social-europe.eu/2012/03/redefining-progressto-meet-human-needs.
6. Gianni Pittella, Stupefacente la modernità del pensiero di
Lombardi, intervento alla presentazione del libro Lombardi e
il fenicottero, Bruxelles, 20 settembre 2011, in possesso del
curatore.
7. Antonio Panzeri, La diversamente ricca è lo sfondo culturale entro cui elaborare una rinnovata strategia dei progressisti
in Europa, intervista in possesso del curatore.
174 NOTE
8. Ripensare l’economia alla luce pensiero di Riccardo Lombardi, Intervista a Stefano Fassina, 1 ottobre 2010, su www.altritaliani.net.
9. Catherine Trautmann, Lombardi ci insegna ad essere riformisti e radicali, intervento alla presentazione del libro Lombardi e il fenicottero al Parlamento europeo, 20 settembre 2011, in
possesso del curatore.
10. Dichiarazione di Alessandro Roncaglia, in possesso del
curatore.
11. Anna Pettini, su «Il Sogno della Farfalla», rivista di psichiatria e psicoterapia, n. 3/2010, pag. 86-87.
12. Andrea Ventura, su «Il Sogno della Farfalla», rivista di
psichiatria e psicoterapia, n.3/2010, pag. 92-93.
13. Ibidem.
14. Ibidem.
15. Massimo Fagioli, su «Left», 5 marzo 2010.
16. Ibidem.
17. Intervista a Lorenza Antonucci, in possesso del curatore.
18. Ibidem.
19. Pes Déclaration de principes, Bruxelles, 24 novembre
2011, vedi: http://www.pes.eu/sites/www.pes.org/files/adopted_pes_declaration_principles_fr.pdf.
20. Ibidem.
21. Ibidem.
22. Martin Schulz, Progressive Convention del Pes, Bruxelles
25 dicembre 2011. Intervento in possesso del curatore, vedi:
http://www.youtube.com/europeansocialists#p/u/4/AZKJ9
QRKSzw.
23. Intervento di Riccardo Lombardi alla Federazione Provinciale del Psi di Piacenza, 18 marzo 1981. Documento in
possesso del curatore.
24. Ibidem.
25. Ibidem.
26. Ibidem.
27. Ibidem.
28. Riccardo Lombardi, La sinistra italiana e il patto sociale,
Fabbrica Aperta, agosto-settembre 1976, a. III, nn. 7-8, in Si-
DIVERSAMENTE RICCHI 175
mona Colarizi, Scritti Politici 1963-1978, Marsilio, Venezia,
1978.
29. Riccardo Lombardi, Discorso al Convegno Acpol, Milano, 26-28 settembre 1969, in Simona Colarizi, Scritti Politici
1963-1978, Marsilio, Venezia, 1978.
30. Shayn McCallum, A message from the Pes Convention,
su «Social Journal Europe», 1 dicembre 2011. Vedi:
http://www.social-europe.eu/2011/11/a-message-from-thepes-convention.
31. Ibidem.
32. Ibidem.
33. Wlodek Goldkorn, Non ci resta che il capitale, colloquio
con Eric Hobsbawm, su «l’Espresso», n.19, 10 maggio 2012.
34. Ibidem.
35. Wolfgang Uchatius, La fine del capitalismo, da «Die
Zeit», su «Internazionale», n.299, 23-29 dicembre 2011.
36. Paul Krugman, When Zombies Win, sul «New York Times», 21 dicembre 2011.
37. Gli economisti Stiglitz e Roubini: «Anno orribile per l’economia? Il 2012 andrà peggio», su «il Fatto Quotidiano», 21
dicembre 2011.
38. Riccardo Lombardi, Discorso al Salone Matteotti di Torino, 1 maggio 1967, in Simona Colarizi, Scritti Politici 19631978, Marsilio, Venezia, 1978, p. 73.
39. Ibidem.
40. Ibidem.
41. Riccardo Lombardi, Lombardi risponde a Bufalini, su «Il
Mondo», n.42, 16 ottobre 1975, pag. 30.
42. Riccardo Lombardi, Rompere, cambiare le regole del gioco, durare, su «il manifesto», 23 ottobre 1977.
43. Riccardo Lombardi, La strategia del Pci e del Psi a confronto, su «Il Mondo», 16 ottobre 1975, n. 42, p. 30, in Simona Colarizi, Scritti Politici 1963-1978, Marsilio, Venezia, 1978.
44. «Berlinguer rispondendo a monsignor Bettazzi nel febbraio del ’78 affermò che la filosofia del Pci non era una filosofia atea. Il XV congresso comunista decise di modificare
l’art. 5 dello Statuto e presentò rilevanti novità con altre due
Indice
DIVERSAMENTE RICCHI
Un modello di società diverso
La deregulation del mercato del lavoro
Il socialismo del ventunesimo secolo
Verso un nuovo progetto culturale
7
9
53
67
83
RIFLESSIONI SU UNA SOCIETÀ DIVERSAMENTE RICCA
95
Le gravi responsabilità della finanza nella crisi
economica e sociale di Bruno Amoroso
Un politico non è meno grande se non ascoltato
di Susanna Camusso
Un pensiero sempre attuale
di Riccardo Cappellin
Regolare i mercati: la grande sfida della Sinistra
di Guglielmo Epifani
Crediamo in una società «diversamente ricca»
di Stefano Fassina
Lombardi avrebbe bocciato il modello Marchionne
di Paolo Leon
Socialismo e capitalismo: due forze
contraddittorie e opposte di Shayn McCallum
Creare un’alternativa al neoliberismo
e al turbo-capitalismo di Gianni Pittella
Torniamo alle «riforme di struttura»
di Alessandro Roncaglia
97
105
109
119
123
127
135
143
149
Ripartire da Bretton Woods per costruire un nuovo
ordine mondiale di Giorgio Ruffolo
Siamo un movimento internazionale anticapitalista
di Martin Schulz
Essere riformisti e radicali
di Catherine Trautmann
153
157
161
APPENDICE
Lettera della Bce al governo italiano, 5 agosto 2011
167
169
Note
173
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