Boezio, Commento a Porfirio, Ia ed., I, 3-4

Boethius, In Isagogem Porphyrii Commentorum Editio Prima, ed. Schepps-Bramdt, Vindobonae-Lipsiae 1945
- Boezio, Commento all’Isagoge di Porfirio, Ia ed., I 3-4, traduzione di lavoro, ed. ScheppsBrandt, Vindibonae-Lipsiae 1945, p. 7-10
A questo punto Fabio disse: Ci hai parlato dell’intenzione, adesso spiegaci l’utilità [di quest’opera].
In quest’opera, dissi io, si trovano molte cose utili e convenienti di vario genere. Innanzitutto infatti
essa giova in modo straordinario alla [lettura delle] Categorie di Aristotele. In cosa giovi [da questo
punto di vista] lo diremo quando tratteremo del titolo di questo libro, ma a quali altre cose giovi lo
dirò in breve una volta esposta la divisione della stessa filosofia. Prima di tutto però dobbiamo
considerare cosa sia la filosofia stessa. La filosofia è amore, applicazione, in qualche modo amicizia
della sapienza; ma non di quella sapienza che si ritrova in questa o quell’arte o in qualche
conoscenza o notizia di carattere tecnico, bensì di quella sapienza che, non dipendente da alcuna
altra cosa, è mente viva e ragione unica e primigenia delle cose. Infatti questo amore per la sapienza
[che è la filosofia] è illuminazione dell’animo intelligente da parte della pura sapienza e in un certo
senso è un ritrarlo e richiamalo a se stessa [da parte di quella], di modo che l’applicazione alla
sapienza sia vista come applicazione alla divinità e amicizia per la sua pura mente. Dunque questa
sapienza assegna senza dubbio a tutto il genere delle anime il beneficio della sua stessa divinità e lo
riconduce alla propria energia e purezza di natura. Da qui nasce la verità delle speculazioni e dei
pensieri e da qui la castità santa e pura degli atti. Tutto questo si manifesta anche nella divisione e
partizione della stessa filosofia. Filosofia infatti è il genere, ma ci sono due specie, una che viene
detta teoretica, l’altra che viene detta pratica, ossia una speculativa e l’altra attiva. Ci saranno poi
tante specie di filosofia speculativa quante sono le cose delle quali si ha speculazione in una
considerazione giusta, e tante diversità di atti quante specie e varietà di virtù. Ci sono dunque tre
diversi elementi nella filosofia teoretica, cioè contemplativa o speculativa, e la rispettiva parte della
filosofia si divide in tre specie. C’è infatti una parte della filosofia teoretica che tratta degli
intellettibili, un’altra che tratta degli intellegibili, una infine che tratta degli enti naturali. – Allora
intervenne Fabio, chiedendo stupito cosa volesse dire questo nuovo discorso, dato che avevo
nominato una parte della filosofia speculativa ‘intellettibile’. – Dato, dissi io, che non ho mai
trovato un termine latino per ‘noetà’, io stesso li ho chiamati ‘intellettibili’ (intellectibilia) con una
mia personale composizione di parole. Un ‘intellettibile’ è qualcosa che permane sempre per sé, uno
e identico nella propria divinità e che non può essere mai colto con i sensi bensì solo con la mente e
l’intelletto (tantum mente intellectuque capitur). Questa definizione si adatta, se indaghiamo bene,
alla speculazione di Dio, all’incorporeità dell’animo e alla considerazione della vera filosofia: e
questa parte i greci la chiamano ‘teologia’. La seconda parte [della filosofia] è invece la parte
intellegibile, che comprende la prima parte, l’intellettibile, colta con il pensiero e l’intelligenza
(cogitatione atque intelligentia comprehendit). Questa parte riguarda tutte le opere celesti della
divinità superiore e ogni cosa che sotto la sfera della luna eccelle per l’animo beato e puro e infine
le anime umane: tutte cose che originariamente facevano parte di quella sostanza intellettibile ma
che, a contatto con i corpi, sono degenerate da intellettibili a intellegibili, cosicché non saranno
intellette più di quanto esse stesse intenderanno e saranno beate per la purezza dell’intelligenza
quando si applicheranno agli intellettibili. La terza specie teoretica è quella che tratta dei corpi,
della scienza e della conoscenza di essi: ed essa è la ‘fisiologia’, che manifesta le nature e le
passioni dei corpi. La seconda sostanza invece, quella degli intellegibili, è giustamente situata nel
mezzo in quanto origina l’animazione e in qualche modo la vivificazione dei corpi e la
considerazione nonché la conoscenza degli intellettibili.
Anche della filosofia pratica poi, di cui si è mostrato sopra che viene detta attiva, la divisione è
tripartita: c’è infatti una prima [parte di essa] che, governando la cura di se stessi, si rivolge a tutti e
orna e arricchisce tramite le virtù, non ammettendo nulla nella vita che non sia fonte di godimento e
non facendo nulla di cui ci si debba pentire. La seconda [parte della filosofia pratica] invece è
quella che, facendosi carico della cura della vita pubblica, risana la salute di tutti con la solerzia
della sua provvidenza, la bilancia della sua giustizia, la stabilità della sua forza e la pazienza della
sua temperanza; c’è poi la terza parte che, situata in posizione intermedia, distribuisce i doveri della
vita familiare. Oltre a queste ci sono anche altre suddivisioni, ma qui è bene soprassedere su di esse.
Perché tutto questo possa essere realizzato e perché le cose dette fin qui possano essere comprese è
necessario e fecondissimo il frutto di quell’arte che i greci chiamano logiké, e che noi possiamo
chiamare razionale, che mai erra per una qualche deviazione dovuta ad errore grazie alla retta
ragione del discorso su cosa sia vero e cosa sia decoroso. Quest’arte alcuni la giudicarono parte
della filosofia e altri non una parte bensì come uno strumento e in qualche modo un corredo. Per
quale ragione gli uni abbiano creduto una cosa e gli altri l’altra sarà ricordato in un’altra opera. [Qui
va detto che] questa disputa sul genere, la specie, la differenza, il proprio e l’accidente ci prepara
quasi una sorta di via alla conoscenza di tutta la filosofia. Infatti quando ci viene insegnato cos’è il
genere e cosa la specie, apprendiamo che il genere è la filosofia e che le specie sono senza dubbio la
teoretica e la pratica. Della logica poi, se sia specie, possiamo esaminarlo grazie a questa stessa
ragione. […]