Superfici mutevoli

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Desidero esprimere un sentito
ringraziamento a Mario Losasso per il
costante e affettuoso incoraggiamento
e apporto critico.
Sommario
Tutti i diritti riservati
E vietata ogni riproduzione
ISBN 978-88-8497-101-2
Editing
Anna Maria Cafiero Cosenza
Grafica
Costanzo Marciano
Presentazione Mario Losasso
6
Introduzione
9
Le superfici mutevoli e i paradigmi del
costruire contemporaneo
13
Trasformazione del concetto di superficie
Superfici multimediali
Edifici interattivi
Il paradigma delle tecnologie informatiche
Interpretare la mutevolezza
23
Superficie
Virtuale
Interattività
Evento
Interfaccia
Superfici mediatiche
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Serigrafia
Retroilluminazione
Retroproiezione
Schermi
L’innovazione tecnologica dei vetri cromogenici
Vetri
Vetri
Vetri
Vetri
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fotocromici
termocromici
elettrocromici
a cristalli liquidi
L’impiego dei vetri LCD nel progetto architettonico
57
I dispositivi a cristalli liquidi
Le mesofasi
Display LCD
Soluzioni innovative per il progetto
Involucri interattivi
73
Tecniche, linguaggi, trasparenze
Interazioni fisiche e interazioni immateriali
Involucri mutevoli e prestazioni ambientali
In copertina
Kunsthaus, Graz, 2003
Realities:united, progetto per una
facciata multimediale
(fonte: Realities:united website)
Bibliografia / Siti web
93
Superfici Mutevoli
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Sistemi informatici
di interfaccia.
zione di uno spazio illusorio che si materializza sotto la forma di un
evento causato dal soggetto.
Affinché si possa attuare questo scambio tra elemento artificiale ed
utente dell’opera, bisogna ricorrere necessariamente a sistemi di interfaccia che collegano un’azione ad una risposta.
Il fruitore dell’architettura diventa esso stesso soggetto di un’esperienza e a sua volta produttore di un’esperienza; ciò comporta che la
progettazione attuale deve comprendere anche il fruitore come fattore attivo nel progetto dell’ambiente costruito interattivo. Le tecnologie
per il progetto diventano dunque un fattore culturale, sia che esse definiscano materialmente gli spazi, sia che esse determinino, secondo
la gestione degli spazi stessi, le condizioni affinché il soggetto determini l’evento, nella sua unicità e irripetibilità.
Superfici mediatiche
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nella pagina accanto
M. Fuksas,
EuroparK,
Salisburgo.
La doppia pelle
serigrafata e
retroilluminata
viene utilizzata per
finalità
prestazionalimediatiche.
Herzog & de
Meuron, IKMZ
BTU Cottbus,
Germania, 19982004. Visione
dell’edificio
illuminato, sezione
orizzontale del
dettaglio della
facciata.
1. S. Perrella e
R. Carpenter, Mobius
House Study, 1998.
2. La serigrafia
consente, applicando
prima della tempra del
vetro degli smalti
ceramici, di realizzare
porzioni di lastre
opache dalle differenti
forme, che emergono
rispetto alla superfice
Il campo di applicazione dell'architettura è orientato da tempo a comprendere i nuovi ambiti dello spazio digitale che definiscono sistemi instabili, luoghi a-topici, zone di passaggio e che determinano modificazioni nell'ambito professionale oltre che nel processo produttivo
dell’architettura attraverso un ampliamento dell’apporto delle tecnologie al progetto. Attraverso le tecnologie digitali, l'architettura scopre
una possibile espansione delle sue aree di interesse, insinuandosi all'interno di uno spazio virtuale diffuso che non è più possibile considerare separato dall'ambiente fisico. L'idea stessa di spazio si sta
modificando in funzione delle contrazioni temporali e delle nuove dimensioni d'intervento prodotte dai media.
Toyo Ito ha scritto di recente che “attraverso la diffusione di diverse
nuove forme di media, la fluidità acquista sempre maggiore validità.
Quanto più lo spazio urbano e architettonico è controllato dai media,
tanto più esso diventa cinematico e fluido. Da una parte i nostri corpi
materiali non sono altro che un meccanismo primitivo, che assume
aria ed acqua e li fa circolare. Dall'altra esiste un altro tipo di corpo all'interno del quale circola informazione, e quel corpo che è connesso
al resto del mondo attraverso diverse forme di media contenenti microchips. Oggi siamo obbligati a pensare come combinare architettonicamente questi due diversi corpi e trovare uno spazio appropriato
per lo sviluppo del terzo corpo”1.
Fra le varie parti dell’edificio, sono le superfici che esprimono i più elevati livelli di interattività, contribuendo a rendere mutevole non solo la
percezione ma anche il significato delle architetture.
Caratteristica essenziale affinché una superficie di un edificio possa
trasmettere ed essere mediatica, grazie a trattamenti e dispositivi, è
quella della trasparenza dei materiali costituenti l’involucro, attraverso
i quali si possa scoprire un profondità non tanto fisica, spaziale, ma
carica di simbolismi che lasci il campo all’esperienza personale di
ognuno nel vedere raffigurate le metafore della cultura contemporanea.
Questo è parte del fascino dei progetti e delle realizzazioni attuali basate su tecnologie capaci di soddisfare i requisiti di mutevolezza delle facciate mediatiche.
trasparente.
Serigrafia
L’operazione più semplice al fine di ottenere una superficie mutevole
si basa sulla riproduzione di immagini, testi o loghi pubblicitari sullo
strato di finitura esterno degli involucri edilizi realizzati con diverse tipologie di materiali, purché trasparenti.
Esempio emblematico è il trattamento di superfici vetrate tramite serigrafia2.
Questa è ottenuta con l’applicazione, in genere sulla superficie del vetro, di un deposito di smalto ceramico prima della tempra delle lastre.
Tale trattamento consente sia di ottenere diverse percezioni spaziali a
seconda delle condizioni di illuminamento o di posizione differente fisica nello spazio da parte del fruitore sia di abbattere il carico termico
dell’edificio filtrando i raggi solari. Si configura in tal modo un sistema
Superfici mediatiche
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Superfici Mutevoli
di tipo mediatico senza dover utilizzare tecnologie o elementi tecnici
aggiuntivi in facciata.
Nel progetto per la nuova biblioteca dell’Università Tecnologica di
Brandeburgo Cottbus (BTU), che ha visto la costruzione nel 2004, gli
architetti Herzog & de Meuron realizzano una facciata in cui un velo
bianco è serigrafato su entrambi i lati dell’involucro vetrato dell’edificio.
L’edificio vetrato della biblioteca si erge invitante di fronte all’ingresso
principale del campus e da questo punto di osservazione appare come un corpo ancorato al parco.
Quando ci si avvicina, la biblioteca assume un aspetto completamente nuovo; testi di lingue ed alfabeti diversi sono sovrapposti in così tanti strati sulla pelle esterna dell’edificio da non risultare più leggibili, anche se l’origine del segno scritto rimane inequivocabile. Il disegno, eliminando la durezza del vetro e rendendo omogeneo il corpo dell’edificio, rompe il riflesso e filtra i raggi luminosi migliorando le qualità di illuminazione e microclima degli spazi interni.
Retroilluminazione
Questo sistema, utilizzato in edifici spesso costituiti da facciate a doppia pelle, dove corpi illuminanti di vario genere vengono inseriti nell’intercapedine tra i due sistemi di chiusura, determina particolari effetti ottici e luminosi, controllati il più delle volte da software e programmi computerizzati in grado di comporre immagini statiche o in
movimento.
Esempio emblematico è la Torre dei Venti di Toyo Ito, nei pressi della
stazione di Yokohama; la Torre dei Venti non è un vero e proprio edificio, ma l’involucro ellissoidale di uno sfiato di aerazione per l’impianto di condizionamento d’aria utilizzato dal centro commerciale ospitato sotto il piano stradale in un’area centrale della città. La Torre, avvolta in un cilindro di allumino perforato e circondata da dodici anelli
al neon rivestiti da lastre riflettenti in materiale acrilico, modifica l’immagine del suo prospetto tramite 1280 piccole lampade sensibili all’intensità e alla variazione del vento, della luce, della temperatura e al
numero dei decibel prodotti dal traffico urbano.
La Torre è una sorta di meraviglioso caleidoscopio studiato da Ito in
collaborazione con il TL Yamagiwa Laboratory e governato da due
computer installati ai piedi della torre. E l’involucro dell’oggetto quindi il supporto di questa architettura anche quando avvolge, come in
questo caso, il nulla: una “guaina” di alluminio, a volte permeabile all’esterno, pellicola trasparente mutevole e sensibile, oppure in altre
condizioni riflettente e materica.
E la sua pelle esterna ad indicare che le architetture-evento non sono
più costruzione di oggetti statici, ma ricerca e sperimentazione di volumi mobili e transitori. Sono proprio queste qualità che danno forza
alla Torre dei Venti e che la impongono al caos della sua area metropolitana.
Altro esempio di grande impatto mediatico è la facciata realizzata dallo studio berlinese realities:united per il Museo di Arte Contempora-
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Toyo Ito,
Torre dei Venti,
Yokohama-shi,
Kanagawa, 1986.
Le tecnologie
elettroniche e
digitali
determinano la
mutevolezza
dell’involucro con
differenti
configurazioni della
facciata.
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Toyo Ito,
Torre dei Venti,
Yokohama-shi,
Kanagawa, 1986.
particolare del
sistema di
illuminamento.
3. A. Cornaro,
“Alta tecnologia a
bassa risoluzione”,
www.architettura.it
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Peter Cook e
Colin Fournier,
Kunsthaus, Graz,
2003,
vista e
assonometria.
nea progettato da Peter Cook, ex Archigram, e Colin Fournier, a Graz
in Austria.
Al tramonto, dietro l'involucro traslucido di metacrilato (PMMA) color
petrolio, “occhieggiano” 930 luci circolari fluorescenti, veri e propri
pixel a scala urbana. La luminosità di ciascuna di esse può essere variata in modo progressivo grazie ad un controllo computerizzato. Per
mezzo di un software appositamente ideato, il grande schermo
(20x45 m) è in grado di trasmettere filmati con una frequenza di 20
frame al secondo: ne deriva un'immagine evanescente tanto più
astratta nella sua incerta bicromia da “superotto”, quanto più poetica.
Di giorno l’involucro è ricettore degli eventi che lo circondano (sui pannelli traslucidi sono riflesse le cupole tondeggianti della città storica e
le luci delle automobili in corsa), di notte diviene divulgatore di prodotti
dell'arte. “Ancora una volta l'architettura parla il linguaggio e si serve
della tecnologia della pubblicità, non la comunicazione esplicita dai
contorni definiti del "I am a monument" venturiano, bensì un flusso di
energia che veicola un sottile ed implicito messaggio (proprio della
meta-pubblicità) che ha nelle allusioni, nella libera interpretazione e
nella comunicazione one to one la propria forza”3.
Retroproiezione
Il sistema della retroproiezione consente di visualizzare, su una pelle
traslucida realizzata ad una specifica distanza dall’involucro, sia video
che immagini grazie a proiettori collocati nell’intercapedine tra i due si-
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Peter Cook e
Colin Fournier,
Kunsthaus, Graz,
2003,
vista interna.
Realities:united,
J. Edler e T. Edler,
Kunsthaus, Graz,
2003, progetto
della facciata,
disposizione dei
corpi illuminanti, e
particolare delle
lampade
fluorescenti.
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Superfici mediatiche
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immagini, informazioni, pubblicità.
Il LED è una sorgente di luce artificiale ottenuta attraverso l’impiego di
un semiconduttore in grado di convertire direttamente la corrente
elettrica in luce. Gli schermi LED sono costituiti da migliaia di piccole
sorgenti di luce disposte in modo da comporre un video luminoso dove ogni LED corrisponde ad un pixel. Nel caso di rivestimento di intere facciate, vengono disposti diversi pannelli singoli accostati a coprire l’intera superficie tutti gestiti da un unico software per ottenere la
continuità delle immagini, dei video, delle informazioni.
Gianni Ranaulo,
Port
Administration, San
Diego, USA, 2001,
progetto.
Times Square,
New Yorka,
applicazioni di
schermi sulla
facciata degli
edifici.
Gianni Ranaulo,
Liquid Square,
Caserta, Italia,
2001, progetto
stemi di facciata. Il numero dei proiettori dipende dalle dimensioni dello schermo e dalla presenza di una o più proiezini differenti.
Grazie a questa tecnica si apre un nuovo campo di applicazione costituito dal recupero dei grandi contenitori urbani poiché la tecnologia
costruttiva si basa sulla realizzazione di un telaio aggiuntivo edificato
indipendentemente ed esternamente rispetto al volume dell’edificio
preesistente. Inoltre grazie ai ritorni economici che si possono ottenere proiettando spots pubblicitari sulla nuova “pelle” riescono più facilmente attuabili dal punto di vista finanziario interventi di riqualificazione urbana.
Schermi
L’applicazione di schermi LED risale agli anni ‘70 quando alcuni edifici di importanti nodi urbani (Times square a New York e Piccadilly Circus a Londra) furono dotati di pannelli contenenti migliaia di piccole
sorgenti di luce (LED) dove è possibile visualizzare infinite e disparate
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Tra le innovazioni nel campo delle superfici trasparenti, ed in particolare del vetro, i dispositivi cromogenici forniscono un notevole contributo alle caratteristiche di mutevolezza degli involucri.
Questi dispositivi nascono da innovazioni che riguardano materiali
e processi di produzione, e che consentono di ottenere prodotti
Piccadilly Circus,
Londra,
applicazioni di
schermi sulla
facciata degli
edifici.
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