Il campo elettrico e la corrente La struttura dell’atomo L'atomo è così chiamato perché inizialmente dai filosofi greci era considerato l'unita più piccola ed indivisibile della materia. In realtà sappiamo che non è così. Cercando su un dizionario possiamo trovare la seguente definizione. Definizione: minima porzione di elemento chimico, che ne contiene tutte le caratteristiche chimiche e fisiche, costituito da un nucleo centrale formato da neutroni e da protoni con carica positiva, attorno a cui sono disposti, in numero uguale ai protoni, elettroni con carica negativa. Come si può notare vi sono elettroni più vicino al nucleo ed elettroni più lontani. Nel caso in cui due atomi interagiscano sono proprio gli elettroni più esterni a subire le sollecitazioni(attrattive o repulsive). Tali interazioni sono in grado di far passare alcuni elettroni da un atomo all’altro provocando in essi un difetto o un eccesso di elettroni. Nelle reazioni naturali che possiamo osservare sulla terra il nucleo rimane intatto e non cede particelle. Inoltre poiché gli elettroni hanno carica negativa con la loro quantità determinano la carica dell’atomo considerato, vedremo in seguito di approfondire questa affermazione. Le prime osservazioni sui fenomeni elettrici sono semplici esperienze che consistono nello sfregare una bacchetta con un tessuto, va bene anche una penna sfregata sulla manica di un maglione, per mettere in evidenza che dopo tale operazione la bacchetta è in grado attirare piccoli pezzetti di carta. Cosa è successo durante l’operazione precedente? Lo sfregamento tra bacchetta e tessuto ha provocato un trasferimento di elettroni tra i due corpi, pertanto la bacchetta al termine dell’operazione ha accumulato un eccesso o un difetto di carica negativa (ciò dipende dal tipo di tessuto utilizzato). I corpi inizialmente neutri, cioè con lo stesso numero di cariche positive e negative, hanno modificato il loro stato di equilibrio. Sperimentalmente si può verificare che corpi identici che vengono sfregati con lo stesso materiale si respingono, mentre in alcuni casi corpi identici che vengono sfregati con tessuti differenti si attraggono. Non vengono poi evidenziate altre interazioni. Quindi possiamo dedurre da tale fenomeno l’esistenza di due possibilità per l’elettrizzazione: due corpi aventi la stessa carica si respingono due corpi aventi carica opposta si attraggono Per quanto appena osservato, poiché le alternative possibili nel fenomeno di elettrizzazione sono due, possiamo affermare che: esistono corpi carichi positivamente (presentano un difetto di elettroni rispetto ai protoni); esistono corpi carichi negativamente (presentano un eccesso di elettroni rispetto ai protoni); Legge di Coulomb Ora che abbiamo osservato tali fenomeni attrattivi o repulsivi, vediamo di quantificare l’intensità di tale forza che si stabilisce tra due carice. Sperimentalmente il valore dell’azione che si stabilisce tra due cariche è stabilito dalla legge (sperimentale) di Coulomb. F= 1 q1q2 4πε 0 d 2 La forza che si stabilisce tra due cariche allora è: direttamente proporzionale alle cariche ; è inversamente proporzionale al quadrato della distanza. L’unità di misura della carica è il Coulomb, che verrà definito in seguito in quanto la sua formulazione si ottiene come conseguenza della definizione dell’Amperè, unità di misura dell’intensità della corrente elettrica. La forza inoltre dipende da una costante, il termine 1 4πε 0 , dove ε 0 rappresenta la costante dielettrica del vuoto. Definiremo ε 0 quando avremo introdotto il concetto di campo elettrico. Per ora diamo il valore ε 0 = 8,85 ⋅ 10 −12 C2 . Nm 2 Nella risoluzione di esercizi può essere più utile utilizzare al seguente formulazione F =k q1q2 d2 dove k = 9 ⋅ 109 C2 Nm 2 Nel caso in cui la forza di Coulomb si sviluppi in un mezzo materiale, la formula diventa F= 1 q1q2 4πε 0ε r d 2 Dove ε r rappresenta la costante dielettrica relativa del mezzo rispetto al vuoto. Definizione: si definisce ε costante dielettrica assoluta di un mezzo il valore ε = ε 0ε r . Mezzo Costante dielettrica relativa Aria 1.00059 Idrogeno 1.00026 Acqua Etanolo Etere etilico Petrolio Vetro comune ca. 80 25 1.352 2.1 5 - 10 εr Plexiglas 3.40 Mica 8 Ebanite 2 Paraffina 2.1 Glicerolo 42.6 La legge di Coulomb stabilisce una relazione di tipo vettoriale, vediamo di determinare allora direzione e verso della forza elettrica che si instaura tra due cariche q1 e q2 poste tra loro ad una certa distanza r . Direzione Date due cariche la forza elettrica ha la direzione della retta che passante per q1 e q2 . q2 q1 Verso Il verso della forza che si stabilisce tra due cariche è attrattivo se le cariche sono dello stesso segno (cioè le cariche si avvicinano muovendosi lungo la retta della direzione ) o repulsivo se le cariche hanno segno opposto (cioè le cariche si allontanano muovendosi lungo la retta della direzione ). a) verso attrattivo q2 q1 b) verso repulsivo q2 q1 Nel caso vi fossero più cariche la loro azione andrebbe calcolata tenendo conto della direzione considerando poi tutte le componenti orizzontali e verticali delle forze che si stabiliscono tra le cariche. Elettrizzazione Per elettrizzare un corpo vi sono tre possibilità. a) elettrizzazione per strofinio Come già osservato in precedenza, s strofiniamo una bacchetta di un certo materiale su di un tessuto, la bacchetta acquisisce la capacità di attirare a sé piccoli pezzetti di carta. Quello che è avvenuto durante lo sfregamento è stato un passaggio di elettroni da un corpo all’altro, lasciano sula bacchetta un difetto o un eccesso di elettroni che determinano in questo modo la carica (positiva se vi è un difetto, negativa se sono in eccesso). b) elettrizzazione per contatto Supponiamo di avere un corpo carico positivamente ed un corpo neutro in cui gli elettroni di conduzione siano in grado di muoversi liberamente (un conduttore, come vedremo più avanti, cioè un corpo in grado di lasciarsi attraversare dalle cariche). Se tocchiamo il corpo neutro con il corpo carico positivamente, cioè che contiene un difetto di elettroni, parte degli elettroni del primo corpo si trasferiranno sul secondo corpo. Tale movimento di carica si arresta quando i due corpi raggiungeranno un equilibrio. Poiché gli elettroni dei due corpi sono in numero inferiore rispetto al numero globale dei protoni, essi si distribuiranno sui due corpi che avranno al termine del moto di carica entrambi un difetto di elettroni, cioè saranno carichi positivamente (il difetto di elettroni iniziale si ridistribuisce tra i due corpi). Corpo neutro con cariche distribuite equamente + - + + + - - + + + + - Corpo carico + + + + + + Corpo neutro con cariche distribuite equamente + + - - + + Corpo carico Notare come le cariche del corpo neutro sentano l’azione delle cariche + + + + - - - + + del + + omologhe vengono respinte nella corpo carico: le cariche parte più lontana mentre le cariche + + opposte vengono attratte. Contatto + + Quando avviene il contatto parte + della carica positiva del corpo + + + + + + elettrizzato annulla cariche negative + sul corpo in equilibrio lasciandolo una prevalenza di cariche positive. + Corpo carico + Corpo carico + + Ora i corpi sono entrambi carichi positivamente. + + + + + + + + c) elettrizzazione per induzione L’elettrizzazione per induzione sfrutta il fatto che la Terra sia carica negativamente e quindi ha la capacità di assorbire cariche positive. Come nella situazione precedente si ha un corpo in equilibrio e un corpo carico positivamente. Avvicinando i due corpi senza farli venire a contatto si ha un orientamento delle cariche del corpo neutro: le cariche positive si disporranno lontano dal corpo carico, mentre le cariche negative saranno vicine alla bacchetta. A questo punto per “scaricare le cariche positive a terra” basterà collegare con un filo di rame la parte positiva del corpo neutro con la terra. In questo modo la carica positiva del corpo verrà annullata dalle cariche negative presenti al suolo. Il corpo neutro sarà quindi carico negativamente. Corpo neutro con cariche distribuite equamente + - + + + - - + + + + Corpo carico + + - + + + + Corpo neutro con cariche distribuite equamente + + - - + + Corpo carico Come prima le cariche del corpo neutro sentono l’azione delle cariche + + + + - - + + del corpo carico. + + + + Corpo neutro con cariche distribuite equamente + + - - + + Corpo carico Il filo di rame permette di scaricare a terra la carica positiva del + + + + - - + + + + + + - - - - - - - - conduttore. Corpo carico - - Corpo carico + Ora i corpi sono entrambi carichi uno - - - + positivamente e uno negativamente. + + Osservazione In tutti gli esempi illustrati avvengono delle interazioni tra cariche. Se facciamo un bilancio tra cariche positive prima della reazione e dopo la reazione troviamo che: il numero di cariche positive prima e dopo l’evento è sempre lo stesso; il numero di cariche negative prima e dopo l’evento è sempre lo stesso. Durante l’evento non si è creata nessuna nuova carica e nessuna carica è sparita. Durante l’evento vi è stata una ridistribuzione delle cariche. Principio di conservazione della carica In un sistema isolato, la somma algebrica delle cariche elettriche si mantiene costante. Cioè la quantità di carica positiva [negativa] prima di un evento è uguale alla quantità di carica positiva [negativa] dopo l’evento. Osservazione La carica è una grandezza scalare. Il campo elettrico Il concetto di campo è un concetto che richiama un’azione a distanza, cioè alcuni corpi risentono dell’influenza di alcuni corpi pur non venendo a contatto con essi. Cosa significa ciò? Possiamo rispondere che: alcuni corpi modificano le caratteristiche dello spazio loro circostante. Tale perturbazione interagisce con altri corpi in grado di generare modifiche dello spazio loro circostante. Due cariche modificano lo spazio che e circonda, le due perturbazioni entrano in contatto e quindi le cariche interagiscono tra loro. Ricordiamo che più in generale un campo vettoriale è una schematizzazione dello spazio che associa a ogni punto un vettore dello spazio stesso. Definizione: si definisce campo elettrico un campo vettoriale generato da una quantità di carica elettrica. Quindi una carica elettrica che genera un campo elettrico modifica lo spazio ad essa circostante in maniera tale che ad ogni punto è possibile associare un vettore che rappresenta la direzione, il verso e l’intensità del campo elettrico in quel punto. Se in una certa zona dello spazio vi è un campo elettrico in essa si stabiliscono azioni meccaniche di attrazione o repulsione tra le varie cariche elettriche presenti nella zona stessa. Per evidenziare l’esistenza di un campo elettrico è necessario porre una carica in una certa zona dello spazio e osservare se essa subisce una forza. Se la carica di prova subisce una forza attrattiva è presente un campo elettrico di segno opposto, se l’azione è repulsiva il campo elettrico ha segno uguale alla carica di prova, se non subisce alcuna azione non è presente alcun campo elettrico (a meno che la carica venga posizionata in un punto in cui su di essa la somma algebrica delle interazioni sia nulla e rimanga in quiete). Quindi il campo elettrico deve essere messo in evidenza da una carica di prova q . Definizione: si definisce campo elettrico generato dalla carica Q in un punto P sulla carica di r prova q il vettore E definito dalla relazione: r r F E= q [E ] = F = N q C r dove F è la forza elettrica che si stabilisce tra la carica Q che genera il campo e la carica esploratrice q . r Analiticamente l’espressione di F è data dalla legge di Coulomb, possiamo scrivere allora 1 Qq F 4πε 0 d 2 1 Q = E= = q q 4πε 0 d 2 che possiamo scrivere anche E=k Q d2 r Riguardo il vettore E possiamo affermare: direzione: è la retta che congiunge le due cariche Q e q . verso: q si avvicina a Q se hanno cariche opposte (verso centrifugo) mentre q si allontana da Q se hanno cariche uguali (verso centripeto). Diamo ora la definizione di ε 0 . Definizione: si definisce costante dielettrica quella grandezza fisica che descrive la capacità di un mezzo materiale (detto anche dielettrico) di lasciarsi attraversare da un campo elettrico e quindi ridurre l’intensità del campo elettrico totale. Essa rappresenta la “predisposizione” di un materiale a trasmettere un campo elettrico. Vediamo ora di rappresentare graficamente il campo elettrico tenendo conto della natura delle cariche. Linee di campo Osservazione importante (linee di campo) Per qualsiasi grandezza vettoriale, quindi anche per un campo vettoriale è possibile rappresentare con una curva l’andamento del vettore o del campo vettore vale: in ogni punto della linea di campo il campo vettoriale ha direzione della tangente alla linea stessa; il verso si determinata sulla retta tangente (quella della direzione) proseguendo dal punto di tangenza sulla retta tangente nel senso di percorrenza della linea di campo. Illustriamo con un esempio quanto detto. 1. Sia dato un campo vettoriale descritto dalla curva rappresentata di seguito. La freccia indica il verso in cui viene percorsa la linea di campo. 2. Consideriamo sulla linea un punto qualsiasi. 3. Tracciamo la tangente alla traiettoria per il punto considerato. 4. Dal punto considerato prolunghiamo il moto del punto lungo la tangente seguendo il verso della linea di campo. Questo vettore rappresenta il campo vettoriale nel punto considerato. Possiamo ripetere il procedimento sopra descritto per ogni punto della linea di campo. I vettori che si trovano rappresentano il campo vettoriale nei punti. Definizione: si definisce linea di campo per un campo vettoriale una curva per cui in ogni punto le tangenti hanno la direzione del campo vettoriale e verso del campo nel punto di tangenza. Linee di campo per cariche positive e negativa Data una carica puntiforme positiva adotteremo la convenzione che le linee di campo siano uscenti nella carica assegnata in direzione radiale. Data una carica puntiforme negativa adotteremo la convenzione che le linee di campo siano entranti nella carica assegnata in direzione radiale. L’interazione tra cariche avviene tramite la sovrapposizione dei rispettivi campi vettoriali, che sono rappresentabili da linee di campo. Queste ultime, con la convenzione appena stabilita, permettono di rappresentare l’interazione tra cariche elettriche. 2 cariche positive 2 cariche negative 1 carica positiva e 1 carica negativa Osservare come nel caso di cariche uguali le linee di campo non si uniscono né si sovrappongono per rappresentare la repulsione mentre nel caso di cariche opposte le linee di campo si uniscono per rappresentare l’attrazione. Le linee di campo elettrico inoltre sono proporzionali all’intensità della carica che genera il campo elettrico. Date due cariche distinte dalla carica maggiore uscirà (o entrerà) un numero maggiore di linee di campo, cioè la densità delle linee di campo è proporzionale all’intensità del campo elettrico. Nei primi due esempi precedenti al centro, tra le due cariche, il campo elettrico è nullo (non vi è alcuna linea di campo). Nell’ultimo esempio invece al centro il campo elettrico è massimo (la densità delle linee di campo è massima). Osservazione: si faccia attenzione a non confondere la forza che si stabilisce tra due cariche e il campo elettrico generato da una carica. Un campo elettrico si definisce uniforme in una certa regione del spazio se in ogni punto esso ha sempre gli stessi: direzione verso modulo Definizione: si definisce condensatore piano la struttura costituita da due lastre piane, uguali e parallele sulle quali è distribuita una carica uguale ma di segno opposto. +Q −Q All’interno di un condensatore piano il campo elettrico è uniforme, infatti la densità delle linee di campo è costante. Notare come in corrispondenza dei bordi vi sia dispersione e le linee di campo presentino una curva. Questo è un fatto caratteristico in corrispondenza di irregolarità delle superfici. Approfondimento: moto di cariche in un campo elettrico uniforme Consideriamo una particella q carica positivamente che si muova orizzontalmente di moto rettilineo uniforme. Se ad un certo punto essa incontra (perpendicolarmente) nel suo cammino un campo elettrico uniforme di un condensatore subirà: una repulsione dalla lastra positiva una attrazione dalla lastra negativa +Q +q h = distanza verticale tra la particella all’istante in cui entra nel campo elettrico e h la lastra che la attira −Q Poiché sarà sottoposta all’azione della forza elettrica il moto lungo l’asse verticale sarà uniformemente accelerato. La forza verticale si ricava data dall’intensità del campo elettrico dalla relazione E = F = qE F , infatti: q (1). Dal punto di vista meccanico del moto poiché lungo l’asse verticale vi è una forza per il moto della particella vale la seconda legge della dinamica. F = ma (2) Poiché la (1) e la (2) esprimono la stessa forza possiamo uguagliare tra loro i secondi membri: ma = qE Da cui si ottiene Accelerazione di una particella di qE a= m massa m che entra perpendicolarmente in un campo elettrico E. Poiché il moto è composto da: 1) moto rettilineo uniforme lungo l’asse delle x; 2) moto uniformemente accelerato lungo l’asse delle y. Il moto risultante della particella all’interno del campo elettrico è un moto parabolico. Detta vx la componente (costante) orizzontale della velocità, si ha v y = − at = − qE t m Per lo spazio percorso possiamo scrivere: s x = v x t 1 qE 2 s y = h − 2 m t Osservazioni Se la particelle non riesce ad uscire dal campo elettrico prima di giungere alla lastra negativa, essa si deposita sull’armatura. Per uscire dalla struttura il tempo del moto traslatorio per percorrere tutta la lunghezza del condensatore deve essere inferiore al tempo necessario affinché la particela giunga sulla lastra che la attira. Se la particella esce dal campo elettrico avrà una velocità con direzione data dalla tangente alla traiettoria parabolica nell’ultimo punto prima di uscire dal condensatore e intensità pari alla somma delle componenti vx e v y nell’ultimo istante in cui è sottoposta all’azione del campo elettrico. +Q −Q Il tempo di caduta della particella sulla lastra La particella esce con velocità avente direzione tangente all’ultimo punto della traiettoria parabolica e che la attira da un’altezza h è dato dalla formula velocità v = v x2 + v 2y (i valori delle 2mh t= qE componenti sono riferiti sempre all’ultimo istante di moto parabolico). (simile alla formula per al caduta di un grave, soltanto che qui si usa un’accelerazione diversa da quella di gravità). Osservazione (importante) Analogie e differenza tra le forze associate al campo elettrico e al campo gravitazionale. Forza elettrica Formula Analogie F= 1 q1q2 4πε 0 d 2 Forza gravitazionale F =G m1m2 d2 La forza è direttamente proporzionale La forza è direttamente proporzionale al prodotto delle cariche. al prodotto delle masse. Analogie La forza è inversamente proporzionale La forza è inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra le cariche al quadrato della distanza tra le masse. Analogie La forza dipende da una costante di La forza dipende da una costante di proporzionalità Differenze proporzionalità La forza può essere attrattiva (cariche La forza tra masse è sempre attrattiva. opposte) o repulsiva (cariche uguali). Osservazione La costante di proporzionalità nei due casi ha valori diversi, infatti: 1 4πε 0 è un valore molto grande, quindi permette di avere facilmente forze di intensità notevole anche tra cariche non troppo grandi; G è un valore vicino allo zero, quindi per avere forze di intensità notevole servono masse molto grandi. Esempio Date due cariche di 1 C poste ad un metro di distanza, al forza elettrica vale F =k q1q2 = 9 ⋅ 109 N 2 d Per avere una forza della stessa intensità tra due masse uguali poste ad un metro di distanza possiamo scrivere F =G m1m2 d2 9 ⋅ 109 = 6,67 ⋅ 10 −11 m 2 m 2 = 1,35 ⋅ 10 20 m = 1,35 ⋅ 10 20 = 1,16 ⋅ 1010 kg Quindi ogni massa dovrebbe essere dell’ordine di grandezza di 1010 kg . Conduttori Definizione: si definisce conduttore elettrostatico un materiale che permetta il moto di cariche elettriche al suo interno. Definizione: si definisce isolante elettrostatico un materiale che non permetta il moto di cariche elettriche al suo interno (ed esse rimarranno localizzate nell’area in cui sono state depositate). Supponiamo ora di avere un conduttore che sia in equilibrio elettrostatico, cioè nonostante la prevalenza di cariche positive o negative, non vi sia moto di cariche al suo interno (vi sia appunto equilibrio). Un conduttore è un corpo in cui gli elettroni sono liberi di muoversi all'interno del volume occupato. Il fatto di essere liberi di muoversi, nonostante possa rappresentare un grado di libertà, rappresenta un vincolo, che vedremo essere anche l’unica possibilità, per la localizzazione della carica in un conduttore. Se gli elettroni si muovono significa che c’è una forza elettrica che li fa muovere. Per un elettrone allora possiamo scrivere che la forza agente su di esso è: F = qE Dove E è il campo elettrico totale generato dalle altre cariche. Lo stato di equilibrio per l’elettrone (in cui le particelle sono ferme) corrisponde ad una forza totale nulla agente su di esso. Dalla formula precedente possiamo osservare che essendo nulla la forza, cioè il primo membro segue che dovrà essere nullo anche il secondo membro, per il quale l’unica possibilità è quella che sia nullo il campo elettrico, la carica dell’elettrone non può valere zero infatti q = 1,6 ⋅10 −19 C ≠ 0 . Lo stato di equilibrio per un conduttore allora non può che essere caratterizzato da campi elettrici nulli all'interno del conduttore. Quale possibilità rimane allora alla carica per localizzarsi, visto che non è possibile posizionarsi all’interno del conduttore? L’unica zona possibile per la carica in eccesso è la superficie del conduttore. Osservazione Tale risultato concorda inoltre dal fatto che le cariche in eccesso, avendo segno uguale, si respingono tra loro, pertanto essendo vincolate ad appartenere al conduttore materiale, esse si posizioneranno in modo tale da essere il più lontano possibile, cioè sulla superficie del conduttore che costituisce la massima distanza possibile tra loro. Inoltre sulla superficie del conduttore possono esserci dei campi elettrici, ma con componente solo normale alla superficie stessa, infatti se fosse presente una componente tangenziale (non nulla) avremmo moto di carica sulla superficie e il conduttore non sarebbe il equilibrio elettrostatico. Conclusione: dunque il campo elettrico all'interno di un conduttore e' nullo. Generatori di tensione Definizione: si definisce generatore di tensione un dispositivo elettrico in grado di compiere lavoro sulle cariche elettriche. Ricordando la definizione di lavoro: L = Fs Dove F è la forza elettrica; S è lo spostamento risultante della carica elettrica a causa del generatore. L’unità di misura della tensione (detta anche forza elettromotrice (fem) o differenza di potenziale (ddp)) potenziale elettrico è il volt, il cui simbolo è V. Nel caso in cui vi sia una tensione fra due punti di un conduttore allora vi è anche campo elettrico diverso da zero e quindi moto di carica, cioè corrente elettrica. Si vede chiaramente allora che ad una tensione corrisponde un campo elettrico non nullo. Condensatori Definizione: si definisce condensatore un componente elettrico che accumula al suo interno una certa quantità di carica elettrica. In particolare la carica che può essere depositata su un condensatore non può assumere un valore arbitrario, essa dipende proporzionalmente all’aumentare del raggio. Definizione: si definisce capacità C il rapporto tra la carica presente sul conduttore e la tensione cui esso è sottoposto: C= Q V L’unità di misura della capacità è il Farad: [F ] = C V Un conduttore ha una capacità di un farad se accumula una carica di 1 coulomb mentre è sottoposto alla differenza di potenziale di 1 volt. La capacità elettrica quindi dipende dalle caratteristiche fisiche e geometriche del condensatore. Un condensatore quindi immagazzina l'energia elettrica presente in un campo elettrostatico. In seguito considereremo un condensatore una struttura costituita da una coppia di lastre parallele (o armature) separati da un dielettrico. La carica elettrica si trova localizzata sulle piastre del condensatore dalla parte della superficie interna sul bordo a contatto con il dielettrico. Osservazione: ogni piastra accumula una carica uguale ma di segno opposto una rispetto all'altra, la carica totale nel dispositivo è sempre zero. L'energia elettrostatica che il condensatore accumula si localizza nel materiale dielettrico che è interposto fra le armature. Definizione: si definisce condensatore piano una coppia di lastre parallele separate su un dielettrico. +++++++++++++++++++++ - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Inoltre per un condensatore piano è possibile dimostrare che la capacità dipende dalle caratteristiche geometriche: C = ε0 Ossia: S d la capacità è direttamente proporzionale alla superficie delle lastre; la capacità è inversamente proporzionale alla distanza tra le lastre. Osservazione ε 0 è la costante dielettrica del vuoto. Nel caso in cui il condensatore sia immerso in un dielettrico al posto di ε 0 si deve considerare la costante dielettrica assoluta del mezzo ε = ε 0ε r . Dal momento che la costante dielettrica relativa ε r > 1 , la capacità di un condensatore aumenta in quanto ε = ε 0ε r . Condensatori in serie Definizione: due o più condensatori si dicono collegati in serie quando il collegamento è realizzato in maniera tale che la lastra carica positivamente del primo sia collegata a quella carica negativamente del successivo. + - + - + - + - + - + - + - + - Osservazione In modo non rigoroso si può affermare che due o più condensatori sono collegati in serie se percorrendo il filo che li collega essi vengono uno dopo l’altro. Condensatori collegati in serie Dati i seguenti condensatori di capacità C1 , C 2 , C3 , C 4 collegati in serie C1 C2 C4 C3 + - + - + - + - + - + - + - + - Ci chiediamo quale sia la capacità risultante dei condensatori così collegati. In sostanza la nostra domanda è: se togliamo i condensatori collegati in serie e li sostituiamo con un unico condensatore, quale deve essere la capacità di questo condensatore affinché l’effetto totale resti invariato? Si può dimostrare che: (capacità dei condensatori in serie) La capacità di due o più condensatori collegati in serie è equivalente ad un condensatore il cui reciproco della capacità è equivalente alla somma dei reciproci delle capacità dei singoli condensatori. Nel caso precedente i condensatori collegati in serie C1 C2 C4 C3 + - + - + - + - + - + - + - + - Possono essere sostituiti da un unico condensatore C + - + - La cui capacità vale: 1 1 1 1 1 = + + + C C1 C 2 C3 C 4 Condensatori in parallelo Definizione: due o più condensatori si dicono collegati in parallelo quando il collegamento è realizzato in maniera tale essi siano sottoposti alla stessa differenza di potenziale. + + + + + + + + - - - - - - - - Osservazione In modo non rigoroso si può affermare che due o più condensatori sono collegati in parallelo se percorrendo il filo per giungere ad uno di essi si incontra una biforcazione (bivio) del filo che li collega circuito. Condensatori collegati in parallelo Dati i seguenti condensatori di capacità C1 , C 2 , C3 , C 4 collegati in parallelo + + C1 + + C2 - + + - - + - - C4 C3 - + - - Ci chiediamo quale sia la capacità risultante dei condensatori così collegati. In sostanza, come per il collegamento in serie, la nostra domanda è: se togliamo i condensatori collegati in parallelo e li sostituiamo con un unico condensatore, quale deve essere la capacità di questo condensatore affinché l’effetto totale resti invariato? Si può dimostrare che: (capacità dei condensatori in parallelo) La capacità di due o più condensatori collegati in parallelo è equivalente ad un condensatore la cui capacità è equivalente alla somma delle capacità dei singoli condensatori. Nel caso precedente i condensatori collegati in parallelo + + C1 + + C2 - + + - - - - Possono essere sostituiti da un unico condensatore C + - + - + - - C4 C3 - + La cui capacità vale: C = C1 + C 2 + C3 + C 4 La corrente elettrica Elettroni di conduzione La conduzione elettrica, che definiremo successivamente, consiste nel passaggio di cariche elettriche da un punto ad un altro di un corpo conduttore. Nei conduttori metallici solidi la conduzione è affidata agli elettroni di conduzione che sono quella classe di elettroni in grado di muoversi liberamente in tutto il volume occupato dal solido. Il conduttore metallico dal punto di vista microscopico è formato da un reticolo di atomi(le cui vibrazioni sono collegate direttamente alla temperatura del conduttore stesso). Gli elettroni, che si muovono attraverso il reticolo, non procedono in linea retta a causa delle collisioni che avvengono tra loro e le irregolarità strutturali del reticolo, oltre alle vibrazioni termiche degli atomi del reticolo stesso. A causa delle collisioni quindi, gli elettroni perdono energia sotto forma di calore. Nei conduttori ordinari impurità, difetti e in particolare la struttura atomica stessa della materia deflettono il movimento dei singoli elettroni. Osservazione Si afferma che il moto di questi elettroni rende il materiale resistivo. Oltre a questo moto casuale, affinché vi sia un flusso di carica, i portatori devono muoversi in una direzione comune con la stessa velocità detta velocità di deriva o di trascinamento. Gli elettroni di conduzione sono i portatori di carica nei metalli e seguono percorsi irregolari, saltando da un atomo all'altro, ma muovendosi nel complesso nella direzione del campo elettrico. È possibile calcolare tale velocità di deriva che risulta essere all’incirca dell'ordine di 10 −5 m s (gli elettroni di conduzione percorrono frazioni di millimetro al secondo). Osservazione Pertanto le correnti elettriche nei solidi fluiscono molto lentamente. Ad esempio in un filo di rame avente 0,5 mm 2 , con una corrente di 5 A, la velocità di deriva è nell'ordine del millimetro al secondo. L’intensità di corrente elettrica Definizione: si definisce corrente elettrica è un qualsiasi flusso ordinato di carica elettrica attraverso un corpo conduttore. Definizione: si definisce intensità di corrente elettrica che attraversa un corpo conduttore il rapporto tra la quantità di carica ∆Q che nel tempo ∆t attraversa una generica sezione del conduttore. i= ∆Q ∆t L’unità di misura dell’intensità di corrente è l’amperè: [A] = C s Osservazione La corrente convenzionale venne definita inizialmente, nella storia dell'elettricità, come il flusso di carica positiva. Dagli studi successivi sappiamo che la corrente è causata dal flusso di elettroni con carica negativa nella direzione opposta. Nonostante ciò, rimane valida la considerazione iniziale per definire il verso convenzionale del flusso della corrente. Osservazione: un conduttore non è in grado di garantire il flusso continuo di corrente Un conduttore che si trova in equilibrio elettrico presenta campo elettrico nullo in ogni punto interno al conduttore, l’eventuale carica si trova localizzata lungo la superficie, inoltre il potenziale elettrico è costante in ogni punto del conduttore. Se vi fosse infatti una differenza di potenziale gli elettroni si muoverebbero da punti di potenziale minore a punti di potenziale maggiore. Una quantità di carica che venisse depositata su un conduttore avrebbe l’effetto di generare una corrente per una frazione di secondo, in quanto il moto degli elettroni avverrebbe soltanto per l’intervallo di tempo necessario a raggiungere la configurazione di equilibrio, successivamente tale moto di carica termina e con esso termina anche la corrente. Un conduttore da solo, non è in grado pertanto di garantire una corrente continua nel tempo. Per garantire una corrente nel tempo è necessaria la presenza di un generatore di tensione che mantenga il flusso di carica. Osservazione L'intensità di corrente elettrica, pur avendo una intensità, una direzione e un verso, è una quantità scalare, perché si somma scalarmente. La prima legge di Ohm Come abbiamo visto in precedenza, nella definizione di intensità di corrente dobbiamo tener conto di: moto dei portatori di carica (che è la velocità di deriva e non la velocità propria degli elettroni); differenza di potenziale (necessaria a garantire il moto dei portatori di carica tra punti aventi potenziale diverso). Si dimostra sperimentalmente che un filo sottoposto ad una differenza di potenziale viene percorso da una corrente avente una certa intensità. Se ripetiamo la stessa esperienza mantenendo invariata la differenza di potenziale ma sostituendo il filo con un altro di materiale diverso, si può notare che cambia l’intensità di corrente risultante. Vi è quindi un legame tra l’intensità di corrente, la differenza di potenziale e la velocità di deriva, che è legata alla resistenza che il filo stesso oppone al flusso dei portatori di carica. La domanda da cui partiamo cerca di dare una risposta all’ultima osservazione : data una certa tensione applicata ai capi di conduttori diversi, che valore assume la corrente che vi circola ? Esempio(*) Supponiamo sia data una batteria da 6 volt che viene collegata di volta in volta a fili conduttori costituiti da materiali diversi. Supponiamo di collegare alla batteria un filo di rame di un certo spessore e di una certa lunghezza. In seguito sostituiamo il primo conduttore con un filo di ferro, successivamente dopo avere rimosso il secondo conduttore, mettiamo tra i capi della batteria una certa quantità di carbone. Supponiamo di poter misurare la corrente nei 3 vari casi tenendo presente che la differenza di potenziale cui abbiamo sottoposto i conduttori è rimasta costante. Otteniamo la seguente tabella: conduttore V i rame 6 4 ferro 6 2 carbone 6 1 (dati di fantasia, non derivati da alcun esperimento diretto) Analizzando i dati si può dedurre immediatamente che la stessa differenza di potenziale ha dato origine nei vari conduttori a correnti di intensità diverse. Questo risultato dipende dal fatto che le cariche, nel loro moto all'interno dei conduttori, interagiscono col conduttore stesso che in qualche modo ne ostacola il moto di deriva. La causa delle diverse intensità di corrente è quindi da cercare nella struttura atomica del materiale (reticolo atomico), in quanto materiali diversi pongono resistenze diverse al moto dei portatori di carica. Definizione: si definisce resistenza R di un conduttore la proprietà fisica per cui esso si oppone al passaggio delle cariche elettriche al suo interno. Dato quindi un conduttore vi è un legame tra intensità di corrente, differenza di potenziale e resistenze opposta dal materiale. Tale relazione sperimentale è espressa dalla prima legge di Ohm. Prima legge di Ohm Un conduttore metallico (a temperatura T costante) è attraversato da un intensità di corrente i che risulta essere uguale al rapporto tra la tensione applicata ai suoi capi e la resistenza del conduttore. Cioè i= ∆V R Possiamo ora dare l’unità di misura delle resistenza che è l’Ohm che si indica con Ω : [Ω] = V A Un conduttore presenta una resistenza di 1 ohm quando essendo sottoposto ad una differenza di potenziale di 1 volt viene attraversato da una corrente avente intensità di 1 ampere. Osservazione I materiali che seguono la legge di Ohm vengono detti conduttori ohmici, per essi esiste una relazione lineare fra V ed i (la resistenza non dipende dalla corrente i). Per i materiali non-ohmici R = ∆V non è costante ma dipende dalla corrente i. Il grafico i-R i pertanto non ha un andamento lineare. La resistenza di un conduttore può essere determinata anche tramite considerazione fisiche e geometriche, tale legame è espresso dalla seconda legge di Ohm. Convenzione La resistenza è una caratteristica propria di un conduttore. Per indicare la resistenza che un filo conduttore oppone al passaggio di corrente rappresenteremo il filo come segue: 4Ω Dove la parte seghettata indica che il filo ha resistenza e il valore a fianco rappresenta il valore di tale resistenza. Resistenze in serie Definizione: due o più resistenze si dicono collegate in serie se vengono attraversate tutte dalla stessa intensità di corrente (oppure in maniera non rigorosa: se esse sono disposte in successione, cioè, l’uscita di una rappresenta l’ingresso dell’altra). R1 R2 R3 Vediamo di determinare quale sia la resistenza risultante delle singole resistenze così collegate. Come per i condensatori, anche ora ci chiediamo: se togliamo le resistenze collegate in serie e le sostituiamo con un’ unica resistenza, quale deve essere il valore della resistenza affinché l’effetto totale resti invariato? Si può dimostrare che: (resistenze collegate in serie) La resistenza di due o più resistenze collegate in serie è equivalente ad un’unica resistenza il cui valore è equivalente alla somma delle singole resistenze. Nel caso precedente le resistenze collegate in serie R1 R2 R3 Possono essere sostituiti da un’unica resistenza R La cui resistenza risultante R vale: R = R1 + R2 + R3 Resistenze in parallelo Definizione: due o più resistenze si dicono collegate in parallelo se sono sottoposte alla stessa differenza di potenziale. R1 R2 R3 Osservazione In modo non rigoroso si può affermare che due o più resistenze sono collegate in parallelo se percorrendo il filo per giungere ad una di esse si incontra una biforcazione (bivio) del filo che le collega. Resistenze collegate in parallelo Dati le seguenti resistenze R1 , R2 , R3 collegate in parallelo differenza di potenziale. R1 R2 R3 Ci chiediamo quale sia la resistenza risultante del collegamento in parallelo considerato. In sostanza, come per il collegamento in serie, la nostra domanda è: se togliamo le resistenze collegate in parallelo e le sostituiamo con un’unica resistenza, quale deve essere il valore di quest’ultima affinché l’effetto totale resti invariato? Si può dimostrare che: (resistenze collegate in parallelo) La resistenza di due o più resistenze collegate in parallelo è equivalente ad un’unica resistenza il cui reciproco è equivalente alla somma dei reciproci delle singole resistenze. Nel caso precedente le resistenze collegate in parallelo possono essere sostituite da un’unica resistenza R La cui resistenza R vale: 1 1 1 1 = + + R R1 R2 R3 Osservazione (cenni) Riportiamo solo l’enunciato senza approfondire la seconda legge di Ohm Seconda legge di Ohm La resistenza R di un conduttore è direttamente proporzionale alla lunghezza l e inversamente proporzionale alla sua sezione S. In particolare R=ρ l S Dove ρ è la resistività del materiale o resistenza specifica e rappresenta una caratteristica propria del materiale che costituisce il conduttore. La resistività cambia da materiale a materiale e si ricava da una tabella specifica che riporta tali valori per i vari materiali. L’unità di misura della resistività è Ω ⋅ m . Osservazione L’inverso della resistività si chiama conducibilità. Come la resistenza anche la resistività dipende dalla temperatura. Approfondimento: pericolosità della corrente Schema riassuntivo degli effetti della corrente (tempi di contatto prolungato) (**) Valori di corrente Definizione Effetti 1-3 mA SOGLIA DI PERCEZIONE Non si hanno rischi o pericoli per la salute. 3-10 mA ELETTRIFICAZIONE 10 mA TETANIZZAZIONE 25 mA DIFFICOLTÀ RESPIRATORIE 25-30 mA ASFISSIA 60-75 mA FIBRILLAZIONE Produce una sensazione di formicolio più o meno forte e può provocare movimenti riflessi. Si hanno contrazioni muscolari. Se la parte in tensione è stata afferrata con la mano si può avere paralisi dei muscoli, rendendo difficile il distacco. Si hanno a causa della contrazione di muscoli addetti alla respirazione e del passaggio di corrente per i centri nervosi che sovrintendono alla funzione respiratoria. La tetanizzazione dei muscoli della respirazione può essere tale da provocare la morte per asfissia. Se la corrente attraversa il cuore può alterarne il regolare funzionamento, provocando una contrazione irregolare e disordinata delle fibre cardiache che può portare alla morte. (*) esempio tratto da www.arrigoamadori.it (**) fonte wikipedia