SOMMARIO ITINERARI MEDIALI ANNO III NOVEMBRE/DICEMBRE 2002 N. 6 SAGGI 5 Spedizione in abb. postale 45% Art. 2 comma 20/b Legge 662/96 Filiale di Torino Registrazione Tribunale di Roma n. 567/99 del 1-12-1999 di Paolo Gep Cocco 10 Spot 2003.La nuova stagione della pubblicità televisiva: mosse ed aspettative fra presente e futuro di Silvio Bernelli 14 Din don dan dan don din Musica e pubblicità, una storia audio-visiva Direttore responsabile: Dario Edoardo Viganò Direzione e redazione: ACEC Via Nomentana, 251 00161 Roma Tel. 06.440.2273 Fax 06.440.2280 [email protected] www.acec.it Editore: Effatà Editrice Via Tre Denti, 1 10060 Cantalupa (To) Tel. 0121.353.452 Fax 0121.353.839 [email protected] www.effata.it Hanno collaborato: Ezio Alberione, Silvio Bernelli, Federico Calamante, Raffaele Chiarulli, Alessandro Cinquegrani, Silvia Colombo, Matteo Columbo, Enrico Danesi, Luigi Filippi, Alessandro Franzini, Raffaella Giancristofaro, Stefano Gorla, Enrica Mancini, Paride Marseglia, Giuliano Mascherpa, Guido Michelone, Edoardo Nardi, Dimitri Papanikas, Paolo Pellegrino, Paolo Perrone, Federico Pontiggia, Giorgio Simonelli, Aldo Maria Valli. di Guido Michelone 18 Film spot? Estetiche pubblicitarie nel cinema contemporaneo di Edoardo Nardi RUBRICHE 25 FILM ANALISI Far From Heaven di Silvia Colombo Insomnia di Raffaella Giancristofaro Magdalene di Raffaele Chiarulli Un viaggio chiamato amore di Alessandro Cinquegrani Velocità massima di Federico Calamante Grafica: Claudio Bellini Stampa: Tipografia Stargrafica Grugliasco (To) Canone di abbonamento: Una copia: 6.20 Annuo (6 numeri): 26.00 Versamento su c/c postale n.33955105 intestato a: Effatà Editrice Via Tre Denti, 1 10060 Cantalupa (To) Habitat pubblicitario Gli spazi e gli ambienti del vivere umano nell’era dello spot televisivo 51 HOME VIDEO K-Pax ~ Da un altro mondo Mi chiamo Sam No man’s land Tanguy di Alessandro Franzini 57 FUMETTO Altan: dottor Pimpa e mister Cipputi di Stefano Gorla 61 TEATRO Eugenio Barba torna a Milano: Salt di Paride Marseglia 64 MUSICA Come il tango argentino può diventare jazz senza che i tangueros smettano di danzare di Dimitri Papanikas Italian Jazz Grafti (Civica Jazz Band) The hearing continues (London Improviser Orchestra) di Guido Michelone 70 TELEVISIONE Ipnotizzati e felici di Aldo Maria Valli I sostituti di Giorgio Simonelli 81 NEW MEDIA In viaggio tra i sapori d’Italia di Enrica Mancini 84 LIBRI Introduzione alla storia del cinema di Luigi Filippi Cinema e Chiesa di Paolo Pellegrino 86 AVVENIMENTI 21° Rassegna Internazionale Retrospettiva L’età inquieta – Cinema italiano 1965-1969 di Federico Pontiggia 20° Torino Film Festival – Cinema Giovani di Enrico Danesi E d itor iale Pubblicità domani Torniamo a parlare di pubblicità. «IM» aveva già affrontato l’argomento nel dossier Nei meandri della pubblicità (6/2000). Vogliamo approfondire il tema mediante nuovi percorsi, complementari e – per molti versi – aggiuntivi ai precedenti. Se, infatti, Meroni, Mascano, Palombi costituivano il punto di vista di illustri personalità nello stesso mondo pubblicitario a livello direttivo e gestionale, ora invece abbiamo dato la parola a nuovi tipi di esperti mediatici, per offrire anzitutto una pluralità di analisi sulle numerosissime tematiche presenti all’interno del microcosmo pubblicitario. Sappiamo che la pubblicità è uno «strano» oggetto, almeno parlando in termini massmediologici: è un genere (o una forma) che, in epoca industriale (e postindustriale), grosso modo da fine Ottocento al XXI secolo, con tecniche moderne e metodologie innovative (ancora le stesse, sul piano retorico, ieri come oggi), si impone attraverso tutte le risorse comunicative: giornali, manifesti, radio, cinema, televisione, Internet. Si può davvero parlare di «itinerari mediali», che percorrono ogni spazio umano sul piano della comunicazione sociale. Alcuni di questi percorsi sono ancora poco frequentati dagli studiosi: in Italia c’è stato un vero e proprio boom di analisi di spot televisivi dalla fine degli anni Ottanta, quando, con la neo-tv, i commercial all’americana avevano non solo sostituito i vecchi caroselli, ma preso il sopravvento, a livello quantitativo, sui palinsesti con le «interruzioni» ogni 10-15 minuti in ogni programma. Molto studiata è da allora anche la pubblicità cartacea, proprio per le sue qualità di rappresentazione visiva e non per le differenze di fruizione che può assumere, a seconda che venga osservata in gigantografia o come poster affisso ai muri delle città, oppure rimpicciolita sulle pagine di quotidiani e rotocalchi. Ma vi sono lacune profonde, in ambiti specifici, che con questo dossier tentiamo di colmare: affidando a Paolo Gep Cucco, Silvio Bernelli, Guido Michelone ed Edoardo Nardi il compito di raccontare la pubblicità attraverso quattro metodi diversi e quattro argomentazioni eterogenee. Cucco, musicista e performer, parla dell’habitat pubblicitario odierno; Bernelli, pubblicitario e romanziere, azzarda un’ipotesi per le pubblicità dell’anno prossimo; Guido Michelone, docente di musica filmica, descrive l’importanza del linguaggio sonoro negli spot televisivi; il critico cinematografico Edoardo Nardi, infine, teorizza una possibile estetica di un certo tipo di film contemporaneo che si raffronta simbolicamente con il linguaggio pubblicitario. Dario E. Viganò F ilm A n a lis i D opo un esordio premiato, Following (1998), e il successo di Memento, il thriller dall’intreccio più originale e complicato degli ultimi anni, Christopher Nolan torna ad un film di genere altrettanto denso e stringente, con l’appoggio della Section Eight, una società di produzione che fa capo alla Warner Bros, fondata due anni fa da George Clooney e Steven Soderbergh. «Ci sono due motivi per cui un poliziotto non dorme: o perché gli manca una tessera al suo puzzle, o perché vive col rimorso». Questa è la risposta che il protagonista, il detective Will Dormer (Al Pacino) concede nel prefinale alla collega neofita Ellie (Hilary Swank). Will vorrebbe dormire, ma non riesce a farlo, ed è chiaro che delle alternative appena citate quella che lo riguarda è (ID., USA, 2002) REGIA: Christopher Nolan INTERPRETI: Al Pacino, Robin Williams, Hilary Swank, Maura Tierney, Hap Eckart SCENEGGIATURA: Hillary Seitz, dallo script del lm omonimo di Eric Skjoldbjærg del 1997 SCENOGRAFIA: Nathan Crowley FOTOGRAFIA: Wally Pster MONTAGGIO: Dody Dorn MUSICHE: David Julyan, Jamie Reid Tait PRODUZIONE: George Clooney, John Formichella, Steven Soderbergh, Broderick Johnson DISTRIBUZIONE: Medusa DURATA: 1h e 58 Film Analisi Insomnia la seconda. La sua è una frase chiave che giustifica il titolo, ma non rovina alcuna sorpresa allo spettatore. Nolan, infatti, ci spiega tutto fin dall’inizio, ma non senza averci «portato», con iperrealistici titoli di testa e la suggestiva sequenza d’apertura, direttamente al cuore della storia, alla sua «temperatura emotiva»: dall’alto di un aereo si apre un panorama di rara bellezza Itinerari Mediali Novembre-Dicembre 2002 31 Insomnia lavorare sulle zone d’ombra della coscienza, sul rimorso e l’indicibile e inquietudine, quello dei rilievi dei ghiacciai tra l’Alaska e la Columbia britannica; sculture di ghiaccio, crepacci e fenditure da cui, una volta caduti, sembra impossibile riemergere. INSONNIA D’ONORE Il film riprende una pellicola omonima del 1997 ambientata in Norvegia: qui l’azione è stata spostata in una cittadina dell’Alaska (le riprese sono state effettuate a Squamish, non lontano da Vancouver) la cui principale attrattiva è il cosiddetto «sole di mezzanotte». Dormer e Hap (Martin Donovan) sono stati convocati a Los Angeles per risolvere il caso dell’omicidio di una diciassettenne. Basta poco per capire che i due non hanno lo stesso metodo di lavoro (il primo è decisamente più spregiudicato del secondo), ma che sono amici. Dormer, poi, è considerato una vera celebrità dagli annoiati colleghi di provincia, soprattutto dalla giovane Ellie, che ha studiato a fondo i casi da lui risolti. I primi sospetti cadono su Walter Finch (Robin Williams), lo scrittore 32 preferito della vittima, che lo frequentava, come riferisce un compagno della ragazza, tartassato dall’interrogatorio di Dormer. Dopo un’angosciante appostamento, tra la nebbia fitta su una spiaggia piena di scogli pericolosi, arriva l’incidente imprevedibile che scatena l’azione: Finch riesce a sfuggire a Dormer e si dà alla fuga, allontanandosi dalla sua casa di legno. Durante l’inseguimento partono alcuni colpi di pistola e Hap cade a terra, morto. Dormer lo ha colpito involontariamente, e il suo primo istinto (di poliziotto, ancora prima che di uomo) è quello di nascondere tutto. Per non rischiare la carriera e l’onore, e per non compromettere le indagini, deve assolutamente fingere che l’amico sia stato ucciso da Finch. E, come se non bastasse, gli tocca anche di comuni- Hilary Swank Itinerari Mediali Novembre-Dicembre 2002 care il fatto per telefono alla moglie di Hap. Contro la consueta opposizione buono/cattivo, il primo scarto di Insomnia è quello di lavorare sulle zone d’ombra della coscienza, sul rimorso e l’indicibile. MAESTRI L’altro, non secondario, ribaltamento di Insomnia sta nel ruolo affidato a Robin Williams: il sensibile e intelligente terapeuta di Will Hunting (solo per citare un titolo tra i più interessanti della sua filmografia recente) è solo un ricordo. Come è già stato sottolineato più volte dalla stampa, per Williams questo è l’anno della cattiveria, dato che nell’ironico Death To Smoochy di Danny De Vito interpreta un divo della tv per bambini scalzato per la sua insolente cupidigia, mentre in One Hour Photo di Mark Romanek lavora in un negozio di sviluppo fotografico e s’interessa morbosamente alle vicende di alcuni clienti. Ma qui Williams e Pacino (a dispetto dei rispettivi physiques du rôle, magicamente esaltati dal regista) giocano alla grande, da maestri, al gatto e al topo. In una delle tante, avvincenti sequenze del film, ovvero l’inseguimento da una riva all’altra di un fiume la cui corrente trasporta tronchi giganteschi, Pacino rimane imprigionato sotto l’acqua gelida rischiando di affogare, mentre Williams salta come una lepre da un tronco all’altro per poi dileguarsi come un fantasma. Al Pacino Entrambi sanno qualcosa d’importantissimo l’uno dell’altro, e si combattono come astuti, stanchi e potentissimi duellanti. L’unica arma su cui lo scrittore può fare leva è il rimorso. E il «giorno perenne» gli dà una grossa mano a tormentare il cervello instancabile del poliziotto. Così, a poco a poco, il film rivela la sua natura di gioco al massacro psicologico. Uno stillicidio esaltato dalle ambiguità dell’intreccio, derivante dalla sovrapposizione dei due «uomini neri», dall’insistenza della luce e dalla mancanza di sonno. L’iperrealismo dell’«effetto insonnia» (soprattutto a livello sonoro) è la chiave stilistica del film, accanto alla sottotraccia sui «cat- Film Analisi CATTIVI Qui Nolan si misura con la percezione della vita in assenza di sonno Itinerari Mediali Novembre-Dicembre 2002 33 33 Christopher Nolan, regista di Insomnia tivi maestri». Alla prevedibilità del personaggio dello scrittore che esercita il proprio fascino sulla giovane ragazza si affianca l’esperienza dolorosa ma edificante della poliziotta di primo pelo, «costretta a ragionare» e a sopprimere la propria ammirazione scolastica e deferente per Dormer. Qui non c’è alcun vincente né alcun buono, perché la partita si gioca tra falliti. Grandi, ma falliti. Non solo: quelli che sembrerebbero modelli sono in realtà giganti di gesso, pronti a sbriciolarsi di fronte al peso della fama. UNA QUESTIONE DI TEMPO Invece che sulla decostruzione e ricostruzione a ritroso del tempo, sperimentata con mirabile efficacia in Memento, qui Nolan si misura con la dilatazione e la percezione della vita in assenza di sonno. L’esperienza di Insomnia, oltre a quella di un thriller ottimamente girato 34 e sceneggiato, sta nel calarsi in quella particolare situazione di veglia coatta che stimola il corpo umano a prove fisiche e psicologiche impensabili. Motivo ricorrente della grande letteratura (e delle biografie di molti scrittori), in questo film l’insonnia non è solo la causa per Dormer (e per lo spettatore) di una sensazione angosciante e opprimente, la necessità di vigilare ventiquattro ore su ventiquattro sui propri atti: è anche l’espediente narrativo più efficace per esaltare al massimo l’identificazione dello spettatore con lo sfortunato poliziotto, nonché la metafora (uno stato di veglia, stordito dalla stanchezza, eppure sorprendentemente lucido) della compresenza strutturale tra giustizia e crimine, etica e convenienza, creatività e istinto di distruzione, verità e menzogna. Il tutto dentro atmosfere lynchiane, sospese e contratte, di un luogo altamente simbolico, che rattrappisce ogni pensiero ed espande il tempo in un apparente continuo presente, che schiaccia tutto e non lascia scampo. Il fatto che per Dormer la soluzione del caso sia solo una questione di tempo è una pura illusione. Piuttosto, è il tempo a sua disposizione ad essere già scaduto, nel senso che ha fatto il suo tempo. Quegli occhi allucinati, poi, li ha prestati già a tanti detective (e assassini). E ormai il (giusto?) sonno incombe. Raffaella Giancristofaro Itinerari Mediali Novembre-Dicembre 2002 Saggi Habitat pubblicitario U n musicista e performer incline a lavorare con gli habitat sonori e mentali ci guida alla ricerca delle architetture-fantasma che il mondo (virtuale) degli spot televisivi edifica mediante colori squillanti o strutture immaginifiche. Prodotti di bellezza e per la casa, merci di lusso e cibi quotidiani sono le tre principali tipologie del nostro abitare dentro o assieme alla pubblicità. Saggi Gli spazi e gli ambienti del vivere umano nell’era dello spot televisivo Viviamo in ambienti funzionalmente organizzati, creati per scopi definiti e selezionati. Ancora di più nella vita parallela dell’advertising, ogni luogo viene impostato allo scopo di fornire forze centripete che convogliano l’attenzione verso un oggetto. Dalle pagine dei giornali o dai trenta secondi di spot tv, la pubblicità inventa habitat in cui esistono oggetti da vendere: habitat lontani dallo stress e dalla realtà. Ogni dettaglio accresce la forza d’attrazione del prodotto: gli interni si disegnano grazie all’uso dei colori o della luce. Case bianche immerse in luce calda e purissima, superfici di metallo, pareti trasparenti, appartamenti dove ciò che è in secondo piano sparisce in un alone fuori fuoco La pubblicità inventa per lasciare la scena al soggetto da vendere. La pubblicità vive di habitat in cui un rapporto morboso tra corpo e esistono oggetti ambiente, cerca di stereotipare e realizzare spazi in cui far muovere da vendere Itinerari Mediali Novembre-Dicembre 2002 5 famiglie felici, uomini in carriera e donne perfette. Si possono individuare generalmente tre categorie di prodotti che corrispondono a tre tipologie di ambienti: i prodotti di bellezza e di pulizia della casa (profumi, shampoo, creme, detersivi e igienizzanti, in genere dedicati alle donne), i prodotti di lusso (automobili, orologi e superalcolici, per Donne perfette con i prodotti di bellezza uomini e donne) e i cibi (per tutta la famiglia). In ognuna di queste categorie, i personaggi della pubblicità si muovono in spazi simili: l’habitat è esplicito o sotteso ma rievoca le stesse sensazioni. Per i prodotti di bellezza, si vive principalmente all’interno del prodotto stesso. Ogni effetto viene visualizzato in 3D permettendo all’occhio di osservare i nanosomi che penetrano nella pelle, le provitamine all’attacco dei capelli, le polveri sferiche in azione. Interventi di grafica segnano l’immagine spiegandoci l’importanza della performance del retinolo o dei microgranuli. Rette che salgono verso l’alto dimostrano l’aumento del 20% di effetto «x» o la scomparsa in tre giorni delle «y» indesiderate. Corpi e dettagli, luce bianca diffusa, superfici argento su cui cadono gocce di liquido azzurro. Seni, primissimi piani, dettagli di occhi labbra mani, acqua, particelle nebulizzate, bollicine attraversano lo schermo in un effetto di purezza totale. Nudo e tecnologia, in un rapporto ecocyber dove il prodotto intelligente modella l’uomo rendendolo perfetto. Questi ambienti diventano così anti-habitat, luoghi irreali popolati da organismi tecnobiologici. Non sono mai stanze ma palle di luce o pareti digitali in animazione: lo spazio-tempo è immobilizzato. Anche il liquido per il water o lo sgrassatore per pavimenti viene osservato in azione su superLa pubblicità vive fici candide e splendenti. L’uomo moderno vive in case asettiche, ed abita pulite e igienizzate, un universo parallelo disinfettate, rese pure e prive di ogni tipo di germe, insetto o creatura vivente 6 Itinerari Mediali Novembre-Dicembre 2002 Itinerari Mediali Novembre-Dicembre 2002 Saggi non addomesticata. Case che si puliscono alla velocità della luce grazie a prodotti che fanno risparmiare tempo. I prodotti di lusso, invece, sono inscindibilmente legati all’hi-tech e al design: spazi metafisici dentro cui si muovono le automobili, appartamenti di vetro e metallo immersi nella luce bianca che rende le pareti trasparenti, dettagli dei prodotti che diventano protagonisti assoluti. Donne fatali ma con il senso dell’ironia e uomini di successo che trovano il tempo di essere padri stupendi vivono in stanze minimali, dove la luce disegna i contorni e i pochi colori dei tappeti o degli oggetti alle pareti diventano segni di comfort e calore. La tecnologia è assolutamente amica, comoda, accogliente, indispensabile: è segno di status e d’intelligenza. È rassicurante e ci aiuta a modificare la nostra esistenza di esseri quasi immortali. La pubblicità vive di uno spazio irreale, virtuale e dalla pelle lucida e metallica. Tutto assume l’aspetto del metallo e della luce, in un rapporto di scambio tra tecnologia e comfort. C’è qualcosa di fantascientifico: quegli ambienti bianchi di 2001 Odissea nello spazio non sono poi così diversi da certi luoghi degli spot. L’avanguardia a breve termine, quella cioè che tra pochi mesi sarà di moda, compare sempre nella pubblicità. Gli oggetti di design e gli arredamenti di tendenza appaiono insieme ai prodotti da reclamizzare, così da poter trasferire su questi ultimi un alone di esclusività. Per i cibi, l’effetto è quello di un ambiente quasi da fiaba, ricco e solare, dove l’uomo è rustico-performatico. Il ritorno alla natura, ai colori caldi dell’arancione-giallo-marrone fanno da sfondo a creature forti e sane. Case di campagna o cucine comode come poltrone aiutano a vivere senza stress. Qui, la luce si mescola con il legno, la sveglia mattutina è tutta un sorriso e ogni cibo porta con sé vitamine ed energia senza grassi. Campi di grano e mulini bianchi che i nostri figli cittadini non hanno mai visto sono gli ambienti in cui si sogna di poter stare a mangiare merendine o a farsi una pasta con gli amici. La serialità è bandita, ogni alimento è preparato con cura dalle mani esperte di una mamma o di una nonna, in cucine dall’aspetto un po’ retrò dove gli Ambiente rustico e solare per la colazione ingredienti selezionati vengono mattutina 7 impastati, cotti, guarniti. Valli verdi, giganti buoni, stalle regali completano il panorama di una natura amica con cui coesistere in perfetta armonia. La pubblicità vive ed abita un universo parallelo, posizionato accanto al nostro, ma allo stesso tempo lontanissimo. Raramente gli spot vengono girati in strada o in ambienti Le case della pubblicità ci fanno sentire a reali, e se questo succede è solo nostro agio, accoccolati per far vedere che il testimonial è una persona qualunque, come se la pubblicità fosse un servizio del TG e non una manipolazione organizzata. Se la televisione vive sempre più di tv verità, la verità nell’advertising è lontana anni luce. Ma non c’è inganno, sappiamo benissimo che è così e decidiamo noi di credere o meno in quello slogan di una manciata di secondi. I venditori porta a porta bussano alle nostre case e cercano di venderci qualcosa: qui è completamente diverso. È qualcun altro ad aprire la porta di casa sua per farci entrare a comprare. E la casa deve essere costruita allo scopo. Dobbiamo sentirci a nostro agio, accolti nel modo giusto, coccolati. Le stanze della pubblicità diventano così trappole per il nostro piacere, luoghi di desiderio o status symbol da possedere. Una messinscena a cui amiamo abboccare. Lo sappiamo, e ci piace. Per trenta secondi vogliamo sdraiarci sul divano o sederci sul terrazzo in riva al mare. Vogliamo guidare su strade selvagge o giocare con nostro figlio su piastrelle che brillano di luce propria. Nessuno crede alla pubblicità, nessuno dice di venirne influenzato. Eppure, subiamo in modo sottile una continua pressione sociale, assistiamo a scenari dove vediamo ciò che nei prossimi mesi vorremmo anche noi avere in casa. Viviamo di una tensione verso un modello, consciamente o inconsciamente. Omologati negli Paolo Gep Cocco impulsi, abbiamo bisogno di un habitat in cui Musicista e artista digitale, rifugiarci. Come da Aiazzone, non ci resta che si occupa di suoni, immascegliere se comprare la cucina della famiglia gini e nuove tecnologie lavofelice o il salotto con il party a base di Martini. rando con Mau Mau, Animal George Clooney suona sempre due volte. Minimal, Madasky, Cecilia Chailly. 8 Itinerari Mediali Novembre-Dicembre 2002