OPERA
zione
GIOVANI
al Teatro dell’Opera di Roma
E.SPERIMENTI
66
PAGINE
interviste
tendenze
approfondimenti
Silvano Patacca
e il Teatro Verdi
di Pisa
dance company
intervista a
Gabriella Furlan Malvezzi
N°1
2016
I giovani del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, ph. Simone Ghera
SOMMARIO
COPERTINA
Speciale Teatro
dell’Opera di Roma
PAG 4
OPERAzione GIOVANI
Intervista ai giovani
danzatori del corpo di
ballo
di Monica Ratti
FIERE
PAG 26
Our world is DIFferent
Presentazione della IX edizione
di Danzainfiera, 25-28 febbraio 2016, Firenze, Fortezza da
Basso.
bimestrale
di approfondimento
Direttore Responsabile
Vito Cutro
Direttori di Redazione
Luana Luciani Monica Ratti
Responsabile Redazione
Angela Testa
Hanno collaborato a
questo numero:
Lara Crippa
Gabriella Gori
Monica Ratti
Angela Testa
Art Direction
Francesca Fini
TEATRI
PAG 32
PROGRAMMATORI SI NASCE,
DIRETTORI SI DIVENTA
Intervista a Silvano Pattacca,
direttore artistico rassegna
danza del Teatro Verdi di Pisa
di Gabriella Gori
Direzione-Redazione
Via Galazia 3
00183 Roma
Tel 06 77209065
Fax 06 99701064
Edizioni
Accorpamente
via Galazia, 3
00198 Roma
Il Servizio Abbonamenti
è a vostra disposizione al
numero 06 70493730
o scrivendo a:
[email protected]
Iscrizione Tribunale
Dance And Culture
N. 96/ 2014
del 24 aprile 2014
Silvano Patacca
2
Emanuele Laccio Cristofoli
ph. Sara Venuti
ph. Dominik Mentzos
SOMMARIO
E.sperimenti Dance Company
Ph.
Davide Lena
Francesco
Ventriglia
COMPAGNIE
COREOGRAFI
PAG 44
E.SPERIMENTI
di stile, location e sentimenti
Intervista alla manager e direttore artistico di G.D.O. Produzione, Patrizia Salvatori
PAG 54
LA FORMULA MAGICA DI
GABRIELLA FURLAN MALVEZZI
Intervista alla coreografa e
direttrice dell’associazione La
Sfera Danza
di Lara Crippa
di Lara Crippa
L’ATTESO, coreografie di Valerio Longo, direzione artistica del
progetto di Gabriella Furlan Malvezzi
Gabriella Furlan Malvezzi
CERCA I CONTENUTI SPECIALI:
3
COPERTINA
di Monica Ratti e Angela Testa
OPERA
AZIONE
ZIONE
U
Una
finestra
si
spalanca
all’improvviso e
come una ventata fresca che
solleva un velo
di pulviscolo e
scompiglia
il
preciso ordine
di fogli impilati,
così la giovane
signora Eleonora Abbagnato, col suo passo
lieve e delicato ma con un
piglio deciso e fiero, si muove
in un’Opera che oggi sembra
essere l’unico corpo di ballo in
fase di rinascita.
Dopo la nostra visita allo
Staatsballet Berlin, accolti da
Nacho Duato, o alla Dresden
Frankfurt Dance Company diretta da Jacopo Godani e fis-
4
sato, per il 2016, altri appuntamenti per raccontarvi alcune
delle migliori realtà di danza
presenti in Europa, la proverbiale spocchia italiana non ci
aveva fatto prendere in considerazione l’idea di entrare
a curiosare in uno degli enti
lirici italiani che nell’immaginario collettivo è luogo di cultura per eccellenza, il Teatro
dell’Opera di Roma.
Malgrado l’apparenza inaccessibile, al contrario di altrettante famose realtà estere, la
magia delle feste ha fatto il
miracolo e il mese di dicembre ci ha visto vivere una intera giornata con il Corpo di Ballo del Teatro durante le prove
de Lo Schiaccianoci coreografato da Giuliano Peparini,
a pochi giorni dal debutto.
Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro dell’Opera di Roma
Rebecca Bianchi riceve gli applausi per la sua nomina a prima ballerina. Ph. Yasuko Kageyama
OPERAzione GIOVANI
speciale teatro dell’opera di roma
Teatro dell’Opera di Roma
GIOVANI
E’ stata un’esperienza non solo
interessante ma anche, e soprattutto, divertente: la simpatia di tutti coloro che abbiamo
incontrato in questo piccolo
ma grande mondo ci ha travolte e ci è sembrato di essere stati compagni in un lungo
ed emozionante viaggio che
ci auguriamo non abbia mai
fine, con la speranza che questa grande muraglia di sacralità, che in Italia tiene spesso
superbamente separati i luoghi dell’arte dai suoi fruitori,
possa crollare e mostrare di sé
un animo meravigliosamente
terreno seppur immensamente bello nella sua semplice
grandiosità.
Già al nostro ingresso avvertiamo che l’aria è frizzante,
a tratti concitata, si percepi-
sce tutta l’ansia e l’emozione
per questa nuova produzione
che si manifesta particolare
anche per il nuovo corso che
ha intrapreso la struttura con
l’avvento della direzione Abbagnato.
Aprire, comunicare, pretendere: queste sono le parole d’ordine, i nuovi verbi che delineano le linee guide odierne del
Teatro dell’Opera.
Aprire ai giovani, aprirsi coinvolgendo nuovo pubblico, ma
in che modo?
Comunicando attraverso quei
canali ai quali nessuno può
pìù sottrarsi, il web, i social
networks, con immagini che
catturino l’attenzione e videopromo realizzati dal giovane
e bravo videomaker, Maxim
5
OPERAzione GIOVANI
speciale teatro dell’opera di roma
Derevianko, affinché tutti possano curiosare dentro al Teatro dell’Opera di Roma, in una
realtà più vicina ai cittadini,
più vicina a tutti quelli che vorrebbero entrarvi ma ne hanno
una sacra soggezione come
di un luogo privilegiato per
spettatori d’élite.
E questa trasformazione viene
realizzata in primis dalla sezione Danza che ha, nella persona di Eleonora Abbagnato, un
direttore del ballo con obiettivi
da raggiungere molto chiari.
L’ètoile Abbagnato non fa annunci, agisce, sa che i mezzi
non sono grandiosi, ma ottimizza. In conferenza stampa
si presenta puntualmente garbata e con la consapevolezza che ogni volta ha messo a
punto una delle tante mission
che si è prefissata con, al suo
fianco, il sovrintendente Carlo
Fuortes, per sottolineare, qualora non fosse chiaro, che sono
una squadra che ha giocato
in difesa ma con l’intento di
tornare all’attacco, rilanciare
con i dovuti tempi.
Eleonora Abbagnato pretende impegno, sacrificio, risultati
e la sua era vede una rivoluzione su più fronti.
Oggi al ballo c’è un ufficio
stampa dedicato, Anna Lea
Antolini, che ha a sua volta rivoluzionato il modo di comunicare la danza, avvicinando e incuriosendo, rendendo
accessibile la possibilità di
conoscere il corpo di ballo e
il lavoro che si sta realizzando all’interno. Sala danza e
camerini rinnovati, perché i
danzatori possano sentirsi più
a loro agio e un servizio fisioterapico, perché il corpo di un
danzatore è prezioso.
Ma la vera rivoluzione è evidenziata da un’unica parola:
Meritocrazia.
6
Per Eleonora Abbagnato, non
si tratta solo di rinnovare e far
avanzare la gioventù come
trend del momento; la necessità di dare spazio ai giovani è
fuori discussione, ma si tratta
anche di seguire i ballerini più
anziani, che con la loro professionalità, storia e background
sono preziosissimi.
Una compagnia più giovane ha indubbiamente al suo
arco nuove frecce, energia,
aspettative, ma nessuno può
dormire sugli allori perché per
assurgere agli onori tutto deve
essere faticosamente conquistato con il talento, il lavoro,
la serietà, l’impegno. La Meritocrazia è il parametro con
il quale vengono assegnati
ruoli, promossi ballerini, inseriti
negli uffici nuovi collaboratori,
individuati nuovi coreografi,
come la discussa e chiacchierata scelta di Giuliano Peparini. Il suo Schiaccianoci ha, infatti, diviso la critica in due tra
chi ne ha decretato il successo
e chi il tonfo, non ci sono state
mezze misure e questo è già
un ottimo segnale.
In classe, notiamo la presenza
di tanti giovani: sono quelli che
incontreremo durante le nostre interviste per raccontarvi
della nostra splendida gioventù italiana, fatta di ragazzi che
si impegnano fin da piccoli,
lavorano sodo affrontando fatica e rinunce col sorriso sulle
labbra, lasciano la famiglia da
piccoli sapendo che questa è
la strada difficile che devono
percorrere se vogliono arrivare a provare grandi soddisfazioni, insomma, un mondo di
giovani italiani completamente diverso da quello che spesso è raccontato da quotidiani
e rotocalchi che, chi vive e
pratica la danza, però conosce molto bene.
E’ una lezione per riscaldarsi,
pulita, senza particolari difficoltà tecniche alla sbarra, un
centro danzato in stile francese, un adagio fatto di balancé, tenute, promenade, in
centro alcune ballerine mettono le punte, una legazione di
pirouettes e fouetté piuttosto
complessa.
Le prove sono magiche per
chi ha la fortuna di potervi assistere è un privilegiato: le spiegazioni, il dettaglio, i passaggi per arrivare da una presa
all’altra, la pulizia di un braccio, l’importanza di un respiro.
Susanna Salvi e Alessio Rezza,
Rebecca Bianchi e Michele
Satriano sono al centro della
sala. Rezza molto convincente, ben calato nella parte,
Giuliano Peparini ferma le prove. Ora è tutto il corpo di ballo
in scena, il coreografo si muove intorno a loro, è molto attento a creare situazioni, “Ragazzi, ascoltate, non è chiara
la cosa, dobbiamo renderla
più visibile, voi siete attratte
da lui [n.d.r. Drosselmayer/Cocino], allontanatevi dai mariti,
è più interessante creare una
situazione di curiosità, il suo fascino vi attira, vi ammalia…”
E’ così che comincia la nuova
gestione di Eleonora Abbagnato, con Lo Schiaccianoci
di Peparini e le ultime due produzioni prese in corsa, Giselle
e Coppélia, interpretate da
giovani aggiunti a cui viene
consegnata la responsabilità di un ruolo, come Giacomo Luci, Albrecht in Giselle
e Frantz in Coppélia, o come
Marco Marangio, il Bad Boy
(Re dei topi) e Françoise (Fritz)
ne Lo Schiaccianoci.
S
Giacomo LUCI
Sulla scia di
Nureyev
che
assegnava
i
ruoli a danzatori molto giovani, anche la
signora Abbagnato ha scelto di mettere
sotto i riflettori
alcuni giovani talenti. Così
Giacomo Luci, ed altri come
lui, è un aggiunto che ha un
ruolo! E si è ritrovato ad interpretare subito due personaggi, uno dietro l’altro, Albrecht in Giselle e Françoise in
Coppélia. Ciò che la direzione
Abbagnato desidera è tirar
fuori da questa illustre fucina
nuovi talenti e future étoile, soprattutto italiani.
Giacomo, un bel ragazzo
all’apparenza timido ma al
tempo stesso deciso, che ha
vinto i premi “Aurel Millos”,
“MIUR per la danza” e la medaglia di bronzo al “V International Seoul Ballet Competition”, ha 22 anni ed è entrato
nel Corpo di ballo del Teatro
dell’Opera che ne aveva 19.
Viene dall’Accademia Nazionale di danza e già a 16 anni
era in Kazakistan invitato dal
National Ballet. Studia anche
all’Accademia del Bolshoi e
per un periodo lavora all’Opera National de Bordeaux.
Sotto la Direzione Abbagnato
diventa solista.
… e allora a maggior ragione hai una responsabilità…
quando sei entrato all’Opera
di Roma?
Tre anni fa, ho fatto un’audizione veramente per caso e
quando mi hanno scelto ho
deciso di rimanere. Un po’
perché sono di Roma, e poi mi
sono trovato bene, soprattutto con la nuova direzione. C’è
una bellissima atmosfera e poi
stanno puntando su di me e
altri ragazzi.
speciale teatro dell’opera di roma
Com’è il rapporto con i più
anziani?
Ottimo. Io, per esempio, ho
debuttato con Gaia Straccamore, l’étoile del Teatro,
che con me è stata squisita,
carinissima, mi ha aiutato sin
da subito, abbiamo lavorato
in armonia, in vera sintonia.
Sono stato felice di lavorare
e debuttare con lei.
E in generale con il resto del
corpo di ballo?
Nei miei confronti sono di
aiuto, ma anche nei confron-
Giacomo Luci in Giselle, coreografia di Patricia Ruanne, Teatro dell’Opera di Roma.
Ph. Yasuko Kageyama
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OPERAzione GIOVANI
speciale teatro dell’opera di roma
ti degli altri. Per esempio, nel
debutto di Giselle, dietro le
quinte, ho sentito il calore da
parte di tutti, durante le prove. Sentivo proprio un’atmosfera molto piacevole.
Come hai vissuto il cambio
di direzione da Micha van
Hoecke ad Eleonora Abbagnato?
E’ cambiato tantissimo, lavoriamo di più, per quanto mi riguarda, perché sto facendo
cose che prima neanche immaginavo di poter fare. Da
quando è arrivata lei, dopo
nemmeno due settimane, mi
hanno messo a studiare Albrecht, che era l’ultimo ruolo
con cui avrei mai pensato di
debuttare.
Cioè, si è messa in gioco anche Eleleonora…
Da morire! Ci ha messo la
faccia. La prima produzione
che abbiamo realizzato con
lei è stata il Pink Floyd Ballet
di Roland Petite alle Terme di
Caracalla e i maître de ballet ci stavano molto dietro.
Qual è la cosa che più ti ha
spiazzato o che più ti ha reso
felice del nuovo Direttore?
Il fatto che ho capito da subito che voleva tirare fuori
qualcosa da me.
Cosa ha fatto Eleonora?
E’ venuta a vedere le prove
e già dalle prove del Pink
Floyd Ballet, insieme al Maestro Bonino, ha deciso di
inserirmi nei due passi a due
principali e mi ha detto: “Io
ci sto mettendo la faccia,
vedi di farmi fare bella figura”. Lei, come il maître, sono
quelle persone che nella vita
incontri e ti fanno cambiare.
Quali pensi siano i ruoli più
adatti a te? Pink Floyd Ballet,
8
per esempio, è sembrato calzarti molto bene.
Mi piacciono tutti quei ruoli dove si può esprimere una
drammaturgia significativa. Mi
piace andare in scena e poter
dire qualcosa. Infatti, Giselle
è stata l’esperienza lavorativa
più bella che abbia mai fatto.
Ma anche Pink Floyd Ballet è
stato meraviglioso. Pur senza
una vera e propria storia, c’era
però un filo logico, una drammaturgia, questo passo a due
di amore fisico molto intenso.
Mi piace tutto ciò che ha una
grande intensità; per esempio,
un ruolo che vorrei interpretare è Le jeune homme et la
mort, mi fa impazzire.
Come sei arrivato alla danza?
La tua famiglia ti ha supportato? E, a parte la danza, ti rimane tempo per i tuoi hobby?
Ho iniziato a ballare dentro
casa. Mia madre andava a
fare aerobica in una scuola
dove c’era anche danza e mi
portava con sé. Avevo quattro,
cinque anni, e mi mettevo a
seguire quello che facevano.
Così l’insegnante le ha detto:
“Adesso è troppo piccolo ma
più avanti…” e da lì non ho più
smesso. Ho cominciato a sei
anni. Mio padre era bassista
e non so quanto fosse d’accordo ma non mi hanno mai
ostacolato e mia madre non
ha mai smesso di seguirmi. La
danza, come la vedo io, è proprio uno stile di vita. Soprattutto il percorso che ho avuto mi
ha dato una grande disciplina. E con questa disciplina riesco a fare altre diecimila cose
con molta più semplicità. Per
esempio, sono molto appassionato di musica, a casa ho
una chitarra e un piano e ogni
tanto strimpello, da autodidatta.
Che tipo di musica?
La musica bella, che sia clas-
sica o moderna, da Chopin
a Eminem o anche più sconosciuti, italiani o stranieri. Mi
piace molto ricercare musica particolare e l’arte in
generale, per esempio, sono
stato l’altro giorno a vedere
una performance di Sciarroni al Maxi. Molto, molto bella. Mi piace prendere spunto
da tutte le arti che stanno intorno alla danza.
Questo interesse ti è nato
spontaneo o è derivato
dall’aver fatto il danzatore?
La cosa di base per me è la
mia curiosità, scoprire, andare sempre più a fondo, e
questa cosa è una mia caratteristica trasversale, me
la porto dappertutto. E nella
danza la curiosità di scoprire
è fondamentale. La danza
è movimento, è dinamica, e
in questo senso dico che la
danza è una cosa che sento
a livello esistenziale.
La prima cosa che desideri
fare quando sei fuori di qui,
quando sei un uomo libero?
Normalmente quando esco
di qua vado in palestra o a
fare pilates o dal fisioterapista, quindi torno a casa sempre tardissimo, ma quello
che sento è che più mi concentro, più sto qui dentro, più
sento il bisogno di stare con
le persone, perché a un certo punto inizio a chiudermi in
quello che faccio.
Quindi, cerco di uscire dal
mio mondo perché, per
quanto sia bellissimo, per
quanto sia la sensazione più
bella che io abbia mai provato, quella di focalizzarsi,
entrare sempre di più nella
ricerca, ad un certo punto
sento proprio il bisogno del
contatto con le persone della mia vita, mio fratello, gli
amici.
Marco MARANGIO
M
speciale teatro dell’opera di roma
M a r co Mara n g i o,
n e l l ’a dattamento
de
Lo
Sch i acci a no ci
di Giul i a n o
Peparini, è il Bad boy, un Re dei
topi in versione adolescente, un bulletto che fa subito
coppia con François, il fratello di Marie (la Clara de Lo
Schiaccianoci originale). Ha
un volto allegro, spiritoso, ed
è proprio simpatico. Ha 22
anni e come Giacomo Luci
anche lui è stato scelto dalla
signora Abbangnato nell’ottica di stabilire in compagnia un ordine assolutamente meritocratico. Marco è di
casa perché ha frequentato
la scuola del Teatro dell’Opera con la direzione di Laura Comi ed entra a far parte
del corpo di ballo sotto la
direzione di Micha van Hoecke. Dopo un intervallo in cui
lavora presso il San Carlo di
Napoli e la Fondazione Arena di Verona, torna al Teatro
dell’Opera sotto la direzione
Abbagnato.
Abbiamo beccato subito i
due più giovani, hai la stessa
età di Giacomo…
Con Giacomo siamo entrati
insieme, anch’io sono un aggiunto.
Anche tu, come Giacomo,
sei romano? Da quanto sei in
compagnia?
Sono nato a Roma ma fin
dal primo anno di vita ci siamo trasferiti a Nemi. Sono in
compagnia dal dicembre
2013, ma ho lavorato anche
come allievo della scuola di
danza dal 2011 in varie produzioni.
Qual è lo spirito che vivi qui?
E’ una bella situazione. Mi
sto trovando molto bene,
c’è una buona atmosfera, la
direzione è nuova, i maître
sono fantastici, personalmente non ho nulla da dire
se non guardare, imparare il
più possibile.
La danza era una passione
da bambino? Come l’hai incontrata e a che età hai cominciato?
Il problema sono state un
po’ le donne, sono sincero. Quando ero più piccolo,
c’era una bambina che mi
piaceva che frequentava un
corso di danza e pur di seguirla mi sono iscritto insieme a lei. Comunque, anche
da prima avevo passione
per questa disciplina. Nelle
feste ero sempre il primo a
buttarmi sulla pista da ballo,
anche se ancora non avevo
scoperto questo lato più artistico.
Ho cominciato seriamente a
quattordici anni ma già un
paio di anni prima seguivo
dei corsi. Ho provato parecchie discipline prima di approdare alla danza. Ho fatto
calcio, nuoto, judo, ho suonato per tre anni il pianoforte, ho fatto parecchie cose.
E di queste cose…
…non mi è rimasto nulla! [risate di tutti]. Una cosa che
rimpiango è il pianoforte
perché, modestamente, ero
anche abbastanza bravo.
Però non escludo un possibile ritorno a suonarlo.
Quando hai deciso di fare
danza qual è stata la reazione degli amici, del tuo ambiente scolastico?
All’inizio la praticavo un po’
di nascosto…
Marco Marangio è il Bad Boy ne Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini,
Teatro dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama
9
OPERAzione GIOVANI
speciale teatro dell’opera di roma
Anche dalla tua famiglia? E
dove dicevi di andare?
Soprattutto della mia famiglia. I miei amici, però, lo sapevano. Andavo in palestra,
dove invece di fare judo ero
iscritto a danza.
E quando hai deciso di dirlo
alla famiglia? Li hai invitati al
saggio?
No, ovviamente si sono resi
conto da soli che avevo preso un’altra strada, poi è stata
anche l’insegnante che ha
detto: “Questo ragazzo mi interessa e vedo che la danza
interessa anche a lui quindi
mandatemelo”. E devo dire
che non mi aspettavo che i
miei genitori mi seguissero in
tutto questo periodo e tuttora mi seguono. Sono entusiasti della strada che ho intrapreso.
Quindi alla fine il pregiudizio
è stato il tuo e non il loro?
Si, magari dal judo alla danza pensavo fosse troppo.
Qual è il tuo ruolo ne Lo
Schiaccianoci? Tecnicamente è un ruolo di forza, di potenza?
Sono molto felice perché da
quando è arrivata la signora
Abbagnato, sono stato scelto dal maestro Bonino per
una variazione del Pink Floyd
Ballet. Sono rimasto stupito
perché essere scelti dal coreografo ospite è sempre una
bella cosa. Inizialmente non
ero in lista, sono stato aggiunto successivamente. Poi ho
potuto continuare con Giselle e Coppélia, sempre con il
maestro Bonino, con cui ho
un ottimo rapporto. E’ una
persona splendida.
Ed ora siamo pronti per questo Schiaccianoci anche
se, in realtà, non saremo veramente pronti finché non
saremo in scena davanti al
pubblico e solo allora sapremo veramente quanto. Il
10
mio personaggio è un adolescente, inizialmente un po’
sulle sue. Il problema è che
viene da una famiglia povera, si presenta a questa festa
ma si sente fuori contesto.
Nella scena iniziale si ritrovano tutti a fissarlo chiedendosi
chi sia, tant’è che tutti i genitori dei bambini presenti se li
portano via. Da quel momento comincia la sua variazione
e il suo contatto con François,
il fratello di Marie, che è l’unico personaggio con cui riesce a legare durante la storia.
E’ un ruolo fatto di respiri intensi, non è veramente tecnico,
c’è più dinamicità, è molto
più contemporaneo rispetto
ad altri. La cosa fondamentale che mi ha detto Giuliano
è che è un ruolo espressivo,
ma fino ad un certo punto: bisogna rimanere sobri perché
il corpo nelle movenze molto
contemporanee già racconta tutto del personaggio. Non
è semplice.
Da un punto di vista interpretativo, essendo un personaggio nuovo, a cosa ti sei
ispirato? A qualcosa che hai
vissuto o ai suggerimenti che
ti sono stati dati?
No, non mi è mai capitata,
al di fuori, una situazione del
genere.
In realtà, non ero io a dover
affrontare questo ruolo ma
Giacomo Luci, ed è per questo che non mi erano state
date indicazioni precise, poi,
quando si è visto che le prove
erano state fatte su di me e
che sarei stato io ad interpretarlo, il Maestro Giuliano mi
ha indirizzato verso West Side
Story dove potevo inquadrare il tipo di personaggio. Due
secondi dopo sono andato
alla Feltrinelli ad acquistare il film e ho fatto le tre per
vederlo. Poi ho letto anche
il libro de Lo Schiaccianoci,
cercando di capire se c’era
qualche connessione con il
re dei topi.
E’ un ruolo che, essendo una
creazione, diventa un po’
personale. Finchè parliamo
di François conosciamo le
sue caratteristiche e il suo
comportamento. Invece, il
re dei topi nelle altre versioni appare brevemente e per
la maggior parte delle volte
con la maschera, è un ruolo
più simbolico. Qui, invece, è
un personaggio vero e proprio, un personaggio cupo,
un po’ spavaldo.
Hai un’altra passione nel tuo
tempo libero?
Ho molte visioni di quello che
faccio fuori. Una cosa che
amo tanto è il cinema. Sono
un vero collezionista. Lo amo
tutto. Posso andare da Martin Scorsese, che ho visto di
recente, a Christopher Nolan. Sia al cinema che a casa
sono un appassionato. Avrò
più di trecento dvd. Quando
non sto qui, sto alla Feltrinelli a comprare dvd e, infatti,
quando Giuliano mi ha detto “Lo hai mai visto West Side
story?”, ci sono rimasto malissimo perché non potevo fare
io questa figura.
L’ultimo film che hai visto?
Ieri sono andato a vedere
l’ultimo di Ron Howard, Heart
of the sea, su Moby Dick. Non
è stato un granché. Rispetto
a quello che il regista ha prodotto negli anni passati mi
aspettavo di più. Però, sono
anche appassionato di auto
e di moto. Sto provando a
convincere i miei a comprarmene una ma non vogliono.
Invece, delle auto sono proprio un patito: da quando ho
la patente ne ho già cambiate quattro. Ho preso questo
vizio da mio padre.
Ora devi andare in prova?
Si, devo entrare un po’ nel
personaggio, ho svagato
troppo. Domani appena finisce la prova, alle 22, scappo
al The Space a vedere l’anteprima di Starwars. Ho preso il
biglietto due mesi fa.
Claudio COCINO
speciale teatro dell’opera di roma
C
Conosciamo
Claudio Cocino fin dai
tempi in cui, al
Todi Arte Festival veniva
ad esibirsi con
gli allievi della Scuola del
Teatro dell’Opera di Roma,
di cui faceva
parte, ospite nelle maratone
di danza ideate dalla illustre
critica di danza Vittoria Ottolenghi. Claudio, partito da
Torino, ha passato una vita
da allievo e da danzatore
professionista qui al Teatro
dell’Opera. Dopo esservisi
diplomato e dopo aver preso
anche il diploma della Royal
Ballet School di Londra ed
essere stato nominato solista
da Marcello Angelini al Tulsa
Ballet, ora è alla sua ottava
stagione. Tra gli altri, ha vinto nel 2010 il Premio Positano
Massine.
Claudio Cocino ne Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro dell’Opera di Roma.
Ph. Yasuko Kageyama
11
OPERAzione GIOVANI
speciale teatro dell’opera di roma
Hai sempre trovato una risposta positiva nei vari direttori con cui hai lavorato
durante la tua permanenza
qui al Teatro dell’Opera?
Si, molto positiva, la Signora
[n.d.r. Carla Fracci] è stata
quella che mi ha un po’ tirato fuori; poi, me ne sono
andato, e dopo essere stato al Tulsa Ballet per due
anni, quando sono rientrato ho trovato Misha. Con lui
ho avuto un rapporto molto
bello, di scambio professionale. E’ un lavoro che mi
piace molto.
Nella mia professione preferisco, a volte, lavorare a
stretto contatto con il coreografo e, piuttosto che mi
si spieghi il passo, per me è
molto più interessante creare insieme a lui, mi piace stare in sala a creare. Secondo
me è la gioia di ogni ballerino.
Tu, con quest’animo libero, potresti essere un ottimo
danzatore anche per una
compagnia più contemporanea…
Infatti, è uno dei miei pensieri ricorrenti, però sono molto
legato al classico, il repertorio è il mio pane quotidiano.
Con questa direzione sono
molto contento che il repertorio si stia implementando.
Sono sempre stato abituato,
pure in America, a fare molti lavori con molti coreografi
di contemporaneo, stagioni
intere, in cui magari si porta in scena solo un Lago dei
cigni, uno Schiaccianoci
all’anno e tutto il resto del
tempo è dedicato alla danza contemporanea.
Cosa ti ha portato di diverso
l’era Abbagnato?
C’è proprio un regime diverso, un’aria che credo non si
sia mai respirata, un’aria un
12
po’ più europea, un po’ più
all’avanguardia.
Personalmente penso che
abbiamo
finalmente
dei
grandi coreografi diversi,
contemporanei, che sono sul
panorama mondiale, coreografi che ci rendono competitivi con le altre compagnie.
Non che in passato le professionalità non fossero eccellenze, ma forse si è agito in
modo molto diverso, in maniera più sottile, più all’italiana, anche un po’ più sottotono.
Di cose belle ne abbiamo
fatte a bizzeffe qui dentro, sicuramente non pubblicizzate
nel modo giusto e forse è anche per questo che il pubblico non veniva.
Avevamo spettacoli di altissimo livello, dei ballerini meravigliosi in scena che, però,
purtroppo non erano sufficientemente conosciuti o apprezzati dal pubblico. Perché
magari chi viene a vedere
un’opera di tre atti di un balletto sconosciuto per quanto
sia una cosa interessantissima…
Come Beppe Menegatti…
…se tu lo spettatore non lo
‘accompagni’, la persona
non capirà mai, uscirà sempre scontenta, vedrà questi
corpi che vagano così per il
palcoscenico, senza forma,
senza niente. Eleonora è vita
nuova, è cambiato tutto da
un momento ad un altro, da
un minuto all’altro è cambiata la nostra vita.
E Giuliano? Come hai vissuto questo Schiaccianoci?
Quando vi hanno fatto questo nome immagino siate rimasti tutti sorpresi…
A livello televisivo sono di un’ignoranza fotonica, non guardo Amici, non guardo talent
show, non guardo nessun tipo
di reality, niente di tutto que-
sto, perciò per me Giuliano era
un perfetto sconosciuto, com’ero sicuramente io per lui: eravamo alla pari.
Solo l’anno scorso mi era capitato di andare a vedere il suo Romeo e Giulietta, che però non
ha molto a che vedere con noi
perché era un musical.
Qui l’ho tenuto d’occhio per un
lungo periodo, poi ho capito
che era una persona strepitosa
che ha tutta la situazione sotto
controllo, è un uomo così piccolo ma così grande.
Una volta un nostro maître, Ian,
ci ha detto: “Guardate bene le
produzioni che ha fatto nel passato, ha lavorato con produzioni
da 800/900 persone, questo per
lui è un gioco da ragazzi”.
Certo che lavorare con 80 ballerini con le teste che hanno qua
dentro…è stato un grande, perché, in due mesi, una produzione del genere sono pochissimi a
riuscire a realizzarla, anche se è
sicuramente arrivato preparato.
Per lo spettacolo lui è stato geniale in tutto, in così poco tempo. Ha fatto tutto lui.
A te piace questo Schiaccianoci? Il tuo è un personaggio che
esce fuori dai canoni, è molto
erotico, un ‘figo’.
Questo Schiaccianoci mi piace,
anche se non l’ho ancora visto
tutto. Drosselmayer non lo avevo mai fatto. Avevo interpretato
dal più piccolo dei topolini fino
al principe. Non so se mi ci sento, non so se rendo l’idea, non so
se era quello che lui [n.d.r. Giuliano Peparini] si immaginava. E’
un latin lover. Sicuramente dentro di me l’ho capito, non so se
sono riuscito ad esternarlo.
Tu però nella prima de Lo
Schaiccianoci sei un Drosselmayer molto importante, è un
grande ruolo.
Sì. Ed è tutto intorno a me!
[n.d.r. come la pubblicità dell’orologio Breil].
Claudio Cocino ne Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro dell’Opera di Roma.
Ph. Yasuko Kageyama
13
OPERAzione GIOVANI
speciale teatro dell’opera di roma
R
Rebecca
Bianchi
è
nata a Parma e ha lavorato e studiato
con
maestri
di
fama internazionale
da quando,
uscita
dalla
Scuola
di Ballo del
Teatro alla Scala che l’aveva vista allieva dall’età di 11
anni, nel 2009 vince il Premio
Milano Donna attribuitole dal
Sindaco Letizia Moratti ed
entra a far parte del Corpo
di Ballo del Teatro dell’Opera
di Roma dove interpreta ruoli principali e da solista fino
a quando, nel 2015, vince il
concorso per ballerina solista. E’ durante le rappresentazioni de Lo Schiaccianoci
di Giuliano Peparini in cui interpreta Marie (Claire), il 20
dicembre dello stesso anno,
che viene nominata, dal sovrintendente Carlo Fuortes e
dalla Direttrice Eleonora Abbagnato, prima ballerina.
14
Michele Satriano, che arriva
da Potenza, incontra Rebecca a 11 anni alla Scuola di
Ballo del Teatro alla Scala di
Milano e sarà grazie al caso
o all’amicizia che li lega da
allora, che continuano a
ballare insieme sotto l’egida
dell’Opera romana, a cui Michele è approdato dopo le
esperienze presso il Corpo di
Ballo dello Zürich Ballet diretto da Spoerli, il Tulsa ballet
americano e il Corpo di Ballo del Maggio Musicale Fiorentino dove, con il direttore
Francesco Ventriglia, ricopre
ruoli da solista e primo ballerino. Al Teatro dell’Opera
di Roma è, come aggiunto,
danzatore solista.
MICHELE, avevi proprio voglia di tornare in Italia?
Credevo nel progetto di Francesco Ventriglia, mi stimava
Rebecca Bianchi e Michele Satriano ne Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro
dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama
Rebecca BIANCHI
Michele SATRIANO
moltissimo già dai tempi della scuola quando ci chiamavano per fare spettacoli in
compagnia. E lui era appena
stato nominato direttore a Firenze, così mi ha chiamato. In
molti credevamo nel suo progetto di far rinascere Maggio
Danza. E’ stata una scommessa che è andata bene
fino ad un certo punto…
REBECCA, tu sei stata definita da Eleonora la futura Ferri,
come ti senti con questa responsabilità?
Ho sempre ammirato la signora Ferri, forse anche perché amo i ruoli con cui è
diventata famosa e forse perché, come tipologia di ballerine, siamo più affini a certi
ruoli. Beh, certo, è una grande responsabilità ed io dò il
massimo per crescere e per
tirar fuori qualcosa in più anche a livello personale, di interpretazione. Anche perché,
per dire, Alessandra Ferri credo sia conosciuta soprattutto
per il suo modo di interpretare i ruoli, vabbè, anche per il
suo collo del piede… [risate],
…le sue gambe…
Noi, invece, in te esteticamente abbiamo visto molto
di Eleonora Abbagnato, sembreresti sua figlia.
Anche questo me lo dicono
da tanto, dagli ultimi anni
della scuola…non ci posso
fare niente…[sorride]
Giuliano ha detto in conferenza che questo Schiaccianoci è anche molto sensuale,
come avete vissuto questo
ruolo?
MICHELE: La prima cosa che
Giuliano ha montato è stato proprio il nostro passo a
due…
15
OPERAzione GIOVANI
speciale teatro dell’opera di roma
REBECCA: Era il clou della
storia tra i nostri personaggi.
Io e Michele ci conosciamo
da una decina d’anni e con
lui mi sento a mio agio perché è un amico, una persona con cui sono cresciuta da
quando ho undici anni, così
non c’è stato imbarazzo. E
poi siamo amici, ci vogliamo
pure bene…
Rebecca Bianchi e Michele Satriano ne Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini,
Teatro dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama
MICHELE: …e se dobbiamo
dirci qualcosa ce la diciamo
tranquillamente, anzi, è proprio questo il bello di lavorare insieme, non ci facciamo
problemi…e anzi, è importante che ci sia questo tipo di
rapporto.
16
Come sono i vostri ritmi di allenamento, di preparazione?
Come sono i maître con voi?
REBECCA: Ultimamente sono
più pesanti ma è bello lavorare. Erano comunque pesanti quando non ricoprivamo ruolo - perchè io sono
qui da cinque anni. Ma ora,
anche se sono due, quattro,
cinque ore, è più interessante perché è tutto tempo dedicato a te. Una variazione, un
passo a due, un ruolo lo si va
a scoprire, si va a migliorare
la propria tecnica, perché il
maître è sempre attento a
te, alle tue braccia, alle tue
gambe: sono piccole cose
che, però, fanno la differenza. Siamo valorizzati, stimati, sì, ma sempre facendoci
tenere presente che siamo
all’inizio di un lavoro, non siamo già arrivati…
MICHELE: …si va sempre alla
scoperta di qualcosa… Oltre alla grande attenzione
quello che è importante è
che ci danno energia positiva, grinta. Anche Giuliano. E’
importante lavorare davanti
a persone che ti stimano…rimanendo però sempre con i
piedi per terra…
REBECCA: E sento che hanno
voglia di crescere insieme a
noi.
Di questi tre lavori quale vi ha
arricchito di più?
MICHELE: Non posso metterli sullo stesso piano, sono tre
situazioni differenti. Comunque, Giselle. Per me lavorare
con Patricia Ruanne…Rebecca te lo può dire…
REBECCA: Giselle l’ho amata tantissimo, poi ci abbiamo
lavorato per tanti mesi. Con
Patricia all’inizio è stato difficile, lei è una persona seria,
non fredda, molto rigorosa,
ponderata, e forse ha letto in
me un po’ di paura. Quando
poi ho capito che il suo essere rigorosa era il modo per tirare fuori da me il massimo -,
perché non è sempre così da
parte di tutti i coreografi che
a volte sono un po’…
MICHELE: …lasciano più correre…
REBECCA: Poi ci sono quelli cattivi tra virgolette, che
spingono per farti crescere…
MICHELE: …o quelli che invece di spronarti ti buttano più
giù.
REBECCA: Invece, io nel corso di questa Giselle ho capito che lei mi chiedeva tanto perché voleva che dessi
tanto e quando lei si è resa
conto che avevo capito, si è
ammorbidita e alla fine abbiamo lavorato molto bene.
Ho capito quello che mi chiedeva e forse sono riuscita a
portare tutto ciò nella mia
Giselle, quando ho ballato
nelle ultime due repliche.
Vediamo che siete motivati
ma anche un po’ spaventati,
preoccupati. Cosa vi manca
per lasciarvi andare?
REBECCA: Si, forse è la re-
sponsabilità, non è che questa cosa mi spaventi, ma può
essere che ancora non senta
radicato in me quello che gli
altri già vedono.
E’ anche che, da un attimo
all’altro, si è diventati primo
cast di un balletto importante e, quindi, uno pensa: sarò
veramente in grado? Non è
una questione di paura. E’
solamente un dubbio giusto.
Dopo c’è anche il riscontro del pubblico che ti crea
maggiore sicurezza.
MICHELE: Si, anche una maggiore esperienza. Anche per
me è la prima volta che debuttiamo come primo cast in
un ruolo.
Cosa potete dirci del vostro
Direttore rispetto al lavoro
che sta facendo qui?
MICHELE: Secondo me la sua
presenza è importantissima,
è fondamentale. Anche questo week end che è venuta
per le prove…ci sentiamo stimati.
REBECCA: …noi ci sentiamo
diversi perché sappiamo che
lei ci tiene a noi anche in un
modo affettuoso, sento che
ha capito la mia personalità,
e quando mi dà una correzione mi dice quello che avevo
bisogno di sentirmi dire, non
so, di Clara, per esempio, mi
ha parlato del ruolo perché
sa che anche io dò importanza all’interpretazione, al
personaggio e ho bisogno
che qualcuno me lo spieghi
e mi dia il suo punto di vista
per approfondirlo.
Lei grazie alla sua esperienza, sa di cosa ha bisogno un
primo ballerino al di là delle
correzioni tecniche.
MICHELE: … e sa come stimolarci.
Se trovate un momento per
voi, cosa scegliete di fare per
accrescere il vostro lato artistico e per migliorarvi anche
da un punto di vista non solo
interpretativo sulla scena,
ma anche di arricchimento
personale?
REBECCA: Fondamentalmente vivo per la famiglia e per il
lavoro. Mi può capitare di discutere il ruolo che devo affrontare con le mie colleghe.
Leggere mi serve molto. E
una cosa per me importante,
che difendo a spada tratta,
è la preghiera, perché sono
molto credente.
MICHELE: Anche io vorrei dedicarmi alla famiglia… [risate] che poi alla fine il nostro
tempo libero è molto limitato. E’ il lunedì, che serve per
andare in banca, fare la spesa, fare le pulizie a casa e poi
riposare o andare dal fisioterapista. A me piace molto il
calcio, tifo per il Milan, e poi
adoro le moto, le macchine.
Come vi trovate a Roma?
MICHELE: La prima volta che
sono arrivato a Roma, mentre guidavo, ad un certo punto ho messo le quattro frecce
e ho detto a chi era con me:
“Guida tu, perché non ce la
faccio più, se no finisce che
uccido qualcuno”. In realtà,
vivere a Roma era il mio sogno. Rebecca invece vorrebbe scappare.
REBECCA: Io sono di un paesino vicino a Parma ma ho
vissuto a Milano e dopo il Diploma sono venuta subito qui
a Roma. Non c’ero mai stata
prima.
Appena arrivata una sensazione bellissima poi, dopo
una settimana, volevo scappare, tornare a Milano a tutti
i costi. Non ce la facevo più
perché è caotica, disordinata.
Andavo in giro con la metro
o a piedi perché vivevo qui
vicino ma quando ho iniziato
a girarla in motorino ho scoperto una Roma diversa, che
mi piace molto.
Rebecca Bianchi è Marie ne Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro
dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama
17
Susanna SALVI
C
speciale teatro dell’opera di roma
Con la sua aria
eterea, da ragazzina, ma caparbia, grintosa
e col grande
temperamento
di una che tiene
a raggiungere
i propri obiettivi, anche Susanna Salvi è
una diplomata
della Scuola di
Ballo del Teatro dell’Opera
ed è un’aggiunta. E’ entrata nel Corpo di Ballo sotto
la direzione di Carla Fracci
interpretando numerosi ruoli
da solista in tutte le stagioni,
non ultima una meravigliosa
Swanilda nella Coppélia da
poco andata in scena sotto
la direzione Abbagnato. Di lei
avevamo scritto: “una danzatrice che non ha gambe
lunghissime né si esprime in
sorprendenti virtuosismi, ma
18
Susanna Salvi e Giacomo Luci in Coppélia di Roland Petit, Teatro dell’Opera di Roma.
Ph. Yasuko Kageyama
OPERAzione GIOVANI
speciale teatro dell’opera di roma
che ha una indubbia personalità e grande pulizia tecnica, doti queste che la rendono speciale e che incantano
il pubblico. Una Swanilda
perfetta, fresca, sbarazzina,
giusta dose di ironia e grande precisone e sicurezza
nell’esecuzione”.
Di tutte le tue interpretazioni,
quale hai preferito, e in quale
ti vedi maggiormente?
Giselle è il mio balletto preferito, un vero sogno insperato, mi pareva inarrivabile. Mi
vedrei molto nel ruolo di Giulietta ma Giselle per me resta
il top. In realtà, mi sento anche molto adatta a ruoli più
contemporanei: l’esperienza
che ho provato in Pink Floyd
Ballet a Caracalla, la scorsa
estate, è stata adrenalinica,
mi ha dato un’energia incredibile.
Cosa è cambiato nella tua
preparazione con la nuova
Direzione?
I ritmi di lavoro sono notevolmente aumentati: si lavora dalle 10 alle 19 o dalle 15
alle 22. Solitamente la preparazione si svolge tutti insieme dalle 10 alle 17 e ci si
concentra sui solisti dalle 17
alle 19. Non si ha spazio per
riposare, appena ti siedi o ti
rilassi vieni immediatamente ripreso, ci stanno decisamente addosso ma in senso
positivo.
Come hai vissuto l’esperienza di Coppélia?
Anche se amo moltissimo Giselle, Coppélia è il ruolo che
mi ha dato maggior soddisfazione e dove mi sono trovata più a mio agio.
Cosa ti interessa al di fuori
della danza e come vivi il tuo
tempo libero?
Mi piace molto leggere e ho
una libreria decisamente vasta. Mi piace anche molto
cucinare.
Ho un unico neo: sono maniaca delle pulizie.
Il tempo a nostra disposizione
è ridotto ma, appena posso,
mi piace tornare nella mia
città, Rieti. A parte il piacere
di vivere con la famiglia e gli
amici, sento che mi ricarica,
mi dà proprio tanta energia.
19
Alessio REZZA
H
speciale teatro dell’opera di roma
Ha una voce
profonda,
p a c a t a ,
Alessio Rezza,
come
profondi
e
azzurri sono
i suoi occhi
che ricordano il mare
me ravigl ioso della sua
Puglia, la regione che lo ha
visto muovere i primi passi di
danza a Modugno, in provincia di Bari. Riuscire ad entrare
alla Scuola di Ballo della Scala è stata una vera e propria
sfida. La sua testardaggine lo
ha aiutato a vincerla. E da lì,
dopo il diploma, non si è più
fermato: il Maggio Musicale
Fiorentino, il Teatro Massimo
di Palermo, l’Opera di Parigi
ed ora l’Opera di Roma sotto
ben tre direzioni. L’ultimo premio vinto è nel 2012: il Premio
Positano come miglior danzatore emergente.
e visto che c’era la scuola
di danza, e a lei piaceva la
danza, mi ha detto “Prova,
se ti piace…”. Magari avrebbe preferito qualcosa un po’
più sul contemporaneo. Solo
che la mia insegnante le disse: “Il primo anno si fa danza classica, dopo di che c’è
tutto il resto”. Ho studiato con
Mariella Rana per nove anni.
Insomma, ho iniziato un po’
pigro, sì, va bene, facciamo
danza, ma andavo a giocare a calcetto con gli amici
e la mia insegnante veniva
a prendermi lì. Però dopo il
primo saggio di fine anno, mi
sono accorto che era davvero speciale stare sul palcoscenico. Mi sono iscritto
un altro anno e alla fine ne
sono passati nove quando
Mia Molinari, se non sbaglio
in qualche stage, mi suggerì
di fare l’audizione alla Scala.
Io non sapevo neanche che
alla Scala ci fosse la scuola
di ballo. Ho sempre pensato
fosse un altro mondo. Mam-
Come hai vissuto l’idea di
fare il provino, abbandonare
gli amici e la tua vita a Modugno?
Come sei approdato alla
danza?
ma prese informazioni e mi
presentai. Fui ammesso al
mese di prova a settembre
ma alla fine non fui confermato. Avevo 14 anni e fu disperazione totale perché
dopo che fai un mese alla
Scala, dopo che studi tutti
i giorni quattro, cinque ore,
tornare alla scuola dove studi due volte a settimana non
è la stessa cosa.
successivo finalmente riuscii
ad entrare alla Scala. Io poi
sono testa dura, sono passato da anni in cui facevo due
lezioni a settimana a fare più
lezioni al giorno in Accademia, sia col corso maschile
che con quello femminile. Mi
sono proprio impuntato, ce la
dovevo fare!
Avevo sei anni e mia madre
voleva farmi fare un attività
oltre la scuola. Non amava
molto il calcio, in particolare non amava i ragazzi con
le gambe ad ‘O’, non so se
rendo l’idea, e per questa
sciocchezza mi ha detto “Ti
porto in piscina”, però la piscina era troppo lontana
20
Alessio Rezza, solista Teatro dell’Opera di Roma.
Ph. Simone Ghera
Non credevo che potesse
funzionare, credevo fosse
un’esperienza, andare lì, fare
il provino, e se fosse andato
bene poi ci avrei pensato.
Non mi sfiorava l’idea che
dovessi trasferirmi. Ma in quel
mese di permanenza avevo
già fatto altre amicizie, ero
entusiasmato dall’atmosfera, mi piaceva moltissimo la
scuola che aveva così tanti
allievi, c’era tantissima gente e me ne sono subito innamorato. Dopo la delusione
parlai con Tuccio Rigano, un
ex primo ballerino del Teatro dell’Opera, che lavorava
come maestro all’Accademia
Nazionale di Danza a Roma.
Due o tre lezioni a settimana
per entrare alla Scala non
bastavano. Così mi suggerì
di presentarmi in Accademia
e mi presero subito. L’hanno
Quindi sei uno che se si mette in testa una cosa fa di tutto
OPERAzione GIOVANI
speciale teatro dell’opera di roma
per ottenerla. In qualunque situazione?
Diciamo che principalmente
mi piace molto lavorare, soprattutto a lezione, diciamo
che mi rendo conto di quanto l’impegno in classe ti possa
dare una mano poi in scena:
il lavoro che fai alla sbarra o
a lezione te lo ritrovi nel momento in cui devi esprimere qualcosa; avere una forte
base tecnica ti permette di lasciarti andare a trecentosessanta gradi. Anche se fare tutti
i giorni la sbarra può sembrare
monotono, tutti i giorni è qualcosa di diverso, cambiano le
sensazioni che provi, e più si
va avanti con gli anni più si
acquista sensibilità personale,
ti migliora nel lavoro, nel corpo, perché lo conosci sempre
meglio in tutte le sue necessità.
Come danzatore, quali sono i
tuoi sogni o le tue aspettative?
Sono stato qui un mese o poco
più con la signora Fracci, prima di andare a Parigi, dove
sono rimasto un anno o poco
meno. Quando sono tornato
era cominciata l’era di Van
Hoecke. Con lui ho iniziato
da subito a fare ruoli solistici,
poi nel giro di sei o sette mesi,
piuttosto rapidamente, ho iniziato con ruoli di primo ballerino.
Quali sono i ruoli che ami di
più? E quali sono i suggerimenti che vengono dati per
una migliore interpretazione?
Ti vedresti in ruoli contemporanei?
Uno che ho interpretato da
poco e che più mi si addice è il
Franz della Coppélia di Roland
Petit. E’ stato molto divertente,
per gli sfottò, il lasciarsi desiderare da Swanilda.. In questo
spettacolo è stato il maestro
Bonino a farmi da guida, è
stato un grandissimo interpre-
21
OPERAzione GIOVANI
speciale teatro dell’opera di roma
te della compagnia di Roland
Petit per tantissimi anni e sa
esattamente, dal primo all’ultimo minuto del balletto, quello che richiedeva Petit, cosa
gli piaceva, ciò che voleva dai
ballerini. Mi ha dato tantissimo
su questo ruolo, non solo tecnicamente, soprattutto a livello interpretativo come anche
su altri ruoli di Roland Petit, per
esempio nell’Arlésienne, mi ha
curato lui tantissimo.
Riguardo i ruoli contemporanei, si, diciamo che stiamo cominciando anche a fare qualcosa di un po’ più estremo per
il nostro solito repertorio.
Capita che un ente lirico possa andare verso la sperimentazione, pensi che all’Opera si
intenda andare in questa direzione o si punti a mantenersi
negli schemi di un repertorio
classico: qual è la tua sensazione?
22
Alessio Rezza in Coppélia, coreografia di di Roland Petit, Teatro dell’Opera di Roma.
Ph. Yasuko Kageyama
Credo ci sia la ferma volontà
di non fare qualcosa al posto di un’ altra, ma di ampliare il nostro repertorio. Il nostro Lago dei cigni o il nostro
Schiaccianoci funzionano, e
funzioneranno sempre, quindi si continuerà comunque
a rappresentarli; però, anziché togliere qualche recita
dello Schiaccianoci per fare
qualcosina un po’ più nuova,
estemporanea, si potrà puntare ad aggiungerla, perché
il tempo c’è sempre, e si trova
sempre, per avere un repertorio più completo come il Royal
Ballet e l’Operà.
Cosa vi ha portato l’era Abbagnato?
Un sacco di belle cose nuove,
dal punto di vista fisico, dal
punto di vista della struttura,
delle sale rinnovate e anche
un po’ dal punto di vista umano, come guardare alla danza
in modo nuovo, come andare
avanti, insomma. E poi soprattutto sulla valorizzazione degli
elementi del corpo di ballo, visto che ci sono sempre meno
ospiti ad ogni produzione.
Quali sono i tuoi hobby quando non balli? Riesci a staccare?
Fuori dagli spettacoli, nella
vita privata, nel tempo libero
c’è anche bisogno di riposare.
Magari preferisco stare con
gli amici, qualsiasi cosa sia,
mi basta stare in compagnia
degli amici, che sia una partita a biliardo o semplicemente andare in qualche locale
o in giro per Roma, visto che
sono fortunato a vivere in una
città meravigliosa. Seguo abbastanza il calcio, ultimamente un po’ meno, una passione
prettamente italiana ci vuole,
e, sì, ascolto musica.
Che cosa ti aspetti in futuro,
cosa ti prefiggi in particolare?
Magari si potesse ottenere
tutto quello per cui ci si può
battere! La mia ambizione…
devo stare attento a quello
che dico…mi sono già tolto
belle soddisfazioni con i tanti
ruoli che ho sognato di fare fin
dalla scuola di ballo, come lo
scontato Basilio, come quando a quindici anni vedi Baryshnikov e dici: “Voglio fare
quello da grande! Almeno una
volta nella vita lo voglio fare!”
Però, ogni volta che ti fanno
questa domanda ce ne sono
sempre tanti altri che se aggiungono, come può essere
Romeo e Giulietta o altri ruoli
più contemporanei, come per
esempio un Lenski nell’Oneghin di Cranko, ma sono tanti
i bellissimi ruoli da poter interpretare.
23
Lo SCHIACCIANOCI
di Giuliano Peparini
A
Alla
domanda della giornalista di RAI 2,
“Cosa vuole
t rasmet tere con il suo
S c h i a cc i a noci?”, Giuliano Peparini risponde:
“Vorrei
regalare un sogno, proiettare gli
spettatori in un mondo magico”. Così è stato.
Una rivisitazione, quella di Peparini, che non ha stravolto in
maniera sostanziale la storia,
come invece ha fatto Matthew
Bourne, che l’ha ambientata in
un orfanotrofio dal quale Clara e il suo amico Schiaccianoci scappano alla ricerca di
magiche avventure. Nella sua
visione Giuliano Peparini non
pone l’attenzione sullo stupore
e la meraviglia di una bimba
che riceve un regalo, bensì sui
primi turbamenti che Marie
prova grazie all’incontro con
il giovane affascinante nipote di Drosselmeyer durante la
consueta festa in famiglia per
la notte di Natale, scoprendosi
all’improvviso donna.
di Natale. Una tavola sontuosamente imbandita accoglie
gli ospiti e un divertente gioco
di sedie, i cui schienali si inclinano, animano questo festoso
quadro, mentre sullo sfondo
svetta un enorme bianco albero di Natale. I costumi di
Frédéric Olivier sono elegantissimi, tutto è molto curato,
il trucco, le acconciature, gli
elementi scenici.
Gli interpreti principali scelti
da Peparini per i vari ruoli sono
perfetti, a partire dai genitori
di Marie, Giuseppe Schiavone e Anjella Kouznestova, fino
alle nuove figure introdotte
dal coreografo, le gemelle
capricciose Valeria Scalisi e
Roberta Bozza, e soprattutto
il Bad Boy, Marco Marangio,
il bullo della situazione, il ragazzaccio dai modi sgarbati, strafottente ma pur sempre
troppo giovane per non mo-
Definire Giuliano Peparini coreografo o regista, incasellarlo in qualche definizione è riduttivo, perché in realtà è un
istrionico uomo di Teatro.
Sin dai primi minuti, quando durante l’overture dell’orchestra compare sul sipario
un’immagine dei tetti di Parigi
con una luccicante Tour Eiffel
in lontananza, comprendi subito che molti saranno i coup
de théâtre durante lo spettacolo. Si apre il sipario e la scena si presenta imponente ma
sobria al tempo stesso. Un’enorme vetrata svela un gruppo di ragazzini curiosi che
sbircia l’interno della casa di
Marie dove si sta svolgendo
la consueta festa della notte
24
Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro dell’Opera di Roma.
Ph. Yasuko Kageyama
di Monica Ratti
strare tutta la fragilità di adolescente in cerca di identità
dinanzi all’autorevolezza di un
rimprovero. Il fratello di Marie, François, il ballerino Alessio Rezza, già in prova aveva
catturato la nostra attenzione.
Claudio Cocino si è mostrato
un Drosselmeyer affascinante
e, come riporta il programma
di sala, di inquietante bellezza, colmando la scena dei suoi
assoli, sicuro nell’esecuzione
e perfettamente calzante nel
ruolo di ‘bello e impossibile’.
La coppia Michele Satriano, il
nipote di Drosselmayer, e Rebecca Bianchi, una meravigliosa Marie, regala momenti di grande poesia e magia.
Sono giovani e belli, lei è una
piuma, dall’intensa interpretazione, definita dal Direttore
Eleonora Abbagnato ‘la nuova Ferri’ ma più la si ammira in scena più si ritrova in lei
molto della stessa Abbagna-
to, anche dal punto di vista
strettamente estetico. Michele Satriano è un danzatore di
potenza, dalla bellezza intrigante, un volto che affascina
e rimane impresso.
Il primo atto mantiene un impianto piuttosto tradizionale,
il linguaggio classico si mescola in modo misurato con
quello più contemporaneo
di Peparini, ma è nel secondo atto che arrivano gli attesi
coup de théâtre: nella danza
spagnola le donne sono vestite da torero e gli uomini da
eleganti spagnole, spassosissima la danza dei Mirlitoni,
in cui i costumi divengono un
tutt’uno con la scenografia e
l’elemento divano il luogo attorno e sopra al quale la coreografia si dipana con ironia,
o i nuovi personaggi, che in
questa versione di Schiaccianoci prendono vita, divertenti
giardinieri e cuochi in guanti
da boxe che spingono carrelli
di dolci in stile Hell’s Kitchen .
E’ uno Schiaccianoci con una
cifra precisa e molto personale che il pubblico di non
esperti ha accolto con grande
entusiasmo e che ha travolto, riempito gli occhi di colori e immagini visionarie, un
grandissimo successo di botteghino. Uno spettacolo che
ha convinto perché, come si
augurava Peparini, ha regalato un sogno e ha proiettato
il pubblico in un mondo straordinariamente magico. E la
sconosciuta signora, di circa
60 anni, che era seduta accanto a me mi ha detto: “Ero
venuta molto prevenuta, perché su questi personaggi da
talent tv pompati dai media
sono molto dubbiosa. Ero convinta, in partenza, che non mi
sarebbe piaciuto e, invece, lo
ammetto, mi sono sbagliata!
Lo spettacolo è bellissimo e
anche i ballerini mi sono piaciuti tanto, lo consiglierò volentieri alle mie amiche”.
25
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Danzainfiera, con maestri
prevenienti dalle più prestigiosi scuole, compagnie e
teatri del mondo. Nel 2016,
fra i principali, ci saranno
Christopher Powney, direttore artistico della Royal Ballet School di Londra, Lienz
Chang, maître de ballet al
Teatro San Carlo di Napoli. Elena D’Amario, ex concorrente di AMICI e ora alla
Parsons Dance Company,
presenta lo stage di Modern
Jazz Parsons mentre Yanis
Marshall, star di YouTube e
finalista a Britain’s Got Talent, porterà la sua versione di Street Jazz e di Heels,
tutta “sugli stiletti”. Suga Pop
degli Electric Boogaloos e
Mamson dei Wanted Posse, presentano i loro stage
di Hip Hop, Lockin’, House e
Poppin’.
New entry con lo stage di
tip-tap insieme al performer
spagnolo Ruben Sanchez, e
con la DanceHall dei notissimi Aya Level e Rudey Legacy. Monica Germani - docente al Ballet National de
Marseille –torna con gli stage di pilates, per ballerini o
insegnanti.
Per tutti coloro che vogliano perfezionare la loro preparazione, ecco i master
per insegnanti con i docenti
dell’Accademia
Vaganova di San Pietroburgo, per
l’Alta Formazione Classica
Accademica, e Rosanna
Brocanello propone Modern
Contemporary, nel nuovo
percorso di tre giorni.
Rosanna Brocanello durante il suo Master di Modern Contemporary - Mfly! Archivio foto Danzainfiera
28
our world is DIFferent
UNA CARRIERA DI PRIMA
CLASSE.
Prestigiosissime le audizioni
degli International Academies Open Days, insieme ai
talent scout della Hungarian
Dance Academy di Budapest, della BTB-Ballettschule
Theater Basel in Svizzera, del
Conservatorio Profesional de
Danza de Valencia in Spagna, della ADT-Akademie
des Tanzes, Staatliche Hochschule für Musik und Darstellende Kunst Mannheim e
Iwanson International School
of Contemporary Dance, entrambe dalla Germania.
Elena D’Amario - Archivio foto Parsons
29
SPETTACOLI PER TUTTI I GUSTI.
Spazio all’espressione con
la Dance Parade e Junior
Parade International, rassegne aperte a tutti coloro
che vogliano cimentarsi con
un vero palcoscenico. Per
gli spiriti competitivi, ecco
i concorsi per far emergere
il proprio talento: il grande
evento internazionale di Expression, Musical: il concorso per i performer “a tutto
tondo”, l’energia di Explosiva, il fascino di Magie D’Oriente per i balli orientali, e il
malizioso Burlesque Contest.
Fra le novità, il Pop Tap Festival, per i cultori del tip tap,
ed Everybody Dancehall,
basato sui ritmi caraibici. La
cultura moderna è in di scena con Contemporary On
Stage, dedicato alle giovani
compagnie, mentre la cultura street trova spazio con
Kidz Hip Hop Hurrah!, per i
più piccoli, e Five Skillz, la
scatenata sfida 5 contro 5.
I Mnai’s in “Around” - Mfly! Archivio foto Danzainfiera
30
our world is DIFferent
Non ci sono più scuse per non mettersi in ballo.
Danzainfiera 2016: 25/28 febbraio 2016, Firenze Fortezza da Basso
Orari: Giovedì: 15.00–20.00. Venerdì, sabato e
domenica: 9.00–20.00
Info: 0574 575618 - www.danzainfiera.it
info@ danzainfiera.it
Ingresso: 15€ 1 giorno / 40€ 4 giorni / 10€ ridotto
per bambini 8-12 anni
Gratuito: diversamente abili, bambini sotto gli 8
anni
Gruppi (min. 30 ingressi): 10€ a persona, acquistabili online entro il 12 febbraio 2016
Per essere sempre aggiornati:
facebook.com/ danzainfiera
31
TEATRI
di Gabriella Gori
PROGRAMMATORI SI NASCE,
DIRETTORI SI DIVENTA
Silvano Patacca
e la danza al
Teatro Verdi
32
E’
È sempre un piacere incontrare chi
sa fare il suo mestiere e si adopera per riuscire al meglio nel compito che gli è stato affidato. Questo è
Silvano Patacca. Direttore della Programmazione e Direttore artistico
della Rassegna di Danza della Fondazione Teatro di Pisa che, al di là
dei prestigiosi incarichi, riflette senza presunzione sulla collaudata stagione coreutica del Verdi segnalando punti di forza, carenze e criticità.
Silvano Patacca, Direttore della Programmazione e Direttore artistico della Rassegna di Danza della
Fondazione Teatro di Pisa
Teatro Verdi di Pisa, ph. Massimo D’Amato.jpg
33
Silvano, quando è diventato
Direttore della Programmazione e Direttore artistico della
Rassegna di Danza?
Nel 2007 con il pensionamento del Direttore Riccardo Bozzi,
di cui sono stato il Vice per circa ventidue anni. Il Consiglio
di Amministrazione mi ha attribuito la responsabilità della
programmazione di prosa e
danza, senza il coordinamento del personale. Per la danza
però già ai tempi di Bozzi le
relazioni al Ministero si firmavano a quattro mani e avevo
una sorta di carta bianca sulla
programmazione, anche se la
consultazione con lui era permanente.
senza di operatori del settore
teatro nelle scuole pubbliche
in orario curricolare e nel pomeriggio con l’organizzazione di laboratori di recitazione.
Abbiamo fatto anche laboratori di vocalità con un docente
di canto e laboratori di movimento.
Quando la danza ha cominciato ad avere un peso specifico nel cartellone del Teatro
Verdi?
Lei è anche Direttore della formazione. Cosa vuol dire?
Dai primi anni Novanta. Prima
la danza si faceva inserendo
alcuni spettacoli nella stagione di prosa e lirica. Abbiamo
ospitato i Momix, Virgilio Sieni, il gruppo Ariadone, i Mummenschanz, i Philobolus. Poi
nel momento in cui abbiamo
iniziato una programmazione
Questo è un incarico assegnatomi in seguito alle dimissioni
di un dirigente, Roberto Scarpa, che si occupava a tempo
pieno di questo settore. Per noi
la formazione è quel tipo di intervento che prevede la pre-
organica e presentato istanza al Ministero come rassegna, siamo stati subito finanziati e così la danza ha avuto
uno spazio autonomo, beneficiando fra l’altro dell’utilizzo
dell’Abbazia di San Zeno.
Balletto di Milano in Anna Karenina, ph. Carla Moro e Aurelio Dessì
34
Qui
venivano
presentate
compagnie più legate alla
contemporaneità o che non
avevano un seguito tale che
giustificasse il palcoscenico di
un teatro da ottocento posti
come il Verdi.
un’evoluzione del gusto negli
ultimi tempi e un’attenzione
sia da parte del Ministero, sia
di reti come Anticorpi XL. Per
questo la Chiesa di Sant’Andrea ospita quest’anno Serata eXplo, un trittico della giovane danza d’autore. Quello
che comunque mi prefiggo è
di pormi come spettatore e di
programmare quello che, al
di là dei miei gusti personali,
penso possa piacere al pubblico.
Nel campo della danza per
me è fondamentale la formazione del pubblico e il mio intendimento è quello di fornire
quegli strumenti e dare quegli
reografo, né un danzatore con
una cifra stilistica da seguire
e sviluppare, mi muovo come
programmatore.
Di conseguenza le iniziative
collaterali sono indirizzate a
formare un pubblico generalista, consolidando quello che
già esiste, avvicinando nuovi spettatori alla danza e non
rivolgendosi solo agli allievi
e alle allieve delle scuole di
danza.
Spesso le compagnie si lamentano della mancanza di gente
a teatro e la imputano ad una
promozione non adeguata. Se
per promozione si intendono
i vecchi canali del manifesto,
del comunicato stampa o i social network, questa secondo
me è pubblicità e informazione non promozione del pubblico. La promozione si attua con
incentivi volti ad una maggiore
partecipazione degli spettatori, e questo anche alla luce del
decreto ministeriale emanato
nel luglio del 2014. Dovendo
fare un progetto artistico triennale e non essendo né un co-
azioni specifiche ed è l’artista
che deve propormi delle idee
per valorizzare il suo lavoro,
per coinvolgere e invogliare lo
spettatore alla visione. Come
programmatore metto gli strumenti, le risorse, gli spazi che
Nella rassegna non mancano
le iniziative collaterali. Qual è
il loro scopo?
Quali sono gli indirizzi che determinano le scelte di Silvano
Patacca rispetto al passato?
Innanzitutto una maggiore
attenzione alla danza contemporanea perché c’è stata
35
“Ormai è così estesa la nozione
di danza contemporanea
che a volte insorgono degli equivoci
e anche qui non manca
una certa autoreferenzialità
negli stessi artisti,
che spesso creano spettacoli
che lasciano a desiderare.”
Aterballetto in Antitesi, ph. Nadir Bonazzi
36
37
ho a disposizione ma il contenuto della proposta deve essere l’artista a formularla.
I risultati ci sono?
Purtroppo alla luce di quello
che sto vedendo, ma siamo
soltanto ai primi due titoli della rassegna 2016, questo sforzo
di energie, di tempo, di risorse,
non dà i risultati che vorrei in
termini di partecipazione di
pubblico. E questo deve essere oggetto di una riflessione.
Non ho una visione aziendalista della cultura, anche se
credo che i bilanci debbano
essere in pareggio, e penso
che ci debba essere un incrocio tra domanda e offerta. Se
però questa offerta non trova riscontro in una domanda
effettiva allora bisogna chiedersi come mai la prosa ha
38
avuto un incremento del 7,5
% degli abbonamenti, la lirica
aumenta le presenze a teatro e la danza invece non ha
questo tipo di ampliamento e
di diffusione? Al di là di quello che pensano gli operatori,
che molto spesso sono anche
un po’ autoreferenziali, mi domando se ci sia davvero una
effettiva richiesta di danza.
Non è ingeneroso dire questo?
In fondo in Italia la parte del
leone l’hanno sempre fatta la
prosa e la lirica, assegnando
alla danza il ruolo di Cenerentola.
Certo e c’è anche da considerare che con la prosa è più
facile. Basta la scelta di un titolo o di un testo di drammaturgia contemporanea o classica, magari con un attore o
Laccioland Company
un’attrice conosciuti al largo
pubblico e il gioco è fatto.
Nella danza il titolo ce l’hai
quando si tratta di repertorio
Versiliadanza
Lo
Schiaccianoci
in SDD
di Amedeo
- Shakespeare
Amodio,
Dead
con
Dreams,
le scene
ph.
e Vahan
costumiBadalyan
di Emanuele Luzzati
ph. Rosellina Garbo
classico, allora la risposta non
manca ma non si può sempre
fare Schiaccianoci, Lago dei
cigni e Bella Addormentata.
In Italia non ci sono compagnie professionali di livello che
mettono in scena il repertorio.
Il Corpo di Ballo della Scala e
dell’Opera di Roma fanno storia a sé in quanto organici di
Fondazioni Lirico Sinfoniche.
Questi corpi di ballo non girano e uno spettacolo dei loro
significa non tanto e non solo
una questione di costi, che
potrebbe essere ovviata con
gli incassi, ma anche di allestimenti scenografici di una certa consistenza che non possono essere montati per una
sola replica e hanno bisogno
di due o più giorni di premontaggio.
Ormai è così estesa la nozione
di danza contemporanea che
a volte insorgono degli equivoci e anche qui non manca
una certa autoreferenzialità
negli stessi artisti, che spesso
creano spettacoli che lasciano a desiderare.
E la danza contemporanea,
dove a ben guardare c’è un
po’ di tutto?
gine di altissima qualità. Nella
serata programmata al Verdi
ci sono tre coreografie Lego di
Spota, che credo sia una del-
Quali sono i punti di forza della rassegna di danza 2016?
Il punto di forza è ovviamente
la presenza dell’Aterballetto. È
la maggiore compagnia italiana a torto o a ragione e forse
per demerito degli altri, ed è
innegabilmente una compa-
39
le creazioni più belle che ho
visto ballare negli ultimi anni
dall’Aterballetto, 14’ 20’’ di
Kylián, un bellissimo passo a
due, e Antitesi di Foniadakis
che, a parer mio, è qualcuno
che in fatto di coreografia ha
qualcosa da dire.
Dal punto di vista della promozione non amo le serate
composite e preferisco un titolo esplicativo perché più facilmente veicolabile e allettante
per il pubblico. Però Lego si
capisce bene perché vengono in mente i mattoncini di
plastica delle costruzioni che
facevamo da bambini.
Nel cartellone non mancano
le cosiddette compagnie giovani e neppure quelle veterane.
Sono in cartellone l’Opus Ballet e la MM Contemporary
Dance Company di Michele
Merola che presenta Bolero di Merola e Carmen Sweet
di Emanuele Soavi. Di Merola avevo già programmato i
Cinque canti e questo Bolero
è veramente bello, rigoroso,
con danzatori bravi, una scenografia e luci originali. La
Carmen è totalmente diversa, più ironica e fumettistica.
Nella rassegna compaiono
anche la RBR, Artemis Danza,
Versiliadanza, il Balletto di Milano, Fabula Saltica. Là dove
ho la possibilità non programmo scegliendo un video o basandomi sul materiale inviato
dalle compagnie e preferisco
vederle in scena e valutare la
reazione del pubblico a una
determinata proposta artistica. Ad esempio a Nizza ho
visto Les vertiges d’Hitchcock
di Emilio Calcagno, un coreografo siciliano influenzato dalla danza francese, mi è piaciuto e mi ha convinto il progetto
di formazione del pubblico.
RBR Dance Company in The Man – The Passion of the Christ, ph. Clarissa Lapolla
40
Così l’ho inserito nella stagione
di quest’anno insieme al progetto che si svolge un paio di
settimane prima del suo spettacolo.
Che cosa pensa che ancora
manchi alla stagione di danza
del Verdi di Pisa?
Mancano uno o più titoli del
repertorio ben fatto, se solo le
risorse lo consentissero. Attualmente il repertorio di qualità
ha dei costi inaccessibili per
il budget che ho e semmai lo
trovi all’estero. Ho visto una
Sylphide del Balletto dell’O-
pera di Nizza che aveva tutti i crismi, un ottimo corpo di
ballo, dei solisti eccellenti, una
scenografia nel solco della
tradizione, bei costumi. Il cachet era abbordabile ma poi
ti chiedono i trasporti, la diaria, e tutta una serie di costi
aggiuntivi, compresa una trattativa separata con il direttore
artistico Eric vu An per il suo
compenso. Una cosa che mi
ha lasciato abbastanza sconcertato. Sta di fatto che non
l’ho potuta programmare e mi
dispiace.
Mi piacerebbe proporre balletti come Spartacus, Bayadère e li vorrei con interpreti
adeguati, anche non eccezionali e strepitosi. Tanti miei
colleghi pur di rispettare la
tradizione natalizia di Schiaccianoci, Lago dei cigni, Bella
Addormentata, prendono le
compagnie dell’Est o dell’Ex
Unione Sovietica che ti arrivano con i fondalini cenciosi, le
ballerine che a stento si reggono sulle punte. Queste cose
le ritengo improponibili e mi
rifiuto di adeguarmi perché,
come si dice in gergo, di ‘sòle’
ne ho avute. Non nego poi
che vorrei avere a Pisa il New
York City Ballet o il Nederlands Dans Theater ma non ho le
possibilità.
Comunque il Verdi ha una
compagnia in residenza e non
è poco.
Vero. La ImPerfect Dancers
Company di Walter Matteini
quest’anno propone in prima
nazionale In Faust con coreografie di Matteini e Ina Broeckx. Uno spettacolo in linea
con il tema della stagione lirica incentrata su angeli e demoni e il mito di Faust. Walter
lavorerà su questo argomento
e la compagnia sarà anche
protagonista di “Pisa Esplosione Danza-1a Edizione”, una
manifestazione che coinvolgerà gli allievi delle scuole
di danza del territorio con la
partecipazione dei danzatori
della Imperfect Dancers Company.
41
FONDAZIONE TEATRO DI PISA
RASSEGNA DI DANZA 2016
mercoledì 6 gennaio ore 21
Compagnia OpusBallet
direzione artistica Rosanna Brocanello
BELLES DE SOMMEIL (La bella addormentata)
regia e coreografia Philippe Talard
giovedì 14 gennaio ore 21
Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei
TOSCA X
coreografia, regia, luci, scene e costumi
Monica Casadei
giovedì 4 febbraio ore 21
ECO / Emilio Calcagno
LES VERTIGES D’HITCHCOCK
creazione 2014 per cinque danzatori
coreografia Emilio Calcagno
giovedì 11 febbraio ore 21
Aterballetto
Fondazione Nazionale della Danza
Direttore Artistico Cristina Bozzolini
LEGO
coreografia, allestimento e costumi Giuseppe
Spota
14’20’’ estratto/duo dall’opera 27’52’’
coreografia Jirí Kylián
ANTITESI
coreografia Andonis Foniadakis
giovedì 3 marzo ore 21, Chiesa di Sant’Andrea
Anticorpi XL-Network Giovane Danza d’Autore
Serata eXpLo
STRASCICHI
Premio Equilibrio 2014 / miglior interprete Premio 19MasDanza / miglior interprete Premio Outlet 2014
progetto e interpretazione Irene Russolillo
TAME GAME
coreografia Csaba Molnár, Moreno Solinas,
Igor Urzelai
SVARUPA-VYAKTA
coreografia e interpretazione Stefano Fardelli
giovedì 10 marzo ore 21, Chiesa di Sant’Andrea
Versiliadanza
direzione artistica Angela Torriani Evangelisti
SDD-SHAKESPEARE DEAD DREAMS
regia e ideazione Vahan Badalyan
coreografia Angela Torriani Evangelisti
giovedì 24 marzo ore 21
RBR Dance Company
direzione artistica Cristiano Fagioli e Cristina
Ledri
THE MAN – The Passion of the Christ
regia Cristiano Fagioli
coreografia Cristina Ledri e Cristiano Fagioli
con la collaborazione della compagnia
sabato 2 aprile ore 21
Balletto di Milano
Direttore Artistico Carlo Pesta
ANNA KARENINA
balletto in due atti liberamente ispirato al romanzo di Lev Tolstoi
libretto, coreografia e regia Teet Kask
Imperfect Dancers, foto di repertorio, ph.Carla Falconetti
42
sabato 16 aprile ore 21
Fabula Saltica
direzione artistica Claudio Ronda
A CUORE APERTO
Ballata per voce sola
liberamente ispirata ai Sonetti di
W. Shakespeare
coreografia Claudio Ronda
GDO - E.sperimenti Dance Company
CONVERGENZE
coreografia Federica Galimberti
PER…INCISO
L’Italia vista attraverso la voce dei suoi cantautori dagli anni ’60 ad oggi
coordinamento coreografico Federica Galimberti
mercoledì 20 aprile ore 21
MM Contemporary Dance Company
direzione artistica Michele Merola
BOLERO
coreografia Michele Merola
CARMEN Sweet
coreografia Emanuele Soavi
ore 18, Libreria Feltrinelli Pisa
Il coreografo Michele Merola presenta lo
spettacolo di danza Bolero-Carmen Sweet.
sabato 7 maggio ore 21, prima nazionale
imPerfect Dancers Company
IN-FAUST
ideazione Walter Matteini
coreografie Walter Matteini, Ina Broeckx
venerdì 29 aprile ore 21
in occasione della Giornata Mondiale della
danza
domenica 5 giugno ore 17
Imperfect Dancers Company
e le Scuole di Danza di Pisa e del Territorio
PISA ESPLOSIONE DANZA-1^ Edizione
Angeli e Demoni
ideazione e coordinamento Walter Matteini
www.teatrodipisa.pi.it
43
COMPAGNIE
di Lara Crippa
E. SP
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E NT I
U
Una realtà under 35 con un
anno di vita,
subito segnalata alla prestigiosa NID
PLATFORM di
Brescia con il
lavoro HOPERA, un viaggio onirico e
ironico sulle
arie di Verdi,
Rossini, Mo-
zart, danzato dalle differenti
gestualità dei performer che ne
costituiscono anche il team coreografico. È E.sperimenti Dance Company, giovane e fresca
realtà italiana che spazia dal
breaking al contemporaneo,
dal modern al floorwork, dal teatrodanza all’acrobatica; una
dozzina di performer di estrazione e vissuti differenti che
44
E.sperimenti Dance Company in PER...INCISO
Da sinistra: Francesco Di Luzio, Laura Ragni, Federica Galimberti, Eleonora Lippi, Filippo Braco
Al centro: Andrea Ferrarini. Ph. Davide Lena
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Intervista a Patrizia Salvatori
manager e direttore artistico di G.D.O. Produzione
45
“...esportare la nostra modalità
di approccio,
creare opportunità
affinché anche la cultura sia in grado
di offrire nuovi obiettivi.”
Backstage dello spettacolo ‘PER...INCISO’
Francesco Di Luzio e Andrea Ferrarini
46
Ph. Davide Lena
questi giovani italiani che danzavano sulle note di Verdi. Le
Marche hanno un altissimo livello qualitativo, sono esigenti
e diffidenti, ma la compagnia
si sta inserendo con grande
approvazione. Quest’estate è
nato il prototipo di un grande
Festival di Danza Urbana, dove
ricreando lo stile e la musica di
alcuni paesi – Stati Uniti, Brasile, Tailandia – era come se la
compagnia portasse il mondo
a Corinaldo, e viceversa; c’erano mille persone in piazza!
Come nasce il concetto di
Dance Factory?
mantengono la propria individualità diventando un tutt’uno
quando lavorano insieme.
Patrizia Salvatori, manager e
direttore artistico di G.D.O. Produzione, associazione presente dal 1978, svela il successo,
le difficoltà e le speranze della
sua ultima creatura.
G.D.O. è il tuo marchio di fabbrica, da danzatrice a coreografa a manager. Com’è stato
il passaggio dal progetto Botega, con 15 anni di collaborazione, alla nuova compagnia E.sperimenti, formatasi nel
2014?
E.sperimenti è un progetto under 35, dai danzatori ai tecnici, con me, unica eccezione! I
danzatori sono cresciuti per la
maggior parte con Enzo Celli,
gli altri si sono aggregati subito
per conoscenza quasi in maniera istintiva. Erano tutti abituati a creare molto all’interno
delle coreografie, a proporre
una loro visione e un loro movimento, quindi era naturale che
la loro voce premesse. Oggi
vorrei essere il loro piccolo Diaghilev.
Da Roma a Corinaldo, borgo
marchigiano in provincia d’Ancona. Cosa ha dettato questa
scelta e com’è avvenuta la penetrazione?
Roma è una dimensione altamente competitiva per una
giovane e nuova realtà, e rappresenta comunque per me la
chiusura di un percorso, quello
con Enzo Celli nel 2013. Corinaldo, borgo a misura d’uomo
entusiasta dell’opera e con un
giovanissimo sindaco, ha subito accolto con partecipazione
I quattro artisti storici, i fondatori, hanno diversa formazione
e vivono in realtà geografiche
differenti, ciascuno dando vita
ad un proprio piccolo gruppo:
Federica Galimberti, coreografa principale e coordinatrice
del team, sta a Reggio Emilia,
Laura Ragni e Mattia De Virgiliis
in Umbria, Francesco Di Luzio a
Roma, dove opera anche Daniele Toti con la sua formazione
negli spazi di Opificio di Diana
Florindi.
Si lavora “a rotazione” nei tre
centri, in ognuno dei quali abbiamo una sala prova, durante gli ultimi tre giorni della settimana; poi a Corinaldo ci si
trova per le prove tecniche e
le generali. Sono proprio questi
momenti residenziali a creare
la forza e la complicità di questo gruppo, a rendere efficace
il loro lavoro.
Come si diventa E.sperimenti?
Bisogna ovviamente condividere innanzitutto la filosofia
del gruppo, la predisposizione
all’improvvisazione, la disponibilità alla ricerca per la ricerca,
essere disposti appunto a “sperimentare” e a vivere nella mobilità. La scelta poi viene fatta
inizialmente in base al curriculum, ma si chiede agli interessati di partecipare ai vari laboratori che gli artisti tengono
nelle rispettive città, in modo
da creare un vivaio che possa
lentamente alimentarsi.
Una grande famiglia che spazio lascia alle collaborazioni
esterne?
47
E.sperimenti Dance Company in HOPERA
Francesco Di Luzio, Daniele Toti, Andrea Ferrarini
48
Ph. Davide Lena
Patrizia Salvatori
manager e direttore artistico di G.D.O. Produzione
In realtà abbiamo rapporti con
molti artisti e coreografi, come
Loris Petrillo che ha firmato per
noi Batucada, o Amedeo Amodio che ha mostrato ‘curiosità’
vero il lavoro della Compagnia.
Ci avviciniamo di più alle realtà
hip hop francese, la disinvoltura
con cui si può passare e spaziare da uno stile all’altro; questo è
il futuro, la danza che avvicina i
giovani e il pubblico che si avvicina alla danza.
È stato proprio il vostro successo di pubblico a farvi invitare
alla piattaforma NID 2015 come
rappresentanti di una innovativa realtà italiana. Quale l’accoglienza della critica?
Quando ci hanno convocati
pensavo fosse uno sbaglio, ma
era vero! Che impresa! Sono
stati sei mesi di duro lavoro in
sala prove, per costruire HOPERA ed affrontare un’esperienza
così importante per la Compagnia visto che avrebbe potuto
incontrare responsabili di teatro
e uffici culturali da tutto il mon-
49
do, confrontarsi con personalità
di spicco nel mondo della Danza, e misurarsi con altre realtà
artistiche. È stata un’esperienza
emotivamente massacrante, un
esame completo.
L’estero sembra più generoso:
siete stati invitati ad un Gala ad
Helsinki ed al Sziget Festival di
Budapest per la prossima estate, e siete appena stati in Louisiana e in Thailandia.
In Louisiana hanno organizzato
l’anno zero di un Festival sulla
creatività femminile nel mondo:
Women in Dance. Convergenze di Federica Galimberti, una
creazione per quattro uomini tra
equilibri e disequilibri di ritmo,
suono e luce, era uno dei 5 lavori selezionati su oltre duecento.
In Thailandia invece, abbiamo
portato più volte il nostro lavoro al Festival italiano di danza promosso a Bangkok dalla
nostra ambasciata e Friends of
the Arts; per entrare in sintonia
con il luogo abbiamo anche lavorato con i ragazzi locali che
studiano danza, creando nuovi
percorsi laboratoriali in una rara
e interessante dinamica di dare
e avere.
E in Italia questo non è possibile?
In realtà sì. Siamo impegnati in
un progetto a L’Aquilia con i ragazzi a cui è cambiato il panorama delle aspettative dopo il
terremoto.
Una scuola è riuscita a creare
un teatro da 100 posti e lì lavoriamo con 15 giovani cercando
di esportare la nostra modalità
di approccio, creare opportunità affinché anche la cultura sia
in grado di offrire nuovi obiettivi.
Più che una tecnica proponiamo un linguaggio teatrale
e contaminato, una modalità,
quella di sentire, sempre.
www.esperimentidancecompany.com
E.sperimenti Dance Company in HOPERA
Eleonora Lippi, Andrea Ferrarini, Laura Ragni, Francesco Di Luzio, Daniele Toti
50
Ph. Davide Lena
“Più che una tecnica proponiamo
un linguaggio teatrale e contaminato,
una modalità, quella di sentire,
sempre”
51
PROSSIMI E.SPERIMENTI
7 febbraio - E.sperimenti Dance Craft - L’Aquila - Teatro dei 99
14 febbraio - E.sperimenti Dance Craft - Potenza - Teatro Stabile
4 marzo - E.sperimenti Dance Craft - Salerno - Teatro delle Arti
5 marzo - Hopera - Castelnuovo di Berardenga (Siena) - Teatro Vittorio Alfieri
11 marzo - E.sperimenti Dance Craft - Corinaldo (Ancona) - Teatro Goldoni
1 aprile - Hopera - Portoferraio (Isola d’Elba) - Teatro dei Vigilanti
2 aprile - Hopera baby - San Giminiano (Siena)
7 aprile - Hopera - Pavullo nel Frignano (Modena) - Teatro Walter Mac Mazzieri
22-24 aprile - Estratti da Hopera - Elsinky Finlandia
29 aprile - Per inciso - Pisa - Teatro Verdi
30 aprile - Estratti - Roma - Teatro Viganò
32
E.sperimenti Dance Company in CONVERGENZE
Stefano Otoyo. Ph. Davide Lena
33
COREOGRAFI
di Lara Crippa
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54
M
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Incedere
deciso,
coda di cavallo tiratissima, un enorme
sorriso che ti accoglie.
Si presenta così Gabriella Furlan Malvezzi mentre si accomoda allo storico Caffè
Pedrocchi di Padova, con la sua genuina energia ed entusiasmo.
Danzatrice, insegnante, coreografa, direttrice, consulente, una fucina di idee, occasioni, progetti e realtà che
coinvolgono sempre più persone nel temuto modo coreutico. Il coraggio della danza
a 360° che le ha permesso di
rimanere sempre sulla cresta
dell’onda.
Tra diplomi RAD, una scuola di danza e una compagnia di danza, ha appena
diretto con successo l’ultima
edizione del Festival Internazionale di Danza Lasciateci
Sognare, senza dimenticare
il “Premio Donne Eccellenti”
nel 2004 per le donne venete
di successo, una segnalazione come migliore Dirigente
Tecnico Sportiva nel 2011 e
un altro premio nel 2012 “Una
Donna una Storia” dall’Associazione Mogli Medici Italiani.
Le sue collaborazioni coreografiche spaziano dall’Operetta ai Gala, da Chez Maxim’s: cent’anni di splendori
per l’Espace Cardin di Parigi
alla recente opera lirica rivisitata in chiave moderna Il
Barbiere di Siviglia prodotta
dal Comune di Padova e da
Opera Estate Festival; e poi
ancora coreografa al Premio
Galileo di Firenze, tournée in
Cina, in Giordania, a Dubai,
senza dimenticare la partecipazione dei suoi giovani
allievi al Vangelo Secondo
Matteo di Virgilio Sieni durante Biennale College Danza
2014.
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“ritengo che uno dei
grossi problemi della danza
sia la mancanza di senso.
La gente danza senza senso,
senza consenso,
senza sensualità.”
Ma cosa si nasconde dietro
quell’accogliente
sorriso?
Una tenacia incredibile, idee
chiare, un immenso amore
per la danza, e sogni a non
finire.
Si è appena conclusa la XII
edizione di Lasciateci Sognare, Festival Internazionale di
Danza 2015, con un bilancio
decisamente positivo tra richiamo di critica e di pubblico. È un sogno anche questo
successo?
Ho assunto la direzione artistica di La Sfera Danza, l’associazione che organizza il
Festival, solo dal 2015, quindi devo ringraziare il lavoro
delle precedenti direzioni
per avermi consegnato una
realtà già consolidata e che
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funziona anche dal punto di
vista economico, riuscendo
sia ad ottenere contributi e
patrocini del Comune, della Regione, dell’Università e
del Ministero, ma anche a far
quadrare i conti e riuscire a
liquidare gli artisti e le maestranze in tempi giusti.
Quali linee guida ti hanno
condotta lungo questa nuova
programmazione?
La scelta dei temi e degli
spazi. Temi variegati, per appassionare il pubblico e comprenderne la varietà degli interessi, dal tango all’amore,
dalla guerra alla religione.
Spazi alternativi, che hanno
affiancato il nostro Teatro Stabile, dall’intimo Teatro ai Colli
ai prestigiosi Musei Civici agli
Eremitani, fino a una Residenza Universitaria ESU.
E le compagnie invitate? Un
vero spaccato italiano.
Assolutamente, far conoscere la realtà italiana, dalle
grandi compagnie, come il
Balletto di Roma o gli imPerfect Dancers, fino alle realtà
locali. Fortunata è stata anche la formula dei danzautori, che per la brevità dei loro
lavori vengono spesso esclusi dalle programmazioni, ma
presentandone 2 o 3 a serata
si permette loro di avere una
grande opportunità di visibilità, fino a richiamare perfino un critico direttamente
da Roma che li ha recensiti
molto positivamente. Sto già
pensando per la prossima
edizione 2016 di coinvolgere
alcuni artisti visionati durante
l’ultima NID Platform a Brescia.
Come si avvicina un pubblico
restio e diffidente alla danza
come quello padovano?
Destandone la curiosità e appagandone l’interesse. Inoltre la continuità delle proposte aiuta la fidelizzazione. Ma
il pubblico va anche agevolato, dal costo del biglietto
(in media 12 euro allo Stabile
e 3 euro negli altri spazi) alla
scelta del giorno e dell’orario: molta affluenza è stata re-
Concerto di Roger Waters The Wall, uniche date in Italia Padova e Roma.
Gabriella Furlan Malvezzi è coreografa del gruppo di ragazzi andato in scena a Padova.
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gistrata il sabato verso le 19 e
la domenica pomeriggio, così
i giovani potevano continuare
poi la serata e le famiglie stare
insieme.
E i più giovani come si seducono?
Bisogna aggirare l’ostacolo!
Purtroppo gli allievi delle scuole di danza sono le presenze
minori, quindi ho pensato di
coinvolgere direttamente le
scuole superiori creando delle
collaborazioni, dal reportage
fotografico al concorso per
l’immagine del Festival.
Nessuna nota dolente?
Dal mio punto di vista la compressione del Festival in due
mesi e non più in quattro, per
la legge Franceschini, toglie
un po’ quella continuità che
si vorrebbe garantire al pubblico. Sarebbe poi anche auspicabile avere la certezza dei
contributi con un certo anticipo, per garantire sia gli spazi
che gli artisti.
Cosa ti ha portato l’esperienza dal 2002 al 2007 e dal 2009
Alla presenza della Regina Noor Al Hussein di Giordania
Concilio dei Pianeti, Regia e Coreografia di Stefano PODA,
coordinamento del gruppo di danzatori di Gabriella Furlan Malvezzi, Palazzo della Ragione, PADOVA
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al 2013 come Membro della Commissione Ministeriale
Consultiva per la Danza presso il Ministero per i Beni e le
Attività Culturali?
È stata un’esperienza estremamente interessante e in parte
gratificante, essere la prima
veneta ad essere chiamata!
Di estremo interesse, perché
sei a contatto con le realtà di
tutto il territorio, isole comprese, e questo ti dà un’enorme
conoscenza del tessuto italiano e delle sue possibilità. Gratifica anche l’essere voluta o
approvata da quattro diversi
ministri e direttori generali che
mi hanno dato la possibilità di
farmi conoscere come persona e come professionista. Ovviamente è una commissione
consultiva, non può determinare molto, ma fa estremamente piacere trovarsi nella
stanza dei bottoni anche se
non sei tu poi a schiacciarli!
Cosa ne pensi dei nuovi decreti?
Hanno tentato di rivedere e regolamentare ma é ancora lunga e difficile la strada, soprat-
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tutto se si relega l’Arte ad una
formula statistica. Forse anche
quando i criteri meritocratici verranno presi seriamente
in considerazione, potranno
aumentare le opportunità. La
stessa cosiddetta apertura è
falsa, quando si blinda la legge alla triennalità, da un lato
dà una garanzia a chi ne fa
parte dall’altro esclude nuovi
inserimenti per troppo tempo.
Quindi attendiamo una ricandidatura nel 2018?
Non ci ho pensato! Bisogna
ogni volta lasciare tutto, andare spesso a Roma, ma mi
piacerebbe, non so, lasciamo
una porta aperta…
E qui a Padova come ti proponi?
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Gabriella Furlan Malvezzi con Fabio Concato al Teatro Sistina ROMA per la
coreografa del Musical Patrizia, perché vivere è una grande occasione!
Con il Maestro CLAUDIO SCIMONE
coreografie L’HISTOIRE DU SOLDAT
con Solisti Veneti
Gabriella Furlan Malvezzi con Eleonora Abbagnato
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Gabriella Furlan Malvezzi con Carla Fracci
Gabriella Furlan Malvezzi e Pierre Cardin
durante una pausa di lavoro per la preparazione di coreografie
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Mi definisco una Operatrice
Culturale e come tale mi piacerebbe che ogni città con
una realtà professionale avesse le stesse possibilità e occasioni culturali. Poter fare circuitare le realtà della danza
è già una grande occasione,
ma oltre a far vedere gli artisti
in scena credo sia interessante
anche farli conoscere tramite interviste, incontri, dialoghi
con il pubblico. È l’unico modo
per uscire dal provincialismo,
ma deve essere alla portata di
tutti.
Suggerimenti?
Chi ha allievi dovrebbe investire più nella formazione degli allievi che nei vari concorsi.
Sta a noi acculturare i giovani, appassionarli al repertorio
classico, moderno, alla musica, sostenerli nella curiosità
e nella ricerca della loro passione. La Danza offre tantissimi sbocchi, non solo ballerini
Caterina Genta, Di qui, ph.Giancarlo Russo
Gran Galà dell’Operetta al Teatro Della Pergola di Firenze
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ma anche figure professionali
che grazie alla loro conoscenza ed esperienza coreutica
possono gravitare intorno ad
essa. Chiunque ami la danza
dovrebbe portare il suo contributo, e non dimentichiamo
quanto sia importante creare
un pubblico consapevole. Ma
noi per primi dobbiamo sempre aggiornarci, conoscere,
andare a vedere spettacoli.
Sono appena stata a Londra
al Sadler’s e al The Place, poi
a Roma per il nuovo Schiaccianoci di Peparini: a teatro
incontri persone, ti confronti, ti
ricarichi, esci ogni volta rinnovata di stimoli ed energia.
Quale modello proporresti per
i giovani?
Assolutamente Roberto Bolle, bisognerebbe clonarlo per
smuovere le folle! È un Divo a
tutto tondo che ha fatto combaciare la carriera professionale con il vero e proprio tifo
Caterina
70 Minuti,
ph. eAda
Pop
Meets Genta,
Classic, con
Orchestra
cori,Lombardi
coreografie di Gabriella Furlan Malvezzi, Teatro G.Verdi di Padova
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da stadio. All’Arena di Verona
gli spettatori urlavano e facevano la ola. Uno splendido
esempio di artista che viene
direttamente dal palcoscenico, senza essersi fatto contaminare dalla televisione o
da discutibili stili di vita. È un
esempio sano di salute, equilibrio, lavoro e grande intelligenza.
Esauriti invece i tuoi sogni nel
cassetto?
www.padovadanza.it
ph. Helen Maybanks
SHARJAH, coreografie di Gabriella Furlan Malvezzi, Dubai
No, è ancora pieno! La danza
è la mia vita, mi ci trasformo
dentro, mi piace continuare
a crescere e imparare. Vorrei
forse permettermi di vivere tutto ciò con più serenità e tranquillità, e che i giovani avessero più agevolazioni nello
studio per vivere poi della loro
passione in modo decoroso e
dignitoso.
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