OPERA zione GIOVANI al Teatro dell’Opera di Roma E.SPERIMENTI 66 PAGINE interviste tendenze approfondimenti Silvano Patacca e il Teatro Verdi di Pisa dance company intervista a Gabriella Furlan Malvezzi N°1 2016 I giovani del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, ph. Simone Ghera SOMMARIO COPERTINA Speciale Teatro dell’Opera di Roma PAG 4 OPERAzione GIOVANI Intervista ai giovani danzatori del corpo di ballo di Monica Ratti FIERE PAG 26 Our world is DIFferent Presentazione della IX edizione di Danzainfiera, 25-28 febbraio 2016, Firenze, Fortezza da Basso. bimestrale di approfondimento Direttore Responsabile Vito Cutro Direttori di Redazione Luana Luciani Monica Ratti Responsabile Redazione Angela Testa Hanno collaborato a questo numero: Lara Crippa Gabriella Gori Monica Ratti Angela Testa Art Direction Francesca Fini TEATRI PAG 32 PROGRAMMATORI SI NASCE, DIRETTORI SI DIVENTA Intervista a Silvano Pattacca, direttore artistico rassegna danza del Teatro Verdi di Pisa di Gabriella Gori Direzione-Redazione Via Galazia 3 00183 Roma Tel 06 77209065 Fax 06 99701064 Edizioni Accorpamente via Galazia, 3 00198 Roma Il Servizio Abbonamenti è a vostra disposizione al numero 06 70493730 o scrivendo a: [email protected] Iscrizione Tribunale Dance And Culture N. 96/ 2014 del 24 aprile 2014 Silvano Patacca 2 Emanuele Laccio Cristofoli ph. Sara Venuti ph. Dominik Mentzos SOMMARIO E.sperimenti Dance Company Ph. Davide Lena Francesco Ventriglia COMPAGNIE COREOGRAFI PAG 44 E.SPERIMENTI di stile, location e sentimenti Intervista alla manager e direttore artistico di G.D.O. Produzione, Patrizia Salvatori PAG 54 LA FORMULA MAGICA DI GABRIELLA FURLAN MALVEZZI Intervista alla coreografa e direttrice dell’associazione La Sfera Danza di Lara Crippa di Lara Crippa L’ATTESO, coreografie di Valerio Longo, direzione artistica del progetto di Gabriella Furlan Malvezzi Gabriella Furlan Malvezzi CERCA I CONTENUTI SPECIALI: 3 COPERTINA di Monica Ratti e Angela Testa OPERA AZIONE ZIONE U Una finestra si spalanca all’improvviso e come una ventata fresca che solleva un velo di pulviscolo e scompiglia il preciso ordine di fogli impilati, così la giovane signora Eleonora Abbagnato, col suo passo lieve e delicato ma con un piglio deciso e fiero, si muove in un’Opera che oggi sembra essere l’unico corpo di ballo in fase di rinascita. Dopo la nostra visita allo Staatsballet Berlin, accolti da Nacho Duato, o alla Dresden Frankfurt Dance Company diretta da Jacopo Godani e fis- 4 sato, per il 2016, altri appuntamenti per raccontarvi alcune delle migliori realtà di danza presenti in Europa, la proverbiale spocchia italiana non ci aveva fatto prendere in considerazione l’idea di entrare a curiosare in uno degli enti lirici italiani che nell’immaginario collettivo è luogo di cultura per eccellenza, il Teatro dell’Opera di Roma. Malgrado l’apparenza inaccessibile, al contrario di altrettante famose realtà estere, la magia delle feste ha fatto il miracolo e il mese di dicembre ci ha visto vivere una intera giornata con il Corpo di Ballo del Teatro durante le prove de Lo Schiaccianoci coreografato da Giuliano Peparini, a pochi giorni dal debutto. Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro dell’Opera di Roma Rebecca Bianchi riceve gli applausi per la sua nomina a prima ballerina. Ph. Yasuko Kageyama OPERAzione GIOVANI speciale teatro dell’opera di roma Teatro dell’Opera di Roma GIOVANI E’ stata un’esperienza non solo interessante ma anche, e soprattutto, divertente: la simpatia di tutti coloro che abbiamo incontrato in questo piccolo ma grande mondo ci ha travolte e ci è sembrato di essere stati compagni in un lungo ed emozionante viaggio che ci auguriamo non abbia mai fine, con la speranza che questa grande muraglia di sacralità, che in Italia tiene spesso superbamente separati i luoghi dell’arte dai suoi fruitori, possa crollare e mostrare di sé un animo meravigliosamente terreno seppur immensamente bello nella sua semplice grandiosità. Già al nostro ingresso avvertiamo che l’aria è frizzante, a tratti concitata, si percepi- sce tutta l’ansia e l’emozione per questa nuova produzione che si manifesta particolare anche per il nuovo corso che ha intrapreso la struttura con l’avvento della direzione Abbagnato. Aprire, comunicare, pretendere: queste sono le parole d’ordine, i nuovi verbi che delineano le linee guide odierne del Teatro dell’Opera. Aprire ai giovani, aprirsi coinvolgendo nuovo pubblico, ma in che modo? Comunicando attraverso quei canali ai quali nessuno può pìù sottrarsi, il web, i social networks, con immagini che catturino l’attenzione e videopromo realizzati dal giovane e bravo videomaker, Maxim 5 OPERAzione GIOVANI speciale teatro dell’opera di roma Derevianko, affinché tutti possano curiosare dentro al Teatro dell’Opera di Roma, in una realtà più vicina ai cittadini, più vicina a tutti quelli che vorrebbero entrarvi ma ne hanno una sacra soggezione come di un luogo privilegiato per spettatori d’élite. E questa trasformazione viene realizzata in primis dalla sezione Danza che ha, nella persona di Eleonora Abbagnato, un direttore del ballo con obiettivi da raggiungere molto chiari. L’ètoile Abbagnato non fa annunci, agisce, sa che i mezzi non sono grandiosi, ma ottimizza. In conferenza stampa si presenta puntualmente garbata e con la consapevolezza che ogni volta ha messo a punto una delle tante mission che si è prefissata con, al suo fianco, il sovrintendente Carlo Fuortes, per sottolineare, qualora non fosse chiaro, che sono una squadra che ha giocato in difesa ma con l’intento di tornare all’attacco, rilanciare con i dovuti tempi. Eleonora Abbagnato pretende impegno, sacrificio, risultati e la sua era vede una rivoluzione su più fronti. Oggi al ballo c’è un ufficio stampa dedicato, Anna Lea Antolini, che ha a sua volta rivoluzionato il modo di comunicare la danza, avvicinando e incuriosendo, rendendo accessibile la possibilità di conoscere il corpo di ballo e il lavoro che si sta realizzando all’interno. Sala danza e camerini rinnovati, perché i danzatori possano sentirsi più a loro agio e un servizio fisioterapico, perché il corpo di un danzatore è prezioso. Ma la vera rivoluzione è evidenziata da un’unica parola: Meritocrazia. 6 Per Eleonora Abbagnato, non si tratta solo di rinnovare e far avanzare la gioventù come trend del momento; la necessità di dare spazio ai giovani è fuori discussione, ma si tratta anche di seguire i ballerini più anziani, che con la loro professionalità, storia e background sono preziosissimi. Una compagnia più giovane ha indubbiamente al suo arco nuove frecce, energia, aspettative, ma nessuno può dormire sugli allori perché per assurgere agli onori tutto deve essere faticosamente conquistato con il talento, il lavoro, la serietà, l’impegno. La Meritocrazia è il parametro con il quale vengono assegnati ruoli, promossi ballerini, inseriti negli uffici nuovi collaboratori, individuati nuovi coreografi, come la discussa e chiacchierata scelta di Giuliano Peparini. Il suo Schiaccianoci ha, infatti, diviso la critica in due tra chi ne ha decretato il successo e chi il tonfo, non ci sono state mezze misure e questo è già un ottimo segnale. In classe, notiamo la presenza di tanti giovani: sono quelli che incontreremo durante le nostre interviste per raccontarvi della nostra splendida gioventù italiana, fatta di ragazzi che si impegnano fin da piccoli, lavorano sodo affrontando fatica e rinunce col sorriso sulle labbra, lasciano la famiglia da piccoli sapendo che questa è la strada difficile che devono percorrere se vogliono arrivare a provare grandi soddisfazioni, insomma, un mondo di giovani italiani completamente diverso da quello che spesso è raccontato da quotidiani e rotocalchi che, chi vive e pratica la danza, però conosce molto bene. E’ una lezione per riscaldarsi, pulita, senza particolari difficoltà tecniche alla sbarra, un centro danzato in stile francese, un adagio fatto di balancé, tenute, promenade, in centro alcune ballerine mettono le punte, una legazione di pirouettes e fouetté piuttosto complessa. Le prove sono magiche per chi ha la fortuna di potervi assistere è un privilegiato: le spiegazioni, il dettaglio, i passaggi per arrivare da una presa all’altra, la pulizia di un braccio, l’importanza di un respiro. Susanna Salvi e Alessio Rezza, Rebecca Bianchi e Michele Satriano sono al centro della sala. Rezza molto convincente, ben calato nella parte, Giuliano Peparini ferma le prove. Ora è tutto il corpo di ballo in scena, il coreografo si muove intorno a loro, è molto attento a creare situazioni, “Ragazzi, ascoltate, non è chiara la cosa, dobbiamo renderla più visibile, voi siete attratte da lui [n.d.r. Drosselmayer/Cocino], allontanatevi dai mariti, è più interessante creare una situazione di curiosità, il suo fascino vi attira, vi ammalia…” E’ così che comincia la nuova gestione di Eleonora Abbagnato, con Lo Schiaccianoci di Peparini e le ultime due produzioni prese in corsa, Giselle e Coppélia, interpretate da giovani aggiunti a cui viene consegnata la responsabilità di un ruolo, come Giacomo Luci, Albrecht in Giselle e Frantz in Coppélia, o come Marco Marangio, il Bad Boy (Re dei topi) e Françoise (Fritz) ne Lo Schiaccianoci. S Giacomo LUCI Sulla scia di Nureyev che assegnava i ruoli a danzatori molto giovani, anche la signora Abbagnato ha scelto di mettere sotto i riflettori alcuni giovani talenti. Così Giacomo Luci, ed altri come lui, è un aggiunto che ha un ruolo! E si è ritrovato ad interpretare subito due personaggi, uno dietro l’altro, Albrecht in Giselle e Françoise in Coppélia. Ciò che la direzione Abbagnato desidera è tirar fuori da questa illustre fucina nuovi talenti e future étoile, soprattutto italiani. Giacomo, un bel ragazzo all’apparenza timido ma al tempo stesso deciso, che ha vinto i premi “Aurel Millos”, “MIUR per la danza” e la medaglia di bronzo al “V International Seoul Ballet Competition”, ha 22 anni ed è entrato nel Corpo di ballo del Teatro dell’Opera che ne aveva 19. Viene dall’Accademia Nazionale di danza e già a 16 anni era in Kazakistan invitato dal National Ballet. Studia anche all’Accademia del Bolshoi e per un periodo lavora all’Opera National de Bordeaux. Sotto la Direzione Abbagnato diventa solista. … e allora a maggior ragione hai una responsabilità… quando sei entrato all’Opera di Roma? Tre anni fa, ho fatto un’audizione veramente per caso e quando mi hanno scelto ho deciso di rimanere. Un po’ perché sono di Roma, e poi mi sono trovato bene, soprattutto con la nuova direzione. C’è una bellissima atmosfera e poi stanno puntando su di me e altri ragazzi. speciale teatro dell’opera di roma Com’è il rapporto con i più anziani? Ottimo. Io, per esempio, ho debuttato con Gaia Straccamore, l’étoile del Teatro, che con me è stata squisita, carinissima, mi ha aiutato sin da subito, abbiamo lavorato in armonia, in vera sintonia. Sono stato felice di lavorare e debuttare con lei. E in generale con il resto del corpo di ballo? Nei miei confronti sono di aiuto, ma anche nei confron- Giacomo Luci in Giselle, coreografia di Patricia Ruanne, Teatro dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama 7 OPERAzione GIOVANI speciale teatro dell’opera di roma ti degli altri. Per esempio, nel debutto di Giselle, dietro le quinte, ho sentito il calore da parte di tutti, durante le prove. Sentivo proprio un’atmosfera molto piacevole. Come hai vissuto il cambio di direzione da Micha van Hoecke ad Eleonora Abbagnato? E’ cambiato tantissimo, lavoriamo di più, per quanto mi riguarda, perché sto facendo cose che prima neanche immaginavo di poter fare. Da quando è arrivata lei, dopo nemmeno due settimane, mi hanno messo a studiare Albrecht, che era l’ultimo ruolo con cui avrei mai pensato di debuttare. Cioè, si è messa in gioco anche Eleleonora… Da morire! Ci ha messo la faccia. La prima produzione che abbiamo realizzato con lei è stata il Pink Floyd Ballet di Roland Petite alle Terme di Caracalla e i maître de ballet ci stavano molto dietro. Qual è la cosa che più ti ha spiazzato o che più ti ha reso felice del nuovo Direttore? Il fatto che ho capito da subito che voleva tirare fuori qualcosa da me. Cosa ha fatto Eleonora? E’ venuta a vedere le prove e già dalle prove del Pink Floyd Ballet, insieme al Maestro Bonino, ha deciso di inserirmi nei due passi a due principali e mi ha detto: “Io ci sto mettendo la faccia, vedi di farmi fare bella figura”. Lei, come il maître, sono quelle persone che nella vita incontri e ti fanno cambiare. Quali pensi siano i ruoli più adatti a te? Pink Floyd Ballet, 8 per esempio, è sembrato calzarti molto bene. Mi piacciono tutti quei ruoli dove si può esprimere una drammaturgia significativa. Mi piace andare in scena e poter dire qualcosa. Infatti, Giselle è stata l’esperienza lavorativa più bella che abbia mai fatto. Ma anche Pink Floyd Ballet è stato meraviglioso. Pur senza una vera e propria storia, c’era però un filo logico, una drammaturgia, questo passo a due di amore fisico molto intenso. Mi piace tutto ciò che ha una grande intensità; per esempio, un ruolo che vorrei interpretare è Le jeune homme et la mort, mi fa impazzire. Come sei arrivato alla danza? La tua famiglia ti ha supportato? E, a parte la danza, ti rimane tempo per i tuoi hobby? Ho iniziato a ballare dentro casa. Mia madre andava a fare aerobica in una scuola dove c’era anche danza e mi portava con sé. Avevo quattro, cinque anni, e mi mettevo a seguire quello che facevano. Così l’insegnante le ha detto: “Adesso è troppo piccolo ma più avanti…” e da lì non ho più smesso. Ho cominciato a sei anni. Mio padre era bassista e non so quanto fosse d’accordo ma non mi hanno mai ostacolato e mia madre non ha mai smesso di seguirmi. La danza, come la vedo io, è proprio uno stile di vita. Soprattutto il percorso che ho avuto mi ha dato una grande disciplina. E con questa disciplina riesco a fare altre diecimila cose con molta più semplicità. Per esempio, sono molto appassionato di musica, a casa ho una chitarra e un piano e ogni tanto strimpello, da autodidatta. Che tipo di musica? La musica bella, che sia clas- sica o moderna, da Chopin a Eminem o anche più sconosciuti, italiani o stranieri. Mi piace molto ricercare musica particolare e l’arte in generale, per esempio, sono stato l’altro giorno a vedere una performance di Sciarroni al Maxi. Molto, molto bella. Mi piace prendere spunto da tutte le arti che stanno intorno alla danza. Questo interesse ti è nato spontaneo o è derivato dall’aver fatto il danzatore? La cosa di base per me è la mia curiosità, scoprire, andare sempre più a fondo, e questa cosa è una mia caratteristica trasversale, me la porto dappertutto. E nella danza la curiosità di scoprire è fondamentale. La danza è movimento, è dinamica, e in questo senso dico che la danza è una cosa che sento a livello esistenziale. La prima cosa che desideri fare quando sei fuori di qui, quando sei un uomo libero? Normalmente quando esco di qua vado in palestra o a fare pilates o dal fisioterapista, quindi torno a casa sempre tardissimo, ma quello che sento è che più mi concentro, più sto qui dentro, più sento il bisogno di stare con le persone, perché a un certo punto inizio a chiudermi in quello che faccio. Quindi, cerco di uscire dal mio mondo perché, per quanto sia bellissimo, per quanto sia la sensazione più bella che io abbia mai provato, quella di focalizzarsi, entrare sempre di più nella ricerca, ad un certo punto sento proprio il bisogno del contatto con le persone della mia vita, mio fratello, gli amici. Marco MARANGIO M speciale teatro dell’opera di roma M a r co Mara n g i o, n e l l ’a dattamento de Lo Sch i acci a no ci di Giul i a n o Peparini, è il Bad boy, un Re dei topi in versione adolescente, un bulletto che fa subito coppia con François, il fratello di Marie (la Clara de Lo Schiaccianoci originale). Ha un volto allegro, spiritoso, ed è proprio simpatico. Ha 22 anni e come Giacomo Luci anche lui è stato scelto dalla signora Abbangnato nell’ottica di stabilire in compagnia un ordine assolutamente meritocratico. Marco è di casa perché ha frequentato la scuola del Teatro dell’Opera con la direzione di Laura Comi ed entra a far parte del corpo di ballo sotto la direzione di Micha van Hoecke. Dopo un intervallo in cui lavora presso il San Carlo di Napoli e la Fondazione Arena di Verona, torna al Teatro dell’Opera sotto la direzione Abbagnato. Abbiamo beccato subito i due più giovani, hai la stessa età di Giacomo… Con Giacomo siamo entrati insieme, anch’io sono un aggiunto. Anche tu, come Giacomo, sei romano? Da quanto sei in compagnia? Sono nato a Roma ma fin dal primo anno di vita ci siamo trasferiti a Nemi. Sono in compagnia dal dicembre 2013, ma ho lavorato anche come allievo della scuola di danza dal 2011 in varie produzioni. Qual è lo spirito che vivi qui? E’ una bella situazione. Mi sto trovando molto bene, c’è una buona atmosfera, la direzione è nuova, i maître sono fantastici, personalmente non ho nulla da dire se non guardare, imparare il più possibile. La danza era una passione da bambino? Come l’hai incontrata e a che età hai cominciato? Il problema sono state un po’ le donne, sono sincero. Quando ero più piccolo, c’era una bambina che mi piaceva che frequentava un corso di danza e pur di seguirla mi sono iscritto insieme a lei. Comunque, anche da prima avevo passione per questa disciplina. Nelle feste ero sempre il primo a buttarmi sulla pista da ballo, anche se ancora non avevo scoperto questo lato più artistico. Ho cominciato seriamente a quattordici anni ma già un paio di anni prima seguivo dei corsi. Ho provato parecchie discipline prima di approdare alla danza. Ho fatto calcio, nuoto, judo, ho suonato per tre anni il pianoforte, ho fatto parecchie cose. E di queste cose… …non mi è rimasto nulla! [risate di tutti]. Una cosa che rimpiango è il pianoforte perché, modestamente, ero anche abbastanza bravo. Però non escludo un possibile ritorno a suonarlo. Quando hai deciso di fare danza qual è stata la reazione degli amici, del tuo ambiente scolastico? All’inizio la praticavo un po’ di nascosto… Marco Marangio è il Bad Boy ne Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama 9 OPERAzione GIOVANI speciale teatro dell’opera di roma Anche dalla tua famiglia? E dove dicevi di andare? Soprattutto della mia famiglia. I miei amici, però, lo sapevano. Andavo in palestra, dove invece di fare judo ero iscritto a danza. E quando hai deciso di dirlo alla famiglia? Li hai invitati al saggio? No, ovviamente si sono resi conto da soli che avevo preso un’altra strada, poi è stata anche l’insegnante che ha detto: “Questo ragazzo mi interessa e vedo che la danza interessa anche a lui quindi mandatemelo”. E devo dire che non mi aspettavo che i miei genitori mi seguissero in tutto questo periodo e tuttora mi seguono. Sono entusiasti della strada che ho intrapreso. Quindi alla fine il pregiudizio è stato il tuo e non il loro? Si, magari dal judo alla danza pensavo fosse troppo. Qual è il tuo ruolo ne Lo Schiaccianoci? Tecnicamente è un ruolo di forza, di potenza? Sono molto felice perché da quando è arrivata la signora Abbagnato, sono stato scelto dal maestro Bonino per una variazione del Pink Floyd Ballet. Sono rimasto stupito perché essere scelti dal coreografo ospite è sempre una bella cosa. Inizialmente non ero in lista, sono stato aggiunto successivamente. Poi ho potuto continuare con Giselle e Coppélia, sempre con il maestro Bonino, con cui ho un ottimo rapporto. E’ una persona splendida. Ed ora siamo pronti per questo Schiaccianoci anche se, in realtà, non saremo veramente pronti finché non saremo in scena davanti al pubblico e solo allora sapremo veramente quanto. Il 10 mio personaggio è un adolescente, inizialmente un po’ sulle sue. Il problema è che viene da una famiglia povera, si presenta a questa festa ma si sente fuori contesto. Nella scena iniziale si ritrovano tutti a fissarlo chiedendosi chi sia, tant’è che tutti i genitori dei bambini presenti se li portano via. Da quel momento comincia la sua variazione e il suo contatto con François, il fratello di Marie, che è l’unico personaggio con cui riesce a legare durante la storia. E’ un ruolo fatto di respiri intensi, non è veramente tecnico, c’è più dinamicità, è molto più contemporaneo rispetto ad altri. La cosa fondamentale che mi ha detto Giuliano è che è un ruolo espressivo, ma fino ad un certo punto: bisogna rimanere sobri perché il corpo nelle movenze molto contemporanee già racconta tutto del personaggio. Non è semplice. Da un punto di vista interpretativo, essendo un personaggio nuovo, a cosa ti sei ispirato? A qualcosa che hai vissuto o ai suggerimenti che ti sono stati dati? No, non mi è mai capitata, al di fuori, una situazione del genere. In realtà, non ero io a dover affrontare questo ruolo ma Giacomo Luci, ed è per questo che non mi erano state date indicazioni precise, poi, quando si è visto che le prove erano state fatte su di me e che sarei stato io ad interpretarlo, il Maestro Giuliano mi ha indirizzato verso West Side Story dove potevo inquadrare il tipo di personaggio. Due secondi dopo sono andato alla Feltrinelli ad acquistare il film e ho fatto le tre per vederlo. Poi ho letto anche il libro de Lo Schiaccianoci, cercando di capire se c’era qualche connessione con il re dei topi. E’ un ruolo che, essendo una creazione, diventa un po’ personale. Finchè parliamo di François conosciamo le sue caratteristiche e il suo comportamento. Invece, il re dei topi nelle altre versioni appare brevemente e per la maggior parte delle volte con la maschera, è un ruolo più simbolico. Qui, invece, è un personaggio vero e proprio, un personaggio cupo, un po’ spavaldo. Hai un’altra passione nel tuo tempo libero? Ho molte visioni di quello che faccio fuori. Una cosa che amo tanto è il cinema. Sono un vero collezionista. Lo amo tutto. Posso andare da Martin Scorsese, che ho visto di recente, a Christopher Nolan. Sia al cinema che a casa sono un appassionato. Avrò più di trecento dvd. Quando non sto qui, sto alla Feltrinelli a comprare dvd e, infatti, quando Giuliano mi ha detto “Lo hai mai visto West Side story?”, ci sono rimasto malissimo perché non potevo fare io questa figura. L’ultimo film che hai visto? Ieri sono andato a vedere l’ultimo di Ron Howard, Heart of the sea, su Moby Dick. Non è stato un granché. Rispetto a quello che il regista ha prodotto negli anni passati mi aspettavo di più. Però, sono anche appassionato di auto e di moto. Sto provando a convincere i miei a comprarmene una ma non vogliono. Invece, delle auto sono proprio un patito: da quando ho la patente ne ho già cambiate quattro. Ho preso questo vizio da mio padre. Ora devi andare in prova? Si, devo entrare un po’ nel personaggio, ho svagato troppo. Domani appena finisce la prova, alle 22, scappo al The Space a vedere l’anteprima di Starwars. Ho preso il biglietto due mesi fa. Claudio COCINO speciale teatro dell’opera di roma C Conosciamo Claudio Cocino fin dai tempi in cui, al Todi Arte Festival veniva ad esibirsi con gli allievi della Scuola del Teatro dell’Opera di Roma, di cui faceva parte, ospite nelle maratone di danza ideate dalla illustre critica di danza Vittoria Ottolenghi. Claudio, partito da Torino, ha passato una vita da allievo e da danzatore professionista qui al Teatro dell’Opera. Dopo esservisi diplomato e dopo aver preso anche il diploma della Royal Ballet School di Londra ed essere stato nominato solista da Marcello Angelini al Tulsa Ballet, ora è alla sua ottava stagione. Tra gli altri, ha vinto nel 2010 il Premio Positano Massine. Claudio Cocino ne Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama 11 OPERAzione GIOVANI speciale teatro dell’opera di roma Hai sempre trovato una risposta positiva nei vari direttori con cui hai lavorato durante la tua permanenza qui al Teatro dell’Opera? Si, molto positiva, la Signora [n.d.r. Carla Fracci] è stata quella che mi ha un po’ tirato fuori; poi, me ne sono andato, e dopo essere stato al Tulsa Ballet per due anni, quando sono rientrato ho trovato Misha. Con lui ho avuto un rapporto molto bello, di scambio professionale. E’ un lavoro che mi piace molto. Nella mia professione preferisco, a volte, lavorare a stretto contatto con il coreografo e, piuttosto che mi si spieghi il passo, per me è molto più interessante creare insieme a lui, mi piace stare in sala a creare. Secondo me è la gioia di ogni ballerino. Tu, con quest’animo libero, potresti essere un ottimo danzatore anche per una compagnia più contemporanea… Infatti, è uno dei miei pensieri ricorrenti, però sono molto legato al classico, il repertorio è il mio pane quotidiano. Con questa direzione sono molto contento che il repertorio si stia implementando. Sono sempre stato abituato, pure in America, a fare molti lavori con molti coreografi di contemporaneo, stagioni intere, in cui magari si porta in scena solo un Lago dei cigni, uno Schiaccianoci all’anno e tutto il resto del tempo è dedicato alla danza contemporanea. Cosa ti ha portato di diverso l’era Abbagnato? C’è proprio un regime diverso, un’aria che credo non si sia mai respirata, un’aria un 12 po’ più europea, un po’ più all’avanguardia. Personalmente penso che abbiamo finalmente dei grandi coreografi diversi, contemporanei, che sono sul panorama mondiale, coreografi che ci rendono competitivi con le altre compagnie. Non che in passato le professionalità non fossero eccellenze, ma forse si è agito in modo molto diverso, in maniera più sottile, più all’italiana, anche un po’ più sottotono. Di cose belle ne abbiamo fatte a bizzeffe qui dentro, sicuramente non pubblicizzate nel modo giusto e forse è anche per questo che il pubblico non veniva. Avevamo spettacoli di altissimo livello, dei ballerini meravigliosi in scena che, però, purtroppo non erano sufficientemente conosciuti o apprezzati dal pubblico. Perché magari chi viene a vedere un’opera di tre atti di un balletto sconosciuto per quanto sia una cosa interessantissima… Come Beppe Menegatti… …se tu lo spettatore non lo ‘accompagni’, la persona non capirà mai, uscirà sempre scontenta, vedrà questi corpi che vagano così per il palcoscenico, senza forma, senza niente. Eleonora è vita nuova, è cambiato tutto da un momento ad un altro, da un minuto all’altro è cambiata la nostra vita. E Giuliano? Come hai vissuto questo Schiaccianoci? Quando vi hanno fatto questo nome immagino siate rimasti tutti sorpresi… A livello televisivo sono di un’ignoranza fotonica, non guardo Amici, non guardo talent show, non guardo nessun tipo di reality, niente di tutto que- sto, perciò per me Giuliano era un perfetto sconosciuto, com’ero sicuramente io per lui: eravamo alla pari. Solo l’anno scorso mi era capitato di andare a vedere il suo Romeo e Giulietta, che però non ha molto a che vedere con noi perché era un musical. Qui l’ho tenuto d’occhio per un lungo periodo, poi ho capito che era una persona strepitosa che ha tutta la situazione sotto controllo, è un uomo così piccolo ma così grande. Una volta un nostro maître, Ian, ci ha detto: “Guardate bene le produzioni che ha fatto nel passato, ha lavorato con produzioni da 800/900 persone, questo per lui è un gioco da ragazzi”. Certo che lavorare con 80 ballerini con le teste che hanno qua dentro…è stato un grande, perché, in due mesi, una produzione del genere sono pochissimi a riuscire a realizzarla, anche se è sicuramente arrivato preparato. Per lo spettacolo lui è stato geniale in tutto, in così poco tempo. Ha fatto tutto lui. A te piace questo Schiaccianoci? Il tuo è un personaggio che esce fuori dai canoni, è molto erotico, un ‘figo’. Questo Schiaccianoci mi piace, anche se non l’ho ancora visto tutto. Drosselmayer non lo avevo mai fatto. Avevo interpretato dal più piccolo dei topolini fino al principe. Non so se mi ci sento, non so se rendo l’idea, non so se era quello che lui [n.d.r. Giuliano Peparini] si immaginava. E’ un latin lover. Sicuramente dentro di me l’ho capito, non so se sono riuscito ad esternarlo. Tu però nella prima de Lo Schaiccianoci sei un Drosselmayer molto importante, è un grande ruolo. Sì. Ed è tutto intorno a me! [n.d.r. come la pubblicità dell’orologio Breil]. Claudio Cocino ne Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama 13 OPERAzione GIOVANI speciale teatro dell’opera di roma R Rebecca Bianchi è nata a Parma e ha lavorato e studiato con maestri di fama internazionale da quando, uscita dalla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala che l’aveva vista allieva dall’età di 11 anni, nel 2009 vince il Premio Milano Donna attribuitole dal Sindaco Letizia Moratti ed entra a far parte del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma dove interpreta ruoli principali e da solista fino a quando, nel 2015, vince il concorso per ballerina solista. E’ durante le rappresentazioni de Lo Schiaccianoci di Giuliano Peparini in cui interpreta Marie (Claire), il 20 dicembre dello stesso anno, che viene nominata, dal sovrintendente Carlo Fuortes e dalla Direttrice Eleonora Abbagnato, prima ballerina. 14 Michele Satriano, che arriva da Potenza, incontra Rebecca a 11 anni alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano e sarà grazie al caso o all’amicizia che li lega da allora, che continuano a ballare insieme sotto l’egida dell’Opera romana, a cui Michele è approdato dopo le esperienze presso il Corpo di Ballo dello Zürich Ballet diretto da Spoerli, il Tulsa ballet americano e il Corpo di Ballo del Maggio Musicale Fiorentino dove, con il direttore Francesco Ventriglia, ricopre ruoli da solista e primo ballerino. Al Teatro dell’Opera di Roma è, come aggiunto, danzatore solista. MICHELE, avevi proprio voglia di tornare in Italia? Credevo nel progetto di Francesco Ventriglia, mi stimava Rebecca Bianchi e Michele Satriano ne Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama Rebecca BIANCHI Michele SATRIANO moltissimo già dai tempi della scuola quando ci chiamavano per fare spettacoli in compagnia. E lui era appena stato nominato direttore a Firenze, così mi ha chiamato. In molti credevamo nel suo progetto di far rinascere Maggio Danza. E’ stata una scommessa che è andata bene fino ad un certo punto… REBECCA, tu sei stata definita da Eleonora la futura Ferri, come ti senti con questa responsabilità? Ho sempre ammirato la signora Ferri, forse anche perché amo i ruoli con cui è diventata famosa e forse perché, come tipologia di ballerine, siamo più affini a certi ruoli. Beh, certo, è una grande responsabilità ed io dò il massimo per crescere e per tirar fuori qualcosa in più anche a livello personale, di interpretazione. Anche perché, per dire, Alessandra Ferri credo sia conosciuta soprattutto per il suo modo di interpretare i ruoli, vabbè, anche per il suo collo del piede… [risate], …le sue gambe… Noi, invece, in te esteticamente abbiamo visto molto di Eleonora Abbagnato, sembreresti sua figlia. Anche questo me lo dicono da tanto, dagli ultimi anni della scuola…non ci posso fare niente…[sorride] Giuliano ha detto in conferenza che questo Schiaccianoci è anche molto sensuale, come avete vissuto questo ruolo? MICHELE: La prima cosa che Giuliano ha montato è stato proprio il nostro passo a due… 15 OPERAzione GIOVANI speciale teatro dell’opera di roma REBECCA: Era il clou della storia tra i nostri personaggi. Io e Michele ci conosciamo da una decina d’anni e con lui mi sento a mio agio perché è un amico, una persona con cui sono cresciuta da quando ho undici anni, così non c’è stato imbarazzo. E poi siamo amici, ci vogliamo pure bene… Rebecca Bianchi e Michele Satriano ne Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama MICHELE: …e se dobbiamo dirci qualcosa ce la diciamo tranquillamente, anzi, è proprio questo il bello di lavorare insieme, non ci facciamo problemi…e anzi, è importante che ci sia questo tipo di rapporto. 16 Come sono i vostri ritmi di allenamento, di preparazione? Come sono i maître con voi? REBECCA: Ultimamente sono più pesanti ma è bello lavorare. Erano comunque pesanti quando non ricoprivamo ruolo - perchè io sono qui da cinque anni. Ma ora, anche se sono due, quattro, cinque ore, è più interessante perché è tutto tempo dedicato a te. Una variazione, un passo a due, un ruolo lo si va a scoprire, si va a migliorare la propria tecnica, perché il maître è sempre attento a te, alle tue braccia, alle tue gambe: sono piccole cose che, però, fanno la differenza. Siamo valorizzati, stimati, sì, ma sempre facendoci tenere presente che siamo all’inizio di un lavoro, non siamo già arrivati… MICHELE: …si va sempre alla scoperta di qualcosa… Oltre alla grande attenzione quello che è importante è che ci danno energia positiva, grinta. Anche Giuliano. E’ importante lavorare davanti a persone che ti stimano…rimanendo però sempre con i piedi per terra… REBECCA: E sento che hanno voglia di crescere insieme a noi. Di questi tre lavori quale vi ha arricchito di più? MICHELE: Non posso metterli sullo stesso piano, sono tre situazioni differenti. Comunque, Giselle. Per me lavorare con Patricia Ruanne…Rebecca te lo può dire… REBECCA: Giselle l’ho amata tantissimo, poi ci abbiamo lavorato per tanti mesi. Con Patricia all’inizio è stato difficile, lei è una persona seria, non fredda, molto rigorosa, ponderata, e forse ha letto in me un po’ di paura. Quando poi ho capito che il suo essere rigorosa era il modo per tirare fuori da me il massimo -, perché non è sempre così da parte di tutti i coreografi che a volte sono un po’… MICHELE: …lasciano più correre… REBECCA: Poi ci sono quelli cattivi tra virgolette, che spingono per farti crescere… MICHELE: …o quelli che invece di spronarti ti buttano più giù. REBECCA: Invece, io nel corso di questa Giselle ho capito che lei mi chiedeva tanto perché voleva che dessi tanto e quando lei si è resa conto che avevo capito, si è ammorbidita e alla fine abbiamo lavorato molto bene. Ho capito quello che mi chiedeva e forse sono riuscita a portare tutto ciò nella mia Giselle, quando ho ballato nelle ultime due repliche. Vediamo che siete motivati ma anche un po’ spaventati, preoccupati. Cosa vi manca per lasciarvi andare? REBECCA: Si, forse è la re- sponsabilità, non è che questa cosa mi spaventi, ma può essere che ancora non senta radicato in me quello che gli altri già vedono. E’ anche che, da un attimo all’altro, si è diventati primo cast di un balletto importante e, quindi, uno pensa: sarò veramente in grado? Non è una questione di paura. E’ solamente un dubbio giusto. Dopo c’è anche il riscontro del pubblico che ti crea maggiore sicurezza. MICHELE: Si, anche una maggiore esperienza. Anche per me è la prima volta che debuttiamo come primo cast in un ruolo. Cosa potete dirci del vostro Direttore rispetto al lavoro che sta facendo qui? MICHELE: Secondo me la sua presenza è importantissima, è fondamentale. Anche questo week end che è venuta per le prove…ci sentiamo stimati. REBECCA: …noi ci sentiamo diversi perché sappiamo che lei ci tiene a noi anche in un modo affettuoso, sento che ha capito la mia personalità, e quando mi dà una correzione mi dice quello che avevo bisogno di sentirmi dire, non so, di Clara, per esempio, mi ha parlato del ruolo perché sa che anche io dò importanza all’interpretazione, al personaggio e ho bisogno che qualcuno me lo spieghi e mi dia il suo punto di vista per approfondirlo. Lei grazie alla sua esperienza, sa di cosa ha bisogno un primo ballerino al di là delle correzioni tecniche. MICHELE: … e sa come stimolarci. Se trovate un momento per voi, cosa scegliete di fare per accrescere il vostro lato artistico e per migliorarvi anche da un punto di vista non solo interpretativo sulla scena, ma anche di arricchimento personale? REBECCA: Fondamentalmente vivo per la famiglia e per il lavoro. Mi può capitare di discutere il ruolo che devo affrontare con le mie colleghe. Leggere mi serve molto. E una cosa per me importante, che difendo a spada tratta, è la preghiera, perché sono molto credente. MICHELE: Anche io vorrei dedicarmi alla famiglia… [risate] che poi alla fine il nostro tempo libero è molto limitato. E’ il lunedì, che serve per andare in banca, fare la spesa, fare le pulizie a casa e poi riposare o andare dal fisioterapista. A me piace molto il calcio, tifo per il Milan, e poi adoro le moto, le macchine. Come vi trovate a Roma? MICHELE: La prima volta che sono arrivato a Roma, mentre guidavo, ad un certo punto ho messo le quattro frecce e ho detto a chi era con me: “Guida tu, perché non ce la faccio più, se no finisce che uccido qualcuno”. In realtà, vivere a Roma era il mio sogno. Rebecca invece vorrebbe scappare. REBECCA: Io sono di un paesino vicino a Parma ma ho vissuto a Milano e dopo il Diploma sono venuta subito qui a Roma. Non c’ero mai stata prima. Appena arrivata una sensazione bellissima poi, dopo una settimana, volevo scappare, tornare a Milano a tutti i costi. Non ce la facevo più perché è caotica, disordinata. Andavo in giro con la metro o a piedi perché vivevo qui vicino ma quando ho iniziato a girarla in motorino ho scoperto una Roma diversa, che mi piace molto. Rebecca Bianchi è Marie ne Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama 17 Susanna SALVI C speciale teatro dell’opera di roma Con la sua aria eterea, da ragazzina, ma caparbia, grintosa e col grande temperamento di una che tiene a raggiungere i propri obiettivi, anche Susanna Salvi è una diplomata della Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera ed è un’aggiunta. E’ entrata nel Corpo di Ballo sotto la direzione di Carla Fracci interpretando numerosi ruoli da solista in tutte le stagioni, non ultima una meravigliosa Swanilda nella Coppélia da poco andata in scena sotto la direzione Abbagnato. Di lei avevamo scritto: “una danzatrice che non ha gambe lunghissime né si esprime in sorprendenti virtuosismi, ma 18 Susanna Salvi e Giacomo Luci in Coppélia di Roland Petit, Teatro dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama OPERAzione GIOVANI speciale teatro dell’opera di roma che ha una indubbia personalità e grande pulizia tecnica, doti queste che la rendono speciale e che incantano il pubblico. Una Swanilda perfetta, fresca, sbarazzina, giusta dose di ironia e grande precisone e sicurezza nell’esecuzione”. Di tutte le tue interpretazioni, quale hai preferito, e in quale ti vedi maggiormente? Giselle è il mio balletto preferito, un vero sogno insperato, mi pareva inarrivabile. Mi vedrei molto nel ruolo di Giulietta ma Giselle per me resta il top. In realtà, mi sento anche molto adatta a ruoli più contemporanei: l’esperienza che ho provato in Pink Floyd Ballet a Caracalla, la scorsa estate, è stata adrenalinica, mi ha dato un’energia incredibile. Cosa è cambiato nella tua preparazione con la nuova Direzione? I ritmi di lavoro sono notevolmente aumentati: si lavora dalle 10 alle 19 o dalle 15 alle 22. Solitamente la preparazione si svolge tutti insieme dalle 10 alle 17 e ci si concentra sui solisti dalle 17 alle 19. Non si ha spazio per riposare, appena ti siedi o ti rilassi vieni immediatamente ripreso, ci stanno decisamente addosso ma in senso positivo. Come hai vissuto l’esperienza di Coppélia? Anche se amo moltissimo Giselle, Coppélia è il ruolo che mi ha dato maggior soddisfazione e dove mi sono trovata più a mio agio. Cosa ti interessa al di fuori della danza e come vivi il tuo tempo libero? Mi piace molto leggere e ho una libreria decisamente vasta. Mi piace anche molto cucinare. Ho un unico neo: sono maniaca delle pulizie. Il tempo a nostra disposizione è ridotto ma, appena posso, mi piace tornare nella mia città, Rieti. A parte il piacere di vivere con la famiglia e gli amici, sento che mi ricarica, mi dà proprio tanta energia. 19 Alessio REZZA H speciale teatro dell’opera di roma Ha una voce profonda, p a c a t a , Alessio Rezza, come profondi e azzurri sono i suoi occhi che ricordano il mare me ravigl ioso della sua Puglia, la regione che lo ha visto muovere i primi passi di danza a Modugno, in provincia di Bari. Riuscire ad entrare alla Scuola di Ballo della Scala è stata una vera e propria sfida. La sua testardaggine lo ha aiutato a vincerla. E da lì, dopo il diploma, non si è più fermato: il Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro Massimo di Palermo, l’Opera di Parigi ed ora l’Opera di Roma sotto ben tre direzioni. L’ultimo premio vinto è nel 2012: il Premio Positano come miglior danzatore emergente. e visto che c’era la scuola di danza, e a lei piaceva la danza, mi ha detto “Prova, se ti piace…”. Magari avrebbe preferito qualcosa un po’ più sul contemporaneo. Solo che la mia insegnante le disse: “Il primo anno si fa danza classica, dopo di che c’è tutto il resto”. Ho studiato con Mariella Rana per nove anni. Insomma, ho iniziato un po’ pigro, sì, va bene, facciamo danza, ma andavo a giocare a calcetto con gli amici e la mia insegnante veniva a prendermi lì. Però dopo il primo saggio di fine anno, mi sono accorto che era davvero speciale stare sul palcoscenico. Mi sono iscritto un altro anno e alla fine ne sono passati nove quando Mia Molinari, se non sbaglio in qualche stage, mi suggerì di fare l’audizione alla Scala. Io non sapevo neanche che alla Scala ci fosse la scuola di ballo. Ho sempre pensato fosse un altro mondo. Mam- Come hai vissuto l’idea di fare il provino, abbandonare gli amici e la tua vita a Modugno? Come sei approdato alla danza? ma prese informazioni e mi presentai. Fui ammesso al mese di prova a settembre ma alla fine non fui confermato. Avevo 14 anni e fu disperazione totale perché dopo che fai un mese alla Scala, dopo che studi tutti i giorni quattro, cinque ore, tornare alla scuola dove studi due volte a settimana non è la stessa cosa. successivo finalmente riuscii ad entrare alla Scala. Io poi sono testa dura, sono passato da anni in cui facevo due lezioni a settimana a fare più lezioni al giorno in Accademia, sia col corso maschile che con quello femminile. Mi sono proprio impuntato, ce la dovevo fare! Avevo sei anni e mia madre voleva farmi fare un attività oltre la scuola. Non amava molto il calcio, in particolare non amava i ragazzi con le gambe ad ‘O’, non so se rendo l’idea, e per questa sciocchezza mi ha detto “Ti porto in piscina”, però la piscina era troppo lontana 20 Alessio Rezza, solista Teatro dell’Opera di Roma. Ph. Simone Ghera Non credevo che potesse funzionare, credevo fosse un’esperienza, andare lì, fare il provino, e se fosse andato bene poi ci avrei pensato. Non mi sfiorava l’idea che dovessi trasferirmi. Ma in quel mese di permanenza avevo già fatto altre amicizie, ero entusiasmato dall’atmosfera, mi piaceva moltissimo la scuola che aveva così tanti allievi, c’era tantissima gente e me ne sono subito innamorato. Dopo la delusione parlai con Tuccio Rigano, un ex primo ballerino del Teatro dell’Opera, che lavorava come maestro all’Accademia Nazionale di Danza a Roma. Due o tre lezioni a settimana per entrare alla Scala non bastavano. Così mi suggerì di presentarmi in Accademia e mi presero subito. L’hanno Quindi sei uno che se si mette in testa una cosa fa di tutto OPERAzione GIOVANI speciale teatro dell’opera di roma per ottenerla. In qualunque situazione? Diciamo che principalmente mi piace molto lavorare, soprattutto a lezione, diciamo che mi rendo conto di quanto l’impegno in classe ti possa dare una mano poi in scena: il lavoro che fai alla sbarra o a lezione te lo ritrovi nel momento in cui devi esprimere qualcosa; avere una forte base tecnica ti permette di lasciarti andare a trecentosessanta gradi. Anche se fare tutti i giorni la sbarra può sembrare monotono, tutti i giorni è qualcosa di diverso, cambiano le sensazioni che provi, e più si va avanti con gli anni più si acquista sensibilità personale, ti migliora nel lavoro, nel corpo, perché lo conosci sempre meglio in tutte le sue necessità. Come danzatore, quali sono i tuoi sogni o le tue aspettative? Sono stato qui un mese o poco più con la signora Fracci, prima di andare a Parigi, dove sono rimasto un anno o poco meno. Quando sono tornato era cominciata l’era di Van Hoecke. Con lui ho iniziato da subito a fare ruoli solistici, poi nel giro di sei o sette mesi, piuttosto rapidamente, ho iniziato con ruoli di primo ballerino. Quali sono i ruoli che ami di più? E quali sono i suggerimenti che vengono dati per una migliore interpretazione? Ti vedresti in ruoli contemporanei? Uno che ho interpretato da poco e che più mi si addice è il Franz della Coppélia di Roland Petit. E’ stato molto divertente, per gli sfottò, il lasciarsi desiderare da Swanilda.. In questo spettacolo è stato il maestro Bonino a farmi da guida, è stato un grandissimo interpre- 21 OPERAzione GIOVANI speciale teatro dell’opera di roma te della compagnia di Roland Petit per tantissimi anni e sa esattamente, dal primo all’ultimo minuto del balletto, quello che richiedeva Petit, cosa gli piaceva, ciò che voleva dai ballerini. Mi ha dato tantissimo su questo ruolo, non solo tecnicamente, soprattutto a livello interpretativo come anche su altri ruoli di Roland Petit, per esempio nell’Arlésienne, mi ha curato lui tantissimo. Riguardo i ruoli contemporanei, si, diciamo che stiamo cominciando anche a fare qualcosa di un po’ più estremo per il nostro solito repertorio. Capita che un ente lirico possa andare verso la sperimentazione, pensi che all’Opera si intenda andare in questa direzione o si punti a mantenersi negli schemi di un repertorio classico: qual è la tua sensazione? 22 Alessio Rezza in Coppélia, coreografia di di Roland Petit, Teatro dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama Credo ci sia la ferma volontà di non fare qualcosa al posto di un’ altra, ma di ampliare il nostro repertorio. Il nostro Lago dei cigni o il nostro Schiaccianoci funzionano, e funzioneranno sempre, quindi si continuerà comunque a rappresentarli; però, anziché togliere qualche recita dello Schiaccianoci per fare qualcosina un po’ più nuova, estemporanea, si potrà puntare ad aggiungerla, perché il tempo c’è sempre, e si trova sempre, per avere un repertorio più completo come il Royal Ballet e l’Operà. Cosa vi ha portato l’era Abbagnato? Un sacco di belle cose nuove, dal punto di vista fisico, dal punto di vista della struttura, delle sale rinnovate e anche un po’ dal punto di vista umano, come guardare alla danza in modo nuovo, come andare avanti, insomma. E poi soprattutto sulla valorizzazione degli elementi del corpo di ballo, visto che ci sono sempre meno ospiti ad ogni produzione. Quali sono i tuoi hobby quando non balli? Riesci a staccare? Fuori dagli spettacoli, nella vita privata, nel tempo libero c’è anche bisogno di riposare. Magari preferisco stare con gli amici, qualsiasi cosa sia, mi basta stare in compagnia degli amici, che sia una partita a biliardo o semplicemente andare in qualche locale o in giro per Roma, visto che sono fortunato a vivere in una città meravigliosa. Seguo abbastanza il calcio, ultimamente un po’ meno, una passione prettamente italiana ci vuole, e, sì, ascolto musica. Che cosa ti aspetti in futuro, cosa ti prefiggi in particolare? Magari si potesse ottenere tutto quello per cui ci si può battere! La mia ambizione… devo stare attento a quello che dico…mi sono già tolto belle soddisfazioni con i tanti ruoli che ho sognato di fare fin dalla scuola di ballo, come lo scontato Basilio, come quando a quindici anni vedi Baryshnikov e dici: “Voglio fare quello da grande! Almeno una volta nella vita lo voglio fare!” Però, ogni volta che ti fanno questa domanda ce ne sono sempre tanti altri che se aggiungono, come può essere Romeo e Giulietta o altri ruoli più contemporanei, come per esempio un Lenski nell’Oneghin di Cranko, ma sono tanti i bellissimi ruoli da poter interpretare. 23 Lo SCHIACCIANOCI di Giuliano Peparini A Alla domanda della giornalista di RAI 2, “Cosa vuole t rasmet tere con il suo S c h i a cc i a noci?”, Giuliano Peparini risponde: “Vorrei regalare un sogno, proiettare gli spettatori in un mondo magico”. Così è stato. Una rivisitazione, quella di Peparini, che non ha stravolto in maniera sostanziale la storia, come invece ha fatto Matthew Bourne, che l’ha ambientata in un orfanotrofio dal quale Clara e il suo amico Schiaccianoci scappano alla ricerca di magiche avventure. Nella sua visione Giuliano Peparini non pone l’attenzione sullo stupore e la meraviglia di una bimba che riceve un regalo, bensì sui primi turbamenti che Marie prova grazie all’incontro con il giovane affascinante nipote di Drosselmeyer durante la consueta festa in famiglia per la notte di Natale, scoprendosi all’improvviso donna. di Natale. Una tavola sontuosamente imbandita accoglie gli ospiti e un divertente gioco di sedie, i cui schienali si inclinano, animano questo festoso quadro, mentre sullo sfondo svetta un enorme bianco albero di Natale. I costumi di Frédéric Olivier sono elegantissimi, tutto è molto curato, il trucco, le acconciature, gli elementi scenici. Gli interpreti principali scelti da Peparini per i vari ruoli sono perfetti, a partire dai genitori di Marie, Giuseppe Schiavone e Anjella Kouznestova, fino alle nuove figure introdotte dal coreografo, le gemelle capricciose Valeria Scalisi e Roberta Bozza, e soprattutto il Bad Boy, Marco Marangio, il bullo della situazione, il ragazzaccio dai modi sgarbati, strafottente ma pur sempre troppo giovane per non mo- Definire Giuliano Peparini coreografo o regista, incasellarlo in qualche definizione è riduttivo, perché in realtà è un istrionico uomo di Teatro. Sin dai primi minuti, quando durante l’overture dell’orchestra compare sul sipario un’immagine dei tetti di Parigi con una luccicante Tour Eiffel in lontananza, comprendi subito che molti saranno i coup de théâtre durante lo spettacolo. Si apre il sipario e la scena si presenta imponente ma sobria al tempo stesso. Un’enorme vetrata svela un gruppo di ragazzini curiosi che sbircia l’interno della casa di Marie dove si sta svolgendo la consueta festa della notte 24 Lo Schiaccianoci, coreografia di Giuliano Peparini, Teatro dell’Opera di Roma. Ph. Yasuko Kageyama di Monica Ratti strare tutta la fragilità di adolescente in cerca di identità dinanzi all’autorevolezza di un rimprovero. Il fratello di Marie, François, il ballerino Alessio Rezza, già in prova aveva catturato la nostra attenzione. Claudio Cocino si è mostrato un Drosselmeyer affascinante e, come riporta il programma di sala, di inquietante bellezza, colmando la scena dei suoi assoli, sicuro nell’esecuzione e perfettamente calzante nel ruolo di ‘bello e impossibile’. La coppia Michele Satriano, il nipote di Drosselmayer, e Rebecca Bianchi, una meravigliosa Marie, regala momenti di grande poesia e magia. Sono giovani e belli, lei è una piuma, dall’intensa interpretazione, definita dal Direttore Eleonora Abbagnato ‘la nuova Ferri’ ma più la si ammira in scena più si ritrova in lei molto della stessa Abbagna- to, anche dal punto di vista strettamente estetico. Michele Satriano è un danzatore di potenza, dalla bellezza intrigante, un volto che affascina e rimane impresso. Il primo atto mantiene un impianto piuttosto tradizionale, il linguaggio classico si mescola in modo misurato con quello più contemporaneo di Peparini, ma è nel secondo atto che arrivano gli attesi coup de théâtre: nella danza spagnola le donne sono vestite da torero e gli uomini da eleganti spagnole, spassosissima la danza dei Mirlitoni, in cui i costumi divengono un tutt’uno con la scenografia e l’elemento divano il luogo attorno e sopra al quale la coreografia si dipana con ironia, o i nuovi personaggi, che in questa versione di Schiaccianoci prendono vita, divertenti giardinieri e cuochi in guanti da boxe che spingono carrelli di dolci in stile Hell’s Kitchen . E’ uno Schiaccianoci con una cifra precisa e molto personale che il pubblico di non esperti ha accolto con grande entusiasmo e che ha travolto, riempito gli occhi di colori e immagini visionarie, un grandissimo successo di botteghino. Uno spettacolo che ha convinto perché, come si augurava Peparini, ha regalato un sogno e ha proiettato il pubblico in un mondo straordinariamente magico. E la sconosciuta signora, di circa 60 anni, che era seduta accanto a me mi ha detto: “Ero venuta molto prevenuta, perché su questi personaggi da talent tv pompati dai media sono molto dubbiosa. Ero convinta, in partenza, che non mi sarebbe piaciuto e, invece, lo ammetto, mi sono sbagliata! Lo spettacolo è bellissimo e anche i ballerini mi sono piaciuti tanto, lo consiglierò volentieri alle mie amiche”. 25 FIERE our world is DIFferent TUTTO QUELLO CHE SERVE ALLA DANZA. A DANZAINFIERA LA QUALITA’ CRESCE OGNI ANNO. UN EVENTO DI GRANDE VALORE. Danzainfiera, un luogo unico al mondo dove sono presenti i migliori marchi italiani e internazionali del settore, aziende, grandi brand e piccoli laboratori specializzati in calzature, abiti, e accessori, attrezzature, e mille altre cose che si trovano insieme solo a Firenze. Firenze torna, come ogni anno, il centro più importante per la danza mondiale. Uno spazio espositivo a disposizione dei buyer ma anche del pubblico, che potranno scoprire, provare e confrontare novità da tutto il mondo, con modelli e taglie introvabili altrove. Dal 25 al 28 febbraio 2016, migliaia di ballerini, in erba o professionisti, compagnie e insegnanti, fotografi e giornalisti specializzati, coreografi e registi, e tutte le più importanti aziende del settore con i loro grandi marchi, si incontrano per definire lo stato dell’arte della danza. Centinaia di spettacoli, stage, lezioni gratuite, audizioni, grandi ospiti ed Étoiles: DIF si conferma un contenitore vivacissimo, pieno di meravigliose sorprese e, anche, convenientissimo, perché tutti gli eventi sono accessibili con il solo biglietto di ingresso, il cui valore è stabile da molti anni e, per i gruppi di almeno 30 persone sono disponibili carnet di ingressi a prezzo ridotto. Una speciale area sfilate, il Dif Fashion Show, è a disposizione delle aziende per presentare in modo spettacolare e coinvolgente le nuove collezioni. Alla sua XI edizione, Danzainfiera si conferma il punto di riferimento per tutti coloro che, dagli appassionati ai professionisti, hanno il ballo e la danza nel cuore. E se non bastasse, sono disponibili tariffe speciali per alloggiare a Firenze, a partire da 20 € a persona, con inoltre la gratuità di 1 soggiorno ogni 16. XI edizione 25-28 febbraio 2016 Firenze, Fortezza da Basso Mfly! Archivio foto Danzainfiera 27 I MIGLIORI INSEGNANTI DI DANZA. Il taglio internazionale contraddistingue da sempre Danzainfiera, con maestri prevenienti dalle più prestigiosi scuole, compagnie e teatri del mondo. Nel 2016, fra i principali, ci saranno Christopher Powney, direttore artistico della Royal Ballet School di Londra, Lienz Chang, maître de ballet al Teatro San Carlo di Napoli. Elena D’Amario, ex concorrente di AMICI e ora alla Parsons Dance Company, presenta lo stage di Modern Jazz Parsons mentre Yanis Marshall, star di YouTube e finalista a Britain’s Got Talent, porterà la sua versione di Street Jazz e di Heels, tutta “sugli stiletti”. Suga Pop degli Electric Boogaloos e Mamson dei Wanted Posse, presentano i loro stage di Hip Hop, Lockin’, House e Poppin’. New entry con lo stage di tip-tap insieme al performer spagnolo Ruben Sanchez, e con la DanceHall dei notissimi Aya Level e Rudey Legacy. Monica Germani - docente al Ballet National de Marseille –torna con gli stage di pilates, per ballerini o insegnanti. Per tutti coloro che vogliano perfezionare la loro preparazione, ecco i master per insegnanti con i docenti dell’Accademia Vaganova di San Pietroburgo, per l’Alta Formazione Classica Accademica, e Rosanna Brocanello propone Modern Contemporary, nel nuovo percorso di tre giorni. Rosanna Brocanello durante il suo Master di Modern Contemporary - Mfly! Archivio foto Danzainfiera 28 our world is DIFferent UNA CARRIERA DI PRIMA CLASSE. Prestigiosissime le audizioni degli International Academies Open Days, insieme ai talent scout della Hungarian Dance Academy di Budapest, della BTB-Ballettschule Theater Basel in Svizzera, del Conservatorio Profesional de Danza de Valencia in Spagna, della ADT-Akademie des Tanzes, Staatliche Hochschule für Musik und Darstellende Kunst Mannheim e Iwanson International School of Contemporary Dance, entrambe dalla Germania. Elena D’Amario - Archivio foto Parsons 29 SPETTACOLI PER TUTTI I GUSTI. Spazio all’espressione con la Dance Parade e Junior Parade International, rassegne aperte a tutti coloro che vogliano cimentarsi con un vero palcoscenico. Per gli spiriti competitivi, ecco i concorsi per far emergere il proprio talento: il grande evento internazionale di Expression, Musical: il concorso per i performer “a tutto tondo”, l’energia di Explosiva, il fascino di Magie D’Oriente per i balli orientali, e il malizioso Burlesque Contest. Fra le novità, il Pop Tap Festival, per i cultori del tip tap, ed Everybody Dancehall, basato sui ritmi caraibici. La cultura moderna è in di scena con Contemporary On Stage, dedicato alle giovani compagnie, mentre la cultura street trova spazio con Kidz Hip Hop Hurrah!, per i più piccoli, e Five Skillz, la scatenata sfida 5 contro 5. I Mnai’s in “Around” - Mfly! Archivio foto Danzainfiera 30 our world is DIFferent Non ci sono più scuse per non mettersi in ballo. Danzainfiera 2016: 25/28 febbraio 2016, Firenze Fortezza da Basso Orari: Giovedì: 15.00–20.00. Venerdì, sabato e domenica: 9.00–20.00 Info: 0574 575618 - www.danzainfiera.it info@ danzainfiera.it Ingresso: 15€ 1 giorno / 40€ 4 giorni / 10€ ridotto per bambini 8-12 anni Gratuito: diversamente abili, bambini sotto gli 8 anni Gruppi (min. 30 ingressi): 10€ a persona, acquistabili online entro il 12 febbraio 2016 Per essere sempre aggiornati: facebook.com/ danzainfiera 31 TEATRI di Gabriella Gori PROGRAMMATORI SI NASCE, DIRETTORI SI DIVENTA Silvano Patacca e la danza al Teatro Verdi 32 E’ È sempre un piacere incontrare chi sa fare il suo mestiere e si adopera per riuscire al meglio nel compito che gli è stato affidato. Questo è Silvano Patacca. Direttore della Programmazione e Direttore artistico della Rassegna di Danza della Fondazione Teatro di Pisa che, al di là dei prestigiosi incarichi, riflette senza presunzione sulla collaudata stagione coreutica del Verdi segnalando punti di forza, carenze e criticità. Silvano Patacca, Direttore della Programmazione e Direttore artistico della Rassegna di Danza della Fondazione Teatro di Pisa Teatro Verdi di Pisa, ph. Massimo D’Amato.jpg 33 Silvano, quando è diventato Direttore della Programmazione e Direttore artistico della Rassegna di Danza? Nel 2007 con il pensionamento del Direttore Riccardo Bozzi, di cui sono stato il Vice per circa ventidue anni. Il Consiglio di Amministrazione mi ha attribuito la responsabilità della programmazione di prosa e danza, senza il coordinamento del personale. Per la danza però già ai tempi di Bozzi le relazioni al Ministero si firmavano a quattro mani e avevo una sorta di carta bianca sulla programmazione, anche se la consultazione con lui era permanente. senza di operatori del settore teatro nelle scuole pubbliche in orario curricolare e nel pomeriggio con l’organizzazione di laboratori di recitazione. Abbiamo fatto anche laboratori di vocalità con un docente di canto e laboratori di movimento. Quando la danza ha cominciato ad avere un peso specifico nel cartellone del Teatro Verdi? Lei è anche Direttore della formazione. Cosa vuol dire? Dai primi anni Novanta. Prima la danza si faceva inserendo alcuni spettacoli nella stagione di prosa e lirica. Abbiamo ospitato i Momix, Virgilio Sieni, il gruppo Ariadone, i Mummenschanz, i Philobolus. Poi nel momento in cui abbiamo iniziato una programmazione Questo è un incarico assegnatomi in seguito alle dimissioni di un dirigente, Roberto Scarpa, che si occupava a tempo pieno di questo settore. Per noi la formazione è quel tipo di intervento che prevede la pre- organica e presentato istanza al Ministero come rassegna, siamo stati subito finanziati e così la danza ha avuto uno spazio autonomo, beneficiando fra l’altro dell’utilizzo dell’Abbazia di San Zeno. Balletto di Milano in Anna Karenina, ph. Carla Moro e Aurelio Dessì 34 Qui venivano presentate compagnie più legate alla contemporaneità o che non avevano un seguito tale che giustificasse il palcoscenico di un teatro da ottocento posti come il Verdi. un’evoluzione del gusto negli ultimi tempi e un’attenzione sia da parte del Ministero, sia di reti come Anticorpi XL. Per questo la Chiesa di Sant’Andrea ospita quest’anno Serata eXplo, un trittico della giovane danza d’autore. Quello che comunque mi prefiggo è di pormi come spettatore e di programmare quello che, al di là dei miei gusti personali, penso possa piacere al pubblico. Nel campo della danza per me è fondamentale la formazione del pubblico e il mio intendimento è quello di fornire quegli strumenti e dare quegli reografo, né un danzatore con una cifra stilistica da seguire e sviluppare, mi muovo come programmatore. Di conseguenza le iniziative collaterali sono indirizzate a formare un pubblico generalista, consolidando quello che già esiste, avvicinando nuovi spettatori alla danza e non rivolgendosi solo agli allievi e alle allieve delle scuole di danza. Spesso le compagnie si lamentano della mancanza di gente a teatro e la imputano ad una promozione non adeguata. Se per promozione si intendono i vecchi canali del manifesto, del comunicato stampa o i social network, questa secondo me è pubblicità e informazione non promozione del pubblico. La promozione si attua con incentivi volti ad una maggiore partecipazione degli spettatori, e questo anche alla luce del decreto ministeriale emanato nel luglio del 2014. Dovendo fare un progetto artistico triennale e non essendo né un co- azioni specifiche ed è l’artista che deve propormi delle idee per valorizzare il suo lavoro, per coinvolgere e invogliare lo spettatore alla visione. Come programmatore metto gli strumenti, le risorse, gli spazi che Nella rassegna non mancano le iniziative collaterali. Qual è il loro scopo? Quali sono gli indirizzi che determinano le scelte di Silvano Patacca rispetto al passato? Innanzitutto una maggiore attenzione alla danza contemporanea perché c’è stata 35 “Ormai è così estesa la nozione di danza contemporanea che a volte insorgono degli equivoci e anche qui non manca una certa autoreferenzialità negli stessi artisti, che spesso creano spettacoli che lasciano a desiderare.” Aterballetto in Antitesi, ph. Nadir Bonazzi 36 37 ho a disposizione ma il contenuto della proposta deve essere l’artista a formularla. I risultati ci sono? Purtroppo alla luce di quello che sto vedendo, ma siamo soltanto ai primi due titoli della rassegna 2016, questo sforzo di energie, di tempo, di risorse, non dà i risultati che vorrei in termini di partecipazione di pubblico. E questo deve essere oggetto di una riflessione. Non ho una visione aziendalista della cultura, anche se credo che i bilanci debbano essere in pareggio, e penso che ci debba essere un incrocio tra domanda e offerta. Se però questa offerta non trova riscontro in una domanda effettiva allora bisogna chiedersi come mai la prosa ha 38 avuto un incremento del 7,5 % degli abbonamenti, la lirica aumenta le presenze a teatro e la danza invece non ha questo tipo di ampliamento e di diffusione? Al di là di quello che pensano gli operatori, che molto spesso sono anche un po’ autoreferenziali, mi domando se ci sia davvero una effettiva richiesta di danza. Non è ingeneroso dire questo? In fondo in Italia la parte del leone l’hanno sempre fatta la prosa e la lirica, assegnando alla danza il ruolo di Cenerentola. Certo e c’è anche da considerare che con la prosa è più facile. Basta la scelta di un titolo o di un testo di drammaturgia contemporanea o classica, magari con un attore o Laccioland Company un’attrice conosciuti al largo pubblico e il gioco è fatto. Nella danza il titolo ce l’hai quando si tratta di repertorio Versiliadanza Lo Schiaccianoci in SDD di Amedeo - Shakespeare Amodio, Dead con Dreams, le scene ph. e Vahan costumiBadalyan di Emanuele Luzzati ph. Rosellina Garbo classico, allora la risposta non manca ma non si può sempre fare Schiaccianoci, Lago dei cigni e Bella Addormentata. In Italia non ci sono compagnie professionali di livello che mettono in scena il repertorio. Il Corpo di Ballo della Scala e dell’Opera di Roma fanno storia a sé in quanto organici di Fondazioni Lirico Sinfoniche. Questi corpi di ballo non girano e uno spettacolo dei loro significa non tanto e non solo una questione di costi, che potrebbe essere ovviata con gli incassi, ma anche di allestimenti scenografici di una certa consistenza che non possono essere montati per una sola replica e hanno bisogno di due o più giorni di premontaggio. Ormai è così estesa la nozione di danza contemporanea che a volte insorgono degli equivoci e anche qui non manca una certa autoreferenzialità negli stessi artisti, che spesso creano spettacoli che lasciano a desiderare. E la danza contemporanea, dove a ben guardare c’è un po’ di tutto? gine di altissima qualità. Nella serata programmata al Verdi ci sono tre coreografie Lego di Spota, che credo sia una del- Quali sono i punti di forza della rassegna di danza 2016? Il punto di forza è ovviamente la presenza dell’Aterballetto. È la maggiore compagnia italiana a torto o a ragione e forse per demerito degli altri, ed è innegabilmente una compa- 39 le creazioni più belle che ho visto ballare negli ultimi anni dall’Aterballetto, 14’ 20’’ di Kylián, un bellissimo passo a due, e Antitesi di Foniadakis che, a parer mio, è qualcuno che in fatto di coreografia ha qualcosa da dire. Dal punto di vista della promozione non amo le serate composite e preferisco un titolo esplicativo perché più facilmente veicolabile e allettante per il pubblico. Però Lego si capisce bene perché vengono in mente i mattoncini di plastica delle costruzioni che facevamo da bambini. Nel cartellone non mancano le cosiddette compagnie giovani e neppure quelle veterane. Sono in cartellone l’Opus Ballet e la MM Contemporary Dance Company di Michele Merola che presenta Bolero di Merola e Carmen Sweet di Emanuele Soavi. Di Merola avevo già programmato i Cinque canti e questo Bolero è veramente bello, rigoroso, con danzatori bravi, una scenografia e luci originali. La Carmen è totalmente diversa, più ironica e fumettistica. Nella rassegna compaiono anche la RBR, Artemis Danza, Versiliadanza, il Balletto di Milano, Fabula Saltica. Là dove ho la possibilità non programmo scegliendo un video o basandomi sul materiale inviato dalle compagnie e preferisco vederle in scena e valutare la reazione del pubblico a una determinata proposta artistica. Ad esempio a Nizza ho visto Les vertiges d’Hitchcock di Emilio Calcagno, un coreografo siciliano influenzato dalla danza francese, mi è piaciuto e mi ha convinto il progetto di formazione del pubblico. RBR Dance Company in The Man – The Passion of the Christ, ph. Clarissa Lapolla 40 Così l’ho inserito nella stagione di quest’anno insieme al progetto che si svolge un paio di settimane prima del suo spettacolo. Che cosa pensa che ancora manchi alla stagione di danza del Verdi di Pisa? Mancano uno o più titoli del repertorio ben fatto, se solo le risorse lo consentissero. Attualmente il repertorio di qualità ha dei costi inaccessibili per il budget che ho e semmai lo trovi all’estero. Ho visto una Sylphide del Balletto dell’O- pera di Nizza che aveva tutti i crismi, un ottimo corpo di ballo, dei solisti eccellenti, una scenografia nel solco della tradizione, bei costumi. Il cachet era abbordabile ma poi ti chiedono i trasporti, la diaria, e tutta una serie di costi aggiuntivi, compresa una trattativa separata con il direttore artistico Eric vu An per il suo compenso. Una cosa che mi ha lasciato abbastanza sconcertato. Sta di fatto che non l’ho potuta programmare e mi dispiace. Mi piacerebbe proporre balletti come Spartacus, Bayadère e li vorrei con interpreti adeguati, anche non eccezionali e strepitosi. Tanti miei colleghi pur di rispettare la tradizione natalizia di Schiaccianoci, Lago dei cigni, Bella Addormentata, prendono le compagnie dell’Est o dell’Ex Unione Sovietica che ti arrivano con i fondalini cenciosi, le ballerine che a stento si reggono sulle punte. Queste cose le ritengo improponibili e mi rifiuto di adeguarmi perché, come si dice in gergo, di ‘sòle’ ne ho avute. Non nego poi che vorrei avere a Pisa il New York City Ballet o il Nederlands Dans Theater ma non ho le possibilità. Comunque il Verdi ha una compagnia in residenza e non è poco. Vero. La ImPerfect Dancers Company di Walter Matteini quest’anno propone in prima nazionale In Faust con coreografie di Matteini e Ina Broeckx. Uno spettacolo in linea con il tema della stagione lirica incentrata su angeli e demoni e il mito di Faust. Walter lavorerà su questo argomento e la compagnia sarà anche protagonista di “Pisa Esplosione Danza-1a Edizione”, una manifestazione che coinvolgerà gli allievi delle scuole di danza del territorio con la partecipazione dei danzatori della Imperfect Dancers Company. 41 FONDAZIONE TEATRO DI PISA RASSEGNA DI DANZA 2016 mercoledì 6 gennaio ore 21 Compagnia OpusBallet direzione artistica Rosanna Brocanello BELLES DE SOMMEIL (La bella addormentata) regia e coreografia Philippe Talard giovedì 14 gennaio ore 21 Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei TOSCA X coreografia, regia, luci, scene e costumi Monica Casadei giovedì 4 febbraio ore 21 ECO / Emilio Calcagno LES VERTIGES D’HITCHCOCK creazione 2014 per cinque danzatori coreografia Emilio Calcagno giovedì 11 febbraio ore 21 Aterballetto Fondazione Nazionale della Danza Direttore Artistico Cristina Bozzolini LEGO coreografia, allestimento e costumi Giuseppe Spota 14’20’’ estratto/duo dall’opera 27’52’’ coreografia Jirí Kylián ANTITESI coreografia Andonis Foniadakis giovedì 3 marzo ore 21, Chiesa di Sant’Andrea Anticorpi XL-Network Giovane Danza d’Autore Serata eXpLo STRASCICHI Premio Equilibrio 2014 / miglior interprete Premio 19MasDanza / miglior interprete Premio Outlet 2014 progetto e interpretazione Irene Russolillo TAME GAME coreografia Csaba Molnár, Moreno Solinas, Igor Urzelai SVARUPA-VYAKTA coreografia e interpretazione Stefano Fardelli giovedì 10 marzo ore 21, Chiesa di Sant’Andrea Versiliadanza direzione artistica Angela Torriani Evangelisti SDD-SHAKESPEARE DEAD DREAMS regia e ideazione Vahan Badalyan coreografia Angela Torriani Evangelisti giovedì 24 marzo ore 21 RBR Dance Company direzione artistica Cristiano Fagioli e Cristina Ledri THE MAN – The Passion of the Christ regia Cristiano Fagioli coreografia Cristina Ledri e Cristiano Fagioli con la collaborazione della compagnia sabato 2 aprile ore 21 Balletto di Milano Direttore Artistico Carlo Pesta ANNA KARENINA balletto in due atti liberamente ispirato al romanzo di Lev Tolstoi libretto, coreografia e regia Teet Kask Imperfect Dancers, foto di repertorio, ph.Carla Falconetti 42 sabato 16 aprile ore 21 Fabula Saltica direzione artistica Claudio Ronda A CUORE APERTO Ballata per voce sola liberamente ispirata ai Sonetti di W. Shakespeare coreografia Claudio Ronda GDO - E.sperimenti Dance Company CONVERGENZE coreografia Federica Galimberti PER…INCISO L’Italia vista attraverso la voce dei suoi cantautori dagli anni ’60 ad oggi coordinamento coreografico Federica Galimberti mercoledì 20 aprile ore 21 MM Contemporary Dance Company direzione artistica Michele Merola BOLERO coreografia Michele Merola CARMEN Sweet coreografia Emanuele Soavi ore 18, Libreria Feltrinelli Pisa Il coreografo Michele Merola presenta lo spettacolo di danza Bolero-Carmen Sweet. sabato 7 maggio ore 21, prima nazionale imPerfect Dancers Company IN-FAUST ideazione Walter Matteini coreografie Walter Matteini, Ina Broeckx venerdì 29 aprile ore 21 in occasione della Giornata Mondiale della danza domenica 5 giugno ore 17 Imperfect Dancers Company e le Scuole di Danza di Pisa e del Territorio PISA ESPLOSIONE DANZA-1^ Edizione Angeli e Demoni ideazione e coordinamento Walter Matteini www.teatrodipisa.pi.it 43 COMPAGNIE di Lara Crippa E. SP M I E R E NT I U Una realtà under 35 con un anno di vita, subito segnalata alla prestigiosa NID PLATFORM di Brescia con il lavoro HOPERA, un viaggio onirico e ironico sulle arie di Verdi, Rossini, Mo- zart, danzato dalle differenti gestualità dei performer che ne costituiscono anche il team coreografico. È E.sperimenti Dance Company, giovane e fresca realtà italiana che spazia dal breaking al contemporaneo, dal modern al floorwork, dal teatrodanza all’acrobatica; una dozzina di performer di estrazione e vissuti differenti che 44 E.sperimenti Dance Company in PER...INCISO Da sinistra: Francesco Di Luzio, Laura Ragni, Federica Galimberti, Eleonora Lippi, Filippo Braco Al centro: Andrea Ferrarini. Ph. Davide Lena , E TIL S I D LOCA TION, ES EN TIM EN TI Intervista a Patrizia Salvatori manager e direttore artistico di G.D.O. Produzione 45 “...esportare la nostra modalità di approccio, creare opportunità affinché anche la cultura sia in grado di offrire nuovi obiettivi.” Backstage dello spettacolo ‘PER...INCISO’ Francesco Di Luzio e Andrea Ferrarini 46 Ph. Davide Lena questi giovani italiani che danzavano sulle note di Verdi. Le Marche hanno un altissimo livello qualitativo, sono esigenti e diffidenti, ma la compagnia si sta inserendo con grande approvazione. Quest’estate è nato il prototipo di un grande Festival di Danza Urbana, dove ricreando lo stile e la musica di alcuni paesi – Stati Uniti, Brasile, Tailandia – era come se la compagnia portasse il mondo a Corinaldo, e viceversa; c’erano mille persone in piazza! Come nasce il concetto di Dance Factory? mantengono la propria individualità diventando un tutt’uno quando lavorano insieme. Patrizia Salvatori, manager e direttore artistico di G.D.O. Produzione, associazione presente dal 1978, svela il successo, le difficoltà e le speranze della sua ultima creatura. G.D.O. è il tuo marchio di fabbrica, da danzatrice a coreografa a manager. Com’è stato il passaggio dal progetto Botega, con 15 anni di collaborazione, alla nuova compagnia E.sperimenti, formatasi nel 2014? E.sperimenti è un progetto under 35, dai danzatori ai tecnici, con me, unica eccezione! I danzatori sono cresciuti per la maggior parte con Enzo Celli, gli altri si sono aggregati subito per conoscenza quasi in maniera istintiva. Erano tutti abituati a creare molto all’interno delle coreografie, a proporre una loro visione e un loro movimento, quindi era naturale che la loro voce premesse. Oggi vorrei essere il loro piccolo Diaghilev. Da Roma a Corinaldo, borgo marchigiano in provincia d’Ancona. Cosa ha dettato questa scelta e com’è avvenuta la penetrazione? Roma è una dimensione altamente competitiva per una giovane e nuova realtà, e rappresenta comunque per me la chiusura di un percorso, quello con Enzo Celli nel 2013. Corinaldo, borgo a misura d’uomo entusiasta dell’opera e con un giovanissimo sindaco, ha subito accolto con partecipazione I quattro artisti storici, i fondatori, hanno diversa formazione e vivono in realtà geografiche differenti, ciascuno dando vita ad un proprio piccolo gruppo: Federica Galimberti, coreografa principale e coordinatrice del team, sta a Reggio Emilia, Laura Ragni e Mattia De Virgiliis in Umbria, Francesco Di Luzio a Roma, dove opera anche Daniele Toti con la sua formazione negli spazi di Opificio di Diana Florindi. Si lavora “a rotazione” nei tre centri, in ognuno dei quali abbiamo una sala prova, durante gli ultimi tre giorni della settimana; poi a Corinaldo ci si trova per le prove tecniche e le generali. Sono proprio questi momenti residenziali a creare la forza e la complicità di questo gruppo, a rendere efficace il loro lavoro. Come si diventa E.sperimenti? Bisogna ovviamente condividere innanzitutto la filosofia del gruppo, la predisposizione all’improvvisazione, la disponibilità alla ricerca per la ricerca, essere disposti appunto a “sperimentare” e a vivere nella mobilità. La scelta poi viene fatta inizialmente in base al curriculum, ma si chiede agli interessati di partecipare ai vari laboratori che gli artisti tengono nelle rispettive città, in modo da creare un vivaio che possa lentamente alimentarsi. Una grande famiglia che spazio lascia alle collaborazioni esterne? 47 E.sperimenti Dance Company in HOPERA Francesco Di Luzio, Daniele Toti, Andrea Ferrarini 48 Ph. Davide Lena Patrizia Salvatori manager e direttore artistico di G.D.O. Produzione In realtà abbiamo rapporti con molti artisti e coreografi, come Loris Petrillo che ha firmato per noi Batucada, o Amedeo Amodio che ha mostrato ‘curiosità’ vero il lavoro della Compagnia. Ci avviciniamo di più alle realtà hip hop francese, la disinvoltura con cui si può passare e spaziare da uno stile all’altro; questo è il futuro, la danza che avvicina i giovani e il pubblico che si avvicina alla danza. È stato proprio il vostro successo di pubblico a farvi invitare alla piattaforma NID 2015 come rappresentanti di una innovativa realtà italiana. Quale l’accoglienza della critica? Quando ci hanno convocati pensavo fosse uno sbaglio, ma era vero! Che impresa! Sono stati sei mesi di duro lavoro in sala prove, per costruire HOPERA ed affrontare un’esperienza così importante per la Compagnia visto che avrebbe potuto incontrare responsabili di teatro e uffici culturali da tutto il mon- 49 do, confrontarsi con personalità di spicco nel mondo della Danza, e misurarsi con altre realtà artistiche. È stata un’esperienza emotivamente massacrante, un esame completo. L’estero sembra più generoso: siete stati invitati ad un Gala ad Helsinki ed al Sziget Festival di Budapest per la prossima estate, e siete appena stati in Louisiana e in Thailandia. In Louisiana hanno organizzato l’anno zero di un Festival sulla creatività femminile nel mondo: Women in Dance. Convergenze di Federica Galimberti, una creazione per quattro uomini tra equilibri e disequilibri di ritmo, suono e luce, era uno dei 5 lavori selezionati su oltre duecento. In Thailandia invece, abbiamo portato più volte il nostro lavoro al Festival italiano di danza promosso a Bangkok dalla nostra ambasciata e Friends of the Arts; per entrare in sintonia con il luogo abbiamo anche lavorato con i ragazzi locali che studiano danza, creando nuovi percorsi laboratoriali in una rara e interessante dinamica di dare e avere. E in Italia questo non è possibile? In realtà sì. Siamo impegnati in un progetto a L’Aquilia con i ragazzi a cui è cambiato il panorama delle aspettative dopo il terremoto. Una scuola è riuscita a creare un teatro da 100 posti e lì lavoriamo con 15 giovani cercando di esportare la nostra modalità di approccio, creare opportunità affinché anche la cultura sia in grado di offrire nuovi obiettivi. Più che una tecnica proponiamo un linguaggio teatrale e contaminato, una modalità, quella di sentire, sempre. www.esperimentidancecompany.com E.sperimenti Dance Company in HOPERA Eleonora Lippi, Andrea Ferrarini, Laura Ragni, Francesco Di Luzio, Daniele Toti 50 Ph. Davide Lena “Più che una tecnica proponiamo un linguaggio teatrale e contaminato, una modalità, quella di sentire, sempre” 51 PROSSIMI E.SPERIMENTI 7 febbraio - E.sperimenti Dance Craft - L’Aquila - Teatro dei 99 14 febbraio - E.sperimenti Dance Craft - Potenza - Teatro Stabile 4 marzo - E.sperimenti Dance Craft - Salerno - Teatro delle Arti 5 marzo - Hopera - Castelnuovo di Berardenga (Siena) - Teatro Vittorio Alfieri 11 marzo - E.sperimenti Dance Craft - Corinaldo (Ancona) - Teatro Goldoni 1 aprile - Hopera - Portoferraio (Isola d’Elba) - Teatro dei Vigilanti 2 aprile - Hopera baby - San Giminiano (Siena) 7 aprile - Hopera - Pavullo nel Frignano (Modena) - Teatro Walter Mac Mazzieri 22-24 aprile - Estratti da Hopera - Elsinky Finlandia 29 aprile - Per inciso - Pisa - Teatro Verdi 30 aprile - Estratti - Roma - Teatro Viganò 32 E.sperimenti Dance Company in CONVERGENZE Stefano Otoyo. Ph. Davide Lena 33 COREOGRAFI di Lara Crippa o t n e m a v r o n in A C s I s a G p A is tà M io A r u L A c L L E U ità I l I a Z N n M R o R Z si B s A E e O f L A o F r V R p G L A i U L d F A e n io 54 M I Incedere deciso, coda di cavallo tiratissima, un enorme sorriso che ti accoglie. Si presenta così Gabriella Furlan Malvezzi mentre si accomoda allo storico Caffè Pedrocchi di Padova, con la sua genuina energia ed entusiasmo. Danzatrice, insegnante, coreografa, direttrice, consulente, una fucina di idee, occasioni, progetti e realtà che coinvolgono sempre più persone nel temuto modo coreutico. Il coraggio della danza a 360° che le ha permesso di rimanere sempre sulla cresta dell’onda. Tra diplomi RAD, una scuola di danza e una compagnia di danza, ha appena diretto con successo l’ultima edizione del Festival Internazionale di Danza Lasciateci Sognare, senza dimenticare il “Premio Donne Eccellenti” nel 2004 per le donne venete di successo, una segnalazione come migliore Dirigente Tecnico Sportiva nel 2011 e un altro premio nel 2012 “Una Donna una Storia” dall’Associazione Mogli Medici Italiani. Le sue collaborazioni coreografiche spaziano dall’Operetta ai Gala, da Chez Maxim’s: cent’anni di splendori per l’Espace Cardin di Parigi alla recente opera lirica rivisitata in chiave moderna Il Barbiere di Siviglia prodotta dal Comune di Padova e da Opera Estate Festival; e poi ancora coreografa al Premio Galileo di Firenze, tournée in Cina, in Giordania, a Dubai, senza dimenticare la partecipazione dei suoi giovani allievi al Vangelo Secondo Matteo di Virgilio Sieni durante Biennale College Danza 2014. 55 “ritengo che uno dei grossi problemi della danza sia la mancanza di senso. La gente danza senza senso, senza consenso, senza sensualità.” Ma cosa si nasconde dietro quell’accogliente sorriso? Una tenacia incredibile, idee chiare, un immenso amore per la danza, e sogni a non finire. Si è appena conclusa la XII edizione di Lasciateci Sognare, Festival Internazionale di Danza 2015, con un bilancio decisamente positivo tra richiamo di critica e di pubblico. È un sogno anche questo successo? Ho assunto la direzione artistica di La Sfera Danza, l’associazione che organizza il Festival, solo dal 2015, quindi devo ringraziare il lavoro delle precedenti direzioni per avermi consegnato una realtà già consolidata e che 56 funziona anche dal punto di vista economico, riuscendo sia ad ottenere contributi e patrocini del Comune, della Regione, dell’Università e del Ministero, ma anche a far quadrare i conti e riuscire a liquidare gli artisti e le maestranze in tempi giusti. Quali linee guida ti hanno condotta lungo questa nuova programmazione? La scelta dei temi e degli spazi. Temi variegati, per appassionare il pubblico e comprenderne la varietà degli interessi, dal tango all’amore, dalla guerra alla religione. Spazi alternativi, che hanno affiancato il nostro Teatro Stabile, dall’intimo Teatro ai Colli ai prestigiosi Musei Civici agli Eremitani, fino a una Residenza Universitaria ESU. E le compagnie invitate? Un vero spaccato italiano. Assolutamente, far conoscere la realtà italiana, dalle grandi compagnie, come il Balletto di Roma o gli imPerfect Dancers, fino alle realtà locali. Fortunata è stata anche la formula dei danzautori, che per la brevità dei loro lavori vengono spesso esclusi dalle programmazioni, ma presentandone 2 o 3 a serata si permette loro di avere una grande opportunità di visibilità, fino a richiamare perfino un critico direttamente da Roma che li ha recensiti molto positivamente. Sto già pensando per la prossima edizione 2016 di coinvolgere alcuni artisti visionati durante l’ultima NID Platform a Brescia. Come si avvicina un pubblico restio e diffidente alla danza come quello padovano? Destandone la curiosità e appagandone l’interesse. Inoltre la continuità delle proposte aiuta la fidelizzazione. Ma il pubblico va anche agevolato, dal costo del biglietto (in media 12 euro allo Stabile e 3 euro negli altri spazi) alla scelta del giorno e dell’orario: molta affluenza è stata re- Concerto di Roger Waters The Wall, uniche date in Italia Padova e Roma. Gabriella Furlan Malvezzi è coreografa del gruppo di ragazzi andato in scena a Padova. 57 gistrata il sabato verso le 19 e la domenica pomeriggio, così i giovani potevano continuare poi la serata e le famiglie stare insieme. E i più giovani come si seducono? Bisogna aggirare l’ostacolo! Purtroppo gli allievi delle scuole di danza sono le presenze minori, quindi ho pensato di coinvolgere direttamente le scuole superiori creando delle collaborazioni, dal reportage fotografico al concorso per l’immagine del Festival. Nessuna nota dolente? Dal mio punto di vista la compressione del Festival in due mesi e non più in quattro, per la legge Franceschini, toglie un po’ quella continuità che si vorrebbe garantire al pubblico. Sarebbe poi anche auspicabile avere la certezza dei contributi con un certo anticipo, per garantire sia gli spazi che gli artisti. Cosa ti ha portato l’esperienza dal 2002 al 2007 e dal 2009 Alla presenza della Regina Noor Al Hussein di Giordania Concilio dei Pianeti, Regia e Coreografia di Stefano PODA, coordinamento del gruppo di danzatori di Gabriella Furlan Malvezzi, Palazzo della Ragione, PADOVA 58 al 2013 come Membro della Commissione Ministeriale Consultiva per la Danza presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali? È stata un’esperienza estremamente interessante e in parte gratificante, essere la prima veneta ad essere chiamata! Di estremo interesse, perché sei a contatto con le realtà di tutto il territorio, isole comprese, e questo ti dà un’enorme conoscenza del tessuto italiano e delle sue possibilità. Gratifica anche l’essere voluta o approvata da quattro diversi ministri e direttori generali che mi hanno dato la possibilità di farmi conoscere come persona e come professionista. Ovviamente è una commissione consultiva, non può determinare molto, ma fa estremamente piacere trovarsi nella stanza dei bottoni anche se non sei tu poi a schiacciarli! Cosa ne pensi dei nuovi decreti? Hanno tentato di rivedere e regolamentare ma é ancora lunga e difficile la strada, soprat- 59 tutto se si relega l’Arte ad una formula statistica. Forse anche quando i criteri meritocratici verranno presi seriamente in considerazione, potranno aumentare le opportunità. La stessa cosiddetta apertura è falsa, quando si blinda la legge alla triennalità, da un lato dà una garanzia a chi ne fa parte dall’altro esclude nuovi inserimenti per troppo tempo. Quindi attendiamo una ricandidatura nel 2018? Non ci ho pensato! Bisogna ogni volta lasciare tutto, andare spesso a Roma, ma mi piacerebbe, non so, lasciamo una porta aperta… E qui a Padova come ti proponi? 60 Gabriella Furlan Malvezzi con Fabio Concato al Teatro Sistina ROMA per la coreografa del Musical Patrizia, perché vivere è una grande occasione! Con il Maestro CLAUDIO SCIMONE coreografie L’HISTOIRE DU SOLDAT con Solisti Veneti Gabriella Furlan Malvezzi con Eleonora Abbagnato 61 Gabriella Furlan Malvezzi con Carla Fracci Gabriella Furlan Malvezzi e Pierre Cardin durante una pausa di lavoro per la preparazione di coreografie 62 Mi definisco una Operatrice Culturale e come tale mi piacerebbe che ogni città con una realtà professionale avesse le stesse possibilità e occasioni culturali. Poter fare circuitare le realtà della danza è già una grande occasione, ma oltre a far vedere gli artisti in scena credo sia interessante anche farli conoscere tramite interviste, incontri, dialoghi con il pubblico. È l’unico modo per uscire dal provincialismo, ma deve essere alla portata di tutti. Suggerimenti? Chi ha allievi dovrebbe investire più nella formazione degli allievi che nei vari concorsi. Sta a noi acculturare i giovani, appassionarli al repertorio classico, moderno, alla musica, sostenerli nella curiosità e nella ricerca della loro passione. La Danza offre tantissimi sbocchi, non solo ballerini Caterina Genta, Di qui, ph.Giancarlo Russo Gran Galà dell’Operetta al Teatro Della Pergola di Firenze 63 ma anche figure professionali che grazie alla loro conoscenza ed esperienza coreutica possono gravitare intorno ad essa. Chiunque ami la danza dovrebbe portare il suo contributo, e non dimentichiamo quanto sia importante creare un pubblico consapevole. Ma noi per primi dobbiamo sempre aggiornarci, conoscere, andare a vedere spettacoli. Sono appena stata a Londra al Sadler’s e al The Place, poi a Roma per il nuovo Schiaccianoci di Peparini: a teatro incontri persone, ti confronti, ti ricarichi, esci ogni volta rinnovata di stimoli ed energia. Quale modello proporresti per i giovani? Assolutamente Roberto Bolle, bisognerebbe clonarlo per smuovere le folle! È un Divo a tutto tondo che ha fatto combaciare la carriera professionale con il vero e proprio tifo Caterina 70 Minuti, ph. eAda Pop Meets Genta, Classic, con Orchestra cori,Lombardi coreografie di Gabriella Furlan Malvezzi, Teatro G.Verdi di Padova 64 da stadio. All’Arena di Verona gli spettatori urlavano e facevano la ola. Uno splendido esempio di artista che viene direttamente dal palcoscenico, senza essersi fatto contaminare dalla televisione o da discutibili stili di vita. È un esempio sano di salute, equilibrio, lavoro e grande intelligenza. Esauriti invece i tuoi sogni nel cassetto? www.padovadanza.it ph. Helen Maybanks SHARJAH, coreografie di Gabriella Furlan Malvezzi, Dubai No, è ancora pieno! La danza è la mia vita, mi ci trasformo dentro, mi piace continuare a crescere e imparare. Vorrei forse permettermi di vivere tutto ciò con più serenità e tranquillità, e che i giovani avessero più agevolazioni nello studio per vivere poi della loro passione in modo decoroso e dignitoso. 65