PROGETTO DI RICERCA
La storiografia di Jean-Charles Léonard Simonde de Sismondi si appoggiava sulle fonti edite e sulle
cronache, dedicando poco spazio alla ricerca d’archivio. Non è in quel versante che va ricercata dunque la
sua grandezza, quanto piuttosto nella capacità di fare la storia di alcune grandi idee costituzionali. Sismondi
affiancò la storiografia alla riflessione dell’economista e agli interventi del teorico politico, facendo
comunicare le diverse discipline in maniera nuova. Nelle opere maggiori, la storia delle repubbliche italiane
del medio-evo e la storia dei francesi questa comunicazione si sente in misura eloquente, ma anche nelle
opere storiche minori l’intreccio è evidente. Non a caso l’opera storiografica fu anticipata da un trattato,
rimasto inedito all’epoca, sulle costituzioni dei popoli liberi del Medio Evo; mentre l’Histoire des Français si
incrociò, nel momento in cui trattava dell’assolutismo schiacciante della dinastia dei Borboni, con le
riflessioni del trattato Etudes sur les constitutions des peuples libres. Il pensiero dell’economista si ravvisa
nella sensibilità per la storia dei territori, considerati come unità funzionali in sé risolte e aventi diritto a
larga autonomia qualunque fosse il tipo di costituzione che governava il paese nella sua interezza.
L’intreccio tra tutte queste preoccupazioni emergeva più chiaramente laddove – e sono numerosi gli
esempi – Sismondi trattava delle crisi. La crisi disponeva tutti gli attori sociali in uno schema complesso, dal
quale risultavano chiari i loro rapporti e la reciproca dialettica; la soluzione della crisi poteva essere una
nuova costituzione, come accadde spesso nella Repubblica fiorentina, oppure una virata autoritaria, come
era invece connaturato alla storia di Francia. La causa della libertà, in altre parole, poteva continuare ad
essere servita da una buona disposizione della sovranità tra tutti gli attori in scena; oppure poteva venire
demolita dall’accentramento dell’autorità in poche mani o nelle mani di un solo individuo. Da qui una
preoccupazione costante per le costituzioni, scritte o meno, dei popoli nelle varie epoche. La distribuzione
della sovranità determinava o deprimeva lo stato di libertà delle popolazioni. Quando questa distribuzione
era malvagia, insorgeva una situazione di decadenza che poteva protrarsi per secoli. L’opera storiografica
sismondiana può dunque essere esaminata alla luce della triade concettuale libertà-sovranità-decadenza, in
modo tale da far risaltare appieno l’interpretazione delle varie epoche. A questa triade si affiancava
un’accuratezza scrupolosa nel racconto dei fatti bellici, attinto dalle cronache, che serviva a supportare
l’analisi dei governi alle prese col momento militare. Una serie di figure emergeva dalla trattazione
storiografica sismondiana, che si alternavano o interagivano sulla scena nazionale: il popolo, inteso come
riunione dei ceti sociali tra loro disposti secondo una perenne dialettica; il comune, o la piccola patria
regolata come una repubblica; la principauté o la royauté, intesa come concentrazione del potere nelle
mani di un solo individuo; la religione, come forza sociale che agiva a difesa o contro l’ordine esistente; la
guerra, che metteva alla prova l’attitudine di chi deteneva il potere. Al pari, alcune epoche sono privilegiate
sulle altre. Prima di tutto il basso Medioevo, cioè l’epoca che si aprì nell’XI secolo e che vide la nascita delle
libere repubbliche; il XIII secolo, epoca d’oro del repubblicanesimo; il XVI secolo, epoca che vide la sconfitta
del libero repubblicanesimo e l’inizio di una centralizzazione schiacciante nei paesi meridionali europei. Al
XVI secolo faceva seguito sia in Francia sia nella penisola italiana una lunghissima decadenza, con la
differenza che in Francia si era già formato un ceto sociale innovatore, il terzo stato, che presto o tardi
avrebbe rovesciato la tirannide instaurata dalla monarchia dei Valois prima e dei Borboni poi.
Narrazioni lunghissime e piene di dettagli, di nomi e di date erano quelle imbastite dal Sismondi storico. Ma
non mancavano i momenti di riflessione e di problematizzazione, che lasciavano emergere uno sguardo
possibilista verso il passato e uno storicismo molto cauto. Lo storicismo sismondiano si riferisce, come
l’insieme della sua storiografia, alla riflessione costituzionale. Alla decadenza fa seguito la rinascita, operata
attraverso delle rivoluzioni che modificano la costituzione, ma non sempre questi cambiamenti
costituzionali andavano nel senso della libertà. Una concezione peculiare, quella sismondiana della libertà,
che si affidava ad un ordine costituzionale in cui ognuno prendesse parte al potere politico secondo le sue
capacità e il suo talento, possibilmente attraverso la mediazione di corpi professionali e sociali. Ma la
libertà era anche indipendenza, e l’indipendenza andava conquistata attraverso la scelta della miglior
soluzione costituzionale che secondo Sismondi, come si vide anche in occasione della sua riflessione sulla
sorte della penisola italiana, era rappresentata dalla confederazione. Una soluzione non praticabile per la
Francia, dove tuttavia il potere centrale poteva ridursi a garante dell’unità nazionale con la restituzione ai
territori della propria porzione di sovranità.
Il progetto di ricerca mira alla messa a punto di una monografia di sintesi sull’opera storiografica di
Sismondi, che metta in luce l’intreccio tra la riflessione storica, le idee costituzionali e le teorie economiche.
La monografia ruoterà attorno alle categorie di Libertà, Sovranità e Decadenza, analizzando in tal senso
tutti gli scritti storiografici del ginevrino.
PIANO DI ATTIVITA
L’assegnista si misurerà con l’analisi delle opere storiografiche di Sismondi, enucleandone i temi e i motivi
predominanti anche in rapporto ad altri autori contemporanei. Sono fortemente caldeggiati il ricorso a
recensioni e critiche svoltesi in tutti i principali paesi europei, nonché la ricognizione su Sismondi stesso
come recensore e critico delle opere di altri autori. Per questa fase della ricerca si può prevedere un
soggiorno all’estero, presso biblioteche specializzate in fondi primo-ottocenteschi.
Al termine dell’attività di ricerca l’assegnista porrà mano alla monografia, che dovrà contenere tutti i
momenti di riflessione emersi durante la ricerca