Comunicare con le vittime di reati

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Modalità di ascolto e di
accoglienza delle vittime
Aspetti psicologici della gestione del
trauma in seguito ad un reato
Modena 21 gennaio 2016
Dr. Stefano Brunello
Settore di Psicologia Clinica
AUSL Modena
Reato come Trauma
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Essere vittima di un reato è un’eventualità
non rara e che può capitare a chiunque, ma
che va in ogni caso a turbare il senso di
sicurezza e di prevedibilità quotidiana
Il reato ha quasi sempre effetti psicologici ed
emotivi che non sono in stretta relazione con
il danno materiale, inoltre il danno psicologico
ha tempi e durata molto diversi, anche in
relazione al tipo di reato subito
Reato come Trauma

Può comportare, oltre al danno fisico ed
economico, la perdita di oggetti cari, la
violazione della privacy, la messa in
discussione della fiducia in se stessi e nella
propria capacità di reagire efficacemente
dinanzi ad un pericolo.
Trauma
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Un evento che, per le sue caratteristiche,
risulta "non integrabile" nel sistema psichico
pregresso della persona, minacciando di
frammentare la sua coesione mentale.
Coloro che hanno subito un trauma sono
“incapaci di fornire il resoconto che
chiamiamo memoria narrativa, eppure
continuano a dover fare fronte alla situazione
difficile”
(Janet,1919).
Crisi “valoriale”
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Alle brave persone le cose brutte non
capitano
In una società giusta, la sicurezza personale
è una certezza
La vita è prevedibile e giusta
Diventare “vittime”
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Uno degli stati d’animo più comuni fra le
vittime di reati è la sensazione di perdita di
controllo
Poiché la vittima non ha nessun controllo
della propria vittimizzazione, questo senso di
incapacità può allargarsi ad altre aree della
sua vita.
Diventare “vittime”
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Un reato frequente come lo scippo, ad
esempio, avviene spesso nelle vicinanze
dell’abitazione della vittima o nei suoi
percorsi più familiari, come la fermata
dell’autobus, rendendo improvvisamente
pericolosi luoghi che prima erano “sicuri”
Diventare “vittime”
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Gli effetti psicologici del trauma possono
prolungarsi nel tempo: il 35% delle vittime
manifesta sintomi anche dopo tre mesi
dall’evento (Gale & Coupe, 2005)
Nelle vittime di crimini che hanno comportato
violenza, possono protrarsi anche per anni
(Dixon et al, 2006)
Diventare “vittime”

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Le persone anziane, malate, disabili, fragili o
socialmente marginali sono più facilmente
esposte ad episodi di piccola criminalità
Su queste persone l’impatto in termini di
insicurezza personale e perdita di controllo è
tendenzialmente più importante, causando
un’autoreclusione nelle proprie case che
peggiora il senso di esclusione ed isolamento
(Britt, 2001)
Diventare “vittime”

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Sebbene i giovani siano facilmente vittime di
reati (generalmente commessi da altri
giovani), spesso tendono a non denunciare i
reati per timore di rappresaglie, vergogna o
per sfiducia, se non addirittura paura, nelle
Forze dell’Ordine.
Quest’ultima difficoltà si riscontra di frequente
anche nella popolazione immigrata (Millie et
al, 2005)
Diventare “vittime”

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Le donne che subiscono episodi di violenza
intrafamiliare vivono in una combinazione di
stress permanente e di periodi di stress acuto
correlato ad episodi di violenza fisica,
psicologica e sessuale
Presso queste donne l’incidenza di sindromi
depressive è quattro volte maggiore, con una
maggiore probabilità di esito suicidario, e sei
volte maggiore quella di abuso di alcolici.
(Barnish, 2004)
Resilienza
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In fisica dei materiali, definisce la capacità di
un corpo di ritrovare la posizione iniziale
dopo aver subito una pressione
In biologia, è la capacità di un organismo di
autorigenerarsi dopo aver subito un danno.
In psicologia si riferisce alla capacità di uscire
rafforzati da un’esperienza negativa,
trasformandola in un’occasione di crescita
personale.
Fattori che promuovono la resilienza
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Hardiness (“forza” psicologica:
coinvolgimento, controllo, sfida)
Visione ottimistica della vita
Senso di coerenza
Affettività positiva
Sistema di credenze
Sostegno sociale
Vittime e ri-vittimizzazione
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Il modo in cui le persone reagiscono all’esser
vittime di un crimine dipende non solo dai
loro peculiari aspetti caratteriali e dal tipo di
esperienza che hanno vissuto, ma
ampiamente anche dal modo in cui sono
trattati dagli altri.
Esiste sempre il rischio di “vittimizzazione
secondaria”, in particolare nei casi di violenza
domestica e molestie sessuali
Vittime e ri-vittimizzazione
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Tempi e attesa della risposta
Frustrazione delle aspettative
Mancato riconoscimento della condizione di
“vittima” a livello sociale e penale
La logica dell’attribuzione della colpa
Il non riconoscimento del danno
Vittime e ri-vittimizzazione
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Chi effettua il primo contatto con la vittima
viene vissuto come “esperto”, come fonte
autorevole
semplici consigli su come gestire l’evento sul
piano pratico possono aiutarla a recuperare
un senso di padronanza e di controllo
un ascolto empatico può contrastare le
autocolpevolizzazioni, rassicurare sulla
normalità delle reazioni emotive, etc
Capire l’impatto del trauma
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Spesso le prime persone che possono
essere d’aiuto a indirizzare le vittime ad uno
specialista sono proprio gli operatori che
raccolgono la loro testimonianza
Anche se non sono degli esperti, devono
essere in grado di capire i più comuni effetti a
breve o lungo termine del trauma della
vittimizzazione
Effetti a breve termine
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Preoccupazione (“non riesco a non pensarci”)
Flashbacks e incubi
Preoccupazione per la propria sicurezza
personale
Preoccupazione per la sicurezza dei propri
cari
Paura di rappresaglie o che il crimine possa
ripetersi
Effetti a breve termine
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Paura di essere nel torto
Paura di non essere creduti
Paura di essere giudicati
Paura del sistema giudiziario (se provengono
da mondi in cui il rapporto con le forze di
polizia è generalmente difficile)
Incapacità a fidarsi di chiunque
Conseguenze fisiche
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A parte le conseguenze dirette
dell’aggressione fisica, le reazioni fisiche
possono includere risposte corporee allo
stress.
Queste reazioni posso variare molto da
persona a persona
Conseguenze fisiche
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Perdita di energia
Dolori muscolari
Mal di testa, emicrania
Irregolarità mestruali
Sensazioni corporee sgradevoli
Problemi digestivi
Ipertensione
Conseguenze psicologiche
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La diversità e l’intensità delle conseguenze
psicologiche possono portare le persone a
pensare che stiano perdendo il loro equilibrio
psicologico o addirittura “impazzendo”
Conseguenze psicologiche
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Paura
Risentimento
Ansia
Sensi di colpa
Ostilità
Somatizzazioni
Rabbia contro il sistema giudiziario
Umiliazione
Paura
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La vittima ha percepito una minaccia alla
propria integrità fisica o al proprio benessere
psicologico
Senso di vulnerabilità, stato di allerta
Rende difficile concentrarsi su compiti e
impegni come la resa testimoniale, la stesura
di una querela o la descrizione accurata dei
propri sintomi nel corso di una visita medica.
Rabbia
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La vittima ha vissuto in misura prevalente un
senso di impotenza e di frustrazione
Il soggetto appare rivendicativo, poco
collaborativo, tendente ad incolpare le forze
dell’ordine di inefficenza o inoperatività
Se l’operatore non comprende che il soggetto
sta solo cercando di canalizzare la propria
rabbia all’esterno per poterla controllare
meglio, rischia di difendersene come se ne
fosse il vero destinatario.
Colpa
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L’azione criminale ha avuto un impatto forte
sull’immagine di sé della vittima, facendolo
sentire corresponsabile (per leggerezza,
imprudenza etc) del reato subito.
Il senso di colpa è insidioso e subdolo nella
relazione tra forze dell’ordine e vittime,
perché se non viene riconosciuto rischia di
alterare completamente la comunicazione.
Vergogna
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La vittima ha la sensazione che l’evento
possa aver messo in discussione la sua
immagine sociale
E’ importante prestare molta attenzione a
salvaguardare questa immagine, a non
colludere inconsapevolmente con la messa in
discussione della visione di sé, magari
trasmettendo un senso di pena o pietà.
Conseguenze psicopatologiche
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Scarsa concentrazione
Disturbi del sonno
Disturbi della memoria
Tristezza, abbattimento
Sfiducia nel prossimo
Sfiducia in se stessi
Perdita di autostima
Conseguenze sociali-relazionali
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Isolamento
Perdita di coinvolgimento nelle attività che
prima risultavano piacevoli
Paura di restare da soli
Tensioni in famiglia e nella relazione di
coppia
Insicurezza
Effetti a lungo termine
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Disturbo Post-Traumatico da Stress
Depressione
Alcolismo e abuso di sostanze
Malattia mentale
Ideazione suicidaria, suicidio
Disturbo da attacchi di panico
Disturbo ossessivo-compulsivo
Cattiva salute
Dolore cronico
Disfunzioni sessuali
Disturbo Post-Traumatico da Stress
"triade sintomatologica“ del DSM-IV-TR:
 Flashback: un vissuto intrusivo dell'evento che si propone alla
coscienza, "ripetendo" il ricordo dell'evento.
 Evitamento: il soggetto tende ad evitare tutto ciò che ricordi in
qualche modo, o che sia riconducibile, all'esperienza traumatica
(anche indirettamente o solo simbolicamente).
 Hyperarousal (iperattivazione psicofisiologica): caratterizzata da
insonnia, irritabilità, ansia, aggressività e tensione generalizzate.


Numbing (intorpidimento): uno stato di coscienza simile allo
stordimento ed alla confusione.
Incubi: che possono far rivivere l'esperienza traumatica durante il
sonno, in maniera molto vivida.
L’ascolto della vittima
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Rispettare i tempi della vittima
Ascoltare con pazienza e rispetto
Ascoltare attivamente e con attenzione allo
stato mentale della vittima
Esprimere fiducia nella capacità della vittima
di raccontare la sua storia
L’ascolto della vittima


E’ importante accogliere la vittima all’interno
di un contesto fisico in cui sono eliminate
tutte le barriere possibili all’ascolto: come i
rumori, interferenze dei cellulari, altre
persone nella stanza, etc
L’obiettivo iniziale è di creare le condizioni
per poter prestare molta attenzione a ciò che
riporta la vittima e ai suoi reali bisogni
L’ascolto della vittima


Tenere in considerazione l’eventualità che la
vittima abbia scarsa competenza sul
funzionamento della macchina giudiziaria e
possa esserne intimidita e/o confusa
Avere a disposizione una serie di riferimenti a
cui inviare la vittima in caso di disagio
psicologico importante ed eventualmente
aiutarla a stabilire un primo contatto
Ascolto compassionevole

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Trasmette un genuino senso di cura e
incoraggia la vittima a parlare in modo aperto
e libero
Dà importanza al tono della voce, alla scelta
delle parole, al linguaggio corporeo alla
qualità dell’attenzione
Ascolto attivo

Parafrasare il racconto della vittima



comunica interesse nella sua storia e la rassicura
sul fatto che viene ascoltata con attenzione
le conferma di essere stata davvero capita ed
evita i fraintendimenti
convalida i suoi sentimenti e crea un ambiente di
libero scambio emotivo
Ascolto attivo

Rispondere sui contenuti, parafrasando
quando è appropriato



Ad es. “così, mi sta dicendo che per lei è molto
importante che…(venga ritrovata la catenina,
etc)”,
“mi sembra di capire che lei sia molto preoccupata
che …(non venga più ritrovata la catenina, etc)”
“In altre parole, le sta soprattutto a cuore che…
(sia ritrovata la catenina, etc)
Ascolto attivo

Fare domande aperte, cioè che non
implichino risposte Sì / No

Ad es. invece di chiedere “E’ durato molto
tempo?”, chiedere “Quanto tempo è durato?”
Ascolto attivo

Aiutare la vittima a focalizzare i propri stati
d’animo


Ad es. “questo deve averla fatta sentire…
(impaurita/arrabbiata, etc)”,
“sembra che lei sia sia sentita davvero…
(impaurita/arrabbiata, etc)”
Ascolto attivo

Riflettere: ripetere una frase o una parola del
racconto può incoraggiare la vittima a
proseguirlo

Ad es. se la vittima dice “Ultimamente per me è
molto difficile…”, proseguire la conversazione
ripetendo semplicemente “Difficile…”
Ascolto attivo

Chiarire: tutti tendiamo a girare attorno alle
questioni che emotivamente ci attivano molto
e se potessimo le eviteremmo. Se la vittima
glissa su un punto importante, la possiamo
aiutare chiarificando

Ad es. “Mi dica qualcosa di più su questa
faccenda…”, o “sembra che per lei sia difficile
parlare di queste questioni…”
Ascolto attivo

Usare piccole parole di incoraggiamento

Ad es. “sì…”, o “vada avanti…”, “interessante…”
Ascolto attivo

Partecipare con espressioni empatiche aiuta
le persone a sentirsi comprese e ascoltate




Ad es. “certo che deve essere stato un momento
molto difficile per lei…”
“mi rendo conto di come sia difficile per lei
parlarne…”
“lei è certamente una persona con molte risorse
personali, se è stato in grado di…”
“devo dire che se mi trovassi nella sua situazione
mi sentirei anch’io in grande difficoltà”
Comportamenti che ostacolano l’ascolto
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Condurre l’intervista invece di lasciar parlare
la vittima
Interromperla mentre parla
Dire alla vittima come dovrebbe sentirsi
Mostrare disaccordo
Manifestare una tendenza a valutare quello
che sta raccontando
Saltare alle conclusioni o perdersi in dettagli
Comportamenti che ostacolano l’ascolto
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Usare un vocabolario tecnico o difficilmente
comprensibile
Parlare troppo
Sapere tutte le risposte
Essere di mentalità chiusa
Chiedere “ma perché l’ha fatto…?” o “come
mai lei invece di…?” domande cioè che
trasmettono riprovazione.
Atteggiamenti da evitare
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Esprimere anche indirettamente giudizi o
considerazioni che possano far pensare alla vittima
di essere in un qualche modo corresponsabile del
reato che ha subito
Fare ipotesi su come la vittima possa sentirsi
Comparare l’esperienza della vittima a quella di altre
vittime di reati simili
Entrare in conflitto con la vittima o mostrarsi
infastiditi dalle sue ansie
Sminuire le paure e le ansie della vittima come
irrealistiche o esagerate
Trattare la vittima come se fosse incapace
Cose da non dire
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So come si sente…
Capisco quello che sta passando…
Perché si è comportato così?
Se ne faccia una ragione…
E’ il destino!
Giri pagina, dimentichi questa brutta storia!
La vita continua…
Il tempo cura tutte le ferite
Le poteva andar peggio!
Lei non è la sola persona a cui è successo!
Se fossi in lei…
Quello di cui lei avrebbe bisogno è…
Grazie per l’attenzione!

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