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Guardando anche a Oriente
Viaggiatori d’Occidente - Dove viaggeremo nel 2017?
/ 23.01.2017
di Claudio Visentin
«Orrore del domicilio», lo chiamava Baudelaire. È la malattia del nostro tempo. L’idea che si possa
restare tranquillamente a casa è diventata quasi una stravaganza quando tutti si muovono
incessantemente. Ed ecco che all’inizio dell’anno, con regolarità implacabile, nella stampa e in rete
si moltiplicano le liste dei Paesi che dovreste visitare per conservare la reputazione di viaggiatori.
L’elenco più autorevole è sempre quello di Lonely Planet, la principale guida turistica internazionale.
Scorrendo le proposte, ci sono buone ragioni per credere che il Canada sarà il Paese dell’anno 2017:
si presenta con un leader giovane e popolare come Justin Trudeau (non fate confronti coi loro vicini
di casa, mi raccomando), una fascia di città vivaci a sud, a nord il respiro delle immense foreste.
Soprattutto saranno numerose le iniziative per i centocinquant’anni dalla nascita della
Confederazione, i primi passi verso il Canada contemporaneo.
Anche la Finlandia festeggia l’indipendenza conquistata nel 1917 dall’ingombrante vicino russo. Per
l’occasione, i finlandesi, ignari dei nostri tormentosi dubbi in quel campo, inaugureranno anche un
nuovo parco nazionale a Hossa, di ben undicimila ettari.
Sempre più spesso poi si guarda a oriente, verso l’Asia e il futuro. Da tempo il sud-est asiatico
(Thailandia, Vietnam, Laos) intercetta la maggior parte dei turisti, specie i giovani viaggiatori
indipendenti. Ma ora si affaccia sulla scena anche la Birmania; con la carismatica Aung San Suu Kyi
cerca di lasciarsi alle spalle lunghi decenni di dittatura, dopo essere stato l’unico Paese al mondo ad
aver subito per questo un boicottaggio turistico. I più coraggiosi potrebbero poi spingersi sino nella
remota Mongolia, dove l’apertura del nuovo aeroporto internazionale nella capitale Ulan Bator è un
segno inequivocabile della buona disposizione verso i turisti. E pazienza se i massicci investimenti
immobiliari – cinquecento milioni di dollari per il complesso Shangri-La, con un gigantesco hotel, un
cinema IMAX e l’Hard Rock Cafe – lasciano intravedere, alla fine della lunga strada, il volto sempre
uguale della globalizzazione.
Le proposte di un’altra guida importante, la Rough Guide, sono simili, con appena qualche aggiunta:
l’Uganda famosa per i suoi gorilla di montagna e la Bolivia dove, lungo la «Ruta del Che», si ricorda
il mezzo secolo trascorso dalla morte di Ernesto Che Guevara. Se poi non vi siete stancati di guidare,
la Scozia propone la sua North Coast 500, cinquecento miglia intorno alle Highlands settentrionali. E
potreste celebrare il ventesimo anniversario del primo volume della saga di Harry Potter salendo sul
treno a vapore The Jacobite, che i più conoscono come Hogwarts Express: sul viadotto di Glenfinnan,
con le sue ventuno arcate srotolate nella brughiera, l’illusione sarà totale.
In alternativa potreste adottare come bussola i nuovi musei che apriranno quest’anno. Per esempio
la sede distaccata del Louvre ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, oppure il museo dedicato a
Yves Saint Laurent a Marrakech o ancora il Museo della Rivoluzione americana a Filadelfia. L’arte
contemporanea resta naturalmente il richiamo più forte e quest’anno per esempio si parlerà molto
dello Zeitz Museum of Contemporary Art di Città del Capo, in Sudafrica, il più grande museo
costruito in Africa negli ultimi cento anni.
Le ragioni di un viaggio sono molte, inevitabilmente diverse e non tutte spontanee. Se infatti ci
chiediamo perché sentiamo raccontare così spesso di questi Paesi e non di altri, ci troviamo subito a
fare i conti con gli effetti della promozione turistica. Da tempo peraltro i professionisti in questo
campo hanno imparato a tirare il sasso e nascondere la mano: e quindi, invece di parlare in prima
persona, suggeriscono, riprendono e amplificano quanto scritto da giornalisti, blogger e semplici
turisti, sulla carta stampata (sempre meno influente) o nei Social Network. Ma il gioco nascosto si
svela appunto quando nei più diversi ambiti ricorrono sempre gli stessi nomi… Per questo i
Viaggiatori d’Occidente, che conoscono le regole del gioco, non si lasciano influenzare dalle sirene
turistiche e cercano sempre di scegliere con la loro testa.
Della Svizzera non s’è parlato molto, ma forse per una volta va bene così. In un contesto
internazionale tesissimo un Paese neutrale, sicuro e ben organizzato ha in mano delle buone carte.
La promozione turistica (www.myswitzerland.com) presenta la Confederazione come un’Europa in
miniatura, dove in uno spazio ridotto – nessun luogo dista più di 75 chilometri a volo d’uccello dalla
frontiera più vicina e ben quindici cantoni confinano con altri Stati – ritroviamo la varietà di storia e
paesaggi dell’intero continente; in poche ore di comodo viaggio si passa dal silenzio di una valle
alpina con boschi e chiese antiche alla vita mondana di una moderna città come Zurigo. Un tocco di
ironia aiuta a non sembrare troppo compassati: e così il nuovo testimonial da cinque milioni di
visualizzazioni su YouTube è Bruno, lo sciatore pigro e millantatore che si fa bello grazie alle foto
scattate da uno stuntman, suo sostituto nei passaggi più pericolosi. Una sottile presa in giro della
furbizia italiana? Beh, per fortuna Bruno è anche un nome tedesco…
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