Con il patrocinio di Tappa 1 – Campanile della Chiesa di San Salvatore Alla metà del XI sec. risale la chiesa di San Salvatore e Magno, scomparsa, ad eccezione della base della torre campanaria, agli inizi del XVI sec. quando, sullo stesso luogo, venne costruita l'attuale basilica di San Magno. Proprio la parte superstite del campanile, ora inglobata nella parete meridionale della basilica, consente di ipotizzare quale doveva essere l'aspetto della primitiva chiesa di San Salvatore e Magno; lo stile è quello romanico e la struttura muraria è costituita da ciottoli legati con malta, con grossi pietroni squadrati nella parti angolari. Secondo alcuni studiosi è possibile ipotizzare per l'edificio una datazione intorno all'anno 1000, in considerazione anche della dedicazione al Salvatore al quale era riservata una grande devozione già in epoca longobarda. Un'interessante scultura, che proviene dalla primitiva chiesa di San Salvatore e Magno e riferibile all'epoca romanica, è rappresentata dal piccolo bassorilievo raffigurante Gesù, attualmente inserita sopra la porticina di ingresso, posta sul lato meridionale della basilica. Su una traversa ancora visibile, e inserita nei resti di questo campanile romanico, è scolpito un distico latino che, tradotto, suona così: I pascoli, i vini, i grani, l'abbondanza delle acque, il tempio e le molte nobili famiglie, danno lustro a Legnano. Tappa 2 – Basilica di San Magno Il maggiore edificio monumentale di Legnano è rappresentato dalla basilica di San Magno, costruita sulle vestigia di una chiesa romanica che era denominata San Salvatore e San Magno. L'antica chiesa, probabilmente della foggia classica dei templi di tipo romanico a tre navate, era stata fatta costruire forse dal re longobardo Agilulfo. Le infiltrazioni d'acqua dell'Olona e i movimenti sismici dell'epoca causarono la distruzione della chiesa che, nei primi anni del '500 e in due fasi successive, crollò irrimediabilmente. I capi delle nobili casate del borgo di Legnano, che aveva già acquisito notevole importanza nel milanese, di concerto con Ludovico il Moro, decisero di costruire una “chiesa granda” affidandone la progettazione a un grande architetto dell'epoca che si vuole essere Bramante al quale, in quello stesso periodo, erano state affidate varie opere dalla corte di Ludovico. La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1504 e terminò nel 1513. Dell'antica chiesa era stato mantenuto, dopo lavori di consolidamento, il campanile del quale si possono vedere i resti nel piccolo ingresso laterale, dietro all'attuale campanile, realizzato nel 1752. La purezza e l'eleganza delle linee e la loro grandiosità conservano comunque un'essenziale sobrietà. La forma della pianta a croce quadrata, divisa nel centro ad ottagono e con le due cappelle simmetriche ai lati dell'altare maggiore, sono caratteristici elementi dell'epoca del Bramante che ebbe, quali imitatori, molti architetti suoi contemporanei. A conferma dell'attribuzione al Bramante, mancano purtroppo disegni e documenti che riguardano il grande urbinate anche se lo storico prevosto Pozzo, nella sua Storia delle chiese di Legnano (1650) così scriveva: questa fabbrica è dissegno, per quello si tiene, di Bramante, architetto de' più famosi habbi hauto la christianità. Attribuibile o no a Bramante, la Basilica di San Magno resta un monumento di grande pregio in se stesso e di immenso valore artistico anche per i dipinti che lo ornano. Tra questi particolare citazione merita la grande pala dell'altare maggiore che reca l'illustre firma di Bernardino Luini (1523) alla quale si aggiunsero, nel 1562-1564, gli affreschi di Bernardino Lanino, degno seguace del grande Gaudenzio Ferrari. Sono del 1633 le decorazioni della volta e dei pilastri della cappella dell'Assunta e furono eseguite dai pittori legnanesi Francesco e Gianbattista Lampugnani. Nella storia di Legnano la basilica di San Magno costituì sempre un polo di riferimento attorno al quale si estese e prosperò uno dei nuclei dell'antico borgo. Giorgio D'Ilario – Immagini della vecchia Legnano – ed. Landoni – Legnano – 1974 Con il patrocinio di Tappa 3 – Palazzo Leone da Perego Il palazzo Leone da Perego, fu fatto costruire, probabilmente sui resti del castello dei Cotta, nella seconda metà del 1200 dall'omonimo personaggio che fu vescovo di Milano dal 1241 al 1257 e per il quale Legnano era un luogo prediletto, non solo per trascorrervi i periodi estivi, ma anche perchè poteva rappresentare un comodo luogo di rifugio in caso di necessità. L’aspetto originario del palazzo può essere colto attraverso un acquerello di Giuseppe Pirovano e un disegno pubblicato su Archivio Storico Lombardo, entrambi eseguiti nel 1882-83, pochi anni prima della radicale trasformazione, avvenuta nel 1898, per adibirlo ad asilo. Tali documenti evidenziano chiaramente le caratteristiche originarie dell'edificio costruito in mattoni a vista, strutturato su due piani sui quali si notano diverse aperture. Quelle più antiche – monofore e bifore, sono contornate da mattoni cuneiformi e imprimono una particolare eleganza all'edificio. L'attuale aspetto della fronte del palazzo verso il cortile, corte arcivescovile, con un portico a cinque archi a tutto sesto al pian terreno, cui corrispondono altrettante bifore al primo piano, è quello ottocentesco. Contrariamente a quanto si credeva, però, i recenti lavori di restauro del palazzo hanno rivelato che l'antica costruzione non fu abbattuta completamente; sono infatti comparsi gli originari muri perimetrali, le volte a crociera e il portale di ingresso, sul lato verso la corte, di aspetto molto arcaico, formato da una serie di grossi massi squadrati e sormontato da un arco a tutto sesto in mattoni cuneiformi. Purtroppo si è potuto reperire solo metà di questo elemento architettonico, poiché l'altra metà è stata demolita. Gli esami scientifici effettuati su alcuni materiali dell'edificio ne farebbero risalire l'origine addirittura al secolo IX. Dario Rondanini – L'arte antica a Legnano: dal medioevo al Settecento in: AAVV Legnano una città, la sua storia, la sua anima – Telesio editrice – Carnate (Mi) - 2001 Tappa 4 – Palazzo Ottone Visconti Il lato meridionale della corte arcivescovile è delimitato dal palazzo di Ottone Visconti la cui origine è legata al successore di Leone da Perego, Ottone Visconti, arcivescovo di Milano dal 1263 al 1295, e iniziatore della Signoria dei Visconti. Anche questo edificio, che architettonicamente non doveva essere molto dissimile dall'attiguo palazzo Leone da Perego, è stato completamente rimaneggiato nel 1937 quando fu trasformato in “sala conferenze”, divenuta successivamente Cinema Ratti. Nel 1882, sulla parete interna della sala era ancora visibile una ricca fascia decorata ad affresco, con raffigurazioni di festoni di frutta e fiori, con inseriti puttini e animali di significato allegorico e con riquadri riproducenti gli stemmi viscontei. Tale zona ornamentale è stata coperta dalle decorazioni apportate alla sala cinematografica, ma non è escluso che esista ancora al di sotto di tali decorazioni. Degno di nota, seppure completamente rifatto nel 1890, è il portale che immette alla corte arcivescovile, sul quale è inserita un'antica ed enigmatica lapidetta che raffigura “emblemi viscontei” di foggia arcaica e di significato incerto. Un'altra lapide di dimensioni ridotte è inserita sulla facciata del palazzo Leone da Perego, verso la corte arcivescovile, e raffigura la “biscia viscontea” in forme molto stilizzate e primitive. Dario Rondanini – L'arte antica a Legnano: dal medioevo al Settecento in: AAVV Legnano una città, la sua storia, la sua anima – Telesio editrice – Carnate (Mi) – 2001 Con il patrocinio di Tappa 5 – Chiesa della Natività di Maria Vergine detta “La Madonnina” Progettata nel 1641 da Francesco Maria Richini. L'attribuzione al famoso architetto milanese viene attestata dal prevosto Pozzo nella sua Storia delle chiese di Legnano. Un'ulteriore conferma viene dall'archivio della Curia Arcivescovile di Milano dove esiste un disegno sicuramente di mano del Richini. Il progetto originario è stato fedelmente eseguito ad eccezione della facciata, realizzata successivamente da Dionigi Maria Ferrari e dell'annesso oratorio dedicato a San Carlo, costruito in contiguità all'abside della chiesa, verso la fine del '600, ad uso della Confraternita del SS. Sacramento. L'edificio è a pianta ottagonale; l'interno è armonico e interamente decorato da affreschi e da marmi preziosi utilizzati anche per la realizzazione delle numerose lapidi a ricordo di vari membri della famiglia Lampugnani che della chiesa è stata la principale benefattrice. L'altare addossato alla parete di fondo è sovrastato da un dipinto raffigurante la Madonna con i Santi Sebastiano e Rocco, attribuito a Francesco Lampugnani. Sulle pareti esterne della chiesa sono state dipinte tre meridiane che, essendo collocate su superfici con orientamento diverso, sono in grado di indicare l'ora durante tutto l'arco della giornata. Dario Rondanini – L'arte antica a Legnano: dal medioevo al Settecento in: AAVV Legnano una città, la sua storia, la sua anima – Telesio editrice – Carnate (Mi) – 2001 Tappa 6 - Castello di San Giorgio Il Castello di Legnano, come risulta dai pochi documenti rinvenuti, ha denominazione di “Castrum Sancti Georgi” fin dal XIII secolo; probabilmente questa denominazione nasceva dalla presenza, fin dal 1231 in questi luoghi (documento del 1261) di un convento di Regolari Agostiniani con annessa chiesetta di S. Giorgio. Il convento era beneficiario di molte terre coltivabili, di proprietà dei Della Torre che avevano usurpato le proprietà dei Visconti. Con la morte nel 1257 dell’arcivescovo Leone da Perego, iniziarono le lotte fra i Torriani e Ottone Visconti; nel 1262 il Papa Umberto IV nominò nuovo arcivescovo di Milano OttoneVisconti. Dopo aver sconfitto definitivamente i Torriani a Desio, i Visconti riconquistarono le loro proprietà e i loro poteri ed anche il Castello di Legnano rimase alla famiglia fino all’ultimo signore Filippo Maria il quale nel 1437 lo assegnò in dono al fedele Oldrado II° Lampugnani che, nel 1445 fece erigere la fortificazione con torri, vallo e ponte levatoio. Solo nel 1710 Francesco Maria II° Lampugnani conte di Freisa riuscì ad avere conferma legale del suo diritto nel possesso del castello che alla sua morte donò all’Ospedale Maggiore di Milano.Infine nel 1792 il Marchese Carlo Cristoforo Cornaggia acquistò dall’Ospedale Maggiore il Castello con tutta la grande tenuta annessa. Da questa data l’intero complesso venne trasformato in azienda agricola e ridotto ad alloggio per i contadini. In tali condizioni è pervenuto, dopo lunghe trattative all’Amministrazione Comunale dagli eredi del Marchese Cornaggia Medici. Il compromesso di cessione risale al 1963, ma venne successivamente modificato nella sostanza e nella forma per un intervento dell’Autorità Tutoria. Struttura del castello All’inizio del XIV sec. Il Castello era probabilmente formato da una torre a base quadrata che, sul lato ovest, aveva un ampio portale con un arco a tutto sesto tuttora identificabile sull'ala ovest. Alla torre vennero successivamente accostate due costruzioni a due piani, provviste di uno spazioso scantinato semi sotterraneo. La struttura mantenne questo aspetto fino alla metà del XV sec., quando Oldrado Lampugnani ebbe il permesso dal duca di Milano, di ingrandirla e fortificarla. Vennero così costruiti un imponente torrione di ingresso sul lato nord, e robuste mura lungo il perimetro quadrangolare; intorno alle mura venne scavato un fossato. Il torrione era munito di un ponte levatoio e, sulla sua facciata, è inserita una lastra in marmo di Candoglia che reca lo stemma e le iniziali di Oldrado Lampugnani. Nella cinta muraria furono inserite sei torri cilindriche, quattro agli angoli del quadrilatero e due a metà dei lati est ed ovest. Mura, torri e torrione furono edificati lasciando i mattoni a vista; solo nel XVIII sec. furono ricoperti da intonaci e affrescati. Con il patrocinio di Tappa 7 - Palazzo Cambiaghi Nelle mappe “dei Beni di Seconda Stazione”(fabbricati) del 1752, il palazzo risulta di proprietà di Cambiago Gaetano, casa di propria abitazione. Era posizionato, come ci appare oggi, con il lato lungo sulla strada dei Cambiaghi (oggi via Lega), mentre la maestosa esedra di ingresso per le carrozze è sulla Contrada di Santa Maria del Priorato (oggi via Palestro), proprio di fronte all'omonimo Oratorio. Il rione in cui sorge il palazzo dei Cambiaghi sembra essere una zona d'elezione settecentesca scelta da nobili e possidenti per erigere le loro residenze di campagna. Sulle vestigia quattrocentesche di un precedente convento di Monache Umiliate, nella seconda metà del ‘700 i Cambiaghi fecero elevare di due piani il palazzo esistente aggiungendo grandi finestre con contorno rettangolare secondo lo spirito architettonico dell'epoca. Ne uscì un palazzo con andamento curvilineo sull'attuale via Lega fino alla pregevole esedra barocca di ingresso, sull'attuale via Palestro, che dava accesso alla facciata principale del palazzo rivolta a sud. Al piano terreno del palazzo troviamo un ampio atrio di ingresso , con trabeazione sorretta da due belle e robuste colonne di granito rosa di Baveno. Due belle sale, atte a ricevere, furono create a sinistra, mentre a destra, nei locali già del 1400 riutilizzati, divennero l'abitazione estiva dei ricchi proprietari. Da osservare, come testimonianza dell'epoca, il soffitto a cassettoni con motivi floreali di una sala, e le due porte di ingresso originarie. Le finestre del secondo piano sono di stile più recente e fanno ritenere che esso costituisca un sopralzo postumo fatto durante il possesso dei Brivio che seguì ai Cambiaghi dalla fine del '700 fino alla metà dell'800. Il grande locale del secondo piano fu adibito a moderna filanda di seta e, successivamente, a dormitorio del convitto della Manifattura di Legnano, quando il palazzo fu inglobato nel complesso industriale. Come testimonia il catasto teresiano, la facciata principale a sud del palazzo, si apriva sui vasti possedimenti della famiglia Cambiaghi con “coltivazioni di alberi da frutto e vigneti”. Nel 1927 (quando l’edificio era già di proprietà della Manifattura di Legnano), vennero trovate a lato del palazzo diverse tombe e pareti affrescate appartenenti alla cappella del vecchio convento. Anche se in cattive condizioni gli affreschi vennero in parte staccati e conservati alla Colombera. Tappa 8 – Monumento al Guerriero di Enrico Butti Il Monumento, dedicato al leggendario condottiero lombardo, è stato realizzato dallo scultore Enrico Butti, ed è stato inaugurato nel 1900. La statua del Guerriero si eleva per più di 6 metri, dal piede alla punta della spada, e svetta trionfante al di sopra dell'imponente basamento per un'altezza complessiva di circa 9 metri. Il Guerriero del Butti si impone per la sua discrezione nel contesto urbanistico cittadino e il suo profilo, visibile da più punti della città, si inserisce armoniosamente nell'insieme degli edifici, vecchi e nuovi, che lo circondano in piazza Monumento. Questa figura isolata, con il braccio teso che innalza la spada, rappresenta un gesto estremamente efficace che sostanzia l'esito positivo della battaglia contro il Barbarossa. La gamba destra, leggermente piegata, poggia sopra un rialzo roccioso, mentre il peso della figura grava interamente sull'altra gamba tesa. Il braccio sinistro regge lo scudo. L'elmo è decorato in modo semplice, essenziale, e sobria è anche la corta maglia metallica che ricopre il corpo del Guerriero. La base del Monumento, nella forma di un blocco di granito grigio, presenta su due lati i bassorilievi che mostrano due episodi della Battaglia di Legnano: il campo dopo la battaglia e il ritorno del Carroccio verso Milano dopo la vittoria. La profondità del modellato di ben 55 cm, rende quelli che, per convenzione, sono chiamati bassorilievi, dei veri e propri altorilievi in cui alcune figure, come il soldato a cavallo del rilievo laterale, sono scolpite quasi a tutto tondo. Gli altri due fronti del basamento raffigurano due archi che ricordano gli archi di porta Nuova a Milano verso cui si diresse il Carroccio dopo la battaglia, con rami di palma simboleggianti la vittoria. Il secondo riporta l'epigrafe che, tradizionalmente, enumera le 23 città della Lega Lombarda. Un'elegante cancellata in ferro battuto, forse del celebre maestro ferraio Alessandro Mazzucotelli, circonda il monumento. Con il patrocinio di Tappa 9 - Palazzo Guidi – Corso Garibaldi 95 Il catasto teresiano, una monumentale opera di censimento di tutte le proprietà fondiarie del Ducato di Milano, svoltasi nella prima metà del XVIII sec., riporta l'esistenza di una costruzione destinata a “casa di propria abitazione” e “casa da massaro” collocata all'angolo tra la via Accesso Stallo Aperto (attuale via Gigante) e la via Contrada Maggiore (attuale corso Garibaldi). Sulle vestigia di questa precedente costruzione sono stati effettuati, nel corso del tempo, vari interventi strutturali, fino a giungere, nella prima metà dell'800, all'attuale aspetto architettonico che la contraddistingue come una dimora abitativa tipicamente ottocentesca. La facciata su corso Garibaldi presenta, infatti, una struttura simmetrica con un portone centrale, come passo carrabile, e ai due lati, due porte di ingresso con spalle laterali e sovrapporte in granito lavorate secondo lo stile diffuso all'epoca. Sovrasta il portone carrabile, un elegante balcone con ringhiera in ferro battuto. Tappa 10 – Casa Torre Colombera “La Colombera è un edificio a torre della metà del XV secolo costruito in ciottoli fluviali e malta. E’organizzato su due piani e così chiamato per la funzione che tali strutture spesso avevano per l'allevamento dei colombi. La casa apparteneva alla Famiglia Lampugnani, la cui abitazione principale doveva essere adiacente. Nella stanza inferiore, intorno a un camino da riscaldamento, sono conservati numerosi affreschi, per lo più dei secc. XV, XVI, XVII, recuperati da Guido Sutermeister nelle nobili case legnanesi prima del loro abbattimento. Dalla Casa Vismara, situata un tempo nell'attuale largo Seprio, già Convento delle Clarisse, sono conservati gli apparati decorativi delle cosiddette sala da ballo e sala delle corone. Del primo ambiente restano alcuni dei 16 pannelli quadrilobati con scene di danzatori e musici, vestiti e acconciati secondo la moda dell'epoca. Dalla medesima stanza probabilmente proviene anche il grande affresco raffigurante una scena di devozione: la famiglia inginocchiata davanti ai due Santi protettori Giovanni Battista ed Elisabetta. La sala delle corone era, invece, completamente decorata da corone e motivi vegetali; in alto, sotto il soffitto, correva una teoria di 56 tondi con ritratti di uomini e donne di profilo e a mezzo busto, delle famiglie Vismara, Crivelli e Landriano, intervallati da stemmi e putti. Dalla stessa dimora proviene, infine, un grande frammento di affresco allegorico rappresentante un tema di caccia, con piante e animali raffigurati con precisione e naturalezza. Dalla Casa Corio, provengono tre affreschi a tema religioso: una Madonna con Bambino, San Cristoforo e i Quattro Evangelisti. Al piano superiore si sviluppano otto pannelli a fresco con raffigurazione di episodi di storia romana e di scene allegoriche, separati da paraste con grottesche. Si riconoscono in particolare gli episodi di Marco Curzio mentre, a cavallo, salta l'abisso e di Muzio Scevola nell'atto di porre la mano sul fuoco. Di difficile interpretazione, invece, le scene allegoriche forse da riportare a episodi della saga familiare del Lampugnani. Unico elemento riconoscibile, la raffigurazione, sullo sfondo, del borgo di Legnano come doveva apparire in quell'epoca. Alcuni studi specialistici hanno riconosciuto la mano di Giangiacomo Lampugnani (XV – XVI sec).” A.M.Volontè- Matteo Dolci: Il museo civico Guido Sutermeister di Legnano. Guida alle collezioni- Allemandi ed. -2008