Gheddafi scovato e ucciso

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Venerdì 21 ottobre 2011
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La fine del dittatore libico segna anche la conclusione della missione della Nato
Gheddafi scovato e ucciso
Giustiziato dai ribelli a Sirte, sua città natale. Era nascosto in una buca
• Le sue ultime parole
«Non sparate»
Un favore
ai nuovi
gendarmi
del mondo
• Napolitano: «Si chiude
pagina drammatica»
di FRANCO CIMINO
• “Il leone del deserto”
in fuga per due mesi
MUAMMAR Gheddafi è
morto.Come avrebbevoluto o come hanno desiderato i suoi nemici, conta poco, ormai. In fondo, la sua
fine, e lui che se l'è cercata,
ha fatto un favore ai nuovi
gendarmi del mondo, che
dinanzi alla caduta dei tiranni preferiscono vederli
morti, anziché processarli
al cospetto del mondo intero. Lo abbiamo già detto in
occasione della morte di
• Festeggiamenti
per il popolo libico
alle pagine 4, 5, 6 e 7
con un reportage di VITTORIO DELL’UVA
a pagina 7
Episodio a Strasburgo
«Studenti
calabresi?
Allora siete
mafiosi»
UN gruppo di studenti di
un istituto di Polistena si
è trovato al centro di apprezzamenti, per così dire, poco carini rivolti da
una comitiva di francesi:
«Calabresi? allora siete
mafiosi». È accaduto a
Strasburgo, dove il gruppo di ragazzi prendeva
parte a un incontro nella
sede del Parlamento europeo.
D. GALATÀ a pagina 16
continua a pagina 19
Muammar Gheddafi ucciso, in un fermo immagine dell'emittente televisiva Al Jazeera
Reggio. La bufera sui conti del Comune. Il sindaco tira fuori la relazione della Procura
Arena: «Il disavanzo è di 80 milioni»
Voto mafioso: Scopelliti bolla come ridicole le affermazioni del pentito Moio
IL disavanzo del Comune di
Reggio è la metà di quello ipotizzato nella relazione ministeriale, cioè all’incirca di 80
milioni: per sostenerlo il sindaco, Demetrio Arena, ha tirato fuori la relazione fatta dai
periti incaricati dalla Procura. Intanto Scopelliti bolla come ridicole le affermazioni del
pentito Moio sul voto mafioso.
A. CHIEFFALLO, A. ILLIANO
M. INSERRA. A. MOLLO
e C. TRIPODI
alle pagine 8, 9 e 10
LE CAMPANE ANTI-ABORTI
Opinioni divise
Per i credenti il segno
è la messa
per i bimbi mai nati
La decisione
di don Emilio
rimbalza
in tutto il web
A VOLTE basta veramente
poco a far scatenare la polemica. Basta qualche tocco di
ROSITA GANGI a pagina 14
continua a pagina 14
di ENNIO STAMILE
Demetrio Arena
da pagina 47 a pagina 57
Reggio. Le dichiarazioni dell’assessore alla polizia sui dialoghi del boss Libri. Ecco l’intercettazione
Sombrero
Legge Reale
OGNI tanto Di Pietro si
trasforma, e dal profondo del paladino dell'ultrasinistra emerge il poliziotto che era in lui. Adesso si autosmentisce, ma
io l'ho sentito dichiarare
che ci vuole una nuova
legge Reale. E Maroni è
corso ad abbracciarlo.
Ora proveranno a fare
una legge speciale che
prevede l'arresto preventivo: privare un cittadino
della libertà sulla base di
un sospetto. È lo strumento che il fascismo e le
altre dittature usano per
tacitare gli avversari politici. E invece alla violenza si risponde con più legalità e più democrazia,
alla stupidità con l'intelligenza.
Berna: «Da Martorano non ho mai ricevuto favori»
NON ho mai ricevuto favori da
Martorano. Questa la posizione di Demetrio Berna in relazione all’intercettazione del
boss Libri in cui si parla di un
progetto di attentato.
alle pagine 22 e 23
Gioiosa Jonica
Mamme
incatenate
per protesta
a scuola
C. MAZZONE a pagina 14
11021
9
771128
022007
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ANNO 17 - N. 290 - € 1,20
8 Primo piano
Venerdì 21 ottobre 2011
Primo piano 9
Venerdì 21 ottobre 2011
La relazione. Gonfiati anche gli incassi previsti dalle multe
Politica nella bufera
«Colpa dei funzionari»
I conti del Comune di Reggio e l’avviso
di garanzia al governatore Scopelliti
I periti: accertare il ruolo di Scopelliti e del segretario
di ADRIANO MOLLO
«80-85 milioni
di disavanzo»
Arena e il buco: «Procura e ispettori due relazioni diverse
Attenti, la ’ndrangheta può manovrare il malessere sociale»
di ANDREANA ILLIANO
ne deve rimanere in piedi, deve migliorare e
nessuno deve fare terrorismo. - e aggiunge REGGIO CALABRIA. Esistono non una, ma Quando l’amministrazione ha preso degli
due relazioni sui conti del Comune di Reggio impegni li ha mantenuti, abbiamo dato mane certificano cifre diverse del debito. È la di- dato alla Leonia, alla Multiservizi, di pagare
chiarazione del sindaco, Demetrio Arena, gli stipendi, quando lo abbiamo annunciato,
è accaduto. Poi ci siamo resi conto che, poifatta ieri, in municipio.
Accade tutto in un lampo. La tensione è al- chè le società sono “goìiovani” non sempre i
tissima. Fuori dal palazzo c’è la protesta di sindacati riescono a tenere i lavoratori, e non
Acquereggine, poco più in là l’urlo del Terzo è escluso che ci siano delle infiltrazioni di
settore, ieri il sit-in della Multiservizi; den- qualcuno che si sente al di sopra delle istitutro le stanze del municipio la maggioranza zioni e dei sindacati, mi riferisco alla ‘ndrandecide di arrivare al consiglio comunale, in gheta». Arena non ha paura di pronunciare
seconda convocazione, fissata per oggi per questa parola. Poi ribadisce: «Abbiamo assistito a gruppi di dipendenti, che ci hanno
votare il riequilibrio di bilancio.
detto chiaramente “O ci pagaA metà mattinata il colpo di
te o blocchiamo il campionato
scena, il sindaco di Reggio,
europeo di pattinaggio”. Noi
Demetrio Arena convoca la IL RIEQUILIBRIO
vogliamo mantenere gli imstampa. Decide la prima uscipegni, ma non ha mai negato
ta pubblica, dopo la relazione
la difficoltà che c’è». E qui Dedegli ispettori del ministero,
metrio Arena fa riferimento a
dopo l’avviso di garanzia per
quello che è accaduto in queGiuseppe Scopelliti, nella sua
ste settimane, come i trasferiveste di primo cittadino di
menti erariali che, in banca,
Reggio. La novità è che ieri è
aspettano anche dieci giorni,
arrivata in municipio la relasenza motivo, alla protesta del
zione della Procura, quella
terzo settore «che ha visto il
fatta dai Ctu, gli ispettori dei
vescovo arrivare al Comune».
magistrati che indagano sul
Sa il sindaco che contempocaso Fallara, due dei quali soraneamente in città va in sceno gli stessi che hanno relana l’appello delle società che si
zionato al ministero. Le cifre
occupano del sociale pronti a
non tornano. Nell’atto della
denunciare il credito maturaProcura il debito, secondo
to (due milioni di euro). È su di
quanto afferma il sindaco, è di
loro che Arena si sofferma:
80 - 85 milioni di euro, quella
«Quando c’è stata la manifeinviata al ministero, dopo mestazione mi è stato dato un
si di lavoro, di 170. Arena lo Il Consiglio
conto di due milioni di euro e
evidenzia: «La relazione miniho rassicurato sapendo che
steriale non parla di buco, ma in seconda
avrei pagato con il finanziadi disavanzo». Fa di più il capo
c
o
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e
mento della 285. Mi hanno
della giunta comunale, parla
di un pericolo di ordine pub- È andata deserta ieri, la riunio- detto che avrei dovuto rispettare il protocollo d’intesa del
blico di infiltrazioni della ne di consiglio comunale, du‘ndrangheta, di pilotazioni rante la quale si doveva appro- mio predecessore, dove non si
faceva riferimento a date, nè a
politiche e dice: «Assistiamo vare il riequilibrio di bilancio.
piani di rientro. Ho dimezzato
in queste ore a episodi scon- Ma la maggioranza di centroil debito. Gli ho promesso, carcertanti, ieri alcuni operai destra tiene. E non è un caso
te alla mano, che avrei dato lodella Multiservizi hanno in- che durante la conferenza
ro un milione, presto. Poi mi
scenato un sit-in, la protesta è stampa il sindaco ha al suo
arriva una lettera in cui mi
cresciuta nonostante le no- fianco i coordinatori provinciali
stre rassicurazioni. Si annun- e cittadini di partito e tutti i con- chiedono il 30 per cento subito».
ciano. Io credo che qualcuno siglieri comunali. Convinto anArena ripete che c’è qualcuvoglia portare il dibattito, che che l’Udc che aveva chiesto
è già cruento sulla stampa, in qualche ora di tempo per capi- no che vuol far saltare il banpiazza, personalizzandolo. re il documento di bilancio, do- co. Lo ripete. Ma tranquilizza
tutti: «L’amministrazione va
Ebbene io non ci sto. Noi an- po la relazione degli ispettori
avanti. Presto vi darò i dati
dremo avanti. Voteremo il rie- ministeriali che accertano un
sulla vendita del patrimonio
quilibrio, la maggioranza tie- disavanzo in bilancio e quella,
edilizio. A differenza di altri
ne». Accanto al sindaco ci so- arrivata ieri firmata dagli ispetComuni noi abbiamo immobino i segretari cittadini e pro- tori del ministero. Oggi insomli di valore». Si riferisce agli
vinciali dei partiti della coali- ma i numeri per approvare il
zione, la giunta, i consiglieri documento di riequilibrio ci so- alloggi popolari, ma anche al
comunali, c’è il Pdl, l’Udc, la li- no. Lo dice un documento poli- Miramare, l’albergo di proprietà dell’ente. Poi caccia
sta Scopelliti, il Pri e i Sociali- tico. Anche se si prevede un
fuori l’asso: «Noi non abbiasti.
dibattito cruento.
mo mai dato cifre. Le daremo
Il primo cittadino è deterdopo aver aspettato tutti i pasminato, la notte è stata lunga
e dura, l’ultima riunione con i partiti è finita saggi istituzionali. I rilievi mossi dagli ispetalle tre. In queste ore Arena ha deciso di non tori non parlano di dissesto. Intanto voglio
difendersi, ma di contrattaccare: «Non ho dirvi che mi è stata consegnata la relazione
mai sottaciuto le difficoltà e l’ho ribadito fatta dal Ctu, dagli ispettori della Procura,
all’atto del mio insediamento. La relazione parlano di un buco che va dai 75 agli 80 midegli ispettori ministeriali evidenzia in 22 lioni di euro». Non fa mai il nome di Scopelpunti, un disavanzo di bilancio, non un buco liti, Arena ma è chiaro che ci pensa da giorni:
che, sia chiaro, di 170 milioni di euro. Il mi- «Oggi però vedo che una contestazione del
ministero e un avviso di garanzia deterministero ci invita a chiarire e noi lo faremo».
Il primo cittadino si appella al senso di re- nano un massacro».
Il messaggio di Arena, a parte la rilevaziosponsabilità e afferma che prima di prendere decisioni anche sui dirigenti, bacchettati ne della doppia relazione, è anche un monito
dagli ispettori per una gestione allegra, vuo- alla coesione e dopo poco infatti dalla sua
le capire le loro ragioni e dice: «Mi viene detto uscita pubblica, ecco che tutti i consiglieri
che sono un tecnico e non un politico, io ora comunali di maggioranza gli esprimono
devo salvaguardare l’ente, la città. Il Comu- rinnovata fiducia.
Il sindaco
Demetrio Arena
con tutti i
rappresentanti
politici, sia della
giunta che del
consiglio
comunale
|
LE REAZIONI
|
Il Pd scatenato
«Il sindaco dice bugie»
di CATERINA TRIPODI
REGGIO CALABRIA- E' durissima la replica del Pd alla conferenza stampa del sindaco Demetrio Arena che ieri ha parlato “di pericolo derivante dallo sfilacciamento sociale e dai tentativi di infiltrazione della 'ndrangheta nelle proteste cittadine causate
dallo stato debitorio del comune”, e che soprattutto ha “sventolato” la relazione della
Procura della Repubblica che quantifica in
una cifra tra i 80 e 85 milioni di euro, in contrapposizione a quella degli ispettori del
Ministero delle Finanze che sostanzierebbe
in 170 milioni di euro il buco finanziario di
Palazzo San Giorgio.
Il Pd risponde bollando Arena come il
“curatore fallimentare del Modello Reggio” ma soprattutto accusandolo di mentire alla sua città.
«Arena - scrive il Pd - è goffo ed
irresponsabile ma soprattutto
bugiardo perché continua a
mentire assumendosi delle responsabilità gravissime, rinviando e prendendo tempo ed
addirittura negando le risultanze di atti ufficiali redatti da
ispettori inviati dal ministero
delle finanze retto dal ministro
Tremonti». Tra le scorrettezze
che il Pd attribuisce al primo cittadino inoltre c'è «quella di avere negato la consultazione della relazione della Procura ai giornalisti, impedendo loro di poter formulare
domande... ».
Poi in merito alla differenza tra le due relazioni il Partito democratico spiega al sindaco pidiellino che «tutti sanno che la Procura circostanzia reati che hanno rilevanza
penale, questi sono diversi dall'insieme degli atti che provocano debiti: gli 80 milioni
di buco comunicati da Arena sono dunque
riferibili ai reati commessi, ai quali vanno
aggiunte altre consistenti poste debitore».
Per questo spiegano dal Pd: «Arena ha
tentato di mettere una pezza che è peggiore
del buco, in tutti i sensi. Ha sollevato polveroni e lanciato, non si capisce bene a chi, accusedi volerfar saltareilbanco:ma ilbanco
è già saltato a causa del malgoverno di Scopelliti».
Ma Arena è andato anche oltre. Per il
maggiore partito d'opposizione in consi-
glio comunale: « E' gravissimo, anche alla
luce di recenti indagini della Magistratura, ascoltare vergognosi accostamenti alla
'ndrangheta rispetto agli operai, in assenza di una sola parola che faccia chiarezza
circa l'inquietante contesto delle Società
Miste che emerge. Reggio ha già pagato e
pagherà ancora. Faccia il sindaco e non il
curatore fallimentare per conto terzi». Il
Pd, poi ricorda come eserciterà il proprio
compito: «Ci appelleremo a tutte le istituzioni competenti - faremo in modo di impedire il protrarsi di una condizione di assoluta illegalità nella gestione delle casse comunali, costosissima per i cittadini e l'intera
economia reggina. C'è un buco enorme nel
bilancio. Inutile negare la verità: il riequilibrio all'odg della seconda convocazione del
Consiglio Comunale è falso,
nonrecependo lerisultanzedella relazione degli ispettori notificata al Comune, non può essere votato, sarebbe l'ennesima
gravissima violazione di legge,
nonchè la causa di ulteriori danni. Inoltre Arena - ha concluso il
Pd indicando la strada - deve attivare tutte le procedure di legge per il recupero delle somme
indebitamente percepite e fare
le contestazioni del caso». Critico ma diverso l'atteggiamento del consigliere regionale del Gruppo misto e consigliere comunale del gruppo A testa alta
Peppe Bova: «Anche il sindaco prende atto
che un buco c'è, nel senso, quindi, che nei bilanci di riferimento 2005-2006-20072008-2010 venivano previste in entrata risorse che materialmente non c'erano».
«Oggi, senza fare riferimento a competenze che riguardano la giurisdizione - dice ancora Bova - dal punto di vista contabile
emerge che il Comune di Reggio Calabria
nei prossimi tre anni dovrà rientrare da
una cifra enorme che oscillerà tra gli 85 milioni di euro resi noti dal sindaco ed i 170
della relazione ministeriale cui si pensa di
fare fronte vendendo il patrimonio comunale. Comunque per gli anni a venire, dovendo proporre in entrata bilanci effettivamente dimagriti, il Comune sarà costretto
a riconsiderare tutti gli accordi e i patti sottoscritti con le forze sociali, dovendo rapportare strettamente le uscite alle entrate.
«Recuperi
quelle somme
indebite
elargite»
|
L’INTERPELLANZA
|
Napoli (Fli): «Gravissime
le irregolarità sui conti»
La deputata Angela Napoli, di
Fli, ha presentato un’interpellanza al presidente del Consiglio ed al ministro dell’Economia e delle finanze in relazione
alla visita degli ispettori del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato sulla situazione finanziaria del Comune di
Reggio. Nel testo la parlamentare fa riferimento alla relazione
«che consta di 170 pagine e che
nella parte relativa alle conclusioni cita 'una serie di problematiche afferenti le materie oggetto di indagine».
La parlamentare, dopo avere
evidenziato «che il consiglio comunale di Reggio deve ancora
approvare il riequilibrio del bilancio per il 2011, che avrebbe
dovuto essere già approvato entro lo scorso 30 settembre, ma
che all’interpellante appare impossibile possa essere approvato alla luce del contenuto della
relazione prodotta dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato» chiede di sapere
«quali le urgenti iniziative conseguenti alla pesante situazione
amministrativo – contabile, riscontratada IspettoridelDipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, si intendano assumere». Il Comune ha un tempo per controbattere ai ventidue
rilievi fatti dagli ispettori nelle
170 pagine, consegnate dagli
007 anche alla Corte dei conti,
oltre che al Comune, alla Procura e naturalmente al ministero.
Angela Napoli
Ma la Giunta non si assume
la responsabilità sull’atto
REGGIO CALABRIA- La giunta
comunale, per la prima volta ha
deciso di non assumersi la responsabilità di un documento
relativo al Bilancio, ma semplicemente di prenderne atto. Oggi, durante il consiglio comunale sarà infatti votato un documento, per così dire inedito. Nel
senso che inizialmente era prevista “L’approvazione della relazione del dirigente del settore finanze sullo stato di attuazione
dei programmi e su permanere
degli equilibri di bilancio - presa
d’atto”. Mentre nel corso della seduta che si svolgerà in mattinata, la delibera in questione è stata
cassata in parte del titolo stesso.
Diventando semplicemente una
“Presa d’atto della relazione”.
Sottigliezze tecniche che meritano di essere spiegate. Tanto più
che la questione sarà sollevata
questa mattina inaula dai consiglieri dell’opposizione.
L’approvazione dell’equilibrio di Bilancio è sempre stato
accompagnato dal sostegno del
voto favorevole della Giunta che
se ne assume la paternità. Stavolta non sarà così. La pratica
viene tutta demandata al Consiglio che, nel suo insieme, viene
chiamato ad approvare il documento. Come dire: se decidiamo
di andare avanti lo decida il Comune nella sua espressione collegiale, ma la giunta si tiri fuori.
O almeno così lascia intendere
l’opposizione che quella “presa
d’atto” non ha nessuna intenzione di votare. In ogni caso questa
mattina alle 10 e 30 i consiglieri
comunali hanno appuntamento
nell’aula in cui, molto probabilmente, si daranno battaglia sui
conti e sui debiti..
Una delle pagine della relazione
fica della cassa (e la parificazione con
le risultanze del tesoriere) è oggi considerato adempimento di secondaria
importanza all'interno delle funzioni
generali di controllo assegnate all'organo di revisione. Per quanto attiene
all'eventuale presenza di omissioni,
occorre verificare quali comportamenti avrebbero dovuto essere posti
in essere, e da chi, per evitare di giungere alla situazione di crisi finanziaria che oggi caratterizza il Comune. L'analisi
svolta fa emergere come l'attuale
crisi sia stata per
alcuni anni mascherata mediante approvazione
di rendiconti irregolari caratterizzati dalla sovrastima dei risultati attivi. Da ciò è
disceso che anche
i bilanci, parametrati su trend irrealistici dei rendiconti, sono risultati inverosimili e hanno determinato ulteriori disavanzi.
In più in bilancio
non sono stati
contabilizzati alcuni oneri di gestione certi, derivanti spesso da
obblighi contrattuali».
I due ispettori
del ministero, che
ricordiamo sono
gli stessi della
Procura, hanno
documentato tutte le irregolarità
delle poste in bilancio con entrate sovrastimate rispetto alla reale entità o addirittura
insussistenti.
Nel complesso i crediti rettificati
ammontano a 124,3 milioni di euro,
tra questi 13.2 milioni di dubbia esigibilità; esposizioni verso società per
41,7 milioni; residui attivi per 26,3
milioni e poi residui insussistenti per
38,7 milioni. Anche sul fronte dei residui passivi è stata fatta una rettifica
«provvisoria» di 40 milioni di euro.
Una delle poste rettificate, dicevamo, è quella delle sanzioni amministrative o multe «che risalgono – scrivono i periti nella relazione – ad esercizi così remoti, che appare molto improbabile si riesca ad incassarle. Sul
punto dovrà esprimersi il dirigente
della politica municipale e gli altri dirigenti eventualmente interessati». E
per il 2010 suggeriscono di eliminare
quasi 2,3 milioni di euro.
Alla fine ci viene un dubbio: se gli
ispettori del ministero e i periti della
procura sono gli stessi, perché il disavanzo nel primo caso è di 160 e nel secondo della metà, 80 milioni circa?
Nel mirino i compensi
percepiti dai dirigenti
e non dichiarati al fisco
La colpa sarà tutta della Fallara
E resteranno i dubbi sui conti
di MICHELE INSERRA
ALLA fine la colpa sarà tutta dei
funzionari, o meglio buona parte
delle colpe sarà di Orsola Fallara,
la dirigente del Comune indagata
e morta suicida nel dicembre
scorso, che purtroppo non potrà
difendersi da nulla. Fallara era
stata iscritta dalla Procura di
Reggio Calabria nel registro degli indagati, con l’ipotesi di reato
di abuso d’ufficio, in relazione alle spettanze che le erano state liquidate, per un importo di 750
mila euro, per l’incarico a rappresentare l’ente come consulente
esterno nella Commissione tributaria.
Sta di fatto che la valutazione
sulla relazione degli ispettori della Procura oggi può avvenire su
poche pagine su 190. Le uniche
pagine naturalmente diffuse tra
siti internet e agenzie. E parliamo
di un atto pubblico e non da rendere pubblico a discrezione. Per
valutare e giudicare occorre trovarsi di fronte ad un quadro completo della situazione. La verità,
per ora, è solo parziale. Così come
quel buco che oscilla tra i circa 72
e i circa 85 milioni “pronosticato”
dagli ispettori della Procura (che
guarda caso sono gli stessi due su
tre) che è di gran lunga inferiore
a quello degli ispettori del Ministero delle Finanze, ben 170 milioni, va esaminato attentamente. Gli accertamenti della Procura, infatti, riguardavano soltanto solo gli aspetti che potevano
avere una rilevanza penale, quelli
del Ministero riguardavano l’intera macchina amministrativa. E
forse i conti tornano. Ma resteranno sempre dubbi, in ogni caso.
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REGGIO CALABRIA - Centonovanta
pagine in cui i tre periti della Procura
di Reggio mettono a nudo le poste in
Bilancio del Comune di Reggio Calabria e chiuse nel cassetto del sindaco
Arena. Solo una piccola parte della relazione è stata resa nota. Nel rispondere ai quesiti della Procura sul procedimento penale in corso sul “Caso Fallara”, il Ctu ha rettificato buona parte
dei dati di Bilancio. Alla fine, scrivono
a pagina 125: «Si può quindi in definitiva quantificare il “buco” rinvenuto
tra le pieghe del Conto del bilancio in
una somma ricompresa fra i 72 e i circa 85 milioni di euro (considerando
cioè l'effetto positivo della riduzione
dei residui passivi e includendo, o meno, le somme per le quali sono rimasti
elevati i margini di dubbio e che necessitano di approfondite analisi».
E' fuori dubbio che nemmeno i periti
–tra questi ci sono quelli che hanno redatto successivamente la relazione
ministeriale – hanno dati inconfutabili.
Tra le risposte che i periti hanno dato alla Procura c’è anche l’ipotesi dell'ingiusto pagamento di indennità
che il Comune avrebbe elargito ai funzionari. Nella relazione viene messo a
nudo il sistema e si fanno nomi e cognomi dei dirigenti e delle somme che
avrebbero percepito. Ora si sta verificando anche perché queste somme
non corrispondono a quelle che gli
stessi funzionari hanno dichiarato al
fisco. E non sono esclusi sviluppi nei
prossimi giorni.
Riguardo alle irregolarità di Bilancio, inoltre i periti della Procura scrivono che «sono certamente da imputare in primo luogo al responsabile del
servizio finanziario, attore primo della predisposizione di bilanci e rendiconti, ma occorre considerare i comportamenti di altri dirigenti che hanno attestato il mantenimento a residuo di somme in realtà da cancellare».
«La maggior parte dei residui che
avrebbero dovuto essere cancellati – affermano
ancora i periti –
parrebbe
comunque (nell'incertezza della divisione di alcune
competenze) dover essere attribuita allo stesso
responsabile del
servizio finanziario. Solo nel
caso delle sanzioni amministrative (multe in primo luogo) si rinvengono consistenti importi di
entrate
che
avrebbero dovuto essere cancellati
usando
un'ordinaria diligenza. Se ricerchiamo i comportamenti che
avrebbero potuto evitare la crisi,
si deve tornare
alle figure di
controllo e, conseguentemente,
all'organo di revisione contabile».
«E' appena il
caso di sottolineare – concludono i periti della Procura – che le omissioni del Collegio dei
revisori hanno impedito al Consiglio
comunale di assumere le conseguenti
deliberazioni che avrebbero dovuto essere attuate per evitare la crisi finanziaria».
Quindi se la responsabilità amministrativa è dei tecnici, quale responsabilità ricade in capo al sindaco del tempo, cioè l'attuale presidente della Regione Giuseppe Scopelliti? A questi
interrogativo rispondono i periti della
Procura che a pagina 135 scrivono:
«Occorre valutare se il sindaco ed il segretario comunale possano avere
avuto coscienza della non veridicità
dell'attestazione del Collegio dei revisori dei conti sulla situazione finanziaria del Comune». «Per quanto concerne le verifiche di cassa – aggiungono i periti –si fa presente che sono stati
acquisiti i verbali del collegio dei revisori dei conti relativi a tali operazioni.
I verbali risultano formalmente corretti, anche se si osserva non sono protocollati, e redatti su fogli liberi. È appena il caso di sottolineare che la veri-
Venerdì 21 ottobre 2011
Politica nella bufera
Il governatore: «Resto qui»
«Avviso di garanzia atto dovuto»
«Dichiarazioni ridicole»
Scopelliti commenta le affermazioni del pentito Moio sui presunti voti dalle cosche
di ANTONIO CHIEFFALLO
LAMEZIA TERME - «L’avviso di garanzia? Un atto
dovuto; le dichiarazioni del
pentito? Ridicole». Risponde a muso duro Giuseppe
Scopelliti, governatore della Calabria, dopo una giornata nera, quella di mercoledì scorso, quando c’è stata
prima
la
notizia
dell’iscrizione nel registro
degli indagati da parte della procura reggina per il
reato di falso (che il governatore ha dato personalmente alla stampa), poi le
rivelazioni del pentito Roberto Moio, che ha parlato
di appoggio elettorale della
malavita al suo entourage
politico ed ancora le relazioni degli ispettori ministeriali che hanno evidenziato una serie di irregolarità amministrative nella
gestione del Comune di
Reggio, proprio negli anni
in cui il governatore era
sindaco.
Tutto da verificare certo,
ma tanto è bastato ovviamente per scatenare il tamtam mediatico che ha fatto
il giro d’Italia.
Uno stato
d’animo disturbato
quello del governatore
che non è riuscito a nascondere durante i lavori
del convegno
sulle borse lavoro che si è svolto a Lamezia.
Amareggiato, teso, a
tratti scosso, Scopelliti era
lontano anni luce dall’immagine di imbattibile macchina da guerra che lo ha
accompagnato negli ultimi
tempi. Ad alleggerire il peso della giornata è stata la
difesa a spada tratta di tutto il Pdl regionale e nazionale, dell’Udc e centinaia di
messaggi di sostegno registrati nel corso della giornata ed il caloroso abbraccio dei numerosi presenti
all’incontro mattutino che
hanno applaudito a più riprese le parole del governatore. Una boccata di ossigeno e il presidente non si è
voluto tirare indietro rispetto alle domande dei
giornalisti che lo hanno assediato a lungo, ieri a Lamezia. Una difesa a denti
stretti la sua, su tutti i fronti. Bollate come “ridicole” le
dichiarazioni del pentito
reggino: «Una vicenda che
non mi sfiora minimamente. Ho già attivato i miei legali e sono assolutamente
sicuro che il tempo si farà
carico di spazzare via le illazioni inconsistenti di questi individui».
Lapidario è stato invece
sull’avviso di garanzia:
«Un atto dovuto in qualità
di sindaco di una città che
ha avuto per otto anni
un’amministrazione che
ha governato e che ha dato
dei grandissimi risultati
che sono sotto gli occhi di
tutti. Sono sereno perché so
quali sono le mie responsabilità e quelle che sono le
mie competenze. Purtroppo, bisogna rispondere anche di decisioni che non sono proprie ma che riguardano la sfera di amministratore. Noi andiamo
avanti senza tentennamen-
Il palazzo
di giustizia
di Reggio
e a destra
il convegno a
Lamezia col
governatore
Giuseppe
Scopelliti
ti sulle scelte fatte».
Smentite anche le cifre
del presunto debito del comune di Reggio: «Non esiste alcun buco di 170 milioni di euro, ma su questo farà piena luce il sindaco Arena».
Dichiarazioni a tutto
campo che
non hanno
mancato di
riservare
qualche stocSMENTISCONO tutti i politici ticata anche
rati in ballo dal pentito Renato
agli ispettori
Moio, legato ai clan Tegano. Lo fa il
ministeriali:
governatore, Giuseppe Scopelliti a
«hanno speso
Lamezia, lo fa Renato Meduri,
troppo poco tempo nella vagià senatore di An che dice: «Non
lutazione delle carte e molti
ho mai conosciuto il collaboratore
sono stati gli abbagli presi
di giustizia Roberto Moio se non
in altre circostanze».
attraverso le fotografie pubblicate
I prossimi giorni sarandai quotidiani che si sono, di volta
no dunque importanti per
in volta, occupati dei suoi delitti e,
comprendere la sostanza
successivamente, dei suoi pentidelle accuse mosmenti. Non ho mai
se e la strategia di L:134240m A:291074m
conosciuto nesPRO E CONTRO
Scopelliti, comsun membro dei
presi i rapporti
non meglio specicon la magistraficati Tegano, che
Solidarietà e attacchi
tura reggina verMoio indica come
so la quale il gosuoi parenti diretal presidente
vernatore
moti e, tanto meno, ho
stra di avere «SONO convinto che Scopelliti saprà
mai varcato la soqualche perples- dimostrare la sua estraneità ai fatti conglia di casa loro».
sità: «Vorrei re- testatigli e conserverà la serenità neIl vicepresidencuperare un con- cessaria a continuare l’azione di goverte del consiglio recetto già espres- no della Calabria». Lo afferma, in una
gionale del Pdl,
so dal segretario nota, il deputato Roberto Occhiuto
Alessandro Nicodell’Associaziolò si meraviglia e
dell’Udc. «Intanto, gli va riconosciuto il
ne nazionale ma- merito – prosegue Occhiuto – di non esdice, anche lui è
gistrati, Luca Pa- sersi dichiarato vittima del sistema giustato tirato n ballo:
lamara, quando diziario, dimostrando un senso delle
«Non ho mai avuto
venne a Reggio istituzioni che, di questi tempi, non è
rapporti di alcun
dicendo, rivolto proprio molto frequente». Il Pd, attravergenere né con il
ai giudici del tri- so Antonino Castorina il presidente
pentito Roberto
bunale, “la mia è dell’associazione Ethos invece gridano
Moio, né con altri
una solidarietà alla fine del modello Reggio: «Abbiamo
soggetti di indubselettiva”. Vale lo denunciati il buco del bilancio del Cobia moralità. Costesso per me. Ho mune da tempo, ora è arrivata la verità».
munico, comungrande fiducia e Lo fa anche Slega la calabria che ritiene
que, di avere dato
stima per gran allarmante la relazione degli ispettori
mandato al mio leparte della magi- ministeriali che denunciano un disavangale di esperire
stratura reggi- zo di 170 milioni di euro. Oggi Italia dei
ogni idonea iniziana, ma non per Valori con il consigliere regionale, Giutiva a tutela della
tutta». Una gior- seppe Giordano convoca la stampa per
mia onorabilità».
nata dunque lun- parlare proprio del caso Reggio. Mentre
Il vicepresidente
ga e difficile continuano gli attestati di stima da parte
del consiglio rechiusa però con di molti consiglieri regionali del Pdl.
gionale poi agla chiara detergiunge: «Moio –
minazione politiafferma ancora
ca a non mollare: «Spero
Nicolò – ha sostenuto che «avrebbe
non si apra una nuova stapartecipato ad una festa in un locagione di veleni anche se
le pubblico nei pressi del 'Liceo innon sono pochi quelli che
dustriale di Reggio Calabria dopo
vorrebbero vedermi impeavermi elettoralmente aiutato.
gnato a Roma per poter riCon sconcerto ma con massima semettere le mani sulla Calarenità, preciso che ho presenziato
bria». E qui il riferimento è
ad un incontro di routine, peralai detrattori politici, poi
tro, fisiologico in una campagna
l’annuncio: «Ma io sono un
elettorale, tenutosi, e non da me
uomo di questa terra. Sto
organizzato, nel locale pubblico
lavorando per cambiarla e
L’Angolo, posto in fregio alla via
non intendo tirarmi indieurbana Emilio Cuzzocrea, nei
tro».
«Ho stima
dei magistrati
ma non di tutti»
|
LE REAZIONI
|
I politici tirati in ballo
«Mai conosciuto il pentito»
Renato Moio
pressi dell’istituto tecnico industriale Vallauri. Ciò è avvenuto
nella tarda serata del 25 marzo
2010, abituato come sono ad annotare tutto, quattro giorni prima
quindi della tornata elettorale regionale del 28 e 29 marzo 2010. A
questo invito sono arrivato in ritardo, avendo dovuto partecipare,
nella stessa giornata, ad altri incontri. E con me c'era il mio staff di
collaboratori e sostenitori. Mi sono recato nel locale, che al mio arrivo era stato già disertato da molte persone che vi erano convenute,
in quanto non avevo potuto essere
puntuale. Tale manifestazione era
stata organizzata dal movimento
politico ‘Io non ci stò’, presenti numerose persone, consiglieri comunali e circoscrizionali. L’unico
ricordo che mi è rimasto dei convenuti in sala è quello di una simpatica e chiassosa squadra giovanile
di calcio, in tuta e scarpette. Come
mio costume ho porto un saluto ai
presenti ed ho ringraziato gli organizzatori e i rappresentanti politici del movimento ‘Io non ci stò’ e
sono andato via ad affrontare altri
impegni. Della presenza del predetto Moio, della cui esistenza e
delle traversie giudiziarie solo
successivamente ho saputo dalle
cronache, non ho neanche memoria».
Anche il consigliere regionale,
Nino De Gaetano, appena passato
col Pd si adira: «Ritengo non solo
altamente lesivo della mia dignità
personale, ma anche profondamente offensivo
un impegno politico apertamente
indirizzato al contrasto della violenza mafiosa quanto dichiarato
da un collaboratore di giustizia nel
corso del processo “Testamento” e
oggi riportato dagli organi di
stampa». Dichiara il consigliere
regionale Nino De Gaetano, replicando alle affermazioni del pentito
Roberto Moio. «Sono stato incredibilmente chiamato in causa per interposta persona e per via indiretta, da un collaboratore di giustizia
che non ho mai conosciuto e in riferimento ad una famiglia, quella
dei Tegano, con la quale non ho
mai avuto nessun genere di contatto: lo ritengo – afferma De Gaetano - un attacco inaccettabile e infamante, frutto di una qualche regia occulta rivolta a screditare la
mia persona e il mio impegno sociale. Per questi motivi ho già dato
mandato ai miei legali di verificare
la sussistenza di elementi per attivare ogni e più appropriata azione
legale a tutela della mia onorabilità».
L’ex senatore del Pd, Luigi Meduri non ha dubbi e afferma: «A
parte le dichiarazioni però qui è
chiaro che deve essere la Procura
ad occuparsi del caso e a capire se
sono o meno attendibili le dichiarazioni del pentito Moio. Non conosco Moio , non ho mai visitato e
non ho mai chiesto voti alla famiglia Tegano. Voglio ricordare , per
altro , che l’ultima mia elezione è
avvenuta nel lontano 2001 ed ero
candidato alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale di Locri. Nel 2000 , alle elezioni regionali che videro il trionfo del centro
destra in provincia di Reggio Calabria, da Presidente in carica della
Giunta Calabrese sono stato eletto
con appena seimila voti. Ho dato
incarico ai miei legali di valutare
ogni azione possibile a tutela
dell’onorabilità della mia persona».
Smentisce di aver conosciuto il
pentito Renato Moio anche l’ex
consigliere comunale del, Peppe
Agliano.
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10 Primo piano
24 ore
Caalabria 17
A Rossano era tutto pronto per le nozze di Francesco Rago con una ragazza colombiana
Rientra per sposarsi: arrestato
Ricercato per traffico internazionale di stupefacenti, era latitante da vent’anni
ROSSANO - Era tornato nel ne. Rago, in affari con corre- natia per sposare una cittadisuo paese natio per sposarsi gionali e numerosi albanesi, na colombiana conosciuta ducon una ragazza colombiana. aveva però, prontamente, at- rante i suoi lunghi soggiorni
Ma è stata la fine di venti anni tivato alternativi canali per in Sud America. Dopo una sedi latitanza spesa tra Spagna, organizzare nuove importa- rie di appostamenti effettuati
Germania e Colombia, per il zioni di stupefacenti in Italia. con l'ausilio dei finanzieri delI militari dell'antidroga du- la compagnia di Rossano, i
quarantunenne rossanese
Francesco Rago, ricercato rante un suo recente viaggio militari del Goa riuscivano a
per traffico internazionale di "d'affari" in Italia sono venuti rintracciare il latitante presstupefacenti. L'uomo è stato a conoscenza che Rago sareb- so l'abitazione della madre,
arrestato martedì mattina al- be stato intenzionato ad inve- dove si era rifugiato per prestire, in so- parare indisturbato il matril'alba dai milidi MATTEO LAURIA
ferimento, una sorta di vero e riodo in cui - secondo il magicietà con al- monio.
tari della seproprio «bancomat» della strato - occorreva assicurare
Al momento dell'arresto i ficuni albanezione Goa del
CORIGLIANO - Nel rito ab- ‘ndrangheta. Luberto richia- gli stipendi ai familiari dei
si, parte dei nanzieri hanno trovato le proGico
della
breviato del processo “Santa ma la famosa discoteca detenuti e in caso di necessità
proventi de- ve che fiori rari e costosi erano
Guardia di fiTecla”arrivano le richieste di “Snoopy” che si estende su a intervenire erano proprio
rivanti dalla già stati prenotati, il trucco e
nanza di Roscondanna ai 75 imputati tre ettari di terreno occupato gli Straface.
sua attività l'acconciatura della sposa
Poi la parte attinente all’ex
sano insieme
coinvolti a vario titolo nella abusivamente dagli Straface
di narcotraf- erano già stati definiti. Inolai colleghi di
famosa inchiesta. Su tutte senza che le autorità locali sindaco Pasqualina Strafaficante in di- tre all'atto della perquisizione
Bologna in
spiccano i 27 anni richiesti riuscissero a intervenire per ce: per il pm è provato che la
domiciliare i finanzieri trovastributori
esecuzione di
per il pluripregiudicato Pie- ben 28 anni . Il tutto con stret- Straface e la ‘ndrangheta
vano in un armadio l'abito che
automatici.
avessero stretto un accordo
un mandato
tro Longobucco. Poi vent’an- te connivenze istituzionali.
Negli ulti- il Rago avrebbe dovuto indosd'arresto euni all’avvocato Antonio PicViene chiamato in causa il di tipo elettorale. Il magistrami tempi i sare per le nozze previste per il
ropeo emesso
coli, 17 e 14 anni ai fratelli pregiudicato Cosimo Conoc- to tuttavia motiva il provvemilitari del- 22ottobre prossimo.Soltanto
dalla giustiFranco e Mario Straface. Ieri chia nella duplice veste di dimento di archiviazione con
la lista degli invitati, evidenl'antidroga
zia tedesca.
mattima la requisitoria del controllore della cosca il fatto che il 416 bis (associache per mez- temente riservatissima, non è
Nei mesi
pmVincenzoLuberto chesiè sull’impresa Straface e di tu- zione mafiosa) non è consuzo delle inda- stata ritrovata.
scorsi Rago
soffermato sulla posizione tela da eventuali aggressioni mato, ma l’unica cosa che si
L'ex latitante al momento
era stato inda- Pattuglie della Guardia di Finanza gini tecnidell’ex sindaco di Corigliano del crimine. L’accusa sottoli- può configurare è il 416 ter
che e dell'in- dell'arresto confidava però
gato
dalle
Pasqualina Straface e in par- nea le dichiarazioni del penti- (voto di scambio). Sul punto
Fiamme Gialle su delega della stallazione di microspie, era- agli operanti che al pranzo di
ticolare sui suoi fratelli rite- to Giampiero Converso, il difettano le condizioni di legdirezione distrettuale anti- no riusciti a carpire il modus nozze, previsto in un agriturinuti da «sempre ’ndranghe- quale ammette che gli Strafa- ge poiché alla richiesta di vomafia di Bologna perché so- operandi del calabrese, si so- smo della zona, avrebbero
tisti». Luberto ricorda in aula ce sonoi mandantidi incendi to è necessario una corrispettato dell'organizzazione no trovatiad operare coni col- partecipato soltanto i parenti
che il primo pentito di mafia a aidannidi altreimprese.Sia- spondenza in denaro. Invece
di un traffico di cocaina da im- leghi tedeschi che stavano ri- più stretti. Ma all'altare non è
fare riferimento agli Strafa- mo alla fine degli anni No- dalle intercettazioni (con Comettere sul circuito emiliano cercando da anni Rago, che mai arrivato. Una volta tratto
ce è Tommaso Russo che li vanta: ad assumere le redini nocchia) si evince che in camdopo essere approdata in Ita- nel frattempo viaggiava itra in arresto è stato associato
collega all’omicidio di Gio- con la benedizione di Antonio bio non vi era denaro. L’arlia grazie al trasporto su una la Colombia e la penisola Iberi- nella casa circondariale di
vanni Viteritti, avvenuto nel Marrazzo è Maurizio Barila- chiviazione dell’ex sindaco
nave da crociera. Il piano era ca. Grazie alle attente indagi- Rossano, in attesa di essere
1997. Secondo l’antimafia richediventa ilreggentedel- Straface è dunque intervestato sventato dall'arresto di ni in corso i finanzieri veniva- poi consegnato alle autorità
già allora gli Straface rap- la cosca. I fratelli Straface lo nuta a seguito di un vuoto
un cittadino dominicano no a conoscenza che il rossa- tedesche.
presentavano l’impresa di ri- sostengono. C’è stato un pe- normativo.
complice di Rago. Rago, se- nese si sarebbe recato in terra
r. c.
condo gli inquirenti, è uomo
vicino al presunto boss di Rossano Nicola Acri alias “Occhi
di ghiaccio”, arrestato a Bologna dopo una lunga latitanza. Ha vissuto per alcuni anni
in Germania dove era stato indagato delle autorità tedesche per traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Nel 2004 la Polizia di Francoforte aveva inoltrare arrestato il fratello del Rago poichè
organizzatore di importaziogionali da parte della società “Why Not”fino ad ora Giunta regionale dell'epoca. Poi, è stato il turno di
di TERESA ALOI
ni di cocaina dalla Spagna.
non prese in considerazione; l'altro a valutare Valentina Albanese, Stefania Maltese e Lucia
L'uomo negli anni di latitanza CATANZARO -A tutt’oggi nonc’è ancoraalcun at- eventuali profili di illegalità di fatti emersi in alcu- Sdao, ex lavoratrici Telcal poi assunte dalla “Why
era riuscito abilmente a sot- to ufficiale su quella nuova indagine a suo carico. E ne intercettazioni dalle quali emergerebbe che Ca- not”. A turno, hanno ricordato di aver lavorato con
trarsi alla cattura pur non di- tanto basta ai giudici per rinviare la testimonianza terina Merante, principale teste d'accusa di “Why contratti a progetto nel 2004 - per due mesi - nelsdegnando di compiere nu- del maresciallo dell'Arma Giuseppe Chiaravalloti, not” ed attuale imputata per una contravvenzione l'ambito di “Progetto sicuro” relativo all'installamerosi viaggi di "lavoro" ver- prevista per ieri al processo scaturito dall'inchie- in materia di lavoro, avrebbe dettato al sottoufficia- zione di antivirus per i computer della Regione.
so il Sud America. Nei mesi sta “Why not”, che ruota intorno ad un presunto le in questione alcuni nomi poi comparsi in un de- Successivamente Renato Tassone, perito agrotecscorsi le Fiamme Gialle aveva- comitato d'affari politico affaristico che avrebbe il- creto di perquisizione. Eppure, per i giudici del col- nico, ha ricordato di aver preso parte per circa un
no indagato Rago perchè so- lecitamente gestito i soldi destinati allo sviluppo legio catanzarese, è necessario sapere se il mare- anno, al progetto “Red” sulla sicurezza dei fiumi:
spettato di essere in procinto della Calabria. La richiesta della Procura generale sciallo Chiaravalloti sia iscritto o meno tra gli inda- una sorta di mappatura sui corsi d’acqua per riledi organizzare un'ingente im- ai colleghi dell'Ordinaria di far luce sulla posizione gati relativamente a questa ultima vicenda, perché vare eventuali problematiche di tipo ambientale.
portazione di cocaina che dal giudiziaria del sottoufficiale dei carabinieri, fino a proprio da questo dipendono le modalità da adotta- Così come Giovanni Belcastro e Gaetano Osso, geoSud America avrebbe dovuto ieri mattina è rimasta inevasa, tanto che è stato lo re nell'acquisizione della sua testimonianza.
logo, che entrò in “Obiettivo lavoro” nel 1998 per
raggiungere il territorio na- stesso Tribunale al termine dell'udienza di ieri, ad
Intanto ieri, l'udienza è stata in gran parte dedi- poi “confluire” in “Team Service” e, infine, nella
zionale per poi essere immes- emettere relativa ordinanza, rinviando il procedi- cata, come le precedenti, all'audizione di alcuni te- “Why not”. Dal canto suo Francesco Collorati, nelsa nelle piazze di spaccio emi- mento al prossimo 14 novembre.
stimoni. A far da apripista in una lunga giornata la sua qualità di dirigente del Comune di Cosenza
liane. Nelcorso delleindagini
Il nuovo filone d'inchiesta è stato aperto dopo la che è andata avanti dalle 11 alle 15, Luigi Filippo dal settembre 2005 al giugno 2009, ha parlato di
i militariavevano arrestatoin trasmissione degli atti in Procura da parte del gup Mamone, che dal dicembre 1999 al 2004 fu respon- quella istanza - rigettata successivamente - preflagranza di reato il complice Abigail Mellace, che portò a termine la prima fase sabile del Centro elaborazione dati della Regione, sentata dall’imprenditore Antonino Gatto relatidel Rago, un domenicano ge- delprocedimentoincorso. Daquestiattisononati, un incarico fiduciario - ha sottolineato risponden- vamente all’apertura diuna strutturacommerciastore di un noto ristorante di in particolare, due distinti filoni investigativi do alle domande della pubblica accusa, rappresen- le pochi giorni dopo l’emanazione della Legge reBologna, facendo così nau- strettamente correlati: uno per verificare eventua- tata dai sostituti procuratori generali, Eugenio gionale 1/06. Infine, la testimonianza di tre invefragare l'illecita importazio- li irregolarità nell'esecuzione di alcuni progetti re- Facciola e Massimo Lia - che gli venne affidato dalla stigatori che presero parte alle indagini.
Santa Tecla, in aula accuse all’ex sindaco di Corigliano
Il pm: «Accordo elettorale
tra le ’ndrine e la Straface»
Why not. Il processo in corso a Catanzaro è stato rinviato al prossimo 14 novembre
Maresciallo, teste o indagato?
Slitta l’esame di Giuseppe Chiaravalloti, in attesa di risposte dalla Procura
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Venerdì 21 ottobre 2011
21
Venerdì 21 ottobre 2011
REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected]
L’ex presidente del consiglio comunale sollecita l’invio degli 007 del Ministero in Procura
Rappoccio, chiesti gli ispettori
Chizzoniti: «Si persegue l’integerrimo Cisterna e si ignora un corruttore elettorale»
di DOMENICO GRILLONE
“NON è stato disposto un
minuto di intercettazione
telefonica o ambientale,
neanche un accesso agli atti, una perquisizione”.
Sul caso del consigliere
regionale Antonio Rappoccio, per il quale la Procura
della Repubblica gli ha addebitato il reato di corruzione elettorale, l’ex presidente
del Consiglio comunale,
Aurelio Chizzoniti, primo
dei non eletti della stessa lista di Rappoccio, critica
l’operato dei magistrati inquirenti. E lo fa nel corso
della conferenza stampa
svoltasi ieri nel suo studio
professionale, affiancato
dai suoi avvocati difensori
Carmelo Malara e Domenico Serrao. Dopo l’ennesima
memoria depositata presso
gli uffici della Procura e la
richiesta
dell’avocazione
delle indagini a carico del
consigliere Rappoccio inviata al Procuratore generale ed all’Avvocato generale dello Stato, presso la Corte
di Appello di Reggio Calabria, Chizzoniti adesso sollecita una ispezione ministeriale.
“Ho trasmesso gli atti al
ministro della Giustizia sollecitando un’ispezione presso la Procura reggina. Una
richiesta quantomeno opportuna – sottolinea Chizzoniti - per acquisire utili elementi di valutazione indispensabili per capire la ratio
ispiratrice del modus operandi della Procura della
Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.
Laddove la stessa, per un
verso si impegna ‘ultra vires’ per perseguire un magistrato integerrimo e di altissimo profilo professionale quale è il dottore Alberto
Cisterna, per altro consente
ad un consigliere regionale
considerato dalla stessa
Procura un “corruttore elettorale” di continuare ad
esercitare funzioni istituzionali fraudolentemente
conseguite. Ciò perché – dice ancora l’ex presidente del
Consiglio comunale - la magistratura inquirente reggina ha inteso perseguire
soltanto il reato fine e non
anche i reati mezzo, consumati con spietata cinicità e
glaciale disprezzo della dignità umana attraverso
quei mezzi illeciti di cui
all’art. 87 d.p.r. 570/60 che
la medesima Procura ha individuato con l’avviso di cui
all’art. 415-bis c.p.p. ma non
contestato al consigliere in
carica Rappoccio”.
In sostanza Chizzoniti si
chiede “come è possibile che
il consigliere regionale abbia potuto fare tutto da solo
visto che la stessa Procura
individua un ‘tempus commissi delicti’ che spazia dal
2008 al 2010?”.
L’avvocato Chizzoniti distribuisce poi alla fine della
conferenza stampa un foglio con 11 domande poste
direttamente al procuratore capo Pignatone che ricalcano un po’ tutti gli interrogativi espressi durante l’incontro con i giornalisti. Anche in merito allo stralcio
delle indagini Chizzoniti
LA REPLICA
«Sarò citato in giudizio
e mi difenderò dalle accuse»
Carmelo Malara, Aurelio Chizzoniti, Domenico Serrao
evidenzia un assoluto silenzio e sottolinea invece il probabile trasferimento del magistrato Stefano Musolino,
fino a poco tempo addietro
titolare delle indagini assieme al collega Sferlazza, ad
altro ufficio.
Dubbi e perplessità anche
sul fatto che “nessuno accertamento è stato realizzato
nei confronti della Sud
Energia, la società che
ostenta quadri societari provenienti dall’organizzazione Rappoccio e che si intrecciano con il personale che
opera presso le strutture
IN CITTA’
“Testamento”
“Alta Tensione”
Libri, Martorano
e Berna in difesa
Rito ordinario
tutti a giudizio
IL CLAN ipotizzava delle ritorsioni contro l’imprenditore.
Oggi i politici smentiscono.
IL GUP manda a giudizio gli
oltre 30 imputati del processo
che hanno scelto l’ordinario.
a pag. 22
a pag. 24
IN PROVINCIA
Bagnara
Montebello
Isola ecologica
E’ polemica
Ancora reazioni
sul carbone
IL movimento “Energia pulita”
solleva la questione sulle isole
ecologiche a Bagnara.
ANCHE l’associazione “Preziosa Zavettieri”interviene per
dire no al carbone di Saline.
a pag. 30
a pag. 31
consiliari di Palazzo Campanella”. Per ultimo Chizzoniti
ha preannunciato, “ove nulla dovesse intervenire” di
“incatenarsi davanti la sede
del Csm in Roma unitamente a molti giovani truffati e
fin qui senza voce e senza tutela”.
«APPRENDO dal mio legale avvocato Giacomo Iaria, che a sua volta lo ha
appreso informalmente
dagli organi giudizialmente preposti, che sarà
disposto nei miei confronti decreto di citazione diretta a giudizio in ordine
alle vicende di cui, mio
malgrado, sono stato oggetto sulle cronache locali».
Lo afferma, in una dichiarazione, il consigliere
regionale Antonio Rappoccio.
«Avrò modo di difendermi – aggiunge il politico
reggino – e fornire tutte le
spiegazioni necessarie affinchè si dimostri la mia
totale estranietà in merito
ad una vicenda cavalcata
esclusivamente per fini
personali, dove la tutela
della verità non appartiene sicuramente al primo
dei non eletti ma agli organi preposti».
«Rimanendo come sempre fiducioso nella magistratura - conclude Rappoccio, eletto alle ultime
Antonio Rappoccio
consultazioni regionali
nella lista “Insieme per la
Calabria–Scopelliti Presidente” – ed essendo innanzitutto persona perbene,
oltre che uomo delle istituzioni, mi affido serenamente nelle mani degli organi giudicanti».
Dal 2003 al 2007 alla guida del comando provinciale dei carabinieri
E’ morto il colonnello Fiano
DOPO una breve malattia è
deceduto nel paese natale in
provincia di Caserta il colonnello Antonio Fiano, già
comandante provinciale
dell’Arma dei carabinieri di
Reggio Calabria.
Il colonnello Antonio Fiano era nato a Casagiove (Ce)
il 18 giugno 1954.
Laureato in scienze politiche presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli, ha anche conseguito la
laurea in “Scienze della Sicurezza” alla Sapienza di
Roma.
Nominato sottotenente
dei Carabinieri nel 1979, ha
retto il comando delle Compagnie di Menaggio (Co),
Barletta e Palermo. Dal
1990 al 1999 ha prestato
servizio al Ros (Raggruppamento Operativo Speciale) ove ha retto l’incarico di
comandante della sezione
Antieversione internazionale e successivamente
quello di capo dello staff del
Comandante.
Dal 1999 al 2001 ha comandato il Comando provinciale di Arezzo e successivamente ha svolto un incarico di Stato Maggiore
presso il Comando interregionale di Roma.
Dall’8 settembre 2003 fino al 16 settembre 2007 comandante provinciale dei
carabinieri di Reggio Calabria, il 17 settembre 2007,
trasferito alla Legione Carabinieri “Sicilia”, ha as-
Il colonnello Antonio Fiano
sunto l’incarico di Capo di
Stato Maggiore della Legione, successivamente, transitato al ministero dell’Interno, in servizio all’Aisi.
Insignito di numerose onorificenze: cavaliere al merito della Repubblica, medaglia d’oro di lungo comando; medaglia d’oro per anzianità di servizio, donato
di devozione dell’ordine di
Malta, cavaliere al merito
dell’ordine Costantiniano
di San Giorgio.
Durante il periodo di comando in provincia di Reggio l’alto ufficiale ha coordinato varie attività operative
che hanno portato alla cattura di 52 latitanti di cui 6
compresi nello speciale
elenco dei 30 ricercati redatto dal ministero dell’Interno e 3 compresi
nell’elenco dei 500. Oltre a
tale intensa attività, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio sotto la
sua guida hanno svolto numerose operazioni di contrasto alla criminalità organizzata e comune e hanno sensibilmente migliorato i rapporti con i cittadini
attivando servizi innovativi di polizia di prossimità,
attuando il principio del
“possiamo aiutarvi”, con
una presenza costante ed
incisiva tra la gente della
provincia.
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Reggio
22 Reggio
Venerdì 21 ottobre 2011
Tensioni per spartire le tangenti tra i Libri, i Tegano e i De Stefano
Berna sentito sull’intercettazione a casa del boss Libri
Le telecamere registrarono il summit
per ricomporre le frizioni tra le cosche
«Da Martorano
nessun favore»
Il clan ipotizzava delle ritorsioni contro l’imprenditore
e lui replica: «Con queste persone non avevo alcun rapporto»
somma, nulla ti più.
Lo steso vale per quel che riguarda i mafiosi che dialogavano tra di
loro in casa Libri.
«Non ho mai avuto a che fare con
Domenico e Pasquale Libri, né con
Salvatore Tuscano e Antonino Sinicropi, che conoscevo solo di vista, essendo originario di Cannavò. Salvatore Tuscano - racconta
Berna - qualche anno prima che
fosse ucciso mi chiese di sponsorizzarlo con la mia azienda per la
produzione di un cd di tarantelle,
richiesta a cui io non ho dato seguito. Antonino Sinicropi, anni orsono, lo incontrai nei pressi di piazza
Italia e mi disse che doveva prendere dei soldi dal comune, chiedendomi, al contempo, delle informazioni a cui io non diedi alcun seguito. Non ricordo con precisione
l’anno, ma ritengo sia stato tra il
2005 ed il 2007, in quanto, all’epoca, era consigliere comunale».
Gli investigatori della Questura
a questo punto leggono all’assessore Berna la conversazione intercorsa tra Domenco Libri, Antonino Sinicropi e Salvatore Tuscano.
Berna spiega di conoscere sommariamente l’intercettazione per
averla letta sui giornali tempo prima. Dalla lettura della conversazione, visti i riferimenti fatti ad un
imprenditore ed all’ufficio di Piazza Castello, Berna è abbastanza
esplicito «ritengo che i conversan-
|
Prima le parole
del capofamiglia
poi l’incontro
per discutere
dei problemi
ti intendessero riferirsi alla mia
persona». Insomma è di lui che stavano parlando quando ipotizzano
di agire in maniera “punitiva”.
A questo punto spiega: «Come
detto conosco Santo Martorano,
ma non ricordo che mi abbia mai
fatto favori, anzi lo escludo».
E ancora: «Non so perché Domenico Libri, Salvatore Tuscano e
Antonino Sinicropi facciano riferimento a me, o alla mia famiglia,
nella conversazione che mi avete
letto». In altri termini Berna non si
capacita delle ragioni per le quali
sia stata ipotizzata una ritorsione
contro di lui.
La discussione quindi si sposta
sul cognome Fortugno per tentare
di capire se l’imprenditore abbia
avuto a che fare o conosce qualche
suo collega che porta quel nome.
«Non mi sovvengono imprese
edili o altro tipo di attività a nome
Fortugno, né posso riferire di lavori particolari che all’epoca si stavano effettuando. Sul punto, però,
devo precisare che il titolare della
impresa edile è mio fratello Francesco che sicuramente potrà essere più preciso di me in merito a lavori svolti in quel periodo e ad
eventuali partecipazioni o rapporti con altre imprese. Mi riservo di
controllare presso i miei uffici se,
in quel periodo, ho avuto rapporti
lavorativi con soggetti a nome
Fortugno».
|
L’assessore
comunale
della giunta
del sindaco
Arena
Demetrio Berna
Anche il presidente del Consorzio di bonifica nega tutto
| IL PROFILO |
Don Mico Libri indiscusso
protagonista criminale
ANCHE Santo Martorano nega di co- tro, che il settore dove opera Berna è
noscere i mafiosi che lo citano a casa Li- quello dell’edilizia, dunque del tutto
bri. Come Berna, anche lui afferma di estraneo al settore forestazione. Mi rinon aver fatto, o ricevuto, favori da al- ferisco anche al periodo in cui è stata
cuno e di avere conosciuto Franco For- intercettata la conversazione che mi
tugno con sui «ha sempre avuto un avete appena letto. Escludo di essermi
rapporto di grande cordialità, amici- mai incontrato con qualcuno alla sala
zia e stima, ma mai ho avuto a che fare bingo di Reggio Calabria, che, preciso,
con lui per motivi lavorativi inerenti il non so neanche dove si trovi».
«Nel passaggio che mi
suo incarico di Vice Preleggete circa il “Direttosidente del Consiglio Rere dei lavori” - aggiunge
gionale, in quanto il set- ritengo possa essere
tore che presiedevo diuno dei tanti direttori
pende dall’assessorato
dei lavori della forestale
regionale all'agricoltunominati annualmente.
ra».
In proposito voglio speSpiega Martorano «In
cificare l’organizzaziotutti gli anni della mia
ne del consorzio. C’è un
presidenza, non mi chiePresidente, che nel pese mai nulla riguardo al
riodo di riferimento ero
consorzio, né favori, né
io, che si occupa dell’insi interessò per lavori, né
dirizzo politico del Consegnalò mai ditte od opesorzio e della sua orgarai, né caldeggiò mai asnizzazione e dei progetti
sunzioni presso il Condi lavoro, un Direttore
sorzio». Anche a Marto- Santo Alfonso Martorano
Generale che si occupa
rano la polizia legge il
contenuto dintercettazione a casa Li- del coordinamento dei direttori dei labri. Ed ecco il suo commento: «Non co- vori, i direttori dei lavori che sovrinnosco Domenico e Pasquale Libri, Sal- tendono, ordinano e dirigono i lavori.
vatore Tuscano e Antonino Sinicropi, Sotto a questi ci sono i capo operai, i case non per aver letto qualcosa sui gior- po squadra e gli operai. In realtà chi conali. Escludo di averli mai incontrati. manda sul lavoro che viene realizzato e
Conosco Demetrio Berna attuale as- spesso si interfaccia con le ditte è il casessore al comune di Reggio Calabria, po operaio». E infine: «I direttori dei lama non ho mai fatto nulla con lui, lo co- vori sono nominati dal Presidente,
nosco per la sua attività politica, lo in- sentita la deputazione amministraticontro qualche volta a Piazza Italia, ma va, quella che nei comuni viene chianon abbiamo rapporti di lavoro comu- mata giunta. Fanno parte della depuni o interessi privati comuni». E anco- tazione amministrativa cinque persora: «Il passaggio che mi leggete mi sor- ne, compreso il Presidente. Anche un
prende in quanto non ho mai fatto al- semplice impiegato può diventare dicuna cortesia a Berna, né lui mi ha mai rettore dei lavori, ma non un operaio
chiesto nulla. Devo precisare, tra l’al- forestale».
LE intercettazioni a casa
del boss Libri, che nel
2005 era agli arresti domiciliari in Toscana sono
considerate dagli investigatori un patrimonio inestimabile sia sotto il profilo investigativo che di
quello culturale. Le
registrazioni delle microspie sono state utilizzate in alcuni importanti processi di mafia. In questo senso basta ricordare l’inchiesta “Rifiuti
spa”, che ha
già portato
a condanne
pesantissi- Domenico Libri
me contro la
cosca Alampi, guidata
dal giovane
Matteo, il
quale in più
di una occasione incontrò il boss.
Successivamente, parte delle intercettazioni
confluirono
nell’inchiesta “Testamento”, anche questo finito in
primo grado con condanne importanti per il clan
Libri.
IL VERBALE
«Dialoghi sorprendenti»
TRA le molte informazioni ottenute
dall’ascolto in casa Libri, ci sono alcune relative ad un momento di frizione
interno alle famiglie reggine. I problemi erano nati in relazione alla
spartizione di alcune tangenti, ed il
summit per “aggiustare” le cose venne registrato dagli uomini della squadra mobile reggina che ne riversò i
contenuti in una informativa presente agli atti del Processo “Testamento”,
del 26 febbraio 2007.
Il summit risale al 15 ottobre 2005 e
vi presero parte Pasquale Libri, Paolo
Rosario De Stefano e Paolo
Schimizzi.
La conversazione tra
Don Mico Libri, Salvatore
Tuscano ed Antonello Sinicropi è illuminante. Infatti
dalle frasi intercettate, si
comprendeva come fossero nati dei dissidi anche
con le cosche Tegano e De
Stefano per la riscossione
delle estorsioni sul territorio.
Allo scopo di raggiungere un accordo e dirimere la
controversia, in particolare, era stato
previsto un summit per il successivo
16 ottobre tra Pasquale Libri, Paolo
Rosario De Stefano e “Pauleddu”, successivamente identificato in Paolo
Schimizzi, nipote di Giovanni e Pasquale Tegano.
Tuscano: «(..inc).. no ancora.. è così... basta fino a giorno 15 è la scadenza.. che c’erano gli avevamo dati altri
15 giorni.. era fino al 30.. poi gli abbiamo dato altri 15 giorni ... sabato mattina ... domani mattina si vede con
Paolo... con Paoleddu... domenica ci
vediamo con Paolo De Stefano ... inc...
lui mi ha detto che vengono tutti e due
... perciò... inc... a tutte le parti».
Mico: «No se non vengono loro.. il
250 c’è lo prendiamo noi soli...
Tuscano: «Inc... ci prendiamo il nostro... lo 080... i nostri soldi... inc.. e
poi gli cerchiamo guegli altri...».
Mico: «A posta ti dico io...».
Tuscano: «Inc... ci prendiamo i nostri... i nostri quelli che toccano a
Ma la di là del valore relativo ai fatti criminali penalmente rilevanti, alcuni
dei dialoghi descrivono il
contesto mafioso in cui la
‘ndrangheta prolifera. La
mafiosità che sta alla base
del potere dei clan. Mico
Libri, deceduto qualche anno addietro, è stato uno dei
capi storici
della
‘ndrangheta reggina,
un capo protagonista
prima durante
la
guerra di
mafia e poi
nel momento
della
spartizione
del territorio. Un boss
riverito anche da altri
boss.
L’indagine “Testamento” porta proprio
questo nome in quanto secondo gli inquirenti
fotografa il periodo storico in cui il vecchio Libri cede lo scettro del potere al
fratello Pasquale e ai generi. Un passaggio di consegne a tutti gli effetti.
L’indagine
che registrò
il cambio al vertice
|
Un’immagine del summit
noi... 250 diviso... diviso tre...».
Mico: «Comunque stai attento non
fare...».
Tuscano: «Me la vedo io... 250 diviso tre esce 068... la nostra parte
giusto... inc...».
Mico: «No... 80... 8 ... 16...24...».
Antonello: «8,2..».
Mico: «8,2».
Tuscano: «8 virgola.. ci prendiamo
i nostri...».
A riscontro della conversazione intercettata, domenica 16 ottobre 2005,
veniva effettuato un servizio di appostamento che confermava l’avvenuto
summit di ‘ndrangheta tra Pasquale
Libri, Paolo Rosario De Stefano, per
conto dell’omonima cosca e per conto
della cosca Tegano.
Scrivono gli investigatori: «Che
l’argomento della discussione fosse la
percentuale da riscuotere su lavori) di
competenza effettuati nel territorio di
competenza è testimoniato dall’ultimo passaggio che si ripete.
Mico: «Ma se non vengono loro... il
LA MICROSPIA
250 c’è lo prendiamo noi soli...».
Tuscano: «Inc... ci prendiamo il nostro... lo 080... i nostri soldi... inc.. e
poi gli cerchiamo quegli altri...».
Tuscano: «Inc... ci prendiamo i nostri... i nostri quelli che toccano a
noi... 250 diviso... diviso tre...».
Tuscano: «Me la vedo io... 250 diviso tre esce 068... la nostra parte giusto... inc... ».
Mico: «No... 80... 8... 16... 24...».
Antonello: «8,2...».
Mico: «8,2...».
Tuscano: « 8 virgolaŠ ci prendiamo
i nostri...».
Inoltre, dalla visione del servizio fotografico effettuato in occasione del
summit, si ha la netta sensazione che
Pasquale Libri abbia fatto pesare ai
giovani rappresentanti delle De Stefano, il suo peso di vecchio patriarca
della ’ndrangheta, imponendo le sue
condizioni».
La questione venne aggiustata, ma
l’incontro fu fatale ai partecipanti che
poco dopo finirono in manette.
|
Ecco l’intercettazione rivista dalla polizia su Fortugno
NEI mesi scorsi si era parlato di una
intercetazione a casa Libri, registrata qualche giorno prima
dell’omicidio Fortugno (avvenuto
domenica 16 ottobre 2010) nella
quale si parlava di un fatto di sangue. Per alcuni si tratta di un dialogho importante (e sottovalutato
dalle indagini), per la Procura non
è così è non c’è attinenza tra i due
fatti, come dimostra una relazione
della Polizia. A Parlare sono Salvatore Tuscano (successivamente assassinato), il boss Mico Libri (deceduto) e Antonino Sinicropi.
Salvatore:« ....da lunedì in poi ridiamo......»
Antonello:«da martedì in poi..
Zio, da martedì in poi ti conserviamo tutti giornali e te li mandiamo
tutti in.. in una volta...».
Mico: Perché... che succede da
martedì in poi...».
Antonello: «...se la sono cucita
nel cuore...».
Mico:«Dimmi...».
Antonello: «Lì, si fa tutto tranne
il bene...».
Salvatore: «No... cosi non lo facciamo fare.... così lo avete fatto...».
Salvatore: «.....chi va a sparare
di mestiere...».
Antonello:«l’imprenditore...».
Salvatore: «......uno, due, prima
o dopo, appena andiamo ...»
Antonello: «Lunedì mattina saliamo sopra a Piazza Castello..., c’è
un ufficio ..».
Antonello: «Si sono fermati a
dormire...».
Mico: «Che c’è Antonello..!».
Salvatore: «Non vuole sapere
niente....».
Mico: «Chi non vuole sapere
Qualcuno ipotizzò che a casa Libri si stesse discutendo dell’omicidio
del vicepresidente del Consiglio ma gli interlocutori parlano di altro
niente...».
Antonello:«I Berna...».
Salvatore: come volete voi...».
Mico:«No, come voglio io...».
Salvatore:«Io ho fatto 25 mestieri .....25.....».
Mico: «Una sola cosa ti dico, tu ti
devi stare attento... che non succeda qualche cazzata, per il resto fate
quello che volete, là ci sono ..».
Mico: .«... per i cazzi tuoi... tanto
ormai il lavoro... lo hanno fatto..».
Salvatore: «Va bò, me la vedo
io».
Mico: «No, non devi andare tu
la...»
Salvatore: «No mandiamo il
“Ronzo”...».
Antonello: «a me non devi dire
niente ... non devi andare tu...».
Mico: Quello.... quello.... come si
chiama...».
Antonello:«Marturana.....!».
Mico: «Marturana, cioè... gliela
ha fatta la cortesia a Berna.... perchè se l’è dimenticata...?».
Antonello: «Se lo è dimenticato..
compare Fortugno...»
Mico: «Come se lo è dimenticato!».
Antonello: «Mimmo il padre di
Melo, forse non lo conosciamo e non
ce lo ricordiamo sicuramente...»
Mico: «E non avete imparato
niente...».
Salvatore: «buttino .. è ancora
Reggio questo...».
Antonello: «Dice che è salito verso Gioia questo...».
Mico:«mannaia alla M....».
Antonello: «Questo lo facciamo
subito.. non c’è problema».
Mico:«E quello che mi ha detto....
Riccardo.. mi ha preso per il culo allora..».
Antonello: «No .. quella volta se
l’è vista lui prima....
Salvatore: «No! .....forse ha parlato già...».
Mico: «Perché mi hanno detto
che...».
Salvatore: «Ha parlato già.... i
camion che ha…..di scenderli per
Reggio.. no ..ha parlato... quel ragazzo la...».
Mico:«a lui ammazzo ...».
Salvatore:«Ha parlato già....».
Mico:«No,.. perchè lui è partito...
con l’altro aereo di sera...».
Antonello: Glielo hanno rimandato a martedì e lo hanno tolto...!!
Salvatore: Scendeva anche il
porco, ..si .. si...
Mico: «E mi ha detto ...».
Antonello: «A quello con il grado. no... io con questo ho parlato».
Mico: «E siccome, forse il bastardo. (si accavallano le voci...)».
Antonello: No... c’è un altro fatto, di questo ho già parlato e sono
più di 10 giorni fa, più di 15 giorni
fa questo fatto... .ci vuole molto...
mi hanno detto il passaggio di livello che devono fare...».
Salvatore:«.. le persone...».
Mico: Gli hanno fatto... il nuovo
fatto o voleva quello .... dei capi la...
Antonello: «Guardate, Don Mi-
co, di questo discorso ha parlato, se
poi l'hanno chiamato e glielo hanno
comunicato inmodo così....evidentemente questo e questo, l'ha chiamato è un conto.. e per quell'altro
fatto ... non vi posso rispondere oggi ..... perché quando sicuramente,
mi ha detto lui, lo devo chiamare per
compilare un foglio.....».
Mico:«E allora...».
Antonello: «Perché funzionano
cosi queste cose ... (periodo di pausa).. lui parla con vostro fratello».
Mico:«Piano Piano...».
Antonello:«Enzo ha parlato, con
vostro fratello...».
Mico:«deve essere amico suo.».
Antonello: «Dipende, ha parlato
vostro fratello., non ti arrabbiare,
già fatto...».
Antonello: «ha parlato vostro
fratello...».
Mico: «Salvo..!ma misentiquando parlo...».
Salvatore: «non lo posso dire..
faccio così...».
Mico: «No, giusto ed è quello che
dico io».
Antonello: Ha parlato già vostro
fratello...
Mico:Marturana...
Salvatore: «dentro la sala del
Bingo...».
Mico:«Con noi!, si...».
Salvatore:«.. Eh!..»
Mico: «e.. glielo ha detto di
no?...»
Salvatore:« .. ci mancava... Mico...Anche se sono nostri amici».
Mico:« ma ditemi una cosa .. mio
fratello che ha fatto .. gli ha fatto il
favore che gli doveva fare...».
Antonello: «si... Mico gli ha fatto
un favore ...».
Antonello:«Marturana?...».
Antonello: «no quello è Rocco.....
quello è un altro, quello che gioca al
pallone... ... glielo ha fatto... glielo
ha fatto il favore., tutto apposto».
Mico: «Glielo ha fatto a Pasquale
(Pasqualeddu) ...».
Antonello:«Quello la che gli avete fatto questo favore, che gli abbiamo fatto questo favore, è il Direttore della Forestale, mentre Marturana è.. il Presidente .. di tutta la Forestale... è il nuovo Governo della Regione.. Marturana........ qualsiasi
cosa succede il Presidente proroga
personalmente...».
Mico: «No, qualsiasi cosa c'è.. ad
altre parti.. non mi interessa..».
Antonello:«Franchina dello Spirito Santo...».
Salvatore: «non gridate.., non
parlate ragazzi chiudete il discorso.. che ancora vediamo qualche
bordello...».
Mico: «Franchina è amico con
quello.., è amico con quello.., è amico con quello.., a chi glieli ha dati i
soldi...».
Antonello:« vedete voi...».
Mico:« niente... chiamo a mia moglie.. e poi..».
Salvatore:«...».
Mico:«...».
Salvatore:«No...».
Antonello:«compare...»
Salvatore:« ...».
Mico: «...... secondo me conosce
la voce di quello... mannaia la .... se
questa ...».
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
«DA SANTO Martorano non ho
mai ricevuto favori. Mi rendo conto che nella intercettazione a casa
di Domenico Libri si parlasse di me
o comunque della mia famiglia,
ma non ne capisco la ragione visto
che io non ho rapporti con nessuno
degli interlocutori intercettati». E’
questa, in buona sostanza, la sintesi delle dichiarazioni rese da Demetrio Berna alla polizia la scorsa
estate in merito a quanto registrato dalle microspie in casa del boss
Mico Libro. Parole che annunciavano come la cosca avrebbe voluto
punire i Berna, per un presunto favore non reso all’allora consigliere
provinciale e presidente del Consorzio di Bonifica, Santo Martorano.
Il 25 luglio scorso Demetrio Berna viene sentito negli uffici della
Squadra Mobile di Reggio Calabria, dal dirigente Luigi Silipo e
dall’ispettore capo Giuseppe Poidomani, che lo sollecitano proprio
su quella intercettazione registrata poche ore prima l’omicidio del
vice presidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno, ucciso a Locri il 16 ottobre del 2005.
Berna, che svolge la professione
di agente immobiliare, spiega di
avere un’agenzia “Pirelli Re Franchising” dall’ottobre del 2004, in
via Tommaso Campanella angolo
via Castello. Spiega poi che il fratello Francesco, è titolare di impresa edile che gestisce personalmente assieme all’altro fratello Fabio,
che svolge solo la funzione di geometra di cantiere.
Domande di premessa utili a capire il campo di interesse professionale dell’imprenditore che attualmente svolge anche il ruolo di
assessore comunale.
«Fino a un mese - afferma - fa la
ditta aveva denominazione sociale
“Impresa Costruzioni Berna Francesco” ed era un’impresa familiare. Il titolare era sempre Francesco
ed il collaboratore familiare era
l’altro mio fratello Fabio. Da poco
mio fratello Francesco ha trasformato l’impresa familiare in Società a responsabilità limitata, aventi
come soci entrambi i miei fratelli».
Nasce così la “Berna Costruzioni
S.r.l.”. Da qui per chiarire anche il
proprio ruolo: «Attraverso la mia
agenzia mi occupo, tra l’altro, della commercializzazione degli immobili costruiti dall’azienda dei
miei fratelli».
Fin qui solo informazioni generiche prima di entrare nel vivo della vicenda.
«Conosco Santo Martorano, ex
Presidente del Consorzio di Bonifica Area dello Stretto, solo ed esclusivamente per motivi politici. Con
lui non ho mai avuto rapporti particolari. Solo ultimamente, circa
due mesi fa, mi ha interpellato in
quanto cercava un appartamento
per farne un utilizzo commerciale.
Conosco anche il fratello Giuseppe
Martorano, oggi assessore al Comune di Reggio Calabria che, anche nel 2002 e nel 2005 è stato eletto Consigliere Comunale. Preciso
che neanche con il Consigliere comunale ho avuto mai particolari
rapporti».
Insomma solo una conoscenza
tra politici, peraltro militanti in
partiti e movimenti diversi. E la
stessa cosa vale per Fortugno peri
il quale specifica: «non ho mai avuto rapporti con il dottor Francesco
Fortugno, già -Vice Presidente del
Consiglio Regionale della Calabria, assassinato nell’ottobre del
2005». Conoscenze superficiali in-
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REGGIO
Venerdì 21 ottobre 2011
Venerdì 21 ottobre 2011
Giovanni Zumbo esordisce nel processo in cui è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa
Il pellegrinaggio a casa Pelle
In aula il controesame del capitano Biscardi che curò l’indagine “Reale”
di CLAUDIO CORDOVA
MAGLIETTA a maniche lunghe e
jeans, fisico più asciutto rispetto alla foto divulgata. Giovanni Zumbo,
l'uomo che gli inquirenti considerano la talpa delle cosche Pelle e Ficara
è apparso, per la prima volta, in aula,
nel processo che lo vede imputato
per concorso esterno in associazione mafiosa. Zumbo è rimasto fuori
dalla gabbia, dove invece è detenuto
Demetrio Praticò, suo co-imputato
insieme al boss Giovanni Ficara, collegato in videoconferenza.
Nel corso dell'udienza, celebrata
al cospetto del Tribunale penale di
Reggio Calabria, presieduto da Olga
Tarzia, si è tenuto il controesame del
capitano dei carabinieri, Loreto Biscardi, citato dai pubblici ministeri
Giovanni Musarò e Marco Colamonici. L'ufficiale dell'Arma, che ha curato, in particolare, l'indagine “Reale”, ha risposto alle domande degli
avvocati Emanuele Genovese, Alba
Nucera e Francesco Calabrese, difensori di Zumbo e Ficara. A Biscardi, i legali hanno chiesto di ripercorrere le indagini che hanno portato a
scoprire come Zumbo, commercialista con un passato da confidente dei
servizi segreti, abbia fatto visita al
boss Giuseppe Pelle nella sua casa di
Bovalino, rivelando alcuni particolari d'indagine sulle inchieste della
Dda di Milano, riguardanti la criminalità organizzata calabrese. Nei discorsi con Ficara e Pelle, Zumbo fa
Il Cedir dove si trovano i locali del Tribunale
più volte riferimento al mondo delle
“barbe grigie” e i conversanti evocano la figura di alcuni carabinieri del
Ros transitati nei servizi: “Non è stato possibile accertarne l'identità spiega Biscardi - perché le attività
dei servizi d'informazione sono coperti da segreto di Stato”.
Zumbo, che in passato ha lavorato, come amministratore giudiziario per i Tribunali di Reggio Calabria e Palmi, è accusato, oltre che di
aver fornito informazioni riservate
alle cosche, anche di aver funzionato
da collante, attraverso un tal Roberto (Roccella, ndi), suo contatto nei
Carabinieri, nella vicenda del ritrovamento di un'auto imbottita di armi ed esplosivi nel giorno della visita
a Reggio Calabria del Presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano. Una messinscena, anzi, per dirla
con termini propri della 'ndrangheta, una “tragedia” che Giovanni Ficara avrebbe architettato per far ricadere la colpa sul cugino Pino Ficara, a causa dei dissidi tra i due.
Il capitano Biscardi, peraltro, ha
avuto modo di precisare come la casa
di Pelle a Bovalino sia stata quasi
una meta di “pellegrinaggio”: oltre a
Zumbo e all'ex consigliere regionale
Sinergie tra Libera e Museo della ’ndrangheta
Santi Zappalà, pizzicato a parlare di
voti e per questo condannato in primo grado a quattro anni di reclusione, la casa del boss Pelle, monitorata
dal Ros, prima con una telecamera
esterna e poi con una cimice interna,
sarebbe stata la meta di diversi esponenti della criminalità organizzata.
Casa Pelle, dunque, sarebbe stata l'abitazione più frequentata dalla 'ndrangheta: a far visita dal boss, rampollo della storica dinastia dei “Gambazza”, sarebbero stati esponenti di
spicco delle cosche dei tre mandamenti della provincia reggina. L'elenco stilato dal capitano Biscardi,
con tanto di date annesse, è lungo:
dagli esponenti della 'ndrangheta
del capoluogo, Nicola e Francesco
(detto “Ciccillo”) Gattuso, passando
per quelli dell'area tirrenica, Domenico e Michele Bellocco, nonché Giuseppe Antonio Italiano (oggi deceduto) e il figlio Giasone, fino ai presunti capi dell'area ionica, Rocco
Morabito, Francesco Maisano e Antonio Romeo.
Zumbo osserva in silenzio il corso
dell'udienza. Lo stesso silenzio dietro cui, dal momento dell'arresto, si
è trincerato, salvo alcune, mezze frasi rivelate agli inquirenti. Alla fine
dell'udienza saluta i legali e getta
uno sguardo al pubblico. Tra qualche settimana toccherà al tenente
colonnello Stefano Russo, comandante del Ros, deporre in aula. In
quell'aula dove, forse, ci sarà anche,
in silenzio, Giovanni Zumbo.
Clan Borghetto-Zindato-Caridi
L’antiracket viaggia in auto “Alta tensione”
perché la libertà non ha pizzo tutti a giudizio
I promotori dell’iniziativa davanti all’auto antiracket
di DOMENICO GRILLONE
LA collaborazione tra Libera
e Museo della ‘ndrangheta
dalle parole si traduce in fatti
concreti. Perché d’ora in
avanti, e per la durata di un
anno, la campagna d’informazione contro l’usura ed il
racket portata avanti dall’associazione “Reggio Libera
Reggio” si avvarrà del supporto dell’autovettura, una
Mazda 7 posti, confiscata
tempo addietro alla mafia siciliana ed in dotazione al Museo. Si tratta di una macchina che di certo non passa
inosservata: un segnale veramente forte a livello visivo,
e quindi di immagine, per la
presenza sulla carrozzeria di
scritte adesive in cui si evince chiaramente che si tratta
di un bene confiscato alla criminalità organizzata.
“Abbiamo deciso di destinarla ad una campagna di informazione, quella di Libera
- esordisce il coordinatore
del Museo, Claudio La Camera, affiancato dal referente
regionale di Libera, Mimmo
Nasone, durante la conferenza stampa svoltasi ieri a
Piazza Camagna – perché
l’uso dell’autovettura durante la campagna d’informazione contribuisce a lanciare dei messaggi, come ad
esempio spezzare la logica
del silenzi. Ma anche cercare
di stabilire un linguaggio di
comunicazione con la gente,
un messaggio positivo che
alla fine più o meno vuol dire
che si può fare, e l’autovettura è la dimostrazione pratica
di come tante battaglie siano
state vinte dall’antimafia militare, repressiva, ma anche
da quella culturale”.
In effetti nella percezione
della gente l’autovettura potrebbe rappresentare una
sorta di pugno nello stomaco
per il messaggio vincente,
positivo. A dispetto invece di
una percezione reale, sottolinea La Camera, rimasta un
po’ indietro. Da non sottovalutare il coraggio di tante
persone pronte ad uscire
tranquillamente con l’auto-
vettura. “Sì certo, a questo
modo si sottolineano tante
cose, compreso il fatto che si
può vincere la lotta contro
l’estorsione ed i luoghi comuni sulla ‘ndrangheta”.
Messaggi fondamentali anche per Mimmo Nasone.
“Quello che si legge nell’autovettura, ‘la libertà non ha
pizzo’, spero sia accolto dai
tanti commercianti per recuperare una libertà assolutamente condizionata, o forse
persa del tutto. Ma lo diciamo anche ai cittadini, ci rivolgiamo alle imprese sane
perché non possiamo continuare a rimanere nascosti.
Insieme c’è più forza, per dimostrare che insieme si può
vincere e riscattare il nostro
territorio da una presenza
sempre più ingombrante come la ’ndrangheta”.
Ed a proposito di imprese
sane, 45 hanno già aderito
alla campagna “Consumo
critico”, un invito ad acquistare nei negozi con il logo di
Reggio Libera Reggio. Anche questo è un risultato.
FINISCONO tutti a giudizio gli oltre trenta imputati del processo “Alta tensione” che hanno scelto di
essere giudicati con il rito
ordinario.
Il Giudice dell’udienza
preliminare di Reggio Calabria, Daniela Oliva, ha
così avvalorato l'impianto
accusatorio del pubblico
ministero della Direzione
distrettuale
antimafia
Marco Colamonici, che
aveva chiesto il processo
per i presunti affiliati ai
clan Borghetto, Zindato e
Caridi, a loro volta federati con la più potente e famosa cosca Libri di Cannavò.
A giudizio vanno dunque Natale Alampi, Eugenio Borghetto, Tullio Borghetto, Bruno Caridi,
Santo Caridi, Demetrio
Cento, Antonia Contestabile, Carmelo Gattuso, Natale Iannì, Paolo Latella,
Pasquale Latella, Domenico Malavenda, Osvaldo
Massara, Giampiero Melito, Concetta Modafferi,
Francesco Modafferi, Giuseppe Modafferi, Carmela
Nava, Tommaso Paris,
Biagio Parisi, Giuseppe
Parisi, Fabio Pennestrì,
Matteo Perla, Vincenzo
Quartuccio, Franco Quirino, Giuseppe Riggio,
Diego Rosmini, Sebastiano Sapone, Massimo
Sconti, Domenico Serraino, Giovanni Zindato,
Giuseppe Zindato e Nicolina Zumbo.
Il Gup Oliva ha deciso, al
termine di alcune ore di
camera di consiglio,
escludendo dei capi d'imputazione per due imputati: Iannì, accusato anche
di armi che, però, si sarebbero rivelate dei giocattoli, e Pennestrì, per un danneggiamento ormai finito
in prescrizione. L'operazione “Alta Tensione”
Marco Colamonici
scattò il 29 ottobre 2010,
allorquando la Polizia diede esecuzione a trentaquattro ordinanze di custodia cautelare in carcere.
Secondo le risultanze
investigative, le tre famiglie federate ai Libri controllavano la totalità dei
rioni Ciccarello, Modena e
San Giorgio Extra, periferia Sud di Reggio Calabria.
Un controllo oppressivo, fatto di vessazioni, minacce e danneggiamenti,
sotto cui ogni commerciante doveva stare.
Altri sei imputati del
procedimento hanno chiesto di essere giudicati con
il rito abbreviato: si tratta
di Antonino Arabesco,
Antonino Caridi, Antonino Idotta, Francesco Zindato, Gaetano Andrea Zindato, nonché il collaboratore di giustizia Carlo Mesiano.
cl. co.
Igiene e manutenzione
Cantonieri
della Leonia
al lavoro
a Tremulini
Cantoniere al lavoro
di GUGLIELMO RIZZICA
TORNANO a vedersi nel
quartiere di Tremulini le
figure dei “cantonieri”.
In questi giorni infatti
nel popoloso rione posto a
nord della città, gli operai
della “Leonia”, preposti
alla pulizia ed allo sgombero del materiale (erbe e
terra sparsa per le strade)
da loro rimosso, stanno
lavorando per le vie di
Tremulini. Interventi di
pulizia e manutenzione
sicuramente tanto attesi
dai residenti del luogo in
cui sono state falciate le
erbacce che avevano ormai raggiunto ragguardevoli dimensioni, raggiungendo addirittura
nella loro crescita alcune
finestre di abitazioni poste ai piani bassi.
Alcune squadre di addetti stanno dunque
provvedendo ad eliminare lo scenario indecoroso
che si riscontrava su molte vie donando loro, successivamente agli interventi di pulitura, un
aspetto decisamente più
ordinato e pulito, degno
di una città metropolitana. Tante le vie sottoposte
alle operazioni di rimozione delle erbe: Via Baracca, Via Clearco, Via
Giusti, Via Tommaseo e
altre vie (molte devono
ancora essere ripulite)
con le ultime due che offrivano una visione di abbandono veramente notevole.
Muniti degli appositi
arnesi gli operatori hanno ripulito le strade dove
è stato possibile arrivare
con i loro attrezzi. In alcuni posti infatti le azioni di
pulizia sono state rese
difficoltose per la presenza di alcune autovetture
che risultavano posteggiate vicino al ciglio dei
marciapiedi non essendo
in precedenza (probabilmente perché non previsto per il tipo di lavori effettuati) posto alcun avviso che preannunciasse
che in quel luogo, nei
giorni stabiliti, si sarebbero eseguiti tali lavori.
In ogni caso, nonostante qualche impedimento,
risulta abbastanza visibile come ai luoghi sottoposti agli interventi di bonifica, apprezzati dai residenti, sia stato ridato un
aspetto decente che ha sostituito quello di degrado
e abbandono che regnava
da tanto tempo in molte
zone del rione.
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24 Reggio
Presentato il progetto del comitato “Quello che non ho” e della Scuola edile per formazione e sicurezza
Un diario pieno di legalità
Ospite d’eccezione dell’iniziativa l’ex pm di “Mani pulite” Gherardo Colombo
di ANNALICE FURFARI
UN compagno di scuola,
ma soprattutto di vita. Di
buona vita. È così che il comitato “Quello che non ho”
e l'Ente scuola edile per la
formazione e la sicurezza
concepiscono il diario. Non
una semplice agenda su cui
annotare i compiti, ma
un'opportunità per diventare protagonisti di un percorso condiviso di formazione e crescita.
Questa opportunità sarà
data agli alunni di alcune
scuole reggine, che si impegneranno a costruire il
“diario della legalità”. Un
diario creato dai ragazzi e
destinato ai ragazzi stessi.
Il progetto in questione,
ideato da “Quello che non
ho” e sostenuto dall'Ente
scuola edile, con la collaborazione di associazioni come l'Anpi, “Da Sud”e la fondazione “Giuseppe Di Vittorio”, è stato presentato ieri agli studenti presso il Liceo scientifico “Leonardo
da Vinci”.
Protagonista dell'incontro, un ospite d'eccezione:
l'ex magistrato milanese,
oggi presidente della Garzanti Libri, Gherardo Colombo. Una presenza di
spessore quella del pubblico ministero di “Mani pulite”, invitato a parlare ai ragazzi di legalità, ma soprattutto di democrazia,
autentico baluardo contro
ogni forma di ingiustizia.
Di spicco i relatori che
hanno animato il dibattito,
affiancando Colombo nell'illustrazione dei valori
cardine del vivere civile,
che consentiranno ai giovani di costruire il proprio
futuro in una società migliore.
Gherado Colombo e Giuseppe Lombardo
Il “diario della legalità”
costituirà il primo passo di
questo percorso. A spiegare il senso del progetto è il
dirigente del Liceo scientifico Giuseppina Princi, che
sottolinea
l'importanza
della missione di quattro
scuole che, pur nelle difficoltà affrontate dagli istituti meridionali, «si mettono in rete con un obiettivo
comune: la crescita dei ragazzi». Dello stesso avviso i
dirigenti degli altri tre istituti coinvolti: il comprensivo “Ibico-Vitrioli-Pascoli”,
il “Vittorino da Feltre” e il
tecnico “Righi”. Soddisfatto del progetto è anche Vincenzo Geria, coordinatore
dell'Ufficio scolastico provinciale di Reggio Calabria.
A entrare nel dettaglio è
Francesco Alì, rappresentante della rete anti-ndrangheta “Quello che non ho”.
«Il diario - spiega Alì - è un
compagno di viaggio per
ogni studente. Abbiamo
pensato che non dovesse
essere precostituito, ma
pensato dai ragazzi come
occasione di approfondimento di temi cruciali, quali legalità, giustizia, sicurezza, diritti, democrazia».
Il titolo del diario, così come del sito che lo accompagnerà, è “Quello che non
ho”, da una canzone di Fabrizio De Andrè.
Ed è proprio da qui che
parte Gherardo Colombo,
chiedendo agli studenti:
«Cos'è che vi manca?». Interagendo con i giovani, l'ex
magistrato tratteggia un
quadro della libertà, «condizione basata sulla possibilità di scegliere».
«Non possiamo scegliere
- afferma Colombo - senza
sapere. Allora studiare è
necessario per essere uo-
Le ordinanze notificate dai carabinieri di Reggio
Il gip conferma il ruolo
di Bertuca, Favara e Siclari
E’ STATA notificata ieri l’ordinanza di
custodia cautelare in carcere per Pasquale Bertuca, Gianluca Favara e Pietro Siclari, a cui era stato notificato un
fermo nell’ambito dell’inchiesta Reggio
Nord.
I Carabinieri del Comando Provinciale
di Reggio Calabria (guidati da Pasquale
Angelosanto) e del Ros (comandato da
Stefano Russo) nel pomeriggio, si sono
recati presso la casa circondariale di
Reggio Calabria e Palmi per dare esecuzione all’ordinanza emessa dal Tribunale di Reggio, sezione Giudice per le indagini preliminari. L’ordinanze di carcerazione riguarda anche Domenico Condello (alias Micu u Pacciu), cugino del boss
Pasquale e attualmente ritenuto il reggente
del clan. Ruolo che gli
sarebbe stato riconosciuto dopo l’arresto
del cugino nel 2008.
Domenico Condello
è latitante, inserito
nella lista dei 30 di
massima pericolosità
del ministero interno.
Gli elementi gravemente indiziari rilevati dalla Dda reggina nei confronti di
Favara, Siclari e Bertuca - indagati, già
detenuti - hanno costituito per il Gip una
solida piattaforma probatoria per
l’emissione del provvedimento cautelare.
Le investigazioni (l’inchiesta come si
ricorderà è coordinata dai sostituti Giuseppe Lombardo e Valeria Sottosanti)
hanno consentito di delineare le posizioni degli arrestati tutti appartenenti alla
‘ndrangheta nelle sue articolazioni territoriali denominate cosche “Condello”,
“Tegano”, “Libri”, “Garonfolo” e “Zito-
Ancora
latitante
il boss
Condello
Pasquale Angelosanto e Stefano Russo
Bertuca”, operanti nell’area nord del capoluogo e nei comuni di Campo Calabro
e Villa San Giovanni, tutti indagati per
associazione di tipo mafioso ed intestazione fittizia di beni aggravato dall’aver
favorito un sodalizio mafioso
La misura coercitiva ha consentito di
confermare l’unitarietà della ‘ndrangheta, dimostrare per la prima volta dal
1991 l’operatività criminale del latitante condello domenico, incidere sul circuito dei suoi favoreggiatori e disarticolare le principali locali di ‘ndrangheta
dell’area nord del mandamento del centro.
L’inchiesta ha coinvolto poi alcuni imprenditori, di cui il più noto è Pasquale
Rappoccio, indicati dalla Procura come
prestanome di Condello e di Bruno Tegano, cognato del noto latitante.
mini liberi. La libertà è bellissima, ma contempla la
responsabilità e questo incute timore. Non dobbiamo
avere paura della libertà,
solo così potremo difendere la democrazia». Su democrazia, costituzione e
legge elettorale verte la seconda parte dell'incontro.
Sono questi temi che Colombo conosce bene, per
averli sviscerati nel suo ultimo saggio, intitolato non
a caso “Democrazia”, parola abusata, ma mai come
oggi in ballo, in un periodo
in cui storture politiche e
disoccupazione rischiano
di negarla.
A prendere parte al dibattito, moderato dal presidente dell'Anpi di Reggio
Calabria Sandro Vitale, anche Vincenzo Moretti della
fondazione “Giuseppe Di
Vittorio” e il giornalista
Danilo Chirico, presidente
della associazione “Da
Sud”.
Un contributo importante è stato dato dal procuratore aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria Ottavio Sferlazza e dal sostituto procuratore della Dda
reggina Giuseppe Lombardo. Il primo ha sottolineato
il valore della “militanza
politica”, intesa come
«esercizio di un diritto di
cittadinanza e impegno degli stessi magistrati nella
diffusione della cultura
della legalità». Lombardo,
che ha ricevuto un attestato di solidarietà da parte degli studenti per l'ennesima
intimidazione subita, ha
esortato i giovani a «riempire gli spazi di libertà creati dai magistrati che fanno
il proprio dovere e prenderne pieno possesso da cittadini indipendenti».
Ramo spezzato
Rigettate
le richieste
dell’accusa
RIGETTATE tutte le richieste di riapertura dell'istruttoria dibattimentale avanzate dalla Procura Generale
nell'ambito del procedimento d'appello “Ramo
spezzato” che vede alla
sbarra il clan Iamonte di
Melito Porto Salvo. L'accusa, in particolare, aveva richiesto alcune acquisizioni
documentali, tra cui le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino
Belnome, soprattutto sul
conto di uno degli imputati,
Carmelo Iamonte, condannato in primo grado dal Tribunale Penale di Reggio Calabria per associazione mafiosa.
La Corte, presieduta da
Lilia Gaeta, che ha superato
l'istanza di ricusazione
avanzata dalle difese, ha
dunque rigettato la richiesta, così come richiesto dagli avvocati Umberto Abate
e Maurizio Punturieri (sostituto processuale l'avvocato Maria Caridi), accogliendo solo un'acquisizione presentata da una parte
civile costituita nel processo, l'imprenditore Saverio
Foti, che ha contribuito a incastrare il clan Iamonte. La
prossima udienza, dunque,
dovrebbe essere dedicata alla requisitoria della Procura Generale. Poi la parola
passerà agli avvocati difensori.
cl.co.
IL RETROSCENA
Omicidio Calarco
Fu Cozzupoli a cedere
la cocaina ai due cognati
MERCOLEDÌ scorso, i ca- quale si era introdotto in
rabinieri della Compa- auto nel tentativo di prelegnia di Reggio Calabria di vare dal vano portaoggetReggio Calabria hanno ti il denaro dell’incasso
tratto in arresto Giuseppe che Giuseppe Schepisi cuQuest’ultimo,
Antonio Cozzupoli, 52 an- stodiva.
ni, con precedenti penali riuscì tuttavia a scappare
per stupefacenti e già sor- con l’auto lasciando a tervegliato speciale, in ese- ra Calarco e, dopo essersi
cuzione di ordinanza di allontanato, richiese l’incustodia cautelare emes- tervento di una pattuglia
sa dal Gip di Reggio Cala- della Polizia stradale cui
bria su richiesta del Sosti- riferì l’accaduto. Una setuto Procuratore della Re- conda pattuglia fu immepubblica Tripodi. L’uomo diatamente inviata sul
è accusato di cessione di luogo del fatto, ma lì non
vi era neppure Calarco
sostanze stupefacenti.
L’arresto
scaturisce che fu rintracciato solo
dalle indagini relative dopo e riferì che non era
all’omicidio Calarco, ap- avvenuto nulla se non che
puntato in congedo della suo cognato lo aveva abguardia di finanza ucciso bandonato in autostrada
a colpi di pistola dal co- fuggendo. Schepisi tornò
gnato Giuseppe Schepisi a casa, mentre Calarcoil 26 novembre 2010. chiamò la sua compagna
Schepisi, quella stessa che lo prelevò e lo portò a
mattina, si presentò pres- Reggio Calabria ormai also il comando provinciale le prime luci dell’alba.
ossessionato
dei carabinieri di via Schepisi,
Aschenez consegnando dalle minacce della sera
un revolver calibro 357 precedente e del trambusto della nottaancora carico e
ta rispetto al
confessando
quale si poteval’omicidio del
no prospettare
cognato. L’imconseguenze
mediato internegative per
vento dei caralui in relazione
binieri in via
alla versione
Ferruccio perfornita da Camise di accertalarco agli uore la veridicità
mini della Polidi quanto conzia
stradale,
fessato dall’uodopo aver avumo: i militari
to un breve introvarono
la
contro con i
porta ancora
suoi familiari,
aperta e il corpo
si recò armato
di Calarco riverso sul letto I rilievi sul luogo del delitto della sua pistola 357 madella camera da
letto attinto mortalmente gnum regolarmente detenuta,
presso
l’abitazione
da almeno quattro colpi di
ove Calarco stava dorpistola.
Il racconto di Giuseppe mendo. Lì lo freddò con
Schepisi, fatto nell’imme- quattro colpi di pistola.
Schepisi non ha mai
diatezza ai carabinieri e
nel pomeriggio dello stes- chiarito le reali motivaso giorno al pubblico mi- zioni del fatale gesto, né i
nistero Tripodi che lo in- reali contorni del litigio
terrogò, riferiva di una li- avvenuto a casa di Cozzute avuta col cognato la se- poli la sera antecedente
ra precedente presso l’abi- l’omicidio, se non con vertazione del comune amico sioni che secondo il giudiGiuseppe Antonio Cozzu- ce per le indagini preliminari non appaiono totalpoli.
Schepisi riferiva di uno mente credibili, mantescherzo di cattivo gusto nendo sempre un attegorchestrato da Calarco e giamento reticente in orche offendeva l’onore di dine alle reali responsabisua moglie. Ne sarebbe lità di Cozzupoli, ammetderivata un’accesissima tendo tuttavia di avere
discussione e Calarco lo paura dello stesso.
Il Pubblico ministero ha
minacciò di morte mostrandogli 3 proiettili di inteso approfondire proprio questi aspetti e attrapistola.
A quel punto, secondo il verso accertamenti mediracconto di Schepisi, Ca- co legali ha potuto stabililarco lo costrinse a fare un re che sia Calarco che
giro in macchina e prele- Schepisi non solo erano
varono l’auto di Schepisi. assuntori abituali di coGirarono per tutta la not- caina, ma che ne avrebbete giungendo sino a Ro- ro fatto uso proprio la sera precedente il fatidico
sarno.
Da quel momento nasce gesto.
La ricostruzione dei fatun giallo che finora le indagini non sono riuscite a ti ha determinato la conchiarire: dopo una breve vinzione del gip cristallizsosta all’autogrill i due ri- zata nell’ordinanza di cupartirono ma si fermaro- stodia che sia stato Cozzuno poco dopo avendo no- poli a cedere lo stupefatato un’auto ferma sulla cente a Calarco e Schepisi
carreggiata che chiedeva nel corso della nottata che
ha preceduto il delitto.
soccorso.
Schepisi riferì di essere Giuseppe Antonio Cozzustato immediatamente poli è ora ristretto presso
assalito da uno degli uo- la Casa Circondariale di
mini fermi in strada il Reggio Calabria.
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Reggio 25
Venerdì 21 ottobre 2011
31
REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected]
L’associazione “Preziosa Zavettieri” entra nel dibattito sulla centrale di Saline I lavori a Scillupia e Vena
L’ammodernamento
degli invasi di Motta
è ormai pronto
L’affondo: «Nessuna tecnologia riduce le emissioni di Co2» a tagliare il traguardo
«Diciamo no al carbone»
di GIUSEPPE CILIONE
BOVA MARINA - L'associazione “Preziosa Zavettieri” porta
un nome importante sebbene
non conosciuto nei grandi palcoscenici nazionali; porta il nome di una donna coraggiosa di
Bova Marina, spentasi prematuramente a causa di un male,
ma che ha avuto l'eroica forza di
volontà di spendersi sino alla fine della sua vita per la tutela
della natura e della salute dell'ambiente in cui ha vissuto. Oggi, dal piccolo centro del basso
jonio reggino dove opera l'associazione è forte il dibattito sulla
realizzazione di una centrale a
carbone a Saline Joniche.
Un acceso confronto fra gli
ambientalisti convinti del “no”
e comitati certi delle ripercussioni positive dell’impianto su
tutto il territorio. Oggi, nella discussione, s’inserisce anche
l’associazione “Preziosa Zavettieri” che afferma: «Non siamo
rimasti insensibili al dibattito,
sin dal principio, in quanto siamo fermamente convinti che difendere la salute dell'ambiente
significa difendere la salute
delle genti che vivono in questo
territorio e soprattutto la salute
dei nostri figli ed, al contempo,
siamo sicuri che si tratta di
un'opera che non serve né ai calabresi, né alla Calabria, né all'area interessata dal progetto
che si è sempre distinta per una
chiara vocazione turistica».
Secondo il gruppo impegnato nella tutela dell'ambiente
«intervenire oggi, nel dibattito
sull'opportunità dell'insediamento carbonifero proposto
dalla società svizzera Sei, si rende necessario dal momento che
proliferano
pseudocomitati
che cercano di convincere la
maggior parte della popolazione che la centrale a carbone sarebbe una impedibile occasione
di sviluppo per tutta l'Area».
L'associazione “Preziosa Zavettieri”, nel proprio documento, rammenta l'accorata missi-
va dell'ex consigliere provinciale Bernardo Russo, inviata a
tutti i 97 sindaci della provincia
di Reggio Calabria, invitati ad
aderire ad una campagna di
sensibilizzazione contro la centrale a carbone: «Un appello al
quale la gran parte dei primi
cittadini ha risposto presente».
«Tuttavia, quello che preme
evidenziare, oggi, - spiegano - è
che stanno, spesso, passando
messaggi illusori e mistificanti
circa l'impatto ambientale che
verrebbe generato da un siffatto impianto. Nonostante il carbone sia oggi solo la terza fonte
di energia non rinnovabile, do-
BOVA MARINA
Nascondeva la droga in falegnameria, arrestato
BOVA MARINA - Un uomo di 45 anni, I.S., di Bova Marina, è stato tratto in arresto
con l'accusa di detenzione di sostanze stupefacenti. A mettergli le manette ai polsi
sono stati i carabinieri della stazione di Bova Marina che hanno agito in sinergia ai
colleghi della compagnia dei Carabinieri di Melito diretti dal Tenente Gennaro Cascone, oltre agli uomini del Gruppo Operativo Calabria di Vibo Valentia. Nelle prime
ore della mattinata di ieri, nell'effettuare una perquisizione domiciliare all'interno dell'abitazione di I.S., i militari hanno infatti rinvenuto una modesta dose di sostanza
stupefacente. Nello specifico, l'attenzione dei carabinieri si è maggiormente soffermata al piano di sotto dell'abitazione del 45enne, luogo in cui l'uomo svolge usualmente l'attività di falegname. È proprio nelle stanze di questa piccola bottega che i
militari dell'Arma avrebbero rinvenuto un cospicuo quantitativo di droga leggera, accuratamente conservata all'interno di alcuni barattoli di vetro. Sequestrata dagli uomini del Tenente Cascone, la droga è stata pertanto quantificata in circa 350 grammi
di marjuana oltre ad un grammo di hashish. L'uomo è stato quindi arrestato. (m.t.o.)
po il petrolio ed il metano, esso
ha comunque un potenziale inquinante superiore a parità di
energia prodotta. Non va dimenticato, inoltre, il potenziale
oncogeno di inquinamento del
suolo, delle falde acquifere, del
mare, dell'aria nelle diverse fasi
di movimento del carico e di
combustione del carbone e di
deposito delle scorie. Sarebbero
incalcolabili i danni alla flora ed
alla fauna visto che il Pantano
costituisce un'area fondamentale per la migrazione degli uccelli».
Ed ancora: «Non esiste scientificamente al mondo nessun
apprezzabile miglioramento
tecnologico capace di ridurre
anche minimamente le emissioni di anidride carbonica prodotte da combustione, unanimemente considerata il più micidiale fra i gas serra che produce un'alterazione grave del clima a livello planetario, senza dimenticare il versamento di
mercurio nelle acque marine e
la produzione di polveri ultrafini particolarmente dannose
per la salute di persone ed animali».
«Oggi, pertanto, - conclude urge ribadire un secco “no” alla
centrale a carbone a Saline, come in qualunque altro lembo
d'Italia, in nome della tutela dell'ambiente e della salute dei nostri figli».
di PAOLO VACALEBRE
MOTTA SAN GIOVANNI - Un'opera
importante per lo sviluppo rurale del
territorio di Motta San Giovanni. Appena un anno fa, il 19 novembre 2010, partivano i lavori per l'ammodernamento
degli invasi collinari Scillupia e Vena e
per il rifacimento della rete di distribuzione dell'acqua ad uso agricolo. Oggi,
in pieno rispetto dei tempi previsti, gli
interventi sono in fase di ultimazione. Il
progetto, la cui spesa complessiva supera il milione di euro, è stato finanziato totalmente con decreto regionale nell'ambito del Programma di sviluppo rurale
Calabria 2007/2013.
«Si tratta di un'infrastruttura - spiega il
sindaco Paolo Laganà che assume una particolare rilevanza per lo
sviluppo dell'area collinare mottese perché
valorizza due invasi
con una capacità idraulica di oltre
150.000 metri cubi, colmando le lacune
di un sistema irriguo per troppo tempo
precario e mal funzionante». L'adeguamento dell'infrastruttura è stato possibile grazie all'azione svolta congiuntamente dal Consorzio di Bonifica e dal
Comune di Motta. “I lavori attuati - fa sapere ancora il sindaco Laganà - non si limiteranno a rilanciare la secolare attività del consorzio irriguo ma permetteranno agli agricoltori mottesi la fruizione di opere funzionali e moderne”.
L’investimento
di un milione
da parte
della Regione
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Grecanica
Venerdì 21 ottobre 2011
37
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Rossano Fax 0983.530493
Cassano Fax 0981.71147 Tel. 3491886901
Trebisacce Fax 0981.56517 Email: [email protected]
La requisitoria nell’aula bunker di Catanzaro. L’accusa: accordo elettorale per l’elezione del sindaco
Straface, chiesti 17 e 14 anni
Il pm antimafia Luberto ritiene i fratelli ’ndranghetisti «da sempre»
di MATTEO LAURIA
CORIGLIANO - Aula bunker di Catanzaro: sette ore
di requisitoria del pubblico
ministero Vincenzo Luberto per ricostruire in “Santa
Tecla” le ragioni per cui
chiede 17 e 14 anni di carcere per i fratelli Franco e Mario Straface, da “sempre”
ritenuti dal magistrato
“’Ndranghetisti”. Il requirente ripercorre tutte le
tappe e ricorda in aula che il
primo pentito di mafia a fare riferimento ai fratelli
Straface
è
Tommaso
Russo che
collega i due
all’allora
omicidio di
Giovanni Viteritti avvenuto nel 1997 (imprenditore nel settore del movimento terra). Secondo l’antimafia già allora gli Straface
rappresentavano l’impresa
di riferimento, una sorta di
vero e proprio “Bancomat”
della ‘ndrangheta. Luberto
richiama la famosa discoteca “Snoopy” che si estende
su tre ettari di terreno occupato abusivamente dagli
Straface senza che l’autorità riuscisse a mettere la parola fine da oltre 28 anni . Il
tutto con strette connivenze istituzionali. Viene chiamato in causa Cosimo Conocchia nella duplice veste
da una parte di controllore
della cosca sull’impresa
Straface, dall’altra per una
tutela da eventuali aggressioni del crimine. La pubblica accusa sottolinea le dichiarazioni del pentito
Giampiero Converso il quale ammette che gli Straface
sono i mandanti di incendi
ai danni di altre imprese (
tra gli esecutori Converso).
Siamo alla fine degli anni
Novanta: ad assumere le redini con la benedizione di
Antonio Marrazzo è Maurizio Barilari che diventa il
reggente della cosca. I fratelli Straface sostengono
tale reggenza. C’e’ stato un
periodo in cui- secondo il
magistrato- occorreva assicurare gli stipendi ai familiari dei detenuti, in caso di
necessità ad intervenire
erano proprio gli Straface.
Poi la parte attinente all’ex
sindaco Pasqualina Straface: per il pm è provato che la
Straface e la ‘Ndrangheta
avessero stretto un accordo
di tipo elettorale. Il magistrato tuttavia motiva il
provvedimento di archiviazione con il fatto che il 416
bis ( associazione mafiosa)
non è consumato, ma l’unica cosa che si può configurare è il 416 ter (voto di
scambio). Sul punto difettano le condizioni di legge
poiché alla richiesta di voto
è necessario una corrispondenza in
denaro. Invece dalle intercettazioni (
con
Conocchia) si evince
che in cambio
non vi era denaro. L’archiviazione
dell’ex sindaco Straface è
dunque intervenuta a seguito di un vuoto normativo. Un richiamo anche alle
recenti esternazioni di Antonio Forastefano quando
nell’eseguire un incendio (
su richiesta dei fratelli
Straface) a un capannone
di Villapiana, gli imprenditori coriglianesi facevano
dei lavori come scambio di
cortesia all’ex boss di Cassano (asfalto dell’area antistante un capannone di
Già dal 1997
erano “il bancomat”
della cosca
Il procuratore della Dda di Catanzaro, Lombardo, durante la conferenza dell’operazione “Santa Tecla”
proprieta’ dei Forastefano). Luberto ritiene che le
accuse rivolte agli Straface
percorrono binari paralleli
e indipendenti: da una parte le dichiarazioni dei collaboratori
di
giustizia,
dall’altra quelle dell’imprenditore Pino Curto. I
due momenti trovano un
punto di contatto quando i
pentiti sostengono che vittima di estorsione sia anche il Curto nella vicenda
del complesso turistico
L’Airone. Curto si rivolge
agli Straface perché l’imprenditore è consapevole
che gli Straface agiscono
ormai in regime di monopolio. Luberto racconta alciuni particolari, in uno dei
quali confessa di essersi
trovato spesso presso il comando dei Carabinieri di
Corigliano ove notava taluni personaggi gravitare attorno alla caserma per controllare i movimenti ( ha citato Antonio Piccoli e Salvatore Mollo con auto di
grossa cilindrata). Da qui
la necessità di convocare il
Curto presso la caserma di
Sibari proprio per non dare
nell’occhio. Ed è in quella
sede che il gioielliere vuota
il sacco e formalizza denuncia. Si avvia un’attività captativa che confermerà le tesi dell’imprenditore. Sul
capitolo estorsioni il Pm
parla della condizioni di
forza del clan praticate nei
confronti del costruttore
Antonio Capalbo quando
era costretto a dare in permuta l’attuale locale dove
sorge il “Rosa Rose” ( noto
locale) quale corrispettivo
di crediti vantati dai fratelli
Straface. Sottolinea poi la
formula “estorsiva” attraverso la fornitura del caffè
Pellegino. Gli Straface, secondo Luberto, si facevano
incendiare i mezzi piu vetusti al fine di dimostrare da
una parte che erano vittime
di
danneggiamenti
e
dall’altra lucrare sulle assicurazioni. Sull’Airone, con
la formula “chiavi in mano”
si voleva arrivare ad una sovrafatturazione al fine di
creare denaro liquido una
cui parte finiva nella bacinella. Per confermare l’attendibilità del pentito Carmine Alfano Luberto richiama l’omicidio di Antonio Bruno ( Giravite) e ricorda come il volto dell’uomo al momento dell’agguato fosse stato rinvenuto intatto proprio perché i capi
si rispettano. Una tecnica
omicidiaria tipica degli zingari- fa sapere Luberto. Il
magistrato fa riferimento a
questo agguato perché ampiamente preannunziato
dal pentito Carmine Alfano. Luberto precisa che
Curto quando ha denunciato il tutto aveva già onorato
le forniture, quindi non poteva utilizzare la denuncia
per non pagare i debiti.
TUTTE LE RICHIESTE DI PENA
1. Ginese Carmine
2. Rocco Azzaro
3. Nigro Ciro
4. Longobucco Pietro
5. Marrazzo Antonio
6. Alfano Carmine
7. Curato Vincenzo
8. Morrone Eugenio
9. Cardamone Cesare
10. Antonio Leonardo Zangaro
11. Surace Francesco
12. Straface Franco
13. Straface Mario
14. Meligeni Cosimo
15. Grisolia Vincenzo
16. Conocchia Arcangelo Francesco Damiano
17. Marrazzo Alessandro
18. Mauro Giuseppe
19. Mauro Massimo
20. Pagnotta Giacomo
21. Piccoli Antonio
22. Villì Michele
23. Vidarte Mansilla Alba Rosa
24. Ursomarso Giuseppe
25. Presta Giuseppe
anni 16
anni 16
anni 16
anni 27
anni 8
anni 5
anni 5
anni 9
anni 6
anni 7
anni 7
anni 17
anni 14
anni 6
anni 6
anni 15
anni 24
anni 20
anni 6
anni 16
anni 20
anni 15
anni 16
anni 21
anni 14
26. Paduano Sabatino
27. Paduano Massimiliano
28. Paduano Fabio
29. Milani Gualtiero
30. Mesiti Alberto
31. Malvito Renato
32. Lupone Massimo Franco
33. Grosso Vincenzo
34. De Nuzzo Carmine
35. Ben Sahri Adil
36. Conocchia Arcangelo
37. Conocchia Salvatore
38. Conocchia Antonio
39. Luzzi Gennaro
40. Di Iuri Osvaldo
41. Presta Gianluca
42. Martorelli Attilio
43. Postorivo Antonio Domenico
44. Guaman Edwin Jovanny
45. Bevtsyk Liliya
46. Voytovych Halyna
47. Guglielmello Mario (deceduto)
48. Minghetti Eugenio Roberto
49. Nasso Girolamo
50. Cimino Lucia
anni 13
anni 13
anni 13
anni 9
anni 13
anni 14
anni 14
anni 14
anni 16
anni 13
anni 14
anni 13
anni 13
anni 14
anni 14
anni 14
anni 13
anni 13
anni 13
anni 5
anni 5
anni 9
anni 12
anni 2
51. MARTILOTTI Leopoldo Cosimo
52. AMATO Natalina
53. Arcidiacono Filippo
54. Pianeta Angelo
55. Dudek Magdalena
56. Mohamed Zydan Ivan Said
57. Di Dieco Antonio
58. Villì Andrea
59. Cerza Luca
60. Basile Giorgio
61. Cimino Giovanni
62. Russo Tommaso
63. Cangiano Antonio
64. Converso Giampiero
65. Cimino Massimo
66. Chiaradia Piero Francesco
67. Guidi Giovanni
68. Morrone Francesco
69. Rende Lucia
70. Straface Fabio
71. Straface Lucia
72. Straface Rossella
73. Straface Davide
74. Straface Santino
75. Straface Santo
anni 3
anni 6
anni 3 mesi 6
anni 4
anni 5
anni 4
anni 7
anni 13
anni 6
anni 5
anni 5
anni 5
anni 5
anni 5
anni 4
anni 14
anni 14
assoluzione
mesi 6
anni 1
anni 1
anni 1
anni 1
anni 1
anni 1
Cassano. Inchiesta “Street Market”, gli imputati hanno patteggiato
Droga al bar, spacciatori condannati
di FRANCESCO MOLLO
CASSANO - Il giudice del Tribunale di Castrovillari, Antonio Gatto, ha suggellato con
sentenza le pene(frutto di patteggiamento tra Procura e difesa) degli arrestati dell’operazione antidroga denominata “Street market” che nel
marzo scorso ha sgominato
un massiccio traffico di eroina e cocaina che ruotava intornoalbar Doriano,nellapiazza
di Doria, a Cassano Jonio.
LE PENE. Antonio Bevilacqua, 3 anni e 6 mesi, e 14mila
euro di multa; Fabrizio Praino, 3 anni di reclusione e
12,600 euro di multa; Pietro
Milito, 3 anni e 1 mese, 9.000
euro (1 anni e 4.000 euro gli
vennero inflitti nel giugno
2010, per fatti connessi);
Franco Mario, 3 anni e 8.000
euro di multa (1 anno e 4 mesi
più 5.000 euro di multa che si
sommano alla pena di 1 anno e
8 mesi e 3.000 euro di multa
inflitti l’anno scorso dallo
stesso tribunale per fatti collegati; Alessandro Graziadio, 2
anni, 4 mesi e 4.000 euro di
multa; (1 anno e 2 mesi e 3.000
inflitti nel novembre 2010, il
resto ieri); Rosetta Gabriele, 1
anno e 6 mesi e 6000 euro di
multa; Giovanni Sassone: 1
anno e 20 giorni più 2.400 euro di multa (10 mesi e 2.000 inflitti nell’aprile 2010); Filippo
Lorenzo Rinaldi, 9 mesi e
3.000 euro; Roberto De Rose,
7 mesi e 1.400 euro; Natale Voto, 6 mesi e 1.400 euro di multa.
Bevilacqua, Praino e Milito
sono stati condannati anche
al pagamento delle spese processuali; e insieme a Mario e
Graziadio dovranno farsi carico anche della spese della
carcerazione. Per tutti quelli
condannati a meno di 3 anni di
reclusione è scattata la sospensione della pena; e dunque, per Graziadio e Gabriele,
che erano ancora in carcere, il
giudice ha disposto la liberazione, se non detenuti per altra causa. Restano da definire
le posizioni di Marco Longhi,
Aldo Caruso, Giuseppe Rinaldi, Annalisa Parrotta, Mariuccia Parrotta e Francesco
DeRose.I primiduepatteggeranno all’udienza del 25 ottobre; gli ultimi tre hanno scelto
di essere giudicati con il rito
ordinario, e dunque per loro il
processo va avanti. Rinviata
invece il patteggiamento di
Giuseppe Rinaldi, considerato il referente di tutto il traffico: per lui la difesa ha scelto di
attendere l’esito della sentenza della Corte di Cassazione
che oggi è chiamata a esprimersi sul ricorso presentato
dalla procura guidata da
Franco Giacomantonio contro le scarcerazioni stabilite
dal tribunale del riesame di
Catanzaro che nei giorni successivi all’operazione ha alleggerito tutte le misure cautelari emessedal ilgiudice per
le indagini preliminari del tribunale di Castrovillari, Annamaria Grimaldi.
L’ACCUSA. Hanno dovuto
faticare non poco gli avvocati
Mauro Cordasco, Andrea Garofalo, Michele Donadio, Rosetta Rago, Natale Morrone,
Lucio Esbardo, Giuseppe
Il Tribunale di Castrovillari
Zumpano e Gaetano Di Cunto
per ribassare pene che nelle
intenzioni originarie del sostituto procuratore di Castrovillari, Larissa Catella, potevano essere molto più alte. Ed
è stato grazie alla minuziosa
attività di indagine condotta
dai poliziotti del commissariato di Castrovillari che la
procura è riuscita a tenere alta
la mano. In unanno di investigazioni, videoriprese, intercettazioni e pedinamenti gli
uomini del vicequestore Zanfini hanno confezionato un
dossier accusatorio che ha lasciato gli indagati senza altra
via d’uscita se non il patteggiamento.
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Jonio
Venerdì 21 ottobre 2011
Rossano e costa jonica
Venerdì 21 ottobre 2011
Per il sacerdote simbolo della lotta alla mafia «bisogna aiutare le persone a emanciparsi»
Creare una cittadina solidale
Presentato il progetto di volontariato con don Giacomo Panizza
di STEFANIA SCHIAVELLI
ROSSANO –«Crescere insieme nella cittadinanza solidale». E’ questo il titolo del programma presentato nel pomeriggio dello scorso mercoledì nell’aula magna
dell’istituto tecnico per geometri “Falcone-Borsellino”
dello scalo di Rossano, alla
presenza di Don Giacomo
Panizza, simbolo della lotta
alla mafia, relatore d’eccezione. Si tratta di un progetto che parte dalla volontà di
fare volontariato e di essere
solidali con il prossimo e che
è stato concretamente realizzato dalla collaborazione tra
11 associazioni di volontariato. Il progetto è stato realizzato con il sostegno della
“Fondazione con il sud” e il
patrocinio del Comune di
Rossano che nel dibattito è
stato rappresentato dall’assessore alle politiche sociali
Vincenzo Grispino.
Grispino riferendosi al
mondo del volontariato ha
detto: «Bisogna dare spazio
alla parte sana della società,
mi auguro che le istituzioni e
le associazioni di volontariato possano mettersi in rete
per dare risultati efficaci alle
persone che soffrono». È poi
intervenuto Vito Saccone,
coordinatore delle associazioni di volontariato dello Jonio, che sulla linea dell’intervento dell’assessore ha rilevato: “«Il cambiamento può
avvenire solo se si lavora insieme per migliorare». È stata poi la volta di Gabriella
Gobbi, presidente dell’organizzazione di volontariato
“Insieme”che è stata il punto
di partenza del programma
poi sviluppato con le altre associazioni. La presidente ha
spiegato alla platea la doppia
finalità del programma,
quello di creare unità nelle
azioni di volontariato e quella di creare cultura del cambiamento sociale con particolare attenzione agli ideali
di giustizia e solidarietà per :
«Creare insieme un nuovo
futuro per il sud». Presente
La presentazione del progetto a Rossano
anche l’assessore ai servizi
sociali del comune di Cassano Giuseppe Pescia.
Ma l’intervento più atteso
e più seguito è stato sicuramente quello di don Giacomo
Panizza, grande esempio di
coraggio nella lotta alla mafia e di progettualità positiva
in un territorio difficile quale il mezzogiorno. Con grande schematicità e garbo Don
Giacomo ha tracciato il ruolo
del volontariato nella cittadinanza solidale in Calabria
distinguendo i vari volti del
fenomeno. «La solidarietà
non è un optional quando
qualcuno ha bisogno», ha dichiarato il sacerdote, facendo la netta distinzione tra un
mero, «volontariato assistenzialistico» e un vero «volontariato promozionale».
Don Giacomo Panizza invita dunque a non fermarsi
semplicemente ad aiutare in
modo sterile, ma sottolinea
la necessità di un volontariato che spinga sul tema dei diritti perché per «costruire
una cittadinanza solidale bisogna aiutare le persone ad
emanciparsi» serve dunque
un affiancamento educativo
per «trasmettere a chi ha bisogno l’abilità a non farle per
loro». Don Giacomo, nella
sua relazione dal titolo “Il
ruolo del volontario per la costruzione di una cittadinanza solidale in Calabria” punta dunque a non fare mera
beneficenza ma a costruire
uno stato del Welfare promuovendo così una democrazia solidale.
In seguito Anna Maria
Donnarumma, presidente
del Pro.Do.C.S ha illustrato
la sua relazione intitolata “Il
volontariato leva di crescita
umana e sociale”, illustrando quelle che sono le iniziative europee e quelle nazionali
in tema di solidarietà e volontariato.
L’iniziativa di Federimprese per la posta elettronica certificata
«Semplificare la comunicazione»
ROSSANO – La sede regionale rossanese
della Federimprese offre agli associati la
Pec (Posta elettronica certificata). Semplificare e velocizzare la comunicazione, ecco il
contributo di Federimprese. I termini scadono il 29 novembre prossimo. Per il mancato o ritardato adempimento sanzioni fino a 2
mila e 65 euro. «Privilegiando l’utilizzo del
servizio Pec - dichiara il Presidente di Federimprese Calabria Francesco Beraldi - rispetto ai tradizionali strumenti di comunicazione, quali fax e raccomandate, si avrà
un notevole risparmio di tempo e denaro, ottenuto dal costo fisso della casella Pec, indi-
pendente dalla quantità o dimensione dei
messaggi spediti e/o ricevuti. L’obiettivo di
Federimprese è quello di agevolare i propri
associati nella semplificazione e velocizzazione della comunicazione».
«Entro il 29 novembre – ricorda Beraldi –
le società di persone e di capitali dovranno
obbligatoriamente comunicare il proprio
indirizzo di posta elettronica certificata a
pena di pesanti sanzioni che vanno dalle 206
alle 2mila e 65 euro. Federimprese offrirà il
servizio gratuitamente ai propri associati e
a quelli che si assoceranno entro il 2011”.
g. s.
Tra i progetti dell’Anteas aiutare i pensionati con i modelli del censimento
L’ingresso del cimitero
Iniziativa Caritas
per la ricorrenza
del 2 novembre
ROSSANO – Iniziativa
del Centro Diocesano Pastorale della Carità dal titolo “Diamo un aiuto a chi
non ce l’ha con il Fiore della Carità”. L’appuntamento si ispira in particolare alle seguenti finalità:
tutela del creato, corretto
utilizzo delle risorse, risparmio, sobrietà e beneficenza nell'atmosfera
della imminente ricorrenza del giorno dei defunti. Dunque, raccogliere offerte per i più bisognosi, fare donazioni alternative al consumo, e
spesso allo sperpero di
fiori e piante, destinati ad
essere presto cestinati.
È, questo, l'auspicio
che la Caritas diretta dal
parroco Don Vincenzo
Miceli vuole condividere
con la città, nello spirito
del messaggio diocesano
ribadito in ogni occasione dall’arcivescovo della
diocesi di Rossano – Cariati, monsignor Santo
Marcianò.
A tal fine, quindi, all’ingresso del complesso cimiteriale, da domenica
30 ottobre fino a mercoledi 2 novembre, dalla mattina alla sera, saranno
presenti diversi stand
con i volontari della Caritas ed i referenti della diocesi. L’offerta in denaro è
una delle forme attraverso cui esprimere vicinanza verso il prossimo nel
bisogno. Può essere l'inizio di un coinvolgimento
verso i poveri che diventa
carità vera. Il contributo
di tutti è molto importante, prezioso. «Il gesto della donazione – sottolineano i promotori –è come un
fiore, ma che non appassisce». Maggiori informazioni su questa e su altre iniziative sono reperibili sul sito ufficiale della
Caritas
diocesana
www.caritasrossano.it.
Lavori dell’Enel
Scoperto dal padre
di GIUSEPPE SAVOIA
Interruzione
dell’energia
elettrica
In scena lo spettacolo “Lo strano caso di Felice Cocuzza”
alla Scalo
A teatro per il sociale
ROSSANO – L’Anteas di Rossano e
l’organizzazione sindacale Fnp Cisl
rinnovano e rafforzano il loro impegno nel sociale, attraverso un qualificato programma di iniziative culturali e di socializzazione.
Con tale spirito, sì è svolta, infatti,
grazie all’impegno degli associati
della Anteas e della Fnp Cisl, presso
lo storico Teatro Amantea-Paolella
del centro storico di Rossano, lo scorso 14 ottobre, una splendida iniziativa culturale, attraverso la rappresentazione della commedia in due atti dal titolo “Lo strano caso di Felice
Cocuzza”, interpretata dalla compagnia teatrale promossa dalla Fnp Cisl di Cosenza “Non e’ mai troppo tardi”.
Un lavoro che ha visto il massimo
impegno degli attori, tutti accomunati dalla passione per il teatro giovani e meno giovani sotto l’ottima regia di Barbara Pasqua e la direzione
artistica di Ivana Verre. Gli interpreti, in una meravigliosa scenografia e
coreografia di una sala gremita in
ogni ordine di posti, hanno riscosso
ripetuti applausi a scena aperta.
L’iniziativa culturale è stata patrocinata dall’Anteas (Associazione Nazionale Terza Età Attiva per la Solidarietà), di Cosenza con la collaborazione dell’Anteas di Rossano che nei
suoi quattro mesi di attività sta realizzando iniziative con finalità cultu-
teas provinciale e locale,
che in poco tempo, con impegno costante stanno
rafforzando il ruolo sociale dei rispettivi sodalizi, all’insegna degli obbiettivi di promozione sociale, integrazione e solidarietà che costituiscono
linee guida dell’azione
della Cisl a tutti i livelli.
Per il neo Presidente
dell’Anteas di Rossano,
Tonino Guarasci, con
questa e con le altre iniziative realizzate e in cantiere «l’associazione, nata da
poco ma già impegnata
su mille fronti, vuole faUn momento dell’incontro promosso dall’Anteas
vorire i percorsi di socializzazione e di valorizzazione del
rali, di assistenza e tutela degli antempo libero, attraverso il coinvolgiziani del territorio e di tutte le persomento degli associati in progetti che
ne che affrontano situazioni di disarivestono una forte valenza sociale».
gio sociale.
L’Anteas di Rossano, sempre in
Erano presenti in sala all’appuntaquesti giorni, sta realizzando ultemento il segretario provinciale della
riori azioni e progetti, attraverso la
Fnp Cisl Salvatore Marsico, il Presicostituzione di un ufficio che aiuta i
dente dell’Anteas provinciale Benito
pensionati e gli associati alla compiRocca, che ha illustrato le tante inilazione dei modelli del censimento,
ziative in corso di realizzazione. Il senonché attraverso la prossima apergretario provinciale della Cisl, Tonitura un punto salute con operatori
no Russo, presente all’iniziativa, ha,
sanitari che effettueranno alcune tinel suo breve intervento, elogiato la
pologie di controlli come la misurabravura e la passione degli attori, e
zione della pressione.
nel contempo espresso apprezzamento per il lavoro svolto dall’Ang. s.
ROSSANO – Una interruzione di energia elettrica
interesserà nella giornata
odierna alcune zone dello
scalo della città bizantina
di Rossano.
A seguito di lavori pubblici, l’interruzione del servizio di energia elettrica, è
previsto, appunto, come dicevamo, per oggi dalle ore
8 alle ore 13.
Le zone interessate sono
contrada Amarelli, contrada Leuca e viale Sant’Angelo, allo scalo cittadino.
“L’intervento, da parte di
Enel Spa, si è reso necessario - si legge in una nota
stampa diramata dal Palazzo di Città di piazza Santissimi Anargiri a Rossano
Centro - per effettuare lavori di manutenzione, della
stessa società, sui propri
impianti”.
Durante i lavori potrebbe
essere riallacciata la corrente per prove tecniche,
solo temporaneamente. La
società Enel Spa, pertanto,
raccomanda, pertanto, di
non utilizzare gli ascensori
e di non commettere imprudenze.
g. s.
Giovane
trovato
in casa
senza vita
ROSSANO – Un giovane
ventiquattrenne rossanese
R.T. è morto nella giornata
di ieri, pare per un overdose. Il giovane è stato rinvenuto cadavere sul pavimento della propria abitazione,
in una contrada del rossanese, dal padre che era fuori
e stava tornando a casa. R.T.
al momento dell’accaduto
era da solo in casa ed accusato il malore si è accasciato a
terra. Colpo per il genitore
che tornato a casa ha rinvenuto buttato a terra il proprio figlio senza vita.
Sul luogo dei fatti è intervenuto il medico legale
dell’azienda sanitaria provinciale con sede a Rossano,
dottoressa De Simone che
altro non ha potuto fare che
constatare lo stato di decesso del giovane ragazzo rossanese. Il corpo è stato poi
trasportato presso l’obitorio del presidio ospedaliero
“Nicola Giannettasio” di
Rossano a disposizione della competente autorità giudiziaria. Sull’accaduto indagano i carabinieri della
compagnia
di
viale
Sant’Angelo a Rossano.
f. a.
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38 Cosenza
Gazzetta del Sud Venerdì 21 Ottobre 2011
9
Calabria
.
Il governatore della Calabria, indagato dalla Procura da ex sindaco di Reggio nell’ambito del “Caso Fallara, continua a manifestare serenità e fiducia
Scopelliti a metà novembre davanti ai pm
La relazione ministeriale parla di un disavanzo del Comune di circa 80 milioni, la stessa cifra indicata dal presidente
Tonio Licordari
REGGIO CALABRIA
Il governatore Giuseppe Scopelliti si presenterà a metà novembre davanti ai magistrati per farsi
interrogare. Per la data (possibilmente giorno 17) si terrà conto
degli impegni politici e istituzionali del presidente, che è indagato, nell’ambito dell’inchiesta sul
“caso Fallara”, per falso in atto
pubblico nella sua qualità di ex
sindaco di Reggio, assieme ai revisori dei conti dell’epoca Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico
e Ruggero Alessandro De Medici.
Il provvedimento riguarda presunte irregolarità nei bilanci che
vanno dal 2008 al 2010. Sempre
sui bilanci del Comune di Reggio
è stata resa nota nei giorni scorsi
una relazione ispettiva del Ministero dell’economia che ha rivelato anomalie nei bilanci pari a
170 milioni di euro nell’arco di
tempo che va dal 2006 al 2010.
Ma la novità del giorno è che ieri,
nelle mani del sindaco Demetrio
Arena, è arrivata anche la seconda relazione (190 pagine) che gli
stessi ispettori del Ministero
dell’Economia, Vito Tatò e Giovanni Logoteto, avevano elaborato su richiesta della Procura di
Reggio nell’ambito dell’inchiesta
sul “caso Fallara”, la dirigente del
settore Finanze del Comune che
sì è suicidata il 16 dicembre scorso. Nella sostanza anche questa
seconda relazione ispettiva contiene le stesse criticità, ma quantifica un disavanzo che oscilla fra
i 75 e gli 85 milioni di euro. Un
“rosso” che il Comune deve ripianare in tre anni. Ed è lo stesso deficit che proprio Giuseppe Scopelliti aveva dichiarato nel dicembre del 2010, quando il centrosinistra reggino, in particolare
il Pd, indicava cifre molto più alte, tanto da lanciare segnali di
possibile dissesto.
Mentre la minoranza “carica”
(si annunciano altre interrogazioni parlamentari e il Pd programma una manifestazione a
Reggio per il 29 ottobre), il governatore continua ad esprimere serenità: «Chiarirò tutto ai magistrati. Mi vengono attribuite responsabilità che riguardano
esclusivamente aspetti tecnico-amministrativi che esulano
dalle mie competenze politiche.
Si tratta, quindi, di un atto dovuto appunto nella mia qualità di
sindaco che ha avuto per otto anni un’Amministrazione che ha
governato e che ha dato dei grandissimi risultati che sono sotto gli
occhi di tutti».
«Ovviamente – ha aggiunto –
questo crea un motivo di strumentalizzazione e di preoccupa-
zione in taluni. Sicuramente sono molto sereno perché so quali
sono le mie responsabilità e quelle che sono le mie competenze e
lo ero al tempo nella mia qualità
di sindaco. Purtroppo, bisogna rispondere anche di responsabilità
che non sono proprie ma nella
qualità di amministratore. Questo significa che non abbiamo alcuna difficoltà a ribadire l’impegno di andare avanti sulle scelte
fatte. La strada è sempre più tortuosa e ci rendiamo conto delle
difficoltà che abbiamo di fronte,
ma noi siamo qui per garantire
l’idea di una Calabria che può e
deve cambiare».
Sereno anche per gli attestati
di solidarietà che gli sono giunti
dai massimi livelli del partito,
dall’intero centrodestra, compresi gli esponenti dell’Udc calabrese. Oggi Scopelliti sarà a Capri
per partecipare al congresso dei
giovani industriali. Intanto una
buona notizia per l’ex sindaco.
Nel sondaggio di Datamonitor si
conferma il sesto posto nella top
10 dei governatori più apprezzati. La classifica è guidata Luigi
Zaia (Veneto), seguito da Roberto Formigoni (Lombardia), Enrico Rossi (Toscana), Vasco Errani
(Emilia Romagna), Raffaele
Lombardo (Sicilia) e Giuseppe
Scopelliti (Calabria). Renata Polverini (Lazio) è settima, Nichi
Vendola (Puglia) è nono.
A proposito degli attestati di
solidarietà ricevuti, oltre a quelli
del Pdl ad ogni livello, ci sono
quelli significativi dell’Udc. Il
presidente del Consiglio Franco
Talarico, nell’esprimere la convinzione che «Scopelliti chiarirà
la sua posizione», commenta: «La
vicinanza e l’affetto della maggioranza dei calabresi, che gli riconoscono passione e impegno
nella sua attività, gli consentiranno di proseguire nel cammino intrapreso per il cambiamento e il
riscatto della Calabria». E l’on.
Roberto Occhiuto lo invita a conservare «la serenità necessaria» e
sottolinea il comportamento assunto: «Scopelliti ha il merito di
non essersi dichiarato vittima del
sistema giudiziario, dimostrando un senso delle istituzioni che,
di questo tempi, non è proprio
molto frequente». Alfonso Dattolo gli esprime vicinanza a nome di
tutto il gruppo Udc alla Regione.
Tutti i senatori calabresi del
Pdl da Vincenzo Speziali a Franco
Bevilacqua, da Giuseppe Valentino a Gegé Caligiuri sono convinti
che «Scopelliti uscirà ancora più
rafforzato da questa vicenda.
Egli è un esempio per tutto il Paese di buon governo». Infine tutta
la Giunta regionale fa quadrato
attorno al governatore.
Secondo la perizia il sindaco poteva non avere consapevolezza
Emergono gravi irregolarità e artifici
realizzati per far quadrare i conti
Giuseppe Scopelliti, indagato a Reggio per il “caso Fallara”, ieri ha ricevuto
un bella notizia: si conferma al sesto posto nei top 10 dei governatori
REGGIO CALABRIA . L’inchiesta
giudiziaria legata al “caso Fallara” è giunta a uno snodo cruciale. I magistrati reggini,
coordinati dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza, analizzando i dati concernenti le
somme trattenute al personale
dipendente del Comune di
Reggio a titolo di Irpef, hanno
rilevato che le stesse non sarebbero state versate e sarebbero cresciute fino a toccare i
20 milioni di euro nel 2010.
Tra le irregolarità ci sarebbero, inoltre, i prelievi di somme
dalle gestioni vincolate, connesse a lavori pubblici e fondi
statali. in totale mancanza dei
presupposti di legge.
Va, dunque, nella direzione
di fare chiarezza l’invito a
comparire notificato all’ex sindaco Giuseppe Scopelliti e ai
revisori dei conti, Carmelo
Stracuzzi, Domenico D’Amico
e Ruggero Alessandro De Medici. Gli approfondimenti che i
magistrati intendono fare sentendo i quattro indagati sono
legati alle considerazioni contenute nella perizia di 135 pagine consegnata nei giorni
scorsi dagli ispettori ministeriali: «Occorre valutare – scrivono gli ispettori – se il sindaco e il segretario comunale
possano avere avuto coscienza
della non veridicità dell’attestazione del collegio dei revisori dei conti sulla situazione
finanziaria del Comune».
E aggiungono: «Per quanto
concerne le verifiche di cassa
si fa presente che sono stati acquisiti i verbali del collegio dei
revisori dei conti relativi a tali
operazioni. I verbali risultano
formalmente corretti, anche
se si osserva non sono protocollati, e redatti su fogli liberi.
È appena il caso di sottolineare che la verifica della cassa (e
la parificazione con le risultanze del tesoriere) è oggi considerato adempimento di se-
condaria importanza all’interno delle funzioni generali di
controllo assegnate all’organo
di revisione. Per quanto attiene all’eventuale presenza di
omissioni, occorre verificare
quali comportamenti avrebbero dovuto essere posti in essere, e da chi, per evitare di
giungere alla situazione di crisi finanziaria che oggi caratterizza il Comune. L’analisi svolta fa emergere come l’attuale
crisi sia stata per alcuni anni
mascherata mediante approvazione di rendiconti irregolari caratterizzati dalla sovrastima dei risultati attivi. Da ciò è
disceso che anche i bilanci, parametrati su trend irrealistici
dei rendiconti, sono risultati
inverosimili e hanno determinato ulteriori disavanzi. In più
in bilancio non sono stati contabilizzati alcuni oneri di gestione certi, derivanti spesso
da
obblighi
contrattuali».(p.t.)
REGGIO Renato Meduri, Luigi Meduri, Alessandro Nicolò e Nino De Gaetano reagiscono alle accuse del pentito
I politici bollano Moio: «Dice solo falsità»
REGGIO CALABRIA . Una levata di
scudi. Alle accuse di Roberto
Moio, nipote dei boss Giovanni e
Pasquale Tegano, i politici chiamati in causa dal collaboratore di
giustizia reagiscono decisamente. Davanti alla Corte d’appello,
nel processo “Testamento”, nato
da un’inchiesta della Dda sulle attività della cosca Libri, il collaboratore di giustizia ha fatto i nomi
dei politici reggini che, a suo dire,
avrebbero avuto l’appoggio della
cosca Tegano nelle diverse competizioni elettorali.
«Non ho mai conosciuto Roberto Moio se non attraverso le
fotografie pubblicate dai quotidiani che si sono occupati dei suoi
delitti e dei suoi pentimenti. Non
ho mai conosciuto nessun membro dei non meglio specificati Tegano e, tanto meno, ho mai varcato la soglia di casa loro». È
quanto afferma l’ex senatore Renato Meduri che ha reso noto di
aver dato mandato ai propri legali per tutelare la sua immagine.
Renato Meduri
Luigi Meduri
Antonino De Gaetano
Anche Luigi Meduri preannuncia querela e stronca il pentito accusandolo di dire falsità.
L’ex sottosegretario di Stato precisa: «Non conosco Moio, non ho
mai visitato e non ho mai chiesto
voti alla famiglia Tegano. Voglio
ricordare che l’ultima mia elezio-
ne è avvenuta nel 2001 ed ero
candidato alla Camera nel collegio uninominale di Locri. Nel
2000 , alle Regionali che videro il
trionfo del centrodestra in provincia di Reggio, da presidente in
carica della Giunta sono stato
eletto con appena seimila voti».
Il governatore Giuseppe Scopelliti, nel comunicare la decisione di adire le vie legali, sostiene
di non aver mai avuto nessun rapporto di conoscenza, neanche indiretta, con i Tegano: «Ritengo
l’accaduto – ha affermato –, che
mi lascia perplesso, alla stregua
di un tentativo del collaboratore
di giustizia escusso finalizzato a
legittimare la sua valenza processuale attraverso il richiamo a nomi di noti personaggi politici».
Anche Alessandro Nicolò, vicepresidente del Consiglio regionale, ha dato mandato ai suoi legali di esperire ogni idonea iniziativa a tutelare la sua onorabilità: «Nella mia carriera politica –
spiega – ho fatto almeno un centinaio di incontri elettorali in luoghi pubblici o aperti al pubblico e
sempre con la massima trasparenza. Non ho mai avuto rapporti
di alcun genere nè con Moio, nè
con altri soggetti di dubbia moralità». Il consigliere regionale Nino De Gaetano, oltre ad annunciare che Moio dovrà rispondere
nelle sedi giudiziarie, sostiene
che «è inaccettabile essere chiamati in causa per interposta persona e profondamente offensivo
nei confronti di un impegno politico apertamente indirizzato al
contrasto mafioso».(p.t.)
REGGIO La decisione emessa dal gup Barillà a conclusione dell’udienza preliminare del procedimento nato dall’operazione “Alta tensione”
Clan Borghetto-Zindato-Caridi, rinviati a giudizio i 33 imputati
Paolo Toscano
REGGIO CALABRIA
Tutti ha giudizio. Il gup Cinzia
Barillà ha disposto il processo
per i 33 presunti appartenenti
al clan Borghetto-Zindato-Caridi, nei cui confronti si procede con il rito ordinario nell’ambito dell’operazione “Alta tensione”.
Il 15 dicembre prossimo, davanti al Tribunale reggino dovranno comparire per rispondere di associazione mafiosa e
altro: Natale Alampi, Eugenio
“Gino” Borghetto, Tullio Borghetto, Bruno Caridi, Santo
Giovanni Caridi, Demetrio Giuseppe Cento, Antonia Contestabile, Carmelo Gattuso, Natale Iannì, Paolo Latella, Pasquale Giuseppe Latella, Domenico
Malavenda, Osvaldo Massara,
Giampiero Melito, Concetta
Modafferi, Francesco Modafferi, Giuseppe Modafferi, Carmela Nava, Tommaso Paris, Biagio Parisi, Giuseppe Parisi, Fabio Pennestrì, Matteo Perla,
Vincenzo Quartuccio, Franco
Fabio Quirino, Giuseppe Riggio, Diego Rosmini, Sebastiano
Sapone, Massimo Orazio Sconti, Domenico Serraino, Giovanni Zindato, Giuseppe Zindato,
Nicolina Zumbo.
Il giudice dell’udienza preliminare ha prosciolto due imputati solo in relazione a tre singoli capi di imputazione. Ha dichiarato, infatti, il non doversi
procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di Fabio
Pennestrì, difeso dagli avvocati
Giacomo Iaria e Basilio Pitasi,
per il reato di danneggiamento
e detenzione illegale di pistola;
Natale Iannì, difeso dagli avvocati Basilio Pitasi e Francesco
Calabrese, invece, è stato prosciolto per l’episodio delle pistole regalate a Francesco
“Checco” Zindato in occasione
della nascita di una coppia di
gemellini. Dagli accertamenti
svolti dopo l’arresto era emerso
che si trattava di uno scherzo e
le famose armi altro non erano
che pistole giocattolo.
C’è da ricordare che altri sei
imputati hanno scelto di definire la posizione nelle forme del
rito abbreviato. Il relativo procedimento deve ancora iniziare
e riguarda Francesco “Checco”
Zindato, Gaetano Andrea Zindato, Antonino Caridi, Antonino Arabesco, Antonino Idotta e
il pentito Carlo Mesiano.
Il procedimento “Alta tensione” è nato dall'inchiesta della
Dda che aveva svelato l’esistenza in città di un’organizzazione
criminale definita dagli inqui-
Eugenio “Gino” Borghetto
Natale Iannì
renti come una sorta di “consorzio del pizzo”.
L’operazione era scattata il
29 ottobre dello scorso anno e
il personale della squadra mobile, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, aveva arrestato 33 (32
erano finiti in carcere e 1 ai domiciliari) dei 34 destinatari di
un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Andrea
Esposito.
Il provvedimento restrittivo
aveva era stato emesso a seguito di una indagine che si era occupata delle vicende criminali
dei quartieri Modena, S. Giorgio e Ciccarello, l'area cittadina
dove, secondo l’accusa, comandava il gruppo formato dalle
famiglie
Borghetto-Zindato-Caridi. Gli inquirenti l’avevano inquadrato come un
gruppo potente che aveva tro-
vato collocazione nel cartello
dei Libri di Cannavò. L’organizzazione, secondo quanto emerso dalle indagini, era in grado
di far pagare il “pizzo” a commercianti e imprenditori ma
anche di esercitare un efficace
controllo del territorio di influenza.
Ad alcuni tra i rinviati a giudizio viene contestato di essere
stati determinanti nelle operazioni che hanno portato l’associazione a infiltrarsi nel mondo
del calcio minore. Nell'elenco
degli imputati che dovranno
comparire il 15 dicembre davanti al Tribunale ci sono Eugenio “Gino” Borghetto e Natale
Iannì che all’epoca dell’arresto
erano rispettivamente direttore sportivo e allenatore della
Valle Grecanica, società che
milita nella serie D Interregionale.
Gazzetta del Sud Venerdì 21 Ottobre 2011
29
Cronaca di Reggio
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.
CENTRODESTRA Il sindaco in conferenza stampa esprime preoccupazioni su tentativi di alimentare tensioni e tranquillizza cittadini e creditori
Arena: il disavanzo è di circa 80 milioni
«Questo indica la relazione ordinata dalla Procura. Nessun problema nella maggioranza». Oggi Consiglio
Tonio Licordari
Parla il primo cittadino. Ieri la seduta del Consiglio comunale
(prima convocazione) è saltata.
Come era prevedibile. In aula si
andrà oggi per approvare il riequilibro del bilancio 2011. «Non
ci saranno sorprese, la manovra
passerà, la maggioranza sarà
compatta», dichiara con sicurezza il primo cittadino. Sono circa
le 12.45 di una mattinata convulsa e frenetica quando Demetrio
Arena giunge nel salone dei lampadari, accompagnato dagli assessori, da alcuni segretari della
maggioranza e da parecchi consiglieri, quando il sindaco incontra i giornalisti. Ha l’asso nella
manica. La notizia del giorno, infatti, riguarda il “buco”, cioé il disavanzo del bilancio comunale.
La stima è della stessa commissione ispettiva del Ministero
dell’economia (Vito Tatò e Giovanni Logoteta) che aveva elaborato la relazione dei giorni scorsi,
dalla quale emergevano 22 criticità nei bilanci comunali che vanno dal 2006 al 2010. Accanto
pubblichiamo il tratto della relazione dove viene indicato il deficit da parte dei due esperti: oscilla appunto dai 72 agli 85 milioni.
Nella serata di ieri il Pd ha diffuso un documento nel quale si
sostiene che agli 80 milioni «vanno aggiunte altre consistenze poste debitorie». Insomma il balletto delle cifre continua. C’è da
chiedersi: perché i commissari
sostengono «si può quindi in definitiva quantificare il “buco” rinvenuto nelle pieghe del conto del
bilancio...» e non procedono ad
indicare le altre «poste debitorie»
come sostiene il Pd?
Ma torniamo alla conferenza
di Arena che appare deciso e determinato. Racconta di un episodio che si è registrato mercoledì
sera, sul Corso, davanti a palazzo
San Giorgio. «Un gruppo di dipendenti della Multiservizi ha inscenato una protesta andando
sopra le righe. Questa amministrazione ha preso degli impegni
Aldo Porcelli:
“Reggio Futura”
sosterrà
il sindaco
Arena
Brevissimi stralci della relazione
Il “passaggio”
sulla quantificazione
del noto “buco”
Il sindaco Arena attorniato dai componenti della Giunta nel corso della conferenza stampa tenuta ieri a Palazzo San Giorgio
e pagherà. Ma non si possono tollerare azioni che rischiano di
mettere a repentaglio l’ordine
pubblico. È pericoloso soffiare
sul fuoco. C’è la sensazione che si
stia passando ad azioni violente e
personalizzate».
Fa un passo indietro Arena e
sottolinea: «Non abbiamo mai
sottaciuto le difficoltà finanziarie, neanche in campagna elettorale. La relazione del Ministero
delle Finanze sostiene che ci sono
irregolarità nei vari bilanci pari a
170 milioni. Risponderemo,
avremo un’ interlocuzione con il
Ministero, faremo le nostre controdeduzioni. Abbiamo il senso
di responsabilità per uscire da
questa situazione. Il nostro obiettivo è la funzionalità dell’ente».
Il primo cittadino si sofferma,
poi, sugli impegni: «Abbiamo pagato e pagheremo per garantire
gli stipendi ai dipendenti di Leonia e Multiservizi. Ritengo però
che sia necessario un confronto
civile. Sono stato per tanto tempo
amministratore
unico
dell’Atam. Debbo dire che lì c’è
una cultura sindacale. Nelle società miste, gli stessi esponenti
sindacali trovano difficoltà a dialogare con i loro iscritti. Occorre
ristabilire un clima di responsaLuciano
Squillaci:
il terzo settore
chiede il 30%
dell’arretrato
bilità».
Anche il terzo settore è in agitazione. Ieri al sindaco è stata inviata una lettera a firma del coordinatore Luciano Squillaci. Tre le
condizioni imposte al sindaco:
«L’immediato pagamento di una
quota di credito pregresso (si
parla di tre milioni di euro) pari
ad almeno il 30 per cento; la definizione di un piano di rientro certo che preveda tempistiche sostenibili; la convocazione di un Consiglio comunale ad hoc».
Arena corregge intanto il dovuto da parte del Comune e parla
di poco più di 2 milioni: «Ho già
detto che è stato già destinato al
terzo settore un milione e presto
faremo un piano di rientro. Questo era l’impegno che ho preso
davanti anche all’Arcivescovo
nell’incontro che abbiamo avuto
il 28 settembre. Ed è un impegno
che manterrò».
Oggi Consiglio. Ci sono “malpancisti” nella maggioranza? Si
era parlato di “Reggio Futura” e
anche dell’Udc. Arena risponde:
«Sono tutti presenti. Chiedete a
loro se ci sono problemi. Io credo
di no». Il vicesindaco Porcino
(Udc) conferma la lealtà del suo
gruppo. E Aldo Porcelli, coordinatore di “Reggio Futura” mette
nero su bianco, primo «per esprimere solidarietà a Scopelliti», secondo per tranquillizzare il sindaco: «Rinnoviamo la nostra fiducia al sindaco Arena, siamo
convinti della sua forte azione
amministrativa».
Pubblichiamo
brevissimi
stralci della relazione ordinata dalla Procura (l’indagine è
coordinata dal procuratore
aggiunto Ottavio Sferlazza)
agli esperti del Ministero
dell’Economia.
«L’analisi svolta fa emergere
come l’attuale crisi sia stata per
alcuni anni mascherata mediante approvazione di rendiconti irregolari caratterizzati dalla sovrastima dei residui attivi. Da
ciò è disceso che anche i bilanci,
parametrati su trend idealistici
dei rendiconti, sono risultati inverosimili e hanno determinato
ulteriori disavanzi. In più in bilancio non sono stati contabilizzati alcuni oneri di gestione certi, derivanti spesso da obblighi
contrattuali (vedasi i casi dei aggi per la discussione di entrate e
altri oneri per i contratti con le
società dell’ente)»...
...«Tali fatti sono certamente
da imputare in primo luogo al
responsabile del servizio finanziario, attore primo della predisposizione di bilanci e rendiconti, ma occorre considerare i
comportamenti di altri dirigenti
che hanno attestato il mantenimento a residuo di somme in
realtà da cancellare. La maggior
parte dei residui che avrebbero
dovuto essere cancellati parrebbe comunque (nell’incertezza
delle divisioni di alcune competenze) dover essere attribuita
allo stesso responsabile del servizio finanziario».
...«Il parere del collegio dei
revisori è sempre strettamente
legato alla mera conformità a
legge del provvedimento, con il
richiamo alle disposizioni di legge che disciplinano tale riconoscimento e viene utilizzato sempre allo stesso modello. Manca
una qualsiasi analisi sostanziale
dei provvedimenti, nè ci si interroga sulle motivazioni ammini-
strative e finanziarie che conducono l’ente ad un tale volume di
debiti fuori bilancio. Non si rinvengono critiche o suggerimenti per porre in essere azioni correttive per, quantomeno, limitare il fenomeno».
...«Si può quindi in definitiva
quantificare il “buco” rinvenuto
nelle pieghe del Conto del bilancio in una somma ricompresa fra
i circa 72 e i circa 85 milioni di
euro (considerando cioè l'effetto positivo della riduzione dei
residui passivi e includendo, o
meno, le somme per le quali sono rimasti elevati margini di
dubbio e che necessitano più approfondite analisi)».
«Si conclude che il procedimento di approvazione del rendiconto è stato caratterizzato da
irregolarità formali, ma soprattutto sostanziali. Da un lato, il
riaccertamento dei residui (che
rappresenta il cuore dell'operazione) è stato carente nella motivazione da parte dei dirigenti
responsabili e non si sono rinvenuti gli allegati relativi al Servizio Finanze e tributi, al quale
fanno riferimento i residui più
sostanziosi relativi alle entrate
proprie dell'Ente (quelli che
hanno cioè evidenziato i maggiori problemi), fatti questi che
determinano l'irregolarità del
procedimento».
Ottavio Sferlazza
Gazzetta del Sud Venerdì 21 Ottobre 2011
31
Cronaca di Reggio
.
La monovolume confiscata alle ‘ndrine non è finita allo sfascio, ma veicolerà informazioni sulle attività
Una Mazda al Museo della ‘ndrangheta
La consegna a Camera e Nasone è avvenuta in Piazza Camagna
Luigi De Angelis
L’impegno antimafia viaggia in
monovolume, (per la precisione
su una “Mazda Mpv”). Non si
tratta però di puro e semplice desiderio di evasione quanto semmai del risultato di un nuovo progetto che vede impegnati sul
fronte della legalità, il “Museo
della ‘ndrangheta” e il movimento antimafia “Libera”. L’iniziativa, denominata “Estorto”, è stata
presentata ieri in piazza Camagna alla presenza del responsabile del “Museo della ‘ndrangheta”, Claudio La Camera e del
coordinatore di “Libera”, Mimmo Nasone. Ad occupare la scena
è stata tuttavia l’autovettura. Il
mezzo, confiscato alla mafia, è
stato infatti assegnato al museo
che nell’ambito del progetto
“Reggio libera Reggio”, la utilizzerà per un anno per uno specifico programma di sensibilizzazione e informazione sul tema
dell’estorsione, lungo tutto il territorio reggino.
«L’esistenza di un’autovettura
confiscata, l’unica in Italia nel
suo genere, favorisce - ha spiegato La Camera - una campagna di
sensibilizzazione itinerante contro la criminalità organizzata.
Solitamente questo tipo di beni,
dopo che i contribuenti pagano
fior di quattrini per le custodie
giudiziarie, finiscono al macero
visti anche i tempi lunghi che decorrono tra il sequestro e la confisca. Aggiungo inoltre che ci sono
autovetture di valore che potrebbero essere riutilizzate per fini
sociali, come nel nostro caso. Sono aspetti del sistema certamente negativi ma ai quali noi guardiamo con atteggiamento costruttivo. «Il livello di percezione
della gente sui beni confiscati –
ha poi aggiunto La Camera – è
piuttosto basso, molti non colgono il fatto che tutto ciò costituisce
Aurelio Chizzoniti ha tenuto una conferenza sulla vicenda
Trasmessi gli atti al Ministero
Caso Rappoccio
Chizzoniti chiede
l’ispezione in Procura
I rappresentanti del Museo della ‘Ndragheta e di Libera a Piazza Camagna
una risorsa per la collettività».
L’auto girerà molto sul territorio
con del materiale illustrativo e
sarà un vero e proprio punto di
informazioni mobile che il museo e Libera in forma congiunta
utilizzeranno per le loro attività.
Proprio questa sinergia è stata
messa in rilievo, come fattore
chiave per sostenere il contrasto
di carattere culturale. «Con questo mezzo – ha sottolineato Nasone – verranno promosse le attività del museo, compresa la campagna “Reggio libera Reggio, la
libertà non ha pizzo”». Il progetto che racchiude in uno slogan
tutto il suo contenuto, è nato
nell’aprile del 2010 ed è oggi arrivato ad aggregare circa sessanta fra enti, associazioni, cooperative, gruppi locali oltre a millecinquecento cittadini consumatori critici che hanno aderito
all’iniziativa. Ad oggi inoltre abbiamo quarantacinque imprese
che espongono nell’ambito delle
loro attività il logo dell’iniziativa.
«La proposta – ha proseguito Nasone – che noi intendiamo rinnovare è come sempre rivolta ai cittadini e alle imprese, di avvicinarsi per cercare innanzitutto di
capire di cosa si tratta e nello
stesso tempo, sposare la causa
giusta, facendo una scelta chiara, dicendo un forte no al pizzo.
In questi mesi di intensa attività
su tutto il territorio, registriamo
una tendenza in positivo, se consideriamo che avevamo iniziato
questo percorso con soli tre imprenditori corrispondenti ad altrettanti cittadini reggini che
avevano anche denunciato. E da
qui a Natale abbiamo in cantiere
l’idea di assegnare un’altra decina di loghi. È’ un cammino incoraggiante – ha concluso il responsabile di “Libera” - anche
perché avvertiamo che gli stessi
cittadini, iniziano a cogliere l’importanza di sostenere le imprese
che non pagano il pizzo. E’ chiaro
che il problema sul nostro territorio ancora permane in tutta la
sua complessità, anche perché
molto dell’economia pulita è in
mano alla criminalità organizzata tramite il sistema dei prestanome ad esempio. Per questo ci rivolgiamo anche a quelle imprese
sane che ancora non sono nelle
grinfie della mafia, di schierarsi
con questa esperienza. Peraltro a
tutto loro vantaggio visto che noi
gli facciamo pubblicità orientando i consumatori”.
Odeon Un convegno organizzato dalla Fondazione Guarna
Prende il via oggi all’Excelsior
Confronto sull’ intelligenza artificiale
Una due giorni dedicata
al futuro della cardiologia
“Cervello, intelligenza e tecnologia: un’integrazione necessaria” è il tema di un convegno
scientifico che si terrà domani a
partire dalle ore 9 al cine teatro
Odeon, come introduzione della
cerimonia di consegna del Premio internazionale “ Eduardo R.
Caianello”, prevista alle ore 12.
Introdurrà i lavori Andrea
Guarna dell’omonima Fondazione.
Seguiranno le relazioni programmate di Eduardo Boncinelli del San Raffaele di Milano su
Andrea Guarna
“Il cervello e la mente”; Marco
Gori dell’Università di Siena su
“Le sfide dell’intelligenza artificiale”; Pietro Morasso dell’Università di Genova su “La bioingegneria come ponte tra le discipline del costruire e le scienze della
vita”; Francesco Carlo Morabito
dell’Università Mediterranea su
“Neuroscienze , arte e tecnologia”.
Seguiranno altri interventi,
mentre l’evento si concluderà
con la cerimonia di premiazione.
“Cardioreggio 2011, dal territorio all’ospedale”, questo il tema
del congresso nazionale che si
terrà oggi e domani nei locali
dell’hotel Excelsior.
Il
convegno
promosso
dall’Unità operativa di Cardiologia dell’Azienda ospedaliera, diretta dal primario Giuseppe Ielasi si propone di mettere a confronto i diversi specialisti provenienti da tutta Italia per dibattere su importanti argomenti di at-
tualità cardiologica. L’edizione
2011 prevede due giornate-lavoro nelle quali saranno trattati i
temi inerenti le nuove modalità
di approccio ai trattamenti di
cardiologia e nello specifico di
cardiologia interventistica.
La due giorni darà spazio anche ad un dibattito dedicato
all’aggiornamento del collaboratore professionale con argomenti che riguardano il rischio
clinico in cardiologia.
Ha annunciato di aver trasmesso gli atti al ministero
della Giustizia sollecitando
un’ispezione alla Procura reggina. L’avvocato Aurelio
Chizzoniti, già presidente del
Consiglio comunale torna
sulla vicenda Rappoccio e nel
corso di una conferenza spiega di essersi rivolto al Csm, al
procuratore e al primo presidente della corte di Cassazione, dopo aver sollecitato il
procuratore generale e l’avvocato generale dello Stato
presso la corte di Appello, di
procedere all’avocazione delle indagini.
Chizzoniti assistito dagli
avvocati Carmelo Malara e
Domenico Serrao, ha sottolineato come la richiesta ispettiva risulti opportuna «al fine
di acquisire utili elementi di
valutazioni per capire la ratio
ispiratrice del modus operandi della Procura della Repubblica presso il Tribunale di
Reggio, che consente ad un
consigliere regionale sotto inchiesta per il reato di corruzione elettorale di continuare
a esercitare le funzioni istituzionali acquisite. Ciò – prosegue Chizzoniti – perchè la
magistratura inquirente reg-
gina ha inteso perseguire soltanto il reato fine e non anche
i reati di mezzo». Una volta
spiegato il perché della richiesta ispettiva, Chizzoniti
torna sulla richiesta di avocazione delle indagini e puntualizza che «la stessa è ancorata
all’esigenza di favorire un
controllo teso a verificare se il
pm abbia diligentemente
svolto le indagini tutelando
adeguatamente il principio
dell’obbligatorietà dell’azione penale».
«Se ciò è – considera Chizzoniti – come è possibile che
Rappoccio abbia potuto fare
tutto da solo visto che la Procura individua un tempus
commissi delicti che spazia
dal 2008 al 2010? Perchè non
è stato contestato l’art. 87 de
Dpr 570/60 particolarmente
calzante nel caso di specie
avendo Rappoccio utilizzato
ben individuati metodi poco
ortodossi già conclamati in
atti ufficiali depositati dalla
stessa Procura?».
Risulta, quindi, conclude
Chizzoniti che «la Procura ha
perseguito soltanto il reato fine (corruzione elettorale)
pur essendo emersi reati di
mezzo».
Venerdì 21 Ottobre 2011 Gazzetta del Sud
38
Reggio Tirrenica
.
SEMINARA-PALMI Sono ospitati in un oratorio 31 clandestini sbarcati sulla spiaggia di Calajanculla
L’ACCORDO Si sblocca la vertenza
Scuolabus a Palmi,
il servizio riparte
In questo gruppo c’era anche il giovane immigrato precipitato dal Sant’Elia con gli stessi costi
Tremila euro per l’ultimo viaggio
Antonio Ligato
SEMINARA
L’oratorio parrocchiale, in località S. Venera. Si accede dopo una ripida salita. Venti metri di strada dissestata. Senza
indicazioni stradali. Si rischia
di passarci davanti senza accorgersene, scendendo o salendo in macchina verso la frazione Barritteri e lo svincolo
dell’A3. Una costruzione a due
piani, circondata da alberi, recintata con rete metallica e un
cancello scorrevole.
Qui, in questa struttura sono ospitati 31 dei quarantuno
clandestini, sbarcati lo scorso
venerdì sulla spiaggetta di
“Calajanculla”.
Sono le 14,30 quando un
volontario della Prociv di Cittannova, ci apre il cancello. La
protezione civile, insieme ad
una pattuglia di carabinieri
della compagnia di Palmi, staziona giorno e notte all’interno della struttura.
Gli sventurati immigrati,
avevano da poco consumato il
pranzo. Vivande calde, così
come la colazione e la cena,
sono servite con l’aiuto dei
giovani volontari della locale
cooperativa sociale “Alba nuova”. A gruppetti, sostano nello
spazioso cortile.
Qualcuno, sdraiato su una
panca sotto un albero, altri seduti su un muretto. Discutono
tra di loro. Talvolta si aiutano
con gesti e sorrisi di assenso.
In lontananza si vedono sfrecciare le auto e i camion su una
delle
corsie
ristrutturate
dell’autostrada sotto una parete di alberi d’ulivo.
Arrivano fin qui i rintocchi
delle campane della Basilica
dedicata alla Madonna dei Poveri. L’effigie tanto cara ai se-
Gli immigrati ospitati dall’oratorio con i carabinieri e i volontari della Protezione civile
minaresi. Così come, è molto
significativa la statua bronzea
sistemata sulla destra dell’oratorio S. Maddalena di Canossa, delle figlie della carità. E la
carità dei cittadini, verso questi giovani poveri, continua a
manifestarsi giornalmente.
Il comune di Seminara ha
esortato la popolazione a voler
fornire, abiti, coperte, cuscini,
spazzolini, dentifrici ed altro
materiale per la pulizia e l’igiene di questi giovani. Indossano gli stessi vestiti con cui sono arrivati. Magliette a mani-
che corte, tute e ai piedi degli
zoccoletti.
Ragazzi dell’età tra i 25 e i
30 anni con ancora negli occhi
l’immagine delle tragedie dei
loro paesi d’origine. Giovani di
etnie diverse, iraniani, afgani,
bengalesi, accomunati dal sogno di libertà e di una vita migliore.
Cercano conforto con gli occhi, con gli sguardi, con i gesti.
Con gli occhi che, nonostante
sono trascorsi alcuni giorni,
non riescono a sopportare la
luce del sole. Hanno viaggiato
nel buio più profondo di una
stiva per 5 giorni e 5 notti, prima di sbarcare nel suolo calabrese. Qualcuno di loro ci racconta in un inglese stentato
l’inizio e la conclusione della
loro avventura. Non sapevano
della morte del loro compagno
di sventura. Non potevano saperlo. Giacché, appena fatti
scendere
dall’imbarcazione
lunga 12 metri, pilotata da un
uomo di nazionalità curda,
hanno subito iniziato la scalata del monte S.Elia, alla ricerca di un posto sicuro. Senza
guardare indietro, badavano a
metter i piedi sugli appoggi
giusti.
Non potevano neanche
chiamarsi per nome. Non si conoscevano tra di loro. Anche
se insieme si erano imbarcati
in un porto della Grecia, raggiunto a piedi e dopo aver pagato ad un mediatore afgano
la cifra di 3000 euro per assicurarsi un viaggio d’inferno.
Shabir, un diciottenne che
frequentava nel suo paese
d’origine la VI classe, corrispondente al nostro secondo
superiore, appare il più loquace, forse perché mastica un poco d’inglese. Ed è lui a fornirci
ulteriori notizie del viaggio sul
mare. Al buio, stipati in una
cabina di pochi metri quadrati. Due sole bottiglie d’acqua
per tutti i 41 “eroi” disperati.
Acqua che è dovuta bastare
per i giorni impiegati all’attraversamento del Mediterraneo.
Acqua che hanno subito chiesta appena soccorsi. Acqua come la pioggia battente che li
ha accolti al loro arrivo in Calabria.
Quella maledetta pioggia
che aveva reso viscido il viottolo facendo precipitare quel
giovane il cui corpo senza vita
è stato ritrovato dopo due
giorni dagli uomini della polizia di Stato.
Per il giovane senza nome
del Bangladesh la corsa alla libertà si è purtroppo fermata in
un impervio sentiero di una
montagna calabrese.
Intanto si muovono anche
gli investigatori coordinati
dalla procura di Palmi. Ormai
è assodato che la spiaggia di
Calajanculla è diventata un
approdo per gli scafisti. Il sindaco di Seminara ha già aperto gli occhi alle istituzioni.
Ivan Pugliese
PALMI
La tanto attesa fumata bianca è
finalmente arrivata. Il comune
di Palmi, rappresentato dal
commissario prefettizio Antonia Bellomo e la Piana Palmi
Multiservizi, hanno infatti raggiunto l’accordo per far ripartire il servizio scuolabus soprattutto per le zone più periferiche
del territorio cittadino, in particolare la Tonnara e Taureana.
L’annuncio è stato dato nella
giornata di ieri nel corso della
conferenza stampa tenutasi a
Palazzo San Nicola alla presenza della Bellomo, di Saffioti, del
segretario generale Ketty Romanò, dal capo area Pubblica
Istruzione del comune di Palmi
Maria Rosa Garipoli e dei componenti del consiglio d’amministrazione della Ppm, Rosario
Scarfone e Teresa Borgese.
«I ritardi – ha evidenziato la
Bellomo – sono stati dovuti al ritardo dell’approvazione del Bilancio di previsione. Grazie
all’ottimo rapporto messo in atto con la Ppm siamo però riusciti a trovare una soluzione positiva della vicenda».
Da questo punto di vista essenziale è stata proprio la disponibilità offerta dalla municipalizzata a non alzare i costi
dell’accordo che sono rimasti
ancorati alle tariffe del 2005.
«Siamo partiti in ritardo – ha
proseguito il commissario prefettizio – ma siamo riusciti a fare le cose per bene, rispettando
tutte le richieste che ci venivano
fatte al riguardo dalla normativa vigente. Ringrazio ancora la
Ppm e tutti i soggetti coinvolti
nella vicenda per aver permesso di risolvere al meglio la questione scuolabus. Puntiamo anche alla qualità del servizio of-
ferto per questo abbiamo diffuso tra gli utenti un questionario
per capire come sono recepite le
cose».
Il servizio scuolabus sospeso
ad inizio anno per il mancato
rinnovo delle concessioni, anche a causa della crisi politica
che aveva paralizzato le attività
dell’amministrazione Gaudio
con la mancata approvazione
del documento contabile, aveva portato a non poche lamentele da parte delle famiglie. Una
pagina negativa che, per il momento, sembra finalmente alle
spalle.
Il servizio per adesso è stato
prolungato sino al 31 dicembre,
ma le parti sono già al lavoro per
apportare gli accordi necessari
per garantire il prolungamento.
Assieme a dipendenti e sindacati sul tavolo di lavoro ci sono anche i temi relativi agli altri servizi concessi alla Ppm e scaduti
dallo scorso mese di giugno.
«Ognuno – ha esordito Saffioti – ha fatto la sua parte e siamo così riusciti a fare le cose per
bene. Era primario rispondere
alle esigenze dei cittadini. Abbiamo anche fatto un sacrificio
ma siamo contenti della risoluzione del problema. Ringrazio
il commissario e gli altri funzionari, cosi come i dirigenti scolastici, per la disponibilità mostrata per risolvere la questione
scuolabus. Abbiamo gettato le
basi per avviare sempre più un
dialogo fruttuoso per la città.
Alla Tonnara eravamo già partiti lavorando gratis. Le richieste
che ci arrivano sono sempre
maggiori questo vuol dire che il
servizio è ben accetto. Naturalmente cercheremo di garantire
soprattutto le zone più lontane
e meno servite. È importante –
ha concluso – questa sinergia
che si è creata tra più forze».
ROSARNO Riproposto dall’Amministrazione comunale dopo sei anni di blackout
IL DIBATTITO Domenica un utile confronto tra esperti
Premio Valarioti, simbolo antimafia
Rizziconi, invito alla mobilitazione
Sostenere il progetto “acqua sicura”
Le testimonianze del magistrato Gratteri e dell’ex sindaco Lavorato
Giuseppe Lacquaniti
ROSARNO
Due i momenti più significativi che hanno contraddistinto
questa edizione del premio intitolato a Giuseppe Valarioti,
organizzata, dopo sei anni di
interruzione,
dall’amministrazione comunale in collaborazione con il Museo della
ndrangheta, diretto da Claudio La Camera.
Il primo momento è legato
all’inaugurazione di una sezione speciale, all’interno della mediateca comunale, riservata al “Libri della Legalità”,
presente l’assessore regionale
alla cultura, Mario Caligiuri;
mentre il secondo ha avuto
come protagonista il giudice
antimafia Nicola Gratteri, che
piuttosto che parlare dell’ultimo suo libro si è rivolto ai tanti giovani presenti, spiegando
loro «perché non conviene essere ndranghetisti».
Assente il sindaco Elisabetta Tripodi, a rappresentare
l’amministrazione è stato il Vice Carmelo Cannatà, assieme
al presidente del Consiglio
Antonio Bottriglieri; mentre è
toccato all’assessore Michele
Brilli, coordinare gli interventi.
Presenti alla cerimonia le
sorelle di Valarioti, Teresa ed
Angela. Per l’assessore regionale Caligiuri «nel nome di
Giuseppe Valarioti, da Rosarno parte il messaggio di una
Calabria che vuole cambiare
attraverso la cultura, che costituisce l’anticorpo per lo svi-
Il pubblico che ha affollato l’auditorium
Bottiglieri, Cannatà, Caligiuri, Brilli, Gratteri, e La Camera
luppo economico e sociale e
per costruire con dignità il nostro futuro».
La mafia si può contrastare
attraverso tre leve: la repres-
sione, lo sviluppo economico
e la cultura. Bisogna pertanto
– ha sostenuto Caligiuri –
«puntare sulla formazione dei
giovani e dei cittadini, ricor-
dando che i libri sono schegge
di luce, frecce che incendiano
l’aurora».
Si è detto felice di inaugurare una sezione speciale della Biblio-mediateca comunale, diretta da Carmen Lacquaniti, «un social network di eccellenza, dove vengono sprigionate energie e si lavora per
costruire un futuro diverso».
Il giudice Nicola Gratteri,
senza inutili giri di parole, ha
fatto chiaramente intendere
ai ragazzi di Rosarno presenti
nell’Auditorium, che pur vivendo in una città ad altissima
densità mafiosa, non devono
vergognarsi di essere meridionali, anzi devono provare orgoglio per le proprie origini.
«Le mafie a Rosarno, come
a Locri o Africo, sono una minoranza, ma attrezzata, organizzata e compatta. Noi invece viviamo in modo disordinato e sparso».
Gratteri ha detto di volere
mettere nelle coscienze dei
giovani il tarlo del dubbio, ed
è per questo che è felice di girare per le scuole per spiegare
loro perché bisogna stare alla
larga dalle profferte interessate della ’ndrangheta, che portano alla rovina migliaia di
giovani e distruggono le loro
esistenze e quelle dei loro familiari.
Toccante, infine, l’intervento dall’ex sindaco Giuseppe
Lavorato, che ha ricostruito le
tappe più significative del premio dedicato a Valarioti, dalla
sua nascita (1990) ai giorni
nostri.
Francesco Inzitari
RIZZICONI
Indetto da Cittadinanza Democratica per Rizziconi “Politica attiva per la tutela dei diritti dei cittadini”, domenica
23 ottobre, alle ore 11, nella
sala convegni di Palazzo San
Teodoro di piazza Marconi si
svolgerà un interessante convegno.
Il tema che sarà presentato
al pubblico verterà su “Progetto acqua sicura per Rizziconi”.
A inaugurare l’importante
appuntamento sarà Sebastiano Polimeno, quindi seguiranno gli interventi del dottor
Domenica dibattito sull’acqua
Salvatore Del Giglio, nella
qualità di sub commissario al
comune pianigiano e della
coordinatrice di Cittadinanza
Democratica locale, dottoressa Anna Infantino.
A chiudere, infine, l’inter-
vento del dottor Carmine Ventre. I partecipanti, nei loro interventi, cercheranno di analizzare il tema trattato sul prezioso liquido evidenziato dalle loro relazioni, e nel contempo, cercheranno di individuare un progetto che possa essere utile all’uso sicuro dell’acqua da parte dei cittadini. In
considerazione del tema oggetto del convegno, si prevede
una massiccia partecipazione
della comunità rizziconese alla quale, i responsabili di Cittadinanza Democratica hanno
rivolto formale invito attraverso una locandina fatta affiggere in tutti i locali pubblici
del territorio comunale.
GALATRO Seminari informativi organizzati da CoDiCi
Come evitare le trappole finanziarie
Umberto di Stilo
GALATRO
Giuseppe Salamone, responsabile dello sportello territoriale
di CoDiCi (Centro per i diritti
dei cittadini) sta lavorando alla
organizzazione di una serie di
incontri, da temere nei paesi
interni della Piana (Laureana,
Galatro, Serrata), per discutere
delle complesse problematiche
legate alla gestione dei risparmi e, soprattutto, al credito al
consumo e all’accesso al credito. Si tratta di una vera e propria alfabetizzazione finanziaria destinata alla fascia adulta e
mirata a favorire l’acquisizione
di un approccio metodologico
capace di far crescere la consapevolezza delle situazioni finanziarie, dei vantaggi e dei rischi che, soprattutto in questi
ultimi mesi, sono connessi alla
delicata fase economica che sta
attraversando il nostro paese
insieme a diverse altre realtà
economiche internazionali.
Tale situazione rende più
difficile e costosa la raccolta del
denaro da parte delle banche
che quindi applicano un costo
maggiore per la concessione
dei mutui. «Le conseguenze di
questa stretta creditizia – com-
menta Salomone – si ripercuoteranno sui consumatori, sulle
famiglie che incontreranno
maggiori difficoltà nell’ottenere il finanziamento dei mutui».
Dalla determinazione di fornire informazioni e chiarimenti
ai cittadini e di assicurare gratuite consulenze, è nato il progetto “Check up diritti”.
Il primo incontro, che si terrà a Laureana, è già stato programmato per il prossimo 5 novembre; allo stesso l’organizzatore Salamone ha invitato
anche i rappresentanti degli
istituti di credito che operano
sul territorio.
Gazzetta del Sud Venerdì 21 Ottobre 2011
41
Reggio Ionica
.
MELITO Ferimento del piccolo Antonino Laganà e tentato omicidio di Francesco Borrello
PALIZZI
Avviato il processo d’appello
alla sbarra i due Foti e Manti
“Aggregare
qualità
per affrontare
le sfide
del mercato”
La difesa degli imputati ha chiesto la riapertura del dibattimento
Giuseppe Toscano
Il momento della consegna, in Svizzera, delle firme contro il carbone
MELITO
Al via il processo d’appello per il
ferimento del piccolo Antonino
Laganà e il tentato omicidio di
Francesco Borrello. Alla sbarra:
Leonardo Foti, che in primo grado si è visto infliggere 26 anni di
reclusione; Antonino Foti (23
anni) e Francesco Manti (3 anni). I primi due sono stati chiamati a rispondere di aver concorso quali mandanti, sia moralmente che materialmente, dei
fatti accaduti il 6 giugno 2008
sul lungomare dei Mille a Melito
Porto Salvo; il terzo, invece, di
favoreggiamento.
Ieri mattina, nel corso
dell’udienza svoltasi davanti al
collegio presieduto da Ornella
Pastore (a latere Gullino e Blatti), alla presenza di tutte le parti
costituite c’è stata l’“introduzione” della causa da parte del giudice relatore Gullino e a seguire
le richieste dei difensori degli
imputati (avvocati Francesco
Calabrese e Loris Nisi), cui si sono opposti sia il procuratore generale, sia i legali delle parti civili: per i genitori di Antonino l’avvocato Francesco Floccari, per
la Provincia Pierpaolo Emanuele, per la Regione Lucio Romualdo e per il Comune di Melito
Margherita Crocè.
La difesa degli imputati ha
chiesto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale, in particolare per effettuare un esperimento giudiziario utile alla verifica dei tempi necessari per la
percorrenza del tratto di strada
che va dallo spiazzale del Santuario di Porto Salvo (dove uno
sconosciuto aveva esploso i colpi di pistola che avevano ferito
Francesco Borrello, il vero obiet-
MONTEBELLO La petizione popolare
“Si all’energia pulita
no al carbone”
Consegnate le firme
Federico Strati
MONTEBELLO
Luogo del ferimento di Franco Borrello sul lungomare davanti al Santuario di Melito Porto Salvo
tivo dell’agguato, e il piccolo Antonino) e il parcheggio di via Del
Fortino (dove è stato trovato il
motorino utilizzato dal “pistolero” per la fuga); per riascoltare
alcuni testimoni; per “ripulire” il
filmato acquisito dagli inquirenti perché, a giudizio della difesa,
così com’è non è nitido. A queste
richieste si è opposto il pg, secondo il quale non ricorrono le
condizioni
per
rinnovare
l’istruttoria dibattimentale. Si
sono anche opposti i legali delle
parti civili. La Corte si è riservata
di decidere, aggiornando il processo al prossimo 17 novembre.
All’arresto dei due Foti e di
Francesco Manti i carabinieri
della compagnia di Melito Porto
Salvo e della stazione di Saline
Ioniche erano giunti a chiusura
del lavoro investigativo svilup-
Leonardo Foti
pato a partire dal giorno della
sparatoria. Antonino Laganà
che all’epoca aveva 4 anni era rimasto ferito mentre, assieme a
centinaia di bambini delle scuole materne, si apprestava a prendere parte alla manifestazione
di chiusura dell’anno scolastica.
Una pallottola vagante, esplosa
dal sicario all’indirizzo di Francesco Borrello, lo aveva centrato
alla testa, provocandogli una ferita gravissima. Erano seguiti
mesi di cure in ospedale, prima
che il piccolo potesse fare ritorno a casa. In seguito alle indagini dei carabinieri, Leonardo e
Antonino Foti, zio e nipote, rispettivamente di 31 e 27 anni,
erano stati accusati di aver concorso, quali mandanti, sia moralmente che materialmente al
tentato omicidio di Borrello.
La mobilitazione popolare contro la centrale a carbone di Saline Joniche a Coira, in Svizzera, è
andata al di là di ogni rosea
aspettativa. Sono state infatti
depositate alla Cancelleria di
Stato del Cantone dei Grigioni le
4.427 firme raccolte con la petizione popolare “Si all’energia
pulita, no al carbone”. L’iniziativa, partita nel febbraio scorso, è
stata promossa da 14 organizzazioni e partiti tra cui Wwf, Pro
Natura, Partito socialista, Gioventù socialista Grigioni, Verdi
liberali e Verdi. Tutti compatti
nel chiedere che venga garantito, nel quadro delle possibilità
giuridiche e politiche, che il Cantone faccia in modo che le società a cui partecipa non effettuino
investimenti in centrali a carbone. Il Cantone dei Grigioni - con
una partecipazione equivalente
al 46% - è il più importante azionista di Repower, socia di maggioranza della Sei.
«Basta con le belle parole – afferma Tanya Schmid dell’associazione Zukunft Statt Kole – ora
ci vuole una decisione definitiva
in merito alle centrali a carbone.
È ora che il nostro Governo apra
gli occhi e che l’esecutivo si renda conto di quanto venga danneggiata l’immagine del nostro
Cantone. Noi grigionesi non
possiamo sostenere progetti che
non rispettano le norme svizzere
sul CO2. Il nostro appello è semplice: facciamo subito qualcosa
per evitare danni economici con
investimenti a rischio, puntando
sulla svolta energetica senza
perderci in fonti ormai passate».
Nell’ultima seduta del Gran
Consiglio Retico, Repower è stata duramente redarguita. A
esprimersi sulle ultime vicende
il presidente del Governo, Martin Schmid, che ha particolarmente criticato l’informazione
poco chiara che la società sta
operando in Calabria («attività
di disinformazione della popolazione da parte dei media non
possono essere tollerate») e il finanziamento a gruppi di sostegno alla costruzione della centrale a Saline, asserendo che
«l’esecutivo esige che per ogni
progetto debbano essere rispettate le regole, le leggi e i diritti
democratici».
La raccolta di firme ha come
obiettivo quello di impedire, oltre quella di Saline, anche la realizzazione della centrale di
Brunsbüttel in Germania.
Pietro Parisi
PALIZZI
La Confederazione italiana
agricoltori (Cia), sezione di
Reggio, con il patrocinio di Comune, Provincia, Gal Area grecanica e Regione, ha organizzato per domani (ore 10) il seminario “Aggregare qualità
per affrontare le sfide del mercato: dall’Ats all’organizzazione di prodotto - Viticoltori
dell’Igp di Palizzi”.
L’evento si svolgerà in un
noto ritrovo dell’antico borgo
medievale di Palizzi e vedrà la
presenza del sindaco Sandro
Autolitano che, assieme al presidente del Gal Antonino Palermiti, porgerà i saluti. Il presidente provinciale della Cia,
Antonino Inuso, coordinerà i
lavori che saranno introdotti
da
Antonino
Altomonte
dell’associazione temporanea
di scopo “Viticoltori dell’Igp
Palizzi”, che è anche membro
della giunta provinciale Cia.
Forniranno il loro contributo
d’idee l’assessore provinciale
all’Agricoltura Gaetano Rao, il
dirigente generale dell’assessorato Agricoltura della Regione Giuseppe Zimbalatti e il presidente di Cia Calabria Mauro
D’Acri. Le conclusioni del dibattito, che coinvolgerà anche
il pubblico, saranno tratte dal
vicepresidente nazionale Cia
Dino Scanavino. Prende così il
via, dopo tanti mesi d’incubazione, un’iniziativa che vede
protagonisti i maggiori produttori dell’Igp (Identificazione geografica protetta) di Palizzi. Il fine non è solo promuovere e commercializzare un
prodotto d’eccellenza, ma anche creare posti di lavoro.
Venerdì 21 Ottobre 2011 Gazzetta del Sud
42
Reggio Ionica
.
LOCRI Le testimonianze degli investigatori nel processo Sharks, contro i presunti “squali” del clan Cordì
La “catena di Sant’Antonio” dell’usura
Dalle intercettazioni emerge un “giro” di assegni. Che finivano agli strozzini
Rocco Muscari
LOCRI
La si può definire come una “catena di Sant’Antonio” la reazione a serie che ha visto coinvolti
usurati e usurai, che a Locri è
stata scoperta dai carabinieri
dell’ambito dell’indagine denominata “Sharks”. Di questa concatenazione hanno riferito ieri
mattina in aula il maresciallo
capo Domenico Verde e il maresciallo Stefano Sassi, sentiti in
qualità di testimoni davanti al
Tribunale di Locri (presidente
Alfredo Sicuro, giudici Cosenza
e Sergi).
In particolare il maresciallo
Verde, nel rispondere alle domande poste dal pm Antonio De
Bernardo, ha riferito in merito
all’inizio delle indagini, che per
quanto di propria competenza,
sono partite dalla denuncia di
Luca Rodinò, il quale ha deciso
di esporre ai militari dell’Arma
il suo coinvolgimento in un giro
di usura, quale vittima, dopo
aver appreso della grave situazione debitoria del cognato,
Alessandro Carabetta, per il
quale il testimone di giustizia
voleva cercare di risarcire i creditori che vantavano una somma pari a 250 mila euro circa.
Il teste ha sottolineato che,
nel corso delle’attività di intercettazione effettuata sull’utenza telefonica di Rodinò, è emerso un “giro” nel quale diversi
commercianti si scambiavano i
debiti e i crediti tra di loro, finendo comunque sempre nelle
rete degli “squali” che prestavano somme di denaro in cambio
di interessi usurari.
Squali che, secondo l’assunto
del maresciallo Verde, poi specificato dall’altro teste, sarebbero da ricondurre, a vario titolo,
nell’ambito della ‘ndrangheta
operante a Locri, nello specifico
a persone vicine o contigue al
clan Cordì.
Nel corso delle intercettazioni sono emersi rapporti tra Rodinò e Vincenzo Cecere, uno degli imputati nel procedimento,
e nei loro dialoghi sono emersi i
nomi di altre persone, vittime
che, al pari del Cecere, hanno
scelto di non denunciare i propri aguzzini.
Il motivo dominante delle
conversazioni captate a Rodinò
è stato quello di cercare di estinguere il debito, anche attraverso giri di assegni che da un soggetto, spesso usurato, passava
per le mani di altre persone, fino a chiudere il cerchio nelle
mani di un presunto usuraio
che, a quel punto, negoziava il
titolo, ovviamente spesso scoperto.
Nel corso del controesame
l’avv. Luca Maio, nell’interesse
di Cecere, ha rilevato che tra il
proprio assistito e Rodinò c’erano rapporti di lavoro e che, nelle intercettazioni, non emergono riferimenti a prestiti a usura.
Riguardo la posizione di Gerardo Guastella, l’avv. Antonio
Mittica ha contestato alcune affermazioni dei testi, cosi come
l’avv. Eugenio Minniti, che per
lo stesso imputato ha rilevato
che il maresciallo Verde non intercettando l’utenza del loro assistito non può procedere al riconoscimento vocale, quindi individualizzante.
Anche l’avv. Abate, per l’imputato Antonio Bonavita, ha
evidenziato che i conversanti,
sebbene in un caso specifico abbiano esplicitato il nome del suo
assistito, in realtà non avrebbero mai indicato, in maniera
chiara, l’imputato quale soggetto dedito al prestito ad usura.
La prossima udienza è fissata
per il 17 novembre.
Il luogo dell’assasinio di Pietro Marsiglia
LOCRI L’omicidio di Pietro Marsiglia
Il testimone inchioda
Alessandro Cattolico:
«L’ho visto sparare»
Rocco Muscari
LOCRI
Il tavolo riservato alle parti nel processo “Sharks” a Locri
GROTTERIA In appello per il tentato omicidio Agostino
Otto anni e 10 mesi ad Albanese
LOCRI. La Corte d’appello di Reggio Calabria ha condannato a 8
anni e 10 mesi Vincenzo Albanese, ritenuto colpevole del tentato
omicidio di Giuseppe Agostino.
Il 54enne di Grotteria, assistito
dagli avvocati Antonio Giampaolo e Adriana Bartolo, era stato condannato nel settembre del
2010 dal gup di Locri a 11 anni e
sei mesi in abbreviato. Contro la
prima condanna i difensori avevano ricorso sulla base della situazione psicofisica di Albanese,
chiedendo l’assoluzione per in-
Vincenzo Albanese
capacità di intendere e di volere,
in quanto Albanese avrebbe agito sotto l’effetto dell’alcol.
Albanese aveva invitato a cena Giuseppe Agostino, 48enne
anche lui di Grotteria, ma dopo il
banchetto tra i due ea scoppiata
una lite per futili motivi. Il diverbio era poi degenerato e Albanese aveva impugnato un coltello
da cucina e colpito l’invitato.
Agostino, sebbene raggiunto da
diversi fendenti al collo, al viso e
alle braccia, era riuscito a scappare.(r.m.)
«Ho visto Alessandro Cattolico
sparare, puntando la pistola verso il basso, contro Pietro Marsiglia che qualche istante dopo è
caduto a terra. Allora mi sono allontanato per chiamare i carabinieri». Sarebbe questa la ricostruzione che Gianfranco Carbone, testimone oculare del delitto Marsiglia, avrebbe fatto davanti al pm Debora Rizzo,
nell’interrogatorio di ieri pomeriggio. Interrogatorio durato diverse ore e concluso in tarda serata, dopo che il pensionato,
raggiunto da un avviso di garanzia per favoreggiamento personale, era stato convocato dalla
Procura di Locri per chiarire e
specificare alcuni elementi, che
agli investigatori non erano apparsi chiari, nelle deposizioni
nell’immediatezza del delitto.
Il 62enne, proprietario
dell’abitazione presso la quale iu
fratelli Alessandro e Vincenzo
Cattolico stavano eseguendo lavori di ristrutturazione in contrada Melignano, avrebbe ricostruito la mattina del delitto. Il
testimone avrebbe iniziato con il
ricordare che molto prima delle
8 si trovava, dietro l’abitazione,
“cantierizzata” a discutere con i
fratelli Cattolico sui lavori da effettuare. Dopo che i due giovani
si spostavano per riprendere i lavori, ha sentito due persone gridare. Il pensionato a quel punto
si dirigeva nella direzione delle
urla, e avrebbe riconosciuto la
voce di Pietro Marsiglia – certezza confermata dalla vista della
Fiat 500 del 66enne. Nel momento in cui Carbone dice di essere giunto in cantiere avrebbe
visto Vincenzo Cattolico e Pietro
Marsiglia mentre si affrontavano. nel corso della colluttazione
il testimone avrebbe notato
Alessandro Cattolico spuntare
alle spalle dei due con in mano
una pistola, che veniva rivolta
contro Marsiglia. A questo punto pare che Carbone abbia detto
di aver gridato “No, nooo!” in direzione del giovane. Ma questi,
che puntava l’arma verso il basso, premeva il grilletto colpendo
Marsiglia, che cadeva a terra.
Carbone ha concluso ricordando di aver subito chiamato i carabinieri segnalando una persona a terra, «in gravi condizioni, a
seguito di una rissa».
Alessandro Cattolico ha confessato di aver sparato, scagionando il fratello Vincenzo, che
difatti è stato scarcerato.
STRAGE DI DUISBURG La Corte d’assise locrese ha rigettato l’istanza dei difensori
BOVA MARINA
LOCRI La morte della signora Martelli
Charlie Nirta resta al carcere duro: «Non è grave»
Marijuana,
artigiano
finisce
in manette
Operazione sbagliata,
integrazione istruttoria
per quattro medici
BOVA MARINA. Il doppio con-
LOCRI. Il gup presso il Tribu-
trollo eseguito nell’abitazione
e nella bottega ha dato esito
positivo. In posti diversi sono
stati trovati circa sessanta
grammi di marijuana che hanno portato all’arresto di un falegname di 47 anni.
Le manette sono scattate ai
polsi di I. S. artigiano di Bova
Marina. Proprio nel centro del
Basso Ionio i carabinieri della
locale stazione, in collaborazione con elementi della compagnia di Melito Porto Salvo e
della compagnia speciale Goc
di Vibo Valentia, hanno effettuato un servizio di controllo
del territorio, predisposto e
coordinato dal tenente Gennaro Cascone. Tra le altre, ad
essere controllate sono state
anche l’abitazione e la bottega
in uso al quarantasettenne.
Nascosto nell’appartamento è stato trovato un piccolo
quantitativo di “erba”. Il resto, circa 55 grammi, è stato
invece rinvenuto all’interno
della bottega, che si trova al
pianterreno dello stabile controllato. In un barattolo sono
stati rinvenuti anche dei semi
di marijuana. Portato in caserma per essere sentito in
merito, l’artigiano non avrebbe saputo fornire risposte
plausibili. Arrestato con l’accusa di detenzione illegale di
sostanza stupefacente è stato
successivamente associato alla casa circondariale di via
San Pietro a Reggio Calabria. (g.t.)
nale di Locri, giudice Andrea
Amadei, ha disposto un’integrazione istruttoria nell’ambito del procedimento penale a
carico di quattro medici, tutti
in servizio presso l’ospedale di
Locri, indagati per il decesso
di Maria Martelli, avvenuto
tra giugno e luglio del 2010
nel nosocomio di contrada
Verga.
Il giudice Amadei, accogliendo la richiesta delle parti
civili, assistite dagli avvocati
Caterina Condemi e Francesco Staltari, ha disposto la citazione in giudizio dell’Asp 5,
individuato quale “responsabile civile” del presunto caso
di malasanità.
A seguito del decesso della
signora Martelli i figli avevano presentato una denuncia
ai carabinieri di Locri, che immediatamente hanno svolto
un’intensa attività di indagine
sotto il coordinamento del pm
Rosanna Sgueglia. Nel corso
dell’indagine si sono individuate presunte responsabilità
nei riguardi dei quattro sanitari.
La Procura di Locri, ieri
rappresentata dal pm Simona
Ferraiuolo, intende accertare
se il decesso della signora
Martelli sia stato dovuto a colpa consistita in imprudenza,
negligenza ed imperizia, segnatamente per un errore di
tecnica dell’intervento chirurgico, il primo della serie, che
avrebbe lesionato un’ansa in-
LOCRI. Rimane in regime di carce-
re duro Giuseppe “Charlie” Nirta,
attualmente detenuto all’Aquila,
ritenuto dalla Dda reggina uno
dei componenti del gruppo di fuoco che ha eseguito la strage di Duisburg. Lo ha disposto la Corte
d’assise di Locri (presidente Alfredo Sicuro, giudice a latere Maria
Teresa Gerace), che ha rigettato
l’istanza presentata dal collegio di
difesa dell’imputato che aveva richiesto una verifica sulla compatibilità col regime detentivo delle
condizioni di salute del Nirta che,
in particolare negli ultimi mesi,
ha subito un notevole calo di peso
che lo ha portato a un ricovero
presso un ospedale esterno al penitenziario. Circostanza rappresentata dalla difesa, composta dagli avvocati Antonio Russo Vincenzo Muscoli, e dal prof. Carlo
Taormina, che avevano chiesto
una nuova perizia e, comunque,
la possibilità di procedere al trasferimento di “Charlie” presso un
centro diagnostico terapeutico,
come aveva in precedenza disposto un’altra ordinanza dell’Assise
che, attraverso il Dap, aveva individuato due Cdt, uno a Milano
Opera l’altro a Parma, dove allo
stato il detenuto non può però essere trasferito perché interessati
da lavori di ristrutturazione.
La nuova ordinanza, invece, ritiene che le condizioni di Nirta, 38
anni, sono in atto «discrete» e si
mantengono stabili. Non solo, ma
secondo l’Assise i sintomi dai quali il detenuto è affetto «in parte
meramente riferiti e autoindotti»,
sono suscettibili di trattamento
farmacologico evidentemente
praticabile anche in costanza del-
Giuseppe Nirta
la detenzione. E le stesse difficoltà di osservazione connesse al
mancato ricovero in un Cdt, per la
Corte «non comportano rischi significativi per la salute del detenuto» e, comunque, non hanno
portata tale«da giustificare la revoca o la sostituzione della misura cautelare».
Pertanto, ad avviso dell’Assise,
nessun elemento sopravvenuto
all’accertamento peritale «giustifica la reiterazione dello stesso».
La Corte rileva che nonostante i
diversi esami effettuati sull’imputato, anche di natura strumentale, non è stata diagnosticata alcuna causa organica che giustifichi
la sintomatologia riscontrata, che
parte di questa è meramente riferita dall’interessato, mentre il vomito, in almeno un’occasione, è
stato autoindotto.(r.m.)
LOCRIDE La Polimeno sul piano della Giunta regionale: «Un proposta sensata»
Porto a Locri e darsena a Bovalino. Un sogno?
SIDERNO. La Locride ha nel suo
mare un importante patrimonio
che, se opportunamente sfruttato, potrebbe essere occasione di
notevole sviluppo. In quest’ottica
si colloca la recente decisione della Giunta regionale di inserire in
un piano regionale la realizzazione di nuove strutture da diporto
in Calabria e soprattutto a Locri e
Bovalino, rispettivamente per far
sorgere un porto turistico e per la
localizzazione di una darsena.
Secondo la consigliera provinciale dei Popolari liberali nel Pdl,
Alessandra Polimeno, «sono
quanto di meglio potesse sperare
il territorio del comprensorio io-
nico nella prospettiva di un rilancio della sua vocazione turistica e
della valorizzazione del suo territorio». Secondo la Polimeno «è
una proposta estremamente sensata, e in grado di assecondare il
più opportuno orientamento di
un territorio naturalmente votato al turismo».
L’annuncio delle possibili realizzazioni è stato dato dal governatore Giuseppe Scopelliti, in occasione della presentazione del
primo documento programmatico sulle coste e sui mari calabresi
elaborato dalla Direzione marittima, che, per la prima volta, ha
introdotto in Calabria l’idea di
una “gestione integrata” delle coste.
Assieme alla realizzazione del
porto turistico di Locri, la proposta di localizzare a Bovalino una
delle darsene da realizzare in Calabria – secondo le aspettative –
contribuirà ad inserire definitivamente la Locride nel fiorente circuito internazionale della navigazione da diporto con tutte le ricadute positive connesse.
Secondo la Polimeno «questo
era l’elemento mancante di una
prospettiva che tutti indicavano
ma che nessuno finora aveva saputo progettare. Due opere che
contribuiranno a far uscire il ter-
ritorio della Locride dall’isolamento in cui è costretto da tempo».
Anche in questo caso, però, a
parte la legittima soddisfazione
per l’annuncio è da ritenere indispensabile per la reale realizzazione delle opere una stretta sinergia tra organismi istituzionali
che finalmente – come ha recentemente evidenziato il sindaco di
Siderno Riccardo Ritorto – stanno dimostrando una “nuova” attenzione per la zona jonica reggina.
È chiaro però che agli annunci
e alle promesse devono far seguito fatti concreti.(a.b.)
Maria Martelli
testinale dell’anziana, provocando una lesione iatrogena.
Dopo alcuni giorni la donna
era stata sottoposta ad un
nuovo intervento chirurgico,
a seguito del quale si sarebbe
verificato il cedimento dei
punti di sutura, che causava la
diffusione di materiale enterico, quindi l’insorgenza di una
peritonite stercoracea. Di
conseguenza, secondo l’ipotesi dell’accusa, il decesso
dell’anziana donna sarebbe
stato ascrivibile a una insufficienza cardiorespiratoria acuta.
Contro questa tesi sono
pronti a dimostrare l’assoluta
assenza di colpe degli indagati i difensori, avvocati Enzo
Maio, Luca Maio, Nino Maio,
Antonio Alvaro, Eugenio Minniti e Giovanni Gerace.
Il procedimento riprende il
26 gennaio 2012.(r.m.)
Gazzetta del Sud Venerdì 21 Ottobre 2011
43
Cosenza - Provincia
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CORIGLIANO Chiusa ieri la dura requisitoria del pubblico ministero antimafia Vincenzo Luberto nell’ambito dell’udienza preliminare di “Santa Tecla”
Il pm ricostruisce le indagini sulla Straface
L’accusa ha rievocato i presunti rapporti tra esponenti dei clan e l’ex sindaco comunque uscito dall’inchiesta
Emilio Pisani
CORIGLIANO
Il pm Vincenzo Luberto nella giornata di ieri ha terminato quella
che lui stesso ha definito come
una «memoria a sostegno delle
conclusioni che verranno rappresentate nel corso della requisitoria relativamente agli imputati
che hanno optato per il rito abbreviato», non fa sconti a nessuno e
ripropone ancora una volta, soffermandosi particolarmente sulle
figure di Franco e Mario Straface,
per i quali la pena richiesta è stata
rispettivamente di 17 e 14 anni, i
contatti che l’ex sindaco di Corigliano, Pasqualina Straface sorella dei due imprenditori, avrebbe
avuto con alcuni elementi di spicco del “locale” di ‘ndrangheta. Il
pm si è poi dilungato sul rapporto
che vi sarebbe stato tra i fratelli
dell’ex sindaco e la malavita organizzata coriglianese, avvalendosi
particolarmente delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia
che indicavano i due già dal 1997
come «imprenditori di riferimento del locale di Corigliano», collaborazione grazie alla quale gli
stessi sarebbero stati favoriti in alcune gare d’appalto. Nella requisitoria vengono riportate a galla
alcune intercettazioni telefoniche
registrate nel periodo immediatamente precedente alle operazioni
di voto delle ultime elezioni comunali coriglianesi. Queste captazioni dimostrerebbero il perdurare dei rapporti fra Cosimo Damiano Conocchia, alias la “bestia”, e la famiglia Straface ed in
particolare l’ex sindaco di Corigliano al quale in fase di elezioni
lo stesso Conocchia avrebbe promesso il suo appoggio elettorale.
La posizione di Pasqualina Straface è stata comunque già archiviata in precedenza. Nella requisitoria dell’accusa si legge testual-
mente: «Franco e Mario Strafece
gestiscono un vero e proprio gruppo imprenditoriale che ha monopolizzato le commesse edili e, negli ultimi anni, si è esteso a ulteriori settori imprenditoriali. Sia i due
fratelli che i loro prestanomi non
hanno redditi congrui rispetto alle imprese loro riconducibili. I due
fratelli sono stati costretti ad intestare ai propri parenti le imprese,
che continuano a gestire, perché
sono stati indagati di partecipazione al sodalizio ’ndranghetistico coriglianese fino al 2002, epoca in cui quest’ufficio ha richiesto
l’archiviazione delle rispettive posizioni provocando il conseguente
decreto del giudice delle indagini
preliminari. Fino all’anno 2000 i
due capifamiglia Straface Franco
e Mario Antonio non disponevano
di particolari possidenze in particolare non risultavano proprietari
di beni immobili. Dal 2001, viceversa, in presenza di dichiarazioni
dei redditi di trascurabile entità,
Straface Franco inizia ad acquisire numerosi terreni e fabbricati
che formeranno, in seguito, il presupposto attraverso cui verrà costituita l’imponente posizione patrimoniale oggi detenuta. Fatto
altrettanto singolare, ma del tutto
coerente con gli altri elementi
probatori acquisiti, è che alcune di
queste società, dall’anno 2000 in
poi, nonostante il recentissimo ingresso sul mercato e la quasi totale assenza di beni strumentali ed
idonei apparati logistici, si aggiudicano un numero consistente di
contratti di appalto nella provincia cosentina». Il pm ha successivamente elencato la richiesta e relative motivazioni del sequestro
dei beni e la pena per tutti e 75 gli
indagati optando per l’assoluzione di Francesco Morrone e Giovanni Guidi. Il prossimo 2 novembre si torna in aula per le arringhe
degli avvocati difensori.
CORIGLIANO
Massacrò
la convivente
Scarcerato
un polacco
Alfonso Di Vincenzo
CORIGLIANO
L’ex sindaco Pasqualina Straface
Il pm antimafia Vincenzo Luberto
CORIGLIANO Positivo l’incontro con i rappresentanti del movimento Liberi Ausoni
L’impegno dei commissari suscita soddisfazione
CORIGLIANO. Prosegue il “giro”
di consultazione con i partiti e i
movimenti civici presenti in città da parte dei commissari che si
sono insediati in Comune. La
settimana scorsa è stata la volta
dei Liberi Ausoni. Il movimento
riassume in una nota il responso
dell’incontro: «La dottoressa
Scialla ha dimostrato ottima conoscenza di tutto il territorio
specie per quel che riguarda le
questioni mai risolte e soprattutto un grandissimo entusiasmo.
Con soddisfazione abbiamo po-
tuto apprendere la volontà di
abbattere il capitolo di spesa sui
fitti passivi, rinnovando la decisione di spostare gli uffici comunali al Garopoli ed abbandonare
la struttura fatiscente ed onerosa di via Aldo Moro all’Ariella. La
questione del Liceo Classico si
può considerare archiviata positivamente almeno per quel che
riguarda l’ente comunale. Infatti, a seguito dell’intervento effettuato dai commissari in agosto, sarà compito della Provincia
di Cosenza avviare l’iter per la
CORIGLIANO Predisposti fino alle 14 di domani precisi divieti per la navigazione
realizzazione della struttura in
via Vittorio Emanuele. Altra
grande questione presa in esame dalla commissione, purtroppo mai risolta in decenni di politica, è la disputa tra privati e demanio su tutte quelle aree fronte
mare di Schiavonea. Presi in esame anche i grandi appalti della
spazzatura e della pubblica illuminazione. Un incontro operativo e propositivo, dove si sono
approfondite le cause dei problemi ma anche immaginate le
soluzioni».(emi.pis.)
Il commissario Rosalba Scialla
CORIGLIANO Chiesti 400mila euro
Nuova esercitazione di un sommergibile Loculi violati, il Comune
Ernesto Paura
CORIGLIANO
Nuova esercitazione con sommergibile immerso nelle acque
del Compartimento marittimo
di Corigliano. Lo rende noto
l’apposita ordinanza emessa
dal comandante della Capitaneria di porto, capitano di fregata Antonio D’Amore, avente
lo scopo di salvaguardare l’incolumità di persone e cose,
nonché la sicurezza della navigazione.
Tale attività di addestramento, nella quale sono impegnati uomini della Marina militare, avrà la durata di circa
due giorni, a partire dalle 18 di
questo pomeriggio alle 14 di
domani. Le zone di mare inte-
La sede della Capitaneria di porto coriglianese
ressate sono quelle cui è stato
dato il nome in codice “Sierra
731” e “Sierra 733 Alfa e Bravo”.
Nell’ordinanza (la n. 113 del
2011) del capo del Circondario
marittimo di Corigliano, capitano di fregata Antonio
D’Amore, viene fatto preciso riferimento alle unità che navi-
gano in prossimità delle predette aree di «prestare la massima attenzione alle attività
specificate in premessa, nonchè a rafforzare il servizio di
vedetta utilizzando tutti i mezzi idonei in relazione alle circostanze ed alle condizioni del
momento, al fine di ridurre al
minimo il rischio di abbordaggio».
Nel fare, inoltre obbligo a
chiunque spetti di osservarla e
di farla osservare, nell’ordinanza viene inoltre precisato
che i contravventori «saranno
puniti a termini di legge e ritenuti responsabili di qualunque
danno che possa derivare a
persone o cose in conseguenza
dell’inosservanza delle prescrizioni in essa contenute».
SPEZZANO A. La dirigente del Comprensivo risponde alle accuse di Marranghello
rischia una multa salata
CORIGLIANO. Il Comune di Cori-
gliano rischia di dover risarcire
ben 400mila euro a due cittadini
in seguito alla vicenda dei loculi
“violati” nel 2007. All’epoca furono eseguiti alcuni lavori di bonifica sul sito cimiteriale coriglianese al fine di organizzare lo
spazio per realizzare il progetto
della costruzione di nuovi loculi
(il progetto prevedeva 320 nuovi
loculi da disporre su due piani in
una struttura servita da scala interna); nell’operare, però, i dipendenti del Comune incaricati
andarono a smuovere la tomba
di un bimbo deceduto 8 anni prima, scatenando la reazione dei
familiari del piccolo. Ad oggi si
apprende che il prezzo da pagare
per quell’errore sarebbe di
400mila euro, cifra che il Comune sta cercando di non pagare
opponendosi al processo in corso
presso il Tribunale di Rossano attraverso la difesa di un legale del
Foro di Cosenza, al quale la Commissione prefettizia ha affidato
l’incarico. Negli atti – delibera
n.150 dell’11 ottobre scorso – la
motivazione dell’accusa: si riporta che «tutti i dipendenti comunali all’epoca dei fatti ed imputati dei reati loro ascritti perché, in concorso tra loro, ciascuno nella rispettiva qualità ricoperta, violavano la tomba di un
piccolo deceduto nel 1999 e sepolto nel cimitero di Corigliano».(jo.fu.)
CORIGLIANO Iniziativa al “Leonetti”
Armadietti della discordia, la preside si difende L’Unità della Penisola
SPEZZANO ALBANESE. Fanno
ancora discutere gli “armadietti della discordia” che hanno
mandato ai ferri corti la dirigente scolastica dell’istituto
comprensivo spezzanese, Rosina Costabile, e il sindaco di San
Lorenzo del Vallo, Luciano
Marranghello. La questione di
fondo, lo ricordiamo, riguarda
alcuni arredi scolastici che la
dirigente spezzanese, responsabile anche della scuola sanlorenzana dopo l’accorpamento
dei plessi, avrebbe spostato
dalle aule del “Mattia Preti” alla struttura scolastica di Spezzano. Marranghello aveva
quindi reagito diffidando la
Costabile e accusandola di “atto illecito”, parlando di “sottrazione degli arredi scolastici”
(sarebbe stato rimosso anche
altro, oltre agli armadietti, secondo il sindaco di San Lorenzo, che parla anche di “spostamento” di personale tra le due
scuole a favore di quella spezzanese) come un qualcosa che
la stessa dirigente non aveva
diritto a compiere, essendo la
struttura proprietà di un altro
Comune. Sta di fatto che la Costabile non ha gradito e ha contrattaccato, prima rimandando
le accuse al mittente e spiegan-
do che quanto compiuto è a
norma di legge e poi sferrando
anche qualche colpo a Marranghello, reo ad esempio d’averla
accolta «con un benvenuto originale», d’aver avuto «una reazione sproporzionata, violenta
e minacciosa, del tutto fuori
luogo in merito all’accaduto» e,
dice sempre la Costabile, «d’essere stato sempre assente nei
momenti di dialogo». In una
nota diffusa dalla stessa dirigente, che lunedì 24 alle ore 17
terrà un incontro pubblico con
i genitori proprio per spiegare
definitivamente la questione,
la Costabile spiega: «Nella rior-
ganizzazione scolastica si rendeva necessario avere nell'unico ufficio di segreteria i fascicoli dei docenti e degli alunni di
San Lorenzo del Vallo. Dall'inventario della scuola risultava
che gli armadi (catalogati con
n. 26 e 27 a pag. 37-39 del registro inventariale) appartengono alla scuola, sotto la responsabilità della direttrice
Sga, e non al Comune, come
erroneamente detto. Si è trattato quindi di “trasferimento” e
non di sottrazione – chiude la
Costabile - allo scopo di custodire
documenti
urgenti».(jo.fu.)
vista dai piccoli scolari
CORIGLIANO. «La “Leonetti” rac-
conta 150 anni di storia d’Italia»:
questo è il titolo del libro che verrà presentato oggi alle 16.30 nei
locali della biblioteca dell’istituto comprensivo “Leonetti” di
Schiavonea, il cui contenuto è il
frutto dei vari lavori realizzati
dagli alunni della scuola dell’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado. La pubblicazione del libro (che il prossimo mese verrà presentato presso
la Biblioteca civica di Cosenza) è
stata resa possibile grazie alla
collaborazione dell’editrice Al-
jon, nella persona della direttrice Mariagrazia Scarnecchia, che
ai lavori prodotti – come viene
evidenziato
dal
dirigente
dell’Istituto “Leonetti”, Adriana
Grispo nell’introduzione – ha inteso accordare «una particolare
attenzione assieme all’offerta di
raccoglierli e pubblicarli in maniera esclusiva ed originale». Ad
aprire i lavori di oggi sarà il dirigente scolastico Grispo, cui seguiranno gli interventi di Rosa
Arcidiacono, Ada Fera, Bonifacio Vincenzi, e Mariagrazia Scarnecchia.(ern.pau.)
È stato liberato il ragazzo polacco P. R. S., che nel febbraio
del 2010, prese a calci e pugni
la sua convivente, una connazionale di 26 anni. L’uomo, arrestato dai carabinieri a Schiavonea, luogo in cui avvennero
i fatti, venne associato al carcere Rossano con l’accusa di
violenza e minacce e li è rimasto fino alla celebrazione del
processo avvenuto lo scorso
martedì. Nel procedimento
l’imputato ha nominato quali
difensori gli avvocati Ettore
Zagarese e Giuseppe Vena
che, nella loro tesi difensiva,
sentiti anche i militari dell’Arma che svolsero le indagini e
tratto in arresto il ragazzo, riportavano la versione dei fatti
ricostruita dal proprio assistito e chiedevano al giudice di
sostituire la misura carceraria
del proprio assistito da detenzione in carcere in libertà con il
divieto di dimora nella frazione di Schiavonea del comune
di Corigliano. Il giudice, sentito anche il pm che ha espresso
parere contrario alla richiesta
dei legali, ha comunque ritenuto condivisibili le tesi degli
avvocati Zagarese e Vena ed
ha disposto l’immediata scarcerazione di P.R.S. con divieto
di dimora a Schiavonea.
TARSIA
Il dramma
di Luca Pizzi
approda
in Consiglio
TARSIA. Il caso riguardante
Luca Pizzi, il 34enne di Tarsia
ormai in coma farmacologico
da oltre 7 anni e per il quale già
in tanti hanno denunciato
scarsa attenzione da parte della sanità calabrese, approda in
consiglio comunale. Il sindaco
Antonio Scaglione ha infatti
convocato per questo pomeriggio alle 18 un’assise incentrata proprio sulla questione,
alla presenza dell’onorevole
Franco Laratta, che aveva preso a cuore la questione tanto
da “trasportarla” a Roma, attraverso una interrogazione,
nelle stanze del governo nazionale. In sostanza, si vuole
accendere un focus su quanto
sta accadendo a Tarsia, dove
la famiglia di Luca pare dimenticata dalle istituzioni e
lasciata sola ad affrontare le
condizioni esistenziali di questo povero ragazzo, assistito
24 ore su 24 dai parenti stretti
e, in particolare, dalla mamma, «che non lo lascia mai solo», come avevano testimoniato anche il referente del Movimento per i diritti civili Corbelli e il consigliere regionale
Guccione, interessatisi al caso
al pari di Laratta. «La mancanza di assistenza fisioterapica
adatta al caso e l’assenza di risposte da parte dell’Asl – ha riferito Scaglione – ci porteranno a pronunciarci su quanto
sta accadendo e a comunicato
con le istituzioni sovracomunali e con la Diocesi di Rossano-Cariati».(jo.fu.)
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