Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs) Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003 In abbinata obbligatoria con Italia Oggi Venerdì 21 ottobre 2011 www.ilquotidianodellacalabria.it La fine del dittatore libico segna anche la conclusione della missione della Nato Gheddafi scovato e ucciso Giustiziato dai ribelli a Sirte, sua città natale. Era nascosto in una buca • Le sue ultime parole «Non sparate» Un favore ai nuovi gendarmi del mondo • Napolitano: «Si chiude pagina drammatica» di FRANCO CIMINO • “Il leone del deserto” in fuga per due mesi MUAMMAR Gheddafi è morto.Come avrebbevoluto o come hanno desiderato i suoi nemici, conta poco, ormai. In fondo, la sua fine, e lui che se l'è cercata, ha fatto un favore ai nuovi gendarmi del mondo, che dinanzi alla caduta dei tiranni preferiscono vederli morti, anziché processarli al cospetto del mondo intero. Lo abbiamo già detto in occasione della morte di • Festeggiamenti per il popolo libico alle pagine 4, 5, 6 e 7 con un reportage di VITTORIO DELL’UVA a pagina 7 Episodio a Strasburgo «Studenti calabresi? Allora siete mafiosi» UN gruppo di studenti di un istituto di Polistena si è trovato al centro di apprezzamenti, per così dire, poco carini rivolti da una comitiva di francesi: «Calabresi? allora siete mafiosi». È accaduto a Strasburgo, dove il gruppo di ragazzi prendeva parte a un incontro nella sede del Parlamento europeo. D. GALATÀ a pagina 16 continua a pagina 19 Muammar Gheddafi ucciso, in un fermo immagine dell'emittente televisiva Al Jazeera Reggio. La bufera sui conti del Comune. Il sindaco tira fuori la relazione della Procura Arena: «Il disavanzo è di 80 milioni» Voto mafioso: Scopelliti bolla come ridicole le affermazioni del pentito Moio IL disavanzo del Comune di Reggio è la metà di quello ipotizzato nella relazione ministeriale, cioè all’incirca di 80 milioni: per sostenerlo il sindaco, Demetrio Arena, ha tirato fuori la relazione fatta dai periti incaricati dalla Procura. Intanto Scopelliti bolla come ridicole le affermazioni del pentito Moio sul voto mafioso. A. CHIEFFALLO, A. ILLIANO M. INSERRA. A. MOLLO e C. TRIPODI alle pagine 8, 9 e 10 LE CAMPANE ANTI-ABORTI Opinioni divise Per i credenti il segno è la messa per i bimbi mai nati La decisione di don Emilio rimbalza in tutto il web A VOLTE basta veramente poco a far scatenare la polemica. Basta qualche tocco di ROSITA GANGI a pagina 14 continua a pagina 14 di ENNIO STAMILE Demetrio Arena da pagina 47 a pagina 57 Reggio. Le dichiarazioni dell’assessore alla polizia sui dialoghi del boss Libri. Ecco l’intercettazione Sombrero Legge Reale OGNI tanto Di Pietro si trasforma, e dal profondo del paladino dell'ultrasinistra emerge il poliziotto che era in lui. Adesso si autosmentisce, ma io l'ho sentito dichiarare che ci vuole una nuova legge Reale. E Maroni è corso ad abbracciarlo. Ora proveranno a fare una legge speciale che prevede l'arresto preventivo: privare un cittadino della libertà sulla base di un sospetto. È lo strumento che il fascismo e le altre dittature usano per tacitare gli avversari politici. E invece alla violenza si risponde con più legalità e più democrazia, alla stupidità con l'intelligenza. Berna: «Da Martorano non ho mai ricevuto favori» NON ho mai ricevuto favori da Martorano. Questa la posizione di Demetrio Berna in relazione all’intercettazione del boss Libri in cui si parla di un progetto di attentato. alle pagine 22 e 23 Gioiosa Jonica Mamme incatenate per protesta a scuola C. MAZZONE a pagina 14 11021 9 771128 022007 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro ANNO 17 - N. 290 - € 1,20 8 Primo piano Venerdì 21 ottobre 2011 Primo piano 9 Venerdì 21 ottobre 2011 La relazione. Gonfiati anche gli incassi previsti dalle multe Politica nella bufera «Colpa dei funzionari» I conti del Comune di Reggio e l’avviso di garanzia al governatore Scopelliti I periti: accertare il ruolo di Scopelliti e del segretario di ADRIANO MOLLO «80-85 milioni di disavanzo» Arena e il buco: «Procura e ispettori due relazioni diverse Attenti, la ’ndrangheta può manovrare il malessere sociale» di ANDREANA ILLIANO ne deve rimanere in piedi, deve migliorare e nessuno deve fare terrorismo. - e aggiunge REGGIO CALABRIA. Esistono non una, ma Quando l’amministrazione ha preso degli due relazioni sui conti del Comune di Reggio impegni li ha mantenuti, abbiamo dato mane certificano cifre diverse del debito. È la di- dato alla Leonia, alla Multiservizi, di pagare chiarazione del sindaco, Demetrio Arena, gli stipendi, quando lo abbiamo annunciato, è accaduto. Poi ci siamo resi conto che, poifatta ieri, in municipio. Accade tutto in un lampo. La tensione è al- chè le società sono “goìiovani” non sempre i tissima. Fuori dal palazzo c’è la protesta di sindacati riescono a tenere i lavoratori, e non Acquereggine, poco più in là l’urlo del Terzo è escluso che ci siano delle infiltrazioni di settore, ieri il sit-in della Multiservizi; den- qualcuno che si sente al di sopra delle istitutro le stanze del municipio la maggioranza zioni e dei sindacati, mi riferisco alla ‘ndrandecide di arrivare al consiglio comunale, in gheta». Arena non ha paura di pronunciare seconda convocazione, fissata per oggi per questa parola. Poi ribadisce: «Abbiamo assistito a gruppi di dipendenti, che ci hanno votare il riequilibrio di bilancio. detto chiaramente “O ci pagaA metà mattinata il colpo di te o blocchiamo il campionato scena, il sindaco di Reggio, europeo di pattinaggio”. Noi Demetrio Arena convoca la IL RIEQUILIBRIO vogliamo mantenere gli imstampa. Decide la prima uscipegni, ma non ha mai negato ta pubblica, dopo la relazione la difficoltà che c’è». E qui Dedegli ispettori del ministero, metrio Arena fa riferimento a dopo l’avviso di garanzia per quello che è accaduto in queGiuseppe Scopelliti, nella sua ste settimane, come i trasferiveste di primo cittadino di menti erariali che, in banca, Reggio. La novità è che ieri è aspettano anche dieci giorni, arrivata in municipio la relasenza motivo, alla protesta del zione della Procura, quella terzo settore «che ha visto il fatta dai Ctu, gli ispettori dei vescovo arrivare al Comune». magistrati che indagano sul Sa il sindaco che contempocaso Fallara, due dei quali soraneamente in città va in sceno gli stessi che hanno relana l’appello delle società che si zionato al ministero. Le cifre occupano del sociale pronti a non tornano. Nell’atto della denunciare il credito maturaProcura il debito, secondo to (due milioni di euro). È su di quanto afferma il sindaco, è di loro che Arena si sofferma: 80 - 85 milioni di euro, quella «Quando c’è stata la manifeinviata al ministero, dopo mestazione mi è stato dato un si di lavoro, di 170. Arena lo Il Consiglio conto di due milioni di euro e evidenzia: «La relazione miniho rassicurato sapendo che steriale non parla di buco, ma in seconda avrei pagato con il finanziadi disavanzo». Fa di più il capo c o n vo c a z i o n e mento della 285. Mi hanno della giunta comunale, parla di un pericolo di ordine pub- È andata deserta ieri, la riunio- detto che avrei dovuto rispettare il protocollo d’intesa del blico di infiltrazioni della ne di consiglio comunale, du‘ndrangheta, di pilotazioni rante la quale si doveva appro- mio predecessore, dove non si faceva riferimento a date, nè a politiche e dice: «Assistiamo vare il riequilibrio di bilancio. piani di rientro. Ho dimezzato in queste ore a episodi scon- Ma la maggioranza di centroil debito. Gli ho promesso, carcertanti, ieri alcuni operai destra tiene. E non è un caso te alla mano, che avrei dato lodella Multiservizi hanno in- che durante la conferenza ro un milione, presto. Poi mi scenato un sit-in, la protesta è stampa il sindaco ha al suo arriva una lettera in cui mi cresciuta nonostante le no- fianco i coordinatori provinciali stre rassicurazioni. Si annun- e cittadini di partito e tutti i con- chiedono il 30 per cento subito». ciano. Io credo che qualcuno siglieri comunali. Convinto anArena ripete che c’è qualcuvoglia portare il dibattito, che che l’Udc che aveva chiesto è già cruento sulla stampa, in qualche ora di tempo per capi- no che vuol far saltare il banpiazza, personalizzandolo. re il documento di bilancio, do- co. Lo ripete. Ma tranquilizza tutti: «L’amministrazione va Ebbene io non ci sto. Noi an- po la relazione degli ispettori avanti. Presto vi darò i dati dremo avanti. Voteremo il rie- ministeriali che accertano un sulla vendita del patrimonio quilibrio, la maggioranza tie- disavanzo in bilancio e quella, edilizio. A differenza di altri ne». Accanto al sindaco ci so- arrivata ieri firmata dagli ispetComuni noi abbiamo immobino i segretari cittadini e pro- tori del ministero. Oggi insomli di valore». Si riferisce agli vinciali dei partiti della coali- ma i numeri per approvare il zione, la giunta, i consiglieri documento di riequilibrio ci so- alloggi popolari, ma anche al comunali, c’è il Pdl, l’Udc, la li- no. Lo dice un documento poli- Miramare, l’albergo di proprietà dell’ente. Poi caccia sta Scopelliti, il Pri e i Sociali- tico. Anche se si prevede un fuori l’asso: «Noi non abbiasti. dibattito cruento. mo mai dato cifre. Le daremo Il primo cittadino è deterdopo aver aspettato tutti i pasminato, la notte è stata lunga e dura, l’ultima riunione con i partiti è finita saggi istituzionali. I rilievi mossi dagli ispetalle tre. In queste ore Arena ha deciso di non tori non parlano di dissesto. Intanto voglio difendersi, ma di contrattaccare: «Non ho dirvi che mi è stata consegnata la relazione mai sottaciuto le difficoltà e l’ho ribadito fatta dal Ctu, dagli ispettori della Procura, all’atto del mio insediamento. La relazione parlano di un buco che va dai 75 agli 80 midegli ispettori ministeriali evidenzia in 22 lioni di euro». Non fa mai il nome di Scopelpunti, un disavanzo di bilancio, non un buco liti, Arena ma è chiaro che ci pensa da giorni: che, sia chiaro, di 170 milioni di euro. Il mi- «Oggi però vedo che una contestazione del ministero e un avviso di garanzia deterministero ci invita a chiarire e noi lo faremo». Il primo cittadino si appella al senso di re- nano un massacro». Il messaggio di Arena, a parte la rilevaziosponsabilità e afferma che prima di prendere decisioni anche sui dirigenti, bacchettati ne della doppia relazione, è anche un monito dagli ispettori per una gestione allegra, vuo- alla coesione e dopo poco infatti dalla sua le capire le loro ragioni e dice: «Mi viene detto uscita pubblica, ecco che tutti i consiglieri che sono un tecnico e non un politico, io ora comunali di maggioranza gli esprimono devo salvaguardare l’ente, la città. Il Comu- rinnovata fiducia. Il sindaco Demetrio Arena con tutti i rappresentanti politici, sia della giunta che del consiglio comunale | LE REAZIONI | Il Pd scatenato «Il sindaco dice bugie» di CATERINA TRIPODI REGGIO CALABRIA- E' durissima la replica del Pd alla conferenza stampa del sindaco Demetrio Arena che ieri ha parlato “di pericolo derivante dallo sfilacciamento sociale e dai tentativi di infiltrazione della 'ndrangheta nelle proteste cittadine causate dallo stato debitorio del comune”, e che soprattutto ha “sventolato” la relazione della Procura della Repubblica che quantifica in una cifra tra i 80 e 85 milioni di euro, in contrapposizione a quella degli ispettori del Ministero delle Finanze che sostanzierebbe in 170 milioni di euro il buco finanziario di Palazzo San Giorgio. Il Pd risponde bollando Arena come il “curatore fallimentare del Modello Reggio” ma soprattutto accusandolo di mentire alla sua città. «Arena - scrive il Pd - è goffo ed irresponsabile ma soprattutto bugiardo perché continua a mentire assumendosi delle responsabilità gravissime, rinviando e prendendo tempo ed addirittura negando le risultanze di atti ufficiali redatti da ispettori inviati dal ministero delle finanze retto dal ministro Tremonti». Tra le scorrettezze che il Pd attribuisce al primo cittadino inoltre c'è «quella di avere negato la consultazione della relazione della Procura ai giornalisti, impedendo loro di poter formulare domande... ». Poi in merito alla differenza tra le due relazioni il Partito democratico spiega al sindaco pidiellino che «tutti sanno che la Procura circostanzia reati che hanno rilevanza penale, questi sono diversi dall'insieme degli atti che provocano debiti: gli 80 milioni di buco comunicati da Arena sono dunque riferibili ai reati commessi, ai quali vanno aggiunte altre consistenti poste debitore». Per questo spiegano dal Pd: «Arena ha tentato di mettere una pezza che è peggiore del buco, in tutti i sensi. Ha sollevato polveroni e lanciato, non si capisce bene a chi, accusedi volerfar saltareilbanco:ma ilbanco è già saltato a causa del malgoverno di Scopelliti». Ma Arena è andato anche oltre. Per il maggiore partito d'opposizione in consi- glio comunale: « E' gravissimo, anche alla luce di recenti indagini della Magistratura, ascoltare vergognosi accostamenti alla 'ndrangheta rispetto agli operai, in assenza di una sola parola che faccia chiarezza circa l'inquietante contesto delle Società Miste che emerge. Reggio ha già pagato e pagherà ancora. Faccia il sindaco e non il curatore fallimentare per conto terzi». Il Pd, poi ricorda come eserciterà il proprio compito: «Ci appelleremo a tutte le istituzioni competenti - faremo in modo di impedire il protrarsi di una condizione di assoluta illegalità nella gestione delle casse comunali, costosissima per i cittadini e l'intera economia reggina. C'è un buco enorme nel bilancio. Inutile negare la verità: il riequilibrio all'odg della seconda convocazione del Consiglio Comunale è falso, nonrecependo lerisultanzedella relazione degli ispettori notificata al Comune, non può essere votato, sarebbe l'ennesima gravissima violazione di legge, nonchè la causa di ulteriori danni. Inoltre Arena - ha concluso il Pd indicando la strada - deve attivare tutte le procedure di legge per il recupero delle somme indebitamente percepite e fare le contestazioni del caso». Critico ma diverso l'atteggiamento del consigliere regionale del Gruppo misto e consigliere comunale del gruppo A testa alta Peppe Bova: «Anche il sindaco prende atto che un buco c'è, nel senso, quindi, che nei bilanci di riferimento 2005-2006-20072008-2010 venivano previste in entrata risorse che materialmente non c'erano». «Oggi, senza fare riferimento a competenze che riguardano la giurisdizione - dice ancora Bova - dal punto di vista contabile emerge che il Comune di Reggio Calabria nei prossimi tre anni dovrà rientrare da una cifra enorme che oscillerà tra gli 85 milioni di euro resi noti dal sindaco ed i 170 della relazione ministeriale cui si pensa di fare fronte vendendo il patrimonio comunale. Comunque per gli anni a venire, dovendo proporre in entrata bilanci effettivamente dimagriti, il Comune sarà costretto a riconsiderare tutti gli accordi e i patti sottoscritti con le forze sociali, dovendo rapportare strettamente le uscite alle entrate. «Recuperi quelle somme indebite elargite» | L’INTERPELLANZA | Napoli (Fli): «Gravissime le irregolarità sui conti» La deputata Angela Napoli, di Fli, ha presentato un’interpellanza al presidente del Consiglio ed al ministro dell’Economia e delle finanze in relazione alla visita degli ispettori del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato sulla situazione finanziaria del Comune di Reggio. Nel testo la parlamentare fa riferimento alla relazione «che consta di 170 pagine e che nella parte relativa alle conclusioni cita 'una serie di problematiche afferenti le materie oggetto di indagine». La parlamentare, dopo avere evidenziato «che il consiglio comunale di Reggio deve ancora approvare il riequilibrio del bilancio per il 2011, che avrebbe dovuto essere già approvato entro lo scorso 30 settembre, ma che all’interpellante appare impossibile possa essere approvato alla luce del contenuto della relazione prodotta dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato» chiede di sapere «quali le urgenti iniziative conseguenti alla pesante situazione amministrativo – contabile, riscontratada IspettoridelDipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, si intendano assumere». Il Comune ha un tempo per controbattere ai ventidue rilievi fatti dagli ispettori nelle 170 pagine, consegnate dagli 007 anche alla Corte dei conti, oltre che al Comune, alla Procura e naturalmente al ministero. Angela Napoli Ma la Giunta non si assume la responsabilità sull’atto REGGIO CALABRIA- La giunta comunale, per la prima volta ha deciso di non assumersi la responsabilità di un documento relativo al Bilancio, ma semplicemente di prenderne atto. Oggi, durante il consiglio comunale sarà infatti votato un documento, per così dire inedito. Nel senso che inizialmente era prevista “L’approvazione della relazione del dirigente del settore finanze sullo stato di attuazione dei programmi e su permanere degli equilibri di bilancio - presa d’atto”. Mentre nel corso della seduta che si svolgerà in mattinata, la delibera in questione è stata cassata in parte del titolo stesso. Diventando semplicemente una “Presa d’atto della relazione”. Sottigliezze tecniche che meritano di essere spiegate. Tanto più che la questione sarà sollevata questa mattina inaula dai consiglieri dell’opposizione. L’approvazione dell’equilibrio di Bilancio è sempre stato accompagnato dal sostegno del voto favorevole della Giunta che se ne assume la paternità. Stavolta non sarà così. La pratica viene tutta demandata al Consiglio che, nel suo insieme, viene chiamato ad approvare il documento. Come dire: se decidiamo di andare avanti lo decida il Comune nella sua espressione collegiale, ma la giunta si tiri fuori. O almeno così lascia intendere l’opposizione che quella “presa d’atto” non ha nessuna intenzione di votare. In ogni caso questa mattina alle 10 e 30 i consiglieri comunali hanno appuntamento nell’aula in cui, molto probabilmente, si daranno battaglia sui conti e sui debiti.. Una delle pagine della relazione fica della cassa (e la parificazione con le risultanze del tesoriere) è oggi considerato adempimento di secondaria importanza all'interno delle funzioni generali di controllo assegnate all'organo di revisione. Per quanto attiene all'eventuale presenza di omissioni, occorre verificare quali comportamenti avrebbero dovuto essere posti in essere, e da chi, per evitare di giungere alla situazione di crisi finanziaria che oggi caratterizza il Comune. L'analisi svolta fa emergere come l'attuale crisi sia stata per alcuni anni mascherata mediante approvazione di rendiconti irregolari caratterizzati dalla sovrastima dei risultati attivi. Da ciò è disceso che anche i bilanci, parametrati su trend irrealistici dei rendiconti, sono risultati inverosimili e hanno determinato ulteriori disavanzi. In più in bilancio non sono stati contabilizzati alcuni oneri di gestione certi, derivanti spesso da obblighi contrattuali». I due ispettori del ministero, che ricordiamo sono gli stessi della Procura, hanno documentato tutte le irregolarità delle poste in bilancio con entrate sovrastimate rispetto alla reale entità o addirittura insussistenti. Nel complesso i crediti rettificati ammontano a 124,3 milioni di euro, tra questi 13.2 milioni di dubbia esigibilità; esposizioni verso società per 41,7 milioni; residui attivi per 26,3 milioni e poi residui insussistenti per 38,7 milioni. Anche sul fronte dei residui passivi è stata fatta una rettifica «provvisoria» di 40 milioni di euro. Una delle poste rettificate, dicevamo, è quella delle sanzioni amministrative o multe «che risalgono – scrivono i periti nella relazione – ad esercizi così remoti, che appare molto improbabile si riesca ad incassarle. Sul punto dovrà esprimersi il dirigente della politica municipale e gli altri dirigenti eventualmente interessati». E per il 2010 suggeriscono di eliminare quasi 2,3 milioni di euro. Alla fine ci viene un dubbio: se gli ispettori del ministero e i periti della procura sono gli stessi, perché il disavanzo nel primo caso è di 160 e nel secondo della metà, 80 milioni circa? Nel mirino i compensi percepiti dai dirigenti e non dichiarati al fisco La colpa sarà tutta della Fallara E resteranno i dubbi sui conti di MICHELE INSERRA ALLA fine la colpa sarà tutta dei funzionari, o meglio buona parte delle colpe sarà di Orsola Fallara, la dirigente del Comune indagata e morta suicida nel dicembre scorso, che purtroppo non potrà difendersi da nulla. Fallara era stata iscritta dalla Procura di Reggio Calabria nel registro degli indagati, con l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio, in relazione alle spettanze che le erano state liquidate, per un importo di 750 mila euro, per l’incarico a rappresentare l’ente come consulente esterno nella Commissione tributaria. Sta di fatto che la valutazione sulla relazione degli ispettori della Procura oggi può avvenire su poche pagine su 190. Le uniche pagine naturalmente diffuse tra siti internet e agenzie. E parliamo di un atto pubblico e non da rendere pubblico a discrezione. Per valutare e giudicare occorre trovarsi di fronte ad un quadro completo della situazione. La verità, per ora, è solo parziale. Così come quel buco che oscilla tra i circa 72 e i circa 85 milioni “pronosticato” dagli ispettori della Procura (che guarda caso sono gli stessi due su tre) che è di gran lunga inferiore a quello degli ispettori del Ministero delle Finanze, ben 170 milioni, va esaminato attentamente. Gli accertamenti della Procura, infatti, riguardavano soltanto solo gli aspetti che potevano avere una rilevanza penale, quelli del Ministero riguardavano l’intera macchina amministrativa. E forse i conti tornano. Ma resteranno sempre dubbi, in ogni caso. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro REGGIO CALABRIA - Centonovanta pagine in cui i tre periti della Procura di Reggio mettono a nudo le poste in Bilancio del Comune di Reggio Calabria e chiuse nel cassetto del sindaco Arena. Solo una piccola parte della relazione è stata resa nota. Nel rispondere ai quesiti della Procura sul procedimento penale in corso sul “Caso Fallara”, il Ctu ha rettificato buona parte dei dati di Bilancio. Alla fine, scrivono a pagina 125: «Si può quindi in definitiva quantificare il “buco” rinvenuto tra le pieghe del Conto del bilancio in una somma ricompresa fra i 72 e i circa 85 milioni di euro (considerando cioè l'effetto positivo della riduzione dei residui passivi e includendo, o meno, le somme per le quali sono rimasti elevati i margini di dubbio e che necessitano di approfondite analisi». E' fuori dubbio che nemmeno i periti –tra questi ci sono quelli che hanno redatto successivamente la relazione ministeriale – hanno dati inconfutabili. Tra le risposte che i periti hanno dato alla Procura c’è anche l’ipotesi dell'ingiusto pagamento di indennità che il Comune avrebbe elargito ai funzionari. Nella relazione viene messo a nudo il sistema e si fanno nomi e cognomi dei dirigenti e delle somme che avrebbero percepito. Ora si sta verificando anche perché queste somme non corrispondono a quelle che gli stessi funzionari hanno dichiarato al fisco. E non sono esclusi sviluppi nei prossimi giorni. Riguardo alle irregolarità di Bilancio, inoltre i periti della Procura scrivono che «sono certamente da imputare in primo luogo al responsabile del servizio finanziario, attore primo della predisposizione di bilanci e rendiconti, ma occorre considerare i comportamenti di altri dirigenti che hanno attestato il mantenimento a residuo di somme in realtà da cancellare». «La maggior parte dei residui che avrebbero dovuto essere cancellati – affermano ancora i periti – parrebbe comunque (nell'incertezza della divisione di alcune competenze) dover essere attribuita allo stesso responsabile del servizio finanziario. Solo nel caso delle sanzioni amministrative (multe in primo luogo) si rinvengono consistenti importi di entrate che avrebbero dovuto essere cancellati usando un'ordinaria diligenza. Se ricerchiamo i comportamenti che avrebbero potuto evitare la crisi, si deve tornare alle figure di controllo e, conseguentemente, all'organo di revisione contabile». «E' appena il caso di sottolineare – concludono i periti della Procura – che le omissioni del Collegio dei revisori hanno impedito al Consiglio comunale di assumere le conseguenti deliberazioni che avrebbero dovuto essere attuate per evitare la crisi finanziaria». Quindi se la responsabilità amministrativa è dei tecnici, quale responsabilità ricade in capo al sindaco del tempo, cioè l'attuale presidente della Regione Giuseppe Scopelliti? A questi interrogativo rispondono i periti della Procura che a pagina 135 scrivono: «Occorre valutare se il sindaco ed il segretario comunale possano avere avuto coscienza della non veridicità dell'attestazione del Collegio dei revisori dei conti sulla situazione finanziaria del Comune». «Per quanto concerne le verifiche di cassa – aggiungono i periti –si fa presente che sono stati acquisiti i verbali del collegio dei revisori dei conti relativi a tali operazioni. I verbali risultano formalmente corretti, anche se si osserva non sono protocollati, e redatti su fogli liberi. È appena il caso di sottolineare che la veri- Venerdì 21 ottobre 2011 Politica nella bufera Il governatore: «Resto qui» «Avviso di garanzia atto dovuto» «Dichiarazioni ridicole» Scopelliti commenta le affermazioni del pentito Moio sui presunti voti dalle cosche di ANTONIO CHIEFFALLO LAMEZIA TERME - «L’avviso di garanzia? Un atto dovuto; le dichiarazioni del pentito? Ridicole». Risponde a muso duro Giuseppe Scopelliti, governatore della Calabria, dopo una giornata nera, quella di mercoledì scorso, quando c’è stata prima la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati da parte della procura reggina per il reato di falso (che il governatore ha dato personalmente alla stampa), poi le rivelazioni del pentito Roberto Moio, che ha parlato di appoggio elettorale della malavita al suo entourage politico ed ancora le relazioni degli ispettori ministeriali che hanno evidenziato una serie di irregolarità amministrative nella gestione del Comune di Reggio, proprio negli anni in cui il governatore era sindaco. Tutto da verificare certo, ma tanto è bastato ovviamente per scatenare il tamtam mediatico che ha fatto il giro d’Italia. Uno stato d’animo disturbato quello del governatore che non è riuscito a nascondere durante i lavori del convegno sulle borse lavoro che si è svolto a Lamezia. Amareggiato, teso, a tratti scosso, Scopelliti era lontano anni luce dall’immagine di imbattibile macchina da guerra che lo ha accompagnato negli ultimi tempi. Ad alleggerire il peso della giornata è stata la difesa a spada tratta di tutto il Pdl regionale e nazionale, dell’Udc e centinaia di messaggi di sostegno registrati nel corso della giornata ed il caloroso abbraccio dei numerosi presenti all’incontro mattutino che hanno applaudito a più riprese le parole del governatore. Una boccata di ossigeno e il presidente non si è voluto tirare indietro rispetto alle domande dei giornalisti che lo hanno assediato a lungo, ieri a Lamezia. Una difesa a denti stretti la sua, su tutti i fronti. Bollate come “ridicole” le dichiarazioni del pentito reggino: «Una vicenda che non mi sfiora minimamente. Ho già attivato i miei legali e sono assolutamente sicuro che il tempo si farà carico di spazzare via le illazioni inconsistenti di questi individui». Lapidario è stato invece sull’avviso di garanzia: «Un atto dovuto in qualità di sindaco di una città che ha avuto per otto anni un’amministrazione che ha governato e che ha dato dei grandissimi risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Sono sereno perché so quali sono le mie responsabilità e quelle che sono le mie competenze. Purtroppo, bisogna rispondere anche di decisioni che non sono proprie ma che riguardano la sfera di amministratore. Noi andiamo avanti senza tentennamen- Il palazzo di giustizia di Reggio e a destra il convegno a Lamezia col governatore Giuseppe Scopelliti ti sulle scelte fatte». Smentite anche le cifre del presunto debito del comune di Reggio: «Non esiste alcun buco di 170 milioni di euro, ma su questo farà piena luce il sindaco Arena». Dichiarazioni a tutto campo che non hanno mancato di riservare qualche stocSMENTISCONO tutti i politici ticata anche rati in ballo dal pentito Renato agli ispettori Moio, legato ai clan Tegano. Lo fa il ministeriali: governatore, Giuseppe Scopelliti a «hanno speso Lamezia, lo fa Renato Meduri, troppo poco tempo nella vagià senatore di An che dice: «Non lutazione delle carte e molti ho mai conosciuto il collaboratore sono stati gli abbagli presi di giustizia Roberto Moio se non in altre circostanze». attraverso le fotografie pubblicate I prossimi giorni sarandai quotidiani che si sono, di volta no dunque importanti per in volta, occupati dei suoi delitti e, comprendere la sostanza successivamente, dei suoi pentidelle accuse mosmenti. Non ho mai se e la strategia di L:134240m A:291074m conosciuto nesPRO E CONTRO Scopelliti, comsun membro dei presi i rapporti non meglio specicon la magistraficati Tegano, che Solidarietà e attacchi tura reggina verMoio indica come so la quale il gosuoi parenti diretal presidente vernatore moti e, tanto meno, ho stra di avere «SONO convinto che Scopelliti saprà mai varcato la soqualche perples- dimostrare la sua estraneità ai fatti conglia di casa loro». sità: «Vorrei re- testatigli e conserverà la serenità neIl vicepresidencuperare un con- cessaria a continuare l’azione di goverte del consiglio recetto già espres- no della Calabria». Lo afferma, in una gionale del Pdl, so dal segretario nota, il deputato Roberto Occhiuto Alessandro Nicodell’Associaziolò si meraviglia e dell’Udc. «Intanto, gli va riconosciuto il ne nazionale ma- merito – prosegue Occhiuto – di non esdice, anche lui è gistrati, Luca Pa- sersi dichiarato vittima del sistema giustato tirato n ballo: lamara, quando diziario, dimostrando un senso delle «Non ho mai avuto venne a Reggio istituzioni che, di questi tempi, non è rapporti di alcun dicendo, rivolto proprio molto frequente». Il Pd, attravergenere né con il ai giudici del tri- so Antonino Castorina il presidente pentito Roberto bunale, “la mia è dell’associazione Ethos invece gridano Moio, né con altri una solidarietà alla fine del modello Reggio: «Abbiamo soggetti di indubselettiva”. Vale lo denunciati il buco del bilancio del Cobia moralità. Costesso per me. Ho mune da tempo, ora è arrivata la verità». munico, comungrande fiducia e Lo fa anche Slega la calabria che ritiene que, di avere dato stima per gran allarmante la relazione degli ispettori mandato al mio leparte della magi- ministeriali che denunciano un disavangale di esperire stratura reggi- zo di 170 milioni di euro. Oggi Italia dei ogni idonea iniziana, ma non per Valori con il consigliere regionale, Giutiva a tutela della tutta». Una gior- seppe Giordano convoca la stampa per mia onorabilità». nata dunque lun- parlare proprio del caso Reggio. Mentre Il vicepresidente ga e difficile continuano gli attestati di stima da parte del consiglio rechiusa però con di molti consiglieri regionali del Pdl. gionale poi agla chiara detergiunge: «Moio – minazione politiafferma ancora ca a non mollare: «Spero Nicolò – ha sostenuto che «avrebbe non si apra una nuova stapartecipato ad una festa in un locagione di veleni anche se le pubblico nei pressi del 'Liceo innon sono pochi quelli che dustriale di Reggio Calabria dopo vorrebbero vedermi impeavermi elettoralmente aiutato. gnato a Roma per poter riCon sconcerto ma con massima semettere le mani sulla Calarenità, preciso che ho presenziato bria». E qui il riferimento è ad un incontro di routine, peralai detrattori politici, poi tro, fisiologico in una campagna l’annuncio: «Ma io sono un elettorale, tenutosi, e non da me uomo di questa terra. Sto organizzato, nel locale pubblico lavorando per cambiarla e L’Angolo, posto in fregio alla via non intendo tirarmi indieurbana Emilio Cuzzocrea, nei tro». «Ho stima dei magistrati ma non di tutti» | LE REAZIONI | I politici tirati in ballo «Mai conosciuto il pentito» Renato Moio pressi dell’istituto tecnico industriale Vallauri. Ciò è avvenuto nella tarda serata del 25 marzo 2010, abituato come sono ad annotare tutto, quattro giorni prima quindi della tornata elettorale regionale del 28 e 29 marzo 2010. A questo invito sono arrivato in ritardo, avendo dovuto partecipare, nella stessa giornata, ad altri incontri. E con me c'era il mio staff di collaboratori e sostenitori. Mi sono recato nel locale, che al mio arrivo era stato già disertato da molte persone che vi erano convenute, in quanto non avevo potuto essere puntuale. Tale manifestazione era stata organizzata dal movimento politico ‘Io non ci stò’, presenti numerose persone, consiglieri comunali e circoscrizionali. L’unico ricordo che mi è rimasto dei convenuti in sala è quello di una simpatica e chiassosa squadra giovanile di calcio, in tuta e scarpette. Come mio costume ho porto un saluto ai presenti ed ho ringraziato gli organizzatori e i rappresentanti politici del movimento ‘Io non ci stò’ e sono andato via ad affrontare altri impegni. Della presenza del predetto Moio, della cui esistenza e delle traversie giudiziarie solo successivamente ho saputo dalle cronache, non ho neanche memoria». Anche il consigliere regionale, Nino De Gaetano, appena passato col Pd si adira: «Ritengo non solo altamente lesivo della mia dignità personale, ma anche profondamente offensivo un impegno politico apertamente indirizzato al contrasto della violenza mafiosa quanto dichiarato da un collaboratore di giustizia nel corso del processo “Testamento” e oggi riportato dagli organi di stampa». Dichiara il consigliere regionale Nino De Gaetano, replicando alle affermazioni del pentito Roberto Moio. «Sono stato incredibilmente chiamato in causa per interposta persona e per via indiretta, da un collaboratore di giustizia che non ho mai conosciuto e in riferimento ad una famiglia, quella dei Tegano, con la quale non ho mai avuto nessun genere di contatto: lo ritengo – afferma De Gaetano - un attacco inaccettabile e infamante, frutto di una qualche regia occulta rivolta a screditare la mia persona e il mio impegno sociale. Per questi motivi ho già dato mandato ai miei legali di verificare la sussistenza di elementi per attivare ogni e più appropriata azione legale a tutela della mia onorabilità». L’ex senatore del Pd, Luigi Meduri non ha dubbi e afferma: «A parte le dichiarazioni però qui è chiaro che deve essere la Procura ad occuparsi del caso e a capire se sono o meno attendibili le dichiarazioni del pentito Moio. Non conosco Moio , non ho mai visitato e non ho mai chiesto voti alla famiglia Tegano. Voglio ricordare , per altro , che l’ultima mia elezione è avvenuta nel lontano 2001 ed ero candidato alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale di Locri. Nel 2000 , alle elezioni regionali che videro il trionfo del centro destra in provincia di Reggio Calabria, da Presidente in carica della Giunta Calabrese sono stato eletto con appena seimila voti. Ho dato incarico ai miei legali di valutare ogni azione possibile a tutela dell’onorabilità della mia persona». Smentisce di aver conosciuto il pentito Renato Moio anche l’ex consigliere comunale del, Peppe Agliano. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 10 Primo piano 24 ore Caalabria 17 A Rossano era tutto pronto per le nozze di Francesco Rago con una ragazza colombiana Rientra per sposarsi: arrestato Ricercato per traffico internazionale di stupefacenti, era latitante da vent’anni ROSSANO - Era tornato nel ne. Rago, in affari con corre- natia per sposare una cittadisuo paese natio per sposarsi gionali e numerosi albanesi, na colombiana conosciuta ducon una ragazza colombiana. aveva però, prontamente, at- rante i suoi lunghi soggiorni Ma è stata la fine di venti anni tivato alternativi canali per in Sud America. Dopo una sedi latitanza spesa tra Spagna, organizzare nuove importa- rie di appostamenti effettuati Germania e Colombia, per il zioni di stupefacenti in Italia. con l'ausilio dei finanzieri delI militari dell'antidroga du- la compagnia di Rossano, i quarantunenne rossanese Francesco Rago, ricercato rante un suo recente viaggio militari del Goa riuscivano a per traffico internazionale di "d'affari" in Italia sono venuti rintracciare il latitante presstupefacenti. L'uomo è stato a conoscenza che Rago sareb- so l'abitazione della madre, arrestato martedì mattina al- be stato intenzionato ad inve- dove si era rifugiato per prestire, in so- parare indisturbato il matril'alba dai milidi MATTEO LAURIA ferimento, una sorta di vero e riodo in cui - secondo il magicietà con al- monio. tari della seproprio «bancomat» della strato - occorreva assicurare Al momento dell'arresto i ficuni albanezione Goa del CORIGLIANO - Nel rito ab- ‘ndrangheta. Luberto richia- gli stipendi ai familiari dei si, parte dei nanzieri hanno trovato le proGico della breviato del processo “Santa ma la famosa discoteca detenuti e in caso di necessità proventi de- ve che fiori rari e costosi erano Guardia di fiTecla”arrivano le richieste di “Snoopy” che si estende su a intervenire erano proprio rivanti dalla già stati prenotati, il trucco e nanza di Roscondanna ai 75 imputati tre ettari di terreno occupato gli Straface. sua attività l'acconciatura della sposa Poi la parte attinente all’ex sano insieme coinvolti a vario titolo nella abusivamente dagli Straface di narcotraf- erano già stati definiti. Inolai colleghi di famosa inchiesta. Su tutte senza che le autorità locali sindaco Pasqualina Strafaficante in di- tre all'atto della perquisizione Bologna in spiccano i 27 anni richiesti riuscissero a intervenire per ce: per il pm è provato che la domiciliare i finanzieri trovastributori esecuzione di per il pluripregiudicato Pie- ben 28 anni . Il tutto con stret- Straface e la ‘ndrangheta vano in un armadio l'abito che automatici. avessero stretto un accordo un mandato tro Longobucco. Poi vent’an- te connivenze istituzionali. Negli ulti- il Rago avrebbe dovuto indosd'arresto euni all’avvocato Antonio PicViene chiamato in causa il di tipo elettorale. Il magistrami tempi i sare per le nozze previste per il ropeo emesso coli, 17 e 14 anni ai fratelli pregiudicato Cosimo Conoc- to tuttavia motiva il provvemilitari del- 22ottobre prossimo.Soltanto dalla giustiFranco e Mario Straface. Ieri chia nella duplice veste di dimento di archiviazione con la lista degli invitati, evidenl'antidroga zia tedesca. mattima la requisitoria del controllore della cosca il fatto che il 416 bis (associache per mez- temente riservatissima, non è Nei mesi pmVincenzoLuberto chesiè sull’impresa Straface e di tu- zione mafiosa) non è consuzo delle inda- stata ritrovata. scorsi Rago soffermato sulla posizione tela da eventuali aggressioni mato, ma l’unica cosa che si L'ex latitante al momento era stato inda- Pattuglie della Guardia di Finanza gini tecnidell’ex sindaco di Corigliano del crimine. L’accusa sottoli- può configurare è il 416 ter che e dell'in- dell'arresto confidava però gato dalle Pasqualina Straface e in par- nea le dichiarazioni del penti- (voto di scambio). Sul punto Fiamme Gialle su delega della stallazione di microspie, era- agli operanti che al pranzo di ticolare sui suoi fratelli rite- to Giampiero Converso, il difettano le condizioni di legdirezione distrettuale anti- no riusciti a carpire il modus nozze, previsto in un agriturinuti da «sempre ’ndranghe- quale ammette che gli Strafa- ge poiché alla richiesta di vomafia di Bologna perché so- operandi del calabrese, si so- smo della zona, avrebbero tisti». Luberto ricorda in aula ce sonoi mandantidi incendi to è necessario una corrispettato dell'organizzazione no trovatiad operare coni col- partecipato soltanto i parenti che il primo pentito di mafia a aidannidi altreimprese.Sia- spondenza in denaro. Invece di un traffico di cocaina da im- leghi tedeschi che stavano ri- più stretti. Ma all'altare non è fare riferimento agli Strafa- mo alla fine degli anni No- dalle intercettazioni (con Comettere sul circuito emiliano cercando da anni Rago, che mai arrivato. Una volta tratto ce è Tommaso Russo che li vanta: ad assumere le redini nocchia) si evince che in camdopo essere approdata in Ita- nel frattempo viaggiava itra in arresto è stato associato collega all’omicidio di Gio- con la benedizione di Antonio bio non vi era denaro. L’arlia grazie al trasporto su una la Colombia e la penisola Iberi- nella casa circondariale di vanni Viteritti, avvenuto nel Marrazzo è Maurizio Barila- chiviazione dell’ex sindaco nave da crociera. Il piano era ca. Grazie alle attente indagi- Rossano, in attesa di essere 1997. Secondo l’antimafia richediventa ilreggentedel- Straface è dunque intervestato sventato dall'arresto di ni in corso i finanzieri veniva- poi consegnato alle autorità già allora gli Straface rap- la cosca. I fratelli Straface lo nuta a seguito di un vuoto un cittadino dominicano no a conoscenza che il rossa- tedesche. presentavano l’impresa di ri- sostengono. C’è stato un pe- normativo. complice di Rago. Rago, se- nese si sarebbe recato in terra r. c. condo gli inquirenti, è uomo vicino al presunto boss di Rossano Nicola Acri alias “Occhi di ghiaccio”, arrestato a Bologna dopo una lunga latitanza. Ha vissuto per alcuni anni in Germania dove era stato indagato delle autorità tedesche per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Nel 2004 la Polizia di Francoforte aveva inoltrare arrestato il fratello del Rago poichè organizzatore di importaziogionali da parte della società “Why Not”fino ad ora Giunta regionale dell'epoca. Poi, è stato il turno di di TERESA ALOI ni di cocaina dalla Spagna. non prese in considerazione; l'altro a valutare Valentina Albanese, Stefania Maltese e Lucia L'uomo negli anni di latitanza CATANZARO -A tutt’oggi nonc’è ancoraalcun at- eventuali profili di illegalità di fatti emersi in alcu- Sdao, ex lavoratrici Telcal poi assunte dalla “Why era riuscito abilmente a sot- to ufficiale su quella nuova indagine a suo carico. E ne intercettazioni dalle quali emergerebbe che Ca- not”. A turno, hanno ricordato di aver lavorato con trarsi alla cattura pur non di- tanto basta ai giudici per rinviare la testimonianza terina Merante, principale teste d'accusa di “Why contratti a progetto nel 2004 - per due mesi - nelsdegnando di compiere nu- del maresciallo dell'Arma Giuseppe Chiaravalloti, not” ed attuale imputata per una contravvenzione l'ambito di “Progetto sicuro” relativo all'installamerosi viaggi di "lavoro" ver- prevista per ieri al processo scaturito dall'inchie- in materia di lavoro, avrebbe dettato al sottoufficia- zione di antivirus per i computer della Regione. so il Sud America. Nei mesi sta “Why not”, che ruota intorno ad un presunto le in questione alcuni nomi poi comparsi in un de- Successivamente Renato Tassone, perito agrotecscorsi le Fiamme Gialle aveva- comitato d'affari politico affaristico che avrebbe il- creto di perquisizione. Eppure, per i giudici del col- nico, ha ricordato di aver preso parte per circa un no indagato Rago perchè so- lecitamente gestito i soldi destinati allo sviluppo legio catanzarese, è necessario sapere se il mare- anno, al progetto “Red” sulla sicurezza dei fiumi: spettato di essere in procinto della Calabria. La richiesta della Procura generale sciallo Chiaravalloti sia iscritto o meno tra gli inda- una sorta di mappatura sui corsi d’acqua per riledi organizzare un'ingente im- ai colleghi dell'Ordinaria di far luce sulla posizione gati relativamente a questa ultima vicenda, perché vare eventuali problematiche di tipo ambientale. portazione di cocaina che dal giudiziaria del sottoufficiale dei carabinieri, fino a proprio da questo dipendono le modalità da adotta- Così come Giovanni Belcastro e Gaetano Osso, geoSud America avrebbe dovuto ieri mattina è rimasta inevasa, tanto che è stato lo re nell'acquisizione della sua testimonianza. logo, che entrò in “Obiettivo lavoro” nel 1998 per raggiungere il territorio na- stesso Tribunale al termine dell'udienza di ieri, ad Intanto ieri, l'udienza è stata in gran parte dedi- poi “confluire” in “Team Service” e, infine, nella zionale per poi essere immes- emettere relativa ordinanza, rinviando il procedi- cata, come le precedenti, all'audizione di alcuni te- “Why not”. Dal canto suo Francesco Collorati, nelsa nelle piazze di spaccio emi- mento al prossimo 14 novembre. stimoni. A far da apripista in una lunga giornata la sua qualità di dirigente del Comune di Cosenza liane. Nelcorso delleindagini Il nuovo filone d'inchiesta è stato aperto dopo la che è andata avanti dalle 11 alle 15, Luigi Filippo dal settembre 2005 al giugno 2009, ha parlato di i militariavevano arrestatoin trasmissione degli atti in Procura da parte del gup Mamone, che dal dicembre 1999 al 2004 fu respon- quella istanza - rigettata successivamente - preflagranza di reato il complice Abigail Mellace, che portò a termine la prima fase sabile del Centro elaborazione dati della Regione, sentata dall’imprenditore Antonino Gatto relatidel Rago, un domenicano ge- delprocedimentoincorso. Daquestiattisononati, un incarico fiduciario - ha sottolineato risponden- vamente all’apertura diuna strutturacommerciastore di un noto ristorante di in particolare, due distinti filoni investigativi do alle domande della pubblica accusa, rappresen- le pochi giorni dopo l’emanazione della Legge reBologna, facendo così nau- strettamente correlati: uno per verificare eventua- tata dai sostituti procuratori generali, Eugenio gionale 1/06. Infine, la testimonianza di tre invefragare l'illecita importazio- li irregolarità nell'esecuzione di alcuni progetti re- Facciola e Massimo Lia - che gli venne affidato dalla stigatori che presero parte alle indagini. Santa Tecla, in aula accuse all’ex sindaco di Corigliano Il pm: «Accordo elettorale tra le ’ndrine e la Straface» Why not. Il processo in corso a Catanzaro è stato rinviato al prossimo 14 novembre Maresciallo, teste o indagato? Slitta l’esame di Giuseppe Chiaravalloti, in attesa di risposte dalla Procura E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Venerdì 21 ottobre 2011 21 Venerdì 21 ottobre 2011 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] L’ex presidente del consiglio comunale sollecita l’invio degli 007 del Ministero in Procura Rappoccio, chiesti gli ispettori Chizzoniti: «Si persegue l’integerrimo Cisterna e si ignora un corruttore elettorale» di DOMENICO GRILLONE “NON è stato disposto un minuto di intercettazione telefonica o ambientale, neanche un accesso agli atti, una perquisizione”. Sul caso del consigliere regionale Antonio Rappoccio, per il quale la Procura della Repubblica gli ha addebitato il reato di corruzione elettorale, l’ex presidente del Consiglio comunale, Aurelio Chizzoniti, primo dei non eletti della stessa lista di Rappoccio, critica l’operato dei magistrati inquirenti. E lo fa nel corso della conferenza stampa svoltasi ieri nel suo studio professionale, affiancato dai suoi avvocati difensori Carmelo Malara e Domenico Serrao. Dopo l’ennesima memoria depositata presso gli uffici della Procura e la richiesta dell’avocazione delle indagini a carico del consigliere Rappoccio inviata al Procuratore generale ed all’Avvocato generale dello Stato, presso la Corte di Appello di Reggio Calabria, Chizzoniti adesso sollecita una ispezione ministeriale. “Ho trasmesso gli atti al ministro della Giustizia sollecitando un’ispezione presso la Procura reggina. Una richiesta quantomeno opportuna – sottolinea Chizzoniti - per acquisire utili elementi di valutazione indispensabili per capire la ratio ispiratrice del modus operandi della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria. Laddove la stessa, per un verso si impegna ‘ultra vires’ per perseguire un magistrato integerrimo e di altissimo profilo professionale quale è il dottore Alberto Cisterna, per altro consente ad un consigliere regionale considerato dalla stessa Procura un “corruttore elettorale” di continuare ad esercitare funzioni istituzionali fraudolentemente conseguite. Ciò perché – dice ancora l’ex presidente del Consiglio comunale - la magistratura inquirente reggina ha inteso perseguire soltanto il reato fine e non anche i reati mezzo, consumati con spietata cinicità e glaciale disprezzo della dignità umana attraverso quei mezzi illeciti di cui all’art. 87 d.p.r. 570/60 che la medesima Procura ha individuato con l’avviso di cui all’art. 415-bis c.p.p. ma non contestato al consigliere in carica Rappoccio”. In sostanza Chizzoniti si chiede “come è possibile che il consigliere regionale abbia potuto fare tutto da solo visto che la stessa Procura individua un ‘tempus commissi delicti’ che spazia dal 2008 al 2010?”. L’avvocato Chizzoniti distribuisce poi alla fine della conferenza stampa un foglio con 11 domande poste direttamente al procuratore capo Pignatone che ricalcano un po’ tutti gli interrogativi espressi durante l’incontro con i giornalisti. Anche in merito allo stralcio delle indagini Chizzoniti LA REPLICA «Sarò citato in giudizio e mi difenderò dalle accuse» Carmelo Malara, Aurelio Chizzoniti, Domenico Serrao evidenzia un assoluto silenzio e sottolinea invece il probabile trasferimento del magistrato Stefano Musolino, fino a poco tempo addietro titolare delle indagini assieme al collega Sferlazza, ad altro ufficio. Dubbi e perplessità anche sul fatto che “nessuno accertamento è stato realizzato nei confronti della Sud Energia, la società che ostenta quadri societari provenienti dall’organizzazione Rappoccio e che si intrecciano con il personale che opera presso le strutture IN CITTA’ “Testamento” “Alta Tensione” Libri, Martorano e Berna in difesa Rito ordinario tutti a giudizio IL CLAN ipotizzava delle ritorsioni contro l’imprenditore. Oggi i politici smentiscono. IL GUP manda a giudizio gli oltre 30 imputati del processo che hanno scelto l’ordinario. a pag. 22 a pag. 24 IN PROVINCIA Bagnara Montebello Isola ecologica E’ polemica Ancora reazioni sul carbone IL movimento “Energia pulita” solleva la questione sulle isole ecologiche a Bagnara. ANCHE l’associazione “Preziosa Zavettieri”interviene per dire no al carbone di Saline. a pag. 30 a pag. 31 consiliari di Palazzo Campanella”. Per ultimo Chizzoniti ha preannunciato, “ove nulla dovesse intervenire” di “incatenarsi davanti la sede del Csm in Roma unitamente a molti giovani truffati e fin qui senza voce e senza tutela”. «APPRENDO dal mio legale avvocato Giacomo Iaria, che a sua volta lo ha appreso informalmente dagli organi giudizialmente preposti, che sarà disposto nei miei confronti decreto di citazione diretta a giudizio in ordine alle vicende di cui, mio malgrado, sono stato oggetto sulle cronache locali». Lo afferma, in una dichiarazione, il consigliere regionale Antonio Rappoccio. «Avrò modo di difendermi – aggiunge il politico reggino – e fornire tutte le spiegazioni necessarie affinchè si dimostri la mia totale estranietà in merito ad una vicenda cavalcata esclusivamente per fini personali, dove la tutela della verità non appartiene sicuramente al primo dei non eletti ma agli organi preposti». «Rimanendo come sempre fiducioso nella magistratura - conclude Rappoccio, eletto alle ultime Antonio Rappoccio consultazioni regionali nella lista “Insieme per la Calabria–Scopelliti Presidente” – ed essendo innanzitutto persona perbene, oltre che uomo delle istituzioni, mi affido serenamente nelle mani degli organi giudicanti». Dal 2003 al 2007 alla guida del comando provinciale dei carabinieri E’ morto il colonnello Fiano DOPO una breve malattia è deceduto nel paese natale in provincia di Caserta il colonnello Antonio Fiano, già comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri di Reggio Calabria. Il colonnello Antonio Fiano era nato a Casagiove (Ce) il 18 giugno 1954. Laureato in scienze politiche presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli, ha anche conseguito la laurea in “Scienze della Sicurezza” alla Sapienza di Roma. Nominato sottotenente dei Carabinieri nel 1979, ha retto il comando delle Compagnie di Menaggio (Co), Barletta e Palermo. Dal 1990 al 1999 ha prestato servizio al Ros (Raggruppamento Operativo Speciale) ove ha retto l’incarico di comandante della sezione Antieversione internazionale e successivamente quello di capo dello staff del Comandante. Dal 1999 al 2001 ha comandato il Comando provinciale di Arezzo e successivamente ha svolto un incarico di Stato Maggiore presso il Comando interregionale di Roma. Dall’8 settembre 2003 fino al 16 settembre 2007 comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, il 17 settembre 2007, trasferito alla Legione Carabinieri “Sicilia”, ha as- Il colonnello Antonio Fiano sunto l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Legione, successivamente, transitato al ministero dell’Interno, in servizio all’Aisi. Insignito di numerose onorificenze: cavaliere al merito della Repubblica, medaglia d’oro di lungo comando; medaglia d’oro per anzianità di servizio, donato di devozione dell’ordine di Malta, cavaliere al merito dell’ordine Costantiniano di San Giorgio. Durante il periodo di comando in provincia di Reggio l’alto ufficiale ha coordinato varie attività operative che hanno portato alla cattura di 52 latitanti di cui 6 compresi nello speciale elenco dei 30 ricercati redatto dal ministero dell’Interno e 3 compresi nell’elenco dei 500. Oltre a tale intensa attività, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio sotto la sua guida hanno svolto numerose operazioni di contrasto alla criminalità organizzata e comune e hanno sensibilmente migliorato i rapporti con i cittadini attivando servizi innovativi di polizia di prossimità, attuando il principio del “possiamo aiutarvi”, con una presenza costante ed incisiva tra la gente della provincia. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 22 Reggio Venerdì 21 ottobre 2011 Tensioni per spartire le tangenti tra i Libri, i Tegano e i De Stefano Berna sentito sull’intercettazione a casa del boss Libri Le telecamere registrarono il summit per ricomporre le frizioni tra le cosche «Da Martorano nessun favore» Il clan ipotizzava delle ritorsioni contro l’imprenditore e lui replica: «Con queste persone non avevo alcun rapporto» somma, nulla ti più. Lo steso vale per quel che riguarda i mafiosi che dialogavano tra di loro in casa Libri. «Non ho mai avuto a che fare con Domenico e Pasquale Libri, né con Salvatore Tuscano e Antonino Sinicropi, che conoscevo solo di vista, essendo originario di Cannavò. Salvatore Tuscano - racconta Berna - qualche anno prima che fosse ucciso mi chiese di sponsorizzarlo con la mia azienda per la produzione di un cd di tarantelle, richiesta a cui io non ho dato seguito. Antonino Sinicropi, anni orsono, lo incontrai nei pressi di piazza Italia e mi disse che doveva prendere dei soldi dal comune, chiedendomi, al contempo, delle informazioni a cui io non diedi alcun seguito. Non ricordo con precisione l’anno, ma ritengo sia stato tra il 2005 ed il 2007, in quanto, all’epoca, era consigliere comunale». Gli investigatori della Questura a questo punto leggono all’assessore Berna la conversazione intercorsa tra Domenco Libri, Antonino Sinicropi e Salvatore Tuscano. Berna spiega di conoscere sommariamente l’intercettazione per averla letta sui giornali tempo prima. Dalla lettura della conversazione, visti i riferimenti fatti ad un imprenditore ed all’ufficio di Piazza Castello, Berna è abbastanza esplicito «ritengo che i conversan- | Prima le parole del capofamiglia poi l’incontro per discutere dei problemi ti intendessero riferirsi alla mia persona». Insomma è di lui che stavano parlando quando ipotizzano di agire in maniera “punitiva”. A questo punto spiega: «Come detto conosco Santo Martorano, ma non ricordo che mi abbia mai fatto favori, anzi lo escludo». E ancora: «Non so perché Domenico Libri, Salvatore Tuscano e Antonino Sinicropi facciano riferimento a me, o alla mia famiglia, nella conversazione che mi avete letto». In altri termini Berna non si capacita delle ragioni per le quali sia stata ipotizzata una ritorsione contro di lui. La discussione quindi si sposta sul cognome Fortugno per tentare di capire se l’imprenditore abbia avuto a che fare o conosce qualche suo collega che porta quel nome. «Non mi sovvengono imprese edili o altro tipo di attività a nome Fortugno, né posso riferire di lavori particolari che all’epoca si stavano effettuando. Sul punto, però, devo precisare che il titolare della impresa edile è mio fratello Francesco che sicuramente potrà essere più preciso di me in merito a lavori svolti in quel periodo e ad eventuali partecipazioni o rapporti con altre imprese. Mi riservo di controllare presso i miei uffici se, in quel periodo, ho avuto rapporti lavorativi con soggetti a nome Fortugno». | L’assessore comunale della giunta del sindaco Arena Demetrio Berna Anche il presidente del Consorzio di bonifica nega tutto | IL PROFILO | Don Mico Libri indiscusso protagonista criminale ANCHE Santo Martorano nega di co- tro, che il settore dove opera Berna è noscere i mafiosi che lo citano a casa Li- quello dell’edilizia, dunque del tutto bri. Come Berna, anche lui afferma di estraneo al settore forestazione. Mi rinon aver fatto, o ricevuto, favori da al- ferisco anche al periodo in cui è stata cuno e di avere conosciuto Franco For- intercettata la conversazione che mi tugno con sui «ha sempre avuto un avete appena letto. Escludo di essermi rapporto di grande cordialità, amici- mai incontrato con qualcuno alla sala zia e stima, ma mai ho avuto a che fare bingo di Reggio Calabria, che, preciso, con lui per motivi lavorativi inerenti il non so neanche dove si trovi». «Nel passaggio che mi suo incarico di Vice Preleggete circa il “Direttosidente del Consiglio Rere dei lavori” - aggiunge gionale, in quanto il set- ritengo possa essere tore che presiedevo diuno dei tanti direttori pende dall’assessorato dei lavori della forestale regionale all'agricoltunominati annualmente. ra». In proposito voglio speSpiega Martorano «In cificare l’organizzaziotutti gli anni della mia ne del consorzio. C’è un presidenza, non mi chiePresidente, che nel pese mai nulla riguardo al riodo di riferimento ero consorzio, né favori, né io, che si occupa dell’insi interessò per lavori, né dirizzo politico del Consegnalò mai ditte od opesorzio e della sua orgarai, né caldeggiò mai asnizzazione e dei progetti sunzioni presso il Condi lavoro, un Direttore sorzio». Anche a Marto- Santo Alfonso Martorano Generale che si occupa rano la polizia legge il contenuto dintercettazione a casa Li- del coordinamento dei direttori dei labri. Ed ecco il suo commento: «Non co- vori, i direttori dei lavori che sovrinnosco Domenico e Pasquale Libri, Sal- tendono, ordinano e dirigono i lavori. vatore Tuscano e Antonino Sinicropi, Sotto a questi ci sono i capo operai, i case non per aver letto qualcosa sui gior- po squadra e gli operai. In realtà chi conali. Escludo di averli mai incontrati. manda sul lavoro che viene realizzato e Conosco Demetrio Berna attuale as- spesso si interfaccia con le ditte è il casessore al comune di Reggio Calabria, po operaio». E infine: «I direttori dei lama non ho mai fatto nulla con lui, lo co- vori sono nominati dal Presidente, nosco per la sua attività politica, lo in- sentita la deputazione amministraticontro qualche volta a Piazza Italia, ma va, quella che nei comuni viene chianon abbiamo rapporti di lavoro comu- mata giunta. Fanno parte della depuni o interessi privati comuni». E anco- tazione amministrativa cinque persora: «Il passaggio che mi leggete mi sor- ne, compreso il Presidente. Anche un prende in quanto non ho mai fatto al- semplice impiegato può diventare dicuna cortesia a Berna, né lui mi ha mai rettore dei lavori, ma non un operaio chiesto nulla. Devo precisare, tra l’al- forestale». LE intercettazioni a casa del boss Libri, che nel 2005 era agli arresti domiciliari in Toscana sono considerate dagli investigatori un patrimonio inestimabile sia sotto il profilo investigativo che di quello culturale. Le registrazioni delle microspie sono state utilizzate in alcuni importanti processi di mafia. In questo senso basta ricordare l’inchiesta “Rifiuti spa”, che ha già portato a condanne pesantissi- Domenico Libri me contro la cosca Alampi, guidata dal giovane Matteo, il quale in più di una occasione incontrò il boss. Successivamente, parte delle intercettazioni confluirono nell’inchiesta “Testamento”, anche questo finito in primo grado con condanne importanti per il clan Libri. IL VERBALE «Dialoghi sorprendenti» TRA le molte informazioni ottenute dall’ascolto in casa Libri, ci sono alcune relative ad un momento di frizione interno alle famiglie reggine. I problemi erano nati in relazione alla spartizione di alcune tangenti, ed il summit per “aggiustare” le cose venne registrato dagli uomini della squadra mobile reggina che ne riversò i contenuti in una informativa presente agli atti del Processo “Testamento”, del 26 febbraio 2007. Il summit risale al 15 ottobre 2005 e vi presero parte Pasquale Libri, Paolo Rosario De Stefano e Paolo Schimizzi. La conversazione tra Don Mico Libri, Salvatore Tuscano ed Antonello Sinicropi è illuminante. Infatti dalle frasi intercettate, si comprendeva come fossero nati dei dissidi anche con le cosche Tegano e De Stefano per la riscossione delle estorsioni sul territorio. Allo scopo di raggiungere un accordo e dirimere la controversia, in particolare, era stato previsto un summit per il successivo 16 ottobre tra Pasquale Libri, Paolo Rosario De Stefano e “Pauleddu”, successivamente identificato in Paolo Schimizzi, nipote di Giovanni e Pasquale Tegano. Tuscano: «(..inc).. no ancora.. è così... basta fino a giorno 15 è la scadenza.. che c’erano gli avevamo dati altri 15 giorni.. era fino al 30.. poi gli abbiamo dato altri 15 giorni ... sabato mattina ... domani mattina si vede con Paolo... con Paoleddu... domenica ci vediamo con Paolo De Stefano ... inc... lui mi ha detto che vengono tutti e due ... perciò... inc... a tutte le parti». Mico: «No se non vengono loro.. il 250 c’è lo prendiamo noi soli... Tuscano: «Inc... ci prendiamo il nostro... lo 080... i nostri soldi... inc.. e poi gli cerchiamo guegli altri...». Mico: «A posta ti dico io...». Tuscano: «Inc... ci prendiamo i nostri... i nostri quelli che toccano a Ma la di là del valore relativo ai fatti criminali penalmente rilevanti, alcuni dei dialoghi descrivono il contesto mafioso in cui la ‘ndrangheta prolifera. La mafiosità che sta alla base del potere dei clan. Mico Libri, deceduto qualche anno addietro, è stato uno dei capi storici della ‘ndrangheta reggina, un capo protagonista prima durante la guerra di mafia e poi nel momento della spartizione del territorio. Un boss riverito anche da altri boss. L’indagine “Testamento” porta proprio questo nome in quanto secondo gli inquirenti fotografa il periodo storico in cui il vecchio Libri cede lo scettro del potere al fratello Pasquale e ai generi. Un passaggio di consegne a tutti gli effetti. L’indagine che registrò il cambio al vertice | Un’immagine del summit noi... 250 diviso... diviso tre...». Mico: «Comunque stai attento non fare...». Tuscano: «Me la vedo io... 250 diviso tre esce 068... la nostra parte giusto... inc...». Mico: «No... 80... 8 ... 16...24...». Antonello: «8,2..». Mico: «8,2». Tuscano: «8 virgola.. ci prendiamo i nostri...». A riscontro della conversazione intercettata, domenica 16 ottobre 2005, veniva effettuato un servizio di appostamento che confermava l’avvenuto summit di ‘ndrangheta tra Pasquale Libri, Paolo Rosario De Stefano, per conto dell’omonima cosca e per conto della cosca Tegano. Scrivono gli investigatori: «Che l’argomento della discussione fosse la percentuale da riscuotere su lavori) di competenza effettuati nel territorio di competenza è testimoniato dall’ultimo passaggio che si ripete. Mico: «Ma se non vengono loro... il LA MICROSPIA 250 c’è lo prendiamo noi soli...». Tuscano: «Inc... ci prendiamo il nostro... lo 080... i nostri soldi... inc.. e poi gli cerchiamo quegli altri...». Tuscano: «Inc... ci prendiamo i nostri... i nostri quelli che toccano a noi... 250 diviso... diviso tre...». Tuscano: «Me la vedo io... 250 diviso tre esce 068... la nostra parte giusto... inc... ». Mico: «No... 80... 8... 16... 24...». Antonello: «8,2...». Mico: «8,2...». Tuscano: « 8 virgolaŠ ci prendiamo i nostri...». Inoltre, dalla visione del servizio fotografico effettuato in occasione del summit, si ha la netta sensazione che Pasquale Libri abbia fatto pesare ai giovani rappresentanti delle De Stefano, il suo peso di vecchio patriarca della ’ndrangheta, imponendo le sue condizioni». La questione venne aggiustata, ma l’incontro fu fatale ai partecipanti che poco dopo finirono in manette. | Ecco l’intercettazione rivista dalla polizia su Fortugno NEI mesi scorsi si era parlato di una intercetazione a casa Libri, registrata qualche giorno prima dell’omicidio Fortugno (avvenuto domenica 16 ottobre 2010) nella quale si parlava di un fatto di sangue. Per alcuni si tratta di un dialogho importante (e sottovalutato dalle indagini), per la Procura non è così è non c’è attinenza tra i due fatti, come dimostra una relazione della Polizia. A Parlare sono Salvatore Tuscano (successivamente assassinato), il boss Mico Libri (deceduto) e Antonino Sinicropi. Salvatore:« ....da lunedì in poi ridiamo......» Antonello:«da martedì in poi.. Zio, da martedì in poi ti conserviamo tutti giornali e te li mandiamo tutti in.. in una volta...». Mico: Perché... che succede da martedì in poi...». Antonello: «...se la sono cucita nel cuore...». Mico:«Dimmi...». Antonello: «Lì, si fa tutto tranne il bene...». Salvatore: «No... cosi non lo facciamo fare.... così lo avete fatto...». Salvatore: «.....chi va a sparare di mestiere...». Antonello:«l’imprenditore...». Salvatore: «......uno, due, prima o dopo, appena andiamo ...» Antonello: «Lunedì mattina saliamo sopra a Piazza Castello..., c’è un ufficio ..». Antonello: «Si sono fermati a dormire...». Mico: «Che c’è Antonello..!». Salvatore: «Non vuole sapere niente....». Mico: «Chi non vuole sapere Qualcuno ipotizzò che a casa Libri si stesse discutendo dell’omicidio del vicepresidente del Consiglio ma gli interlocutori parlano di altro niente...». Antonello:«I Berna...». Salvatore: come volete voi...». Mico:«No, come voglio io...». Salvatore:«Io ho fatto 25 mestieri .....25.....». Mico: «Una sola cosa ti dico, tu ti devi stare attento... che non succeda qualche cazzata, per il resto fate quello che volete, là ci sono ..». Mico: .«... per i cazzi tuoi... tanto ormai il lavoro... lo hanno fatto..». Salvatore: «Va bò, me la vedo io». Mico: «No, non devi andare tu la...» Salvatore: «No mandiamo il “Ronzo”...». Antonello: «a me non devi dire niente ... non devi andare tu...». Mico: Quello.... quello.... come si chiama...». Antonello:«Marturana.....!». Mico: «Marturana, cioè... gliela ha fatta la cortesia a Berna.... perchè se l’è dimenticata...?». Antonello: «Se lo è dimenticato.. compare Fortugno...» Mico: «Come se lo è dimenticato!». Antonello: «Mimmo il padre di Melo, forse non lo conosciamo e non ce lo ricordiamo sicuramente...» Mico: «E non avete imparato niente...». Salvatore: «buttino .. è ancora Reggio questo...». Antonello: «Dice che è salito verso Gioia questo...». Mico:«mannaia alla M....». Antonello: «Questo lo facciamo subito.. non c’è problema». Mico:«E quello che mi ha detto.... Riccardo.. mi ha preso per il culo allora..». Antonello: «No .. quella volta se l’è vista lui prima.... Salvatore: «No! .....forse ha parlato già...». Mico: «Perché mi hanno detto che...». Salvatore: «Ha parlato già.... i camion che ha…..di scenderli per Reggio.. no ..ha parlato... quel ragazzo la...». Mico:«a lui ammazzo ...». Salvatore:«Ha parlato già....». Mico:«No,.. perchè lui è partito... con l’altro aereo di sera...». Antonello: Glielo hanno rimandato a martedì e lo hanno tolto...!! Salvatore: Scendeva anche il porco, ..si .. si... Mico: «E mi ha detto ...». Antonello: «A quello con il grado. no... io con questo ho parlato». Mico: «E siccome, forse il bastardo. (si accavallano le voci...)». Antonello: No... c’è un altro fatto, di questo ho già parlato e sono più di 10 giorni fa, più di 15 giorni fa questo fatto... .ci vuole molto... mi hanno detto il passaggio di livello che devono fare...». Salvatore:«.. le persone...». Mico: Gli hanno fatto... il nuovo fatto o voleva quello .... dei capi la... Antonello: «Guardate, Don Mi- co, di questo discorso ha parlato, se poi l'hanno chiamato e glielo hanno comunicato inmodo così....evidentemente questo e questo, l'ha chiamato è un conto.. e per quell'altro fatto ... non vi posso rispondere oggi ..... perché quando sicuramente, mi ha detto lui, lo devo chiamare per compilare un foglio.....». Mico:«E allora...». Antonello: «Perché funzionano cosi queste cose ... (periodo di pausa).. lui parla con vostro fratello». Mico:«Piano Piano...». Antonello:«Enzo ha parlato, con vostro fratello...». Mico:«deve essere amico suo.». Antonello: «Dipende, ha parlato vostro fratello., non ti arrabbiare, già fatto...». Antonello: «ha parlato vostro fratello...». Mico: «Salvo..!ma misentiquando parlo...». Salvatore: «non lo posso dire.. faccio così...». Mico: «No, giusto ed è quello che dico io». Antonello: Ha parlato già vostro fratello... Mico:Marturana... Salvatore: «dentro la sala del Bingo...». Mico:«Con noi!, si...». Salvatore:«.. Eh!..» Mico: «e.. glielo ha detto di no?...» Salvatore:« .. ci mancava... Mico...Anche se sono nostri amici». Mico:« ma ditemi una cosa .. mio fratello che ha fatto .. gli ha fatto il favore che gli doveva fare...». Antonello: «si... Mico gli ha fatto un favore ...». Antonello:«Marturana?...». Antonello: «no quello è Rocco..... quello è un altro, quello che gioca al pallone... ... glielo ha fatto... glielo ha fatto il favore., tutto apposto». Mico: «Glielo ha fatto a Pasquale (Pasqualeddu) ...». Antonello:«Quello la che gli avete fatto questo favore, che gli abbiamo fatto questo favore, è il Direttore della Forestale, mentre Marturana è.. il Presidente .. di tutta la Forestale... è il nuovo Governo della Regione.. Marturana........ qualsiasi cosa succede il Presidente proroga personalmente...». Mico: «No, qualsiasi cosa c'è.. ad altre parti.. non mi interessa..». Antonello:«Franchina dello Spirito Santo...». Salvatore: «non gridate.., non parlate ragazzi chiudete il discorso.. che ancora vediamo qualche bordello...». Mico: «Franchina è amico con quello.., è amico con quello.., è amico con quello.., a chi glieli ha dati i soldi...». Antonello:« vedete voi...». Mico:« niente... chiamo a mia moglie.. e poi..». Salvatore:«...». Mico:«...». Salvatore:«No...». Antonello:«compare...» Salvatore:« ...». Mico: «...... secondo me conosce la voce di quello... mannaia la .... se questa ...». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro «DA SANTO Martorano non ho mai ricevuto favori. Mi rendo conto che nella intercettazione a casa di Domenico Libri si parlasse di me o comunque della mia famiglia, ma non ne capisco la ragione visto che io non ho rapporti con nessuno degli interlocutori intercettati». E’ questa, in buona sostanza, la sintesi delle dichiarazioni rese da Demetrio Berna alla polizia la scorsa estate in merito a quanto registrato dalle microspie in casa del boss Mico Libro. Parole che annunciavano come la cosca avrebbe voluto punire i Berna, per un presunto favore non reso all’allora consigliere provinciale e presidente del Consorzio di Bonifica, Santo Martorano. Il 25 luglio scorso Demetrio Berna viene sentito negli uffici della Squadra Mobile di Reggio Calabria, dal dirigente Luigi Silipo e dall’ispettore capo Giuseppe Poidomani, che lo sollecitano proprio su quella intercettazione registrata poche ore prima l’omicidio del vice presidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno, ucciso a Locri il 16 ottobre del 2005. Berna, che svolge la professione di agente immobiliare, spiega di avere un’agenzia “Pirelli Re Franchising” dall’ottobre del 2004, in via Tommaso Campanella angolo via Castello. Spiega poi che il fratello Francesco, è titolare di impresa edile che gestisce personalmente assieme all’altro fratello Fabio, che svolge solo la funzione di geometra di cantiere. Domande di premessa utili a capire il campo di interesse professionale dell’imprenditore che attualmente svolge anche il ruolo di assessore comunale. «Fino a un mese - afferma - fa la ditta aveva denominazione sociale “Impresa Costruzioni Berna Francesco” ed era un’impresa familiare. Il titolare era sempre Francesco ed il collaboratore familiare era l’altro mio fratello Fabio. Da poco mio fratello Francesco ha trasformato l’impresa familiare in Società a responsabilità limitata, aventi come soci entrambi i miei fratelli». Nasce così la “Berna Costruzioni S.r.l.”. Da qui per chiarire anche il proprio ruolo: «Attraverso la mia agenzia mi occupo, tra l’altro, della commercializzazione degli immobili costruiti dall’azienda dei miei fratelli». Fin qui solo informazioni generiche prima di entrare nel vivo della vicenda. «Conosco Santo Martorano, ex Presidente del Consorzio di Bonifica Area dello Stretto, solo ed esclusivamente per motivi politici. Con lui non ho mai avuto rapporti particolari. Solo ultimamente, circa due mesi fa, mi ha interpellato in quanto cercava un appartamento per farne un utilizzo commerciale. Conosco anche il fratello Giuseppe Martorano, oggi assessore al Comune di Reggio Calabria che, anche nel 2002 e nel 2005 è stato eletto Consigliere Comunale. Preciso che neanche con il Consigliere comunale ho avuto mai particolari rapporti». Insomma solo una conoscenza tra politici, peraltro militanti in partiti e movimenti diversi. E la stessa cosa vale per Fortugno peri il quale specifica: «non ho mai avuto rapporti con il dottor Francesco Fortugno, già -Vice Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, assassinato nell’ottobre del 2005». Conoscenze superficiali in- 23 REGGIO Venerdì 21 ottobre 2011 Venerdì 21 ottobre 2011 Giovanni Zumbo esordisce nel processo in cui è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa Il pellegrinaggio a casa Pelle In aula il controesame del capitano Biscardi che curò l’indagine “Reale” di CLAUDIO CORDOVA MAGLIETTA a maniche lunghe e jeans, fisico più asciutto rispetto alla foto divulgata. Giovanni Zumbo, l'uomo che gli inquirenti considerano la talpa delle cosche Pelle e Ficara è apparso, per la prima volta, in aula, nel processo che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Zumbo è rimasto fuori dalla gabbia, dove invece è detenuto Demetrio Praticò, suo co-imputato insieme al boss Giovanni Ficara, collegato in videoconferenza. Nel corso dell'udienza, celebrata al cospetto del Tribunale penale di Reggio Calabria, presieduto da Olga Tarzia, si è tenuto il controesame del capitano dei carabinieri, Loreto Biscardi, citato dai pubblici ministeri Giovanni Musarò e Marco Colamonici. L'ufficiale dell'Arma, che ha curato, in particolare, l'indagine “Reale”, ha risposto alle domande degli avvocati Emanuele Genovese, Alba Nucera e Francesco Calabrese, difensori di Zumbo e Ficara. A Biscardi, i legali hanno chiesto di ripercorrere le indagini che hanno portato a scoprire come Zumbo, commercialista con un passato da confidente dei servizi segreti, abbia fatto visita al boss Giuseppe Pelle nella sua casa di Bovalino, rivelando alcuni particolari d'indagine sulle inchieste della Dda di Milano, riguardanti la criminalità organizzata calabrese. Nei discorsi con Ficara e Pelle, Zumbo fa Il Cedir dove si trovano i locali del Tribunale più volte riferimento al mondo delle “barbe grigie” e i conversanti evocano la figura di alcuni carabinieri del Ros transitati nei servizi: “Non è stato possibile accertarne l'identità spiega Biscardi - perché le attività dei servizi d'informazione sono coperti da segreto di Stato”. Zumbo, che in passato ha lavorato, come amministratore giudiziario per i Tribunali di Reggio Calabria e Palmi, è accusato, oltre che di aver fornito informazioni riservate alle cosche, anche di aver funzionato da collante, attraverso un tal Roberto (Roccella, ndi), suo contatto nei Carabinieri, nella vicenda del ritrovamento di un'auto imbottita di armi ed esplosivi nel giorno della visita a Reggio Calabria del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Una messinscena, anzi, per dirla con termini propri della 'ndrangheta, una “tragedia” che Giovanni Ficara avrebbe architettato per far ricadere la colpa sul cugino Pino Ficara, a causa dei dissidi tra i due. Il capitano Biscardi, peraltro, ha avuto modo di precisare come la casa di Pelle a Bovalino sia stata quasi una meta di “pellegrinaggio”: oltre a Zumbo e all'ex consigliere regionale Sinergie tra Libera e Museo della ’ndrangheta Santi Zappalà, pizzicato a parlare di voti e per questo condannato in primo grado a quattro anni di reclusione, la casa del boss Pelle, monitorata dal Ros, prima con una telecamera esterna e poi con una cimice interna, sarebbe stata la meta di diversi esponenti della criminalità organizzata. Casa Pelle, dunque, sarebbe stata l'abitazione più frequentata dalla 'ndrangheta: a far visita dal boss, rampollo della storica dinastia dei “Gambazza”, sarebbero stati esponenti di spicco delle cosche dei tre mandamenti della provincia reggina. L'elenco stilato dal capitano Biscardi, con tanto di date annesse, è lungo: dagli esponenti della 'ndrangheta del capoluogo, Nicola e Francesco (detto “Ciccillo”) Gattuso, passando per quelli dell'area tirrenica, Domenico e Michele Bellocco, nonché Giuseppe Antonio Italiano (oggi deceduto) e il figlio Giasone, fino ai presunti capi dell'area ionica, Rocco Morabito, Francesco Maisano e Antonio Romeo. Zumbo osserva in silenzio il corso dell'udienza. Lo stesso silenzio dietro cui, dal momento dell'arresto, si è trincerato, salvo alcune, mezze frasi rivelate agli inquirenti. Alla fine dell'udienza saluta i legali e getta uno sguardo al pubblico. Tra qualche settimana toccherà al tenente colonnello Stefano Russo, comandante del Ros, deporre in aula. In quell'aula dove, forse, ci sarà anche, in silenzio, Giovanni Zumbo. Clan Borghetto-Zindato-Caridi L’antiracket viaggia in auto “Alta tensione” perché la libertà non ha pizzo tutti a giudizio I promotori dell’iniziativa davanti all’auto antiracket di DOMENICO GRILLONE LA collaborazione tra Libera e Museo della ‘ndrangheta dalle parole si traduce in fatti concreti. Perché d’ora in avanti, e per la durata di un anno, la campagna d’informazione contro l’usura ed il racket portata avanti dall’associazione “Reggio Libera Reggio” si avvarrà del supporto dell’autovettura, una Mazda 7 posti, confiscata tempo addietro alla mafia siciliana ed in dotazione al Museo. Si tratta di una macchina che di certo non passa inosservata: un segnale veramente forte a livello visivo, e quindi di immagine, per la presenza sulla carrozzeria di scritte adesive in cui si evince chiaramente che si tratta di un bene confiscato alla criminalità organizzata. “Abbiamo deciso di destinarla ad una campagna di informazione, quella di Libera - esordisce il coordinatore del Museo, Claudio La Camera, affiancato dal referente regionale di Libera, Mimmo Nasone, durante la conferenza stampa svoltasi ieri a Piazza Camagna – perché l’uso dell’autovettura durante la campagna d’informazione contribuisce a lanciare dei messaggi, come ad esempio spezzare la logica del silenzi. Ma anche cercare di stabilire un linguaggio di comunicazione con la gente, un messaggio positivo che alla fine più o meno vuol dire che si può fare, e l’autovettura è la dimostrazione pratica di come tante battaglie siano state vinte dall’antimafia militare, repressiva, ma anche da quella culturale”. In effetti nella percezione della gente l’autovettura potrebbe rappresentare una sorta di pugno nello stomaco per il messaggio vincente, positivo. A dispetto invece di una percezione reale, sottolinea La Camera, rimasta un po’ indietro. Da non sottovalutare il coraggio di tante persone pronte ad uscire tranquillamente con l’auto- vettura. “Sì certo, a questo modo si sottolineano tante cose, compreso il fatto che si può vincere la lotta contro l’estorsione ed i luoghi comuni sulla ‘ndrangheta”. Messaggi fondamentali anche per Mimmo Nasone. “Quello che si legge nell’autovettura, ‘la libertà non ha pizzo’, spero sia accolto dai tanti commercianti per recuperare una libertà assolutamente condizionata, o forse persa del tutto. Ma lo diciamo anche ai cittadini, ci rivolgiamo alle imprese sane perché non possiamo continuare a rimanere nascosti. Insieme c’è più forza, per dimostrare che insieme si può vincere e riscattare il nostro territorio da una presenza sempre più ingombrante come la ’ndrangheta”. Ed a proposito di imprese sane, 45 hanno già aderito alla campagna “Consumo critico”, un invito ad acquistare nei negozi con il logo di Reggio Libera Reggio. Anche questo è un risultato. FINISCONO tutti a giudizio gli oltre trenta imputati del processo “Alta tensione” che hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario. Il Giudice dell’udienza preliminare di Reggio Calabria, Daniela Oliva, ha così avvalorato l'impianto accusatorio del pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Marco Colamonici, che aveva chiesto il processo per i presunti affiliati ai clan Borghetto, Zindato e Caridi, a loro volta federati con la più potente e famosa cosca Libri di Cannavò. A giudizio vanno dunque Natale Alampi, Eugenio Borghetto, Tullio Borghetto, Bruno Caridi, Santo Caridi, Demetrio Cento, Antonia Contestabile, Carmelo Gattuso, Natale Iannì, Paolo Latella, Pasquale Latella, Domenico Malavenda, Osvaldo Massara, Giampiero Melito, Concetta Modafferi, Francesco Modafferi, Giuseppe Modafferi, Carmela Nava, Tommaso Paris, Biagio Parisi, Giuseppe Parisi, Fabio Pennestrì, Matteo Perla, Vincenzo Quartuccio, Franco Quirino, Giuseppe Riggio, Diego Rosmini, Sebastiano Sapone, Massimo Sconti, Domenico Serraino, Giovanni Zindato, Giuseppe Zindato e Nicolina Zumbo. Il Gup Oliva ha deciso, al termine di alcune ore di camera di consiglio, escludendo dei capi d'imputazione per due imputati: Iannì, accusato anche di armi che, però, si sarebbero rivelate dei giocattoli, e Pennestrì, per un danneggiamento ormai finito in prescrizione. L'operazione “Alta Tensione” Marco Colamonici scattò il 29 ottobre 2010, allorquando la Polizia diede esecuzione a trentaquattro ordinanze di custodia cautelare in carcere. Secondo le risultanze investigative, le tre famiglie federate ai Libri controllavano la totalità dei rioni Ciccarello, Modena e San Giorgio Extra, periferia Sud di Reggio Calabria. Un controllo oppressivo, fatto di vessazioni, minacce e danneggiamenti, sotto cui ogni commerciante doveva stare. Altri sei imputati del procedimento hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato: si tratta di Antonino Arabesco, Antonino Caridi, Antonino Idotta, Francesco Zindato, Gaetano Andrea Zindato, nonché il collaboratore di giustizia Carlo Mesiano. cl. co. Igiene e manutenzione Cantonieri della Leonia al lavoro a Tremulini Cantoniere al lavoro di GUGLIELMO RIZZICA TORNANO a vedersi nel quartiere di Tremulini le figure dei “cantonieri”. In questi giorni infatti nel popoloso rione posto a nord della città, gli operai della “Leonia”, preposti alla pulizia ed allo sgombero del materiale (erbe e terra sparsa per le strade) da loro rimosso, stanno lavorando per le vie di Tremulini. Interventi di pulizia e manutenzione sicuramente tanto attesi dai residenti del luogo in cui sono state falciate le erbacce che avevano ormai raggiunto ragguardevoli dimensioni, raggiungendo addirittura nella loro crescita alcune finestre di abitazioni poste ai piani bassi. Alcune squadre di addetti stanno dunque provvedendo ad eliminare lo scenario indecoroso che si riscontrava su molte vie donando loro, successivamente agli interventi di pulitura, un aspetto decisamente più ordinato e pulito, degno di una città metropolitana. Tante le vie sottoposte alle operazioni di rimozione delle erbe: Via Baracca, Via Clearco, Via Giusti, Via Tommaseo e altre vie (molte devono ancora essere ripulite) con le ultime due che offrivano una visione di abbandono veramente notevole. Muniti degli appositi arnesi gli operatori hanno ripulito le strade dove è stato possibile arrivare con i loro attrezzi. In alcuni posti infatti le azioni di pulizia sono state rese difficoltose per la presenza di alcune autovetture che risultavano posteggiate vicino al ciglio dei marciapiedi non essendo in precedenza (probabilmente perché non previsto per il tipo di lavori effettuati) posto alcun avviso che preannunciasse che in quel luogo, nei giorni stabiliti, si sarebbero eseguiti tali lavori. In ogni caso, nonostante qualche impedimento, risulta abbastanza visibile come ai luoghi sottoposti agli interventi di bonifica, apprezzati dai residenti, sia stato ridato un aspetto decente che ha sostituito quello di degrado e abbandono che regnava da tanto tempo in molte zone del rione. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 24 Reggio Presentato il progetto del comitato “Quello che non ho” e della Scuola edile per formazione e sicurezza Un diario pieno di legalità Ospite d’eccezione dell’iniziativa l’ex pm di “Mani pulite” Gherardo Colombo di ANNALICE FURFARI UN compagno di scuola, ma soprattutto di vita. Di buona vita. È così che il comitato “Quello che non ho” e l'Ente scuola edile per la formazione e la sicurezza concepiscono il diario. Non una semplice agenda su cui annotare i compiti, ma un'opportunità per diventare protagonisti di un percorso condiviso di formazione e crescita. Questa opportunità sarà data agli alunni di alcune scuole reggine, che si impegneranno a costruire il “diario della legalità”. Un diario creato dai ragazzi e destinato ai ragazzi stessi. Il progetto in questione, ideato da “Quello che non ho” e sostenuto dall'Ente scuola edile, con la collaborazione di associazioni come l'Anpi, “Da Sud”e la fondazione “Giuseppe Di Vittorio”, è stato presentato ieri agli studenti presso il Liceo scientifico “Leonardo da Vinci”. Protagonista dell'incontro, un ospite d'eccezione: l'ex magistrato milanese, oggi presidente della Garzanti Libri, Gherardo Colombo. Una presenza di spessore quella del pubblico ministero di “Mani pulite”, invitato a parlare ai ragazzi di legalità, ma soprattutto di democrazia, autentico baluardo contro ogni forma di ingiustizia. Di spicco i relatori che hanno animato il dibattito, affiancando Colombo nell'illustrazione dei valori cardine del vivere civile, che consentiranno ai giovani di costruire il proprio futuro in una società migliore. Gherado Colombo e Giuseppe Lombardo Il “diario della legalità” costituirà il primo passo di questo percorso. A spiegare il senso del progetto è il dirigente del Liceo scientifico Giuseppina Princi, che sottolinea l'importanza della missione di quattro scuole che, pur nelle difficoltà affrontate dagli istituti meridionali, «si mettono in rete con un obiettivo comune: la crescita dei ragazzi». Dello stesso avviso i dirigenti degli altri tre istituti coinvolti: il comprensivo “Ibico-Vitrioli-Pascoli”, il “Vittorino da Feltre” e il tecnico “Righi”. Soddisfatto del progetto è anche Vincenzo Geria, coordinatore dell'Ufficio scolastico provinciale di Reggio Calabria. A entrare nel dettaglio è Francesco Alì, rappresentante della rete anti-ndrangheta “Quello che non ho”. «Il diario - spiega Alì - è un compagno di viaggio per ogni studente. Abbiamo pensato che non dovesse essere precostituito, ma pensato dai ragazzi come occasione di approfondimento di temi cruciali, quali legalità, giustizia, sicurezza, diritti, democrazia». Il titolo del diario, così come del sito che lo accompagnerà, è “Quello che non ho”, da una canzone di Fabrizio De Andrè. Ed è proprio da qui che parte Gherardo Colombo, chiedendo agli studenti: «Cos'è che vi manca?». Interagendo con i giovani, l'ex magistrato tratteggia un quadro della libertà, «condizione basata sulla possibilità di scegliere». «Non possiamo scegliere - afferma Colombo - senza sapere. Allora studiare è necessario per essere uo- Le ordinanze notificate dai carabinieri di Reggio Il gip conferma il ruolo di Bertuca, Favara e Siclari E’ STATA notificata ieri l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Pasquale Bertuca, Gianluca Favara e Pietro Siclari, a cui era stato notificato un fermo nell’ambito dell’inchiesta Reggio Nord. I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria (guidati da Pasquale Angelosanto) e del Ros (comandato da Stefano Russo) nel pomeriggio, si sono recati presso la casa circondariale di Reggio Calabria e Palmi per dare esecuzione all’ordinanza emessa dal Tribunale di Reggio, sezione Giudice per le indagini preliminari. L’ordinanze di carcerazione riguarda anche Domenico Condello (alias Micu u Pacciu), cugino del boss Pasquale e attualmente ritenuto il reggente del clan. Ruolo che gli sarebbe stato riconosciuto dopo l’arresto del cugino nel 2008. Domenico Condello è latitante, inserito nella lista dei 30 di massima pericolosità del ministero interno. Gli elementi gravemente indiziari rilevati dalla Dda reggina nei confronti di Favara, Siclari e Bertuca - indagati, già detenuti - hanno costituito per il Gip una solida piattaforma probatoria per l’emissione del provvedimento cautelare. Le investigazioni (l’inchiesta come si ricorderà è coordinata dai sostituti Giuseppe Lombardo e Valeria Sottosanti) hanno consentito di delineare le posizioni degli arrestati tutti appartenenti alla ‘ndrangheta nelle sue articolazioni territoriali denominate cosche “Condello”, “Tegano”, “Libri”, “Garonfolo” e “Zito- Ancora latitante il boss Condello Pasquale Angelosanto e Stefano Russo Bertuca”, operanti nell’area nord del capoluogo e nei comuni di Campo Calabro e Villa San Giovanni, tutti indagati per associazione di tipo mafioso ed intestazione fittizia di beni aggravato dall’aver favorito un sodalizio mafioso La misura coercitiva ha consentito di confermare l’unitarietà della ‘ndrangheta, dimostrare per la prima volta dal 1991 l’operatività criminale del latitante condello domenico, incidere sul circuito dei suoi favoreggiatori e disarticolare le principali locali di ‘ndrangheta dell’area nord del mandamento del centro. L’inchiesta ha coinvolto poi alcuni imprenditori, di cui il più noto è Pasquale Rappoccio, indicati dalla Procura come prestanome di Condello e di Bruno Tegano, cognato del noto latitante. mini liberi. La libertà è bellissima, ma contempla la responsabilità e questo incute timore. Non dobbiamo avere paura della libertà, solo così potremo difendere la democrazia». Su democrazia, costituzione e legge elettorale verte la seconda parte dell'incontro. Sono questi temi che Colombo conosce bene, per averli sviscerati nel suo ultimo saggio, intitolato non a caso “Democrazia”, parola abusata, ma mai come oggi in ballo, in un periodo in cui storture politiche e disoccupazione rischiano di negarla. A prendere parte al dibattito, moderato dal presidente dell'Anpi di Reggio Calabria Sandro Vitale, anche Vincenzo Moretti della fondazione “Giuseppe Di Vittorio” e il giornalista Danilo Chirico, presidente della associazione “Da Sud”. Un contributo importante è stato dato dal procuratore aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria Ottavio Sferlazza e dal sostituto procuratore della Dda reggina Giuseppe Lombardo. Il primo ha sottolineato il valore della “militanza politica”, intesa come «esercizio di un diritto di cittadinanza e impegno degli stessi magistrati nella diffusione della cultura della legalità». Lombardo, che ha ricevuto un attestato di solidarietà da parte degli studenti per l'ennesima intimidazione subita, ha esortato i giovani a «riempire gli spazi di libertà creati dai magistrati che fanno il proprio dovere e prenderne pieno possesso da cittadini indipendenti». Ramo spezzato Rigettate le richieste dell’accusa RIGETTATE tutte le richieste di riapertura dell'istruttoria dibattimentale avanzate dalla Procura Generale nell'ambito del procedimento d'appello “Ramo spezzato” che vede alla sbarra il clan Iamonte di Melito Porto Salvo. L'accusa, in particolare, aveva richiesto alcune acquisizioni documentali, tra cui le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino Belnome, soprattutto sul conto di uno degli imputati, Carmelo Iamonte, condannato in primo grado dal Tribunale Penale di Reggio Calabria per associazione mafiosa. La Corte, presieduta da Lilia Gaeta, che ha superato l'istanza di ricusazione avanzata dalle difese, ha dunque rigettato la richiesta, così come richiesto dagli avvocati Umberto Abate e Maurizio Punturieri (sostituto processuale l'avvocato Maria Caridi), accogliendo solo un'acquisizione presentata da una parte civile costituita nel processo, l'imprenditore Saverio Foti, che ha contribuito a incastrare il clan Iamonte. La prossima udienza, dunque, dovrebbe essere dedicata alla requisitoria della Procura Generale. Poi la parola passerà agli avvocati difensori. cl.co. IL RETROSCENA Omicidio Calarco Fu Cozzupoli a cedere la cocaina ai due cognati MERCOLEDÌ scorso, i ca- quale si era introdotto in rabinieri della Compa- auto nel tentativo di prelegnia di Reggio Calabria di vare dal vano portaoggetReggio Calabria hanno ti il denaro dell’incasso tratto in arresto Giuseppe che Giuseppe Schepisi cuQuest’ultimo, Antonio Cozzupoli, 52 an- stodiva. ni, con precedenti penali riuscì tuttavia a scappare per stupefacenti e già sor- con l’auto lasciando a tervegliato speciale, in ese- ra Calarco e, dopo essersi cuzione di ordinanza di allontanato, richiese l’incustodia cautelare emes- tervento di una pattuglia sa dal Gip di Reggio Cala- della Polizia stradale cui bria su richiesta del Sosti- riferì l’accaduto. Una setuto Procuratore della Re- conda pattuglia fu immepubblica Tripodi. L’uomo diatamente inviata sul è accusato di cessione di luogo del fatto, ma lì non vi era neppure Calarco sostanze stupefacenti. L’arresto scaturisce che fu rintracciato solo dalle indagini relative dopo e riferì che non era all’omicidio Calarco, ap- avvenuto nulla se non che puntato in congedo della suo cognato lo aveva abguardia di finanza ucciso bandonato in autostrada a colpi di pistola dal co- fuggendo. Schepisi tornò gnato Giuseppe Schepisi a casa, mentre Calarcoil 26 novembre 2010. chiamò la sua compagna Schepisi, quella stessa che lo prelevò e lo portò a mattina, si presentò pres- Reggio Calabria ormai also il comando provinciale le prime luci dell’alba. ossessionato dei carabinieri di via Schepisi, Aschenez consegnando dalle minacce della sera un revolver calibro 357 precedente e del trambusto della nottaancora carico e ta rispetto al confessando quale si poteval’omicidio del no prospettare cognato. L’imconseguenze mediato internegative per vento dei caralui in relazione binieri in via alla versione Ferruccio perfornita da Camise di accertalarco agli uore la veridicità mini della Polidi quanto conzia stradale, fessato dall’uodopo aver avumo: i militari to un breve introvarono la contro con i porta ancora suoi familiari, aperta e il corpo si recò armato di Calarco riverso sul letto I rilievi sul luogo del delitto della sua pistola 357 madella camera da letto attinto mortalmente gnum regolarmente detenuta, presso l’abitazione da almeno quattro colpi di ove Calarco stava dorpistola. Il racconto di Giuseppe mendo. Lì lo freddò con Schepisi, fatto nell’imme- quattro colpi di pistola. Schepisi non ha mai diatezza ai carabinieri e nel pomeriggio dello stes- chiarito le reali motivaso giorno al pubblico mi- zioni del fatale gesto, né i nistero Tripodi che lo in- reali contorni del litigio terrogò, riferiva di una li- avvenuto a casa di Cozzute avuta col cognato la se- poli la sera antecedente ra precedente presso l’abi- l’omicidio, se non con vertazione del comune amico sioni che secondo il giudiGiuseppe Antonio Cozzu- ce per le indagini preliminari non appaiono totalpoli. Schepisi riferiva di uno mente credibili, mantescherzo di cattivo gusto nendo sempre un attegorchestrato da Calarco e giamento reticente in orche offendeva l’onore di dine alle reali responsabisua moglie. Ne sarebbe lità di Cozzupoli, ammetderivata un’accesissima tendo tuttavia di avere discussione e Calarco lo paura dello stesso. Il Pubblico ministero ha minacciò di morte mostrandogli 3 proiettili di inteso approfondire proprio questi aspetti e attrapistola. A quel punto, secondo il verso accertamenti mediracconto di Schepisi, Ca- co legali ha potuto stabililarco lo costrinse a fare un re che sia Calarco che giro in macchina e prele- Schepisi non solo erano varono l’auto di Schepisi. assuntori abituali di coGirarono per tutta la not- caina, ma che ne avrebbete giungendo sino a Ro- ro fatto uso proprio la sera precedente il fatidico sarno. Da quel momento nasce gesto. La ricostruzione dei fatun giallo che finora le indagini non sono riuscite a ti ha determinato la conchiarire: dopo una breve vinzione del gip cristallizsosta all’autogrill i due ri- zata nell’ordinanza di cupartirono ma si fermaro- stodia che sia stato Cozzuno poco dopo avendo no- poli a cedere lo stupefatato un’auto ferma sulla cente a Calarco e Schepisi carreggiata che chiedeva nel corso della nottata che ha preceduto il delitto. soccorso. Schepisi riferì di essere Giuseppe Antonio Cozzustato immediatamente poli è ora ristretto presso assalito da uno degli uo- la Casa Circondariale di mini fermi in strada il Reggio Calabria. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 25 Venerdì 21 ottobre 2011 31 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] L’associazione “Preziosa Zavettieri” entra nel dibattito sulla centrale di Saline I lavori a Scillupia e Vena L’ammodernamento degli invasi di Motta è ormai pronto L’affondo: «Nessuna tecnologia riduce le emissioni di Co2» a tagliare il traguardo «Diciamo no al carbone» di GIUSEPPE CILIONE BOVA MARINA - L'associazione “Preziosa Zavettieri” porta un nome importante sebbene non conosciuto nei grandi palcoscenici nazionali; porta il nome di una donna coraggiosa di Bova Marina, spentasi prematuramente a causa di un male, ma che ha avuto l'eroica forza di volontà di spendersi sino alla fine della sua vita per la tutela della natura e della salute dell'ambiente in cui ha vissuto. Oggi, dal piccolo centro del basso jonio reggino dove opera l'associazione è forte il dibattito sulla realizzazione di una centrale a carbone a Saline Joniche. Un acceso confronto fra gli ambientalisti convinti del “no” e comitati certi delle ripercussioni positive dell’impianto su tutto il territorio. Oggi, nella discussione, s’inserisce anche l’associazione “Preziosa Zavettieri” che afferma: «Non siamo rimasti insensibili al dibattito, sin dal principio, in quanto siamo fermamente convinti che difendere la salute dell'ambiente significa difendere la salute delle genti che vivono in questo territorio e soprattutto la salute dei nostri figli ed, al contempo, siamo sicuri che si tratta di un'opera che non serve né ai calabresi, né alla Calabria, né all'area interessata dal progetto che si è sempre distinta per una chiara vocazione turistica». Secondo il gruppo impegnato nella tutela dell'ambiente «intervenire oggi, nel dibattito sull'opportunità dell'insediamento carbonifero proposto dalla società svizzera Sei, si rende necessario dal momento che proliferano pseudocomitati che cercano di convincere la maggior parte della popolazione che la centrale a carbone sarebbe una impedibile occasione di sviluppo per tutta l'Area». L'associazione “Preziosa Zavettieri”, nel proprio documento, rammenta l'accorata missi- va dell'ex consigliere provinciale Bernardo Russo, inviata a tutti i 97 sindaci della provincia di Reggio Calabria, invitati ad aderire ad una campagna di sensibilizzazione contro la centrale a carbone: «Un appello al quale la gran parte dei primi cittadini ha risposto presente». «Tuttavia, quello che preme evidenziare, oggi, - spiegano - è che stanno, spesso, passando messaggi illusori e mistificanti circa l'impatto ambientale che verrebbe generato da un siffatto impianto. Nonostante il carbone sia oggi solo la terza fonte di energia non rinnovabile, do- BOVA MARINA Nascondeva la droga in falegnameria, arrestato BOVA MARINA - Un uomo di 45 anni, I.S., di Bova Marina, è stato tratto in arresto con l'accusa di detenzione di sostanze stupefacenti. A mettergli le manette ai polsi sono stati i carabinieri della stazione di Bova Marina che hanno agito in sinergia ai colleghi della compagnia dei Carabinieri di Melito diretti dal Tenente Gennaro Cascone, oltre agli uomini del Gruppo Operativo Calabria di Vibo Valentia. Nelle prime ore della mattinata di ieri, nell'effettuare una perquisizione domiciliare all'interno dell'abitazione di I.S., i militari hanno infatti rinvenuto una modesta dose di sostanza stupefacente. Nello specifico, l'attenzione dei carabinieri si è maggiormente soffermata al piano di sotto dell'abitazione del 45enne, luogo in cui l'uomo svolge usualmente l'attività di falegname. È proprio nelle stanze di questa piccola bottega che i militari dell'Arma avrebbero rinvenuto un cospicuo quantitativo di droga leggera, accuratamente conservata all'interno di alcuni barattoli di vetro. Sequestrata dagli uomini del Tenente Cascone, la droga è stata pertanto quantificata in circa 350 grammi di marjuana oltre ad un grammo di hashish. L'uomo è stato quindi arrestato. (m.t.o.) po il petrolio ed il metano, esso ha comunque un potenziale inquinante superiore a parità di energia prodotta. Non va dimenticato, inoltre, il potenziale oncogeno di inquinamento del suolo, delle falde acquifere, del mare, dell'aria nelle diverse fasi di movimento del carico e di combustione del carbone e di deposito delle scorie. Sarebbero incalcolabili i danni alla flora ed alla fauna visto che il Pantano costituisce un'area fondamentale per la migrazione degli uccelli». Ed ancora: «Non esiste scientificamente al mondo nessun apprezzabile miglioramento tecnologico capace di ridurre anche minimamente le emissioni di anidride carbonica prodotte da combustione, unanimemente considerata il più micidiale fra i gas serra che produce un'alterazione grave del clima a livello planetario, senza dimenticare il versamento di mercurio nelle acque marine e la produzione di polveri ultrafini particolarmente dannose per la salute di persone ed animali». «Oggi, pertanto, - conclude urge ribadire un secco “no” alla centrale a carbone a Saline, come in qualunque altro lembo d'Italia, in nome della tutela dell'ambiente e della salute dei nostri figli». di PAOLO VACALEBRE MOTTA SAN GIOVANNI - Un'opera importante per lo sviluppo rurale del territorio di Motta San Giovanni. Appena un anno fa, il 19 novembre 2010, partivano i lavori per l'ammodernamento degli invasi collinari Scillupia e Vena e per il rifacimento della rete di distribuzione dell'acqua ad uso agricolo. Oggi, in pieno rispetto dei tempi previsti, gli interventi sono in fase di ultimazione. Il progetto, la cui spesa complessiva supera il milione di euro, è stato finanziato totalmente con decreto regionale nell'ambito del Programma di sviluppo rurale Calabria 2007/2013. «Si tratta di un'infrastruttura - spiega il sindaco Paolo Laganà che assume una particolare rilevanza per lo sviluppo dell'area collinare mottese perché valorizza due invasi con una capacità idraulica di oltre 150.000 metri cubi, colmando le lacune di un sistema irriguo per troppo tempo precario e mal funzionante». L'adeguamento dell'infrastruttura è stato possibile grazie all'azione svolta congiuntamente dal Consorzio di Bonifica e dal Comune di Motta. “I lavori attuati - fa sapere ancora il sindaco Laganà - non si limiteranno a rilanciare la secolare attività del consorzio irriguo ma permetteranno agli agricoltori mottesi la fruizione di opere funzionali e moderne”. L’investimento di un milione da parte della Regione E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Grecanica Venerdì 21 ottobre 2011 37 Email: [email protected] - Altri recapiti: Corigliano fax 0984.853893 Rossano Fax 0983.530493 Cassano Fax 0981.71147 Tel. 3491886901 Trebisacce Fax 0981.56517 Email: [email protected] La requisitoria nell’aula bunker di Catanzaro. L’accusa: accordo elettorale per l’elezione del sindaco Straface, chiesti 17 e 14 anni Il pm antimafia Luberto ritiene i fratelli ’ndranghetisti «da sempre» di MATTEO LAURIA CORIGLIANO - Aula bunker di Catanzaro: sette ore di requisitoria del pubblico ministero Vincenzo Luberto per ricostruire in “Santa Tecla” le ragioni per cui chiede 17 e 14 anni di carcere per i fratelli Franco e Mario Straface, da “sempre” ritenuti dal magistrato “’Ndranghetisti”. Il requirente ripercorre tutte le tappe e ricorda in aula che il primo pentito di mafia a fare riferimento ai fratelli Straface è Tommaso Russo che collega i due all’allora omicidio di Giovanni Viteritti avvenuto nel 1997 (imprenditore nel settore del movimento terra). Secondo l’antimafia già allora gli Straface rappresentavano l’impresa di riferimento, una sorta di vero e proprio “Bancomat” della ‘ndrangheta. Luberto richiama la famosa discoteca “Snoopy” che si estende su tre ettari di terreno occupato abusivamente dagli Straface senza che l’autorità riuscisse a mettere la parola fine da oltre 28 anni . Il tutto con strette connivenze istituzionali. Viene chiamato in causa Cosimo Conocchia nella duplice veste da una parte di controllore della cosca sull’impresa Straface, dall’altra per una tutela da eventuali aggressioni del crimine. La pubblica accusa sottolinea le dichiarazioni del pentito Giampiero Converso il quale ammette che gli Straface sono i mandanti di incendi ai danni di altre imprese ( tra gli esecutori Converso). Siamo alla fine degli anni Novanta: ad assumere le redini con la benedizione di Antonio Marrazzo è Maurizio Barilari che diventa il reggente della cosca. I fratelli Straface sostengono tale reggenza. C’e’ stato un periodo in cui- secondo il magistrato- occorreva assicurare gli stipendi ai familiari dei detenuti, in caso di necessità ad intervenire erano proprio gli Straface. Poi la parte attinente all’ex sindaco Pasqualina Straface: per il pm è provato che la Straface e la ‘Ndrangheta avessero stretto un accordo di tipo elettorale. Il magistrato tuttavia motiva il provvedimento di archiviazione con il fatto che il 416 bis ( associazione mafiosa) non è consumato, ma l’unica cosa che si può configurare è il 416 ter (voto di scambio). Sul punto difettano le condizioni di legge poiché alla richiesta di voto è necessario una corrispondenza in denaro. Invece dalle intercettazioni ( con Conocchia) si evince che in cambio non vi era denaro. L’archiviazione dell’ex sindaco Straface è dunque intervenuta a seguito di un vuoto normativo. Un richiamo anche alle recenti esternazioni di Antonio Forastefano quando nell’eseguire un incendio ( su richiesta dei fratelli Straface) a un capannone di Villapiana, gli imprenditori coriglianesi facevano dei lavori come scambio di cortesia all’ex boss di Cassano (asfalto dell’area antistante un capannone di Già dal 1997 erano “il bancomat” della cosca Il procuratore della Dda di Catanzaro, Lombardo, durante la conferenza dell’operazione “Santa Tecla” proprieta’ dei Forastefano). Luberto ritiene che le accuse rivolte agli Straface percorrono binari paralleli e indipendenti: da una parte le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dall’altra quelle dell’imprenditore Pino Curto. I due momenti trovano un punto di contatto quando i pentiti sostengono che vittima di estorsione sia anche il Curto nella vicenda del complesso turistico L’Airone. Curto si rivolge agli Straface perché l’imprenditore è consapevole che gli Straface agiscono ormai in regime di monopolio. Luberto racconta alciuni particolari, in uno dei quali confessa di essersi trovato spesso presso il comando dei Carabinieri di Corigliano ove notava taluni personaggi gravitare attorno alla caserma per controllare i movimenti ( ha citato Antonio Piccoli e Salvatore Mollo con auto di grossa cilindrata). Da qui la necessità di convocare il Curto presso la caserma di Sibari proprio per non dare nell’occhio. Ed è in quella sede che il gioielliere vuota il sacco e formalizza denuncia. Si avvia un’attività captativa che confermerà le tesi dell’imprenditore. Sul capitolo estorsioni il Pm parla della condizioni di forza del clan praticate nei confronti del costruttore Antonio Capalbo quando era costretto a dare in permuta l’attuale locale dove sorge il “Rosa Rose” ( noto locale) quale corrispettivo di crediti vantati dai fratelli Straface. Sottolinea poi la formula “estorsiva” attraverso la fornitura del caffè Pellegino. Gli Straface, secondo Luberto, si facevano incendiare i mezzi piu vetusti al fine di dimostrare da una parte che erano vittime di danneggiamenti e dall’altra lucrare sulle assicurazioni. Sull’Airone, con la formula “chiavi in mano” si voleva arrivare ad una sovrafatturazione al fine di creare denaro liquido una cui parte finiva nella bacinella. Per confermare l’attendibilità del pentito Carmine Alfano Luberto richiama l’omicidio di Antonio Bruno ( Giravite) e ricorda come il volto dell’uomo al momento dell’agguato fosse stato rinvenuto intatto proprio perché i capi si rispettano. Una tecnica omicidiaria tipica degli zingari- fa sapere Luberto. Il magistrato fa riferimento a questo agguato perché ampiamente preannunziato dal pentito Carmine Alfano. Luberto precisa che Curto quando ha denunciato il tutto aveva già onorato le forniture, quindi non poteva utilizzare la denuncia per non pagare i debiti. TUTTE LE RICHIESTE DI PENA 1. Ginese Carmine 2. Rocco Azzaro 3. Nigro Ciro 4. Longobucco Pietro 5. Marrazzo Antonio 6. Alfano Carmine 7. Curato Vincenzo 8. Morrone Eugenio 9. Cardamone Cesare 10. Antonio Leonardo Zangaro 11. Surace Francesco 12. Straface Franco 13. Straface Mario 14. Meligeni Cosimo 15. Grisolia Vincenzo 16. Conocchia Arcangelo Francesco Damiano 17. Marrazzo Alessandro 18. Mauro Giuseppe 19. Mauro Massimo 20. Pagnotta Giacomo 21. Piccoli Antonio 22. Villì Michele 23. Vidarte Mansilla Alba Rosa 24. Ursomarso Giuseppe 25. Presta Giuseppe anni 16 anni 16 anni 16 anni 27 anni 8 anni 5 anni 5 anni 9 anni 6 anni 7 anni 7 anni 17 anni 14 anni 6 anni 6 anni 15 anni 24 anni 20 anni 6 anni 16 anni 20 anni 15 anni 16 anni 21 anni 14 26. Paduano Sabatino 27. Paduano Massimiliano 28. Paduano Fabio 29. Milani Gualtiero 30. Mesiti Alberto 31. Malvito Renato 32. Lupone Massimo Franco 33. Grosso Vincenzo 34. De Nuzzo Carmine 35. Ben Sahri Adil 36. Conocchia Arcangelo 37. Conocchia Salvatore 38. Conocchia Antonio 39. Luzzi Gennaro 40. Di Iuri Osvaldo 41. Presta Gianluca 42. Martorelli Attilio 43. Postorivo Antonio Domenico 44. Guaman Edwin Jovanny 45. Bevtsyk Liliya 46. Voytovych Halyna 47. Guglielmello Mario (deceduto) 48. Minghetti Eugenio Roberto 49. Nasso Girolamo 50. Cimino Lucia anni 13 anni 13 anni 13 anni 9 anni 13 anni 14 anni 14 anni 14 anni 16 anni 13 anni 14 anni 13 anni 13 anni 14 anni 14 anni 14 anni 13 anni 13 anni 13 anni 5 anni 5 anni 9 anni 12 anni 2 51. MARTILOTTI Leopoldo Cosimo 52. AMATO Natalina 53. Arcidiacono Filippo 54. Pianeta Angelo 55. Dudek Magdalena 56. Mohamed Zydan Ivan Said 57. Di Dieco Antonio 58. Villì Andrea 59. Cerza Luca 60. Basile Giorgio 61. Cimino Giovanni 62. Russo Tommaso 63. Cangiano Antonio 64. Converso Giampiero 65. Cimino Massimo 66. Chiaradia Piero Francesco 67. Guidi Giovanni 68. Morrone Francesco 69. Rende Lucia 70. Straface Fabio 71. Straface Lucia 72. Straface Rossella 73. Straface Davide 74. Straface Santino 75. Straface Santo anni 3 anni 6 anni 3 mesi 6 anni 4 anni 5 anni 4 anni 7 anni 13 anni 6 anni 5 anni 5 anni 5 anni 5 anni 5 anni 4 anni 14 anni 14 assoluzione mesi 6 anni 1 anni 1 anni 1 anni 1 anni 1 anni 1 Cassano. Inchiesta “Street Market”, gli imputati hanno patteggiato Droga al bar, spacciatori condannati di FRANCESCO MOLLO CASSANO - Il giudice del Tribunale di Castrovillari, Antonio Gatto, ha suggellato con sentenza le pene(frutto di patteggiamento tra Procura e difesa) degli arrestati dell’operazione antidroga denominata “Street market” che nel marzo scorso ha sgominato un massiccio traffico di eroina e cocaina che ruotava intornoalbar Doriano,nellapiazza di Doria, a Cassano Jonio. LE PENE. Antonio Bevilacqua, 3 anni e 6 mesi, e 14mila euro di multa; Fabrizio Praino, 3 anni di reclusione e 12,600 euro di multa; Pietro Milito, 3 anni e 1 mese, 9.000 euro (1 anni e 4.000 euro gli vennero inflitti nel giugno 2010, per fatti connessi); Franco Mario, 3 anni e 8.000 euro di multa (1 anno e 4 mesi più 5.000 euro di multa che si sommano alla pena di 1 anno e 8 mesi e 3.000 euro di multa inflitti l’anno scorso dallo stesso tribunale per fatti collegati; Alessandro Graziadio, 2 anni, 4 mesi e 4.000 euro di multa; (1 anno e 2 mesi e 3.000 inflitti nel novembre 2010, il resto ieri); Rosetta Gabriele, 1 anno e 6 mesi e 6000 euro di multa; Giovanni Sassone: 1 anno e 20 giorni più 2.400 euro di multa (10 mesi e 2.000 inflitti nell’aprile 2010); Filippo Lorenzo Rinaldi, 9 mesi e 3.000 euro; Roberto De Rose, 7 mesi e 1.400 euro; Natale Voto, 6 mesi e 1.400 euro di multa. Bevilacqua, Praino e Milito sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali; e insieme a Mario e Graziadio dovranno farsi carico anche della spese della carcerazione. Per tutti quelli condannati a meno di 3 anni di reclusione è scattata la sospensione della pena; e dunque, per Graziadio e Gabriele, che erano ancora in carcere, il giudice ha disposto la liberazione, se non detenuti per altra causa. Restano da definire le posizioni di Marco Longhi, Aldo Caruso, Giuseppe Rinaldi, Annalisa Parrotta, Mariuccia Parrotta e Francesco DeRose.I primiduepatteggeranno all’udienza del 25 ottobre; gli ultimi tre hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario, e dunque per loro il processo va avanti. Rinviata invece il patteggiamento di Giuseppe Rinaldi, considerato il referente di tutto il traffico: per lui la difesa ha scelto di attendere l’esito della sentenza della Corte di Cassazione che oggi è chiamata a esprimersi sul ricorso presentato dalla procura guidata da Franco Giacomantonio contro le scarcerazioni stabilite dal tribunale del riesame di Catanzaro che nei giorni successivi all’operazione ha alleggerito tutte le misure cautelari emessedal ilgiudice per le indagini preliminari del tribunale di Castrovillari, Annamaria Grimaldi. L’ACCUSA. Hanno dovuto faticare non poco gli avvocati Mauro Cordasco, Andrea Garofalo, Michele Donadio, Rosetta Rago, Natale Morrone, Lucio Esbardo, Giuseppe Il Tribunale di Castrovillari Zumpano e Gaetano Di Cunto per ribassare pene che nelle intenzioni originarie del sostituto procuratore di Castrovillari, Larissa Catella, potevano essere molto più alte. Ed è stato grazie alla minuziosa attività di indagine condotta dai poliziotti del commissariato di Castrovillari che la procura è riuscita a tenere alta la mano. In unanno di investigazioni, videoriprese, intercettazioni e pedinamenti gli uomini del vicequestore Zanfini hanno confezionato un dossier accusatorio che ha lasciato gli indagati senza altra via d’uscita se non il patteggiamento. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Jonio Venerdì 21 ottobre 2011 Rossano e costa jonica Venerdì 21 ottobre 2011 Per il sacerdote simbolo della lotta alla mafia «bisogna aiutare le persone a emanciparsi» Creare una cittadina solidale Presentato il progetto di volontariato con don Giacomo Panizza di STEFANIA SCHIAVELLI ROSSANO –«Crescere insieme nella cittadinanza solidale». E’ questo il titolo del programma presentato nel pomeriggio dello scorso mercoledì nell’aula magna dell’istituto tecnico per geometri “Falcone-Borsellino” dello scalo di Rossano, alla presenza di Don Giacomo Panizza, simbolo della lotta alla mafia, relatore d’eccezione. Si tratta di un progetto che parte dalla volontà di fare volontariato e di essere solidali con il prossimo e che è stato concretamente realizzato dalla collaborazione tra 11 associazioni di volontariato. Il progetto è stato realizzato con il sostegno della “Fondazione con il sud” e il patrocinio del Comune di Rossano che nel dibattito è stato rappresentato dall’assessore alle politiche sociali Vincenzo Grispino. Grispino riferendosi al mondo del volontariato ha detto: «Bisogna dare spazio alla parte sana della società, mi auguro che le istituzioni e le associazioni di volontariato possano mettersi in rete per dare risultati efficaci alle persone che soffrono». È poi intervenuto Vito Saccone, coordinatore delle associazioni di volontariato dello Jonio, che sulla linea dell’intervento dell’assessore ha rilevato: “«Il cambiamento può avvenire solo se si lavora insieme per migliorare». È stata poi la volta di Gabriella Gobbi, presidente dell’organizzazione di volontariato “Insieme”che è stata il punto di partenza del programma poi sviluppato con le altre associazioni. La presidente ha spiegato alla platea la doppia finalità del programma, quello di creare unità nelle azioni di volontariato e quella di creare cultura del cambiamento sociale con particolare attenzione agli ideali di giustizia e solidarietà per : «Creare insieme un nuovo futuro per il sud». Presente La presentazione del progetto a Rossano anche l’assessore ai servizi sociali del comune di Cassano Giuseppe Pescia. Ma l’intervento più atteso e più seguito è stato sicuramente quello di don Giacomo Panizza, grande esempio di coraggio nella lotta alla mafia e di progettualità positiva in un territorio difficile quale il mezzogiorno. Con grande schematicità e garbo Don Giacomo ha tracciato il ruolo del volontariato nella cittadinanza solidale in Calabria distinguendo i vari volti del fenomeno. «La solidarietà non è un optional quando qualcuno ha bisogno», ha dichiarato il sacerdote, facendo la netta distinzione tra un mero, «volontariato assistenzialistico» e un vero «volontariato promozionale». Don Giacomo Panizza invita dunque a non fermarsi semplicemente ad aiutare in modo sterile, ma sottolinea la necessità di un volontariato che spinga sul tema dei diritti perché per «costruire una cittadinanza solidale bisogna aiutare le persone ad emanciparsi» serve dunque un affiancamento educativo per «trasmettere a chi ha bisogno l’abilità a non farle per loro». Don Giacomo, nella sua relazione dal titolo “Il ruolo del volontario per la costruzione di una cittadinanza solidale in Calabria” punta dunque a non fare mera beneficenza ma a costruire uno stato del Welfare promuovendo così una democrazia solidale. In seguito Anna Maria Donnarumma, presidente del Pro.Do.C.S ha illustrato la sua relazione intitolata “Il volontariato leva di crescita umana e sociale”, illustrando quelle che sono le iniziative europee e quelle nazionali in tema di solidarietà e volontariato. L’iniziativa di Federimprese per la posta elettronica certificata «Semplificare la comunicazione» ROSSANO – La sede regionale rossanese della Federimprese offre agli associati la Pec (Posta elettronica certificata). Semplificare e velocizzare la comunicazione, ecco il contributo di Federimprese. I termini scadono il 29 novembre prossimo. Per il mancato o ritardato adempimento sanzioni fino a 2 mila e 65 euro. «Privilegiando l’utilizzo del servizio Pec - dichiara il Presidente di Federimprese Calabria Francesco Beraldi - rispetto ai tradizionali strumenti di comunicazione, quali fax e raccomandate, si avrà un notevole risparmio di tempo e denaro, ottenuto dal costo fisso della casella Pec, indi- pendente dalla quantità o dimensione dei messaggi spediti e/o ricevuti. L’obiettivo di Federimprese è quello di agevolare i propri associati nella semplificazione e velocizzazione della comunicazione». «Entro il 29 novembre – ricorda Beraldi – le società di persone e di capitali dovranno obbligatoriamente comunicare il proprio indirizzo di posta elettronica certificata a pena di pesanti sanzioni che vanno dalle 206 alle 2mila e 65 euro. Federimprese offrirà il servizio gratuitamente ai propri associati e a quelli che si assoceranno entro il 2011”. g. s. Tra i progetti dell’Anteas aiutare i pensionati con i modelli del censimento L’ingresso del cimitero Iniziativa Caritas per la ricorrenza del 2 novembre ROSSANO – Iniziativa del Centro Diocesano Pastorale della Carità dal titolo “Diamo un aiuto a chi non ce l’ha con il Fiore della Carità”. L’appuntamento si ispira in particolare alle seguenti finalità: tutela del creato, corretto utilizzo delle risorse, risparmio, sobrietà e beneficenza nell'atmosfera della imminente ricorrenza del giorno dei defunti. Dunque, raccogliere offerte per i più bisognosi, fare donazioni alternative al consumo, e spesso allo sperpero di fiori e piante, destinati ad essere presto cestinati. È, questo, l'auspicio che la Caritas diretta dal parroco Don Vincenzo Miceli vuole condividere con la città, nello spirito del messaggio diocesano ribadito in ogni occasione dall’arcivescovo della diocesi di Rossano – Cariati, monsignor Santo Marcianò. A tal fine, quindi, all’ingresso del complesso cimiteriale, da domenica 30 ottobre fino a mercoledi 2 novembre, dalla mattina alla sera, saranno presenti diversi stand con i volontari della Caritas ed i referenti della diocesi. L’offerta in denaro è una delle forme attraverso cui esprimere vicinanza verso il prossimo nel bisogno. Può essere l'inizio di un coinvolgimento verso i poveri che diventa carità vera. Il contributo di tutti è molto importante, prezioso. «Il gesto della donazione – sottolineano i promotori –è come un fiore, ma che non appassisce». Maggiori informazioni su questa e su altre iniziative sono reperibili sul sito ufficiale della Caritas diocesana www.caritasrossano.it. Lavori dell’Enel Scoperto dal padre di GIUSEPPE SAVOIA Interruzione dell’energia elettrica In scena lo spettacolo “Lo strano caso di Felice Cocuzza” alla Scalo A teatro per il sociale ROSSANO – L’Anteas di Rossano e l’organizzazione sindacale Fnp Cisl rinnovano e rafforzano il loro impegno nel sociale, attraverso un qualificato programma di iniziative culturali e di socializzazione. Con tale spirito, sì è svolta, infatti, grazie all’impegno degli associati della Anteas e della Fnp Cisl, presso lo storico Teatro Amantea-Paolella del centro storico di Rossano, lo scorso 14 ottobre, una splendida iniziativa culturale, attraverso la rappresentazione della commedia in due atti dal titolo “Lo strano caso di Felice Cocuzza”, interpretata dalla compagnia teatrale promossa dalla Fnp Cisl di Cosenza “Non e’ mai troppo tardi”. Un lavoro che ha visto il massimo impegno degli attori, tutti accomunati dalla passione per il teatro giovani e meno giovani sotto l’ottima regia di Barbara Pasqua e la direzione artistica di Ivana Verre. Gli interpreti, in una meravigliosa scenografia e coreografia di una sala gremita in ogni ordine di posti, hanno riscosso ripetuti applausi a scena aperta. L’iniziativa culturale è stata patrocinata dall’Anteas (Associazione Nazionale Terza Età Attiva per la Solidarietà), di Cosenza con la collaborazione dell’Anteas di Rossano che nei suoi quattro mesi di attività sta realizzando iniziative con finalità cultu- teas provinciale e locale, che in poco tempo, con impegno costante stanno rafforzando il ruolo sociale dei rispettivi sodalizi, all’insegna degli obbiettivi di promozione sociale, integrazione e solidarietà che costituiscono linee guida dell’azione della Cisl a tutti i livelli. Per il neo Presidente dell’Anteas di Rossano, Tonino Guarasci, con questa e con le altre iniziative realizzate e in cantiere «l’associazione, nata da poco ma già impegnata su mille fronti, vuole faUn momento dell’incontro promosso dall’Anteas vorire i percorsi di socializzazione e di valorizzazione del rali, di assistenza e tutela degli antempo libero, attraverso il coinvolgiziani del territorio e di tutte le persomento degli associati in progetti che ne che affrontano situazioni di disarivestono una forte valenza sociale». gio sociale. L’Anteas di Rossano, sempre in Erano presenti in sala all’appuntaquesti giorni, sta realizzando ultemento il segretario provinciale della riori azioni e progetti, attraverso la Fnp Cisl Salvatore Marsico, il Presicostituzione di un ufficio che aiuta i dente dell’Anteas provinciale Benito pensionati e gli associati alla compiRocca, che ha illustrato le tante inilazione dei modelli del censimento, ziative in corso di realizzazione. Il senonché attraverso la prossima apergretario provinciale della Cisl, Tonitura un punto salute con operatori no Russo, presente all’iniziativa, ha, sanitari che effettueranno alcune tinel suo breve intervento, elogiato la pologie di controlli come la misurabravura e la passione degli attori, e zione della pressione. nel contempo espresso apprezzamento per il lavoro svolto dall’Ang. s. ROSSANO – Una interruzione di energia elettrica interesserà nella giornata odierna alcune zone dello scalo della città bizantina di Rossano. A seguito di lavori pubblici, l’interruzione del servizio di energia elettrica, è previsto, appunto, come dicevamo, per oggi dalle ore 8 alle ore 13. Le zone interessate sono contrada Amarelli, contrada Leuca e viale Sant’Angelo, allo scalo cittadino. “L’intervento, da parte di Enel Spa, si è reso necessario - si legge in una nota stampa diramata dal Palazzo di Città di piazza Santissimi Anargiri a Rossano Centro - per effettuare lavori di manutenzione, della stessa società, sui propri impianti”. Durante i lavori potrebbe essere riallacciata la corrente per prove tecniche, solo temporaneamente. La società Enel Spa, pertanto, raccomanda, pertanto, di non utilizzare gli ascensori e di non commettere imprudenze. g. s. Giovane trovato in casa senza vita ROSSANO – Un giovane ventiquattrenne rossanese R.T. è morto nella giornata di ieri, pare per un overdose. Il giovane è stato rinvenuto cadavere sul pavimento della propria abitazione, in una contrada del rossanese, dal padre che era fuori e stava tornando a casa. R.T. al momento dell’accaduto era da solo in casa ed accusato il malore si è accasciato a terra. Colpo per il genitore che tornato a casa ha rinvenuto buttato a terra il proprio figlio senza vita. Sul luogo dei fatti è intervenuto il medico legale dell’azienda sanitaria provinciale con sede a Rossano, dottoressa De Simone che altro non ha potuto fare che constatare lo stato di decesso del giovane ragazzo rossanese. Il corpo è stato poi trasportato presso l’obitorio del presidio ospedaliero “Nicola Giannettasio” di Rossano a disposizione della competente autorità giudiziaria. Sull’accaduto indagano i carabinieri della compagnia di viale Sant’Angelo a Rossano. f. a. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 38 Cosenza Gazzetta del Sud Venerdì 21 Ottobre 2011 9 Calabria . Il governatore della Calabria, indagato dalla Procura da ex sindaco di Reggio nell’ambito del “Caso Fallara, continua a manifestare serenità e fiducia Scopelliti a metà novembre davanti ai pm La relazione ministeriale parla di un disavanzo del Comune di circa 80 milioni, la stessa cifra indicata dal presidente Tonio Licordari REGGIO CALABRIA Il governatore Giuseppe Scopelliti si presenterà a metà novembre davanti ai magistrati per farsi interrogare. Per la data (possibilmente giorno 17) si terrà conto degli impegni politici e istituzionali del presidente, che è indagato, nell’ambito dell’inchiesta sul “caso Fallara”, per falso in atto pubblico nella sua qualità di ex sindaco di Reggio, assieme ai revisori dei conti dell’epoca Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico e Ruggero Alessandro De Medici. Il provvedimento riguarda presunte irregolarità nei bilanci che vanno dal 2008 al 2010. Sempre sui bilanci del Comune di Reggio è stata resa nota nei giorni scorsi una relazione ispettiva del Ministero dell’economia che ha rivelato anomalie nei bilanci pari a 170 milioni di euro nell’arco di tempo che va dal 2006 al 2010. Ma la novità del giorno è che ieri, nelle mani del sindaco Demetrio Arena, è arrivata anche la seconda relazione (190 pagine) che gli stessi ispettori del Ministero dell’Economia, Vito Tatò e Giovanni Logoteto, avevano elaborato su richiesta della Procura di Reggio nell’ambito dell’inchiesta sul “caso Fallara”, la dirigente del settore Finanze del Comune che sì è suicidata il 16 dicembre scorso. Nella sostanza anche questa seconda relazione ispettiva contiene le stesse criticità, ma quantifica un disavanzo che oscilla fra i 75 e gli 85 milioni di euro. Un “rosso” che il Comune deve ripianare in tre anni. Ed è lo stesso deficit che proprio Giuseppe Scopelliti aveva dichiarato nel dicembre del 2010, quando il centrosinistra reggino, in particolare il Pd, indicava cifre molto più alte, tanto da lanciare segnali di possibile dissesto. Mentre la minoranza “carica” (si annunciano altre interrogazioni parlamentari e il Pd programma una manifestazione a Reggio per il 29 ottobre), il governatore continua ad esprimere serenità: «Chiarirò tutto ai magistrati. Mi vengono attribuite responsabilità che riguardano esclusivamente aspetti tecnico-amministrativi che esulano dalle mie competenze politiche. Si tratta, quindi, di un atto dovuto appunto nella mia qualità di sindaco che ha avuto per otto anni un’Amministrazione che ha governato e che ha dato dei grandissimi risultati che sono sotto gli occhi di tutti». «Ovviamente – ha aggiunto – questo crea un motivo di strumentalizzazione e di preoccupa- zione in taluni. Sicuramente sono molto sereno perché so quali sono le mie responsabilità e quelle che sono le mie competenze e lo ero al tempo nella mia qualità di sindaco. Purtroppo, bisogna rispondere anche di responsabilità che non sono proprie ma nella qualità di amministratore. Questo significa che non abbiamo alcuna difficoltà a ribadire l’impegno di andare avanti sulle scelte fatte. La strada è sempre più tortuosa e ci rendiamo conto delle difficoltà che abbiamo di fronte, ma noi siamo qui per garantire l’idea di una Calabria che può e deve cambiare». Sereno anche per gli attestati di solidarietà che gli sono giunti dai massimi livelli del partito, dall’intero centrodestra, compresi gli esponenti dell’Udc calabrese. Oggi Scopelliti sarà a Capri per partecipare al congresso dei giovani industriali. Intanto una buona notizia per l’ex sindaco. Nel sondaggio di Datamonitor si conferma il sesto posto nella top 10 dei governatori più apprezzati. La classifica è guidata Luigi Zaia (Veneto), seguito da Roberto Formigoni (Lombardia), Enrico Rossi (Toscana), Vasco Errani (Emilia Romagna), Raffaele Lombardo (Sicilia) e Giuseppe Scopelliti (Calabria). Renata Polverini (Lazio) è settima, Nichi Vendola (Puglia) è nono. A proposito degli attestati di solidarietà ricevuti, oltre a quelli del Pdl ad ogni livello, ci sono quelli significativi dell’Udc. Il presidente del Consiglio Franco Talarico, nell’esprimere la convinzione che «Scopelliti chiarirà la sua posizione», commenta: «La vicinanza e l’affetto della maggioranza dei calabresi, che gli riconoscono passione e impegno nella sua attività, gli consentiranno di proseguire nel cammino intrapreso per il cambiamento e il riscatto della Calabria». E l’on. Roberto Occhiuto lo invita a conservare «la serenità necessaria» e sottolinea il comportamento assunto: «Scopelliti ha il merito di non essersi dichiarato vittima del sistema giudiziario, dimostrando un senso delle istituzioni che, di questo tempi, non è proprio molto frequente». Alfonso Dattolo gli esprime vicinanza a nome di tutto il gruppo Udc alla Regione. Tutti i senatori calabresi del Pdl da Vincenzo Speziali a Franco Bevilacqua, da Giuseppe Valentino a Gegé Caligiuri sono convinti che «Scopelliti uscirà ancora più rafforzato da questa vicenda. Egli è un esempio per tutto il Paese di buon governo». Infine tutta la Giunta regionale fa quadrato attorno al governatore. Secondo la perizia il sindaco poteva non avere consapevolezza Emergono gravi irregolarità e artifici realizzati per far quadrare i conti Giuseppe Scopelliti, indagato a Reggio per il “caso Fallara”, ieri ha ricevuto un bella notizia: si conferma al sesto posto nei top 10 dei governatori REGGIO CALABRIA . L’inchiesta giudiziaria legata al “caso Fallara” è giunta a uno snodo cruciale. I magistrati reggini, coordinati dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza, analizzando i dati concernenti le somme trattenute al personale dipendente del Comune di Reggio a titolo di Irpef, hanno rilevato che le stesse non sarebbero state versate e sarebbero cresciute fino a toccare i 20 milioni di euro nel 2010. Tra le irregolarità ci sarebbero, inoltre, i prelievi di somme dalle gestioni vincolate, connesse a lavori pubblici e fondi statali. in totale mancanza dei presupposti di legge. Va, dunque, nella direzione di fare chiarezza l’invito a comparire notificato all’ex sindaco Giuseppe Scopelliti e ai revisori dei conti, Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico e Ruggero Alessandro De Medici. Gli approfondimenti che i magistrati intendono fare sentendo i quattro indagati sono legati alle considerazioni contenute nella perizia di 135 pagine consegnata nei giorni scorsi dagli ispettori ministeriali: «Occorre valutare – scrivono gli ispettori – se il sindaco e il segretario comunale possano avere avuto coscienza della non veridicità dell’attestazione del collegio dei revisori dei conti sulla situazione finanziaria del Comune». E aggiungono: «Per quanto concerne le verifiche di cassa si fa presente che sono stati acquisiti i verbali del collegio dei revisori dei conti relativi a tali operazioni. I verbali risultano formalmente corretti, anche se si osserva non sono protocollati, e redatti su fogli liberi. È appena il caso di sottolineare che la verifica della cassa (e la parificazione con le risultanze del tesoriere) è oggi considerato adempimento di se- condaria importanza all’interno delle funzioni generali di controllo assegnate all’organo di revisione. Per quanto attiene all’eventuale presenza di omissioni, occorre verificare quali comportamenti avrebbero dovuto essere posti in essere, e da chi, per evitare di giungere alla situazione di crisi finanziaria che oggi caratterizza il Comune. L’analisi svolta fa emergere come l’attuale crisi sia stata per alcuni anni mascherata mediante approvazione di rendiconti irregolari caratterizzati dalla sovrastima dei risultati attivi. Da ciò è disceso che anche i bilanci, parametrati su trend irrealistici dei rendiconti, sono risultati inverosimili e hanno determinato ulteriori disavanzi. In più in bilancio non sono stati contabilizzati alcuni oneri di gestione certi, derivanti spesso da obblighi contrattuali».(p.t.) REGGIO Renato Meduri, Luigi Meduri, Alessandro Nicolò e Nino De Gaetano reagiscono alle accuse del pentito I politici bollano Moio: «Dice solo falsità» REGGIO CALABRIA . Una levata di scudi. Alle accuse di Roberto Moio, nipote dei boss Giovanni e Pasquale Tegano, i politici chiamati in causa dal collaboratore di giustizia reagiscono decisamente. Davanti alla Corte d’appello, nel processo “Testamento”, nato da un’inchiesta della Dda sulle attività della cosca Libri, il collaboratore di giustizia ha fatto i nomi dei politici reggini che, a suo dire, avrebbero avuto l’appoggio della cosca Tegano nelle diverse competizioni elettorali. «Non ho mai conosciuto Roberto Moio se non attraverso le fotografie pubblicate dai quotidiani che si sono occupati dei suoi delitti e dei suoi pentimenti. Non ho mai conosciuto nessun membro dei non meglio specificati Tegano e, tanto meno, ho mai varcato la soglia di casa loro». È quanto afferma l’ex senatore Renato Meduri che ha reso noto di aver dato mandato ai propri legali per tutelare la sua immagine. Renato Meduri Luigi Meduri Antonino De Gaetano Anche Luigi Meduri preannuncia querela e stronca il pentito accusandolo di dire falsità. L’ex sottosegretario di Stato precisa: «Non conosco Moio, non ho mai visitato e non ho mai chiesto voti alla famiglia Tegano. Voglio ricordare che l’ultima mia elezio- ne è avvenuta nel 2001 ed ero candidato alla Camera nel collegio uninominale di Locri. Nel 2000 , alle Regionali che videro il trionfo del centrodestra in provincia di Reggio, da presidente in carica della Giunta sono stato eletto con appena seimila voti». Il governatore Giuseppe Scopelliti, nel comunicare la decisione di adire le vie legali, sostiene di non aver mai avuto nessun rapporto di conoscenza, neanche indiretta, con i Tegano: «Ritengo l’accaduto – ha affermato –, che mi lascia perplesso, alla stregua di un tentativo del collaboratore di giustizia escusso finalizzato a legittimare la sua valenza processuale attraverso il richiamo a nomi di noti personaggi politici». Anche Alessandro Nicolò, vicepresidente del Consiglio regionale, ha dato mandato ai suoi legali di esperire ogni idonea iniziativa a tutelare la sua onorabilità: «Nella mia carriera politica – spiega – ho fatto almeno un centinaio di incontri elettorali in luoghi pubblici o aperti al pubblico e sempre con la massima trasparenza. Non ho mai avuto rapporti di alcun genere nè con Moio, nè con altri soggetti di dubbia moralità». Il consigliere regionale Nino De Gaetano, oltre ad annunciare che Moio dovrà rispondere nelle sedi giudiziarie, sostiene che «è inaccettabile essere chiamati in causa per interposta persona e profondamente offensivo nei confronti di un impegno politico apertamente indirizzato al contrasto mafioso».(p.t.) REGGIO La decisione emessa dal gup Barillà a conclusione dell’udienza preliminare del procedimento nato dall’operazione “Alta tensione” Clan Borghetto-Zindato-Caridi, rinviati a giudizio i 33 imputati Paolo Toscano REGGIO CALABRIA Tutti ha giudizio. Il gup Cinzia Barillà ha disposto il processo per i 33 presunti appartenenti al clan Borghetto-Zindato-Caridi, nei cui confronti si procede con il rito ordinario nell’ambito dell’operazione “Alta tensione”. Il 15 dicembre prossimo, davanti al Tribunale reggino dovranno comparire per rispondere di associazione mafiosa e altro: Natale Alampi, Eugenio “Gino” Borghetto, Tullio Borghetto, Bruno Caridi, Santo Giovanni Caridi, Demetrio Giuseppe Cento, Antonia Contestabile, Carmelo Gattuso, Natale Iannì, Paolo Latella, Pasquale Giuseppe Latella, Domenico Malavenda, Osvaldo Massara, Giampiero Melito, Concetta Modafferi, Francesco Modafferi, Giuseppe Modafferi, Carmela Nava, Tommaso Paris, Biagio Parisi, Giuseppe Parisi, Fabio Pennestrì, Matteo Perla, Vincenzo Quartuccio, Franco Fabio Quirino, Giuseppe Riggio, Diego Rosmini, Sebastiano Sapone, Massimo Orazio Sconti, Domenico Serraino, Giovanni Zindato, Giuseppe Zindato, Nicolina Zumbo. Il giudice dell’udienza preliminare ha prosciolto due imputati solo in relazione a tre singoli capi di imputazione. Ha dichiarato, infatti, il non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di Fabio Pennestrì, difeso dagli avvocati Giacomo Iaria e Basilio Pitasi, per il reato di danneggiamento e detenzione illegale di pistola; Natale Iannì, difeso dagli avvocati Basilio Pitasi e Francesco Calabrese, invece, è stato prosciolto per l’episodio delle pistole regalate a Francesco “Checco” Zindato in occasione della nascita di una coppia di gemellini. Dagli accertamenti svolti dopo l’arresto era emerso che si trattava di uno scherzo e le famose armi altro non erano che pistole giocattolo. C’è da ricordare che altri sei imputati hanno scelto di definire la posizione nelle forme del rito abbreviato. Il relativo procedimento deve ancora iniziare e riguarda Francesco “Checco” Zindato, Gaetano Andrea Zindato, Antonino Caridi, Antonino Arabesco, Antonino Idotta e il pentito Carlo Mesiano. Il procedimento “Alta tensione” è nato dall'inchiesta della Dda che aveva svelato l’esistenza in città di un’organizzazione criminale definita dagli inqui- Eugenio “Gino” Borghetto Natale Iannì renti come una sorta di “consorzio del pizzo”. L’operazione era scattata il 29 ottobre dello scorso anno e il personale della squadra mobile, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, aveva arrestato 33 (32 erano finiti in carcere e 1 ai domiciliari) dei 34 destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Andrea Esposito. Il provvedimento restrittivo aveva era stato emesso a seguito di una indagine che si era occupata delle vicende criminali dei quartieri Modena, S. Giorgio e Ciccarello, l'area cittadina dove, secondo l’accusa, comandava il gruppo formato dalle famiglie Borghetto-Zindato-Caridi. Gli inquirenti l’avevano inquadrato come un gruppo potente che aveva tro- vato collocazione nel cartello dei Libri di Cannavò. L’organizzazione, secondo quanto emerso dalle indagini, era in grado di far pagare il “pizzo” a commercianti e imprenditori ma anche di esercitare un efficace controllo del territorio di influenza. Ad alcuni tra i rinviati a giudizio viene contestato di essere stati determinanti nelle operazioni che hanno portato l’associazione a infiltrarsi nel mondo del calcio minore. Nell'elenco degli imputati che dovranno comparire il 15 dicembre davanti al Tribunale ci sono Eugenio “Gino” Borghetto e Natale Iannì che all’epoca dell’arresto erano rispettivamente direttore sportivo e allenatore della Valle Grecanica, società che milita nella serie D Interregionale. Gazzetta del Sud Venerdì 21 Ottobre 2011 29 Cronaca di Reggio Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.897161 / Fax 0965.897223 [email protected] Città Metropolitana incontro alla Provincia Domani pomeriggio alle 16.30 alla sala della Provincia si terrà un incontro sulla città Metropolitana. Concessionaria: Publikompass S.p.A. Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.24478 / Fax 0965.20516 [email protected] . CENTRODESTRA Il sindaco in conferenza stampa esprime preoccupazioni su tentativi di alimentare tensioni e tranquillizza cittadini e creditori Arena: il disavanzo è di circa 80 milioni «Questo indica la relazione ordinata dalla Procura. Nessun problema nella maggioranza». Oggi Consiglio Tonio Licordari Parla il primo cittadino. Ieri la seduta del Consiglio comunale (prima convocazione) è saltata. Come era prevedibile. In aula si andrà oggi per approvare il riequilibro del bilancio 2011. «Non ci saranno sorprese, la manovra passerà, la maggioranza sarà compatta», dichiara con sicurezza il primo cittadino. Sono circa le 12.45 di una mattinata convulsa e frenetica quando Demetrio Arena giunge nel salone dei lampadari, accompagnato dagli assessori, da alcuni segretari della maggioranza e da parecchi consiglieri, quando il sindaco incontra i giornalisti. Ha l’asso nella manica. La notizia del giorno, infatti, riguarda il “buco”, cioé il disavanzo del bilancio comunale. La stima è della stessa commissione ispettiva del Ministero dell’economia (Vito Tatò e Giovanni Logoteta) che aveva elaborato la relazione dei giorni scorsi, dalla quale emergevano 22 criticità nei bilanci comunali che vanno dal 2006 al 2010. Accanto pubblichiamo il tratto della relazione dove viene indicato il deficit da parte dei due esperti: oscilla appunto dai 72 agli 85 milioni. Nella serata di ieri il Pd ha diffuso un documento nel quale si sostiene che agli 80 milioni «vanno aggiunte altre consistenze poste debitorie». Insomma il balletto delle cifre continua. C’è da chiedersi: perché i commissari sostengono «si può quindi in definitiva quantificare il “buco” rinvenuto nelle pieghe del conto del bilancio...» e non procedono ad indicare le altre «poste debitorie» come sostiene il Pd? Ma torniamo alla conferenza di Arena che appare deciso e determinato. Racconta di un episodio che si è registrato mercoledì sera, sul Corso, davanti a palazzo San Giorgio. «Un gruppo di dipendenti della Multiservizi ha inscenato una protesta andando sopra le righe. Questa amministrazione ha preso degli impegni Aldo Porcelli: “Reggio Futura” sosterrà il sindaco Arena Brevissimi stralci della relazione Il “passaggio” sulla quantificazione del noto “buco” Il sindaco Arena attorniato dai componenti della Giunta nel corso della conferenza stampa tenuta ieri a Palazzo San Giorgio e pagherà. Ma non si possono tollerare azioni che rischiano di mettere a repentaglio l’ordine pubblico. È pericoloso soffiare sul fuoco. C’è la sensazione che si stia passando ad azioni violente e personalizzate». Fa un passo indietro Arena e sottolinea: «Non abbiamo mai sottaciuto le difficoltà finanziarie, neanche in campagna elettorale. La relazione del Ministero delle Finanze sostiene che ci sono irregolarità nei vari bilanci pari a 170 milioni. Risponderemo, avremo un’ interlocuzione con il Ministero, faremo le nostre controdeduzioni. Abbiamo il senso di responsabilità per uscire da questa situazione. Il nostro obiettivo è la funzionalità dell’ente». Il primo cittadino si sofferma, poi, sugli impegni: «Abbiamo pagato e pagheremo per garantire gli stipendi ai dipendenti di Leonia e Multiservizi. Ritengo però che sia necessario un confronto civile. Sono stato per tanto tempo amministratore unico dell’Atam. Debbo dire che lì c’è una cultura sindacale. Nelle società miste, gli stessi esponenti sindacali trovano difficoltà a dialogare con i loro iscritti. Occorre ristabilire un clima di responsaLuciano Squillaci: il terzo settore chiede il 30% dell’arretrato bilità». Anche il terzo settore è in agitazione. Ieri al sindaco è stata inviata una lettera a firma del coordinatore Luciano Squillaci. Tre le condizioni imposte al sindaco: «L’immediato pagamento di una quota di credito pregresso (si parla di tre milioni di euro) pari ad almeno il 30 per cento; la definizione di un piano di rientro certo che preveda tempistiche sostenibili; la convocazione di un Consiglio comunale ad hoc». Arena corregge intanto il dovuto da parte del Comune e parla di poco più di 2 milioni: «Ho già detto che è stato già destinato al terzo settore un milione e presto faremo un piano di rientro. Questo era l’impegno che ho preso davanti anche all’Arcivescovo nell’incontro che abbiamo avuto il 28 settembre. Ed è un impegno che manterrò». Oggi Consiglio. Ci sono “malpancisti” nella maggioranza? Si era parlato di “Reggio Futura” e anche dell’Udc. Arena risponde: «Sono tutti presenti. Chiedete a loro se ci sono problemi. Io credo di no». Il vicesindaco Porcino (Udc) conferma la lealtà del suo gruppo. E Aldo Porcelli, coordinatore di “Reggio Futura” mette nero su bianco, primo «per esprimere solidarietà a Scopelliti», secondo per tranquillizzare il sindaco: «Rinnoviamo la nostra fiducia al sindaco Arena, siamo convinti della sua forte azione amministrativa». Pubblichiamo brevissimi stralci della relazione ordinata dalla Procura (l’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza) agli esperti del Ministero dell’Economia. «L’analisi svolta fa emergere come l’attuale crisi sia stata per alcuni anni mascherata mediante approvazione di rendiconti irregolari caratterizzati dalla sovrastima dei residui attivi. Da ciò è disceso che anche i bilanci, parametrati su trend idealistici dei rendiconti, sono risultati inverosimili e hanno determinato ulteriori disavanzi. In più in bilancio non sono stati contabilizzati alcuni oneri di gestione certi, derivanti spesso da obblighi contrattuali (vedasi i casi dei aggi per la discussione di entrate e altri oneri per i contratti con le società dell’ente)»... ...«Tali fatti sono certamente da imputare in primo luogo al responsabile del servizio finanziario, attore primo della predisposizione di bilanci e rendiconti, ma occorre considerare i comportamenti di altri dirigenti che hanno attestato il mantenimento a residuo di somme in realtà da cancellare. La maggior parte dei residui che avrebbero dovuto essere cancellati parrebbe comunque (nell’incertezza delle divisioni di alcune competenze) dover essere attribuita allo stesso responsabile del servizio finanziario». ...«Il parere del collegio dei revisori è sempre strettamente legato alla mera conformità a legge del provvedimento, con il richiamo alle disposizioni di legge che disciplinano tale riconoscimento e viene utilizzato sempre allo stesso modello. Manca una qualsiasi analisi sostanziale dei provvedimenti, nè ci si interroga sulle motivazioni ammini- strative e finanziarie che conducono l’ente ad un tale volume di debiti fuori bilancio. Non si rinvengono critiche o suggerimenti per porre in essere azioni correttive per, quantomeno, limitare il fenomeno». ...«Si può quindi in definitiva quantificare il “buco” rinvenuto nelle pieghe del Conto del bilancio in una somma ricompresa fra i circa 72 e i circa 85 milioni di euro (considerando cioè l'effetto positivo della riduzione dei residui passivi e includendo, o meno, le somme per le quali sono rimasti elevati margini di dubbio e che necessitano più approfondite analisi)». «Si conclude che il procedimento di approvazione del rendiconto è stato caratterizzato da irregolarità formali, ma soprattutto sostanziali. Da un lato, il riaccertamento dei residui (che rappresenta il cuore dell'operazione) è stato carente nella motivazione da parte dei dirigenti responsabili e non si sono rinvenuti gli allegati relativi al Servizio Finanze e tributi, al quale fanno riferimento i residui più sostanziosi relativi alle entrate proprie dell'Ente (quelli che hanno cioè evidenziato i maggiori problemi), fatti questi che determinano l'irregolarità del procedimento». Ottavio Sferlazza Gazzetta del Sud Venerdì 21 Ottobre 2011 31 Cronaca di Reggio . La monovolume confiscata alle ‘ndrine non è finita allo sfascio, ma veicolerà informazioni sulle attività Una Mazda al Museo della ‘ndrangheta La consegna a Camera e Nasone è avvenuta in Piazza Camagna Luigi De Angelis L’impegno antimafia viaggia in monovolume, (per la precisione su una “Mazda Mpv”). Non si tratta però di puro e semplice desiderio di evasione quanto semmai del risultato di un nuovo progetto che vede impegnati sul fronte della legalità, il “Museo della ‘ndrangheta” e il movimento antimafia “Libera”. L’iniziativa, denominata “Estorto”, è stata presentata ieri in piazza Camagna alla presenza del responsabile del “Museo della ‘ndrangheta”, Claudio La Camera e del coordinatore di “Libera”, Mimmo Nasone. Ad occupare la scena è stata tuttavia l’autovettura. Il mezzo, confiscato alla mafia, è stato infatti assegnato al museo che nell’ambito del progetto “Reggio libera Reggio”, la utilizzerà per un anno per uno specifico programma di sensibilizzazione e informazione sul tema dell’estorsione, lungo tutto il territorio reggino. «L’esistenza di un’autovettura confiscata, l’unica in Italia nel suo genere, favorisce - ha spiegato La Camera - una campagna di sensibilizzazione itinerante contro la criminalità organizzata. Solitamente questo tipo di beni, dopo che i contribuenti pagano fior di quattrini per le custodie giudiziarie, finiscono al macero visti anche i tempi lunghi che decorrono tra il sequestro e la confisca. Aggiungo inoltre che ci sono autovetture di valore che potrebbero essere riutilizzate per fini sociali, come nel nostro caso. Sono aspetti del sistema certamente negativi ma ai quali noi guardiamo con atteggiamento costruttivo. «Il livello di percezione della gente sui beni confiscati – ha poi aggiunto La Camera – è piuttosto basso, molti non colgono il fatto che tutto ciò costituisce Aurelio Chizzoniti ha tenuto una conferenza sulla vicenda Trasmessi gli atti al Ministero Caso Rappoccio Chizzoniti chiede l’ispezione in Procura I rappresentanti del Museo della ‘Ndragheta e di Libera a Piazza Camagna una risorsa per la collettività». L’auto girerà molto sul territorio con del materiale illustrativo e sarà un vero e proprio punto di informazioni mobile che il museo e Libera in forma congiunta utilizzeranno per le loro attività. Proprio questa sinergia è stata messa in rilievo, come fattore chiave per sostenere il contrasto di carattere culturale. «Con questo mezzo – ha sottolineato Nasone – verranno promosse le attività del museo, compresa la campagna “Reggio libera Reggio, la libertà non ha pizzo”». Il progetto che racchiude in uno slogan tutto il suo contenuto, è nato nell’aprile del 2010 ed è oggi arrivato ad aggregare circa sessanta fra enti, associazioni, cooperative, gruppi locali oltre a millecinquecento cittadini consumatori critici che hanno aderito all’iniziativa. Ad oggi inoltre abbiamo quarantacinque imprese che espongono nell’ambito delle loro attività il logo dell’iniziativa. «La proposta – ha proseguito Nasone – che noi intendiamo rinnovare è come sempre rivolta ai cittadini e alle imprese, di avvicinarsi per cercare innanzitutto di capire di cosa si tratta e nello stesso tempo, sposare la causa giusta, facendo una scelta chiara, dicendo un forte no al pizzo. In questi mesi di intensa attività su tutto il territorio, registriamo una tendenza in positivo, se consideriamo che avevamo iniziato questo percorso con soli tre imprenditori corrispondenti ad altrettanti cittadini reggini che avevano anche denunciato. E da qui a Natale abbiamo in cantiere l’idea di assegnare un’altra decina di loghi. È’ un cammino incoraggiante – ha concluso il responsabile di “Libera” - anche perché avvertiamo che gli stessi cittadini, iniziano a cogliere l’importanza di sostenere le imprese che non pagano il pizzo. E’ chiaro che il problema sul nostro territorio ancora permane in tutta la sua complessità, anche perché molto dell’economia pulita è in mano alla criminalità organizzata tramite il sistema dei prestanome ad esempio. Per questo ci rivolgiamo anche a quelle imprese sane che ancora non sono nelle grinfie della mafia, di schierarsi con questa esperienza. Peraltro a tutto loro vantaggio visto che noi gli facciamo pubblicità orientando i consumatori”. Odeon Un convegno organizzato dalla Fondazione Guarna Prende il via oggi all’Excelsior Confronto sull’ intelligenza artificiale Una due giorni dedicata al futuro della cardiologia “Cervello, intelligenza e tecnologia: un’integrazione necessaria” è il tema di un convegno scientifico che si terrà domani a partire dalle ore 9 al cine teatro Odeon, come introduzione della cerimonia di consegna del Premio internazionale “ Eduardo R. Caianello”, prevista alle ore 12. Introdurrà i lavori Andrea Guarna dell’omonima Fondazione. Seguiranno le relazioni programmate di Eduardo Boncinelli del San Raffaele di Milano su Andrea Guarna “Il cervello e la mente”; Marco Gori dell’Università di Siena su “Le sfide dell’intelligenza artificiale”; Pietro Morasso dell’Università di Genova su “La bioingegneria come ponte tra le discipline del costruire e le scienze della vita”; Francesco Carlo Morabito dell’Università Mediterranea su “Neuroscienze , arte e tecnologia”. Seguiranno altri interventi, mentre l’evento si concluderà con la cerimonia di premiazione. “Cardioreggio 2011, dal territorio all’ospedale”, questo il tema del congresso nazionale che si terrà oggi e domani nei locali dell’hotel Excelsior. Il convegno promosso dall’Unità operativa di Cardiologia dell’Azienda ospedaliera, diretta dal primario Giuseppe Ielasi si propone di mettere a confronto i diversi specialisti provenienti da tutta Italia per dibattere su importanti argomenti di at- tualità cardiologica. L’edizione 2011 prevede due giornate-lavoro nelle quali saranno trattati i temi inerenti le nuove modalità di approccio ai trattamenti di cardiologia e nello specifico di cardiologia interventistica. La due giorni darà spazio anche ad un dibattito dedicato all’aggiornamento del collaboratore professionale con argomenti che riguardano il rischio clinico in cardiologia. Ha annunciato di aver trasmesso gli atti al ministero della Giustizia sollecitando un’ispezione alla Procura reggina. L’avvocato Aurelio Chizzoniti, già presidente del Consiglio comunale torna sulla vicenda Rappoccio e nel corso di una conferenza spiega di essersi rivolto al Csm, al procuratore e al primo presidente della corte di Cassazione, dopo aver sollecitato il procuratore generale e l’avvocato generale dello Stato presso la corte di Appello, di procedere all’avocazione delle indagini. Chizzoniti assistito dagli avvocati Carmelo Malara e Domenico Serrao, ha sottolineato come la richiesta ispettiva risulti opportuna «al fine di acquisire utili elementi di valutazioni per capire la ratio ispiratrice del modus operandi della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio, che consente ad un consigliere regionale sotto inchiesta per il reato di corruzione elettorale di continuare a esercitare le funzioni istituzionali acquisite. Ciò – prosegue Chizzoniti – perchè la magistratura inquirente reg- gina ha inteso perseguire soltanto il reato fine e non anche i reati di mezzo». Una volta spiegato il perché della richiesta ispettiva, Chizzoniti torna sulla richiesta di avocazione delle indagini e puntualizza che «la stessa è ancorata all’esigenza di favorire un controllo teso a verificare se il pm abbia diligentemente svolto le indagini tutelando adeguatamente il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale». «Se ciò è – considera Chizzoniti – come è possibile che Rappoccio abbia potuto fare tutto da solo visto che la Procura individua un tempus commissi delicti che spazia dal 2008 al 2010? Perchè non è stato contestato l’art. 87 de Dpr 570/60 particolarmente calzante nel caso di specie avendo Rappoccio utilizzato ben individuati metodi poco ortodossi già conclamati in atti ufficiali depositati dalla stessa Procura?». Risulta, quindi, conclude Chizzoniti che «la Procura ha perseguito soltanto il reato fine (corruzione elettorale) pur essendo emersi reati di mezzo». Venerdì 21 Ottobre 2011 Gazzetta del Sud 38 Reggio Tirrenica . SEMINARA-PALMI Sono ospitati in un oratorio 31 clandestini sbarcati sulla spiaggia di Calajanculla L’ACCORDO Si sblocca la vertenza Scuolabus a Palmi, il servizio riparte In questo gruppo c’era anche il giovane immigrato precipitato dal Sant’Elia con gli stessi costi Tremila euro per l’ultimo viaggio Antonio Ligato SEMINARA L’oratorio parrocchiale, in località S. Venera. Si accede dopo una ripida salita. Venti metri di strada dissestata. Senza indicazioni stradali. Si rischia di passarci davanti senza accorgersene, scendendo o salendo in macchina verso la frazione Barritteri e lo svincolo dell’A3. Una costruzione a due piani, circondata da alberi, recintata con rete metallica e un cancello scorrevole. Qui, in questa struttura sono ospitati 31 dei quarantuno clandestini, sbarcati lo scorso venerdì sulla spiaggetta di “Calajanculla”. Sono le 14,30 quando un volontario della Prociv di Cittannova, ci apre il cancello. La protezione civile, insieme ad una pattuglia di carabinieri della compagnia di Palmi, staziona giorno e notte all’interno della struttura. Gli sventurati immigrati, avevano da poco consumato il pranzo. Vivande calde, così come la colazione e la cena, sono servite con l’aiuto dei giovani volontari della locale cooperativa sociale “Alba nuova”. A gruppetti, sostano nello spazioso cortile. Qualcuno, sdraiato su una panca sotto un albero, altri seduti su un muretto. Discutono tra di loro. Talvolta si aiutano con gesti e sorrisi di assenso. In lontananza si vedono sfrecciare le auto e i camion su una delle corsie ristrutturate dell’autostrada sotto una parete di alberi d’ulivo. Arrivano fin qui i rintocchi delle campane della Basilica dedicata alla Madonna dei Poveri. L’effigie tanto cara ai se- Gli immigrati ospitati dall’oratorio con i carabinieri e i volontari della Protezione civile minaresi. Così come, è molto significativa la statua bronzea sistemata sulla destra dell’oratorio S. Maddalena di Canossa, delle figlie della carità. E la carità dei cittadini, verso questi giovani poveri, continua a manifestarsi giornalmente. Il comune di Seminara ha esortato la popolazione a voler fornire, abiti, coperte, cuscini, spazzolini, dentifrici ed altro materiale per la pulizia e l’igiene di questi giovani. Indossano gli stessi vestiti con cui sono arrivati. Magliette a mani- che corte, tute e ai piedi degli zoccoletti. Ragazzi dell’età tra i 25 e i 30 anni con ancora negli occhi l’immagine delle tragedie dei loro paesi d’origine. Giovani di etnie diverse, iraniani, afgani, bengalesi, accomunati dal sogno di libertà e di una vita migliore. Cercano conforto con gli occhi, con gli sguardi, con i gesti. Con gli occhi che, nonostante sono trascorsi alcuni giorni, non riescono a sopportare la luce del sole. Hanno viaggiato nel buio più profondo di una stiva per 5 giorni e 5 notti, prima di sbarcare nel suolo calabrese. Qualcuno di loro ci racconta in un inglese stentato l’inizio e la conclusione della loro avventura. Non sapevano della morte del loro compagno di sventura. Non potevano saperlo. Giacché, appena fatti scendere dall’imbarcazione lunga 12 metri, pilotata da un uomo di nazionalità curda, hanno subito iniziato la scalata del monte S.Elia, alla ricerca di un posto sicuro. Senza guardare indietro, badavano a metter i piedi sugli appoggi giusti. Non potevano neanche chiamarsi per nome. Non si conoscevano tra di loro. Anche se insieme si erano imbarcati in un porto della Grecia, raggiunto a piedi e dopo aver pagato ad un mediatore afgano la cifra di 3000 euro per assicurarsi un viaggio d’inferno. Shabir, un diciottenne che frequentava nel suo paese d’origine la VI classe, corrispondente al nostro secondo superiore, appare il più loquace, forse perché mastica un poco d’inglese. Ed è lui a fornirci ulteriori notizie del viaggio sul mare. Al buio, stipati in una cabina di pochi metri quadrati. Due sole bottiglie d’acqua per tutti i 41 “eroi” disperati. Acqua che è dovuta bastare per i giorni impiegati all’attraversamento del Mediterraneo. Acqua che hanno subito chiesta appena soccorsi. Acqua come la pioggia battente che li ha accolti al loro arrivo in Calabria. Quella maledetta pioggia che aveva reso viscido il viottolo facendo precipitare quel giovane il cui corpo senza vita è stato ritrovato dopo due giorni dagli uomini della polizia di Stato. Per il giovane senza nome del Bangladesh la corsa alla libertà si è purtroppo fermata in un impervio sentiero di una montagna calabrese. Intanto si muovono anche gli investigatori coordinati dalla procura di Palmi. Ormai è assodato che la spiaggia di Calajanculla è diventata un approdo per gli scafisti. Il sindaco di Seminara ha già aperto gli occhi alle istituzioni. Ivan Pugliese PALMI La tanto attesa fumata bianca è finalmente arrivata. Il comune di Palmi, rappresentato dal commissario prefettizio Antonia Bellomo e la Piana Palmi Multiservizi, hanno infatti raggiunto l’accordo per far ripartire il servizio scuolabus soprattutto per le zone più periferiche del territorio cittadino, in particolare la Tonnara e Taureana. L’annuncio è stato dato nella giornata di ieri nel corso della conferenza stampa tenutasi a Palazzo San Nicola alla presenza della Bellomo, di Saffioti, del segretario generale Ketty Romanò, dal capo area Pubblica Istruzione del comune di Palmi Maria Rosa Garipoli e dei componenti del consiglio d’amministrazione della Ppm, Rosario Scarfone e Teresa Borgese. «I ritardi – ha evidenziato la Bellomo – sono stati dovuti al ritardo dell’approvazione del Bilancio di previsione. Grazie all’ottimo rapporto messo in atto con la Ppm siamo però riusciti a trovare una soluzione positiva della vicenda». Da questo punto di vista essenziale è stata proprio la disponibilità offerta dalla municipalizzata a non alzare i costi dell’accordo che sono rimasti ancorati alle tariffe del 2005. «Siamo partiti in ritardo – ha proseguito il commissario prefettizio – ma siamo riusciti a fare le cose per bene, rispettando tutte le richieste che ci venivano fatte al riguardo dalla normativa vigente. Ringrazio ancora la Ppm e tutti i soggetti coinvolti nella vicenda per aver permesso di risolvere al meglio la questione scuolabus. Puntiamo anche alla qualità del servizio of- ferto per questo abbiamo diffuso tra gli utenti un questionario per capire come sono recepite le cose». Il servizio scuolabus sospeso ad inizio anno per il mancato rinnovo delle concessioni, anche a causa della crisi politica che aveva paralizzato le attività dell’amministrazione Gaudio con la mancata approvazione del documento contabile, aveva portato a non poche lamentele da parte delle famiglie. Una pagina negativa che, per il momento, sembra finalmente alle spalle. Il servizio per adesso è stato prolungato sino al 31 dicembre, ma le parti sono già al lavoro per apportare gli accordi necessari per garantire il prolungamento. Assieme a dipendenti e sindacati sul tavolo di lavoro ci sono anche i temi relativi agli altri servizi concessi alla Ppm e scaduti dallo scorso mese di giugno. «Ognuno – ha esordito Saffioti – ha fatto la sua parte e siamo così riusciti a fare le cose per bene. Era primario rispondere alle esigenze dei cittadini. Abbiamo anche fatto un sacrificio ma siamo contenti della risoluzione del problema. Ringrazio il commissario e gli altri funzionari, cosi come i dirigenti scolastici, per la disponibilità mostrata per risolvere la questione scuolabus. Abbiamo gettato le basi per avviare sempre più un dialogo fruttuoso per la città. Alla Tonnara eravamo già partiti lavorando gratis. Le richieste che ci arrivano sono sempre maggiori questo vuol dire che il servizio è ben accetto. Naturalmente cercheremo di garantire soprattutto le zone più lontane e meno servite. È importante – ha concluso – questa sinergia che si è creata tra più forze». ROSARNO Riproposto dall’Amministrazione comunale dopo sei anni di blackout IL DIBATTITO Domenica un utile confronto tra esperti Premio Valarioti, simbolo antimafia Rizziconi, invito alla mobilitazione Sostenere il progetto “acqua sicura” Le testimonianze del magistrato Gratteri e dell’ex sindaco Lavorato Giuseppe Lacquaniti ROSARNO Due i momenti più significativi che hanno contraddistinto questa edizione del premio intitolato a Giuseppe Valarioti, organizzata, dopo sei anni di interruzione, dall’amministrazione comunale in collaborazione con il Museo della ndrangheta, diretto da Claudio La Camera. Il primo momento è legato all’inaugurazione di una sezione speciale, all’interno della mediateca comunale, riservata al “Libri della Legalità”, presente l’assessore regionale alla cultura, Mario Caligiuri; mentre il secondo ha avuto come protagonista il giudice antimafia Nicola Gratteri, che piuttosto che parlare dell’ultimo suo libro si è rivolto ai tanti giovani presenti, spiegando loro «perché non conviene essere ndranghetisti». Assente il sindaco Elisabetta Tripodi, a rappresentare l’amministrazione è stato il Vice Carmelo Cannatà, assieme al presidente del Consiglio Antonio Bottriglieri; mentre è toccato all’assessore Michele Brilli, coordinare gli interventi. Presenti alla cerimonia le sorelle di Valarioti, Teresa ed Angela. Per l’assessore regionale Caligiuri «nel nome di Giuseppe Valarioti, da Rosarno parte il messaggio di una Calabria che vuole cambiare attraverso la cultura, che costituisce l’anticorpo per lo svi- Il pubblico che ha affollato l’auditorium Bottiglieri, Cannatà, Caligiuri, Brilli, Gratteri, e La Camera luppo economico e sociale e per costruire con dignità il nostro futuro». La mafia si può contrastare attraverso tre leve: la repres- sione, lo sviluppo economico e la cultura. Bisogna pertanto – ha sostenuto Caligiuri – «puntare sulla formazione dei giovani e dei cittadini, ricor- dando che i libri sono schegge di luce, frecce che incendiano l’aurora». Si è detto felice di inaugurare una sezione speciale della Biblio-mediateca comunale, diretta da Carmen Lacquaniti, «un social network di eccellenza, dove vengono sprigionate energie e si lavora per costruire un futuro diverso». Il giudice Nicola Gratteri, senza inutili giri di parole, ha fatto chiaramente intendere ai ragazzi di Rosarno presenti nell’Auditorium, che pur vivendo in una città ad altissima densità mafiosa, non devono vergognarsi di essere meridionali, anzi devono provare orgoglio per le proprie origini. «Le mafie a Rosarno, come a Locri o Africo, sono una minoranza, ma attrezzata, organizzata e compatta. Noi invece viviamo in modo disordinato e sparso». Gratteri ha detto di volere mettere nelle coscienze dei giovani il tarlo del dubbio, ed è per questo che è felice di girare per le scuole per spiegare loro perché bisogna stare alla larga dalle profferte interessate della ’ndrangheta, che portano alla rovina migliaia di giovani e distruggono le loro esistenze e quelle dei loro familiari. Toccante, infine, l’intervento dall’ex sindaco Giuseppe Lavorato, che ha ricostruito le tappe più significative del premio dedicato a Valarioti, dalla sua nascita (1990) ai giorni nostri. Francesco Inzitari RIZZICONI Indetto da Cittadinanza Democratica per Rizziconi “Politica attiva per la tutela dei diritti dei cittadini”, domenica 23 ottobre, alle ore 11, nella sala convegni di Palazzo San Teodoro di piazza Marconi si svolgerà un interessante convegno. Il tema che sarà presentato al pubblico verterà su “Progetto acqua sicura per Rizziconi”. A inaugurare l’importante appuntamento sarà Sebastiano Polimeno, quindi seguiranno gli interventi del dottor Domenica dibattito sull’acqua Salvatore Del Giglio, nella qualità di sub commissario al comune pianigiano e della coordinatrice di Cittadinanza Democratica locale, dottoressa Anna Infantino. A chiudere, infine, l’inter- vento del dottor Carmine Ventre. I partecipanti, nei loro interventi, cercheranno di analizzare il tema trattato sul prezioso liquido evidenziato dalle loro relazioni, e nel contempo, cercheranno di individuare un progetto che possa essere utile all’uso sicuro dell’acqua da parte dei cittadini. In considerazione del tema oggetto del convegno, si prevede una massiccia partecipazione della comunità rizziconese alla quale, i responsabili di Cittadinanza Democratica hanno rivolto formale invito attraverso una locandina fatta affiggere in tutti i locali pubblici del territorio comunale. GALATRO Seminari informativi organizzati da CoDiCi Come evitare le trappole finanziarie Umberto di Stilo GALATRO Giuseppe Salamone, responsabile dello sportello territoriale di CoDiCi (Centro per i diritti dei cittadini) sta lavorando alla organizzazione di una serie di incontri, da temere nei paesi interni della Piana (Laureana, Galatro, Serrata), per discutere delle complesse problematiche legate alla gestione dei risparmi e, soprattutto, al credito al consumo e all’accesso al credito. Si tratta di una vera e propria alfabetizzazione finanziaria destinata alla fascia adulta e mirata a favorire l’acquisizione di un approccio metodologico capace di far crescere la consapevolezza delle situazioni finanziarie, dei vantaggi e dei rischi che, soprattutto in questi ultimi mesi, sono connessi alla delicata fase economica che sta attraversando il nostro paese insieme a diverse altre realtà economiche internazionali. Tale situazione rende più difficile e costosa la raccolta del denaro da parte delle banche che quindi applicano un costo maggiore per la concessione dei mutui. «Le conseguenze di questa stretta creditizia – com- menta Salomone – si ripercuoteranno sui consumatori, sulle famiglie che incontreranno maggiori difficoltà nell’ottenere il finanziamento dei mutui». Dalla determinazione di fornire informazioni e chiarimenti ai cittadini e di assicurare gratuite consulenze, è nato il progetto “Check up diritti”. Il primo incontro, che si terrà a Laureana, è già stato programmato per il prossimo 5 novembre; allo stesso l’organizzatore Salamone ha invitato anche i rappresentanti degli istituti di credito che operano sul territorio. Gazzetta del Sud Venerdì 21 Ottobre 2011 41 Reggio Ionica . MELITO Ferimento del piccolo Antonino Laganà e tentato omicidio di Francesco Borrello PALIZZI Avviato il processo d’appello alla sbarra i due Foti e Manti “Aggregare qualità per affrontare le sfide del mercato” La difesa degli imputati ha chiesto la riapertura del dibattimento Giuseppe Toscano Il momento della consegna, in Svizzera, delle firme contro il carbone MELITO Al via il processo d’appello per il ferimento del piccolo Antonino Laganà e il tentato omicidio di Francesco Borrello. Alla sbarra: Leonardo Foti, che in primo grado si è visto infliggere 26 anni di reclusione; Antonino Foti (23 anni) e Francesco Manti (3 anni). I primi due sono stati chiamati a rispondere di aver concorso quali mandanti, sia moralmente che materialmente, dei fatti accaduti il 6 giugno 2008 sul lungomare dei Mille a Melito Porto Salvo; il terzo, invece, di favoreggiamento. Ieri mattina, nel corso dell’udienza svoltasi davanti al collegio presieduto da Ornella Pastore (a latere Gullino e Blatti), alla presenza di tutte le parti costituite c’è stata l’“introduzione” della causa da parte del giudice relatore Gullino e a seguire le richieste dei difensori degli imputati (avvocati Francesco Calabrese e Loris Nisi), cui si sono opposti sia il procuratore generale, sia i legali delle parti civili: per i genitori di Antonino l’avvocato Francesco Floccari, per la Provincia Pierpaolo Emanuele, per la Regione Lucio Romualdo e per il Comune di Melito Margherita Crocè. La difesa degli imputati ha chiesto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale, in particolare per effettuare un esperimento giudiziario utile alla verifica dei tempi necessari per la percorrenza del tratto di strada che va dallo spiazzale del Santuario di Porto Salvo (dove uno sconosciuto aveva esploso i colpi di pistola che avevano ferito Francesco Borrello, il vero obiet- MONTEBELLO La petizione popolare “Si all’energia pulita no al carbone” Consegnate le firme Federico Strati MONTEBELLO Luogo del ferimento di Franco Borrello sul lungomare davanti al Santuario di Melito Porto Salvo tivo dell’agguato, e il piccolo Antonino) e il parcheggio di via Del Fortino (dove è stato trovato il motorino utilizzato dal “pistolero” per la fuga); per riascoltare alcuni testimoni; per “ripulire” il filmato acquisito dagli inquirenti perché, a giudizio della difesa, così com’è non è nitido. A queste richieste si è opposto il pg, secondo il quale non ricorrono le condizioni per rinnovare l’istruttoria dibattimentale. Si sono anche opposti i legali delle parti civili. La Corte si è riservata di decidere, aggiornando il processo al prossimo 17 novembre. All’arresto dei due Foti e di Francesco Manti i carabinieri della compagnia di Melito Porto Salvo e della stazione di Saline Ioniche erano giunti a chiusura del lavoro investigativo svilup- Leonardo Foti pato a partire dal giorno della sparatoria. Antonino Laganà che all’epoca aveva 4 anni era rimasto ferito mentre, assieme a centinaia di bambini delle scuole materne, si apprestava a prendere parte alla manifestazione di chiusura dell’anno scolastica. Una pallottola vagante, esplosa dal sicario all’indirizzo di Francesco Borrello, lo aveva centrato alla testa, provocandogli una ferita gravissima. Erano seguiti mesi di cure in ospedale, prima che il piccolo potesse fare ritorno a casa. In seguito alle indagini dei carabinieri, Leonardo e Antonino Foti, zio e nipote, rispettivamente di 31 e 27 anni, erano stati accusati di aver concorso, quali mandanti, sia moralmente che materialmente al tentato omicidio di Borrello. La mobilitazione popolare contro la centrale a carbone di Saline Joniche a Coira, in Svizzera, è andata al di là di ogni rosea aspettativa. Sono state infatti depositate alla Cancelleria di Stato del Cantone dei Grigioni le 4.427 firme raccolte con la petizione popolare “Si all’energia pulita, no al carbone”. L’iniziativa, partita nel febbraio scorso, è stata promossa da 14 organizzazioni e partiti tra cui Wwf, Pro Natura, Partito socialista, Gioventù socialista Grigioni, Verdi liberali e Verdi. Tutti compatti nel chiedere che venga garantito, nel quadro delle possibilità giuridiche e politiche, che il Cantone faccia in modo che le società a cui partecipa non effettuino investimenti in centrali a carbone. Il Cantone dei Grigioni - con una partecipazione equivalente al 46% - è il più importante azionista di Repower, socia di maggioranza della Sei. «Basta con le belle parole – afferma Tanya Schmid dell’associazione Zukunft Statt Kole – ora ci vuole una decisione definitiva in merito alle centrali a carbone. È ora che il nostro Governo apra gli occhi e che l’esecutivo si renda conto di quanto venga danneggiata l’immagine del nostro Cantone. Noi grigionesi non possiamo sostenere progetti che non rispettano le norme svizzere sul CO2. Il nostro appello è semplice: facciamo subito qualcosa per evitare danni economici con investimenti a rischio, puntando sulla svolta energetica senza perderci in fonti ormai passate». Nell’ultima seduta del Gran Consiglio Retico, Repower è stata duramente redarguita. A esprimersi sulle ultime vicende il presidente del Governo, Martin Schmid, che ha particolarmente criticato l’informazione poco chiara che la società sta operando in Calabria («attività di disinformazione della popolazione da parte dei media non possono essere tollerate») e il finanziamento a gruppi di sostegno alla costruzione della centrale a Saline, asserendo che «l’esecutivo esige che per ogni progetto debbano essere rispettate le regole, le leggi e i diritti democratici». La raccolta di firme ha come obiettivo quello di impedire, oltre quella di Saline, anche la realizzazione della centrale di Brunsbüttel in Germania. Pietro Parisi PALIZZI La Confederazione italiana agricoltori (Cia), sezione di Reggio, con il patrocinio di Comune, Provincia, Gal Area grecanica e Regione, ha organizzato per domani (ore 10) il seminario “Aggregare qualità per affrontare le sfide del mercato: dall’Ats all’organizzazione di prodotto - Viticoltori dell’Igp di Palizzi”. L’evento si svolgerà in un noto ritrovo dell’antico borgo medievale di Palizzi e vedrà la presenza del sindaco Sandro Autolitano che, assieme al presidente del Gal Antonino Palermiti, porgerà i saluti. Il presidente provinciale della Cia, Antonino Inuso, coordinerà i lavori che saranno introdotti da Antonino Altomonte dell’associazione temporanea di scopo “Viticoltori dell’Igp Palizzi”, che è anche membro della giunta provinciale Cia. Forniranno il loro contributo d’idee l’assessore provinciale all’Agricoltura Gaetano Rao, il dirigente generale dell’assessorato Agricoltura della Regione Giuseppe Zimbalatti e il presidente di Cia Calabria Mauro D’Acri. Le conclusioni del dibattito, che coinvolgerà anche il pubblico, saranno tratte dal vicepresidente nazionale Cia Dino Scanavino. Prende così il via, dopo tanti mesi d’incubazione, un’iniziativa che vede protagonisti i maggiori produttori dell’Igp (Identificazione geografica protetta) di Palizzi. Il fine non è solo promuovere e commercializzare un prodotto d’eccellenza, ma anche creare posti di lavoro. Venerdì 21 Ottobre 2011 Gazzetta del Sud 42 Reggio Ionica . LOCRI Le testimonianze degli investigatori nel processo Sharks, contro i presunti “squali” del clan Cordì La “catena di Sant’Antonio” dell’usura Dalle intercettazioni emerge un “giro” di assegni. Che finivano agli strozzini Rocco Muscari LOCRI La si può definire come una “catena di Sant’Antonio” la reazione a serie che ha visto coinvolti usurati e usurai, che a Locri è stata scoperta dai carabinieri dell’ambito dell’indagine denominata “Sharks”. Di questa concatenazione hanno riferito ieri mattina in aula il maresciallo capo Domenico Verde e il maresciallo Stefano Sassi, sentiti in qualità di testimoni davanti al Tribunale di Locri (presidente Alfredo Sicuro, giudici Cosenza e Sergi). In particolare il maresciallo Verde, nel rispondere alle domande poste dal pm Antonio De Bernardo, ha riferito in merito all’inizio delle indagini, che per quanto di propria competenza, sono partite dalla denuncia di Luca Rodinò, il quale ha deciso di esporre ai militari dell’Arma il suo coinvolgimento in un giro di usura, quale vittima, dopo aver appreso della grave situazione debitoria del cognato, Alessandro Carabetta, per il quale il testimone di giustizia voleva cercare di risarcire i creditori che vantavano una somma pari a 250 mila euro circa. Il teste ha sottolineato che, nel corso delle’attività di intercettazione effettuata sull’utenza telefonica di Rodinò, è emerso un “giro” nel quale diversi commercianti si scambiavano i debiti e i crediti tra di loro, finendo comunque sempre nelle rete degli “squali” che prestavano somme di denaro in cambio di interessi usurari. Squali che, secondo l’assunto del maresciallo Verde, poi specificato dall’altro teste, sarebbero da ricondurre, a vario titolo, nell’ambito della ‘ndrangheta operante a Locri, nello specifico a persone vicine o contigue al clan Cordì. Nel corso delle intercettazioni sono emersi rapporti tra Rodinò e Vincenzo Cecere, uno degli imputati nel procedimento, e nei loro dialoghi sono emersi i nomi di altre persone, vittime che, al pari del Cecere, hanno scelto di non denunciare i propri aguzzini. Il motivo dominante delle conversazioni captate a Rodinò è stato quello di cercare di estinguere il debito, anche attraverso giri di assegni che da un soggetto, spesso usurato, passava per le mani di altre persone, fino a chiudere il cerchio nelle mani di un presunto usuraio che, a quel punto, negoziava il titolo, ovviamente spesso scoperto. Nel corso del controesame l’avv. Luca Maio, nell’interesse di Cecere, ha rilevato che tra il proprio assistito e Rodinò c’erano rapporti di lavoro e che, nelle intercettazioni, non emergono riferimenti a prestiti a usura. Riguardo la posizione di Gerardo Guastella, l’avv. Antonio Mittica ha contestato alcune affermazioni dei testi, cosi come l’avv. Eugenio Minniti, che per lo stesso imputato ha rilevato che il maresciallo Verde non intercettando l’utenza del loro assistito non può procedere al riconoscimento vocale, quindi individualizzante. Anche l’avv. Abate, per l’imputato Antonio Bonavita, ha evidenziato che i conversanti, sebbene in un caso specifico abbiano esplicitato il nome del suo assistito, in realtà non avrebbero mai indicato, in maniera chiara, l’imputato quale soggetto dedito al prestito ad usura. La prossima udienza è fissata per il 17 novembre. Il luogo dell’assasinio di Pietro Marsiglia LOCRI L’omicidio di Pietro Marsiglia Il testimone inchioda Alessandro Cattolico: «L’ho visto sparare» Rocco Muscari LOCRI Il tavolo riservato alle parti nel processo “Sharks” a Locri GROTTERIA In appello per il tentato omicidio Agostino Otto anni e 10 mesi ad Albanese LOCRI. La Corte d’appello di Reggio Calabria ha condannato a 8 anni e 10 mesi Vincenzo Albanese, ritenuto colpevole del tentato omicidio di Giuseppe Agostino. Il 54enne di Grotteria, assistito dagli avvocati Antonio Giampaolo e Adriana Bartolo, era stato condannato nel settembre del 2010 dal gup di Locri a 11 anni e sei mesi in abbreviato. Contro la prima condanna i difensori avevano ricorso sulla base della situazione psicofisica di Albanese, chiedendo l’assoluzione per in- Vincenzo Albanese capacità di intendere e di volere, in quanto Albanese avrebbe agito sotto l’effetto dell’alcol. Albanese aveva invitato a cena Giuseppe Agostino, 48enne anche lui di Grotteria, ma dopo il banchetto tra i due ea scoppiata una lite per futili motivi. Il diverbio era poi degenerato e Albanese aveva impugnato un coltello da cucina e colpito l’invitato. Agostino, sebbene raggiunto da diversi fendenti al collo, al viso e alle braccia, era riuscito a scappare.(r.m.) «Ho visto Alessandro Cattolico sparare, puntando la pistola verso il basso, contro Pietro Marsiglia che qualche istante dopo è caduto a terra. Allora mi sono allontanato per chiamare i carabinieri». Sarebbe questa la ricostruzione che Gianfranco Carbone, testimone oculare del delitto Marsiglia, avrebbe fatto davanti al pm Debora Rizzo, nell’interrogatorio di ieri pomeriggio. Interrogatorio durato diverse ore e concluso in tarda serata, dopo che il pensionato, raggiunto da un avviso di garanzia per favoreggiamento personale, era stato convocato dalla Procura di Locri per chiarire e specificare alcuni elementi, che agli investigatori non erano apparsi chiari, nelle deposizioni nell’immediatezza del delitto. Il 62enne, proprietario dell’abitazione presso la quale iu fratelli Alessandro e Vincenzo Cattolico stavano eseguendo lavori di ristrutturazione in contrada Melignano, avrebbe ricostruito la mattina del delitto. Il testimone avrebbe iniziato con il ricordare che molto prima delle 8 si trovava, dietro l’abitazione, “cantierizzata” a discutere con i fratelli Cattolico sui lavori da effettuare. Dopo che i due giovani si spostavano per riprendere i lavori, ha sentito due persone gridare. Il pensionato a quel punto si dirigeva nella direzione delle urla, e avrebbe riconosciuto la voce di Pietro Marsiglia – certezza confermata dalla vista della Fiat 500 del 66enne. Nel momento in cui Carbone dice di essere giunto in cantiere avrebbe visto Vincenzo Cattolico e Pietro Marsiglia mentre si affrontavano. nel corso della colluttazione il testimone avrebbe notato Alessandro Cattolico spuntare alle spalle dei due con in mano una pistola, che veniva rivolta contro Marsiglia. A questo punto pare che Carbone abbia detto di aver gridato “No, nooo!” in direzione del giovane. Ma questi, che puntava l’arma verso il basso, premeva il grilletto colpendo Marsiglia, che cadeva a terra. Carbone ha concluso ricordando di aver subito chiamato i carabinieri segnalando una persona a terra, «in gravi condizioni, a seguito di una rissa». Alessandro Cattolico ha confessato di aver sparato, scagionando il fratello Vincenzo, che difatti è stato scarcerato. STRAGE DI DUISBURG La Corte d’assise locrese ha rigettato l’istanza dei difensori BOVA MARINA LOCRI La morte della signora Martelli Charlie Nirta resta al carcere duro: «Non è grave» Marijuana, artigiano finisce in manette Operazione sbagliata, integrazione istruttoria per quattro medici BOVA MARINA. Il doppio con- LOCRI. Il gup presso il Tribu- trollo eseguito nell’abitazione e nella bottega ha dato esito positivo. In posti diversi sono stati trovati circa sessanta grammi di marijuana che hanno portato all’arresto di un falegname di 47 anni. Le manette sono scattate ai polsi di I. S. artigiano di Bova Marina. Proprio nel centro del Basso Ionio i carabinieri della locale stazione, in collaborazione con elementi della compagnia di Melito Porto Salvo e della compagnia speciale Goc di Vibo Valentia, hanno effettuato un servizio di controllo del territorio, predisposto e coordinato dal tenente Gennaro Cascone. Tra le altre, ad essere controllate sono state anche l’abitazione e la bottega in uso al quarantasettenne. Nascosto nell’appartamento è stato trovato un piccolo quantitativo di “erba”. Il resto, circa 55 grammi, è stato invece rinvenuto all’interno della bottega, che si trova al pianterreno dello stabile controllato. In un barattolo sono stati rinvenuti anche dei semi di marijuana. Portato in caserma per essere sentito in merito, l’artigiano non avrebbe saputo fornire risposte plausibili. Arrestato con l’accusa di detenzione illegale di sostanza stupefacente è stato successivamente associato alla casa circondariale di via San Pietro a Reggio Calabria. (g.t.) nale di Locri, giudice Andrea Amadei, ha disposto un’integrazione istruttoria nell’ambito del procedimento penale a carico di quattro medici, tutti in servizio presso l’ospedale di Locri, indagati per il decesso di Maria Martelli, avvenuto tra giugno e luglio del 2010 nel nosocomio di contrada Verga. Il giudice Amadei, accogliendo la richiesta delle parti civili, assistite dagli avvocati Caterina Condemi e Francesco Staltari, ha disposto la citazione in giudizio dell’Asp 5, individuato quale “responsabile civile” del presunto caso di malasanità. A seguito del decesso della signora Martelli i figli avevano presentato una denuncia ai carabinieri di Locri, che immediatamente hanno svolto un’intensa attività di indagine sotto il coordinamento del pm Rosanna Sgueglia. Nel corso dell’indagine si sono individuate presunte responsabilità nei riguardi dei quattro sanitari. La Procura di Locri, ieri rappresentata dal pm Simona Ferraiuolo, intende accertare se il decesso della signora Martelli sia stato dovuto a colpa consistita in imprudenza, negligenza ed imperizia, segnatamente per un errore di tecnica dell’intervento chirurgico, il primo della serie, che avrebbe lesionato un’ansa in- LOCRI. Rimane in regime di carce- re duro Giuseppe “Charlie” Nirta, attualmente detenuto all’Aquila, ritenuto dalla Dda reggina uno dei componenti del gruppo di fuoco che ha eseguito la strage di Duisburg. Lo ha disposto la Corte d’assise di Locri (presidente Alfredo Sicuro, giudice a latere Maria Teresa Gerace), che ha rigettato l’istanza presentata dal collegio di difesa dell’imputato che aveva richiesto una verifica sulla compatibilità col regime detentivo delle condizioni di salute del Nirta che, in particolare negli ultimi mesi, ha subito un notevole calo di peso che lo ha portato a un ricovero presso un ospedale esterno al penitenziario. Circostanza rappresentata dalla difesa, composta dagli avvocati Antonio Russo Vincenzo Muscoli, e dal prof. Carlo Taormina, che avevano chiesto una nuova perizia e, comunque, la possibilità di procedere al trasferimento di “Charlie” presso un centro diagnostico terapeutico, come aveva in precedenza disposto un’altra ordinanza dell’Assise che, attraverso il Dap, aveva individuato due Cdt, uno a Milano Opera l’altro a Parma, dove allo stato il detenuto non può però essere trasferito perché interessati da lavori di ristrutturazione. La nuova ordinanza, invece, ritiene che le condizioni di Nirta, 38 anni, sono in atto «discrete» e si mantengono stabili. Non solo, ma secondo l’Assise i sintomi dai quali il detenuto è affetto «in parte meramente riferiti e autoindotti», sono suscettibili di trattamento farmacologico evidentemente praticabile anche in costanza del- Giuseppe Nirta la detenzione. E le stesse difficoltà di osservazione connesse al mancato ricovero in un Cdt, per la Corte «non comportano rischi significativi per la salute del detenuto» e, comunque, non hanno portata tale«da giustificare la revoca o la sostituzione della misura cautelare». Pertanto, ad avviso dell’Assise, nessun elemento sopravvenuto all’accertamento peritale «giustifica la reiterazione dello stesso». La Corte rileva che nonostante i diversi esami effettuati sull’imputato, anche di natura strumentale, non è stata diagnosticata alcuna causa organica che giustifichi la sintomatologia riscontrata, che parte di questa è meramente riferita dall’interessato, mentre il vomito, in almeno un’occasione, è stato autoindotto.(r.m.) LOCRIDE La Polimeno sul piano della Giunta regionale: «Un proposta sensata» Porto a Locri e darsena a Bovalino. Un sogno? SIDERNO. La Locride ha nel suo mare un importante patrimonio che, se opportunamente sfruttato, potrebbe essere occasione di notevole sviluppo. In quest’ottica si colloca la recente decisione della Giunta regionale di inserire in un piano regionale la realizzazione di nuove strutture da diporto in Calabria e soprattutto a Locri e Bovalino, rispettivamente per far sorgere un porto turistico e per la localizzazione di una darsena. Secondo la consigliera provinciale dei Popolari liberali nel Pdl, Alessandra Polimeno, «sono quanto di meglio potesse sperare il territorio del comprensorio io- nico nella prospettiva di un rilancio della sua vocazione turistica e della valorizzazione del suo territorio». Secondo la Polimeno «è una proposta estremamente sensata, e in grado di assecondare il più opportuno orientamento di un territorio naturalmente votato al turismo». L’annuncio delle possibili realizzazioni è stato dato dal governatore Giuseppe Scopelliti, in occasione della presentazione del primo documento programmatico sulle coste e sui mari calabresi elaborato dalla Direzione marittima, che, per la prima volta, ha introdotto in Calabria l’idea di una “gestione integrata” delle coste. Assieme alla realizzazione del porto turistico di Locri, la proposta di localizzare a Bovalino una delle darsene da realizzare in Calabria – secondo le aspettative – contribuirà ad inserire definitivamente la Locride nel fiorente circuito internazionale della navigazione da diporto con tutte le ricadute positive connesse. Secondo la Polimeno «questo era l’elemento mancante di una prospettiva che tutti indicavano ma che nessuno finora aveva saputo progettare. Due opere che contribuiranno a far uscire il ter- ritorio della Locride dall’isolamento in cui è costretto da tempo». Anche in questo caso, però, a parte la legittima soddisfazione per l’annuncio è da ritenere indispensabile per la reale realizzazione delle opere una stretta sinergia tra organismi istituzionali che finalmente – come ha recentemente evidenziato il sindaco di Siderno Riccardo Ritorto – stanno dimostrando una “nuova” attenzione per la zona jonica reggina. È chiaro però che agli annunci e alle promesse devono far seguito fatti concreti.(a.b.) Maria Martelli testinale dell’anziana, provocando una lesione iatrogena. Dopo alcuni giorni la donna era stata sottoposta ad un nuovo intervento chirurgico, a seguito del quale si sarebbe verificato il cedimento dei punti di sutura, che causava la diffusione di materiale enterico, quindi l’insorgenza di una peritonite stercoracea. Di conseguenza, secondo l’ipotesi dell’accusa, il decesso dell’anziana donna sarebbe stato ascrivibile a una insufficienza cardiorespiratoria acuta. Contro questa tesi sono pronti a dimostrare l’assoluta assenza di colpe degli indagati i difensori, avvocati Enzo Maio, Luca Maio, Nino Maio, Antonio Alvaro, Eugenio Minniti e Giovanni Gerace. Il procedimento riprende il 26 gennaio 2012.(r.m.) Gazzetta del Sud Venerdì 21 Ottobre 2011 43 Cosenza - Provincia . CORIGLIANO Chiusa ieri la dura requisitoria del pubblico ministero antimafia Vincenzo Luberto nell’ambito dell’udienza preliminare di “Santa Tecla” Il pm ricostruisce le indagini sulla Straface L’accusa ha rievocato i presunti rapporti tra esponenti dei clan e l’ex sindaco comunque uscito dall’inchiesta Emilio Pisani CORIGLIANO Il pm Vincenzo Luberto nella giornata di ieri ha terminato quella che lui stesso ha definito come una «memoria a sostegno delle conclusioni che verranno rappresentate nel corso della requisitoria relativamente agli imputati che hanno optato per il rito abbreviato», non fa sconti a nessuno e ripropone ancora una volta, soffermandosi particolarmente sulle figure di Franco e Mario Straface, per i quali la pena richiesta è stata rispettivamente di 17 e 14 anni, i contatti che l’ex sindaco di Corigliano, Pasqualina Straface sorella dei due imprenditori, avrebbe avuto con alcuni elementi di spicco del “locale” di ‘ndrangheta. Il pm si è poi dilungato sul rapporto che vi sarebbe stato tra i fratelli dell’ex sindaco e la malavita organizzata coriglianese, avvalendosi particolarmente delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che indicavano i due già dal 1997 come «imprenditori di riferimento del locale di Corigliano», collaborazione grazie alla quale gli stessi sarebbero stati favoriti in alcune gare d’appalto. Nella requisitoria vengono riportate a galla alcune intercettazioni telefoniche registrate nel periodo immediatamente precedente alle operazioni di voto delle ultime elezioni comunali coriglianesi. Queste captazioni dimostrerebbero il perdurare dei rapporti fra Cosimo Damiano Conocchia, alias la “bestia”, e la famiglia Straface ed in particolare l’ex sindaco di Corigliano al quale in fase di elezioni lo stesso Conocchia avrebbe promesso il suo appoggio elettorale. La posizione di Pasqualina Straface è stata comunque già archiviata in precedenza. Nella requisitoria dell’accusa si legge testual- mente: «Franco e Mario Strafece gestiscono un vero e proprio gruppo imprenditoriale che ha monopolizzato le commesse edili e, negli ultimi anni, si è esteso a ulteriori settori imprenditoriali. Sia i due fratelli che i loro prestanomi non hanno redditi congrui rispetto alle imprese loro riconducibili. I due fratelli sono stati costretti ad intestare ai propri parenti le imprese, che continuano a gestire, perché sono stati indagati di partecipazione al sodalizio ’ndranghetistico coriglianese fino al 2002, epoca in cui quest’ufficio ha richiesto l’archiviazione delle rispettive posizioni provocando il conseguente decreto del giudice delle indagini preliminari. Fino all’anno 2000 i due capifamiglia Straface Franco e Mario Antonio non disponevano di particolari possidenze in particolare non risultavano proprietari di beni immobili. Dal 2001, viceversa, in presenza di dichiarazioni dei redditi di trascurabile entità, Straface Franco inizia ad acquisire numerosi terreni e fabbricati che formeranno, in seguito, il presupposto attraverso cui verrà costituita l’imponente posizione patrimoniale oggi detenuta. Fatto altrettanto singolare, ma del tutto coerente con gli altri elementi probatori acquisiti, è che alcune di queste società, dall’anno 2000 in poi, nonostante il recentissimo ingresso sul mercato e la quasi totale assenza di beni strumentali ed idonei apparati logistici, si aggiudicano un numero consistente di contratti di appalto nella provincia cosentina». Il pm ha successivamente elencato la richiesta e relative motivazioni del sequestro dei beni e la pena per tutti e 75 gli indagati optando per l’assoluzione di Francesco Morrone e Giovanni Guidi. Il prossimo 2 novembre si torna in aula per le arringhe degli avvocati difensori. CORIGLIANO Massacrò la convivente Scarcerato un polacco Alfonso Di Vincenzo CORIGLIANO L’ex sindaco Pasqualina Straface Il pm antimafia Vincenzo Luberto CORIGLIANO Positivo l’incontro con i rappresentanti del movimento Liberi Ausoni L’impegno dei commissari suscita soddisfazione CORIGLIANO. Prosegue il “giro” di consultazione con i partiti e i movimenti civici presenti in città da parte dei commissari che si sono insediati in Comune. La settimana scorsa è stata la volta dei Liberi Ausoni. Il movimento riassume in una nota il responso dell’incontro: «La dottoressa Scialla ha dimostrato ottima conoscenza di tutto il territorio specie per quel che riguarda le questioni mai risolte e soprattutto un grandissimo entusiasmo. Con soddisfazione abbiamo po- tuto apprendere la volontà di abbattere il capitolo di spesa sui fitti passivi, rinnovando la decisione di spostare gli uffici comunali al Garopoli ed abbandonare la struttura fatiscente ed onerosa di via Aldo Moro all’Ariella. La questione del Liceo Classico si può considerare archiviata positivamente almeno per quel che riguarda l’ente comunale. Infatti, a seguito dell’intervento effettuato dai commissari in agosto, sarà compito della Provincia di Cosenza avviare l’iter per la CORIGLIANO Predisposti fino alle 14 di domani precisi divieti per la navigazione realizzazione della struttura in via Vittorio Emanuele. Altra grande questione presa in esame dalla commissione, purtroppo mai risolta in decenni di politica, è la disputa tra privati e demanio su tutte quelle aree fronte mare di Schiavonea. Presi in esame anche i grandi appalti della spazzatura e della pubblica illuminazione. Un incontro operativo e propositivo, dove si sono approfondite le cause dei problemi ma anche immaginate le soluzioni».(emi.pis.) Il commissario Rosalba Scialla CORIGLIANO Chiesti 400mila euro Nuova esercitazione di un sommergibile Loculi violati, il Comune Ernesto Paura CORIGLIANO Nuova esercitazione con sommergibile immerso nelle acque del Compartimento marittimo di Corigliano. Lo rende noto l’apposita ordinanza emessa dal comandante della Capitaneria di porto, capitano di fregata Antonio D’Amore, avente lo scopo di salvaguardare l’incolumità di persone e cose, nonché la sicurezza della navigazione. Tale attività di addestramento, nella quale sono impegnati uomini della Marina militare, avrà la durata di circa due giorni, a partire dalle 18 di questo pomeriggio alle 14 di domani. Le zone di mare inte- La sede della Capitaneria di porto coriglianese ressate sono quelle cui è stato dato il nome in codice “Sierra 731” e “Sierra 733 Alfa e Bravo”. Nell’ordinanza (la n. 113 del 2011) del capo del Circondario marittimo di Corigliano, capitano di fregata Antonio D’Amore, viene fatto preciso riferimento alle unità che navi- gano in prossimità delle predette aree di «prestare la massima attenzione alle attività specificate in premessa, nonchè a rafforzare il servizio di vedetta utilizzando tutti i mezzi idonei in relazione alle circostanze ed alle condizioni del momento, al fine di ridurre al minimo il rischio di abbordaggio». Nel fare, inoltre obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare, nell’ordinanza viene inoltre precisato che i contravventori «saranno puniti a termini di legge e ritenuti responsabili di qualunque danno che possa derivare a persone o cose in conseguenza dell’inosservanza delle prescrizioni in essa contenute». SPEZZANO A. La dirigente del Comprensivo risponde alle accuse di Marranghello rischia una multa salata CORIGLIANO. Il Comune di Cori- gliano rischia di dover risarcire ben 400mila euro a due cittadini in seguito alla vicenda dei loculi “violati” nel 2007. All’epoca furono eseguiti alcuni lavori di bonifica sul sito cimiteriale coriglianese al fine di organizzare lo spazio per realizzare il progetto della costruzione di nuovi loculi (il progetto prevedeva 320 nuovi loculi da disporre su due piani in una struttura servita da scala interna); nell’operare, però, i dipendenti del Comune incaricati andarono a smuovere la tomba di un bimbo deceduto 8 anni prima, scatenando la reazione dei familiari del piccolo. Ad oggi si apprende che il prezzo da pagare per quell’errore sarebbe di 400mila euro, cifra che il Comune sta cercando di non pagare opponendosi al processo in corso presso il Tribunale di Rossano attraverso la difesa di un legale del Foro di Cosenza, al quale la Commissione prefettizia ha affidato l’incarico. Negli atti – delibera n.150 dell’11 ottobre scorso – la motivazione dell’accusa: si riporta che «tutti i dipendenti comunali all’epoca dei fatti ed imputati dei reati loro ascritti perché, in concorso tra loro, ciascuno nella rispettiva qualità ricoperta, violavano la tomba di un piccolo deceduto nel 1999 e sepolto nel cimitero di Corigliano».(jo.fu.) CORIGLIANO Iniziativa al “Leonetti” Armadietti della discordia, la preside si difende L’Unità della Penisola SPEZZANO ALBANESE. Fanno ancora discutere gli “armadietti della discordia” che hanno mandato ai ferri corti la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo spezzanese, Rosina Costabile, e il sindaco di San Lorenzo del Vallo, Luciano Marranghello. La questione di fondo, lo ricordiamo, riguarda alcuni arredi scolastici che la dirigente spezzanese, responsabile anche della scuola sanlorenzana dopo l’accorpamento dei plessi, avrebbe spostato dalle aule del “Mattia Preti” alla struttura scolastica di Spezzano. Marranghello aveva quindi reagito diffidando la Costabile e accusandola di “atto illecito”, parlando di “sottrazione degli arredi scolastici” (sarebbe stato rimosso anche altro, oltre agli armadietti, secondo il sindaco di San Lorenzo, che parla anche di “spostamento” di personale tra le due scuole a favore di quella spezzanese) come un qualcosa che la stessa dirigente non aveva diritto a compiere, essendo la struttura proprietà di un altro Comune. Sta di fatto che la Costabile non ha gradito e ha contrattaccato, prima rimandando le accuse al mittente e spiegan- do che quanto compiuto è a norma di legge e poi sferrando anche qualche colpo a Marranghello, reo ad esempio d’averla accolta «con un benvenuto originale», d’aver avuto «una reazione sproporzionata, violenta e minacciosa, del tutto fuori luogo in merito all’accaduto» e, dice sempre la Costabile, «d’essere stato sempre assente nei momenti di dialogo». In una nota diffusa dalla stessa dirigente, che lunedì 24 alle ore 17 terrà un incontro pubblico con i genitori proprio per spiegare definitivamente la questione, la Costabile spiega: «Nella rior- ganizzazione scolastica si rendeva necessario avere nell'unico ufficio di segreteria i fascicoli dei docenti e degli alunni di San Lorenzo del Vallo. Dall'inventario della scuola risultava che gli armadi (catalogati con n. 26 e 27 a pag. 37-39 del registro inventariale) appartengono alla scuola, sotto la responsabilità della direttrice Sga, e non al Comune, come erroneamente detto. Si è trattato quindi di “trasferimento” e non di sottrazione – chiude la Costabile - allo scopo di custodire documenti urgenti».(jo.fu.) vista dai piccoli scolari CORIGLIANO. «La “Leonetti” rac- conta 150 anni di storia d’Italia»: questo è il titolo del libro che verrà presentato oggi alle 16.30 nei locali della biblioteca dell’istituto comprensivo “Leonetti” di Schiavonea, il cui contenuto è il frutto dei vari lavori realizzati dagli alunni della scuola dell’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado. La pubblicazione del libro (che il prossimo mese verrà presentato presso la Biblioteca civica di Cosenza) è stata resa possibile grazie alla collaborazione dell’editrice Al- jon, nella persona della direttrice Mariagrazia Scarnecchia, che ai lavori prodotti – come viene evidenziato dal dirigente dell’Istituto “Leonetti”, Adriana Grispo nell’introduzione – ha inteso accordare «una particolare attenzione assieme all’offerta di raccoglierli e pubblicarli in maniera esclusiva ed originale». Ad aprire i lavori di oggi sarà il dirigente scolastico Grispo, cui seguiranno gli interventi di Rosa Arcidiacono, Ada Fera, Bonifacio Vincenzi, e Mariagrazia Scarnecchia.(ern.pau.) È stato liberato il ragazzo polacco P. R. S., che nel febbraio del 2010, prese a calci e pugni la sua convivente, una connazionale di 26 anni. L’uomo, arrestato dai carabinieri a Schiavonea, luogo in cui avvennero i fatti, venne associato al carcere Rossano con l’accusa di violenza e minacce e li è rimasto fino alla celebrazione del processo avvenuto lo scorso martedì. Nel procedimento l’imputato ha nominato quali difensori gli avvocati Ettore Zagarese e Giuseppe Vena che, nella loro tesi difensiva, sentiti anche i militari dell’Arma che svolsero le indagini e tratto in arresto il ragazzo, riportavano la versione dei fatti ricostruita dal proprio assistito e chiedevano al giudice di sostituire la misura carceraria del proprio assistito da detenzione in carcere in libertà con il divieto di dimora nella frazione di Schiavonea del comune di Corigliano. Il giudice, sentito anche il pm che ha espresso parere contrario alla richiesta dei legali, ha comunque ritenuto condivisibili le tesi degli avvocati Zagarese e Vena ed ha disposto l’immediata scarcerazione di P.R.S. con divieto di dimora a Schiavonea. TARSIA Il dramma di Luca Pizzi approda in Consiglio TARSIA. Il caso riguardante Luca Pizzi, il 34enne di Tarsia ormai in coma farmacologico da oltre 7 anni e per il quale già in tanti hanno denunciato scarsa attenzione da parte della sanità calabrese, approda in consiglio comunale. Il sindaco Antonio Scaglione ha infatti convocato per questo pomeriggio alle 18 un’assise incentrata proprio sulla questione, alla presenza dell’onorevole Franco Laratta, che aveva preso a cuore la questione tanto da “trasportarla” a Roma, attraverso una interrogazione, nelle stanze del governo nazionale. In sostanza, si vuole accendere un focus su quanto sta accadendo a Tarsia, dove la famiglia di Luca pare dimenticata dalle istituzioni e lasciata sola ad affrontare le condizioni esistenziali di questo povero ragazzo, assistito 24 ore su 24 dai parenti stretti e, in particolare, dalla mamma, «che non lo lascia mai solo», come avevano testimoniato anche il referente del Movimento per i diritti civili Corbelli e il consigliere regionale Guccione, interessatisi al caso al pari di Laratta. «La mancanza di assistenza fisioterapica adatta al caso e l’assenza di risposte da parte dell’Asl – ha riferito Scaglione – ci porteranno a pronunciarci su quanto sta accadendo e a comunicato con le istituzioni sovracomunali e con la Diocesi di Rossano-Cariati».(jo.fu.)