sicurezza colpi di sonno di Alessandro Bramucci Tenete gli occhi aperti LA STANCHEZZA È UNA DELLE PRINCIPALI CAUSE DI INCIDENTE STRADALE. LA COLPA, SPESSO, È DI UNA SINDROME CHIAMATA OSAS. PROVOCA APNEE RESPIRATORIE CHE DISTURBANO IL RIPOSO NOTTURNO, E AFFLIGGE 1,6 MILIONI DI ITALIANI. UN PROBLEMA POCO CONOSCIUTO, DI CUI SI È PARLATO IN UNA TAVOLA ROTONDA ORGANIZZATA IL MESE SCORSO A ROMA 4 AUTOMOBILE | LUGLIO-AGOSTO 2011 L’ACI, da sempre attento alle problematiche legate alla sicurezza, è stato tra i promotori dell’incontro. In questa foto, Enrico Gelpi (a destra), presidente dell’Automobile Club d’Italia, e Franco Falcone, presidente della Federazione italiana contro le malattie polmonari sociali e la tubercolosi. Insieme hanno aperto i lavori del convegno. P uò colpirci in qualsiasi circostanza. Senza preavviso. Togliendoci la possibilità di reagire. È il colpo di sonno, una delle principali cause di incidente stradale. Si deve alla stanchezza, a viaggi lunghi e monotoni ma soprattutto alla mancanza di un adeguato riposo. Prevenirlo talvolta è possibile. In altri casi è dovuto ad una vera e propria patologia che medici e specialisti chiamano Osas, ovvero la sindrome delle apnee del sonno. Ne sono affetti 1.600.000 italiani, ma solo il 10% ne è cosciente e per questo ha intrapreso un’adeguata terapia medica. Chi soffre della sindrome delle apnee del sonno e si mette al volante corre un rischio fino a sette volte maggiore di provocare un incidente stradale rispetto a chi è sano. Non a caso più di 800 automobilisti perdono la vita ogni anno sulle nostre strade per distrazione, sonnolenza, difficoltà di concentrazione e scarsa reazione agli imprevisti durante la guida. E buona parte di queste cause sono indotte proprio dall’Osas, una malattia caratterizzata da ricorrenti epi- sodi di ostruzione delle vie respiratorie durante il sonno, che compromettono il riposo notturno a scapito della capacità di attenzione durante la veglia. Un fenomeno sottovalutato nel nostro Paese, perché non ancora pienamente compreso nella sua complessità e diffusione. Proprio per lanciare un allarme alle istituzioni e ai cittadini-automobilisti, l’Automobile Club d’Italia, da sempre attento a questa tematica, e la Federazione italiana contro le malattie polmonari sociali e la tubercolosi hanno organizzato una tavola rotonda dal titolo Disturbi respiratori ed incidenti stradali: le apnee nel sonno, che si è tenuta il 15 giugno a Roma e alla quale hanno partecipato, oltre ai vertici ACI, anche esponenti del mondo politico e medico. Un ulteriore appuntamento «fortemente voluto e sostenuto dall’Automobile Club d’Italia – ha dichiarato il suo presidente Enrico Gelpi – nell’ambito delle attività a sostegno del Decennio di iniziative indetto dall’Onu per la sicurezza stradale. Decennio per il quale l’ACI figura come capofila nel nostro Paese, Falcone: «Anche gli stili di vita hanno il loro peso» necessario destare interesse nei confronti della sindrome delle apnee del sonno. Ma per fare ciò dobbiamo prima di tutto intervenire sugli stili di vita dei cittadini». L’analisi è del presidente della Federazione italiana contro le malattie polmonari, sociali e la tubercolosi e presidente dell’Associazione italiana pneumologi ospedalieri Franco Falcone, che ha aperto i lavori della tavola rotonda organizzata in collaborazione con ACI, sottolineando alcune criticità di tipo sociale e normativo. «Il problema è ridurre i rischi per chi è affetto da Osas e si mette al volante. Un obiettivo che si può ottenere indirizzandolo verso strutture sanitarie in grado di effettuare tutti i controlli del caso, che eventualmente lo inducano a intraprendere una terapia. Tuttavia gli ospedali e gli ambulatori sono pochi, e le lunghe liste di attesa scoraggiano spesso i cittadini. Inoltre chi vuole curarsi ha bisogno di attrezzature particolari che deve utilizzare in casa, tutte le notti, per un periodo di tempo esteso. E questi strumenti non sempre sono a disposizione. Ciò si deve alla mancanza di una strategia coordinata su tutto il territorio italiano, e soprattutto alle ridotte risorse economiche a disposizione. Per il singolo malato di Osas la soluzione c’è, è nota e risolve il problema. Si tratta solo di trovare un meccanismo che la renda disponibile su scala nazionale. La proposta di dotare gli autotrasportatori affetti da questa patologia di attrezzature installate sul mezzo di trasporto mi sembra, ad esempio, molto intelligente». La strada da percorrere, secondo Falcone, potrebbe essere quella di modificare alcune cattive abitudini degli italiani. «In attesa di trovare la copertura economica, intanto possiamo eliminare alcuni fattori di rischio. Ad esempio spiegare ai cittadini che gli stili di vita influiscono fortemente sulla sindrome delle apnee del sonno. Da questo punto di vista seguire una dieta corretta è fondamentale, ed è un primo passo da compiere a costo zero». L’altro nodo da sciogliere secondo Falcone è la dicotomia tutela della privacy/sicurezza dei cittadini, che non impone ai medici di segnalare alle autorità competenti un soggetto affetto da Osas pur mettendo a repentaglio la sua incolumità. «Sono contrario alla denuncia di eventuali pazienti malati, perché non dobbiamo criminalizzare nessuno. Dobbiamo invece spiegare che un controllo può prevenire gravi problemi non solo quando si è al volante. Che la cura è possibile è costa poco (circa 1000 euro l’anno) e può realmente migliorare la qualità della vita». «È 5 LUGLIO-AGOSTO 2011 | AUTOMOBILE sicurezza colpi di sonno Oltre 800 automobilisti muoiono ogni anno sulle strade italiane a causa di distrazione e sonnolenza. I dati relativi agli effetti della sindrome delle apnee nel sonno (Osas) sono stati illustrati alla Camera dei Deputati. d’intesa con il governo e il Parlamento». Proprio al mondo politico sono state indirizzate, nel corso dell’incontro, alcune richieste per ridurre le conseguenze su strada dell’Osas. Una sindrome ignorata da buona parte degli italiani, e che in altri Paesi viene considerata in modo completamente differente. In Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Olanda, Polonia, Regno Unito, Spagna, Svezia e Ungheria, l’Osas e altre sintomatologie respiratorie sono citate nella valutazione dell’idoneità alla guida. In Italia manca ancora una norma che disciplini il rilascio e il rinnovo della patente in tal senso, con ripercussioni per gli automobilisti che si trovano a viaggiare nel Vecchio Continente. «Le differenze normative anche sulle patologie invalidanti per la guida – ha aggiunto il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Enrico Gelpi – dimostrano come in Europa si circoli liberamente, ma con regole troppo diverse che generano pericolo sulla rete stradale e squilibrio nel tessuto sociale. Come più volte ribadito dall’ACI, un Codice della Strada europeo risolverebbe il problema for- 6 AUTOMOBILE | LUGLIO-AGOSTO 2011 nendo lo stesso sistema di riferimento e di comportamento ai conducenti e alle autorità competenti». Una diversità dal punto di vista normativo, alla quale l’Italia potrebbe porre rimedio «con l’introduzione del certificato di idoneità alla guida – ha sostenuto Gian Luigi Gigli, presidente dell’Associazione italiana di medicina del sonno – e con analisi preventive per le categorie più a rischio come gli autotrasportatori». Tuttavia, prima di intraprendere questa strada, la comunità scientifica e le istituzioni italiane devono affrontare un ulteriore ostacolo. Nel nostro Paese infatti non è previsto l’obbligo di segnalare soggetti affetti da Osas all’autorità competente. La legge non chiarisce il corretto comportamento degli operatori sanitari, che devono assolvere il dovere di tutela della privacy dei pazienti, ma anche il ruolo di tutela della salute pubblica. In pratica, nel momento in cui un medico viene a conoscenza che un suo paziente è affetto dalla sindrome, non è obbligato a segnalare il problema. Se lo facesse verrebbe meno al codice deontologico che gli impone di non divulgare i risultati delle analisi. Ma omettendo tale denuncia – e questo è il paradosso – non garantisce la massima sicurezza per il suo assistito e per la comunità. L’unica soluzione è convincere il paziente a intraprendere una terapia, come ha spiegato il past president della Fimpst (la Federazione italiana contro le malattie polmonari sociali e la tubercolosi), Antonino Mangiacavallo: «Il rimedio è la pressione positiva continua nelle vie aeree, che è in grado di eliminare le apnee e migliorare il riposo notturno. Ma prima è necessario che tale malattia venga individuata con accertamenti ai quali ci si deve sottoporre spontaneamente. Eventuali approcci coercitivi, soprattutto nella segnalazione della patologia all’autorità competente per il rilascio e il rinnovo della patente di guida, allontanerebbero il paziente dalle strutture di diagnosi e di cura». Come intervenire quindi? «È necessario trovare una soluzione per salvaguardare la privacy attraverso un codice di comportamento per il personale medico – ha proposto Mangiacaval- sicurezza colpi di sonno Un momento dei lavori. Solo il 10% degli italiani affetti da Osas è consapevole del disturbo e si cura in modo appropriato. Gli automobilisti che soffrono di questa sindrome corrono un rischio fino a sette volte maggiore di provocare un incidente stradale. lo – coinvolgendo Parlamento e Commissione Europea nell’emanazione di una direttiva per tutti gli Stati membri». La comunità scientifica è convinta quindi della necessità di sollecitare tanto le istituzioni italiane quanto quelle europee per la promozione di campagne di comunicazione e sensibilizzazione, e per l’or- 8 AUTOMOBILE | LUGLIO-AGOSTO 2011 ganizzazione di eventi come quello promosso dall’ACI, per informare i cittadini sulla pericolosità dell’Osas. «Una malattia subdola», come l’ha definita Alberto Braghiroli, del Centro di medicina del sonno ad indirizzo respiratorio di Novara. «Perché difficile da identificare, ma che ha ripercussioni anche sulla du- rata della vita». Si stima che nel nostro Paese il 4% degli uomini e il 2% delle donne soffrano della sindrome delle apnee nel sonno. «Percentuale che sale fino al 20% tra gli autotrasportatori – ha spiegato Onofrio Resta, responsabile del Gruppo di studio sulla medicina respiratoria del sonno della Simer – a causa del loro stile di vita più sedentario». Per avere un’idea concreta di cosa ciò comporti, basti pensare che oltre ad influire negativamente sui livelli di attenzione, la malattia allunga i tempi di reazione: a 130 km/h i conducenti affetti da Osas percorrono 22 metri in più rispetto agli altri prima di frenare o impostare una manovra correttiva; a 40 km/h la differenza è di 9 metri. Statistiche poco note o sottovalutate dagli automobilisti, che spesso adottano misure inadeguate prima di intraprendere un viaggio. «Un caffè, la musica ad elevato volume mentre si è alla guida o una breve sosta – ha sostenuto il direttore centrale per la polizia stradale, ferroviaria e delle comunicazioni, Santi Giuffrè – sono solo palliativi che non risolvono il problema». Gli incidenti dovuti alla sonnolenza hanno caratteristiche ben precise: avvengono più facilmente nel primo pomeriggio e nelle prime ore del mattino, e sono particolarmente gravi per la mancanza di una reazione di difesa da parte del guidatore. Eppure è difficile stabilire con certezza se è stato il sonno a determinare il sinistro. I controlli delle forze dell’ordine nel 2010 sono aumentati del 100% rispetto al 2009, ma resta la necessità di prevenire. «Anche per questo – ha ribadito Giuffrè – abbiamo avviato una serie di campagne di informazione per sensibilizzare gli automobilisti, in particolare rivolte agli autotrasportatori e a contrastare l’abuso di alcol». L’esigenza di informare è quindi la priorità, alla quale si affiancano una serie di proposte avanzate dai rappresentanti delle associazioni e delle società del settore medicoscientifico intervenuti proprio nel corso del dibattito. Si tratta di linee guida per ridurre gli incidenti dovuti a sonnolenza e distrazione imputabili a disturbi respiratori, che si basano sulla comunicazione ai cittadini ma anche sulla definizione di tempi certi e brevi tra la diagnosi e il trattamento, che corrispondano a un periodo di sospensione dalla guida. Per gli autisti professionisti, in particolare, dovranno essere attivati opportuni ammortizzatori sociali cui si dovrebbero anche accompagnare misure di tutela del posto di lavoro. Per quanto riguarda i costi, le stime confermano che aumentando il numero di pazienti si riduce il costo per la società che queste patologie comportano. Infine è necessario, secondo la comunità scientifica, prevedere sanzioni per chi nasconde la propria patologia se questa è già stata accertata da una struttura sanitaria, ed evitare estemporanee iniziative locali disgiunte da un piano nazionale.