GUIDERESTE UNA MACCHINA CON L`ABS JAVA?

di Silvio de Pecher ([email protected])
P
ochi giorni fa ho assistito alla conferenza di Scott McNeally, Ceo della Sun, che ha presentato una nuova visione dell’evoluzione del mondo Internet e del mondo di tutti i giorni.
Un dato molto interessante, e alla fine fonte di questa riflessione, è pensare che entro fine
anno saranno installate oltre cento milioni di macchine capaci di eseguire applicazioni scritte in Java.
Java quindi si presenta come lo strumento ultimo per la grande unificazione, fallita a causa della At&t
e dei suoi partner pochi anni or sono con Unix e che ha fatto la fortuna di Ibm all’inizio con i Pc (ma alla fine dei giochi l’unico vincitore è stata la Microsoft).
Il futuro prevede un mondo dove un linguaggio semplice ed elegante (sempre Scott McNeally ha definito Java un C privo di fronzoli inutili) verrà utilizzato su larga scala per portare Internet a tutte le persone, nelle forme più strane e insolite: vedremo televisori Java, orologi Java, cerca persone Java, ma anche lavatrici, automobili e qualsiasi cosa che utilizzi al suo interno dell’elettronica. I cellulari Java,
capaci di cercare informazioni sulla Rete, sono già una realtà in America e il loro arrivo è “atteso” nel
continente entro i primi mesi del prossimo anno.
Netscape è già corsa ai ripari fondando Navio (Navio: http://www.navio.com/), una compagnia di
software indipendente (?) con il supporto esterno di Nintendo, Sony, Sega, Nec, Ibm e Oracle e uomini
di chiara fama nella presidenza come lo stesso Jim Clark.
La missione di Navio è proprio quella di seguire e incentivare lo sviluppo di queste nuove tecnologie
per essere i primi sul mercato quando arriverà la domanda.
GUIDERESTE UNA MACCHINA
CON L’ABS JAVA?
Ma tra intranet, Internet e i nuovi domini individuali (.idv) dobbiamo fare il conto con la tecnologia in
evoluzione e un mondo che tende a diventare sempre più dipendente dalla scienza moderna, nel senso
di essere utilizzato e strumentalizzato da questa invece di averla al proprio servizio.
Una risposta a tutto questo forse ci potrà aiutare a smettere di inseguire il “Sogno Americano” e a iniziare a buttare le basi di quello che potrebbe diventare il “Sogno Italiano”. L’America ci ha portato sulla strada di Internet, che nel nome dell’internazionalità utilizza una sola lingua e un solo linguaggio, e
conseguentemente porta a una perdita della identità nazionale. Approfittiamo di questo nuovo canale
di comunicazione per dare nuovamente spazio ai produttori e consumatori italiani di hardware, software ma anche di tutte quelle opere dell’ingegno di cui nei secoli siamo andati fieri, e trasformeremo un
sistema anonimo in un veicolo che potrà dare nuovo slancio alla nostra economia e cultura nazionale.
Java, Internet, computer, televisori e lavastoviglie potranno in futuro essere un anello di unione tra il
popolo degli eletti (chi sa usare un Pc) e la gente normale, ma dopo l’articolo su Quattroruote “se Microsoft producesse automobili” (If Microsoft Built Cars : http://t2.technion.ac.il/~c0581336/
micrsoft.html - Quattroruote Agosto 1996) la domanda se ci fideremo a usare un’automobile Java
sorge spontanea!
12 OTTOBRE 1996 BIT