N. 1 del 2001 - IPASVI Pavia

annuncio pubblicitario
Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989. Sped. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TASSA - REINVIARE ALL’UFFICIO PAVIA-FERROVIA
1/2001
a
Infermiere
P A V I A
DITORIALE
E
2
PAGINA
Infermiere a Pavia
Rivista trimestrale del Collegio IP.AS.VI. di Pavia
Anno XIII n. 1/2001 gennaio/marzo 2001
Editore Collegio Infermiere professionali,
Assiatenti Sanitarie, Vigilatrici d’Infanzia
della Provincia di Pavia
Direttore Responsabile Maria Luigia Botticini
Capo Redattore Giuseppe Braga
Segreteria di Redazione M. Bergognoni, A.M. Tanzi
Comitato di Redazione M. Bergognoni, M.L. Botticini, G. Braga,
M. Cattanei, L. Littarru, R. Rizzini, A.M. Tanzi,
Collaboratori S. Consigliere, M.R. d’Emanuele, A. Guerci,
M. Palmieri, V. Spinosa, G. Tridella
Impianti e stampa Gemini Grafica snc - Melegnano (MI)
Direzione, Redazione, Via Lombroso, 3/B - 27100 Pavia
Amministrazione Tel. 0382/525609, Fax 0382/528589
CCP n. 10816270
Sito Web www.ipasvipavia.it
E mail [email protected]
I punti di vista e le opinioni espressi negli articoli sono degli
autori e non rispettano necessariamente quelli dell’Editore.
Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati,
non saranno restituiti.
Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989.
Sped. in abbonamento postale Comma 27 Art. 2 L. 549/95 Pavia.
La rivista è inviata gratuitamente agli iscritti al Collegio IP.AS.VI. di
Pavia. Finito di stampare nel marzo 2001 presso
Gemini Grafica snc di S. & A. Girompini, Melegnano (MI)
Infermiere a Pavia
La salute
e la conoscenza
Le belle fotografie di Dario
Antoniotti, vincitore del 1° premio
del concorso fotografico de “La
Provincia Pavese”, ci fanno conoscere una notturna Pavia d’acqua,
bella ed inconsueta soprattutto per
chi non è da sempre avvezzo a convivere con le invasioni del fiume.
Una bellezza che sottolinea
nella memoria le riflessioni sul
profondo legame che sottende ad
ogni manifestazione del nostro
mondo, di Gaia, il nostro pianeta.
Ancora una volta l’esistere e il
benessere degli uomini dipende dal
benessere e dall’equilibrio tra loro
e il resto del pianeta, ed ormai ad
ogni piè sospinto siamo costretti ad
interrogarci sull’opportunità di
certe scelte umane che, negando
nei fatti questa realtà, divengono
sempre più frequentemente e velocemente, fonte di disagio, sofferenza, morte.
Sofferenza violenta che balza a
noi dalle crude immagini che ci
ripropongono i telegiornali, fatta di
fame, desertificazione, incuria criminale, catastrofi naturali e provocate, guerre. E ancora malattie e
disagi sociali ed economici.
Noi che sappiamo tante cose,
che ci vantiamo di vivere nell’era
dell’informazione, che abbiamo in
tempi ravvicinati creato strumenti
per esplorare le novae e i geni
umani, non riusciamo ad integrare
in una armonia completa i nostri
saperi, frammentati e dispersi in
mille rivoli che rischiano di annul-
larsi o di entrare in conflitto.
La fatica più grande è quindi,
per noi uomini, realizzare la Conoscenza, quella fusione mirabile tra
le informazioni e le esperienze, tra
le radici dello spirito ed il potere
della mente, che permette di non
perdere nulla di ciò che è stato, di
vivere ed assorbire il presente, di
costruire futuri possibili per tutti .
Proseguendo in questa linea di
pensiero, confrontandola continuamente tra noi e con l’essenza dell’essere infermiere, abbiamo sentito la necessità di riconsiderare la
salute nell’uomo ed i tanti modi
che nel tempo sono stati elaborati
per preservarla.
Non stupisce certo questa esigenza, espressa da molti, che sta
obbligando anche il mondo ingessato delle certezze accademiche,
delle regole sociali e delle norme
giuridiche ad interrogarsi; ennesima prova, se a qualcuno ancora
serve, che l’umanità è costantemente immersa in un divenire, in
un processo, che spaventa ed affascina ad un tempo, e che è comunque inarrestabile.
Così ci siamo chiesti quali siano
le conoscenze su salute e malattie,
quante siano, se sono diverse,
alternative tra loro. Oppure se è
possibile riconoscere nel tempo e
nelle culture che costellano l’esperienza umana, saperi e conoscenze
comuni, solo diversamente colorati dalle ricche e complementari
qualità di ciascuno.
3
PAGINA
Numero 1/2001
La rivista è cresciuta
così in modo un po’ convulso, molti colleghi hanno
guardato alla stessa questione dal proprio punto di vista ed è
stato difficile scegliere cosa pubblicare e cosa no. E’ volontà del
Comitato di redazione non lasciare
cadere l’argomento delle medicine
che troverà spazio in futuro.
Perché come scrive George
Eliot “L’inizio della conoscenza o
con delle persone o con delle cose
consiste nel farsi un’idea della
nostra ignoranza”.
Maria Luigia Botticini
I n d i c e
S p a z i o concentrato
Analfabetizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4
L’informazione grande alleata della salute . . . . . . . . . . . . . . .6
Medicine non convenzionali, un percorso tortuoso . . . . . . . .9
Stregoni aristotelici e scienziati indigeni . . . . . . . . . . . . . . . .14
Abbiamo perso qualcosa per strada . . . . . . . . . . . . . . . . .17
Le malattie da congestione e da inibizione
secondo le regole della “Medicina psico-spirituale” . . . . . . .20
Correlazione tra assistenza infermieristica
e teorie della Medicina olistica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .23
Musicoterapia e psichiatria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .25
PERCORSI
A l t r i
Progetto Lule . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .27
LA MERIDIANA
Cure palliative una luce che illumina
l’ultimo cammino dell’uomo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .29
Aggiornamento
Regolamentazione dell’esercizio professionale . . . . . . . . . .32
Oltre le Colonne díErcole
L’immagine e la sostanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .33
4
PAGINA
Infermiere a Pavia
S p a z i o concentrato
Analfabetizzazione
Luca Littarru *
“La semantica o è violenza oppure è un’opinione”, diceva un grande musicopoeta(1) degli anni 70, che oggi diremmo
essere decaduto, cantando una delle
splendide sue canzoni, come si diceva
invece un tempo, scarabocchiate “ai margini dei miei giorni”. È il primo pensiero
che ho fatto quando ho iniziato a lavorare
sul significato di quella che, nelle sue
tante varianti, viene definita - una definizione tra le tante - “Medicina complementare”. Ma vorrei già dimenticarla, visto che
qui si tratta di (ri)definire queste pratiche
mediche in senso terminologico. Riflettendoci mi viene in mente che
veramente la semantica
può essere una opinione:
nel linguaggio comune definiamo una stessa tipologia
di intervento con “medicina
complementare” e “medicina alternativa”. E’ qui che
Radici e foglie appena sono queste,
mi viene in soccorso il mio
vecchio vocabolario. Leggo
Profumi recati a uomini e donne dai boschi
la definizione di compleselvaggi, dal margine degli stagni,
mentare: “Che serve a
Acetosella del cuore e garofani d’amore, dita
completare, si dice specialmente di cose che si comche avvincono più strettamente che
pletino a vicenda (…)” Allorampicanti,
ra questa tipologia di mediGorgheggi da gole d’uccelli nascosti tra gli
cina completa quella “tradizionale”? Allora leggo la
alberi, quando il sole ascende,
definizione di alternativa,
Soffi di terra e d’amore trasmessi da rive di
così magari ho più chiarezvita su mari di vita, sino a voi, marinai!
za: “Alternarsi, avvicendamento; possibilità di scelta
Bacche addolcite dal gelo, virgulti di marzo
tra due cose”. Oddio! Ma
offerti freschi a giovani che per i campi vagaavevo appena letto che si
no, quando l’inverno si scioglie,
completano, e ora leggo
che sono due possibili scelGermogli d’amore messivi innanzi,
te! E allora?
immessi in voi, ovunque voi siate,
Di queste medicine si dice
Germogli che si schiuderanno secondo i modi
anche essere “non tradizionali”, come se la medicina
d’un tempo,
maggiormente praticata in
Se a loro recate il calore del sole si schiudeoccidente fosse quella giuranno offrendovi forma, colore, profumo,
sta…, l’unica ad avere radici nel tempo. L’accezione
Se voi divenite alimento e umore, essi saranno
negativa “non” ce lo dimofiori, frutti, alti rami e alberi.
stra. Ma allora di che medicina stiamo parlando? Di
Walt Whitman
una medicina che può
“Foglie d’erba” ed Enaudi
essere di completamento
Radici e foglie appena
ad un’altra, di una medicina che può
essere utilizzata in alternativa ad un’altra o
di una medicina che, in quanto “non tradizionale”, è oppositiva ad un’altra?
Mi viene anche in mente che la medicina,
nel pensiero comune, è una, quella praticata in occidente da alcuni secoli dai
medici maschi, mentre tutto ciò che non è
questa medicina è altro: orientale, non tradizionale, complementare, alternativa,
non convenzionale.
Non è compito mio fare ulteriori differenziazioni ma allora, in base a quello
poc’anzi detto, potremmo dire che c’è
una medicina dominante ed una subalterna? Potremmo dire che c’è una medicina maschile ed una femminile? E ancora, considerato che nella preistoria e nella
storia furono le donne ad inventare la
medicina e che poi furono gli uomini ad
appropriarsene con la violenza ed a dominarla con il potere, tacciando queste
donne che non si rifacevano alla loro
medicina come “streghe”, potremmo dire
che esiste una medicina degli “angeli” ed
una delle “streghe”? Aveva ragione il
povero musico-cantate che diremmo oggi
decaduto: “La semantica o è violenza o è
un’opinione”…
Nell’arduo compito di dare delle definizioni, forse dovremmo seguire le parole di
Ettore Sottsass:
“Finiremo a rifarci al principio, ai tempi
delle glaciazioni di Wurm, alla primavera
che forse c’è stata tra la seconda e la
terza glaciazione, o forse alla primavera
alla fine delle glaciazioni, con i torrenti
bianchi di acqua gelata, morene di ghiaia
come deserti, tundre, foreste, giungle,
caverne, fuochi, cenere, polvere, dolci
pollini e piume che volano per aria, quando la lingua è ancora da fare, le parole
ancora da dire, tutto quello che sappiamo
è nostro, di ciascuno e ciascuna di noi,
non si sa niente che io non so, come lo sai
tu, non si farà niente che io non saprò,
come lo saprai tu (…)”
(Ri)definire tutto perché ciò che è stato
ormai definito è diventato etichetta, ci suggerisce Ettore Sottsass. E come si sa, le
etichette sono limitative…
Ho raggiunto spero il mio obiettivo,
creando senz’altro un po’ di (voluta) con-
5
PAGINA
Numero 1/2001
Piccolo vademecum
delle pratiche terapeutiche non convenzionali tratto dal sito: htt://wwwsolaris.it da e da "L'agenda della medicina naturale" e "Per combattere lo stress"
fusione, e sperando di avervi incuriosito
almeno un pochino. Quale definizione
allora? Nessuna. Parleremo semplicemente di “Medicine”.
(1) Il cantante in questione è Claudio Lolli
che nel 1977 scrisse, creando un neologismo, “Analfabetizzazione” una canzone di
critica al linguaggio comune. Di grande
effetto l’incipit: “La mia madre io l’ho chiamata sasso/ perché fosse duratura sì, ma
non viva. E i miei amici li ho chiamati
piedi/ perché ero felice, ma solo quando
si partiva…
Bibliografia
Q Allen Ginsberg, Diario beat, a cura di
Gordon Ball, Grandi Tascabili Economici Newton, 1997
Q AA. VV., Dizionario della Lingua italiana, Garzanti, 1982
Q Marisa Siccardi, “Viaggio nella notte di
San Giovanni – Alla ricerca delle origini dell’assistenza e delle cure infermieristiche”, Rosini editrice-Firenze, 1992
Q Matteo Guarnaccia, Underground Italia, intervista ai beautiful loosers, Malatempora edizioni, 2000
AGOPUNTURA
L’Agopuntura è un antico metodo originario della Cina che si applica tramite minuscoli aghi, i quali hanno la funzione di ripristinare il flusso di
energia nei vari apparati ed organi. L’energia viene stimolata dagli aghi
lungo delle linee e dei punti particolari, detti meridiani.
ANTIGINNASTICA
E’ una terapia corporea globale che tiene conto non solo della cause meccaniche, ma anche delle motivazioni psicologiche degli atteggiamenti corporei sbagliati. Con movimenti lenti e ripetitivi, vengono allentati certi
muscoli e attivati degli altri. Si individuano posture errate e si restituisce
al corpo la sua giusta posizione.
AROMATERAPIA
E’ un metodo curativo che si serve di oli altamente concentrati estratti dalle
piante. Questi estratti aromatici, chiamati oli essenziali o essenze, contengono le sostanze in grado di conferire alle piante il loro caratteristico profumo. Le essenze sono infatti ricavate da piccole ghiandole situate nei petali,
nelle foglie , negli steli, nella corteccia e nel legno di numerose piante e di
molti alberi. In natura il loro profumo si libera lentamente mentre quando
questi elementi vengono scaldati o schiacciati è come se esplodessero, sprigionando tutto il loro aroma.La Medicina Ayurvedica (letteralmente “scienza della vita” o “arte del vivere bene e a lungo”), è forse la più antica medicina esistente, e ha radici nell’antica India. I rimedi ayurvedici sono reperibili nelle migliori erboristerie e nei negozi specializzati in prodotti naturali.
La diagnosi avviene attraverso l’ascolto del battito del polso.
AURICOLORTERAPIA
Secondo la medicina cinese, osservando determinate parti del corpo
(occhi, mani, orecchie, piedi) si può stabilire la presenza di un disturbo o
di una malattia e, stimolando alcuni punti, su può anche guarire. E’ su
questo principio che si basa l’auricoloterapia. Sull’orecchio vengono infatti individuati alcuni punti specifici, che corrispondono agli organi e alle funzioni del corpo umano. Questa zona, in pratica, costituisce una specie di
cartina geografica che riproduce l’organismo.
BIOENERGETICA
Il massaggio Bioenergetico è una tecnica in grado di influire positivamente, e contemporaneamente, su tutti i livelli dell’essere umano: quello fisico, quello emozionale e psicologico, quello spirituale. Il suo scopo è individuare le parti del corpo tese e “bloccate” e i punti carenti di energia, per
ristabilire un equilibrio durevole.
BIOFEEDBACK
Si tratta di una tecnica che impiega diversi strumenti per misurare le
variazioni di alcune funzioni fisiche come tensioni muscolari o temperatura corporea. Serve ad aumentare la consapevolezza di come le condizioni
del corpo interagiscono con quelle della mente. E’ efficace nei disturbi collegati allo stress.
CHINESIOLOGIA
L’autore
* Infermiere Professionale
Comunità di riabilitazione in Salute Mentale
“Villa Maura”, Pavia
Tecnica basata sull’esame degli squilibri muscolari. Secondo i terapeuti la
reazione di un muscolo a una leggera pressione manuale rivelerebbe le
condizioni di alcuni organi interni. La cura consiste nello “sbloccare” e
ripristinare i circuiti che non vengono trovati in equilibrio con opportune
(segue)
manipolazioni.
6
PAGINA
Infermiere a Pavia
L’informazione,
informazione,
grande alleata della salute
Annamaria Tanzi *
“Qui non si tratta di
imporre un punto di
vista ma di comunicare un metodo di cui
ognuno si avvarrà a
suo piacere come di
uno strumento.”
Johann Wolfgang Von Goethe
Questa frase di Goethe apre un libretto
sullo Yoga ed ho scelto di riproporla per la
monografia sulle medicine perché lo spirito con cui è stato affrontato l’argomento è
aperto ed ecumenico, e l’obiettivo non è
contrapporre il “convenzionale” al “complementare” oppure “l’oriente” “all’occidente”, né di sostenere la superiorità dell’uno rispetto all’altro.
Per gran parte della mentalità occidentale, “l’altra faccia della medicina” è ancora una novità ed il concetto stesso di
medicina alternativa ha il sapore di una
moda più che di ricerca scientifica, e in
questa nostra società senza riposo, sembra che abbia bisogno più di consumatori che di pazienti.
La monografia, attraverso il contributo
teorico ed esperienziale di donne e uomini proiettati verso una concezione della
salute onnicomprensiva, nasce dal desiderio e perché no da un’utopia: superare
le barriere ideologiche, recuperare la
visione olistica dell’uomo, inteso come un
tutt’uno tra la mente e il corpo, in cui le
varie parti sono in continua interazione tra
loro e… avvicinare le medicine, ponendo
e spostando contemporaneamente l’attenzione sia sugli agenti patogeni, sia
sulle difese immunitarie, sia sulle possibilità (strumenti e tecniche di riabilitazione e
di reinserimento sociale) di tornare a
comunicare con il mondo quando l’unitarietà dell’uomo è frammentata. Passare
quindi dalla cura della malattia in senso
stretto, alla riabilitazione, prevenzione e
promozione della salute.
Malattia significa alterazione dell’equilibrio dell’individuo e delle strutture in cui
vive. L’uomo è minacciato nella sua integrità e nella sua capacità di adattamento e
questa condizione si ripercuote a livello
organico (corpo), a livello interiore (psiche), in relazione all’ambiente ed al
mondo sociale a lui circostante. Ogni livello influenza l’altro e la malattia non ha solo
a che fare con l’omeostasi (equilibrio
interno) ma anche con l’omeodinamica
(effetti interattivi).
Se l’individuo può o vuole superare la
propria malattia, ciò non dipenderà soltanto dalla diagnosi medica ma in gran
parte dalle sue condizioni psico-fisiche,
dal modo in cui percepisce lo stato di
malattia, la perdita dell’autonomia e del
controllo che turba l’equilibrio emotivo
con angosce e paure esistenziali per l’incertezza del futuro.
Ogni tentativo di reazione corrisponderà ad un procedimento psichico che
l’individuo, cercherà di elaborare nel
miglior modo possibile, per trovare la via
che gli chiarisca il fenomeno e la situazione che ha davanti.
In questo processo è auspicabile che
l’interessato sia informato sulla situazione
e disponga di un ventaglio di offerte di
aiuto disponibile siano esse risorse mediche, assistenziali, psico-sociali e spirituali
affinché egli possa valutare il problema,
considerare la minaccia, cercare eventualmente percorsi integrati o alternativi,
valutarli, ponderarli e infine stabilire come
procedere e agire.
Si può affermare con soddisfazione che
molte malattie terribili sono state debellate in parte del mondo grazie ai progressi
medico-tecnici-scientifici. Contro la fame,
le epidemie, le morti violente sono state
conseguite vittorie strepitose e in due
secoli la durata media della vita è più che
raddoppiata in Europa.
Quello che altrimenti non si può certamente dire è che oggi giorno l’uomo
debba lottare con un minor numero di
malattie. Altre affezioni che riguardano
non solo il corpo ma anche lo spirito, favorite dalle abitudini e gli stili di vita e dall’ambiente circostante, si affacciano in
misura veramente minacciosa.
Non sempre le migliaia di farmaci di cui
dispone attualmente il nostro arsenale
terapeutico rispondono in modo efficace
ed efficiente per una restitutio ad integrum
nel mondo della vita.
Il paradossale aumento dei disturbi dell’apparato cardio-circolatorio, dei tumori,
delle malattie croniche dovute al benessere e alla sovralimentazione, delle malattie
psicosomatiche, dell’abuso dei farmaci e
delle malattie mentali, parallelo all’incremento tecnologico ed alla corsa sfrenata
al consumismo, è dovuto anche agli
stress continui del ritmo di vita che conduciamo in una società “civilizzata” in cui
vengono a mancare sempre più i punti di
7
PAGINA
Numero 1/2001
riferimento ed i valori universali.
E’ allora che si perde in termini di chiarezza mentale e di apertura emotiva e la
relazione con il mondo della vita diventa
disarmonica.
Data la totale interdipendenza dei processi fisici, emozionali e mentali, lo stress
cronico intacca ogni fase della vita dell’uomo, portandolo fino allo sdoppiamento della propria personalità tra essere e
apparire.
Freud nel saggio “Il disagio della
civiltà”, sottolinea come la civiltà, stadio
avanzato di un percorso evolutivo, induca
l’uomo ad astenersi dal soddisfacimento
di tutti i suoi bisogni, a limitarsi nell’espressione della pulsionalità, a rinunciare,
in sostanza, alla propria felicità.
Cosicché la vita dell’uomo “civilizzato”
si trasforma e diventa da aspirazione al
raggiungimento di uno stato di felicità, alla
messa in atto di condotte di evitamento
del dolore e, infine, … la fuga nella malattia nevrotica o, ancor di più, psicotica.
LA STORIA CI RACCONTA…
che fin dai tempi antichi, l’umanità ha
tentato di comprendere i meccanismi del
corpo, le cause della malattia ed i suoi
rimedi.
La salute è da sempre considerata il
bene più prezioso e inalienabile per l’uomo.
Per gran parte della loro esistenza gli
esseri umani hanno avuto a disposizione
varie risorse anche se limitate per curare
lesioni e disturbi. Per migliaia di anni, la
responsabilità delle malattie era attribuita
alle forze soprannaturali e le cure includevano l’uso della magia, della musica, della
preghiera e degli incantesimi, ma anche
terapie fisiche elementari, come la dieta,
stare all’aria fresca e fare esercizio fisico,
oltre ad una serie di rimedi naturali interni
ed esterni basati esclusivamente su piante e minerali e che erano considerati
come un modo per ristabilire l’equilibrio e
l’armonia del corpo.
Nel mondo si sono sviluppati molti e
diversi sistemi curativi, basati sull’idea dell’equilibrio delle forze naturali e della fiducia nell’uso medico di mezzi tra il sacro e
il profano.
D’altra parte, durante il corso dei secoli
gli stessi medici hanno concepito varie
teorie sul corpo umano e sul suo funzionamento, mettendo in relazione condizioni fisiche e spirituali a cose come gli elementi e l’influenza dei pianeti e spiegando
per esempio le proprietà curative delle
piante.
Il monito dell’antica medicina consigliava al medico di riflettere in ogni momento
della cura del suo malato sulle condizioni
“dell’aria, dell’acqua e della terra” in cui si
trovava a vivere.
L’evoluzione della medicina occidentale
ai suoi albori è legata al nome di Galeno e
di Ippocrate di Kos. Dai tempi dell’antica
Grecia fino agli inizi dello studio dell’anatomia umana nel secolo XVI, il sistema dei
quattro umori era utilizzato per spiegare il
funzionamento del corpo e ogni umore
era responsabile dell’equilibrio psicofisico
dell’individuo.
Da Galeno, medico militare greco, che
rese ufficiale la teoria degli umori ad un
altro medico greco, Ippocrate, riconosciuto
come il padre della medicina moderna e
che considerava tutti i fattori che favorivano
la salute, persino l’altitudine ed il tempo, e
consigliava la dieta, l’igiene e le erbe.
Di grande importanza, sia nell’antichità
sia nel medioevo, fu il concetto di natura,
il suo significato in rapporto all’uomo sano
o malato e al mondo in generale.
Nell’opera ippocratica “Della diaita” si
legge: “Tutto nel corpo è un’imitazione del
CHIROPRATICA
Utilizzando una tecnica manipolatoria, i terapeuti possono correggere
disturbi che derivano da uno scorretto posizionamento dei muscoli e,
sopratutto, delle vertebre. I problemi alla colonna vertebrale possono
essere la causa di dolori non solo alla spina dorsale ma anche ad altre
parti del corpo, come spalle, braccia, fianchi, gambe. I problemi articolari
possono essere causa anche dell’insorgenza di veri e propri disturbi, quali
artrite, stitichezza, emicrania, dolori mestruali.
CRISTALLOTERAPIA
Ogni pietra preziosa ha vibrazioni diverse e quindi un diverso tipo di energia.
Applicando le pietre preziose sui 7 chakra (punti del corpo di connessione,
concentrazioni e trasporto dell’energia) si riequilibrano il corpo e la mente.
mondo nella sua totalità”.
Il modello “diaita”, termine greco che
significa modo di vivere, stile di vita, cioè
l’arte di vivere nella maniera più ragionevole e sana possibile, indicava sei elementi che la natura non ha fornito all’uomo, ma che in ogni individuo trovano un
equilibrio naturale: luce, aria, cibo e
bevande, lavoro e riposo, sonno e veglia,
escrezioni nonché gli effetti psichici. L’armonia fra questi sei elementi era utile alla
salute e la cura di questa era interpretata
come arte di vita, nel senso di “conoscenza della misura”
Florence Nightingale precursore dell’assistenza agli infermi definì la stessa,
un’arte, che deve consentire al malato di
vivere creando quelle condizioni che permettono alla natura di agire.
Durante il secolo XX, farmaci prodotti
chimicamente sono diventati predominanti nei sistemi medici occidentali in nome e
per conto della cosiddetta “medicina ufficiale” in cui il preconcetto etnocentrico
regna sovrano.
Eppure il XX secolo paradossalmente è
il secolo dell’informazione, è anche il
secolo delle concezione olistica dell’essere umano e della sua evoluzione personale e tutto il sistema di cura della salute si
muoverebbe all’interno di una responsabilità etica ed ecologica.
E’ anche il secolo della ri-scoperta del
significato della realtà psichico-mentale e
dell’ambiente sociale, della ri-formulazione del concetto di malattia contrapposto
al concetto di salute attuale il cui significato di completo stato di benessere biopsico-sociale ricalca in realtà il passato.
Tuttavia la cura della salute orientata
alla totalità dell’individuo sembra essere a
tutt’oggi ancora presupposto teorico che
ha dato vita a riforme e controriforme della
legislazione sanitaria senza evidenze pratiche e in contrapposizione ad un rapido
sviluppo della farmacoterapia e dell’alta
tecnologia medica.
Nel rispetto della par condicio è necessario ricordare che quelle medicine (antiche discipline) che impropriamente sono
definite altre, alternative, complementari
ma anche a-scientifiche e antiquesto o
antiquello, sono basate principalmente
sulla prevenzione e sulla ri-abilitazione
allo scopo di rendere l’uomo adatto ad
affrontare le fasi della vita, le aggressioni
della stessa ed a vivere in armonia con se
stesso, con gli altri e con l’ambiente o a
restituirgli abilità temporaneamente inibite
e il diritto al mondo della vita.
8
PAGINA
L’UOMO …
in una delle tante concezioni occidentali è “un essere unico, ha aspettative e
bisogni biologici, psicologici, sociali, culturali e spirituali. È un essere in perpetuo
divenire ed interagisce con il suo ambiente; è responsabile, libero e capace di
adattarsi, un insieme indivisibile”.
Secondo la medicina tradizionale cinese, è un microcosmo energetico inserito
nel macrocosmo con cui esiste un interscambio continuo di energia. Egli è costituito come l’universo di materia e di energia, capta l’energia celeste (aria) e l’energia terrestre (alimenti) per sintetizzare la
propria sostanza (materia) e produrre la
propria energia (energia umana).
Due concezioni che confermano la
posizione olistica ed ecologica, che contrastano con la distinzione cartesiana res
cogitans/res extensa, promovendo una
visione unitaria dell’individuo.
Eppure… le strade percorse dalla cultura occidentale e dalla cultura orientale
sono notevolmente diverse e riflettono
mentalità ed esperienze che fanno riferimento a valori differenti
La medicina occidentale non sembra
aver superato il dualismo tra corpo e
mente per arrivare ad una visione totale
della vita dell’uomo, della sua malattia e
dell’ambiente che lo circonda.
La medicina orientale si radica principalmente nell’esperienza diretta senza
esaltare speculazioni filosofiche e dissertazioni puramente teoriche.
In Occidente uomo e natura, individuo e
ambiente, spirito e materia sembrano
contrapporsi senza fine, in Oriente macrocosmo e microcosmo sembrano incontrarsi con reciprocità complementari,
modalità di tipo olistico ed ecosistemico.
Alla luce di tale riflessione, l’incontro
ormai sempre più frequente con pratiche
terapeutiche diverse da quelle della cosiddetta “medicina ufficiale”, dovrebbe mettere quest’ultima in discussione con le
proprie teorie e le proprie pratiche che talvolta possono essere inadeguate ad
affrontare il disagio di una persona.
Perché non pensarsi in un confronto
epistemologico approfondito e attuale,
contro ogni dogmatismo etnocentrico?
Perché non sentire la necessità di
incontro ed integrazione?
Perché non credere ad un nesso tra
questi metodi?
Perché l’attenzione del sistema sanitario nazionale è sempre indirizzata verso
un unico senso?
Perché non affrontare anche la sfera
della salute diversamente, avvalendosi di
tecniche e indagini non invasive?
Perché non portare i legislatori verso
Infermiere a Pavia
un’altra concezione della salute pubblica?
Il nostro benessere bio-psico-sociale è
il risultato di un grande puzzle, in cui è
eminentemente l’informazione a giocare
un ruolo importante. Dipende anche da
noi fare pressioni e difendere il diritto
all’informazione.
LA RICERCA DEL SIGNIFICATO NEL
DIVENIRE, NELL’ESSERE,
NEL MORIRE …
I bisogni dell’ambito vitale, sono i più
immediati e quindi i più semplici da recepire e soddisfare, le necessità dello spirito
sono meno eclatanti, più nascoste e
meno identificabili nell’immediato, ma esistono, perché l’essere umano nella sua
totalità è soma, psiche e spirito.
Liliane Juchli ha coniato un modello
concettuale dell’assistenza infermieristica
che abbraccia sotto la forma di Attività di
Vita Quotidiana (AVQ) i livelli dell’essere
umano elencati nella famosa scala dei
bisogni di Maslow, tra le AVQ emerge la
ricerca di “un significato della vita”, del
senso della vita, un’attività spirituale propria dell’uomo all’interno del suo ambiente vitale.
La ricerca del significato è un tema
importante per l’esistenza, la mancanza
conduce al vuoto interiore ed infine alla
malattia.
Il significato, include il bisogno intrinseco di trascendere se stesso che un
approccio olistico alla persona non può
ignorare.
“L’essere umano non HA una persona, E’
una persona, E’ l’essenza spirituale, in
primo luogo, che crea l’unità e la completezza della creatura umana, unità corpo,
anima, spirito”. (MASLOW e DURCKHEIM)
L’uomo manifesta la sua spiritualità nel
corpo, nella figura, nella funzione e nell’espressione (linguaggio non verbale), negli
atteggiamenti e nei movimenti.
La cura e l’assistenza “ufficiali” non si
occupano in primo luogo della cura spirituale, ma lo spirito, l’anima, la psiche
sono sempre contemporaneamente presenti e partecipano a questa interazione
dell’essere presenti, cosa che può attivare
o non attivare risorse interiori ed energie
attive, che infine rappresenta lo scopo
delle medicine “altre”.
IN CONCLUSIONE …
… “Abbiamo migliorato la vita dei selvaggi in tutto il mondo” continuò John
Smith, colonizzatore inglese.
“Selvaggi?!” esclamò Pocahontas indignata …
… “Tu pensi ch’io sia una selvaggia ma
ci sono tante cose che tu non sai…” continuò lei.
Così dicendo, prese John Smith per
mano e si inoltrò nella foresta, guidandolo
fra alberi secolari, prati fioriti e ruscelli
dalle acque limpide.
Movendosi al fianco di Pocahontas,
Smith imparò a guardare il mondo con
occhi nuovi, scoprendo che ogni elemento della natura viveva in perfetta armonia
con gli altri:
gli uomini e gli animali, le piante e le
rocce, il vento e l’acqua, il sole e la luna
avevano tutti un’anima e una voce da
ascoltare…
Bibliografia
Q Liliane Juchli, “L’assistenza infermieristica di base”, Rosini Editrice s.r.l. –
Firenze.
Q Fulvia Pitto, “Le radici delle questioni
attuali in psichiatria transculturale”,
Collana Fogli di informazione, Centro
di Documentazione di Pistoia Editrice.
Q Gaetano Mormina, “La malattia mentale a confronto: Oriente e Occidente”,
Collana dei Fogli di Informazione, Centro di Documentazione di Pistoia Editrice.
Q “Le dolci vie del benessere” da ERBE
MEDICINALI, Ed. NON SHAW – KONEMANN.
Q Giulia Amici, Giorgio Cerquetti, “Yoga,
per il corpo, la mente e lo spirito”, Ed.
I nuovi delfini – Tascabili.
Q POCAHONTAS, Walt Disney Classics,
Disney Libri
L’autore
* Infermiera Professionale
SPDC ASL Pavia
9
PAGINA
Numero 1/2001
Medicine non convenzionali,
un percorso tortuoso
Giuseppe Braga *
Questo è il nuovo termine che verrà
adottato dalla Legislazione italiana per
indicare quelle che una volta venivano
definite le “Medicine alternative”; non è il
migliore dei termini, ma almeno scomparirà quella definizione di alternative che
manifestava una sorta di opposizione o
comunque che non faceva intravedere la
complementarità e l’utilità che tali pratiche
possono avere nella risoluzione dei problemi di salute di chi soffre una qualsiasi
malattia. Così viene giustificata la scelta
anche all’interno del “Palazzo”: “La scelta
del termine non convenzionali, è sembrato più adatto a descrivere una situazione
fluida in cui determinate pratiche terapeutiche sono oggetto di minore tutela giuridica ed economica in forza di un giudizio
soggettivo di opportunità temporaneamente condiviso in determinati ambiti ufficiali. Si è voluto evitare così qualsiasi giudizio di merito che poteva essere implicito
in altri termini. Si sono scartate perciò
definizioni come: alternative, che implica
una carica ideologica, e soprattutto non
corrisponde a quelle realtà in cui tali pratiche terapeutiche sono accettate come
complementari; non tradizionali, perché
alcune, come l’agopuntura, la manipolazione, la pranoterapia sono in realtà più
tradizionali della scienza medica oggi
generalmente accettata; “differenti”,
come è in uso in Francia, è parso eccessivamente generico, come anche il termine “altre”, usato più spesso in Italia;
“parallele”, che presuppone un giudizio di
pari dignità, e contemporaneamente un
destino a non incontrarsi mai. ” (1)
Si è manifestato in questi anni un variegato fenomeno di massa sviluppato attorno al tema della libertà di scelta terapeutica: dalle reazioni al vessatorio divieto di
curarsi a proprio modo imposto a Dario
Bellezza pochi mesi prima della morte,
alla raccolta di firme in favore dei farmaci
omeopatici, al caso Di Bella, alla solidarietà intorno ai genitori che rifiutano terapie imposte dai medici e dai giudici.
Si sta delineando un movimento ancora
disarticolato, che può essere visto da
qualcuno come un rischio regressivo, un
fenomeno antiscientifico, populista, incolto, ma che può anche esprimere una
valenza culturale di grande rilievo e diventare un’occasione importante di rinnovamento della società e della stessa legislazione, un’occasione di crescita per tutti
nella libertà.
Si badi bene, il problema giuridico non
è quello di sapere se, per esempio, l’omeopatia, la medicina ayurvedica o la
pranoterapia funzionino e siano idonee a
curare le malattie e a conservare in buona
salute le persone. Questo è assolutamente irrilevante dal punto di vista del sistema
giuridico. Non tocca allo Stato accertare
questo, perché la scienza è libera. Qui
sentiamo di riconoscerci con tutte le
nostre forze nell’invito a tenere distinta la
sfera giuridica dalla sfera culturale! Allo
Stato deve solo interessare se un numero
significativo di cittadini ricorra alle cure di
una di queste forme di medicina. Solo in
conseguenza di questa constatazione di
fatto esso potrà intervenire a regolarne l’esercizio con gli obiettivi e gli strumenti
indicati dalle norme costituzionali: promozione del lavoro, delle culture, delle
aggregazioni sociali, strumenti per garantire la formazione professionale e per tutelare cittadini e operatori dai millantatori.
Ma sia ben chiaro che è millantatore solo
chi con dolo inganna la buona fede dell’utente dichiarando qualità che sa di non
avere, non chi dichiara qualità che solo
una parte della popolazione riconosce.
Per estremizzare, se una persona vuol
farsi curare da uno sciamano ha il diritto
naturale di farlo, perché si tratta del suo
corpo, della sua vita, e nessuno deve per
questo accusare lo sciamano di compiere
abusivamente atti medici.
Come sempre, purtroppo, in Italia il predominio della classe medica che ritiene di
poter accentrare su di essa TUTTO ciò
che riguarda le “cure”, non consentendo
a chi non è in possesso della Laurea in
Medicina di utilizzare altre metodologie
per la “cura” delle persone.
E sì c’è una grande differenza fra il
significato che la Medicina dà alla parola
“cura” e, ad esempio, il significato che
altri operatori sanitari, in primis gli Infermieri, danno a questa parola. Non che il
significato che da’ la Medicina sia errato,
ma è sicuramente limitativo rispetto all’es-
10
PAGINA
senza profonda che la parola “cura” in
realtà possiede.
Il prendersi “cura” di una persona non è
solamente legato alla malattia, il prendersi “cura” vuol dire farsi carico di TUTTO
ciò che in una persona sente, vive, manifesta, esprime coscientemente ed in
maniera inconscia, ... insomma vuol significare “considerare l’essere umano una
entità particolare”, così particolare che
qualsiasi “cosa” egli dica, manifesti,
comunichi, serve per comprendere i suoi
disagi, le sue alterazioni, il suo vivere.
Ecco che alla Camera dei Deputati è da
lungo tempo, in discussione un Disegno di
Legge per in primo luogo, riconoscere e
ordinare le “Medicine non Convenzionali”.
Il percorso è lungo, i DDL C.5496, C.5935
e C.5952 hanno infine ceduto il passo al
precedente DDL C.3891 che è stato accettato come base di discussione dalla XII
Commissione Affari Sociali della Camera
per l’esame, le proposte ed il successivo
invio al Senato per l’approvazione.
Tutte queste proposte di legge si preoccupano di non ledere l’impianto normativo
in cui è collocata la medicina ufficiale.
L’attenzione è posta sull’interesse delle
corporazioni di operatori e non sul diritto
della persona. Si copia in sostanza la logica dell’impianto normativo esistente, semplicemente affiancando all’ordine dei
medici le associazioni di operatori shiatsu,
di omeopati e così via. Si tende così ad
ufficializzare le forme di medicina libera
Infermiere a Pavia
più strutturate, o comunque più affermate,
senza tener conto di una situazione che
continua ad essere in movimento. Si sta
diffondendo l’ayurveda, cominciano ad
affacciarsi la medicina somala e quella
tibetana: dovremo sempre ricominciare
da capo e sperare di volta in volta in una
nuova legge?
Questo impianto è culturalmente pasticciato. Bisogna partire dal diritto naturale di
ogni persona a decidere su come provvedere alla propria salute e attorno a questo
diritto, sulla base di questo diritto, costruire la norma. Nessuno si pone il problema
di quale portata dirompente possa avere
in questo contesto il richiamo alla libertà
della scienza garantita dall’art. 33 della
Costituzione. Nella proposta citata, l’On.
Galletti, all’art. 1 scrive che “La Repubblica
riconosce il principio del pluralismo scientifico come fattore essenziale per il progresso della scienza e dell’arte medica e
riconosce il valore diagnostico e terapeutico degli indirizzi terapeutici non convenzionali”. La prima parte recepisce opportunamente - e finalmente! - le istanze di chi
si batte contro il dogmatismo che si riassume nella frase “La medicina è una”! Ma
non si capisce perché tocchi alla Repubblica “riconoscere il valore terapeutico”,
come recita la seconda parte del l’art. 1
della pdl Galletti, e con lui molti altri.
Quando centomila cittadini vogliono
curarsi con la pranoterapia, sono loro che
ne riconoscono il valore terapeutico, non
CROMOTERAPIA
La parola cromoterapia deriva dal greco e significa “cura con il colore”.
Secondo questa disciplina il colore ha un peso, una temperatura, una forza
di penetrazione, una densità ma, soprattutto, è energia. Il comportamento dell’uomo è di conseguenza influenzato dall’energia sprigionata dai colori: in pratica il suo equilibrio può essere favorito o influenzato negativamente dal colore dell’ambiente in cui vive e dagli oggetti di cui si circonda.
Un trattamento a base di raggi colorati su alcuni punti del corpo, l’utilizzo
di vestiti di determinate tonalità, una casa arredata secondo certi criteri,
una dieta “variopinta”, costituirebbero anche una cura efficace per molti
problemi di salute.
DIGIUNO
Digiuno significa astensione totale o parziale dal cibo per un certo periodo, che
può variare nel tempo, in modo da far riposare l’organismo e riequilibrarne le
funzioni. E’ una pratica igienica naturale, e prima di voler essere curativa, è
essenzialmente preventiva. Si sostiene che rafforzi il sistema immunitario, che
ampli le facoltà del cervello, stimolando la concentrazione e la memoria, e che
determini un cambiamento in senso positivo dello stato di salute di una persona. Sembra che freni l’invecchiamento e rallenti l’insorgere di disturbi e
malattie che derivano da una accumulo di tossine (materiali di scarto dell’organismo) ristagnanti nei tessuti.
FANGOTERAPIA
Metodo terapeutico per la cura di alcune malattie che consiste nell’applicazione locale o generale di fanghi dotati di poteri medicamentosi. Si pratica presso numerosi centri termali o presso centri medici o estetici qualificati.
occorre alcun riconoscimento dello Stato.
Non è più tollerabile che lo Stato pretenda di insegnare al cittadino qual è il
suo bene. Milioni di cittadini acculturati
quanto il Ministro della Sanità o il Presidente dell’Ordine dei medici chiedono di
decidere da soli.
La regolamentazione delle professioni,
di tutte le professioni soprattutto quelle
sanitarie, dovrebbe trasformarsi in autoregolamentazione, e soprattutto di regole
che non costringano il nuovo dentro
un’armatura che ne impedirebbe la naturale evoluzione. Per questo preferirei che
agli operatori venisse richiesto di dichiarare il proprio percorso formativo ed eventualmente il nome di persone o associazioni che li accreditano. Mi fiderei di più di
questo tipo di referenze che non di un
diploma rilasciato da chissà chi.
Noi dobbiamo affrontare il problema
delle medicine libere non come rivendicazione nei confronti della medicina tecnologica, che sta vivendo un periodo di crisi di
cui nessuno può rallegrarsi, ma all’interno
di una concezione unitaria dello statuto
della medicina nel nostro ordinamento.
Nei secoli passati la medicina era caratterizzata dalla dicotomia: medici dell’Accademia ricchi – medici popolari poveri. In
seguito, nel Settecento e nell’Ottocento, si
sono avute restrizioni progressive nei confronti della medicina popolare, dovute
principalmente a due fattori. Innanzitutto
si diffondeva la fiducia nella scienza, considerata la nuova grande frontiera dello
spirito umano, che si riteneva capace, nel
suo inarrestabile sviluppo, di liberare il
genere umano da tutte le sofferenze. In
secondo luogo si valorizzava la funzione
economica della cura, finalizzata a mantenere ‘il soggetto in grado di lavorare, piuttosto che in armonia con l’ambiente.
Nel Novecento il ruolo totalizzante dello
stato che, in antitesi con le intuizioni, veniva occupando tutti gli spazi del vivere civile, si è rafforzato tramite alleanze con i settori più forti del mondo economico e di
quello culturale. Fra questi ultimi era proprio la medicina, che lungo tutto il secolo
è venuta caratterizzandosi con gli aspetti
seguenti:
a) solidarietà fra medici, magistrati e politici, che si riconoscono reciprocamente
come amministratori dei diversi aspetti
dell’interesse sociale; alleanza fra medicina e farmacologia industriale, che ha
avuto un influsso deformante sulla proposta terapeutica, identificata spesso
con la prescrizione dì farmaci più nuovi
e più costosi;
b) alleanza fra medicina e tecnologia
sanitaria, con la conseguenza che la
diagnosi è affidata sempre più alle mac-
Numero 1/2001
chine e la stessa terapia ha una crescente componente tecnologica.
Questo assetto ha consentito alla scienza medica di godere in modo più duraturo del prestigio che l’ideologia positivista
aveva attribuito all’intero mondo scientifico, assegnandogli il compito di liberare
l’umanità da tutti i suoi mali.
Oggi ci troviamo di fronte a una sfida:
liberare la scienza medica dalla struttura
economica che se ne serve e dalle caste
oligarchiche che la dominano e restituirla
alla libera ricerca e alla libera pratica nell’esclusivo interesse della salute, senza
timore di accogliere nel suo bagaglio
cose nuove e antiche.
L’operatore sanitario deve essere libero
di proporre l’omeopatia o la chirurgia, l’agopuntura o il farmaco industriale, e il cittadino deve poter scegliere di affidare la
cura della propria salute a chi di volta in
volta egli ritenga più idoneo. Dobbiamo
ripensare il ruolo delle professioni sanitarie e più in generale lo statuto della medicina proprio a partire dalla libertà della
persona, che lo stato non può più considerare come “educanda”. Come dicevo
prima, purtroppo, è un progetto che individua esclusivamente i Medici come possibili praticanti delle, peraltro poche, discipline complementari oggetto della normativa proposta. Chissà se qualcuno vorrà
attaccare con un Cavallo di Troia, tirando
fuori da esso altre figure, sicuramente
sanitarie, per diventare anch’essi praticanti, staremo a vedere, anche alla luce
della possibilità di conseguimento della
Laurea di secondo livello in Scienze Infermieristiche.
Intanto vi consiglio di andare a leggere
questo DDL C.3891
Bibliografia
Q Le Medicine non convenzionali: Ricerca scientifica, problemi normativi, progetti di Legge. a cura di Carlo Crocella,
Quaderni di documentazione – Camera dei Deputati, Roma 1991
Q Le origini della nuova cultura spirituale
nel Rinascimento italiano e il suo riemergere nelle crisi contemporanee. Il
caso della Sanità. Carlo Crocella,
Roma 2000
Q Sito web: http://utenti.tripod.it/Supergeppo/index.html
L’autore
* Infermiere Professionale
Abilitato a funzioni direttive
Azienda Ospedaliera di Melegnano
11
PAGINA
PROGETTO DI LEGGE - N. 3891
Art. 1.
(Finalità e oggetto della legge).
1. La Repubblica italiana riconosce il principio del pluralismo scientifico come fattore essenziale per il progresso della scienza e dell’arte medica e riconosce il valore
diagnostico e terapeutico degli indirizzi terapeutici non convenzionali affermatisi nell’ambito della cultura europea degli ultimi decenni, quali l’agopuntura, la fitoterapia,
l’omeopatia, l’antroposofia, l’omotossicologia, la chiropratica, l’osteopatia e le terapie orientali.
2. La Repubblica italiana garantisce la libertà delle scelte terapeutiche adottate consapevolmente dal paziente e dal medico curante nel più scrupoloso rispetto della
deontologia professionale, mettendo in opera ogni mezzo per rimuovere tutti gli
ostacoli che si frappongono alla piena disponibilità dei medicinali e dei presìdi terapeutici utilizzati nella pratica degli indirizzi terapeutici non convenzionali.
3. Le università statali e private, nei corsi di laurea delle facoltà di medicina e chirurgia, medicina veterinaria, farmacia, chimica e scienze biologiche, forniscono una
conoscenza di base delle varie metodiche delle terapie e cure non convenzionali.
4. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica, con proprio decreto, definisce gli
insegnamenti da inserire nei corsi di laurea di cui al comma 3.
5. Nell’interesse supremo dei pazienti lo Stato provvede ad un’adeguata qualificazione professionale degli operatori sanitari propri degli indirizzi terapeutici non convenzionali, ovvero delle terapie non vigilate ai sensi dell’articolo 99 del testo unico
delle leggi sanitarie, approvato con regio decreto 27 luglio 1934, n.1265, promuovendo l’istituzione di appositi corsi di formazione e controllandone l’attività e reprimendo l’esercizio per fini illeciti delle terapie non convenzionali.
Art. 2.
(Indirizzi terapeutici non convenzionali).
1. Ai medici che praticano l’agopuntura, la fitoterapia, l’omeopatia, l’antroposofia, l’omotossicologia, la chiropratica, l’osteopatia e agli esperti in medicine orientali è consentito di definire pubblicamente la loro qualificazione professionale.
2. All’interno del Consiglio superiore di sanità è obbligatoria la partecipazione di un
rappresentante per ciascuno dei sette indirizzi terapeutici di cui al comma 1.
3. Il comma 2 dell’articolo 7 del decreto legislativo 30 giugno 1993, n. 266, è sostituito
dal
seguente:
“2. La Commissione unica del farmaco è nominata con decreto del Ministro della
sanità, è presieduta dal Ministro stesso o dal vicepresidente da lui designato ed è
composta da quindici esperti, di documentata competenza scientifica nel campo
delle scienze mediche, biologiche e farmacologiche, di cui sette nominati dalla Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome e otto nominati dal
Ministro della sanità, dei quali due tra gli esperti delle terapie non convenzionali. La
Commissione dura in carica quattro anni ed i componenti possono essere confermati una sola volta”.
Art. 3.
(Definizione delle terapie non convenzionali).
1. L’agopuntura è una forma di terapia medica che si avvale della stimolazione di
determinate zone cutanee per mezzo dell’infissione di aghi metallici, al fine di raggiungere un equilibrio da qualsiasi causa alterato.
2. La fitoterapia è un sistema terapeutico che interviene sulle malattie mediante la
somministrazione di sostanze vegetali, piante intere o parti di esse, piante allo stato
naturale o preparazione da esse ricavate.
3. L’omeopatia è un metodo clinico e terapeutico basato sulla legge dei simili che
afferma che è possibile curare un malato somministrandogli una sostanza che, in un
uomo sano, riproduce tutti i sintomi della sua malattia.
4. La medicina antroposofica è un ampliamento della medicina non convenzionale
che introduce un metodo conoscitivo, fondato su una propria epistemologia, che
guida la ricerca delle leggi che stanno a fondamento delle manifestazioni della vita,
dell’anima e dello spirito nell’uomo e nella natura.
5. L’omotossicologia è una concezione innovativa dell’omeopatia con un suo proprio corpus teorico e metodologico e una sua caratteristica strategia terapeutica, per
la quale lo stato di salute è interpretato come omeostasi dinamica; la malattia è altre-
12
PAGINA
sì interpretata come espressione della lotta fisiologica dell’organismo che tende a eliminare quelle omeo-tossine o stressor
endogene ed esogene che hanno superato la soglia di allarme.
6. La cura delle mani, ovvero la medicina manipolativa, è una
forma di terapia che si basa sul principio che molti disturbi
hanno la loro origine in una malposizione delle articolazioni
vertebrali e che un trattamento che le riporta all’originario allineamento conduca alla risoluzione della patologia.
7. L’osteopatia è una medicina strettamente correlata alla chiropratica, dal momento che anch’essa cura esclusivamente
tramite manipolazioni. La differenza è che l’osteopatia si occupa anche di tessuti molli, ossia muscoli, visceri, legamenti, per
trattare i quali ha sviluppato particolari manualità.
8. Le medicine orientali si basano sulla filosofia dell’ayurveda,
secondo la quale la salute non si identifica solo con l’assenza
della malattia, ma con il perfetto equilibrio dell’organismo;
pertanto, la diagnosi e la cura devono essere esclusivamente
finalizzate a ripristinare il corretto funzionamento dei processi
fisiologici e l’equilibrio delle energie vitali.
Art. 4.
(Registri degli operatori delle medicine non convenzionali).
1. Presso l’Ordine dei medici sono istituiti i registri degli operatori delle medicine non convenzionali.
2. I registri degli operatori delle medicine non convenzionali
sono otto: uno per gli agopuntori, uno per i fitoterapeuti, uno
per gli omeopati, uno per gli antroposofi, uno per gli omotossicologi, uno comune per gli osteopati e i chiropratici, uno per
gli esperti in medicine orientali e uno per gli esperti in terapie
non convenzionali.
3. Ai registri degli operatori delle medicine non convenzionali
possono iscriversi coloro che sono in possesso del diploma
in agopuntura cinese, fitoterapia, omeopatia, antroposofia,
omotossicologia, osteopatia, chiropratica e gli esperti in medicine orientali, rilasciato dall’università o da scuole private riconosciute dal Ministero dell’università e della ricerca scientifica
e tecnologica.
4. Agli iscritti ai registri degli operatori delle medicine non convenzionali si applica l’articolo 622 del codice penale.
Art. 5.
(Commissione permanente per le innovazioni terapeutiche).
1. Il Ministro della sanità, entro sei mesi dalla data di entrata
in vigore della presente legge, istituisce, presso il Ministero
della sanità, la Commissione permanente per le innovazioni
terapeutiche.
2. La Commissione di cui al comma 1 è composta da dieci
membri scelti dal Ministro della sanità secondo i seguenti criteri:
a) un membro ciascuno per gli indirizzi medico-scientifici di
cui al comma 1 dell’articolo 2;
b) due rappresentanti del Ministero della sanità, di cui uno
con funzione di presidente;
c) un rappresentante del Ministero dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica.
3. La Commissione di cui al comma 1 è nominata con decreto del Ministro della sanità e dura in carica quattro anni a
decorrere dalla data di nomina; il segretario della Commissione è un funzionario del Ministero della sanità con qualifica non
inferiore all’ottava qualifica funzionale.
4. Le eventuali spese per il funzionamento della Commissione
di cui al comma 1 sono a carico del Ministero della sanità, che
vi provvede nell’ambito degli stanziamenti di bilancio esistenti.
5. La Commissione di cui al comma 1 presenta al Ministro
della sanità un rapporto annuale sul lavoro svolto.
6. La valutazione dei risultati delle ricerche condotte dalla
Infermiere a Pavia
Commissione rappresenta la base per programmare gli indirizzi di ricerca e per stanziare i fondi necessari.
Art. 6.
(Compiti della Commissione).
1. La Commissione di cui all’articolo 5 svolge i seguenti compiti:
a) riconosce i titoli di studio equipollenti conseguiti in Paesi
facenti parte dell’Unione europea e di Paesi terzi;
b) coordina la ricerca nel campo degli indirizzi terapeutici non
convenzionali;
c) promuove la corretta divulgazione delle tematiche mediche
non convenzionali nell’ambito di più generali programmi di
educazione alla salute;
d) adotta i programmi per la valorizzazione e la sorveglianza
sugli indirizzi terapeutici non convenzionali;
a tal fine può stipulare convenzioni con enti pubblici e privati.
Art. 7.
(Formazione post laurea).
1. Il Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica promuove l’istituzione di corsi post laurea nelle terapie
non convenzionali previste dall’articolo 1, comma 1, in conformità alle disposizioni di cui ai commi 6 e 7 del presente articolo, con le procedure di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 10 marzo 1982, n. 162.
2. Gli istituti privati di formazione, singolarmente o in associazione, che ne facciano richiesta e che possano attestare,
documentando l’attività svolta, la conformità ai princìpi dei
commi 6 e 7 del presente articolo possono chiedere il riconoscimento al Presidente della Repubblica secondo le procedure di cui all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162. La Commissione permanente di
cui al comma 3 del presente articolo può chiedere la revoca
del riconoscimento in caso di riscontrata mancata conformità
alle disposizioni di cui ai commi 6 e 7.
3. Il Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica, considerando che la pratica e l’insegnamento delle
terapie non convenzionali sono sviluppati quasi esclusivamente attraverso istituzioni private, al fine di garantire l’inserimento di tali materie nell’ordinamento esistente e di agevolare il graduale adeguamento del precedente regime all’attuale,
entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente
legge, istituisce la Commissione per la formazione in terapie
non convenzionali.
4. La Commissione di cui al comma 3 è composta da tredici
membri nominati dal Ministro dell’università e della ricerca
scientifica e tecnologica secondo i seguenti criteri:
a) sette membri in rappresentanza delle sette terapie riconosciute ai sensi della presente legge;
b) tre membri, docenti universitari, che vantino una competenza specifica nelle terapie non convenzionali, scelti dal Ministro;
c) un rappresentante della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, dei chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO), da
questa designato;
d) un rappresentante designato dalle associazioni di consumatori italiani;
e) un rappresentante nominato dal Ministero della sanità con
funzioni di coordinatore.
5. La Commissione nominata, ai sensi del comma 4, elegge il
presidente. I membri della Commissione durano in carica
quattro anni e sono rieleggibili una sola volta.
6. La Commissione ha il compito di emanare, entro sei mesi
dalla propria istituzione, le norme relative a:
a) codice deontologico delle categorie;
b) programma fondamentale di insegnamento;
Numero 1/2001
c) criteri e grado della formazione;
d) registro dei docenti;
e) registro degli istituti di formazione riconosciuti.
7. La Commissione nell’emanare le norme di cui al comma 6
deve attenersi ai seguenti princìpi:
a) la formazione deve comprendere un iter di formazione e un
esame di qualificazione;
b) la durata minima dell’iter di formazione specifico è di tre
anni, per un totale complessivo di almeno duecentosessanta
ore, delle quali almeno trenta ore di pratica clinica;
c) l’iter di formazione, nella sua unitaria costituzione, può
essere articolato in più corsi anche autonomi di diverso livello
per il conseguimento di titoli finali adeguati al rispettivo livello,
fermo restando che il titolo di esperto in una o più terapie è
rilasciato solo al termine dell’iter completo di formazione;
d) le università, statali e private, e le scuole riconosciute devono garantire lo svolgimento dell’iter di formazione specifico e
il programma fondamentale di insegnamento, con un numero
minimo di almeno dieci docenti.
Art. 8.
(Compiti delle regioni e delle province autonome di Trento e
di Bolzano).
1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano,
entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente
legge, provvedono affinché le aziende sanitarie locali istituiscano servizi ambulatoriali ed ospedalieri per la cura con le
terapie non convenzionali. A tal fine sono consultate le analoghe istituzioni presenti negli altri Stati membri dell’Unione
europea.
Art. 9.
(Medicinali non convenzionali).
1. Presso il Ministero della sanità sono istituite, per ciascuno
dei cinque indirizzi terapeutici non convenzionali, ovvero fitoterapia, omeopatia, antroposofia, omotossicologia e terapie
orientali, singole commissioni con lo scopo di definire i criteri
di qualità, sicurezza ed efficacia necessari per l’autorizzazione
all’immissione in commercio dei medicinali necessari per la
pratica professionale.
2. Di ciascuna delle commissioni di cui al comma 1 fanno
parte due medici, due farmacisti e due ricercatori scelti tra gli
indirizzi terapeutici di cui al comma 1 dell’articolo 2, due
esperti in produzione e controllo dei medicinali in questione,
un rappresentante delle associazioni dei consumatori e un
rappresentante del Ministero della sanità.
3. Con decreto del Ministro della sanità sono definite le procedure da seguire per le prove farmacologiche, tossicologiche e cliniche ai fini dell’autorizzazione all’immisione in com-
13
PAGINA
mercio definite dalle singole commissioni di cui al comma 1.
4. Le commissioni di cui al comma 1 sono nominate con
decreto del Ministro della sanità e durano in carica quattro
anni dalla data di nomina; segretari delle singole commissioni sono funzionari del Ministero della sanità con qualifica non
inferiore all’ottava qualifica funzionale.
5. Le eventuali spese per il funzionamento delle commissioni
di cui al comma 1 sono a carico del Ministero della sanità, che
vi provvede nell’ambito degli stanziamenti di bilancio esistenti.
Art. 10.
(Imposta sul valore aggiunto).
1. L’imposta sul valore aggiunto applicata ai medicinali omeopatici, antroposofici e fitoterapici non può essere superiore
alla massima aliquota prevista per gli altri farmaci.
Art. 11.
(Prontuario farmaceutico omeopatico).
1. I medicinali omeopatici, antroposofici, omotossicologici,
fitoterapici e delle terapie orientali sono a tutti gli effetti equiparati alle medicine convenzionali.
2. La Commissione di cui all’articolo 5 provvede alla elaborazione di prontuari farmaceutici specifici per ciascuno degli
indirizzi terapeutici e li fa esaminare dalle commissioni di cui
all’articolo 9.
3. Il Ministro della sanità, con proprio decreto, sentite le commissioni di cui all’articolo 9, autorizza la pubblicazione dei
prontuari farmaceutici di cui al presente articolo.
Art. 12.
(Servizio veterinario omeopatico).
1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano,
entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, provvedono affinché nell’ambito di ciascuna azienda
sanitaria locale siano istituiti servizi veterinari omeopatici.
2. I veterinari possono vendere al pubblico prodotti per animali inseriti nel prontuario farmaceutico omeopatico di cui
all’articolo 11.
Art. 13.
(Norme transitorie).
1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente
legge l’iscrizione ai registri di cui all’articolo 6 per i laureati in
medicina e chirurgia è effettuata su semplice richiesta degli
interessati previa presentazione del proprio curriculum professionale di studi, corsi e pubblicazioni. Gli Ordini devono
istituire una commissione composta da medici delle varie
terapie. Qualora la commissione non ritenga sufficiente il curriculum, il medico deve superare l’esame finale previsto nei
corsi riconosciuti dal Ministero dell’università e della ricerca
scientifica e tecnologica.
FITOTERAPIA
La fitoterapia è una delle “medicine dolci” più antiche e conosciute del mondo. Si basa sull’utilizzo di erbe e piante curative, che hanno il vantaggio di alleviare i sintomi di molti disturbi senza le controindicazioni e i rischi di effetti collaterali caratteristici, invece, dei farmaci chimici.
FLORITERAPIA
La floriterapia utilizza le proprietà curative di 38 fiori diversi. Il metodo di cura, scoperto circa 60 anni fa dal medico inglese Edward Bach, non agisce direttamente sul corpo e sul preciso disturbo fisico, ma lavora più in profondità, sulle energie psicofisiche della persona.
GYMKI
Consiste in esercizi che permettono di esprimere il patrimonio energetico dell’individuo. Leggendo i movimenti si
acquista la consapevolezza delle proprie problematiche emotive e con l’aiuto di un insegnante si recupera la propria capacità espressiva.
14
PAGINA
Infermiere a Pavia
Stregoni aristotelici e
scienziati indigeni
Antonio Guerci *
Stefania Consigliere **
CAUTELE
Per parlare a ragion veduta dei sistemi
di cura “tradizionali” occorre praticare con
perizia l’arte dell’equilibrio, e sapersi mantenere in rotta sopra un crinale scosceso.
Due sono infatti i pericoli possibili: da una
parte vi è il dirupo dello scetticismo a ogni
costo, che ama travestirsi da scientismo e
dei cui rischi è ottima epitome la fine del
Don Ferrante di Manzoni; dall’altro lato,
invece, si apre il precipizio della notte
della ragione in cui tutte le vacche non
solo sono grigie, ché sarebbe il meno, ma
anche tendono a calpestare i malcapitati
viandanti. Occorre, insomma, saper profittare dell’arte scettica - che appunto è
un’arte e non una petizione di principio - e
pertanto saper cogliere e seguire ciò che
è valido e promettente, lasciandosi risolutamente alle spalle quanto è intraducibile
o ingiustificabile.
Non sempre l’equilibrio dura a lungo;
ma per aiutarci nell’impresa possiamo
impiegare tutti i migliori strumenti della
nostra tradizione concettuale occidentale.
Non è infatti mai necessario e anzi, a ben
vedere, è sempre assai deleterio, dimenticarsi della propria cultura nell’intento di
comprendere un’altra; e aggiungiamo,
neppure troppo paradossalmente, neanche nell’intento di comprendere la propria.
LA PAGLIUZZA ALTRUI E LA TRAVE
NELL’OCCHIO
La disciplina scientifica che negli ultimi
anni ha prodotto gli studi migliori sui sistemi di cura è senz’altro l’antropologia
medica. Essa ha analizzato, secondo i criteri della validità e dell’efficacia terapeutica, medicine lontane nello spazio e nel
tempo, delineandone con rigore i punti di
forza così come le debolezze, e mostrando all’Occidente quanta razionalità si
celasse nelle pratiche terapeutiche altrui.
Ma non è di questo che intendiamo trattare nel nostro intervento; ciò che più c’interessa è infatti il doppio movimento con
cui, dopo aver analizzato e descritto le
pratiche mediche “non occidentali”, l’antropologia medica si è, per così dire, girata su se stessa e sulle proprie origini, e ha
analizzato la medicina occidentale con i
medesimi criteri adoperati per le altre.
Questo movimento riflessivo ha permesso di porre subito sul tappeto la questione teorica e politica del rapporto fra la
biomedicina e gli altri sistemi di cura, e si
è rapidamente trasformato in approccio
critico alla medicina occidentale. Non a
caso, le relazioni dell’antropologia medica
con le due “discipline madri” sono stati
assai più facili sul versante dell’antropologia che su quello della medicina. Ciò
dipende da un lato dalla posizione di frontiera dell’antropologia, che la rende più
disponibile a prospettive di studio atipiche; e dall’altro, in modo ancora più incisivo, dalla storica aspirazione della medicina occidentale a divenire una scienza
“hard”, al pari della fisica o della chimica.
In questo tentativo di trasmutazione epistemologica, lo sguardo medico, come ha
insegnato Foucault (1), si è fatto progressivamente più rigido, ed è oggi in una
posizione in cui è difficile ogni mediazione
che non sia affidata alla buona volontà, e
alla buona coscienza dei singoli operatori.
L’antropologia medica ha mosso alla
biomedicina diverse critiche circostanziate. Innanzitutto, come si diceva sopra, ha
equiparato la biomedicina a qualsiasi altro
sistema terapeutico, interpretandola
come il complesso delle cure di una
società particolare, quella industrializzata
e terziarizzata, in un preciso punto della
sua storia. Se questo non rende ragione
della posizione globalmente dominante
della medicina scientifica, pure rappresenta, per l’incipit critico, un potente
mezzo di “straniamento” dal proprio contesto, che serve senz’altro a liberare lo
sguardo. Di fronte a una lettura così fortemente relativizzante, i settori più sensibili
della biomedicina hanno tentato di ridefinire i criteri di universalità e scientificità, e,
soprattutto, hanno apertamente riconosciuto le radici storiche del proprio
impianto concettuale (2, 3).
Altre critiche, ancor più sostanziali,
sono venute dall’analisi puntuale della
pratica medica occidentale (4, 5, 6, 7). Un
importantissimo nodo di discussione è,
ad esempio, la prospettiva fortemente
riduzionista invalsa negli studi biomedici
(8). Questo non significa che un notevole
15
PAGINA
Numero 1/2001
grado di riduzionismo non sia utile, e
anche necessario, nella ricerca di laboratorio, dove è d’obbligo attenersi a un
impianto metodologico rigoroso; ciò che
è in discussione, semmai, è la sua applicazione nella pratica “di corsia”, dove
esso comporta non pochi danni. È stata
poi ampiamente discussa la posizione
egemone della medicina occidentale, non
sempre derivante esclusivamente dall’efficacia delle pratiche terapeutiche, ma talvolta condizionata dalle strategie politiche
ed economiche di grandi multinazionali
famaceutiche, conniventi talora, al di fuori
dei confini dell’Occidente, coi meccanismi
di sfruttamento. E ancora, sono state
messe in crisi alcune delle categorie
apparentemente più proprie al pensiero
della medicina scientifica, fra cui le opposizioni diagnosi vs. trattamento, cura tecnologica vs. cura non tecnologica, specificità vs. generalità (9).
Quest’insieme di temi ha dato avvio, tra
l’altro, anche a un vivace scambio fra la
medicina e le discipline della cura tradizionalmente considerate come subordinate: igiene, epidemiologia, medicina
sociale, scienze infermieristiche. Ciò ha
contribuito, tra l’altro, anche a rafforzare la
posizione professionale di tutti coloro che,
in senso ampio, “curano” le malattie.
I CONFINI D’OCCIDENTE
E IL CONFINO DEL MEDICO
Vediamo dunque più da vicino alcuni
dei principali nodi concettuali; e comincia-
mo in modo schiettamente “nominalista”
col chiederci se le parole che usiamo per
definire la medicina occidentale e quelle
“non occidentali” siano precise. Il vocabolario, si sa, difficilmente è innocente, e la
selezione dei termini dice molto dell’atteggiamento concettuale. Di fatto, la questione della distinzione fra medicina “occidentale”, o “scientifica”, e “tutte le altre
medicine” è stata ampiamente discussa e
mai davvero risolta.
Un criterio inaggirabile impone di usare
o, se il caso, reperire, vocaboli che non
siano immediatamente valutativi; ma nessuna delle definizioni finora proposte
regge a un’analisi approfondita (10). Una
delle prime soluzioni era basata sul criterio geografico; ma si è fatto osservare che
la “medicina occidentale” non è affatto l’unica forma di cura praticata in occidente,
dal momento che, nelle stesse metropoli
statunitensi o europee, s’incontrano
migliaia di pratiche curative disparate, e
una tendenza crescente ad affidarsi a
sistemi di cura non ortodossi (11). Analoghi problemi incontra la definizione temporale di “medicina moderna”, dacché
tutti i sistemi di cura attualmente praticati
sono di fatto contemporanei. Né vale il criterio “accademico”, poiché altri sistemi
medici sono insegnati a livello universitario (si pensi solo all’Ayurveda in India e ai
diversi sistemi medici cinesi), e altre discipline “di cura” dispongono oggi di corsi
(para)universitari nello stesso occidente
(osteopatia, agopuntura, omeopatia,
etc.). E neppure si può accettare che la
biomedicina sia l’unica scientifica, dal
momento che i princìpi del metodo scientifico (sperimentazione, verificabilità, ripetibilità, etc.) sono alla base di tutte le pratiche mediche dette “empiriche”. Ultimamente si è andata affermando la breve
definizione “biomedicina” che, non priva
in sé di problemi, è comunque stata adottata da molti autori - forse per praticità.
In secondo luogo, ci si può domandare
se la netta partizione invalsa in occidente
fra ciò che è medico e ciò che non lo è
mantenga la sua validità se trasferita presso altre culture. La risposta è decisamente negativa in alcuni casi, e necessita di
ampie precisazioni in altri. Nelle culture in
cui le specializzazioni disciplinari e accademiche sono cosa estranea, la medicina
è spesso parte di un sistema più ampio e
complesso che lega religione, riti e vita
sociale, e come tale inseparabile - se non
per comodità di analisi - dagli altri àmbiti.
Nelle culture che invece hanno elaborato
sistemi medici scritti, non sempre il dominio medicale corrisponde a quello in uso
in occidente. Per essere più precisi, in
molti sistemi medici del mondo fa parte
della medicina non soltanto la cura della
malattia ma anche, e talvolta soprattutto,
ciò che noi chiamiamo prevenzione. Si
noti che le parole, in casi come questo,
sono più importanti di quanto sembra: il
“prevenire” s’incentra infatti ancora sulla
malattia; detto altrimenti, quando la biomedicina si occupa di individui sani, lo fa
avendo pur sempre in vista una specifica
malattia, di cui vuole prevenire l’insorgenza. Altrove, invece, la “prevenzione” non è
affatto incentrata sull’evitare la malattia
quanto sul mantenere la salute in generale. La distinzione non è di poco conto:
“prevenire” ogni malattia - ideale asintotico della medicina nostrana - è infatti palesemente una fatica di Sisifo; inoltre, non è
detto che le pratiche preventive verso una
patologia non siano in contraddizione con
pratiche preventive di altre possibili affezioni: cosicché, ad esempio, le raccomandazioni del dentista potrebbero essere in
disaccordo con quelle del dietologo, e
quelle del cardiologo contraddire le raccomandazioni del gastroenterologo. In
ogni caso, la separazione fra medico e
non medico tende intrinsecamente a sfumare quando, come appunto è il caso
dell’antropologia medica, si voglia tener
conto dell’intero complesso dei fattori
legati alla salute e alla malattia.
16
PAGINA
Infermiere a Pavia
Bibliografia
1
LE RAGIONI DEGLI ALTRI
Torniamo infine a uno spunto incontrato
poc’anzi: lo status “scientifico”, o comunque “razionale” delle medicine non occidentali. Il punto, sia chiaro, non è quello di
far di tutta l’erba un fascio, in omaggio al
relativismo e, a ben vedere, all’indifferenza; siamo pertanto ben lungi dal sostenere che ogni pratica di ogni medicina è
razionale o scientifica, o che rappresenta
sempre una soluzione vantaggiosa. Ma è
proprio qui che si gioca l’attendibilità delle
analisi dell’antropologia medica e dell’etnomedicina: nella capacità di valutare
caso per caso, considerando di ciascuna
pratica terapeutica l’efficacia biologica,
l’efficacia culturale, e l’azione specifica
all’interno di un contesto che, in quanto
umano, è sempre storico. Questi tre fattori, com’è evidente, sono separati solo per
comodità di osservazione e sperimentazione: l’azione terapeutica è l’esito non
tanto della loro interazione (ciò che rimanda a una separazione) quanto del loro
fondersi in un vero e proprio ambiente
umano che accoglie, nel momento della
cura, l’intera vita del paziente e del terapeuta.
Con “razionalità” s’intende, secondo il
vocabolario, la capacità di adeguare i
mezzi ai fini. L’adeguamento dei mezzi
dipende, ovviamente, dai fini: ciò vale
senza bisogno di traduzioni anche per le
pratiche mediche, tanto nel caso di un’efficacia prevalentemente culturale quanto
di un’azione prevalentemente biologica.
L’antropologia medica e l’etnomedicina
hanno prodotto ottime analisi dei nessi
che legano le strategie terapeutiche al più
ampio contesto culturale delle popolazio-
ni che le praticano; e attraverso l’ausilio di
scienze correlate (etnobotanica, etnozoologia, etnofarmacologia, etc.) hanno
ampiamente rilevato come molti rimedi
presentino, oltre a una valenza simbolica,
anche una reale efficacia farmaco-chimica
e clinica (12).
Esiste quindi un metro di analisi dei
sistemi medici che riesce a fare perno sui
criteri della tradizione scientifica occidentale (scientificità, osservabilità, universalità, etc.) senza appiattire la molteplicità e
la varietà delle ragioni altrui: è quello
basato sull’efficacia del rimedio. Si può
immaginare, ad esempio, di valutare in
modo comparativo l’efficacia dell’agopuntura cinese e dell’occidentale asportazione chirurgica dell’appendice nei casi di
appendicite; o paragonare le cinesi tecniche di ginnastica e l’occidentale uso preventivo dell’aspirina nella prevenzione a
lungo termine delle nevralgie da posizione. L’esito dei confronti non è per nulla
scontato, e il criterio adoperato sa rendere ragione dei meriti di ciascuna soluzione.
Gli autori
* Direttore
** Assistente
DiSA - Dipartimento Scienze Antropologiche
Università degli Studi di Genova
Foucault M., 1963. La naissance de la
clinique. Paris: PUF.
2 Hahn R. & Kleinmann A., 1983. Belief as
pathogen, belief as medicine. “Medical
Anthropology Quarterly” 14 (4): 16-19.
3 Martin E., 1987. The woman in the body.
A cultural analysis of reproduction.
Boston: Beacon Press.
4 Comaroff J. & Maguire P., 1981. Ambiguity and the search for meaning:
childhood leukaemia in the modern clinical context. “Social Science and
Medicine” 15B: 115-123.
6 Lock M., 1986. The plea for acceptance:
school refusal syndrome in Japan. “Social
Science and Medicine” 23: 99-112.
7 Hahn R. & Kleinmann A., 1984. Biomedical practice and anthropological
theory. “Annual Review of Anthropology” 12: 305-333.
8 Good B.J. Narrare la malattia, Torino:
Edizioni di Comunità, 1999.
9 Csordas T.J. & Kleinmann A., 1990. The
therapeutic process. In: Johnson T.M. &
Sargent C.F. (eds), Medical anthropology.
A handbook of theory and method. New
York, Westport, London: Greenwood
Press, pp. 11-25.
10 Leslie C.M., 1975. Pluralism and integration in the Indian and Chinese Medical Systems. In: Alexander E., Kleinman
A. & Kunstadter P. (eds), Medicine in
Chinese cultures. Washington D.C.:
John E. Fogerty International Center,
National Institute of Health.
11 McGuire M., 1988. Ritual healing in
suburban America. New Brunswick:
Rutgers University Press.
12 Il miglior indice dell’efficacia terapeutica
delle medicine tradizionali sta forse proprio nell’interesse che gli studi etnomedici hanno acceso nelle industrie farmaceutiche; non a caso, le risorse fitoterapiche tradizionali hanno costituito, negli
ultimi anni, uno sbocco commerciale di
grande redditività, e buona parte delle
missioni etnomediche sul campo sono
state finanziate dalle stesse industrie
farmaceutiche.
IDROTERAPIA
Impiego terapeutico di acque semplici o medicate sotto varie forme: bagni, frizioni, spugnature, impacchi. L’acqua
nei trattamenti viene utilizzata calda o fredda.
IPNOSI
In un punto imprecisato tra il sonno e lo stati di coscienza esiste la condizione che gli ipnotisti utilizzano per migliorare lo stato psicofisico di una persona: l’ipnosi. Questo stato, simile a quello di trance, è analogo a quello che
sopraggiunge nel dormiveglia. Alcune persone sono in grado di svolgere in questa condizione i loro compiti con efficienza, di obbedire a ordini e di parlare lucidamente al fine di migliorare il proprio stato e superare alcuni problemi psicofisici.
IRIDOLOGIA
L’occhio, e in particolare la parte colorata di esso, cioè l’iride, è un perfetto termometro dello stato di salute del
corpo. Attraverso il suo tessuto, il suo colore e le sue macchie, l’iride di un occhio può fornire, ai professionisti di
un metodo diagnostico chiamato “iridologia”, un quadro completo delle condizioni psicofisiche di una persona, delle
sue predisposizioni a certi tipi di malattie, delle sue componenti genetiche.
DIGITOPRESSIONE
E’ un metodo di guarigione basato sul massaggio di punti precisi del corpo. E’ in pratica l’unione di massaggio e
agopuntura: il terapeuta in questo caso usa la pressione con il pollice sui punti agopunturali, cioè i meridiani (canali in cui scorre l’energia).
17
PAGINA
Numero 1/2001
Abbiamo perso qualcosa
per stradaÖ
Maura Cattanei *
Quelle che noi chiamiamo “medicine
non convenzionali” sono tali solo per l’occidente, tutti i paesi orientali hanno basato la cura della salute su di esse da millenni; l’Ayurveda, madre di tutte le terapie
praticate in oriente e che oggi vengono
proposte anche a noi, si basa su testi
scritti millenni addietro; l’Omeopatia, la
Chiropratica, l’Aromaterapia, la Cromoterapia ecc., sono sue derivazioni, oppure
branche di sapere derivate dall’osservazione della natura ma basate su percorsi
cognitivi che a noi sono estranei solamente perché la nostra cultura si è sviluppata
in una direzione prettamente “scientista”
materialistica e positivista.
Questo nostro modo di pensare è nato
in tempi relativamente recenti con la
nascita dell’Illuminismo ed è innegabile
che questo sistema di studio della Natura
ha creato grandi possibilità per l’uomo. I
farmaci di cui possiamo disporre ora, la
strumentazione sia diagnostica che terapeutica ci aiutano a guarire da molte
malattie, o quanto meno a limitarne i
danni; la nostra aspettativa di vita si è fatta
più ampia, a volte abbiamo la sensazione
di rasentare l’immortalità, arriviamo a
demonizzare la morte, a rifiutarla ed esaltiamo il complesso delle pratiche terapeutiche, affidandoci ad esso, rinunciando
spesso al nostro spirito critico.
Ma non serve andare troppo lontano nel
tempo quando anche noi, come tutti i
popoli della terra, basavamo la cura della
salute e della malattia su rimedi che venivano dal campo dietro casa.
Fino alla seconda metà del secolo scorso, e sto parlando del XX secolo, molte
zone italiane erano tagliate fuori dalle
grandi vie di comunicazione; arrivando
agli anni seguenti la Seconda Guerra
Mondiale c’erano paesi e valli che erano
raggiungibili solo dopo giorni di viaggio.
Prima dello svilupparsi di un’organizzazione sanitaria nazionale che si allargava
verso le campagne, esisteva una sorta di
“autarchia sanitaria” resa indispensabile
dall’assenza di presidi medici. La medicina popolare era l’unica possibile forma di
difesa contro le malattie, gli ospedali
erano pochi e lontani ed erano quindi visti
come luoghi in cui si consumava l’irreparabile, era il posto “altro” dove si andava a
morire, i medici erano rari, le levatrici
assolvevano al compito di curare gli infermi, oltre a quello di far nascere i bambini.
Per queste ed altre ragioni che analizzeremo più avanti, la medicina popolare era
articolata secondo un carattere “preventivo” ed era organizzata attraverso operatori il cui accreditamento era dovuto a particolari doti carismatiche prima che a titoli
di studio, erano i guaritori, gli erboristi, i
magari, le fattucchiere che si tramandavano le conoscenze da madre a figlia, da
maestro a discepolo.
La stragrande maggioranza di questi
personaggi era di sesso femminile.
18
PAGINA
Così come veniva riconosciuto alla
donna il primato della vita come partoriente o come levatrice, così le si riconosceva il ruolo di protagonista nel quotidiano, la “madre” si prende cura del corpo
dalla nascita alla morte, nella salute e
nella malattia. Fino a pochi decenni fa il
sapere medico relativo al ciclo gravidanza-parto-allattamento e le malattie infantili
erano gestiti in prima persona dalle
donne, poi l’ospedalizzazione del parto e
la nascita dei consultori pediatrici hanno
modificato radicate abitudini, relative credenze e contesto relazionale.
In ogni famiglia c’era una donna che
possedeva la conoscenza delle erbe e
delle tecniche per conservarle e raccoglierle, essa si sceglieva una discepola tra
le ragazze della famiglia e la addestrava a
succederle; nei casi più gravi o che coinvolgevano tutta la comunità le donne si
scambiavano le conoscenze e si organizzavano in azioni corali che coinvolgevano
tutti. Da questo contesto nascevano le
pratiche di guarigione, che non si limitavano all’uso di erbe o piante ma sfruttavano la particolare energia che permeava
certi luoghi o sfruttavano antiche credenze, una per tutte: nelle valli della Teverina
la terapia di tutti i dolori è l’imposizione di
un bastone che era servito per ammazzare una vipera, che stava mangiando un
rospo “nel solleone”. Come non paragonare questa pratica con il simbolo che
dagli antichi greci in poi rappresenta per
noi l’arte medica: i serpenti arrotolati sul
bastone del Caduceo.
Altri detentori di questo sapere naturale
erano i monaci specialmente benedettini,
Infermiere a Pavia
cistercensi, certosini, francescani. I monaci erano i conservatori del sapere scritto,
molti libri sarebbero andati perduti se non
fossero stati trascritti dai monaci amanuensi che con pazienza copiarono e
ricopiarono i testi dei greci Erodono, Ippocrate, Teofrasto, Eresio, Dioscoride, Esculapio, e dei latini Catone, Virgilio, Galeno
(ancora oggi chiamiamo i farmaci preparati direttamente dal farmacista “galenici”). Questi testi, insieme a trattati cinesi,
fenici, egiziani, assiri ed ebrei, hanno
costituito il corpo organico del sapere
umano in merito a piante ed erbe medicinali, unici medicamenti allora conosciuti.
Ancora oggi in molti monasteri sorgono
orti botanici dove si coltivano erbe medicinali, e i monaci preparano nei loro laboratori misture per infusi e decotti e distillano elisir. La medicina monastica e la medicina dei semplici, le erbe medicinali, sono
stati alla base della farmacologia fino al
tardo Ottocento, da quando la moderna
industria farmaceutica ha soppiantato i
rimedi naturali con quelli sintetici o chimici. Abbiamo dimenticato che l’Aspirina
deriva dalla corteccia del salice, che la
digitale, arbusto i cui fiori scendono a
cascata e si dicono rifugio di fate, è da
sempre un farmaco usato nelle insufficienze cardiache, che dalla quercia viene
estratto il tannino, potente astringente ed
emostatico.
Se interroghiamo i nostri nonni, o anche
solo i nostri genitori ci diranno che la cura
per gli ossiuri consiste nel mettere al collo
del bambino una collana di teste di aglio
e che il tarassaco è un’erba di molte virtù:
contiene le vitamine A,B,C un alcaloide,
glucidi, sali minerali, insulina, è antiscorbutico, diuretico, lassativo; il tarassaco è il
comuna dente di leone, come frutto produce il soffione, quella bella palla i cui soffici piumini ci divertivamo a far volare con
un soffio.
Le terapie che ci vengono dalla tradizione popolare sono legate ad alcune specificità: le tecniche sono articolate in ingestione, contatto, applicazione del medicamento stesso; l’uso di alcuni prodotti facilmente reperibili nelle campagne, olio,
malva, gramigna, prezzemolo, aglio,
pane, è polivalente e si estende anche alla
sfera della veterinaria; una delle regole più
importanti, e la meglio dimenticata, che
bisogna tener presente è quella che prescrive la raccolta delle erbe, essa deve
essere effettuata in periodi, giorni o notti
particolari. Questa pratica, oltre a facilitare
la memorizzazione del momento in cui le
proprietà della pianta sono più efficaci,
risponde alla necessità di stabilire un
legame fra i cicli del cielo, della terra, dell’uomo in una concezione spazio temporale specifica per la quale la vita umana
non è separata da quella degli altri esseri
viventi, oltre a questo, la pianta così raccolta beneficia della protezione e dell’intervento del santo del giorno assolvendo
alla parte magico-rituale compresa nella
pratica del guarire; per quanto riguarda le
malattie psicosomatiche, esse hanno uno
spazio loro e rimangono uno dei settori di
competenza più ampi della medicina
popolare.
La Medicina Popolare è l’espressione di
una concezione magico-religiosa dell’esistenza che noi uomini del XXI secolo e
MASSAGGIO ZONALE
tecnica di massaggio mediante la quale si può curare tutto l’organismo agendo su zone riflesse situate nei piedi o
nelle mani.
MEDICINA CINESE
L’insieme dei farmaci naturali, delle tecniche di massaggio (Tuinà) e delle regole di alimentazione cinesi.
MEDICINA TERMALE
L’acqua termale, grazie alla temperatura elevata e al contenuto di minerali, ha proprietà curative nei confronti di
diversi disturbi. Alle terme è usata per bagni terapeutici, per inalazioni, miscelata a fanghi termali per impacchi o
per via orale.
MEDICINA ORTOMOLECOLARE
Metodo terapeutico che consiste nella somministrazione di dosi elevate di vitamine e sali minerali per la salute fisica e mentale.
MEDITAZIONE
Metodo attraverso il quale si può raggiungere il controllo della mente e dei processi mentali. Comprende diverse
tecniche (meditazione yoga, meditazione taoista, ecc) e la sua pratica risale a civiltà antichissime.
METODO DI ALEXANDER
Questo metodo permette di riacquistare un corretto schema corporeo e di imparare una buona respirazione, eliminando delle errate posizioni del corpo.
METODO FELDENKRAIS
L’obiettivo dell’ideatore di questa tecnica era quello di ottenere un corpo “organizzato per muoversi con il minimo
sforzo e la massima efficienza”. Moshe Feldenkrais, esperto in medicina ingegnieristica, elaborò il metodo che da
lui prende il nome per aiutare le persone a imparare a muoversi e acquisire metodi per migliorare postura e movimenti. E’ praticato da atleti, ballerini, attori ed è indicato per la persone con problemi neurologici
19
PAGINA
Numero 1/2001
occidentali, abbiamo completamente
perso, è patrimonio di conoscenze empiriche in cui la malattia è interpretata come
il prevalere delle forze negative e il corpo
è considerato nel suo contesto somatico,
psichico e relazionale.
La spersonalizzazione che consegue al
ricovero ospedaliero ci priva di tutto il contesto socio-culturale in cui si svolge normalmente la nostra vita. Le pratiche terapeutiche della medicina popolare, invece,
nascono proprio dalla cultura che permea
il territorio, non sono solo di tipo farmacologico, legate alla presenza di principi attivi presenti in certe piante, ma agiscono
più complessivamente sul terreno psicosomatico e sono sostenute dal sub-strato
culturale ed emotivo comune tra malato e
guaritore.
Le componenti magico-religiose dei procedimenti terapeutici popolari sono quelle
che più ci lasciano interdetti e diffidenti,
l’aura di superstizione che le permea ci
allontana da queste pratiche, i luoghi un
tempo deputati alla guarigione di certe
malattie, sono ora deserti, ma da sempre
l’uomo ha percepito la malattia come
un’aggressione da parte di forze ostili e il
concetto che essa possa essere determinata da una colpa personale, collettiva o
dall’infrazione di una norma di comportamento resta nel nostro subconscio.
Nella medicina ebraica questo concetto
è preminente, il primo malato della storia,
riportato dalla Bibbia, è Avimelek, re di
Gerar, esso colpito dalla bellezza di Sara,
moglie di Abramo, la fa rapire. Subito lui e
tutta la sua corte si ammalano di una
malattia che colpisce gli organi genitali, e
solo la riparazione del suo errore e la preghiera del giusto Abramo può guarirlo. La
malattia è conseguenza di un fallo morale
e colpisce le parti connesse all’infrazione.
Nella tradizione ebraica la preghiera del
giusto, il silenzio e il digiuno sono essenziali per ristabilire il giusto equilibrio tra
l’essere umano, fallace, le leggi di natura
e la Legge di Dio, solo così l’uomo potrà
sperare nella riconciliazione e nella guarigione. Anche nella nostra tradizione il
digiuno, l’acqua e la preghiera, spesso
ridotta a formule che la guaritrice sussurrava a bassa voce in modo inintelleggibile, pena la perdita dei suoi poteri, facevano parte del contesto in cui operava la
maga e le conferivano l’aura carismatica
delle persone in diretto contatto con il divino.
Nel nostro inseguire il benessere ad
ogni costo, nell’abbandonarci alla scienza
medica occidentale, abbiamo perso quello che è l’aspetto più profondo della salute: lo stare bene nel proprio ambiente e
con noi stessi. Questa perdita ha probabilmente dato origine a molte delle malattie psicosomatiche che ci tormentano e ci
impedisce di cercare dentro di noi la forza
di reagire alle patologie che minano il
nostro fisico. Negare la connessione tra la
materia che compone il nostro corpo e lo
spirito che lo anima, qualunque nome gli
si voglia dare, ci porta a vivere in modo
incompleto non solo la malattia ma anche
il quotidiano.
La figura del terapeuta è sempre stata
quella di un essere investito di particolari
doti, attribuzioni, poteri, anche nella
nostra cultura ci sembra un miracolo trovare un medico in grado di guarirci, colui
al quale affidiamo la nostra vita e la nostra
salute “deve” avere un rapporto privilegiato con il divino. Anche se le sue conoscenze sono spesso fatti culturali espressione della realtà esistenziale in cui vive e
opera, ciò non toglie che dovrebbe cercare una collaborazione più stretta tra i
diversi specialisti che si occupano della
salute, compiere questo passo potrebbe
rispondere alle molteplici esigenze e alle
molte culture che si stanno diffondendo
nel nostro paese, importate sia da noi
stessi che dai tanti immigrati che arrivano
da paesi lontani. Medicina e psicologia da
sole non bastano a rispondere a tutte le
domande sul perché e sul come della
malattia, la medicina popolare, uscendo
dal contesto di superstizione a cui è stata
relegata può aiutare a definire quanto il
contesto magico-rituale incida nei progetti di guarigione. In questa nostra società
industriale, dove è forte l’individualismo,
ritrovare la fiducia nell’”altro”, sia esso
persona, fede, cultura, idea, può aiutarci a
riaprire le porte alla Vita. Scacciare la
paura del “diverso da noi” può aiutare
Madre Natura a prenderci per mano e portarci verso la nostra guarigione.
Bibliografia
Q Liviana Amici:” Medicina Popolare della
Teverina” edita dalla Regione Lazio
1992
Q A.A.V.V.: “Medicine e Magia” Bergamo
1989
Q P. Giovetti: “I guaritori di campagna”,
ed Mediterranee
Q Messegue: “Il mio erbario”, ed Mondatori
Q Mario Rigoni Stern: “Uomini, boschi e
api” ed Einaudi
Q Frà Domenico Palombi: La medicina
dei semplici ed Torchio De’ Ricci, Certosa di Pavia
Q Daniela Abravanel: “Malattia e guarigione nella tradizione ebraica, il potere
curativo della preghiera, dell’acqua, del
silenzio e del digiuno” inserto di Riza
Scienze, ottobre 2000.
L’autore
* Infermiera Professionale - ASL Pavia
MOXITERAPIA
Applicazione sui punti dell’agopuntura di coni di artemisia caldi allo scopo
di regolare, tonificare e aumentare il flusso di energia dell’organismo.
MUSICOTERAPIA
Secondo i terapeuti non solo ascoltare musica ma che fare musica, seppure in modo rozzo, può aiutare una persona a esprimere una serie di
emozioni e problemi che non riescono a essere espressi. La musica diventa, in pratica, un mezzo per acquisire e risolvere conflitti interiori.
OMEOPATIA
L’omeopatia è un sistema curativo che fa parte del gruppo delle cosiddette “bioterapie”, metodiche che non utilizzano preparati farmacologici di
origine chimica, ma sostanze provenienti dal mondo della natura, trattate
secondo particolari procedimenti che ne potenziano l’efficacia.
OSTEOPATIA
Metodo che consiste nella manipolazione delle articolazioni e dei muscoli
per correggere le alterazioni muscolo-scheletriche e altri squilibri fisici.
PRANOTERAPIA
Grazie all’imposizione delle mani del terapeuta su alcune zone del corpo l’energia viene stimolata e incanalata in tutti i distretti dell’organismo per apportare benessere. Risale alla preistoria delle religioni tribali di tutto il mondo.
20
PAGINA
Infermiere a Pavia
Le malattie da congestione
e da inibizione
secondo le regole della “Medicina psico-spirituale”
Marisa Bergognoni *
“Il corpo è come un giardino
del quale la mente è un giardiniere.
I sentimenti di soddisfazione
e di gioia favoriscono l’equilibrio e l’armonia della nostra
ecologia interna.
E il suolo così concimato produce buoni frutti. Per contro,
sentimenti come il dolore e la
tristezza tolgono al terreno
energia e fertilità”
Neville Hodkinson
INTRODUZIONE
L’uomo è un essere molto complesso.
Egli non è solo materia, ma è anche intelletto, sentimento, volontà e soprattutto
Spirito. Per comprenderlo veramente
bisogna pertanto fare appello non soltanto alla biologia, ma anche alla psicologia,
alla religione e soprattutto alle antiche
dottrine esoteriche (da “es” ovvero “interiore”) che affermavano esservi un uomo
“visibile” ed un uomo “invisibile”.
Il significato di tale affermazione risiede
nel concetto che l’uomo non ha soltanto
un corpo materiale, visibile e solido, ma
anche altri “corpi” o veicoli, che sono invisibili all’occhio fisico.
Secondo il pensiero esoterico non esistono solo le tre dimensioni dello spazio
fisico, ma anche altre dimensioni, che non
possono essere percepite dai cinque
sensi limitati ed illusori, ed in ognuna di
queste dimensioni lo Spirito dell’uomo, il
Sé o Anima individualizzata, ha un veicolo
o un “corpo” di espressione.
L’uomo, nella sua globalità, possiede
pertanto due “aspetti”: quello personale e
quello spirituale.
L’aspetto personale, inteso come incarnazione dello spirito, può essere a sua
volta suddiviso secondo S. Paolo, in:
corpo o soma – sistema altamente complesso di svariate energie chimiche, vitali,
biologiche, magnetiche ed elettriche;
psyche - parte dell’uomo che non è più
fisica ma non è ancora spirituale e che
corrisponde a quelli che vengono chiamati dalle dottrine esoteriche “corpi sottili”.
I “corpi sottili” sono veicoli, componenti
dell’uomo in quanto Spirito, assimilabili a
“tracciati di onde stazionarie”, simili a
“campi di forza” in stato di continuo movimento e flusso; essi costituiscono il lato
psichico dell’uomo e vengono, a loro
volta, suddivisi in:
corpo eterico - anch’esso di natura fisica come il “soma” ma rappresentante la
controparte vitale e bio-elettrica del corpo
fisico denso;
corpo emotivo o astrale - il “veicolo”
delle emozioni e dei sentimenti nella parte
più elevata;
corpo mentale - aspetto intellettivo
della psiche.
Considerando il tutto come energia a
diverso livello vibratorio, l’uomo può essere inteso come una manifestazione dell’energia universale ed eterna che ha una
manifestazione “oggettiva”, una “forma”
nel mondo “delle cose”.
La difficoltà principale dell’uomo comune nell’accettare una simile teoria risiede
nel fatto che, normalmente, egli non è
cosciente dei suoi “corpi sottili” in quanto
è esclusivamente concentrato sul suo
corpo fisico denso che invece, secondo il
pensiero esoterico, è solo uno strumento,
un’automa dei veri veicoli del Sé sul piano
fisico: il corpo eterico ed il corpo astrale.
In particolare il corpo eterico costituisce
“l’aura” di una persona, di qualità e vibrazione diversa a seconda del grado di
purezza e di realizzazione interiore.
SPIEGAZIONI DELLA MALATTIA
PERCHÉ L’UOMO SI AMMALA ?
Dal punto di vista esoterico le malattie
derivano da uno stato di “disarmonia” e di
“mancanza di allineamento” fra “vita” e
“forma”; ovvero tra il Sé, che è il Vero
21
PAGINA
Numero 1/2001
Uomo dotato della “scintilla divina”, ed i
suoi “veicoli” di espressione.
La malattia è la manifestazione fisica di
un difetto di sintonia vibratoria fra le energie presenti ai vari livelli psichici dell’uomo; questo purtroppo è inevitabile in
quanto l’individuo non è cosciente della
sua vera essenza ed “è vissuto” a livello
fisico dai suoi veicoli “superiori” che non è
in grado di usare consapevolmente.
L’uomo comune è come un automa, una
macchina , preda di impulsi, desideri, esigenze che gli provengono dalla sua natura inferiore ed è quindi condizionato da
essi.
Peraltro, la malattia pur essendo uno
degli effetti inevitabili dello stato comune
di incoscienza e di limitazione, è anche
utile perché essa indica in maniera “tangibile” gli errori e le deficienze presenti nell’individuo.
Questo è un aspetto molto importante
della malattia, che non deve essere trascurato, in quanto essa nasconde un
“messaggio” che deve essere decifrato,
poiché a seconda dell’organo e della funzione che sono colpiti, vi è uno specifico
problema, un conflitto diverso, un errore
da individuare e correggere nel coacervo
di energie, veicoli e manifestazioni che
costituiscono l’uomo nella sua globalità.
Si può, in un certo senso, affermare che
esiste un “linguaggio degli organi”, un
simbolismo comportamentale, che deve
essere interpretato nel modo corretto.
La malattia, nei suoi effetti, ha anche un’
aspetto “purificatorio” ed “evolutivo” in
quanto, una volta che essa viene risolta
con la guarigione, il conflitto che l’ ha
generata si scioglie e le energie mal dirette o bloccate che determinavano lo stato
di “disarmonia” si sviluppano nel modo
giusto anche se ciò avviene solo “temporaneamente”.
E’ possibile infatti in verificarsi di una
ricaduta ogni volta che l’uomo ricade
nello stesso errore o non è in grado di
evolversi stabilmente verso una maggiore
consapevolezza.
La suddivisione delle malattie secondo due cause:
Le due branche del sistema nervoso
vegetativo, il sistema simpatico ed il sistema parasimpatico, pur avendo funzioni
antagoniste servono a mantenere l’equilibrio interno dell’uomo con una precisa
corrispondenza a livello fisiologico di
quello che accade a livello psicologico.
A livello psicologico, infatti, esiste il conscio e l’inconscio che corrispondono, per
le loro funzioni, rispettivamente al sistema
simpatico ed al sistema parasimpatico e
sia fra i due poli neurovegetativi che fra i
due poli psichici deve esistere una situazione di armonia e di equilibrio nei flussi e
riflussi di energia che li attraversano.
Il flusso dell’energia psichica che va
dall’inconscio al conscio viene denominata “progressione” mentre quella che va
dal conscio all’inconscio viene denominata “regressione”.
In un individuo maturo ed armonico psicologicamente questi due movimenti
dovrebbero alternarsi ritmicamente in
situazione di equilibrio; nella realtà tale
situazione di equilibrio è molto rara e di
solito vi è preponderanza dell’uno o dell’altro movimento, con conseguente stato
di conflitto, di disarmonia, di malessere,
come avviene a livello fisiologico a causa
della squilibrio fra il simpatico ed il parasimpatico.
Tale polarità viene spiegata a livello esoterico come una verità universale; in tutto
il cosmo ed a tutti i livelli esiste la dualità
ed il ritmo di vita e di morte, del giorno e
della notte, del maschile e del femminile,
del positivo e del negativo, del bene e del
male.
Questo è il grande respiro cosmico
della creazione, il battito del cuore dell’universo che scandisce il misterioso ritmo
della vita della quale l’uomo e parte.
Quando in un uomo l’energia psichica e
spirituale tende prevalentemente verso
l’esterno nel movimento di progressione
(verso la realtà circostante) si definisce
tale soggetto come “estrovertito”; per
contro quando in un individuo il flusso
dell’energia psichica e prevalentemente
diretto verso l’interno (verso il sub-conscio, verso l’ego) nel movimento di
regressione, tale individuo viene definito
come “introvertito”.
Nel caso di individuo “estrovertito” il
soggetto corre il rischio dell’ errore di
“congestione”; in questo tipo di errore
possono cadere non solo coloro che tendono spontaneamente ad usare il sistema
simpatico per prepararsi alla lotta, all’auto
affermazione, ma che poi non estrinsecano questa tendenza per una repressione
inconscia.
Vi cadono anche quelli
che sono privi di autodominio, che non
sanno controllare le emozioni, le passioni
ed i desideri e che pertanto si abbandonano ad essi incontrollatamente. L ’ e c cessivo sfogo di una energia psichica provoca dei disturbi simili a quelli dovuti alla
stato di “tensione senza sfogo” e l’eccessivo uso incontrollato di un’energia è nocivo per l’individuo e per coloro che lo circondano.
Nel caso di individuo “introvertito”, poiché le energie si volgono prevalentemente all’interno, vi è una fuga dalla realtà, un
disadattamento alla vita, un rifugiarsi nel-
l’inconscio, con possibilità di regressione
a stadi infantili ed immaturi che dovrebbero essere superati.
In questo caso l’individuo corre il rischio
dell’errore della “inibizione” e ciò è molto
nocivo, perché l’uomo vive anche di rapporti e lo scambio con l’esterno è necessario e vitale.
LE MALATTIE DA CONGESTIONE
Il fenomeno della congestione si instaura quando un individuo, per una qualsiasi
ragione, non utilizza delle energie, delle
qualità, delle tendenze che già possiede e
che sarebbero pronte per essere usate.
Non è un fenomeno inconscio, come l’inibizione, ma è un fenomeno cosciente,
anche se involontario, che è dovuto sia a
cause esterne e sia a cause interne.
Per quanto riguarda le cause esterne,
talvolta è la stessa vita che non consente
all’uomo di esprimere le proprie facoltà;
ad esempio può accadere che il lavoro
che un soggetto svolge assorba solo
alcune delle sue capacità, delle sue tendenze lasciandone inoperose delle altre.
La vita moderna frequentemente
costringe l’uomo all’unilateralità e la specializzazione e la nota dominate di questa
epoca.
Se un persona è costretta, senza volerlo, ad usare per un periodo prolungato
una sola delle sue funzioni, l’intero organismo fisico-psichico ne risente.
U n
uomo d’affari, ad esempio, può anche
avere delle esigenze affettive o artistiche
che però spesso “non ha tempo” di coltivare e di esprimere.
Le sue energie
psico-spirituali vengono pertanto “congestionate” in quanto vengono compresse,
intasate in queste esigenze insoddisfatte.
Non è raro il caso di ulcera peptica negli
uomini d’affari e ciò è stato accertato dalla
medicina psicosomatica che ha individuato la causa di tale ulcera nella ipersecrezione gastrica in soggetti con bisogni
affettivi lungamente repressi da fattori
esterni; quando il desiderio di essere
amato e di amare in tali soggetti non trova
soddisfazione, “regredisce” al desiderio
di essere nutrito.
Le cause interne della congestione
sono invece di carattere psicologico e
dipendono da difetti di carattere, dal temperamento, dalle umane deficienze (pigrizia, mancanza di volontà, egoismo, sfiducia, paura ecc.).
Può accadere, ad esempio, che una
persona sia molto sensibile, affettiva,
capace di amore e di altruismo, ma non
usi queste sue doti per pigrizia, mancanza
di fiducia in se stessa o timidezza. Oppure vi può essere un individuo molto intelligente, con capacità mentali notevoli, che
22
PAGINA
non mette a frutto questo suo sviluppo
intellettuale perché è indeciso, debole e
diffidente.
Tuttavia queste facoltà sono presenti e
sono “energie” che corrispondono all’uno
o all’altro dei veicoli sottili dell’uomo ed
esse tendono continuamente a volersi
esprimere.
Una persona che ha delle congestioni
psichiche è sempre tesa, irritabile, agitata.
Le zone psichiche dove le energie vengono bloccate sono “infiammate” e tale
infiammazione si scarica nelle zone fisiche corrispondenti, producendo una iperattività degli organi o delle ghiandole
implicate.
Se un dato centro è continuamente
congestionato, inizia a funzionare in
maniere disordinata e può produrre una
“proliferazione” di cellule nella zona fisica
corrispondente ovvero un tumore.
LE MALATTIE DA INIBIZIONE
Secondo a psicanalisi l’inibizione è un
evento che accade sotto il livello della
coscienza (viene infatti denominata “inibizione inconscia”) ed è costituito da un
impedimento od ostacolo di origine psichica, del quale l’io cosciente non si
rende conto, di funzioni psichiche e psicosomatiche.
Per “inibizione” la medicina psico-spirituale intende qualcosa di più ampio e
costituito da una situazione di “inedia psichica con cumuli di forze soggettive che
bloccano la corrente vitale”.
Essa si genera, non solo in seguito all’azione di meccanismi inconsci di difesa o
per paure legate a qualche trauma del
passato, ma anche a causa di una tendenza errata dell’individuo a reprimersi, a
controllarsi troppo , sia per temperamento, sia per un’educazione sbagliata e sia
per un atteggiamento immaturo verso
l’ambiente.
Qualunque sia la causa dell’inibizione,
le conseguenze sono sempre le stesse,
ovvero l’auto-intossicazione, la svitalizzazione ed il blocco delle energie che impedisce la funzione e l’attività di un organo
fisico o di un aspetto psicologico.
A differenza della congestione, l’inibizione produce uno stato d’inerzia, di inaridimento e di generale ipotonia ed astenia.
Infatti, mentre la congestione deriva da
uno sperpero di energie o da un’inutilizzazione di una facoltà già pronta ad essere
espressa, l’inibizione deriva da un blocco
di energie e dal mantenere una funzione,
una facoltà, un impulso allo stato immaturo e statico, impedendone la crescita e la
normale evoluzione.
L’inibizione produce “regressione”
ovvero un rifugiarsi verso l’inconscio e,
come avviene in tutti i disturbi connessi
Infermiere a Pavia
con il para-simpatico, interessa prevalentemente la vita vegetativa, la funzione del
nutrirsi, quella della digestione e dell’eliminazione.
L’anoressia nervosa, ad esempio, è una
tipica inappetenza di origine psichica.
In ogni caso il processo dell’inibizione
di un’energia o di una funzione produce
sempre un profondo senso di astenia, di
abulia, di depressione, con risentimenti
sull’organismo fisico, che il medico non
sa spiegare, perché sono soltanto funzionali; tali risentimenti sono ipotensione,
ipoglicemia, bradicardia, sonnolenza,
facile stancabilità, ecc.
Vi sono aspetti negativi ed aspetti positivi sia nell’inibizione che nella congestione e non è facile stabilire quale delle due
risulti più pericolosa e quale delle due
indichi maggiore maturità spirituale.
Non bisogna dimenticare che la causa
principale di queste due tendenze, anche
se non l’unica, è il temperamento, il tipo
psicologico al quale un soggetto appartiene, che può essere prevalentemente
estrovertito, con preponderanza del
cosciente e del simpatico, oppure prevalentemente introvertito con prevalenza
dell’inconscio e del para-simpatico.
Questa suddivisione in due sole categorie di tipi psicologici appare inoltre troppo schematizzata e semplicistica.
Infatti essa va considerata con una
certa elasticità perché esistono anche dei
“soggetti misti”, nei quali le due tendenze
principali si alternano, con minore o maggiore equilibrio, ed esistono inoltre dei
“sottotipi”, che è difficile catalogare, perché non hanno un carattere ben definito,
essendo ancora nella fase di maturazione
inconscia.
L’uomo è un essere complesso e non è
mai statico; egli è in continuo movimento,
in continua evoluzione ed in continuo
cambiamento per cui può anche passare,
nel corso della sua vita, da una tendenza
all’altra.
CONCLUSIONI
L’uomo tende ad attribuire i suoi mali e
le sue sofferenze a forze esterne a lui, al
destino avverso cui l’umanità è condannata.
Egli non sa (o non vuole sapere) che il
più delle volte è egli stesso l’artefice dei
suoi mali e che il destino non è altro che il
manifestarsi di una legge di equilibramento, messa in moto da lui stesso.
Inoltre non sa che tutti gli uomini sono
in realtà collegati da fili invisibili, da correnti di energie che fluiscono dall’uno
all’altro e che quindi il male di uno è
anche il male dell’altro.
La meta dell’uomo è quella di giungere
all’equilibrio e all’armonia e perciò egli è
stato messo in una condizione di dualità,
che è solo strumentale, perché dall’attrito,
dalla lotta ed infine dall’armonizzazione
delle polarità scaturisce il terzo fattore: la
coscienza.
La stessa struttura e costituzione psicospirituale dell’uomo è tale da rivelare questo suo compito sintetico ed intuitivo.
Egli è infatti una creatura che appartiene a due regni: quello materiale e quello
spirituale e che fa da ponte fra i due con i
suoi veicoli sottili; è necessario approfondire la conoscenza di questi due veicoli,
quello che la scienza oggi ancora non
spiega e cioè il rapporto fra anima e
corpo, fra psichico e fisico.
Bibliografia
Q Angela Maria La Sala Batà, Medicina
Psico-spirituale, Edizioni Armonia e
Sintesi 1996
Q Andrei Stanway, Guida alle medicine
Naturali, RED Eizioni 1988
L’autore
* Infermiera Professionale
C/O D.H. Ginecologia 24
Policlinico S. Matteo di Pavia
RADIESTESIA
Tecnica di guarigione a distanza, sviluppata dall’abate Mermet negli anni
venti. Molto simile alla radionica, impiega pendolini, quadranti e altri strumenti per individuare e guarire disturbi a distanza.
REBIRTHING
Tecnica che induce i pazienti a rivivere il processo della nascita come
forma di psicotarapia. I terapeuti sostengono che rivivendo il dolore e l’ansia del momento della nascita si possano superare problemi psicologici
attuali.
23
PAGINA
Numero 1/2001
Correlazione tra assistenza
infermieristica e teorie
della medicina olistica
Maria Rosaria d’Emanuele*
Ch’i Po disse: “L’ottimo
nell’arte di guarire può
essere realizzato quando
vi è unità”
L’imperatore
chiese:
“Cosa si intende per
unità?”
Ch’i Po rispose: “Quando
le menti della gente sono
ristrette e la saggezza è
esclusa essi rimangono
legati alla malattia. Pure
i loro sentimenti e desideri dovrebbero essere
analizzati e le idee
dovrebbero essere seguite; e allora diventa evidente che coloro i quali
hanno raggiunto spirito
ed energia stanno fiorendo e prosperando,
mentre periscono coloro
i quali perdono il loro
spirito ed energia”
[Una conversazione tra Ch’i
Po, maestro di agopuntura, e
l’Imperatore Giallo, dall’antico classico Nei Ching]
Il mondo della medicina olistica è talmente vasto da suscitare nell’immaginario
collettivo fascino oppure scetticismo. In
realtà c’è molta confusione ancora riguardo questa dimensione così lontana dal
nostro modo di vivere e di intendere la
salute ed il benessere. Il termine stesso
“medicina alternativa” raccoglie una vasta
serie di pratiche, filosofie, tecniche, discipline di provenienza orientale che occorre
scindere e chiarire prima di inoltrarsi nell’argomento.
La medicina orientale è arte e non solo
scienza, è un sistema di pensiero sviluppato nel corso di millenni ed affonda le
sue radici nella filosofia, nella logica, nella
sensibilità e nelle abitudini di una civiltà
del tutto estranea alla nostra. Da ciò consegue una diversa percezione del corpo,
della salute e della malattia e la visione olistica dell’uomo, un movimento rinnovatore che ha spostato l’attenzione dalla
malattia alla salute ed alla persona umana
nella sua interezza.
Medicina orientale e occidentale hanno
però radici comuni: idee più o meno simili riguardo alla natura delle cose e dell’uomo. Bisogna allora andare a ricercarne
l’essenza rifacendosi alle teorie di Ippocrate, Aristotele e Galeno quali pietre
miliari della nostra tradizione.
Ritroviamo quindi la teoria dei quattro
elementi (aria, acqua, terra e fuoco), la teoria degli umori (sangue, flegma, bile gialla
e bile nera) ed il concetto dell’equilibrio.
Quest’ultimo aspetto ha influenzato molto
il pensiero filosofico medico poiché ha
delineato il concetto di malattia e di salute:
la salute dipende dall’equilibrio degli elementi, la malattia dalla loro disarmonia.
Nella dottrina umorale di Ippocrate e
successivamente avvallata da Galeno, la
patologia è dovuta ad un accumulo in un
organo o distretto di uno degli umori che
va a costituire la materiae peccans: da qui
deriva la necessità della materiae detractio, cioè dell’eliminazione della sostanza
patologica accumulatasi (salassi, vomito,
clistere, incisione di ascessi, ecc.).
Si fa strada con Galeno anche il concetto di interrelazione tra mente, corpo e spirito. Egli riconosce la presenza di un’entità
superiore che governa le forze della natu-
ra così riconosce nell’equilibrio e nell’energia delle funzioni dell’organismo la
presenza di Dio. Parla di anima e riprende
la tradizionale tripartizione dell’anima platonica: l’anima razionale è nella testa, l’anima irascibile nel cuore e l’anima concupiscibile, dei desideri più corporei, nel
fegato.
Aristotele, con il suo principio di “non
contraddizione” per cui A non può mai
essere non A (cioè che la stessa cosa non
può contemporaneamente essere e non
essere), rappresenta il pensiero dominante della cultura occidentale ed è con la
sua apparizione che viene a crearsi quella
netta demarcazione tra il pensiero medico
orientale e quello occidentale.
Secondo il pensiero filosofico taoista
Yin e Yang sono forze complementari ed
opposte che descrivono come le cose
funzionino in relazione l’uno all’altra ed in
relazione all’universo.
• Yin e Yang devono necessariamente
contenere in sé la possibilità dell’opposizione e del mutamento.
• Yang è l’elemento attivo, maschile,
caratterizzato dal caldo, dalla luce, dal
movimento, l’eccitazione e la crescita.
• Yin è l’elemento passivo, buio, femminile, freddo, lento, associato all’introversione e al riposo.
Ogni cosa, animata o inanimata, contiene entrambi gli aspetti Yin e Yang: lo
spazio è fatto di terra e cielo, il tempo è
fatto di notte e giorno, i membri di una
specie sono femmine e maschi, la temperatura è calda e fredda, e così via.
• Yin e Yang sono a loro volta espressione del Qi (leggi ci), l’energia che si trova
in ogni cosa, materiale o immateriale,
animata e non.
I cinesi hanno osservato i processi vitali ed il rapporto fra l’uomo e il suo ambiente per migliaia di anni. L’approccio cinese
considera in senso più globale la salute,
la malattia ed il delicato equilibrio fra queste due forze opposte. La medicina cinese considera il corpo nella sua globalità:
un sintomo è sempre messo in relazione
con l’intero corpo. Diversa è la struttura
logica della nostra medicina la quale si
occupa di categorie o agenti patologici
suscettibili di essere isolati. Il medico
24
PAGINA
occidentale parte da un sintomo e ne
ricerca il meccanismo sottostante: una
causa precisa per una malattia specifica,
dalla causa ne ricava una diagnosi (logica
analitica). La visione olistica del medico
orientale fa in modo che egli consideri sia
la sfera fisiologica sia quella psicologica
della persona; indi raccoglie tutte le informazioni che includono il sintomo ma
anche altre caratteristiche generali del
paziente (caratteriali, fisiche e ambientali)
le quali vengono tessute insieme fino a
costituire un “quadro di disarmonia”.
Noto è il contributo di Florence Nightingale (1820–1910) riguardo l’alimentazione, l’igiene personale, l’ambiente circostante (la luce, l’aria, la tranquillità, la pulizia, la temperatura), tutti elementi che
interagiscono con la persona.
Ella pone la persona al centro considerandola in ogni suo aspetto ed in ogni sua
parte. Ecco quindi emergere il concetto
olistico dell’uomo: microcosmo in armonia con il macrocosmo.
Identifica un campo di competenze specifiche diverse da quelle mediche, fondate sulla ricerca continua di elementi che
rivitalizzano e rigenerano la persona
migliorandone la qualità di vita in ogni suo
aspetto e, usando parole sue, mettono in
opera “tutto ciò che mobilizza la loro energia ed il loro potenziale di vita”.
I concetti sin qui enunciati mostrano
molte similitudini con la medicina filosofica orientale la quale, conservando quella
purezza di forme e di contenuti e sottolineando il rispetto per l’uomo nella sua
interezza, presenta molti punti di contatto
con la cultura infermieristica.
I rimedi di cura, affidandosi all’alimentazione, alle erbe terapeutiche, all’acqua,
all’aria, al sole, al riposo, all’igiene ed ai
pensieri positivi, si pongono come una
serie di gesti, “atti di vita”, che hanno lo
scopo di “far vivere”.
Il corpo era centrale per l’assistenza e
veniva curato attraverso il tocco, il massaggio e le cure igieniche.
Secondo gli antichi, attraverso il contatto diretto delle mani sul corpo, il curante
mobilizzava le forze vive dell’organismo
assicurando il mantenimento e lo sviluppo
della vita.
Il massaggio è una pratica antichissima
ed efficace che potrebbe essere adottata
dalle infermiere per ricostituire una relazione d’aiuto con la persona malata.
Vi sono molte pratiche di massaggio
orientale: la riflessologia plantare, il massaggio shiatsu, il massaggio thailandese,
il reiki per citarne solo alcune.
Il massaggio, al di là del tipo di tecnica
utilizzata e dello scopo per cui viene effettuato, è un efficace modo di dispensare
benessere psichico e fisico alla persona
Infermiere a Pavia
che lo riceve. Le principali proprietà del
massaggio si possono riassumere nei
seguenti punti:
1. Permette di stabilire un contatto di fiducia e di empatia con la persona.
2. Procura benessere psico-fisico e consente alla persona di riacquistare fiducia e stima in se stessa.
3. Rilassa.
4. Rivitalizza e rigenera.
5. Predispone la persona a terapie e trattamenti successivi.
Il massaggio può, infatti, essere determinante per la buona riuscita di una terapia sia perché induce nella persona le
condizioni psicologiche più favorevoli per
accettare la cura sia perché stimola al
massimo le autodifese.
Esistono molti tipi di massaggio. Quello
che ritengo più rispondente ai principi
sopra enunciati è la riflessologia plantare.
Il piede può essere paragonato ad un
grande archivio nel quale sono raccolti i
dati che riguardano tutto l’organismo per
cui ogni anomalia viene registrata in questo schema di ricezione. Ciò consente di
rilevare con anticipo una patologia ancor
prima che questa dia origine a manifestazioni dolorose che normalmente compaiono in tempi successivi.
Utilizzata per alleviare tensioni e stress
tipici del nostro tempo grazie alla capacità
di rilassare corpo e mente e, fungendo da
catalizzatore, sollecita la produzione di
anticorpi rafforzando il sistema immunitario ed endocrino..
E’ comprovata l’efficacia di tale metodo
in campo psichiatrico e psicomotorio.
Ottimale nei casi di malattie croniche
quali osteoporosi e artrosi invalidanti, facilita la ripresa graduale dell’attività motoria.
Concludendo la nostra medicina non è
altro che il riflesso della nostra società:
spesso una nuova cura produce effetti
collaterali di inaspettata virulenza. La stessa struttura ospedaliera appare come
“una fabbrica di salute” dove l’individuo
spesso viene spersonalizzato e privato
della propria identità. In generale questi
sono i motivi che mi hanno avvicinata ai
dogmi della medicina complementare: la
visione olistica ed il concetto di armonia e
di equilibrio dell’uomo in sintonia con l’universo circostante che emerge in ogni
intervento ed in ogni descrizione di pratica medica e assistenziale. Inizialmente
pensavo che avrei potuto approfondire lo
studio del massaggio riflessogeno per
poterlo applicare in futuro nell’ambito dell’assistenza domiciliare ma, dandogli un
più ampio respiro, credo che si possa
introdurre anche in ambito ospedaliero,
almeno in quelle strutture dove è prevista
la collaborazione con medici e operatori
specializzati in questa disciplina. Perché
questo si realizzi occorre ampliare le ricerche e gli studi su questo argomento. Vi
sono istituti di medicina naturale che propongono corsi qualificati nel campo della
salute olistica aperti ad operatori sanitari.
Purtroppo, il più delle volte si tratta di
istituti situati lontano dalla propria città,
molto costosi e con orari di frequenza non
sempre conciliabili con gli orari di lavoro.
Sarebbe auspicabile che questo tipo di
insegnamento facesse parte del percorso
formativo di studio introducendo una
materia sulle discipline olistiche in generale, e ancora, potrebbe essere realizzato
un corso di specializzazione post-diploma
specifico per infermieri professionali. La
mia ambizione è quella di diffondere
curiosità ed interesse per le tematiche qui
esposte, con la presunzione di far cadere
coloro che si sono cimentati nella lettura,
nella rete dell’entusiasmo.
Bibliografia
Q Angeletti Luciana R.: STORIA DELLA
MEDICINA E BIOETICA, Ed. Etaslibri.
RCS Medicina – Milano, 92
Q Kaptchuk Ted J.: MEDICINA CINESE,
Ed.L’Altra medicina/21 – Como, 97
Q Connelly Dianne M.: AGOPUNTURA
TRADIZIONALE: La legge dei cinque
elementi, Ed. Oltre il Ponte.
Q Gallotti M.L. e Preiata L.: QUALE ASSISTENZA INFERMIERISTICA? Supplemento a Infermiere a Pavia, Quaderno
n.1 – 1989
Q Bianca Erede Clara: MASSAGGIO
ZONALE, Ed. L’altra medicina/9 –
Como, 89
Q Buzzacchi Erasmo: RIFLESSOLOGIA
PLANTARE, Ed. Meb – Padova, 88
L’autore
* Infermiera Professionale
Comunità riabilitativa psichiatrica “Villa
Maura” Pavia
25
PAGINA
Numero 1/2001
Musicoterapia
e psichiatria
Spinosa Valter*
la funzione della
musica coincide con
quella parte
dell anima che Ł
preposta a generare
affetti e sentimenti
Franco Fornari
Rumori e suoni sono costantemente
intorno a noi segnando intensamente la
nostra vita; presi dal vortice di giornate
all’insegna dello stress quotidiano non
sempre ci accorgiamo di loro.
Se all’improvviso tutto tacesse e il silenzio scendesse su di noi l’angoscia del non
essere ci affererebbe e il battito del nostro
cuore richiamerebbe a sé suoni e vibrazioni per risentire la completezza del vivere.
Queste considerazioni, la passione per
la musica e le motivazioni personali
hanno favorito il mio studio e il mio
approfondimento nei confronti della musicoterapia.
Operando da circa 15 anni in ambito
psichiatrico ho, potuto constatare come
effettivamente sia difficile, per diversi
pazienti, comunicare le proprie emozioni,
i propri pensieri, le proprie paure. Si trattava, quindi, di trovare vie di comunicazione alternative, ma anche cercare di rendere l’assistenza meno noiosa, monotona, passiva con spazi e dimensioni nuove.
Di qui la musicoterapia.
Quest’ultima è stata felicemente definita
dal Professor Guaraldi come un intervento di carattere preventivo e terapeuticoriabilitativo che utilizza l‘espressione
musicale, in quanto forma di comunicazione non verbale, finalizzandola allo sviluppo di funzioni quali l’affettività, la motricità, il linguaggio.
La musica, e la musicoterapia, da ora
solo MT, è anche un modo per conoscere
e conoscersi; è una modalità per comunicare con il nostro mondo interno e questo
con quello esterno. La MT è arte-scienza,
due elementi che fanno riferimento al processo evolutivo dell’uomo.
Chi fosse portato a considerare la MT
alla stregua di un presidio farmacologico
incorrerebbe in un grave errore concettuale, in quanto i risultati di svariate ricerche scientifiche depongono a favore di
una moltitudine di immagini, sensazioni
ed emozioni sempre differenti al variare
dell’ascoltatore o dell’esecutore nel corso
di una determinata esperienza musicale.
Siamo quindi lontani dal poter attribuire
ad un brano degli effetti oggettivabili poiché ogni individuo è in possesso di un’identità sonora, qualificabile nel rapporto
uomo-suono e definibile come ISO MUSICALE.
A questo proposito Benenzon suddivide il concetto di ISO in una serie di sottogruppi:
¤ l’ISO GESTALTICO, COMPLEMENTARE, GRUPPALE o CULTURALE e l’ISO
UNIVERSALE.
Cercando una sintesi circa i vari tipimodalità di intervento in MT possiamo
così dire:
¤ il suono produce significative modificazioni a livello fisico ed endocrino, biofisico e biochimico sul corpo; è quindi
l’effetto suono (infrasuoni, ultrasuoni e
così via) utilizzato in modo mirato per la
terapia di specifiche patologie organiche. Si tratta quindi di suonoterapia.
¤ in questo caso si mettono in evidenza
le componenti proprie della musica
come timbro, intensità, altezza, ritmo e
soprattutto quanto la musica, nel suo
essere di insieme strutturato, ritmico-
melodico-armonico, crei particolari
sensazioni ed emozioni.
L’approccio sarà, quindi, di tipo psicodinamico.
¤ relativamente a questo aspetto vi è una
partecipazione del corpo come, ad
esempio: ballo, danza, danza ritmica,
drammatizzazione su base musicale,
mimo, musica d’insieme ed altro.
Si tratta per lo più di situazioni di gruppo; la musica, il corpo e gli strumenti
musicali, diventano oggetti intermediari che sciolgono parte delle tensioni
che si esprimono nel rapporto personale diretto.
¤ si tratta di MT di tipo psicopedagogico.
E’ rivolta soprattutto ai bambini e la
musica diventa un mezzo di recupero e di
sviluppo là dove l’intervento pedagogico
normale educativo e scolastico, non è
stato sufficiente per far emergere tute le
potenzialità del soggetto.
“Là dove si arresta il potere delle parole
comincia la musica”
Con questa frase di Richard Wagner
viene esposto un principio di assoluta validità che vuole considerare le arti come
modulo espressivo del tutto personale, un
esplodere averbale delle tensioni interne,
degli stati d’animo, dei desideri inconsci.
Attraverso questo concetto emerge che
colui che ascolta un brano, una volta “sintonizzatosi” con l’idea primitiva dell’autore, non limita la sua funzione alla passività
ma crea, in quanto permette l’insorgenza
di sentimenti occultati, rimossi che la
musica riscopre ed aiuta ad affiorare.
Questo, però, non esaurisce la curiosità
di scoprire quali pulsioni conducono tanti
individui ad accostarsi a questa arte; per
Franco Fornari ogni esperienza musicale
ci riconduce alla nascita, evento affettivo
di cardinale importanza.
La sua ipotesi si basa, tra le altre cose,
sull’osservazione dell’induzione del
suono del tamburo, in alcuni popoli primitivi, a stati di trance.
Il battito del tamburo, dapprima esterno,
arriva ad essere gradualmente percepito
come interno, riconducendo l’individuo ad
26
PAGINA
identificare il rullo con il battito cardiaco
nel periodo della sua vita intrauterina.
Per questo autore il significato della
musica è da ricercare nel tentativo dell’uomo di rappresentare il mondo uterino
recuperando quel senso di sicurezza
ormai perduto.
Il neonato, durante il periodo gestazionale, si trova immerso in un ambiente nel
quale le informazioni sono ottenute attraverso i sensi sotto forma di suoni-vibrazioni che il feto, probabilmente, acquisisce
come esperienza olistica, totalitaria attraverso tutto il corpo, ma le quali posseggono una propria identità individuale: il battito cardiaco, il respiro, la voce materna.
Tutte queste esperienze che vengono
registrate dal feto verranno ricercate nel
mondo esterno nell’illusione di una “reifetazione”.
Questi parametri, le cui caratteristiche
peculiari sono la costanza e la ritmicità,
consentono al nascituro di organizzarsi
una protorappresentazione del mondo
esterno, ed inoltre costituiscono i primi
strumenti capaci di differenziare il mondo
esterno da quello interno.
Il feto, tra l’altro, è in grado di avvertire
anche alcuni suoni provenienti dall’esterno, come documentato da esperienze
scientifiche tra le quali emerge un fatto
molto curioso: è il caso di una gestante la
quale, colpita da episodiche crisi di angoscia, poteva essere sedata soltanto da
alcuni brani tratti dalla Madame Butterfly
di Puccini; dopo il parto i medesimi frammenti musicali costituivano l’unico rimedio per placare il pianto del neonato.
Sembra che la voce materna, costituendo oltretutto il primo mezzo che il mondo
esterno utilizza per comunicare con il neonato, abbia un ruolo fondamentale sulla
neutralizzazione o riduzione, delle ansie
del bambino, rendendole più digeribili per
una crescita mentale.
QUAL È IN AMBITO PSICHIATRICO,
L’OBBIETTIVO DELLA MT?
A questo interrogativo potremo rispondere in questi termini:
la ricerca dell’equilibrio, dell’armonia,
della maturazione della vita emozionale e
affettiva dei pazienti.
In realtà la musica può essere utilizzata
per varie finalità come ampliare le proprie
esperienze psichiche, ricomporre i conflitti interiori, stabilire un aggancio con la
realtà esterna se si pensa ad una persona
affetta da psicosi.
La MT è una buona guida e un ottimo
stimolante per esplorare l’universo affettivo di una persona e per mobilitare le forze
vive che possono favorire le tappe della
riabilitazione.
Le tecniche psicomusicali possono
infatti aprire una via di accesso privilegiata e quindi favorire l’individuazione delle
formazioni psicopatologiche.
Infermiere a Pavia
La musica può raggiungere gli strati più
profondi della personalità non intaccati
dalla malattia e permettere una mobilitazione delle parti sane.
Essa offre all’individuo una dimensione
nuova, un arricchimento personale, una rigenerazione delle sue profonde potenzialità.
In generale la metodologia da usare in
MT deve tener presente e combinare due
prospettive:
la prima dà importanza alla spontaneità,
alla libera produzione, all’improvvisazione; la seconda, al contrario, mira all’organizzazione, alla ricostruzione controllata e
razionale.
Questi due orientamenti devono continuamente combinarsi e controllarsi in un
processo di reciprocità.
La seconda prospettiva implica una
programmazione ferma, ma anche flessibile e sempre capace di arricchirsi di
nuovi elementi, in pratica aperta all’utilizzazione di qualsiasi proposta musicale.
Il problema della direttività e della non
direttività non si pone con lo psicotico,
che non deve mai essere costretto a
indossare i nostri “panni musicali”, come
forse ha dovuto fare un tempo con sua
madre.
Il paziente deve riuscire da solo a trovare il modo espressivo che gli è proprio,
senza la preoccupazione di dovere realizzare un “buon prodotto musicale”, camminando sulla strada già spianata dal
terapeuta.
E’ essenziale che l’esperienza del
paziente possa svilupparsi in tutta tranquillità e secondo i tempi che gli sono propri.
Quanto esposto finora è un piccolissimo contributo su come la MT si possa
intendere in ambito psichiatrico; in realtà i
campi d’applicazione di tale arte-scienza
sono molteplici, andando così ad avvalorare la tesi per la quale la MT, come penso
gran parte di queste terapie, sia senz’altro
un valido ed utilissimo strumento di lavoro attraverso da cui ogni figura professionale può trarre giovamento.
Dalla mia personale esperienza professionale, posso affermare che l’utilizzo
della MT, ma più in generale ogni tecnica
“alternativa”, porta un notevole contributo
nella relazione infermiere-paziente e infermiere-équipe.
Tornando all’area psichiatrica inevitabilmente il discorso ricade sulle motivazioni
personali e l’impegno sulle proprie competenze: è chiaro che prima di diventare
infermieri in psichiatria abbiamo ricevuto
una formazione professionale più ampia,
ma è indispensabile arrivare a riflettere sul
campo delle motivazioni che, se esistenti,
permettono il superamento di quelli che si
possono definire ARCHETIPI RIABILITATIVO-ASSISTENZIALI; si dovrà entrare in
una dimensione nuova, dove gli infermieri
diventino consapevoli delle loro competenze e specificità.
Se queste ultime sono assenti sarebbe
opportuno iniziare ad intraprendere una
sorta di specializzazione, magari rivolta a
quei campi a noi più congeniali e interessanti.
A questo proposito possiamo citare Spivak, il quale dice che “E’ impossibile riuscire a fare cose nuove e diverse senza
sviluppare ed utilizzare idee e metodi
nuovi e diversi”.
E’ evidente che l’operatore, in un contesto riabilitativo-terapeutico, assume un
ruolo molto importante e difficile in quanto si deve mettere in gioco in prima persona scontrandosi frequentemente con i
propri problemi: ecco quindi l’importanza
del processo di specializzazione inteso
come rafforzamento delle proprie capacità e competenze.
E’ altresì chiaro che esistono campi di
competenze specifici e propri di una professione, ma quello che deve emergere è
sempre la persona nel suo insieme: solo
in questo modo, penso, si può uscire
dagli archetipi riabilitativo-assistenziali
propri di una professione, favorendo una
maturazione, oltre che personale, della
propria “professionalità globale”.
In altre parole non dobbiamo nasconderci dietro il paravento della professione
in quanto, forse, per il paziente non è di
fondamenale importanza che l’infermiere
conosca a memoria il processo di nursing, ma bensì vada alla ricerca di un operatore che sia in grado di proporsi in
modo adeguato alla sua malattia.
E’ questo uno dei problemi più evidenti
dell’essere infermiere in psichiatria; non si
tratta di disconoscere la professione, anzi!
Si tratta invece di favorirne lo sviluppo e la
crescita all’interno di un’area, come quella psichiatrica, forse misconosciuta e
temuta e per questo un po’ abbandonata
al suo destino post-manicomiale.
Bibliografia
Q Le Medicine non convenzionali: Ricerca scientifica, problemi normativi, progetti di Legge. a cura di Carlo Crocella,
Quaderni di documentazione – Camera dei Deputati, Roma 1991
Q Le origini della nuova cultura spirituale
nel Rinascimento italiano e il suo riemergere nelle crisi contemporanee. Il
caso della Sanità. Carlo Crocella,
Roma 2000
Q Sito web: http://utenti.tripod.it/Supergeppo/index.html
L’autore
* Infermiera Professionale Musicoterapista
Centro Psico Sociale di Mortara
ASL Vigevano
27
PAGINA
Numero 1/2001
A l t r i
PERCORSI
Progetto
Ruggero Rizzini *
Programma
articolato di
interventi nell’ambito
della prostituzione di
strada per
l’integrazione sociale
delle vittime della
tratta a scopo di
sfruttamento
sessuale.
Migliaia di giovani straniere provenienti
dall’est Europa e dall’Africa sono sessualmente vendute sulle nostre strade e costituiscono oramai una fonte primaria di
guadagno della malavita organizzata. Con
la presentazione del progetto LULE
vogliamo informare su un tragico problema della nostra “civiltà” e cercare di sensibilizzare e muovere le coscienze per
offrire un significativo contributo al rispetto della dignità umana e, in particolare,
della donna. Gruppi di volontari di ispirazione cristiana e laica, scendono quotidianamente per strada ad incontrare le
ragazze, altre iniziative nascono per
impulso di amministrazioni locali o dalla
sensibilità di operatori sanitari costituendo
ormai il punto di riferimento obbligato per
ogni indagine sul tema delle straniere che
si prostituiscono sulle nostre strade e
avviando innumerevoli esperienze preventive e di liberazione. Tra i vari interventi all’interno di questo progetto, la prevenzione e l’intervento sanitario diretto si
sono rivelate azioni utili per incontrare le
ragazze per strada, oltre che per salvaguardare la loro salute vista la situazione
sanitaria delle ragazze per il riscontro di
AIDS, infezioni ginecologiche, epatiti,
disturbi psicosomatici, gravi turbe psichiche, uso di stupefacenti, alcoolismo, ecc
L’accesso alle strutture sanitarie ha permesso di attutire il peso di quella problematica, che rimane una emergenza grave
perché queste giovani diventano anche
veicolo incontrollato di malattie nelle famiglie e nella popolazione. Il progetto LULE
(“fiore” in albanese ) nasce nel 1996 come
espressione dell’impegno della Caritas
Decanale di Abbiategrasso (Milano) ad
intervenire nel settore della prostituzione
di strada e della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Nel settembre di quell’anno, un gruppo di volontari dà avvio ad
un percorso formativo per individuare le
modalità di intervento opportune, e ad
esso si affianca presto il sostegno delle
Amministrazioni locali, decise ad attivare
un intervento nei confronti di un fenomeno
Lule
sociale percepito come allarmante e non
affrontato adeguatamente.
Il progetto è realizzato da un gruppo di
coordinamento formato da 3 persone che
definisce l’assetto organizzativo, coordina
gli interventi, cura i rapporti di rete, valuta
l’andamento del progetto in relazione agli
obiettivi previsti; un’équipe operativa di 10
operatori professionali che realizza le attività; una rete di sostegno costituita da collaboratori, stabili o saltuari, che contribuiscono al raggiungimento di obiettivi specifici e da 60 volontari specificamente formati. Il territorio di intervento è l’area sudovest della Provincia di Milano (distretti di
Abbiategrasso, Magenta, Corsico, Rho,
Binasco, Rozzano, San Giuliano Milanese) e parte della Provincia di Pavia
(distretto Lomellino, Comuni di Voghera,
Pavia e San Martino Siccomario). A fronte
di una realtà complessa, con implicazioni
di tipo sociale, giuridico, economico, sanitario, morale, di tutela dell’ordine e della
sicurezza, il progetto intende connotarsi
come
integrato
in quanto coinvolge più soggetti, istituzionali e non, attivi nel costruire azioni coordinate e partecipate;
articolato
in quanto agisce su più fronti, ponendosi
obiettivi diversificati ed esplicando interventi sia sulle cause sia sugli effetti del
fenomeno.
Esso si pone due finalità principali
la promozione e la tutela dei diritti e della
dignità delle persone vittime dello sfruttamento della prostituzione
l’attivazione e il coinvolgimento del territorio, inteso come comunità e servizi, nella
realizzazione e nel sostegno all’intervento
Gli ambiti operativi sono
l’attività culturale
finalizzata alla informazione e sensibilizzazione territoriale
l’attività di strada
finalizzata alla tutela sanitaria, alla costruzione di relazioni significative e alla promozione di percorsi di autonomia
28
PAGINA
l’attività di prima accoglienza
finalizzata a gestire percorsi di abbandono della prostituzione
l’attività di reinserimento sociale
finalizzata a promuovere l’integrazione
sociale e lavorativa
l’attività di raccordo
con i Paesi di origine
finalizzata a realizzare interventi di prevenzione nei Paesi di provenienza
l’attività di rete
finalizzata ad integrare l’azione locale con
quella nazionale ed europea
formazione e supervisione
attraverso una costante azione a scopo di
aggiornamento e verifica del lavoro svolto
GLI INTERVENTI E I RISULTATI
1. Attività culturale
E’ finalizzata a informare e sensibilizzare la comunità sociale sulle problematiche
della prostituzione e della tratta a scopo di
sfruttamento sessuale.
Viene realizzata attraverso incontri pubblici e di campagne informative nelle
scuole superiori
coinvolgimento degli organi di comunicazione a livello locale e nazionale
gestione di corsi di formazione
pubblicazione e ricerche
E’ gestita dall’équipe degli operatori,
che si avvale della collaborazione di alcuni volontari e di professionisti della comunicazione.
2. Attività di strada
Consiste in azioni informative ed educative finalizzate al raggiungimento di più
obiettivi
Prevenire e ridurre il rischio sanitario
per una maggior tutela della salute individuale e pubblica;
Costruire relazioni positive e significative in grado di valorizzare l’identità personale e l’autostima
Promuovere percorsi di autonomia,
offrendo orientamento, sostegno e l’opportunità di scelte di vita alternative che si
concretizzino in un’integrazione sociale o
in un rimpatrio protetto
Infermiere a Pavia
Prevedendo anche un lavoro di mappatura del territorio e di raccolta dati, finalizzato ad ottenere un monitoraggio costante del fenomeno.
L’attività è realizzata da diverse Unità
Mobili di Strada (UMS), ciascuna delle
quali opera in un’area geografica definita
nel cui ambito gli operatori, le mediatrici e
i volontari incontrano settimanalmente le
prostitute presenti.
Le UMS svolgono mediamente ogni settimana 8 uscite diurne e 7 notturne.
Nel corso delle uscite viene svolto un
lavoro di
Mappatura e rilevazione delle caratteristiche del fenomeno nell’area d’intervento
Presentazione degli operatori e del progetto alle prostitute presenti
Divulgazione della disponibilità delle
linee telefoniche di informazione, orientamento e ascolto
Raccolta di questionari finalizzati a rilevare le conoscenze possedute sul tema
HIV
Elaborazione, distribuzione e commento di materiale informativo sanitario e
sociale
Distribuzione di presidi igienico-sanitari
e offerta di generi di conforto
Counselling a tema sanitario e sociale
Proposta di accesso e accompagnamento ai servizi sanitari
Rilevazione e analisi dei bisogni
Sostegno relazionale e costruzione di
rapporti significativi
Presentazione mirata dei percorsi di
assistenza e integrazione sociale e gestione dell’avvio degli stessi
ACCOMPAGNAMENTI SANITARI
Uno degli scopi dell’attività di strada è
favorire l’accesso ai servizi sanitari. Viene
proposto alle ragazze contattate l’accompagnamento a visite mediche, test ematici o altre prestazioni di cui possono avere
necessità presso strutture sanitarie convenzionate. La metodologia adottata prevede che gli stessi operatori delle UMS
accompagnino personalmente le ragazze
REFLESSOLOGIA
Il piede è riconosciuto da millenni come sede eletta, anche se non unica,
di zone riflesse, cioè in stretto collegamento con le altre parti del corpo.
Attraverso la reflessologia plantare, una tecnica di massaggio in cui si
usano esclusivamente i pollici, è possibile intervenire su alcuni punti del
piede per ristabilire equilibri perduti, per prevenire e curare molti disturbi
e per mantenere il benessere.
REIKI
Attraverso l’imposizione delle mani del terapeuta sui 7 chakra (punti del
corpo di connessione, concentrazione e trasporto dell’energia) si libera il
corpo dai blocchi che causano squilibri e disturbi psicofisici.
presso i servizi di cui necessitano; ciò è
motivato dal fatto che la maggior parte
delle ragazze conosciute non risiede nel
luogo in cui esercita l’attività e perciò non
ha opportunità di contatto e conoscenza
dei servizi disponibili sul territorio, inoltre,
la presenza degli operatori offre sostegno,
favorisce la comunicazione con il personale sanitario e rende l’accompagnamento un’opportunità per approfondire la relazione iniziata in strada.
(1 - continua)
LíIsola Verde
Vivere costa fatica, quando la vita è
tutti i giorni uguale.
Vivere costa fatica, quando dai giorni
non nasce nient’altro che male.
Ditemi come si fa, a vivere tutta la
vita in questa città.
Di giorno sudore d’attrezzi, di notte
cercar nelle strade le donne coi prezzi.
Arriva un mattino improvviso, una
luce strana che entra da una finestra.
E sotto è sparito il cortile, c’è un’isola
verde che tinge i miei occhi di festa.
Nessuno avrebbe esitato, a volare felice incontro ad un sogno così.
E l’aria riempie il palato, la terra raccoglie le ossa di un uomo impazzito.
Mi chiamano pazzo perché, ho sempre
in mente di andarmene dalla città.
Di andarmene a vivere là, nell’isola
verde della mia felicità.
Laggiù mi aspetta Maria, la donna
che ho sempre sognato e non è stata
mia.
Mi aspetta dentro una casa, piena di
luci, di fiori, dipinta di rosa.
Laggiù mi aspettano giorni, pieni di
sole, colore e di allegria.
Laggiù saprei dimenticare, i muri
guardiani che oggi mi fan compagnia.
Ma, non vogliono ch’io viva là, nell’isola verde della mia felicità.
Claudio Lolli
29
PAGINA
Numero 1/2001
La Meridiana
Esperienze di assistenza infermieristica dai lettori
Gisella Tridella *
“Finalmente incomincio a raccogliere i tanto attesi frutti
seminati tempo addietro con la
nascita di questa rubrica!
Devo ammettere che quando ho
ricevuto la telefonata della collega Gisella Tridella che mi
comunicava di aver preparato
un articolo sulle cure palliative
domiciliari, per un attimo non
ho creduto alle mie orecchie.
Si sa, quando si è abituati a
contare solo sulle proprie risorse, non sembra vero di poter
godere del frutto dell’impegno
di un’altra persona.
La sera stessa, davanti ad una
fumante tazzina di caffè, ho
ascoltato in silenzio quanto
Gisella mi stava leggendo e
devo dire che il suo è un lavoro
sicuramente diverso, un articolo che esce dai soliti schemi
assistenziali per cedere il posto
a concetti del tutto innovativi.
Anche se lo si legge tra le righe,
questo è un articolo che è stato
scritto con il cuore, nato dalla
sofferenza e dall’esperienza di
chi ha vissuto in prima persona il dramma del dover assistere un familiare nella fase avanzata di malattia per accompagnarlo verso la sua morte.
Marisa Bergognoni **
Cure palliative una luce
che illumina líultimo
cammino dellíuomo
Quando mi dissero che per mia madre
non c’era più nulla da fare, l’angoscia mi
assalì per cui conosco il dramma familiare, la paura, il senso d’impotenza che si
verificano quando viene sillabata l’infelice
sentenza.
L’associazione domiciliare per pazienti
oncologici in fase terminale, presente sul
territorio della provincia di Sondrio, ci ha
permesso di percorrere l’ultimo tratto del
cammino della vita di mia madre in modo
sereno.
E’ stata un’esperienza dolorosa ma che
mi ha arricchito; la considero un dono prezioso e ritengo fermamente che ogni
società che si possa ritenere civile debba
fare in modo che ogni cittadino abbia la
possibilità di scegliere dove e come morire.
Da questa mia esperienza è scaturita
l’esigenza di conoscere, affrontare ed
approfondire l’argomento portandolo successivamente, alla riflessione dei colleghi.
Soffermiamoci un istante a pensare
cosa succede ad un malato ed alla sua
famiglia quando viene formulata la diagnosi di malattia terminale.
Il malato terminale è una persona che si
trova in una situazione patologica tale da
indurre nella mente dei curanti, dei familiari, della persona stessa l’aspettativa dell’esito a breve termine.
L’identificazione di questa fascia di
pazienti è data dalle particolari condizioni
nelle quali si trovano gli ammalati morenti:
1. l’incurabilità con sintomi di difficile controllo;
2. la mancanza di indicazioni per interventi terapeutici;
3. dismissione dalle strutture sanitarie e
riaffido alle famiglie.
Da ciò deriva all’ammalato:
¤ l’abbandono assistenziale;
¤ l’assommarsi di sintomi fisici tra i quali
prevale il dolore;
¤ l’instaurazione o l’aggravamento di uno
stato di ansia relativo alle difficoltà di
comprendere e comunicare la propria
situazione;
¤ il rapido declino psicofisico e la prolungata agonia.
Da ciò deriva alla famiglia la sensazione
di abbandono, angoscia e disinformazione.
La realtà di oggi è caratterizzata dal
contrasto tra il massimo impegno tecnicoscientifico offerto all’ammalato nei centri
specialistici e l’assenza di un collegamento assistenziale adeguato con il domicilio
una volta che il paziente è stato dimesso.
Gli ospedali non sono solitamente adeguati per occuparsi dell’assistenza dei
pazienti morenti o rispondono a tale bisogno con risorse improprie.
Le famiglie sono disinformate ed impreparate a gestire la situazione, i medici di
base si trovano spesso da soli a sopportare questo carico di responsabilità e
quindi in grande difficoltà.
Purtroppo la nostra formazione professionale ed il clima culturale della nostra
società non ci hanno preparato ad affrontare queste situazioni.
L’ottica esclusiva è la guarigione e l’insuccesso terapeutico è considerato uno
scacco che impedisce di potersi prendere
cura del malato destinato a morire.
L’impreparazione riguarda sia gli aspetti tecnici (scarsa capacità nello riuscire a
controllare i sintomi) sia, in maggior misura, gli aspetti relazionali con il malato la
cui sofferenza è globale: fisica, emotiva,
spirituale e sociale.
Il diritto di morire con dignità e di aiutare a morire dignitosamente deve venire
riconosciuto e rispettato in una società
pluralista, in modo analogo all’unanimità
di riconoscimento espresso nei confronti
del diritto di vivere.
A questo proposito il Comitato Etico
presso la “Fondazione Floriani” di Milano,
30
PAGINA
ha steso nel 1997 la “Carta dei Diritti dei
Morenti” che deve imporre alla società
alcune riflessioni.
CARTA DEI DIRITTI DEI MORENTI
CHI STA MORENDO HA DIRITTO:
1 A ESSERE CONSIDERATO UNA PERSONA SINO ALLA MORTE
2 A ESSERE INFORMATO SULLE SUA
CONDIZIONI SE LO VUOLE
3 A NON ESSERE INGANNATO E RICEVERE RISPOSTE VERITIERE
4 A PARTECIPARE ALLE DECISIONI
CHE LO RIGUARDANO ED AL RISPETTO DELLA SUA VOLONTA’
5 AL SOLLIEVO DAL DOLORE E DALLA
SOFFERENZA
6 A CURE ED ASSISTENZA CONTINUE
NELL’AMBIENTE DESIDERATO
7 A NON SUBIRE INTERVENTI CHE
PROLUNGHINO IL MORIRE
8 A ESPRIMERE LE SUE EMOZIONI
9 ALL’AIUTO PSICOLOGICO ED AL
CONFORTO SPIRITUALE, SECONDO
LE SUE CONVINZIONI E LA SUA FEDE
10 ALLA VICINANZA DEI SUOI CARI
11 A NON MORIRE NELL’ISOLAMENTO E
IN SOLITUDINE
12 A MORIRE IN PACE E CON DIGNITA’
Le cure palliative rappresentano l’espressione di tali diritti e la necessità è
resa ancora più impellente dalla valutazione dei dati epidemiologici relativi ai
pazienti terminali.
A questo punto possiamo fare ricorso
ad un indicatore forse grossolano ma
sicuramente eloquente: le cause di
decesso.
Nella sola regione Lombardia i dati
ISTAT relativi ai decessi nel 1994 per neoplasia sono i seguenti: 15.998 maschi e
11.783 femmine, per un totale di 27.751
decessi su una popolazione complessiva
di 8.924.870 abitanti.
La parola “palliativo”, che deriva dal termine latino “pallium” ovvero mantello,
unita al termine “cura” (nel senso di
“prendersi cura” della persona malata)
viene utilizzata proprio per definire un
rimedio volto ad attenuare e lenire i sintomi della malattia senza intervenire sulla
causa.
Per cure palliative s’intende l’organica
integrazione delle terapie e dei supporti
psicologici, socio - assistenziali e solidaristici volti all’ottimizzazione della qualità
della vita dei pazienti terminali.
La qualità della vita, questo concetto,
che tutti comprendiamo, ma che nessuno
sa definire compiutamente, riguarda l’uomo nella sua interezza, nella sua dimensione fisica - prima di tutto - ma anche nei
suoi bisogni psicologici: l’ansia, la paura,
la depressione, la speranza e l’illusione
Infermiere a Pavia
fanno parte della vita e ne condizionano la
qualità.
Le cure palliative non dimenticano questi aspetti: la cura, il sostegno, il controllo
delle emozioni, non sono nella medicina
palliativa meno importanti della cura dei
sintomi fisici.
L’ambiente in cui il malato vive, la sua
casa, la sua storia, i suoi legami affettivi,
sono parte integrante della sua vita e le
cure palliative si sforzano di mantenere
questi legami, di difenderli fino all’ultimo
istante dell’attacco destrouente della
malattia.
La famiglia, qualunque famiglia, è considerata allo stesso tempo oggetto di cure
e soggetto curante; l’unità malato/famiglia
è difesa, sorretta, valorizzata; dunque le
cure palliative non sono “solo medicina”,
sono “anche medicina”.
Esse non sono di esclusiva competenza medico/infermieristica, ma richiedono
l’intervento di diverse competenze e diverse sensibilità.
L’accompagnamento del morente
richiede l’opera di un’équipe formata da
figure diverse, professionali e non, ispirate e guidate dagli stessi principi.
Il principio fondamentale che sta alla
base delle cure palliative è che il malato
inteso, nella sua interezza di uomo, sia
pure malato o morente, non è l’oggetto
delle cure bensì il soggetto attivo, il protagonista.
Compito dell’équipe è di aiutarlo a vivere nel modo più pieno e significativo possibile, quest’ultimo scorcio di strada che
gli rimane.
OBIETTIVI DELLE CURE PALLIATIVE
Nell’impostazione del programma di
assistenza a domicilio dei malati viene
identificata una serie di precisi obiettivi:
1. ricondurre il paziente nel contesto
famigliare e mantenervelo il più a
lungo possibile;
2. sollevare la famiglie psicologicamente
e materialmente nel periodo che precede il decesso;
3. formare nelle famiglie dei pazienti la
coscienza di far parte attiva dell’équipe;
4. comprendere e soddisfare le esigenze
dell’assistito e dei familiari;
5. umanizzare l’assistenza e rendere
dignitosi gli ultimi giorni di vita, dando
significato e pienezza sino all’estremo
istante di vita del paziente;
6. promuovere incontri tra familiari ed
altri membri dell’équipe allo scopo di
elaborare le migliori strategie per il
massimo benessere, ottenendo il
massimo da minime potenzialità;
7. considerare i momenti nei quali il controllo dei vari sintomi va rivalutato e
corretto;
8. partecipare come elementi chiave ai
momenti di depressione e di sconforto
dei familiari, soprattutto nel momento
del decesso del malato;
9. assistere la famiglia nel periodo di lutto;
10. stimolare una diffusione delle diverse
problematiche, coinvolgendo vari strati sociali.
EQUIPE NELLE CURE PALLIATIVE
Una delle peculiarità dell’Unità di Cure
Palliative è quella di svolgere la propria
attività attraverso un gruppo di lavoro ben
costituito. Il gruppo dell’U.C.P. deve essere un’insieme di persone caratterizzato da:
¤ un numero limitato d’individui nel quale
tutti i partecipanti percepiscano l’appartenenza al gruppo;
¤ multidisciplinarità, perché fanno parte
del gruppo medici, infermieri, psicologo, assistente sociale e volontari;
¤ esistenza di un obiettivo comune, quello di rispondere ai bisogni dei malati in
fase terminale e consapevolezza che
tale obiettivo non possa essere realizzato da individui che agiscono per proprio conto, ma soltanto da un gruppo
che collabora in tal senso.
L’infermiere. Riesce ad attuare il suo
ruolo più significativo rispondendo in
modo continuativo ai bisogni di assistenza infermieristica.
Utilizza manovre tecniche infermieristiche, controlla l’efficacia della terapia,
monitorando il dolore ed i sintomi del
paziente; si occupa dell’educazione dei
famigliari ed offre un sostegno ai medesimi creando relazioni valide e profonde.
Deve ascoltare e cogliere con la sua
presenza assidua, ogni cambiamento ed
ogni sfumatura dei bisogni del malato;
deve riferire al medico quali siano le reali
necessità del paziente e decidere con lui
le strategie da adottare.
Da una struttura gerarchica piramidale
che nella medicina del guarire vede al suo
vertice il medico, si passa ad una struttu-
DAL CENTRO DELLA TERRA
M’INNALZAI FINO ALLA
SETTIMA PORTA E MI SEDETTI
SUL TRONO DI
SATURNO,
LUNGO LA STRADA
SCIOLSI MOLTI NODI,
MA NON IL NODO DELLA MORTE
E DEL DESTINO.
Omar Khayyàm
31
PAGINA
Numero 1/2001
ra circolare dove ciascuno è competente
e responsabile nel proprio settore.
Il cambiamento del ruolo dell’infermiere, figura pensata come tradizionalmente
subalterna al medico, ne costituisce una
vera e prpria rivoluzione.
Anche se l’équipe non ha una struttura
piramidale, in quanto diverse sono le
competenze, è comunque necessaria la
presenza di un conduttore, o “leader”,
che può essere il responsabile e può,
indifferentemente, essere un qualsiasi
membro del gruppo, che ha il compito di
pianificare, organizzare e controllare i
risultati, motivando in continuazione l’équipe a raggiungere gli obiettivi, osservando la dinamica del gruppo, facilitandone la crescita.
E’ interessante notare come nei paesi
anglosassoni questa figura è rappresentata
dall’infermiere che costituisce il referente
ed il collegamento tra famiglia ed équipe.
I principi e obiettivi delle cure palliative
ed una nuova modalità di erogazione dell’assistenza (nuove prospettive diagnostiche e terapeutiche nel controllo del dolore e dei suoi sintomi) e relativi strumenti di
valutazione sono un diverso approccio
relazionale con il morente che consentono d’identificare l’assistenza infermieristica nei concetti espressi dalla professione.
E’ implicito che per erogare un’assistenza qualitativamente valida, occorre
possedere un’appropriata formazione di
base.
Le cure palliative entrano in minima
parte nella formazione di base delle professioni coinvolte nella cura dei malati terminali.
Educare un operatore significa ottenere
un cambiamento misurabile delle sue
competenze che di solito, sono suddivise
in conoscenze, abilità, atteggiamento.
La mancanza di conoscenze è una
grave causa del comportamento non
appropriato degli operatori verso i malati
terminali.
Nuovi atteggiamenti e modi d’intervento
sui malati possono essere insegnati velocemente, fornendo al discente informazioni pertinenti, ma si estinguono altrettanto
velocemente se il nuovo modello di comportamento non modifica le convinzioni
morali e le abitudini di lavoro anche degli
operatori nell’ambiente in cui i professionisti agiscono.
L’obiettivo della formazione nelle cure
palliative è ottenere che i discenti costituiscano la massa critica che diffonde conoscenze con un effetto sociale di cambiamento nei gruppi dei loro pari.
CONCLUSIONI
L’aspetto puramente formativo concernente gli obiettivi delle cure palliative, con
particolare riferimento all’assistenza infermieristica, verrà affrontato nei successivi
numeri della rivista.
Prima di parlare della formazione bisogna stimolare l’interesse inerente a questa
tematica.
Quest’articolo non vuole rappresentare
un’utopia né tantomeno stancare i lettori
rispolverando le “solite” ed ormai “arcaiche” nozioni teoriche.
Lo scopo dell’articolo è quello di stimolare, costruire alleanze che consentano il
confronto, la discussione, lo studio e la
ricerca tra professionisti.
Non bisogna dimenticare che l’argomento trattato è in continuo divenire e
nessun professionista si deve trovare
impreparato nell’accompagnare l’uomo
verso la “sua morte”.
ROLFING
Tecnica manipolativa messa a punto a Ida Rolf intorno agli anni quaranta.
Il suo scopo è riallineare la struttura del corpo attraverso manipolazioni
profonde dei tessuti connettivi.
SHIATZU
La parola giapponese “shiatzu” significa pressione. Lo shiatzu è un tipo di
massaggio usato da secoli in Oriente che viene praticato esercitando pressioni lungo i canali energetici (meridiani) per trattare muscoli, giunture,
nervi e sistema circolatorio.
SOPHIANALISI
La parola Sophianalisi deriva dal greco (sophia=saggezza) e significa letteralmente “Analisi della saggezza”. Essa si rivolge non solo alle persone
che soffrono di disturbi psicologici, ma anche alle persone “sane”. La
Sophianalisi aiuta a trasformare la vita in direzione di una maggiore consapevolezza e di un maggiore benessere psicologico ed esistenziale. E’
efficace ed indicata soprattutto per le persone che desiderano realizzare il
proprio progetto esistenziale e trovare delle risposte autentiche alla sofferenza e al dolore. Indicato per i problemi di coppia e di relazione.
Bibliografia
Q Coscia S. – Il movimento Hospice in
Italia – Ed. C.E.L.I. 1997
Q Foley K.M. – The Treatment of cancer
Pain, New Engl. J.Med. 313, 84 – 95 /
1985
Q Di Mola G. – Unità di cure palliative
domiciliari. Struttura, compiti, ruoli. –
Fondazione Floriani 1993
Q Carson M. , WT Everett A. –The nurse’s
role in the multidisciplinary team –
1997
Q Liberati A. – Efficacia della formazione
permanente. Questioni di metodo e di
contenuto – Medic. 1993 – I
Gli autori
+ Infermiera Professionale
c/o Centro Antidiabetico ASL 44
Voghera
** Infermiera Professionale
c/o D.H. Ginecologia 24
Ospedale S.Matteo – Pavia
32
PAGINA
Infermiere a Pavia
Aggiornamento
Regolamentazione dell’esercizio
professionale in applicazione
alla Legge 42/99
Silvia Giudici *
A
PAVIA
Il contributo della formazione
nel processo di cambiamento
RITORNO
L’approvazione della Legge n. 42/99 del
febbraio ’99 è stato l’evento che ha obbligato gli infermieri a prendere in considerazione la necessità immediata di operare
una riflessione sull’assistenza infermieristica – e su ciò che la differenzia dalla altre
professioni sanitarie – sul piano operativo
e tale da stimolare quella “rivoluzione
mentale” a cui già li aveva invitati una
serie di eventi forti: il passaggio della formazione a livello universitario, il Profilo
Professionale dell’Infermiere ed il Patto
Infermiere-Cittadino del 1996.
Ancor di più il Codice Deontologico del
1999, impone un nuovo rapporto infermiere/cittadino rispondente alle esigenze di
una società profondamente mutata e
basato su di un patto di alleanza centrato
sulla persona.
Di fronte a questo rinnovato contesto
professionale, la formazione si è sentita
chiamata, per ragioni non solo istituzionali, ad avviare un processo di cambiamento
e di riflessione, prima nel gruppo dei formatori infermieristici - affinché potessero
guidare lo studente nell’esercizio professionale - e subito dopo tra gli infermieri.
Consapevole di questo mandato, il
Coordinatore ed i Tutors della Sezione di
Corso D.U.I. di Vigevano, hanno operato
la scelta di un percorso di cambiamento
graduale perché vuole coinvolto tutto il
personale infermieristico impegnato nella
formazione clinica dello studente. Un percorso che punti al futuro senza perdere di
vista le radici e la storia della scuola per
infermieri professionali che porta in sé un
ricco e sperimentato bagaglio formativo,
una storia che ha sempre cercato di
affiancarsi e di seguire quella della profes-
sione stessa.
IL SEMINARIO DIDATTICO. Per rispondere al bisogno formativo dell’infermiere è
stato organizzato un seminario didattico
sul tema “La regolamentazione dell’esercizio professionale in applicazione alla
Legge 42/99”. Di taglio giuridico, ma
declinato nello specifico infermieristico,
esso è stato realizzato allo scopo di fornire una riflessione in merito alla responsabilità che oggi investe la professione infermieristica ed il ruolo che assume la formazione nel giudicare la pratica professionale.
Analizzando i contenuti del dibattito e
delle domande poste ai relatori, emerge
che gli infermieri:
- vivono una situazione di insicurezza
legata all’abolizione del Mansionario che,
anche se costantemente inatteso, ha
costituito uno dei riferimenti più forti con
cui confrontarsi; ciò indica la paura di
essere alla “mercè” dei professionisti tradizionalmente più forti;
- una posizione critica sull’efficacia e
sull’oppurtunità della formazione universitaria dell’infermiere; ciò indica da una
parte, un legame ancora molto forte col
modello tradizionale di studente preparato a rispondere subito alle esigenze dell’organizzazione, dall’altra la preoccupazione di vedere minacciata la propria posizione e la propria professionalità, maturata e confermata in anni di lavoro.
E’ importante che sia chiaro cos’è e
cosa non è l’assistenza infermieristica per
poter poi ridefinire, all’interno dell’unità
operativa, i propri specifici ambiti di attività, concordando con gli altri professioni-
sti i reciproci confini e le modalità di integrazione. Si dovranno promuovere incontri itineranti nelle realtà ospedaliere e territoriali sui cambiamenti nell’esercizio professionale dettati dalla Legge 42/99 e sull’uso di linee guida, protocolli e procedure nell’ambito dell’assistenza infermieristica. Si dovrà potenziare la formazione permanente del personale infermieristico
finalizzata all’acquisizione di competenze
specifiche nell’ambito dell’assistenza
infermieristica, attraverso l’analisi dei bisogni formativi e promuovere l’addestramento e l’acquisizione di abilità tecniche
specifiche. Infine favorire, formalizzandola, la consulenza infermieristica per problemi clinici specifici di assistenza infermieristica attraverso la figura di infermiere
esperto.
(ringrazio il Coordinatore Sezione di Corso
di Vigevano I.I.D. Luigia Belotti per aver
contribuito all’aggiornamento e per aver
trattato questo argomento).
L’autore
* Infermiera Professionale
Fondazione Salvatore Maugeri
Centro Medico di Pavia
Medicina Generale
33
PAGINA
Numero 1/2001
Oltre le Colonne
díErcole
L’immagine
Mario Palmieri *
Maura Cattanei **
e la sostanza
L’arte contemporanea assomiglia agli
infermieri: tutti sanno cos’è, nessuno ne
conosce il valore effettivo!
Forse è per questo che, almeno a Pavia,
tra i pochi promotori ed espositori di arte
contemporanea troviamo un’associazione
di infermieri.
Cosa strana questa! Cosa c’entra l’arte,
e per di più un’arte astratta, concettuale
come può essere l’arte contemporanea,
con il nostro lavoro?
C’entra con la necessità di capire il
mondo in cui viviamo, c’entra con la consapevolezza, che abbiamo, che il benessere delle persone non viene solo dalla
soddisfazione di bisogni fisici, ma anche
dal nutrire l’anima; il nostro bisogno di “far
stare bene” passa dal nostro interiore e
più il nostro spirito è ricco, più strumenti
abbiamo per essere infermieri migliori.
Fare questo lavoro non significa solo
controllare fleboclisi o eseguire in modo
corretto manovre e tecniche, la relazione
con le persone è l’aspetto più coinvolgente e difficile da gestire. Ogni giorno ci relazioniamo con persone che stanno vivendo difficoltà di vari gradi, ognuna di queste persone sente di vivere un problema,
la nostra presenza dovrebbe offrire, oltre
alla tecnica, la capacità di portare un aiuto
attraverso una relazione corretta, volta
all’ascolto e caratterizzata dall’empatia.
Ma per poter sostenere in modo positivo questo aspetto della professione
occorre cominciare un percorso dentro
noi stessi che ci porti ad equilibrare tutte
le nostre parti e i tanti ruoli, professionali e
personali, che dobbiamo sostenere.
Per farlo dobbiamo uscire dagli schemi,
osare strade nuove, trovare momenti di
scambio e di discussione, professionale e
personale.
Uno degli scopi dichiarati della sezione
dell’ANIN di Pavia, è quello di rendere fruibili, a più persone ed associazioni i propri
spazi; nei locali della sede in via Riviera
trovano posto, oltre a seminari e conve-
gni, anche gruppi di lavoro e discussione,
associazioni come Green Peace e Amnesty International, un gruppo teatrale e,
non ultima, Stelle Cadenti, associazione
culturale che si occupa di far conoscere,
mostrare e raccontare i più recenti movimenti artistici.
Già all’inaugurazione della sede, la primavera scorsa, Stelle Cadenti ha allestito
una ricca rassegna d’arte contemporanea. Ha bissato l’evento nei mesi di
novembre – dicembre.
La rassegna di opere si intitolava “CARTARTE” e presentava esclusivamente
opere su carta o di carta.
Per consentire una maggiore conoscenza e comprensione della mostra è
stata stilata una breve presentazione degli
artisti e delle opere esposte che riportiamo di seguito.
GLI ARTISTI E LE OPERE ESPOSTE
MIRELLA BENTIVOGLIO: approda
all’arte visiva dopo una fruttuosa esperienza di scrittrice. La sua visione del
mondo viene sconvolta dalla seconda
guerra mondiale; un episodio le fa capire
che, dopo la guerra, niente sarà più come
prima: davanti alla stazione di Genova
stava un grande orologio, in seguito ad un
bombardamento di esso era rimasto solo
la tonda cornice, attraverso cui si vedeva
il cielo, il tempo era stato distrutto! E rimase senza più parole. Ma con le lettere.
Smise di scrivere racconti e cominciò a
ricercare il senso delle parole nelle lettere
che le componevano: nasceva così, per
lei e attraverso lei, la poesia visiva: parole
riportate alla loro essenzialità di immagini.
Tutta la sua cospicua produzione è volta
alla ricerca dell’essenziale, e si deve dire
che questa strada l’ha portata molto lontano, Mirella Bentivoglio occupa un posto
di rilievo nel panorama degli artisti contemporanei. A Pavia sono state presenta-
34
PAGINA
te alcune delle prime opere di poesia visiva: “Vuoto al centro”, con il suo chiedersi
“amore, amore, a chi”; “Vita e fine, deragliamento della i”, che trasformando il “tic
tac” nel “taci” finale sembra ricordare, o
ammonire, come fu per l’orologio di
Genova. C’è la bianca L de “L’(assente)
positivo-negativo, segno-figura”, opera di
arte concreta , movimento del quale lei è
stata esponente di spicco. Solo uno
sguardo vigile ed ironico poteva vedere in
un cartello stradale spezzato e gettato di
lato una “Perdita di senso” di più profonda concezione e solo un percorso all’interno dell’animo poteva innescare la ricerca sulle “E” che in questa rassegna hanno
la forma del “Golem” disegno che è rappresentazione dell’ essere e congiunzione.
La Bentivoglio ha esposto in tutto il
mondo, ha partecipato a diverse Biennali
a Venezia e a Rio de Janeiro, ha avuto una
retrospettiva personale al M.O.M.A. di
New York e al museo delle donne in arte a
Washington. E’ impossibile enumerare
qui tutte le iniziative che ha promosso o a
cui ha partecipato, essa viene ormai considerata una grande esponente dell’arte
contemporanea.
MARIO PALMIERI: è essenzialmente un
pittore, dipinge dagli anni cinquanta,
come testimonia un acquarello presente
in mostra. Ha eseguito opere pubbliche e
numerose sculture. La riscoperta dei più
antichi miti dell’uomo, “La fenice”, “La
Infermiere a Pavia
mela e il serpente” è uno dei fili conduttori della sua opera.
TITO: monaco passionista, è un artista
che, dagli anni settanta, privilegia le grandi sculture in legno. La manualità, l’aspetto artigianale dell’arte, lo appassiona;
anche le sue incisioni sono personalmente e manualmente stampate con un torchio del settecento. Ha eseguito moltissimi lavori per edifici pubblici e chiese sia in
Italia che in Sudamerica. A Pavia ha esposto una serie di sette incisioni a bulino che
hanno come tema l’aggressività e il gioco.
ALBA SAVOI: Alba usa quasi esclusivamente la carta. Con la carta costruisce
tutto, dai grandi libri d’artista a sculture su
carta fotocopiata che lei chiama “Xerosculture”. A questa rassegna presentava
un polittico in serigrafia.
ROBERTO MARINO: viene dalla scuola
di fotografia dell’Istituto d’Arte di Roma, a
“Cartarte” ha portato quattro serigrafie
derivate da fotografie di nudi: pochi tratti
per raccontare la figura umana. Per il
resto produce monumentali sculture.
All’esposizione d’arte che accompagnava
l’inaugurazione della nuova sede dell’ANIN, si è potuta ammirare la sua “Meridiana”, situata appena fuori dall’ingresso
della sede stessa.
BRUNO CONTE: Conte è considerato
un maestro del dopoguerra. Anche se ha
sempre lavorato insieme ai capiscuola
dell’astrattismo italiano (Pace, Cossyro,
ecc.) il suo lavoro non si può definire
astratto e neppure “informale” perché in
esso spunta spesso un accenno alla figura umana. Conte è un artista che ha trovato una sua personalissima ricerca poetica. Si cimenta, con ottimi risultati, anche
con la letteratura. Qui ha esposto i disegni
preparati per il suo ultimo lavoro, Caffè
Ragno, edito da Stelle Cadenti.
MARCO CESTARI: è un giovane artista
che trova il suo ambiente nella carta vera,
non plastificata, non industriale, non riciclata, usa la corposa e materica carta fatta
con antichi procedimenti manuali in Tibet.
Parte della sua formazione si è svolta in
oriente ed è quindi volta alla comprensione e alla comparazione di miti tra il più
lontano est ed il più vicino ovest.
GIANCARLO BULLI: nella sua lunga vita
ha esposto in tutta Europa, è essenzialmente uno scultore. Esponente di spicco
del “decostruttivismo”, realizza le sue
grandi opere mettendo insieme piccoli
pezzi di legno che prepara nel suo studio
a Colnago, in Brianza. Qui ha esposto un
trittico in serigrafia.
TONI BELLUCCI: Toni si può definire
solo con un aggettivo: umbro. Il suo materiale preferito è il legno, con esso costruisce installazioni che solo un figlio della
terra umbra può pensare, oppure fabbrica
libri che hanno lo stesso fascino dei
manoscritti medioevali.
MICHAEL BURKE: americano, figlio del
filosofo Kenneth Burke, viene dal mondo
dell’astrofisica. Ed è da uno spazio e da
un immaginario futuro che prende le sue
forme. Crea sculture con lastre e frammenti in alluminio, sulle lastre incide simboli, formule, figure, successivamente usa
le lastre per le sue incisioni, dando un
negativo alla forma positiva del metallo.
Dai suoi lavori, rivolti al futuro e al cosmo,
traspare però una forte nostalgia per i miti
perduti del passato. Viene considerato
uno degli artisti più validi della nuova
scuola americana. Una delle sue opere
più recenti è esposta al museo d’arte
moderna Pecci di Prato.
NICOLETTA CROCELLA: è soprattutto
scrittrice ed è responsabile della casa editrice di Stelle Cadenti. Tra un libro e l’altro
costruisce artigianalmente fogli di carta
che ricicla personalmente, dipinge acquarelli di piccolo formato e crea oggetti d’arte in carta. Qui presenta quattro carte, riciclate da lei, che rappresentano gli elementi acqua, terra, aria, fuoco.
JON O’BRIEN: artista, critico e performer, vive tra Los Angeles e l’Italia, Negli
Stati Uniti insegna in un vivacissimo centro culturale, di respiro internazionale, che
gestisce personalmente. Le estati cerca di
35
PAGINA
Numero 1/2001
passarle sempre in Italia, questo dà a lui e
a sua moglie, Toti Mercadante, la possibilità di esporre le sue opere con Stelle
Cadenti.
GIANLUCA MURASECCHI: è un incisore finissimo, tra i pochi che usano ancora
il bulino,
qui espone un metafisico racconto
costruito con occidentali e affascinanti
mandala
GRAZIA MARINO: è una vera artigiana
del materiale che altri considerano scarti o
insignificanti residui della natura come
radici o pezzi di legno gettati via o foglie
secche.
A Cartarte presenta tre tempere su carta
riciclata artigianalmente da Nicoletta Crocella
LUCIA STERLOCCHI: è una validissima
e nota artista che vive a Milano. Qui presenta un lavoro costruito con sabbie colorate su supporti cartacei.
ANGELA MARCHIONNI e ROBERTA
FERRARA: Esponenti dell’associazione
Beatrix di Bologna presentano qui le loro
raffinate cartelle che raccolgono tracce
del loro operare nel mondo dell’arte, sia
nella scrittura che nelle arti visive.Ogni
cartella contiene opere in serigrafia ed
incisioni.
Chi ha visto la rassegna “Cartarte” si è
reso conto di quanto fossero eteree ed
essenziali le immagini che presentava, ma
esse raccontavano un vissuto, una lunga
ricerca, la sostanza era nascosta da tratti
stilizzati e solo leggendoli attraverso l’e-
sperienza dell’artista si poteva comprendere il lavoro di cui erano il risultato. Così
è anche per noi, pochi sono in grado di
vedere, dietro i nostri gesti, lo studio e la
conoscenza di molte materie. Mario Rigoni Stern, in un’intervista, ha detto: “ Un
lavoro ben fatto, qualsiasi lavoro,fatto dall’uomo, che non si prefigge solo il guadagno, ma anche un arricchimento, un lavoro manuale, un lavoro intellettuale che sia,
un lavoro ben fatto è quello che appaga
l’uomo... io dico ai ragazzi… fare il contadino per bene è un lavoro intellettuale,
perché un contadino deve sapere di
genetica, di metereologia, di chimica, di
astronomia.....”.
Allo stesso modo noi infermieri dobbiamo sapere di patologia, di medicina, di
chirurgia, di chimica, di biologia, di psicologia, di sociologia, oltre che di tecniche
infermieristiche, la scuola ci ha sempre
preparato per questo, anche prima che
diventasse universitaria, ma sono poche
le persone che comprendono e conoscono questo aspetto della nostra professione.
Iniziative da parte della comunità degli
infermieri, volte ad interagire con associazioni culturali o a carattere sociale, possono forse aiutarci ad assumere un’immagine che esca dai canoni del sentire comune e che rappresenti, in tutta la sua complessità, la sostanza che ci anima. L’ANIN
e Stelle Cadenti hanno, anche, questo
scopo; ci invitano quindi, fin da ora, ad
approfittare delle iniziative artistiche che si
svolgeranno il prossimo anno nella sede
di Pavia.
La prima si svolgerà dal 16/02/2001 al
04/03/2001.
Al suo interno presenterà la possibilità
di frequentare un corso di Scrittura “non”
creativa: “La parola e il senso”, condotto
da Nicoletta Procella, responsabile delle
edizioni Stelle Cadenti, e formatrice. Il
calendario di massima: venerdì 23 febbraio dalle 14,30 alle 18 e sabato 24 febbraio dalle ore 9,30 alle ore 13 e dalle
14,30 alle 18; mercoledì 28 febbraio alle
ore 20,30 presentazione del materiale
prodotto nel corso e performance. Per
iscrizioni e informazioni dettagliate rivolgersi all’ANIN.
Il giorno 3 marzo alle ore 20,45 serata di
musica e poesia a cura di Paolo Sorice.
L’autore
* Artista, curatore della rassegna e presidente
Associazione Culturale “Stelle Cadenti”,
Bassano In Teverina (Viterbo)
** Infermiera Professionale ASL, Pavia
T’AI CHI CH’UAN
Tecnica che si basa su una serie di movimenti lenti e circolari, simili ad una danza, che ha lo scopo di riequilibrare l’energia nell’organismo.
TALASSOTERAPIA
Talassoterapia, dal greco “Thalassa”, vuol dire cura del mare. Gli scienziati ritengono che, proprio perché dal mare
nacque la vita, esiste un legame ancestrale e profondo tra questo elemento e tutti gli esseri viventi. L’acqua di
mare è la più importante acqua minerale, la più completa, perché possiede quasi tutti gli elementi presenti in natura. Ha un’azione vitalizzante, detergente, antibatterica, riequilibrante, rassodante.
TRAINING AUTOGENO
Il Training autogeno o autorilassamento, è una tecnica che, attraverso la distensione del corpo e della mente, aiuta
a sconfiggere stress, ansia, a potenziare la concentrazione e l’efficienza fisica, a riposare meglio di notte. Il metodo permette di riconoscere e potenziare le energie che ognuno ha dentro di sé, che non sempre vengono utilizzate interamente o nel modo giusto.
YOGA
Lo Yoga deriva da un’antichissima disciplina orientale che mirava al conseguimento della totalità dell’individuo, cioè
all’unione dell’uomo con la natura e con tutto ciò che lo circonda. La parola Yoga, infatti, significa proprio “unire,
congiungere”
A
ssemblea
nnuale
1° convocazione 5 aprile 2001 alle ore 23 in via Lombroso 3/b - Pavia
2ª convocazione
7 aprile 2001 - ore 9/13.30
Aula Magna della Questura
Via Rismondo 68 - Pavia
Ordine del giorno:
Relazione del Presidente
Conto Consuntivo 2000
Relazione del Collegio dei Revisori dei Conti
Programma 2001
Conto Preventivo 2001
Giornata di studio:
La formazione
complementare
per l’infermiere
saranno presenti relatori esperti nel settore
Scarica