Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989. Sped. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TASSA - REINVIARE ALL’UFFICIO PAVIA-FERROVIA 1/2001 a Infermiere P A V I A DITORIALE E 2 PAGINA Infermiere a Pavia Rivista trimestrale del Collegio IP.AS.VI. di Pavia Anno XIII n. 1/2001 gennaio/marzo 2001 Editore Collegio Infermiere professionali, Assiatenti Sanitarie, Vigilatrici d’Infanzia della Provincia di Pavia Direttore Responsabile Maria Luigia Botticini Capo Redattore Giuseppe Braga Segreteria di Redazione M. Bergognoni, A.M. Tanzi Comitato di Redazione M. Bergognoni, M.L. Botticini, G. Braga, M. Cattanei, L. Littarru, R. Rizzini, A.M. Tanzi, Collaboratori S. Consigliere, M.R. d’Emanuele, A. Guerci, M. Palmieri, V. Spinosa, G. Tridella Impianti e stampa Gemini Grafica snc - Melegnano (MI) Direzione, Redazione, Via Lombroso, 3/B - 27100 Pavia Amministrazione Tel. 0382/525609, Fax 0382/528589 CCP n. 10816270 Sito Web www.ipasvipavia.it E mail [email protected] I punti di vista e le opinioni espressi negli articoli sono degli autori e non rispettano necessariamente quelli dell’Editore. Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989. Sped. in abbonamento postale Comma 27 Art. 2 L. 549/95 Pavia. La rivista è inviata gratuitamente agli iscritti al Collegio IP.AS.VI. di Pavia. Finito di stampare nel marzo 2001 presso Gemini Grafica snc di S. & A. Girompini, Melegnano (MI) Infermiere a Pavia La salute e la conoscenza Le belle fotografie di Dario Antoniotti, vincitore del 1° premio del concorso fotografico de “La Provincia Pavese”, ci fanno conoscere una notturna Pavia d’acqua, bella ed inconsueta soprattutto per chi non è da sempre avvezzo a convivere con le invasioni del fiume. Una bellezza che sottolinea nella memoria le riflessioni sul profondo legame che sottende ad ogni manifestazione del nostro mondo, di Gaia, il nostro pianeta. Ancora una volta l’esistere e il benessere degli uomini dipende dal benessere e dall’equilibrio tra loro e il resto del pianeta, ed ormai ad ogni piè sospinto siamo costretti ad interrogarci sull’opportunità di certe scelte umane che, negando nei fatti questa realtà, divengono sempre più frequentemente e velocemente, fonte di disagio, sofferenza, morte. Sofferenza violenta che balza a noi dalle crude immagini che ci ripropongono i telegiornali, fatta di fame, desertificazione, incuria criminale, catastrofi naturali e provocate, guerre. E ancora malattie e disagi sociali ed economici. Noi che sappiamo tante cose, che ci vantiamo di vivere nell’era dell’informazione, che abbiamo in tempi ravvicinati creato strumenti per esplorare le novae e i geni umani, non riusciamo ad integrare in una armonia completa i nostri saperi, frammentati e dispersi in mille rivoli che rischiano di annul- larsi o di entrare in conflitto. La fatica più grande è quindi, per noi uomini, realizzare la Conoscenza, quella fusione mirabile tra le informazioni e le esperienze, tra le radici dello spirito ed il potere della mente, che permette di non perdere nulla di ciò che è stato, di vivere ed assorbire il presente, di costruire futuri possibili per tutti . Proseguendo in questa linea di pensiero, confrontandola continuamente tra noi e con l’essenza dell’essere infermiere, abbiamo sentito la necessità di riconsiderare la salute nell’uomo ed i tanti modi che nel tempo sono stati elaborati per preservarla. Non stupisce certo questa esigenza, espressa da molti, che sta obbligando anche il mondo ingessato delle certezze accademiche, delle regole sociali e delle norme giuridiche ad interrogarsi; ennesima prova, se a qualcuno ancora serve, che l’umanità è costantemente immersa in un divenire, in un processo, che spaventa ed affascina ad un tempo, e che è comunque inarrestabile. Così ci siamo chiesti quali siano le conoscenze su salute e malattie, quante siano, se sono diverse, alternative tra loro. Oppure se è possibile riconoscere nel tempo e nelle culture che costellano l’esperienza umana, saperi e conoscenze comuni, solo diversamente colorati dalle ricche e complementari qualità di ciascuno. 3 PAGINA Numero 1/2001 La rivista è cresciuta così in modo un po’ convulso, molti colleghi hanno guardato alla stessa questione dal proprio punto di vista ed è stato difficile scegliere cosa pubblicare e cosa no. E’ volontà del Comitato di redazione non lasciare cadere l’argomento delle medicine che troverà spazio in futuro. Perché come scrive George Eliot “L’inizio della conoscenza o con delle persone o con delle cose consiste nel farsi un’idea della nostra ignoranza”. Maria Luigia Botticini I n d i c e S p a z i o concentrato Analfabetizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .4 L’informazione grande alleata della salute . . . . . . . . . . . . . . .6 Medicine non convenzionali, un percorso tortuoso . . . . . . . .9 Stregoni aristotelici e scienziati indigeni . . . . . . . . . . . . . . . .14 Abbiamo perso qualcosa per strada . . . . . . . . . . . . . . . . .17 Le malattie da congestione e da inibizione secondo le regole della “Medicina psico-spirituale” . . . . . . .20 Correlazione tra assistenza infermieristica e teorie della Medicina olistica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .23 Musicoterapia e psichiatria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .25 PERCORSI A l t r i Progetto Lule . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .27 LA MERIDIANA Cure palliative una luce che illumina l’ultimo cammino dell’uomo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .29 Aggiornamento Regolamentazione dell’esercizio professionale . . . . . . . . . .32 Oltre le Colonne díErcole L’immagine e la sostanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .33 4 PAGINA Infermiere a Pavia S p a z i o concentrato Analfabetizzazione Luca Littarru * “La semantica o è violenza oppure è un’opinione”, diceva un grande musicopoeta(1) degli anni 70, che oggi diremmo essere decaduto, cantando una delle splendide sue canzoni, come si diceva invece un tempo, scarabocchiate “ai margini dei miei giorni”. È il primo pensiero che ho fatto quando ho iniziato a lavorare sul significato di quella che, nelle sue tante varianti, viene definita - una definizione tra le tante - “Medicina complementare”. Ma vorrei già dimenticarla, visto che qui si tratta di (ri)definire queste pratiche mediche in senso terminologico. Riflettendoci mi viene in mente che veramente la semantica può essere una opinione: nel linguaggio comune definiamo una stessa tipologia di intervento con “medicina complementare” e “medicina alternativa”. E’ qui che Radici e foglie appena sono queste, mi viene in soccorso il mio vecchio vocabolario. Leggo Profumi recati a uomini e donne dai boschi la definizione di compleselvaggi, dal margine degli stagni, mentare: “Che serve a Acetosella del cuore e garofani d’amore, dita completare, si dice specialmente di cose che si comche avvincono più strettamente che pletino a vicenda (…)” Allorampicanti, ra questa tipologia di mediGorgheggi da gole d’uccelli nascosti tra gli cina completa quella “tradizionale”? Allora leggo la alberi, quando il sole ascende, definizione di alternativa, Soffi di terra e d’amore trasmessi da rive di così magari ho più chiarezvita su mari di vita, sino a voi, marinai! za: “Alternarsi, avvicendamento; possibilità di scelta Bacche addolcite dal gelo, virgulti di marzo tra due cose”. Oddio! Ma offerti freschi a giovani che per i campi vagaavevo appena letto che si no, quando l’inverno si scioglie, completano, e ora leggo che sono due possibili scelGermogli d’amore messivi innanzi, te! E allora? immessi in voi, ovunque voi siate, Di queste medicine si dice Germogli che si schiuderanno secondo i modi anche essere “non tradizionali”, come se la medicina d’un tempo, maggiormente praticata in Se a loro recate il calore del sole si schiudeoccidente fosse quella giuranno offrendovi forma, colore, profumo, sta…, l’unica ad avere radici nel tempo. L’accezione Se voi divenite alimento e umore, essi saranno negativa “non” ce lo dimofiori, frutti, alti rami e alberi. stra. Ma allora di che medicina stiamo parlando? Di Walt Whitman una medicina che può “Foglie d’erba” ed Enaudi essere di completamento Radici e foglie appena ad un’altra, di una medicina che può essere utilizzata in alternativa ad un’altra o di una medicina che, in quanto “non tradizionale”, è oppositiva ad un’altra? Mi viene anche in mente che la medicina, nel pensiero comune, è una, quella praticata in occidente da alcuni secoli dai medici maschi, mentre tutto ciò che non è questa medicina è altro: orientale, non tradizionale, complementare, alternativa, non convenzionale. Non è compito mio fare ulteriori differenziazioni ma allora, in base a quello poc’anzi detto, potremmo dire che c’è una medicina dominante ed una subalterna? Potremmo dire che c’è una medicina maschile ed una femminile? E ancora, considerato che nella preistoria e nella storia furono le donne ad inventare la medicina e che poi furono gli uomini ad appropriarsene con la violenza ed a dominarla con il potere, tacciando queste donne che non si rifacevano alla loro medicina come “streghe”, potremmo dire che esiste una medicina degli “angeli” ed una delle “streghe”? Aveva ragione il povero musico-cantate che diremmo oggi decaduto: “La semantica o è violenza o è un’opinione”… Nell’arduo compito di dare delle definizioni, forse dovremmo seguire le parole di Ettore Sottsass: “Finiremo a rifarci al principio, ai tempi delle glaciazioni di Wurm, alla primavera che forse c’è stata tra la seconda e la terza glaciazione, o forse alla primavera alla fine delle glaciazioni, con i torrenti bianchi di acqua gelata, morene di ghiaia come deserti, tundre, foreste, giungle, caverne, fuochi, cenere, polvere, dolci pollini e piume che volano per aria, quando la lingua è ancora da fare, le parole ancora da dire, tutto quello che sappiamo è nostro, di ciascuno e ciascuna di noi, non si sa niente che io non so, come lo sai tu, non si farà niente che io non saprò, come lo saprai tu (…)” (Ri)definire tutto perché ciò che è stato ormai definito è diventato etichetta, ci suggerisce Ettore Sottsass. E come si sa, le etichette sono limitative… Ho raggiunto spero il mio obiettivo, creando senz’altro un po’ di (voluta) con- 5 PAGINA Numero 1/2001 Piccolo vademecum delle pratiche terapeutiche non convenzionali tratto dal sito: htt://wwwsolaris.it da e da "L'agenda della medicina naturale" e "Per combattere lo stress" fusione, e sperando di avervi incuriosito almeno un pochino. Quale definizione allora? Nessuna. Parleremo semplicemente di “Medicine”. (1) Il cantante in questione è Claudio Lolli che nel 1977 scrisse, creando un neologismo, “Analfabetizzazione” una canzone di critica al linguaggio comune. Di grande effetto l’incipit: “La mia madre io l’ho chiamata sasso/ perché fosse duratura sì, ma non viva. E i miei amici li ho chiamati piedi/ perché ero felice, ma solo quando si partiva… Bibliografia Q Allen Ginsberg, Diario beat, a cura di Gordon Ball, Grandi Tascabili Economici Newton, 1997 Q AA. VV., Dizionario della Lingua italiana, Garzanti, 1982 Q Marisa Siccardi, “Viaggio nella notte di San Giovanni – Alla ricerca delle origini dell’assistenza e delle cure infermieristiche”, Rosini editrice-Firenze, 1992 Q Matteo Guarnaccia, Underground Italia, intervista ai beautiful loosers, Malatempora edizioni, 2000 AGOPUNTURA L’Agopuntura è un antico metodo originario della Cina che si applica tramite minuscoli aghi, i quali hanno la funzione di ripristinare il flusso di energia nei vari apparati ed organi. L’energia viene stimolata dagli aghi lungo delle linee e dei punti particolari, detti meridiani. ANTIGINNASTICA E’ una terapia corporea globale che tiene conto non solo della cause meccaniche, ma anche delle motivazioni psicologiche degli atteggiamenti corporei sbagliati. Con movimenti lenti e ripetitivi, vengono allentati certi muscoli e attivati degli altri. Si individuano posture errate e si restituisce al corpo la sua giusta posizione. AROMATERAPIA E’ un metodo curativo che si serve di oli altamente concentrati estratti dalle piante. Questi estratti aromatici, chiamati oli essenziali o essenze, contengono le sostanze in grado di conferire alle piante il loro caratteristico profumo. Le essenze sono infatti ricavate da piccole ghiandole situate nei petali, nelle foglie , negli steli, nella corteccia e nel legno di numerose piante e di molti alberi. In natura il loro profumo si libera lentamente mentre quando questi elementi vengono scaldati o schiacciati è come se esplodessero, sprigionando tutto il loro aroma.La Medicina Ayurvedica (letteralmente “scienza della vita” o “arte del vivere bene e a lungo”), è forse la più antica medicina esistente, e ha radici nell’antica India. I rimedi ayurvedici sono reperibili nelle migliori erboristerie e nei negozi specializzati in prodotti naturali. La diagnosi avviene attraverso l’ascolto del battito del polso. AURICOLORTERAPIA Secondo la medicina cinese, osservando determinate parti del corpo (occhi, mani, orecchie, piedi) si può stabilire la presenza di un disturbo o di una malattia e, stimolando alcuni punti, su può anche guarire. E’ su questo principio che si basa l’auricoloterapia. Sull’orecchio vengono infatti individuati alcuni punti specifici, che corrispondono agli organi e alle funzioni del corpo umano. Questa zona, in pratica, costituisce una specie di cartina geografica che riproduce l’organismo. BIOENERGETICA Il massaggio Bioenergetico è una tecnica in grado di influire positivamente, e contemporaneamente, su tutti i livelli dell’essere umano: quello fisico, quello emozionale e psicologico, quello spirituale. Il suo scopo è individuare le parti del corpo tese e “bloccate” e i punti carenti di energia, per ristabilire un equilibrio durevole. BIOFEEDBACK Si tratta di una tecnica che impiega diversi strumenti per misurare le variazioni di alcune funzioni fisiche come tensioni muscolari o temperatura corporea. Serve ad aumentare la consapevolezza di come le condizioni del corpo interagiscono con quelle della mente. E’ efficace nei disturbi collegati allo stress. CHINESIOLOGIA L’autore * Infermiere Professionale Comunità di riabilitazione in Salute Mentale “Villa Maura”, Pavia Tecnica basata sull’esame degli squilibri muscolari. Secondo i terapeuti la reazione di un muscolo a una leggera pressione manuale rivelerebbe le condizioni di alcuni organi interni. La cura consiste nello “sbloccare” e ripristinare i circuiti che non vengono trovati in equilibrio con opportune (segue) manipolazioni. 6 PAGINA Infermiere a Pavia L’informazione, informazione, grande alleata della salute Annamaria Tanzi * “Qui non si tratta di imporre un punto di vista ma di comunicare un metodo di cui ognuno si avvarrà a suo piacere come di uno strumento.” Johann Wolfgang Von Goethe Questa frase di Goethe apre un libretto sullo Yoga ed ho scelto di riproporla per la monografia sulle medicine perché lo spirito con cui è stato affrontato l’argomento è aperto ed ecumenico, e l’obiettivo non è contrapporre il “convenzionale” al “complementare” oppure “l’oriente” “all’occidente”, né di sostenere la superiorità dell’uno rispetto all’altro. Per gran parte della mentalità occidentale, “l’altra faccia della medicina” è ancora una novità ed il concetto stesso di medicina alternativa ha il sapore di una moda più che di ricerca scientifica, e in questa nostra società senza riposo, sembra che abbia bisogno più di consumatori che di pazienti. La monografia, attraverso il contributo teorico ed esperienziale di donne e uomini proiettati verso una concezione della salute onnicomprensiva, nasce dal desiderio e perché no da un’utopia: superare le barriere ideologiche, recuperare la visione olistica dell’uomo, inteso come un tutt’uno tra la mente e il corpo, in cui le varie parti sono in continua interazione tra loro e… avvicinare le medicine, ponendo e spostando contemporaneamente l’attenzione sia sugli agenti patogeni, sia sulle difese immunitarie, sia sulle possibilità (strumenti e tecniche di riabilitazione e di reinserimento sociale) di tornare a comunicare con il mondo quando l’unitarietà dell’uomo è frammentata. Passare quindi dalla cura della malattia in senso stretto, alla riabilitazione, prevenzione e promozione della salute. Malattia significa alterazione dell’equilibrio dell’individuo e delle strutture in cui vive. L’uomo è minacciato nella sua integrità e nella sua capacità di adattamento e questa condizione si ripercuote a livello organico (corpo), a livello interiore (psiche), in relazione all’ambiente ed al mondo sociale a lui circostante. Ogni livello influenza l’altro e la malattia non ha solo a che fare con l’omeostasi (equilibrio interno) ma anche con l’omeodinamica (effetti interattivi). Se l’individuo può o vuole superare la propria malattia, ciò non dipenderà soltanto dalla diagnosi medica ma in gran parte dalle sue condizioni psico-fisiche, dal modo in cui percepisce lo stato di malattia, la perdita dell’autonomia e del controllo che turba l’equilibrio emotivo con angosce e paure esistenziali per l’incertezza del futuro. Ogni tentativo di reazione corrisponderà ad un procedimento psichico che l’individuo, cercherà di elaborare nel miglior modo possibile, per trovare la via che gli chiarisca il fenomeno e la situazione che ha davanti. In questo processo è auspicabile che l’interessato sia informato sulla situazione e disponga di un ventaglio di offerte di aiuto disponibile siano esse risorse mediche, assistenziali, psico-sociali e spirituali affinché egli possa valutare il problema, considerare la minaccia, cercare eventualmente percorsi integrati o alternativi, valutarli, ponderarli e infine stabilire come procedere e agire. Si può affermare con soddisfazione che molte malattie terribili sono state debellate in parte del mondo grazie ai progressi medico-tecnici-scientifici. Contro la fame, le epidemie, le morti violente sono state conseguite vittorie strepitose e in due secoli la durata media della vita è più che raddoppiata in Europa. Quello che altrimenti non si può certamente dire è che oggi giorno l’uomo debba lottare con un minor numero di malattie. Altre affezioni che riguardano non solo il corpo ma anche lo spirito, favorite dalle abitudini e gli stili di vita e dall’ambiente circostante, si affacciano in misura veramente minacciosa. Non sempre le migliaia di farmaci di cui dispone attualmente il nostro arsenale terapeutico rispondono in modo efficace ed efficiente per una restitutio ad integrum nel mondo della vita. Il paradossale aumento dei disturbi dell’apparato cardio-circolatorio, dei tumori, delle malattie croniche dovute al benessere e alla sovralimentazione, delle malattie psicosomatiche, dell’abuso dei farmaci e delle malattie mentali, parallelo all’incremento tecnologico ed alla corsa sfrenata al consumismo, è dovuto anche agli stress continui del ritmo di vita che conduciamo in una società “civilizzata” in cui vengono a mancare sempre più i punti di 7 PAGINA Numero 1/2001 riferimento ed i valori universali. E’ allora che si perde in termini di chiarezza mentale e di apertura emotiva e la relazione con il mondo della vita diventa disarmonica. Data la totale interdipendenza dei processi fisici, emozionali e mentali, lo stress cronico intacca ogni fase della vita dell’uomo, portandolo fino allo sdoppiamento della propria personalità tra essere e apparire. Freud nel saggio “Il disagio della civiltà”, sottolinea come la civiltà, stadio avanzato di un percorso evolutivo, induca l’uomo ad astenersi dal soddisfacimento di tutti i suoi bisogni, a limitarsi nell’espressione della pulsionalità, a rinunciare, in sostanza, alla propria felicità. Cosicché la vita dell’uomo “civilizzato” si trasforma e diventa da aspirazione al raggiungimento di uno stato di felicità, alla messa in atto di condotte di evitamento del dolore e, infine, … la fuga nella malattia nevrotica o, ancor di più, psicotica. LA STORIA CI RACCONTA… che fin dai tempi antichi, l’umanità ha tentato di comprendere i meccanismi del corpo, le cause della malattia ed i suoi rimedi. La salute è da sempre considerata il bene più prezioso e inalienabile per l’uomo. Per gran parte della loro esistenza gli esseri umani hanno avuto a disposizione varie risorse anche se limitate per curare lesioni e disturbi. Per migliaia di anni, la responsabilità delle malattie era attribuita alle forze soprannaturali e le cure includevano l’uso della magia, della musica, della preghiera e degli incantesimi, ma anche terapie fisiche elementari, come la dieta, stare all’aria fresca e fare esercizio fisico, oltre ad una serie di rimedi naturali interni ed esterni basati esclusivamente su piante e minerali e che erano considerati come un modo per ristabilire l’equilibrio e l’armonia del corpo. Nel mondo si sono sviluppati molti e diversi sistemi curativi, basati sull’idea dell’equilibrio delle forze naturali e della fiducia nell’uso medico di mezzi tra il sacro e il profano. D’altra parte, durante il corso dei secoli gli stessi medici hanno concepito varie teorie sul corpo umano e sul suo funzionamento, mettendo in relazione condizioni fisiche e spirituali a cose come gli elementi e l’influenza dei pianeti e spiegando per esempio le proprietà curative delle piante. Il monito dell’antica medicina consigliava al medico di riflettere in ogni momento della cura del suo malato sulle condizioni “dell’aria, dell’acqua e della terra” in cui si trovava a vivere. L’evoluzione della medicina occidentale ai suoi albori è legata al nome di Galeno e di Ippocrate di Kos. Dai tempi dell’antica Grecia fino agli inizi dello studio dell’anatomia umana nel secolo XVI, il sistema dei quattro umori era utilizzato per spiegare il funzionamento del corpo e ogni umore era responsabile dell’equilibrio psicofisico dell’individuo. Da Galeno, medico militare greco, che rese ufficiale la teoria degli umori ad un altro medico greco, Ippocrate, riconosciuto come il padre della medicina moderna e che considerava tutti i fattori che favorivano la salute, persino l’altitudine ed il tempo, e consigliava la dieta, l’igiene e le erbe. Di grande importanza, sia nell’antichità sia nel medioevo, fu il concetto di natura, il suo significato in rapporto all’uomo sano o malato e al mondo in generale. Nell’opera ippocratica “Della diaita” si legge: “Tutto nel corpo è un’imitazione del CHIROPRATICA Utilizzando una tecnica manipolatoria, i terapeuti possono correggere disturbi che derivano da uno scorretto posizionamento dei muscoli e, sopratutto, delle vertebre. I problemi alla colonna vertebrale possono essere la causa di dolori non solo alla spina dorsale ma anche ad altre parti del corpo, come spalle, braccia, fianchi, gambe. I problemi articolari possono essere causa anche dell’insorgenza di veri e propri disturbi, quali artrite, stitichezza, emicrania, dolori mestruali. CRISTALLOTERAPIA Ogni pietra preziosa ha vibrazioni diverse e quindi un diverso tipo di energia. Applicando le pietre preziose sui 7 chakra (punti del corpo di connessione, concentrazioni e trasporto dell’energia) si riequilibrano il corpo e la mente. mondo nella sua totalità”. Il modello “diaita”, termine greco che significa modo di vivere, stile di vita, cioè l’arte di vivere nella maniera più ragionevole e sana possibile, indicava sei elementi che la natura non ha fornito all’uomo, ma che in ogni individuo trovano un equilibrio naturale: luce, aria, cibo e bevande, lavoro e riposo, sonno e veglia, escrezioni nonché gli effetti psichici. L’armonia fra questi sei elementi era utile alla salute e la cura di questa era interpretata come arte di vita, nel senso di “conoscenza della misura” Florence Nightingale precursore dell’assistenza agli infermi definì la stessa, un’arte, che deve consentire al malato di vivere creando quelle condizioni che permettono alla natura di agire. Durante il secolo XX, farmaci prodotti chimicamente sono diventati predominanti nei sistemi medici occidentali in nome e per conto della cosiddetta “medicina ufficiale” in cui il preconcetto etnocentrico regna sovrano. Eppure il XX secolo paradossalmente è il secolo dell’informazione, è anche il secolo delle concezione olistica dell’essere umano e della sua evoluzione personale e tutto il sistema di cura della salute si muoverebbe all’interno di una responsabilità etica ed ecologica. E’ anche il secolo della ri-scoperta del significato della realtà psichico-mentale e dell’ambiente sociale, della ri-formulazione del concetto di malattia contrapposto al concetto di salute attuale il cui significato di completo stato di benessere biopsico-sociale ricalca in realtà il passato. Tuttavia la cura della salute orientata alla totalità dell’individuo sembra essere a tutt’oggi ancora presupposto teorico che ha dato vita a riforme e controriforme della legislazione sanitaria senza evidenze pratiche e in contrapposizione ad un rapido sviluppo della farmacoterapia e dell’alta tecnologia medica. Nel rispetto della par condicio è necessario ricordare che quelle medicine (antiche discipline) che impropriamente sono definite altre, alternative, complementari ma anche a-scientifiche e antiquesto o antiquello, sono basate principalmente sulla prevenzione e sulla ri-abilitazione allo scopo di rendere l’uomo adatto ad affrontare le fasi della vita, le aggressioni della stessa ed a vivere in armonia con se stesso, con gli altri e con l’ambiente o a restituirgli abilità temporaneamente inibite e il diritto al mondo della vita. 8 PAGINA L’UOMO … in una delle tante concezioni occidentali è “un essere unico, ha aspettative e bisogni biologici, psicologici, sociali, culturali e spirituali. È un essere in perpetuo divenire ed interagisce con il suo ambiente; è responsabile, libero e capace di adattarsi, un insieme indivisibile”. Secondo la medicina tradizionale cinese, è un microcosmo energetico inserito nel macrocosmo con cui esiste un interscambio continuo di energia. Egli è costituito come l’universo di materia e di energia, capta l’energia celeste (aria) e l’energia terrestre (alimenti) per sintetizzare la propria sostanza (materia) e produrre la propria energia (energia umana). Due concezioni che confermano la posizione olistica ed ecologica, che contrastano con la distinzione cartesiana res cogitans/res extensa, promovendo una visione unitaria dell’individuo. Eppure… le strade percorse dalla cultura occidentale e dalla cultura orientale sono notevolmente diverse e riflettono mentalità ed esperienze che fanno riferimento a valori differenti La medicina occidentale non sembra aver superato il dualismo tra corpo e mente per arrivare ad una visione totale della vita dell’uomo, della sua malattia e dell’ambiente che lo circonda. La medicina orientale si radica principalmente nell’esperienza diretta senza esaltare speculazioni filosofiche e dissertazioni puramente teoriche. In Occidente uomo e natura, individuo e ambiente, spirito e materia sembrano contrapporsi senza fine, in Oriente macrocosmo e microcosmo sembrano incontrarsi con reciprocità complementari, modalità di tipo olistico ed ecosistemico. Alla luce di tale riflessione, l’incontro ormai sempre più frequente con pratiche terapeutiche diverse da quelle della cosiddetta “medicina ufficiale”, dovrebbe mettere quest’ultima in discussione con le proprie teorie e le proprie pratiche che talvolta possono essere inadeguate ad affrontare il disagio di una persona. Perché non pensarsi in un confronto epistemologico approfondito e attuale, contro ogni dogmatismo etnocentrico? Perché non sentire la necessità di incontro ed integrazione? Perché non credere ad un nesso tra questi metodi? Perché l’attenzione del sistema sanitario nazionale è sempre indirizzata verso un unico senso? Perché non affrontare anche la sfera della salute diversamente, avvalendosi di tecniche e indagini non invasive? Perché non portare i legislatori verso Infermiere a Pavia un’altra concezione della salute pubblica? Il nostro benessere bio-psico-sociale è il risultato di un grande puzzle, in cui è eminentemente l’informazione a giocare un ruolo importante. Dipende anche da noi fare pressioni e difendere il diritto all’informazione. LA RICERCA DEL SIGNIFICATO NEL DIVENIRE, NELL’ESSERE, NEL MORIRE … I bisogni dell’ambito vitale, sono i più immediati e quindi i più semplici da recepire e soddisfare, le necessità dello spirito sono meno eclatanti, più nascoste e meno identificabili nell’immediato, ma esistono, perché l’essere umano nella sua totalità è soma, psiche e spirito. Liliane Juchli ha coniato un modello concettuale dell’assistenza infermieristica che abbraccia sotto la forma di Attività di Vita Quotidiana (AVQ) i livelli dell’essere umano elencati nella famosa scala dei bisogni di Maslow, tra le AVQ emerge la ricerca di “un significato della vita”, del senso della vita, un’attività spirituale propria dell’uomo all’interno del suo ambiente vitale. La ricerca del significato è un tema importante per l’esistenza, la mancanza conduce al vuoto interiore ed infine alla malattia. Il significato, include il bisogno intrinseco di trascendere se stesso che un approccio olistico alla persona non può ignorare. “L’essere umano non HA una persona, E’ una persona, E’ l’essenza spirituale, in primo luogo, che crea l’unità e la completezza della creatura umana, unità corpo, anima, spirito”. (MASLOW e DURCKHEIM) L’uomo manifesta la sua spiritualità nel corpo, nella figura, nella funzione e nell’espressione (linguaggio non verbale), negli atteggiamenti e nei movimenti. La cura e l’assistenza “ufficiali” non si occupano in primo luogo della cura spirituale, ma lo spirito, l’anima, la psiche sono sempre contemporaneamente presenti e partecipano a questa interazione dell’essere presenti, cosa che può attivare o non attivare risorse interiori ed energie attive, che infine rappresenta lo scopo delle medicine “altre”. IN CONCLUSIONE … … “Abbiamo migliorato la vita dei selvaggi in tutto il mondo” continuò John Smith, colonizzatore inglese. “Selvaggi?!” esclamò Pocahontas indignata … … “Tu pensi ch’io sia una selvaggia ma ci sono tante cose che tu non sai…” continuò lei. Così dicendo, prese John Smith per mano e si inoltrò nella foresta, guidandolo fra alberi secolari, prati fioriti e ruscelli dalle acque limpide. Movendosi al fianco di Pocahontas, Smith imparò a guardare il mondo con occhi nuovi, scoprendo che ogni elemento della natura viveva in perfetta armonia con gli altri: gli uomini e gli animali, le piante e le rocce, il vento e l’acqua, il sole e la luna avevano tutti un’anima e una voce da ascoltare… Bibliografia Q Liliane Juchli, “L’assistenza infermieristica di base”, Rosini Editrice s.r.l. – Firenze. Q Fulvia Pitto, “Le radici delle questioni attuali in psichiatria transculturale”, Collana Fogli di informazione, Centro di Documentazione di Pistoia Editrice. Q Gaetano Mormina, “La malattia mentale a confronto: Oriente e Occidente”, Collana dei Fogli di Informazione, Centro di Documentazione di Pistoia Editrice. Q “Le dolci vie del benessere” da ERBE MEDICINALI, Ed. NON SHAW – KONEMANN. Q Giulia Amici, Giorgio Cerquetti, “Yoga, per il corpo, la mente e lo spirito”, Ed. I nuovi delfini – Tascabili. Q POCAHONTAS, Walt Disney Classics, Disney Libri L’autore * Infermiera Professionale SPDC ASL Pavia 9 PAGINA Numero 1/2001 Medicine non convenzionali, un percorso tortuoso Giuseppe Braga * Questo è il nuovo termine che verrà adottato dalla Legislazione italiana per indicare quelle che una volta venivano definite le “Medicine alternative”; non è il migliore dei termini, ma almeno scomparirà quella definizione di alternative che manifestava una sorta di opposizione o comunque che non faceva intravedere la complementarità e l’utilità che tali pratiche possono avere nella risoluzione dei problemi di salute di chi soffre una qualsiasi malattia. Così viene giustificata la scelta anche all’interno del “Palazzo”: “La scelta del termine non convenzionali, è sembrato più adatto a descrivere una situazione fluida in cui determinate pratiche terapeutiche sono oggetto di minore tutela giuridica ed economica in forza di un giudizio soggettivo di opportunità temporaneamente condiviso in determinati ambiti ufficiali. Si è voluto evitare così qualsiasi giudizio di merito che poteva essere implicito in altri termini. Si sono scartate perciò definizioni come: alternative, che implica una carica ideologica, e soprattutto non corrisponde a quelle realtà in cui tali pratiche terapeutiche sono accettate come complementari; non tradizionali, perché alcune, come l’agopuntura, la manipolazione, la pranoterapia sono in realtà più tradizionali della scienza medica oggi generalmente accettata; “differenti”, come è in uso in Francia, è parso eccessivamente generico, come anche il termine “altre”, usato più spesso in Italia; “parallele”, che presuppone un giudizio di pari dignità, e contemporaneamente un destino a non incontrarsi mai. ” (1) Si è manifestato in questi anni un variegato fenomeno di massa sviluppato attorno al tema della libertà di scelta terapeutica: dalle reazioni al vessatorio divieto di curarsi a proprio modo imposto a Dario Bellezza pochi mesi prima della morte, alla raccolta di firme in favore dei farmaci omeopatici, al caso Di Bella, alla solidarietà intorno ai genitori che rifiutano terapie imposte dai medici e dai giudici. Si sta delineando un movimento ancora disarticolato, che può essere visto da qualcuno come un rischio regressivo, un fenomeno antiscientifico, populista, incolto, ma che può anche esprimere una valenza culturale di grande rilievo e diventare un’occasione importante di rinnovamento della società e della stessa legislazione, un’occasione di crescita per tutti nella libertà. Si badi bene, il problema giuridico non è quello di sapere se, per esempio, l’omeopatia, la medicina ayurvedica o la pranoterapia funzionino e siano idonee a curare le malattie e a conservare in buona salute le persone. Questo è assolutamente irrilevante dal punto di vista del sistema giuridico. Non tocca allo Stato accertare questo, perché la scienza è libera. Qui sentiamo di riconoscerci con tutte le nostre forze nell’invito a tenere distinta la sfera giuridica dalla sfera culturale! Allo Stato deve solo interessare se un numero significativo di cittadini ricorra alle cure di una di queste forme di medicina. Solo in conseguenza di questa constatazione di fatto esso potrà intervenire a regolarne l’esercizio con gli obiettivi e gli strumenti indicati dalle norme costituzionali: promozione del lavoro, delle culture, delle aggregazioni sociali, strumenti per garantire la formazione professionale e per tutelare cittadini e operatori dai millantatori. Ma sia ben chiaro che è millantatore solo chi con dolo inganna la buona fede dell’utente dichiarando qualità che sa di non avere, non chi dichiara qualità che solo una parte della popolazione riconosce. Per estremizzare, se una persona vuol farsi curare da uno sciamano ha il diritto naturale di farlo, perché si tratta del suo corpo, della sua vita, e nessuno deve per questo accusare lo sciamano di compiere abusivamente atti medici. Come sempre, purtroppo, in Italia il predominio della classe medica che ritiene di poter accentrare su di essa TUTTO ciò che riguarda le “cure”, non consentendo a chi non è in possesso della Laurea in Medicina di utilizzare altre metodologie per la “cura” delle persone. E sì c’è una grande differenza fra il significato che la Medicina dà alla parola “cura” e, ad esempio, il significato che altri operatori sanitari, in primis gli Infermieri, danno a questa parola. Non che il significato che da’ la Medicina sia errato, ma è sicuramente limitativo rispetto all’es- 10 PAGINA senza profonda che la parola “cura” in realtà possiede. Il prendersi “cura” di una persona non è solamente legato alla malattia, il prendersi “cura” vuol dire farsi carico di TUTTO ciò che in una persona sente, vive, manifesta, esprime coscientemente ed in maniera inconscia, ... insomma vuol significare “considerare l’essere umano una entità particolare”, così particolare che qualsiasi “cosa” egli dica, manifesti, comunichi, serve per comprendere i suoi disagi, le sue alterazioni, il suo vivere. Ecco che alla Camera dei Deputati è da lungo tempo, in discussione un Disegno di Legge per in primo luogo, riconoscere e ordinare le “Medicine non Convenzionali”. Il percorso è lungo, i DDL C.5496, C.5935 e C.5952 hanno infine ceduto il passo al precedente DDL C.3891 che è stato accettato come base di discussione dalla XII Commissione Affari Sociali della Camera per l’esame, le proposte ed il successivo invio al Senato per l’approvazione. Tutte queste proposte di legge si preoccupano di non ledere l’impianto normativo in cui è collocata la medicina ufficiale. L’attenzione è posta sull’interesse delle corporazioni di operatori e non sul diritto della persona. Si copia in sostanza la logica dell’impianto normativo esistente, semplicemente affiancando all’ordine dei medici le associazioni di operatori shiatsu, di omeopati e così via. Si tende così ad ufficializzare le forme di medicina libera Infermiere a Pavia più strutturate, o comunque più affermate, senza tener conto di una situazione che continua ad essere in movimento. Si sta diffondendo l’ayurveda, cominciano ad affacciarsi la medicina somala e quella tibetana: dovremo sempre ricominciare da capo e sperare di volta in volta in una nuova legge? Questo impianto è culturalmente pasticciato. Bisogna partire dal diritto naturale di ogni persona a decidere su come provvedere alla propria salute e attorno a questo diritto, sulla base di questo diritto, costruire la norma. Nessuno si pone il problema di quale portata dirompente possa avere in questo contesto il richiamo alla libertà della scienza garantita dall’art. 33 della Costituzione. Nella proposta citata, l’On. Galletti, all’art. 1 scrive che “La Repubblica riconosce il principio del pluralismo scientifico come fattore essenziale per il progresso della scienza e dell’arte medica e riconosce il valore diagnostico e terapeutico degli indirizzi terapeutici non convenzionali”. La prima parte recepisce opportunamente - e finalmente! - le istanze di chi si batte contro il dogmatismo che si riassume nella frase “La medicina è una”! Ma non si capisce perché tocchi alla Repubblica “riconoscere il valore terapeutico”, come recita la seconda parte del l’art. 1 della pdl Galletti, e con lui molti altri. Quando centomila cittadini vogliono curarsi con la pranoterapia, sono loro che ne riconoscono il valore terapeutico, non CROMOTERAPIA La parola cromoterapia deriva dal greco e significa “cura con il colore”. Secondo questa disciplina il colore ha un peso, una temperatura, una forza di penetrazione, una densità ma, soprattutto, è energia. Il comportamento dell’uomo è di conseguenza influenzato dall’energia sprigionata dai colori: in pratica il suo equilibrio può essere favorito o influenzato negativamente dal colore dell’ambiente in cui vive e dagli oggetti di cui si circonda. Un trattamento a base di raggi colorati su alcuni punti del corpo, l’utilizzo di vestiti di determinate tonalità, una casa arredata secondo certi criteri, una dieta “variopinta”, costituirebbero anche una cura efficace per molti problemi di salute. DIGIUNO Digiuno significa astensione totale o parziale dal cibo per un certo periodo, che può variare nel tempo, in modo da far riposare l’organismo e riequilibrarne le funzioni. E’ una pratica igienica naturale, e prima di voler essere curativa, è essenzialmente preventiva. Si sostiene che rafforzi il sistema immunitario, che ampli le facoltà del cervello, stimolando la concentrazione e la memoria, e che determini un cambiamento in senso positivo dello stato di salute di una persona. Sembra che freni l’invecchiamento e rallenti l’insorgere di disturbi e malattie che derivano da una accumulo di tossine (materiali di scarto dell’organismo) ristagnanti nei tessuti. FANGOTERAPIA Metodo terapeutico per la cura di alcune malattie che consiste nell’applicazione locale o generale di fanghi dotati di poteri medicamentosi. Si pratica presso numerosi centri termali o presso centri medici o estetici qualificati. occorre alcun riconoscimento dello Stato. Non è più tollerabile che lo Stato pretenda di insegnare al cittadino qual è il suo bene. Milioni di cittadini acculturati quanto il Ministro della Sanità o il Presidente dell’Ordine dei medici chiedono di decidere da soli. La regolamentazione delle professioni, di tutte le professioni soprattutto quelle sanitarie, dovrebbe trasformarsi in autoregolamentazione, e soprattutto di regole che non costringano il nuovo dentro un’armatura che ne impedirebbe la naturale evoluzione. Per questo preferirei che agli operatori venisse richiesto di dichiarare il proprio percorso formativo ed eventualmente il nome di persone o associazioni che li accreditano. Mi fiderei di più di questo tipo di referenze che non di un diploma rilasciato da chissà chi. Noi dobbiamo affrontare il problema delle medicine libere non come rivendicazione nei confronti della medicina tecnologica, che sta vivendo un periodo di crisi di cui nessuno può rallegrarsi, ma all’interno di una concezione unitaria dello statuto della medicina nel nostro ordinamento. Nei secoli passati la medicina era caratterizzata dalla dicotomia: medici dell’Accademia ricchi – medici popolari poveri. In seguito, nel Settecento e nell’Ottocento, si sono avute restrizioni progressive nei confronti della medicina popolare, dovute principalmente a due fattori. Innanzitutto si diffondeva la fiducia nella scienza, considerata la nuova grande frontiera dello spirito umano, che si riteneva capace, nel suo inarrestabile sviluppo, di liberare il genere umano da tutte le sofferenze. In secondo luogo si valorizzava la funzione economica della cura, finalizzata a mantenere ‘il soggetto in grado di lavorare, piuttosto che in armonia con l’ambiente. Nel Novecento il ruolo totalizzante dello stato che, in antitesi con le intuizioni, veniva occupando tutti gli spazi del vivere civile, si è rafforzato tramite alleanze con i settori più forti del mondo economico e di quello culturale. Fra questi ultimi era proprio la medicina, che lungo tutto il secolo è venuta caratterizzandosi con gli aspetti seguenti: a) solidarietà fra medici, magistrati e politici, che si riconoscono reciprocamente come amministratori dei diversi aspetti dell’interesse sociale; alleanza fra medicina e farmacologia industriale, che ha avuto un influsso deformante sulla proposta terapeutica, identificata spesso con la prescrizione dì farmaci più nuovi e più costosi; b) alleanza fra medicina e tecnologia sanitaria, con la conseguenza che la diagnosi è affidata sempre più alle mac- Numero 1/2001 chine e la stessa terapia ha una crescente componente tecnologica. Questo assetto ha consentito alla scienza medica di godere in modo più duraturo del prestigio che l’ideologia positivista aveva attribuito all’intero mondo scientifico, assegnandogli il compito di liberare l’umanità da tutti i suoi mali. Oggi ci troviamo di fronte a una sfida: liberare la scienza medica dalla struttura economica che se ne serve e dalle caste oligarchiche che la dominano e restituirla alla libera ricerca e alla libera pratica nell’esclusivo interesse della salute, senza timore di accogliere nel suo bagaglio cose nuove e antiche. L’operatore sanitario deve essere libero di proporre l’omeopatia o la chirurgia, l’agopuntura o il farmaco industriale, e il cittadino deve poter scegliere di affidare la cura della propria salute a chi di volta in volta egli ritenga più idoneo. Dobbiamo ripensare il ruolo delle professioni sanitarie e più in generale lo statuto della medicina proprio a partire dalla libertà della persona, che lo stato non può più considerare come “educanda”. Come dicevo prima, purtroppo, è un progetto che individua esclusivamente i Medici come possibili praticanti delle, peraltro poche, discipline complementari oggetto della normativa proposta. Chissà se qualcuno vorrà attaccare con un Cavallo di Troia, tirando fuori da esso altre figure, sicuramente sanitarie, per diventare anch’essi praticanti, staremo a vedere, anche alla luce della possibilità di conseguimento della Laurea di secondo livello in Scienze Infermieristiche. Intanto vi consiglio di andare a leggere questo DDL C.3891 Bibliografia Q Le Medicine non convenzionali: Ricerca scientifica, problemi normativi, progetti di Legge. a cura di Carlo Crocella, Quaderni di documentazione – Camera dei Deputati, Roma 1991 Q Le origini della nuova cultura spirituale nel Rinascimento italiano e il suo riemergere nelle crisi contemporanee. Il caso della Sanità. Carlo Crocella, Roma 2000 Q Sito web: http://utenti.tripod.it/Supergeppo/index.html L’autore * Infermiere Professionale Abilitato a funzioni direttive Azienda Ospedaliera di Melegnano 11 PAGINA PROGETTO DI LEGGE - N. 3891 Art. 1. (Finalità e oggetto della legge). 1. La Repubblica italiana riconosce il principio del pluralismo scientifico come fattore essenziale per il progresso della scienza e dell’arte medica e riconosce il valore diagnostico e terapeutico degli indirizzi terapeutici non convenzionali affermatisi nell’ambito della cultura europea degli ultimi decenni, quali l’agopuntura, la fitoterapia, l’omeopatia, l’antroposofia, l’omotossicologia, la chiropratica, l’osteopatia e le terapie orientali. 2. La Repubblica italiana garantisce la libertà delle scelte terapeutiche adottate consapevolmente dal paziente e dal medico curante nel più scrupoloso rispetto della deontologia professionale, mettendo in opera ogni mezzo per rimuovere tutti gli ostacoli che si frappongono alla piena disponibilità dei medicinali e dei presìdi terapeutici utilizzati nella pratica degli indirizzi terapeutici non convenzionali. 3. Le università statali e private, nei corsi di laurea delle facoltà di medicina e chirurgia, medicina veterinaria, farmacia, chimica e scienze biologiche, forniscono una conoscenza di base delle varie metodiche delle terapie e cure non convenzionali. 4. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica, con proprio decreto, definisce gli insegnamenti da inserire nei corsi di laurea di cui al comma 3. 5. Nell’interesse supremo dei pazienti lo Stato provvede ad un’adeguata qualificazione professionale degli operatori sanitari propri degli indirizzi terapeutici non convenzionali, ovvero delle terapie non vigilate ai sensi dell’articolo 99 del testo unico delle leggi sanitarie, approvato con regio decreto 27 luglio 1934, n.1265, promuovendo l’istituzione di appositi corsi di formazione e controllandone l’attività e reprimendo l’esercizio per fini illeciti delle terapie non convenzionali. Art. 2. (Indirizzi terapeutici non convenzionali). 1. Ai medici che praticano l’agopuntura, la fitoterapia, l’omeopatia, l’antroposofia, l’omotossicologia, la chiropratica, l’osteopatia e agli esperti in medicine orientali è consentito di definire pubblicamente la loro qualificazione professionale. 2. All’interno del Consiglio superiore di sanità è obbligatoria la partecipazione di un rappresentante per ciascuno dei sette indirizzi terapeutici di cui al comma 1. 3. Il comma 2 dell’articolo 7 del decreto legislativo 30 giugno 1993, n. 266, è sostituito dal seguente: “2. La Commissione unica del farmaco è nominata con decreto del Ministro della sanità, è presieduta dal Ministro stesso o dal vicepresidente da lui designato ed è composta da quindici esperti, di documentata competenza scientifica nel campo delle scienze mediche, biologiche e farmacologiche, di cui sette nominati dalla Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome e otto nominati dal Ministro della sanità, dei quali due tra gli esperti delle terapie non convenzionali. La Commissione dura in carica quattro anni ed i componenti possono essere confermati una sola volta”. Art. 3. (Definizione delle terapie non convenzionali). 1. L’agopuntura è una forma di terapia medica che si avvale della stimolazione di determinate zone cutanee per mezzo dell’infissione di aghi metallici, al fine di raggiungere un equilibrio da qualsiasi causa alterato. 2. La fitoterapia è un sistema terapeutico che interviene sulle malattie mediante la somministrazione di sostanze vegetali, piante intere o parti di esse, piante allo stato naturale o preparazione da esse ricavate. 3. L’omeopatia è un metodo clinico e terapeutico basato sulla legge dei simili che afferma che è possibile curare un malato somministrandogli una sostanza che, in un uomo sano, riproduce tutti i sintomi della sua malattia. 4. La medicina antroposofica è un ampliamento della medicina non convenzionale che introduce un metodo conoscitivo, fondato su una propria epistemologia, che guida la ricerca delle leggi che stanno a fondamento delle manifestazioni della vita, dell’anima e dello spirito nell’uomo e nella natura. 5. L’omotossicologia è una concezione innovativa dell’omeopatia con un suo proprio corpus teorico e metodologico e una sua caratteristica strategia terapeutica, per la quale lo stato di salute è interpretato come omeostasi dinamica; la malattia è altre- 12 PAGINA sì interpretata come espressione della lotta fisiologica dell’organismo che tende a eliminare quelle omeo-tossine o stressor endogene ed esogene che hanno superato la soglia di allarme. 6. La cura delle mani, ovvero la medicina manipolativa, è una forma di terapia che si basa sul principio che molti disturbi hanno la loro origine in una malposizione delle articolazioni vertebrali e che un trattamento che le riporta all’originario allineamento conduca alla risoluzione della patologia. 7. L’osteopatia è una medicina strettamente correlata alla chiropratica, dal momento che anch’essa cura esclusivamente tramite manipolazioni. La differenza è che l’osteopatia si occupa anche di tessuti molli, ossia muscoli, visceri, legamenti, per trattare i quali ha sviluppato particolari manualità. 8. Le medicine orientali si basano sulla filosofia dell’ayurveda, secondo la quale la salute non si identifica solo con l’assenza della malattia, ma con il perfetto equilibrio dell’organismo; pertanto, la diagnosi e la cura devono essere esclusivamente finalizzate a ripristinare il corretto funzionamento dei processi fisiologici e l’equilibrio delle energie vitali. Art. 4. (Registri degli operatori delle medicine non convenzionali). 1. Presso l’Ordine dei medici sono istituiti i registri degli operatori delle medicine non convenzionali. 2. I registri degli operatori delle medicine non convenzionali sono otto: uno per gli agopuntori, uno per i fitoterapeuti, uno per gli omeopati, uno per gli antroposofi, uno per gli omotossicologi, uno comune per gli osteopati e i chiropratici, uno per gli esperti in medicine orientali e uno per gli esperti in terapie non convenzionali. 3. Ai registri degli operatori delle medicine non convenzionali possono iscriversi coloro che sono in possesso del diploma in agopuntura cinese, fitoterapia, omeopatia, antroposofia, omotossicologia, osteopatia, chiropratica e gli esperti in medicine orientali, rilasciato dall’università o da scuole private riconosciute dal Ministero dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica. 4. Agli iscritti ai registri degli operatori delle medicine non convenzionali si applica l’articolo 622 del codice penale. Art. 5. (Commissione permanente per le innovazioni terapeutiche). 1. Il Ministro della sanità, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, istituisce, presso il Ministero della sanità, la Commissione permanente per le innovazioni terapeutiche. 2. La Commissione di cui al comma 1 è composta da dieci membri scelti dal Ministro della sanità secondo i seguenti criteri: a) un membro ciascuno per gli indirizzi medico-scientifici di cui al comma 1 dell’articolo 2; b) due rappresentanti del Ministero della sanità, di cui uno con funzione di presidente; c) un rappresentante del Ministero dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica. 3. La Commissione di cui al comma 1 è nominata con decreto del Ministro della sanità e dura in carica quattro anni a decorrere dalla data di nomina; il segretario della Commissione è un funzionario del Ministero della sanità con qualifica non inferiore all’ottava qualifica funzionale. 4. Le eventuali spese per il funzionamento della Commissione di cui al comma 1 sono a carico del Ministero della sanità, che vi provvede nell’ambito degli stanziamenti di bilancio esistenti. 5. La Commissione di cui al comma 1 presenta al Ministro della sanità un rapporto annuale sul lavoro svolto. 6. La valutazione dei risultati delle ricerche condotte dalla Infermiere a Pavia Commissione rappresenta la base per programmare gli indirizzi di ricerca e per stanziare i fondi necessari. Art. 6. (Compiti della Commissione). 1. La Commissione di cui all’articolo 5 svolge i seguenti compiti: a) riconosce i titoli di studio equipollenti conseguiti in Paesi facenti parte dell’Unione europea e di Paesi terzi; b) coordina la ricerca nel campo degli indirizzi terapeutici non convenzionali; c) promuove la corretta divulgazione delle tematiche mediche non convenzionali nell’ambito di più generali programmi di educazione alla salute; d) adotta i programmi per la valorizzazione e la sorveglianza sugli indirizzi terapeutici non convenzionali; a tal fine può stipulare convenzioni con enti pubblici e privati. Art. 7. (Formazione post laurea). 1. Il Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica promuove l’istituzione di corsi post laurea nelle terapie non convenzionali previste dall’articolo 1, comma 1, in conformità alle disposizioni di cui ai commi 6 e 7 del presente articolo, con le procedure di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162. 2. Gli istituti privati di formazione, singolarmente o in associazione, che ne facciano richiesta e che possano attestare, documentando l’attività svolta, la conformità ai princìpi dei commi 6 e 7 del presente articolo possono chiedere il riconoscimento al Presidente della Repubblica secondo le procedure di cui all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162. La Commissione permanente di cui al comma 3 del presente articolo può chiedere la revoca del riconoscimento in caso di riscontrata mancata conformità alle disposizioni di cui ai commi 6 e 7. 3. Il Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica, considerando che la pratica e l’insegnamento delle terapie non convenzionali sono sviluppati quasi esclusivamente attraverso istituzioni private, al fine di garantire l’inserimento di tali materie nell’ordinamento esistente e di agevolare il graduale adeguamento del precedente regime all’attuale, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, istituisce la Commissione per la formazione in terapie non convenzionali. 4. La Commissione di cui al comma 3 è composta da tredici membri nominati dal Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica secondo i seguenti criteri: a) sette membri in rappresentanza delle sette terapie riconosciute ai sensi della presente legge; b) tre membri, docenti universitari, che vantino una competenza specifica nelle terapie non convenzionali, scelti dal Ministro; c) un rappresentante della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, dei chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO), da questa designato; d) un rappresentante designato dalle associazioni di consumatori italiani; e) un rappresentante nominato dal Ministero della sanità con funzioni di coordinatore. 5. La Commissione nominata, ai sensi del comma 4, elegge il presidente. I membri della Commissione durano in carica quattro anni e sono rieleggibili una sola volta. 6. La Commissione ha il compito di emanare, entro sei mesi dalla propria istituzione, le norme relative a: a) codice deontologico delle categorie; b) programma fondamentale di insegnamento; Numero 1/2001 c) criteri e grado della formazione; d) registro dei docenti; e) registro degli istituti di formazione riconosciuti. 7. La Commissione nell’emanare le norme di cui al comma 6 deve attenersi ai seguenti princìpi: a) la formazione deve comprendere un iter di formazione e un esame di qualificazione; b) la durata minima dell’iter di formazione specifico è di tre anni, per un totale complessivo di almeno duecentosessanta ore, delle quali almeno trenta ore di pratica clinica; c) l’iter di formazione, nella sua unitaria costituzione, può essere articolato in più corsi anche autonomi di diverso livello per il conseguimento di titoli finali adeguati al rispettivo livello, fermo restando che il titolo di esperto in una o più terapie è rilasciato solo al termine dell’iter completo di formazione; d) le università, statali e private, e le scuole riconosciute devono garantire lo svolgimento dell’iter di formazione specifico e il programma fondamentale di insegnamento, con un numero minimo di almeno dieci docenti. Art. 8. (Compiti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano). 1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, provvedono affinché le aziende sanitarie locali istituiscano servizi ambulatoriali ed ospedalieri per la cura con le terapie non convenzionali. A tal fine sono consultate le analoghe istituzioni presenti negli altri Stati membri dell’Unione europea. Art. 9. (Medicinali non convenzionali). 1. Presso il Ministero della sanità sono istituite, per ciascuno dei cinque indirizzi terapeutici non convenzionali, ovvero fitoterapia, omeopatia, antroposofia, omotossicologia e terapie orientali, singole commissioni con lo scopo di definire i criteri di qualità, sicurezza ed efficacia necessari per l’autorizzazione all’immissione in commercio dei medicinali necessari per la pratica professionale. 2. Di ciascuna delle commissioni di cui al comma 1 fanno parte due medici, due farmacisti e due ricercatori scelti tra gli indirizzi terapeutici di cui al comma 1 dell’articolo 2, due esperti in produzione e controllo dei medicinali in questione, un rappresentante delle associazioni dei consumatori e un rappresentante del Ministero della sanità. 3. Con decreto del Ministro della sanità sono definite le procedure da seguire per le prove farmacologiche, tossicologiche e cliniche ai fini dell’autorizzazione all’immisione in com- 13 PAGINA mercio definite dalle singole commissioni di cui al comma 1. 4. Le commissioni di cui al comma 1 sono nominate con decreto del Ministro della sanità e durano in carica quattro anni dalla data di nomina; segretari delle singole commissioni sono funzionari del Ministero della sanità con qualifica non inferiore all’ottava qualifica funzionale. 5. Le eventuali spese per il funzionamento delle commissioni di cui al comma 1 sono a carico del Ministero della sanità, che vi provvede nell’ambito degli stanziamenti di bilancio esistenti. Art. 10. (Imposta sul valore aggiunto). 1. L’imposta sul valore aggiunto applicata ai medicinali omeopatici, antroposofici e fitoterapici non può essere superiore alla massima aliquota prevista per gli altri farmaci. Art. 11. (Prontuario farmaceutico omeopatico). 1. I medicinali omeopatici, antroposofici, omotossicologici, fitoterapici e delle terapie orientali sono a tutti gli effetti equiparati alle medicine convenzionali. 2. La Commissione di cui all’articolo 5 provvede alla elaborazione di prontuari farmaceutici specifici per ciascuno degli indirizzi terapeutici e li fa esaminare dalle commissioni di cui all’articolo 9. 3. Il Ministro della sanità, con proprio decreto, sentite le commissioni di cui all’articolo 9, autorizza la pubblicazione dei prontuari farmaceutici di cui al presente articolo. Art. 12. (Servizio veterinario omeopatico). 1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, provvedono affinché nell’ambito di ciascuna azienda sanitaria locale siano istituiti servizi veterinari omeopatici. 2. I veterinari possono vendere al pubblico prodotti per animali inseriti nel prontuario farmaceutico omeopatico di cui all’articolo 11. Art. 13. (Norme transitorie). 1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge l’iscrizione ai registri di cui all’articolo 6 per i laureati in medicina e chirurgia è effettuata su semplice richiesta degli interessati previa presentazione del proprio curriculum professionale di studi, corsi e pubblicazioni. Gli Ordini devono istituire una commissione composta da medici delle varie terapie. Qualora la commissione non ritenga sufficiente il curriculum, il medico deve superare l’esame finale previsto nei corsi riconosciuti dal Ministero dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica. FITOTERAPIA La fitoterapia è una delle “medicine dolci” più antiche e conosciute del mondo. Si basa sull’utilizzo di erbe e piante curative, che hanno il vantaggio di alleviare i sintomi di molti disturbi senza le controindicazioni e i rischi di effetti collaterali caratteristici, invece, dei farmaci chimici. FLORITERAPIA La floriterapia utilizza le proprietà curative di 38 fiori diversi. Il metodo di cura, scoperto circa 60 anni fa dal medico inglese Edward Bach, non agisce direttamente sul corpo e sul preciso disturbo fisico, ma lavora più in profondità, sulle energie psicofisiche della persona. GYMKI Consiste in esercizi che permettono di esprimere il patrimonio energetico dell’individuo. Leggendo i movimenti si acquista la consapevolezza delle proprie problematiche emotive e con l’aiuto di un insegnante si recupera la propria capacità espressiva. 14 PAGINA Infermiere a Pavia Stregoni aristotelici e scienziati indigeni Antonio Guerci * Stefania Consigliere ** CAUTELE Per parlare a ragion veduta dei sistemi di cura “tradizionali” occorre praticare con perizia l’arte dell’equilibrio, e sapersi mantenere in rotta sopra un crinale scosceso. Due sono infatti i pericoli possibili: da una parte vi è il dirupo dello scetticismo a ogni costo, che ama travestirsi da scientismo e dei cui rischi è ottima epitome la fine del Don Ferrante di Manzoni; dall’altro lato, invece, si apre il precipizio della notte della ragione in cui tutte le vacche non solo sono grigie, ché sarebbe il meno, ma anche tendono a calpestare i malcapitati viandanti. Occorre, insomma, saper profittare dell’arte scettica - che appunto è un’arte e non una petizione di principio - e pertanto saper cogliere e seguire ciò che è valido e promettente, lasciandosi risolutamente alle spalle quanto è intraducibile o ingiustificabile. Non sempre l’equilibrio dura a lungo; ma per aiutarci nell’impresa possiamo impiegare tutti i migliori strumenti della nostra tradizione concettuale occidentale. Non è infatti mai necessario e anzi, a ben vedere, è sempre assai deleterio, dimenticarsi della propria cultura nell’intento di comprendere un’altra; e aggiungiamo, neppure troppo paradossalmente, neanche nell’intento di comprendere la propria. LA PAGLIUZZA ALTRUI E LA TRAVE NELL’OCCHIO La disciplina scientifica che negli ultimi anni ha prodotto gli studi migliori sui sistemi di cura è senz’altro l’antropologia medica. Essa ha analizzato, secondo i criteri della validità e dell’efficacia terapeutica, medicine lontane nello spazio e nel tempo, delineandone con rigore i punti di forza così come le debolezze, e mostrando all’Occidente quanta razionalità si celasse nelle pratiche terapeutiche altrui. Ma non è di questo che intendiamo trattare nel nostro intervento; ciò che più c’interessa è infatti il doppio movimento con cui, dopo aver analizzato e descritto le pratiche mediche “non occidentali”, l’antropologia medica si è, per così dire, girata su se stessa e sulle proprie origini, e ha analizzato la medicina occidentale con i medesimi criteri adoperati per le altre. Questo movimento riflessivo ha permesso di porre subito sul tappeto la questione teorica e politica del rapporto fra la biomedicina e gli altri sistemi di cura, e si è rapidamente trasformato in approccio critico alla medicina occidentale. Non a caso, le relazioni dell’antropologia medica con le due “discipline madri” sono stati assai più facili sul versante dell’antropologia che su quello della medicina. Ciò dipende da un lato dalla posizione di frontiera dell’antropologia, che la rende più disponibile a prospettive di studio atipiche; e dall’altro, in modo ancora più incisivo, dalla storica aspirazione della medicina occidentale a divenire una scienza “hard”, al pari della fisica o della chimica. In questo tentativo di trasmutazione epistemologica, lo sguardo medico, come ha insegnato Foucault (1), si è fatto progressivamente più rigido, ed è oggi in una posizione in cui è difficile ogni mediazione che non sia affidata alla buona volontà, e alla buona coscienza dei singoli operatori. L’antropologia medica ha mosso alla biomedicina diverse critiche circostanziate. Innanzitutto, come si diceva sopra, ha equiparato la biomedicina a qualsiasi altro sistema terapeutico, interpretandola come il complesso delle cure di una società particolare, quella industrializzata e terziarizzata, in un preciso punto della sua storia. Se questo non rende ragione della posizione globalmente dominante della medicina scientifica, pure rappresenta, per l’incipit critico, un potente mezzo di “straniamento” dal proprio contesto, che serve senz’altro a liberare lo sguardo. Di fronte a una lettura così fortemente relativizzante, i settori più sensibili della biomedicina hanno tentato di ridefinire i criteri di universalità e scientificità, e, soprattutto, hanno apertamente riconosciuto le radici storiche del proprio impianto concettuale (2, 3). Altre critiche, ancor più sostanziali, sono venute dall’analisi puntuale della pratica medica occidentale (4, 5, 6, 7). Un importantissimo nodo di discussione è, ad esempio, la prospettiva fortemente riduzionista invalsa negli studi biomedici (8). Questo non significa che un notevole 15 PAGINA Numero 1/2001 grado di riduzionismo non sia utile, e anche necessario, nella ricerca di laboratorio, dove è d’obbligo attenersi a un impianto metodologico rigoroso; ciò che è in discussione, semmai, è la sua applicazione nella pratica “di corsia”, dove esso comporta non pochi danni. È stata poi ampiamente discussa la posizione egemone della medicina occidentale, non sempre derivante esclusivamente dall’efficacia delle pratiche terapeutiche, ma talvolta condizionata dalle strategie politiche ed economiche di grandi multinazionali famaceutiche, conniventi talora, al di fuori dei confini dell’Occidente, coi meccanismi di sfruttamento. E ancora, sono state messe in crisi alcune delle categorie apparentemente più proprie al pensiero della medicina scientifica, fra cui le opposizioni diagnosi vs. trattamento, cura tecnologica vs. cura non tecnologica, specificità vs. generalità (9). Quest’insieme di temi ha dato avvio, tra l’altro, anche a un vivace scambio fra la medicina e le discipline della cura tradizionalmente considerate come subordinate: igiene, epidemiologia, medicina sociale, scienze infermieristiche. Ciò ha contribuito, tra l’altro, anche a rafforzare la posizione professionale di tutti coloro che, in senso ampio, “curano” le malattie. I CONFINI D’OCCIDENTE E IL CONFINO DEL MEDICO Vediamo dunque più da vicino alcuni dei principali nodi concettuali; e comincia- mo in modo schiettamente “nominalista” col chiederci se le parole che usiamo per definire la medicina occidentale e quelle “non occidentali” siano precise. Il vocabolario, si sa, difficilmente è innocente, e la selezione dei termini dice molto dell’atteggiamento concettuale. Di fatto, la questione della distinzione fra medicina “occidentale”, o “scientifica”, e “tutte le altre medicine” è stata ampiamente discussa e mai davvero risolta. Un criterio inaggirabile impone di usare o, se il caso, reperire, vocaboli che non siano immediatamente valutativi; ma nessuna delle definizioni finora proposte regge a un’analisi approfondita (10). Una delle prime soluzioni era basata sul criterio geografico; ma si è fatto osservare che la “medicina occidentale” non è affatto l’unica forma di cura praticata in occidente, dal momento che, nelle stesse metropoli statunitensi o europee, s’incontrano migliaia di pratiche curative disparate, e una tendenza crescente ad affidarsi a sistemi di cura non ortodossi (11). Analoghi problemi incontra la definizione temporale di “medicina moderna”, dacché tutti i sistemi di cura attualmente praticati sono di fatto contemporanei. Né vale il criterio “accademico”, poiché altri sistemi medici sono insegnati a livello universitario (si pensi solo all’Ayurveda in India e ai diversi sistemi medici cinesi), e altre discipline “di cura” dispongono oggi di corsi (para)universitari nello stesso occidente (osteopatia, agopuntura, omeopatia, etc.). E neppure si può accettare che la biomedicina sia l’unica scientifica, dal momento che i princìpi del metodo scientifico (sperimentazione, verificabilità, ripetibilità, etc.) sono alla base di tutte le pratiche mediche dette “empiriche”. Ultimamente si è andata affermando la breve definizione “biomedicina” che, non priva in sé di problemi, è comunque stata adottata da molti autori - forse per praticità. In secondo luogo, ci si può domandare se la netta partizione invalsa in occidente fra ciò che è medico e ciò che non lo è mantenga la sua validità se trasferita presso altre culture. La risposta è decisamente negativa in alcuni casi, e necessita di ampie precisazioni in altri. Nelle culture in cui le specializzazioni disciplinari e accademiche sono cosa estranea, la medicina è spesso parte di un sistema più ampio e complesso che lega religione, riti e vita sociale, e come tale inseparabile - se non per comodità di analisi - dagli altri àmbiti. Nelle culture che invece hanno elaborato sistemi medici scritti, non sempre il dominio medicale corrisponde a quello in uso in occidente. Per essere più precisi, in molti sistemi medici del mondo fa parte della medicina non soltanto la cura della malattia ma anche, e talvolta soprattutto, ciò che noi chiamiamo prevenzione. Si noti che le parole, in casi come questo, sono più importanti di quanto sembra: il “prevenire” s’incentra infatti ancora sulla malattia; detto altrimenti, quando la biomedicina si occupa di individui sani, lo fa avendo pur sempre in vista una specifica malattia, di cui vuole prevenire l’insorgenza. Altrove, invece, la “prevenzione” non è affatto incentrata sull’evitare la malattia quanto sul mantenere la salute in generale. La distinzione non è di poco conto: “prevenire” ogni malattia - ideale asintotico della medicina nostrana - è infatti palesemente una fatica di Sisifo; inoltre, non è detto che le pratiche preventive verso una patologia non siano in contraddizione con pratiche preventive di altre possibili affezioni: cosicché, ad esempio, le raccomandazioni del dentista potrebbero essere in disaccordo con quelle del dietologo, e quelle del cardiologo contraddire le raccomandazioni del gastroenterologo. In ogni caso, la separazione fra medico e non medico tende intrinsecamente a sfumare quando, come appunto è il caso dell’antropologia medica, si voglia tener conto dell’intero complesso dei fattori legati alla salute e alla malattia. 16 PAGINA Infermiere a Pavia Bibliografia 1 LE RAGIONI DEGLI ALTRI Torniamo infine a uno spunto incontrato poc’anzi: lo status “scientifico”, o comunque “razionale” delle medicine non occidentali. Il punto, sia chiaro, non è quello di far di tutta l’erba un fascio, in omaggio al relativismo e, a ben vedere, all’indifferenza; siamo pertanto ben lungi dal sostenere che ogni pratica di ogni medicina è razionale o scientifica, o che rappresenta sempre una soluzione vantaggiosa. Ma è proprio qui che si gioca l’attendibilità delle analisi dell’antropologia medica e dell’etnomedicina: nella capacità di valutare caso per caso, considerando di ciascuna pratica terapeutica l’efficacia biologica, l’efficacia culturale, e l’azione specifica all’interno di un contesto che, in quanto umano, è sempre storico. Questi tre fattori, com’è evidente, sono separati solo per comodità di osservazione e sperimentazione: l’azione terapeutica è l’esito non tanto della loro interazione (ciò che rimanda a una separazione) quanto del loro fondersi in un vero e proprio ambiente umano che accoglie, nel momento della cura, l’intera vita del paziente e del terapeuta. Con “razionalità” s’intende, secondo il vocabolario, la capacità di adeguare i mezzi ai fini. L’adeguamento dei mezzi dipende, ovviamente, dai fini: ciò vale senza bisogno di traduzioni anche per le pratiche mediche, tanto nel caso di un’efficacia prevalentemente culturale quanto di un’azione prevalentemente biologica. L’antropologia medica e l’etnomedicina hanno prodotto ottime analisi dei nessi che legano le strategie terapeutiche al più ampio contesto culturale delle popolazio- ni che le praticano; e attraverso l’ausilio di scienze correlate (etnobotanica, etnozoologia, etnofarmacologia, etc.) hanno ampiamente rilevato come molti rimedi presentino, oltre a una valenza simbolica, anche una reale efficacia farmaco-chimica e clinica (12). Esiste quindi un metro di analisi dei sistemi medici che riesce a fare perno sui criteri della tradizione scientifica occidentale (scientificità, osservabilità, universalità, etc.) senza appiattire la molteplicità e la varietà delle ragioni altrui: è quello basato sull’efficacia del rimedio. Si può immaginare, ad esempio, di valutare in modo comparativo l’efficacia dell’agopuntura cinese e dell’occidentale asportazione chirurgica dell’appendice nei casi di appendicite; o paragonare le cinesi tecniche di ginnastica e l’occidentale uso preventivo dell’aspirina nella prevenzione a lungo termine delle nevralgie da posizione. L’esito dei confronti non è per nulla scontato, e il criterio adoperato sa rendere ragione dei meriti di ciascuna soluzione. Gli autori * Direttore ** Assistente DiSA - Dipartimento Scienze Antropologiche Università degli Studi di Genova Foucault M., 1963. La naissance de la clinique. Paris: PUF. 2 Hahn R. & Kleinmann A., 1983. Belief as pathogen, belief as medicine. “Medical Anthropology Quarterly” 14 (4): 16-19. 3 Martin E., 1987. The woman in the body. A cultural analysis of reproduction. Boston: Beacon Press. 4 Comaroff J. & Maguire P., 1981. Ambiguity and the search for meaning: childhood leukaemia in the modern clinical context. “Social Science and Medicine” 15B: 115-123. 6 Lock M., 1986. The plea for acceptance: school refusal syndrome in Japan. “Social Science and Medicine” 23: 99-112. 7 Hahn R. & Kleinmann A., 1984. Biomedical practice and anthropological theory. “Annual Review of Anthropology” 12: 305-333. 8 Good B.J. Narrare la malattia, Torino: Edizioni di Comunità, 1999. 9 Csordas T.J. & Kleinmann A., 1990. The therapeutic process. In: Johnson T.M. & Sargent C.F. (eds), Medical anthropology. A handbook of theory and method. New York, Westport, London: Greenwood Press, pp. 11-25. 10 Leslie C.M., 1975. Pluralism and integration in the Indian and Chinese Medical Systems. In: Alexander E., Kleinman A. & Kunstadter P. (eds), Medicine in Chinese cultures. Washington D.C.: John E. Fogerty International Center, National Institute of Health. 11 McGuire M., 1988. Ritual healing in suburban America. New Brunswick: Rutgers University Press. 12 Il miglior indice dell’efficacia terapeutica delle medicine tradizionali sta forse proprio nell’interesse che gli studi etnomedici hanno acceso nelle industrie farmaceutiche; non a caso, le risorse fitoterapiche tradizionali hanno costituito, negli ultimi anni, uno sbocco commerciale di grande redditività, e buona parte delle missioni etnomediche sul campo sono state finanziate dalle stesse industrie farmaceutiche. IDROTERAPIA Impiego terapeutico di acque semplici o medicate sotto varie forme: bagni, frizioni, spugnature, impacchi. L’acqua nei trattamenti viene utilizzata calda o fredda. IPNOSI In un punto imprecisato tra il sonno e lo stati di coscienza esiste la condizione che gli ipnotisti utilizzano per migliorare lo stato psicofisico di una persona: l’ipnosi. Questo stato, simile a quello di trance, è analogo a quello che sopraggiunge nel dormiveglia. Alcune persone sono in grado di svolgere in questa condizione i loro compiti con efficienza, di obbedire a ordini e di parlare lucidamente al fine di migliorare il proprio stato e superare alcuni problemi psicofisici. IRIDOLOGIA L’occhio, e in particolare la parte colorata di esso, cioè l’iride, è un perfetto termometro dello stato di salute del corpo. Attraverso il suo tessuto, il suo colore e le sue macchie, l’iride di un occhio può fornire, ai professionisti di un metodo diagnostico chiamato “iridologia”, un quadro completo delle condizioni psicofisiche di una persona, delle sue predisposizioni a certi tipi di malattie, delle sue componenti genetiche. DIGITOPRESSIONE E’ un metodo di guarigione basato sul massaggio di punti precisi del corpo. E’ in pratica l’unione di massaggio e agopuntura: il terapeuta in questo caso usa la pressione con il pollice sui punti agopunturali, cioè i meridiani (canali in cui scorre l’energia). 17 PAGINA Numero 1/2001 Abbiamo perso qualcosa per stradaÖ Maura Cattanei * Quelle che noi chiamiamo “medicine non convenzionali” sono tali solo per l’occidente, tutti i paesi orientali hanno basato la cura della salute su di esse da millenni; l’Ayurveda, madre di tutte le terapie praticate in oriente e che oggi vengono proposte anche a noi, si basa su testi scritti millenni addietro; l’Omeopatia, la Chiropratica, l’Aromaterapia, la Cromoterapia ecc., sono sue derivazioni, oppure branche di sapere derivate dall’osservazione della natura ma basate su percorsi cognitivi che a noi sono estranei solamente perché la nostra cultura si è sviluppata in una direzione prettamente “scientista” materialistica e positivista. Questo nostro modo di pensare è nato in tempi relativamente recenti con la nascita dell’Illuminismo ed è innegabile che questo sistema di studio della Natura ha creato grandi possibilità per l’uomo. I farmaci di cui possiamo disporre ora, la strumentazione sia diagnostica che terapeutica ci aiutano a guarire da molte malattie, o quanto meno a limitarne i danni; la nostra aspettativa di vita si è fatta più ampia, a volte abbiamo la sensazione di rasentare l’immortalità, arriviamo a demonizzare la morte, a rifiutarla ed esaltiamo il complesso delle pratiche terapeutiche, affidandoci ad esso, rinunciando spesso al nostro spirito critico. Ma non serve andare troppo lontano nel tempo quando anche noi, come tutti i popoli della terra, basavamo la cura della salute e della malattia su rimedi che venivano dal campo dietro casa. Fino alla seconda metà del secolo scorso, e sto parlando del XX secolo, molte zone italiane erano tagliate fuori dalle grandi vie di comunicazione; arrivando agli anni seguenti la Seconda Guerra Mondiale c’erano paesi e valli che erano raggiungibili solo dopo giorni di viaggio. Prima dello svilupparsi di un’organizzazione sanitaria nazionale che si allargava verso le campagne, esisteva una sorta di “autarchia sanitaria” resa indispensabile dall’assenza di presidi medici. La medicina popolare era l’unica possibile forma di difesa contro le malattie, gli ospedali erano pochi e lontani ed erano quindi visti come luoghi in cui si consumava l’irreparabile, era il posto “altro” dove si andava a morire, i medici erano rari, le levatrici assolvevano al compito di curare gli infermi, oltre a quello di far nascere i bambini. Per queste ed altre ragioni che analizzeremo più avanti, la medicina popolare era articolata secondo un carattere “preventivo” ed era organizzata attraverso operatori il cui accreditamento era dovuto a particolari doti carismatiche prima che a titoli di studio, erano i guaritori, gli erboristi, i magari, le fattucchiere che si tramandavano le conoscenze da madre a figlia, da maestro a discepolo. La stragrande maggioranza di questi personaggi era di sesso femminile. 18 PAGINA Così come veniva riconosciuto alla donna il primato della vita come partoriente o come levatrice, così le si riconosceva il ruolo di protagonista nel quotidiano, la “madre” si prende cura del corpo dalla nascita alla morte, nella salute e nella malattia. Fino a pochi decenni fa il sapere medico relativo al ciclo gravidanza-parto-allattamento e le malattie infantili erano gestiti in prima persona dalle donne, poi l’ospedalizzazione del parto e la nascita dei consultori pediatrici hanno modificato radicate abitudini, relative credenze e contesto relazionale. In ogni famiglia c’era una donna che possedeva la conoscenza delle erbe e delle tecniche per conservarle e raccoglierle, essa si sceglieva una discepola tra le ragazze della famiglia e la addestrava a succederle; nei casi più gravi o che coinvolgevano tutta la comunità le donne si scambiavano le conoscenze e si organizzavano in azioni corali che coinvolgevano tutti. Da questo contesto nascevano le pratiche di guarigione, che non si limitavano all’uso di erbe o piante ma sfruttavano la particolare energia che permeava certi luoghi o sfruttavano antiche credenze, una per tutte: nelle valli della Teverina la terapia di tutti i dolori è l’imposizione di un bastone che era servito per ammazzare una vipera, che stava mangiando un rospo “nel solleone”. Come non paragonare questa pratica con il simbolo che dagli antichi greci in poi rappresenta per noi l’arte medica: i serpenti arrotolati sul bastone del Caduceo. Altri detentori di questo sapere naturale erano i monaci specialmente benedettini, Infermiere a Pavia cistercensi, certosini, francescani. I monaci erano i conservatori del sapere scritto, molti libri sarebbero andati perduti se non fossero stati trascritti dai monaci amanuensi che con pazienza copiarono e ricopiarono i testi dei greci Erodono, Ippocrate, Teofrasto, Eresio, Dioscoride, Esculapio, e dei latini Catone, Virgilio, Galeno (ancora oggi chiamiamo i farmaci preparati direttamente dal farmacista “galenici”). Questi testi, insieme a trattati cinesi, fenici, egiziani, assiri ed ebrei, hanno costituito il corpo organico del sapere umano in merito a piante ed erbe medicinali, unici medicamenti allora conosciuti. Ancora oggi in molti monasteri sorgono orti botanici dove si coltivano erbe medicinali, e i monaci preparano nei loro laboratori misture per infusi e decotti e distillano elisir. La medicina monastica e la medicina dei semplici, le erbe medicinali, sono stati alla base della farmacologia fino al tardo Ottocento, da quando la moderna industria farmaceutica ha soppiantato i rimedi naturali con quelli sintetici o chimici. Abbiamo dimenticato che l’Aspirina deriva dalla corteccia del salice, che la digitale, arbusto i cui fiori scendono a cascata e si dicono rifugio di fate, è da sempre un farmaco usato nelle insufficienze cardiache, che dalla quercia viene estratto il tannino, potente astringente ed emostatico. Se interroghiamo i nostri nonni, o anche solo i nostri genitori ci diranno che la cura per gli ossiuri consiste nel mettere al collo del bambino una collana di teste di aglio e che il tarassaco è un’erba di molte virtù: contiene le vitamine A,B,C un alcaloide, glucidi, sali minerali, insulina, è antiscorbutico, diuretico, lassativo; il tarassaco è il comuna dente di leone, come frutto produce il soffione, quella bella palla i cui soffici piumini ci divertivamo a far volare con un soffio. Le terapie che ci vengono dalla tradizione popolare sono legate ad alcune specificità: le tecniche sono articolate in ingestione, contatto, applicazione del medicamento stesso; l’uso di alcuni prodotti facilmente reperibili nelle campagne, olio, malva, gramigna, prezzemolo, aglio, pane, è polivalente e si estende anche alla sfera della veterinaria; una delle regole più importanti, e la meglio dimenticata, che bisogna tener presente è quella che prescrive la raccolta delle erbe, essa deve essere effettuata in periodi, giorni o notti particolari. Questa pratica, oltre a facilitare la memorizzazione del momento in cui le proprietà della pianta sono più efficaci, risponde alla necessità di stabilire un legame fra i cicli del cielo, della terra, dell’uomo in una concezione spazio temporale specifica per la quale la vita umana non è separata da quella degli altri esseri viventi, oltre a questo, la pianta così raccolta beneficia della protezione e dell’intervento del santo del giorno assolvendo alla parte magico-rituale compresa nella pratica del guarire; per quanto riguarda le malattie psicosomatiche, esse hanno uno spazio loro e rimangono uno dei settori di competenza più ampi della medicina popolare. La Medicina Popolare è l’espressione di una concezione magico-religiosa dell’esistenza che noi uomini del XXI secolo e MASSAGGIO ZONALE tecnica di massaggio mediante la quale si può curare tutto l’organismo agendo su zone riflesse situate nei piedi o nelle mani. MEDICINA CINESE L’insieme dei farmaci naturali, delle tecniche di massaggio (Tuinà) e delle regole di alimentazione cinesi. MEDICINA TERMALE L’acqua termale, grazie alla temperatura elevata e al contenuto di minerali, ha proprietà curative nei confronti di diversi disturbi. Alle terme è usata per bagni terapeutici, per inalazioni, miscelata a fanghi termali per impacchi o per via orale. MEDICINA ORTOMOLECOLARE Metodo terapeutico che consiste nella somministrazione di dosi elevate di vitamine e sali minerali per la salute fisica e mentale. MEDITAZIONE Metodo attraverso il quale si può raggiungere il controllo della mente e dei processi mentali. Comprende diverse tecniche (meditazione yoga, meditazione taoista, ecc) e la sua pratica risale a civiltà antichissime. METODO DI ALEXANDER Questo metodo permette di riacquistare un corretto schema corporeo e di imparare una buona respirazione, eliminando delle errate posizioni del corpo. METODO FELDENKRAIS L’obiettivo dell’ideatore di questa tecnica era quello di ottenere un corpo “organizzato per muoversi con il minimo sforzo e la massima efficienza”. Moshe Feldenkrais, esperto in medicina ingegnieristica, elaborò il metodo che da lui prende il nome per aiutare le persone a imparare a muoversi e acquisire metodi per migliorare postura e movimenti. E’ praticato da atleti, ballerini, attori ed è indicato per la persone con problemi neurologici 19 PAGINA Numero 1/2001 occidentali, abbiamo completamente perso, è patrimonio di conoscenze empiriche in cui la malattia è interpretata come il prevalere delle forze negative e il corpo è considerato nel suo contesto somatico, psichico e relazionale. La spersonalizzazione che consegue al ricovero ospedaliero ci priva di tutto il contesto socio-culturale in cui si svolge normalmente la nostra vita. Le pratiche terapeutiche della medicina popolare, invece, nascono proprio dalla cultura che permea il territorio, non sono solo di tipo farmacologico, legate alla presenza di principi attivi presenti in certe piante, ma agiscono più complessivamente sul terreno psicosomatico e sono sostenute dal sub-strato culturale ed emotivo comune tra malato e guaritore. Le componenti magico-religiose dei procedimenti terapeutici popolari sono quelle che più ci lasciano interdetti e diffidenti, l’aura di superstizione che le permea ci allontana da queste pratiche, i luoghi un tempo deputati alla guarigione di certe malattie, sono ora deserti, ma da sempre l’uomo ha percepito la malattia come un’aggressione da parte di forze ostili e il concetto che essa possa essere determinata da una colpa personale, collettiva o dall’infrazione di una norma di comportamento resta nel nostro subconscio. Nella medicina ebraica questo concetto è preminente, il primo malato della storia, riportato dalla Bibbia, è Avimelek, re di Gerar, esso colpito dalla bellezza di Sara, moglie di Abramo, la fa rapire. Subito lui e tutta la sua corte si ammalano di una malattia che colpisce gli organi genitali, e solo la riparazione del suo errore e la preghiera del giusto Abramo può guarirlo. La malattia è conseguenza di un fallo morale e colpisce le parti connesse all’infrazione. Nella tradizione ebraica la preghiera del giusto, il silenzio e il digiuno sono essenziali per ristabilire il giusto equilibrio tra l’essere umano, fallace, le leggi di natura e la Legge di Dio, solo così l’uomo potrà sperare nella riconciliazione e nella guarigione. Anche nella nostra tradizione il digiuno, l’acqua e la preghiera, spesso ridotta a formule che la guaritrice sussurrava a bassa voce in modo inintelleggibile, pena la perdita dei suoi poteri, facevano parte del contesto in cui operava la maga e le conferivano l’aura carismatica delle persone in diretto contatto con il divino. Nel nostro inseguire il benessere ad ogni costo, nell’abbandonarci alla scienza medica occidentale, abbiamo perso quello che è l’aspetto più profondo della salute: lo stare bene nel proprio ambiente e con noi stessi. Questa perdita ha probabilmente dato origine a molte delle malattie psicosomatiche che ci tormentano e ci impedisce di cercare dentro di noi la forza di reagire alle patologie che minano il nostro fisico. Negare la connessione tra la materia che compone il nostro corpo e lo spirito che lo anima, qualunque nome gli si voglia dare, ci porta a vivere in modo incompleto non solo la malattia ma anche il quotidiano. La figura del terapeuta è sempre stata quella di un essere investito di particolari doti, attribuzioni, poteri, anche nella nostra cultura ci sembra un miracolo trovare un medico in grado di guarirci, colui al quale affidiamo la nostra vita e la nostra salute “deve” avere un rapporto privilegiato con il divino. Anche se le sue conoscenze sono spesso fatti culturali espressione della realtà esistenziale in cui vive e opera, ciò non toglie che dovrebbe cercare una collaborazione più stretta tra i diversi specialisti che si occupano della salute, compiere questo passo potrebbe rispondere alle molteplici esigenze e alle molte culture che si stanno diffondendo nel nostro paese, importate sia da noi stessi che dai tanti immigrati che arrivano da paesi lontani. Medicina e psicologia da sole non bastano a rispondere a tutte le domande sul perché e sul come della malattia, la medicina popolare, uscendo dal contesto di superstizione a cui è stata relegata può aiutare a definire quanto il contesto magico-rituale incida nei progetti di guarigione. In questa nostra società industriale, dove è forte l’individualismo, ritrovare la fiducia nell’”altro”, sia esso persona, fede, cultura, idea, può aiutarci a riaprire le porte alla Vita. Scacciare la paura del “diverso da noi” può aiutare Madre Natura a prenderci per mano e portarci verso la nostra guarigione. Bibliografia Q Liviana Amici:” Medicina Popolare della Teverina” edita dalla Regione Lazio 1992 Q A.A.V.V.: “Medicine e Magia” Bergamo 1989 Q P. Giovetti: “I guaritori di campagna”, ed Mediterranee Q Messegue: “Il mio erbario”, ed Mondatori Q Mario Rigoni Stern: “Uomini, boschi e api” ed Einaudi Q Frà Domenico Palombi: La medicina dei semplici ed Torchio De’ Ricci, Certosa di Pavia Q Daniela Abravanel: “Malattia e guarigione nella tradizione ebraica, il potere curativo della preghiera, dell’acqua, del silenzio e del digiuno” inserto di Riza Scienze, ottobre 2000. L’autore * Infermiera Professionale - ASL Pavia MOXITERAPIA Applicazione sui punti dell’agopuntura di coni di artemisia caldi allo scopo di regolare, tonificare e aumentare il flusso di energia dell’organismo. MUSICOTERAPIA Secondo i terapeuti non solo ascoltare musica ma che fare musica, seppure in modo rozzo, può aiutare una persona a esprimere una serie di emozioni e problemi che non riescono a essere espressi. La musica diventa, in pratica, un mezzo per acquisire e risolvere conflitti interiori. OMEOPATIA L’omeopatia è un sistema curativo che fa parte del gruppo delle cosiddette “bioterapie”, metodiche che non utilizzano preparati farmacologici di origine chimica, ma sostanze provenienti dal mondo della natura, trattate secondo particolari procedimenti che ne potenziano l’efficacia. OSTEOPATIA Metodo che consiste nella manipolazione delle articolazioni e dei muscoli per correggere le alterazioni muscolo-scheletriche e altri squilibri fisici. PRANOTERAPIA Grazie all’imposizione delle mani del terapeuta su alcune zone del corpo l’energia viene stimolata e incanalata in tutti i distretti dell’organismo per apportare benessere. Risale alla preistoria delle religioni tribali di tutto il mondo. 20 PAGINA Infermiere a Pavia Le malattie da congestione e da inibizione secondo le regole della “Medicina psico-spirituale” Marisa Bergognoni * “Il corpo è come un giardino del quale la mente è un giardiniere. I sentimenti di soddisfazione e di gioia favoriscono l’equilibrio e l’armonia della nostra ecologia interna. E il suolo così concimato produce buoni frutti. Per contro, sentimenti come il dolore e la tristezza tolgono al terreno energia e fertilità” Neville Hodkinson INTRODUZIONE L’uomo è un essere molto complesso. Egli non è solo materia, ma è anche intelletto, sentimento, volontà e soprattutto Spirito. Per comprenderlo veramente bisogna pertanto fare appello non soltanto alla biologia, ma anche alla psicologia, alla religione e soprattutto alle antiche dottrine esoteriche (da “es” ovvero “interiore”) che affermavano esservi un uomo “visibile” ed un uomo “invisibile”. Il significato di tale affermazione risiede nel concetto che l’uomo non ha soltanto un corpo materiale, visibile e solido, ma anche altri “corpi” o veicoli, che sono invisibili all’occhio fisico. Secondo il pensiero esoterico non esistono solo le tre dimensioni dello spazio fisico, ma anche altre dimensioni, che non possono essere percepite dai cinque sensi limitati ed illusori, ed in ognuna di queste dimensioni lo Spirito dell’uomo, il Sé o Anima individualizzata, ha un veicolo o un “corpo” di espressione. L’uomo, nella sua globalità, possiede pertanto due “aspetti”: quello personale e quello spirituale. L’aspetto personale, inteso come incarnazione dello spirito, può essere a sua volta suddiviso secondo S. Paolo, in: corpo o soma – sistema altamente complesso di svariate energie chimiche, vitali, biologiche, magnetiche ed elettriche; psyche - parte dell’uomo che non è più fisica ma non è ancora spirituale e che corrisponde a quelli che vengono chiamati dalle dottrine esoteriche “corpi sottili”. I “corpi sottili” sono veicoli, componenti dell’uomo in quanto Spirito, assimilabili a “tracciati di onde stazionarie”, simili a “campi di forza” in stato di continuo movimento e flusso; essi costituiscono il lato psichico dell’uomo e vengono, a loro volta, suddivisi in: corpo eterico - anch’esso di natura fisica come il “soma” ma rappresentante la controparte vitale e bio-elettrica del corpo fisico denso; corpo emotivo o astrale - il “veicolo” delle emozioni e dei sentimenti nella parte più elevata; corpo mentale - aspetto intellettivo della psiche. Considerando il tutto come energia a diverso livello vibratorio, l’uomo può essere inteso come una manifestazione dell’energia universale ed eterna che ha una manifestazione “oggettiva”, una “forma” nel mondo “delle cose”. La difficoltà principale dell’uomo comune nell’accettare una simile teoria risiede nel fatto che, normalmente, egli non è cosciente dei suoi “corpi sottili” in quanto è esclusivamente concentrato sul suo corpo fisico denso che invece, secondo il pensiero esoterico, è solo uno strumento, un’automa dei veri veicoli del Sé sul piano fisico: il corpo eterico ed il corpo astrale. In particolare il corpo eterico costituisce “l’aura” di una persona, di qualità e vibrazione diversa a seconda del grado di purezza e di realizzazione interiore. SPIEGAZIONI DELLA MALATTIA PERCHÉ L’UOMO SI AMMALA ? Dal punto di vista esoterico le malattie derivano da uno stato di “disarmonia” e di “mancanza di allineamento” fra “vita” e “forma”; ovvero tra il Sé, che è il Vero 21 PAGINA Numero 1/2001 Uomo dotato della “scintilla divina”, ed i suoi “veicoli” di espressione. La malattia è la manifestazione fisica di un difetto di sintonia vibratoria fra le energie presenti ai vari livelli psichici dell’uomo; questo purtroppo è inevitabile in quanto l’individuo non è cosciente della sua vera essenza ed “è vissuto” a livello fisico dai suoi veicoli “superiori” che non è in grado di usare consapevolmente. L’uomo comune è come un automa, una macchina , preda di impulsi, desideri, esigenze che gli provengono dalla sua natura inferiore ed è quindi condizionato da essi. Peraltro, la malattia pur essendo uno degli effetti inevitabili dello stato comune di incoscienza e di limitazione, è anche utile perché essa indica in maniera “tangibile” gli errori e le deficienze presenti nell’individuo. Questo è un aspetto molto importante della malattia, che non deve essere trascurato, in quanto essa nasconde un “messaggio” che deve essere decifrato, poiché a seconda dell’organo e della funzione che sono colpiti, vi è uno specifico problema, un conflitto diverso, un errore da individuare e correggere nel coacervo di energie, veicoli e manifestazioni che costituiscono l’uomo nella sua globalità. Si può, in un certo senso, affermare che esiste un “linguaggio degli organi”, un simbolismo comportamentale, che deve essere interpretato nel modo corretto. La malattia, nei suoi effetti, ha anche un’ aspetto “purificatorio” ed “evolutivo” in quanto, una volta che essa viene risolta con la guarigione, il conflitto che l’ ha generata si scioglie e le energie mal dirette o bloccate che determinavano lo stato di “disarmonia” si sviluppano nel modo giusto anche se ciò avviene solo “temporaneamente”. E’ possibile infatti in verificarsi di una ricaduta ogni volta che l’uomo ricade nello stesso errore o non è in grado di evolversi stabilmente verso una maggiore consapevolezza. La suddivisione delle malattie secondo due cause: Le due branche del sistema nervoso vegetativo, il sistema simpatico ed il sistema parasimpatico, pur avendo funzioni antagoniste servono a mantenere l’equilibrio interno dell’uomo con una precisa corrispondenza a livello fisiologico di quello che accade a livello psicologico. A livello psicologico, infatti, esiste il conscio e l’inconscio che corrispondono, per le loro funzioni, rispettivamente al sistema simpatico ed al sistema parasimpatico e sia fra i due poli neurovegetativi che fra i due poli psichici deve esistere una situazione di armonia e di equilibrio nei flussi e riflussi di energia che li attraversano. Il flusso dell’energia psichica che va dall’inconscio al conscio viene denominata “progressione” mentre quella che va dal conscio all’inconscio viene denominata “regressione”. In un individuo maturo ed armonico psicologicamente questi due movimenti dovrebbero alternarsi ritmicamente in situazione di equilibrio; nella realtà tale situazione di equilibrio è molto rara e di solito vi è preponderanza dell’uno o dell’altro movimento, con conseguente stato di conflitto, di disarmonia, di malessere, come avviene a livello fisiologico a causa della squilibrio fra il simpatico ed il parasimpatico. Tale polarità viene spiegata a livello esoterico come una verità universale; in tutto il cosmo ed a tutti i livelli esiste la dualità ed il ritmo di vita e di morte, del giorno e della notte, del maschile e del femminile, del positivo e del negativo, del bene e del male. Questo è il grande respiro cosmico della creazione, il battito del cuore dell’universo che scandisce il misterioso ritmo della vita della quale l’uomo e parte. Quando in un uomo l’energia psichica e spirituale tende prevalentemente verso l’esterno nel movimento di progressione (verso la realtà circostante) si definisce tale soggetto come “estrovertito”; per contro quando in un individuo il flusso dell’energia psichica e prevalentemente diretto verso l’interno (verso il sub-conscio, verso l’ego) nel movimento di regressione, tale individuo viene definito come “introvertito”. Nel caso di individuo “estrovertito” il soggetto corre il rischio dell’ errore di “congestione”; in questo tipo di errore possono cadere non solo coloro che tendono spontaneamente ad usare il sistema simpatico per prepararsi alla lotta, all’auto affermazione, ma che poi non estrinsecano questa tendenza per una repressione inconscia. Vi cadono anche quelli che sono privi di autodominio, che non sanno controllare le emozioni, le passioni ed i desideri e che pertanto si abbandonano ad essi incontrollatamente. L ’ e c cessivo sfogo di una energia psichica provoca dei disturbi simili a quelli dovuti alla stato di “tensione senza sfogo” e l’eccessivo uso incontrollato di un’energia è nocivo per l’individuo e per coloro che lo circondano. Nel caso di individuo “introvertito”, poiché le energie si volgono prevalentemente all’interno, vi è una fuga dalla realtà, un disadattamento alla vita, un rifugiarsi nel- l’inconscio, con possibilità di regressione a stadi infantili ed immaturi che dovrebbero essere superati. In questo caso l’individuo corre il rischio dell’errore della “inibizione” e ciò è molto nocivo, perché l’uomo vive anche di rapporti e lo scambio con l’esterno è necessario e vitale. LE MALATTIE DA CONGESTIONE Il fenomeno della congestione si instaura quando un individuo, per una qualsiasi ragione, non utilizza delle energie, delle qualità, delle tendenze che già possiede e che sarebbero pronte per essere usate. Non è un fenomeno inconscio, come l’inibizione, ma è un fenomeno cosciente, anche se involontario, che è dovuto sia a cause esterne e sia a cause interne. Per quanto riguarda le cause esterne, talvolta è la stessa vita che non consente all’uomo di esprimere le proprie facoltà; ad esempio può accadere che il lavoro che un soggetto svolge assorba solo alcune delle sue capacità, delle sue tendenze lasciandone inoperose delle altre. La vita moderna frequentemente costringe l’uomo all’unilateralità e la specializzazione e la nota dominate di questa epoca. Se un persona è costretta, senza volerlo, ad usare per un periodo prolungato una sola delle sue funzioni, l’intero organismo fisico-psichico ne risente. U n uomo d’affari, ad esempio, può anche avere delle esigenze affettive o artistiche che però spesso “non ha tempo” di coltivare e di esprimere. Le sue energie psico-spirituali vengono pertanto “congestionate” in quanto vengono compresse, intasate in queste esigenze insoddisfatte. Non è raro il caso di ulcera peptica negli uomini d’affari e ciò è stato accertato dalla medicina psicosomatica che ha individuato la causa di tale ulcera nella ipersecrezione gastrica in soggetti con bisogni affettivi lungamente repressi da fattori esterni; quando il desiderio di essere amato e di amare in tali soggetti non trova soddisfazione, “regredisce” al desiderio di essere nutrito. Le cause interne della congestione sono invece di carattere psicologico e dipendono da difetti di carattere, dal temperamento, dalle umane deficienze (pigrizia, mancanza di volontà, egoismo, sfiducia, paura ecc.). Può accadere, ad esempio, che una persona sia molto sensibile, affettiva, capace di amore e di altruismo, ma non usi queste sue doti per pigrizia, mancanza di fiducia in se stessa o timidezza. Oppure vi può essere un individuo molto intelligente, con capacità mentali notevoli, che 22 PAGINA non mette a frutto questo suo sviluppo intellettuale perché è indeciso, debole e diffidente. Tuttavia queste facoltà sono presenti e sono “energie” che corrispondono all’uno o all’altro dei veicoli sottili dell’uomo ed esse tendono continuamente a volersi esprimere. Una persona che ha delle congestioni psichiche è sempre tesa, irritabile, agitata. Le zone psichiche dove le energie vengono bloccate sono “infiammate” e tale infiammazione si scarica nelle zone fisiche corrispondenti, producendo una iperattività degli organi o delle ghiandole implicate. Se un dato centro è continuamente congestionato, inizia a funzionare in maniere disordinata e può produrre una “proliferazione” di cellule nella zona fisica corrispondente ovvero un tumore. LE MALATTIE DA INIBIZIONE Secondo a psicanalisi l’inibizione è un evento che accade sotto il livello della coscienza (viene infatti denominata “inibizione inconscia”) ed è costituito da un impedimento od ostacolo di origine psichica, del quale l’io cosciente non si rende conto, di funzioni psichiche e psicosomatiche. Per “inibizione” la medicina psico-spirituale intende qualcosa di più ampio e costituito da una situazione di “inedia psichica con cumuli di forze soggettive che bloccano la corrente vitale”. Essa si genera, non solo in seguito all’azione di meccanismi inconsci di difesa o per paure legate a qualche trauma del passato, ma anche a causa di una tendenza errata dell’individuo a reprimersi, a controllarsi troppo , sia per temperamento, sia per un’educazione sbagliata e sia per un atteggiamento immaturo verso l’ambiente. Qualunque sia la causa dell’inibizione, le conseguenze sono sempre le stesse, ovvero l’auto-intossicazione, la svitalizzazione ed il blocco delle energie che impedisce la funzione e l’attività di un organo fisico o di un aspetto psicologico. A differenza della congestione, l’inibizione produce uno stato d’inerzia, di inaridimento e di generale ipotonia ed astenia. Infatti, mentre la congestione deriva da uno sperpero di energie o da un’inutilizzazione di una facoltà già pronta ad essere espressa, l’inibizione deriva da un blocco di energie e dal mantenere una funzione, una facoltà, un impulso allo stato immaturo e statico, impedendone la crescita e la normale evoluzione. L’inibizione produce “regressione” ovvero un rifugiarsi verso l’inconscio e, come avviene in tutti i disturbi connessi Infermiere a Pavia con il para-simpatico, interessa prevalentemente la vita vegetativa, la funzione del nutrirsi, quella della digestione e dell’eliminazione. L’anoressia nervosa, ad esempio, è una tipica inappetenza di origine psichica. In ogni caso il processo dell’inibizione di un’energia o di una funzione produce sempre un profondo senso di astenia, di abulia, di depressione, con risentimenti sull’organismo fisico, che il medico non sa spiegare, perché sono soltanto funzionali; tali risentimenti sono ipotensione, ipoglicemia, bradicardia, sonnolenza, facile stancabilità, ecc. Vi sono aspetti negativi ed aspetti positivi sia nell’inibizione che nella congestione e non è facile stabilire quale delle due risulti più pericolosa e quale delle due indichi maggiore maturità spirituale. Non bisogna dimenticare che la causa principale di queste due tendenze, anche se non l’unica, è il temperamento, il tipo psicologico al quale un soggetto appartiene, che può essere prevalentemente estrovertito, con preponderanza del cosciente e del simpatico, oppure prevalentemente introvertito con prevalenza dell’inconscio e del para-simpatico. Questa suddivisione in due sole categorie di tipi psicologici appare inoltre troppo schematizzata e semplicistica. Infatti essa va considerata con una certa elasticità perché esistono anche dei “soggetti misti”, nei quali le due tendenze principali si alternano, con minore o maggiore equilibrio, ed esistono inoltre dei “sottotipi”, che è difficile catalogare, perché non hanno un carattere ben definito, essendo ancora nella fase di maturazione inconscia. L’uomo è un essere complesso e non è mai statico; egli è in continuo movimento, in continua evoluzione ed in continuo cambiamento per cui può anche passare, nel corso della sua vita, da una tendenza all’altra. CONCLUSIONI L’uomo tende ad attribuire i suoi mali e le sue sofferenze a forze esterne a lui, al destino avverso cui l’umanità è condannata. Egli non sa (o non vuole sapere) che il più delle volte è egli stesso l’artefice dei suoi mali e che il destino non è altro che il manifestarsi di una legge di equilibramento, messa in moto da lui stesso. Inoltre non sa che tutti gli uomini sono in realtà collegati da fili invisibili, da correnti di energie che fluiscono dall’uno all’altro e che quindi il male di uno è anche il male dell’altro. La meta dell’uomo è quella di giungere all’equilibrio e all’armonia e perciò egli è stato messo in una condizione di dualità, che è solo strumentale, perché dall’attrito, dalla lotta ed infine dall’armonizzazione delle polarità scaturisce il terzo fattore: la coscienza. La stessa struttura e costituzione psicospirituale dell’uomo è tale da rivelare questo suo compito sintetico ed intuitivo. Egli è infatti una creatura che appartiene a due regni: quello materiale e quello spirituale e che fa da ponte fra i due con i suoi veicoli sottili; è necessario approfondire la conoscenza di questi due veicoli, quello che la scienza oggi ancora non spiega e cioè il rapporto fra anima e corpo, fra psichico e fisico. Bibliografia Q Angela Maria La Sala Batà, Medicina Psico-spirituale, Edizioni Armonia e Sintesi 1996 Q Andrei Stanway, Guida alle medicine Naturali, RED Eizioni 1988 L’autore * Infermiera Professionale C/O D.H. Ginecologia 24 Policlinico S. Matteo di Pavia RADIESTESIA Tecnica di guarigione a distanza, sviluppata dall’abate Mermet negli anni venti. Molto simile alla radionica, impiega pendolini, quadranti e altri strumenti per individuare e guarire disturbi a distanza. REBIRTHING Tecnica che induce i pazienti a rivivere il processo della nascita come forma di psicotarapia. I terapeuti sostengono che rivivendo il dolore e l’ansia del momento della nascita si possano superare problemi psicologici attuali. 23 PAGINA Numero 1/2001 Correlazione tra assistenza infermieristica e teorie della medicina olistica Maria Rosaria d’Emanuele* Ch’i Po disse: “L’ottimo nell’arte di guarire può essere realizzato quando vi è unità” L’imperatore chiese: “Cosa si intende per unità?” Ch’i Po rispose: “Quando le menti della gente sono ristrette e la saggezza è esclusa essi rimangono legati alla malattia. Pure i loro sentimenti e desideri dovrebbero essere analizzati e le idee dovrebbero essere seguite; e allora diventa evidente che coloro i quali hanno raggiunto spirito ed energia stanno fiorendo e prosperando, mentre periscono coloro i quali perdono il loro spirito ed energia” [Una conversazione tra Ch’i Po, maestro di agopuntura, e l’Imperatore Giallo, dall’antico classico Nei Ching] Il mondo della medicina olistica è talmente vasto da suscitare nell’immaginario collettivo fascino oppure scetticismo. In realtà c’è molta confusione ancora riguardo questa dimensione così lontana dal nostro modo di vivere e di intendere la salute ed il benessere. Il termine stesso “medicina alternativa” raccoglie una vasta serie di pratiche, filosofie, tecniche, discipline di provenienza orientale che occorre scindere e chiarire prima di inoltrarsi nell’argomento. La medicina orientale è arte e non solo scienza, è un sistema di pensiero sviluppato nel corso di millenni ed affonda le sue radici nella filosofia, nella logica, nella sensibilità e nelle abitudini di una civiltà del tutto estranea alla nostra. Da ciò consegue una diversa percezione del corpo, della salute e della malattia e la visione olistica dell’uomo, un movimento rinnovatore che ha spostato l’attenzione dalla malattia alla salute ed alla persona umana nella sua interezza. Medicina orientale e occidentale hanno però radici comuni: idee più o meno simili riguardo alla natura delle cose e dell’uomo. Bisogna allora andare a ricercarne l’essenza rifacendosi alle teorie di Ippocrate, Aristotele e Galeno quali pietre miliari della nostra tradizione. Ritroviamo quindi la teoria dei quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco), la teoria degli umori (sangue, flegma, bile gialla e bile nera) ed il concetto dell’equilibrio. Quest’ultimo aspetto ha influenzato molto il pensiero filosofico medico poiché ha delineato il concetto di malattia e di salute: la salute dipende dall’equilibrio degli elementi, la malattia dalla loro disarmonia. Nella dottrina umorale di Ippocrate e successivamente avvallata da Galeno, la patologia è dovuta ad un accumulo in un organo o distretto di uno degli umori che va a costituire la materiae peccans: da qui deriva la necessità della materiae detractio, cioè dell’eliminazione della sostanza patologica accumulatasi (salassi, vomito, clistere, incisione di ascessi, ecc.). Si fa strada con Galeno anche il concetto di interrelazione tra mente, corpo e spirito. Egli riconosce la presenza di un’entità superiore che governa le forze della natu- ra così riconosce nell’equilibrio e nell’energia delle funzioni dell’organismo la presenza di Dio. Parla di anima e riprende la tradizionale tripartizione dell’anima platonica: l’anima razionale è nella testa, l’anima irascibile nel cuore e l’anima concupiscibile, dei desideri più corporei, nel fegato. Aristotele, con il suo principio di “non contraddizione” per cui A non può mai essere non A (cioè che la stessa cosa non può contemporaneamente essere e non essere), rappresenta il pensiero dominante della cultura occidentale ed è con la sua apparizione che viene a crearsi quella netta demarcazione tra il pensiero medico orientale e quello occidentale. Secondo il pensiero filosofico taoista Yin e Yang sono forze complementari ed opposte che descrivono come le cose funzionino in relazione l’uno all’altra ed in relazione all’universo. • Yin e Yang devono necessariamente contenere in sé la possibilità dell’opposizione e del mutamento. • Yang è l’elemento attivo, maschile, caratterizzato dal caldo, dalla luce, dal movimento, l’eccitazione e la crescita. • Yin è l’elemento passivo, buio, femminile, freddo, lento, associato all’introversione e al riposo. Ogni cosa, animata o inanimata, contiene entrambi gli aspetti Yin e Yang: lo spazio è fatto di terra e cielo, il tempo è fatto di notte e giorno, i membri di una specie sono femmine e maschi, la temperatura è calda e fredda, e così via. • Yin e Yang sono a loro volta espressione del Qi (leggi ci), l’energia che si trova in ogni cosa, materiale o immateriale, animata e non. I cinesi hanno osservato i processi vitali ed il rapporto fra l’uomo e il suo ambiente per migliaia di anni. L’approccio cinese considera in senso più globale la salute, la malattia ed il delicato equilibrio fra queste due forze opposte. La medicina cinese considera il corpo nella sua globalità: un sintomo è sempre messo in relazione con l’intero corpo. Diversa è la struttura logica della nostra medicina la quale si occupa di categorie o agenti patologici suscettibili di essere isolati. Il medico 24 PAGINA occidentale parte da un sintomo e ne ricerca il meccanismo sottostante: una causa precisa per una malattia specifica, dalla causa ne ricava una diagnosi (logica analitica). La visione olistica del medico orientale fa in modo che egli consideri sia la sfera fisiologica sia quella psicologica della persona; indi raccoglie tutte le informazioni che includono il sintomo ma anche altre caratteristiche generali del paziente (caratteriali, fisiche e ambientali) le quali vengono tessute insieme fino a costituire un “quadro di disarmonia”. Noto è il contributo di Florence Nightingale (1820–1910) riguardo l’alimentazione, l’igiene personale, l’ambiente circostante (la luce, l’aria, la tranquillità, la pulizia, la temperatura), tutti elementi che interagiscono con la persona. Ella pone la persona al centro considerandola in ogni suo aspetto ed in ogni sua parte. Ecco quindi emergere il concetto olistico dell’uomo: microcosmo in armonia con il macrocosmo. Identifica un campo di competenze specifiche diverse da quelle mediche, fondate sulla ricerca continua di elementi che rivitalizzano e rigenerano la persona migliorandone la qualità di vita in ogni suo aspetto e, usando parole sue, mettono in opera “tutto ciò che mobilizza la loro energia ed il loro potenziale di vita”. I concetti sin qui enunciati mostrano molte similitudini con la medicina filosofica orientale la quale, conservando quella purezza di forme e di contenuti e sottolineando il rispetto per l’uomo nella sua interezza, presenta molti punti di contatto con la cultura infermieristica. I rimedi di cura, affidandosi all’alimentazione, alle erbe terapeutiche, all’acqua, all’aria, al sole, al riposo, all’igiene ed ai pensieri positivi, si pongono come una serie di gesti, “atti di vita”, che hanno lo scopo di “far vivere”. Il corpo era centrale per l’assistenza e veniva curato attraverso il tocco, il massaggio e le cure igieniche. Secondo gli antichi, attraverso il contatto diretto delle mani sul corpo, il curante mobilizzava le forze vive dell’organismo assicurando il mantenimento e lo sviluppo della vita. Il massaggio è una pratica antichissima ed efficace che potrebbe essere adottata dalle infermiere per ricostituire una relazione d’aiuto con la persona malata. Vi sono molte pratiche di massaggio orientale: la riflessologia plantare, il massaggio shiatsu, il massaggio thailandese, il reiki per citarne solo alcune. Il massaggio, al di là del tipo di tecnica utilizzata e dello scopo per cui viene effettuato, è un efficace modo di dispensare benessere psichico e fisico alla persona Infermiere a Pavia che lo riceve. Le principali proprietà del massaggio si possono riassumere nei seguenti punti: 1. Permette di stabilire un contatto di fiducia e di empatia con la persona. 2. Procura benessere psico-fisico e consente alla persona di riacquistare fiducia e stima in se stessa. 3. Rilassa. 4. Rivitalizza e rigenera. 5. Predispone la persona a terapie e trattamenti successivi. Il massaggio può, infatti, essere determinante per la buona riuscita di una terapia sia perché induce nella persona le condizioni psicologiche più favorevoli per accettare la cura sia perché stimola al massimo le autodifese. Esistono molti tipi di massaggio. Quello che ritengo più rispondente ai principi sopra enunciati è la riflessologia plantare. Il piede può essere paragonato ad un grande archivio nel quale sono raccolti i dati che riguardano tutto l’organismo per cui ogni anomalia viene registrata in questo schema di ricezione. Ciò consente di rilevare con anticipo una patologia ancor prima che questa dia origine a manifestazioni dolorose che normalmente compaiono in tempi successivi. Utilizzata per alleviare tensioni e stress tipici del nostro tempo grazie alla capacità di rilassare corpo e mente e, fungendo da catalizzatore, sollecita la produzione di anticorpi rafforzando il sistema immunitario ed endocrino.. E’ comprovata l’efficacia di tale metodo in campo psichiatrico e psicomotorio. Ottimale nei casi di malattie croniche quali osteoporosi e artrosi invalidanti, facilita la ripresa graduale dell’attività motoria. Concludendo la nostra medicina non è altro che il riflesso della nostra società: spesso una nuova cura produce effetti collaterali di inaspettata virulenza. La stessa struttura ospedaliera appare come “una fabbrica di salute” dove l’individuo spesso viene spersonalizzato e privato della propria identità. In generale questi sono i motivi che mi hanno avvicinata ai dogmi della medicina complementare: la visione olistica ed il concetto di armonia e di equilibrio dell’uomo in sintonia con l’universo circostante che emerge in ogni intervento ed in ogni descrizione di pratica medica e assistenziale. Inizialmente pensavo che avrei potuto approfondire lo studio del massaggio riflessogeno per poterlo applicare in futuro nell’ambito dell’assistenza domiciliare ma, dandogli un più ampio respiro, credo che si possa introdurre anche in ambito ospedaliero, almeno in quelle strutture dove è prevista la collaborazione con medici e operatori specializzati in questa disciplina. Perché questo si realizzi occorre ampliare le ricerche e gli studi su questo argomento. Vi sono istituti di medicina naturale che propongono corsi qualificati nel campo della salute olistica aperti ad operatori sanitari. Purtroppo, il più delle volte si tratta di istituti situati lontano dalla propria città, molto costosi e con orari di frequenza non sempre conciliabili con gli orari di lavoro. Sarebbe auspicabile che questo tipo di insegnamento facesse parte del percorso formativo di studio introducendo una materia sulle discipline olistiche in generale, e ancora, potrebbe essere realizzato un corso di specializzazione post-diploma specifico per infermieri professionali. La mia ambizione è quella di diffondere curiosità ed interesse per le tematiche qui esposte, con la presunzione di far cadere coloro che si sono cimentati nella lettura, nella rete dell’entusiasmo. Bibliografia Q Angeletti Luciana R.: STORIA DELLA MEDICINA E BIOETICA, Ed. Etaslibri. RCS Medicina – Milano, 92 Q Kaptchuk Ted J.: MEDICINA CINESE, Ed.L’Altra medicina/21 – Como, 97 Q Connelly Dianne M.: AGOPUNTURA TRADIZIONALE: La legge dei cinque elementi, Ed. Oltre il Ponte. Q Gallotti M.L. e Preiata L.: QUALE ASSISTENZA INFERMIERISTICA? Supplemento a Infermiere a Pavia, Quaderno n.1 – 1989 Q Bianca Erede Clara: MASSAGGIO ZONALE, Ed. L’altra medicina/9 – Como, 89 Q Buzzacchi Erasmo: RIFLESSOLOGIA PLANTARE, Ed. Meb – Padova, 88 L’autore * Infermiera Professionale Comunità riabilitativa psichiatrica “Villa Maura” Pavia 25 PAGINA Numero 1/2001 Musicoterapia e psichiatria Spinosa Valter* la funzione della musica coincide con quella parte dell anima che Ł preposta a generare affetti e sentimenti Franco Fornari Rumori e suoni sono costantemente intorno a noi segnando intensamente la nostra vita; presi dal vortice di giornate all’insegna dello stress quotidiano non sempre ci accorgiamo di loro. Se all’improvviso tutto tacesse e il silenzio scendesse su di noi l’angoscia del non essere ci affererebbe e il battito del nostro cuore richiamerebbe a sé suoni e vibrazioni per risentire la completezza del vivere. Queste considerazioni, la passione per la musica e le motivazioni personali hanno favorito il mio studio e il mio approfondimento nei confronti della musicoterapia. Operando da circa 15 anni in ambito psichiatrico ho, potuto constatare come effettivamente sia difficile, per diversi pazienti, comunicare le proprie emozioni, i propri pensieri, le proprie paure. Si trattava, quindi, di trovare vie di comunicazione alternative, ma anche cercare di rendere l’assistenza meno noiosa, monotona, passiva con spazi e dimensioni nuove. Di qui la musicoterapia. Quest’ultima è stata felicemente definita dal Professor Guaraldi come un intervento di carattere preventivo e terapeuticoriabilitativo che utilizza l‘espressione musicale, in quanto forma di comunicazione non verbale, finalizzandola allo sviluppo di funzioni quali l’affettività, la motricità, il linguaggio. La musica, e la musicoterapia, da ora solo MT, è anche un modo per conoscere e conoscersi; è una modalità per comunicare con il nostro mondo interno e questo con quello esterno. La MT è arte-scienza, due elementi che fanno riferimento al processo evolutivo dell’uomo. Chi fosse portato a considerare la MT alla stregua di un presidio farmacologico incorrerebbe in un grave errore concettuale, in quanto i risultati di svariate ricerche scientifiche depongono a favore di una moltitudine di immagini, sensazioni ed emozioni sempre differenti al variare dell’ascoltatore o dell’esecutore nel corso di una determinata esperienza musicale. Siamo quindi lontani dal poter attribuire ad un brano degli effetti oggettivabili poiché ogni individuo è in possesso di un’identità sonora, qualificabile nel rapporto uomo-suono e definibile come ISO MUSICALE. A questo proposito Benenzon suddivide il concetto di ISO in una serie di sottogruppi: ¤ l’ISO GESTALTICO, COMPLEMENTARE, GRUPPALE o CULTURALE e l’ISO UNIVERSALE. Cercando una sintesi circa i vari tipimodalità di intervento in MT possiamo così dire: ¤ il suono produce significative modificazioni a livello fisico ed endocrino, biofisico e biochimico sul corpo; è quindi l’effetto suono (infrasuoni, ultrasuoni e così via) utilizzato in modo mirato per la terapia di specifiche patologie organiche. Si tratta quindi di suonoterapia. ¤ in questo caso si mettono in evidenza le componenti proprie della musica come timbro, intensità, altezza, ritmo e soprattutto quanto la musica, nel suo essere di insieme strutturato, ritmico- melodico-armonico, crei particolari sensazioni ed emozioni. L’approccio sarà, quindi, di tipo psicodinamico. ¤ relativamente a questo aspetto vi è una partecipazione del corpo come, ad esempio: ballo, danza, danza ritmica, drammatizzazione su base musicale, mimo, musica d’insieme ed altro. Si tratta per lo più di situazioni di gruppo; la musica, il corpo e gli strumenti musicali, diventano oggetti intermediari che sciolgono parte delle tensioni che si esprimono nel rapporto personale diretto. ¤ si tratta di MT di tipo psicopedagogico. E’ rivolta soprattutto ai bambini e la musica diventa un mezzo di recupero e di sviluppo là dove l’intervento pedagogico normale educativo e scolastico, non è stato sufficiente per far emergere tute le potenzialità del soggetto. “Là dove si arresta il potere delle parole comincia la musica” Con questa frase di Richard Wagner viene esposto un principio di assoluta validità che vuole considerare le arti come modulo espressivo del tutto personale, un esplodere averbale delle tensioni interne, degli stati d’animo, dei desideri inconsci. Attraverso questo concetto emerge che colui che ascolta un brano, una volta “sintonizzatosi” con l’idea primitiva dell’autore, non limita la sua funzione alla passività ma crea, in quanto permette l’insorgenza di sentimenti occultati, rimossi che la musica riscopre ed aiuta ad affiorare. Questo, però, non esaurisce la curiosità di scoprire quali pulsioni conducono tanti individui ad accostarsi a questa arte; per Franco Fornari ogni esperienza musicale ci riconduce alla nascita, evento affettivo di cardinale importanza. La sua ipotesi si basa, tra le altre cose, sull’osservazione dell’induzione del suono del tamburo, in alcuni popoli primitivi, a stati di trance. Il battito del tamburo, dapprima esterno, arriva ad essere gradualmente percepito come interno, riconducendo l’individuo ad 26 PAGINA identificare il rullo con il battito cardiaco nel periodo della sua vita intrauterina. Per questo autore il significato della musica è da ricercare nel tentativo dell’uomo di rappresentare il mondo uterino recuperando quel senso di sicurezza ormai perduto. Il neonato, durante il periodo gestazionale, si trova immerso in un ambiente nel quale le informazioni sono ottenute attraverso i sensi sotto forma di suoni-vibrazioni che il feto, probabilmente, acquisisce come esperienza olistica, totalitaria attraverso tutto il corpo, ma le quali posseggono una propria identità individuale: il battito cardiaco, il respiro, la voce materna. Tutte queste esperienze che vengono registrate dal feto verranno ricercate nel mondo esterno nell’illusione di una “reifetazione”. Questi parametri, le cui caratteristiche peculiari sono la costanza e la ritmicità, consentono al nascituro di organizzarsi una protorappresentazione del mondo esterno, ed inoltre costituiscono i primi strumenti capaci di differenziare il mondo esterno da quello interno. Il feto, tra l’altro, è in grado di avvertire anche alcuni suoni provenienti dall’esterno, come documentato da esperienze scientifiche tra le quali emerge un fatto molto curioso: è il caso di una gestante la quale, colpita da episodiche crisi di angoscia, poteva essere sedata soltanto da alcuni brani tratti dalla Madame Butterfly di Puccini; dopo il parto i medesimi frammenti musicali costituivano l’unico rimedio per placare il pianto del neonato. Sembra che la voce materna, costituendo oltretutto il primo mezzo che il mondo esterno utilizza per comunicare con il neonato, abbia un ruolo fondamentale sulla neutralizzazione o riduzione, delle ansie del bambino, rendendole più digeribili per una crescita mentale. QUAL È IN AMBITO PSICHIATRICO, L’OBBIETTIVO DELLA MT? A questo interrogativo potremo rispondere in questi termini: la ricerca dell’equilibrio, dell’armonia, della maturazione della vita emozionale e affettiva dei pazienti. In realtà la musica può essere utilizzata per varie finalità come ampliare le proprie esperienze psichiche, ricomporre i conflitti interiori, stabilire un aggancio con la realtà esterna se si pensa ad una persona affetta da psicosi. La MT è una buona guida e un ottimo stimolante per esplorare l’universo affettivo di una persona e per mobilitare le forze vive che possono favorire le tappe della riabilitazione. Le tecniche psicomusicali possono infatti aprire una via di accesso privilegiata e quindi favorire l’individuazione delle formazioni psicopatologiche. Infermiere a Pavia La musica può raggiungere gli strati più profondi della personalità non intaccati dalla malattia e permettere una mobilitazione delle parti sane. Essa offre all’individuo una dimensione nuova, un arricchimento personale, una rigenerazione delle sue profonde potenzialità. In generale la metodologia da usare in MT deve tener presente e combinare due prospettive: la prima dà importanza alla spontaneità, alla libera produzione, all’improvvisazione; la seconda, al contrario, mira all’organizzazione, alla ricostruzione controllata e razionale. Questi due orientamenti devono continuamente combinarsi e controllarsi in un processo di reciprocità. La seconda prospettiva implica una programmazione ferma, ma anche flessibile e sempre capace di arricchirsi di nuovi elementi, in pratica aperta all’utilizzazione di qualsiasi proposta musicale. Il problema della direttività e della non direttività non si pone con lo psicotico, che non deve mai essere costretto a indossare i nostri “panni musicali”, come forse ha dovuto fare un tempo con sua madre. Il paziente deve riuscire da solo a trovare il modo espressivo che gli è proprio, senza la preoccupazione di dovere realizzare un “buon prodotto musicale”, camminando sulla strada già spianata dal terapeuta. E’ essenziale che l’esperienza del paziente possa svilupparsi in tutta tranquillità e secondo i tempi che gli sono propri. Quanto esposto finora è un piccolissimo contributo su come la MT si possa intendere in ambito psichiatrico; in realtà i campi d’applicazione di tale arte-scienza sono molteplici, andando così ad avvalorare la tesi per la quale la MT, come penso gran parte di queste terapie, sia senz’altro un valido ed utilissimo strumento di lavoro attraverso da cui ogni figura professionale può trarre giovamento. Dalla mia personale esperienza professionale, posso affermare che l’utilizzo della MT, ma più in generale ogni tecnica “alternativa”, porta un notevole contributo nella relazione infermiere-paziente e infermiere-équipe. Tornando all’area psichiatrica inevitabilmente il discorso ricade sulle motivazioni personali e l’impegno sulle proprie competenze: è chiaro che prima di diventare infermieri in psichiatria abbiamo ricevuto una formazione professionale più ampia, ma è indispensabile arrivare a riflettere sul campo delle motivazioni che, se esistenti, permettono il superamento di quelli che si possono definire ARCHETIPI RIABILITATIVO-ASSISTENZIALI; si dovrà entrare in una dimensione nuova, dove gli infermieri diventino consapevoli delle loro competenze e specificità. Se queste ultime sono assenti sarebbe opportuno iniziare ad intraprendere una sorta di specializzazione, magari rivolta a quei campi a noi più congeniali e interessanti. A questo proposito possiamo citare Spivak, il quale dice che “E’ impossibile riuscire a fare cose nuove e diverse senza sviluppare ed utilizzare idee e metodi nuovi e diversi”. E’ evidente che l’operatore, in un contesto riabilitativo-terapeutico, assume un ruolo molto importante e difficile in quanto si deve mettere in gioco in prima persona scontrandosi frequentemente con i propri problemi: ecco quindi l’importanza del processo di specializzazione inteso come rafforzamento delle proprie capacità e competenze. E’ altresì chiaro che esistono campi di competenze specifici e propri di una professione, ma quello che deve emergere è sempre la persona nel suo insieme: solo in questo modo, penso, si può uscire dagli archetipi riabilitativo-assistenziali propri di una professione, favorendo una maturazione, oltre che personale, della propria “professionalità globale”. In altre parole non dobbiamo nasconderci dietro il paravento della professione in quanto, forse, per il paziente non è di fondamenale importanza che l’infermiere conosca a memoria il processo di nursing, ma bensì vada alla ricerca di un operatore che sia in grado di proporsi in modo adeguato alla sua malattia. E’ questo uno dei problemi più evidenti dell’essere infermiere in psichiatria; non si tratta di disconoscere la professione, anzi! Si tratta invece di favorirne lo sviluppo e la crescita all’interno di un’area, come quella psichiatrica, forse misconosciuta e temuta e per questo un po’ abbandonata al suo destino post-manicomiale. Bibliografia Q Le Medicine non convenzionali: Ricerca scientifica, problemi normativi, progetti di Legge. a cura di Carlo Crocella, Quaderni di documentazione – Camera dei Deputati, Roma 1991 Q Le origini della nuova cultura spirituale nel Rinascimento italiano e il suo riemergere nelle crisi contemporanee. Il caso della Sanità. Carlo Crocella, Roma 2000 Q Sito web: http://utenti.tripod.it/Supergeppo/index.html L’autore * Infermiera Professionale Musicoterapista Centro Psico Sociale di Mortara ASL Vigevano 27 PAGINA Numero 1/2001 A l t r i PERCORSI Progetto Ruggero Rizzini * Programma articolato di interventi nell’ambito della prostituzione di strada per l’integrazione sociale delle vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Migliaia di giovani straniere provenienti dall’est Europa e dall’Africa sono sessualmente vendute sulle nostre strade e costituiscono oramai una fonte primaria di guadagno della malavita organizzata. Con la presentazione del progetto LULE vogliamo informare su un tragico problema della nostra “civiltà” e cercare di sensibilizzare e muovere le coscienze per offrire un significativo contributo al rispetto della dignità umana e, in particolare, della donna. Gruppi di volontari di ispirazione cristiana e laica, scendono quotidianamente per strada ad incontrare le ragazze, altre iniziative nascono per impulso di amministrazioni locali o dalla sensibilità di operatori sanitari costituendo ormai il punto di riferimento obbligato per ogni indagine sul tema delle straniere che si prostituiscono sulle nostre strade e avviando innumerevoli esperienze preventive e di liberazione. Tra i vari interventi all’interno di questo progetto, la prevenzione e l’intervento sanitario diretto si sono rivelate azioni utili per incontrare le ragazze per strada, oltre che per salvaguardare la loro salute vista la situazione sanitaria delle ragazze per il riscontro di AIDS, infezioni ginecologiche, epatiti, disturbi psicosomatici, gravi turbe psichiche, uso di stupefacenti, alcoolismo, ecc L’accesso alle strutture sanitarie ha permesso di attutire il peso di quella problematica, che rimane una emergenza grave perché queste giovani diventano anche veicolo incontrollato di malattie nelle famiglie e nella popolazione. Il progetto LULE (“fiore” in albanese ) nasce nel 1996 come espressione dell’impegno della Caritas Decanale di Abbiategrasso (Milano) ad intervenire nel settore della prostituzione di strada e della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Nel settembre di quell’anno, un gruppo di volontari dà avvio ad un percorso formativo per individuare le modalità di intervento opportune, e ad esso si affianca presto il sostegno delle Amministrazioni locali, decise ad attivare un intervento nei confronti di un fenomeno Lule sociale percepito come allarmante e non affrontato adeguatamente. Il progetto è realizzato da un gruppo di coordinamento formato da 3 persone che definisce l’assetto organizzativo, coordina gli interventi, cura i rapporti di rete, valuta l’andamento del progetto in relazione agli obiettivi previsti; un’équipe operativa di 10 operatori professionali che realizza le attività; una rete di sostegno costituita da collaboratori, stabili o saltuari, che contribuiscono al raggiungimento di obiettivi specifici e da 60 volontari specificamente formati. Il territorio di intervento è l’area sudovest della Provincia di Milano (distretti di Abbiategrasso, Magenta, Corsico, Rho, Binasco, Rozzano, San Giuliano Milanese) e parte della Provincia di Pavia (distretto Lomellino, Comuni di Voghera, Pavia e San Martino Siccomario). A fronte di una realtà complessa, con implicazioni di tipo sociale, giuridico, economico, sanitario, morale, di tutela dell’ordine e della sicurezza, il progetto intende connotarsi come integrato in quanto coinvolge più soggetti, istituzionali e non, attivi nel costruire azioni coordinate e partecipate; articolato in quanto agisce su più fronti, ponendosi obiettivi diversificati ed esplicando interventi sia sulle cause sia sugli effetti del fenomeno. Esso si pone due finalità principali la promozione e la tutela dei diritti e della dignità delle persone vittime dello sfruttamento della prostituzione l’attivazione e il coinvolgimento del territorio, inteso come comunità e servizi, nella realizzazione e nel sostegno all’intervento Gli ambiti operativi sono l’attività culturale finalizzata alla informazione e sensibilizzazione territoriale l’attività di strada finalizzata alla tutela sanitaria, alla costruzione di relazioni significative e alla promozione di percorsi di autonomia 28 PAGINA l’attività di prima accoglienza finalizzata a gestire percorsi di abbandono della prostituzione l’attività di reinserimento sociale finalizzata a promuovere l’integrazione sociale e lavorativa l’attività di raccordo con i Paesi di origine finalizzata a realizzare interventi di prevenzione nei Paesi di provenienza l’attività di rete finalizzata ad integrare l’azione locale con quella nazionale ed europea formazione e supervisione attraverso una costante azione a scopo di aggiornamento e verifica del lavoro svolto GLI INTERVENTI E I RISULTATI 1. Attività culturale E’ finalizzata a informare e sensibilizzare la comunità sociale sulle problematiche della prostituzione e della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Viene realizzata attraverso incontri pubblici e di campagne informative nelle scuole superiori coinvolgimento degli organi di comunicazione a livello locale e nazionale gestione di corsi di formazione pubblicazione e ricerche E’ gestita dall’équipe degli operatori, che si avvale della collaborazione di alcuni volontari e di professionisti della comunicazione. 2. Attività di strada Consiste in azioni informative ed educative finalizzate al raggiungimento di più obiettivi Prevenire e ridurre il rischio sanitario per una maggior tutela della salute individuale e pubblica; Costruire relazioni positive e significative in grado di valorizzare l’identità personale e l’autostima Promuovere percorsi di autonomia, offrendo orientamento, sostegno e l’opportunità di scelte di vita alternative che si concretizzino in un’integrazione sociale o in un rimpatrio protetto Infermiere a Pavia Prevedendo anche un lavoro di mappatura del territorio e di raccolta dati, finalizzato ad ottenere un monitoraggio costante del fenomeno. L’attività è realizzata da diverse Unità Mobili di Strada (UMS), ciascuna delle quali opera in un’area geografica definita nel cui ambito gli operatori, le mediatrici e i volontari incontrano settimanalmente le prostitute presenti. Le UMS svolgono mediamente ogni settimana 8 uscite diurne e 7 notturne. Nel corso delle uscite viene svolto un lavoro di Mappatura e rilevazione delle caratteristiche del fenomeno nell’area d’intervento Presentazione degli operatori e del progetto alle prostitute presenti Divulgazione della disponibilità delle linee telefoniche di informazione, orientamento e ascolto Raccolta di questionari finalizzati a rilevare le conoscenze possedute sul tema HIV Elaborazione, distribuzione e commento di materiale informativo sanitario e sociale Distribuzione di presidi igienico-sanitari e offerta di generi di conforto Counselling a tema sanitario e sociale Proposta di accesso e accompagnamento ai servizi sanitari Rilevazione e analisi dei bisogni Sostegno relazionale e costruzione di rapporti significativi Presentazione mirata dei percorsi di assistenza e integrazione sociale e gestione dell’avvio degli stessi ACCOMPAGNAMENTI SANITARI Uno degli scopi dell’attività di strada è favorire l’accesso ai servizi sanitari. Viene proposto alle ragazze contattate l’accompagnamento a visite mediche, test ematici o altre prestazioni di cui possono avere necessità presso strutture sanitarie convenzionate. La metodologia adottata prevede che gli stessi operatori delle UMS accompagnino personalmente le ragazze REFLESSOLOGIA Il piede è riconosciuto da millenni come sede eletta, anche se non unica, di zone riflesse, cioè in stretto collegamento con le altre parti del corpo. Attraverso la reflessologia plantare, una tecnica di massaggio in cui si usano esclusivamente i pollici, è possibile intervenire su alcuni punti del piede per ristabilire equilibri perduti, per prevenire e curare molti disturbi e per mantenere il benessere. REIKI Attraverso l’imposizione delle mani del terapeuta sui 7 chakra (punti del corpo di connessione, concentrazione e trasporto dell’energia) si libera il corpo dai blocchi che causano squilibri e disturbi psicofisici. presso i servizi di cui necessitano; ciò è motivato dal fatto che la maggior parte delle ragazze conosciute non risiede nel luogo in cui esercita l’attività e perciò non ha opportunità di contatto e conoscenza dei servizi disponibili sul territorio, inoltre, la presenza degli operatori offre sostegno, favorisce la comunicazione con il personale sanitario e rende l’accompagnamento un’opportunità per approfondire la relazione iniziata in strada. (1 - continua) LíIsola Verde Vivere costa fatica, quando la vita è tutti i giorni uguale. Vivere costa fatica, quando dai giorni non nasce nient’altro che male. Ditemi come si fa, a vivere tutta la vita in questa città. Di giorno sudore d’attrezzi, di notte cercar nelle strade le donne coi prezzi. Arriva un mattino improvviso, una luce strana che entra da una finestra. E sotto è sparito il cortile, c’è un’isola verde che tinge i miei occhi di festa. Nessuno avrebbe esitato, a volare felice incontro ad un sogno così. E l’aria riempie il palato, la terra raccoglie le ossa di un uomo impazzito. Mi chiamano pazzo perché, ho sempre in mente di andarmene dalla città. Di andarmene a vivere là, nell’isola verde della mia felicità. Laggiù mi aspetta Maria, la donna che ho sempre sognato e non è stata mia. Mi aspetta dentro una casa, piena di luci, di fiori, dipinta di rosa. Laggiù mi aspettano giorni, pieni di sole, colore e di allegria. Laggiù saprei dimenticare, i muri guardiani che oggi mi fan compagnia. Ma, non vogliono ch’io viva là, nell’isola verde della mia felicità. Claudio Lolli 29 PAGINA Numero 1/2001 La Meridiana Esperienze di assistenza infermieristica dai lettori Gisella Tridella * “Finalmente incomincio a raccogliere i tanto attesi frutti seminati tempo addietro con la nascita di questa rubrica! Devo ammettere che quando ho ricevuto la telefonata della collega Gisella Tridella che mi comunicava di aver preparato un articolo sulle cure palliative domiciliari, per un attimo non ho creduto alle mie orecchie. Si sa, quando si è abituati a contare solo sulle proprie risorse, non sembra vero di poter godere del frutto dell’impegno di un’altra persona. La sera stessa, davanti ad una fumante tazzina di caffè, ho ascoltato in silenzio quanto Gisella mi stava leggendo e devo dire che il suo è un lavoro sicuramente diverso, un articolo che esce dai soliti schemi assistenziali per cedere il posto a concetti del tutto innovativi. Anche se lo si legge tra le righe, questo è un articolo che è stato scritto con il cuore, nato dalla sofferenza e dall’esperienza di chi ha vissuto in prima persona il dramma del dover assistere un familiare nella fase avanzata di malattia per accompagnarlo verso la sua morte. Marisa Bergognoni ** Cure palliative una luce che illumina líultimo cammino dellíuomo Quando mi dissero che per mia madre non c’era più nulla da fare, l’angoscia mi assalì per cui conosco il dramma familiare, la paura, il senso d’impotenza che si verificano quando viene sillabata l’infelice sentenza. L’associazione domiciliare per pazienti oncologici in fase terminale, presente sul territorio della provincia di Sondrio, ci ha permesso di percorrere l’ultimo tratto del cammino della vita di mia madre in modo sereno. E’ stata un’esperienza dolorosa ma che mi ha arricchito; la considero un dono prezioso e ritengo fermamente che ogni società che si possa ritenere civile debba fare in modo che ogni cittadino abbia la possibilità di scegliere dove e come morire. Da questa mia esperienza è scaturita l’esigenza di conoscere, affrontare ed approfondire l’argomento portandolo successivamente, alla riflessione dei colleghi. Soffermiamoci un istante a pensare cosa succede ad un malato ed alla sua famiglia quando viene formulata la diagnosi di malattia terminale. Il malato terminale è una persona che si trova in una situazione patologica tale da indurre nella mente dei curanti, dei familiari, della persona stessa l’aspettativa dell’esito a breve termine. L’identificazione di questa fascia di pazienti è data dalle particolari condizioni nelle quali si trovano gli ammalati morenti: 1. l’incurabilità con sintomi di difficile controllo; 2. la mancanza di indicazioni per interventi terapeutici; 3. dismissione dalle strutture sanitarie e riaffido alle famiglie. Da ciò deriva all’ammalato: ¤ l’abbandono assistenziale; ¤ l’assommarsi di sintomi fisici tra i quali prevale il dolore; ¤ l’instaurazione o l’aggravamento di uno stato di ansia relativo alle difficoltà di comprendere e comunicare la propria situazione; ¤ il rapido declino psicofisico e la prolungata agonia. Da ciò deriva alla famiglia la sensazione di abbandono, angoscia e disinformazione. La realtà di oggi è caratterizzata dal contrasto tra il massimo impegno tecnicoscientifico offerto all’ammalato nei centri specialistici e l’assenza di un collegamento assistenziale adeguato con il domicilio una volta che il paziente è stato dimesso. Gli ospedali non sono solitamente adeguati per occuparsi dell’assistenza dei pazienti morenti o rispondono a tale bisogno con risorse improprie. Le famiglie sono disinformate ed impreparate a gestire la situazione, i medici di base si trovano spesso da soli a sopportare questo carico di responsabilità e quindi in grande difficoltà. Purtroppo la nostra formazione professionale ed il clima culturale della nostra società non ci hanno preparato ad affrontare queste situazioni. L’ottica esclusiva è la guarigione e l’insuccesso terapeutico è considerato uno scacco che impedisce di potersi prendere cura del malato destinato a morire. L’impreparazione riguarda sia gli aspetti tecnici (scarsa capacità nello riuscire a controllare i sintomi) sia, in maggior misura, gli aspetti relazionali con il malato la cui sofferenza è globale: fisica, emotiva, spirituale e sociale. Il diritto di morire con dignità e di aiutare a morire dignitosamente deve venire riconosciuto e rispettato in una società pluralista, in modo analogo all’unanimità di riconoscimento espresso nei confronti del diritto di vivere. A questo proposito il Comitato Etico presso la “Fondazione Floriani” di Milano, 30 PAGINA ha steso nel 1997 la “Carta dei Diritti dei Morenti” che deve imporre alla società alcune riflessioni. CARTA DEI DIRITTI DEI MORENTI CHI STA MORENDO HA DIRITTO: 1 A ESSERE CONSIDERATO UNA PERSONA SINO ALLA MORTE 2 A ESSERE INFORMATO SULLE SUA CONDIZIONI SE LO VUOLE 3 A NON ESSERE INGANNATO E RICEVERE RISPOSTE VERITIERE 4 A PARTECIPARE ALLE DECISIONI CHE LO RIGUARDANO ED AL RISPETTO DELLA SUA VOLONTA’ 5 AL SOLLIEVO DAL DOLORE E DALLA SOFFERENZA 6 A CURE ED ASSISTENZA CONTINUE NELL’AMBIENTE DESIDERATO 7 A NON SUBIRE INTERVENTI CHE PROLUNGHINO IL MORIRE 8 A ESPRIMERE LE SUE EMOZIONI 9 ALL’AIUTO PSICOLOGICO ED AL CONFORTO SPIRITUALE, SECONDO LE SUE CONVINZIONI E LA SUA FEDE 10 ALLA VICINANZA DEI SUOI CARI 11 A NON MORIRE NELL’ISOLAMENTO E IN SOLITUDINE 12 A MORIRE IN PACE E CON DIGNITA’ Le cure palliative rappresentano l’espressione di tali diritti e la necessità è resa ancora più impellente dalla valutazione dei dati epidemiologici relativi ai pazienti terminali. A questo punto possiamo fare ricorso ad un indicatore forse grossolano ma sicuramente eloquente: le cause di decesso. Nella sola regione Lombardia i dati ISTAT relativi ai decessi nel 1994 per neoplasia sono i seguenti: 15.998 maschi e 11.783 femmine, per un totale di 27.751 decessi su una popolazione complessiva di 8.924.870 abitanti. La parola “palliativo”, che deriva dal termine latino “pallium” ovvero mantello, unita al termine “cura” (nel senso di “prendersi cura” della persona malata) viene utilizzata proprio per definire un rimedio volto ad attenuare e lenire i sintomi della malattia senza intervenire sulla causa. Per cure palliative s’intende l’organica integrazione delle terapie e dei supporti psicologici, socio - assistenziali e solidaristici volti all’ottimizzazione della qualità della vita dei pazienti terminali. La qualità della vita, questo concetto, che tutti comprendiamo, ma che nessuno sa definire compiutamente, riguarda l’uomo nella sua interezza, nella sua dimensione fisica - prima di tutto - ma anche nei suoi bisogni psicologici: l’ansia, la paura, la depressione, la speranza e l’illusione Infermiere a Pavia fanno parte della vita e ne condizionano la qualità. Le cure palliative non dimenticano questi aspetti: la cura, il sostegno, il controllo delle emozioni, non sono nella medicina palliativa meno importanti della cura dei sintomi fisici. L’ambiente in cui il malato vive, la sua casa, la sua storia, i suoi legami affettivi, sono parte integrante della sua vita e le cure palliative si sforzano di mantenere questi legami, di difenderli fino all’ultimo istante dell’attacco destrouente della malattia. La famiglia, qualunque famiglia, è considerata allo stesso tempo oggetto di cure e soggetto curante; l’unità malato/famiglia è difesa, sorretta, valorizzata; dunque le cure palliative non sono “solo medicina”, sono “anche medicina”. Esse non sono di esclusiva competenza medico/infermieristica, ma richiedono l’intervento di diverse competenze e diverse sensibilità. L’accompagnamento del morente richiede l’opera di un’équipe formata da figure diverse, professionali e non, ispirate e guidate dagli stessi principi. Il principio fondamentale che sta alla base delle cure palliative è che il malato inteso, nella sua interezza di uomo, sia pure malato o morente, non è l’oggetto delle cure bensì il soggetto attivo, il protagonista. Compito dell’équipe è di aiutarlo a vivere nel modo più pieno e significativo possibile, quest’ultimo scorcio di strada che gli rimane. OBIETTIVI DELLE CURE PALLIATIVE Nell’impostazione del programma di assistenza a domicilio dei malati viene identificata una serie di precisi obiettivi: 1. ricondurre il paziente nel contesto famigliare e mantenervelo il più a lungo possibile; 2. sollevare la famiglie psicologicamente e materialmente nel periodo che precede il decesso; 3. formare nelle famiglie dei pazienti la coscienza di far parte attiva dell’équipe; 4. comprendere e soddisfare le esigenze dell’assistito e dei familiari; 5. umanizzare l’assistenza e rendere dignitosi gli ultimi giorni di vita, dando significato e pienezza sino all’estremo istante di vita del paziente; 6. promuovere incontri tra familiari ed altri membri dell’équipe allo scopo di elaborare le migliori strategie per il massimo benessere, ottenendo il massimo da minime potenzialità; 7. considerare i momenti nei quali il controllo dei vari sintomi va rivalutato e corretto; 8. partecipare come elementi chiave ai momenti di depressione e di sconforto dei familiari, soprattutto nel momento del decesso del malato; 9. assistere la famiglia nel periodo di lutto; 10. stimolare una diffusione delle diverse problematiche, coinvolgendo vari strati sociali. EQUIPE NELLE CURE PALLIATIVE Una delle peculiarità dell’Unità di Cure Palliative è quella di svolgere la propria attività attraverso un gruppo di lavoro ben costituito. Il gruppo dell’U.C.P. deve essere un’insieme di persone caratterizzato da: ¤ un numero limitato d’individui nel quale tutti i partecipanti percepiscano l’appartenenza al gruppo; ¤ multidisciplinarità, perché fanno parte del gruppo medici, infermieri, psicologo, assistente sociale e volontari; ¤ esistenza di un obiettivo comune, quello di rispondere ai bisogni dei malati in fase terminale e consapevolezza che tale obiettivo non possa essere realizzato da individui che agiscono per proprio conto, ma soltanto da un gruppo che collabora in tal senso. L’infermiere. Riesce ad attuare il suo ruolo più significativo rispondendo in modo continuativo ai bisogni di assistenza infermieristica. Utilizza manovre tecniche infermieristiche, controlla l’efficacia della terapia, monitorando il dolore ed i sintomi del paziente; si occupa dell’educazione dei famigliari ed offre un sostegno ai medesimi creando relazioni valide e profonde. Deve ascoltare e cogliere con la sua presenza assidua, ogni cambiamento ed ogni sfumatura dei bisogni del malato; deve riferire al medico quali siano le reali necessità del paziente e decidere con lui le strategie da adottare. Da una struttura gerarchica piramidale che nella medicina del guarire vede al suo vertice il medico, si passa ad una struttu- DAL CENTRO DELLA TERRA M’INNALZAI FINO ALLA SETTIMA PORTA E MI SEDETTI SUL TRONO DI SATURNO, LUNGO LA STRADA SCIOLSI MOLTI NODI, MA NON IL NODO DELLA MORTE E DEL DESTINO. Omar Khayyàm 31 PAGINA Numero 1/2001 ra circolare dove ciascuno è competente e responsabile nel proprio settore. Il cambiamento del ruolo dell’infermiere, figura pensata come tradizionalmente subalterna al medico, ne costituisce una vera e prpria rivoluzione. Anche se l’équipe non ha una struttura piramidale, in quanto diverse sono le competenze, è comunque necessaria la presenza di un conduttore, o “leader”, che può essere il responsabile e può, indifferentemente, essere un qualsiasi membro del gruppo, che ha il compito di pianificare, organizzare e controllare i risultati, motivando in continuazione l’équipe a raggiungere gli obiettivi, osservando la dinamica del gruppo, facilitandone la crescita. E’ interessante notare come nei paesi anglosassoni questa figura è rappresentata dall’infermiere che costituisce il referente ed il collegamento tra famiglia ed équipe. I principi e obiettivi delle cure palliative ed una nuova modalità di erogazione dell’assistenza (nuove prospettive diagnostiche e terapeutiche nel controllo del dolore e dei suoi sintomi) e relativi strumenti di valutazione sono un diverso approccio relazionale con il morente che consentono d’identificare l’assistenza infermieristica nei concetti espressi dalla professione. E’ implicito che per erogare un’assistenza qualitativamente valida, occorre possedere un’appropriata formazione di base. Le cure palliative entrano in minima parte nella formazione di base delle professioni coinvolte nella cura dei malati terminali. Educare un operatore significa ottenere un cambiamento misurabile delle sue competenze che di solito, sono suddivise in conoscenze, abilità, atteggiamento. La mancanza di conoscenze è una grave causa del comportamento non appropriato degli operatori verso i malati terminali. Nuovi atteggiamenti e modi d’intervento sui malati possono essere insegnati velocemente, fornendo al discente informazioni pertinenti, ma si estinguono altrettanto velocemente se il nuovo modello di comportamento non modifica le convinzioni morali e le abitudini di lavoro anche degli operatori nell’ambiente in cui i professionisti agiscono. L’obiettivo della formazione nelle cure palliative è ottenere che i discenti costituiscano la massa critica che diffonde conoscenze con un effetto sociale di cambiamento nei gruppi dei loro pari. CONCLUSIONI L’aspetto puramente formativo concernente gli obiettivi delle cure palliative, con particolare riferimento all’assistenza infermieristica, verrà affrontato nei successivi numeri della rivista. Prima di parlare della formazione bisogna stimolare l’interesse inerente a questa tematica. Quest’articolo non vuole rappresentare un’utopia né tantomeno stancare i lettori rispolverando le “solite” ed ormai “arcaiche” nozioni teoriche. Lo scopo dell’articolo è quello di stimolare, costruire alleanze che consentano il confronto, la discussione, lo studio e la ricerca tra professionisti. Non bisogna dimenticare che l’argomento trattato è in continuo divenire e nessun professionista si deve trovare impreparato nell’accompagnare l’uomo verso la “sua morte”. ROLFING Tecnica manipolativa messa a punto a Ida Rolf intorno agli anni quaranta. Il suo scopo è riallineare la struttura del corpo attraverso manipolazioni profonde dei tessuti connettivi. SHIATZU La parola giapponese “shiatzu” significa pressione. Lo shiatzu è un tipo di massaggio usato da secoli in Oriente che viene praticato esercitando pressioni lungo i canali energetici (meridiani) per trattare muscoli, giunture, nervi e sistema circolatorio. SOPHIANALISI La parola Sophianalisi deriva dal greco (sophia=saggezza) e significa letteralmente “Analisi della saggezza”. Essa si rivolge non solo alle persone che soffrono di disturbi psicologici, ma anche alle persone “sane”. La Sophianalisi aiuta a trasformare la vita in direzione di una maggiore consapevolezza e di un maggiore benessere psicologico ed esistenziale. E’ efficace ed indicata soprattutto per le persone che desiderano realizzare il proprio progetto esistenziale e trovare delle risposte autentiche alla sofferenza e al dolore. Indicato per i problemi di coppia e di relazione. Bibliografia Q Coscia S. – Il movimento Hospice in Italia – Ed. C.E.L.I. 1997 Q Foley K.M. – The Treatment of cancer Pain, New Engl. J.Med. 313, 84 – 95 / 1985 Q Di Mola G. – Unità di cure palliative domiciliari. Struttura, compiti, ruoli. – Fondazione Floriani 1993 Q Carson M. , WT Everett A. –The nurse’s role in the multidisciplinary team – 1997 Q Liberati A. – Efficacia della formazione permanente. Questioni di metodo e di contenuto – Medic. 1993 – I Gli autori + Infermiera Professionale c/o Centro Antidiabetico ASL 44 Voghera ** Infermiera Professionale c/o D.H. Ginecologia 24 Ospedale S.Matteo – Pavia 32 PAGINA Infermiere a Pavia Aggiornamento Regolamentazione dell’esercizio professionale in applicazione alla Legge 42/99 Silvia Giudici * A PAVIA Il contributo della formazione nel processo di cambiamento RITORNO L’approvazione della Legge n. 42/99 del febbraio ’99 è stato l’evento che ha obbligato gli infermieri a prendere in considerazione la necessità immediata di operare una riflessione sull’assistenza infermieristica – e su ciò che la differenzia dalla altre professioni sanitarie – sul piano operativo e tale da stimolare quella “rivoluzione mentale” a cui già li aveva invitati una serie di eventi forti: il passaggio della formazione a livello universitario, il Profilo Professionale dell’Infermiere ed il Patto Infermiere-Cittadino del 1996. Ancor di più il Codice Deontologico del 1999, impone un nuovo rapporto infermiere/cittadino rispondente alle esigenze di una società profondamente mutata e basato su di un patto di alleanza centrato sulla persona. Di fronte a questo rinnovato contesto professionale, la formazione si è sentita chiamata, per ragioni non solo istituzionali, ad avviare un processo di cambiamento e di riflessione, prima nel gruppo dei formatori infermieristici - affinché potessero guidare lo studente nell’esercizio professionale - e subito dopo tra gli infermieri. Consapevole di questo mandato, il Coordinatore ed i Tutors della Sezione di Corso D.U.I. di Vigevano, hanno operato la scelta di un percorso di cambiamento graduale perché vuole coinvolto tutto il personale infermieristico impegnato nella formazione clinica dello studente. Un percorso che punti al futuro senza perdere di vista le radici e la storia della scuola per infermieri professionali che porta in sé un ricco e sperimentato bagaglio formativo, una storia che ha sempre cercato di affiancarsi e di seguire quella della profes- sione stessa. IL SEMINARIO DIDATTICO. Per rispondere al bisogno formativo dell’infermiere è stato organizzato un seminario didattico sul tema “La regolamentazione dell’esercizio professionale in applicazione alla Legge 42/99”. Di taglio giuridico, ma declinato nello specifico infermieristico, esso è stato realizzato allo scopo di fornire una riflessione in merito alla responsabilità che oggi investe la professione infermieristica ed il ruolo che assume la formazione nel giudicare la pratica professionale. Analizzando i contenuti del dibattito e delle domande poste ai relatori, emerge che gli infermieri: - vivono una situazione di insicurezza legata all’abolizione del Mansionario che, anche se costantemente inatteso, ha costituito uno dei riferimenti più forti con cui confrontarsi; ciò indica la paura di essere alla “mercè” dei professionisti tradizionalmente più forti; - una posizione critica sull’efficacia e sull’oppurtunità della formazione universitaria dell’infermiere; ciò indica da una parte, un legame ancora molto forte col modello tradizionale di studente preparato a rispondere subito alle esigenze dell’organizzazione, dall’altra la preoccupazione di vedere minacciata la propria posizione e la propria professionalità, maturata e confermata in anni di lavoro. E’ importante che sia chiaro cos’è e cosa non è l’assistenza infermieristica per poter poi ridefinire, all’interno dell’unità operativa, i propri specifici ambiti di attività, concordando con gli altri professioni- sti i reciproci confini e le modalità di integrazione. Si dovranno promuovere incontri itineranti nelle realtà ospedaliere e territoriali sui cambiamenti nell’esercizio professionale dettati dalla Legge 42/99 e sull’uso di linee guida, protocolli e procedure nell’ambito dell’assistenza infermieristica. Si dovrà potenziare la formazione permanente del personale infermieristico finalizzata all’acquisizione di competenze specifiche nell’ambito dell’assistenza infermieristica, attraverso l’analisi dei bisogni formativi e promuovere l’addestramento e l’acquisizione di abilità tecniche specifiche. Infine favorire, formalizzandola, la consulenza infermieristica per problemi clinici specifici di assistenza infermieristica attraverso la figura di infermiere esperto. (ringrazio il Coordinatore Sezione di Corso di Vigevano I.I.D. Luigia Belotti per aver contribuito all’aggiornamento e per aver trattato questo argomento). L’autore * Infermiera Professionale Fondazione Salvatore Maugeri Centro Medico di Pavia Medicina Generale 33 PAGINA Numero 1/2001 Oltre le Colonne díErcole L’immagine Mario Palmieri * Maura Cattanei ** e la sostanza L’arte contemporanea assomiglia agli infermieri: tutti sanno cos’è, nessuno ne conosce il valore effettivo! Forse è per questo che, almeno a Pavia, tra i pochi promotori ed espositori di arte contemporanea troviamo un’associazione di infermieri. Cosa strana questa! Cosa c’entra l’arte, e per di più un’arte astratta, concettuale come può essere l’arte contemporanea, con il nostro lavoro? C’entra con la necessità di capire il mondo in cui viviamo, c’entra con la consapevolezza, che abbiamo, che il benessere delle persone non viene solo dalla soddisfazione di bisogni fisici, ma anche dal nutrire l’anima; il nostro bisogno di “far stare bene” passa dal nostro interiore e più il nostro spirito è ricco, più strumenti abbiamo per essere infermieri migliori. Fare questo lavoro non significa solo controllare fleboclisi o eseguire in modo corretto manovre e tecniche, la relazione con le persone è l’aspetto più coinvolgente e difficile da gestire. Ogni giorno ci relazioniamo con persone che stanno vivendo difficoltà di vari gradi, ognuna di queste persone sente di vivere un problema, la nostra presenza dovrebbe offrire, oltre alla tecnica, la capacità di portare un aiuto attraverso una relazione corretta, volta all’ascolto e caratterizzata dall’empatia. Ma per poter sostenere in modo positivo questo aspetto della professione occorre cominciare un percorso dentro noi stessi che ci porti ad equilibrare tutte le nostre parti e i tanti ruoli, professionali e personali, che dobbiamo sostenere. Per farlo dobbiamo uscire dagli schemi, osare strade nuove, trovare momenti di scambio e di discussione, professionale e personale. Uno degli scopi dichiarati della sezione dell’ANIN di Pavia, è quello di rendere fruibili, a più persone ed associazioni i propri spazi; nei locali della sede in via Riviera trovano posto, oltre a seminari e conve- gni, anche gruppi di lavoro e discussione, associazioni come Green Peace e Amnesty International, un gruppo teatrale e, non ultima, Stelle Cadenti, associazione culturale che si occupa di far conoscere, mostrare e raccontare i più recenti movimenti artistici. Già all’inaugurazione della sede, la primavera scorsa, Stelle Cadenti ha allestito una ricca rassegna d’arte contemporanea. Ha bissato l’evento nei mesi di novembre – dicembre. La rassegna di opere si intitolava “CARTARTE” e presentava esclusivamente opere su carta o di carta. Per consentire una maggiore conoscenza e comprensione della mostra è stata stilata una breve presentazione degli artisti e delle opere esposte che riportiamo di seguito. GLI ARTISTI E LE OPERE ESPOSTE MIRELLA BENTIVOGLIO: approda all’arte visiva dopo una fruttuosa esperienza di scrittrice. La sua visione del mondo viene sconvolta dalla seconda guerra mondiale; un episodio le fa capire che, dopo la guerra, niente sarà più come prima: davanti alla stazione di Genova stava un grande orologio, in seguito ad un bombardamento di esso era rimasto solo la tonda cornice, attraverso cui si vedeva il cielo, il tempo era stato distrutto! E rimase senza più parole. Ma con le lettere. Smise di scrivere racconti e cominciò a ricercare il senso delle parole nelle lettere che le componevano: nasceva così, per lei e attraverso lei, la poesia visiva: parole riportate alla loro essenzialità di immagini. Tutta la sua cospicua produzione è volta alla ricerca dell’essenziale, e si deve dire che questa strada l’ha portata molto lontano, Mirella Bentivoglio occupa un posto di rilievo nel panorama degli artisti contemporanei. A Pavia sono state presenta- 34 PAGINA te alcune delle prime opere di poesia visiva: “Vuoto al centro”, con il suo chiedersi “amore, amore, a chi”; “Vita e fine, deragliamento della i”, che trasformando il “tic tac” nel “taci” finale sembra ricordare, o ammonire, come fu per l’orologio di Genova. C’è la bianca L de “L’(assente) positivo-negativo, segno-figura”, opera di arte concreta , movimento del quale lei è stata esponente di spicco. Solo uno sguardo vigile ed ironico poteva vedere in un cartello stradale spezzato e gettato di lato una “Perdita di senso” di più profonda concezione e solo un percorso all’interno dell’animo poteva innescare la ricerca sulle “E” che in questa rassegna hanno la forma del “Golem” disegno che è rappresentazione dell’ essere e congiunzione. La Bentivoglio ha esposto in tutto il mondo, ha partecipato a diverse Biennali a Venezia e a Rio de Janeiro, ha avuto una retrospettiva personale al M.O.M.A. di New York e al museo delle donne in arte a Washington. E’ impossibile enumerare qui tutte le iniziative che ha promosso o a cui ha partecipato, essa viene ormai considerata una grande esponente dell’arte contemporanea. MARIO PALMIERI: è essenzialmente un pittore, dipinge dagli anni cinquanta, come testimonia un acquarello presente in mostra. Ha eseguito opere pubbliche e numerose sculture. La riscoperta dei più antichi miti dell’uomo, “La fenice”, “La Infermiere a Pavia mela e il serpente” è uno dei fili conduttori della sua opera. TITO: monaco passionista, è un artista che, dagli anni settanta, privilegia le grandi sculture in legno. La manualità, l’aspetto artigianale dell’arte, lo appassiona; anche le sue incisioni sono personalmente e manualmente stampate con un torchio del settecento. Ha eseguito moltissimi lavori per edifici pubblici e chiese sia in Italia che in Sudamerica. A Pavia ha esposto una serie di sette incisioni a bulino che hanno come tema l’aggressività e il gioco. ALBA SAVOI: Alba usa quasi esclusivamente la carta. Con la carta costruisce tutto, dai grandi libri d’artista a sculture su carta fotocopiata che lei chiama “Xerosculture”. A questa rassegna presentava un polittico in serigrafia. ROBERTO MARINO: viene dalla scuola di fotografia dell’Istituto d’Arte di Roma, a “Cartarte” ha portato quattro serigrafie derivate da fotografie di nudi: pochi tratti per raccontare la figura umana. Per il resto produce monumentali sculture. All’esposizione d’arte che accompagnava l’inaugurazione della nuova sede dell’ANIN, si è potuta ammirare la sua “Meridiana”, situata appena fuori dall’ingresso della sede stessa. BRUNO CONTE: Conte è considerato un maestro del dopoguerra. Anche se ha sempre lavorato insieme ai capiscuola dell’astrattismo italiano (Pace, Cossyro, ecc.) il suo lavoro non si può definire astratto e neppure “informale” perché in esso spunta spesso un accenno alla figura umana. Conte è un artista che ha trovato una sua personalissima ricerca poetica. Si cimenta, con ottimi risultati, anche con la letteratura. Qui ha esposto i disegni preparati per il suo ultimo lavoro, Caffè Ragno, edito da Stelle Cadenti. MARCO CESTARI: è un giovane artista che trova il suo ambiente nella carta vera, non plastificata, non industriale, non riciclata, usa la corposa e materica carta fatta con antichi procedimenti manuali in Tibet. Parte della sua formazione si è svolta in oriente ed è quindi volta alla comprensione e alla comparazione di miti tra il più lontano est ed il più vicino ovest. GIANCARLO BULLI: nella sua lunga vita ha esposto in tutta Europa, è essenzialmente uno scultore. Esponente di spicco del “decostruttivismo”, realizza le sue grandi opere mettendo insieme piccoli pezzi di legno che prepara nel suo studio a Colnago, in Brianza. Qui ha esposto un trittico in serigrafia. TONI BELLUCCI: Toni si può definire solo con un aggettivo: umbro. Il suo materiale preferito è il legno, con esso costruisce installazioni che solo un figlio della terra umbra può pensare, oppure fabbrica libri che hanno lo stesso fascino dei manoscritti medioevali. MICHAEL BURKE: americano, figlio del filosofo Kenneth Burke, viene dal mondo dell’astrofisica. Ed è da uno spazio e da un immaginario futuro che prende le sue forme. Crea sculture con lastre e frammenti in alluminio, sulle lastre incide simboli, formule, figure, successivamente usa le lastre per le sue incisioni, dando un negativo alla forma positiva del metallo. Dai suoi lavori, rivolti al futuro e al cosmo, traspare però una forte nostalgia per i miti perduti del passato. Viene considerato uno degli artisti più validi della nuova scuola americana. Una delle sue opere più recenti è esposta al museo d’arte moderna Pecci di Prato. NICOLETTA CROCELLA: è soprattutto scrittrice ed è responsabile della casa editrice di Stelle Cadenti. Tra un libro e l’altro costruisce artigianalmente fogli di carta che ricicla personalmente, dipinge acquarelli di piccolo formato e crea oggetti d’arte in carta. Qui presenta quattro carte, riciclate da lei, che rappresentano gli elementi acqua, terra, aria, fuoco. JON O’BRIEN: artista, critico e performer, vive tra Los Angeles e l’Italia, Negli Stati Uniti insegna in un vivacissimo centro culturale, di respiro internazionale, che gestisce personalmente. Le estati cerca di 35 PAGINA Numero 1/2001 passarle sempre in Italia, questo dà a lui e a sua moglie, Toti Mercadante, la possibilità di esporre le sue opere con Stelle Cadenti. GIANLUCA MURASECCHI: è un incisore finissimo, tra i pochi che usano ancora il bulino, qui espone un metafisico racconto costruito con occidentali e affascinanti mandala GRAZIA MARINO: è una vera artigiana del materiale che altri considerano scarti o insignificanti residui della natura come radici o pezzi di legno gettati via o foglie secche. A Cartarte presenta tre tempere su carta riciclata artigianalmente da Nicoletta Crocella LUCIA STERLOCCHI: è una validissima e nota artista che vive a Milano. Qui presenta un lavoro costruito con sabbie colorate su supporti cartacei. ANGELA MARCHIONNI e ROBERTA FERRARA: Esponenti dell’associazione Beatrix di Bologna presentano qui le loro raffinate cartelle che raccolgono tracce del loro operare nel mondo dell’arte, sia nella scrittura che nelle arti visive.Ogni cartella contiene opere in serigrafia ed incisioni. Chi ha visto la rassegna “Cartarte” si è reso conto di quanto fossero eteree ed essenziali le immagini che presentava, ma esse raccontavano un vissuto, una lunga ricerca, la sostanza era nascosta da tratti stilizzati e solo leggendoli attraverso l’e- sperienza dell’artista si poteva comprendere il lavoro di cui erano il risultato. Così è anche per noi, pochi sono in grado di vedere, dietro i nostri gesti, lo studio e la conoscenza di molte materie. Mario Rigoni Stern, in un’intervista, ha detto: “ Un lavoro ben fatto, qualsiasi lavoro,fatto dall’uomo, che non si prefigge solo il guadagno, ma anche un arricchimento, un lavoro manuale, un lavoro intellettuale che sia, un lavoro ben fatto è quello che appaga l’uomo... io dico ai ragazzi… fare il contadino per bene è un lavoro intellettuale, perché un contadino deve sapere di genetica, di metereologia, di chimica, di astronomia.....”. Allo stesso modo noi infermieri dobbiamo sapere di patologia, di medicina, di chirurgia, di chimica, di biologia, di psicologia, di sociologia, oltre che di tecniche infermieristiche, la scuola ci ha sempre preparato per questo, anche prima che diventasse universitaria, ma sono poche le persone che comprendono e conoscono questo aspetto della nostra professione. Iniziative da parte della comunità degli infermieri, volte ad interagire con associazioni culturali o a carattere sociale, possono forse aiutarci ad assumere un’immagine che esca dai canoni del sentire comune e che rappresenti, in tutta la sua complessità, la sostanza che ci anima. L’ANIN e Stelle Cadenti hanno, anche, questo scopo; ci invitano quindi, fin da ora, ad approfittare delle iniziative artistiche che si svolgeranno il prossimo anno nella sede di Pavia. La prima si svolgerà dal 16/02/2001 al 04/03/2001. Al suo interno presenterà la possibilità di frequentare un corso di Scrittura “non” creativa: “La parola e il senso”, condotto da Nicoletta Procella, responsabile delle edizioni Stelle Cadenti, e formatrice. Il calendario di massima: venerdì 23 febbraio dalle 14,30 alle 18 e sabato 24 febbraio dalle ore 9,30 alle ore 13 e dalle 14,30 alle 18; mercoledì 28 febbraio alle ore 20,30 presentazione del materiale prodotto nel corso e performance. Per iscrizioni e informazioni dettagliate rivolgersi all’ANIN. Il giorno 3 marzo alle ore 20,45 serata di musica e poesia a cura di Paolo Sorice. L’autore * Artista, curatore della rassegna e presidente Associazione Culturale “Stelle Cadenti”, Bassano In Teverina (Viterbo) ** Infermiera Professionale ASL, Pavia T’AI CHI CH’UAN Tecnica che si basa su una serie di movimenti lenti e circolari, simili ad una danza, che ha lo scopo di riequilibrare l’energia nell’organismo. TALASSOTERAPIA Talassoterapia, dal greco “Thalassa”, vuol dire cura del mare. Gli scienziati ritengono che, proprio perché dal mare nacque la vita, esiste un legame ancestrale e profondo tra questo elemento e tutti gli esseri viventi. L’acqua di mare è la più importante acqua minerale, la più completa, perché possiede quasi tutti gli elementi presenti in natura. Ha un’azione vitalizzante, detergente, antibatterica, riequilibrante, rassodante. TRAINING AUTOGENO Il Training autogeno o autorilassamento, è una tecnica che, attraverso la distensione del corpo e della mente, aiuta a sconfiggere stress, ansia, a potenziare la concentrazione e l’efficienza fisica, a riposare meglio di notte. Il metodo permette di riconoscere e potenziare le energie che ognuno ha dentro di sé, che non sempre vengono utilizzate interamente o nel modo giusto. YOGA Lo Yoga deriva da un’antichissima disciplina orientale che mirava al conseguimento della totalità dell’individuo, cioè all’unione dell’uomo con la natura e con tutto ciò che lo circonda. La parola Yoga, infatti, significa proprio “unire, congiungere” A ssemblea nnuale 1° convocazione 5 aprile 2001 alle ore 23 in via Lombroso 3/b - Pavia 2ª convocazione 7 aprile 2001 - ore 9/13.30 Aula Magna della Questura Via Rismondo 68 - Pavia Ordine del giorno: Relazione del Presidente Conto Consuntivo 2000 Relazione del Collegio dei Revisori dei Conti Programma 2001 Conto Preventivo 2001 Giornata di studio: La formazione complementare per l’infermiere saranno presenti relatori esperti nel settore