Lezione 4 - Università del Salento

AGENTI FISICI:
GENERALITÀ
Per questo corso non si consiglia nessun libro di testo pertanto il file contiene sia
pagine didattiche sia pagine di approfondimento messe a punto con l’obiettivo
di migliorare la comprensione delle problematiche presentate.
A cura di:
Dr. Manuel Fernández
Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi”
Università del Salento
Pagina didattica
Quali sono gli agenti fisici?
Rumore (Capo II)
Vibrazioni meccaniche (Capo III)
Ionizzanti (D. Lgs. 230/1995 e s.m.i.)
Agenti
fisici
Radiazioni
Ottiche
Non
Ionizzanti
Artificiali (Capo V)
Naturali
Campi elettromagnetici (Capo IV)
Infrasuoni
Ultrasuoni
Atmosfere iperbariche
Microclima (Titolo IV)
In base al Capo I del Titolo VIII del D. Lgs. 81/2008 vanno valutati tutti!
Pagina didattica
Modalità di valutazione del rischio
La valutazione dei rischi:
 va programmata ed effettuata ogni 4 anni;
 va eseguita da personale qualificato nell’ambito del servizio di
prevenzione e protezione in possesso di specifiche conoscenze
in materia;
 dev’essere aggiornata ogni qual volta si verifichino mutamenti che
potrebbero renderla obsoleta, ovvero, quando i risultati della
sorveglianza sanitaria rendano necessaria la sua revisione;
I dati ottenuti dalla valutazione, misurazione e calcolo dei livelli di
esposizione costituiscono parte integrante del documento di
valutazione del rischio.
Occorre tener conto dei soggetti particolarmente sensibili (ad
esempio le donne in stato di gravidanza).
Pagina didattica
Grandezze di riferimento
Il Titolo VIII introduce delle grandezze di riferimento per i vari
agenti fisici:
 I Valori Limite di Esposizione (VLE) non devono essere oltrepassati
deliberatamente in nessun caso e richiedono, in caso di un
potenziale superamento:




l’adozione di misure immediate per riportare l’esposizione al di
sotto dei VLE,
l’individuazione delle cause del superamento dei VLE;
l’adeguamento delle misure di protezione e prevenzione per evitare
un nuovo superamento;
I Valori di Azione (VA), il cui superamento può essere tollerato
in determinati casi, a condizione di adottare/programmare azioni
nell’immediato. Talvolta si distingue tra valori di azione inferiori
e valori di azione superiore.
Pagina didattica (solo elenco degli obblighi)
Obblighi generali del DdL
Nel caso in cui vi siano dei Lavoratori esposti ad agenti fisici scattano per il Datore di
Lavoro (DdL) automaticamente due obblighi:
 garantire la formazione e l’informazione su diverse tematiche tra cui:
 le misure adottate per ridurre i rischi;
 l’entità e il significato dei VLE e VA;
 i risultati della valutazione, misurazione o calcolo dei livelli d’esposizione ai
singoli agenti fisici;
 le modalità per individuare e segnalare gli effetti negativi dell’esposizione
per la salute;
 le circostanze nelle quali i lavoratori hanno diritto a una sorveglianza
sanitaria e agli obiettivi della stessa;
 le procedure di lavoro sicure per ridurre al minimo i rischi derivanti
dall’esposizione;
 l’uso corretto di adeguati dispositivi di protezione individuale (DPI) e alle
relative indicazioni e controindicazioni sanitarie all’uso.
 assicurare la sorveglianza sanitaria – in genere annuale.
AGENTI FISICI:
RUMORE
Pagina di approfondimento
Suono e rumore: Frequenza di un suono
Che cos’è il suono?
Il suono è ogni variazione di pressione che l’orecchio umano
può udire. Si manifesta attraverso onde meccaniche che si
propagano nell’aria.
Il numero di oscillazioni di pressione per secondo che
avvengono è chiamata la frequenza del suono ed è misurata
in Hertz (Hz). La frequenza del suono di una sorgente
acustica stabilisce il suo tono distintivo.
I suoni che l’orecchio umano può percepire sono compresi
tra le frequenze di 20 Hz e di 20 kHz. Se il tono ha una
frequenza alta è detto acuto, mentre se è bassa il tono è
grave. I suoni al di sotto di 20 Hz sono detti infrasuoni,
mentre quelli superiori a 20 kHz sono gli ultrasuoni.
Un suono che ha solo una frequenza è detto tono puro. Un suono armonico come ad
esempio quello di uno strumento musicale è costituito dalla sovrapposizione di toni puri.
Tuttavia, la maggior parte dei suoni che incontriamo in natura sono costituiti da una
miscela ampia di frequenze rapidamente variabili nel tempo; tali suoni costituiscono una
banda di rumore. Il rumore è detto bianco se si distribuisce uniformemente su tutte le
frequenze comprese tra 20 Hz e 20 kHz.
Il rumore viene misurato con uno strumento che si chiama fonometro.
Pagina didattica (solo giustificazione uso scala e valori delle soglie)
Ampiezza di un suono: il dB
Un’altra grandezza fisica che caratterizza il suono è l’ampiezza delle fluttuazioni di
pressione. Il suono più debole che può percepire l’orecchio umano (soglia di percezione)
è di ca. p0 = 20 µPa = 0.00002 Pa, mentre la soglia del dolore dell’orecchio umano è di
200 Pa.
Si comprende che su una scala cosi ampia (8 ordini di grandezza) sia molto difficile
fare dei ragionamenti. Per tale motivo si preferisce utilizzare una nuova scala: il
decibel (dB).
Il decibel in realtà non è un unità assoluta di misura, ma confronta il livello misurato
con un altro valore di riferimento. La scala del dB è una scala logaritmica e usa come
valore di riferimento la soglia di percezione. A tale suono corrisponde un valore di
0 dB. Ad ogni fattore 10 di crescita della pressione sonora p corrisponde una somma di
20 dB alla scala dei dB. In questo modo:



a 20 µPa corrispondono 0 dB
a 200 µPa corrispondono 20 dB
a 2000 µPa corrispondono 40 dB, e cosi via.
Ampiezza (dB ) = 20 log10
p
p0
La soglia del dolore corrisponde a 140 dB.
L’uso della scala logaritmica per la determinazione dell’ampiezza sonora è giustificato
dal fatto che la percezione dell’orecchio riesce a discriminare suoni con differenza di
3 dB a qualunque valore effettivo della pressione sonora.
Pagina di approfondimento
Sorgenti tipiche di rumore – Scala in dB
Sorgente
dB
Fruscio di foglie
10 - 20
Conversazione
40
Voce umana a toni elevati
50-60
TV ad alto volume
70
Macchine tessili
90
Sega circolare
100
Martello pneumatico
120
Aereo in decollo
140
Pagina di approfondimento
Percezione del suono e curve di ponderazione
La percezione dipende da
molti fattori complessi, tra i
quali il fatto che l’orecchio
non ha la stessa sensibilità a
tutte le frequenze; esso è
più sensibile a quelle
comprese tra 2 e 5 kHz.
Questa differenza di
sensibilità è più significativa
a bassi livelli sonori.
Per questi motivi si utilizzano le curve di ponderazione A, B e C tarate alla
frequenza di 1 kHz per 40, 60 e 80 dB (phon) rispettivamente. In tali casi
l’ampiezza si indica in dB(A), dB(B) e dB(C), per tener in conto questo fattore.
Pagina didattica
Esposizione professionale
Per valutare l’esposizione professionale di un lavoratore
al rumore si introduce il concetto di livello equivalente
(LeqA) nell’arco di una giornata di 8 ore. Esso
rappresenta il valor medio, espresso in dB(A), della
pressione sonora in tale periodo di tempo.
Tuttavia, poiché il dB è una scala logaritmica,
un’esposizione di breve durata (15 min.) a livelli elevati
(ad es. 90 dB(A)) contribuisce già da sola ad innalzare il
valore del livello equivalente (LeqA ≥ 75 dB(A)).
È questo il motivo per cui risulta indispensabile indossare sempre i DPI (cuffie o inserti)
in modo adeguato negli ambienti rumorosi.
Si osserva che:
o
o
Un dimezzamento nel tempo di esposizione porta ad un abbassamento di soli 3 dB nel
livello equivalente;
L’esposizione a due sorgenti acustiche, a parità di altre condizioni (ampiezza, distanza,
orientamento, ecc.), porta ad un innalzamento di 3 dB del livello equivalente, rispetto
alla singola sorgente.
Pagina didattica
Effetti del rumore sull’udito


Per esposizione a rumori
eccezionalmente intensi (> 120 – 130 dB)
si può avere la lesione del timpano che
portano alla sordità immediata;
Per esposizioni superiori a 80 dB si ha
una perdita della sensibilità. Essa è:


Temporanea, se l’esposizione è
occasionale e di breve durata e intensità.
In queste condizioni l’orecchio ha la
capacità di recupero funzionale completo.
Permanente, con un innalzamento della
soglia di percezione se l’esposizione è
cumulativa nel tempo, di durata e
intensità notevole. L’effetto è maggiore
sui toni acuti (alte frequenze).
Frequenza (kHz)
Pagina di approfondimento
Sorgenti di rumore
Tra le sorgenti di rumore principali che si possono
trovare nell’Università vi sono:
 Attrezzature da officina meccanica (fresa,
tornio, sega elettrica, ecc.);
 Attrezzature di botanica e giardinaggio
(motopompe, motozappe, biotrituratori,
trattori);
 Sonicatori, frigoriferi e congelatori;
 Impianti di ricambio dell’aria dei laboratori.
Solo per le attrezzature da officina e di botanica
è presumibile il raggiungimento dei valori d’azione
professionali.
Pagina di approfondimento
Fisiologia dell’orecchio
Schema anatomico dell’udito:
1.
Condotto uditivo esterno;
2.
Membrana del timpano;
3.
Cavo del timpano;
4.
Tuba di Eustachio;
5.
Rinofaringe;
6.
Coclea;
7.
Catena ossiculare;
8.
Finestra ovale con la staffa;
9.
Canale semicircolare laterale;
10.
Canale semicircolare posteriore;
11.
Canale semicircolare anteriore;
12.
Finestra rotonda;
13.
Nervo coclare;
14.
Nervo faciale;
15.
Nervo vestibolare;
16.
Sifone carotideo.
Pagina didattica
La difesa acustica
Per difendere l’udito di un lavoratore occorre porre qualche ostacolo al rumore prima che
esso giunga all’orecchio. Ciò può essere fatto:


Alla sorgente, rivedendo le guarnizioni delle apparecchiature rumorose o effettuando un adeguata
manutenzione;
Lungo il percorso:




Ponendo degli ostacoli tra sorgente e ricevitore,
Isolando acusticamente le pareti dell’ambiente, al
fine di ridurre i fenomeni di riverbero,
Confinando le apparecchiature rumorose in appositi
locali fonoisolati;
Alla ricezione, utilizzando i DPI acustici (cuffie e
inserti).
Ovviamente va preferito l’intervento alla fonte.
Pagina didattica
Dispositivi di protezione individuali
I principali DPI sono gli inserti e le cuffie:
 Gli inserti si inseriscono direttamente nel canale
acustico esterno e sono suddivisi a loro volta in:




Inserti sagomati, in materiale plastico morbido poco
deformabile;
Inserti deformabili, costituiti da materiali con
elevate capacità plastiche (schiume, siliconi, etc.)
Semi-inserti, che non entrano completamente nel
canale uditivo e presentano un archetto di sostegno.
Le cuffie si applicano esternamente a protezione
dell’orecchio. I modelli più efficienti sono quelli
dotati di auricolari in PVC pieni di liquido
fonoassorbente.
Si osservi comunque che anche quando il dispositivo è
indossato dall’utente, il rumore può comunque raggiungere
l’orecchio da 4 percorsi differenti: Fessure d’aria, vibrazioni
del dispositivo, trasmissione attraverso il dispositivo,
trasmissione attraverso il corpo.
Pagina didattica
Definizioni ai sensi del D. Lgs. 81/2008
Il D. Lgs. 81/2008 definisce le seguenti grandezze fisiche:
 pressione acustica di picco (ppeak): valore massimo della pressione
acustica istantanea ponderata in frequenza "C" – è il valore impulsivo
che non deve essere mai superato durante le lavorazioni;
 livello di esposizione giornaliera al rumore (LEX,8h): [dB(A) riferito a
20 μPa] - valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di
esposizione al rumore per una giornata lavorativa nominale di otto ore,
definito dalla Norma Internazionale ISO 1999:1990 punto 3.6. Si
riferisce a tutti i rumori sul lavoro, incluso il rumore impulsivo;
 livello di esposizione settimanale al rumore (LEX,w): valore medio,
ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione giornaliera al
rumore per una settimana nominale di cinque giornate lavorative di
otto ore, definito dalla Norma Internazionale ISO 1999:1990 punto
3.6, nota 2.
Pagina didattica (solo limiti di rumore)
Livelli di azione e livelli di esposizione
Il D. Lgs. 81/2008 prevede i seguenti limiti di rumore per il livello equivalente e per il livello
acustico di picco:
 Valore inferiore d’azione: Leq = 80 dB(A), ppeak = 112 Pa [135 dB(C) riferiti a 20 μPa];
 Valore superiore d’azione: Leq = 85 dB(A), ppeak = 140 Pa [137 dB(C) riferiti a 20 μPa];
 Valore limite di esposizione: Leq = 87 dB(A), ppeak = 200 Pa [140 dB(C) riferiti a 20 μPa].
Qualora l’esposizione sia molto variabile nell’arco della settimana da un giorno all’altro, è
possibile sostituire il livello di esposizione giornaliera con quello settimanale a condizione che:
 il livello di esposizione settimanale al rumore, come dimostrato da un controllo idoneo, non
ecceda il valore limite di esposizione di 87 dB(A);
 siano adottate le adeguate misure per ridurre al minimo i rischi associati a tali attività.
Se nel corso delle settimane vi è una significativa variabilità, va considerato il livello
settimanale massimo ricorrente.
Pagina di approfondimento
Riferimenti




D. Lgs. n° 81 del 9 aprile 2008, Titolo VIII, Capo II;
“D. Lgs. 81/2008, Titolo VIII, Capo I, II e III, IV e V sulla prevenzione
e protezione dai rischi dovuti all’esposizione ad agenti fisici nei luoghi di
lavoro – Prime indicazioni operative – Rev. feb. 2014”, Coordinamento
tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province
Autonome in collaborazione con INAIL;
“Guida all’uso dei DPI uditivi”, INAIL, Centro Ricerche Monteporzio
Catone (Roma);
“Metodologia ed interventi tecnici per la riduzione del rumore”,
coordinato da Pietro Nataletti, INAIL, Centro Ricerche Monteporzio
Catone (Roma).
AGENTI FISICI:
RADIAZIONI IONIZZANTI
Pagina didattica
Interazione delle radiazioni con la materia:
Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti
Pagina didattica
Spettro elettromagnetico
Rad. Ottiche
Ionizzanti
Energie elevate
Frequenze elevate
Lunghezze d’onda basse
CEM
Non Ionizzanti
Energie basse
Frequenze basse
Lunghezze d’onda elevate
Pagina didattica
Curva di stabilità dei nuclei
numero di protoni Z
decadimento β n → p+ + e- + ν
(60Co → 60Ni +e-+ν)
decadimento β +
p+ → n + e + + ν
(22Na → 22Ne +e++ν)
decadimento α
numero di neutroni N
A
Z
X →
A− 4
Z −2
X − − + 24He + +
(241Am → 237Np + α)
Pagina didattica
Tipologie di radiazioni ionizzanti:
riassunto e classificazione
Riassunto:
• Raggi X : Fotoni dovuti a transizioni elettroniche
• Raggi γ : Fotoni dovuti a transizioni nucleari
• Neutroni (N )
• Protoni ( p+)
• Particelle α++ : Nuclei di elio (He++)
• Particelle β- e β+ : Elettroni o positroni (elettroni con carica
positiva).
Criterio di classificazione – massa, densità, tipologia, …???
 p+, α++ e β+ hanno carica positiva
Sulla base
 β- hanno carica negativa
Perché ?
della carica
 X, γ e N sono privi di carica
Pagina didattica
Radiazioni direttamente ed
indirettamente ionizzanti
Dimensioni dell’atomo >> Dimensioni del nucleo
L’atomo è sostanzialmente vuoto!
Forze nucleari:
Molto intense a dimensioni nucleari
Trascurabili a dimensioni atomiche
Forze elettromagnetiche:
Meno intense a dimensioni nucleari
Le più intense a dimensioni atomiche
Particelle cariche (p+, α++, β+, β-) :
• Interagiscono appena vengono generate
• Cedono energia in più processi graduali
Neutroni:
• Interagiscono a distanza (solo forze nucleari)
• Cedono energia in unico processo
Fotoni (X, γ ):
• Interagiscono sostanzialmente a distanza
• Cedono energia in unico processo
direttamente
ionizzanti
indirettamente
ionizzanti
indirettamente
ionizzanti
Pagina didattica
Ionizzazione diretta ed indiretta
Potere di penetrazione
Ionizzazione
Interazione
con il mezzo
Potere di
penetrazione
Diretta (α,β)
Continua
Basso
Indiretta
(N,γ,X)
Solo attraverso
particelle cariche
secondarie
Alto
Percorso
massimo in aria
α ~ 4 cm
β~4m
Qualunque
Elevato
rischio di
irraggiamento
Pagina didattica
Nuclei instabili
numero di protoni Z
decadimento β n → p + e- + ν
(60Co → 60Ni +e-+ν)
decadimento β +
p → n + e+ + ν
(22Na → 22Ne +e++ν)
decadimento α
numero di neutroni N
A
ZX
→
A− 4
Z −2 X
+ 24He
(241Am → 237Np + α)
Elevato rischio di contaminazione
Pagina didattica
Vie di penetrazione nel corpo umano
Irraggiamento:
 La sorgente è esterna all’organismo;
 Le radiazioni incidono sul soggetto.
ingestione inalazione
esalazione
Contaminazione interna:
cute
 La sorgente entra nell’organismo
polmoni
a seguito di:
linfonodi
 Inalazione;
 Ingestione;
 Ferite della cute.
Si osservi che:
ferita
apparato
gastro
intest.
 Neutroni, Raggi X e γ sono
polmoni
e
liquidi
intercell.
..….......
ossa
principalmente pericolosi per
irraggiamento;
 Particelle α e particelle β sono
fegato
reni
pericolosi soprattutto per
contaminazione interna.
tiroide
feci
urine
Pagina didattica
Effetti delle radiazioni sull’uomo
Attraverso la ionizzazione ed eccitazione delle
molecole del tessuto si ha danno cellulare, che
può essere:
 danno diretto al DNA per rottura dei legami
molecolari;
 danno indiretto con la ionizzazione delle
molecole di H2O (65 % del peso corporeo) e
produzione di radicali liberi (H+ e OH-) molto
reattivi, che attaccano chimicamente la cellula.
La conseguenza è la generazione di mutazione
genetiche e quindi l’induzione di tumori.
Attenzione: L’effetto è privo di soglia
(bastano due raggi γ per provocare danno).
Pagina didattica
Sorgenti di radiazioni
Tipologia
Carattere
Esempi di
applicazioni
Rischio di
esposizione
Macchine
radiogene
Artificiale
(emettono
solo raggi X)
Diagnostica su
materiali
Irraggiamento
esterno
Naturale
Sorgenti orfane,
ricerca su cavie
(traccianti),
radon
Irraggiamento
e/o
contaminazione
Artificiale
Radiodiagnostica
(emettono
e radioterapia
X, γ, α, β, p, n)
Principalmente
irraggiamento
esterno
Sostanze
radioattive
Acceleratori
Pagina di approfondimento
Macchine radiogene solo parzialmente schermate
• I tubi di Coolidge (ad es. analizzatori di metalli portatili) generano
raggi X accelerando un fascio di elettroni sotto vuoto attraverso
una differenza di potenziale adeguata.
Tubo sotto vuoto
-
HV
+
filamento
elettroni
Raggi X
• Attenzione: Il fascio di raggi X esce fuori dall’apparecchio!
Pagina di approfondimento
Macchine radiogene completamente schermate
• Altri dispositivi, quali i microscopi
elettronici a scansione (SEM) o a
trasmissione (TEM) producono raggi
X, ma non è prevista l’estrazione del
fascio dalla macchina, per cui tali
apparecchi sono intrinsecamente
sicuri, dal punto di vista delle
radiazioni.
Pagina di approfondimento
Sorgenti radioattive
Le sorgenti radioattive sono costituite da
atomi (isotopi) che si trasformano
spontaneamente emettendo radiazioni
ionizzanti.
Il processo è definito dalla probabilità per
unità di tempo che avvenga tale
transizione. Questa grandezza rimane
costante nel tempo.
Ne segue che la popolazione iniziale di
N0 atomi radioattivi identici si riduce nel
tempo secondo una legge di
decadimento esponenziale:
N(t) = N0e-t/τ
dove τ è la vita media.
Il valore di τ può variare da miliardesimi di secondo a miliardi di anni!
Attività = Numero di decadimenti subiti nell’unità di tempo.
Pagina di approfondimento
Tempo di dimezzamento fisico
La vita media indica il tempo che una sorgente impiega a ridurre di ca. 2,7
volte la propria attività. Più intuitivo è il concetto di tempo di dimezzamento
fisico τ1/2, che rappresenta il tempo per cui la popolazione di atomi radioattivi
si dimezza. Si ha che: τ1/2 = τ ln2 = 0,6931 τ.
I tempi di dimezzamento fisico dipendono dalla transizione e hanno valori
molto variabili:
Sorgente
Tempo di dimezzamento - τ1/2
Argon 41
1,8 ore
Cobalto 60
5,27 anni
Cesio 137
30,2 anni
Potassio 40
1.300.000.000 anni
Se τ1/2 è di poche ore o pochi giorni la sostanza si trasforma integral-mente
in tempi brevi, durante i quali però emette molte radiazioni;
Se τ1/2 è di molti anni la sostanza rimane sostanzialmente sempre attiva, ma
emette meno radiazioni (a parità di attività).
Pagina di approfondimento
Tempo di dimezzamento metabolico
Oltre al tempo di dimezzamento fisico (τf) occorre tenere anche conto del
tempo di dimezzamento metabolico o biologico (τb).
In un organo o tessuto, la quantità di radioisotopo presente viene influenzata,
oltre che dal decadimento radioattivo della sostanza, anche dal metabolismo
del tessuto (escrezione, scambi liquidi/gassosi, ecc.).
Il tempo di dimezzamento effettivo (τe) è dato da:
1/τe = 1/τf + 1/τb
ovvero
τe = (τf • τb)/(τf + τb)
Isotopo
τ1/2 fisico (τf)
τ1/2 biologico (τb)
τ1/2 effettivo (τe)
131I
8 giorni
8 giorni
4 giorni
3H
12 anni
10 giorni
10 giorni
Pagina didattica
Sorgenti sigillate e non sigillate
Una sorgente sigillata è una sorgente
formata da materie radioattive
fermamente incorporate in materie
solide e di fatto inattive, o sigillate in un
involucro inattivo che presenti una
resistenza sufficiente per evitare, in
condizioni normali di impiego,
dispersione di materie radioattive
superiori ai valori stabiliti dalle norme di
buona tecnica applicabili.
La sigillatura evita la dispersione di materie radioattive, ma non è un
mezzo di protezione contro le radiazioni prodotte dalla sorgente.
Pagina di approfondimento
Sorgenti sigillate α o β-emittenti
Quando la sigillatura in forma di
strato ricoprente assorbe
integralmente le radiazioni che
interessano (ad esempio sostanze α
o β -emittenti) si ricorre a sorgenti in
cui il materiale radioattivo è
depositato su un foglio metallico
estremamente sottile.
La sorgente va maneggiata con cura
per evitare graffi che rilascino atomi
radioattivi (rischio contaminazione).
Sono integralmente sigillate con uno strato spesso le sorgenti β + γ
di bassa attività, usate per ricerca e didattica, quando interessa
solo la radiazione γ.
Pagina didattica
Sorgenti non sigillate
Per sorgente non sigillata si intende qualsiasi
sorgente che non ha le caratteristiche della
sorgente sigillata. Tali sorgenti vengono
spesso impiegate (anche in forma di
soluzione o sospensione liquida) come
traccianti radioattivi o per analisi
radiochimiche e di laboratorio.
Gli isotopi sono a contatto diretto con l’aria
dell’ambiente in cui si lavora, per cui il
rischio di contaminazione (contatto,
ingestione o inalazione) è elevato e
pertanto l’uso dei dispositivi di protezione
collettivi (cappe, preferibilmente di classe
III) e individuali è fondamentale.
Pagina didattica
Principi fondamentali di
radioprotezione
La circostanza che qualunque esposizione alle radiazioni ionizzanti, per quanto modesta, possa
produrre detrimento (assenza di soglia), ha spinto la International Commission on Radiation
Protection (I.C.R.P.) a raccomandare un sistema di protezione radiologica basato su tre principi
fondamentali:
• giustificazione della pratica;
• ottimizzazione della protezione (principio noto anche con l'acronimo ALARA – As Low As
Reasonably Achievable);
• limitazione delle dosi individuali.
Detti principi sono stati pienamente recepiti nella normativa italiana in vigore, attraverso l'art. 2 del
D. Lgs. 230/95 che ne stabilisce il rispetto, nella disciplina delle attività con rischio da radiazioni
ionizzanti, nei termini seguenti:
– Nuovi tipi o nuove categorie di pratiche che comportano un'esposizione alle radiazioni
ionizzanti debbono essere giustificati, anteriormente alla loro prima adozione o approvazione,
dai loro vantaggi economici, sociali o di altro tipo rispetto al detrimento sanitario che ne può
derivare;
– I tipi o le categorie di pratiche esistenti sono sottoposti a verifica per quanto concerne gli
aspetti di giustificazione ogniqualvolta emergano nuove ed importanti prove della loro efficacia
e delle loro conseguenze;
– Qualsiasi pratica deve essere svolta in modo da mantenere l'esposizione al livello più basso
ragionevolmente ottenibile, tenuto conto dei fattori economici e sociali.
– La somma delle dosi derivanti da tutte le pratiche non deve superare i limiti di dose stabiliti per i lavoratori
esposti, gli apprendisti, gli studenti e gli individui della popolazione.
Pagina didattica
Unità di misura della radioprotezione
Le grandezze di interesse in radioprotezione
sono:
• Le grandezze di sorgente, che servono per
descrivere le caratteristiche di una
sorgente irradiante (ad es. attività);
• Le grandezze dosimetriche, che misurano
l’energia (per unità di massa) ceduta alla
materia irradiata:
– La dose assorbita misura l’energia per
unità di massa fornita al mezzo indipendentemente dalla natura di questo;
– La dose equivalente tiene conto degli
effetti sul corpo umano in base al tipo
di radiazione incidente su un dato
tessuto interessato;
– La dose efficace è la somma delle dosi
equivalenti nei diversi organi o tessuti,
ponderata con opportuni coefficienti.
Pagina di approfondimento
Dose equivalente
Per valutare il danno che le radiazioni possono recare all’essere umano occorre tenere in conto:
– che diverse tipologie di radiazioni (raggi X, raggi γ, particelle α, particelle β e neutroni)
hanno un diverso effetto sull’uomo;
– che il danno prodotto è diverso a secondo del tessuto colpito.
La dose equivalente è data da:
HT = ∑R WR DT ,R
dove
DT,R è la dose assorbita nel tessuto T e dovuta alla radiazione R;
WR è il fattore di ponderazione dovuto al tipo di radiazione.
Tipo di radiazione
WR
Fotoni (X,γ)
1
Elettroni e positroni (β-,β+)
1
Protoni
5 (per energie ≥ 2 MeV)
Neutroni (N)
5-20 (dipende dall’energia)
Particelle α
20
Grandezza dosimetrica
Unità di misura
Esposizione (E)
C/kg
Dose assorbita (D)
Gray = J/kg
Dose equivalente (HT) / Dose efficace (H)
Sievert (dimensionalmente = J/kg)
Pagina didattica
Dose efficace
La dose efficace è data da:
Tessuto
WT
230/95
ICRP 103
Gonadi
0,20
0,08
Midollo osseo rosso
0,12
0,12
Colon
0,12
0,12
Polmone
0,12
0,12
Stomaco
0,12
0,12
Mammelle
0,05
0,12
Vescica
0,05
0,04
Fegato
0,05
0,04
Esofago
0,05
0,04
Tiroide
0,05
0,04
Pelle
0,01
0,01
Superficie ossea
0,01
0,01
Cervello
---
0,01
mucosa orale, pancreas, intestino tenue,
Ghiandole salivari
---
0,01
milza, timo, utero/cervice (F), prostata (M).
Tessuti rimanenti
0,05 (ICRP 60)
0,12
dove
H = ∑T WT HT = ∑T ,RW WR DT ,R
T
DT,R è la dose assorbita nel tessuto T e dovuta alla
radiazione R;
WR è il fattore di ponderazione dovuto al tipo di
radiazione;
WT è il fattore di ponderazione dovuto al tessuto
considerato sulla base del D. Lgs. 230/95 o della
più recente norma ICRP 103 adottata dalla
Direttiva Europea 2013/59/EURATOM.
I fattori di ponderazione sono adimensionali.
I tessuti specificati in tabella tra i rimanenti
(14 in totale, 13 per ciascun sesso) sono:
ghiandole surrenali, tessuto extratoracico,
cistifellea, cuore, reni, linfonodi, muscolo,
Pagina didattica
Dosimetria
Per verificare l’esposizione alle radiazioni di
un soggetto vengono utilizzati dei dosimetri.
Esistono:
• Dosimetri a lettura differita, quali il
dosimetro a luminescenza (TLD) o quello
film-badge, oppure i
• Dosimetri a lettura immediata, che però
sono più costosi ed ingombranti.
I dosimetri possono essere utilizzati per effettuare:
 Dosimetria personale, per valutare la dose assorbita dal
singolo soggetto, oppure
 Dosimetria ambientale, al fine di valutare la dose che viene
generata in un dato luogo.
Pagina didattica
Metodi di protezione dalle radiazioni
 Aumentare la distanza tra soggetto e sorgente;
 Ridurre i tempi di esposizione alla sorgente;
 Interporre ostacoli appropriati tra la sorgente ed il soggetto.
numero di particelle per unità di superficie
numero di particelle per unità di
Intensità di flusso ϕ :
superficie e per unità di tempo
Flusso Φ:
Tali grandezze aumentano al diminuire
della distanza dalla sorgente!
10
4
2
Pagina di approfondimento
Schermature
(Protezioni da irraggiamento
a sorgenti esterne all’organismo)
Particelle α: nessun problema (non superano lo stato germinativo della pelle);
Particelle β: conviene usare materiali leggeri in modo da ridurre la radiazione di
frenamento generata da urti con elettroni (ad es. schermi in plexiglass);
Raggi X, γ : è necessario utilizzare materiali pesanti (ad es. Pb);
Neutroni:
occorre utilizzare vari strati di materiali in sequenza:
 Per il rallentamento: Materiali leggeri (Paraffina, H2O, calcestruzzo);
 Per la cattura tramite reazioni nucleari: Materiali specifici
(Boro - 10B (n,α)7Li, Litio - 6Li (n,α)3H, Cadmio - (Cd)nat(n,γ), ecc.)
 Per la riduzione dei raggi secondari (X, γ ): Materiali pesanti (Pb).
Pagina di approfondimento
Schermature
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
Sono costituiti da indumenti in piombo, bario, bismuto e/o
antimonio principalmente rivolti alla protezione del tronco, tiroide
e gonadi e quindi costituiti da camici, collari e gonnelli. I fattori più
importanti da tenere in considerazione sono:
Acquisto,
conservazione,
utilizzo,
valutazione in itinere del grado di efficienza,
smaltimento e
ricambio.
I problemi principali nell’uso dei DPI sono:
Peso eccessivo che genera disturbi a carico della colonna;
deterioramento, con la formazione di fori o crepe che ne
riducono l’efficienza.
Pagina di approfondimento
Valutazione del Rischio e Classificazione
LAVORATORI ESPOSTI (DI CATEGORIA B)
La legge stabilisce che debbono essere classificati come
lavoratori esposti i soggetti che, in ragione della attività
lavorativa svolta per conto del datore di lavoro, sono suscettibili
di una esposizione alle radiazioni ionizzanti superiore ad uno
qualsiasi dei limiti fissati per le persone del pubblico, ovvero:
dose efficace di 1 mSv per anno solare,
dose equivalente di:
 15 mSv per il cristallino;
 50 mSv per la pelle, calcolato in media su 1 cm2 di pelle,
indipendentemente dalla superficie esposta e
 50 mSv per mani, avambracci, piedi, caviglie.
Pagina di approfondimento
Valutazione del Rischio e Classificazione
LAVORATORI ESPOSTI DI CATEGORIA A
Sono classificati in Categoria A i lavoratori esposti che, sulla base degli
accertamenti compiuti dall’Esperto Qualificato sono suscettibili di
un’esposizione superiore, in un anno solare, ad uno dei seguenti valori:
dose efficace di 6 mSv per anno solare,
dose equivalente di:
 45 mSv per il cristallino;
 150 mSv per la pelle, calcolato in media su 1 cm2 di pelle,
indipendentemente dalla superficie esposta e
 150 mSv per mani, avambracci, piedi, caviglie.
Nell’accertamento si deve tener conto del rischio di esposizione interna ed
esterna derivante dalla normale attività lavorativa programmata nonché dal
contributo delle esposizioni potenziali conseguenti a eventi anomali e
malfunzionamenti che siano suscettibili di aumentare le dosi dei singoli
derivanti da detta normale attività lavorativa programmata.
Pagina didattica
Limiti di dose efficace al corpo intero
Classificazione dei Lavoratori - Il D. Lgs. 230/95 stabilisce che sono:
 Soggetti classificati di categoria A: da 6 a 20 mSv/anno;
 Soggetti classificati di categoria B: da 1 a 6 mSv/anno;
 Soggetti non classificati: al di sotto di 1 mSv/anno.
N.B.: Nessuna pratica giustifica un assunzione di dose superiore a
20 mSv/anno. Se indispensabile distribuire l’attività tra diversi
soggetti classificati.
Pagina di approfondimento
Limiti di dose equivalente
Al cristallino:
 Soggetti classificati di categoria A: da 45 a 150 mSv/anno;
 Soggetti classificati di categoria B: da 15 a 45 mSv/anno;
 Soggetti non classificati: al di sotto di 15 mSv/anno.
Alla pelle (dose media, su qualsiasi superficie di 1 cm2, indipendentemente
dalla superficie esposta):
 Soggetti classificati di categoria A: da 150 a 500 mSv/anno;
 Soggetti classificati di categoria B: da 50 a 150 mSv/anno;
 Soggetti non classificati: al di sotto di 50 mSv/anno.
Alle mani, avambracci, piedi, caviglie:
 Soggetti classificati di categoria A: da 150 a 500 mSv/anno;
 Soggetti classificati di categoria B: da 50 a 150 mSv/anno;
 Soggetti non classificati: al di sotto di 50 mSv/anno.
Pagina didattica
Zone controllate e zone sorvegliate
Ogni area di lavoro in cui, sulla base degli accertamenti e delle
valutazioni compiuti dall’esperto qualificato, sussiste per i
lavoratori in essa operanti il rischio di superamento di uno qualsiasi
dei valori per essere classificati in Categoria A è classificata Zona
Controllata.
Ogni area di lavoro in cui, sulla base degli accertamenti e delle
valutazioni compiuti dall’esperto qualificato, sussiste per i
lavoratori in essa operanti il rischio di superamento di uno dei limiti
di dose fissati per le persone del pubblico, ma che non debba
essere classificata Zona Controllata ai sensi del paragrafo 4.1
(Allegato III del D. Lgs. 230/95), è classificata Zona Sorvegliata.
Le Zone Controllate e le Zone Sorvegliate devono essere segnalate
utilizzando la segnaletica definita dalle norme di buona tecnica o
comunque in maniera visibile e comprensibile. Le Zone Controllate
devono essere delimitate e le modalità di accesso regolamentate.
Pagina didattica
Classificazione delle aree di lavoro e dei lavoratori
Nella nostra Università:
• Zona controllata – in genere lo spazio interno alle cappe di lavoro oppure
alle macchine radiogene;
• Zona sorvegliata – in genere laboratori di radioisotopi o contenenti
macchine radiogene;
• Classificazione dei lavoratori – Categoria B (salvo eccezioni).
Coloro che frequentano i laboratori ricevono in dotazione dei dosimetri
personali film-badge, oppure nei laboratori vengono posizionati dei
dosimetri ambientali.
Pagina di approfondimento
Simboli radiazioni ionizzanti
Pagina didattica
Norme di sicurezza e di protezione
In ogni laboratorio devono essere redatte delle norme
specifiche che tengono conto della situazione
particolare esistente.
Piano di emergenza
Va redatto inoltre un piano d’emergenza per indicare i
comportamenti da tenere in caso di incidenti.
Pagina didattica
Legislazione e normativa di riferimento
La legislazione di riferimento è costituita da:
 D. Lgs. 230/1995 e s.m.i.;
 Normativa specifica non integrata nel D. Lgs. 626/1994 in
quanto riferita anche a soggetti diversi dai lavoratori;
 Aggiornata varie volte (ad es. D. Lgs. 241 del 26/05/2000, D.
Lgs. 257 del 09/05/2001, etc.);
 Introduce figure specifiche (esperto qualificato di radioprotezione, medico autorizzato), con ben precise responsabilità.
Pagina didattica
Pratiche con macchine radiogene
In alcuni casi è necessario interagire con gli organismi di vigilanza. Ciò
avviene per:
a) la comunicazione preventiva di pratica, che dev’essere inviata
almeno 30 giorni prima dell’inizio dell’attività;
b) la richiesta di nulla-osta preventivo, laddove indispensabile.
L’attività non può essere messa in atto fino a quando non si ha un
riscontro da parte degli organismi di vigilanza;
c) la comunicazione di cessazione della pratica, che dev’essere inviata
almeno 30 giorni prima della fine attività.
Pagina didattica
Figure Professionali coinvolte nella Radioprotezione
Obblighi e Figure Professionali
Oltre agli adempimenti già riportati ed agli obblighi relativi alla
classificazione, che saranno trattati in modo più approfondito, si citano di
seguito i principali obblighi derivanti dalla normativa di radioprotezione
per le attività di tipo sanitario nelle normali condizioni di lavoro.
Le Figure Professionali coinvolte sono:
Datore di Lavoro;
Dirigenti;
Preposti;
Esperto Qualificato di Radioprotezione;
Medico Autorizzato / Competente;
Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza;
Lavoratori.
Pagina di approfondimento
Figure Professionali coinvolte nella Radioprotezione
Obblighi del Datore di Lavoro
Il datore di lavoro, in generale, ha l’obbligo, direttamente od attraverso figure
dirigenziali di:
nominare esperto qualificato e medico autorizzato/competente;
individuare i dirigenti che dovranno in concreto occuparsi degli obblighi di
legge;
richiedere le autorizzazioni previste dalla legge ed effettuare le necessarie
comunicazioni;
provvedere a che siano soddisfatte le limitazioni di esposizioni per particolari
categorie (minori, soggetti con determinate patologie …);
acquisire le segnalazioni in merito alla radioprotezione e provvedere in merito;
adottare le idonee misure di sicurezza e protezione;
controllare che le figure incaricate della sorveglianza della radioprotezione
istituiscano ed aggiornino la documentazione;
conservare o trasmettere agli organi competenti la documentazione;
fornire alle figure incaricate della sorveglianza della radioprotezione i mezzi,
le informazioni e le condizioni necessarie per lo svolgimento della loro attività;
acquisire i giudizi espressi dal medico autorizzato o competente e provvedere
affinché siano rispettate le eventuali prescrizioni o non idoneità;
assicurare le opportune misure di radioprotezione nel caso di utilizzo di
lavoratori autonomi od esterni.
Pagina didattica
Figure Professionali coinvolte nella Radioprotezione
Obblighi del Datore di Lavoro
Il datore di lavoro non può delegare i compiti di:
elaborare il documento di valutazione dei rischi (art. 28 del
D. Lgs. 81/2008);
acquisire il documento di valutazione dell’esperto qualificato
prima dell’inizio dell’attività (art. 61, comma 2 del D. Lgs.
230/1995);
nominare il Responsabile del Servizio di Prevenzione e
Protezione (art. 28 del D. Lgs. 81/2008).
Pagina didattica
Documentazione di Radioprotezione
Registro delle valutazioni (Registro di radioprotezione): è costituito da fogli legati
e numerati progressivamente, e contiene tutte le informazioni riguardanti le
sorgenti, compresi i controlli periodici;
Scheda dosimetrica: è istituita dall’Esperto Qualificato entro un anno dall’entrata
in vigore del decreto per ogni Lavoratore Esposto (sia Categoria A che B) e ne
descrive la storia di esposizione;
Documento sanitario personale: è istituito dal Medico addetto alla sorveglianza
medica per ogni Lavoratore Esposto.
Pagina di approfondimento
Riferimenti



D. Lgs. 230/1995 “Attuazione delle direttive 89/618/EURATOM,
90/641/EURATOM, 92/3/EURATOM e 96/29/EURATOM in materia di
radiazioni ionizzanti” e successive modificazioni ed integrazioni;
“Proposta di procedura per la gestione dei dispositivi di protezione
individuale dalla radiazione X per uso medico-diagnostico: camici e
collari per la protezione del lavoratore”, INAIL - Dipartimento di
medicina, epidemiologia, igiene del lavoro ed ambientale - Coordinamento
scientifico di Sergio Iavicoli, collaborazione di Francesco Campanella,
Maria Antonietta D’Avanzo, Laura Moretti, Domenico Acchiappati, Paolo
Giuliani, Fabriziomaria Gobba;
“Il rischio fisico nel settore della bonifica dei siti industriali di origine
non nucleare contaminati da radiazioni ionizzanti’’, INAIL - Dipartimento
Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti ed
Insediamenti Antropici – Carmine Zicari.
AGENTI FISICI:
CAMPI ELETTROMAGNETICI
Pagina didattica
Interazione delle radiazioni con la materia:
Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti
Pagina di approfondimento
Spettro elettromagnetico
Energie basse
Frequenze basse
Lunghezze d’onda elevate
Energie elevate
Frequenze elevate
Lunghezze d’onda basse
La parte ‘visibile’ dello spettro delle radiazioni
rappresenta solo una “fetta” minuscola.
Pagina didattica
Radiazioni non ionizzanti (NIR)
Con il termine radiazioni non ionizzanti vengono indicate tutte quelle
forme di radiazione il cui meccanismo primario di interazione con la
materia non è quello della ionizzazione.
In questa categoria vengono ricompresi:
• i campi elettrici e magnetici statici - anche se di fatto non
emettono radiazioni;
• i campi elettrici e magnetici variabili nel tempo, in genere
sinusoidali, con frequenze ≤ 300 GHz;
• le radiazioni ottiche, con frequenze > 300 GHz e che rispettano le
leggi dell’ottica geometrica.
Ai fini del D. Lgs. 81/2008 i primi due casi vengono trattati nel
Capo IV del Titolo VIII, mentre le Radiazioni Ottiche Artificiali
(ROA) vengono approfondite nel Capo V dello stesso Titolo.
Pagina di approfondimento
Sorgenti di campi elettromagnetici
Alcune delle sorgenti di campi elettromagnetici sono indicate nella
seguente tabella:
Tipo di radiazioni
Frequenze
Sorgenti
CMS (Campi
magnetici statici)
0 Hz
Risonanza magnetica nucleare
(NMR), celle elettrolitiche
ELF-VLF (frequenze
estremamente basse)
1 Hz – 300 kHz
Rete elettrica (50 Hz),
Videoterminali (CRT)
300 kHz – 300 GHz
Radio-TV, cellulari,
marconiterapia, radarterapia,
forni a MW
RF-MW
(radiofrequenze,
microonde)
Pagina di approfondimento
Sorgenti di campi magnetici
Tra le principali sorgenti di campi magnetici
vi sono gli apparecchi per risonanza
magnetica nucleare (NMR) in cui sono
presenti varie sorgenti di campo magnetico
per produrre immagini diagnostiche:
 Un campo statico elevatissimo (≤ 10 T),
generato da un magnete superconduttore;
 Un campo magnetico variabile nel tempo;
 Un campo a radiofrequenze (30 MHz –
600 MHz) con potenze medie fino a
100 Watt e potenze istantanee di picco
di 10 kW.
Pagina di approfondimento
Sorgenti a basse frequenze (ELF-VLF)
Tra le sorgenti di campi elettromagnetici a
basse frequenze più comuni vi sono:
 Linee elettriche aeree ed interrate;
 Apparecchiature che fanno uso della rete
elettrica, anche ad alte tensioni e che
operano quindi a 50 Hz;
 Videoterminali. In quelli che fanno uso di tubi
a raggi catodici (CRT), per la generazione
dell’immagine lo schermo viene spazzolato da
un fascetto con le seguenti frequenze:




Verticale 50 – 150 Hz
Orizzontale 30 – 70 kHz
Dot-clock (colore) ~ 20 MHz
Nei moderni monitor a cristalli liquidi (LCD)
sono presenti solo emissioni alla frequenza di
dot-clock.
Pagina di approfondimento
Sorgenti di radiofrequenze e microonde
Tra le sorgenti di radiofrequenze e
microonde più frequenti vi sono:
 Forni a microonde: vengono usati per
riscaldare o portare a alte
temperature prodotti ben definiti o
per sterilizzare o cuocere. Operano
intorno a 2,45 GHz.
 Apparecchi sanitari: Servono per
riscaldare tessuti (ad es.
marconiterapia ~ 35 MHz oppure
radarterapia ~ 2,45 GHz)
Pagina didattica
Tipologie di sorgenti in
base alla funzionalità
Le sorgenti di campi elettromagnetici possono essere suddivise in base
alla loro funzionalità:
 Radiatori intenzionali: hanno come scopo l’emissione di NIR (ad es.
sistemi di telecomunicazione). Hanno caratteristiche note e
delimitate di potenza d’emissione, stabilità in frequenza, emissione
di armoniche spurie, etc.
 Radiatori non intenzionali: emettono radiazioni come effetto
secondario ed indesiderato (perdite di radiazione) rispetto al loro
uso primario. Esempi sono gli apparecchi di riscaldamento ad
induzione, forni a microonde e videoterminali.
Sono radiatori non intenzionali anche tutti gli oggetti riflettenti
che agiscono da sorgenti secondarie quando investite da radiazioni.
Pagina didattica
Tipologie di sorgenti in
base alla geometria
Una diversa classificazione delle sorgenti può essere fatta in base alla
loro geometria. Esistono:
 Sorgenti localizzate, che occupano un volume limitato e per le quali i
campi hanno un andamento del tipo E, H ∝ 1/r2. Rientrano in questa
categoria, ad esempio, le antenne, le apparecchiature, ecc.
 Sorgenti lineari, in cui la sorgente può essere assimilata ad una
retta infinita. L’andamento in questo caso è del tipo E, H ∝ 1/r. In
questa categoria rientrano elettrodotti aerei ed interrati.
In ogni caso i campi decrescono con la distanza.
Pagina didattica
Tipologie di sorgenti in
base alla reattività
Un’ulteriore classificazione può essere condotta in base alla
reattività della radiazione con ciò che la circonda:
 RADIAZIONI MW:
 λ < 1 m : Condizioni di campo radiativo (E e H legati)
 RADIAZIONI RF:
 1 km > λ > 1 m : Valutazione caso per caso
 RADIAZIONI ELF/VLF:
 λ > 1 km: Condizioni di campo reattivo (E e H indipendenti)
Pagina didattica
Effetti biologici nell’organismo (ELF-VLF)
A basse frequenze (ELF – VLF) prevale il
fenomeno di induzione di correnti a livello
generalizzato nell’organismo. Poiché in
questo caso il campo elettrico e il campo
magnetico non sono correlati, anche gli
effetti sono indipendenti. Essi consistono
in:


Effetti sanitari, legati alla stimolazione
del tessuto nervoso o muscolare;
Effetti sensoriali, dovuti a disturbi
transitori delle percezioni sensoriali e a
modifiche minori nelle funzioni cerebrali.
Quelli più significativi sono legati al campo
magnetico.
Pagina didattica (solo effetto riscaldamento tessuti)
Effetti biologici nell’organismo (RF-MW)
Alle RF e MW prevale il riscaldamento dei tessuti. L’assorbimento di
energia non si traduce proporzionalmente in aumento della temperatura
del tessuto. I meccanismi di termoregolazione dell’organismo tendono a
contenere questo effetto.
 Da 20 MHz a 300 MHz l’assorbimento è relativamente elevato sul
corpo intero con particolare riguardo a zone localizzate a causa di
risonanze;
 Da 300 MHz a 10 GHz si hanno assorbimenti localizzati non
uniformi.
Particolare attenzione merita il caso di impulsi di radiazioni che possono
generare aumenti di temperatura in tempi inferiori a quelli di risposta
dell’organismo.
Inoltre tra 10 MHz e 110 MHz si possono manifestare delle correnti
indotte attraverso gli arti (IL).
Pagina didattica
Grandezze dosimetriche e grandezze operative



Tenuto conto della tipologia degli effetti biologici che si riscontrano, le
grandezze dosimetriche più adatte sono la densità di corrente (J) per le
basse frequenze, il tasso di assorbimento specifico (SAR), che rappresenta
la potenza assorbita per unità di massa per le RF e MW ed infine la potenza
assorbita per unità di superficie (S) per le altre radiazioni.
Tali grandezze dosimetriche sono difficilmente misurabili. Tuttavia esse
possono essere messe in relazione con altre grandezze, il campo elettrico (in
V/m) ed il campo magnetico (in A/m), che sono più operative.
Il superamento di un limite di grandezza dosimetrica implica forzosamente il
superamento di una grandezza operativa, mentre il contrario non è
obbligatorio (principio di cautela).
Range di frequenze
Effetti riscontrati
Grandezza Dosimetrica
Grandezza operativa
ELF-VLF
(10 Hz – 100 kHz)
Elettrostimolazione delle cellule dovuto alle
correnti indotte nei tessuti.
Densità di corrente (J).
Campo elettrico (E) e
campo magnetico (H)
RF – MW
(100 kHz – 10 GHz)
Surriscaldamento localizz. di organi e tessuti
per assorbimento di energia elettromagnetica.
Tasso di assorbimento
specifico (SAR).
IR – VIS – UV
(> 10 GHz)
Surriscaldamento superficiale dei tessuti
esterni.
Potenza assorbita per
unità di superficie (S).
Campo elettrico (E)
o campo magnetico
(H)
Pagina didattica
Effetti indiretti
Sono gli effetti provocati dalla presenza di un oggetto in un campo
elettromagnetico, che potrebbe essere causa di un pericolo per la salute e
sicurezza, quali:
1) interferenza con attrezzature e dispositivi medici elettronici, compresi
stimolatori cardiaci e altri impianti o dispositivi medici portati sul corpo;
2) rischio propulsivo di oggetti ferromagnetici all'interno di campi magnetici statici;
3) innesco di dispositivi elettro-esplosivi (detonatori);
4) incendi ed esplosioni dovuti all'accensione di materiali infiammabili a causa di
scintille prodotte da campi indotti, correnti di contatto o scariche elettriche;
5) correnti di contatto (IC), tramite il
passaggio di corrente elettrica verso
terra attraverso la persona che è a
contatto con l’oggetto caricato.
L’intensità di questa corrente dipende
dalla quantità di carica sull’oggetto, che a
sua volta dipende dalle caratteristiche
geometriche ed elettriche dell’oggetto,
della frequenza e intensità del campo e
della resistenza elettrica della persona.
Pagina didattica
Norme di prevenzione per CEM






Predisporre un’adeguata schermatura delle sorgenti (normalmente
garantita dal costruttore, prestare particolare attenzione nel caso
di prototipi);
Durante il funzionamento degli apparecchi mantenere una certa
distanza di sicurezza (≥ 2 m);
Limitare o vietare l’accesso a portatori di pacemaker e di protesi
metalliche (solo CMS-ELF-VLF);
Evitare l’uso di oggetti conduttori (soprattutto se ferromagnetici)
vicino all’area di lavoro;
Non posizionare più macchinari vicini tra loro;
Evitare postazioni di lavoro permanenti vicine al macchinario (ad es.
scrivania sul muro adiacente alla stanza in cui vi è il macchinario,
oppure postazione di lavoro alle spalle di un videoterminale con tubo
a raggi catodici).
Pagina di approfondimento
Norme di prevenzione per i CMS
Per i campi magnetici statici
(CMS) e/o operanti a basse
frequenze sono obbligatorie
delle limitazioni di accesso
(zone di accesso controllato),
viste le difficoltà di
schermare i campi magnetici.
Pagina di approfondimento
Norme di protezione per CEM
Nel caso dei CEM l’efficacia dei dispositivi di protezione riguarda
principalmente la riduzione delle correnti di contatto (IC) ed attraverso gli
arti (IL) che si ottiene mediante la messa a terra degli oggetti di lavoro, il
collegamento elettrico dei lavoratori con gli oggetti di lavoro e con
l'impiego di scarpe e guanti isolanti e di indumenti protettivi.
In genere si preferisce adottare delle soluzioni impiantistiche che sono
sostanzialmente riconducibili ai seguenti approcci:
 Agire sulla disposizione delle apparecchiature e delle loro connessioni;
 Schermare le sorgenti principali con materiali conduttori e/o
ferromagnetici;
 Riconfigurare lo schema dei conduttori.
Spesso si fa uso di una combinazione di questi metodi.
Pagina di approfondimento
Norme di protezione per CEM
Per quanto riguarda le schermature, teniamo anche conto che:
• I campi elettrici vengono fortemente attenuati dagli oggetti materiali
non conduttivi che si interpongono tra le sorgenti e gli individui: una
parete o un edificio sono utili attenuatori di campo elettrico;
• i campi magnetici, invece, non subiscono attenuazione da parte degli
oggetti materiali. Pertanto si ritrovano quasi inalterati all'interno e
all'esterno di un edificio.
Pagina di approfondimento
Norme di protezione per CEM
La possibilità di schermatura dipende anche dal fatto che l'emissione del
la sorgente sia intenzionale o accidentale.
Nel primo caso, in cui l'emissione di un CEM è necessaria espressamente
per diffondere un segnale elettromagnetico (per esempio: impianti di
teleradiodiffusione, stazioni radio-base, apparati radar), non è possibile
schermare la sorgente, ovvero impedire che le sue emissioni diffondano
nell'ambiente circostante, poiché questo ne impedirebbe il regolare
funzionamento. A questo proposito deve essere schermata, laddove sia
possibile, la regione di spazio all'interno della quale non si vuole che il CEM
possa penetrare.
Nel secondo caso, invece, troviamo le sorgenti la cui emissione è del tutto
‘‘accidentale’’ (per esempio: elettrodotti, elettrodomestici, computer e
altre macchine da ufficio) e quegli apparati industriali il cui funzionamento
richiede la generazione di un intenso campo, ma solo in una regione limitata
di spazio, dove si trova lo strumento che eroga il campo. In questi casi, è
possibile pensare di schermare la stessa sorgente.
Pagina di approfondimento
Norme di protezione per CEM
Gli schermi si realizzano maggiormente con l'impiego di pannelli o
contenitori metallici o comunque di materiale che possegga una buona
conducibilità elettrica. Si deve tener presente che il campo magnetico
statico o di bassa frequenza (50 Hz) è molto difficile da schermare: per
una schermatura efficace occorrerebbero lastre di acciaio o altro
materiale ferromagnetico spesso diversi millimetri. Attualmente vengono
però prodotte leghe metalliche con alta permeabilità magnetica che
possono schermare anche campi a bassa frequenza ad altissima intensità
con lastre dello spessore di pochi millimetri, peraltro con costi di
produzione relativamente bassi.
Pagina di approfondimento
Norme di protezione per CEM
Il CEM a radiofrequenza (per esempio a 900 MHz, come nel caso della
telefonia cellulare) può essere, invece, facilmente schermato da materiali
metallici. Uno schermo può anche essere realizzato con un tessuto (filato o
non filato, naturale o sintetico) attraversato da un materiale che deve
essere dotato di una buona conducibilità elettrica (ad es. grafite, filamenti
metallici).
Questo significa che è possibile abbattere i livelli di CEM ad alta
frequenza mediante l'uso di semplici tende purché dotate delle succitate
caratteristiche.
Pagina didattica
Norme di buon comportamento
In conclusione, all’interno dei luoghi di lavoro i livelli di esposizione
dipendono non solo dalle caratteristiche delle sorgenti ma anche da:
 le misure di protezione o contenimento adottate;
 la corretta installazione e stato di manutenzione degli apparati;
 le procedure di utilizzo;
 le caratteristiche degli ambienti;
 la disposizione delle postazioni di lavoro;
 le particolari abitudini di ogni singolo lavoratore.
L’attuazione di semplici interventi di bonifica e contenimento e l’adozione
di più corrette procedure di impiego, possono produrre una significativa
riduzione dell’esposizione.
Pagina di approfondimento
Titolo VIII, Capo IV del D. Lgs. 81/2008
RADIAZIONI NON IONIZZANTI: AGENTI FISICI
“Protezione dei lavoratori dai rischi di
esposizione ai campi elettromagnetici”




Entrata in vigore, dopo diversi rinvii, il 30 giugno 2016;
Modificata integralmente dal D. Lgs. 159 del 1° agosto 2016,
pubblicato sulla G.U del 18 agosto 2016;
Recepimento della direttiva europea 2013/35/UE;
Per alcuni aspetti fa riferimento alla Legge Quadro n° 36
del 22 febbraio 2001 - “Legge quadro sulla protezione della
popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici”, che riguarda gli ambienti di vita, ma non
esplicitamente gli ambienti di lavoro.
Pagina didattica (solo valenza a breve termine)
Normativa di riferimento
Art. 206 – Campo di applicazione
1.
Il presente capo determina i requisiti minimi per la protezione
dei lavoratori contro i rischi per la salute e la sicurezza
derivanti dall’esposizione ai campi elettromagnetici (da 0 Hz a
300 GHz), come definiti dall’articolo 207, durante il lavoro. Le
disposizioni riguardano la protezione dai rischi per la salute e
la sicurezza dei lavoratori dovuti agli effetti biofisici diretti
e agli effetti indiretti provocati dai campi elettromagnetici.
2. I Valori Limite di Esposizione (VLE) stabiliti nel presente
capo riguardano soltanto le relazioni scientificamente
accertate tra effetti biofisici diretti a breve termine ed
esposizioni a campi elettromagnetici.
3. Il presente capo non riguarda la protezione da eventuali
effetti a lungo termine e i rischi risultanti dal contatto con i
conduttori in tensione.
4. (Riguarda il personale che lavora negli impianti militari).
Pagina di approfondimento
Riferimenti




D. Lgs. n° 81 del 9 aprile 2008, Titolo VIII, Capo IV, come modificato
dal D. Lgs. n° 159 del 1° agosto 2016;
“D. Lgs. 81/2008, Titolo VIII, Capo I, II e III, IV e V sulla prevenzione
e protezione dai rischi dovuti all’esposizione ad agenti fisici nei luoghi di
lavoro – Prime indicazioni operative – Rev. feb. 2014”, Coordinamento
tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province
Autonome in collaborazione con INAIL;
“Rischi da campi elettromagnetici in ambiente lavorativo”, INAIL, ISS,
Elettra2000, ASL Siena, ASL Modena, Coordinamento tecnico per la
sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province Autonome;
“Salute e campi elettromagnetici: dalla ricerca alla protezione”, di
Rosaria Falsaperla - INAIL, Centro Ricerche Monteporzio Catone
(Roma).
AGENTI FISICI:
RADIAZIONI OTTICHE
ARTIFICIALI
Pagina didattica
Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA)
Definizione: sono le radiazioni prodotte
dall’uomo che hanno una lunghezza d’onda
compresa tra 100 nm ed 1 mm (UV-VIS-IR)
e che dunque rispettano le leggi dell’ottica
geometrica.
Pagina didattica
Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA)
Classificazione - Si dividono in due grandi sottogruppi:
• Radiazioni ottiche non coerenti – l’emissione avviene in modo caotico,
non esiste una relazione di fase tra le radiazioni, ovvero massimi e
minimi tendono a compensarsi in alcuni punti e a sommarsi in altri;
• Radiazioni ottiche coerenti (Laser) – esiste una quasi perfetta
relazione di fase tra le radiazioni, l’onda risultante si rafforza
sempre, dunque massimi e minimi delle onde coincidono.
Radiazione incoerente:
- Assenza di ordine interno;
- Frequenza e fasi diverse.
Radiazione coerente:
- Presenza di ordine interno;
- Frequenza e fasi identiche.
Pagina di approfondimento
Esempi di sorgenti non coerenti
Infrarosso (λ > 780 nm):




Riscaldatori radianti;
Forni di fusione metalli e vetro;
Lampade per il riscaldamento ad incandescenza;
Dispositivi militari per la visione notturna.
Visibile ( 780 nm > λ > 400 nm):



Sorgenti di illuminazione artificiale (Lampade ad alogenuri metallici, al
mercurio, sistemi LED);
Lampade per uso medico e/o estetico (anche UV);
Saldatura.
Ultravioletta (λ < 400 nm):





Sterilizzazione (ad es. lampade germicide su cappe biologiche);
Lampade spettroscopiche;
Agitatori termici;
Flash per laser;
Saldatura ad arco.
Pagina di approfondimento
Esempi di sorgenti coerenti (Laser)








Applicazioni mediche e medico-estetiche;
Applicazioni per solo uso estetico (depilazione);
Telecomunicazioni, informatica;
Lavorazioni di metalli (taglio, saldatura, marcatura e incisione);
Metrologia e misure;
Applicazioni nei laboratori di ricerca;
Beni di consumo (lettori CD e “Bar code”);
Intrattenimento (Laser per discoteche e concerti).
Pagina didattica
Effetti dannosi per l’uomo
Lunghezza d’onda della
radiazione incidente
Tipologia di effetti
dell’esposizione
Intensità della
radiazione incidente
Probabilità e gravità
degli effetti
Regione spettrale
Occhio
Pelle (lievi)
Pelle (gravi)
UV-C (100-280 nm)
UV-B (280-315 nm)
Fotocheratite,
fotocongiuntivite
Eritema (scottatura
della pelle)
UV-A (315-400 nm)
Cataratta fotochimica
Tumori cutanei,
processo accelerato
di invecchiamento
della pelle
VIS (400-780 nm)
Lesione fotochimica e
termica della retina
IR-A (780-1400 nm)
Cataratta, bruciatura
della retina
IR-B (1400-3000 nm)
Cataratta, bruciatura
della cornea
IR-C (3000 nm - 1 mm)
Bruciatura della
cornea
Reazione di
fotosensibilità
Bruciatura della
pelle
Pagina di approfondimento
Penetrazione delle radiazioni nell’occhio
Cornea
Cornea
Cristallino
Retina
Pagina di approfondimento
Penetrazione delle radiazioni nella pelle
Strato germinativo della pelle
Epidermide
Derma
Sottocute
Pagina di
approfondimento
Grandezze radiometriche
e grandezze fotometriche
Grandezze radiometriche:

Sono quelle grandezze legate alle proprietà fisiche.
Grandezze fotometriche:

Sono le grandezze legate alla risposta del sistema visivo umano.
Grandezze radiometriche
Grandezze fotometriche
Flusso radiante W
[W]
Flusso luminoso Φ
[lumen=lm]
Irradianza E=dW/dS
[W/m2]
Illuminamento E=dΦ/dS
[lux=lm/m2]
Intensità radiante I=dW/dΩ
[W/sr]
Intensità luminosa I=dΦ/dΩ
[cd=lm/sr]
Radianza L=d2W/dΩdA cosα
[W/(m2sr)]
Luminanza L=d2Φ/dΩdA cosα
[lm/(m2sr)]
Energia radiante
Q = ∫ W (t )dt [J]
Quantità di luce
Q = ∫ Φ(t )dt [lm s]
Pagina di
approfondimento
Grandezze radiometriche
Energia radiante (Q):
 È l’energia trasportata da un qualunque campo di radiazione elettromagn. [J];
Flusso radiante (W):
 È l’energia radiante nell’unità di tempo (potenza) [W];
Emettenza radiante (M):
 È il flusso radiante emesso da una sorgente estesa per unità di area [W/m2];
Radianza (L):
 È il flusso radiante emesso da una sorgente estesa per unità di angolo solido e
per unità di area proiettata su un piano normale alla direzione considerata
[W/(m2sr)];
Intensità radiante (I):
 È il flusso radiante emesso da una sorgente puntiforme in una certa direzione
per unità di angolo solido [W/sr];
Irradianza (E):
 È il flusso radiante incidente su una superficie per unità di area [W/m2].
Pagina di
approfondimento
Grandezze di sorgente e
grandezze di bersaglio
Grandezze di sorgente
Grandezze di bersaglio
Pagina didattica
Normativa e grandezze fisiche
Le grandezze fisiche principali su cui sono definiti dei Valori Limite
di Esposizione (VLE) per le sorgenti di radiazione, previsti
nell’Allegato XXXVII del D. Lgs. 81/2008 sono:
 La Radianza (E), che non varia con la distanza dalla sorgente;
 L’Irradianza (L); quella che cade su una superficie varia con il
coseno dell’angolo d’incidenza dalla sorgente e ha un andamento
inversamente proporzionale alla distanza.
Pagina didattica
Radianza ed Irradianza
Perché l’irradianza?

L’irradianza è una misura sulla superficie investita e quindi tiene conto
del danno su zone non focalizzate (cornea, cristallino, pelle);
Perché la radianza?

La radianza è utilizzata per caratterizzare le sorgenti che possono
produrre danno sulla retina (dove si ha la formazione dell’immagine).
Nel caso della radianza ha senso distinguere tra sorgente puntiforme
e sorgente estesa. Il confine stabilito dall’Allegato XXXVII è fissato
in 11 mrad:
Pagina didattica
Spettri di ponderazione
Pagina di
approfondimento



Fattori di correzione
spettrale
Ove si devono adottare, quali valori di riferimento, le grandezze efficaci
(Radianza efficace, Irradianza efficace), occorrerà tenere in
considerazione anche i fattori di peso/ponderazione spettrale S(λ), R(λ),
B(λ) per mezzo dei quali si tiene conto della dipendenza dalla lunghezza
d’onda degli effetti (principali effetti noti agli occhi ed alla cute):
S(λ) tiene conto dell’effetto dei raggi UV che generano eritemi;
B(λ) tiene conto dell’effetto dei raggi blu che generano lesioni
fotochimiche;
R(λ) tiene conto dell’effetto dei raggi IR-A e Visibili che generano
lesioni termiche.
Pagina didattica
LASER
Light Amplification by Stimulated Emission
of Radiation
Amplificazione di Luce tramite Emissione
Stimolata di Radiazione
Proprietà:
Monocromaticità (emette su una banda molto stretta di
lunghezze d’onda);
 Coerenza (i fotoni sono in fase tra di loro);
 Collimazione (ovvero molto direzionale).
Mentre la radiazione incoerente si disperde con il
quadrato della distanza, la radiazione laser lo fa
con la sola divergenza (spesso trascurabile).

Pagina didattica
Classificazione dei LASER
I laser vengono classificati tenendo in conto:
 Il tipo di funzionamento (continuo o impulsato);
 La lunghezza d’onda emessa:




Ultravioletta (140 – 400 nm) – Radiazione non visibile!;
Visibile (400 – 700 nm);
Infrarossa (700 nm – 300 mm) - Radiazione non visibile!.
La potenza del fascio (è il fattore + importante).
Pagina didattica (solo tipologia di classe)
Classificazione secondo norma
La norma CEI EN 60125 suddivide i laser in 7 classi:

Classe 1 – Laser esente:


Il fascio laser è considerato sicuro in qualsiasi condizione
d'uso. Questo perché la radiazione emessa è sempre
inferiore alla massima esposizione permessa, oppure perché il
fascio è sempre confinato. Utilizzando laser di classe 1 non
sono necessari interventi di protezione aggiuntivi.
Classe 1M – Laser esente con ottiche di focalizzazione:

È equivalente al laser di classe 1, ma all’interno del dispositivo
sono presenti delle ottiche di focalizzazione (ad es. lenti).
Pagina didattica (solo tipologia di classe)
Classificazione secondo norma

Classe 2 – Laser di bassa potenza, emissione nel visibile,
funzionamento in corrente continua :




Laser ad emissione continua e nel visibile, (400-700 nm) con
potenza ≤ 1 mW.
La radiazione emessa da questi laser può essere pericolosa, tuttavia
la loro potenza è sufficientemente bassa da consentire, con
un'azione di riflesso incondizionato, di evitare esposizioni inattese.
Questo non esclude la possibilità di riportare danni nel caso di
esposizione prolungata (> 0.25 s, tempo entro il quale si ha il
riflesso incondizionato).
Classe 2M – Laser di bassa potenza con ottiche di
focalizzazione:

È equivalente al laser di classe 2, ma all’interno del dispositivo sono
presenti delle ottiche di focalizzazione (ad es. lenti).
Pagina didattica (solo tipologia di classe)
Classificazione secondo norma

Classe 3R – Laser di potenza medio-bassa:





Laser e sistemi laser operanti nel visibile con potenza ottica fino a 5 mW.
Può essere pericolosa l’osservazione del fascio laser con l’ausilio di ottiche
di amplificazione quali binocoli e telescopi.
L’osservazione accidentale ad occhio nudo non risulta dannosa grazie al
riflesso palpebrale.
Include anche laser che emettono nell’UV e nell’IR.
Classe 3B - Laser di potenza medio-alta:



In generale appartengono a questa classe i laser con potenza ottica fino a
500 mW.
È sempre pericolosa l’osservazione diretta del fascio laser.
La visione di radiazione diffusa non è normalmente pericolosa; nel visibile la
visione riflessa/rifratta non è normalmente a rischio purché la distanza
minima di visione non sia inferiore a 13 cm e il tempo di visione non
superiore a 10 s.
Pagina didattica (solo tipologia di classe)
Classificazione secondo norma

Classe 4 – Laser di alta potenza:




A questa classe appartengono tutti i laser e sistemi laser che
superano i limiti della Classe 3B, che hanno quindi in generale una
potenza ottica superiore a 500 mW.
Sono i laser di potenza tale da causare seri danni ad occhi e pelle
anche per esposizione al fascio diffuso.
Possono anche costituire un potenziale rischio d'incendio.
Inoltre, in molti casi le tensioni e le correnti di alimentazione o di
scarica sono molto elevate.
Pagina didattica
Requisiti di sicurezza

Classe 2/2M:



Il fascio laser non deve mai essere diretto verso gli occhi di una
persona.
Sul laser deve essere posto un cartello di pericolo, in bene
evidenza, con la scritta: “ATTENZIONE! NON STAZIONARE IN
PROSSIMITA’ DEL FASCIO LASER”.
Tutti gli ingressi e gli schermi di osservazione inclusi come parte
del laser, nonché l’ottica collegata (lenti, microscopi, etc.) utilizzata
come punto di osservazione, dovranno incorporare connessioni,
filtri, attenuatori od altri dispositivi atti a mantenere l’intensità
della radiazione entro i livelli di sicurezza durante tutte le
situazioni di utilizzo e di manutenzione.
Pagina didattica
Requisiti di sicurezza

Classe 3R:



Devono essere prese tutte le precauzioni previste per la classe
2/2M.
Bisogna evitare di fissare il fascio ad occhio nudo.
Per esposizioni dirette e continuative è obbligatorio l’uso di appositi
filtri di protezione per gli occhi.
Pagina didattica
Requisiti di sicurezza

Classe 3B:






Devono essere prese tutte le precauzioni previste per la classe 3R.
Il fascio deve essere bloccato alla fine del suo percorso utile da
un materiale di colore tale da permetterne il posizionamento con
una riflessione minima.
I laser devono essere utilizzati in luoghi ad accesso controllato.
Sono necessarie protezioni per gli occhi se è possibile che l’occhio
possa intercettare accidentalmente il fascio.
È richiesta la sorveglianza medica per prevenire od evidenziare
eventuali danni agli occhi.
Tutte le parti dell’alloggiamento che durante le operazioni di
manutenzione vengono rimosse, consentendo così l’accesso alla
radiazione, devono essere fornite di connessioni di sicurezza, per
impedire l’accesso all’interno durante il funzionamento.
Pagina didattica
Requisiti di sicurezza

Classe 4:




Devono essere prese tutte le precauzioni previste per la classe 3B.
Il laser deve essere utilizzato in un’area ad accesso controllato;
devono essere previste chiusure di sicurezza per evitare l’ingresso
di persone non autorizzate nell’area di funzionamento del laser;
l’accesso deve essere limitato a persone che indossino dispositivi di
protezione individuali (DPI) per la protezione degli occhi quando il
laser è in funzione.
Per laser impulsati tali connessioni devono impedire la focalizzazione del fascio, scaricando l’energia immagazzinata; nei laser in
continua i sistemi di sicurezza dovranno essere tali da spegnere il
laser o da interrompere il fascio.
devono essere forniti di una chiave di sicurezza o di un dispositivo
di accensione e spegnimento; la chiave deve essere custodita da
persona autorizzata.
Pagina didattica
Requisiti di sicurezza

Classe 4 (segue):




I laser devono essere forniti di un sistema di bloccaggio o
attenuazione del fascio.
Durante l’attivazione e la procedura di avviamento devono essere
utilizzati sistemi di allarme, luci di segnalazione e comando di
conto alla rovescia; questo sistema di segnalazione va attivato
prima che si abbia l’emissione laser, in modo da consentire ai
presenti di prendere le misure appropriate per evitare l’esposizione
al fascio.
devono essere disponibili procedure scritte per l’allineamento del
fascio, il suo utilizzo e la manutenzione.
il personale addetto deve essere sottoposto a sorveglianza medica
per prevenire o evidenziare eventuali danni agli occhi.
Pagina didattica
Norme di prevenzione per ROA: DPI




In tutte le situazioni che possono provocare
l’esposizione a sorgenti intense di radiazione IR,
VIS, UV (ad es. lampade spettroscopiche) vanno
usati camici per difendere la pelle ed opportuni
occhiali protettivi. In particolare, la visione
diretta di sorgenti UV deve essere fatta
attraverso schermi opachi alla radiazione stessa.
Gli occhiali protettivi devono sempre essere
adeguati dal punto di vista dello spettro alle
sorgenti;
Nel caso di esposizioni a livelli di radiazione
nocivi si dovrebbe procedere ad una visita
medica specialistica.
Visita periodiche sono consigliabili a chi lavora
usualmente con sorgenti di radiazioni IR-VISUV.
Pagina di approfondimento
Segnaletica per ROA
Pagina di approfondimento
Titolo VIII, Capo V del D. Lgs. 81/2008
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI (ROA):
AGENTI FISICI
“Protezione dei lavoratori dai rischi di
esposizione a radiazioni ottiche artificiali”


Recepimento della direttiva europea 2006/25/CE
inerente le radiazioni ottiche artificiali;
Entrata in vigore il 26 aprile 2010.
Pagina didattica
Normativa



Il Capo V del Titolo VIII del D. Lgs. 81/2008 definisce quali sono
le prescrizioni minime che possono derivare dall’esposizione alle
ROA durante il lavoro, prestando particolare attenzione agli
effetti nocivi sugli occhi e sulla cute;
Il Capo V esclude le radiazioni ottiche naturali, per le quali
occorre prendere in considerazione le prescrizioni del Capo I; nel
merito si ricorda che la radiazione solare rientra nel gruppo I
degli agenti certamente cancerogeni, in base alla classificazione
dello IARC (International Agency for Research on Cancer);
L’allegato XXXVII fissa i valori limite per:


Radiazioni ottiche coerenti – Laser;
Radiazioni ottiche non coerenti, ad es. lampade e sistemi di
lampade ad ampio spettro.
Pagina didattica
Valutazione dei rischi e soggetti
particolarmente sensibili
Esistono una serie di soggetti particolarmente sensibili al rischio, per i quali
l’esposizione deve essere gestita con particolare attenzione. Ecco alcuni
esempi:
 Donne in gravidanza;
 Minorenni;
 Albini e individui di fototipo 1 (soggetti di pelle particolarmente chiara)
per esposizione a radiazione UV;
 Portatori di malattie del collagene per esposizione a radiazione UV;
 Soggetti in trattamento con farmaci fotosensibilizzanti (tetracicline,
ibuprofene, ecc.).
In tutti questi casi, in assenza di sicure informazioni reperibili dalla
letteratura scientifica, sarà cura del Medico Competente valutare
l’eventuale adozione di cautele specifiche.
Pagina di approfondimento
Informazione e formazione
dei lavoratori
Nella predisposizione del piano formativo ed informativo dei lavoratori
esposti alle ROA bisogna sempre comprendere:
 Descrizione del tipo di ROA utilizzate nel lavoro in oggetto;
 Definizione dei valori limiti d’esposizione (VLE) corrispondenti;
 Rischi per la salute e la sicurezza;
 Eventuali controindicazioni specifiche all’esposizione;
 Risultati delle valutazioni, misurazioni e/o calcoli dei livelli di esposizione
alle ROA;
 Risultati anonimi e collettivi della sorveglianza sanitaria sugli effetti
delle ROA;
 Misure di prevenzione e protezione adottate per la riduzione al minimo
degli effetti derivanti dalle ROA;
 Conoscenza della segnaletica relativa alle ROA e criteri utilizzati per la
collocazione.
Pagina di approfondimento
Riferimenti


D. Lgs. n° 81 del 9 aprile 2008, Titolo VIII, Capo V;
“D. Lgs. 81/2008, Titolo VIII, Capo I, II e III, IV e V sulla prevenzione
e protezione dai rischi dovuti all’esposizione ad agenti fisici nei luoghi di
lavoro – Prime indicazioni operative – Rev. feb. 2014”, Coordinamento
tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province
Autonome in collaborazione con INAIL.