AGENTI FISICI: GENERALITÀ Per questo corso non si consiglia nessun libro di testo pertanto il file contiene sia pagine didattiche sia pagine di approfondimento messe a punto con l’obiettivo di migliorare la comprensione delle problematiche presentate. A cura di: Dr. Manuel Fernández Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi” Università del Salento Pagina didattica Quali sono gli agenti fisici? Rumore (Capo II) Vibrazioni meccaniche (Capo III) Ionizzanti (D. Lgs. 230/1995 e s.m.i.) Agenti fisici Radiazioni Ottiche Non Ionizzanti Artificiali (Capo V) Naturali Campi elettromagnetici (Capo IV) Infrasuoni Ultrasuoni Atmosfere iperbariche Microclima (Titolo IV) In base al Capo I del Titolo VIII del D. Lgs. 81/2008 vanno valutati tutti! Pagina didattica Modalità di valutazione del rischio La valutazione dei rischi: va programmata ed effettuata ogni 4 anni; va eseguita da personale qualificato nell’ambito del servizio di prevenzione e protezione in possesso di specifiche conoscenze in materia; dev’essere aggiornata ogni qual volta si verifichino mutamenti che potrebbero renderla obsoleta, ovvero, quando i risultati della sorveglianza sanitaria rendano necessaria la sua revisione; I dati ottenuti dalla valutazione, misurazione e calcolo dei livelli di esposizione costituiscono parte integrante del documento di valutazione del rischio. Occorre tener conto dei soggetti particolarmente sensibili (ad esempio le donne in stato di gravidanza). Pagina didattica Grandezze di riferimento Il Titolo VIII introduce delle grandezze di riferimento per i vari agenti fisici: I Valori Limite di Esposizione (VLE) non devono essere oltrepassati deliberatamente in nessun caso e richiedono, in caso di un potenziale superamento: l’adozione di misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto dei VLE, l’individuazione delle cause del superamento dei VLE; l’adeguamento delle misure di protezione e prevenzione per evitare un nuovo superamento; I Valori di Azione (VA), il cui superamento può essere tollerato in determinati casi, a condizione di adottare/programmare azioni nell’immediato. Talvolta si distingue tra valori di azione inferiori e valori di azione superiore. Pagina didattica (solo elenco degli obblighi) Obblighi generali del DdL Nel caso in cui vi siano dei Lavoratori esposti ad agenti fisici scattano per il Datore di Lavoro (DdL) automaticamente due obblighi: garantire la formazione e l’informazione su diverse tematiche tra cui: le misure adottate per ridurre i rischi; l’entità e il significato dei VLE e VA; i risultati della valutazione, misurazione o calcolo dei livelli d’esposizione ai singoli agenti fisici; le modalità per individuare e segnalare gli effetti negativi dell’esposizione per la salute; le circostanze nelle quali i lavoratori hanno diritto a una sorveglianza sanitaria e agli obiettivi della stessa; le procedure di lavoro sicure per ridurre al minimo i rischi derivanti dall’esposizione; l’uso corretto di adeguati dispositivi di protezione individuale (DPI) e alle relative indicazioni e controindicazioni sanitarie all’uso. assicurare la sorveglianza sanitaria – in genere annuale. AGENTI FISICI: RUMORE Pagina di approfondimento Suono e rumore: Frequenza di un suono Che cos’è il suono? Il suono è ogni variazione di pressione che l’orecchio umano può udire. Si manifesta attraverso onde meccaniche che si propagano nell’aria. Il numero di oscillazioni di pressione per secondo che avvengono è chiamata la frequenza del suono ed è misurata in Hertz (Hz). La frequenza del suono di una sorgente acustica stabilisce il suo tono distintivo. I suoni che l’orecchio umano può percepire sono compresi tra le frequenze di 20 Hz e di 20 kHz. Se il tono ha una frequenza alta è detto acuto, mentre se è bassa il tono è grave. I suoni al di sotto di 20 Hz sono detti infrasuoni, mentre quelli superiori a 20 kHz sono gli ultrasuoni. Un suono che ha solo una frequenza è detto tono puro. Un suono armonico come ad esempio quello di uno strumento musicale è costituito dalla sovrapposizione di toni puri. Tuttavia, la maggior parte dei suoni che incontriamo in natura sono costituiti da una miscela ampia di frequenze rapidamente variabili nel tempo; tali suoni costituiscono una banda di rumore. Il rumore è detto bianco se si distribuisce uniformemente su tutte le frequenze comprese tra 20 Hz e 20 kHz. Il rumore viene misurato con uno strumento che si chiama fonometro. Pagina didattica (solo giustificazione uso scala e valori delle soglie) Ampiezza di un suono: il dB Un’altra grandezza fisica che caratterizza il suono è l’ampiezza delle fluttuazioni di pressione. Il suono più debole che può percepire l’orecchio umano (soglia di percezione) è di ca. p0 = 20 µPa = 0.00002 Pa, mentre la soglia del dolore dell’orecchio umano è di 200 Pa. Si comprende che su una scala cosi ampia (8 ordini di grandezza) sia molto difficile fare dei ragionamenti. Per tale motivo si preferisce utilizzare una nuova scala: il decibel (dB). Il decibel in realtà non è un unità assoluta di misura, ma confronta il livello misurato con un altro valore di riferimento. La scala del dB è una scala logaritmica e usa come valore di riferimento la soglia di percezione. A tale suono corrisponde un valore di 0 dB. Ad ogni fattore 10 di crescita della pressione sonora p corrisponde una somma di 20 dB alla scala dei dB. In questo modo: a 20 µPa corrispondono 0 dB a 200 µPa corrispondono 20 dB a 2000 µPa corrispondono 40 dB, e cosi via. Ampiezza (dB ) = 20 log10 p p0 La soglia del dolore corrisponde a 140 dB. L’uso della scala logaritmica per la determinazione dell’ampiezza sonora è giustificato dal fatto che la percezione dell’orecchio riesce a discriminare suoni con differenza di 3 dB a qualunque valore effettivo della pressione sonora. Pagina di approfondimento Sorgenti tipiche di rumore – Scala in dB Sorgente dB Fruscio di foglie 10 - 20 Conversazione 40 Voce umana a toni elevati 50-60 TV ad alto volume 70 Macchine tessili 90 Sega circolare 100 Martello pneumatico 120 Aereo in decollo 140 Pagina di approfondimento Percezione del suono e curve di ponderazione La percezione dipende da molti fattori complessi, tra i quali il fatto che l’orecchio non ha la stessa sensibilità a tutte le frequenze; esso è più sensibile a quelle comprese tra 2 e 5 kHz. Questa differenza di sensibilità è più significativa a bassi livelli sonori. Per questi motivi si utilizzano le curve di ponderazione A, B e C tarate alla frequenza di 1 kHz per 40, 60 e 80 dB (phon) rispettivamente. In tali casi l’ampiezza si indica in dB(A), dB(B) e dB(C), per tener in conto questo fattore. Pagina didattica Esposizione professionale Per valutare l’esposizione professionale di un lavoratore al rumore si introduce il concetto di livello equivalente (LeqA) nell’arco di una giornata di 8 ore. Esso rappresenta il valor medio, espresso in dB(A), della pressione sonora in tale periodo di tempo. Tuttavia, poiché il dB è una scala logaritmica, un’esposizione di breve durata (15 min.) a livelli elevati (ad es. 90 dB(A)) contribuisce già da sola ad innalzare il valore del livello equivalente (LeqA ≥ 75 dB(A)). È questo il motivo per cui risulta indispensabile indossare sempre i DPI (cuffie o inserti) in modo adeguato negli ambienti rumorosi. Si osserva che: o o Un dimezzamento nel tempo di esposizione porta ad un abbassamento di soli 3 dB nel livello equivalente; L’esposizione a due sorgenti acustiche, a parità di altre condizioni (ampiezza, distanza, orientamento, ecc.), porta ad un innalzamento di 3 dB del livello equivalente, rispetto alla singola sorgente. Pagina didattica Effetti del rumore sull’udito Per esposizione a rumori eccezionalmente intensi (> 120 – 130 dB) si può avere la lesione del timpano che portano alla sordità immediata; Per esposizioni superiori a 80 dB si ha una perdita della sensibilità. Essa è: Temporanea, se l’esposizione è occasionale e di breve durata e intensità. In queste condizioni l’orecchio ha la capacità di recupero funzionale completo. Permanente, con un innalzamento della soglia di percezione se l’esposizione è cumulativa nel tempo, di durata e intensità notevole. L’effetto è maggiore sui toni acuti (alte frequenze). Frequenza (kHz) Pagina di approfondimento Sorgenti di rumore Tra le sorgenti di rumore principali che si possono trovare nell’Università vi sono: Attrezzature da officina meccanica (fresa, tornio, sega elettrica, ecc.); Attrezzature di botanica e giardinaggio (motopompe, motozappe, biotrituratori, trattori); Sonicatori, frigoriferi e congelatori; Impianti di ricambio dell’aria dei laboratori. Solo per le attrezzature da officina e di botanica è presumibile il raggiungimento dei valori d’azione professionali. Pagina di approfondimento Fisiologia dell’orecchio Schema anatomico dell’udito: 1. Condotto uditivo esterno; 2. Membrana del timpano; 3. Cavo del timpano; 4. Tuba di Eustachio; 5. Rinofaringe; 6. Coclea; 7. Catena ossiculare; 8. Finestra ovale con la staffa; 9. Canale semicircolare laterale; 10. Canale semicircolare posteriore; 11. Canale semicircolare anteriore; 12. Finestra rotonda; 13. Nervo coclare; 14. Nervo faciale; 15. Nervo vestibolare; 16. Sifone carotideo. Pagina didattica La difesa acustica Per difendere l’udito di un lavoratore occorre porre qualche ostacolo al rumore prima che esso giunga all’orecchio. Ciò può essere fatto: Alla sorgente, rivedendo le guarnizioni delle apparecchiature rumorose o effettuando un adeguata manutenzione; Lungo il percorso: Ponendo degli ostacoli tra sorgente e ricevitore, Isolando acusticamente le pareti dell’ambiente, al fine di ridurre i fenomeni di riverbero, Confinando le apparecchiature rumorose in appositi locali fonoisolati; Alla ricezione, utilizzando i DPI acustici (cuffie e inserti). Ovviamente va preferito l’intervento alla fonte. Pagina didattica Dispositivi di protezione individuali I principali DPI sono gli inserti e le cuffie: Gli inserti si inseriscono direttamente nel canale acustico esterno e sono suddivisi a loro volta in: Inserti sagomati, in materiale plastico morbido poco deformabile; Inserti deformabili, costituiti da materiali con elevate capacità plastiche (schiume, siliconi, etc.) Semi-inserti, che non entrano completamente nel canale uditivo e presentano un archetto di sostegno. Le cuffie si applicano esternamente a protezione dell’orecchio. I modelli più efficienti sono quelli dotati di auricolari in PVC pieni di liquido fonoassorbente. Si osservi comunque che anche quando il dispositivo è indossato dall’utente, il rumore può comunque raggiungere l’orecchio da 4 percorsi differenti: Fessure d’aria, vibrazioni del dispositivo, trasmissione attraverso il dispositivo, trasmissione attraverso il corpo. Pagina didattica Definizioni ai sensi del D. Lgs. 81/2008 Il D. Lgs. 81/2008 definisce le seguenti grandezze fisiche: pressione acustica di picco (ppeak): valore massimo della pressione acustica istantanea ponderata in frequenza "C" – è il valore impulsivo che non deve essere mai superato durante le lavorazioni; livello di esposizione giornaliera al rumore (LEX,8h): [dB(A) riferito a 20 μPa] - valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione al rumore per una giornata lavorativa nominale di otto ore, definito dalla Norma Internazionale ISO 1999:1990 punto 3.6. Si riferisce a tutti i rumori sul lavoro, incluso il rumore impulsivo; livello di esposizione settimanale al rumore (LEX,w): valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione giornaliera al rumore per una settimana nominale di cinque giornate lavorative di otto ore, definito dalla Norma Internazionale ISO 1999:1990 punto 3.6, nota 2. Pagina didattica (solo limiti di rumore) Livelli di azione e livelli di esposizione Il D. Lgs. 81/2008 prevede i seguenti limiti di rumore per il livello equivalente e per il livello acustico di picco: Valore inferiore d’azione: Leq = 80 dB(A), ppeak = 112 Pa [135 dB(C) riferiti a 20 μPa]; Valore superiore d’azione: Leq = 85 dB(A), ppeak = 140 Pa [137 dB(C) riferiti a 20 μPa]; Valore limite di esposizione: Leq = 87 dB(A), ppeak = 200 Pa [140 dB(C) riferiti a 20 μPa]. Qualora l’esposizione sia molto variabile nell’arco della settimana da un giorno all’altro, è possibile sostituire il livello di esposizione giornaliera con quello settimanale a condizione che: il livello di esposizione settimanale al rumore, come dimostrato da un controllo idoneo, non ecceda il valore limite di esposizione di 87 dB(A); siano adottate le adeguate misure per ridurre al minimo i rischi associati a tali attività. Se nel corso delle settimane vi è una significativa variabilità, va considerato il livello settimanale massimo ricorrente. Pagina di approfondimento Riferimenti D. Lgs. n° 81 del 9 aprile 2008, Titolo VIII, Capo II; “D. Lgs. 81/2008, Titolo VIII, Capo I, II e III, IV e V sulla prevenzione e protezione dai rischi dovuti all’esposizione ad agenti fisici nei luoghi di lavoro – Prime indicazioni operative – Rev. feb. 2014”, Coordinamento tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province Autonome in collaborazione con INAIL; “Guida all’uso dei DPI uditivi”, INAIL, Centro Ricerche Monteporzio Catone (Roma); “Metodologia ed interventi tecnici per la riduzione del rumore”, coordinato da Pietro Nataletti, INAIL, Centro Ricerche Monteporzio Catone (Roma). AGENTI FISICI: RADIAZIONI IONIZZANTI Pagina didattica Interazione delle radiazioni con la materia: Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti Pagina didattica Spettro elettromagnetico Rad. Ottiche Ionizzanti Energie elevate Frequenze elevate Lunghezze d’onda basse CEM Non Ionizzanti Energie basse Frequenze basse Lunghezze d’onda elevate Pagina didattica Curva di stabilità dei nuclei numero di protoni Z decadimento β n → p+ + e- + ν (60Co → 60Ni +e-+ν) decadimento β + p+ → n + e + + ν (22Na → 22Ne +e++ν) decadimento α numero di neutroni N A Z X → A− 4 Z −2 X − − + 24He + + (241Am → 237Np + α) Pagina didattica Tipologie di radiazioni ionizzanti: riassunto e classificazione Riassunto: • Raggi X : Fotoni dovuti a transizioni elettroniche • Raggi γ : Fotoni dovuti a transizioni nucleari • Neutroni (N ) • Protoni ( p+) • Particelle α++ : Nuclei di elio (He++) • Particelle β- e β+ : Elettroni o positroni (elettroni con carica positiva). Criterio di classificazione – massa, densità, tipologia, …??? p+, α++ e β+ hanno carica positiva Sulla base β- hanno carica negativa Perché ? della carica X, γ e N sono privi di carica Pagina didattica Radiazioni direttamente ed indirettamente ionizzanti Dimensioni dell’atomo >> Dimensioni del nucleo L’atomo è sostanzialmente vuoto! Forze nucleari: Molto intense a dimensioni nucleari Trascurabili a dimensioni atomiche Forze elettromagnetiche: Meno intense a dimensioni nucleari Le più intense a dimensioni atomiche Particelle cariche (p+, α++, β+, β-) : • Interagiscono appena vengono generate • Cedono energia in più processi graduali Neutroni: • Interagiscono a distanza (solo forze nucleari) • Cedono energia in unico processo Fotoni (X, γ ): • Interagiscono sostanzialmente a distanza • Cedono energia in unico processo direttamente ionizzanti indirettamente ionizzanti indirettamente ionizzanti Pagina didattica Ionizzazione diretta ed indiretta Potere di penetrazione Ionizzazione Interazione con il mezzo Potere di penetrazione Diretta (α,β) Continua Basso Indiretta (N,γ,X) Solo attraverso particelle cariche secondarie Alto Percorso massimo in aria α ~ 4 cm β~4m Qualunque Elevato rischio di irraggiamento Pagina didattica Nuclei instabili numero di protoni Z decadimento β n → p + e- + ν (60Co → 60Ni +e-+ν) decadimento β + p → n + e+ + ν (22Na → 22Ne +e++ν) decadimento α numero di neutroni N A ZX → A− 4 Z −2 X + 24He (241Am → 237Np + α) Elevato rischio di contaminazione Pagina didattica Vie di penetrazione nel corpo umano Irraggiamento: La sorgente è esterna all’organismo; Le radiazioni incidono sul soggetto. ingestione inalazione esalazione Contaminazione interna: cute La sorgente entra nell’organismo polmoni a seguito di: linfonodi Inalazione; Ingestione; Ferite della cute. Si osservi che: ferita apparato gastro intest. Neutroni, Raggi X e γ sono polmoni e liquidi intercell. ..…....... ossa principalmente pericolosi per irraggiamento; Particelle α e particelle β sono fegato reni pericolosi soprattutto per contaminazione interna. tiroide feci urine Pagina didattica Effetti delle radiazioni sull’uomo Attraverso la ionizzazione ed eccitazione delle molecole del tessuto si ha danno cellulare, che può essere: danno diretto al DNA per rottura dei legami molecolari; danno indiretto con la ionizzazione delle molecole di H2O (65 % del peso corporeo) e produzione di radicali liberi (H+ e OH-) molto reattivi, che attaccano chimicamente la cellula. La conseguenza è la generazione di mutazione genetiche e quindi l’induzione di tumori. Attenzione: L’effetto è privo di soglia (bastano due raggi γ per provocare danno). Pagina didattica Sorgenti di radiazioni Tipologia Carattere Esempi di applicazioni Rischio di esposizione Macchine radiogene Artificiale (emettono solo raggi X) Diagnostica su materiali Irraggiamento esterno Naturale Sorgenti orfane, ricerca su cavie (traccianti), radon Irraggiamento e/o contaminazione Artificiale Radiodiagnostica (emettono e radioterapia X, γ, α, β, p, n) Principalmente irraggiamento esterno Sostanze radioattive Acceleratori Pagina di approfondimento Macchine radiogene solo parzialmente schermate • I tubi di Coolidge (ad es. analizzatori di metalli portatili) generano raggi X accelerando un fascio di elettroni sotto vuoto attraverso una differenza di potenziale adeguata. Tubo sotto vuoto - HV + filamento elettroni Raggi X • Attenzione: Il fascio di raggi X esce fuori dall’apparecchio! Pagina di approfondimento Macchine radiogene completamente schermate • Altri dispositivi, quali i microscopi elettronici a scansione (SEM) o a trasmissione (TEM) producono raggi X, ma non è prevista l’estrazione del fascio dalla macchina, per cui tali apparecchi sono intrinsecamente sicuri, dal punto di vista delle radiazioni. Pagina di approfondimento Sorgenti radioattive Le sorgenti radioattive sono costituite da atomi (isotopi) che si trasformano spontaneamente emettendo radiazioni ionizzanti. Il processo è definito dalla probabilità per unità di tempo che avvenga tale transizione. Questa grandezza rimane costante nel tempo. Ne segue che la popolazione iniziale di N0 atomi radioattivi identici si riduce nel tempo secondo una legge di decadimento esponenziale: N(t) = N0e-t/τ dove τ è la vita media. Il valore di τ può variare da miliardesimi di secondo a miliardi di anni! Attività = Numero di decadimenti subiti nell’unità di tempo. Pagina di approfondimento Tempo di dimezzamento fisico La vita media indica il tempo che una sorgente impiega a ridurre di ca. 2,7 volte la propria attività. Più intuitivo è il concetto di tempo di dimezzamento fisico τ1/2, che rappresenta il tempo per cui la popolazione di atomi radioattivi si dimezza. Si ha che: τ1/2 = τ ln2 = 0,6931 τ. I tempi di dimezzamento fisico dipendono dalla transizione e hanno valori molto variabili: Sorgente Tempo di dimezzamento - τ1/2 Argon 41 1,8 ore Cobalto 60 5,27 anni Cesio 137 30,2 anni Potassio 40 1.300.000.000 anni Se τ1/2 è di poche ore o pochi giorni la sostanza si trasforma integral-mente in tempi brevi, durante i quali però emette molte radiazioni; Se τ1/2 è di molti anni la sostanza rimane sostanzialmente sempre attiva, ma emette meno radiazioni (a parità di attività). Pagina di approfondimento Tempo di dimezzamento metabolico Oltre al tempo di dimezzamento fisico (τf) occorre tenere anche conto del tempo di dimezzamento metabolico o biologico (τb). In un organo o tessuto, la quantità di radioisotopo presente viene influenzata, oltre che dal decadimento radioattivo della sostanza, anche dal metabolismo del tessuto (escrezione, scambi liquidi/gassosi, ecc.). Il tempo di dimezzamento effettivo (τe) è dato da: 1/τe = 1/τf + 1/τb ovvero τe = (τf • τb)/(τf + τb) Isotopo τ1/2 fisico (τf) τ1/2 biologico (τb) τ1/2 effettivo (τe) 131I 8 giorni 8 giorni 4 giorni 3H 12 anni 10 giorni 10 giorni Pagina didattica Sorgenti sigillate e non sigillate Una sorgente sigillata è una sorgente formata da materie radioattive fermamente incorporate in materie solide e di fatto inattive, o sigillate in un involucro inattivo che presenti una resistenza sufficiente per evitare, in condizioni normali di impiego, dispersione di materie radioattive superiori ai valori stabiliti dalle norme di buona tecnica applicabili. La sigillatura evita la dispersione di materie radioattive, ma non è un mezzo di protezione contro le radiazioni prodotte dalla sorgente. Pagina di approfondimento Sorgenti sigillate α o β-emittenti Quando la sigillatura in forma di strato ricoprente assorbe integralmente le radiazioni che interessano (ad esempio sostanze α o β -emittenti) si ricorre a sorgenti in cui il materiale radioattivo è depositato su un foglio metallico estremamente sottile. La sorgente va maneggiata con cura per evitare graffi che rilascino atomi radioattivi (rischio contaminazione). Sono integralmente sigillate con uno strato spesso le sorgenti β + γ di bassa attività, usate per ricerca e didattica, quando interessa solo la radiazione γ. Pagina didattica Sorgenti non sigillate Per sorgente non sigillata si intende qualsiasi sorgente che non ha le caratteristiche della sorgente sigillata. Tali sorgenti vengono spesso impiegate (anche in forma di soluzione o sospensione liquida) come traccianti radioattivi o per analisi radiochimiche e di laboratorio. Gli isotopi sono a contatto diretto con l’aria dell’ambiente in cui si lavora, per cui il rischio di contaminazione (contatto, ingestione o inalazione) è elevato e pertanto l’uso dei dispositivi di protezione collettivi (cappe, preferibilmente di classe III) e individuali è fondamentale. Pagina didattica Principi fondamentali di radioprotezione La circostanza che qualunque esposizione alle radiazioni ionizzanti, per quanto modesta, possa produrre detrimento (assenza di soglia), ha spinto la International Commission on Radiation Protection (I.C.R.P.) a raccomandare un sistema di protezione radiologica basato su tre principi fondamentali: • giustificazione della pratica; • ottimizzazione della protezione (principio noto anche con l'acronimo ALARA – As Low As Reasonably Achievable); • limitazione delle dosi individuali. Detti principi sono stati pienamente recepiti nella normativa italiana in vigore, attraverso l'art. 2 del D. Lgs. 230/95 che ne stabilisce il rispetto, nella disciplina delle attività con rischio da radiazioni ionizzanti, nei termini seguenti: – Nuovi tipi o nuove categorie di pratiche che comportano un'esposizione alle radiazioni ionizzanti debbono essere giustificati, anteriormente alla loro prima adozione o approvazione, dai loro vantaggi economici, sociali o di altro tipo rispetto al detrimento sanitario che ne può derivare; – I tipi o le categorie di pratiche esistenti sono sottoposti a verifica per quanto concerne gli aspetti di giustificazione ogniqualvolta emergano nuove ed importanti prove della loro efficacia e delle loro conseguenze; – Qualsiasi pratica deve essere svolta in modo da mantenere l'esposizione al livello più basso ragionevolmente ottenibile, tenuto conto dei fattori economici e sociali. – La somma delle dosi derivanti da tutte le pratiche non deve superare i limiti di dose stabiliti per i lavoratori esposti, gli apprendisti, gli studenti e gli individui della popolazione. Pagina didattica Unità di misura della radioprotezione Le grandezze di interesse in radioprotezione sono: • Le grandezze di sorgente, che servono per descrivere le caratteristiche di una sorgente irradiante (ad es. attività); • Le grandezze dosimetriche, che misurano l’energia (per unità di massa) ceduta alla materia irradiata: – La dose assorbita misura l’energia per unità di massa fornita al mezzo indipendentemente dalla natura di questo; – La dose equivalente tiene conto degli effetti sul corpo umano in base al tipo di radiazione incidente su un dato tessuto interessato; – La dose efficace è la somma delle dosi equivalenti nei diversi organi o tessuti, ponderata con opportuni coefficienti. Pagina di approfondimento Dose equivalente Per valutare il danno che le radiazioni possono recare all’essere umano occorre tenere in conto: – che diverse tipologie di radiazioni (raggi X, raggi γ, particelle α, particelle β e neutroni) hanno un diverso effetto sull’uomo; – che il danno prodotto è diverso a secondo del tessuto colpito. La dose equivalente è data da: HT = ∑R WR DT ,R dove DT,R è la dose assorbita nel tessuto T e dovuta alla radiazione R; WR è il fattore di ponderazione dovuto al tipo di radiazione. Tipo di radiazione WR Fotoni (X,γ) 1 Elettroni e positroni (β-,β+) 1 Protoni 5 (per energie ≥ 2 MeV) Neutroni (N) 5-20 (dipende dall’energia) Particelle α 20 Grandezza dosimetrica Unità di misura Esposizione (E) C/kg Dose assorbita (D) Gray = J/kg Dose equivalente (HT) / Dose efficace (H) Sievert (dimensionalmente = J/kg) Pagina didattica Dose efficace La dose efficace è data da: Tessuto WT 230/95 ICRP 103 Gonadi 0,20 0,08 Midollo osseo rosso 0,12 0,12 Colon 0,12 0,12 Polmone 0,12 0,12 Stomaco 0,12 0,12 Mammelle 0,05 0,12 Vescica 0,05 0,04 Fegato 0,05 0,04 Esofago 0,05 0,04 Tiroide 0,05 0,04 Pelle 0,01 0,01 Superficie ossea 0,01 0,01 Cervello --- 0,01 mucosa orale, pancreas, intestino tenue, Ghiandole salivari --- 0,01 milza, timo, utero/cervice (F), prostata (M). Tessuti rimanenti 0,05 (ICRP 60) 0,12 dove H = ∑T WT HT = ∑T ,RW WR DT ,R T DT,R è la dose assorbita nel tessuto T e dovuta alla radiazione R; WR è il fattore di ponderazione dovuto al tipo di radiazione; WT è il fattore di ponderazione dovuto al tessuto considerato sulla base del D. Lgs. 230/95 o della più recente norma ICRP 103 adottata dalla Direttiva Europea 2013/59/EURATOM. I fattori di ponderazione sono adimensionali. I tessuti specificati in tabella tra i rimanenti (14 in totale, 13 per ciascun sesso) sono: ghiandole surrenali, tessuto extratoracico, cistifellea, cuore, reni, linfonodi, muscolo, Pagina didattica Dosimetria Per verificare l’esposizione alle radiazioni di un soggetto vengono utilizzati dei dosimetri. Esistono: • Dosimetri a lettura differita, quali il dosimetro a luminescenza (TLD) o quello film-badge, oppure i • Dosimetri a lettura immediata, che però sono più costosi ed ingombranti. I dosimetri possono essere utilizzati per effettuare: Dosimetria personale, per valutare la dose assorbita dal singolo soggetto, oppure Dosimetria ambientale, al fine di valutare la dose che viene generata in un dato luogo. Pagina didattica Metodi di protezione dalle radiazioni Aumentare la distanza tra soggetto e sorgente; Ridurre i tempi di esposizione alla sorgente; Interporre ostacoli appropriati tra la sorgente ed il soggetto. numero di particelle per unità di superficie numero di particelle per unità di Intensità di flusso ϕ : superficie e per unità di tempo Flusso Φ: Tali grandezze aumentano al diminuire della distanza dalla sorgente! 10 4 2 Pagina di approfondimento Schermature (Protezioni da irraggiamento a sorgenti esterne all’organismo) Particelle α: nessun problema (non superano lo stato germinativo della pelle); Particelle β: conviene usare materiali leggeri in modo da ridurre la radiazione di frenamento generata da urti con elettroni (ad es. schermi in plexiglass); Raggi X, γ : è necessario utilizzare materiali pesanti (ad es. Pb); Neutroni: occorre utilizzare vari strati di materiali in sequenza: Per il rallentamento: Materiali leggeri (Paraffina, H2O, calcestruzzo); Per la cattura tramite reazioni nucleari: Materiali specifici (Boro - 10B (n,α)7Li, Litio - 6Li (n,α)3H, Cadmio - (Cd)nat(n,γ), ecc.) Per la riduzione dei raggi secondari (X, γ ): Materiali pesanti (Pb). Pagina di approfondimento Schermature DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI Sono costituiti da indumenti in piombo, bario, bismuto e/o antimonio principalmente rivolti alla protezione del tronco, tiroide e gonadi e quindi costituiti da camici, collari e gonnelli. I fattori più importanti da tenere in considerazione sono: Acquisto, conservazione, utilizzo, valutazione in itinere del grado di efficienza, smaltimento e ricambio. I problemi principali nell’uso dei DPI sono: Peso eccessivo che genera disturbi a carico della colonna; deterioramento, con la formazione di fori o crepe che ne riducono l’efficienza. Pagina di approfondimento Valutazione del Rischio e Classificazione LAVORATORI ESPOSTI (DI CATEGORIA B) La legge stabilisce che debbono essere classificati come lavoratori esposti i soggetti che, in ragione della attività lavorativa svolta per conto del datore di lavoro, sono suscettibili di una esposizione alle radiazioni ionizzanti superiore ad uno qualsiasi dei limiti fissati per le persone del pubblico, ovvero: dose efficace di 1 mSv per anno solare, dose equivalente di: 15 mSv per il cristallino; 50 mSv per la pelle, calcolato in media su 1 cm2 di pelle, indipendentemente dalla superficie esposta e 50 mSv per mani, avambracci, piedi, caviglie. Pagina di approfondimento Valutazione del Rischio e Classificazione LAVORATORI ESPOSTI DI CATEGORIA A Sono classificati in Categoria A i lavoratori esposti che, sulla base degli accertamenti compiuti dall’Esperto Qualificato sono suscettibili di un’esposizione superiore, in un anno solare, ad uno dei seguenti valori: dose efficace di 6 mSv per anno solare, dose equivalente di: 45 mSv per il cristallino; 150 mSv per la pelle, calcolato in media su 1 cm2 di pelle, indipendentemente dalla superficie esposta e 150 mSv per mani, avambracci, piedi, caviglie. Nell’accertamento si deve tener conto del rischio di esposizione interna ed esterna derivante dalla normale attività lavorativa programmata nonché dal contributo delle esposizioni potenziali conseguenti a eventi anomali e malfunzionamenti che siano suscettibili di aumentare le dosi dei singoli derivanti da detta normale attività lavorativa programmata. Pagina didattica Limiti di dose efficace al corpo intero Classificazione dei Lavoratori - Il D. Lgs. 230/95 stabilisce che sono: Soggetti classificati di categoria A: da 6 a 20 mSv/anno; Soggetti classificati di categoria B: da 1 a 6 mSv/anno; Soggetti non classificati: al di sotto di 1 mSv/anno. N.B.: Nessuna pratica giustifica un assunzione di dose superiore a 20 mSv/anno. Se indispensabile distribuire l’attività tra diversi soggetti classificati. Pagina di approfondimento Limiti di dose equivalente Al cristallino: Soggetti classificati di categoria A: da 45 a 150 mSv/anno; Soggetti classificati di categoria B: da 15 a 45 mSv/anno; Soggetti non classificati: al di sotto di 15 mSv/anno. Alla pelle (dose media, su qualsiasi superficie di 1 cm2, indipendentemente dalla superficie esposta): Soggetti classificati di categoria A: da 150 a 500 mSv/anno; Soggetti classificati di categoria B: da 50 a 150 mSv/anno; Soggetti non classificati: al di sotto di 50 mSv/anno. Alle mani, avambracci, piedi, caviglie: Soggetti classificati di categoria A: da 150 a 500 mSv/anno; Soggetti classificati di categoria B: da 50 a 150 mSv/anno; Soggetti non classificati: al di sotto di 50 mSv/anno. Pagina didattica Zone controllate e zone sorvegliate Ogni area di lavoro in cui, sulla base degli accertamenti e delle valutazioni compiuti dall’esperto qualificato, sussiste per i lavoratori in essa operanti il rischio di superamento di uno qualsiasi dei valori per essere classificati in Categoria A è classificata Zona Controllata. Ogni area di lavoro in cui, sulla base degli accertamenti e delle valutazioni compiuti dall’esperto qualificato, sussiste per i lavoratori in essa operanti il rischio di superamento di uno dei limiti di dose fissati per le persone del pubblico, ma che non debba essere classificata Zona Controllata ai sensi del paragrafo 4.1 (Allegato III del D. Lgs. 230/95), è classificata Zona Sorvegliata. Le Zone Controllate e le Zone Sorvegliate devono essere segnalate utilizzando la segnaletica definita dalle norme di buona tecnica o comunque in maniera visibile e comprensibile. Le Zone Controllate devono essere delimitate e le modalità di accesso regolamentate. Pagina didattica Classificazione delle aree di lavoro e dei lavoratori Nella nostra Università: • Zona controllata – in genere lo spazio interno alle cappe di lavoro oppure alle macchine radiogene; • Zona sorvegliata – in genere laboratori di radioisotopi o contenenti macchine radiogene; • Classificazione dei lavoratori – Categoria B (salvo eccezioni). Coloro che frequentano i laboratori ricevono in dotazione dei dosimetri personali film-badge, oppure nei laboratori vengono posizionati dei dosimetri ambientali. Pagina di approfondimento Simboli radiazioni ionizzanti Pagina didattica Norme di sicurezza e di protezione In ogni laboratorio devono essere redatte delle norme specifiche che tengono conto della situazione particolare esistente. Piano di emergenza Va redatto inoltre un piano d’emergenza per indicare i comportamenti da tenere in caso di incidenti. Pagina didattica Legislazione e normativa di riferimento La legislazione di riferimento è costituita da: D. Lgs. 230/1995 e s.m.i.; Normativa specifica non integrata nel D. Lgs. 626/1994 in quanto riferita anche a soggetti diversi dai lavoratori; Aggiornata varie volte (ad es. D. Lgs. 241 del 26/05/2000, D. Lgs. 257 del 09/05/2001, etc.); Introduce figure specifiche (esperto qualificato di radioprotezione, medico autorizzato), con ben precise responsabilità. Pagina didattica Pratiche con macchine radiogene In alcuni casi è necessario interagire con gli organismi di vigilanza. Ciò avviene per: a) la comunicazione preventiva di pratica, che dev’essere inviata almeno 30 giorni prima dell’inizio dell’attività; b) la richiesta di nulla-osta preventivo, laddove indispensabile. L’attività non può essere messa in atto fino a quando non si ha un riscontro da parte degli organismi di vigilanza; c) la comunicazione di cessazione della pratica, che dev’essere inviata almeno 30 giorni prima della fine attività. Pagina didattica Figure Professionali coinvolte nella Radioprotezione Obblighi e Figure Professionali Oltre agli adempimenti già riportati ed agli obblighi relativi alla classificazione, che saranno trattati in modo più approfondito, si citano di seguito i principali obblighi derivanti dalla normativa di radioprotezione per le attività di tipo sanitario nelle normali condizioni di lavoro. Le Figure Professionali coinvolte sono: Datore di Lavoro; Dirigenti; Preposti; Esperto Qualificato di Radioprotezione; Medico Autorizzato / Competente; Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza; Lavoratori. Pagina di approfondimento Figure Professionali coinvolte nella Radioprotezione Obblighi del Datore di Lavoro Il datore di lavoro, in generale, ha l’obbligo, direttamente od attraverso figure dirigenziali di: nominare esperto qualificato e medico autorizzato/competente; individuare i dirigenti che dovranno in concreto occuparsi degli obblighi di legge; richiedere le autorizzazioni previste dalla legge ed effettuare le necessarie comunicazioni; provvedere a che siano soddisfatte le limitazioni di esposizioni per particolari categorie (minori, soggetti con determinate patologie …); acquisire le segnalazioni in merito alla radioprotezione e provvedere in merito; adottare le idonee misure di sicurezza e protezione; controllare che le figure incaricate della sorveglianza della radioprotezione istituiscano ed aggiornino la documentazione; conservare o trasmettere agli organi competenti la documentazione; fornire alle figure incaricate della sorveglianza della radioprotezione i mezzi, le informazioni e le condizioni necessarie per lo svolgimento della loro attività; acquisire i giudizi espressi dal medico autorizzato o competente e provvedere affinché siano rispettate le eventuali prescrizioni o non idoneità; assicurare le opportune misure di radioprotezione nel caso di utilizzo di lavoratori autonomi od esterni. Pagina didattica Figure Professionali coinvolte nella Radioprotezione Obblighi del Datore di Lavoro Il datore di lavoro non può delegare i compiti di: elaborare il documento di valutazione dei rischi (art. 28 del D. Lgs. 81/2008); acquisire il documento di valutazione dell’esperto qualificato prima dell’inizio dell’attività (art. 61, comma 2 del D. Lgs. 230/1995); nominare il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (art. 28 del D. Lgs. 81/2008). Pagina didattica Documentazione di Radioprotezione Registro delle valutazioni (Registro di radioprotezione): è costituito da fogli legati e numerati progressivamente, e contiene tutte le informazioni riguardanti le sorgenti, compresi i controlli periodici; Scheda dosimetrica: è istituita dall’Esperto Qualificato entro un anno dall’entrata in vigore del decreto per ogni Lavoratore Esposto (sia Categoria A che B) e ne descrive la storia di esposizione; Documento sanitario personale: è istituito dal Medico addetto alla sorveglianza medica per ogni Lavoratore Esposto. Pagina di approfondimento Riferimenti D. Lgs. 230/1995 “Attuazione delle direttive 89/618/EURATOM, 90/641/EURATOM, 92/3/EURATOM e 96/29/EURATOM in materia di radiazioni ionizzanti” e successive modificazioni ed integrazioni; “Proposta di procedura per la gestione dei dispositivi di protezione individuale dalla radiazione X per uso medico-diagnostico: camici e collari per la protezione del lavoratore”, INAIL - Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro ed ambientale - Coordinamento scientifico di Sergio Iavicoli, collaborazione di Francesco Campanella, Maria Antonietta D’Avanzo, Laura Moretti, Domenico Acchiappati, Paolo Giuliani, Fabriziomaria Gobba; “Il rischio fisico nel settore della bonifica dei siti industriali di origine non nucleare contaminati da radiazioni ionizzanti’’, INAIL - Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti ed Insediamenti Antropici – Carmine Zicari. AGENTI FISICI: CAMPI ELETTROMAGNETICI Pagina didattica Interazione delle radiazioni con la materia: Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti Pagina di approfondimento Spettro elettromagnetico Energie basse Frequenze basse Lunghezze d’onda elevate Energie elevate Frequenze elevate Lunghezze d’onda basse La parte ‘visibile’ dello spettro delle radiazioni rappresenta solo una “fetta” minuscola. Pagina didattica Radiazioni non ionizzanti (NIR) Con il termine radiazioni non ionizzanti vengono indicate tutte quelle forme di radiazione il cui meccanismo primario di interazione con la materia non è quello della ionizzazione. In questa categoria vengono ricompresi: • i campi elettrici e magnetici statici - anche se di fatto non emettono radiazioni; • i campi elettrici e magnetici variabili nel tempo, in genere sinusoidali, con frequenze ≤ 300 GHz; • le radiazioni ottiche, con frequenze > 300 GHz e che rispettano le leggi dell’ottica geometrica. Ai fini del D. Lgs. 81/2008 i primi due casi vengono trattati nel Capo IV del Titolo VIII, mentre le Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA) vengono approfondite nel Capo V dello stesso Titolo. Pagina di approfondimento Sorgenti di campi elettromagnetici Alcune delle sorgenti di campi elettromagnetici sono indicate nella seguente tabella: Tipo di radiazioni Frequenze Sorgenti CMS (Campi magnetici statici) 0 Hz Risonanza magnetica nucleare (NMR), celle elettrolitiche ELF-VLF (frequenze estremamente basse) 1 Hz – 300 kHz Rete elettrica (50 Hz), Videoterminali (CRT) 300 kHz – 300 GHz Radio-TV, cellulari, marconiterapia, radarterapia, forni a MW RF-MW (radiofrequenze, microonde) Pagina di approfondimento Sorgenti di campi magnetici Tra le principali sorgenti di campi magnetici vi sono gli apparecchi per risonanza magnetica nucleare (NMR) in cui sono presenti varie sorgenti di campo magnetico per produrre immagini diagnostiche: Un campo statico elevatissimo (≤ 10 T), generato da un magnete superconduttore; Un campo magnetico variabile nel tempo; Un campo a radiofrequenze (30 MHz – 600 MHz) con potenze medie fino a 100 Watt e potenze istantanee di picco di 10 kW. Pagina di approfondimento Sorgenti a basse frequenze (ELF-VLF) Tra le sorgenti di campi elettromagnetici a basse frequenze più comuni vi sono: Linee elettriche aeree ed interrate; Apparecchiature che fanno uso della rete elettrica, anche ad alte tensioni e che operano quindi a 50 Hz; Videoterminali. In quelli che fanno uso di tubi a raggi catodici (CRT), per la generazione dell’immagine lo schermo viene spazzolato da un fascetto con le seguenti frequenze: Verticale 50 – 150 Hz Orizzontale 30 – 70 kHz Dot-clock (colore) ~ 20 MHz Nei moderni monitor a cristalli liquidi (LCD) sono presenti solo emissioni alla frequenza di dot-clock. Pagina di approfondimento Sorgenti di radiofrequenze e microonde Tra le sorgenti di radiofrequenze e microonde più frequenti vi sono: Forni a microonde: vengono usati per riscaldare o portare a alte temperature prodotti ben definiti o per sterilizzare o cuocere. Operano intorno a 2,45 GHz. Apparecchi sanitari: Servono per riscaldare tessuti (ad es. marconiterapia ~ 35 MHz oppure radarterapia ~ 2,45 GHz) Pagina didattica Tipologie di sorgenti in base alla funzionalità Le sorgenti di campi elettromagnetici possono essere suddivise in base alla loro funzionalità: Radiatori intenzionali: hanno come scopo l’emissione di NIR (ad es. sistemi di telecomunicazione). Hanno caratteristiche note e delimitate di potenza d’emissione, stabilità in frequenza, emissione di armoniche spurie, etc. Radiatori non intenzionali: emettono radiazioni come effetto secondario ed indesiderato (perdite di radiazione) rispetto al loro uso primario. Esempi sono gli apparecchi di riscaldamento ad induzione, forni a microonde e videoterminali. Sono radiatori non intenzionali anche tutti gli oggetti riflettenti che agiscono da sorgenti secondarie quando investite da radiazioni. Pagina didattica Tipologie di sorgenti in base alla geometria Una diversa classificazione delle sorgenti può essere fatta in base alla loro geometria. Esistono: Sorgenti localizzate, che occupano un volume limitato e per le quali i campi hanno un andamento del tipo E, H ∝ 1/r2. Rientrano in questa categoria, ad esempio, le antenne, le apparecchiature, ecc. Sorgenti lineari, in cui la sorgente può essere assimilata ad una retta infinita. L’andamento in questo caso è del tipo E, H ∝ 1/r. In questa categoria rientrano elettrodotti aerei ed interrati. In ogni caso i campi decrescono con la distanza. Pagina didattica Tipologie di sorgenti in base alla reattività Un’ulteriore classificazione può essere condotta in base alla reattività della radiazione con ciò che la circonda: RADIAZIONI MW: λ < 1 m : Condizioni di campo radiativo (E e H legati) RADIAZIONI RF: 1 km > λ > 1 m : Valutazione caso per caso RADIAZIONI ELF/VLF: λ > 1 km: Condizioni di campo reattivo (E e H indipendenti) Pagina didattica Effetti biologici nell’organismo (ELF-VLF) A basse frequenze (ELF – VLF) prevale il fenomeno di induzione di correnti a livello generalizzato nell’organismo. Poiché in questo caso il campo elettrico e il campo magnetico non sono correlati, anche gli effetti sono indipendenti. Essi consistono in: Effetti sanitari, legati alla stimolazione del tessuto nervoso o muscolare; Effetti sensoriali, dovuti a disturbi transitori delle percezioni sensoriali e a modifiche minori nelle funzioni cerebrali. Quelli più significativi sono legati al campo magnetico. Pagina didattica (solo effetto riscaldamento tessuti) Effetti biologici nell’organismo (RF-MW) Alle RF e MW prevale il riscaldamento dei tessuti. L’assorbimento di energia non si traduce proporzionalmente in aumento della temperatura del tessuto. I meccanismi di termoregolazione dell’organismo tendono a contenere questo effetto. Da 20 MHz a 300 MHz l’assorbimento è relativamente elevato sul corpo intero con particolare riguardo a zone localizzate a causa di risonanze; Da 300 MHz a 10 GHz si hanno assorbimenti localizzati non uniformi. Particolare attenzione merita il caso di impulsi di radiazioni che possono generare aumenti di temperatura in tempi inferiori a quelli di risposta dell’organismo. Inoltre tra 10 MHz e 110 MHz si possono manifestare delle correnti indotte attraverso gli arti (IL). Pagina didattica Grandezze dosimetriche e grandezze operative Tenuto conto della tipologia degli effetti biologici che si riscontrano, le grandezze dosimetriche più adatte sono la densità di corrente (J) per le basse frequenze, il tasso di assorbimento specifico (SAR), che rappresenta la potenza assorbita per unità di massa per le RF e MW ed infine la potenza assorbita per unità di superficie (S) per le altre radiazioni. Tali grandezze dosimetriche sono difficilmente misurabili. Tuttavia esse possono essere messe in relazione con altre grandezze, il campo elettrico (in V/m) ed il campo magnetico (in A/m), che sono più operative. Il superamento di un limite di grandezza dosimetrica implica forzosamente il superamento di una grandezza operativa, mentre il contrario non è obbligatorio (principio di cautela). Range di frequenze Effetti riscontrati Grandezza Dosimetrica Grandezza operativa ELF-VLF (10 Hz – 100 kHz) Elettrostimolazione delle cellule dovuto alle correnti indotte nei tessuti. Densità di corrente (J). Campo elettrico (E) e campo magnetico (H) RF – MW (100 kHz – 10 GHz) Surriscaldamento localizz. di organi e tessuti per assorbimento di energia elettromagnetica. Tasso di assorbimento specifico (SAR). IR – VIS – UV (> 10 GHz) Surriscaldamento superficiale dei tessuti esterni. Potenza assorbita per unità di superficie (S). Campo elettrico (E) o campo magnetico (H) Pagina didattica Effetti indiretti Sono gli effetti provocati dalla presenza di un oggetto in un campo elettromagnetico, che potrebbe essere causa di un pericolo per la salute e sicurezza, quali: 1) interferenza con attrezzature e dispositivi medici elettronici, compresi stimolatori cardiaci e altri impianti o dispositivi medici portati sul corpo; 2) rischio propulsivo di oggetti ferromagnetici all'interno di campi magnetici statici; 3) innesco di dispositivi elettro-esplosivi (detonatori); 4) incendi ed esplosioni dovuti all'accensione di materiali infiammabili a causa di scintille prodotte da campi indotti, correnti di contatto o scariche elettriche; 5) correnti di contatto (IC), tramite il passaggio di corrente elettrica verso terra attraverso la persona che è a contatto con l’oggetto caricato. L’intensità di questa corrente dipende dalla quantità di carica sull’oggetto, che a sua volta dipende dalle caratteristiche geometriche ed elettriche dell’oggetto, della frequenza e intensità del campo e della resistenza elettrica della persona. Pagina didattica Norme di prevenzione per CEM Predisporre un’adeguata schermatura delle sorgenti (normalmente garantita dal costruttore, prestare particolare attenzione nel caso di prototipi); Durante il funzionamento degli apparecchi mantenere una certa distanza di sicurezza (≥ 2 m); Limitare o vietare l’accesso a portatori di pacemaker e di protesi metalliche (solo CMS-ELF-VLF); Evitare l’uso di oggetti conduttori (soprattutto se ferromagnetici) vicino all’area di lavoro; Non posizionare più macchinari vicini tra loro; Evitare postazioni di lavoro permanenti vicine al macchinario (ad es. scrivania sul muro adiacente alla stanza in cui vi è il macchinario, oppure postazione di lavoro alle spalle di un videoterminale con tubo a raggi catodici). Pagina di approfondimento Norme di prevenzione per i CMS Per i campi magnetici statici (CMS) e/o operanti a basse frequenze sono obbligatorie delle limitazioni di accesso (zone di accesso controllato), viste le difficoltà di schermare i campi magnetici. Pagina di approfondimento Norme di protezione per CEM Nel caso dei CEM l’efficacia dei dispositivi di protezione riguarda principalmente la riduzione delle correnti di contatto (IC) ed attraverso gli arti (IL) che si ottiene mediante la messa a terra degli oggetti di lavoro, il collegamento elettrico dei lavoratori con gli oggetti di lavoro e con l'impiego di scarpe e guanti isolanti e di indumenti protettivi. In genere si preferisce adottare delle soluzioni impiantistiche che sono sostanzialmente riconducibili ai seguenti approcci: Agire sulla disposizione delle apparecchiature e delle loro connessioni; Schermare le sorgenti principali con materiali conduttori e/o ferromagnetici; Riconfigurare lo schema dei conduttori. Spesso si fa uso di una combinazione di questi metodi. Pagina di approfondimento Norme di protezione per CEM Per quanto riguarda le schermature, teniamo anche conto che: • I campi elettrici vengono fortemente attenuati dagli oggetti materiali non conduttivi che si interpongono tra le sorgenti e gli individui: una parete o un edificio sono utili attenuatori di campo elettrico; • i campi magnetici, invece, non subiscono attenuazione da parte degli oggetti materiali. Pertanto si ritrovano quasi inalterati all'interno e all'esterno di un edificio. Pagina di approfondimento Norme di protezione per CEM La possibilità di schermatura dipende anche dal fatto che l'emissione del la sorgente sia intenzionale o accidentale. Nel primo caso, in cui l'emissione di un CEM è necessaria espressamente per diffondere un segnale elettromagnetico (per esempio: impianti di teleradiodiffusione, stazioni radio-base, apparati radar), non è possibile schermare la sorgente, ovvero impedire che le sue emissioni diffondano nell'ambiente circostante, poiché questo ne impedirebbe il regolare funzionamento. A questo proposito deve essere schermata, laddove sia possibile, la regione di spazio all'interno della quale non si vuole che il CEM possa penetrare. Nel secondo caso, invece, troviamo le sorgenti la cui emissione è del tutto ‘‘accidentale’’ (per esempio: elettrodotti, elettrodomestici, computer e altre macchine da ufficio) e quegli apparati industriali il cui funzionamento richiede la generazione di un intenso campo, ma solo in una regione limitata di spazio, dove si trova lo strumento che eroga il campo. In questi casi, è possibile pensare di schermare la stessa sorgente. Pagina di approfondimento Norme di protezione per CEM Gli schermi si realizzano maggiormente con l'impiego di pannelli o contenitori metallici o comunque di materiale che possegga una buona conducibilità elettrica. Si deve tener presente che il campo magnetico statico o di bassa frequenza (50 Hz) è molto difficile da schermare: per una schermatura efficace occorrerebbero lastre di acciaio o altro materiale ferromagnetico spesso diversi millimetri. Attualmente vengono però prodotte leghe metalliche con alta permeabilità magnetica che possono schermare anche campi a bassa frequenza ad altissima intensità con lastre dello spessore di pochi millimetri, peraltro con costi di produzione relativamente bassi. Pagina di approfondimento Norme di protezione per CEM Il CEM a radiofrequenza (per esempio a 900 MHz, come nel caso della telefonia cellulare) può essere, invece, facilmente schermato da materiali metallici. Uno schermo può anche essere realizzato con un tessuto (filato o non filato, naturale o sintetico) attraversato da un materiale che deve essere dotato di una buona conducibilità elettrica (ad es. grafite, filamenti metallici). Questo significa che è possibile abbattere i livelli di CEM ad alta frequenza mediante l'uso di semplici tende purché dotate delle succitate caratteristiche. Pagina didattica Norme di buon comportamento In conclusione, all’interno dei luoghi di lavoro i livelli di esposizione dipendono non solo dalle caratteristiche delle sorgenti ma anche da: le misure di protezione o contenimento adottate; la corretta installazione e stato di manutenzione degli apparati; le procedure di utilizzo; le caratteristiche degli ambienti; la disposizione delle postazioni di lavoro; le particolari abitudini di ogni singolo lavoratore. L’attuazione di semplici interventi di bonifica e contenimento e l’adozione di più corrette procedure di impiego, possono produrre una significativa riduzione dell’esposizione. Pagina di approfondimento Titolo VIII, Capo IV del D. Lgs. 81/2008 RADIAZIONI NON IONIZZANTI: AGENTI FISICI “Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione ai campi elettromagnetici” Entrata in vigore, dopo diversi rinvii, il 30 giugno 2016; Modificata integralmente dal D. Lgs. 159 del 1° agosto 2016, pubblicato sulla G.U del 18 agosto 2016; Recepimento della direttiva europea 2013/35/UE; Per alcuni aspetti fa riferimento alla Legge Quadro n° 36 del 22 febbraio 2001 - “Legge quadro sulla protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, che riguarda gli ambienti di vita, ma non esplicitamente gli ambienti di lavoro. Pagina didattica (solo valenza a breve termine) Normativa di riferimento Art. 206 – Campo di applicazione 1. Il presente capo determina i requisiti minimi per la protezione dei lavoratori contro i rischi per la salute e la sicurezza derivanti dall’esposizione ai campi elettromagnetici (da 0 Hz a 300 GHz), come definiti dall’articolo 207, durante il lavoro. Le disposizioni riguardano la protezione dai rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori dovuti agli effetti biofisici diretti e agli effetti indiretti provocati dai campi elettromagnetici. 2. I Valori Limite di Esposizione (VLE) stabiliti nel presente capo riguardano soltanto le relazioni scientificamente accertate tra effetti biofisici diretti a breve termine ed esposizioni a campi elettromagnetici. 3. Il presente capo non riguarda la protezione da eventuali effetti a lungo termine e i rischi risultanti dal contatto con i conduttori in tensione. 4. (Riguarda il personale che lavora negli impianti militari). Pagina di approfondimento Riferimenti D. Lgs. n° 81 del 9 aprile 2008, Titolo VIII, Capo IV, come modificato dal D. Lgs. n° 159 del 1° agosto 2016; “D. Lgs. 81/2008, Titolo VIII, Capo I, II e III, IV e V sulla prevenzione e protezione dai rischi dovuti all’esposizione ad agenti fisici nei luoghi di lavoro – Prime indicazioni operative – Rev. feb. 2014”, Coordinamento tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province Autonome in collaborazione con INAIL; “Rischi da campi elettromagnetici in ambiente lavorativo”, INAIL, ISS, Elettra2000, ASL Siena, ASL Modena, Coordinamento tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province Autonome; “Salute e campi elettromagnetici: dalla ricerca alla protezione”, di Rosaria Falsaperla - INAIL, Centro Ricerche Monteporzio Catone (Roma). AGENTI FISICI: RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI Pagina didattica Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA) Definizione: sono le radiazioni prodotte dall’uomo che hanno una lunghezza d’onda compresa tra 100 nm ed 1 mm (UV-VIS-IR) e che dunque rispettano le leggi dell’ottica geometrica. Pagina didattica Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA) Classificazione - Si dividono in due grandi sottogruppi: • Radiazioni ottiche non coerenti – l’emissione avviene in modo caotico, non esiste una relazione di fase tra le radiazioni, ovvero massimi e minimi tendono a compensarsi in alcuni punti e a sommarsi in altri; • Radiazioni ottiche coerenti (Laser) – esiste una quasi perfetta relazione di fase tra le radiazioni, l’onda risultante si rafforza sempre, dunque massimi e minimi delle onde coincidono. Radiazione incoerente: - Assenza di ordine interno; - Frequenza e fasi diverse. Radiazione coerente: - Presenza di ordine interno; - Frequenza e fasi identiche. Pagina di approfondimento Esempi di sorgenti non coerenti Infrarosso (λ > 780 nm): Riscaldatori radianti; Forni di fusione metalli e vetro; Lampade per il riscaldamento ad incandescenza; Dispositivi militari per la visione notturna. Visibile ( 780 nm > λ > 400 nm): Sorgenti di illuminazione artificiale (Lampade ad alogenuri metallici, al mercurio, sistemi LED); Lampade per uso medico e/o estetico (anche UV); Saldatura. Ultravioletta (λ < 400 nm): Sterilizzazione (ad es. lampade germicide su cappe biologiche); Lampade spettroscopiche; Agitatori termici; Flash per laser; Saldatura ad arco. Pagina di approfondimento Esempi di sorgenti coerenti (Laser) Applicazioni mediche e medico-estetiche; Applicazioni per solo uso estetico (depilazione); Telecomunicazioni, informatica; Lavorazioni di metalli (taglio, saldatura, marcatura e incisione); Metrologia e misure; Applicazioni nei laboratori di ricerca; Beni di consumo (lettori CD e “Bar code”); Intrattenimento (Laser per discoteche e concerti). Pagina didattica Effetti dannosi per l’uomo Lunghezza d’onda della radiazione incidente Tipologia di effetti dell’esposizione Intensità della radiazione incidente Probabilità e gravità degli effetti Regione spettrale Occhio Pelle (lievi) Pelle (gravi) UV-C (100-280 nm) UV-B (280-315 nm) Fotocheratite, fotocongiuntivite Eritema (scottatura della pelle) UV-A (315-400 nm) Cataratta fotochimica Tumori cutanei, processo accelerato di invecchiamento della pelle VIS (400-780 nm) Lesione fotochimica e termica della retina IR-A (780-1400 nm) Cataratta, bruciatura della retina IR-B (1400-3000 nm) Cataratta, bruciatura della cornea IR-C (3000 nm - 1 mm) Bruciatura della cornea Reazione di fotosensibilità Bruciatura della pelle Pagina di approfondimento Penetrazione delle radiazioni nell’occhio Cornea Cornea Cristallino Retina Pagina di approfondimento Penetrazione delle radiazioni nella pelle Strato germinativo della pelle Epidermide Derma Sottocute Pagina di approfondimento Grandezze radiometriche e grandezze fotometriche Grandezze radiometriche: Sono quelle grandezze legate alle proprietà fisiche. Grandezze fotometriche: Sono le grandezze legate alla risposta del sistema visivo umano. Grandezze radiometriche Grandezze fotometriche Flusso radiante W [W] Flusso luminoso Φ [lumen=lm] Irradianza E=dW/dS [W/m2] Illuminamento E=dΦ/dS [lux=lm/m2] Intensità radiante I=dW/dΩ [W/sr] Intensità luminosa I=dΦ/dΩ [cd=lm/sr] Radianza L=d2W/dΩdA cosα [W/(m2sr)] Luminanza L=d2Φ/dΩdA cosα [lm/(m2sr)] Energia radiante Q = ∫ W (t )dt [J] Quantità di luce Q = ∫ Φ(t )dt [lm s] Pagina di approfondimento Grandezze radiometriche Energia radiante (Q): È l’energia trasportata da un qualunque campo di radiazione elettromagn. [J]; Flusso radiante (W): È l’energia radiante nell’unità di tempo (potenza) [W]; Emettenza radiante (M): È il flusso radiante emesso da una sorgente estesa per unità di area [W/m2]; Radianza (L): È il flusso radiante emesso da una sorgente estesa per unità di angolo solido e per unità di area proiettata su un piano normale alla direzione considerata [W/(m2sr)]; Intensità radiante (I): È il flusso radiante emesso da una sorgente puntiforme in una certa direzione per unità di angolo solido [W/sr]; Irradianza (E): È il flusso radiante incidente su una superficie per unità di area [W/m2]. Pagina di approfondimento Grandezze di sorgente e grandezze di bersaglio Grandezze di sorgente Grandezze di bersaglio Pagina didattica Normativa e grandezze fisiche Le grandezze fisiche principali su cui sono definiti dei Valori Limite di Esposizione (VLE) per le sorgenti di radiazione, previsti nell’Allegato XXXVII del D. Lgs. 81/2008 sono: La Radianza (E), che non varia con la distanza dalla sorgente; L’Irradianza (L); quella che cade su una superficie varia con il coseno dell’angolo d’incidenza dalla sorgente e ha un andamento inversamente proporzionale alla distanza. Pagina didattica Radianza ed Irradianza Perché l’irradianza? L’irradianza è una misura sulla superficie investita e quindi tiene conto del danno su zone non focalizzate (cornea, cristallino, pelle); Perché la radianza? La radianza è utilizzata per caratterizzare le sorgenti che possono produrre danno sulla retina (dove si ha la formazione dell’immagine). Nel caso della radianza ha senso distinguere tra sorgente puntiforme e sorgente estesa. Il confine stabilito dall’Allegato XXXVII è fissato in 11 mrad: Pagina didattica Spettri di ponderazione Pagina di approfondimento Fattori di correzione spettrale Ove si devono adottare, quali valori di riferimento, le grandezze efficaci (Radianza efficace, Irradianza efficace), occorrerà tenere in considerazione anche i fattori di peso/ponderazione spettrale S(λ), R(λ), B(λ) per mezzo dei quali si tiene conto della dipendenza dalla lunghezza d’onda degli effetti (principali effetti noti agli occhi ed alla cute): S(λ) tiene conto dell’effetto dei raggi UV che generano eritemi; B(λ) tiene conto dell’effetto dei raggi blu che generano lesioni fotochimiche; R(λ) tiene conto dell’effetto dei raggi IR-A e Visibili che generano lesioni termiche. Pagina didattica LASER Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation Amplificazione di Luce tramite Emissione Stimolata di Radiazione Proprietà: Monocromaticità (emette su una banda molto stretta di lunghezze d’onda); Coerenza (i fotoni sono in fase tra di loro); Collimazione (ovvero molto direzionale). Mentre la radiazione incoerente si disperde con il quadrato della distanza, la radiazione laser lo fa con la sola divergenza (spesso trascurabile). Pagina didattica Classificazione dei LASER I laser vengono classificati tenendo in conto: Il tipo di funzionamento (continuo o impulsato); La lunghezza d’onda emessa: Ultravioletta (140 – 400 nm) – Radiazione non visibile!; Visibile (400 – 700 nm); Infrarossa (700 nm – 300 mm) - Radiazione non visibile!. La potenza del fascio (è il fattore + importante). Pagina didattica (solo tipologia di classe) Classificazione secondo norma La norma CEI EN 60125 suddivide i laser in 7 classi: Classe 1 – Laser esente: Il fascio laser è considerato sicuro in qualsiasi condizione d'uso. Questo perché la radiazione emessa è sempre inferiore alla massima esposizione permessa, oppure perché il fascio è sempre confinato. Utilizzando laser di classe 1 non sono necessari interventi di protezione aggiuntivi. Classe 1M – Laser esente con ottiche di focalizzazione: È equivalente al laser di classe 1, ma all’interno del dispositivo sono presenti delle ottiche di focalizzazione (ad es. lenti). Pagina didattica (solo tipologia di classe) Classificazione secondo norma Classe 2 – Laser di bassa potenza, emissione nel visibile, funzionamento in corrente continua : Laser ad emissione continua e nel visibile, (400-700 nm) con potenza ≤ 1 mW. La radiazione emessa da questi laser può essere pericolosa, tuttavia la loro potenza è sufficientemente bassa da consentire, con un'azione di riflesso incondizionato, di evitare esposizioni inattese. Questo non esclude la possibilità di riportare danni nel caso di esposizione prolungata (> 0.25 s, tempo entro il quale si ha il riflesso incondizionato). Classe 2M – Laser di bassa potenza con ottiche di focalizzazione: È equivalente al laser di classe 2, ma all’interno del dispositivo sono presenti delle ottiche di focalizzazione (ad es. lenti). Pagina didattica (solo tipologia di classe) Classificazione secondo norma Classe 3R – Laser di potenza medio-bassa: Laser e sistemi laser operanti nel visibile con potenza ottica fino a 5 mW. Può essere pericolosa l’osservazione del fascio laser con l’ausilio di ottiche di amplificazione quali binocoli e telescopi. L’osservazione accidentale ad occhio nudo non risulta dannosa grazie al riflesso palpebrale. Include anche laser che emettono nell’UV e nell’IR. Classe 3B - Laser di potenza medio-alta: In generale appartengono a questa classe i laser con potenza ottica fino a 500 mW. È sempre pericolosa l’osservazione diretta del fascio laser. La visione di radiazione diffusa non è normalmente pericolosa; nel visibile la visione riflessa/rifratta non è normalmente a rischio purché la distanza minima di visione non sia inferiore a 13 cm e il tempo di visione non superiore a 10 s. Pagina didattica (solo tipologia di classe) Classificazione secondo norma Classe 4 – Laser di alta potenza: A questa classe appartengono tutti i laser e sistemi laser che superano i limiti della Classe 3B, che hanno quindi in generale una potenza ottica superiore a 500 mW. Sono i laser di potenza tale da causare seri danni ad occhi e pelle anche per esposizione al fascio diffuso. Possono anche costituire un potenziale rischio d'incendio. Inoltre, in molti casi le tensioni e le correnti di alimentazione o di scarica sono molto elevate. Pagina didattica Requisiti di sicurezza Classe 2/2M: Il fascio laser non deve mai essere diretto verso gli occhi di una persona. Sul laser deve essere posto un cartello di pericolo, in bene evidenza, con la scritta: “ATTENZIONE! NON STAZIONARE IN PROSSIMITA’ DEL FASCIO LASER”. Tutti gli ingressi e gli schermi di osservazione inclusi come parte del laser, nonché l’ottica collegata (lenti, microscopi, etc.) utilizzata come punto di osservazione, dovranno incorporare connessioni, filtri, attenuatori od altri dispositivi atti a mantenere l’intensità della radiazione entro i livelli di sicurezza durante tutte le situazioni di utilizzo e di manutenzione. Pagina didattica Requisiti di sicurezza Classe 3R: Devono essere prese tutte le precauzioni previste per la classe 2/2M. Bisogna evitare di fissare il fascio ad occhio nudo. Per esposizioni dirette e continuative è obbligatorio l’uso di appositi filtri di protezione per gli occhi. Pagina didattica Requisiti di sicurezza Classe 3B: Devono essere prese tutte le precauzioni previste per la classe 3R. Il fascio deve essere bloccato alla fine del suo percorso utile da un materiale di colore tale da permetterne il posizionamento con una riflessione minima. I laser devono essere utilizzati in luoghi ad accesso controllato. Sono necessarie protezioni per gli occhi se è possibile che l’occhio possa intercettare accidentalmente il fascio. È richiesta la sorveglianza medica per prevenire od evidenziare eventuali danni agli occhi. Tutte le parti dell’alloggiamento che durante le operazioni di manutenzione vengono rimosse, consentendo così l’accesso alla radiazione, devono essere fornite di connessioni di sicurezza, per impedire l’accesso all’interno durante il funzionamento. Pagina didattica Requisiti di sicurezza Classe 4: Devono essere prese tutte le precauzioni previste per la classe 3B. Il laser deve essere utilizzato in un’area ad accesso controllato; devono essere previste chiusure di sicurezza per evitare l’ingresso di persone non autorizzate nell’area di funzionamento del laser; l’accesso deve essere limitato a persone che indossino dispositivi di protezione individuali (DPI) per la protezione degli occhi quando il laser è in funzione. Per laser impulsati tali connessioni devono impedire la focalizzazione del fascio, scaricando l’energia immagazzinata; nei laser in continua i sistemi di sicurezza dovranno essere tali da spegnere il laser o da interrompere il fascio. devono essere forniti di una chiave di sicurezza o di un dispositivo di accensione e spegnimento; la chiave deve essere custodita da persona autorizzata. Pagina didattica Requisiti di sicurezza Classe 4 (segue): I laser devono essere forniti di un sistema di bloccaggio o attenuazione del fascio. Durante l’attivazione e la procedura di avviamento devono essere utilizzati sistemi di allarme, luci di segnalazione e comando di conto alla rovescia; questo sistema di segnalazione va attivato prima che si abbia l’emissione laser, in modo da consentire ai presenti di prendere le misure appropriate per evitare l’esposizione al fascio. devono essere disponibili procedure scritte per l’allineamento del fascio, il suo utilizzo e la manutenzione. il personale addetto deve essere sottoposto a sorveglianza medica per prevenire o evidenziare eventuali danni agli occhi. Pagina didattica Norme di prevenzione per ROA: DPI In tutte le situazioni che possono provocare l’esposizione a sorgenti intense di radiazione IR, VIS, UV (ad es. lampade spettroscopiche) vanno usati camici per difendere la pelle ed opportuni occhiali protettivi. In particolare, la visione diretta di sorgenti UV deve essere fatta attraverso schermi opachi alla radiazione stessa. Gli occhiali protettivi devono sempre essere adeguati dal punto di vista dello spettro alle sorgenti; Nel caso di esposizioni a livelli di radiazione nocivi si dovrebbe procedere ad una visita medica specialistica. Visita periodiche sono consigliabili a chi lavora usualmente con sorgenti di radiazioni IR-VISUV. Pagina di approfondimento Segnaletica per ROA Pagina di approfondimento Titolo VIII, Capo V del D. Lgs. 81/2008 RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI (ROA): AGENTI FISICI “Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a radiazioni ottiche artificiali” Recepimento della direttiva europea 2006/25/CE inerente le radiazioni ottiche artificiali; Entrata in vigore il 26 aprile 2010. Pagina didattica Normativa Il Capo V del Titolo VIII del D. Lgs. 81/2008 definisce quali sono le prescrizioni minime che possono derivare dall’esposizione alle ROA durante il lavoro, prestando particolare attenzione agli effetti nocivi sugli occhi e sulla cute; Il Capo V esclude le radiazioni ottiche naturali, per le quali occorre prendere in considerazione le prescrizioni del Capo I; nel merito si ricorda che la radiazione solare rientra nel gruppo I degli agenti certamente cancerogeni, in base alla classificazione dello IARC (International Agency for Research on Cancer); L’allegato XXXVII fissa i valori limite per: Radiazioni ottiche coerenti – Laser; Radiazioni ottiche non coerenti, ad es. lampade e sistemi di lampade ad ampio spettro. Pagina didattica Valutazione dei rischi e soggetti particolarmente sensibili Esistono una serie di soggetti particolarmente sensibili al rischio, per i quali l’esposizione deve essere gestita con particolare attenzione. Ecco alcuni esempi: Donne in gravidanza; Minorenni; Albini e individui di fototipo 1 (soggetti di pelle particolarmente chiara) per esposizione a radiazione UV; Portatori di malattie del collagene per esposizione a radiazione UV; Soggetti in trattamento con farmaci fotosensibilizzanti (tetracicline, ibuprofene, ecc.). In tutti questi casi, in assenza di sicure informazioni reperibili dalla letteratura scientifica, sarà cura del Medico Competente valutare l’eventuale adozione di cautele specifiche. Pagina di approfondimento Informazione e formazione dei lavoratori Nella predisposizione del piano formativo ed informativo dei lavoratori esposti alle ROA bisogna sempre comprendere: Descrizione del tipo di ROA utilizzate nel lavoro in oggetto; Definizione dei valori limiti d’esposizione (VLE) corrispondenti; Rischi per la salute e la sicurezza; Eventuali controindicazioni specifiche all’esposizione; Risultati delle valutazioni, misurazioni e/o calcoli dei livelli di esposizione alle ROA; Risultati anonimi e collettivi della sorveglianza sanitaria sugli effetti delle ROA; Misure di prevenzione e protezione adottate per la riduzione al minimo degli effetti derivanti dalle ROA; Conoscenza della segnaletica relativa alle ROA e criteri utilizzati per la collocazione. Pagina di approfondimento Riferimenti D. Lgs. n° 81 del 9 aprile 2008, Titolo VIII, Capo V; “D. Lgs. 81/2008, Titolo VIII, Capo I, II e III, IV e V sulla prevenzione e protezione dai rischi dovuti all’esposizione ad agenti fisici nei luoghi di lavoro – Prime indicazioni operative – Rev. feb. 2014”, Coordinamento tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province Autonome in collaborazione con INAIL.