Il programma del concerto

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Il programma del concerto
F. Caporali
Suite Liturgica (organo solo)
Preludio – Chiesa di Dio
Ciaccona sopra Fa, Sol, La, Si – Tu scendi dalle stelle
Adagio – Signore dolce volto
Fanfara – Cristo risusciti
A. Vivaldi
Concerto in Do F. IX. N.1
(trascr. M. Edantippe)
Allegro – Largo – Allegro
Solisti: Francesco Tamiati, Gianni Dallaurca
G. F. Haendel
Concerto per organo op. 7 n.1
(trascr. A. Bolciaghi; cadenza di F. Caporali)
Andante – Bourrée
J. S. Bach
Gelobet sei der Herr, mein Gott
Wachet auf
Nun danket alle Gott
(trascr. P. Reeve)
R. Strauss
Feierlicher Einzug
per organo e ottoni
F. Caporali
Trittico per un giorno santo
per organo e ottoni
Introduzione - Fuga - Inno
Ch. M. Widor
Salvum fac populum tuum, Domine
per organo e ottoni
R. Strauss
Festmusik (1942-43)
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G. F. Haendel
Concerto op. 7 n.1 per organo e orchestra
Trascrizione per organo e ottoni di A. Bolciaghi
«Si può dire che Händel, nello specifico, non sia facilmente superato da nessuno nella sua bravura
all’organo, se non forse da Bach di Lipsia» (Johann Mattheson, Der vollkommene Capellmeister,
1739)
Con l’espressione concerti per organo e orchestra op. 7 HWV 306-311 ci si riferisce a una raccolta
di sei composizioni di Georg Friedrich Händel, scritte a Londra fra il1740 e il 1751 e pubblicate
postume nel 1761 dall’editore John Walsh. I concerti vennero composti come interludio durante la
rappresentazione degli oratori.
I sei concerti per organo e orchestra vennero pubblicati da John Walsh nel 1761, dopo la morte di
Händel, come opus 7 del defunto compositore. Scritti per rendere piacevole l’attesa durante gli
intervalli degli oratori, Händel utilizzò l’organo, strumento fino ad allora relegato al mero servizio
liturgico, per fargli assumere un carattere nuovo, più mondano e brillante. A differenza dei concerti
per organo dell’opus 4, composti probabilmente per essere eseguiti su organi di piccole dimensioni,
alcuni concerti dell’opus 7 necessitano di strumenti più grandi.
«Un tocco fine e delicato, dita volanti e una brillante esecuzione dei passaggi più difficili: queste
sono le lodi comunemente riconosciute ai buoni musicisti. Non sono state notate in Händel, le cui
eccellenze erano di un genere di gran lunga superiore. La sua sorprendente padronanza dello
strumento, la pienezza della sua armonia, la grandezza e la dignità del suo stile, la copiosità della
sua immaginazione e la fertilità della sua invenzione sono state le qualità che hanno fatto
dimenticare ogni musicista inferiore a lui. Quando eseguiva un concerto per organo, normalmente il
suo metodo (di Händel) era quello di cominciare coi principali suonando un movimento in stile di
voluntary che soggiogava l’orecchio col suo incedere lento e solenne. Grande cura aveva
dell’armonia, che era espressa nella maggior pienezza possibile. I passaggi erano concatenati con
arte stupenda, sì da conferire al tutto una perfetta intelligibilità, ma dando nello stesso tempo
un’impressione di grande semplicità. A questo tipo di preludio seguiva il concerto vero e proprio,
eseguito con uno spirito e con una sicurezza che nessuno ha mai provato a eguagliare».
Il primo e il secondo movimento formano insieme una ciaccona, dove l’organo esegue una serie di
variazioni. C’è un basso ispirato a quello della ciaccona anche nel successivo movimento, il largo,
che viene seguito da una brillante bourrée. Il primo movimento, inoltre, contiene un arrangiamento
della celeberrima passacaglia tratta dalla suite per clavicembalo HWV 432.
A.Vivaldi
Concerto per 2 trombe e archi
Trascrizione per 2 trombe e ottoni di M. Edantippe
Se il concerto solistico, derivato dal concerto grosso, vede Giuseppe Torelli come iniziatore,
tuttavia è a Vivaldi che si deve attribuire l’elaborazione di una forma che venne utilizzata come
modello fino alla nascita del concerto classico. Una buona parte dei suoi concerti è caratterizzata,
nei due movimenti veloci, da un’alternanza di "tutti" basati su un ritornello, che viene riproposto in
varie tonalità, e di soli modulanti di carattere tematico libero. Questa forma, che non fu invenzione
vivaldiana, fu utilizzata dal compositore veneziano con grande libertà, ad esempio contraendo nel
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corso del movimento la lunghezza del ritornello mentre viene parallelamente ampliata la lunghezza
dei soli, oppure ripetendo due volte il ritornello finale nella tonalità d’impianto con l’inserzione di
un breve episodio solistico che utilizza materiale musicale del primo solo. Nei movimenti lenti, egli
utilizza talvolta una forma a ritornello semplificata, altre volte una forma monotematica bipartita
attinta dalla sonata.
Ci sono pervenuti 329 suoi concerti per uno strumento solista ed archi, 220 dei quali sono per
violino, 37 per fagotto, 27 per violoncello, 19 per oboe, 13 per flauto traverso, 2 per flauto diritto, 3
per flautino (flauto diritto sopranino), uno per mandolino, 7 per viola d’amore. Oltre a questi, vi
sono una quarantina di concerti per due strumenti ed archi, per lo più dedicati a due strumenti uguali
(due violini, due oboi, due trombe, ecc.), ma che comprende anche il famoso concerto per viola
d’amore e liuto, e più di una trentina di concerti multipli, per più di tre solisti. A questi va aggiunta
una sessantina di “concerti ripieni” (concerti per archi senza solista), del tutto affini alle sinfonie
d’opera, nei quali talvolta troviamo un’attenzione all’elaborazione contrappuntistica lontana
dall’immagine stereotipata di un Vivaldi compositore “facile” e superficiale. Un piccolo numero di
concerti con solista è scritto per 2 orchestre: si tratta di fatto di una divisione dell’orchestra in due
gruppi separati, nel solco della tradizione della policoralità sacra veneziana fiorita tra la fine del
Cinquecento e l’inizio del Seicento. Infine, vi è una ventina di “concerti senza orchestra”: scritti per
un gruppo da due a sei strumenti accompagnati dal basso continuo, non si presentano nella forma
abituale in cui venivano trattati questi gruppi, cioè la forma della sonata da camera o da chiesa, ma
in quella del concerto “a ritornelli”.
J. S. Bach
Nunn danket alle Gott
Wacht auf ruft uns die Stimme
Gelobet sei der Herr Mein Gott
La Cantata 79 Nun Danket alle Gott venne composta nel 1725 a Lipsia per la Festa della Riforma, e
la prima esecuzione ebbe luogo il 31 ottobre 1725.
Il testo è di autori vari: quello del primo movimento viene dal libro dei Salmi (84: 11), del secondo,
quarto e quinto movimento non si conosce l’autore; il terzo movimento ha testo scritto da Martin
Rinckart (la prima stanza del corale Nun danket alle Gott) e infine il sesto movimento è su libretto
di Ludwig Helmbold (l’ottava stanza del coraleNun lasst uns Gott dem Herren, con melodia di
Nikolaus Selnecker).
Il manoscritto richiede: soprano, contralto, tenore e basso, oltre a un coro misto. L’ orchestra è
costituita da due corni, timpani, due oboi, archi, basso continuo.
I. Coro: Gott, der Herr, ist Sonn’ und Schild (tutti)
II. Aria: Gott ist unser Sonn’ und Schild (contralto), oboe (o flauto), basso continuo
III. Corale: Nun danket alle Gott (tutti)
IV. Recitativo: Gottlob! Wir wissen den rechten Weg zur Seligkeit (basso), basso continuo
V. Duetto: Gott, ach Gott, verlass die Deinen nimmermehr (soprano e basso),violini
VI. Corale: Erhalt uns in der Wahrheit (tutti)
Composta per la festa della Trinità del 1726, la Gelobet sei der Herr, mein Gott è impostata su un
testo di cinque versi del 1665 di Johanes Olearius. Ognuno dei cinque movimenti che compongono
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la cantata è composto su un versetto del testo e ciascuno è basato su un cantus firmus tratto dal
corale. L’organico è composto da: soprano solista, contralto solista, basso solista, coro, tromba I, II
e III, timpani, flauto, oboe I e II, oboe d’amore, archi e basso continuo.
La cantata si conclude con il brano presentato in trascrizione per ottoni e timpani, una fantasia
corale festosa sul verso finale del testo di Olearius.
Per Corali Schübler, detti anche Sei corali di diversa specie (BWV 645-650), si intende una raccolta
di sei preludi per organo composti da Johann Sebastian Bach. I sei brani sono stati stampati e
pubblicati nel 1740 da Johann Georg Schübler, dal quale prendono il nome.
I pezzi sono composti per organo a due tastiere con pedaliera. Caso unico fra le opere organistiche
di Bach, i brani di questa raccolta sono trascrizioni delle sue cantate.
La raccolta era stata originariamente intitolata da Bach Sechs Choräle von verschiedener Art auf
einer Orgel mit 2 Clavieren und Pedal vorzuspielen verfertiget von Johann Sebastian Bach
Königl:Pohln: und Chur:Saechs: Hoff-Compositeur Capellm: u: Direct: Chor: Mus: Lips: In
Verlegung Joh:Georg Schüblers zu Zella am Thüringer Walde. Sind zu haben in Leipzig bey Herr
Capellm: Bachen, bey dessen Herrn Söhnen in Berlin und Halle, u: bey dem Verleger zu Zella, e
per questo detti anche “Sei corali di diversa specie”, come recita appunto l’incipit.
Il brano eseguito è il più famoso, Wachet auf ruft uns die Stimme, tratto dalla cantata 140 e qui
presentato in una versione per organo e trombone.
Richard Strass
Feierlicher Einzug
Festmusik der Stadt Wien
Volendo riassumere lo stile di Strauss notiamo che esso è molto vario e svincolato storicisticamente
e quindi privo di un senso di evoluzione nel linguaggio che muta anche in maniera drastica e netta
da una composizione all’altra. Abbiamo una prima fase in cui troviamo un legame col romanticismo
tedesco di Schubert, Schumann e Brahms in cui compose la Burleske für Klavier und Orchester.
Una seconda fase, quella più lungimirante, è quella influenzata da Ritter, Liszt e Wagner, in cui
Strauss compone i poemi sinfonici, per poi sfiorare quasi il primo espressionismo e la politonalità
del primo Schönberg con Elektra, l’opera di Strauss più innovativa tra tutte le sue composizioni.
L’ultima fase (il periodo di La donna senz’ombra (Die Frau ohne Schatten)) vede invece un brusco
ritorno al passato in cui Strauss si orienta verso un neoclassicismo manieristico e tonale ispirato alla
musica del ‘700 rivista in chiave ironica, alternato a fasi politonali più moderne rappresentate dai
due cicli di lieder del 1918 e concluse con le Metamorfosi (Metamorphosen) per 23 solisti d’archi
(1946) composte come commento alla catastrofe bellica.
Feierlicher Einzug: il brano fu scritto nel 1909 per una ricorrenza liturgica a commento della
solenne processione dei Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni. La musica è solenne e maestosa: le
quinte ascendenti sul lunghissimo pedale tenuto dall’organo in apertura richiamano all’esordio del
poema sinfonico Also sprach Zarathustra e tutta la partitura richiama fasti grandiosi in un crescendo
progressivo che raggiunge il parossismo nelle battute finali.
Strass finì la partitura della Festmusik il 14 gennaio 1943 nella sua residenza viennese; la partitura è
dedicata alla città di Vienna, ufficialmente per ringraziare del Premio Beethoven ricevuto l’anno
prima; destinata ad un ampio organico di ottoni, fu diretta dall’autore in prima esecuzione il 9 aprile
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1943; ne esiste una versione più breve fatta dallo stesso autore intitolata “Vienna Fanfare”; la
musica è una delle più spettacolari e complesse fra quelle dedicate all’organico degli ottoni,
arrivando a configurare un vero e proprio movimento di sinfonia tematica.
Ch. M. Widor
Salvum fac populum tuum op. 84
La musica per organo di Widor è progettata per i grandi organi sinfonici Cavaillé-Coll frequenti
nelle principali chiese di Parigi. Widor è fra i primi a dedicarsi alla letteratura d’organo sinfonico.
Ha chiamato le sue grandi composizioni per organo Sinfonie, parola che si lega alla tradizione
sinfonica tedesca. Le prime otto sinfonie d’organo di Widor francese sono più simili a suite di
sinfonie di Beethoven. Sono composti da cinque o sei movimenti, come Prelude, Marche, Menuet,
Toccata Pastorale. Le ultime due sinfonie, Gotica (per Natale) e Romana (Pasqua), sono notevoli
per il loro uso del canto gregoriano in un contesto che riassume l’arte del loro compositore.
Eseguitissima ancora oggi è la sua famosa Toccata, il movimento finale della sua 5ª Sinfonia per
organo.
La partitura Salvum fac populum tuum op. 84 fu scritta durante la prima guerra mondiale e fu
eseguita a Notre Dame a Parigi il 17 novembre 1918; prevede un organico di 3 trombe, 3 tromboni,
organo e tamburo.
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