MessaggeroVeneto
ALBUM
SABATO 9 APRILE 2005
17
Gemelli diversi a Sacile:
l’appuntamento è per il 30
Pordenone: i Nomadi
stasera al palasport
SACILE. Contrariamente alla precedente comunicazione
in cui si informava dello spostamento della data regionale dei
Gemellidiversidall’8al29aprile,l’organizzazione(Zedlive)ha
confermatodefinitivamente che la data dell’eventoè per sabato30aprile,alle21.30,al palasportdiSacile.I bigliettiacquistati per la data dell’8 valgono con le stesse modalità di fruizione
per la serata del 30: stesso orario, stesso palasport, stessa tipologia di posti in vendita. Il servizio di prevendita continuerà
dunque fino alla data del nuovo evento.
PORDENONE.Ogni volta chei Nomaditornano in Friuli Venezia Giulia (la regione che
forseli ama dipiù) èsempre una festadi musica, di buone vibrazioni, di amcizia e di altruismo. Così sarà anche questa sera, alle 21, al
palasport di Pordenone, per l’organizzazione
di Azalea promotion. I biglietti (posto unico)
costano23euro, compresiidirittidiprevendita. Informazioni: 0431-510393.
Spostata a fine mese la data sacilese dei Gemelli diversi
La storica band di Novellara questa sera al palasport di Pordenone
Il geniale musicista domani all’auditorium della cultura friulana con il gruppo-progetto Bandwagon
TEATRO
Presente e futuro del jazz a Gorizia
con il pianista Usa Jason Moran
Amore via Internet?
È sempre meglio
guardarsi negli occhi
IL DISCO
I pianisti Antonio Nimis e Barbara Rizzi
Omaggio friulano
al Gruppo dei Sei
“Vive le Coq!” a Tarcento
TARCENTO. Oggi, alle 18, nella sala consiliare di palazzo Frangipane sarà tenuto a
battesimo il cd Vive le Coq! A bas l’Arlequin!,
promossoerealizzatodall’Associazione musicale tarcentina in collaborazione con gli
assessorati alla cultura della Regione e del
ComunediTarcentoeconilcontributodella
Fondazione Crup. Il disco raccoglie parte
delrepertoriomusicaleeseguitodalLaboratorio internazionale di musica da camera di
Tarcento nell’anno 2002-2003 ed è interpretatodaipianistiKonstantinBogino,Barbara
Rizzi e Antonio Nimis, dal clarinettista Roberto Scalabrin e dal violinista Lucio Degani.
Nelcdtroviamopaginechesonounveroe
proprio omaggio alla musica da camera nella Parigi del Novecento, dove esprimono la
loro sensibilità musicale gli autori appartenenti al famoso Gruppo dei Sei: Georges Auric,ArthurHonegger,DariusMilhaud,Francis Poulenc, Germaine Tailleferre e Louis
Durey. «Il materiale musicale raccolto nel
cd – spiega il maestro Marco Maria Tosolini,
che ha curato l’apparato critico-letterario e
ha contestualizzato Vive le Coq! A bas l’Arlequin! -–fa compendere all’ascoltatore come
il fluire della composizione si contraddica
inunsensodieleganteepisodicità.Nellepagine proposte, temi dell’accordalità e di divertite melodizzazioni apparentemente vacue ridisegnano una poetica e si distaccano
dalle ormai esauste intemperie del tardo romanticismo da una parte e da un certo inquieto impressionismo dall’altro».
Tutti brani sono azzeccati e godibili (di
Erik Satie Trois morceaux en forme de poire),
Francis Poulenc (Sonata), Germaine Tailleferre (Seconda sonata), ancora Poulenc (Capriccio per due pianoforti ed Èlègie per due
pianoforti, L’embarquement pour Cythère per
due pianoforti); particolarmente espressiva
e piacevole all’ascolto è la Suite opera 157 b
di Milhaud. «La godibilità di questa Suite –
conclude Tosolini – sta sostanzialmente nell’esercizio di stile colto e brillante,capace di
far muovere i tre strumenti come tre attori (
LucioDeganiviolino,RobertoScalabrinclarinetto e Kostantin Bogino pianoforte)».
Valentina Coluccia
GORIZIA. Il presente e il luminoso futuro del
jazz americano saranno ottimamente rappresentati,perlarassegnaGoriziaJazzorganizzatadalCircolo culturale no-profit Controtempo e dal Comune,
nell’unica tappa italiana del tour europeo del giovane(29anni)talentuosoecreativopianistaecompositoreJason Moran. Iltexano di Houston è in tour con
L’artista Usa è allievo di
Jaki Byard. Ha studiato con
lui per quattro anni: «il suo
principaleinsegnamento– ricorda Moran – è stato quello
di conoscere bene la tradizione e le sue tecniche, come il
pianismo stride». Moran è un
gigante del pianoforte, ma se
la cava ottimamente anche
con il piano Fender Rhodes e
le tastiere, che usa accompagnato talora da qualche elegante effetto elettronico.
Il background di questo
nuovo grandissimo talento in
esclusiva italiana a Gorizia
Jazz?«AdoroilmododiavvicinarsiallamusicadiMonk,Andrew Hill e Duke Ellington,
perchéleloromentilavorano
o con traiettorie diverse: allo
stesso modo amo Miles Davis
e John Coltrane, anche se i loro processi creativi sono di
ilsuo gruppo progetto Bandwagon con ilchitarrista
Martin Sewell, il contrabbassista Tarus Matte e il
batteristaNasheetWaits.Moransaràin concertodomani, alle 20.45, nell’auditorium della cultura friulana (che non ha un nome: perché non intitolarlo a
Giovanni Paolo II, che fu a Gorizia lasciando, come
altrove, un ricordo indelebile nel maggio 1992?).
un altro livello ancora». Nell’artediMoran,ottimocompositore,convivonoquinditradizioni e novità miscelate con
sapienzae rispettodeigrandi
maestri della storia del jazz:
nonc’è moltodietnico. Sìnella musica di Jason si avvertono echi di classica europea e
anche qualcosa qui è là di
orientaleggiante, ma la musica è jazz vero, di quello che
può accontentare il tradizionalistacomel’amantedinovità, l’esperto come il neofita. E
poi c’è lui, Jason, con il suo
piano da favola che strega e
ammalia.
Moran ha già collaborato
con Sam Rivers Von Freeman, Steve Coleman, è un tipo che non ha grande voglia
dimescolarele carte. Secampiona una voce o una percussionerapèperesperimentoa
casa: «Non mi sognerei mai
di farlo in concerto».
Grande appassionato di
musica per il cinema, Moran,
come si è capito, ha bene in
mente la lezione di Byard, di
MonkediEllingtonesiproponediavvicinarsiaessetenendo conto che siamo nel 2005.
Niente melting pot musicali
dunque:Moranèjazzdeigiorni nostri che rispetta sinceramenteeintotolastoriadiquesta musica; sarà una grande
piacevole sorpresa per tutti.
LaprevenditaèinattoaGorizia alla biglietteria del teatro Verdi dalle 17 alle 19, a
Monfalconeal Musical Boxdi
via Matteotti, a Udine all’Angolo della musica di via Aquileia e a Trieste al Music club
di piazza Volontari Giuliani.
Informazioni: 347-4421717 e
348-4466770. (g.al.)
Il pianista Jason Moran domani sera ospite del festival “Gorizia jazz”
Ha aperto il concerto ricordando Giovanni Paolo II, che «continuerà a vivere nel cuore e nella mente di tutti noi»
Antonacci, quando cantano le emozioni
Biagio conquista Pordenone confermandosi artista sincero e autentico
PORDENONE. Un applauso interminabile, sentito, intenso, con il pubblico tutto in
piedi,hasalutatoeresoomaggio anche l’altra sera al palasportcompletamente gremito
per il concerto di Biagio Antonacci, al nostro caro e indimenticabile Papa Giovanni
Paolo II: è accaduto quando
l’artista, nella parte iniziale
del concerto, lo ha voluto ricordare con poche semplici
toccanti parole, concludendo
così: «Il Papa non è morto, ma
continuerà a vivere nel cuore
e nella mente di tutto noi!».
Non poteva mancare, nel
concerto del cantautore, che
in questo momento guida le
classifiche di vendita con l’albumConvivendo2,unaffettuoso grazie al Santo Padre che
ha amato la musica di ogni genere o quasi, aprendo anche
alle ballate di Bob Dylan e altri artisti. Antonacci ha inoltre voluto proprio in tal senso
sottolineareconmoltasemplicità che la musica leggera non
è affatto provocazione, ma
può viaggiare in sintonia con
il cammino di ogni buon cristiano e credente di ogni fede.
Un concerto perciò diverso
da ogni altro, nel quale Antonacci è sembrato molto più
Biagio Antonacci a Pordenone: canzoni ed emozioni (Foto Missinato)
ispirato e carico rispetto alla
performance,sempreorganizzata alla perfezione da Azalea
promotion, dello scorso autunno a Trieste, quando ancora non era stato pubblicato il
cd ora richiestissimo.
Sono canzoni semplici ma
non banali, quelle di Biagio,
che toccano la sfera privata,
ma non mancano senza forzature di abbracciare talvolta il
sociale: negli arrangiamenti
dimoltipezzisiavvertelapassione dell’artista lombardo
per il rock. Non è certo un mistero che negli ’80, quando
erasconosciuto,Antonacciinterpretava pezzi dei Police e
del repertorio solista di Sting.
Oltre due ore e venti di concerto, bis compresi, state vissute dall’artista e da buona
parte della fedele band su
una passerella a forma di Y
dal palco disteso sul parquet
e dalla quale Biagio ha potuto
abbracciareanchefisicamente centinaia di suoi fans. Netta la prevalenza di pubblico
femminile; lo si è potuto maggiormente constatare nei tanti momenti di canto collettivo
che hanno reso il concerto
una vera festa. La voce di Antonacci, lo ricordiamo, non è
quella di un grande cantante:
rauca, a tratti incerta, soprattutto quando cerca di andare
in alto, è però amata perché
riccadicomunicativaesaadeguarsialle canzoniscrittedall’artista a seconda delle atmosfere. Per fortuna, il concerto
nonha avuto un carattere promozionale,conlapartedelleone dedicata ai brani del nuovo album, ma ha spaziato in
modo equo in tutti i 17 anni di
carriera discografica di Biagio.
Ottimalaband,guidataearrangiata dal polistrumentista
SaverioLanzan,fidoconsigliere musicale di Biagio: sound
asciutto,senzaassolo,benamplificato (anche se nel finale
forse il volume è stato nei bra-
ni rockeggianti un po’ troppo
elevato: far vibrare con i bassi
la struttura ospitante è ormai
obsoleto, legato agli anni 80).
È stato un concerto vissuto
con grande tensione emotiva
ed entusiasmo da artista e
pubblico in ottima sinergia e
con reciproca comunicazione
di belle emozioni. Da Convivendo 2 sono piaciute in particolare Immagina, Amo te e
Pazzo di lei, mentre da Convivendo 1 abbiamo apprezzato
Mio padre è un re, Passo da te e
Convivendo.
Le altre chicche? I brani
soft,quellidoveBiagiocantante e autore sa dare il meglio:
Mi fai stare bene, Non parli
mai, Se io se lei, Se è vero che ci
sei (reincisa stupendamente
in croato dalla musica d’autore di quella terra Oliver Dragojevic), Ritorno ad amare
(con echi beatlesiani), Iris e
nel medley quasi conclusivo
per voce e chitarra Danza sul
miopetto e Nonso achi credere
(Sanremo’93,branoattualissimo).
Festa grande, dunque, e si
spera sia così al palasport anche stasera, alle 21, per i Nomadi, in pista da 42 anni. Da
non perdere, come Francesco Guccini, di scena martedì,
alle 21, al Carnera di Udine.
La solarità africana di Dobet Gnahoré
Mehrezy al basso). Con quattordici brani
e due bis è stato praticamente eseguito
per intero l’album Ano Neko, ultima fatica di questa band in tournée europea. Il
ritmo bikut-si (letteralmente pestare i piedi per terra) ha fatto muovere e divertire
laplatea e hacoinvoltoilpubblico inconvinti handclapping e improbabili cori di
risposta agli inviti della cantante.
Ilconcertoverte subranioriginali afro
in lingua francese e ivoriana e si dipana
tramomentidifunambolismovirtuosistico, come i solo di Laurent Rigaud, detto
Laurent Samba, al balafon, le incursioni
chitarristiche di Laroche De Feline in
perfetto stile afro con lo strumento impegnato in arpeggi quasi fosse una kora, e
struggenti sipari intimistici (la morna
Mindilé eseguita voce e claypot dalla sola
Gnahoré e il sospeso Notefi).
Clou della serata Warabo, la bomba
che scopriamo nella traccia numero 6 del
cdeundicesimobranodelconcerto:semplicemente irresistibile per energia profusa e movenze coreografiche. Piage e Sida, ambedue interamente in francese, e
Nsielé in stile world music, tra gli altri,
hanno toccato con le loro liriche temi
molto forti quali l’Aids, la politica, il disagio sociale nella Costa d’Avorio, ma molto spazio è stato dedicato anche all’amore e alla gioia di vivere con il brano La vie
est belle che ha chiuso l’esibizione, non
primachelaGnahorédeliziasseipresenti suonando la calebasse (o propriamente zucca), monumentale strumento a percussione dal timbro scuro e ipnotico, in
Nadodo, brano solare e leggero interamente mimato dalla band e impreziosito
da gustosi cameo scenici. Il concerto era
di quelli imperdibili. Era, appunto.
Ed Ward
Erica Culiat
“Harry ti presento Sally”
riparte da Monfalcone
Travolgente performance della cantante ivoriana al teatro Miela
TRIESTE. Mentre la corazzata Pfm
sparava al Rossetti i suoi obici di storia
del pop italiano, una delicata barca a vela solcava la notte del Miela su spumeggianti onde di ritmo. Ogni volta che ci imbattiamointalentinascostiosemi-sconosciuti, come nel caso della straordinaria
cantante, percussionista e ballerina della Costa d’Avorio Dobet Gnahorè, ci domandiamo: ma quanta gentebrava esiste
a ’sto mondo? E brava, anzi bravissima,
Dobet Gnahoré lo è davvero.
Con niente da invidiare ad icone della
musica afro come Sabine Cabongo o Sally Niolo, l’artista ivoriana ha stregato il
pubblico con i suoi vocalismi e i suoni e i
cori del trio che l’accompagnava, composto da artisti europei (Colin Laroche De
Felinealla chitarra, Laurent Rigaud alla
percussioni e al balafon, e Nabil
Giuliano Almerigogna
TRIESTE. Finalmente bel teatro. Perché ci sono un testo intelligente, quello di
RenatoGabrielli,unaregiaefficace,quella di Graham Eatough, due attori con la a
maiuscola, Sergio Romano e l’inglese Selina Boyack. A different language, una coproduzione tra lo Stabile del Friuli VeneziaGiuliaelacompagniaSuspectCulture
di Glasgow, ha debuttato martedì in sala
Bartoli e replicherà fino al 24 aprile. La
risposta del pubblico, sicuramente diversa rispetto a quella del pubblico scozzese
e inglese, tra l’altro più giovane, è stata
comunque buona. Il dubbio che poteva
semmai affiorare per una possibile barriera linguistica, perché il testo è recitato
perunbuon60percentoiningleseeperil
restante40percentoinitaliano,nonsussiste. Gabrielli, che ha proprio tutti i tempi
della scrittura drammaturgica, l’ha costruitoinmaniera taleche,seanche qualcosa sfugge nelle battute della Boyack (al
debutto in Italia, ma attrice che ha recitato al fianco di Clive Owen, l’ultimo King
Arthur, e di Ben Kinglsey), le risposte di
Sergio Romano chiariscono subito dopo
il busillis. E a riprova di questo, persone
in sala che non conoscevano o conoscevanopoco l’inglese si sonodivertite tantissimo alla rappresentazione.
Lastoriaraccontaunatendenzadeinostri tempi, l’uso di internet per conoscere
personedell’altro sesso e magari imbastireunastoriad’amoreconloro.Ipersonaggi di Pinter comunicano poco tra di loro,
ci sono lunghe pause e silenzi nelle sue
opere. Qui Cinzio e Petula, i loro username,cercanol’animagemellaattraversola
rete e non sanno comunicare. Mentre lui,
italiano di Treviso, si pennella come un
quarantenne single ma figo, sessualmente gran esperto, lei, inglese, dice le cose
come stanno, spietata nella sua autocritica.
In scena, su deipraticabili che sembrano delle montagne russe in miniatura,
Cinzio e Petula corrono, camminano
avanti e indietro, sfiorandosi appena. Ma
idueprotagonistiinterpretanoancheitutor dell’agenzia dell’amore in rete, quelli
che allenano i propri clienti all’incontro
vero e proprio. Si ride e tanto, ma senza
grattarepoimoltodallasuperficie,lasolitudine dei protagonisti è lì, tangibile, la
puoi stringere nelle tue mani e sentire
chetiappartiene(d’altraparte,èstatodetto e ridetto, nasciamo e moriamo da soli,
quello che c’è in mezzo forse sfuma appena la solitudine, ma non la cancella). In
questomondohightech,èpiùfacilechattare, scrivere e-mail, manon guardare negli
occhi l’altro e scoprirsi e farsi accettare
per quello che si è, non si rischia, non si
vuole mettere in giocola propriavulnerabilità.Masequestopuòforseevitaredelusioni – Cinzio dice a un certo punto: «Gli
animali sono meglio degli uomini. E anche delle donne. Perché gli animali non ti
tradiscono»–, allostesso tempoti impedisceanche divivere unavitavera. Sognare
soltanto un immaginario uomo o donna
equivale a non vivere o a vivere, appunto,
una versione attenuata della vita. E tutta
la tristezza di questa realtà la Boyack la
esalta in quella rigidezza da patibolo
quando il suo trainer la spinge a ballare
prima del fatidico incontro. Scena da
gran teatro. Ma anche Sergio Romano,
uno dei nostri attori italiani preferiti, comunica non solo con le parole, ma con il
corpo, il vuoto di un’esistenza. Gabrielli
portainscena un ritrattoaspro escorticato dei trenta-quarantenni di oggi che ti si
accartoccia addosso. Assolutamente da
vedere. Anche più volte.
Memorabile concerto di Dobet Gnahoré al Miela di Trieste
MONFALCONE. Parte da
Monfalcone la tournée di Harry ti presento Sally, L’adattamento teatrale della celebre
pellicola con Meg Ryan e Billy
Cristal andrà in scena domani
e luned’, alel 20.45, al Comubale. La sceneggiatura è firmata
daGiorgioMariuzzo.LaproduzionediAngeloTumminelliaffida l’interpretazione a Giampiero Ingrassia e Marina Massironi, che dopo Monfalcone si
esibiranno, per il circuito dell’Ert, a Latisana (martedì, alle
20.45, all’Odeon) e a Cordenons (mercoledì, alle 20.45, all’auditorium Aldo Moro).
Harry ti presento Sally è una
commedia che diverte, appas-
siona e commuove. L’adattamento teatrale restituisce immutato lo spirito scoppiettante
e arguto della sceneggiatura
originale, accompagnando il
pubblico con scioltezza attraverso le alterne vicende dei
due inconsapevoli innamorati
e della loro coppia di amici del
cuore.