un nojano ci racconta lo scheletro dell`uomo

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UN NOJANO CI RACCONTA LO SCHELETRO DELL'UOMO
Scritto da Gianluca Rizzi
Venerdì 17 Dicembre 2010 00:00
Gianluca Rizzi è un antropologo nojano.
Ci ha scritto presentandoci la sua attività
con questo articolo che qui vi proponiamo.
Buona Lettura!
UN PARTICOLARE DOCUMENTO: LO SCHELETRO DELL'UOMO
La bioarcheologia è un campo di ricerca che si occupa dello studio dei resti biologici (scheletri
umani e animali, pollini, ecc.) nei contesti archeologici. Per quanto riguarda lo studio degli
scheletri umani, che rientra nel settore dell'Antropologia, dall'analisi di ossa e denti si possono
ottenere numerose informazioni che permettono di arricchire la conoscenza delle popolazioni
del passato, sia dal punto di vista biologico sia da quello culturale. E' pertanto necessario che
l'approccio sia di tipo interdisciplinare poiché, nella ricostruzione della vita dell'uomo e delle
popolazioni del passato, è difficile, se non privo di senso, scindere gli aspetti biologici da quelli
culturali.
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Lo scheletro umano, oltre a fornire i dati per ricostruire la storia dell'evoluzione umana, permette
anche di capire eventi più vicini a noi e offre la possibilità di risalire allo stile di vita, al tipo di
cultura e alle abitudini delle popolazioni del passato. Le ossa e i denti, infatti, conservano le
tracce dei normali processi di accrescimento e invecchiamento, ma la loro morfologia può
essere influenzata anche da altri fattori interni ed esterni tra cui le malattie metaboliche,
nutrizionali ed infettive, l'attività fisica o gli eventi traumatici. Lo scheletro rappresenta perciò un
archivio biologico dal quale trarre informazioni relative al complesso rapporto tra Uomo e
ambiente. Tutti i dati che l'antropologo può “leggere” sulle ossa devono comunque essere
integrati con quelli desunti da altri settori della ricerca coinvolti nella ricostruzione del
paleoambiente (archeozoologia, paleobotanica, ecc.) e nelle ricostruzioni storiche (storia,
storiografia, archeologia, ecc.).
L'antropologo è colui che studia le ossa. Il suo lavoro inizia sullo scavo archeologico e il primo
problema che si pone è quello di interpretare il contesto del rinvenimento. Infatti è possibile
essere in presenza di depositi non intenzionali; i reperti possono trovarsi in un determinato
luogo per motivi accidentali, come spesso è accaduto per i primi ominidi (intervento di animali
che ne hanno dilaniato il corpo, lasciando le ossa sparse nel terreno che, nel corso del tempo,
sono state ricoperte dai sedimenti) o in seguito a eventi catastrofici (eruzioni vulcaniche,
maremoti, ecc.). Nel caso di depositi intenzionali i reperti sono stati posti nel luogo del
rinvenimento, che era stato appositamente scelto e predisposto per accogliere i resti del
defunto. Le testimonianze delle prime sepolture si riconoscono a partire da 100000 anni fa. L'
organizzazione delle sepolture (presenza di corredo, di resti animali, di elementi strutturali,
presenza o meno del sarcofago o cassa, disposizione dei corpi, ecc.) rispecchia valori e
credenze degli uomini che le praticano. La ricostruzione puntuale di tale organizzazione è
particolarmente importante per le popolazioni del passato. Infatti l'interpretazione in chiave
simbolica dei contesti funerari presenta notevoli difficoltà, perché comporta la comprensione di
gesti e azioni spesso lontani dalla nostra cultura. In questo ambito l'antropologo raccoglie le
informazioni fornite dai resti scheletrici umani.
Il materiale scheletrico, successivamente portato in laboratorio, è sottoposto ad uno studio
accurato comprendente il lavoro di restauro; pulizia a secco o lavaggio, assemblaggio e
incollaggio, siglatura e catalogazione dei vari frammenti. In questo modo si cerca di ricostruire
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l'osso nella sua integrità per poter così effettuare le varie analisi antropologiche e per meglio
conservare i materiali stessi. Di fronte al materiale scheletrico restaurato occorre innanzitutto
riconoscere di che osso si tratta e tenendo conto dei piani di riferimento, stabilire il suo
orientamento nello spazio, la lateralità (destro o sinistro), ecc. Questo lavoro di restauro è tanto
difficile quanto più il materiale è in cattivo stato di conservazione. Pertanto l'antropologo
acquisisce specifiche competenze anatomiche che gli permettono di riconoscere, anche da
frammenti, di che parte di osso o di dente si tratta, aspetto molto utile soprattutto quando si
studiano materiali molto antichi.
Dopo la fase del riconoscimento delle ossa bisogna risalire all'età e al sesso dell'individuo. Per
quanto riguarda l'età dallo scheletro è possibile determinare l'età biologica o di sviluppo,
risultato dell'interazione tra componente genetica, ambiente e tipo di vita (stato di salute,
alimentazione, attività, ecc.) e non dell'età reale, quella anagrafica. Infatti età biologica e
cronologica possono non coincidere.
Nei soggetti in accrescimento i principali caratteri che vengono considerati per individuare l'età
sono:
- il grado di chiusura delle suture craniche;
- i gradi di sviluppo e fusione delle epifisi e diafisi delle ossa lunghe;
- i tempi di sviluppo, mineralizzazione ed eruzione dei denti da latte e definitivi.
Negli individui adulti è più difficile l'attribuzione dell'età perché, terminata la crescita, non si
riconoscono vere e proprie fasi di cambiamento dell'osso. I principali metodi per la stima dell'età
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sono rappresentati dal grado di chiusura delle suture craniche (con l'avanzare dell'età tendono
a chiudersi), dal grado di fusione dei corpi delle vertebre sacrali (negli individui giovani i corpi
vertebrali tendono a non essere fusi tra loro), dall'individuazione della linea di fusione tra epifisi
e diafisi (va scomparendo con l'età).
Il riconoscimento del sesso viene effettuato in genere solo sugli individui adulti in quanto ci si
basa su elementi scheletrici riconducibili a caratteri sessuali secondari che compaiono durante
la pubertà. Il bacino e il cranio sono i distretti scheletrici che possono fornire le indicazioni più
utili per la determinazione del sesso. La conformazione del bacino femminile è legata al parto e
pertanto sarà in generale più sviluppato in larghezza (basso e largo) mentre quello maschile è
sviluppato in altezza (alto e stretto).
Nel cranio i principali caratteri maschili sono rappresentati dal maggiore sviluppo dei rilievi
sopraorbitari (glabella e arcate sopraciliari), delle linee nucali e dell'inion, da una fronte
sfuggente, da arcate zigomatiche alte e robuste, da un mento quadrangolare e un angolo
mandibolare everso.
Partendo da vari elementi dello scheletro è possibile, grazie a diversi metodi, stimare la statura
degli individui misurando la lunghezza delle ossa degli arti ed utilizzando alcune formule che mettono in relazione la lunghezza degli arti e la statura. Per questa stima sono più indicative le
ossa dell'arto inferiore.
Lo stile di vita, il tipo di dieta e le attività svolte possono essere ricostruite studiando gli
indicatori scheletrici di attività e le alterazioni e patologie scheletriche e dento-alveolari.
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Per quanto riguarda gli indicatori scheletrici di attività, l'osso reagisce attivamente alle
sollecitazioni meccaniche , producendo o riassorbendo l'osso preesistente. Le aree più
sollecitate da questo punto di vista sono quelle di inserzione dei muscoli e dei legamenti e
quelle articolari. Si possono “leggere” in queste aree gli effetti di eventi microtraumatici, ripetitivi
e di lieve intensità e quindi, se l'individuo era sottoposto ad attività fisica più o meno gravosa e
logorante. Anche l'esito di eventi macrotraumatici (fratture), che si verificano quando le
sollecitazioni meccaniche superano la capacità di reazione dell'osso, può essere indicativo di
eventi e comportamenti particolari. La presenza, a posizione, il tipo, la modalità di saldatura
delle fratture possono fornire molte indicazioni sulla dinamica del trauma (caduta, lotta, ecc.) e
sulle modalità degli interventi praticati per favorire la guarigione.
Quando si studiano le popolazioni antiche, nel caso in cui si trovino alterazioni simili, non si può
dire con precisione che mestiere svolgesse l'individuo, ma si potranno formulare ipotesi sulle
attività quotidiane e riconoscere, almeno, l'azione coinvolta nella lesione.
Bibliografia
-Belcastro Maria Giovanna, Facchini Fiorenzo, Mariotti Valentina (2002) Le scienze naturali
nella scuola.
Bollettino
dell'A.N.I.S.N. (Associazione Nazionale Insegnanti Scienze Naturali). Anno X, n. 19. Liguori
Editore, Napoli.
-Canci Alessandro, Minozzi Simona (2005) Archeologia dei resti umani. Carrocci Editore,
Roma.
-Facchini Fiorenzo (1999) Evoluzione Umana e Cultura. Editrice La Scuola, Brescia.
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-Facchini Fiorenzo (1995) Antropologia: evoluzione, uomo, ambiente. UTET libreria, Torino.
-Grottanelli Vinigi L. (1965) Etnologia:l'uomo e la civiltà. Edizioni Labor, Milano.
-Larsen Clark Spencer (1997) Bioarcheology: interpreting behaviour from the human skeleton.
Cambridge University Press.
-Platzer Werner (2000) Apparato locomotore. Terza edizione italiana a cura di Orlandini
Giovanni E. Casa Editrice Ambrosiana, Milano.
-Spedini Gabriella (1997) Antropologia evoluzionistica. Piccin, Padova.
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