Concorso DS: dicembre sarà la volta buona? di Antonio Valentino Lo stato dell’arte In una recente dichiarazione (prima di ferragosto), la Ministra ha dichiarato che il prossimo concorso per Dirigenti scolastici partirà per la fine di quest’anno solare. Promesse analoghe sono state fatte in almeno in due altre occasioni i mesi scorsi. Tanto che corsi di preparazione al concorso erano stati attivati da alcune associazioni professionali addirittura verso la fine dello scorso anno. Questa volta la dichiarazione sembra avere basi più solide. È stato infatti predisposta nel mese di giugno la proposta di Regolamento del concorso, trasmessa subito dopo al Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (CNPI) per acquisirne il parere. Parere che è stato dato alla fine di luglio e che esprime sostanziale condivisione dell’impianto del Regolamento ministeriale e avanza alcune proposte di modifica, buona parte delle quali di assoluto buon senso. Si aspettano adesso: la predisposizione del testo definitivo, la relativa pubblicazione sulla GU e l’emanazione del bando. Il quale, in attuazione del Regolamento, specificherà, tra l’altro, i requisiti di ammissione al concorso, le modalità di presentazione delle domande, ma anche le modalità di svolgimento della prova preselettiva (comunque a risposta multipla) e di quelle selettive e le modalità e gli adempimenti previsti per il corso di formazione e per il tirocinio (ultime fasi del concorso). Le materie delle prove (art. 10) 1. normativa di riferimento per il settore dell'istruzione ed educazione scolastica 2. modalità di conduzione delle organizzazioni complesse, con particolare riferimento alla realtà delle istituzioni scolastiche ed educative statali 3. organizzazione degli ambienti di apprendimento, con particolare riferimento all'innovazione digitale e ai processi di innovazione nella didattica 4. organizzazione del lavoro e gestione del personale, con particolare riferimento alla realtà del personale scolastico 5. valutazione ed autovalutazione del personale, degli apprendimenti e dei sistemi e dei processi scolastici 6. diritto civile e amministrativo, con particolare riferimento alle obbligazioni giuridiche e alle responsabilità tipiche del dirigente scolastico, nonché penale con particolare riferimento ai delitti contro la PA e in danno di minorenni 7. contabilità di Stato, con particolare riferimento alla programmazione e gestione finanziaria presso le istituzioni scolastiche ed educative statali e relative aziende speciali 8. sistemi educativi dei Paesi dell'UE Le novità: il Regolamento di giugno Le novità più significative, annunziate già i mesi scorsi, riguardano lo svolgimento delle due prove selettive. La prova scritta , seguendo il modello sperimentato nel recente concorso per i docenti, consiste, come è ormai noto agli interessati, in cinque domande a risposta aperta sulle tematiche di cui all’art. 10 del Regolamento. Di queste una è formulata ed è svolta nella lingua straniera prescelta dal candidato tra inglese, francese, tedesco e spagnolo, (verifica della conoscenza: livello B2 del CEF (Common European Framework del Consiglio Europeo sui livelli di padronanza delle lingue indicate). Anche per la prova orale si prevede qualche cambiamento anche se meno significativo. Ancora, comunque, il colloquio – che può “eventualmente” prevedere anche la risoluzione di un caso - è la modalità principe per accertare la preparazione professionale del candidato. È prevista altresì - una verifica della conoscenza e dell'uso degli strumenti informatici - una verifica della conoscenza della lingua prescelta dal candidato tra quelle indicate per la prova scritta (sempre livello B2 del CEF) “attraverso la lettura e la traduzione di un testo scelto dalla Commissione ed una conversazione nella lingua prescelta”. Fin qui le news negli aspetti essenziali. Può essere ora utile considerare le “materie” delle prove - e del concorso in genere – per meglio orientare la preparazione degli interessati. È da richiamare che, almeno in superficie, non si registrano cambiamenti significativi rispetto alle tematiche del concorso precedente. Va evidenziato certamente la rilevanza che assume la tematica “organizzazione”, articolata in ben tre sottoaree: modalità di conduzione delle organizzazioni complesse, l’organizzazione degli ambienti di apprendimento, l’organizzazione del lavoro e gestione del personale). A sottolineare probabilmente - del profilo ds - l’importanza delle competenze di carattere organizzativo. In realtà, ai fini della preparazione, i cambiamenti con cui fare i conti sono importanti e profondi. E riguardano soprattutto la materia: Normativa che fa perno sulla molteplicità e la radicalità delle innovazioni della L. 107. Sulla normativa A proposito della quale appare ovvio che in primo piano risultino Legge nelle quali il DS è figura chiave: la valorizzazione del merito, la così detta chiamata diretta, gli indirizzi per l’offerta formativa da pianificare sul triennio, il Piano Nazionale della scuola digitale, il Piano di formazione del personale, l’anno di prova per il personale immesso in ruolo ….) la rendicontazione e della predisposizione del PTOF (come richiamato anche da una proposta di integrazione del CSPI) Sempre a proposito di normativa, costituisce passaggio obbligato nelle prove concorsuali (oltre che ovviamente nella terza fase della Formazione dirigenziale e del tirocinio) la rilettura dell’art. 25 del D. Lvo 165 (…) alla luce dei passaggi della legge 107 sul potenziamento del funzioni del DS. Le proposte di modifica del CNPI Si è già accennato al parere sostanzialmente positivo del CNPI allo schema di Regolamento. Qui si vuole solo riprendere e rilanciare soprattutto due proposte assolutamente condivisibile che si spera saranno accolte nel testo finale (ma qui sono importanti le pressione che associazioni professionali e organizzazioni potranno esercitare al riguardo nelle prossime settimane) : rmini: ammettere al corso un ulteriore 10% di candidati ). L’obiettivo è garantire una più estesa e migliore copertura (cioè con personale più preparato) delle scuole che risulteranno vacanti, nel triennio successivo, per effetto dei pensionamenti. Si potrebbe così fronteggiare con maggiori probabilità di successo il fenomeno delle reggenze; prove d’esame”. L’obiettivo è “garantire uniformità di trattamento a livello nazionale e la necessaria trasparenza nei confronti dei candidati”. Mariella Spinosi (e noi con lei) si chiede, in Notizie della Scuola, n. 24, se una tale richiesta non sia un po’ assurda: come si fa a richiedere una cosa che è l’abc della democrazia? La risposta che si dà (sensata anche per chi scrive) è che richieste di questo tipo forniscono in realtà “la misura che nel nostro Paese diamo per scontato che i diritti fondamentali dei cittadini (come l’equità di trattamento) non vengano abitualmente garantiti”. E danno quindi senso e valore alla proposta di integrazione del CNPI. Due questioni da non sottovalutare 1. Tra le proposte di cambiamenti del CNPI c’è anche quella di ampliare da 3 a 4 volte il numero dei candidati da ammettere alla prova scritta. La proposta nasce dalla diffidenza verso tipologie di prove (domande a scelta multipla - sperimentate tra l’altro nell’ultimo concorso DS - che valorizzano prevalentemente capacità mnemoniche). La difficoltà a trovare altri strumenti validi allo stato attuale rende perciò apprezzabile tale proposta. Grazie ad essa infatti, il numero di concorrenti effettivi da ammettere alla prove selettive, su 1000 posti disponibili, passerebbe così da 3 a 4 mila. È da chiedersi però se non si possano contenere i rischi legati a questa modalità, migliorando da subito la qualità dei test. Il problema, non certo semplice, richiede competenze certamente di alto livello. Che riguardano la costruzione di test che permettano di rilevare, oltre alla conoscenza di nozioni fondamentali per un DS, la padronanza di “saperi” professionali che caratterizzano il suo lavoro. Problema che si è posto anche nelle rilevazioni internazionali e nazionali degli apprendimenti degli studenti. E le cui soluzioni sono certamente perfettibili, ma non certo da buttar via. Perché allora non cominciare a pensarci da subito e lavorarci, mutatis mutandis, anche per concorsi come questo? Non credo infatti si possa continuare ad accettare che la selezione di personale idoneo a posti di responsabilità nella scuola cominci con uno sforzo massacrante volto a memorizzare cose destinate, per la stragrande maggioranza, ad essere dimenticate senza lasciare traccia e che di preselettivo vero hanno ben poco. Ovviamente attenzione prioritaria dovrà essere riposta nel garantire pertinenza e chiarezza nella costruzione dei quesiti e nel saggiarne la fattibilità su un campione significativo. 2. Per la prova selettiva scritta. È certamente un passo in avanti il modello sperimentato col concorso ultimo dei docenti (più quesiti a risposta aperta). A condizione però che di quella esperienza non si ripetano gli errori che, tra l’altro, hanno pesato molto negativamente nelle successive fasi concorsuali. Il primo è più grossolano errore è stato quello di pretendere, in 15-20 minuti, risposte a quesiti complessi che da soli avrebbero richiesto l’intero tempo previsto per la prova. Si pone quindi in primo luogo un problema di corrispondenza sensata tra livello di complessità dei quesiti e durata complessiva della prova. Il Regolamento parla di 5 quesiti. Se il livello di complessità fosse lo stesso del concorso per docenti – o quanto meno assimilabile - fatto le dovute differenze - un tempo congruo (che eviti prolissità nelle risposte e favorisca così il lavoro di verifica delle prove) potrebbero essere 180 minuti. Anche qui si pone ovviamente la garanzia della pertinenza dei quesiti alle materie concorsuali, con particolare attenzione agli aspetti che più caratterizzano il lavoro dirigenziale nella scuola (gestione unitaria; valorizzazione e sviluppo delle risorse professionali; correttezza, trasparenza e sapienza dirigenziale; coordinamento, promozione e indirizzo nelle diverse articolazioni e aree del fare scuola; cura dei processi attivati e orientamento al risultato; cura degli ambienti e del clima interno; relazioni col territorio). Che evitino cioè fughe nell’accademia e nell’onniscienza.