DEL POPOLO ce vo /la .hr dit w.e ww musica An no V & il pentagramma De eventibus musicalibus 9 200 o • n. 3 i 9 • Mercoledì, 27 magg di Patrizia Venucci Merdžo Gentili lettori, l’afoso abbraccio maggiolino sembra anticiparci l’attesa stagione estiva e con essa tutto il tradizionale repertorio festivaliero e di eventi culturali vari che movimentano le serate di questo periodo dell’anno. Prima però vorrei spendere due parole sull’avvenimento clou di maggio, l’“Eurosong“, la competizione internazionale per la canzone d’Europa, le cui file negli ultimi anni si sono andate ingrossando con l’ingresso dei „parenti poveri“ dell’Est europeo. Ucraina, Russia, Armenia e altri paesi balcanici e levantini hanno modificato e anche arricchito la fisionomia musicale del festival introducendo una nota di folcloristica vitalità tramite ritmi, accenti, armonie particolari ed accattivanti gradite dal pubblico. Nonostante l’ostentato glamour psichedelico (e circense) e l’aura di “grandiosità”, non si può certo affermare che la qualità abbia dominato. Al contrario, in molti casi non si è andati più in là della solita canzonetta strillona confezionata con tre note, due accordi con contorno di improbabili (a fini espressivi) esibizioni acrobatiche. Insomma, l’effetto prima di tutto. Questa sì che è crisi. Comunque, crisi o no, anche quest’anno negli anfiteatri, stadi, palazzi, piazze e chiese dell’Istria, Quarnero e Dalmazia, le Muse celebreranno i loro riti estivi. (A proposito; ho l’impressione che le canoniche nove Muse non bastino più. Per esempio, qual è la Musa dell’hip hop? E quella del teatro alternativo? E della breakdance? Insomma, mi pare che il Parnaso andrebbe riveduto, corretto ed aggiornato. Magari, con una filiale a Londra o a New York). A quanto pare i festival in Dalmazia risultano solo parzialmente afflitti dalle conseguenze della crisi, almeno per quel che riguarda il Festival di Spalato – che propone tra l’altro tre titoli d’opera, serate sinfoniche e di musica da camera con nomi di risonanza anche internazionale – ed il Festival di Ragusa. Il cartellone della prestigiosa manifestazione dell’antica repubblica dalmata risulta nutrito come sempre, e la relativa rinuncia ai grossi nomi internazionali è stata sopperita con la presenza dei migliori solisti, compagini orchestrali e cameristiche di casa nostra. Si tratta invece con tutti i riguardi la nostra metropoli con il ZABAF, il festival di musica barocca “simbolo di alta cultura e di tradizione europea”, il cui cartellone è una sfilza delle più rinomate compagini di musica antica provenienti dall’Italia, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Finlandia, Norvegia. Con il supporto materiale dell’EU. E veniamo a casa nostra. Il 12 giugno prossimo ricorrono i quarant’anni dell’inaugurazione dell’organo della Cattedrale di San Vito. Stiamo parlando di uno dei migliori e più capaci organi elettrici in Croazia, opera dell’organaro lubianese Jenko, idoneo ai requisiti del concertismo e grazie al quale i cittadini di Fiume hanno potuto gustare concerti e rassegne organistiche con maestri di spessore e prestigio internazionali. Dulcis in fundo. Ancora una volta, i frugoli della CNI di Fiume si sono dati convegno nei giorni scor- si, intorno alla Canzone per l’infanzia. Questo nostro “Zecchino d’oro”, nel corso di 45 edizioni, ha accompagnato la crescita di generazioni di bambini e ragazzi della nostra Comunità. Oscar Bogna, Serafino Lenaz, Celestino Srelz, autori di decine e decine di canzoncine per l’infanzia, hanno lasciato un segno importante nella storia del nostro festival. Canzoni che rappresentano un piccolo, ma autentico tesoro di vivacità, schiettezza e fantasia meritevole di essere immortalato su un CD. Saremmo in molti ad ascoltarlo, e con tanta nostalgia. Canzonissimevolmente Vostra 2 musica Mercoledì, 27 maggio 2009 Il 5 luglio si alza il sipario del decimo “Histria Festival” con il concerto inaugurale Cartellone in tono minore per la di Daria Deghenghi POLA - Pur festeggiando i dieci anni della fondazione, e pur essendo la direzione in grado di esibire, tra gli appuntamenti in cartellone, anche il nome di un artista del calibro di Elton John, quest’edizione del “Histria Festival”, stando almeno alle anticipazioni sul programma reperibili al non si esibivano a Pola da decenni. Evidentemente, il 2009 dovrà essere l’anno della crisi anche nel campo dello spettacolo. Tuttavia, qualcosa ne ricaveremo dopo tutto. Ma procediamo con ordine. Il 5 luglio si alza dunque il sipario del decimo “Histria Festival” con il concerto inaugurale del teno- Un programma pallido in confronto alle stagioni precedenti, delle quali non si fa certo fatica a ricordare le chicche Carreras, Pavarotti e Bocelli, un indimenticabile Sting, le “due volte” di Zucchero, e una lunga serie di stelle e stelline del momento momento, non pare destinata ad entrare negli… annali della manifestazione. Da un pezzo sembra che gli anni d’oro si siano ormai esauriti e prova ne sia l’annunciato pensionamento del fondatore e unico direttore della rassegna dall’anno del decollo – il compositore e docente universitario di origini albanesi Bashkim Shehu – cui dovrebbe subentrare tra un anno o poco meno il figlio (impresario a sua volta) Arian. È questa infatti l’impressione che si ricava da una... prima lettura del calendario 2009 dei concerti in Arena e “dintorni” esibito in sede di conferenza stampa e sul sito ufficiale del Festival: pallido, davvero, in confronto alle stagioni precedenti, delle quali non si fa certo fatica a ricordare le chicche Carreras, Pavarotti e Bocelli, un indimenticabile Sting, le “due volte” di Zucchero, e poi una lunga serie di stelle e stelline del momento (Anastasia, Vanessa Mae, Alanis Morisette, Norah Jones...) senza disdegnare l’ottima scelta dei musicisti di casa nostra e... periferia immediata, e ci basti citare i nomi di Maxim Mrvica, Goran Bregović con “Orchestra per nozze e funerali” al seguito, ma anche i riesumati Đorđe Balašević e Zdravko Čolić, che re Josè Cura che si esibirà in Arena accompagnato dall’Orchestra sinfonica della Radiotelevisione croata. L’8 luglio riserva l’appuntamento con Sir Elton John, il cavallo di battaglia di quest’edizione del Festival, un concerto che il pubblico dovrà pagare a peso d’oro, alla lettera, visto che prezzi di questa portata (e i biglietti sono in vendita dalle 380 alle 2.200 kune), a Pola almeno, non si erano visti mai prima d’ora. Nemmeno quando a esibirsi era stato il suo connazionale, certamente molto più modesto nelle richieste, Sting. La cosa si spiega ricorrendo ovviamente al “mito dei costi di produzione”, molto elevati dicono, poiché – ed è risaputo – il palcoscenico, o meglio quinte, strumenti, luci, audio, insomma, tutto, per Elton John deve essere a dir poco colossale, e sta di fatto che fino ad ora il cantante non ha accettato di esibirsi né all’Arena polese né del resto altrove in Croazia, pur desiderandolo, proprio perché le condizioni tecniche e logistiche dell’anfiteatro non l’hanno mai permesso. Ma ora è stato fatto anche questo sforzo. E i posteri possano testimoniare che l’impresa abbia avuto successo e che il suo concerto sia stato davvero qualcosa di eccezionale, roba che mai s’era vista prima... Sia come sia, dopo Sir John, il 12 luglio impugnerà il microfono Mi- chael Bolton, che in Croazia è tutt’altro che una mosca bianca. Nel 2007, lo ricordiamo, si è esibito al fianco di Carreras e Tony Cetinski al Palasport Cibona in un memorabile concerto di beneficenza, ed è poi tornato a cantare in duetto con Tony al Palasport di Fiume l’anno successivo. Una carriera, la sua, costellata da grandi soddisfazioni e coronata da due Grammy, sei American Music Awards e 52 milioni di album e singles venduti da un capo all’altro del pianeta. Ma tra un big e l’altro del pop internazionale, ecco che si ritrova un intermezzo di musica classica destinato giocoforza a passare in secondo piano. Vanno segnalati tuttavia i due concerti dell’orchestra sinfonica e del coro dell’Università degli studi polese “Juraj Dobrila” che, diretti da Miroslav Homen, il 10 luglio all’Eufrasiana di Parenzo e il 12 al Duomo di Pola, riproporranno il “Requiem” di W.A. Mozart, in un programma già sostenuto con ottimo riscontro di pubblico e critica in occasioni precedenti. Agosto riserva la scena al balletto e alla musica classica. Torna dunque all’anfiteatro polese il corpo di ballo dell’Imperial Russian Ballet moscovita diretto da Ge- Bashkim Shehu cede la direzione del Festival al figlio Arian Il mitico Elton John Il bel tenebroso Michael Bolton VITA NOSTRA Incetta di premi degli “Angeli bianchi” della SEI di Buie al festival “Scintille” Volando per i meravigliosi cieli della Musica BUIE - Anche quest’anno il coro “Angeli bianchi” della Scuola elementare italiana di Buie ha riscosso un grande successo al Festival di musica sacra “Scintille” che si è tenuto per la tredicesima volta a Dignano. Con il patrocinio della Diocesi di Parenzo – Pola, della Regione Istriana e della Città di Dignano, al Festival hanno partecipato venti cori con oltre 500 bambini, proponendo brani sacri classici e inediti. Gli “Angeli bianchi” diretti dall’insegnante Vesna Jugovac Pavlović, hanno iniziato a parteci- Il primo premio per la migliore esecuzione, il premio speciale per il migliore arrangiamento, il premio speciale per il miglior testo e il premio speciale per la migliore canzone presentata al Festival, questi i successi del coro di voci bianche di Buie pare al festival nel 2005 e da allora non sono tornati mai a casa a mani vuote, aggiudicandosi quest’anno ben quattro premi: il primo premio per la migliore esecuzione, il premio speciale per il migliore arrangiamento, il premio speciale per il miglior testo e il premio speciale per la migliore canzone presentata al Festival. Il merito va certamente distribuito equamente tra l’impegno degli alunni e il talento della loro insegnante che firma sia il testo sia la musica della canzone vincitrice “L’amore è il dono più bello”, con l’arrangiamento di Mauro Giorgi. “Il coro della nostra scuola, che conta quaranta, quarantacinque ragazzi a seconda delle generazioni, è sempre attivo e partecipe a molte manifestazioni, dentro e fuori la scuola. L’ ‘avventura’ al Festival ‘Scintille’ è iniziata nel 2005, quando abbiamo partecipato per la prima volta con un brano noto, ‘Gloria al Bambino’, che ci ha portato il primo posto per l’esecuzione tra le scuole elementari. Questo successo ci ha spronato a lavorare con maggiore impegno cosicché l’anno seguente ci siamo presentati con due canzoni, scritte e musicate dalla sottoscritta, e una di queste, ‘O Gesù’, ci ha portato un nuovo primo premio nella sezione canzoni nuove. Nel 2007 abbiamo partecipato con due canzoni inedite, ‘Padre Nostro’ e ‘Gloria a Gesù’ vincendo il primo e il secondo premio. L’anno dopo invece abbiamo ottenuto due premi con la canzone ‘Sarete i miei testimoni’. Nello stesso anno la ditta Brolex di Buie ci ha donato le ‘niformi’ bianche e grazie a queste siamo diventativeramente degli ‘Angeli bianchi’” – ci racconta l’insegnate di musica e direttrice del coro scolastico, nonché autrice di canzoni Vesna Jugovac Pavlović. Ma l’insegnante ci racconta in questa occasione di un altro progetto portato avanti da lei, dal coro e dalla Scuola, ovvero la pubblicazione di alcuni canzonieri, con in allegato il CD, di tematiche diverse, scritti interamente da lei. Il primo è una raccolta di canti popolari scritti in dialetto arcaico che racconta della vita e delle vicende della gente del territorio. Il secondo è dedicato ai bambini e al mondo della scuola: i loro sogni, i primi batticuori, l’amicizia; l’ultimo invece è di tematica religiosa, adattato ovviamente, ai bambini e alle loro necessità spi- musica 3 Mercoledì, 27 maggio 2009 del tenore Josè Cura. Prezzi dei biglietti fino a 2.200 kune per la serata di Elton John massima manifestazione istriana L’imponente anfiteatro polese che accoglie la prestigiosa manifestazione “Histria festival” Tra un balletto e l’altro anche un concerto dei solisti Stjepan Hauser (violoncello), Lidija Horvat Dunjko (soprano) e Franko Božac (fisarmonica), in programma l’8 agosto all’estivo del Museo Storico al Castello, sempre con accompagnamento strumentale della European Master Orchestra, diretta per l’occasione da Christopher Zimmerman. Un’ultima esibizione della medesima orchestra si avrà il 16 agosto, ancora una volta al Colle Castello, per la serata concertistica dedicata a Piazzola, con solista Fridrich Lips alla fisarmonica bayan. E per il gran finale della stagione, il 21 agosto l’”Histria festival” torna all’anfiteatro romano per un concerto del cantante bosniaco Dino Merlin, all’anagrafe di Sarajevo Edin Dervišhalidović, fondatore, nel 1983, del gruppo “Merlin”, che ebbe vita breve ma anche un’innegabile risonanza su tutto il territorio nazionale dell’allora Jugoslavia, e che fino al 1990 produsse cinque album. Solista dal 1991, Merlin firma altri tre album e un live ma anche l’inno nazionale bosniaco-erzegovese. Del La compagine dell’Imperial Russian Ballet suo paese ha difeso i colori all’Eurodeminas Taranda, per riproporre pretazione della European Master song di Dublino nel 1993 e a Geru“Il lago dei cigni” (Tschaikowski) Orchestra di Vienna, diretta, nel salemme nel 1996. il giorno 5 ed il divertissement primo caso dal maestro Zvonimir Che anche per quest’anno l’are“Carmen e Bolero”, in agenda il Hačko, e, nell’altro, dal polese Mi- na sia off limits per Marko Perković 13 agosto, entrambi per l’inter- roslav Homen. Thompson è cosa ormai risaputa, Vanno segnalati i due concerti dell’Orchestra Sinfonica e del coro dell’Università degli Studi polese “Juraj Dobrila” che, diretti da Miroslav Homen, il 10 luglio all’Eufrasiana di Parenzo e il 12 al Duomo di Pola, riproporranno il “Requiem” di W.A. Mozart come è noto del resto che sono state scartate anche le proposte di altri due concerti (Goran Bregović e Severina). Nessuno dei tre ha infatti avuto il placet della Giunta municipale polese, che ha motivato le sue scelte con due argomenti diversi. Il primo: quest’anno l’estate concertistica all’arena deve giocoforza durare il meno possibile perché il monumento è oggetto di un’opera alquanto impegnativa di conservazione e manutenzione che richiede i suoi tempi. Si è scelto quindi di sacrificare alle necessità di tutela del patrimonio monumentale proprio Bregović e Severina, ma resta da vedere perché Merlin sia scampato alla scure del Municipio... Quanto a Thompson, non serve mica ricordare che la storia della guerra tra il cantante e le autorità municipali abbia avuto recentemente un epilogo giudiziario a favore dell’amministrazione cittadina. L’Arena Thompson continuerà dunque a sognarsela e “se vorrà tornare a citare i vertici di Pola in tribunale, faccia pure – ha dichiarato il sindaco Miletić – perché tanto ne uscirà perdente anche questa volta”. In compenso, la Città di Pola ha accordato il suo placet in extremis a un concerto fuori programma piovuto dal nulla e promosso da un’associazione culturale dal nome bizzarro (“Pas u humanitarnom djelovanju”). Il 24 giugno si terrà per l’appunto il concerto dell’irlandese Sinead o’Connor, nota per lo strepitoso successo del singolo “Nothing compares to U” degli anni Novanta, non meno che per la sua duramente contestata crociata contro il papa e la Chiesa cattolica. Crociata che le è costata la carriera. Con “Theology”, l’album della maturità e dell’ultima svolta stilistica, sta cercando ora di tornare sulla cresta dell’onda In futuro la pubblicazione di alcuni canzonieri, con in allegato il CD, contenenti brani popolari arcaici, canti per l’infanzia e brani sacri firmati da Vesna Jugovac Pavlović rituali, con la viva speranza che queste composizioni entrino anche in chiesa e vengano cantate dai cori di voci bianche. “Sono certa che riusciremo a trovare il sostegno della Città di Buie, dei Comuni e delle Comunità degli italiani presenti sul territorio, dove abitano i bambini della nostra scuola e presso i quali svolgono diverse attività, dalla Regione ma anche da tut- ti i cittadini che vorranno e potranno aiutarci in qualche modo. Credo che questo sia un progetto prezioso e importante fatto per il bene dei nostri ragazzi, che sono quanto di più prezioso si abbia, comepure per tutta la collettività.” Un elogio dunque all’insegnante Jugovac Pavlović, prolifica autrice di canzoni per bambini la quale, però, non dimentica mai di esaltare la bravura e l’impegno dei ragazzi del coro, pronti a esercitarsi in ogni momento libero oltre alle due ore settimanali previste. Marianna Jelicich Buić 4 musica Mercoledì, 27 maggio 2009 Mercoledì, 27 maggio 2009 5 MUSICALPROFILANDO Il libro dedicato ad Eugenio Visnoviz (1906-2006) rappresenta un attento contributo alla conoscenza del genialissimo musicista triestino Incompreso e boicottato il giovane genio cedette alla propria fragilità di Fabio Vidali TRIESTE - Rappresenta una coraggiosa sfida ad una città “senza memoria” e del tutto priva di autostima come Trieste, l’iniziativa dell’Università Popolare di Trieste che, nell’ambito del suo progetto “Profili Musicali”, ha voluto rispolverare il ricordo del pianista e compositore Eugenio Visnoviz nel centenario della nascita. Accanto alle manifestazioni rievocative e concertistiche puntualmente indette nel 2006 (data anagrafica di tale centenario), l’Ente Morale triestino è riuscito a far editare “La città musicalissima di Eugenio Visnoviz - Studi e testimonianze in occasione del centenario (19062006” in collaborazione con il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di Trieste, un massiccio volume (592 pagine, più indici), a cura di Massimo Favento, che raccoglie studi e testimonianze prodotti nell’occasione. Un copioso ed attento contributo che non solo porta nuovi spiragli alla conoscenza di questo genialissimo musicista nostro ma fa luce su un periodo poco o punto “esplorato” della temperie musicale delle nostre terre, a cavallo fra la “Finis Austriae” ed il primo quarantennio dell’annessione all’Italia di questi territori. Varie le firme di questi contributi, ma fondamentale fra tutti il certosino lavoro di ricerca e di interconnessione operato da Massimo Favento sulla materia viva delle “rassegna stampa” degli anni presi in esame, palpitante testimonianza che “attualizza”, quasi giorno per giorno, una vicenda incentrata su Visnoviz ma debitamente incorniciata nel più vasto ambiente locale, nazionale ed internazionale. Irrinunciabile prenderne atto per chi non voglia parlarne a vanvera sul mero filo del “ricordo” o del “sentito dire”. Fonti principali: l’Archivio di Stato, l’Archivio Generale del Comune di Trieste, la Biblioteca del Conservatorio Tartini, il Civico Museo Teatrale e numerosi privati, puntualmente ricordati nelle “note a piè di pagina”. Il volume, datato “2009”, in collaborazione col Museo Teatrale triestino, si è giovato del contributo e del patrocinio del Comune e della Provincia di Trieste ed è stato èdito dalla Pizzicato di Udine che sta approntando anche la pubblicazione dell’”opera omnia” di Visnoviz, finora prevalentemente dispersa, in base al Catalogo aggiornato ed alla ricostruzione dei reperti, fatica encomiabile ancora dell’infaticabile Massimo Favento. Ciò, indubbiamente faciliterà la conoscenza e l’auspicabile esecuzione di quanto ci rimane del “corpus” della produzione compositoria di Eugenio Visnoviz, l’unica testimonianza tangibile della sua genialità e del suo intimo dramma, dato che egli morì ben prima dell’avvento delle registrazioni discografiche su larga scala, oggi alla portata anche del più squallido “guastatasti” alla moda. Talché il suo magistero pianistico resta un mito, affidato al malcerto ricordo dei pochissimo (ed anzianissimi) che a tutt’oggi gli sono sopravvissuti, se ancora in possesso di un barlume di onestà mentale. Dote, quest’ultima, fra le più rare. Che ièlla nascere povero a Trieste Eugenio nasceva nella Parrocchia di Chiadino, addì 14.12.1906 e fù battezzato il 30 dello stesso mese. Il padre, Giovanni, faceva lo scalpellino: la madre, Anna, nata Pregarz, faceva la portalettere. Eppure ci fù chi, equivocando sulla pratica musicale allora diffusissima a Trieste in ogni strato sociale, giunse a sostenere che nacque in una “famiglia di musicisti”. Come se l’umiltà dei mestieri dei suoi genitori suonasse a disdire della nobiltà della sua arte. Eugenio succhiò, invece, col latte, quella Musica che permeava, allora, la “musicalissima Trieste” dove l’Arte dei Suoni era signora in ogni casa ed in ogni strada. Anche a livello “amatoriale”. Ciò grazie ai programmi scolastici austriaci ed alla particolare attenzione che il Comune rivolgeva all’educazione musicale popolare, elemento “aggregante” d’una popolazione alla Musica particolarmente portata e sensibile. I fiori nascono fra l’erba e non nel deserto. Una “maestrina privata” di pianoforte cui fu affidato, si rese subito conto delle straordinarie doti musicali del giovanotto che già ad otto anni, in casa Zuccoli, stupiva Antonio Smareglia per le sue straordinarie doti di “improvvisatore” al pianoforte, pur ancora del tutto digiuno di qualsiasi studio di Composizione. Iscritto al Conservatorio, già nel 1923 si diplomava in pianoforte al Tartini, maggiori città italiane. Ma già prima del diploma, aggregato al “Quartetto Triestino” di Augusto Jancovich, è trascinato in America (1922, New York ecc.). Nel corso delle due traversate, delizia anche al pianoforte i passeggeri del transatlantico. Ogni santa sera. A Trieste, celato fra le povere mura dell’appartamentino di famiglia, Eugenio (quasi in clandestinità) dà sfogo alla sua più autentica e tormentosa passione: comporre musica propria. più giovanili né quelle posteriori alla morte del prof. Skolek (1929). Evidentemente gli erano venuti a mancare o l’incudine o il martello, con la scomparsa dell’autorevole detrattore di Debussy, cui peraltro Eugenio era legato da rispetto e affettuosa sottomissione. Comunque, coinvolto in un cambiamento epocale che stava sconvol- a musiche pianistiche ne presentava anche di strumentali e vocali. Per l’esecuzione dei brani strumentali, si rivolse fiducioso a solisti con i quali aveva precedentemente collaborato (Barison, Sigon, il Quartetto Jankovich (quello della sua tournèe americana). Conobbe così la più profonda amarezza della sua carriera. Gli interpellati si negarono perché lo riboccante di certezze e d’autostima, ma piuttosto incline a macerarsi nei dubbi. Anche ciò non gli giovò. Non volle più fare audizioni di musica propria e continuò ad inferire sui propri spartiti. Il “controveleno” venne dopo il suo suicidio. In un articolo commemorativo (“Il Piccolo” del 2 novembre 1931) lo stesso Levi, dopo averlo definito “compo- Tra l’incudine e il martello Si ha ragione di credere che, anche nella pratica compositiva, Eugerio fu precocissimo, stimolato dapprima dal desiderio di fissare sulla carta le sue improvvisazioni al pianoforte. Quando iniziò? Fra i nove ed i dieci anni, presumibilmente. In partenza, seguendo le orme di quei Grandi che prediligeva: i tre “B” (Bach, Beethoven e Brahms) che presto s’aggiunsero Chopin e Liszt). Proseguendo, non poteva sottrarsi al dal Conservatorio del neonato “Premio Busoni” (“invenzione” triestina destinata a traslocare a Bolzano ed a diventare universalmente nota). Di quest’iniziativa rimase a Trieste una lapide sulla facciata del Tergesteo, inaugurata nel 1927 in ricordo di… Ferruccio Busoni. L’omonimo “Premio” non fu mai più bandito a Trieste. Arrivando all’oggi, fra i contributi consegnati alla pubblicazione del volume su Visnoviz, spicca un breve “pensiero” di Dario De Rosa (il celebrato pianista del mitico “Trio di Trieste). Solo poche righe di plauso per l’iniziativa, per precisare di averne solo “sentito parlare” come di un mente informata dai “media” sulle autentiche cause della morte di Eugenio. L’allucinante verità che fosse dovuta ad un disperato suicidio attuato con l’assunzione di un’over dose mortale di Veronal, fù “epurata” e sostituita con la più “tranquillizzante” prognosi di “polmonite fulminante”. Ovvero un “tiro birbone” dei soliti “invidi Eumi”, anche se la causa autentica della morte venne subito a galla, sussurrata cautamente da orecchio in orecchio. Eppure sarebbe bastato ricorrere alle cartelle cliniche dell’Ospedale in cui fu ricoverato. Cartelle e non “cartella” (l’ultima definitiva). L’anno precedente (1930) Eugenio aveva già per il 17 di quel mese, un grande concerto commemorativo di Visnoviz (ore 21) al Politeama Rossetti, il cui incasso “netto” (tolte le spese) sarebbe stato devoluto al “Fondo onoranze Eugenio Visnoviz”. Detto “Fondo” era finalizzato a raccogliere la somma necessaria ad assicurargli una “decorosa sepoltura”, visto che quella “provvisoria” lasciava a desiderare. A farla breve, di rinvio in rinvio (ce ne furono parecchi, anche dell’ultima ora) tale concerto si realizzò appena domenica otto gennaio 1933 con un matinée (inizio ore 11) sempre ra gli Asili ed i Ricreatori nonché le Scuole Popolari con programmi di canto e musica, due i principali Conservatori, innumerevoli gli insegnanti e le scuole private di musica, molti e frequentatissimi i Teatri e le Arene all’aperto. Tanti e fiorenti i Circoli musicali di vario genere. Vedasi il meticoloso contributo di Stefano Crise (“L’istruzione musicale a Trieste”, pagg. 153-183). Negli Anni Venti, per il Sindacato Nazionale musicisti, Ettore Sigon già tuonava: “Esilio è il cestino che sembra incombere sui musicisti nostrani, strozzati da tutta la fal- Il “Trio di Trieste”, nella sua ultracinquantennale attività, si guardò bene dall’eseguire qualche brano del musicista giuliano. E risulta che il pianista del Trio, De Rosa, si produsse spesso al “Circolo Visnoviz” Si auspica la prossima pubblicazione dell’“opera omnia” dell’ispirato compositore nostrano per incoraggiare l’inserimento delle sue musiche nei normali repertori Prima pagina della partitura dell’Adagio del Quartetto in La minore (1925) al Politeama. Stavolta l’importo necessario fu finalmente raccolto e la “decorosa sepoltura”, sovrastata da una mesta “Fanciulla dormiente” scolpita da Franco Asco, recentemente pulita e restaurata, si trova nel Cimitero di S. Anna, Campo secondo, M. 5894. Ultima beffa, risulta posticipata sulla lapide la data di morte: “1932” al posto del sa organizzazione che ha in mano gli interessi dell’arte. E’ intollerabile l’abbandono che la classe dei musicisti triestini, costituenti la più ricca compagine di splendidi valori individuali che l’Italia vanti, deve subire. Sono pressoché sconosciuti in tutto il resto del Paese. Cosa fa Trieste per i suoi musicisti?”. Chiedeva “la costituzione degli Il volume dell’UPT dedicato al giovane Maestro incornicia un ampio panorama delle vicende musicali locali del periodo precedente la comparsa della meteora Visnoviz ed approda nella realtà attuale corretto 1931. L’ignoto scalpellino generoso almeno gli regalò un anno in più di vita. Da sottolineare che il programma di quel concerto al Politeama era interamente dedicato a musiche di Eugenio Visnoviz (9 brani). Un’occasione del genere ebbe un unico precedente: il “tutto Visnoviz” del 1926 al Circolo Artistico triestino. Quello che lo sprofondò nel baratro dell’amarezza. Il musicista triestino nel 1929 alla scuola del prof. Adolfo Skolek (boemo di cultura tedesca, innovatore della tecnica pianistica quanto “chiacenierato” per pratiche spiritistiche e anche sodomitiche). Di questo suo esame di diploma si occupò entusiasticamente anche la stampa, come “un paradigma musicale del primo Novecento”. Avrebbe meritato i “pieni voti cum laude”, ma il suo punteggio fu “solo” di 9 e 80 su 20. Manica stretta perché ”figlio di poveracci”, anzi “orfano di padre” appena quindicenne? Contemporaneamente seguiva i corsi di Composizione di Antonio Illersberg, maestro d’impareggiabile dottrina ed apertissimo al “nuovo” che batteva alle porte della Musica europea. Da allora, un turbinìo praticamente quotidiano di concerti, spesso a livello di indiscriminato sfruttamento, sia nella sua città che fuori, con ruoli prevalentemente di “accompagnatore” di celebrità autentiche e presunte. Nel 1924 è in tournée in Egitto come accompagnatore del violinista Cesare Barison: nel 1925, sempre con Barison, in un giro di concerti nelle fascino di Debussy (che il suo professore di piano, Skolek, definiva “brodaglia”), né alla curiosità per Schonberg e Strawinski, ben presenti nell’aggiornato repertorio didattico di Illersberg. Cercava una “sua” via personale, sempre timoroso di “spiacere” all’uno e all’altro dei suoi maestri e sempre insoddisfatto di se stesso (insoddisfazione che coinvolgeva come un tarlo anche i suoi pur eccellenti risultati pianistici). Così, man mano procedeva nel comporre e nella sua scupolosa “autocoscienza”, aveva preso la sofferta abitudine di stracciare e cestinare le sue composizioni appena scritte. E’ sommo merito del suo fratello maggiore, Ermanno (emerito direttore di Banda e fondamentale conservatore delle sue musiche e memorie), se molto si è riuscito a salvare del suo “corpus” compositorio ed anche della sua nutritissima “rassegna stampa”, gelosamente tramandata da parente a parente fino a tutt’oggi. E’ curioso però osservare come non soffersero della sindrome “autodistruttiva” le sue composizioni orchestrali gendo tutto il mondo musicale europeo e non la sola piccola Trieste, musicalmente dopo la sospirata Redenzione, è assai poco probabile che, un’individualità fisicamente debole e dalla sensibilità d’un cherubino della musica quale fù Eugenio, avrebbe potuto trovare solo in se stesso la forza di sopravvivere e di imporsi con una sua cifra personale d’arte e di vita. Perché, in realtà, nella sua città che tanto seppe sfruttarlo anche se tanto entusiasticamente l’applaudì come divo del pianoforte, come compositore Eugenio si trovò drammaticamente solo ed incompreso. Ed anche talvolta irriconoscentemente boicottato Quanti “scheletri” nel nostro armadio Veniamo ad alcuni fatti. Correva l’anno 1926 ed Eugenio, vincendo timori ed esitazioni, aveva finalmente deciso di far sentire per la prima volta (e fù anche l’ultima, lui vivente) un programma interamente dedicato alle proprie composizioni (oggi si direbbe in “prima assoluta”). Sede, il prestigioso Circolo Artistico, Sala Massima di via del Coroneo. Oltre ritenevano “ancora un ragazzetto” cui non ritenevano di “dar corda”, mentre quando loro serviva “insubordine” come “accompagnatore”, non avevano esitato a tirarselo dietro con piena soddisfazione. Dovette così ricorrere ad altri, meno “spocchiosi”, ma questo rifiuto lo ferì irrimediabilmente. Anche se i loro “sostituti” si rivelarono assolutamente all’altezza (Baldini, Greatti, Luzzatto e Ilberti) ed il concerto fu salutato da clamoroso successo ed ovazioni. Qualcosa gli si era spezzato dentro e la sua fiducia negli altri, tanto stimati, era venuta meno, aumentando la sua timidezza. Nella sua successiva recensione per “Il Piccolo” (30.12.1926), Vito Levi, pur ritenendolo un “valore di prim’ordine” non gli riconosceva “una fisionomia plasmata e un’espressione personale” e s’augurava che si “scaricasse dalle reminiscenze”. Sul “Popolo di Trieste”, un certo “ MR” (Martinelli?) lo trovò “indeterminato sulla via da seguire” e privo di “una parola nuova”. Cautele prudenti se non “tartufesche” per non impegnarsi in un giudizio perentorio. Assolutamente scoraggianti per una psiche fragile come quella di Eugenio, non certo sitore agguerrito” che “avrebbe potuto essere pubblicato con tutti gli onori”, si duole di “non aver avuto il coraggio di dirlo prima, perché, trattandosi d’un artista concittadino, avevamo il pudore d’esserne i primi, e attendevamo il giudizio che sarebbe dovuto venire da un’altra città”. Trieste è tutta qui: disistima per i concittadini ed accoglienze con la banda per i “foresti”. Che lo meritino o meno. Purché “foresti”. Altri episodi comportamentali confermano l’isolamento di Eugenio anche nel ristretto ambiente dei “musicofili” locali. Anno 1929: un gruppo di amici ed estimatori indìce una sottoscrizione che fornisca ad Eugenio i mezzi materiali per “perfezionarsi” all’estero (Vienna o Parigi) come da suo ardente desiderio. Dalla documentazione custodita al Conservatorio si apprende che tale sottoscrizione avrebbe dovuto raccogliere almeno Lire 15 mila, ma non si totalizzarono che Lire 4 mila e rotti ed Eugenio restò a Trieste. Particolare pietoso: alcuni di coloro che si impegnarono per iscritto nella sottoscrizione, non versarono mai il loro contributo in solido. Lo stesso anno, però, Eugenio viene insignito Attualità e ricordi Visnoviz a tredici anni “grande pianista”, con l’auspicio di un suo “riconoscimento definitivo” quale compositore, grazie all’edizione in corso delle sue opere. Peraltro il “Trio di Trieste”, nella sua ultracinquantennale attività, si guardò bene dall’inserire qualcosa di Visnoviz nei suoi repertori. E risulta che il De Rosa si produsse spesso al “Circolo Visnoviz”. Un suicidio negato Nel tartufesco ambiente triestino può succedere che anche la tragedia si tramuti in farsa, a sgravio di coscienza dei “benpensanti”. Dovette passare molto tempo perché l’opinione pubblica locale fosse ufficial- tentato il suicidio col Veronal, era stato ricoverato, ma, essendo minore la quantità del farmaco assunto, era stato salvato in extremis. D’altra parte non era un mistero, per quanti lo frequentavano più da vicino, il suo profondo stato di depressione psichica e fisica, aggravato dalla cronica insonnia che gli provocava permanenti stati di prostrazione. Si favoleggiò anche d’una sua “delusione amorosa”, ipotesi da scartare, dato il primo fallito tentativo dell’anno precedente. Sempre all’insegna della farsa, altre note di cronaca. Nel novembre 1931 veniva annunciato con molto rilievo dalla stampa locale, Si è accennato, agli esordi, che questo massiccio volume dell’Università Popolare di Trieste su Eugenio Visnoviz incornicia un ampio panorama delle vicende musicali locali del periodo immediatamente precedente la comparsa della meteora Visnoviz ed approda, dopo la sua scomparsa, nella realtà attuale. Ciò stimola immediatamente al confronto curioso fra queste due realtà, dal passato all’oggi. Antecedentemente al primo conflitto mondiale, solo a Trieste si stimava fossero in uso circa 10 mila pianoforti (presso i privati) che, dopo la Redenzione, il Regno d’Italia immediatamente tassò come “genere di lusso” al pari dei… biliardi. Numerosissimi allo- Enti Lirici con un rappresentante del Sindacato nella loro direzione e la messa fuori Legge del mediatorato”. Ciò avvenne, ma la Riforma Veltroni lo spazzò via. L’altro ieri. Oggi le constatazioni di Sigon sono ritornate tutte attualissime. In più la nostra emittente RAI è stata privata di quell’autonomia di programmazione che rappresentava un importante sbocco per i nostri musicisti, Visnoviz in testa, che di quell’autonomia (postumamente) beneficiò. Tornando a Visnoviz, sarebbe ingiusto sostenere che, specie negli ultimi anni, sia stato qui colpevolmente trascurato. Ma finora s’è trattato sempre di nobili iniziative di “nicchia” che poco hanno influito su una sua più ampia conoscenza. Non resta che augurarsi sia la prossima pubblicazione della sua “opera omnia” ad incoraggiare l’inserimento delle sue musiche nei normali repertori. Ma prima andrebbero cambiate le coscienze. Ammesso che siano ancora reperibili nei petti degli attuali o venturi reggitori del “sistema Musica” nazionale ed internazionale. Di quella Musica, solo a parole, riconosciuta oggi come Patrimonio inalienabile dell’Umanità. 6 musica Mercoledì, 27 maggio 2009 JAZZ E CLASSICA Intervista con Monika Leskovar e Giovanni Sollima, interpreti Comunicare con il mondo a trec di Helena Labus FIUME - Mancava poco che non venisse nemmeno organizzato, invece la 18.esima edizione del festival Jazz Time, conclusasi da poco, si è dimostrata la più ricca e variegata in assoluto. Invece della solita tre giorni l’appena conclusa rassegna dedicata al jazz è durata non meno di sei giorni e si è svolta contemporaneamente alla Casa croata di cultura (HKD) e al club “Jazz Tunel”. Come da tradizione, il festival ha offerto anche questa volta al pubblico fiumano l’opportunità di conoscere e ascoltare alcuni dei maggiori protagonisti della scena jazz mondiale e di aggiornarsi sugli ultimi sviluppi nel suo ambito. Ma l’onore d’ inaugurare il festival è spettato a un duo del tutto particolare e insolito, considerato il profilo della manifestazione: ai violincellisti di fama mondiale Monika Leskovar e Giovanni Sollima. I due musicisti di eccezionale talento hanno incantato la platea con l’interpretazione energica e passionale di musica barocca e di brani composti dallo stesso Sollima. Questi ultimi muovendosi tra atmosfere sognanti ed echi di musiche popolari, tra vortici di virtuosismo e motivi contemplativi, resi perfettamente dal dolce suono dei violoncelli. Rimasti impressio- La musica che cerco ha sempre una componente melodica. C’è il gioco, c’è il ritmo, il graffio, ma soprattutto, c’è la voce nati dall’altissimo livello esecutivo ed emotivo che i due virtuosi hanno dimostrato sul palcoscenico, tenuto conto della loro reputazione nel mondo concertistico, abbiamo colto l’occasione per un breve colloquio con i due artisti del violoncello. Monika Leskovar e Giovanni Sollima, una coppia affiatata sia sul piano musicale sia su quello privato, si sono dimostrati persone di disarmante simpatia, semplicità e cordialità, consapevoli del proprio talento e valore, ma al contempo modesti. Monika Leskovar, zagabrese, ha iniziato lo studio del violoncello alla Scuola di musica Elly Bašić, proseguendo poi nella classe del Maestro Valter Dešpalj. Nel 1996 è allieva di David Geringas a Berlino del quale diventa assistente nel 2006. Ha preso parte ai corsi di perfezionamento tenuti da Mstislav Rostropovič e Bernard Greenhouse, mentre nel corso della sua carriera concertistica ha suonato con le più prestigiose orchestre mondiali e vinto diversi premi in concorsi internazionali. Da quanto tempo suoni assieme a Giovanni Sollima? Sono circa tre anni che teniamo concerti insieme in questa insolita formazione. Giovanni si occupa anche di composizione, il che è una fortuna dato che il fondo musicale per il duo di violoncelli è piuttosto scarso. Eseguendo i suoi brani riusciamo a sopperire alla mancanza di spartiti offrendo al contempo qualcosa di nuovo al pubblico. I miei concerti solistici sono invece incentrati esclusivamente sul repertorio classico. Come hai reagito all’invito di partecipare a un jazz festival? È stato divertente. D’altro canto, il progetto che sto portando avanti assieme a Giovanni rientra in qualche modo nell’ambito di un jazz festival. Finora ci siamo presentati con questo programma in Italia, a Berlino e ad Amsterdam. Da violoncellista di formazione classica, come ti sei trovata nell’interpretazione di questi brani? L’esecuzione della musica di Giovanni richiede scioltezza e È un bel segno poter comunicare con il mondo. Credo che questo lo abbiano capito anche le istituzioni e che lo stesso vale anche a Fiume, una città molto aperta, che sente l’energia di altri luoghi. Lo stesso succede anche in Italia, a Berlino e a New York disinvoltura e un temperamento ‘rockettaro’, per così dire. A volte mi sento un po’ goffa sul palcoscenico, mi sembra di essere ancora un po’ troppo ‘classica’ nell’approccio... Comunque, cerco di ‘liberarmi’ sempre di più di volta in volta, per cui pian piano spero di migliorare in questo senso... Intanto, si tratta di un’esperienza che arricchisce e che mi aiuta a maturare e a ritornare a Haydn oppure al rococò con nuova energia e idee fresche. Quando hai iniziato a suonare il violoncello? Avevo sei anni quando mi hanno fatto conoscere il violoncello ed è stato amore a prima vista. Qual è il periodo nella storia della musica che preferisci? C’è un compositore la cui musica ti è particolarmente vicina? Le mie preferenze cambiano a seconda del periodo in cui mi trovo nella vita. Quando ero più giovane mi piaceva suonare molto la musica del periodo romantico, mentre ora prediligo Bach e Beethoven. D’altro canto, c’è tanta bella musica in ogni periodo storico, per cui è sempre difficile fare delle distinzioni. Però, devo dire che nel corso della mia carriera ho suonato in prevalenza il repertorio romantico. Il mio temperamento è più incline a Dvorak che a Bach... Hai frequentato un master dal grande Mstislav Rostropovich. Come hai vissuto questa esperienza? Rostropovich ha tenuto il master per circa 400 violoncellisti nel quadro del Festival di Kronberg, che è dedicato a questo strumento. È stata un’esperienza emozionante, divertente e molto importante per me. In quell’occasione suonavo il concerto di Dvorak per violoncello e orchestra e posso dire che ho avuto modo d’ imparare GIRO TONDO QUANTO CANTA IL MONDO Cinquanta spettacoli lirici all’Arena di Verona Dalla caliente Carmen a Floria Tosca VERONA - L’87° Festival Lirico 2009 della Fondazione Arena di Verona anima l’estate veronese dal 19 giugno al 30 agosto con 5 opere e una Serata di Gala che ha come grande protagonista il tenore Placido Domingo per i 40 anni dal suo debutto in Arena. Cinquanta spettacoli nella cui esecuzione saranno impegnate alcune tra le voci più note del panorama lirico, affiancate da Orchestra, Coro e Corpo di Ballo areniani. Apre la stagione il 19 giugno Carmen di Georges Bizet, nell’ormai celebre allestimento di Franco Zeffirelli, che rivive quest’anno una nuova atmosfera con scene completamente rinnovate dal Maestro fiorentino. Le prime quattro recite del 19/27 giugno e 2/9 luglio sono affidate alla straordinaria conduzione musicale di Placido Domingo e alla bacchetta del Maestro Julian Kovatchev, tutte le altre. Le repliche il 27 giugno, 2-9-14-18-23-30 luglio, 2-13-20-23-25-28 agosto. Seconda opera in cartellone in scena il 20 giugno, Aida di Giuseppe Verdi. L’allestimento di Gianfranco de Bosio, ispirato alle suggestioni scenografiche della storica produzione del 1913 firmata dall’architetto Ettore Fagiuoli, conferma Aida come opera più amata e più rappresentata in Arena con 49 edizioni per un totale di 532 rappresentazioni. Dirige l’orchestra il Maestro Daniel Oren. Repliche il 25-28 giugno, 4-12-16-22-26-28-31 luglio; 5-8-16-18-21-27-30 agosto. Il 26 giugno prima rappresentazione di Turandot di Giacomo Puccini, terza opera in cartellone, con la regia di Yuri Alexandrov, allestimento di enorme successo con scene e costumi di Viache- slav Okunev. Il Maestro Daniel Oren dirige ancora una volta l’orchestra. Le repliche il 3-10-17-29 luglio e 4-7 agosto. Quarto titolo, Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, in scena l’11 luglio con repliche il 15-25 luglio, 1-6-14 agosto, nel già applaudito allestimento del regista argentino Hugo de Ana che ne cura anche scene, costumi e luci. Sul podio il Maestro Antonio Pirolli. Il prestigioso evento del 24 luglio 2009, una Serata di Gala, vede come protagonista uno degli artisti più amati dal pubblico areniano e internazionale, il grande tenore Placido Domingo per i 40 anni dal suo debutto in Arena. Il programma prevede l’esecuzione dell’ultimo atto di Otello, Cyrano de Bergerac e Carmen con l’affiancamento al Maestro madrileno di importanti artisti lirici. La conduzione mu- Un’immagine dell’“Aida” nell’anfiteatro veronese sicale è affidata al Maestro Pier Giorgio Morandi. Ultima opera ad essere rappresentata, Tosca di Giacomo Puccini, in scena il 15 agosto, con regia, scene, costumi e luci di Hugo de Ana, una produzio- ne di cui è stato realizzato anche un DVD. L’orchestra dell’Arena di Verona sarà diretta nuovamente dalla bacchetta del Maestro Pier Giorgio Morandi. Le repliche il 19-22-26-29 agosto. musica 7 Mercoledì, 27 maggio 2009 straordinari al Festival Jazz Time di Fiume centosessanta gradi, con gioia molto dl Maestro Rostropovich, sia da un punto di vista musicale che umano. Era una persona di grande carisma, molto spiritosa, d’ un immenso sapere... è triste non averlo più tra di noi. Come trascorri il tempo libero, i momenti in cui non ti dedichi al tuo strumento? Faccio del fitness. Sono entusiasta dello sport. Amo pure i film, la danza moderna e i musei. Violoncellista e compositore, Giovanni Sollima nasce a Palermo da una famiglia di musicisti. Presso il Conservatorio della sua città si diploma in violoncello con Giovanni Perriera e in composizione con il padre, Eliodoro Sollima, perfezionandosi a Salisburgo con Antonio Janigro e a Stoccarda con Milko Kelemen. Intraprende giovanissimo una brillante carriera internazio- Amo tanto la musica barocca e tutto il ‘700, perché è un periodo di grande invenzione in cui si cercava di trovare la forma giusta e definitiva del violoncello; e poi, per me il violoncello è uno strumento cantante nale di violoncellista, collaborando con grandi musicisti come Franco Ferrara, Claudio Abbado, Giuseppe Sinopoli, Jorg Demus e Martha Argerich. Parallelamente sperimenta nel campo della composizione occupandosi di generi diversi: rock, jazz, electric, minimalismo anglosassone e musica etnica di tutta l’area mediterranea, dalla Sicilia al Mondo arabo, dai Balcani a Israele, dalla Turchia all’Andalusia. Nelle sue creazioni si avvale dell’utilizzo di strumenti acustici occidentali e orientali, di strumenti elettrici ed elettronici, e di altri di sua invenzione (l’aquilarco, il d-touch, il body-cello....) o di sua ricostruzione, come lo è, ad esempio, il violino tenore raffigurato nei quadri di Caravaggio. Le sue composizioni sono eseguite in tutto il mondo da nomi di prestigio come Riccardo Muti con la Filarmonica della Scala, Yuri Bashmet con I Solisti di Mosca, Daniele Gatti con l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Ivan Fischer con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, nonché da solisti come Yo-Yo Ma, Mischa Maisky, Viktoria Mullova, Katia Labeque, Enrico Dindo, Julius Berger, David Geringas e tanti altri. Il suo modo di esprimersi in concerto, di suonare il violoncello e di sperimentare con il suono è, in un certo senso, poco ortodosso... Non so cosa sia l’ortodossia. Nel mio lavoro mi occupo molto anche del repertorio classico, della musica barocca - ultimamente mi sono dedicato alla suite di Bach - e nemmeno qui non c’è ortodossia, c’è invece molta improvvisazione. I musicisti del barocco avevano la musica scritta al 60 p.c.. È incredibile come questi musicisti avessero un rapporto bilanciato tra la scrittura e la fantasia estemporanea. Io sono molto curioso e la curiosità mi spinge a sperimentare... Come mai ha deciso di partecipare a un jazz festival assieme a Monika? Come avete concepito il programma? Credo che oggidì non ci siano più barriere tra i generi. Da dieci o da quindici anni non c’è questo ‘settorializzare’ che credo faccia male alla musica. È interessante entrare in un contesto diverso e sentire un’energia diversa. Credo che il pubblico sia, tutto sommato, uno, nel senso che sceglie ciò che gli piace o non gli piace. C’è grande musica nel jazz, da Charlie Parker fino a Chick Corea e al jazz contemporaneo, come anche c’è grandissima musica in altri campi. È un bel segno poter comunicare con il mondo a 360 gradi. Credo che questo lo abbiano capito anche le istituzioni e che lo stesso vale anche a Fiume, una città molto aperta, che sente l’energia di altri luoghi. Lo stesso succede Musica antica con strumenti originali Sinfonie d’altri tempi a casa Romei FERRARA - Sei domeniche per riscoprire le composizioni musicali di grandi maestri del passato, interpretate da strumenti di antica foggia. Dal 19 aprile al 24 maggio l’Accademia Bizantina torna a Ferrara per festeggiare i dieci anni dei “Concerti di casa Romei”, con una nuova edizione della rassegna di musica barocca nella cornice del palazzo di via Savonarola. Diverse le formazioni, quasi sempre in duetto, con cui l’Accademia si presenterà nel corso della rassegna e ad arricchire il programma sarà la presenza di associazioni umanitarie e di volontariato. La manifestazione è promossa dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici e gode del patrocinio del Comune e della Provincia di Ferrara oltre che della Fondazione Carife. I Concerti di Casa Romei - Musica antica con strumenti originali L’edizione presente propone un programma ricco e ricercato che esplora il repertorio del duo e quindi della musica “domestica” con due piccole, ma preziose digressioni nel primo e ultimo concerto, con le trio sonate del Brixia Musicalis e l’Accademia Bizantina con le Sonate a Quattro di Gioachino Rossini. Questa splendida casa patrizia si rianimerà come in una splendida domenica del ‘700 in cui un liuto e una viola da gamba o un violino e un cembalo ingannano il tempo in giochi musicali barocchi. Palazzo Romei In questa sorta di viaggio onirico incontreremo alcuni capolavori per duo come le sonate per violino e cembalo o quelle per viola e cembalo di J.S.Bach, ci imbatteremo in delicati cammei di musica francese per due violini o per tiorba e viola da gamba, saremo invitati a due mattine di grande festa con trio sonate e concerti grossi. La novità di quest’anno è che ogni concerto sarà abbinato ad una associazione umanitaria impegnata nel sociale o a favore dei bambini che in tutto il mondo soffrono per problemi diversi. anche in Italia, a Berlino e a New York. Per i musicisti questo è un fatto molto bello. È stato estremamente interessante prendere parte a un jazz festival. Per quanto riguarda il programma, vi ho voluto inserire la suite del compositore barocco Marin Marais perché trovo che abbia un colore molto speciale, molto commovente. Amo tanto la musica barocca, tutto il ‘700, perché è un periodo di grande invenzione in cui si cercava di trovare la forma giusta e definitiva del violoncello... E poi, per me il violoncello è uno strumento cantante, questo è il suo DNA. Quindi, la musica che cerco ha sempre questa componente. C’è il gioco, c’è il ritmo, il graffio, ma soprattutto - c’è la voce. CALENDARIO DEI CONCERTI A CASA ROMEI Domenica 19 aprile DAL “SONAR A TRE” ALLA “TRIOSONATA” Brixia Musicalis - Associazione Don Bosco 3A Operazione Mato Grosso Domenica 26 aprile I CARATTERI DELLA DANZA Tiziano Bagnati, Cristiano Contadin Associazione Takku Ligey Ravenna Domenica 3 maggio LE SONATE PER VIOLA E CEMBALO DI J. S. BACH Diego Mecca, Valeria Montanari Associazione Namasté Domenica 10 maggio MUSICA FRANCESE PER DUE VIOLINI Jun Okada, Stefano Rossi Associazione Vola nel cuore Domenica 17 maggio LE SONATE PER VIOLINO E CEMBALO OBBLIGATO DI J. S. BACH Stefano Montanari, Ottavio Dantone Aism Ferrara Domenica 24 maggio LE SONATE A QUATTRO DI G. ROSSINI Accademia Bizantina Associazione Aut Aut 8 musica Mercoledì, 27 maggio 2009 LE GRANDI VOCI Maria Caniglia, la grande diva d’anteguerra si esibì pure a Fiume Una vocalità di leggendario splendore Maria Caniglia nacque a Napoli nel 1905, da Roberto Caniglia di Rivisondoli, medico, si diplomò nel Conservatorio napoletano di S. Pietro a Majella e fu una grande interprete di calibro internazionale del repertorio verdiano. La sua splendente carriera iniziò al Teatro Regio di Torino nel 1930 e si concluse a Il Cairo nel 1959, con l’interpretazione della Tosca, che ne esaltava al massimo grado le caratteristiche vocali e il talento interpretativo. Fu soprano lirico, poi spinto e drammatico, secondo le tappe di una naturale matu- razione che non ne alterò mai lo splendore, la fluenza, la pienezza vocale né la classicità espressiva, derivatale dalla grande tradizione ottocentesca italiana. Gli “anni della Caniglia” si identificano con il quindicennio dal 1935 al 1950, in cui l’artista fu il “soprano d’obbligo” del Teatro alla Scala. Ancora oggi rappresenta un magistrale riferimento per il teatro lirico, un perfetto esempio di bellezza vocale all’italiana. Chiamata sulle principali scene italiane a fare coppia fissa con i maggiori tenori, fu per cinquecento rappresentazioni al fianco del più popolare fra essi: Benia- QUIZ - CHISSÀ CHI LO SA? 1. Come si chiama la cantautrice, nota per le sue azioni controverse e opinioni che non poche volte hanno suscitato aspre polemiche e che ha raggiunto un successo planetario nel 1990 con la suggestiva interpretazione del brano di Prince “Nothing compares you”? a) Annie Lennox b) Sinead O’Connor c) Kate Bush 2. Una delle più celebri “Ave Maria” nella storia della musica fu composto da Charles Gounod, il quale scrisse la linea melodica sulle note del... a) Preludio n.1 del “Clavicembalo ben temperato” di J.S.Bach b) l’Ouverture del “Flauto magico” di W.A.Mozart c) l’Intermezzo della “Cavalleria Rusticana” di P.Mascagni 3. È una delle cantanti pop americane più amate, dotata di una vasta estensione vocale, tanto che è stata inserita nel Guinness dei primati per aver cantato la nota più alta in assoluto nel brano “Emotions”. Parliamo di... a) Whitney Houston b) Beyoncé Knowles c) Mariah Carey 4. Il Magnificat è un inno cantato (o recitato) di frequente nella liturgia cristiana, noto anche come “Il canto di Maria”, in quanto deriva dalle parole che Maria avrebbe pronunciato dopo l’Annunciazione. Il testo è stato molto popolare tra i compositori, tanto che nella storia della musica esistono numerosi esempi di Magnificat. Tuttavia, quello più conosciuto è il Magnificat BVW 243 di... a) W.A.Mozart b) J.S.Bach c) S.Rachmaninov 5. La cantante statunitense Beyoncé Knowles ha avuto l’onore di interpretare la canzone intitolata “At last” alla cerimonia d’insediamento di Barack Obama nel gennaio scorso. Originariamente, il brano è cantato da... a) Ella Fitzgerald b) Billie Holliday c) Etta James 6. S’ intitola “Golden Brown” uno dei maggiori successi del famoso complesso inglese... a) The Rolling Stones b) The Stranglers c) The Clash 7. Lo Stabat Mater (latino per “Stava la madre”) è una preghiera, più precisamente una sequenza cattolica del XIII secolo attribuita a Jacopone da Todi (anche se la questione è controversa), che medita sulle sofferenze di Maria, madre di Gesù, durante la crocifissione e la Passione di Cristo. Fu un canto molto amato sia dai fedeli sia dai compositori. Infatti, nel corso dei secoli lo posero in musica oltre... a) 400 compositori b) 600 compositori c) 1000 compositori 8. La sequenza “Salve Regina” fa parte della cantata “Trsatski spomen”, composta nel 1991 per coro, voce recitante, orchestra e organo in occasione del 700.esimo anniversario del Santuario di Tersatto dal noto compositore, direttore artistico di cori, organizzatore e pedagogo di Fiume... a) Ivan Matetić Rojngov b) Josip Kaplan c) Dušan Prašelj 9. Chi è l’autore del musical “A little night music”, composto nel 1973 e ispirato al film di Ingmar Bergman “Sorrisi di una notte d’estate”? a) Andrew Lloyd Webber b) Stephen Sondheim c) Claude-Michel Schönberg 10. Uno dei pionieri del futurismo, Luigi Russolo, pittore e musicista, costruì nel 1913 i primi strumenti capaci di produrre rumori, in linea con l’idea che la musica non debba essere composta da suoni armonici, bensì da rumori della quotidianità mescolati assieme disordinatamente. Questi strumenti venivano chiamati... a) rumorarmonio b) rumorintonatore c) intonarumori Il Teatro Comunale “Maria Caniglia” di Sulmona; è il più grande dei teatri storici abruzzesi ed ha ottime doti acustiche. Progettato dall’ Ing. Conti con riferimenti al Teatro Quirino di Roma, fu costruito tra il 1931 e il 1933 per iniziativa di un gruppo di cittadini benemeriti mino Gigli. Fu applaudita, in allestimenti prestigiosi, a Parigi, a Bruxelles, a Salisburgo; si esibì in Sudamerica a Buenos Aires e a Rio de Janeiro. A Londra interpretò la Traviata e l’Aida. Nella stagione 1938-39 approdò, con grande successo, al Metropolitan di New York, portando in scena allestimenti prestigiosi: Otello, Aida, Falstaff, Simon Boccanegra e Tosca. Impossibilitata a causa della Come Floria Tosca Maria Caniglia come Amelia in “Un ballo in maschera” guerra a tener fede alla riconferma al Metropolitan, fù a Berlino e in seguito a Fiume, Zagabria, Lubiana e in altre città europee, salutata ovunque come un’ambasciatrice eloquente di italianità. Come fa notare Roberto Chiarelli “la sua voce, veramente eccezionale per schiettezza, fluidità, la pastosa dolcezza del timbro, il volume e la potenza del registro grave, era capace, di un canto puro e soave, articolato su un accento veramente espressivo e suadente; il settore acuto era squillante e sicuro. Nel primo periodo della carriera, Maria Caniglia ebbe con tutta probabilità la più bella voce di soprano che l’Italia vantasse prima di Renata Tebaldi. Sicuramente l’ampiezza lasciava prevedere una certa attitudine anche ad un genere più spinto, ma il timbro aveva dolcezza, velluto, calore e il fraseggio poteva contare sia su acuti pieni e squillanti sia su delicate modulazioni e, infine, su un eccellente legato. D’altra parte la decisione di avventurarsi nel repertorio drammatico, venne presa dalla Caniglia quasi per necessità: infatti, in quel periodo (si direbbe una storia già conosciuta) le cosiddette “voci verdiane” erano molto poche anche in conseguenza della fine di alcune carriere come ad esempio quelle di Bianca Scacciati, Rosa Ponselle, Giannina Arangi-Lombardi. Ovviamente, il passare degli anni incise in modo negativo sul piano vocale. Pur mantenendo volume e potenza, il registro grave si fece sempre più scuro e risonante e si notava una perdita di estensione verso l’alto tradendo uno sforzo che in precedenza non esisteva, con inevitabili ripercussioni sulla facilità di emissione e sulla stessa intonazione. Volle cimentarsi allora in alcuni ruoli del registro mezzo-sopranile. Dopo quasi trent’anni di carriera, si ritirò dalle scene nel ‘59 con Tosca al Teatro dell’Opera del Cairo. È indubbio che Maria Caniglia fu il soprano più noto ed acclamato nel ventennio 1930/50 e fu una delle ultime grandi voci uscita dalla scuola napoletana dopo Giannina Arangi-Lombardi ed Ebe Stignani.. Si spense a Roma il 16 aprile 1979”. Mici musicisti Miaooo... vi è piaciuta la mia interpretazione? Appasssionatamente...appasssionatamente... Anno V / n. 39 del 27 maggio 2009 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: MUSICA [email protected] Redattore esecutivo: Patrizia Venucci Merdžo Impaginazione: Željka Kovačić Collaboratori: Daria Deghenghi, Helena Labus e Fabio Vidali Fotografie: Ivor Hreljanović, Helena Labus La pubblicazione del presente supplemento viene supportata dall’Unione Italiana grazie alle risorse stanziate dal Governo italiano con la Legge 193/04, in esecuzione al Contratto N° 83 del 14 gennaio 2008, Convezione MAE-UI N° 2724 del 24 novembre 2004 Soluzioni: 1. b), 2. a), 3. c), 4. b), 5. c), 6. b), 7. a), 8. c), 9. b), 10. c).