Materiali per il corso di Studi di popular music 16

Versione in Italiano di : An Anthropology of Soundtracks in Gym Centres, in
Ubiquitous Musics - The Everyday Sounds That We Don't Always Notice, ed. A.
Kassabyan, Farnham, Ashgate, pp. 139-160. Serena Facci
Il mio obiettivo è la tonificazione e il potenziamento muscolare dei clienti. Posso ottenere gli stessi risultati con
esercizi individuali e con un tapis roulant. Ma non è la stessa cosa. La mia specialità è efficace proprio perché si
sta insieme e c’è la musica. Questo dà carica. (Tony)1
Tony è istruttore di Step-aerobica e personal trainer di Total Body. Si è formato in Fitness
Dance Coreography, una specialità aerobica che utilizza, oltre la musica, anche alcuni principi
della danza.
Nelle palestre la musica è usata in modo massiccio e le motivazioni espresse da Tony come
da altri istruttori sono molto articolate e denotano una notevole consapevolezza.
In questo articolo si riporteranno e commenteranno i risultati di una ricerca che ho
condotto in alcuni centri sportivi e palestre in Italia.2 E’ stato fin da subito interessante costatare
che la musica era presente sia nelle specialità che a partire dagli anni Ottanta si sono collocate ai
confini tra la ginnastica e la danza (come appunto l’Aerobica), sia in attività che con la danza non
hanno nulla a che fare come lo Spinning, la corsa, gli attrezzi, il Pilates, la ginnastica posturale ecc.
Phisical response as musical function
I suoni sono per tutti gli animali, incluso l’homo sapiens, una delle guide per relazionarsi con il mondo e la reazione motoria ai suoni è biologicamente importante. Per una preda è vitale percepire i movimenti prodotti da un predatore e viceversa. I suoni, inoltre, non solo producono reazioni motorie, ma sono essi stessi il prodotto del movimento. Psicologicamente siamo abituati ad associare ai suoni un’idea di moto e dunque di vitalità, eccitazione e talvolta pericolo. Viceversa il silenzio evoca stasi, tranquillità, e, all’estremo, assenza di vita. “Il silenzio preoccupa”, mi ha detto una delle istruttrici di ginnastica che ho intervistato, per riassumere il complesso di motivi che la spingeva a usare in vario modo la musica in tante discipline ginniche.3 Nel tentativo di comprendere il rapporto tra la musica e le attività sportive è bene ricordare in primo luogo questo atavico universale background. Il tassello successivo però è capire in che modo proprio i suoni musicali, ovvero organizzati secondo criteri ritmici, melodici, timbrici in vario modo combinati tra loro, inducano e organizzino i movimenti. Nel suo libro fondativo Anthropoly of music, Alan Merriam inserisce la Phisical response,
nell’elenco delle funzioni della musica, intese in senso socio-culturale, ma osserva:
“[…] it is questionable whether physical response can or should be listed in what is essentially a group
of social functions. However, the fact that music elicits physical response is counted in its use in human
society, though the responses may be shaped by cultural conventions. Possession, for example is clearly
elicited in part at least by music functioning in a total situation, and without possession certain religious
ceremonials in certain cultures are considered unsuccessful […]. Music also elicits, excites, and
channels crowd behaviour; it encourages physical reactions of the warrior and the hunter; it calls forth
the physical response of the dance, which may be of prime necessity to the occasion and hand. The
1
Antonio (Tony) Rapillo, istruttore presso il Centro Sportivo Forum di Roma. Intervista di Gennaio 2012.
Parte dei risultati di questa ricerca sono stati pubblicati in Serena Facci, ‘"Funziona?" : Valori e usi della musica nella
contemporaneità’, in Serena Facci, Francesco Giannattasio (ed), Etnomusicologia e musiche contemporanee , on line pub. available
at http://www.cini.it/index.php/it/publication/detail/5/id/1020 (Venezia: Fondazione Cini 2007).
3
Alessandra, istruttrice di Spinning e discipline olistiche presso il Centro Sportivo Venice Gym di Roma. Intervista di Maggio
2006.
2
production of physical response seems to be an important function of music; the question of whether
this is primarily a biological response is probably overridden by the fact that it is cultural shaped.”4
La risposta motoria “biological” agli stimoli sonori e musicali di cui parla Merriam, è
molto comune. Basta osservare le nostre gambe che istintivamente battono il tempo durante
l’ascolto di una canzone, la facilità con cui i bambini anche piccoli si muovono spontaneamente
in presenza di canto o musica, e, come è stato recentemente osservato, la disponibilità spontanea al
movimento dei pazienti di Alzheimer anche in stato molto avanzato della patologia, se sollecitati
dalla musica5. Il fenomeno dell’entrainment (in base al quale due oscillatori che si muovano con
fase diversa, se messi in contatto, tendono a sincronizzarsi), è probabilmente alla abse
dell’interazione ritmica anche a livello biologico. Diverse sono le indagini sull’entrainment nelle
neuroscienze, nella biomusicologia, nella musicoterapia e nell’etnomusicologia, dove viene
indagato per spiegare i modi con cui i musicisti convergano su un tempo comune e interagiscano
in vario modo durante le performance.6
Ma, come affermava Merriam, la risposta fisica ai suoni musicali (che assumono finalità
diverse e meno elementari rispetto ai semplici segnali) è spesso inserita in eventi complessi e
dunque intrecciata, nell’esperienza individuale o di gruppo, con altre reazioni: estetiche,
emozionali, comunicative, affettive e relazionali, in gran parte regolate da codici culturalmente
condivisi. L’etnomusicologo italiano Francesco Giannattasio, nel suo libro Il concetto di musica,
propone una categorizzazione delle funzioni della musica in tre gruppi: 1) funzioni espressive, 2)
di organizzazione e supporto delle attività sociali, 2) di induzione e coordinamento delle reazioni
senso-motorie7. Non è difficile riconoscere come in una qualunque esperienza musicale le tre
categorie siano tutte riconoscibili, anche se con diverso peso. Giannattasio, per esempio, descrive
la ricchezza di funzioni dei canti di lavoro.8 In quelli euritmici, in cui la musica e il gesto
lavorativo sono accomunati da una stessa pulsazione o da un modello ritmico, la reazione sensomotoria si accompagna sovente alla capacità dei canti di facilitare l’organizzazione sociale,
evidente nei lavori in gruppo, e di comunicare informazioni o considerazioni non necessariamente
legate all’attività lavorativa. Inoltre i canti aiutano a passare più piacevolmente il tempo.
Nell’abbinamento della musica alle attività di ginnastica la situazione non è molto
differente: lo stimolo alla reazione e all’organizzazione del movimento, si intreccia come vedremo
con molti altri effetti, che rendono significativa a vari livelli la presenza della musica, migliorando
le prestazioni e distraendo dalla sensazione di fatica.
Musica e sport
Negli ultimi decenni sono stati svolti diverse indagini sperimentali sulla relazione musica-­‐sport.,9 che hanno evidenziato come essa coinvolga differenti ambiti: Psychological effects refer to how music influences mood, emotion, affect (feelings of pleasure or
displeasure), cognition (thought processes) and behaviour. The psychophysical effects of music refer to
the psychological perception of physical effort as measured by ratings of perceived exertion (RPE),
[…].Music engenders an ergogenic effect when it enhances work output or yields higher than expected
levels of endurance, power, productivity or strength.10 4
Alan Merriam, Anthropology of Music, (Evanston: Northwestern University Press 1964) pp. 223-4.
Emmanuel Bigand, comunicazione al 17° International Seminary in Ethnomusicology “Ethnomusicology, evolutionary
musicology and the neurosciences”, Venezia, Fondazione Cini, Gennaio 2012.
6
Martin Clayton, Rebecca Sager, Udo Will, ‘In Time with Music. The Concept of Entrainment and its significance for
Ethnomusicology’, ESEM Counterpoint , 1, (2005), pp. 1-86 . Per quanto riguarda l’etnomusicologia dobbiamo ricordare le
intuizioni e l’influenza sugli studi successivi di John Blacking, che in tutta la sua articolata riflessione sul music making ha posto al
centro le potenzialità e i limiti definiti dal corpo umano: John Blaking, How musical is man? (Washington: University of
Washington Press 1974); ID. (ed) Anthropology of the Body (London: Academic Press,1977).
7
Francesco Giannattasio, Il concetto di musica (Roma: La Nuova Italia Scientifica 1992), p. 210.
8
Ibid, pp. 218-228.
9
Anthony, Bateman, Bale, John (eds) Sporting Sounds. Relationships between Sport and Music (London: Routeledge 2009).
10
Costas I., Karageorghis, Peter C., Terry, The Psychological, Psychophysical, and Ergorenic Effects of Music in Sport. A Review
and Synthesis in Anthony, Bateman, Bale, John (eds) Sporting Sounds, p. 15.
5
Tali effetti sono stati rilevati in tutte le fasi delle attività aerobiche, che prevedono uno sforzo prolungato, mentre la musica sembra essere indifferente nelle fasi anaerobiche di massimo sforzo (per esempio durante uno sprint): The aspect of the model most relevant to this phenomenon is known as the load-dependent hypothesis;
when work intensity increases beyond anaerobic threshold, external cues such as music do not have any
significant impact on perceived exertion.11 In questo articolo ci si occuperà di alcune discipline aerobiche e senza scopi agonistici, svolte presso i centri sportivi, quali lo Step, lo Spinning, il Pilates. In queste discipline la musica è parte integrane del protocollo. Bisogna però ricordare che le indagini sperimentali riguardano anche gli atleti professionisti e gli sport di squadra. L’ascolto musicale è un aiuto anche psicologico al training dell’atleta; il supporto delle musiche ambientali e dei canti delle tifoserie condizionano la buona riuscita del team; ecc. In questo caso la musica agisce in maniera asincronica.12 Ugualmente significativa è la funzione della musica in attività sportive di tipo individuale come l’atletica o la corsa. La discussione in ambito sportivo, in questo caso riguarda quali siano le musiche o addirittura le canzoni più efficaci. Una discussione che coinvolge motivazioni di tipo tecnico (per esempio quanto sia importante scegliere brani alla giusta velocità, che consentano di correre in maniera sincronizzata) o estetiche, che tengano conto del piacere di correre e allenarsi ascoltando la musica preferita. Il web è pieno di siti che consigliano e propongono selezioni di musiche per correre, divise in base al BPM (Beat Per Minute). Segnalo in particolare il sito Run2rhythm dove in un articolo favorevole all’opportunità di correre in maniera sincronizzata con il tempo della musica si analizza Eyes of the Tiger dei Survivor (1982). Secondo l’autore e fondatore del sito, Gary Blake, la canzone avrebbe un BPM troppo lento per il giusto ritmo di corsa. Questo a dispetto dei riferimenti extramusicali, che rimandano alla soundtrack del film Rocky III e alla consuetudine di usare la canzone negli Stati Uniti in apertura di grandi match sportivi. 13 La complessità del linguaggio musicale agisce dunque a più livelli. Prenderò in
considerazione in questo articolo l’elenco delle qualità motivazionali della musica, operative nello
sport, individuate da Kostas Karagheorghis e Peter Terry:
Rhythm response relates to natural responses to the rhythmical and temporal elements of music,
especially tempo. Musicality refers to pitch-related (as opposed to rhythm-related) elements of music
such as melody and harmony. Cultural impact draws upon the pervasiveness of music within society or
a particular sub-cultural group, whereby frequent exposure to music increases its familiarity which has
an important role in determining preference. Finally, association pertains to the extra-musical
associations that music may evoke14
Non ci si allontana molto da quanto affermato da Giannattasio a proposito dei canti di
lavoro. Tuttavia, a differenza di quanto avveniva nelle società pre-registrazione sonora, nelle
palestre si usa esclusivamente musica riprodotta, dunque musica composta per altri scopi e scelta
o adattata per l’occasione.
Musicalizzazione (Musicalisation)
11
Idem, p. 18.
K.arageorghis e Perry distinguono tre differenti modi con i quali la musica può associarsi allo sport: asincronicamente,
sincronicamente e pre-task.
13
Gary Blake, Running Music-Rhythm and Beat, in website Run2rhythm, consultazione del febbraio 2011,
http://www.run2r.com/rhythm-n-beat.aspx.
14
Costas I., Karageorghis, Peter C., Terry, The Psychological, p. 17.
12
La pervasività della musica riprodotta negli ambienti delle palestre rientra in un più vasto
fenomeno che definirei di musicalizzazione del soundscape.15
Gli studi di antropologia del suono, così come concepiti da Steven Feld attraverso le sue
ricerche nella foresta pluviale o in Europa, attribuiscono ai suoni che caratterizzano un ambiente
(siano essi naturali come il canto degli uccelli o umanamente prodotti come quelli delle campane)
un valore essenziale per la relazione affettiva e di convivenza tra gli uomini e lo spazio che essi
abitano. Una relazione che finisce per coinvolgere ovviamente anche la musica.16
Diversi studi, compreso questo libro, si occupano delle realtà urbane, come quelle italiane
di cui stiamo parlando, dove la musica riprodotta si è sempre più sostituita ai suoni ambientali,
diventando parte costitutiva del soundscape.17 Il suo status di prodotto estetico qualifica infatti la
musica come “piacevole”, le sue capacità evocative le conferiscono un carattere di familiarità, la
sua antica storia a fianco degli uomini la rende, aldilà anche delle differenze tra i vari generi,
comunque rassicurante e umana. Dunque è un utile sistema per umanizzare e rendere familiare
l’ambiente sonoro, sottraendolo alla cacofonia del rumore delle macchine, ma anche al vacuum del
silenzio.
La musicalizzazione dello spazio sonoro comporta che alle attività che si svolgono in
palestra si finisce per attribuire uno status simile a quello di eventi tradizionalmente connessi alla
musica (danza, meditazione, festa). Come ha detto Valentina Ziliani, istruttrice di step:
A volte, vicino alla porta d’ingresso, sulla strada c’è una cassa che spara musica dance a tutto volume,
come per far capire che dentro c’è una festa. (Valentina) 18
Come vedremo più avanti in molti casi le musiche funzionali alla ginnastica vengono scelte e
fruite con un’attenzione ispirata da finalità estetiche.
Il ruolo della musica si diversifica. In primo luogo, attraverso la musicalizzazione, si inserisce
nelle attività fisiche la dimensione dell’ “aesthetic pleasure”, per usare nuovamente le parole di
Merriam19. Con un processo simile al design per le arti figurative, si inserisce un po’ di arte in
eventi nati con tutt’altra finalità. È un fenomeno simile a quello che ho studiato in Burundi,
laddove le donne, in alcune situazioni, realizzano formule di saluto cantate, cioè musicalizzate. Lo
fanno per dare un valore più solenne all’incontro, ma anche con lo scopo dichiarato di divertirsi e
fare qualcosa di bello (akahibongozo).20
Questo processo di musicalizzazione necessita, per essere veramente efficace, di
competenze. I gestori e gli istruttori dei centri sportivi devono saper scegliere e dosare le musiche
da proporre. Per quel che mi è stato possibile osservare i migliori raggiungono notevoli livelli di
sensibilità e creatività nel valutare e riutilizzare i brani musicali.
I centri sportivi
In Italia, soprattutto dagli anni Ottanta, l’attività motoria è uno dei più condivisi piaceridoveri. Nelle città, ma anche nei piccoli centri, sono nati centri sportivi più o meno grandi nei
15
Il termine musicalisation, è in uso soprattutto in ambito teatrale e letterario, per definire la qualità musicale di testi e spettacoli.
Personalmente l’ho già usato a proposito delle suonerie telefoniche, nella cui evoluzione, sia da parte delle case produttrici, sia da
parte dei fruitori, si è assistito all’attribuzione di caratteristiche musicali al segnale sonoro (Serena Facci, ‘Musicalizzazioni: le
suonerie', AAA TAC: Acoustical, Art and Artifacts . Technology, Aesthetics, Communication,, 2, (2005): pp. 179-194).
16
Steven Feld, Sound and Sentiment. Birds, Weeping, Poetics, and Song in Kaluli Expression (Philadelphia: University of
Pennsylvania Press 2nd ed. 1990); Giovanni Giuriati, Laura Tedeschini Lalli (ed), Spazi sonori della musica, (Palermo: L’Epos
2010).
17
Tia De Nora, Music in Everyday Life, (Cambridge: Cambridge University Press 2000); Bull, Michael Bull, Les Back (ed), The
Auditory Culture Reader (Oxford: Berg 2003); Michael Bull, M Sound Moves. iPod Culture and Urban Experience (London:
Routledge 2006).
18
Valentina Ziliani, musicologa e istruttrice di Step presso il Centro Sportivo Toto modo di Cremona. Intervista di Ottobre 2006.
19
Merriam, Anthropology, p. 223.
20
Serena Facci, ‘Akazehe del Burundi. Saluti a incastro polifonico e cerimonialità femminili’, in Maurizio Agamennone (ed),
Polifonie. Procedimenti, tassonomie e forme: una riflessione a più voci (Venezia: Il Cardo 1996), pp. 123-161.
quali è possibile praticare diverse attività: sport come il calcio o il tennis, nuoto e altre specialità
acquatiche, ginnastica di vario tipo.
Il termine inglese fitness è spesso applicato a una serie di specialità ginniche che possono
essere individuali (come i programmi di potenziamento muscolare o dimagrimento da svolgere
con attrezzi specifici) o di gruppo (discipline aerobiche come lo Step o olistiche come il Pilates,
ecc). Per perseguire al meglio l’obiettivo del fitness, i centri sportivi più grandi si combinano
talvolta con quelli estetici, per massaggi e altri trattamenti di bellezza, e prevedono anche
assistenza medica.
Roberta Sassatelli, nel suo studio di stampo socio-antropologico sulle palestre in Italia,
definisce il fitness un’ossessione della nostra società, incentrata sulla cura del corpo nel duplice
senso sanitario ed estetico.21 Chi si iscrive a un centro specializzato in genere lo fa per sentirsi
meglio, per aver cura di se stesso, e si reca in un centro specializzato da solo. Dunque, a differenza
di quanto avviene in un campo da tennis o di calcio, nei centri di fitness ci si trova in compagnia
di persone spesso sconosciute e si creano gruppi effimeri ed eterogenei, per ottemperare alle
necessità imposte dalle varie specialità.
Gli operatori dei centri sostengono che la musica aiuta i clienti a superare il disagio di
trovarsi da soli a svolgere un lavoro faticoso, in mezzo a sconosciuti con cui si devono
condividere gli spazi, anche di intimità, come le docce. Come ha affermato la responsabile di un
centro sportivo di Roma:
La gente qui sta tutta insieme, a volte socializza, ma non è facile. Bisogna fare in modo che stiano a
proprio agio. Nelle sale attrezzi dove ognuno fa da solo il suo programma, abbiamo la radio e talvolta la
televisione, così chi vuole può guardarla, per passare il tempo ma anche per non dover guardare gli altri.
Alcuni clienti però, preferiscono portarsi l’I-pod, così sentono la loro musica. (Stefania)22
Riempirsi le orecchie con un I-pod mentre si esegue un programma individuale nella sala
attrezzi a due passi da un altro cliente che non si conosce, o anche lasciarsi avvolgere dalla musica
diffusa in uno spogliatoio sono tecniche sufficienti a mantenere la privacy . Attraverso la musica si
costruisce uno spazio familiare in un luogo promiscuo, un fittizio ambiente di isolamento. Quale
sia il genere musicale è indifferente. Per questo sono tollerate soluzioni individuali (I-pod), che
aiutano maggiormente il cliente a stare a suo agio ascoltando la play list preferita.
In alcuni centri, negli ambienti di accoglienza e negli spogliatoi, si diffonde quanto
trasmesso dalla radio o dalla filodiffusione, sintonizzata su canali di easy listening o generi
commerciali del momento. In altri, gli operatori scelgono la programmazione in base agli orari e al
tipo di clientela, come afferma Valentina:
Al mattino canzoni italiane, perché la clientela è costituita soprattutto da donne non più giovani, che
amano quel tipo di repertorio; all’ora di pranzo, per i clienti che approfittano della pausa dal lavoro,
musiche più dinamiche, come dance-commerciale; dopo le 6 pm è tutta una festa, con musiche disco e
techno. (Valentina)
Lo Step – Sincronia e sintonia
Le specialità di gruppo richiedono un alto livello di collettivizzazione dello spazio. La
musica è scelta con cura dall’istruttore che punta, tra l’altro, a creare forme, pur temporanee, di
solidarietà e identità anche di gender:
Nelle specialità maschili come la fitbox la musica è sempre fortissima, loro usano soprattutto l’hip hop.
(Alessandra)
Le specialità che tradizionalmente sono più intrinsecamente legate con la musica sono
quelle aerobiche. Tia De Nora nel suo Music in Every Day Life, dedica all’Aerobica una parte
significativa del capitolo su Music and the Body23. La studiosa evidenzia come ogni lezione sia
21
Roberta Sassatelli, Anatomia della palestra:cultura commerciale e disciplina del corpo (Bologna: Il Mulino 2000).
Stefania, gestore del Centro Sportivo Venice Gym di Roma. Intervista di Maggio 2006.
23
De Nora, Music, pp. 89-108.
22
rigidamente governata dal tempo musicale che ha il compito di produrre un’accelerazione
controllata del lavoro fisico e dunque del ritmo cardiaco, a cui segue una altrettanto graduale e
controllata decelerazione. Riferendosi a una ricerca condotta con Sophie Belcher, De Nora
ricostruisce le tre fasi essenziali di una lezione (warm up, core, call down) individuando una
precisa grammatica (aerobic grammar) condivisa e perseguita sia dagli istruttori sia dagli allievi.
La musica è parte integrante di questa grammatica. Essa agisce però a diversi livelli: facilitando la
coordinazione motoria, ma anche costruendo reazioni emozionali motivanti:
On the one hand music is a prosthetic technology of the boby because it provides a resource for
configuring motivation and entrainement, enabling the body to do what, without music it could not do.
On the other hand the bodily movements that music profiles may lead actors to identify, work-up and
modulate emotional and motivational states.24
La mia esperienza in Italia conferma gran parte delle conclusione di De Nora.
Lo Step, di cui mi sono particolarmente occupata, ha raggiunto infatti livelli molto alti di
musicalizzazione. Per esempio, una delle varianti di questa specialità, detta Coreografia, consiste
nel preparare ad ogni lezione una sequenza di esercizi che vengono combinati e memorizzati dal
gruppo che li riesegue come se stesse ballando. L’istruttore utilizza combinazioni di passi e motivi
coreutici direttamente presi dalla danza: mambo, chassé, ecc.
La formazione di un istruttore, che avviene presso scuole specializzate, comprende dunque
anche una preparazione musicale:
Nello Step, come in tutte le specialità aerobiche, la seduta si basa su sequenze preparate di routine. La
prima cosa che impariamo noi istruttori è riconoscere il master beat. Ogni routine consta di otto
movimenti che corrispondono a otto beat, riconoscibili nell’accompagnamento musicale. Tra l’ottavo
beat di una routine e il primo della successiva (master beat) c’è un segnale (una rullata, o un colpo di
piatto per esempio) che indica l’inizio del nuovo ciclo. (Valentina)
La musica ci obbliga a contare. Tenere il conto è importante per un istruttore, che così è sicuro che tutti
i partecipanti al gruppo eseguono le ripetizioni del movimento necessarie. L’esperienza mi ha aiutato ad
aumentare la sensibilità musicale. Alla fine si entra talmente in sintonia con la musica che non è
necessario più contare i tempi. Ascolto il brano e so quando e come organizzare i passi. (Tony)
La musica utilizzata nello Step deve avere alcune caratteristiche apparentemente
necessarie:
1) Scansione regolare e molto evidente e variazione controllata dei BPM.
2) Organizzazione metrica e formale essenzialmente pari.
3) I generi musicali proposti possono variare, anche se la musica pop e dance è la più usata,
ma i brani sono ridotti a sample e sono sempre remixati.
4) Intensità forte o fortissimo.
Scansione regolare e molto evidente e variazione controllata dei BPM.
Abbiamo visto come Karageorghis e Terry, nell’elencare i caratteri della musica che hanno
effetti “motivational” sullo sport, distinguono tra ritmo e musicalità, intendendo per “musicality” la melodia e l’armonia.25 Per un musicista o un musicologo la scissione del parametro ritmico dal concetto di “musicality”, può suonare strano, in quanto l’organizzazione temporale e le figure ritmiche sono parte integrante del linguaggio musicale. Ma per gli esperti di sport il ritmo è in primo luogo un regolatore degli schemi motori del corpo umano, a cominciare da quelli basilari come la pulsazione cardiaca, il respiro, i passi. Dunque pur se la musica agisce a vari livelli, nello Step e in altri tipi di ginnastica, i parametri 24
25
Ibidem, p. 107
Costas I., Karageorghis, Peter C., Terry, The Psychological, p. 17.
del tempo e del ritmo restano prioritari. Tony è convinto della ricchezza di stimoli che la musica apporta alle sue lezioni di Coreografia, che sembrano sconfinare nella danza, ma distingue chiaramente tra le finalità della ginnastica e quelle della danza, proprio in riferimento alla gestione del tempo: C’è però una differenza sostanziale tra le nostre lezioni e quelle di danza: noi non possiamo fermarci.
La musica va sempre, perché non possiamo mai perdere il tempo giusto della respirazione e del ritmo
cardiaco. Nelle lezioni di danza il maestro fa vedere il nuovo passo. Poi spegne la musica e tutti lo
imparano. Si può rallentare e fermarsi, perché l’obiettivo è impararlo bene per poi rieseguirlo con la
musica. Per noi quel che conta è l’allenamento. Propongo gradualmente i nuovi passi, rendendo sempre
più complessa la figura, ma gli allievi li apprendono continuando costantemente a muoversi” (Tony).
E’ in primo luogo il beat che sincronizza e regola i movimenti.
Ogni seduta si basa su quattro fasi: riscaldamento, aerobica, defaticamento, rilassamento. Per ognuna di
queste fasi i BPM (battiti per minuto) devono cambiare. Si inizia più lentamente e si arriva alla velocità
massima di 140 bpm nella fase aerobica. Poi si comincia a rallentare di nuovo.” (Valentina)
Secondo Tony, intervistato nel 2011, qualche anno dopo Valentina, superare i 136 BPM
può essere pericoloso. Le sue lezioni di Interval Training e di Step and Tone l’alternarsi dello Step
con esercizi di potenziamento. In linea di massima però le fasi descritte da Valentina e individuate,
come si è detto, nello studio di De Nora e Belcher, sono rispettate.
La capacità di sincronizzare i movimenti in base a una sollecitazione sonora è variamente
studiata e connessa al già citato fenomeno di entrainment, che, in questo caso, guiderebbe tutti i
partecipanti a un gruppo di Step a muoversi contemporaneamente seguendo il tempo della musica.
La percezione del tempo musicale e la nostra capacità di muoverci in base a un metro esterno è
dovuta a circuiti neuronali, situati in particolare nel cervelletto.26 Gli studi di biomusicologia
hanno studiato il fenomeno presso alcune specie animali e tracciato delle ipotesi evolutive che
giustificano la grande diffusione di questa capacità nell’homo sapiens.27
Ovviamente quando il movimento da realizzare non è spontaneo, ma imposto dall’esterno
e l’impulso metrico è inserito in un brano musicale la sincronizzazione non è affatto meccanica,
anzi essa sembra piuttosto un obiettivo da raggiungere.28 De Nora e Belcher hanno notato come
per esempio una “bad music”, che non produceva gli effetti desiderati sugli allievi, sia stata
stoppata dalla maestra per non compromettere l’esito della lezione.29 Per questo, per gli istruttori è
fondamentale che il beat sia molto chiaro: “Le musiche devo essere remixate. I bassi si devono
sentire bene, per guidare i passi” (Tony).
Ciò detto, la mia impressione, osservando le sue lezioni, è che il fenomeno
dell’entrainment nello Step non si esaurisca solo con la, pur prioritaria, sincronizzazione dei
movimenti con la pulsazione di base. Per esempio i modi con cui Tony, come altri, comunica
durante l’apprendimento degli esercizi è basato essenzialmente sulla comunicazione del corpo:
l’istruttore propone una figura e gli allievi devono ripeterla finché non l’hanno appresa bene. Sono
26
Nel cervelletto è la parte più antica del cervello. Ulteriori studi stanno comunque dimostrando che ci sono connessioni tra le
varie aree del cervello deputate alla decodifica dei parametri musicali, cosa che consente di ricostruire l’interezza del messaggio
musicale. Inoltre stanno indagando sulle relazioni tra le attività di percezione della musica e le reazioni emotive. Isabelle Peretz,
‘La musica e il cervello’, in Jean Jacques Nattiez , with Margaret Bent, Mario Baroni, Rossana Dal Monte (eds), Enciclopedia
della musica, vol. 2 Il sapere musicale (Torino, Einaudi 2002), pp. 241-270, pp. 260-4; Isabelle Peretz, Musical Emotions: Brain
Organization, in Patrik N. Juslin, John Slobods, Handbook of Music and Emotion. Theory, Research, Applications (Oxford:
Oxford University press 2010), pp. 104-126; Daniel J. Levitin, This is Your Brain on Music. The Science of a Human Obsession
(London: Plume/Penguin 2007), ed. it. Fatti di musica. La scienza di un’ossessione umana (Torino: Codice Edizioni, 2008), pp. 47
and 54.
27
Bjorn H. Merker , Guy S. Madison, Patricia Ekerdal, On the role and the origin of isochrony in human rhythmic entrainment,,
“Cortex – Elzevier,, 45, (2009), pp. 4-17, available also at www.sciencedirect.com.
28
Come hanno dimostrato alcuni studi etnomusicologici la stessa percezione del beat è condizionata culturalmente, ma anche tra
individui che appartengono alla stessa cultura può capitare di percepire il beat in modi differenti all’interno di uno stesso brano
musicale, per esempio privilegiando l’off beat. Martin Clayton, Rebecca Sager, Udo Will, ‘In Time with Music’.
29
Tia, De Nora, Music. p.96.
pochissimi i comandi verbali o gestuali convenzionali. Questo modo di insegnare/imparare, molto
diffuso nelle musiche di tradizione orale, si basa su processi imitativi in parte spontanei, che
rientrano nel campo della prossemica e sembrano discendere da automatismi in base ai quali i
corpi interagiscono tra loro.30
Le figure coreutiche che vengono trasmesse in questo modo servono a muovere con
armonia le diverse parti del corpo, e rispondono a stimoli musicali non esclusivamente ritmici, ma
anche melodici, timbrici, dinamici. Per scegliere una “good music” per una seduta di Step gli
istruttori tengono conto del fatto che la musica è un evento sonoro complesso, in cui altezze,
melodie, timbri, armonie si organizzano ritmicamente nel tempo.
Organizzazione metrica e formale pari. I generi musicali proposti possono variare, anche se la
musica pop e dance è la più usata, ma i brani sono ridotti a sample e sono sempre remixati. I CD
quadrati
La musica deve essere preparata ad hoc. In primo luogo la durata dei brani deve rispettare
quella della lezione, possibilmente senza pause. Ogni istruttore è dotato di una serie di CDs che
hanno la stessa durata della lezione, seguono l’accelerazione e decelerazione del tempo, hanno un
groove potente per guidare i movimenti e una struttura formale che segue quella delle routine:
Questi dischi li chiamiamo dischi quadrati, perché si basano su battute di 4/4 e cicli di 8 segnati dai
master beat. Se guardi in Internet è pieno di siti in cui i Dj pubblicizzano i loro dischi, buoni per ogni
tipo di specialità di fitness. A volte ce li vendono durante i corsi di formazione. (Valentina)
Effettivamente esiste un ampio ventaglio di scelta di materiali venduti attraverso la rete e gli stessi
operatori evidenziano come ci siano interessi commerciali dietro l’intero mondo del fitness e
dunque anche nello specifico settore della produzione musicale dedicata. Un esempio è il sito
Aerobic Music che propone la vendita di selezioni di hit divise per decennio (a partire dai 40s),
monografie (Broadway, Sinatra, Beatles, Madonna , ecc.), generi (Dance, Hip hop, Classical) e
anche tipologie particolari quali Christian e Christmas. 31
Ma molti istruttori, e tra questi Valentina e Tony, preferiscono organizzarsi da soli il
materiale scegliendo i brani musicali che ritengono adatti ai loro allievi e affidandosi ad amici Dj
per la creazione del remix. La suddivisione della pulsazione è binaria, la battuta è tendenzialmente
di 4/4, la forma dei brani è organizzata sulla combinazione di cicli di 8 pulsazioni che possono
dar vita a combinazioni di 16 o 32 pulsazioni . Le formule binarie (per esempio una melodia che si
ripete identica due volte) sono utili negli esercizi perché gli schemi motori devono ripetersi uguali
per la parte destra e sinistra del corpo:
Il ciclo base, che termina con un segnale è di 8 tempi, ma le mie coreografie si basano su blocchi di 32
tempi. I passi sono orientati dapprima verso destra e poi verso sinistra. Tutto quello che faccio verso
destra, poi lo devo fare verso sinistra. (Tony)
Ma non penso che siano solo motivi prettamente funzionali a guidare le procedure compositive dei
Dj, che sono condizionate significativamente da alcuni modelli culturali. Il metro in 4/4 e la forma
delle melodie basata su schemi binari sono molto diffusi nella musica occidentale. Pensiamo ai
temi di 8 battute del periodo classico, suddivisi in frasi da quattro e incisi da due, o alla struttura il
32 battute del song americano classico. Essi sono inoltre imperanti nel pop e nella dance, che sono
i generi più familiari ai clienti delle palestre.
Intensità forte o fortissimo.
“La musica è forte perché deve ‘esserci’.” (Alessandra) Questa frase di Alessandra fa
pensare a una presenza saturante e quasi tangibile della musica in palestra. Essa è dovuta non solo
all’intensità elevata, ma anche all’uso di uno spettro di frequenze molto ampio. Si può osservare,
30 Martin Clayton, Rebecca Sager, Udo Will, ‘In Time with Music’. 31
http://www.aerobicsmusic.com/ consultato nel febbraio 2012.
nella Figura 1, il sonogram di un frammento tratto da un CD appositamente creato per una seduta
di Step dal Dj Marco Manara32. Gli armonici dei suoni del groove arrivano oltre i 20.000 hz
(limite convenzionale per l’udito umano). Immagini di questo tipo caratterizzano le musiche
elettroniche da discoteca e sono decisamente desuete nelle musiche non remixate.
Fig. 1 Marco Manara, World Step 54’, sonogram di un estratto di 3,5” della sezione iniziale.
Ho seguito una lezione di Interval Training tenuta da Tony. Si tratta di una lezione in cui le
routine di Step sono intervallate da esercizi di potenziamento (in quel caso con i pesi) abbastanza
faticosi. L’atmosfera della palestra era vibrante di musica ad altissimo volume e Tony continuava
a proporre gli esercizi seguendo il beat, ma diversi allievi preferivano muoversi più lentamente, in
base alle loro capacità, perdendo dunque la sincronia con il tempo musicale. Il gruppo, prima
compatto come in una danza in fila, pareva sfaldarsi. Alla fine della lezione ho chiesto ad alcune
allieve, che mi erano sembrate tra le più esperte, se la musica fosse loro di aiuto. Erano totalmente
d’accordo sul fatto che la musica fosse necessaria: “La musica è essenziale nello Step. Senza la
musica non si potrebbe fare nulla.” Ho chiesto se questo era vero anche durante gli esercizi con i
pesi, quando non tutti riuscivano ad andare a tempo:
Con i pesi ognuno deve andare al “suo” tempo, non tutti ce la fanno a seguire quello della canzone. Ma
la musica è importante lo stesso. Perché dà energia. (Allieva del corso di Interval Training)
32
Marco Manara, chitarrista, compositore e Dj. Intervista telefonica, Maggio 2007.
Dunque la musica provvede a dare energia anche quando non comanda una risposta sincronizzata.
L’esercizio con i pesi sembrerebbe sfuggire alle norme dello Step e rientrare piuttosto i uno dei
casi di uso asincronico della musica di cui parlano Karageorghis e Terry. Le indagini citate nel
loro articolo si occupano principalmente della velocità del tempo musicale e hanno messo in
evidenza come un tempo lento (inferiore ai 100 BPM) riduce la qualità della prestazione, mentre
un tempo veloce, o meglio ancora, una accelerazione offre, anche in mancanza di sincronizzazione,
una migliore resa.33
Questi studi non fanno riferimento al ruolo dell’intensità. Ne ho parlato con Bjorn Merker,
autore dell’articolo che ho citato poc’anzi a proposito della ricostruzione evolutiva
dell’entrainment. La mia domanda era “Perché la musica, soprattutto se molto forte, anche in una
situazione di asincronia, viene percepita come utile ai fini di raggiungere l’energia necessaria a
movimenti faticosi”? Secondo lo scienziato svedese la risposta è nel livello di eccitazione che si
raggiunge, per esempio in situazioni collettive di festa, quando ci si trova in tanti in una situazione
chiassosa e movimentata. Alcuni fenomeni studiati tra i primati, come il “carnival display” degli
scimpanzé ne offrono una testimonianza anche a livello animale.34 Non è difficile nelle nostre
esperienze personali e nella letteratura antropologica trovare esempi di frenesia durante le feste o i
rituali, in ambienti saturi di musica che aiutano a restare attivi e svegli per ore, anche durante la
notte, senza avvertire la stanchezza. Merker citava, per esempio, i rave party. Ma possiamo
ricordare anche come i bambini diventino ipercinetici durante le feste a scuola con musica. E’
come se le vibrazioni sonore, potenti più dell’usuale, si trasmettessero nell’aria e di corpo in corpo
alimentando il dinamismo motorio. Francesco Giannattasio, che ha maturato le sue riflessioni sulla
differenza tra tempo reale e tempo musicale nelle esperienze di ricerca sui rituali di possessione in
Somalia e Nepal35, ha commentato inoltre che la ciclicità formale o solo ritmica della musica,
allorché si impone al nostro ascolto, ci spinge ad andare avanti. Ovvero la musica ci “tira” nella
sua dimensione temporale in cui tutto potrebbe procedere all’infinito anche se non riusciamo a
seguire rigorosamente il suo tempo. In conclusione possiamo dire che anche senza sincronia può
esistere una sintonia tra noi, la musica e gli altri.
Una lezione di fitness ovviamente non è una festa e il lavoro fisico è spesso gravoso e
noioso, ma i centri sportivi si propongono come luoghi del benessere in cui ci si può concedere
una pausa piacevole nello stress quotidiano, come se ci si trovasse in una situazione ludica o di
vacanza. Valentina, Tony e il suo maestro Gil Lopes36 hanno detto chiaramente che molti elementi
in una lezione d’aerobica ricordano l’euforia di una festa, di una discoteca o delle animazioni nei
club vacanze. In particolare Gil ha utilizzato questo paragone per definire le Conventions. Si tratta
di appuntamenti che si svolgono annualmente in diverse parti del mondo. Gli istruttori si
incontrano per qualche giorno per aggiornarsi e scambiarsi esperienze. Molti allievi,
particolarmente motivati, partecipano alle affollatissime lezioni (si tratta di centinaia di persone)
in una full immersion aerobica, che è vissuta anche come una vacanza. Anche questo è uno dei
tanti tasselli della musicalizzazione. Aggiungiamo che l’uso della musica non è finalizzato a
intrattenere o a realizzare spettacoli, ma a migliorare gli esercizi. Tuttavia talvolta nei centri si
producono spettacoli di Coreografia aerobica.
Gusti, contesti e associazioni
33
Costas I., Karageorghis, Peter C., Terry, The Psychological, p. 27.
Merker et al., On the role. La discussione con Bjorn Merker è avvenuta a Venezia durante il 17° Seminar in Ethnomusicology,
Gennaio 2012.
35 Francesco Giannattasio, Il concetto di musica, pp. 231-­‐263. La discussione con Francesco Giannattasio è avvenuta a Roma durante le sue lezioni di Etnomusicologia presso l’Università “Sapienza”. 34
36 Gil Lopes, istruttore di Aerobica competitiva, più volte campione a livello internazionale. Intervista di Gennaio 2012, presso il
Centro Sportivo Forum di Roma.
Karageorghis e Terry includono tra i valori motivazionali della musica nei confronti dello
sport anche il “cultural impact”, ovvero l’adesione degli sportivi a specifici modelli culturali di
comportamento e di fruizione musicale.37 In primo luogo la musica agisce sulla socializzazione. Il
movimento sincronizzato è un espediente utilizzato in molti contesti per creare la coesione di un
gruppo e, se necessario, renderlo temibile nei confronti dei nemici. Tia De Nora si sofferma infatti
sul paragone tra la sincronia dell’aerobica e quella dei soldati.38
Le coreografie formalizzate nello Step si avvalgono di una disposizione che per primo Curt
Sachs ha definito “frontale” nella sua Weltgeschichte des Tanzes, per differenziarla da quella in
circolo.39 La coreografia frontale in linea, a differenza di quella in circolo, ha in genere finalità
rappresentative: si danza davanti e per qualcuno. I partecipanti a un gruppo di aerobica, volenti o
meno, proiettano verso l’esterno un’immagine del proprio corpo in movimento e sovente messaggi
seduttivi.40 Tra le danze che fanno uso della disposizione frontale Sachs cita quelle, molto diffuse,
di corteggiamento in cui gruppi di uomini e donne si dispongono specularmente gli uni di fronte
agli altri. Nell’aerobica la relazione speculare avviene tra il gruppo e l’istruttore che esegue gli
esercizi, talvolta addirittura su un palco, per essere visibile da tutti. Una disposizione che fa
pensare a quella di uno show, in cui un artista si esibisce davanti a un pubblico partecipante. Il
carisma dell’istruttore e la complicità che si istaura tra lui e i componenti del gruppo possono dar
vita a reazioni di tipo affettivo, di stima, fiducia e ammirazione. Sia Tony, sia Gil hanno affermato
che un bravo istruttore deve anche essere in grado di galvanizzare il gruppo, anche creando
momenti piacevoli di incontro al di fuori della lezione:
La musica ci mette in comunicazione con gli altri: facciamo tutti la stessa cosa e ci si sente un gruppo.
Non c’è competizione come nello sport. (Gil)
Questa relazione comporta anche sensibilità e rispetto da parte dell’istruttore nei confronti dei
gusti musicali degli allievi:
Il genere più usato è la musica americana da discoteca, ma si può usare di tutto, purché sia remixato.
Generalmente scelgo i brani in base alla loro attualità, al tipo di mood che possono trasmettere, ma
anche in base all’età e i gusti degli allievi. Bisogna sempre mediare con i gusti degli altri e cercare di
non scontentare nessuno, anche se non è facile (Tony).
Sempre al fine di rendere piacevole la lezione, gli istruttori cambiano spesso le compilation,
per non annoiare gli allievi.
Per la fine della lezione a volte chiedo alla mia amica Dj di prepararmi una sezione che si chiama show.
Scelgo una canzone che so può piacere particolarmente al gruppo (magari perché è l’hit del momento)
da eseguire tutta. Per il gruppo è una sorpresa: poter fare gli esercizi su un brano che piace, quando si
conosce bene la coreografia dà molta soddisfazione (Tony)
L’ultima qualità motivazionale che Karageorghis e Terry riconosco alla musica è quella di
creare associazioni emotive e simboliche.
Valentina mi ha presentato il già citato CD intitolato World Step 54’. L’autore del remix,
Marco Manara, ha utilizzato samples di musiche e canti di varie parti del mondo, opportunamente
montati e remixati su una base di loop elettronici. La durata complessiva è 54 minuti come in una
lezione di Step. Si passa da esempi latinoamericani, all’Africa settentrionale, all’India,
all’Australia, alla Spagna, agli Stati Uniti, all’Irlanda.
37
Costas I., Karageorghis, Peter C., Terry, The Psychological, p. 17.
Tia De Nora, Music, pp. 196-7.
39
Curt Sachs, Eine Welgeschichte des Tanzes (Berlin: Dietrich Reimer – Ernst Voshen A.G. 1933), italian edition Storia della
danza, (Milano: Il Saggiatore 1985), pp.180-6.
40
Sulla seduzione nello sport si veda David P. Howe, Impairment: Sensuos, Lived and Impaired, in Frances E. Mascia Lees, A
Companion to the Anthropology of the Body and Embodiment (Chicester-Oxford: Wilay and Blackwell Publishing 2011), pp. 276291.
38
I generi musicali sono interscambiabili, ma dipende dalla coreografia che si vuole fare. Per l’Irish step
si usa musica irlandese e movimenti con attrezzi. Con la musica latina si usano passi “latino” con
movimenti del bacino. Musica indiana: si fanno più movimenti con le mani. Con World Step 54’ è
come fare il giro del mondo in step. (Valentina)
I criteri compositivi, pur nel rispetto dall’organizzazione rigida dei BPM e della forma
basata su cicli di 8 tempi, sono quelli tipici della musica elettronica da discoteca: i cicli si
concatenano alternando situazioni più dense ad altre più rarefatte e i passaggi da un sample
all’altro avvengono con sezioni di groove che presentano varianti l’una rispetto all’altra. I sample,
inoltre sono smembrati in sezioni di 4, 2, o anche un solo tempo e sollecitano un livello percettivo
più raffinato, del semplice abbandonarsi al groove. Questi espedienti rendono meno noiosa la
ripetitività ossessiva del beat e stimolano anche la creazione di nuovi motivi coreutici, come ha
detto Valentina. Vediamo nella Figura 2 una breve analisi si come è trattato il sample di un brano
probabilmente caraibico, basato sull’alternarsi di un coro femminile (sezioni A,C,E) e un solista
(sezioni B,D,G-F). Ogni linea corrisponde a un ciclo da 8 pulsazioni. Ogni quadratino corrisponde
a un tempo.
Figura 2. Analisi di un estratto da Marco Manara World-step 54’.
L’evocazione musicale di luoghi lontani e la stilizzazione ginnica del “viaggio” intorno al
mondo, contrastano con l’ambiente un po’ claustrofobico delle palestre.
Rappresentare un’altrove è quasi istituzionale nell Spinning, che, come mi ha detto
Valentina, rispetto all’aerobica “E’ tutto un’altra cosa” anche nel ruolo della musica.
L’istruttore di Spinning deve guidare il gruppo di utenti in spin bike in un’alternanza di
pedalate veloci e dinamiche con funzione aerobica, con altre più pesanti e lente utili al
potenziamento muscolare, immaginando un itinerario ora in pianura, ora in salita. “L’istruttrice ci
parla, ci dice cosa stiamo facendo, dove siamo, se in montagna, in riva a un fiume. La lezione
diventa più divertente così”. Ha affermato un’allieva di spinning. 41
Non c’è una curva della velocità, come nello step, ma fasi alterne. Per la pianura si usano musiche
predisposte [remixate an hoc], per la salita le scelgo io, più lente, ma anche differenti a seconda del
gruppo o della situazione che voglio costruire. (Alessandra)
Anche Alessandra sceglie i brani musicali da inserire nella sua compilation tenendo conto
del tipo di allievi:
Scelgo le musiche secondo i gusti: per i gruppi sopra i 45 uso canzoni italiane che si possano cantare.
Una volta abbiamo usato quella canzone di Petrolini che ha ripreso Manfredi “Tanto pe’ canta”… Si
scherzava. Era un po’ come una scampagnata.42 (Alessandra)
I siti web di Spinning propongono compilation e CD della durata di una lezione con
musiche cosiddette “pedalabili”. Sono scelte da repertori elettronici con riferimenti New Age,
costruiti intorno all’imitazione di sonorità naturali, con suoni tenuti che offrono l’idea dello spazio
aperto e parti ritmiche non particolarmente veloci, ma in un tempo che in questo caso è pertinente
definire Andante. Per gli istruttori sono proposte liste di brani adatte a ognuna delle fasi della
lezione (warmup, climb, sprints, cooldown etc.). Nel sito Spinning Music ognuna di queste liste è
preceduta da una breve descrizione delle caratteristiche musicali Per esempio:
The key to a good climbing song is the beat: it’s got to have a beat suitable for matching your
cadence. Once you find it, the music will push you to keep going even when your legs are telling you
43
to dial it back. These are my favourites.
Oppure:
There’s no mistaking a good sprinting tune: whether it’s seated or standing, it’s got a beat that pushes
you toward your own best race day pace. Many of these songs naturally move into a sprinting pace for
each chorus, with the verses allowing for recovery in between sprints. Go!44
Nello spinning, dunque, la velocità e l’energia dei brani devono essere dosati con cura. La
musica offre infinite sfumature in questo senso e la sensibilità degli istruttori è particolarmente
importante.
L’altra faccia della musica: le discipline olistiche
Lo Step e lo Spinning sono accomunati dall’esigenza di organizzare un gruppo. Altre
specialità, come il pilates, lo streching, lo yoga, la ginnastica dolce e posturale richiedono una
forte individualizzazione del lavoro fisico.
La fruizione della musica è maggiormente individuale. La musica deve anzi favorire
l’isolamento e la concentrazione: “La musica deve essere di sottofondo, come le luci soffuse,
creare un’atmosfera.” (Alessandra). L’idea di “sottofondo” si confonde con quella di tappeto
sonoro, di presenza discreta e continua, totalmente contrastante con quella martellante delle
musiche da aerobica: “Le musiche non pulsate si usano nello yoga.” (Valentina)
41
Cristina Povoledo, utente del Centro Sportivo Venice Gym di Roma. Intervista di maggio 2007.
Tanto pe’ canta’, canzone italiana con influssi del dialetto di Roma. Composta da Ettore Petrolini e Natale Alberto Simeoni nel
1932 fu incisa dallo stesso Petrolini qualche anno dopo. Nino Manfredi, famoso attore italiano, la riprese durante una trasmissione
televisiva del 1970 facendola diventare molto popolare.
43
http://spinningmusic.wordpress.com, consultato nel febbraio 2012.
44
Idem.
42
Ma l’uso del termine sottofondo non deve far pensare che il ruolo della musica sia solo di
ambientazione. Monica Carcano, fisioterapista e docente di Gym dolce afferma chiaramente che
nella sua specialità la musica è uno strumento, non un sottofondo. Per questo con allievi-pazienti
che cominciano il training sarebbe meglio non utilizzarla in quanto può distrarre dalla
autopercezione. In particolare sono sconsigliate le musiche ritmate, che impongono il proprio
tempo invece di lasciare al paziente completa libertà di movimento. Superata la fase iniziale però
sono diversi gli argomenti a favore dell’uso della musica:
Aggiunge la stimolazione dell’udito alle altre sollecitazioni; facilita l’armonizzazione ritmocoordinazione motoria; aiuta a memorizzare brevi sequenze motorie senza errori percettivi; può
stimolare il sistema neuro-vegetativo variando il tempo dal lento al veloce; aiuta ad automatizzare la
correzione posturale facilitando l’attenzione e l’armonizzazione di tutto il corpo. (Monica)45.
Monica ha introdotto nuove, importanti motivazioni.
In particolare l’ausilio nella “memorizzazione” e nell’”automatizzazione” delle sequenze
motorie. Il supporto della codifica musicale alla memoria di formule verbali è noto a tutti gli
studiosi di oralità. Anche gli studi di etnocoreutica hanno rivelato una stretta correlazione tra la
memoria della musica e quella dei movimenti. Molto spesso, infatti, in contesti di tradizione orale,
nelle prime fasi dei processi di apprendimento non c’è una netta differenza tra danzatori e
strumentisti. Tutti esperimentano le due pratiche (talvolta passando per il canto) per meglio
comprendere, memorizzare e interiorizzare l’intero complesso del linguaggio musicale nella
danza.46
Un altro motivo introdotto da Monica è l’“armonizzazione”. L’armonia è uno dei collanti
che permette, in musica, di coordinare le singole parti in un tutto. Nelle discipline olistiche
l’obiettivo principale è proprio il lavoro complessivo su tutto il corpo, grazie alla percezione
simultanea delle varie parti di sé da parte dell’allievo-paziente.
Lucia Avarone, un’altra docente di discipline olistiche47, mi ha detto che la concentrazione
sull’ascolto, sollecitata dalla musica, è il veicolo migliore per arrivare ad ascoltare il proprio corpo,
dal respiro, al battito cardiaco, al flusso sanguigno. Lucia ha utilizzato il termine “eco” per
definire la risposta, potremmo dire la risonanza, del corpo alle sollecitazioni della musica.
Ma questa volta non si tratta di una risuonare frenetico, potente e in grado di muovere
gruppi di centinaia di persone come nell’aerobica. Qui il rapporto con i suoni è essenzialmente
intimo. I fruitori dei centri di fitness non sono tutti uguali: in base all’età, l’indole e le
caratteristiche fisiche si cercano risposte diverse al proprio bisogno di benessere. La scelta delle
musiche può essere molto individualizzata:
Si usa musica new age, o altro. A me per esempio piace molto Ludovico Einaudi. […] Musica
classica… no. Sai spesso non piace. E bisogna mettere le persone a proprio agio. (Alessandra)
Eppure una allieva di Pilates, mi ha dichiarato di usare musica di Bach per concentrarsi al
massimo durante gli esercizi, isolandosi da tutte le possibili distrazioni, siano esse provenienti
dall’esterno, come i rumori, o dall’interno come gli altri pensieri. Ancor più che nello Step, la
musica deve appartenere alle abitudini di ascolto del fruitore. Notiamo anche come la
comunicazione musicale agisca sui livelli di concentrazione in maniera differente: sia nelle
discipline aerobiche che il quelle olistiche serve a isolare dall’esterno (creando una realtà speciale
in cui quel che conta è il fitness), ma nel primo aiuta a distogliere l’attenzione dalla fatica del
45
Monica Carcano, fisioterapista, docente di gym dolce e ginnastica posturale. Intervista di febbraio 2012, presso il Centro Medico
Spada di Roma.
46
See: Sherry B. Shapiro (ed), Dance in a world of change: reflections on globalization and cultural difference, (Champaign IL:
Human Kinetics 2008); Susan, Miyo Asai, Nōmai dance drama: a surviving spirit of medieval Japan, (Westport CT: Greenwood
1999).
47
Lucia Avarone, docente presso il Centro Sportivo Forum. Intervista di febbraio 2012.
lavoro fisico, nella seconde, meno faticose ma che richiedono un alto controllo motorio, è un aiuto
per concentrarsi sul movimento.
Conclusioni
Abbiamo visto come la musica venga inserita in Italia nei centri di fitness, per finalizzare
al meglio il lavoro fisico, facilitarlo e renderlo più piacevole. Le qualità della musica operanti in
questo processo sono molte. Alcune agiscono direttamente sulla efficacia del movimento
(controllo sulla ritmicità, sulla lateralizzazione, alleggerimento della tensione muscolare, aumento
della concentrazione sul movimento stesso), altre sulla qualità dell’esperienza (miglioramento
della socializzazione, del rapporto con il maestro e con gli altri partecipanti al gruppo, costruzione
di occasioni gradevoli, evocazione di emozioni e contesti simbolici piacevoli).
Sincronia, sintonia e risonanza sono le parole chiave con le quali mi è sembrato di poter
esplicitare il tipo di rapporto che viene volutamente creato tra gli allievi e le musiche che saturano
l’ambiente sonoro delle palestre. Il fenomeno dell’entrainment sembra in tutti i casi significativo
per comprendere i presupposti neurofisiologici che regolano l’ampio ventaglio di reazioni del
corpo alla musica.
Ho proposto anche un’altra parola chiave che mi sembra interessante dal punto di vista
dell’antropologia musicale: musicalizzazione, ovvero il mascheramento del vero obiettivo (il
lavoro fisico) con motivazioni più pertinenti alla sfera della musica come attività autonoma (il
piacere dell’ascolto, la danza, la festa).
In realtà per molti venire in palestra è faticoso e ripetere gli esercizi e noioso. La musica aiuta a
superare tutto questo.” (Valentina).
Questa affermazione di Valentina lascia immaginare che nelle intenzioni degli operatori la musica
abbia in gran parte un ruolo strumentale, anzi che ci troviamo di fronte a un caso quasi esemplare
di musica applicata. Ma quando Tony afferma:
“Nello sport è diverso. Nelle attività competitive c’è un goal che accomuna tutti i partecipanti e anche il
pubblico: vincere. In palestra l’obiettivo, il fitness, è molto meno immediato e poco galvanizzante.
Quindi bisogna costruire una situazione che dia coesione e forza all’attività. La musica è essenziale in
questo” (Tony),
descrive la necessità di sostituire un orizzonte di motivazioni con un altro, fittizio. L’istruttore con
i vari espedienti che abbiamo analizzato mette in atto una sorta di rappresentazione, sconfinando
nel territorio delle performing arts (dalla danza al teatro). Ancora più intrigante mi sembra
l’affermazione di Alessandra: “Sai, alla fine il silenzio preoccupa” che va a toccare territori
psicologici profondi per le motivazioni della music ubiquity.
Infine si sono evidenziate anche motivazioni estetiche: la musica rende più piacevole e
bello il lavoro fisico. Questo richiederebbe forse una maggior cura nella produzione musicale
dedicata. Per i musicisti, come Marco Manara, la composizione finalizzata al fitness è vissuta
come frustante. Gli istruttori come Gil, che hanno rivelato una buona competenza musicale e
conoscenza dei repertori, dicono che devono venire a patti con i gusti degli allievi. In poche parole,
come succede spesso in Italia, emerge anche nei centri sportivi un problema di educazione
musicale e di politiche culturali.
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