UNATERRA“SANTA” “Poi Mosè salì dalle steppe del Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutto il paese: Gàlaad fino a Dan, tutto Neftali, il paese di Efraim e di Manasse, tutto il paese di Giuda fino al Mar Mediterraneo e il Neghev, il distretto della valle di Gerico, città delle palme, fino a Zoar” (Dt 34,1-3) Volendo approfondire il messaggio biblico, è utile rendersi conto della geografia dei luoghi biblici? Non sarà, forse, anche utile per accorgersi di come la parola di Dio si è andata progressivamente chiarendo, sempre all’interno di ben determinate circostanze di tempo e di luogo? Ma perché parlare di terra “santa”? Perché andarci in pellegrinaggio? Non sarebbe questa una forma di feticismo? Dio è, forse, più là che altrove? Non è forse nel cuore dell’uomo che bisogna cercare Dio, perché là Dio ci aspetta? Eppure, Dio ha voluto manifestarsi in un angolo ben preciso della Terra, con la sua parola e con il suo Figlio. “Lo Spirito soffia dove vuole”: non è perciò normale che il cuore ben disposto lo ascolti meglio là dove Egli ha soffiato? Perché su questa terra si è giocato il destino spirituale dell’umanità. Lo scopo di questi appunti è di riassumere i dati permanenti della geografia che hanno influenzato la ‘storia sacra’, come tuttora oggi influenzano l’attualità più profana. Sarà, dunque, questione soprattutto di geografia umana. Una veduta panoramica dell’intero ambiente mediorientale sarà seguita da un primo piano della Palestina. Area della civiltà antica Oltre la cosiddetta “Mezzaluna fertile”, bisogna comprendere nell’area geografica della civiltà antica anche il mondo egeo fino all’isola di Creta, una grande porzione dell’Anatolia, il territorio a est oltre l’Iran, fino alla valle dell’Indo. LA MEZZALUNA La “Mezzaluna fertile” si può delimitare come una catena di sette città: Baghdad, Mosul, Aleppo, Damasco, Beirut, Il Cairo. A ovest c’è il Mar Mediterraneo; a nord-est, nazioni straniere più o meno rivali; a sud-est, il vuoto del deserto arabico, che spingendosi verso nord dà all’insieme, appunto, la forma di una mezzaluna. FERTILE NORD Anatolia Iran Armenia CENTRO Siria Palestina Alta Mesopotamia Il rilievo: altipiani e montagne oltre i mille metri; le vette superano facilmente i 3.000 m. Il clima: siccità assoluta in estate; piogge invernali (400 mm. annuali); queste sono sufficienti per farne una steppa coltivata a cereali. Il centro degli altipiani dell’Anatolia e dell’Iran contiene veri deserti. Coste sul Mediterraneo: frastagliate, prive di facili comunicazioni se non per via mare e prive di buoni porti naturali, ciò che difficilmente consente la formazione di grandi concentrazioni urbane. Ancora sulla costa, vi sono zone pianeggianti e collinari, strette ma fertili. Catena montuosa immediatamente dopo la costa: di accesso difficile, coperta da grandi foreste (i famosi cedri del Libano sul G. Makmal, m.3063), rotta da forre strette e profonde, che la dividono in parecchi gruppi, diversi per estensione e per altezza. Una depressione centrale tra il Libano e l’Antilibano: a sud l’Ermon. Una barriera orientale: costituisce un nuovo fattore di divisione, già ben marcato nella regione di Aleppo. Il tavolato desertico si inclina nettamente verso l’Eufrate (gran tavolato siro-arabico). Il Libano e l’Antilibano: superano i 3.000 m. e separano due sorelle rivali: Damasco e Beirut (che ha rimpiazzato l’antica Tiro). Le montagne palestinesi: con altitudini più moderate, hanno un territorio agricolo più vasto ma più disperso. Tra esse e l’Egitto, il deserto del Sinai non fu mai un ostacolo insormontabile. “Questa descrizione sommaria del rilievo siro-palestinese è sufficiente per illustrare il fattore geo-politico di un territorio che, presentando una serie di entità geografiche distinte, non consente una omogeneità politica; si oppone anzi ad essa con la forza sempre attiva di una legge fisica”. SUD Bassa Alto Egitto: incassato fra rocce. 2 Mesopotamia Egitto Arabia Basso Egitto: è il delta del Nilo, una piana acquosa, disseminata di lagune e acquitrini esuberanti di vegetazione, con acque straordinariamente pescose e boschi ricchi di selvaggina. Facili comunicazioni con i paesi circostanti. “Le due terre hanno sempre ritenuto la loro individualità, che si riflette nel corso della storia e della vita religiosa, nella duplice amministrazione politica e nelle rivalità che talvolta suscita dei contrasti. Sono tuttavia così inseparabili e complementari l’una dell’altra che l’ideale della monarchia unica e assoluta s’imporrà come regola dell’evoluzione politica”. Nilo: ogni anno, da giugno ad ottobre, inonda le terre che attraversa, depositandovi un limo straordinariamente fertile. “Perché l’inondazione sia proficua, dev’essere controllata e regolata. Il Nilo, dopo aver creato l’Egitto dal punto di vista fisico (“creatore” è uno dei suoi appellativi) e dopo averlo fornito di viveri, costringe gli abitanti delle rive a organizzarsi per il coordinamento dei loro sforzi, a sottoporsi a una disciplina, che sarà tanto più efficace per il bene comune, quanto più verrà concentrata; già in questo senso il Nilo è un fiume veramente “imperiale”. Il pensiero egiziano è fortemente influenzato dalla situazione geografica. L’egiziano vive in un paese luminoso dove, ogni mattina, sale a est, raggiante di vita, il sole, scacciando l’angoscia notturna provocata dalla sua scomparsa. Quando tutto è secco, il Nilo straripa, ma sempre nello stesso periodo, portando acqua, limo fertile, vita. Così, spontaneamente, il temperamento egiziano è generalmente ottimista e gli dei che immagina sono buoni, sa che vegliano su di lui, crede che dopo la morte lo aspetta una vita nuova e felice, anche se poco personale. Bassa Mesopotamia: pianura alluvionale dei grandi fiumi Tigri ed Eufrate. Gli immensi deserti dell’Arabia si estendono tra il delta di questi due fiumi, (un tempo a sbocco separato) e quello del Nilo. Come l’Egitto, anche la Mesopotamia ha facili vie di comunicazione con gli altri paesi. Per questa sua importanza economico-politica tutti i grandi popoli dell’antichità tentarono di assicurarsene il possesso o almeno il controllo. Anche il pensiero mesopotamico deve molto alla situazione geografica. Esso è fondamentalmente pessimista. L’abitante di queste regioni vive in una vallata dove le piene sono imprevedibili e provocano veri e propri diluvi, di cui sono state trovate molteplici tracce durante gli scavi archeologici. Dagli altopiani dell’attuale Iran scendevano ogni tanto tribù affamate, mentre dal deserto d’Arabia provenivano senza fine orde di nomadi. Così gli dei mesopotamici sono capricciosi, in lotta continua tra loro e l’uomo appare come il mortale impaurito che cerca di porsi al sicuro dai contraccolpi delle loro collere. Il regno dopo la morte è triste; le ombre dei defunti vi sono riunite per un destino senza gioia. TIPO DI VITA La vita agricola ha prevalso durante tutta l’antichità, le produzioni di base erano i cereali, la vite e gli alberi da frutto. Ma c’era anche l’allevamento. La vita commerciale si è sviluppata molto presto e si basava soprattutto sullo scambio e il trasporto di metalli o minerali preziosi, di derrate agricole di valore (vino, olio), di prodotti dell’artigianato. Le popolazioni del deserto sono sempre state una minaccia e, nello stesso tempo, una riserva di uomini. Ma la loro influenza è stata decisiva solo con la decadenza degli imperi musulmani, verso il decimo secolo della nostra era. PALESTINA: Un paese, cinque regioni Dt 8,7-10: Mosè parlò al popolo dicendo: «Il Signore tuo Dio sta per farti entrare in un paese fertile: paese di torrenti, di fonti e di acque sotterranee che scaturiscono nella pianura e sulla montagna; paese di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni, paese di ulivi, di olio e di miele; paese dove non mangerai con scarsità il pane, dove non ti mancherà nulla; paese dove le pietre sono ferro e dai suoi monti scaverai il rame. Mangerai dunque a sazietà e benedirai il Signore tuo Dio a causa del paese fertile che ti avrà dato». Il paese biblico è un territorio montagnoso, generalmente abitabile, ma molto diviso. Come in ogni epoca, così anche oggi ha vari centri: Gerusalemme, Tel-Aviv, Haifa, Amman, Nablus. Attorno ad essi è possibile distinguere cinque regioni naturali più o meno ben delimitate: attorno a Gerusalemme, la montagna del sud, con limiti chiari; attorno a Nablus, la montagna del centro, più aperta; attorno a Tel-Aviv, la pianura costiera, interrotta dallo sperone del G.Karmel; 3 attorno ad Haifa, attorno ad Amman, la Galilea, come retroterra; la Transgiordania. (per le cartine geografiche cfr. Bibbia di Gerusalemme o altra edizione) Una piccola scena per una storia universale La “terra d’Israele” si estende, secondo la formula classica, “da Dan a Bersabea” (Gdc 20,1 cfr. BG): cioè dal monte Ermon, a nord, al Negheb e al deserto della penisola del Sinai, a sud: 240 km. di lunghezza; 48 km. di larghezza (dal mare al Giordano) a nord e 80 km. a sud, nella regione del M. Morto. “Così l’Israele vero e proprio copriva ca. 16.000 Kmq., più o meno come il Lazio. La storia biblica si è svolta su una piccola scena: le capitali del regno diviso, Samaria al nord e Gerusalemme al sud, distavano l’una dall’altra circa 56 km.” IL RILIEVO Includendo anche la Transgiordania, il paese si presta a venir diviso in quattro strisce più o meno parallele stendendosi da nord a sud. Procedendo da oriente verso occidente queste strisce sono: 1) i monti della Transgiordania; 2) la fossa giordanica; 3) i monti della Palestina: la montagna del centro e la montagna del sud; 4) le pianure della costa mediterranea. Le due catene di monti, quella transgiordanica e quella palestinese, sono la continuazione, rispettivamente, delle catene del Libano e dell’Antilibano, in Siria. Originariamente un’unica catena si spaccò in due da nord a sud per il ripiegamento della crosta terrestre; nell’area palestinese questa spaccatura prese la forma della grande fossa giordanica, lungo la quale il Giordano scorre verso il Mar Morto. Questa grande spaccatura del terreno che si abbassa fino ad oltre 390 m. sotto il livello del mare alla superficie del Mar Morto, continua a sud di esso nella brulla vallata dell’ Araba che si apre sul golfo di Aqaba. (La spaccatura ha lasciato il suo segno fino in Africa, ed è visibile nella linea che dal Mar Rosso scende fino al lago Nyassa e alle cascate Vittoria). IL CLIMA: “sul fronte” tra mare e deserto Le influenze del mare e del deserto si mescolano sulla Palestina, posta come una trincea sul fronte tra il Mar Mediterraneo e il deserto arabico Tali influenze si mescolano diversamente col variare della configurazione naturale del territorio: la costa, le montagne, la depressione giordanica. “Fondamentalmente, ci sono due stagioni: l’estate, calda e asciutta, e l’inverno, freddo e piovoso. La costa palestinese è calda; il caldo umido estivo raggiunge anche i 37-38 gradi a Tel-Aviv e Haifa. La temperatura della zona montagnosa è di 2-3 gradi minore di quella della costa. L’estate in questa zona, per esempio a Gerusalemme, porta giornate calde e assolate (c.35°) e notti fresche (11-15°) “Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: viene la pioggia. Quando soffia lo scirocco, dite: ci sarà caldo. Ipocriti…” (Lc 12,54-56) Il cattivo tempo sulle montagne non è tanto dato dall’umidità, come sulle coste, ma piuttosto dal vento, sia che si tratti del vento che porta la pioggia del Mediterraneo, sia del vento caldo che soffia dal deserto in maggio ed ottobre, al momento del passaggio da una stagione a un’altra, troppo tardi per compromettere il raccolto dei cereali, ma in tempo per danneggiare quello della frutta che sono allora in piena formazione (cfr. Is 27,6-8; Ger 4,11; Ez 17,7-10). “Gesù li conosceva tutti e due (Lc 12,54-55); ed in inverno egli si tratteneva nell’unico portico del tempio che offriva protezione dal vento prevalente della stagione (Gv 10,23). La parte della fossa giordanica che si trova molto al di sotto del livello del mare, dov’è per esempio, Gerico, d’estate è come un forno per il caldo intenso oltre i 40°), ma è un’ottima località climatica d’inverno”. Oltre ai venti nominati precedentemente, i venti locali più importanti sono le brezze: la brezza di mare, soprattutto in estate, a partire dal pomeriggio, e la brezza di terra, che soffia per qualche ora prima dell’alba (cfr. Gen 3,8; Ct 2,17). Si conoscono anche depressioni o anticicloni di origine termica locale. Attorno ad essi può stabilirsi, per qualche ora, una circolazione d’aria di una certa intensità. Il lago di Tiberiade, con la sua forma di conca e la grande differenza di temperatura che può esistere tra il fondo e le cime che lo circondano, si presta molto a simili perturbazioni (cfr. Mt 8,23p; 14,24ss; Mc 6,55ss; Gv 6,18ss). “Mi attendevano come si attende la pioggia, o aprivano Anche la caduta della pioggia comporta delle variazioni. Vi sono variazioni sul territorio: con differenze notevoli tra la pianura costiera dove la pioggia è meno abbondante, la montagna più irrigata, il versante orientale fino alla vallata del fiume dove il clima è quasi 4 la bocca come ad acqua primaverili” (Gb 29,23) desertico. Dall’altra parte del Giordano, la montagna di Transgiordania riceve di nuovo un’abbondante precipitazione. Gerusalemme, in media, riceve 700 mm di pioggia all’anno. Variazioni durante il corso dell’anno: tutte le precipitazioni hanno luogo tra novembre e marzo; le poche gocce che possono cadere in ottobre e aprile non fanno che buttar giù la polvere. Variazioni da un anno all’altro: sono frequenti, e talvolta anche superiori, le variazioni fino al doppio di quantità. “Un’annata buona è quella nella quale la pioggia precoce cade in ottobre, al tempo della semina, e quella tardiva cade in marzo-aprile, prima della mietitura. I riferimenti biblici a queste due piogge sono numerosi: Dt 11,14; Os 6,3; Ger 5,24; Gl 2,23. (Note BG) Se a noi occidentali non sembra che la quantità di pioggia sia molto abbondante, essa fece evidentemente una straordinaria impressione sugli Israeliti quand’essi giunsero in Canaan dall’Egitto, una terra dove l’acqua viene dal Nilo e non dal cielo (Dt 11,10-25). La neve non è insolita per i monti di Palestina, o quindi, ad es., per Gerusalemme, Betlemme, Hebron; e sui monti di Transgiordania le nevicate talvolta bloccano le strade. “Essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate, che non tengono l’acqua” (Ger 2,13) Il carattere stagionale delle piogge richiede che l’acqua venga raccolta in cisterne per la stagione secca, a meno che un paese sia tanto fortunato da non esser lontano da una sorgente ed avere così a disposizione acqua corrente o “viva” (di qui le figure usate in Ez 47,1; Zc 13,1; Gv 4,1-42: cfr. BG, nota 41-42, samaritana). Caratteristico della Palestina è il wadì, cioè una valle che d’estate è asciutta ma nella stagione delle piogge diventa un canale di flutti veloci e di violente correnti. Quando sono asciutti i wadì servono come strade per salire verso le montagne. Ci sono pochissime valli che abbiano corsi d’acqua perenni. I fenomeni atmosferici e naturali sono serviti agli ebrei, specialmente ai profeti, per esprimere attraverso immagini la loro esperienza umana e religiosa. Così il vento può esprimere: la presenza di Dio, che ora incute timore (Es 20,18ss; S 29; 18,8-16; At 2,1s), ora è segno di pace e di intimità (Gen 3,8; 1R 19,11ss); il mistero di Dio: Gv 3,8; la collera di Dio: Gb 27,21; Is 27,8; l’ozio: Qo 11,4; il capriccio, l’instabilità: Gb 30,22; la vanità Ger 5,13; Gb 15,2; 16,3; ecc. Puoi controllare su un vocabolario biblico o su una concordanza altre voci, come: acqua, uragano, nube, fuoco, frutto, vigna, vino, olio, ecc. 30 chilometri dal Piemonte al Sahara La varietà del clima comporta naturalmente la varietà delle produzioni. La Palestina è una zona limite, dove trenta chilometri di strada fanno passare dal Piemonte al Sahara. Le montagne hanno infatti le colture tradizionali mediterranee: grano, orzo, olivi, vigne, fichi; a questi vengono aggiunti sempre più oggi altri alberi da frutto. Alcuni residui di foreste di querce e di pini si vedono ancora in Galilea, sul G. Karmel, in Transgiordania. Le colline, le valli, le piccole pianure di media altitudine si prestano bene alla coltivazione delle primizie di primavera o d’inverno. Questo tipo di paesaggio si ritrova facilmente dalla Grecia alla Spagna. La pianura costiera ha agrumeti di fama internazionale, che fanno pensare all’Africa del nord. Vi si fa crescere anche il cotone, la barbabietola da zucchero e prati artificiali. Le coltivazioni di banane ricordano al viaggiatore che si sta avvicinando ai tropici, ma per trovare datteri in quantità apprezzabile bisogna andare nelle oasi del Giordano, nettamente più calde e riparate. Come in tutti i paesi asciutti, l’allevamento tradizionale è molto povero. Se i greggi di montoni e di capre che vengono, dopo la mietitura, sulle terre coltivate, possono fare impressione, i prodotti sono tuttavia mediocri. L’allevamento moderno dà buoni risultati, ma a prezzo di grandi lavori d’irrigazione. dai tempi biblici ai nostri giorni Come si vede, questo paese si presta a un’agricoltura differenziata, che dà sovente dei prodotti di valore. Nei tempi antichi vi si trovavano solo fichi, olivi, viti, palme e datteri. Le colture tropicali e subtropicali (banani, aranci, ananas, pompelmi, ecc.) sono apparse più recentemente. La terra della Bibbia era un paese mediterraneo marginale; la Palestina attuale ha sovente un aspetto 5 tropicale molto più ridente. Queste coltivazioni rigogliose sono possibili solo in seguito ai lavori d’irrigazione, al risanamento dei terreni, ai legami con i mercati lontani. Esse si giovano soprattutto delle pianure, anche se l’equilibrio attuale del paese non rassomiglia a quello dell’antichità. Il viaggiatore deve tenerne conto, se vuole comprendere la storia dei tempi biblici, e anche quella dei tempi moderni. Una volta la montagna produceva di più e meglio e poteva nutrire un popolo più numeroso; oggi è il contrario. Questa evoluzione non è che un caso particolare del fenomeno che si osserva in tutta la zona mediterranea. In Palestina, l’evoluzione, insufficientemente preparata sotto l’impero turco, si è avuta in trent’anni, e sotto una spinta estranea; è questa una delle cause dei turbamenti attuali. TRANS-GIORDANIA La Transgiordania è una catena montagnosa che fa da riscontro ai monti più bassi della Palestina: ad ovest domina la fossa del Giordano con un pendio molto scosceso da 800 a 1200 m. di altezza; un piccolo numero di strade la superano con difficoltà; ad est domina il deserto con un pendio dolce, da 200 a 300 m. in media. “Edom, tu che abiti nei crepacci rocciosi...” (Abd 1,3) L’altipiano superiore è abbastanza largo e fertile da permettere delle colture di grano. Vi si trovano grossi villaggi e qualche piccola città. La catena montuosa è tagliata da est ad ovest da una serie di canyons o gole, abbassamenti del terreno che si aprono a ventaglio partendo dalla grande depressione giordanica, come rami che partono da un tronco. Queste gole sono attraversate da corsi d’acqua perenni (quella dell’Arnon è profonda più di 700 m.). Quattro di questi fiumi dividono la Transgiordania in altrettante zone: lo Yarmuk, che segna oggi la frontiera tra Siria e Giordania; lo Yabbok, la cui sorgente approvvigiona di acqua la città di Amman; l’ Arnon, che sbocca a metà del mar Morto; l’ Hasa, all’estremità meridionale del mar Morto. La strada antica che serve le regioni abitate attraversa queste quattro vallate con grande difficoltà. Perciò si preferisce spesso aggirarle dal deserto, molto più agevole, e seguire la “strada dei pellegrinaggi”, che va da Damasco a La Mecca. “Ecco, io ti do in mano ai figli d’Oriente ti darò in preda alle genti...” (Ez 25,1-14) Così divisa, la Transgiordania non ebbe mai un’unità naturale. Ai tempi biblici si distingueva: il Bashan, a nord dello Yarmuk, dal territorio molto fertile e dalle piogge abbondanti, spesso dipendente da Damasco; il Galaad, a sud dello Yarmuk, disputato tra Israeliti e Ammoniti; il Moab, tra l’Arnon e l’Hasa; l’Edom, a sud del Mar Morto. All’epoca del Nuovo Testamento, questo paese era diviso tra diverse città e regni più o meno autonomi. Gli imperi successivi l’hanno unificata, ma solo recentemente tale regione è diventata un regno distinto con una capitale propria. IL GIORDANO Tra le regioni del paese biblico esiste una frontiera naturale molto netta: il fiume Giordano. “Dal Mar Mediterraneo fino al Giordano” (Gs 23,4) Esso nasce alle falde del monte Ermon, da numerose sorgenti: le principali si trovano nella pianura di elHuleh (alt. media m. 100), che, risanata e coltivata, è oggi tra le più fertili del paese. “la legge trabocca di sapienza come il Giordano nei giorni della mietitura” (Sir 24,24) “Come un leone sale dalla boscaglia “Questa bella regione di cascate e di turbolenti torrenti primaverili è descritta dalla lirica eloquente del Sal 42,7-8": “In me si rattrista l'anima mia; perciò di te mi ricordo dalla terra del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar. Un abisso chiama l’abisso al fragore delle tue cascate. Tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati”. Con un percorso di 18 km scende (da +68) verso il lago di Tiberiade, dove si getta. Questo lago (-212 m.; lungo 21 km.; largo 11 km.; profondo fino a 45 m.), dalle acque solo leggermente salate, è incavato fra pareti assai ripide, ma a nord e nord-ovest è aperto verso due piccole ma fertili pianure (zona di Cafarnao). Dal lago fino al mar Morto (105 km. in linea d’aria, ma 320 km. di percorso fluviale) si estende un bassopiano salmastro, difficilmente coltivabile anche quando sia irrigato da abbondanti sorgenti. 6 del Giordano verso i prati sempreverdi, così in un baleno io lo scaccerò di là…” (Ger 49,19) “quale testimonianza di quella gente malvagia esiste ancora una terra desolata, fumante, insieme con alberi che producono frutti immaturi” (Sap 10,7) “Il letto del fiume, largo dai 500 metri ai 3 km, segnato da sempreverdi, è inondato nei mesi di piena e ristretto a una corrente di 30-40 m. nei mesi di magra. In prossimità degli affluenti vi è una vegetazione tropicale, e nelle oasi, in antico come oggi, sorgono villaggi e città, come Beisan e Gerico; ma per il clima torrido in genere il paesaggio è desolato. Vi è in tutto questo un accumularsi di ostacoli che si aggiungono al fiume, in sé assai poco impressionante, anche se non lo si può guadare in ogni posto e in ogni stagione. Sempre, perciò, nella storia il Giordano è stato sentito come una frontiera naturale e un decisivo elemento di divisione. Il fiume si getta poi, con circa 200 metri cubi d’acqua al minuto, nel mar Morto. (394 m. sotto il livello del mare; 396 m. di profondità; 80 km. di lunghezza e 16 km. di larghezza). Le acque, fortemente salate 25 per mille, rendono impossibile ogni vita animale. Esse si prestano oggi a uno sfruttamento industriale dei sali di potassio e di boro. Sulla costa nord-occidentale sorgono le rovine di Qumran, residenza della comunità che produsse i “rotoli del mar Morto”. A sud del mar Morto la depressione continua e divide i deserti di queste regioni fino al golfo di Aqaba. IL GIORDANO Per le sue caratteristiche il Giordano ha assunto nella storia e nella tradizione d’Israele una sfumatura teologica. -”Il Giordano servì soprattutto come confine del popolo di Dio e come difesa, nell’A.T., contro i suoi nemici, tanto più che, fino alla dominazione romana, non vi erano ponti che ne facilitassero il passaggio. È necessario attraversarlo per entrare nella Terra Promessa (Dt 2,29). I primi capitoli del libro di Giosuè accentuano il senso di confine naturale del Giordano quando ci presentano il passaggio del popolo eletto attraverso lo stesso, possibile solamente grazie a un intervento soprannaturale. -Fu attraversato da Davide in fuga: 2S 17,22; 19,16-31. -Elia ed Eliseo soggiornarono presso il Giordano: 1R 17,3; 2R 2,6-14; 5,10. -È cantato nei Salmi: S 42,7; 114,5. -Nel N.T. il Giordano è associato soprattutto all’attività di Giovanni il Battista. -Gesù inizia la sua vita pubblica partendo dal Giordano: Mt 3; Mc 1,4-11; Lc 3; Gv 1,19-51. -Il racconto del passaggio del Giordano nel libro di Giosuè ispira probabilmente quello del passaggio a “piedi asciutti” sul Mar Rosso: in tal modo tutto l’Esodo del popolo di Dio verso la Terra Promessa è racchiuso tra due racconti di ‘passaggio’. -”L’attività del Battista e l’inizio della vita pubblica di Gesù Cristo a partire dal Giordano, evocano a loro volta l’ingresso del popolo eletto nella Terra Promessa, dato che la Terra Promessa richiama l’idea del regno dei cieli annunciato dal Battista e proclamato dal messaggio di Gesù. Secondo i padri, il passaggio del Popolo Eletto attraverso il Giordano è anche figura del battesimo cristiano”. “Non può restare nascosta una città collocata sopra un monte...” (Mt 5,14) La regione meglio delimitata della Palestina è la montagna del sud o Giudea. Essa è delimitata ad est da pendii desertici che scendono verso il mar Morto, a sud dal deserto del Neghev che si prolunga fino al Sinai, a ovest da un pendio erto e pietroso che la separa nettamente dalla pianura, a nord una larga e profonda vallata interrompe la serie di montagne e funge da limite naturale molto ben individuabile, seguito oggi dalla ferrovia da Giaffa a Gerusalemme. Di questa catena montuosa il luogo più abitabile è il dosso centrale. Le vette, da 1000 a 1200 m., rotonde e piatte, dominano di poco gli altipiani e i pianori, da 800 a 900 m., dove si trovano le terre fertili e ben irrigate. Una strada sud-nord costituisce una via di comunicazione abbastanza facile. Difficile, invece, è passare da est a ovest. La Giudea non è dunque un muro che isoli, ma un castello in cui il primo torrione era la città di Ebron, che ha sempre conservato un carattere provinciale molto vivo, ma il cui centro di attività è da molto tempo Gerusalemme, dove Davide, con abile mossa politica, trasferì la capitale del regno. GERUSALEMME Prima di essere città santa essa era passaggio obbligatorio da nord a sud, primo passaggio relativamente LA MONTAGNA DI GIUDA “In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna...” (Lc 1,39) 7 facile da est a ovest, utilizzando pendii agibili ed evitando il mar Morto. Oltre quelli strategici, la sua posizione non le offriva ulteriori vantaggi. Sulla cima dei monti, in una regione senza agricoltura né industria, Gerusalemme deve la sua espansione alla scelta di Davide che ne fece la sua città particolare tra le due tribù di Israele a nord e di Giuda a sud. ”Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo” (At 2,5) La sua vocazione di città santa è cioè quasi completamente slegata da fattori geografici ed economici. Anzi, proprio quando la città perse la sua importanza politica, dopo l’esilio, vide accorrere ad essa uomini di tutte le nazioni. (All’epoca di Davide sembra che essa contasse circa 2000 abitanti; 5200 all’epoca di Salomone; 20.000 all’epoca di Giosia, 609 a.C.; 4.800 poco prima della conquista di Alessandro, 333 a.C.; 32.000 con Alessandro Ianneo, 76 a.C.; 38.000 con Erode il grande, 4 d.C.; 82.500 poco prima della distruzione del secondo tempio, 66 d.C.)/ LE PIANURE DELLA COSTA PIANURA DEI FILISTEI “Dio non lo condusse per la strada del paese dei Filistei, benché fosse più corta” (Es 13,17; cf 14,2) “Sansone lasciò andare le volpi per i campi di grano dei Filistei e bruciò i covoni ammassati e perfino le vigne e gli oliveti” (Gdc 15,5) “Sole, fermati in Gabaon e tu, luna, sulla valle di Aialon” (Gs 10,12) PIANURA DI SHARON “Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Sharòn” (Is 35,2) Ad ovest della montagna, da Giaffa a Gaza (70 km. di lunghezza e 20 km. di larghezza) si estende la pianura della Filistea, attorno alle cinque città di Gaza, Ashqelon e Ashdod sulla costa e Gat ed Ekron all’interno. La striscia costiera (3 km.) è segnata da dune sabbiose, alte fino a 50 m., e lungo essa corre la strada maestra fra l’Egitto e la Siria, che probabilmente fu percorsa da un gruppo di Israeliti espulsi dall’Egitto, mentre fu evitata dal gruppo fuggito con Mosè. “La pianura filistea è la zona compresa fra le dune e i piedi delle colline. Oliveti e cereali erano la ricchezza agricola dei Filistei, abbondanza che poteva essere guastata dal triplice pericolo della carestia, della peste e della guerra, essendo il loro territorio punto di passaggio nell’eterna lotta fra l’Egitto, a sud, e Siria, Assiria e Babilonia a settentrione e ad oriente. Del resto, ancora oggi Gaza è un punto caldo fra Israele ed Egitto. “Fra la pianura Filistea e la montagna di Giudea si elevano le colline (100-450 m.) e sommità rotonda e spianata, che costituiscono la particolare regione della Shefelah (terra bassa, Gdc 1,9), tanto contesa tra Filistei ed Ebrei (1S 6; 2S 6; Gs 10,28-40; Gdc 15,16; 2S 5,17-25) in quanto le sue valli costituivano il passaggio naturale dalla Filistea alle montagne. Così Sennacherib e Nabucodonosor preferirono attaccare Giuda da questo lato anziché da nord; nella valle di Aialon, passaggio verso Gerusalemme, Giosuè combatté contro i re del meridione (Gs 10,10-15); la stessa valle ebbe una funzione strategica nella guerra di Saul contro i Filistei (1S 14,31) e nella guerra del 1948 tra Israele e Giordania. Da Giaffa fino alle pendici del monte Carmelo si stende, per circa 60 km, la pianura di Sharon (“terra piatta”?). “Il suolo è di una feracità proverbiale (Is 35,2; Ct 2), ma gli ostacoli presentati dalla natura del terreno furono un deterrente notevole ai viaggi e al sorgere di centri abitati. Solo nei tempi del N.T. le strade e i ponti romani rendevano più facilmente attraversabile la pianura di Sharon. Vediamo Pietro attivo a Lidda e a Giaffa (At 9,32-10,23); Paolo si imbarcò e sbarcò a Cesarea marittima (At 9,30; 18,22; 21,8). In questa stessa città, costruita da Erode il Grande e centro del potere romano in Palestina, Paolo fu in prigione sotto i governatori Felice e Festo (At 23,23; 25,12) e tanto Erode Agrippa I che Erode Agrippa II vengono ricordati in visita a Cesarea (At 12,19; 25,13). 8 AI PIEDI DEL CARMELO: DOR E PIANA DI ASER “Aser si è stabilito lungo la riva del grande mare e presso le sue insenature dimora” (Gdc 5,17) “Il più appariscente elemento naturale della costa palestinese è il grande promontorio del Carmelo, che forma la larga baia di Haifa e Acco, sulla quale ha una vista tale da lasciar senza fiato. Qui la tradizione ha localizzato lo scontro tra Elia e i sacerdoti di Baal (1R 18,20ss). L’insenatura era l’unica, sulla costa palestinese, di grande importanza nell’antichità come approdo per le navi e come apertura della via (via del mare) che attraverso il corridoio formato dal Qishon biblico comunicava con la pianura di Esdrelon e quindi con Damasco SAMARIA Fa parte di questa regione la pianura di Sharòn, già descritta. Ad ovest di essa, il massiccio montagnoso si abbassa e si frantuma man mano che si va da sud a nord. A poco a poco appare un paesaggio nuovo: creste dalle cime individualizzate (Gelboe 500 m.; Ebal 940 m.; Garizim 881 m.) separano piccole conche o grandi vallate fertili. “… si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria” (Gv 4,3-4) Un incrocio naturale ha fissato il sito più stabile di tutta la Palestina: l’antica Sichem, oggi rimpiazzata da Naplus a 3 Km. di distanza, nell’altopiano di el-Mahnah, centro di comunicazione fra sud e nord, est e ovest. La città di Samaria non è lontana. “Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem...” (Gen 12,6) Questo territorio fu occupato dalle tribù di Efraim a sud e Manasse a nord, della casa di Giuseppe, gruppo che fu il principale antagonista della casa di Giuda, per il potere in Palestina. In questo, per quanto riguarda ad es. la tribù di Efraim, essa fu favorita: infatti, salvo verso sud dove non esiste confine naturale con la tribù di Beniamino e Giuda, essa trovava difesa e forza naturale nel ripido abbassamento dell’altipiano sulla pianura di Sharòn ad ovest, nella fossa giordanica ad est, in Manasse a nord. Le sue città più importanti furono Betel e Shilo; e per quanto riguarda il territorio di Manasse furono Sichem, Tirza, Samaria e Dotan. “Dio ti renda come Efraim e come Manasse” (Gen 48,20) “Guai alla corona superba degli ubriachi di Efraim, al fiore appassionato del suo splendido ornamento, che domina la fertile valle...” (Is 28,1) Ebal e Garizim I monti Ebal, a nord, e Garizim, a sud di Sichem: due vette dove si celebravano i riti di rinnovazione dell’Alleanza: Dt 11,29; 27,4-26; Gs 8,33-35; Gdc 9,7. Sichem Giosuè vi rinnovò l’alleanza: Gs 24; Capitale delle tribù del centro (Gdc 9,1), poi del regno del nord (1R 12,1-25) Silo Primo santuario dove fu deposta l’arca (Gs 18,1; Gdc 21,19ss) e dove visse il giovane Samuele (1S 1,49; cf S 78,60; Gr 7,14 Samaria Nuova capitale del regno del nord, costruita da Omri verso l’880 a.C. (1R 16,24), distrutta nel 721 2R 17,6). Menzionata sovente dai profeti: Is 28,1-6; Gr 23,13; 31,5; Ez 16,23; Os 7,1; Am 3,9; 4,1; 6,1; ecc. Luogo d’origine della setta dei Samaritani (2R 17,24-41; Esd 4; Ne 3,33-34). GALILEA “Il paese di Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, Galilea delle genti” (Mt 4,15) “In passato umiliò la terra di Zabulon La Galilea (55-56 Km. da sud a nord, 32-40 Km. da est a ovest) ha solo una frontiera naturale: il Giordano a est. Così questo paese fertile è stato spesso sconvolto nella storia. A nord, nessun limite naturale si evidenzia tra l’alta Galilea, con caratteri veramente montani (vette sui 1200 m.) e l’Altipiano Libanese che fa seguito. Qui si installò la tribù di Neftali. A ovest la piana di Aser, di cui si è già parlato, con il porto di Haifa, centro economico della regione. La Galilea centrale, o bassa Galilea, presenta una specie di reticolato di colline, su cui preferibilmente stanno le città, di altipiani e piccole pianure; vi predomina l’orientamento est-ovest, ma vi si può circolare in tutti i sensi e non vi è un punto d’incontro centrale. La maggior parte della Bassa Galilea, ai tempi dell’A.T., era occupata dalla tribù di Zabulon, in posizione migliore rispetto ad Aser a ovest, Issachar a sud-est, Neftali a nord e a est. 9 e la terra di Neftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e la curva di Goim” (Is 8,23) Nonostante ciò, la Galilea è rimasta fuori dalla corrente principale della vita israelitica ed era trattata con disprezzo dai giudei “puri” (Gv 7,52). Pur avendo avuto una parte sorprendentemente piccola nella storia dell’A.T., essa doveva vedere il coronamento delle attese di quella storia. Nazaret è diventata per la pietà cristiana una “città santa”. Tiberiade fu il centro delle scuole rabbiniche dal 2° al 6° sec. d.C., poi, nel Medio Evo il capoluogo di tutta la regione. Così in Galilea prese origine sia il cristianesimo sia il giudaismo talmudico post-biblico. Niente di tutto questo era favorito o dettato dalle condizioni ambientali. “Issachar è un asino robusto, accovacciato tra il doppio recinto. Ha visto che il luogo di riposo era bello, che il paese era ameno...” (Gen 49,14ss) A sud, la Galilea si apre su due larghe pianure che raggiungono la zona della Samaria: da un lato la pianura di Esdrelon (con la tribù di Zabulon a est e Issachar a ovest) estremamente fertile, purché ben prosciugata; dall’altro lato la pianura di Beth-shan, ugualmente fertile, dove si fa sentire il clima quasi tropicale del Giordano, ma dove numerose sorgenti provvedono una buona irrigazione. Tra le due, un corridoio di bassa altitudine (0 m.) rende facili le comunicazioni. Ma le strade antiche si dirigevano piuttosto verso nord-est, così da superare il Giordano a nord del lago di Tiberiade. ESDRELON Oltre ad essere la più ampia estensione di terra coltivata della Palestina, questa valle aveva una grande importanza internazionale e nazionale dal punto di vista strategico. Infatti, per essa passava la strada principale che collegava l’Egitto con la Siria. Per raggiungere la pianura le carovane dovevano superare la catena del Carmelo solo attraverso quattro passi, difesi da altrettante fortezze: Jokneam, Meghîddo, Taanak, Ibleam. Meghiddo era il punto strategico più importante: -Tutmosis III, nel 1468 a.C. vi sconfisse i resti degli Hyksos, dando avvio ad un impero mondiale; -Salomone la fortificò: 1R 9,15; -Il re di Giuda, Giosia, vi morì nel 609 nel vano tentativo di impedire il passaggio ad un esercito egiziano: 2R 23,29ss. In questa valle avvenne ancora: -La vittoria sui Cananei (1125): Gdc 4,5; -La vittoria sui Madianiti: Gdc 7; S 83; -La sconfitta e la morte di Saul a Gelboe (1050): 1S 31; Da questo si comprende perché nella Bibbia questa località sia usata per simbolizzare il giudizio di Dio (Os 1,4-5) e la battaglia finale del mondo: cfr. Giuditta e Ap 16,16. 10 HO CAPITO SUL POSTO (da La Bible et son méssage, giugno-luglio 1968) Un viaggio in Palestina dà la chiave di numerosi testi biblici, per noi vuoti di senso, o almeno addolciti, dal momento che non abbiamo potuto afferrare ciò che potevano significare per coloro che ricevevano il messaggio “in diretta”. Poiché, se la Palestina di oggi non è più quella di Davide o del Cristo, essa vi è tuttavia molto più vicina che non le nostre regioni. La sua geografia è rimasta la stessa, ed è sul posto che il pellegrino comprenderà perché si sale a Gerusalemme e perché si scende a Cafarnao o a Gerico. La Palestina gli apparirà sul monte Nebo tale quale la vide Mosè al termine di un viaggio di quaranta anni (Dt 32,49; 34,13): ai suoi piedi il Mar Morto, Gerico e la valle del Giordano, al di là i monti della Giudea. E sulla loro cresta vedrà, a 50 Km., le luci di Gerusalemme come ondeggianti nel cielo. Davvero la città posta sul monte non può restare nascosta (Mt 5,14). L’abbondanza dei fichi, e anche dei cardi, gli farà comprendere perché il Cristo, in viaggio con gli apostoli, sceglieva queste piante per illustrare le sue parabole (Mt 7,16; 24,32; ecc.). Attraversando la Samaria, potrà vedere delle vigne protette da un muro e dominate da una torre (Is 5,1-2) e la loro abbondanza in questa regione farà rivivere i passaggi della Bibbia nei quali la vigna, i ceppi e i tralci sono paragonati al Popolo di Dio o al Cristo stesso (Os 10,1; Gr 2,21; Ez 15,1-7...Mt 15,13; 20,1-16; 21,33-41; Gv 15,1-16...). Se viene in estate, farà la conoscenza con il sole e il calore, la sete e la polvere. Visitando gli scavi di Palmira, comprenderà lo scoraggiamento di Giona esposto al sole e al vento dell’est ai piedi del suo ricino secco (Gn 4,8). La sete di ogni giorno gli farà desiderare quell’acqua viva che tanto spazio ha nell’A. e nel N.T. (Gen 26,15-22; Is 41,17-18; S 104,10-12; Mt 10,42; Mc 9,41; Gv 4,5-14; 7,37-38). Il piacere che proverà a lavarsi i piedi coperti di polvere incollata dal sudore gli farà apprezzare l’uso di lavare i piedi degli invitati venuti da lontano (Gen 18,4; 19,2; 24,32) e comprendere il rimprovero rivolto a Simone (Lc 7,44); e perché il Cristo ha voluto lavare i piedi degli apostoli prima della cena (Gv 13,5). Forse avrà l’occasione, andando a Qumran, di offrire la sua fiaschetta d’acqua tiepida a un pastore ascetico e assetato, che passa la sua vita nel deserto, come Amos, fino a quando il Signore lo chiama (Am 1,1). Se mangia nei piccoli ristoranti di Gerusalemme, di Naplus o di Amman vedrà quanto poco spazio ha la carne nell’alimentazione. Mangiare la carne è sinonimo di gioia (Ne 8,10). Comprando provviste o ricordi nei souks (quartieri di mercato) di Gerusalemme o di Damasco, penserà ad Abramo che contratta con Yahvé la salvezza di Sodoma. (Gen 18,17-32). Tra Amman e Qerak o Ma’an incrocerà le greggi dei Beduini e vedrà le loro tende piantate nel deserto, come quella di Abramo (Gen 13,18). Forse gli capiterà di vedere presso un campo mietuto di grano un traino tirato da asini per la mietitura, mentre dei contadini, con i tipici copricapo, vagliano il grano al vento (Is 41,15-16). E ogni giornata gli offrirà di scoprire un’ospitalità e un’accoglienza che sfortunatamente non è più di moda in occidente, dove noi non sappiamo riconoscere il Signore in colui che bussa alla porta (Gen 18,3-8; 19,3-8; Mt 10,11-15; 40-41). Quando aprirà la Bibbia al suo ritorno, scoprirà un senso nuovo nei testi che credeva di conoscere già esaurientemente, ma che allora gli appariranno più direttamente, e i suoi ricordi gli permetteranno di meglio “ascoltare” la Parola di Dio, di meglio comprendere il suo messaggio. Il Siracide già diceva (Si 34,11): “ho visto molte cose nei miei viaggi; il mio sapere è più che le mie parole”.