UNATERRA“SANTA”
“Poi Mosè salì dalle steppe del Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutto il paese:
Gàlaad fino a Dan, tutto Neftali, il paese di Efraim e di Manasse, tutto il paese di Giuda fino al Mar Mediterraneo e il Neghev, il
distretto della valle di Gerico, città delle palme, fino a Zoar” (Dt 34,1-3)
Volendo approfondire il messaggio biblico, è utile rendersi conto della geografia dei luoghi biblici? Non sarà, forse, anche utile per
accorgersi di come la parola di Dio si è andata progressivamente chiarendo, sempre all’interno di ben determinate circostanze di
tempo e di luogo?
Ma perché parlare di terra “santa”? Perché andarci in pellegrinaggio? Non sarebbe questa una forma di feticismo? Dio è, forse, più
là che altrove? Non è forse nel cuore dell’uomo che bisogna cercare Dio, perché là Dio ci aspetta? Eppure, Dio ha voluto
manifestarsi in un angolo ben preciso della Terra, con la sua parola e con il suo Figlio. “Lo Spirito soffia dove vuole”: non è perciò
normale che il cuore ben disposto lo ascolti meglio là dove Egli ha soffiato? Perché su questa terra si è giocato il destino spirituale
dell’umanità.
Lo scopo di questi appunti è di riassumere i dati permanenti della geografia che hanno influenzato la
‘storia sacra’, come tuttora oggi influenzano l’attualità più profana. Sarà, dunque, questione soprattutto
di geografia umana.
Una veduta panoramica dell’intero ambiente mediorientale sarà seguita da un primo piano della
Palestina.
Area della civiltà
antica
Oltre la cosiddetta “Mezzaluna fertile”, bisogna comprendere nell’area geografica della civiltà antica
anche il mondo egeo fino all’isola di Creta, una grande porzione dell’Anatolia, il territorio a est oltre
l’Iran, fino alla valle dell’Indo.
LA MEZZALUNA
La “Mezzaluna fertile” si può delimitare come una catena di sette città: Baghdad, Mosul, Aleppo,
Damasco, Beirut, Il Cairo. A ovest c’è il Mar Mediterraneo; a nord-est, nazioni straniere più o meno
rivali; a sud-est, il vuoto del deserto arabico, che spingendosi verso nord dà all’insieme, appunto, la
forma di una mezzaluna.
FERTILE
NORD
Anatolia
Iran
Armenia
CENTRO
Siria
Palestina
Alta Mesopotamia
Il rilievo: altipiani e montagne oltre i mille metri; le vette superano facilmente i 3.000 m.
Il clima: siccità assoluta in estate; piogge invernali (400 mm. annuali); queste sono sufficienti per farne
una steppa coltivata a cereali.
Il centro degli altipiani dell’Anatolia e dell’Iran contiene veri deserti.
Coste sul Mediterraneo: frastagliate, prive di facili comunicazioni se non per via mare e prive di buoni
porti naturali, ciò che difficilmente consente la formazione di grandi concentrazioni urbane.
Ancora sulla costa, vi sono zone pianeggianti e collinari, strette ma fertili.
Catena montuosa immediatamente dopo la costa: di accesso difficile, coperta da grandi foreste (i famosi
cedri del Libano sul G. Makmal, m.3063), rotta da forre strette e profonde, che la dividono in parecchi
gruppi, diversi per estensione e per altezza.
Una depressione centrale tra il Libano e l’Antilibano: a sud l’Ermon.
Una barriera orientale: costituisce un nuovo fattore di divisione, già ben marcato nella regione di
Aleppo. Il tavolato desertico si inclina nettamente verso l’Eufrate (gran tavolato siro-arabico).
Il Libano e l’Antilibano: superano i 3.000 m. e separano due sorelle rivali: Damasco e Beirut (che ha
rimpiazzato l’antica Tiro).
Le montagne palestinesi: con altitudini più moderate, hanno un territorio agricolo più vasto ma più
disperso. Tra esse e l’Egitto, il deserto del Sinai non fu mai un ostacolo insormontabile.
“Questa descrizione sommaria del rilievo siro-palestinese è sufficiente per illustrare il fattore geo-politico di
un territorio che, presentando una serie di entità geografiche distinte, non consente una omogeneità
politica; si oppone anzi ad essa con la forza sempre attiva di una legge fisica”.
SUD
Bassa
Alto Egitto: incassato fra rocce.
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Mesopotamia
Egitto Arabia
Basso Egitto: è il delta del Nilo, una piana acquosa, disseminata di lagune e acquitrini esuberanti di
vegetazione, con acque straordinariamente pescose e boschi ricchi di selvaggina. Facili comunicazioni
con i paesi circostanti.
“Le due terre hanno sempre ritenuto la loro individualità, che si riflette nel corso della storia e della vita
religiosa, nella duplice amministrazione politica e nelle rivalità che talvolta suscita dei contrasti. Sono
tuttavia così inseparabili e complementari l’una dell’altra che l’ideale della monarchia unica e assoluta
s’imporrà come regola dell’evoluzione politica”.
Nilo: ogni anno, da giugno ad ottobre, inonda le terre che attraversa, depositandovi un limo
straordinariamente fertile.
“Perché l’inondazione sia proficua, dev’essere controllata e regolata. Il Nilo, dopo aver creato l’Egitto dal
punto di vista fisico (“creatore” è uno dei suoi appellativi) e dopo averlo fornito di viveri, costringe gli
abitanti delle rive a organizzarsi per il coordinamento dei loro sforzi, a sottoporsi a una disciplina, che sarà
tanto più efficace per il bene comune, quanto più verrà concentrata; già in questo senso il Nilo è un fiume
veramente “imperiale”.
Il pensiero egiziano è fortemente influenzato dalla situazione geografica. L’egiziano vive in un paese
luminoso dove, ogni mattina, sale a est, raggiante di vita, il sole, scacciando l’angoscia notturna provocata
dalla sua scomparsa.
Quando tutto è secco, il Nilo straripa, ma sempre nello stesso periodo, portando acqua, limo fertile, vita.
Così, spontaneamente, il temperamento egiziano è generalmente ottimista e gli dei che immagina sono
buoni, sa che vegliano su di lui, crede che dopo la morte lo aspetta una vita nuova e felice, anche se poco
personale.
Bassa Mesopotamia: pianura alluvionale dei grandi fiumi Tigri ed Eufrate. Gli immensi deserti
dell’Arabia si estendono tra il delta di questi due fiumi, (un tempo a sbocco separato) e quello del Nilo.
Come l’Egitto, anche la Mesopotamia ha facili vie di comunicazione con gli altri paesi. Per questa sua
importanza economico-politica tutti i grandi popoli dell’antichità tentarono di assicurarsene il possesso
o almeno il controllo.
Anche il pensiero mesopotamico deve molto alla situazione geografica. Esso è fondamentalmente
pessimista. L’abitante di queste regioni vive in una vallata dove le piene sono imprevedibili e provocano veri
e propri diluvi, di cui sono state trovate molteplici tracce durante gli scavi archeologici.
Dagli altopiani dell’attuale Iran scendevano ogni tanto tribù affamate, mentre dal deserto d’Arabia
provenivano senza fine orde di nomadi.
Così gli dei mesopotamici sono capricciosi, in lotta continua tra loro e l’uomo appare come il mortale
impaurito che cerca di porsi al sicuro dai contraccolpi delle loro collere. Il regno dopo la morte è triste; le
ombre dei defunti vi sono riunite per un destino senza gioia.
TIPO DI VITA
La vita agricola ha prevalso durante tutta l’antichità, le produzioni di base erano i cereali, la vite e gli
alberi da frutto. Ma c’era anche l’allevamento.
La vita commerciale si è sviluppata molto presto e si basava soprattutto sullo scambio e il trasporto di
metalli o minerali preziosi, di derrate agricole di valore (vino, olio), di prodotti dell’artigianato.
Le popolazioni del deserto sono sempre state una minaccia e, nello stesso tempo, una riserva di uomini.
Ma la loro influenza è stata decisiva solo con la decadenza degli imperi musulmani, verso il decimo
secolo della nostra era.
PALESTINA:
Un paese,
cinque regioni
Dt 8,7-10: Mosè parlò al popolo dicendo: «Il Signore tuo Dio sta per farti entrare in un paese fertile: paese
di torrenti, di fonti e di acque sotterranee che scaturiscono nella pianura e sulla montagna; paese di
frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni, paese di ulivi, di olio e di miele; paese dove non mangerai
con scarsità il pane, dove non ti mancherà nulla; paese dove le pietre sono ferro e dai suoi monti scaverai il
rame.
Mangerai dunque a sazietà e benedirai il Signore tuo Dio a causa del paese fertile che ti avrà dato».
Il paese biblico è un territorio montagnoso, generalmente abitabile, ma molto diviso. Come in ogni
epoca, così anche oggi ha vari centri: Gerusalemme, Tel-Aviv, Haifa, Amman, Nablus. Attorno ad essi è
possibile distinguere cinque regioni naturali più o meno ben delimitate:
attorno a Gerusalemme, la montagna del sud, con limiti chiari;
attorno a Nablus,
la montagna del centro, più aperta;
attorno a Tel-Aviv,
la pianura costiera, interrotta dallo sperone del G.Karmel;
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attorno ad Haifa,
attorno ad Amman,
la Galilea, come retroterra;
la Transgiordania.
(per le cartine geografiche cfr. Bibbia di Gerusalemme o altra edizione)
Una piccola scena
per una storia
universale
La “terra d’Israele” si estende, secondo la formula classica, “da Dan a Bersabea” (Gdc 20,1 cfr. BG): cioè
dal monte Ermon, a nord, al Negheb e al deserto della penisola del Sinai, a sud: 240 km. di lunghezza; 48
km. di larghezza (dal mare al Giordano) a nord e 80 km. a sud, nella regione del M. Morto. “Così
l’Israele vero e proprio copriva ca. 16.000 Kmq., più o meno come il Lazio. La storia biblica si è svolta su
una piccola scena: le capitali del regno diviso, Samaria al nord e Gerusalemme al sud, distavano l’una
dall’altra circa 56 km.”
IL RILIEVO
Includendo anche la Transgiordania, il paese si presta a venir diviso in quattro strisce più o meno
parallele stendendosi da nord a sud. Procedendo da oriente verso occidente queste strisce sono:
1) i monti della Transgiordania;
2) la fossa giordanica;
3) i monti della Palestina: la montagna del centro e la montagna del sud;
4) le pianure della costa mediterranea.
Le due catene di monti, quella transgiordanica e quella palestinese, sono la continuazione,
rispettivamente, delle catene del Libano e dell’Antilibano, in Siria. Originariamente un’unica catena si
spaccò in due da nord a sud per il ripiegamento della crosta terrestre; nell’area palestinese questa
spaccatura prese la forma della grande fossa giordanica, lungo la quale il Giordano scorre verso il Mar
Morto. Questa grande spaccatura del terreno che si abbassa fino ad oltre 390 m. sotto il livello del mare
alla superficie del Mar Morto, continua a sud di esso nella brulla vallata dell’ Araba che si apre sul golfo
di Aqaba. (La spaccatura ha lasciato il suo segno fino in Africa, ed è visibile nella linea che dal Mar Rosso
scende fino al lago Nyassa e alle cascate Vittoria).
IL CLIMA:
“sul fronte” tra
mare e deserto
Le influenze del mare e del deserto si mescolano sulla Palestina, posta come una trincea sul fronte tra il
Mar Mediterraneo e il deserto arabico
Tali influenze si mescolano diversamente col variare della configurazione naturale del territorio: la
costa, le montagne, la depressione giordanica.
“Fondamentalmente, ci sono due stagioni: l’estate, calda e asciutta, e l’inverno, freddo e piovoso.
La costa palestinese è calda; il caldo umido estivo raggiunge anche i 37-38 gradi a Tel-Aviv e Haifa.
La temperatura della zona montagnosa è di 2-3 gradi minore di quella della costa. L’estate in questa
zona, per esempio a Gerusalemme, porta giornate calde e assolate (c.35°) e notti fresche (11-15°)
“Quando vedete
una nuvola salire
da ponente, subito
dite: viene la
pioggia. Quando
soffia lo scirocco,
dite: ci sarà caldo.
Ipocriti…”
(Lc 12,54-56)
Il cattivo tempo sulle montagne non è tanto dato dall’umidità, come sulle coste, ma piuttosto dal vento,
sia che si tratti del vento che porta la pioggia del Mediterraneo, sia del vento caldo che soffia dal deserto
in maggio ed ottobre, al momento del passaggio da una stagione a un’altra, troppo tardi per
compromettere il raccolto dei cereali, ma in tempo per danneggiare quello della frutta che sono allora in
piena formazione (cfr. Is 27,6-8; Ger 4,11; Ez 17,7-10). “Gesù li conosceva tutti e due (Lc 12,54-55); ed in
inverno egli si tratteneva nell’unico portico del tempio che offriva protezione dal vento prevalente della
stagione (Gv 10,23).
La parte della fossa giordanica che si trova molto al di sotto del livello del mare, dov’è per esempio,
Gerico, d’estate è come un forno per il caldo intenso oltre i 40°), ma è un’ottima località climatica
d’inverno”.
Oltre ai venti nominati precedentemente, i venti locali più importanti sono le brezze: la brezza di mare,
soprattutto in estate, a partire dal pomeriggio, e la brezza di terra, che soffia per qualche ora prima
dell’alba (cfr. Gen 3,8; Ct 2,17).
Si conoscono anche depressioni o anticicloni di origine termica locale. Attorno ad essi può stabilirsi, per
qualche ora, una circolazione d’aria di una certa intensità. Il lago di Tiberiade, con la sua forma di conca
e la grande differenza di temperatura che può esistere tra il fondo e le cime che lo circondano, si presta
molto a simili perturbazioni (cfr. Mt 8,23p; 14,24ss; Mc 6,55ss; Gv 6,18ss).
“Mi attendevano
come si attende la
pioggia, o aprivano
Anche la caduta della pioggia comporta delle variazioni.
Vi sono variazioni sul territorio: con differenze notevoli tra la pianura costiera dove la pioggia è meno
abbondante, la montagna più irrigata, il versante orientale fino alla vallata del fiume dove il clima è quasi
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la bocca come ad
acqua primaverili”
(Gb 29,23)
desertico. Dall’altra parte del Giordano, la montagna di Transgiordania riceve di nuovo un’abbondante
precipitazione. Gerusalemme, in media, riceve 700 mm di pioggia all’anno.
Variazioni durante il corso dell’anno: tutte le precipitazioni hanno luogo tra novembre e marzo; le poche
gocce che possono cadere in ottobre e aprile non fanno che buttar giù la polvere.
Variazioni da un anno all’altro: sono frequenti, e talvolta anche superiori, le variazioni fino al doppio di
quantità.
“Un’annata buona è quella nella quale la pioggia precoce cade in ottobre, al tempo della semina, e quella
tardiva cade in marzo-aprile, prima della mietitura. I riferimenti biblici a queste due piogge sono
numerosi: Dt 11,14; Os 6,3; Ger 5,24; Gl 2,23. (Note BG)
Se a noi occidentali non sembra che la quantità di pioggia sia molto abbondante, essa fece
evidentemente una straordinaria impressione sugli Israeliti quand’essi giunsero in Canaan dall’Egitto,
una terra dove l’acqua viene dal Nilo e non dal cielo (Dt 11,10-25).
La neve non è insolita per i monti di Palestina, o quindi, ad es., per Gerusalemme, Betlemme, Hebron; e
sui monti di Transgiordania le nevicate talvolta bloccano le strade.
“Essi hanno
abbandonato me,
sorgente di acqua
viva, per scavarsi
cisterne screpolate,
che non tengono
l’acqua”
(Ger 2,13)
Il carattere stagionale delle piogge richiede che l’acqua venga raccolta in cisterne per la stagione secca, a
meno che un paese sia tanto fortunato da non esser lontano da una sorgente ed avere così a disposizione
acqua corrente o “viva” (di qui le figure usate in Ez 47,1; Zc 13,1; Gv 4,1-42: cfr. BG, nota 41-42,
samaritana).
Caratteristico della Palestina è il wadì, cioè una valle che d’estate è asciutta ma nella stagione delle
piogge diventa un canale di flutti veloci e di violente correnti. Quando sono asciutti i wadì servono come
strade per salire verso le montagne. Ci sono pochissime valli che abbiano corsi d’acqua perenni.
I fenomeni atmosferici e naturali sono serviti agli ebrei, specialmente ai profeti, per esprimere attraverso
immagini la loro esperienza umana e religiosa.
Così il vento può esprimere:
la presenza di Dio, che ora incute timore (Es 20,18ss; S 29; 18,8-16; At 2,1s), ora è segno di pace e di intimità
(Gen 3,8; 1R 19,11ss);
il mistero di Dio: Gv 3,8;
la collera di Dio: Gb 27,21; Is 27,8;
l’ozio: Qo 11,4;
il capriccio, l’instabilità: Gb 30,22;
la vanità Ger 5,13; Gb 15,2; 16,3; ecc.
Puoi controllare su un vocabolario biblico o su una concordanza altre voci, come: acqua, uragano, nube,
fuoco, frutto, vigna, vino, olio, ecc.
30 chilometri dal
Piemonte al Sahara
La varietà del clima comporta naturalmente la varietà delle produzioni. La Palestina è una zona limite,
dove trenta chilometri di strada fanno passare dal Piemonte al Sahara.
Le montagne hanno infatti le colture tradizionali mediterranee: grano, orzo, olivi, vigne, fichi; a questi
vengono aggiunti sempre più oggi altri alberi da frutto. Alcuni residui di foreste di querce e di pini si
vedono ancora in Galilea, sul G. Karmel, in Transgiordania.
Le colline, le valli, le piccole pianure di media altitudine si prestano bene alla coltivazione delle primizie
di primavera o d’inverno. Questo tipo di paesaggio si ritrova facilmente dalla Grecia alla Spagna.
La pianura costiera ha agrumeti di fama internazionale, che fanno pensare all’Africa del nord. Vi si fa
crescere anche il cotone, la barbabietola da zucchero e prati artificiali. Le coltivazioni di banane
ricordano al viaggiatore che si sta avvicinando ai tropici, ma per trovare datteri in quantità apprezzabile
bisogna andare nelle oasi del Giordano, nettamente più calde e riparate.
Come in tutti i paesi asciutti, l’allevamento tradizionale è molto povero. Se i greggi di montoni e di
capre che vengono, dopo la mietitura, sulle terre coltivate, possono fare impressione, i prodotti sono
tuttavia mediocri. L’allevamento moderno dà buoni risultati, ma a prezzo di grandi lavori d’irrigazione.
dai tempi biblici ai
nostri giorni
Come si vede, questo paese si presta a un’agricoltura differenziata, che dà sovente dei prodotti di valore.
Nei tempi antichi vi si trovavano solo fichi, olivi, viti, palme e datteri. Le colture tropicali e subtropicali
(banani, aranci, ananas, pompelmi, ecc.) sono apparse più recentemente.
La terra della Bibbia era un paese mediterraneo marginale; la Palestina attuale ha sovente un aspetto
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tropicale molto più ridente. Queste coltivazioni rigogliose sono possibili solo in seguito ai lavori
d’irrigazione, al risanamento dei terreni, ai legami con i mercati lontani. Esse si giovano soprattutto
delle pianure, anche se l’equilibrio attuale del paese non rassomiglia a quello dell’antichità. Il viaggiatore
deve tenerne conto, se vuole comprendere la storia dei tempi biblici, e anche quella dei tempi moderni.
Una volta la montagna produceva di più e meglio e poteva nutrire un popolo più numeroso; oggi è il
contrario.
Questa evoluzione non è che un caso particolare del fenomeno che si osserva in tutta la zona
mediterranea. In Palestina, l’evoluzione, insufficientemente preparata sotto l’impero turco, si è avuta in
trent’anni, e sotto una spinta estranea; è questa una delle cause dei turbamenti attuali.
TRANS-GIORDANIA
La Transgiordania è una catena montagnosa che fa da riscontro ai monti più bassi della Palestina: ad
ovest domina la fossa del Giordano con un pendio molto scosceso da 800 a 1200 m. di altezza; un
piccolo numero di strade la superano con difficoltà; ad est domina il deserto con un pendio dolce, da
200 a 300 m. in media.
“Edom, tu che abiti
nei crepacci
rocciosi...”
(Abd 1,3)
L’altipiano superiore è abbastanza largo e fertile da permettere delle colture di grano. Vi si trovano
grossi villaggi e qualche piccola città.
La catena montuosa è tagliata da est ad ovest da una serie di canyons o gole, abbassamenti del terreno
che si aprono a ventaglio partendo dalla grande depressione giordanica, come rami che partono da un
tronco. Queste gole sono attraversate da corsi d’acqua perenni (quella dell’Arnon è profonda più di 700
m.).
Quattro di questi fiumi dividono la Transgiordania in altrettante zone:
lo Yarmuk, che segna oggi la frontiera tra Siria e Giordania;
lo Yabbok, la cui sorgente approvvigiona di acqua la città di Amman;
l’ Arnon, che sbocca a metà del mar Morto;
l’ Hasa, all’estremità meridionale del mar Morto.
La strada antica che serve le regioni abitate attraversa queste quattro vallate con grande difficoltà. Perciò
si preferisce spesso aggirarle dal deserto, molto più agevole, e seguire la “strada dei pellegrinaggi”, che va
da Damasco a La Mecca.
“Ecco, io ti do in
mano ai figli
d’Oriente ti darò in
preda alle genti...”
(Ez 25,1-14)
Così divisa, la Transgiordania non ebbe mai un’unità naturale.
Ai tempi biblici si distingueva:
il Bashan, a nord dello Yarmuk, dal territorio molto fertile e dalle piogge abbondanti,
spesso dipendente da Damasco;
il Galaad, a sud dello Yarmuk, disputato tra Israeliti e Ammoniti;
il Moab, tra l’Arnon e l’Hasa;
l’Edom, a sud del Mar Morto.
All’epoca del Nuovo Testamento, questo paese era diviso tra diverse città e regni più o meno autonomi.
Gli imperi successivi l’hanno unificata, ma solo recentemente tale regione è diventata un regno distinto
con una capitale propria.
IL GIORDANO
Tra le regioni del paese biblico esiste una frontiera naturale molto netta: il fiume Giordano.
“Dal Mar
Mediterraneo fino
al Giordano”
(Gs 23,4)
Esso nasce alle falde del monte Ermon, da numerose sorgenti: le principali si trovano nella pianura di elHuleh (alt. media m. 100), che, risanata e coltivata, è oggi tra le più fertili del paese.
“la legge trabocca
di sapienza come il
Giordano nei
giorni della
mietitura”
(Sir 24,24)
“Come un leone
sale dalla boscaglia
“Questa bella regione di cascate e di turbolenti torrenti primaverili è descritta dalla lirica eloquente del Sal 42,7-8":
“In me si rattrista l'anima mia; perciò di te mi ricordo dalla terra del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar. Un
abisso chiama l’abisso al fragore delle tue cascate. Tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati”.
Con un percorso di 18 km scende (da +68) verso il lago di Tiberiade, dove si getta. Questo lago (-212 m.;
lungo 21 km.; largo 11 km.; profondo fino a 45 m.), dalle acque solo leggermente salate, è incavato fra
pareti assai ripide, ma a nord e nord-ovest è aperto verso due piccole ma fertili pianure (zona di
Cafarnao).
Dal lago fino al mar Morto (105 km. in linea d’aria, ma 320 km. di percorso fluviale) si estende un
bassopiano salmastro, difficilmente coltivabile anche quando sia irrigato da abbondanti sorgenti.
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del Giordano verso
i prati sempreverdi,
così in un baleno io
lo scaccerò di là…”
(Ger 49,19)
“quale
testimonianza di
quella gente
malvagia esiste
ancora una terra
desolata, fumante,
insieme con alberi
che producono
frutti immaturi”
(Sap 10,7)
“Il letto del fiume, largo dai 500 metri ai 3 km, segnato da sempreverdi, è inondato nei mesi di piena e
ristretto a una corrente di 30-40 m. nei mesi di magra. In prossimità degli affluenti vi è una vegetazione
tropicale, e nelle oasi, in antico come oggi, sorgono villaggi e città, come Beisan e Gerico; ma per il clima
torrido in genere il paesaggio è desolato.
Vi è in tutto questo un accumularsi di ostacoli che si aggiungono al fiume, in sé assai poco
impressionante, anche se non lo si può guadare in ogni posto e in ogni stagione. Sempre, perciò, nella
storia il Giordano è stato sentito come una frontiera naturale e un decisivo elemento di divisione.
Il fiume si getta poi, con circa 200 metri cubi d’acqua al minuto, nel mar Morto. (394 m. sotto il livello
del mare; 396 m. di profondità; 80 km. di lunghezza e 16 km. di larghezza).
Le acque, fortemente salate 25 per mille, rendono impossibile ogni vita animale. Esse si prestano oggi a
uno sfruttamento industriale dei sali di potassio e di boro.
Sulla costa nord-occidentale sorgono le rovine di Qumran, residenza della comunità che produsse i
“rotoli del mar Morto”.
A sud del mar Morto la depressione continua e divide i deserti di queste regioni fino al golfo di Aqaba.
IL GIORDANO
Per le sue caratteristiche il Giordano ha assunto nella storia e nella tradizione d’Israele una sfumatura
teologica.
-”Il Giordano servì soprattutto come confine del popolo di Dio e come difesa, nell’A.T., contro i suoi
nemici, tanto più che, fino alla dominazione romana, non vi erano ponti che ne facilitassero il passaggio.
È necessario attraversarlo per entrare nella Terra Promessa (Dt 2,29). I primi capitoli del libro di Giosuè
accentuano il senso di confine naturale del Giordano quando ci presentano il passaggio del popolo eletto
attraverso lo stesso, possibile solamente grazie a un intervento soprannaturale.
-Fu attraversato da Davide in fuga: 2S 17,22; 19,16-31.
-Elia ed Eliseo soggiornarono presso il Giordano: 1R 17,3; 2R 2,6-14; 5,10.
-È cantato nei Salmi: S 42,7; 114,5.
-Nel N.T. il Giordano è associato soprattutto all’attività di Giovanni il Battista.
-Gesù inizia la sua vita pubblica partendo dal Giordano: Mt 3; Mc 1,4-11; Lc 3; Gv 1,19-51.
-Il racconto del passaggio del Giordano nel libro di Giosuè ispira probabilmente quello del passaggio a
“piedi asciutti” sul Mar Rosso: in tal modo tutto l’Esodo del popolo di Dio verso la Terra Promessa è
racchiuso tra due racconti di ‘passaggio’.
-”L’attività del Battista e l’inizio della vita pubblica di Gesù Cristo a partire dal Giordano, evocano a loro
volta l’ingresso del popolo eletto nella Terra Promessa, dato che la Terra Promessa richiama l’idea del regno
dei cieli annunciato dal Battista e proclamato dal messaggio di Gesù.
Secondo i padri, il passaggio del Popolo Eletto attraverso il Giordano è anche figura del battesimo cristiano”.
“Non può restare
nascosta una città
collocata sopra un
monte...”
(Mt 5,14)
La regione meglio delimitata della Palestina è la montagna del sud o Giudea.
Essa è delimitata ad est da pendii desertici che scendono verso il mar Morto, a sud dal deserto del
Neghev che si prolunga fino al Sinai, a ovest da un pendio erto e pietroso che la separa nettamente dalla
pianura, a nord una larga e profonda vallata interrompe la serie di montagne e funge da limite naturale
molto ben individuabile, seguito oggi dalla ferrovia da Giaffa a Gerusalemme.
Di questa catena montuosa il luogo più abitabile è il dosso centrale. Le vette, da 1000 a 1200 m., rotonde
e piatte, dominano di poco gli altipiani e i pianori, da 800 a 900 m., dove si trovano le terre fertili e ben
irrigate.
Una strada sud-nord costituisce una via di comunicazione abbastanza facile. Difficile, invece, è passare
da est a ovest.
La Giudea non è dunque un muro che isoli, ma un castello in cui il primo torrione era la città di Ebron,
che ha sempre conservato un carattere provinciale molto vivo, ma il cui centro di attività è da molto
tempo Gerusalemme, dove Davide, con abile mossa politica, trasferì la capitale del regno.
GERUSALEMME
Prima di essere città santa essa era passaggio obbligatorio da nord a sud, primo passaggio relativamente
LA MONTAGNA DI
GIUDA
“In quei giorni
Maria si mise in
viaggio verso la
montagna...”
(Lc 1,39)
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facile da est a ovest, utilizzando pendii agibili ed evitando il mar Morto.
Oltre quelli strategici, la sua posizione non le offriva ulteriori vantaggi. Sulla cima dei monti, in una
regione senza agricoltura né industria, Gerusalemme deve la sua espansione alla scelta di Davide che ne
fece la sua città particolare tra le due tribù di Israele a nord e di Giuda a sud.
”Si trovavano
allora in
Gerusalemme
Giudei osservanti
di ogni nazione che
è sotto il cielo”
(At 2,5)
La sua vocazione di città santa è cioè quasi completamente slegata da fattori geografici ed economici.
Anzi, proprio quando la città perse la sua importanza politica, dopo l’esilio, vide accorrere ad essa
uomini di tutte le nazioni.
(All’epoca di Davide sembra che essa contasse circa 2000 abitanti; 5200 all’epoca di Salomone; 20.000
all’epoca di Giosia, 609 a.C.; 4.800 poco prima della conquista di Alessandro, 333 a.C.; 32.000 con
Alessandro Ianneo, 76 a.C.; 38.000 con Erode il grande, 4 d.C.; 82.500 poco prima della distruzione del
secondo tempio, 66 d.C.)/
LE PIANURE DELLA
COSTA
PIANURA DEI
FILISTEI
“Dio non lo
condusse per la
strada del paese dei
Filistei, benché
fosse più corta”
(Es 13,17; cf 14,2)
“Sansone lasciò
andare le volpi per
i campi di grano
dei Filistei e bruciò
i covoni ammassati
e perfino le vigne e
gli oliveti”
(Gdc 15,5)
“Sole, fermati in
Gabaon e tu, luna,
sulla valle di
Aialon”
(Gs 10,12)
PIANURA DI
SHARON
“Le è data la gloria
del Libano, lo
splendore del
Carmelo e di
Sharòn”
(Is 35,2)
Ad ovest della montagna, da Giaffa a Gaza (70 km. di lunghezza e 20 km. di larghezza) si estende la
pianura della Filistea, attorno alle cinque città di Gaza, Ashqelon e Ashdod sulla costa e Gat ed Ekron
all’interno.
La striscia costiera (3 km.) è segnata da dune sabbiose, alte fino a 50 m., e lungo essa corre la strada
maestra fra l’Egitto e la Siria, che probabilmente fu percorsa da un gruppo di Israeliti espulsi dall’Egitto,
mentre fu evitata dal gruppo fuggito con Mosè.
“La pianura filistea è la zona compresa fra le dune e i piedi delle colline. Oliveti e cereali erano la
ricchezza agricola dei Filistei, abbondanza che poteva essere guastata dal triplice pericolo della carestia,
della peste e della guerra, essendo il loro territorio punto di passaggio nell’eterna lotta fra l’Egitto, a sud,
e Siria, Assiria e Babilonia a settentrione e ad oriente. Del resto, ancora oggi Gaza è un punto caldo fra
Israele ed Egitto.
“Fra la pianura Filistea e la montagna di Giudea si elevano le colline (100-450 m.) e sommità rotonda e
spianata, che costituiscono la particolare regione della Shefelah (terra bassa, Gdc 1,9), tanto contesa tra
Filistei ed Ebrei (1S 6; 2S 6; Gs 10,28-40; Gdc 15,16; 2S 5,17-25) in quanto le sue valli costituivano il
passaggio naturale dalla Filistea alle montagne. Così Sennacherib e Nabucodonosor preferirono
attaccare Giuda da questo lato anziché da nord; nella valle di Aialon, passaggio verso Gerusalemme,
Giosuè combatté contro i re del meridione (Gs 10,10-15); la stessa valle ebbe una funzione strategica nella
guerra di Saul contro i Filistei (1S 14,31) e nella guerra del 1948 tra Israele e Giordania.
Da Giaffa fino alle pendici del monte Carmelo si stende, per circa 60 km, la pianura di Sharon (“terra
piatta”?).
“Il suolo è di una feracità proverbiale (Is 35,2; Ct 2), ma gli ostacoli presentati dalla natura del terreno
furono un deterrente notevole ai viaggi e al sorgere di centri abitati. Solo nei tempi del N.T. le strade e i
ponti romani rendevano più facilmente attraversabile la pianura di Sharon.
Vediamo Pietro attivo a Lidda e a Giaffa (At 9,32-10,23); Paolo si imbarcò e sbarcò a Cesarea marittima
(At 9,30; 18,22; 21,8). In questa stessa città, costruita da Erode il Grande e centro del potere romano in
Palestina, Paolo fu in prigione sotto i governatori Felice e Festo (At 23,23; 25,12) e tanto Erode Agrippa I
che Erode Agrippa II vengono ricordati in visita a Cesarea (At 12,19; 25,13).
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AI PIEDI DEL
CARMELO:
DOR E PIANA DI
ASER
“Aser si è stabilito
lungo la riva del
grande mare e
presso le sue
insenature dimora”
(Gdc 5,17)
“Il più appariscente elemento naturale della costa palestinese è il grande promontorio del Carmelo, che
forma la larga baia di Haifa e Acco, sulla quale ha una vista tale da lasciar senza fiato.
Qui la tradizione ha localizzato lo scontro tra Elia e i sacerdoti di Baal (1R 18,20ss).
L’insenatura era l’unica, sulla costa palestinese, di grande importanza nell’antichità come approdo per le
navi e come apertura della via (via del mare) che attraverso il corridoio formato dal Qishon biblico
comunicava con la pianura di Esdrelon e quindi con Damasco
SAMARIA
Fa parte di questa regione la pianura di Sharòn, già descritta.
Ad ovest di essa, il massiccio montagnoso si abbassa e si frantuma man mano che si va da sud a nord. A
poco a poco appare un paesaggio nuovo: creste dalle cime individualizzate (Gelboe 500 m.; Ebal 940 m.;
Garizim 881 m.) separano piccole conche o grandi vallate fertili.
“… si diresse di
nuovo verso la
Galilea. Doveva
perciò attraversare
la Samaria”
(Gv 4,3-4)
Un incrocio naturale ha fissato il sito più stabile di tutta la Palestina: l’antica Sichem, oggi rimpiazzata da
Naplus a 3 Km. di distanza, nell’altopiano di el-Mahnah, centro di comunicazione fra sud e nord, est e
ovest. La città di Samaria non è lontana.
“Abram attraversò
il paese fino alla
località di
Sichem...”
(Gen 12,6)
Questo territorio fu occupato dalle tribù di Efraim a sud e Manasse a nord, della casa di Giuseppe,
gruppo che fu il principale antagonista della casa di Giuda, per il potere in Palestina.
In questo, per quanto riguarda ad es. la tribù di Efraim, essa fu favorita: infatti, salvo verso sud dove non
esiste confine naturale con la tribù di Beniamino e Giuda, essa trovava difesa e forza naturale nel ripido
abbassamento dell’altipiano sulla pianura di Sharòn ad ovest, nella fossa giordanica ad est, in Manasse a
nord.
Le sue città più importanti furono Betel e Shilo; e per quanto riguarda il territorio di Manasse furono
Sichem, Tirza, Samaria e Dotan.
“Dio ti renda come
Efraim e come
Manasse”
(Gen 48,20)
“Guai alla corona
superba degli
ubriachi di Efraim,
al fiore
appassionato del
suo splendido
ornamento, che
domina la fertile
valle...”
(Is 28,1)
Ebal e Garizim
I monti Ebal, a nord, e Garizim, a sud di Sichem: due vette dove si celebravano i riti di rinnovazione
dell’Alleanza: Dt 11,29; 27,4-26; Gs 8,33-35; Gdc 9,7.
Sichem
Giosuè vi rinnovò l’alleanza: Gs 24;
Capitale delle tribù del centro (Gdc 9,1), poi del regno del nord (1R 12,1-25)
Silo
Primo santuario dove fu deposta l’arca (Gs 18,1; Gdc 21,19ss) e dove visse il giovane Samuele (1S 1,49; cf S
78,60; Gr 7,14
Samaria
Nuova capitale del regno del nord, costruita da Omri verso l’880 a.C. (1R 16,24), distrutta nel 721 2R 17,6).
Menzionata sovente dai profeti: Is 28,1-6; Gr 23,13; 31,5; Ez 16,23; Os 7,1; Am 3,9; 4,1; 6,1; ecc.
Luogo d’origine della setta dei Samaritani (2R 17,24-41; Esd 4; Ne 3,33-34).
GALILEA
“Il paese di
Zabulon e il paese
di Neftali, sulla via
del mare, Galilea
delle genti”
(Mt 4,15)
“In passato umiliò
la terra di Zabulon
La Galilea (55-56 Km. da sud a nord, 32-40 Km. da est a ovest) ha solo una frontiera naturale: il
Giordano a est. Così questo paese fertile è stato spesso sconvolto nella storia.
A nord, nessun limite naturale si evidenzia tra l’alta Galilea, con caratteri veramente montani (vette sui
1200 m.) e l’Altipiano Libanese che fa seguito. Qui si installò la tribù di Neftali.
A ovest la piana di Aser, di cui si è già parlato, con il porto di Haifa, centro economico della regione.
La Galilea centrale, o bassa Galilea, presenta una specie di reticolato di colline, su cui preferibilmente
stanno le città, di altipiani e piccole pianure; vi predomina l’orientamento est-ovest, ma vi si può
circolare in tutti i sensi e non vi è un punto d’incontro centrale.
La maggior parte della Bassa Galilea, ai tempi dell’A.T., era occupata dalla tribù di Zabulon, in posizione
migliore rispetto ad Aser a ovest, Issachar a sud-est, Neftali a nord e a est.
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e la terra di Neftali,
ma in futuro
renderà gloriosa la
via del mare, oltre
il Giordano e la
curva di Goim”
(Is 8,23)
Nonostante ciò, la Galilea è rimasta fuori dalla corrente principale della vita israelitica ed era trattata con
disprezzo dai giudei “puri” (Gv 7,52).
Pur avendo avuto una parte sorprendentemente piccola nella storia dell’A.T., essa doveva vedere il
coronamento delle attese di quella storia.
Nazaret è diventata per la pietà cristiana una “città santa”.
Tiberiade fu il centro delle scuole rabbiniche dal 2° al 6° sec. d.C., poi, nel Medio Evo il capoluogo di
tutta la regione.
Così in Galilea prese origine sia il cristianesimo sia il giudaismo talmudico post-biblico.
Niente di tutto questo era favorito o dettato dalle condizioni ambientali.
“Issachar è un
asino robusto,
accovacciato tra il
doppio recinto. Ha
visto che il luogo di
riposo era bello, che
il paese era
ameno...”
(Gen 49,14ss)
A sud, la Galilea si apre su due larghe pianure che raggiungono la zona della Samaria: da un lato la
pianura di Esdrelon (con la tribù di Zabulon a est e Issachar a ovest) estremamente fertile, purché ben
prosciugata; dall’altro lato la pianura di Beth-shan, ugualmente fertile, dove si fa sentire il clima quasi
tropicale del Giordano, ma dove numerose sorgenti provvedono una buona irrigazione.
Tra le due, un corridoio di bassa altitudine (0 m.) rende facili le comunicazioni. Ma le strade antiche si
dirigevano piuttosto verso nord-est, così da superare il Giordano a nord del lago di Tiberiade.
ESDRELON
Oltre ad essere la più ampia estensione di terra coltivata della Palestina, questa valle aveva una grande
importanza internazionale e nazionale dal punto di vista strategico. Infatti, per essa passava la strada
principale che collegava l’Egitto con la Siria. Per raggiungere la pianura le carovane dovevano superare la
catena del Carmelo solo attraverso quattro passi, difesi da altrettante fortezze: Jokneam, Meghîddo, Taanak,
Ibleam. Meghiddo era il punto strategico più importante:
-Tutmosis III, nel 1468 a.C. vi sconfisse i resti degli Hyksos, dando avvio ad un impero mondiale;
-Salomone la fortificò: 1R 9,15;
-Il re di Giuda, Giosia, vi morì nel 609 nel vano tentativo di impedire il passaggio ad un esercito egiziano:
2R 23,29ss.
In questa valle avvenne ancora:
-La vittoria sui Cananei (1125): Gdc 4,5;
-La vittoria sui Madianiti: Gdc 7; S 83;
-La sconfitta e la morte di Saul a Gelboe (1050): 1S 31;
Da questo si comprende perché nella Bibbia questa località sia usata per simbolizzare il giudizio di Dio (Os
1,4-5) e la battaglia finale del mondo: cfr. Giuditta e Ap 16,16.
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HO CAPITO SUL POSTO
(da La Bible et son méssage, giugno-luglio 1968)
Un viaggio in Palestina dà la chiave di numerosi testi biblici,
per noi vuoti di senso, o almeno addolciti, dal momento che
non abbiamo potuto afferrare ciò che potevano significare per
coloro che ricevevano il messaggio “in diretta”. Poiché, se la
Palestina di oggi non è più quella di Davide o del Cristo, essa vi
è tuttavia molto più vicina che non le nostre regioni.
La sua geografia è rimasta la stessa, ed è sul posto che il
pellegrino comprenderà perché si sale a Gerusalemme e perché
si scende a Cafarnao o a Gerico.
La Palestina gli apparirà sul monte Nebo tale quale la vide
Mosè al termine di un viaggio di quaranta anni (Dt 32,49; 34,13): ai suoi piedi il Mar Morto, Gerico e la valle del Giordano, al
di là i monti della Giudea. E sulla loro cresta vedrà, a 50 Km., le
luci di Gerusalemme come ondeggianti nel cielo. Davvero la
città posta sul monte non può restare nascosta (Mt 5,14).
L’abbondanza dei fichi, e anche dei cardi, gli farà comprendere
perché il Cristo, in viaggio con gli apostoli, sceglieva queste
piante per illustrare le sue parabole (Mt 7,16; 24,32; ecc.).
Attraversando la Samaria, potrà vedere delle vigne protette da
un muro e dominate da una torre (Is 5,1-2) e la loro
abbondanza in questa regione farà rivivere i passaggi della
Bibbia nei quali la vigna, i ceppi e i tralci sono paragonati al
Popolo di Dio o al Cristo stesso (Os 10,1; Gr 2,21; Ez 15,1-7...Mt
15,13; 20,1-16; 21,33-41; Gv 15,1-16...).
Se viene in estate, farà la conoscenza con il sole e il calore, la
sete e la polvere. Visitando gli scavi di Palmira, comprenderà lo
scoraggiamento di Giona esposto al sole e al vento dell’est ai
piedi del suo ricino secco (Gn 4,8). La sete di ogni giorno gli
farà desiderare quell’acqua viva che tanto spazio ha nell’A. e nel
N.T. (Gen 26,15-22; Is 41,17-18; S 104,10-12; Mt 10,42; Mc 9,41;
Gv 4,5-14; 7,37-38).
Il piacere che proverà a lavarsi i piedi coperti di polvere
incollata dal sudore gli farà apprezzare l’uso di lavare i piedi
degli invitati venuti da lontano (Gen 18,4; 19,2; 24,32) e
comprendere il rimprovero rivolto a Simone (Lc 7,44); e perché
il Cristo ha voluto lavare i piedi degli apostoli prima della cena
(Gv 13,5). Forse avrà l’occasione, andando a Qumran, di offrire
la sua fiaschetta d’acqua tiepida a un pastore ascetico e assetato,
che passa la sua vita nel deserto, come Amos, fino a quando il
Signore lo chiama (Am 1,1).
Se mangia nei piccoli ristoranti di Gerusalemme, di Naplus o di
Amman vedrà quanto poco spazio ha la carne
nell’alimentazione. Mangiare la carne è sinonimo di gioia (Ne
8,10). Comprando provviste o ricordi nei souks (quartieri di
mercato) di Gerusalemme o di Damasco, penserà ad Abramo
che contratta con Yahvé la salvezza di Sodoma. (Gen 18,17-32).
Tra Amman e Qerak o Ma’an incrocerà le greggi dei Beduini e
vedrà le loro tende piantate nel deserto, come quella di Abramo
(Gen 13,18). Forse gli capiterà di vedere presso un campo
mietuto di grano un traino tirato da asini per la mietitura,
mentre dei contadini, con i tipici copricapo, vagliano il grano al
vento (Is 41,15-16). E ogni giornata gli offrirà di scoprire
un’ospitalità e un’accoglienza che sfortunatamente non è più di
moda in occidente, dove noi non sappiamo riconoscere il
Signore in colui che bussa alla porta (Gen 18,3-8; 19,3-8; Mt
10,11-15; 40-41).
Quando aprirà la Bibbia al suo ritorno, scoprirà un senso
nuovo nei testi che credeva di conoscere già esaurientemente,
ma che allora gli appariranno più direttamente, e i suoi ricordi
gli permetteranno di meglio “ascoltare” la Parola di Dio, di
meglio comprendere il suo messaggio.
Il Siracide già diceva (Si 34,11): “ho visto molte cose nei miei
viaggi; il mio sapere è più che le mie parole”.