Amici, cari amici,
in quanti siete andati
ormai lontano
correndo in fretta verso un’altra vita.
Il vuoto che lasciate
dentro di me
è colmo dei ricordi
delle ore passate in compagnia
a deridere il mondo
con le sue convenzioni
ed i falsi valori.
A ridere di noi,
con i nostri difetti e vanaglorie.
E il tempo non passava,
mai non passava ve lo ricordate,
così vissuto
assieme a voi minuto per minuto.
Incantati del bello
dell’universo.
Con la filosofia
del carpe diem
fatta bandiera della nostra vita.
Poi tutto a un tratto
ingoiati dal mostro quotidiano
e digeriti
dal senso del dovere
abbiamo tutti assieme posto fine
al senso del piacere.
Ed i giorni
son presto diventati
come minuti e gli anni
somigliavano ai giorni.
Era giusto così,
lo sapevamo
che non durava a lungo
la nostra libertà
di ridere e schernire,
come falchi dalle ali spalancate
nel cielo terso della fantasia.
Ma voi veloci,
più veloci di me
siete corsi in avanti e siete andati
ad esplorare
altri percorsi della libertà
di stare insieme,
senza l’affanno, senza questa noia
che addormenta la voglia di pensare.
Con un po’ di amarezza
vedo che siete in tanti
che ormai senza di me
siete corsi in avanti.
Ma se vi penso passa la tristezza,
sento che apparecchiate
il tavolo di legno
della nuova osteria
per parlare di tutto come allora.
So che state sereni
parlando tra di voi
e so che sorridete, indulgenti, di noi.
Parlate pur tra voi,
amici miei,
che per finir di tessere
quel discorso infinito,
assieme cominciato,
sul senso e la natura
di questo misterioso nostro essere
io so che mi aspettate.
05-02-2011