Amici, cari amici, in quanti siete andati ormai lontano correndo in fretta verso un’altra vita. Il vuoto che lasciate dentro di me è colmo dei ricordi delle ore passate in compagnia a deridere il mondo con le sue convenzioni ed i falsi valori. A ridere di noi, con i nostri difetti e vanaglorie. E il tempo non passava, mai non passava ve lo ricordate, così vissuto assieme a voi minuto per minuto. Incantati del bello dell’universo. Con la filosofia del carpe diem fatta bandiera della nostra vita. Poi tutto a un tratto ingoiati dal mostro quotidiano e digeriti dal senso del dovere abbiamo tutti assieme posto fine al senso del piacere. Ed i giorni son presto diventati come minuti e gli anni somigliavano ai giorni. Era giusto così, lo sapevamo che non durava a lungo la nostra libertà di ridere e schernire, come falchi dalle ali spalancate nel cielo terso della fantasia. Ma voi veloci, più veloci di me siete corsi in avanti e siete andati ad esplorare altri percorsi della libertà di stare insieme, senza l’affanno, senza questa noia che addormenta la voglia di pensare. Con un po’ di amarezza vedo che siete in tanti che ormai senza di me siete corsi in avanti. Ma se vi penso passa la tristezza, sento che apparecchiate il tavolo di legno della nuova osteria per parlare di tutto come allora. So che state sereni parlando tra di voi e so che sorridete, indulgenti, di noi. Parlate pur tra voi, amici miei, che per finir di tessere quel discorso infinito, assieme cominciato, sul senso e la natura di questo misterioso nostro essere io so che mi aspettate. 05-02-2011