Augmented Reality e Comunicazione formativa on the job: scenari e prospettive per la formazione medico sanitaria Autore: Lorenza Orlandini, Communication Strategies Lab (www.csl.unifi.it), Dipartimento di Scienze dell’Educazione e dei Processi Culturali e Formativi [email protected] Abstract: Nello scenario attuale della formazione professionale, si sta affermando l’utilizzo di applicazioni di Augmented Reality. Attraverso alcuni studi di caso, il contributo ha l’obiettivo di individuare come tale tecnologia sia attualmente utilizzata per la formazione medico sanitaria e come, in generale, possa favorire, sostenere e migliorare i processi di formazione. … 1. La tecnologia: breve introduzione all’Augmented Reality (AR) All’interno del Communication Strategies Lab (www.csl.unifi.it) diretto dal prof. Luca Toschi, del Dipartimento di Scienze dell’Educazione e dei Processi Culturali e Formativi da tempo stiamo studiando l’Augmented Reality (AR), una nuova tecnologia in costante e continua evoluzione che sta trovando applicazione in numerosi ambiti: dal marketing alla formazione (fortissima la sua presenza nel training on the job), dagli spazi commerciali all’architettura, dal cultural heritage allo sport. Il fattore d’innovazione introdotto dall’AR consiste nella possibilità di ‘mixare’ il mondo reale con contenuti aggiuntivi di natura digitale (testo, immagini, video, oggetti in 3D, etc.), fruibili attraverso un device (mobile e non). Grazie proprio alla diffusione di Smartophone e Tablet stiamo assistendo contemporaneamente ad una crescita esponenziale di applicazioni di realtà aumentata e del loro utilizzo per finalità specifiche e molto differenti l’una dall’altra. 2. L’AR per la formazione medico-sanitaria: due casi di studio Da un punto di vista temporale, la formazione medico-sanitaria, insieme all’addestramento professionale per i militari e per i piloti, ha rappresentato nello scenario di implementazione di questa tecnologia, le prime applicazioni con finalità specificatamente formative. Nello scenario attuale, l’obiettivo principale del connubio tra comunicazione formativa on the job e AR riguarda soprattutto la possibilità di sfruttare i vantaggi derivanti dall’introduzione di questa tecnologia, che vanno ad incidere significativamente sul processo di formazione in quanto lo sostengono nelle diverse fasi, lo potenziano da un punto di vista di efficacia formativa e completezza di contenuti, lo migliorano introducendo simulazioni e unendo stimoli sensitivi diversi (vista, udito, tatto, etc.). In questo senso l’AR incide significativamente sulla perfomance lavorativa, innalzandone le prestazioni [1]. Dovendo individuare un focus di analisi e di sintesi, dal momento che trattare in questo contributo l’ampio scenario che caratterizza l’AR nell’area medico sanitaria sarebbe riduttivo (a maggior ragione volendo fare emergere il valore formativo insito all’interno dello sviluppo di ogni applicazione), si possono individuare due ambiti di utilizzo di questa tecnologia: L’AR come “strumento” che sostiene e facilita le operazioni chirurgiche, in quanto è in grado di unire le immagini con i dati provenienti da indagini cliniche (TAC, radiografie, ultrasuoni, etc.), che offrono al personale medico informazioni dettagliate sulla fisiologia del paziente e che possono essere sovrapposte al corpo “reale”. In questo modo, il chirurgo può praticare con maggiore facilità e precisione operazioni piuttosto complesse. Le applicazioni di AR in campo medico da un punto di vista generale hanno, quindi, come obiettivo principale quello di guidare e migliorare le procedure chirurgiche utilizzando immagini relative alla fisiologia del paziente ricavate dagli esami clinici realizzati prima dell’intervento. L’AR, infatti, permette di fare un largo uso di simulazioni e di sistemi di visualizzazione utili soprattutto nella chirurgia invasiva. L’AR per la creazione di contesti di apprendimento situato e attivo on the job, grazie alle creazione di ambienti di formazione immersivi che ripropongono al loro interno situazioni e procedure che i soggetti coinvolti dovranno poi mettere in atto in contesti reali [2]. Nel primo esempio, per quanto riguarda il sostegno alle operazioni di chirurgia invasiva, è molto nota l’esperienza del simulatore sviluppato dal Canada National Research Council, utilizzato da due neurochirurghi in preparazione del delicato intervento per la rimozione di un tumore al cervello. In questo caso, l’AR è stata utilizzata nella fase di preparazione dell’intervento (fase di pagina 1 di 3 training), ovvero: gli specialisti, prima di operare la paziente, si sono allenati ed hanno fatto pratica utilizzando un simulatore, lavorando e tarando questa fase preparatoria sul caso specifico della paziente. L’ambiente digitale ha consentito ai chirurghi di lavorare su una riproduzione realistica della parte del cervello della paziente su cui sono poi intervenuti. L’interazione tra soggetto (i chirurghi) e oggetto (il cranio della paziente) dell’operazione si attiva proprio grazie ad un bisturi “virtuale” che è in grado di replicare la strumentazione reale (con tanto di effetto feedback, l’applicazione infatti risponde agli input dei medici), mentre l’operazione virtuale avviene su immagini che riproducono fedelmente le caratteristiche della zona su cui intervenire (tessuti che sanguinano, pulsano, hanno una determinate resistenza, etc.). L’esempio appena descritto delinea un campo di riflessione importante relativamente alle possibilità che l’AR offre al mondo della formazione on the job. In questo caso, infatti, la tecnologia introdotta si orienta verso l’unione tra tempo e spazio (ambiente) della formazione con quello del lavoro. Inoltre, la fase di training a cui si sono sottoposti i due medici prima dell’intervento non si è basata su aspetti generali, ma su elementi contestuali e puntuali in relazione ai bisogni specifici dell’operazione. Tutto ciò significa che quanto più la simulazione tiene conto delle singole specificità, tanto più essa diventa un’azione formativa, perché il livello di riproducibilità mimetica, data dal contesto simulato, corrisponde fortemente alla realtà operativa. Per quanto riguarda invece l’utilizzo dell’AR per la creazione di ambienti di formazione per l’apprendimento situato e attivo, un caso interessante è costituito dall’applicazione in via di sviluppo “Mini-Virtual Reality Enhanced Mannequin (Mini-VREM) for self-directed learning” [4]. Il progetto nasce dalla collaborazione tra l’Ospedale Maggiore di Bologna e il Laboratorio PERCRO della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Il concept alla base di questo sistema di formazione per personale medico sanitario prevede la realizzazione di un ambiente digitale di formazione attraverso lo sviluppo di un software dedicato non solo all’autoapprendimento di procedure per la rianimazione cardiopolmonare, ma anche all’aggiornamento delle competenze e alla valutazione delle performance. L’idea alla base della realizzazione di questa applicazione è permettere agli operatori sanitari di “imparare facendo”. Ciò avviene attraverso l’interazione con oggetti e soggetti all’interno di un contesto appositamente progettato per riprodurre, attraverso la sovrapposizione tra elementi reali e digitali, situazioni e azioni complementari a quelle che possono verificarsi nello svolgersi della loro professione. L’ambiente di formazione è costituito da un manichino Mini-Anne Laerdal che è funzionale per riprodurre l’interazione fisica tra operatore sanitario e paziente, inoltre, per creare un contesto immersivo e in grado di riproporre fedelmente situazioni reali, sui polsi del personale medico-sanitario in formazione sono inoltre posizionati due marker che permettono la visualizzazione delle azioni realizzate direttamente su un monitor. Contemporaneamente a questa funzione, il sistema permette anche il monitoraggio delle azioni (compressioni toraciche e ventilazioni di salvataggio) e dei gesti eseguiti, per avere un riscontro immediato sulle procedure attivate ed una valutazione e autovalutazione della performance lavorativa. Questo sistema consente, infine, la correzione degli errori commessi dal personale medico-sanitario e permette di “allenarsi” nel ripetere le azioni svolte in maniera corretta. 3. Considerazioni Dalla descrizione delle due applicazioni individuate che rappresentano soltanto alcuni tra i molti esempi all’interno di uno scenario assai ampio, si possono già comprendere i vantaggi che l’AR introduce per la comunicazione formativa on the job per l’area medico sanitaria. In particolare, dall’analisi dei casi di studio emerge chiaramente come l’AR possa costituire un elemento funzionale al potenziamento del processo di formazione. Non solo perché questa tecnologia opera nell’ottica di un arricchimento del mondo reale con contenuti specifici e possibilità di approfondimento, ma soprattutto perché consente di unire il “sapere” con il “sapere fare”. Le conoscenze e le indicazioni aggiuntive, provenienti dalle applicazioni, possono essere infatti tradotte simultaneamente e immediatamente in azioni grazie alla possibilità di avvalersi di simulazioni e di combinazioni di codici linguistici differenti. Il soggetto ha quindi la possibilità di ricevere indicazioni, di osservare le modalità attraverso le quali metterle in atto e verificare la propria performance. pagina 2 di 3 Vedere e poter agire con mano, anche se è una mano aumentata oppure filtrata da un oggetto terzo, su un organo interno di un paziente e valutare in diretta i risultati dei propri comportamenti è sicuramente un procedimento che facilita l’acquisizione di azioni finalizzate al pieno raggiungimento del risultato desiderato e che favorisce l’unione tra conoscenze, competenze e abilità. 5. Cambi F., Toschi L. (a cura di), La comunicazione formativa. Strutture, percorsi, frontiere, Apogeo, 2006. 6. Toschi L., La comunicazione generativa, Apogeo, 2011. Accanto agli indubbi vantaggi dell’introduzione dell’AR, allo stato dell’arte è fondamentale rilevare l’emergere di alcune criticità, ad esempio: la necessità di formare il personale medico sanitario alla gestione dei momenti critici, dell’imprevisto, dell’emergenza e quindi creare ambienti formativi di AR che prevedano e preparino a tali eventualità; la possibilità di monitorare e quantificare i risultati formativi ottenuti step by step e attraverso il feedback comunicativo continuo delle persone in formazione; il miglioramento delle possibilità di interazione tra oggetti reali, aumentati e soggetti. Quest’ultimo aspetto ripropone una questione fondamentale della comunicazione formativa: riportare al centro dei propri processi la persona ricollocandola in un ruolo attivo e critico che nessuna tecnologia deve appiattire e destinare a dinamiche e pratiche di tipo trasmissivo-gerarchicoemulativo [6]. Bibliografia e Sitografia 1. Henderson S., Feiner S., Augmented Reality for Maintenance and Repair (ARMAR), http://graphics.cs.columbia.edu/projects/armar/index.htm, consultato il 21 settembre 2011. 2. Wenger E., Mc Dermott R., Snyder W.M., Cultivating Communities of Practice. A Giude to Managing Knowledge, Harvard Business School Press, Boston 2002, trad.it Coltivare comunità di pratica. Prospettive ed esperienze di gestione della conoscenza, Edizioni Guerrini e Associati, Milano 2007. 3. Canada’s Research Council, Surgeons practice on virtual brain. A high-tech simulator lets brain surgeons “practice” on virtual versions of their patients before the real surgery. www.nrc-cnrc.gc.ca/eng/dimensions/issue2/virtual_surgery.html, consultato il 6 giugno 2011. 4. Semeraro F., Frisoli A., Bergamasco M., Cerchiari E. L., Mini-Virtual Reality Enhanced Mannequin (Mini-VREM) for self-directed learning” www.mimos.it/chirurgiavirtuale10/22_Abstract_Semeraro.pdf, consultato il 6 giugno 2011. pagina 3 di 3