V Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” Riflessione elaborata dalla Parrocchia di N.S. della Provvidenza e di Sion La Chiesa è tanto più capace di leggere i segni dei tempi quanto più tiene il polso della vita quotidiana delle persone. Essa quindi non deve chiudersi, ma, appunto, deve aprirsi al mondo per Annunciare il messaggio evangelico. Fra i “verbi” proposti come traccia per questo Convegno di Firenze 2015, la Parrocchia di N. S. della Provvidenza e di Sion ha quindi scelto "ANNUNCIARE". Ci siamo allora chiesti quale sia l’essenza profonda di questo termine per il cristiano che vuole essere tale, che vuole essere veramente un "mandato", un testimone di Cristo. Il ruolo della Parrocchia Come punto di partenza abbiamo convenuto che l'Annunciare deve essere un gesto voluto ed esplicito da parte di ciascuno, e ciascuno ha nella Parrocchia la "fonte" prima dalla quale attingere i contenuti dell'Annuncio. La Parrocchia, tuttavia, non solo è il primo “strumento” dal quale trarre la solidità della proposta del messaggio del Vangelo da presentare; essa è anche il luogo privilegiato nel quale esercitare l’azione dell’Annunciare, perché Annunciare è anche "fare opinione", a cominciare dal catechismo nel quale è possibile elaborare e discutere con i bambini, alla luce del messaggio evangelico, i fatti tragici che quotidianamente accadono nel mondo. La fede e la vita quindi, nella Comunità Parrocchiale hanno la possibilità di compenetrarsi in un intreccio di esperienze che scaturiscono dal vivere nella realtà quotidiana lo stile di accoglienza e misericordia della Parola. La Comunità Cristiana nel mondo, però, sta purtroppo progressivamente diventando una minoranza, non come fatto numerico, ma nella sempre maggiore resistenza verso il messaggio evangelico. Dobbiamo quindi chiederci se siamo realmente pronti per la nostra missione. In altre parole: abbiamo una solida conoscenza della nostra fede e delle sue radici? Siamo preparati ? Siamo credibili ? La Parrocchia, attraverso le sue proposte di preghiera, di catechesi e di conoscenza (v. Studium Fidei), o attraverso i momenti di fraternità che aiutano a cementare la capacità di reciproca accoglienza è quindi preziosa per questo percorso. Infine, o prima di tutto, nella Parrocchia va vissuta l’Eucarestia: il Concilio invita infatti ad attingere all'Eucarestia quale "fonte e culmine" dell'azione della Chiesa. Il modello cui ispirarsi L’Annunciare si esplica nell’ambito delle relazioni umane è ciò richiede coraggio e umana sensibilità tanto più se ciò avviene al di fuori dell’ambito parrocchiale dove può essere possibile il confronto, che talvolta diviene duro; per questo, colui che Annuncia deve chiedersi come è visto da coloro ai quali si rivolge. Perché per essere “credibile” il cristiano deve ispirare la sua esistenza al modello rappresentato da Gesù Cristo il quale accompagnava alla parola gesti di condivisione; stava con la gente, sentiva la sofferenza, il dolore, la gioia. È quindi essenziale prima di tutto conformarci e confonderci con il Cristo. Solo così l’Annuncio che porteremo potrà arrivare al cuore di chi ci guarda e ci ascolta. In termini umani potremmo dire che il cristiano deve essere sempre coerente nella sua vita di fede, e per questo deve essere sempre "allenato". Il mondo al quale portare l’Annuncio La fase storica che stiamo vivendo rende particolarmente gravoso il mandato di Annuncio del Cristiano. Il liberismo imperante e il relativismo ci sembrano essere, oggi come oggi, un ostacolo molto forte nei confronti dei principi cristiani. Il messaggio cristiano, invece, ha la sua grande valenza nel sociale (convivenza, accoglienza, correttezza, carità ecc.). L'Annuncio cristiano ha quindi contenuti "sociali" importanti, e non solo di identità religiosa, garanti della libertà di tutti. Esso può anche costituire uno strumento prezioso per dare senso ai valori naturali.. Stiamo assistendo ad una fase antropologica nella quale gli aspetti più intimi, profondi e naturali dell’esistenza umana (l’identità di genere, l’inizio e il fine vita, la famiglia naturale, ecc.) sono messi in discussione e talvolta sovvertiti. L’Annunciare, dunque, è divenuto un compito quanto mai arduo e impopolare, oltreché gravoso, ma purtuttavia evangelicamente necessario e profetico, da svolgere con spirito di comprensione e accoglienza nella verità. Le esperienze di preghiera, di formazione e di azione cristiana: per prepararsi adeguatamente ad Annunciare. Come detto, la Parrocchia costituisce il primo luogo dove non solo è possibile raccogliere le “forze” per andare da “mandati” nel mondo, ma è essa stessa il primo mondo, nel quale esercitare la missione dell’Annuncio. Premesso che la vita della Comunità Parrocchiale offre moltissime occasioni e opportunità, “istituzionali” e non, nelle quali esplicare la missione di Annuncio, ne abbiamo individuato alcune che riteniamo essere particolarmente qualificanti. Si tratta di attività che nelle Comunità Parrocchiali sono già avviate da tempo: vogliamo qui sottolinearle brevemente per capirne appieno il valore e per poterle così proporre (“Annunciare”) alle Comunità ecclesiali in modo che non entrino in una routine opaca e priva di senso, ma, al contrario, brillino sempre dell’Amore di Dio che attraverso di esse ci chiama a sè. Centri di Ascolto -> come sono vissuti nella nostra parrocchia? Quanto e come cerchiamo di estenderli e di promuoverli? o Il centro di ascolto si potrebbe definire un avamposto dell’annuncio: qui si avvicinano persone che molto spesso stanno cercando di definire il loro rapporto con la fede e portano i loro dubbi; è molto importante l’atteggiamento dell’animatore del centro di ascolto per poterle avvicinare e consentire loro di aprirsi. Non è un luogo cattedratico, dove c’è uno che insegna e gli altri che ascoltano, ma è il momento in cui la Parola tocca i cuori di tutti e ognuno offre ciò che riceve. L’animatore deve guidare ma non forzare, ascoltare ed essere vicino per dare sostegno e far capire che il Signore è presente insieme a noi. È un cammino che si condivide, si tratta di vivere assieme l’esperienza del Vangelo. Ci si affida alla presenza dello Spirito, non è un’esperienza “scolastica”. Risulta pertanto fondamentale il rapporto umano come prerequisito: ogni partecipante deve essere messo a proprio agio creando l’atmosfera giusta di libertà; è molto importante anche l’equilibrio tra i partecipanti; in sostanza la virtù che deve essere presente è l’umiltà. Il centro di ascolto è un luogo di crescita insieme, serve per camminare insieme. La grande dote dell’animatore deve essere la duttilità nel rapporto umano con le persone. Catechesi -> esiste ed è sicuramente di spessore, ma quanto “penetra” nel tessuto sociale parrocchiale ? quanto sappiamo agire sull’inerzia ? o Molti insegnamenti scolastici si fissano dentro di noi e restano praticamente inalterati per tutta la nostra vita; per la fede è molto diverso. È come la palla di neve che rotola lungo il pendio: man mano che procede aumenta di volume. Ma perché questo accada dobbiamo vincere la forza di inerzia che tenderebbe a lasciarla ferma e spingerla lungo il pendio. Molto interessante la visione di papa Francesco che dice che apprendiamo con la ragione, ma poi il nostro intelletto deve arrivare al cuore, cioè allo spirito, che metterà in moto le mani per agire. o Non dobbiamo essere timidi o falsamente rispettosi, va trovato il coraggio di invitare i nostri amici e conoscenti agli incontri di catechesi. Siamo strumento di Dio solo se lasciamo che lui operi attraverso le nostre azioni. Studium Fidei -> è un momento formativo culturale; come possiamo veicolarlo da laici facendo opportuna propaganda? o Si tratta di un’offerta culturale che è estesa a livello cittadino, non riservata solamente alla parrocchia. È il luogo di accrescimento culturale in primo luogo umano e naturalmente cristiano. Le tematiche offerte seguono una pianificazione annuale con temi che in genere abbracciano un ciclo di incontri. I relatori sono sempre persone di grande qualità che possono offrire spunti di riflessione. Sicuramente dovrebbe essere è un momento irrinunciabile di crescita spirituale nella cultura. Catechesi dei ragazzi -> la formazione dei catechisti è meticolosamente seguita, ma come i catechisti stessi arricchiscono il loro cammino di fede? o Essere catechista non significa essere un docente; essere catechista è essere un compagno di viaggio che racconta con il cuore l’immenso amore di Dio per l’umanità. Per essere compagno di viaggio sicuro è necessario desiderare l’incontro con il Signore costantemente. Il parroco dedica una eucarestia settimanale ai catechisti e questo è il fulcro sul quale poggiare poi la presenza con i ragazzi. Ognuno di noi porta la sua povertà, le sue sofferenze sull’altare e trova forza ed entusiasmo per poter essere con i ragazzi. Carità -> in quali modi possiamo rendere concreto e tangibile l’Annuncio della Parola? o Nello spirito delle prime comunità cristiane, in cui chi possedeva qualche bene lo metteva a disposizione della comunità, il “Tavolo della Carità” rappresenta uno strumento in cui, nella gratuità del gesto reso ancora più forte dal riserbo al di fuori da ogni luce di ribalta personale, persone sensibili esprimono la propria solidarietà verso chi è meno abbiente o attraversa un momento temporaneo di difficoltà economica legato alla crisi del lavoro. Le stesse modalità di distribuzione delle “borse della spesa” nel completo anonimato, senza richiesta di alcuna identificazione o sottoscrizione, rappresenta un momento in cui avvicinare il prossimo e veicolare l’Annuncio di speranza di Cristo Risorto. o Momenti di fraternità solidare si manifestano anche nel ”Pranzo povero”, condivisione del desco quotidiano non solo con chi è nel bisogno materiale ma soprattutto con chi si trova nella solitudine spirituale e sociale. Momenti in cui, assieme alla condivisione di un pranzo semplice, in cui ognuno offre ciò che può, si aprono momenti di condivisione del vivere quotidiano, delle difficoltà legate alla famiglia e al lavoro, nello spirito lasciatoci da Gesù che nella condivisione del pane ha sempre collegato i momenti salienti del suo messaggio spirituale. Questi gesti concreti fanno parte della scelta di porre attenzione all’azione culturale di richiamare l’umanità alla dimensione comunitaria che ci lega: l’essere e sentirsi una sola famiglia umana. L’esperienza di comunione, condivisione, solidarietà l’ascolto reciproco, la comunicazione semplice e trasparente, l’equità nel dividere quello che si ha, la dimensione della gratuità nelle relazioni, l’attenzione per i membri più deboli della comunità : l’anziano, la persona sola, il fratello in difficoltà, le mamme ed i bambini della casa di accoglienza “la Madre”. E’ la logica dell’amore, è la logica della vita in cui tutte le membra del corpo vivono in intercomunicazione. "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti". (Luca 14,12-14) La Carità per i cristiani è anche lo “stile” di cui San Paolo ci parla nella lettera ai Corinzi: “La carità è paziente,è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine.Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede,la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!”