6 Cultura & Società Venerdì 12 ottobre 2012 il nuovo giornale “NEL GREMBO DI TUA MADRE” / Il “genio” della donna, antidoto per i mali L’EMANCIPAZIONE NON ESISTEREBBE SENZA IL GENIO INTRAPPOLATO. Non c’è da aspettare il Novecento. Il genio femminile si è sempre espresso nei secoli. Solo che - come ha ricordato il presidente nazionale dell’UGCI Francesco D’Agostino, moderatore del convegno di sabato scorso alla Sala degli Arazzi dell’Alberoni - è stato troppo spesso intrappolato, proprio come il genio della lampada delle fiabe orientali. “L’identità femminile ha saputo costruirsi i suoi spazi, però ha ammesso - è stata rinchiusa da limitazioni violente ed irrazionali”, che nessun riconoscimento postumo potrà bilanciare appieno. “La questione femminile è una pia- Sopra, una vigilessa in servizio: è una delle foto di Giuseppe Balordi della mostra “Donna, sposa e madre”. In alto a destra, il tavolo dei relatori con Lucetta Scaraffia, Gabriella Gambino, Francesco D’Agostino, Livio Podrecca ed Anna Maria Poggi. Nella pagina a fianco, Ettore Gotti Tedeschi e suor Maria Barbagallo delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù fondate da S. Francesca Cabrini. ga tuttora aperta”: cita il teologo Von Balthasar, il prof. D’Agostino, snocciolando gli esempi di scarsa stima nei confronti dell’universo femminile presenti nelle religioni orientali - le divinità principali indù sono maschili e le donne, quando si smarcano, assumono connotazioni terribili, come Kalì, portatrice di morte e distruzione - o nella mitologia greco e latina - le dee più apprezzate, Atena ed Artemide, sono tali perché connotate di virtù ritenute maschili, vedi la propensione per la guerra e la caccia - fino all’Antico Testamento, dove ancora la donna è colei che non capisce, tradisce, inganna (vedi Sara, Rachele, la BAMBINI “À LA CARTE” Se da un lato c’è un sistema economico - e ancor prima culturale - che non favorisce le madri lavoratrici, dall’altro assistiamo ad una ossessiva corsa alle tecniche di fecondazione come soluzione alla sofferenza delle coppie che scoprono di non poter generare figli. Nella letteratura bioetica e giuridica - ha spiegato Gabriella Gambino dell’Università di Roma Tor Vergata - è comparsa l’espressione “bambini à la carte”. Non è fantascienza. In Spagna, i medici promuovono la riproduzione intrafamiliare, con mamme che congelano ovuli per le figlie sterili, o sorelle che si scambiano ovuli. “La maternità - ha commentato la Gambino al convegno dell’UGCI - è ridotta a decisione riproduttiva”. Non solo. “Il diritto è ritenuto lo strumento per realizzare i propri desideri”. Si assiste in parallelo all’affermarsi di un’altra impostazione giuridica, che sposta il tema della discriminazione dal sesso al genere e per la quale - ha illustrato la costituzionalista Anna Maria Poggi dell’Università di Torino - “il mondo ideale è quello che azzera ogni differenza fondata sulla natura”. Ben diversa è la visione della Costituzione. L’art. 37, dedicato alla donna lavoratrice, al 2° comma stabilisce: “Le condizioni di lavoro debbono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre ed al bambino una speciale adeguata protezione”. Sull’aggettivo “essenziale” i Padri Costituenti hanno discusso a lungo, come se fosse sminuente nei confronti della donna. “Essenziale non vuol dire che la donna è destinata solo a quello, ma che il legislatore deve tener conto della sua peculiarità”. Fu Moro a convincere i colleghi. “Assumere che uomini e donne siano diversi - ribadisce la Poggi - non è discriminatorio, piuttosto richiede giuridicamente una specifica tutela”. moglie di Lot). Bisogna arrivare a Maria e al suo “sì” perché la donna con il suo caratteristico principio, quello dell’amore che accoglie - abbia pari dignità con il principio che D’Agostino chiama “di servizio” attribuito a Pietro, ossia all’uomo. Amore e servizio sono complementari, l’uno è strettamente intrecciato all’altro. “Il dramma della nostra storia - ha proseguito il presidente dell’UGCI - è che il principio dell’amore affidato al genio femminile è stato umiliato in mille modi”. Da giurista, porta come esempio la stipula del matrimonio cristiano, il primo in cui per uomo e donna si prevede pa- C’è un diritto oggi negato alle giovani donne: la maternità ri dignità, “anche se le pressioni sociali - ha aggiunto - lo hanno privato di questa novità”. LE DONNE NELLA CHIESA DEI PRIMI SECOLI. “Le donne servivano solo per la riproduzione, ma al marito cristiano non era consentito di ripudiarle anche se sterili”, ha esemplificato da parte sua la Scaraffia. “La società è rimasta patriarcale, però sono stati gettati dei semi nelle società cristiane che hanno fatto sì che emergessero donne autorevoli fin dai primi secoli, pensiamo alle badesse, alle sante, alle eremite. Che, in tempi di alta mortalità infantile, in cui, per as- sicurare una discendenza, occorreva partorire almeno cinque figli, e in cui l’età media era di 40 anni - osserva la storica - delle donne potessero avere la possibilità di sottrarsi al compito riproduttivo scegliendo la via monacale è qualcosa di rivoluzionario”. C’erano le vestali, nel mondo romano. “Ma solo fino a una certa età precisa la Scaraffia -. La castità per tutta la vita non era contemplata”. DALLE SUFFRAGETTE ALLE FEMMINISTE. A soffocare la portata dirompente inaugurata da Gesù nei confronti delle donne è stata - nell’analisi della Scaraffia - una corrente Il femminismo cristiano di S. Francesca Cabrini Suor Barbagallo: volle delle suore indipendenti e autonome, per esprimere appieno il carisma femminile dell’amore (bs) “L’amore non è solo carezze o baci. L’amore è capacità di tolleranza, di dono, di dominio su noi stessi e di perdono. Questo è l’amore intelligente, che aiuta le persone a crescere. Non il buonismo”. Suor Maria Barbagallo riassume così il carisma di Santa Francesca Saverio Cabrini, la lodigiana che nel 1880 a Codogno fondò le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù. Sognava l’Oriente, Francesca, da quando da piccola il papà le aveva letto un articolo che parlava delle bambine cinesi abbandonate solo perché femmine. “Voglio fare la missionaria per prendermene cura ed educarle, così non si comporteranno come i loro genitori”, dichiarò, risoluta. La Provvidenza la condusse dall’altra parte del mondo, negli Stati Uniti e in America Latina, che percorse in lungo e in largo, dall’Amazzonia alle Ande. È un “femminismo cristiano” quello che Madre Cabrini seppe portare avanti in tempi di forte maschilismo anche nella Chiesa. “Volle una Congregazione autono- PARROCCHIA SAN MAURIZIO MARTIRE PIA CASA MONS. CASTAGNETTI - ONLUS CASA PROTETTA e CASA DI RIPOSO PER ANZIANI PIANELLO VAL TIDONE L’istituto è convenzionato con l’Azienda U.S.L. rette moderate “ “ “P rovate ad osservare la geografia dei movimenti femministi che si sono sviluppati tra Otto e Novecento: si sovrappone ai Paesi di tradizione cristiana. Solo qui è potuto nascere un progetto di emancipazione femminile, perché solo la tradizione cristiana contiene l’idea di uguaglianza tra i sessi”. Parola di Lucetta Scaraffia, storica, docente all’Università La Sapienza di Roma, che alle donne - e alla storia delle donne nelle religioni - ha dedicato molti dei suoi studi, oltre ad essere una delle responsabili dell’inserto sulle donne de L’Osservatore Romano. Ex sessantottina, ex femminista, la Scaraffia - dal tavolo dei relatori della terza edizione del ciclo “Dio, la natura, il diritto” organizzato della sezione piacentina dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani - ha rilanciato il compito delle donne per una rivoluzione culturale che sia foriera di una nuova società. Una società in cui parità non significa omologazione del maschile e del femminile, bensì valorizzazione della diversità di genere, senza fughe all’indietro che confinino la donna entro le mura domestiche, ma anche libera dagli inganni della rivoluzione sessuale, “una utopia - ha denunciato la Scaraffia - che ha fallito, proprio come il comunismo, solo che continua ad essere riproposta come simbolo di progresso e di civiltà”. ma, mentre allora le suore erano aggregate ad un ramo maschile e dipendevano da un fondatore uomo”, spiega suor Barbagallo, già superiora generale delle Cabriniane, oggi in forza al Centro studi di Codogno. Madre Cabrini è un esempio incarnato di quel principio dell’amore tipico della donna che ha fatto da filo conduttore al convegno dei Giuristi Cattolici. Non a caso, accanto ad esperti di diritto, anche la religiosa ha trovato posto al tavolo dei relatori per tratteggiare la figura di una donna che non aveva paura di tener testa ai Vescovi (compreso il nostro Scalabrini), non per presunzione - chiarisce suor Barbagallo - ma per obbedienza alla volontà di Dio. “I nostri disegni - era solita dire - valgono fino a quando coincidono con quelli di Dio”. Era questo il suo unico criterio di azione, frutto di un’esperienza personale dell’amore di Gesù, che voleva che le sue suore portassero a coloro che incontravano. “Educava le missionarie a far conoscere l’amore materno di Dio, che è per lei la stella polare che la guida a discernere i tempi e i modi degli interventi”. È una vera e propria “pedagogia del cuore”, in cui la determinazione - “voleva donne capaci di stare in piedi da sole, con le idee chiare” - faceva il paio con l’accoglienza e la misericordia. Ad una nobildonna del Nicaragua che le consigliava di usare metodi correttivi con le ragazze, perché erano troppo ribelli, la Cabrini mandò a dire che: “i bastoni li lasciamo agli altri, noi abbiamo la persuasione”. Ciò non significa che fosse una credulona. Credeva nella disciplina e nell’obbedienza. Col Papa ebbe un rapporto di fiducia speciale. Con tanti detrattori della prima ora seppe costruire rapporti di proficua collaborazione. Voleva una presenza cristiana capace di trasformare la realtà con la forza della testimonianza. “Spesso in certi luoghi non poteva predicare il Vangelo, ma lo annunciava con la vita ed è quello che chiede anche a noi suore”. Bastano anche piccoli gesti. Suor Barbagallo fa un esempio: in una favela brasiliana, le missionarie cabriniane hanno voluto piantare un girasole. “Essendo donne, non potevano vivere senza fiori. Ora, quel girasole di due metri in mezzo al fango e al cemento è diventato un segno distintivo: «là abitano le suore»”. Che, per gli abitanti della favela, è più di una indicazione geografica. È un invito alla speranza e alla bellezza, anche dove la dignità è più calpestata. “È nel grembo della donna che si formano le future generazioni”, ripeteva la Cabrini alle sue missionarie, chiamate ad essere “spose, madri, figlie”, a “raccontare a tutti che Dio ci ama”. La casa di riposo parrocchiale, fondata da mons. Giuseppe Castagnetti nel 1934, è localizzata in una zona collinare, silenziosa e ben soleggiata, circondata da molto verde. Negli ultimi anni è stata completamente restaurata e corredata con le più moderne attrezzature per rendere più confortevole il soggiorno degli ospiti a lunga degenza non autosufficienti, singoli e coniugi. Nella cappella interna viene celebrata quotidianamente la Santa Messa. L’Istituto gestisce: una Casa Protetta per anziani non autosufficienti da n° 65 posti; una Casa di Riposo per anziani autosufficienti per n° 20 posti Vengono forniti i seguenti servizi:assistenza medica, infermieristica, riabilitativa e medico-specialistica; attività di animazione; servizi alberghieri, lavanderia, parrucchiera Viale Castagnetti, 50 - 29010 Pianello Val Tidone (Pc) - Contatti: 0523.998080 - Fax 0523.997252 - E-mail: [email protected] Internet: www.castagnetti.net